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LORENZO LOTTO: tra misticismo e dimensione

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LORENZO LOTTO: tra misticismo e dimensione
LORENZO LOTTO: tra misticismo e
dimensione alchemico-esoterica.
Romeo Lucioni
Lorenzo Lotto (1480 ca – 1556) è sicuramente uno dei grandissimi artisti-pittori
del Rinascimento, che non ha ancora trovato il riconoscimento del suo valore. Tra
tutti i pittori del suo temo, egli emerge per lo “spirito romantico” (che anticipa la
modernità), per l’estrema sensibilità, l’inquietudine dell’intelligenza, la forza
d’animo che lo portò ad affrontare, con determinazione e risolutezza, le enormi
difficoltà della sua vita. Ne sono testimone il suo vagabondare per le molte
Regioni italiane dove si recò nella speranza di trovare un “significativo protettore”
capace anche di riconoscere le sue “doti superiori di artista e la sua cultura
enciclopedica, vibrante e, per molti aspetti, esoterica”.
Nato a Venezia, si sa poco della sua formazione giovanile che fa riferimento ad un
soggiorno a Treviso, presso la bottega di Alvise Vivarini, all’amicizia con Giovanni
Bellini che molto ha lavorato nella vicina Vicenza.
A treviso, presso la corte illustre ed illustrata del Vescovo Bernardo de Rossi da
Parma, trova un estimatore che lo aiuta a sviluppare la sua arte. Per Lui esegue
la sua prima opera: Madonna col Bambino, San Pietro e San Giovanni (1503).
Il suo primo importante incarico di lavoro lo porta a Recanati, nelle Marche,
commissionato per eseguire un polittico per la Chiesa di San Domenico (1506).
Due anni dopo, entra nelle “stanze del potere” in Vaticano, ma sembra che il Papa
Giulio II (che aveva attorno a sé i più quotati artisti del tempo, per lo più
provenienti da Firenze) non rimane soddisfatto e così riprende incessante la
peregrinazione. A partire da 1540, Lorenzo Lotto comincia a tenere il suo “libro
delle spese”, dal quale si rilevano le preoccupazioni economiche. Queste lo
porteranno prima a vendere all’asta (1550) un gruppo di 46 suoi dipinti e poi i
suoi oggetti personali, per finalmente entrare come “oblato” nella comunità
religiosa della Santa Casa di Loreto, dove morì il 1 Settembre 1556, povero e
dimenticato.
Il simbolismo dei suoi dipinti sembra fare riferimento a quel suo “inesorabile
risorgere” che inneggia quasi a quella “impronta esoterica” che troviamo in:
-
“Amore che incorona il teschio”, dove il simbolo della morte diventa quasi
irridente, per essere circondato da una corona di alloro (simbolo del “ritorno” e
della rinascita insito nelle piante sempreverdi) capace di “… lasciare un
profonda immagine stellata “sul cuscino bianco dove giace, appoggiato di lato,
come se dormisse aspettando il “grande risveglio”;
la storia di Santa Barbara, raffigurata nello straordinario affresco dell’Oratorio
Suardi a Trescore, dove la Santa diventa la raffigurazione stessa del
inesorabile ritorno in salute, voluto da Dio in persona (il Santo Sposo) dopo
che lei aveva sputato sui riferimenti alla “falsa cultura” rappresentata dalla
“porta di Giove” e dalla “caduta dalle scale di tutti i falsi profeti che cercano di
appropriarsi o di distruggere la “Vigna del Signore” (tema guida anche per
l’approccio mitico-culturale del Bellini);
- l’immagine del “Cristo come Tronco della Vite” (“Io sono la vite e voi i tralci” –
motto riferito a Leone X), riferimento al “potere invincibile del “Sangue” e della
“dinastia” che difende la vita dei suoi “pargoli” i quali si permettono anche di
far cadere la “pipi” (segno dell’acqua che purifica) sulla testa degli avversari
che tentano inutilmente di aggredire la “vigna”.
L’idea della “inesorabilità della vita” riporta all’esaltazione del “teschio”:
l’immagine è l’emblema per celebrare la “vita eterna”. Il “puer della rinascita”
vuole esprimere il senso che la morte non è la fine di tutto, proprio perché va
intesa come “sonno temporaneo”, oltre il quale continua la vita: la vita vince la
morte.
La pittura di Lorenzo Lotto si carica di emblemi che lui prende e sviluppa
partendo dalle tante “osservazioni” che acquista dalla cultura di tutti i luoghi
dove ha la sorte o la “sfortuna” di approdare. Così non rinuncia neppure al
simbolismo dello “stile cosmatesco” (maestri cosmati che svilupparono a Roma,
nei secoli XII-XIII, le forme geometriche in marmi, tavolette di legno e vetri
colorati, facendo riferimento ad una “spiritualità esoterica” connessa al Sacro
tempio di Gerusalemme) con
-
l’introduzione, nei suoi dipinti, di ricchi tappeti di stile orientale (vedi anche la
“Sacra Conversazione” di Piero Della Francesca ed il pavimento della Cappella
Sistina” proprio nel punto in cui vengono bruciate le schede per produrre il fumo
bianco e quello nero, durante ogni Conclave).
I mosaici cosmateschi rappresentano una spiritualità esoterica che assume uno
specifico stile e significato, rappresentando un “sussidio meditativo -cabalistico”
che riprende in sé un gran numero di simboli mistici:
- le sfere dell’albero della vita;
- le vie dell’anima;
- i quattro livelli dell’Universo;
- i triangoli di Filone d’Alessandria.
Le rappresentazioni simboliche e allegoriche si snodano nelle opere di Lorenzo
Lotto come una collana di perle formata da immagini di un alto contenuto
emotivo e ricco di sentimenti mistici e religiosi oltre che del quotidiano vivere e …
soffrire. La visione di ogni opera ha in sé qualcosa di catartico che permette la
rievocazione delle colpe e, di conseguenza, portano alla richiesta di perdono dato
dal diritto ad essere compresi, amati e, quindi, perdonati.
Le rappresentazioni diventano in Lorenzo Lotto un modello per ricordare una
“religiosità istintiva”, pensata, mitica e di … resurrezione. Accanto alle
straordinarie Madonne (vibranti di calore e di sangue “umano”) si susseguono il
“San Gerolamo Penitente”, la “Susanna e i Vecchioni”, il “Ritratto degli sposi””, il
“Ritratto di Andrea Odoni”, che insieme ai numerosissimi “ritratti di personaggi”
sono sublime perle dell’arte pittorica, della ricerca della sacralità della vita, del
valore della giustizia e della “… invincibilità della verità”, anche se naturalmente
nel segreto del cuore e dell’anima.
Lorenzo Lotto, nel panorama artistico-pittorico del Rinascimento, resta un outsider. Pieno di inventiva e di capacità creativa, ha subito certamente delle
influenze da Mantenga, da Giovanni Bellini, da Antonello da Messina, da Albrecht
Dürer, da Piero della Francesca ed anche dal Tiziano, ma è rimasto sempre
lontano dalle linee del classicismo, assumendo espressioni antiaccademiche e
popolari, sottolineate dall’uso quasi spregiudicato delle dissonanze sia
coloristiche che rappresentative.
La “Presentazione di Gesù al Tempio” e lo “Sposalizio della Vergine”, nei loro
aspetti fortemente attratti dalla “liturgia ebraica” diventano, nel loro “naturalismo
storico”, quasi un atto di sfida nei confronti di una “liturgia imposta” da
preconcetti teologico-cristiani.
Possiamo ben pensare che Lorenzo Lotto, venendo da un ambiente per così dire
“provinciale” non è mai riuscito ad avvicinarsi ai Centri della Cultura innovatrice.
Questi si trovavano soprattutto in Toscana e specialmente a Firenze dove, prima
Cosimo de Medici e poi il nipote Lorenzo il “munifico” o Magnifico si erano
circondati non solo dei migliori artisti, ma anche dei più brillanti pensatori e
scrittori d’Europa. Nella capitale toscana, filosofi, scienziati e studiosi di tutte le
arti arrivavano attratti da un liberalismo culturale che aveva aperto al saper
ebraico, al neo-platonismo ed agli studi esoterici e cabalistici.
Ficino tradusse, in quel tempo, il “Corpus Hermeticum”, una raccolta di antichi
scritti mistici attribuiti a Ermete Trismegisto il “tre volte saggio”, stimolando
l’apertura di quella “Accademia Platonica” che pose le basi per la nascita del
“Giardino di San Marco”. Oggi si pensa ad una “accademia clandestina” che “…
doveva essere mantenuta segreta” e che rappresentò una autentica “rivoluzione
culturale”.
Questa profonda svolta del sapere insegno agli adepti anche l’arte fondamentale
di “nascondere”, di creare quelle dinamiche esoteriche che non volevano essere
eversive, ma libere, cioè libere da quelle imposizioni che la “Chiesa Romana”
imponeva come “proprietà culturale privata”, patrimonio unico non divulgabile se
non attraverso le sole vie del “potere vaticano”.
Questo è un aspetto fondamentale per capire gli insuccessi di Lorenzo Lotto che
per natura era portato a esprimere apertamente il proprio pensiero, a condannare
quelle distorsioni culturali e dogmatiche che, tra l’altro, cominciavano ad essere
contestate fortemente dai protestanti luterani nelle aree tedesche e del centro
Europa.
Proprio per questo le opere di Lorenzo Lotto diventano “pericolose” e, quindi, non
potevano essere appannaggio delle correnti benpensanti, provinciali ed anche
delle grandi città, lontane dal poter esprimersi liberamente e nella necessità di
mantenere ben nascosto il loro reale pensiero culturale, teologico e socioeconomico.
Analizzando l’opera artistica di Lorenzo Lotto, si osserva chiaramente il continuo
tentativo di “farsi accettare” anche da gruppi lontanissimi tra loro per linee guida
del pensiero e della conoscenza. Mentre cerca di accattivarsi i domenicani,
difende la simbologia dei templari, le critiche contro il potere centrale del papato,
le sfumature esoterico-cabalistiche e neoplatonico-naturistiche.
Questi atteggiamenti si accompagnano ance ad uno spiccato populismo che mal
poteva essere accettato da circoli ben chiusi che imponevano una rivoluzione
culturale fatta da “pochi eletti” riuniti nelle famose “Accademie R inascimentali”.
Tutto questo porta a comprendere come Lorenzo Lotto, un artista fortemente
dotato da un punto di vista tecnico-artistico, grande innovatore e creatore di
tecniche e dell’uso del colore non solo assonante, ma anche dissonante, sia stato
sia stato quasi relegato a lavorare come ritrattista con qualche libertà per
realizzare delle pale d’altare.
La sua personale “rivoluzione culturale” rimase perciò relegata, poco richiesta ed
anche boicottata tanto da ridurre un grande, grandissimo artista ad un ruolo
marginale, nell’impossibilità di confluire in una grande scuola. Queste limitazioni
hanno accompagnato Lorenzo Lotto sino ai giorni nostri, tanto da essere ancora
poco conosciuto e da non essere scelto per la organizzazione di grandi mostre
antologiche, seppure la sua produzione artistica sia stata enorme, varia ed
innovativa a tal punto da poter essere considerar come ricca di anticipazioni
romantiche.
Lorenzo Lotto non ha potuto godere degli insegnamenti si una mente
enciclopedica come Poliziano, Marsilio Ficino o Pico della Mirandola (come era
successo a Michelangelo), ma ha dovuto soggiacere ai consigli di un teologo di
provincia (Bergamo) il Gerolamo Terzi.
L’originale, esoterico ed anche eretico pensiero di Pico della Mirandola può essere
visualizzato nelle immagini pittoriche della Cappella Sistina, insieme però anche
delle profonde meditazioni della cultura classica, della filosofia platonica,
neoplatonica ed umanistica, del conoscere simbolico dell’ebraismo, ecc.ecc.
Mentre la scuola di Marsilio Ficino poneva le basi sulle arti liberali, il pensiero
scientifico, la centralità dell’essere umano, la possibilità di redenzione per l’anima
attraverso la scoperta del bello che diventa, nelle linee guida della classicità
greca, anche razionalità, ve rità e santità, la scuola personale di Lorenzo Lotto si
basa, al contrario, su una “cultura popolare” fondata sul bisogno di giustizia e di
rispetto della persona, sulla ribellione contro la cultura del potere di stampo
teologico-paternalista (ecco la folgorazione divina del padre persecutore della
Santa Barbara, mandata alla decapitazione per ordine o accondiscendenza del
Vescovo -rappresentante del potere centrale e asfissiante del Papa e dei …
domenicani).
Importante è sottolineare come:
- Michelangelo (Lodovico Buonarroti Simoni), con la sua formazione platonica,
pensava che l’arte non consistesse nel “creare”, ma nel “…cercare la bellezza
assoluta e preesistente, celata nella natura”;
In neoplatonismo faceva pensare alla grande complessità del pensiero umano
che, se ricondotto alla semplicità della “unica fonte” (il “primum movens di
Leonardo”) conduceva all’illuminazione spirituale e a Dio;
- Ficino mirava alla sintesi di varie impostazioni mistiche (gnosticismo greco;
ermeneutica egizia; cosmologia cristiana; cabala ebraica; ecc.);
- Ficino sosteneva le tesi di Avinbron (filosofo spagnolo del XI secolo) sulla
“sorgente della vita”, senza sapere che si trattava di un testo del 1058 del
poeta e filosofo ebreo Shelomo ibn Genisol. Su queste basi gnostiche Ficino
aveva progettato una “religione universale” attraverso la quale gli uomini
avrebbero potuto raggiungere la redenzione individuale.
Fondandosi sulle idee di Ficino, anche Michelangelo sosteneva la concezione
ebraica della sacralità dell’amore umano e della sua capacità di avvicinare l’uomo
al divino.
Se tutto questo era la base culturale “della “Accademia del pensiero
rinascimentale”, risulta evidente il contrasto con le posizioni etico-religiose di
Lorenzo Lotto, fondate su una “filosofia popolare”, su concezioni naturistiche che
emergono dai suoi dipinti sotto forma di bambini che giocano, animali che
scorazzano per i prati, chiacchiere di mercato, comunicazioni empatiche tra i
personaggi ritratti, espressioni emotive, invenzioni semplici e geniali frutto della
esperienza quotidiana, … una coscienza illuminata fatta di riflessioni, conoscenza
mitico-tradizionale, ascesi e, soprattutto, una particolare dedizione alle dinamiche
timologiche degli affetti e dei valori familiari, dell’amore e della fede nel lavoro e
nel senso della compartecipazione e della sussidiarietà.
Naturalmente, Lorenzo Lotto trasmette anche un senso di sfiducia nelle
istituzioni, nelle regole imposte dall’alto, come derivate da un Padre perverso che
non riesce neppure più a riconoscere il valore dei propri figli e figlie, oltre a non
poter rispettare le loro scelte ed i loro desideri.
Con le sue opere, Lorenzo Lotto lancia una “scomunica popolare” contro le
istituzioni religiose che coartano il libero pensiero, il rispetto e l’amore per i propri
simili, rinnegando gli ideali di bontà, di giustizia, di solidarietà, di comprensione
e di amore insiti nella figura di Gesù e nella sua tradizione di sangue e di stirpe.
L’artista veneziano, con le sue peregrinazioni instancabili, impara a trasmettere
un “messaggio” che è “summa” di tematiche bibliche ed alchemiche,
ontologicamente correlate ad un canovaccio di poetiche simboliche, di racconti
mitici, di commenti sintetici, allusivi e sfumatamene ermetici, che diventano un
perfetto racconto iconografico, costruito a misura d’uomo per l’uomo, preciso e
senza fronzoli culturali e teologici che risultano sempre lontani dalle menti
semplici dei “… cittadini dei campi sottesi alle forze della natura, alle influenze
del sole, della luna e delle stelle”.
L’immaginario di Lorenzo Lotto si esprime in contenuti alchemici ed ermetici che
però non si esauriscono artificio illuministico-culturale proprio perché sfociano in
un “racconto espressivo”, sostenuto da priorità ed esigenze etico-spirituali proprie
della gente dei campi, della famiglia del popolo che invoca l’aiuto di “Maria”, di
quella “Santa che, posta sugli altari, non sfugge all’osservazione, alla percezione
empatica e folgorante che sorge dal suo abito di un rosso sfavillante, sopra il
quale riposa il manto azzurro della speranza della fede.
-
Le splendide Madonne di Lorenzo Lotto sono vestite dei colori che porta anche
l’immagine di “Gesù-tronco della vite” nell’affresco dell’Oratorio Suardi di
Trescore. Questa rappresentazione, sicuramente ben studiata, riporta all’idea
della Grande Dea e del Androgino-sacro che rappresentano l’unione indissolubile
tra le forze maschili con quelle femminili per donare all’uomo un senso di
sicurezza, di pienezza, di giustizia e di futuro: la Vita che è Vite, che rappresenta
una dinastia che è l’insieme dei virgulti che ricevono il sacro nutrimento dalla
parola, dal pensiero, dall’amore del “Vero Signore”.
In questa particolare ed emotiva rappresentazione iconografica, Lorenzo Lotto
sostiene il concetto cabalistico per il quale nella natura di Dio non c’è dicotomia
tra maschile e femminile, perché Dio stesso è una perfetta sintesi di entrambi gli
aspetti. E questo vale in tutti gli ordini della vita, per cui troviamo forze opposte e
complementari nella stessa materia: l’armonia dei contrari e l’equilibrio degli
opposti (di stretta origine cabalistica).
Lorenzo Lotto dimostra anche le sue idee sull’etica che proviene da un “incontrodialogo” tra diverse dottrine modellate insieme e provenienti da antichi
insegnamenti. Per questo a Trescore rappresenta rosoni (che sono i terminali dei
virgulti della vite) nei quali vengono rappresentati profeti ebrei e sibille pagane
che dialogano tra loro su “antichi insegnamenti” (questo ricorda i 12 libri degli
“Oracoli Sibillini” ed i “Precetti Morali” di un testo greco di un Presunto-Focilide
che, nel loro tempo, avevano ottenuto una notevole diffusione seppure ritenuti dei
falsi) forse proprio perché sostenevano una concezione universalista.
L’inizio del Rinascimento si accompagna ad una serie infinita di “ribellioni” tra le
quali possiamo mettere anche quella decisamente personalistica di Lorenzo Lotto,
che si sviluppa su:
- i temi gnostico-esoterici più o meno camuffati sotto l’espressione pittorica;
- l’uso rivoluzionario del colore, sorretto da dinamiche dissonanti;
-
l’organizzazione del tutto innovativa dell’impostazione di nuovi rapporti tra
soggetto ed ambito circostante;
-
una certa dissociazione della “struttura” in favore di un “accostamento di
personaggi che si mantengono isolati” per rappresentare, quasi, il valore
predominante della soggettività: dell’individualismo rappresentativo;
-
l’introduzione dei dettagli simbolici che tolgono predominio alla centralità del
soggetto per creare una molteplicità di spunti dialettici, rappresentativi,
culturali e sociali;
la rottura di una rigida “architettura ampollosa e dogmatica”, sostituita da uno
spostamento verso soluzioni popolari, naturistiche ed ecologiche, legate ai
bisogni di un popolo che dialoga, che vive nella piazza, che apre le proprie case
per mettere in evidenza un bisogno di partecipazione nella società, nella
politica, nel discorso teologico e filosofico, nella rilettura dei miti che devono
essere sostituiti dal … valore della storia che è quotidianità, partecipazione,
riconoscimento della famiglia, della persona, della giustizia, di un … nuovo e
rivoluzionario umanesimo.
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COMMENTI E CONTRIBUTI CRITICI
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Scardeoni Nadia commented on your messaggio in bacheca:
"caro Romeo, sicuramente Lorenzo "avrà visto" Antonello nel corso del suo
apprendistato alle scuole del Giambellino e del Vivarini...Ma occorre sottolineare
che pur cresciuto nella sua Venezia, il suo linguaggio è maturato anche per i
contatti con la scuola romana e lombarda...Qui occorrerebbe mettersi a tavolino e
guardare le opere e le date ...per recitare le "contaminazioni" che tanto occupano
gli studi degli storici delle..."retrovie"..
Io, non lo ritengo soggetto ad influssi...al contrario penso al Lotto come
all'autodidatta, intelligente e sensibile, che sa cogliere, scegliere e assimilare i
fermenti contemporanei che possono sostanziare la sua originalissima visione..
È un solitario ( per amore o per forza...) inviso per la sua bravura. "
"Non solo dimenticato dunque ...ma osteggiato in vita e costretto ad emigrare in
terra straniera: Tiziano lo fa "crocefiggere" dall'Aretino, per vantare e imporre
pubblicamente la sua superiorità..
La sua risposta, da emarginato è stupenda : la sua pittura è fortemente allegorica
e ci dà atto di una preziosa angolatura mentale che sa cogliere con istintiva e
placida ironia i fatti quotidiani nonché collegare l'umano e il divino con uno
sguardo fortemente anticipatore.
Penso a quella sua incredibile Annunciazione con Maria che
dà le spalle a Gabriele, che non osa colloquiare con il
messaggero celeste e in mezzo ... il gatto impaurito, col pelo
ritto!!! Fuori di ogni sensata regola, con tre tocchi di ingegno
"sistema" la pretestuosità di Tiziano con la sua analoga
Maria_Regina che riceve l'angelo come se fosse un
ambasciatore.
Credo di intuire perché ti abbia colpito tanto: non perde
occasione per darci il "clima emotivo", psicologico..(
indubbiamente parla di sé) ...con un grande anticipo sui
tempi!"
@
Mentre il Talmud ha una priorità normativa e si rivolge alla mente dell’uomo, il
testo Midrash è di natura teologica e si rivolge più specificamente all’anima,
all’ideologia della vita.
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