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Cosa Nostra era in società ma poi chiedeva il pizzo
LA SICILIA MERCOLEDÌ 12 SE T TEMBRE 2007 Gela .35 L’OPERAZIONE «FREE CAR» L’indagine della Guardia di Finanza ha ricostruito la vicenda di un commerciante costretto al fallimento dopo essere stato «spremuto» per mesi dalla mafia PAOLO PALMERI ROCCO PALMERI VINCENZO MINARDI MASSIMO C. BILLIZZI GIUSEPPE BILLIZZI MASSIMO GERBINO SALVATORE AZZARELLI DOMENICO VULLO GAETANO TOMASELLI MASS. TOMASELLI CLAUDIO DOMICOLI ANTONIO PASSARO SAMUELE RINZIVILLO IGNAZIO SMORTA JACOPO DI NOTO ALESSANDRO PARDO STORIA DI CASSARÀ Cosa Nostra era in società ma poi chiedeva il pizzo Mollato dal clan dopo aver rotto il fidanzamento Cassarà doveva versare 7 mila euro al mese al clan DUE GLI IRREPERIBILI ECCO CHI SONO I 17 ARRESTATI Questi gli arrestati nell’operazione «Free Car» condotta dal Comando provinciale della Guardia di Finanza, dal Gico provinciale e dai militari della Compagnia di Gela: AZZARELLI Salvatore, nato a Gela il 15.06.1977; BARBUSCIA Emanuele, nato a Gela il 25.06.1964; BILLIZZI Giuseppe, nato a Gela il 11.09.1972; BILLIZZI Massimo Carmelo, nato a Gela il 06.04.1975; DI NOTO Jacopo, nato a Gela il 20.12.1981; DOMICOLI Claudio, nato a Gela il 17.08.1967; GERBINO Massimo, nato a Vittoria il 17.03.1979; MINARDI Vincenzo, nato a Gela il 16.02.1958; PALMERI Paolo, nato a Gela il 02.01.1967; PALMERI Rocco, nato a Gela il 10.08.1960; PARDO Alessandro, nato a Gela il 01.09.1981; PASSARO Antonio, nato a Niscemi il 28.05.1951; RINZIVILLO Samuele, nato a Gela il 24.07.1983; SMORTA Ignazio, nato a Gela il 23.06.1976; TOMASELLI Gaetano, nato a Gela il 01.01.1979; TOMASELLI Massimiliano, nato a Gela il 12.03.1981; VULLO Domenico, nato a Gela il 17.04.1976; Le 19 ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip di Caltanissetta Paolo Alberto Fiore su richiesta del procuratore facente funzioni Renato Di Natale e del sostituto procuratore Antonino Patti. Costretto a cedere alle "pretese" di Cosa Nostra per non vedersi mandare in fumo l’attività economica. A rivelarlo è stato il collaborante Salvatore Cassarà, i cui racconti sono piombati come un "siluro" nell’inchiesta del Gico della Guardia di Finanza per ricostruire 5 anni di estorsioni consumate ai danni della sua concessionaria, la "Auto Import", ad opera di Cosa Nostra. Delle 22 autovetture estorte - a suo dire - dagli uomini del clan per metterle a "disposizione" degli "amici" del gruppo Rinzivillo, 9 sono state sottoposte ai sequestro. Le nove vetture sono risultate ancora nella disponibilità degli affiliati. In questi mesi di attività investigativa, i finanzieri del Gico del Comando provinciale - a riscontro delle "cantate" del collaborante hanno effettuato accertamenti bancari e contabili a carico di Rocco Palmeri, il fratello del più noto Paolo che, per conto del congiunto, avrebbe effettuato transazioni economiche. Grazie all’intercessione di Rocco Palmeri, gestire certi "giri" sarebbe stato un gioco da ragazzi per suo fratello Paolo. Per gli inquirenti, insomma, sarebbe stato il "cassiere" della "famiglia". Il collaborante Cassarà ha raccontato agli inquirenti che Paolo Palmeri lo costrinse ad entrare in società con lui nella gestione della concessionaria. Per entrare in società. Palmeri gli avrebbe sborsato la somma di 50 mila euro, a patto che Cassarà gli avrebbe garantito guadagni per 7 mila euro al mese. In un primo momento - secondo il racconto del collaborante - Cassarà avrebbe rifiutato l’offerta, ma dietro le minacce a colpi di arma da fuoco ed un tentativo di far saltare in aria con un attentato incendiario la sua attività economica - sarebbe stato costretto a cedere. Questo, ed altri particolari, ha svelato Cassarà all’atto di svelare le vessazioni subite ad opera di Cosa Nostra. I suoi racconti sono finiti a pieno titolo nell’inchiesta "Free car" che, ieri, ha portato all’incriminazione di 19 persone ritenute affiliate alla "famiglia" gelese di Cosa Nostra. Delle 19 ordinanze spiccate dal Gip Paolo Fiore dietro l’input del procuratore Renato Di Natale e del sostituto procuratore della Dda di Caltanissetta Antonino Patti ne sono state eseguite 17. Altri due indagati colpi da provvedimento restrittivo sono attivamente ricercati dai finanzieri del Gico i quali, però, non disperano sulla loro imminente cattura. Ai 19 protagonisti di quel presunto giro di estorsioni consumate ai danni della "Auto Import" viene contestata l’accusa di estorsione con l’aggravante mafioso. A molti degli incriminati col blitz, condotto all’alba di ieri dai finanzieri del Gico e dai militari della Guardia di Finanza della locale compagnia, il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere dove si trovano detenuti per al- In alto un momento della conferenza stampa di ieri mattina negli uffici della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, sotto uno degli arrestati mentre viene tradotto in carcere dai militari della Guardia di finanza tro. E’ il caso, ad esempio di Paolo Palmeri, in carcere dal 28 ottobre del 2005 sulla scora delle "bordate" date agli inquirenti proprio da Salvatore Cassarà che, in quell’occasione, lo indicò tra i responsabili del progetto di attentato ai danni del giudice Ottavio Sferlazza. Ed in carcere, tra gli altri, sono stati raggiunti dal nuovo ordine d’arresto Claudio Domicoli, Carmelo Massimo Billizzi e Salvatore Azzarelli. Intanto oggi prenderanno il via gli interrogatori di garanzia di alcuni dei 19 incriminati. Nel carcere di Caltanissetta si svolgeranno gli interrogatori di garanzia di Rocco Palmeri, Alessandro Pardo. Jacopo Di Noto e Giuseppe Billizzi. I quattro sono difesi dagli avv. Boris Pastorello, Flavio Sinatra, Gaetano Giunta e Maria Gloria Iannizzotto. D.V. LA CONFERENZA STAMPA I «picciotti» della cosca preferivano le Smart «Dal dicembre del 2006 ad oggi, il nostro ufficio ha chiesto e ottenuto 120 arresti per mafia ed estorsione: di questi arrestati, ben 42 sono stati effettuati a Gela nel solo 2007»: così ieri mattina il procuratore facente funzioni Renato Di Natale nel corso della conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche il comandante provinciale della Guardia di finanza, col. Gianfranco Ardizzone, il comandante del Gico cap. Nazario Saccia, il comandante del Nucleo di Polizia tributaria cap. Ettore Orfanello e il comandante della Compagnia di Gela, cap. Jonathan Pace. Una inchiesta che ha confermato che quando i commercianti hanno il coraggio di denunciare il pizzo, lo Stato può intervenire e assicurare alla giustizia i presunti responsabili, è stato detto sia dal procuratore Di Natale che dal comandante della Gdf, col. Ardizzone. «Abbiamo sequestrato nove auto ancora nella disponibilità di affiliati alla cosca o dei loro congiunti - ha aggiunto il col. Ardizzone- e questo rappresenta un riscontro importante alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Cassarà. Un altro riscontro è arrivato anche dal regalo dell’auto alla figlia del latitante Emmanuello in occasione del suo 18° compleanno. Il latitante Emmanuello? Per ora l’ha fatta franca, ma sarà assicurato alla giustizia anche lui». Il cap. Saccia ha detto che gli affiliati alla cosca preferivano ricevere automobili piccole, soprattutto «Smart». Nell’ottobre di due anni fa si gettò tra le "braccia degli inquirenti", chiedendo protezione in cambio di notizie scottanti relative alla vita di Cosa Nostra. Svelò subito un progetto di attentato che due uomini del clan - a suo dire - sui accingevano a mettere in atto ai danni del capo dell’ufficio Gip di Caltanissetta Ottavio Sferlazza. Salvatore Cassarà, all’epoca ancora titolare di una rivendita di auto nuove ed usate in via Licata, da quel momento - come un fiume in piena - ha svelato fatti e misfatti di Cosa Nostra: una cosca criminale della quale - ha sempre sottolineato - non ha mai fatto parte attivamente. Ha sempre puntualizzato di essere venuto a conoscenza di certi segreti del clan visti i suoi rapporti con Paolo Palmeri, l’autotrasportatore del quale ha detto "peste e corna": Cassarà ha pure detto che una volta Paolo Palmeri doveva andare a trovare il latitante Daniele Emmanuello e gli chiese di fargli la staffetta per un tratto di strada, poi procedendo con altri fedelissimi. Cassarà ha anche tirato in ballo Nell’ottobre di Paolo Palmeri per il progetto di attentato al giudice Sferlazza, ma due anni fa il finora quella "verità" resa da Casgiovane sarà non ha trovato riscontro sotil profilo investigativo. Le indacommerciante to gini, infatti, affidate per compedecise di tenza ai magistrati della Dda di ad oggi - a distanza di collaborare con Catania, due anni - non sono giunte al cala giustizia, polinea. Dopo avere svelato quel proraccontando getto di attentato e conquistati i come Cosa "galloni" di pentito, Salvatore Cassarà ha parlato a ruota libera di diNostra lo versi episodi legati alla vita del«avvicinò» alla l’organizzazione criminale dei quali sarebbe venuto a conoscencosca con za "de relato". Glieli avrebbe "conalcuni incarichi fidati" Paolo Palmeri col quale sarebbe stato in "affari" nella concessionaria che gestiva insieme con il padre Giuseppe. I racconti di Cassarà sono entrati a pieno titolo nelle ultime maxi inchieste antimafia condotte dalle forze dell’ordine. Tra queste quella denominata "Tagli pregiati" che, lo scorso dicembre, ha disarticolato il gruppo Rinzivillo; o ancora quella denominata "Munda Mundis" che ha acceso i riflettori su 10 anni di estorsioni consumate ai danni delle ditte che hanno gestito il servizio di raccolta dei rifiuti, solo per citarne qualcuna. Ora ha vuotato il sacco anche sui cinque anni di estorsione subite ad opera di esponenti della mala che nella sua concessionaria andavano a prelevare auto anche a titolo gratuito. Un "calvario" che Cassarà avrebbe vissuto dal momento in cui, rotto il fidanzamento con la fglia di un personaggio vicino alla malavita, perse la "protezione" del suocero. I suoi racconti sono stati "immortalati" nell’inchiesta "Free car" che, ieri, ha portato all’incriminazione di 19 persone. D. V. L’«IDENTIKIT» DEI FERMATI NEL BLITZ DELLA FINANZA. Diversi erano in libertà e forse in contatto con la «primula rossa» Hanno quasi tutti un "passato costellato da guai a catena con la giustizia gli incriminati con l’inchiesta "Free car" con la quale il Gico della Guardia di Finanza ritiene di avere sollevato il coperchio su cinque anni di estorsioni consumate ai danni della concessionaria d’auto "Auto Import" di Giuseppe e Salvatore Cassarà, quest’ultimo pentito da un paio di anni e principale accusatore degli indagati. Tra questi anche vecchie leve del crimine come nel caso di Vincenzo Minardi, di 49 anni, alias "u marocchinu". La sua partecipazione all’attività della mala gli ha cagionato solo una sfilza di guai che lo hanno tenuto per anni lontano dalla famiglia e dagli affetti perchè ristretto in carcere. L’ultimo guaio con la giustizia l’ha avuto nell’estate di due anni fa quando il suo nominativo finì agli atti dell’inchiesta "Arce Ladina". Non meno carismatica è la figura di Carmelo Massimo Billizzi, un giovane di 32 anni nativo di Vittoria indicato dagli Presi i fedelissimi di Emmanuello inquirenti come l’alter ego del boss latitante Daniele Salvatore Emmanuello. Tanti precedenti per Billizzi sul cui nomitativo si accesero i riflettori pochi giorni dopo la strage del bar Esso di Vittoria compiuta nel gennaio del ’99. Billizzi finì in manette per associazione mafiosa alcuni giorni dopo quella strage. In questi anni ha incassato condanne per associzione mafiosa e per estorsione. Nell’ottobre dello scorso anno finì in manette per violazione degli obblighi della sorveglianza speciale. La polizia lo "pizzicò" nelle campagne di Mazzarino dove si era dato appuntamento con altri "amici" delle "famiglie" del comprensorio. Ora l’incriminazione per i fatti dell’inchiesta "Free car" che, oltre a lui, hanno coinvolto suo fratello Giuseppe, di 35 anni. Il nominativo di Alessandro Pardo, di 26 anni, è legato, invece, all’inchiesta "Ypsilon drug" che, nella primavera del 2002 permise di disarticolare un gruppo di narcotrafficanti che operava alle di- pendenze dei Rinzivillo sull’asse RiminiGela. E continua a fare parlare di sè anche Domenico Vullo, 31 anni, volto anonimo alle cronache, fino allo scorso febbraio quando, cioè, venne arrestato nell’ambi- TANTI PRECEDENTI “ EMANUELE BARBUSCIA Tra gli incriminati Carmelo Billizzi che lo scorso anno venne fermato nelle campagne di Mazzarino insieme ad altri affiliati delle cosche provinciali to dell’inchiesta "Munda Mundis" su un presunto giro di estorsioni consumate per 10 anni ai danni delle ditte che hanno gestito il servizio di raccolta dei rifiuti solido urbani. Sono legati alla maxi inchiesta antimafia "Tagli pregiati", invece, i nominativo di Rocco Palmeri e Claudio Domicoli, rispettivamente di 47 e 40 anni. In quella stessa inchiesta rimasero implicati anche altri due indagati con l’operazione di ieri, ovvero Paolo Palmeri e Salvatore Azzarelli, di 39 e 30 anni. E hanno un passato "burrascoso" anche i fratelli Gaetano e Massimiliano Tomaselli, di 28 e 26 anni. Entrambi ritenuti ben inseriti negli ambienti della mala, il primo ha al suo attivo condanne mafia e tentata estorsione ed è rimasto implicato anche nelle inchieste antimafia "Di- scovery" e "Mula Negra". Il nominativo di suo fratello Massimiliano, invece, è legato alla maxi inchiesta su un traffico di droga denominata "Aquila a 2 teste". E non sono nuovi nello scenario criminale neanche gli altri incriminati. Massimo Gerbino, di 28 anni, nel 2002 tentò di sottoporre a "pizzo" il titolare di un bar di via Venezia. Per questo fatto concordò la condanna in appello a 4 anni e mezzo. Antonio Passaro, 56 anni, di Niscemi, è sotto processo davanti ai giudici del Tribunale di Caltanissetta nell’ambito del processo per traffico di droga "Mucca drogata". E’ indicato come un "rampante" del crimine, invece, Samuele Rinzivillo, di 24 anni ed in carcere da 10 mesi per rapina. Non è nuovo alle cronache neppure Jacopo Di Noto, di 26 anni, già coinvolto in altre inchieste antimafia condotte dalla magistratura. Emanuele Barbuscia, 43 anni, è stato catturato ieri pomeriggio a Mantova. D.V.