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Avvicinatevi, per favore!
In caso di mancato recapito, restituire a “Venite e Vedrete” Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 - 06127 Perugia Una copia 6,25 Euro - Periodico - Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004, n. 46) art. 1 comma 2 - DCB Perugia 125 •III •2015 Periodico Periodico ufficiale ufficiale del del Rinnovamento Rinnovamento nello nello Spirito Spirito Santo Santo al al servizio servizio delle delle Comunità Comunità del del RNS RNS aa cura cura della della Comunità Comunità Magnificat Magnificat PERIODICO UFFICIALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO AL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNS A CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo al servizio delle Comunità, non vuol essere una rivista riservata ad una cerchia ristretta di lettori, ma si propone di essere: una voce profetica per annunciare ciò che il Signore suggerisce alle Comunità del RnS, che ha suscitato all’interno della sua Chiesa; un servo fedele della specifica vocazione comunitaria carismatica, attento ad approfondire i contenuti specifici del RnS; un ricercatore scrupoloso delle ricchezze della spiritualità della Chiesa: dai Padri al recente Magistero; un agile mezzo spirituale di collegamento ed uno strumento di unità per presentare vita, fatti, testimonianze delle varie Comunità del RnS al fine di accrescere la conoscenza e la reciproca stima; Direttore responsabile Oreste Pesare Caporedattore Don Davide Maloberti Collaboratori di redazione Francesca Acito, Elisabetta Canoro Maria Rita Castellani, Valentina Mandoloni, Angela Passetti, Francesca Tura Menghini Direzione Viale Molière 51P1 - 00142 Roma Tel. e Fax 06.5042847 e-mail: [email protected] Segreteria e servizio diffusione c/o Comunità Magnificat Complesso “San Manno” Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 06127 Perugia tel. e fax 075.5057190 e-mail: [email protected] Responsabile Amministrativo Segreteria generale della Comunità Magnificat Iconografia Archivio Venite e Vedrete Archivio Il Nuovo Giornale Stampa Tipografia Corradi - Marsciano (PG) Proprietà Rivista trimestrale di proprietà dell’Associazione Venite e Vedrete Aut. Trib. di Foggia n. 435 del 5/10/1998 QUOTE ABBONAMENTO 2015 (diritto a quattro numeri) una finestra perennemente aperta sulle realtà comunitarie carismatiche di tutto il mondo per ammirare e far conoscere le meraviglie che il Signore continua a compiere in mezzo al suo popolo. Ordinario . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25,00 Straordinario . . . . . . . . . . . . . . . . 50,00 Sostenitore . . . . . . . . . . . . . . . . 100,00 Europa e bacino Mediterraneo . . 35,00 America. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45,00 Altri Paesi dell’Africa e dell’Asia. . . 45,00 Oceania. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50,00 Inviare a: C/C postale 16925711 intestato a: Associazione “Venite e Vedrete” Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine 63 - (PG) SOMMARIO 3 EDITORIALE RINNOVATI RINNOVAMENTO, PER FAVORE! Oreste Pesare 4 “AVVICINATEVI, PER FAVORE!” GESÙ È IL SIGNORE. L’UNITÀ NELLA DIVERSITÀ RICONCILIATA Julia Torres 7 LA CHIESA, PANE SPEZZATO PER TUTTI Mons. Giuseppe Casale 11 17 21 27 CERCARE L’UNITÀ NEL RINNOVAMENTO Daniele Mezzetti 14 RELAZIONI FRATERNE: UN “CIBO SOLIDO” CHE FA CRESCERE Maria Rita Castellani DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO ORIENTAMENTI PASTORALI E TEOLOGICI DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO di Matteo Calisi 19 24 30 32 33 34 PREGHIAMO PER... LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE COMUNIDAD NUEVA ALIANZA. A IMMAGINE DI DIO COMUNIONE A TU PER TU CON CHIARA AMIRANTE “SALVATI DALL’INFERNO” a cura di don Davide Maloberti VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT CONOSCIAMO LA FRATERNITÀ DI PARANÁ ENTRE RIOS (ARGENTINA) a cura di Francesca Tura Menghini NEWS TESTIMONIANZE NELLA VITA ETERNA COMUNITÀ MAGNIFICAT, GLI INCONTRI DI PREGHIERA Venite e Vedrete 125 - III - 2015 1 Avvicinatevi, per favore! PREGHIAMO O Regina degli Angeli, o Signora dei cieli, forte nella fede, singolare per gloria! La tua pietà è tanto grande quanto il tuo potere. Sei tanto misericordiosa nell’aiutare i miseri, quanto potente nell’impetrare ciò che ti si chiede. Quando non hai compassione dei figli miseri, o Madre della misericordia? Quando non puoi dar loro il tuo aiuto,tu, Madre della stessa Onnipotenza? Tu ottieni dall’Onnipotente ciò che vuoi, con la stessa facilità con cui la nostra povertà ti intenerisce. Quanta fiducia riponiamo in Dio per merito tuo! Tu infatti sei Madre dell’esule e del Re, del reo e del Giudice, dell’uomo e di Dio. Tu, Madre della misericordia, non pregherai il Figlio per il figlio, l’Unigenito per l’adottivo, il Signore per il servo, il Giudice per il colpevole, il Creatore per la creatura, il Redentore per il redento? Chi ha posto il Figlio tuo Mediatore tra Dio e gli uomini, ha posto pure Te Mediatrice tra il colpevole e il Giudice. Adamo (monaco benedettino, ca. 990 - 1012) 2 EDITORIALE Rinnovati Rinnovamento, PER FAVORE! M olto mi ha colpito l’espressione di Papa Francesco: “avvicinatevi, per favore!”, pronunciata nel suo discorso al Rinnovamento internazionale riunito insieme durante la 37a convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo il 1° giugno 2014, allo Stadio Olimpico di Roma. ‘Avvicinatevi, per favore!’, diceva quasi supplicante… riferendosi ai poveri, ‘carne ferita di Cristo’. Un grido sommesso, quasi da mendicante egli stesso, davanti al cuore di noi cosiddetti ‘rinnovati’ che lo ascoltavamo… Quella dei poveri è solo una delle varie sfide lanciateci dal Santo Padre in quello storico discorso. Le sue parole hanno spronato il Rinnovamento Carismatico verso nuovi orizzonti, verso una nuova autenticità che noi tutti siamo chiamati ad accogliere e a realizzare. Dopo averle ascoltate e rilette molte volte , non posso non condividervi, dunque, il grido profondo che sgorga nel mio cuore: ‘Rinnovati Rinnovamento, per favore!’. Ecco qui di seguito una breve carrellata di queste sfide: “Aspetto da voi un’evangelizzazione con la Parola di Dio che annuncia che Gesù è vivo e ama tutti gli uomini e che diate una testimonianza di ecumenismo spirituale con tutti quei fratelli e sorelle di altre Chiese e comunità cristiane che credono in Gesù come Signore e Salvatore…”. “Avvicinatevi ai poveri, ai bisognosi, per toccare nella loro carne la carne ferita di Gesù. Avvicinatevi, per favore!…”. “Cercate l’unità nel Rinnovamento, perché l’unità viene dallo Spirito Santo e nasce dall’unità della Trinità…”. Venite e Vedrete 125 - III - 2015 “Fuggite dalle lotte interne, per favore! Fra voi non ce ne siano!...”. Attraverso ogni articolo del presente numero di Venite e Vedrete vogliamo condividervi tutto questo “cibo solido” frazionato nei vari aspetti specifici del messaggio di Papa Francesco. La comunità cristiana, infatti, ‘fatta’ dall’Eucaristia, Parola e Pane spezzati per l’uomo, ha bisogno di condividere e cibarsi di parole di vita come queste, al fine di trasformare tutta la storia secondo la logica di questo stesso pane. È questa l’opera misericordiosa del Padre, che si incarna in Gesù per tutta l’umanità. Sono lieto, dunque, di introdurvi innanzitutto l’interessante articolo a firma di Julia Torres sul tema dell’ecumenismo, così come pensato da Papa Francesco. Segue il bell’articolo di mons. Giuseppe Casale sulla Chiesa dei poveri. Daniele Mezzetti, poi, ci fa riflettere sull’unità che siamo invitati a vivere all’interno del Rinnovamento. Per ultimo, vi offriamo una riflessione a firma di Rita Castellani sulle relazioni e sulla vita fraterna, quali strumenti per favorire l’unità nella persona, nella comunità cristiana, nella Chiesa e nell’ambiente in cui viviamo. Sono certo che anche questa volta Venite e Vedrete potrà essere per i nostri lettori uno strumento utile ad andare in profondità nella vita spirituale. Invochiamo insieme lo Spirito Santo, quindi, e immergiamoci nella lettura e nella meditazione. Il Signore ci benedica! Oreste Pesare 3 Avvicinatevi, per favore! Gesù è il Signore L’UNITÀ NELLA DIVERSITÀ RICONCILIATA > Julia Torres* Q ualche anno fa mi è capitato di dover fare un breve insegnamento sull’ecumenismo. Avevo poco tempo e una persona mi stava mettendo fretta, per cui quello che avevo preparato non era assolutamente accettabile. Mi sono raccomandata allo Spirito Santo, e l’insegnamento si è trasformato in una domanda con varie risposte: Domanda: Chi ha dato inizio all’ecumenismo? Risposta: Il Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II… Ho aperto la Bibbia e ho letto Giovanni 17, 21-23. Fine dell’insegnamento. La Pentecoste del Concilio Poco tempo fa parlavo con un fratello carismatico che mi diceva che la Pentecoste ha due significati: quello della discesa dello Spirito Santo e quello di “uscire fuori”. Pietro e i discepoli sono “usciti” ad annunciare il kerigma. Mi è venuto in mente un terzo significato: “…Parti, Medi, Elamiti, abitanti […] del Ponto, […] della Frìgia e della Panfìlia…” (cfr. Atti 2). Ovvero Giudei e non Giudei… Annuncio del kerygma al mondo conosciuto. A cominciare dal grande impulso che diede il Vaticano II, di cui l’8 di4 Papa Francesco durante un incontro ecumenico. “Il Regno è qui” perché il Regno è una Persona, è Gesù. Gesù è vivo, ma il suo Corpo è spezzato cembre si festeggia il cinquantesimo anniversario della conclusione avvenuta con la Dichiarazione Unitatis Redintegratio, il magistero dei Papi ha insistito molto, in varie occasioni e in tutti i modi possibili, sul bisogno dell’unità del Corpo di Cristo, “per la missione”: “Affinché il mondo creda che Tu mi ha mandato”. Oggi forse nessuno come il Vescovo di Roma, Francesco, ha compiuto, nel breve tempo dall’inizio del suo ministero petrino, tanti gesti concreti di avvicinamento ai fedeli di diverse Chiese e confessioni cristiane. Già dal 13 marzo 2013 quando si è presentato nella Loggia di San Pietro come Vescovo di Roma (presentazione che ha fatto pronunciare al Patriarca ecumenico Bartolomeo: “Vado a Roma a incontrare il suo Vescovo”); dalla visita alla Chiesa valdese di Torino, prima visita storica di un Papa a questa realtà; dal suo incontro con gli IN COPERTINA ust (ill io raz ne ri Sab di na ) do lan Or Ussiti, fino alla visita a Caserta al “suo amico e fratello, il Pastore pentecostale Giovanni Traettino”, il Santo Padre continua a dimostrare attraverso gesti concreti che la divisione è uno scandalo e un peccato contro l’unità della Chiesa causato da “tutti noi”. La richiesta di perdono che ha fatto a Caserta, come a Torino, in quanto Pastore della Chiesa Cattolica e a nome della Chiesa, è stato un segno necessario di coraggio che ha dato una svolta al mondo. San Giovanni Paolo II già aveva chiesto perdono nell’anno 2000. “Lo Spirito Santo, colui che guida la Chiesa, ci spinge avanti in questo percorso di riconciliazione e di umile riconoscimento dei peccati compiuti da entrambe le parti, che hanno spezzato il Corpo di Cristo. Perché il Corpo di Cristo è stato spezzato dai nostri peccati di divisione”. “Guardate come si amano”, si dice negli Atti degli Apostoli. “Spezzavano il pane nelle case e condividevano tutti i loro beni…”. La rivoluzione di Gesù di Nazareth è chiamata a cambiare il mondo. “Il Regno è qui”, perché il Regno è una Persona, è Gesù. E Gesù è con noi fino alla fine del mondo, Gesù è vivo, ma il suo Corpo è spezzato. Non perché viene spezzato il pane, ma perché questo pane non viene condiviso. Ecclesia semper reformanda. Questo era quello che cercava Lutero, che forse non ha mai voluto fondare un’altra chiesa. Ma sono intervenuti gli imperatori, i poteri di turno, e la storia oggi assiste a una divisione che lacera il Corpo del Signore in mille pezzi. Papa Francesco ha già detto in diverse occasioni che coloro che al giorno d’oggi uccidono i cristiani non domandano loro prima se sono luterani, cattolici, ortodossi, pentecostali o battisti. Essi intuiscono che c’è qualcosa di molto forte che li uni- sce e per questo li uccidono. Per loro siamo uno, siamo cristiani, seguaci di Gesù Cristo. L’ecumenismo del sangue “Se il sangue si mescola quando cade in terra, chi siamo noi per dividerlo in vita?” Cosa sta dicendo lo Spirito alle chiese in questo tempo? Chi ha orecchi, ascolti. Guardiamo la croce nelle nostre chiese, preghiamo la Via Crucis. Non pensiamo mai al Corpo spezzato di Gesù sulla croce a causa delle nostre divisioni? Molti di noi sono genitori; io ho due gemelli, ormai grandi. Hanno litigato molto poco, ma mi ricordo di un litigio molto furioso una volta; ricordo l’angoscia, il dispiacere, l’impotenza che provavo. E noi siamo umani. Dice Dio a Isaia: “Se anche tua madre si dimenticasse di te, io non mi dimenticherò”. Il Padre ha pensato e amato ciascuno di noi prima della creazione del mondo, e ci ha dato un nome. Dio è amore, e noi siamo i suoi figli, tutti noi. Il Padre non ha figli e figliastri, ma solo figli. Gesù non ha varie spose, ma solo una Sposa. La pace nel mondo non arriverà mai se non c’è pace tra le religioni. E non ci sarà pace tra le religioni se non c’è pace tra i cristiani. La nostra lunga storia di scontri e di sangue sparso di ciascuno a causa dell’altro deve finire. Noi cattolici non siamo nemmeno i “figli della grande mammona”, né i protestanti e gli evangelici sono gli “eretici”. Esistono delle differenze tra di noi, non siamo ingenui, e non lo neghiamo. Siamo davanti all’urgenza che ci presenta lo stato di una civiltà che cerca in tutti i modi di distruggersi mediante guerre, disastri del pianeta, fame, soprattutto al Sud del mondo, che rivendica giustizia, inclusione, cibo e un futuro per le prossime generazioni: noi cristiani dobbiamo elevare insieme il Nome di Gesù, annunciare il Vangelo, la buona novella che ci viene data, la rivoluzione delle Beatitudini, la sfida di amare i nemici, di condividere i beni, di aver cura dei più deboli, di amarci! Esiste un modo diverso di vivere, quello del Vangelo di Gesù. Quale testimonianza stiamo dando oggi noi cristiani? Che fine ha fatto quella frase “guardate come si amano”? Oggi si direbbe “guardate come litigano tra loro!”, Gesù non è più il Signore, la sua signoria non è più tra noi. Allora vale più dire: quelli incensano le statue, quegli altri non vogliono la Madonna. E Gesù che posto occupa in questi litigi? Se continuiamo a essere nemici, Gesù ci dice: “Ama il tuo nemico”. Se siamo figli dello stesso Padre e Dio ci ha amati per primo, secondo la Scrittura, che valore diamo alla Parola con le nostre divisioni? Dobbiamo scambiarci vicendevolmente il bacio della pace affinché l’annuncio del Vangelo di Gesù sia efficace e cambi i cuori, dobbiamo annunciarlo insieme. “Abbiamo delle differenze a livello ecclesiale”, è vero, ma dobbiamo chiederci: saremo giudicati per le nostre differenze a livello ecclesiale o per l’amore? Il Corpo spezzato di Gesù Cristo a causa delle nostre divisioni ci interpella. Il Vangelo ci interpella. Gesù sulla 5 Avvicinatevi, per favore! croce ci interpella. L’amore del Padre ci interpella. Il sangue dei nostri martiri ci interpella. Milioni di persone al mondo che non hanno mai sentito parlare di Gesù ci interpellano. Il Rinnovamento è nato ecumenico La nostra responsabilità di uomini e donne rinnovati, nati di nuovo con il Battesimo nello Spirito Santo, è ancora più grande. “Occhio non vede, cuore non duole”, ma noi abbiamo visto! Vediamo! C’è di più: siamo nati ecumenici. Il Santo Padre ha chiesto agli immigrati a Filadelfia “Non dimenticate le vostre origini, non vergognatevene. Fate memoria…” Bene, noi siamo nati ecumenici. Questa è la nostra origine. Quanti di noi negano le proprie origini o se ne vergognano? Usciamo nel mondo a proclamare insieme Gesù. Se non lo facciamo tutti insieme, l’umanità non ha futuro Secondo documento di Malines: Rinnovamento Carismatico ed Ecumenismo. Quanti di noi ancora hanno fatto e fanno finta di non sentire? Oltre a quello che abbiamo menzionato, ci interpellano le parole che il Santo Padre Francesco ha rivolto alla corrente di grazia chiamata Rinnovamento Carismatico. Anche tra noi ci sono divisioni, ci sono pretese di comando umane che dimenticano che il potere è servizio, e secondo queste pretese non bisogna servire ma essere serviti. “Chi non vive per servire, non serve per vivere”, ha detto Papa Francesco. C’è chi dice: “noi siamo carismatici, voi no”, e la lunga lista prosegue. 6 Non è forse giunto il momento di mettere fine alle nostre ipocrisie, alle nostre sicurezze di essere gli unici in possesso della verità, alle nostre comodità, al rifiuto che sentiamo per l’altro, al nostro identificarci con il fratello maggiore del Vangelo, con quelli che passano oltre al fratello steso per terra lungo la strada, al nostro rinchiuderci nell’acqua putrida di un piccolo stagno dove manca l’ossigeno dello Spirito. Se crediamo in Gesù, se accettiamo la sua Signoria nella nostra vita, poniamo fine alle nostre lotte interiori, che avvengono solitamente per gli spazi di potere, usciamo nel mondo a proclamare insieme Gesù, Signore e Salvatore. Se non lo facciamo tutti insieme, l’umanità non ha un futuro. Sappiamo che la nostra natura umana è fragile e cadiamo facilmente nel peccato e nell’errore. È necessario quindi riconoscere il nostro peccato per ricevere la grazia immensa del perdono, per andare avanti con maggiore forza, nella potenza dello Spirito Santo. È inutile pensare che tutto va bene, che siamo rinnovati, che siamo nati di nuovo, che possiamo riunirci a migliaia, che siamo il “movimento” (non è vero!) più numeroso della Chiesa Cattolica. Uno dei frutti dello Spirito Santo è quello di farci riconoscere il nostro peccato. Riconoscere la nostra realtà più povera e bisognosa. Il trionfalismo non serve. Non è dello Spirito. In ginocchio riflettiamo, a 48 anni dall’irruzione dello Spirito Santo nella Chiesa Cattolica, sui frutti che abbiamo dato alla Chiesa. I frutti concreti. Milioni di vite cambiate. Grazie Signore! Questi milioni di vite cambiate stanno cambiando il mondo? C’è più pace, unità e amore tra di noi, rispetto a 48 anni fa? C’è una maggiore presenza di rinnovati dallo Spirito in tutti gli ambiti della vita della società? Oppure siamo felici tra di noi, nei nostri gruppi, nelle nostre comunità? Come celebreremo il Giubileo d’oro nel 2017? Come una festa nostra o come quell’irruzione sovrana dello Spirito Santo nella Chiesa per il mondo? Quali frutti abbiamo dato per fare della Chiesa e del mondo delle realtà più simili al Vangelo di Gesù? A questo punto credo che siano tutte domande che dovremmo porci. Soli, in ginocchio davanti al Tabernacolo, davanti a chi conosce la nostra interiorità e a chi non possiamo ingannare; e poi, più avanti, nei nostri gruppi e nelle nostre comunità. * Membro della Comunità di Gesù in Argentina, attualmente è collaboratrice presso l’ufficio della Fraternità Cattolica a Roma IN COPERTINA La Chiesa, PANE SPEZZATO PER TUTTI > Mons. Giuseppe Casale* La Chiesa dei poveri I l 23 agosto 1968 a S. Josè De Mosquera, a 26 km da Bogotà (Colombia), Paolo VI rivolgeva a 200.000 piccoli contadini, braccianti, lavoratori agricoli, un discorso, poco conosciuto, ma che è di importanza fondamentale nella ripresa, nel rilancio e nell’approfondimento del rapporto tra Chiesa e poveri. Il Concilio Vaticano II aveva affrontato il problema della povertà della Chiesa. Composto da vescovi di diverse regioni, il gruppo “Chiesa dei poveri” aveva sollecitato una maggiore e più incisiva attenzione alle scelte concrete da compiere perché la povertà si manifestasse in tutta la vita della Chiesa. Pur non appartenendo al gruppo, il Card. Lercaro ebbe il compito di esporre in sintesi le richieste del gruppo. Il 6 dicembre 1962, durante la trentacinquesima Congregazione generale, egli tenne un lungo intervento dal titolo “Chiesa e povertà”, che può così essere riassunto: la questione dei poveri costituisce un mistero che si fonda sul mistero dell’Incarnazione, il processo kenotico implica il fatto che il Verbo non ha assunto una carne (sarx) umana qualunque, ma la carne di un povero – e questo non è indifferente. I poveri occupano un posto speciale Venite e Vedrete 125 - III - 2015 Paolo VI durante la messa del 23 agosto 1968 a S. José De Mosquera. nell’economia salvifica come, avendo presenti le profezie messianiche di Isaia, risulta chiaro nelle Beatitudini e nel discorso della sinagoga di Nazaret. In conclusione è sempre la conformità a Cristo povero, crocifisso, perseguitato che salva. A riguardo della rilevanza ecclesiologica di queste due caratteristiche di Gesù-Messia dei poveri e Messia povero, la Chiesa in quanto depositaria della missione messianica di Gesù, la Chiesa in quanto prolunga- mento della mistero della kenosis del Verbo, non può non essere, prima di tutto e in modo privilegiato, la Chiesa dei poveri in due modi: come Chiesa anzitutto dei poveri, destinata ai poveri, mandata per la salvezza dei poveri e, d’altra parte come Chiesa povera. Per questa ragione la questione della Chiesa dei poveri non può essere soltanto un tema per il Concilio, ma dovrebbe essere il tema generale e riassuntivo di tutto il Concilio1. 7 Avvicinatevi, per favore! Purtroppo questo auspicio non si concretizzò, anche se rimane importante e programmatico l’accenno fatto al n°8 della Lumen Gentium2. Poco prima della chiusura del Concilio, quasi ultimo atto del loro impegno, il 16 novembre 1965 circa quaranta vescovi del movimento “Chiesa dei poveri” celebrarono l’Eucarestia nelle catacombe di S. Domitilla e firmarono un documento che poi fu chiamato Patto delle catacombe e fu poi sottoscritto da quasi altri cinquecento vescovi. Conteneva l’impegno a compiere scelte concrete di povertà negli abiti, nell’abitazione, nell’uso dell’auto, nei titoli riferiti ai vescovi (abolizione di eminenza, eccellenza), nella gestione delle opere di beneficenza e in altri aspetti della vita della Chiesa3. Il povero, sacramento di Cristo Il passo compiuto era un auspicio, indicava prospettive concrete, che incontrarono resistenze e silenzi più eloquenti di tante polemiche. In America latina, però, sotto la spinta della Teologia della Liberazione4 e delle comunità ecclesiali di base, l’impegno dei vescovi per una Chiesa dei poveri rimase vivo e operante. Anzi si approfondì attraverso le Conferenze generali dell’episcopato latino americano. Proprio alla vigilia della seconda conferenza generale dell’episcopato latino americano a Medellin (1968), Paolo VI tenne il discorso sopra ricordato che offre un importante contributo per il fondamento teologico per il rapporto Chiesa – poveri. Dice il Papa ai campesinos raccolti a San Josè de Mosquera: “Voi siete un segno, un’immagine, voi un mistero della presenza di Cristo … voi siete un sacramento cioè un’immagine sacra del Signore tra voi, come un riflesso rappresentativo ma non nascosto della sua faccia umana e divina. Tutta 8 I poveri sono un principio attivo dell’evangelizzazione del mondo. Sono il luogo per eccellenza della presenza di Cristo la tradizione della Chiesa riconosce nei poveri il sacramento di Cristo”5. Il Papa pone così le premesse per un radicale cambiamento dell’atteggiamento verso i poveri perché richiama la sua fondazione teologica. Per Paolo VI i poveri non possono più essere considerati come un semplice oggetto di carità o assistenza. Essi rappresentano in certo modo il luogo della più elevata dignità teologica che bisogna scoprire e rendere visibile nella vita di tutta la Chiesa. I poveri non sono destinatari passivi di una benevola attenzione proveniente dall’alto, ma sono un principio attivo dell’evangelizzazione del mondo. Essi sono il luogo per eccellenza della presenza di Cristo nel mondo. “Voi figli carissimi - prosegue il Papa - siete Cristo per noi. E noi che abbiamo la formidabile sorte di essere il vicario di Cristo nel suo magistero della verità da lui rivelata, e nel suo ministero pastorale dell’intera Chiesa Cattolica, noi ci inchiniamo davanti a voi e vogliamo ravvisare Cristo in voi quasi redivivo e sofferente; non siamo venuti per avere le vostre filiali, e pur gradite e commoventi acclamazioni, ma siamo venuti per onorare Cristo in voi, per inchinarci perciò davanti a voi, e per dirvi che quell’amore, che tre volte Gesù risorto richiese da Pietro (conf. Gv 21, 15 ss) di cui noi siamo l’umile e l’ultimo successore, quell’amore a lui in voi, in voi stessi lo tributiamo”6. I poveri non sono dunque destinatari passivi di un’evangelizzazione imposta dall’alto, ma sono un principio attivo dell’evangelizzazione del mondo. In continuità con Lumen Gentium n°8 il Papa indica i poveri come il luogo per eccellenza di Cristo nel mondo. In virtù del loro carattere sacramentale i poveri stessi sono segno e soggetto della continuità dell’opera redentrice di Cristo. Il grido dei poveri Non sfugge al Papa il forte contrasto tra le sue affermazioni e la dura realtà di moltitudini immense di poveri umiliati, esclusi, “scartati” (come ama dire Papa Francesco): “Voi ora ci ascoltate in silenzio; ma noi piuttosto ascoltiamo il grido che sale dalle vostre sofferenze e da quelle della maggior parte dell’umanità. Allora noi ci IN COPERTINA domandiamo che cosa possiamo fare per voi, dopo aver tanto parlato in vostro favore”7. È l’ora dei fatti, sembra che dica il Papa. E i fatti seguirono in America Latina attraverso un impegno comune di vescovi e laici che portarono alla opzione per i poveri. Questa scelta fu in seguito discussa e ridimensionata nel contesto delle perplessità sorte nei riguardi di una Teologia della Liberazione ritenuta pericolosa per le sue contaminazioni di natura politica. Nelle successive Conferenze generali dell’episcopato latino americano, l’opzione per i poveri divenne opzione preferenziale, un aggettivo che poneva questa scelta quasi come un settore della pastorale e non come l’impegno di fondo di tutta la Chiesa. Trascorsero anni difficili in cui sembrava che quanto era stato costruito con tanta fatica venisse “normalizzato”. Ma venne Papa Francesco a proclamare che “i poveri sono al centro del Vangelo, sono al cuore del Vangelo; se togliamo i poveri dal Vangelo non possiamo capire pienamente il messaggio di Gesù Cristo” (Manila, 16 gennaio 2015). Lo scandalo dell’esclusione di milioni di poveri è sotto i nostri occhi: sono gli oppressi, gli affamati, gli scartati non solo dalla società opulenta, non solo da una finanza che mira solo al profitto e accresce ogni giorno le distanze tra ricchi e poveri; ma sono anche gli esclusi dalla Chiesa, che è diventata non la Chiesa dei poveri, ma la comunità di una borghesia che difende il suo benessere e lascia ai poveri i centesimi di una fuggevole elemosina. Vincere la globalizzazione dell’indifferenza Bisogna, dunque, riprendere e approfondire ad ogni livello la trasformazione della mentalità degli uomini di Chiesa e delle sue strutture perché la Chiesa si presenti al mondo di oggi nella sua povertà, con una scelta radicale che elimini le perduranti incrostazioni di potenza culturale ed economica ancora presenti. Non si tratta di una lotta di classe (ma dove sono ormai le classi?), si tratta di dare li- Bisogna riscoprire la dignità di queste persone dietro l’etichetta di poveri, di persone senza valore bertà e dignità alle milioni di persone escluse, oppresse, ridotte alla fame, costrette a fuggire dai loro paesi, condannate a vivere in autentici campi di concentramento, che fuggono in cerca di libertà e muoiono annegati in mare o asfissiati in un Tir. La comunità cristiana e tutti gli uomini di buona volontà devono insorgere e impegnarsi per vincere la diffusa tentazione della globalizzazione dell’indifferenza. È, questo, un fenomeno grave. Viviamo in un tempo in cui le più gravi ingiustizie sociali sembrano incapaci di generare l’indignazione morale e la volontà politica necessarie per combatterle efficacemente e per costruire una società più giusta e più degna. Papa Francesco ci dice che la fascinazione per il consumo e l’indifferenza di fronte al male, oltre a motivazioni di natura morale o culturale, hanno una dimensione teologica. La cultura dell’indifferenza è un prodotto dell’idolatria del denaro e l’adorazione dell’antico vitello d’oro (conf. Es 32, 35) ha trovato una nuova spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di un’economia senza volto e senza uno scopo veramente umano (conf. Evangelii Gaudium n° 55). Perciò la sfida della povertà nella forma attuale dell’esclusione e delle grandi disuguaglianze sociali, cessa di essere un capitolo della Dottrina Sociale e diventa una questione centrale per l’evangelizzazione e per la teologia. Non annunciamo Dio a un mondo ateo ma a un mondo idolatra; un mondo in cui si assolutizza il denaro e si inibiscono l’indignazione etica e la volontà politica di contrastare le ingiustizie e la morte dei più deboli. Bisogna avviare e intensificare un movimento di indignazione etica di fronte alla povertà di massa, di fronte a una realtà sociale che è indegna di esseri umani, una situazione che nega la dignità dei poveri. Bisogna operare una rottura con i valori morali, culturali e religiosi dominanti. 9 Avvicinatevi, per favore! Bisogna riscoprire la dignità di queste persone dietro l’etichetta di poveri, di persone senza valore, bisogna saper vedere il volto di Gesù nel volto dei poveri. La lotta a favore dei poveri ha come obiettivo ultimo non la trasformazione economico-sociale-politica, bensì quello di affermare la loro dignità umana e la loro condizione di figli e figlie di Dio. Non è una lotta perché i poveri possano imitare la vita di lusso data dai beni offerti dal mercato, ma una lotta per la costruzione di un sistema sociale dove la dignità di tutte le persone sia rispettata e dove tutti possano vivere degnamente. Pane spezzato per tutti “Le Chiese iniziano davvero ad essere significative quando accettano di essere disturbate dai poveri e di imparare da loro. Solamente lasciandosi trasformare da questo incontro esse possono iniziare ad annunciare il Vangelo”8. È proprio vero. Solo se riusciremo a superare le chiusure e gli indurimenti del nostro egoismo potremo pregare il Padre Nostro senza le finzioni e le ipocrisie di tanti cristiani che cercano di catturare un Padre per il proprio tornaconto personale. È la tentazione antica che spingeva i contemporanei di Gesù a farlo re per avere il pane assicurato (cf. Gv 6, 15); per esimersi dalla fatica di mangiare il Pane di Vita che comporta la condivisione, lo spezzare il pane perché basti a tutti e ne avanzi (cf. Gv 6, 31 ss). Cosa abbiamo fatto delle nostre eucarestie? Molto spesso un rito fuori della vita, senza la gioia della Pasqua di Cristo che balza vittorioso a rinnovare il mondo perché tutti crescano nell’amore solidale. Ce lo ha ricordato Papa Francesco, invitandoci tutti a porre l’Eucarestia al centro della vita del mondo, nella visione di un’ecologia che sia solidarietà dell’uomo con 10 tutte le cose create. Così pregava Teilhard de Chardin nella sua “messa sul mondo” quando era impossibilitato a celebrare l’Eucarestia nel deserto di Ordos. “L’offerta che tu attendi, Signore, quella di cui hai misteriosamente bisogno ogni giorno per saziare la tua fame, per estinguere la tua sete, non è altro che la crescita del mondo. Ricevi, Signore, questa Ostia totale che la creazione, rinnovata nella tua attrattiva, ti presenta nella nuova alba. Le Chiese iniziano davvero ad essere significative quando accettano di essere disturbate dai poveri e di imparare da loro Questo pane, frutto della nostra fatica, non è di per se stesso che una immensa disgregazione. Questo vino, che simbolizza il nostro dolore, non è ancora, [purtroppo, che una bevanda distruggente ma, al fondo di questa massa informe tu hai messo - io ne sono sicuro, perché lo sento un irresistibile e santificante desiderio che fa gridare tutti, dall’empio al [fedele: “Signore, rendici una cosa sola”9. Dall’Eucarestia si irradia nella storia l’inizio di una umanità riunita intorno a un’unica mensa che mangia l’unico pane della condivisione. L’umanità – lo abbiamo ricordato – vive oggi il grande rischio di una globalizzazione selvaggia e senz’anima. Che accresce la ricchezza di pochi e con- danna la maggior parte dell’umanità a vivere in situazioni di povertà e di degrado. A noi cristiani il compito e l’impegno, difficile ed esaltante, di realizzare, intorno all’unico pane dell’amore condiviso, una globalizzazione solidale. L’Eucarestia non è un pane da mangiare in un isolamento individualistico o di gruppo. È il pane donato per la vita del mondo. 1 Cito il testo come è riportato in Fernando Carneiro De Andrade, L’opzione dei poveri nel magistero, in Concilium 3, 2015. Tutto il fascicolo è dedicato al tema “La globalizzazione e la Chiesa dei poveri” ed è di grande interesse. 2 “Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo “che era di condizione divina... spogliò se stesso prendendo la condizione di schiavo” (Fil 2, 6 ss) e per noi “da ricco che era si fece povero” (2 Cor 8, 9); così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche con il suo esempio, l’umiltà e l’abnegazione. Cristo infatti è stato inviato dal Padre “ad annunziare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contrito” (Lc 4, 18) “a cercare e salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 10)”. Lumen Gentium n° 8. 3 Il testo è riportato ne Il Regno 2, 2013 pp 50-51 4 Le pubblicazioni al riguardo sono numerose. Per tutte rimando a G. Gutierrez, Teologia della Liberazione – prospettive, Queriniana, Brescia 5 Riporto il testo come è pubblicato nell’articolo di K. Appel e S. Pit, dal titolo Ritorno alle origini, ne Il Regno 2, 2013. 6 Ivi. 7 Ivi. 8 Dall’Editoriale di Concilium n°3 già citato, p 17 9 Teilhard de Chardin, La messe sur le mond, in Hymne de l’Univers, Paris 1961 * Arcivescovo emerito di Foggia-Bovino. IN COPERTINA Cercare l ’unità NEL RINNOVAMENTO > Daniele Mezzetti* “O ra dunque fratelli miei, igumeni dei santi luoghi donati da Dio al nostro defunto padre, sento che con la vostra bocca esprimete apertamente propositi equivoci, gli uni dicendo: «Questo monastero è mio», gli altri: «Questo oggetto è mio». Ebbene non succeda più una cosa simile: se voi siete veramente disposti di tutto cuore a diventare distaccati [da queste cose] alla maniera del nostro defunto padre, allora ciascuno di voi dichiari: «Io non sono più igumeno del convento»; di più: «Siamo pronti a sottometterci a tutto quanto ci comanderai».” Queste parole sono state dette da abba Teodoro, nel terzo secolo dopo Cristo, nell’Egitto cristiano. Era avvenuto che dopo la morte del grande Pacomio, il fondatore del monachesimo cenobitico (cioè di monaci riuniti in comunità, diversamente dagli eremiti) il governo di questi primi monasteri era passato prima a Petronio e poi, alla morte di questi, ad un certo Orsiesi. Ora Orsiesi era un’ottima persona, saggia, umile e “potente ed abile nello Spirito Santo”. Ma agli igumeni, cioè gli abati dei vari monasteri nati sotto la guida di Pacomio, questo non bastava: volevano qualcuno più rappresentativo, uno che con il linguaggio di oggi si direbbe: dotato di maggiore visiVenite e Vedrete 125 - III - 2015 Tutti dobbiamo combattere la tentazione di appropriarci dell’opera di Dio bilità. E secondo loro, la star era Teodoro: discepolo della prima ora, tenuto in grande considerazione da Pacomio stesso. Cominciano quindi ad agitarsi, a ribellarsi a Orsiesi e ad organiz- zare una specie di partito di sostenitori di Teodoro. La situazione diventa insostenibile, tanto che Orsiesi, addolorato, comprende in visione di dover dare le dimissioni e nominare Teodoro suo successore. L’avvicendamento avviene senza problemi, essendo tutt’e due persone profondamente sante ed umili. Ma quando il “partito” degli igumeni, esaltati dal successo ottenuto, va a congratularsi per la nomina, invece del ringraziamento che si aspettavano trovano un durissimo rimprovero. Teodoro li mette di fronte ad una scelta: o si distaccano totalmente dal modo umano con il quale 11 Avvicinatevi, per favore! hanno concepito l’autorità e il governo, oppure Dio stesso gliene chiederà conto. Li chiama erbaccia, noncuranti e perversi; li lascia a intrecciare stuoie, il lavoro più umile, e solo alcuni di essi poi torneranno ad essere abati, ma non nello stesso monastero di prima. Ora, chi non si sente interpellato da questa storia alzi la mano. Chi ha avuto la benedizione di vivere tanti anni nel Rinnovamento ha riempito il suo cesto di tanta grazia, ma anche di innumerevoli conflitti e divisioni. Dai leader storici delle grandi comunità internazionali fino agli animatori di gruppi minuscoli, sembra che non si possa fare a meno di inciampare in discussioni su chi ha più ragione, su chi è più autentico, su chi è più “vero” Rinnovamento. E ancora, abbiamo visto queste idee diventare terreno di scontro fino a estromettere chi non le condivideva. Dobbiamo riconoscere che i nostri difetti sono sempre gli stessi! Da quando gli apostoli discutevano per strada su chi fosse il più grande fra loro, abbiamo continuato a tentare di appropriarci dell’opera di Dio. C’è in noi, innato, un bisogno di gerarchia, di confini e di competenze che alla fine si traduce sempre nelle stesse domande: chi sono i “nostri” (contrapposti ovviamente ai “loro”)? E chi guida, con quale autorità, con quali confini? Poco importa che l’oggetto in questione sia un gruppetto di due persone, un movimento mondiale o addirittura un’astrazione come può essere una spiritualità. Avvertiamo sempre il bisogno di definire dei confini, spaventati dalla possibilità che questa “cosa” a cui teniamo prenda la direzione sbagliata, o venga mutata o inquinata, o semplicemente sfugga al nostro controllo. Razionalmente sappiamo che nulla di ciò che fa Dio è nostro, che Egli provvede a proteggere e guidare la Sua opera e che siamo semplicemente servitori a cui è chiesto di fare del loro meglio per poi dire: «siamo servi inu12 “Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non controllori! Non fate da dogana allo Spirito Santo” tili». Ma la nostra parte carnale non accetta questa condizione, e mette su una lotta ricorrente per mantenere il controllo. Il nostro ego adamitico non cede facilmente, si nasconde per poi ripresentarsi, spesso si ammanta di ottime ragioni, di giustificazioni razionali; ma un esame di coscienza ben condotto ci permetterà sempre di smascherare il servo malvagio che è in noi. Ed è proprio riconoscendo il peccato che abita in noi che possiamo contrastarlo efficacemente, come ci dice Pietro: «Perciò, cingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà». Questo ‘cingersi i fianchi della mente’ è quel lavoro di onesta e profonda introspezione spirituale che solo può permetterci di abbandonare i ragionamenti umani, «i desideri d’un tempo, quando eravate nell’ignoranza» e conformarci a Cristo servitore. Nulla di meno è richiesto a tutti noi che nel Rinnovamento, opera di Dio, siamo servitori in qualsiasi livello. Che siamo responsabili di gruppi, comunità, regioni o ministeri, siamo tutti hegumenos, letteralmente ‘coloro che sono in carica’; tutti dobbiamo essere consapevoli della tentazione di appropriarci dell’opera di Dio; tutti dobbiamo combatterla, perché essa è la radice delle divisioni e delle fazioni, delle idee umane che poi diventano mali strutturali che affliggono le nostre comunità. Possono esistere infatti nelle comunità cristiane – a qualsiasi livello – dei mali strutturali. Strutturali vuol dire che una visione troppo umana, o limitata, o dettata da una paura si è tradotta in norme, in insegnamenti, in regole. Così facendo l’errore si amplifica, comincia ad avere una vita propria. Ormai è accettato, è un qualcosa di stabilito e non si mette più in discussione; dove dovesse trovare opposizione immediatamente si formerebbero partiti di “tradizionalisti”e di “innovatori”, non più preoccupati di comprendere veramente il problema ma di difendere la propria fazione. Semplifico, è ovvio. Ma la storia di Teodoro racconta proprio questo: gli igumeni che lo sostenevano erano convinti di essere i difensori della retta via, della purezza dell’insegnamento di Pacomio. Qual è stato quindi il loro errore? Non comprendere che il mo- IN COPERTINA nachesimo pacomiano era un’invenzione di Dio e non loro; e che non aveva quindi nessun bisogno di essere difeso. Anche la richiesta di Teodoro: «siete veramente disposti di tutto cuore a diventare distaccati» è illuminante, perché porta alla luce il carattere di possesso che era nel cuore degli abati – e nel nostro. Fra noi è invalsa l’idea che l’antidoto alla divisione sia il perdono, che i conflitti e le divisioni siano risolvibili volendoci più bene, amandoci di vero cuore. Senza nulla togliere alla necessità evangelica di amarci e perdonarci, cosa di nuovo nella nostra realtà non è più occasione di scandalo, ma di stupore davanti alla fantasia di Dio: quante volte ho sentito purtroppo ripetere che il povero Orsiesi di turno era “portatore di divisione” non perché mormorava contro qualcuno ma solo perché il suo ministero, la sua chiamata, la sua vocazione non entravano nella visione dei suoi responsabili. Siamo dispensati, poi, dalla preoccupazione per i numeri; da quella ossessione sottile che ci fa continuamente misurare le dimensioni e il successo di eventi e incontri. Tipicamente questa riflessione ci mette invece davanti al vero antidoto alle divisioni, che è la povertà. Non tanto quella materiale, quanto la povertà di non possedere il progetto di Dio, la consapevolezza di essere solo parte di un singolo progetto di Dio, uno in mezzo a tanti altri altrettanto meravigliosi, che armoniosamene compongono la Chiesa come corpo di Cristo. Questa sonora lezione di umiltà cambia completamente il modo in cui viviamo la preziosa esperienza spirituale che ci è data. Tanto per cominciare, ci purifica dalla tentazione del confronto, dalle battute più o meno innocenti sugli “altri” - l’altro gruppo, l’altro movimento. Ci permette poi di apprezzare la bellezza della diversità, dei carismi di altri. La fioritura di qual- chi possiede l’opera di Dio pensa di conoscere già il progetto, è molto attento ai numeri, si preoccupa di farla diventare più grande e visibile; chi ne è servitore si preoccupa invece di farla diventare più vera, si interroga a ogni passo su quale sia il progetto di Dio. Ecco dunque che le parole di Papa Francesco al Rinnovamento, nel 2014, ci interrogano profondamente: «Un altro pericolo è quello di diventare “controllori” della grazia di Dio. Tante volte, i responsabili (a me piace di più il nome “servitori”) di qualche gruppo o qualche comunità diventano, forse senza volerlo, amministratori della grazia, decidendo chi può ricevere la preghiera di effusione o il battesimo nello Spirito e chi invece non può. Se alcuni fanno così, vi pre- go di non farlo più, non farlo più! Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non controllori! Non fate da dogana allo Spirito Santo!». La dogana è controllo, ma è anche confine, una separazione fra un diqua e un dilà. La dogana verifica. Dà il bollino, certifica la legalità di quanto passa. Ma permettersi di imporre una dogana allo Spirito significa non farlo circolare liberamente. Il Papa porta un esempio di questo: decidere chi può o non può ricevere la preghiera di effusione. Ma fra noi vi sono altri comportamenti che sanno di dogana, quali autorizzare o meno un’azione ministeriale o un seminario, decidere qual è il modo giusto di animare una preghiera e cautelarsi verso quello sbagliato, diffidare del gruppo non allineato. Siamo in un tempo particolarmente difficile per il regno di Dio. In Occidente la secolarizzazione sta cercando di annullare l’idea stessa di Dio, un certo Islam ci vede come nemici da annientare. Crimini orrendi quali l’aborto di milioni di bambini minacciano di disgregare le radici della coscienza umana. Per permettere che Dio risani il mondo occorre che i cristiani – tutti i cristiani – si illuminino di una straordinaria presenza dello Spirito, occorre che il Vangelo accenda il mondo. Ciò non sarà possibile finché non ci apriremo a tutti i livelli ad una vera unità, una unità non solo formale ma dei cuori. Occorre rompere steccati, rinunciare vigorosamente a coccolare il nostro piccolo orto. Perdere sicurezze e guadagnare apertura. Nel Rinnovamento questo significa imparare a vivere con gioia la diversità, apprezzare la fantasia di Dio. Significa considerare l’opera di altri migliore della nostra, e non esserne gelosi né preoccupati, perché in Cristo tutto è nostro. * Moderatore generale della Comunità Magnificat 13 Avvicinatevi, per favore! Relazioni fraterne: UN “CIBO SOLIDO” CHE FA CRESCERE* > Maria Rita Castellani O gni essere umano desidera crescere, perfezionarsi, realizzarsi. Lo stesso processo di maturazione richiama l’immagine di un frutto giunto alla sua piena essenza, bello da vedere e gustoso da mangiare. I frutti stagionati non sono solo alimenti che soddisfano il palato, ma vero nutrimento che fa crescere, portando a compimento chi ne mangia. Allo stesso modo si potrebbe dire che il “frutto” della maturità è finalizzato al bene di tutta la 14 “La persona vive sempre in relazione. Viene da altri, appartiene ad altri, la sua vita si fa grande nell’incontro con altri”. comunità: si raggiunge grazie alla collaborazione di tante persone affinché tante altre ne possano gustare la bontà, la bellezza e l’utilità. Scrive Papa Francesco: “La persona vive sempre in relazione. Viene da altri, appartiene ad altri, la sua vita si fa più grande nell’incontro con altri. E anche la propria conoscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale, ed è legata ad altri che ci hanno preceduto; in primo luogo i nostri genitori, che ci hanno dato la vita e il nome. Il linguaggio stesso, le IN COPERTINA parole con cui interpretiamo la nostra vita e la nostra realtà, ci arrivano attraverso altri, preservato nella memoria viva di altri. La conoscenza di noi stessi è possibile solo quando partecipiamo a una memoria più grande” (Lumen Fidei n. 38). La via dello Spirito è infatti una strada verso l’integrazione completa della persona con se stessa, con Dio e con gli altri. Nessuno si educa da solo e nessuno si dà la fede in Gesù Cristo da solo, abbiamo bisogno di un “corpo” che ci accoglie e dei fratelli che si lascino “mangiare” perché la Grazia di Dio possa risultare abbondante in tutti. Gesù dirà ai discepoli: “Dategli voi stessi da mangiare” (Luca 9,13) come a dire, offrite i vostri corpi uniti al mio per sfamare il mondo. Anche per i monaci benedettini la via della maturazione non era qualcosa che si sviluppava solamente per se stessi, rappresentava un percorso di “edificazione” per tutti. Se infatti una persona interiormente “scissa” tendeva a spaccare la comunità, l’armonia di un’altra poteva ristabilirne la comunione e alimentare l’integrazione delle rispettive differenze. Di solito piace a tutti intrattenersi con una persona matura, completa, armoniosa e brillante, mentre risulta abbastanza faticoso doversi confrontare con chi è rimasto infantile, aggrovigliato in se stesso, con chi non riesce a prendersi le proprie responsabilità e accusa continuamente altri dei propri malanni. Eppure, la vita fraterna ci mette continuamente di fronte a tutte queste zone d’ombra, per imparare a confrontarci con i conflitti di tutti, compresi i nostri. Le relazioni fraterne si costruiscono con l’accoglienza, il dialogo e con tutti quei compromessi onesti ai quali obbliga la misericordia. La cosa difficile è infatti tenere insieme Verità e Misericordia, in modo che la verità non diventi una mannaia che ferisce e la misericordia non si trasformi in una serie di compromessi che morti- Il credente “maturo” si nutre di Dio non solo con l’Eucarestia, ma anche accogliendo e donandosi ai fratelli la persona dal di dentro e trasformarla. La Lettera agli Ebrei indica con l’appellativo di “uomini formati” coloro che sono in grado di sostenere un alimento spirituale, ovvero di mangiare “cibo solido” adatto “per gli uomini fatti, quelli che hanno le facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo” (Eb 5,14). Si tratta di persone “fatte” ma non “arrivate” e nemmeno perfette; sono quelle che Papa Francesco chiamerebbe ficano. Il Salmo 84 ci ricorda che solo alla venuta del Messia Misericordia e Verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno (Sal 84, 9-14). Di conseguenza la maturità cristiana non coincide con la perfezione cristiana: perfetto è soltanto Cristo: vero Dio e vero Uomo; l’essere umano durante la sua vita terrena è sempre “in divenire” e continuerà a lottare contro le proprie tendenze egoistiche fino alla fine dei suoi giorni. I rapporti interpersonali sono “luogo dell’edificazione” cioè la via del risorgere, dove edificare significa letteralmente: elevarsi, prosperare, fiorire, generare, ma questo miracolo è possibile solo nella misura in cui ci si conforma a Cristo attraverso Colui che solo “È Signore e dà la vita”. Nessun uomo ha il potere di vivificare un altro uomo, solo il Dito di Dio può “toccare” “persone incidentate” che sanno raccontare il proprio dolore e quindi anche riconoscerlo negli altri, sapendolo condividere senza scandalizzarsi e condannare. Pertanto il credente “maturo” si nutre di Dio non solo con l’Eucarestia, ma anche accogliendo e donandosi ai fratelli ed è così che “si fa” e cresce, incrementando l’esperienza dell’amore, del dolore e del limite, di nuovi elementi e contenuti per integrarli tra loro. D’altra parte il concetto di maturità è condizionato da una serie di variabili di tipo neurologico, psicologico, sociale ed emotivo che toccano molti fattori nella vita di una persona, tanto che si può essere maturi per alcuni aspetti e non esserlo per altri. Secondo numerosi studi scientifici il cervello umano perviene alla sua piena maturità strutturale e funzionale intorno ai vent’an15 Avvicinatevi, per favore! La stessa missione della Chiesa consiste nella ricostruzione dell’ «humanum» in Cristo, e cioè nell’umanizzazione della persona e della società ni, ma la piena integrazione tra i valori umani e quelli religiosi pare avvenga molto più tardi, tra i trenta e i quaranta, pertanto è difficile raggiungere una piena conoscenza di sé prima di questa età. Per di più, ogni maturazione ha un percorso del tutto originale, è sempre segnata da incognite che ci costringono a rimetterci in gioco ad ogni età, con carte che spesso si scoprono definitivamente solo alla fine della vita. La Chiesa, pur non essendo un’associazione di specialisti dell’educazione, ha il compito di generare, discernere e formare i catechisti e i maestri, ovvero di prendersi cura della formazione dei formatori perché ciascuno possa essere messo nella condizione di esplicare al meglio il proprio dono per l’utilità comune. Scrive Papa Fran16 cesco: «In una civiltà paradossalmente ferita dall’anonimato e, al tempo stesso, ossessionata per i dettagli della vita degli altri, spudoratamente malata di curiosità morbosa, la Chiesa ha bisogno di uno sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro tutte le volte che sia necessario. La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana» (Evangelii Gaudium 169). Più che il singolo fratello o sorella è dunque la comunità che diventa vero “cibo” quando vive al suo interno una buona alleanza educativa tra i suoi membri responsabili, secondo una pastorale integrata che ponga al centro di ogni suo sforzo la persona. Ogni incontro fraterno diventa allora “banchetto” di grazia, ovvero un avvenimento che tocca la vita del singolo credente sia sul piano umano che spirituale. La stessa missione della Chiesa consiste nella ricostruzione dell’humanum in Cristo e cioè nell’umanizzazione della persona e della società. Nella Redemptor hominis, Giovanni Paolo II scrive: «La Chiesa rimane nella sfera del mistero della Redenzione, che è appunto diventato il principio fondamentale della sua vita e della sua missione» [7,4; EE 8/23]. L’uomo che vuole comprendere se stesso fino in fondo deve, con la sua inquietudine e incertezza e anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrar in Lui con tutto se stesso, deve “appropriarsi” e assimilare tutta la realtà della creazione e della redenzione per ritrovare se stesso» [10,1; EE 8/28]. * Spunti tratti dal testo: Passo dopo Passo. La Pedagogia nell’accompagnamento fraterno. DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO Orientamenti pastorali e teologici DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO Nel nostro percorso di approfondimento dei “Documenti di Malines” usciti negli anni Settanta, cioè agli albori del Rinnovamento Carismatico Cattolico, pubblichiamo in questo numero di “Venite e Vedrete” un nuovo articolo di Matteo Calisi, anziano del Rinnovamento e fondatore della Comunità di Gesù. In esso possiamo leggere la genesi di quegli incontri che portarono il cardinale Suenens e i teologi da lui consultati a redarre un testo per offrire risposte ai quesiti di ordine teologico e pastorale che più frequentemente il Rinnovamento poneva all’epoca. di MATTEO CALISI U n gruppo di studio internazionale promosso dal Cardinal Léon Joseph Suenens, Arcivescovo di MalinesBruxelles e Primate del Belgio, con la consulenza dei più esperti teologi René Laurentin e Michael Hurley s.j. e i cardinali Avery Dulles s.j., Yves Congar o.p., Walter Kasper e Joseph Ratzinger, dal 21 al 26 maggio 1974 fece il punto della situazione sul Rinnovamento Carismatico che vide un’improvvisa e rapida espansione dopo la chiusura del Concilio Vaticano II. Il testo definitivo del Colloquio, elaborato da Padre Kilian Mc Donnell Venite e Vedrete 125 - III - 2015 osb e dagli altri membri dell’equipe internazionale riunita a Malines, è stato sottoscritto da ciascuno di loro: P. Carlos Aldunate s.j. (Cile), P. Salvator Carrillo, msps (Messico), Ralph Martin (Stati Uniti), S.E. Mons. Albert de Monléon, o.p. (Francia), P. Kilian Mc Donnell, osb (Stati Uniti), P. Heribert Mühlen (Germania), Veronica O’Brien (Irlanda) e Kevin Ranaghan (Stati Uniti). Facevano parte del Colloquio anche il teologo P. Paul Lebeau s.j. e Marie-André Houdart osb (Belgio), con funzioni di segretari e traduttori. Nell’offrire una risposta ai quesiti di ordine teologico e pastorale che più frequentemente il Rinnovamento poneva all’epoca, il Cardinal Suenens diede al movimento carismatico un’occasione unica per esprimere meglio la sua ricchezza apportatrice. Il Documento n. 1 di Malines fu proposto come un tentativo di risposta ai principali problemi teologico-pastorali sollevati dal rinnovamento cari17 DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO smatico e dalla sua integrazione nella vita normale della Chiesa. Il testo si suddivide, dopo l’introduzione, in sei capitoli: Il contesto ecclesiale del rinnovamento - Il fondamento teologico - Settori specifici d’interesse teologico – Problemi di valutazione - Orientamenti pastorali Conclusioni. Il Documento dopo aver descritto con cura la nascita e lo sviluppo del Rinnovamento, passa ad analizzare brevemente gli effetti che scaturiscono da coloro che vi partecipano. Essi sono “la scoperta d’una relazione personale con Gesù, il Signore e Salvatore, e col suo Spirito. La potenza dello Spirito opera una conversione profonda e trasforma la vita in modo rilevante. Essa si manifesta nella volontà di servizio e di testimonianza”. Sul piano dell’impegno ecclesiale il Documento rileva che “come il movimento biblico e liturgico, anche il rinnovamento carismatico suscita un amore della Chiesa mirante a rinnovare lo slancio attingendo alla sorgente della sua vita: la gloria del Padre, la signoria del Figlio e la potenza dello Spirito Santo” (dall’Introduzione, par. 2). Tale asserzione respinge la tentazione di alcuni di fare del Rinnovamento carismatico un movimento ecclesiale propriamente detto. Esso infatti non deve diventare un movimento accanto agli altri (Focolari, Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio…), una nuova associazione ecclesiale, ma deve restare una “corrente di grazia”, come più volte affermato dal Cardinale Suenens, “che passa, portando ad una più alta tensione cosciente la dimensione carismatica inerente alla Chiesa” (Lo Spirito Santo nostra speranza, Edizioni Paoline, pag. 108-109). Come il movimento biblico si proponeva pri18 ma del Concilio di riportare alla riscoperta delle Sacre Scritture nella vita ordinaria dei cattolici o il movimento liturgico che si proponeva la riforma della liturgia per renderla comprensibile ai fedeli, così il movimento carismatico si ripropone di suscitare o rivitalizzare l’opera dello Spirito Santo e dei suoi carismi nella Chiesa. Sarebbe pertanto più corretto parlare di Rinnovamento Carismatico della Chiesa Cattolica come di una dimensione “carismatica” che attraversa il cattolicesimo contemporaneo e meno di un luogo riferibile ad un’associazione ecclesiale di fedeli laici, definito come Rinnovamento Carismatico Cattolico. È pur vero che lo Spirito Santo suscita dall’interno di questa “corrente di grazia” numerose forme ed espressioni che si rifanno al RCC e che si concretizzano in associazioni, comunità di alleanza, gruppi di preghiera, congregazioni religiose, ministeri di guarigione, scuole di evangelizzazione, ma nessuna di queste forme aggregative, fossero anche riconosciute e stimate dall’autorità ecclesiastica, potranno mai esaurire o essere l’unica forma compiuta di quello che è il significato più vasto del Rinnovamento Carismatico della Chiesa Cattolica. Sarebbe uno snaturare quello che allo Spirito Santo è dato liberamente di compiere in questa ”corrente di grazia” ormai diffusasi fra 120 milioni di cattolici e fra 500 milioni di fedeli di altre chiese e comunità cristiane. Per analogia, anche il “movimento ecumenico” ha suscitato nella Chiesa associazioni, comunità, consigli, centri di studio, istituti teologici a carattere “ecumenico”, ma nessuno di loro ha mai preteso di essere l’unico “modello” di riferimento per l’ecumenismo nella Chiesa Cattolica. Allo stesso modo ci riferiamo alla natura del “Movimento Carismatico Cattolico” quale espressione della Chiesa tutta e non prerogativa di una singola associazione di fedeli. Per questa ragione sarebbe forse più corretto parlare di una pluralità di movimenti carismatici all’interno della Chiesa, poiché il RCC non si presenta come un movimento ecclesiale vero e proprio, unico ed uniformato. Forse non sarebbe neanche corretto definirlo un “movimento” anche se dal punto di vista sociologico sarebbe legittimo qualificarlo come tale. Secondo il Documento di Malines “l’uso però di questo termine presenta l’inconveniente, in considerazione della massa, di suggerire che il rinnovamento carismatico sia una organizzazione umana, e quindi il risultato dell’iniziativa umana. Ed è per questo che si tende a evitarlo” (Come designare il “rinnovamento” n.3, III. Settori specifici di interesse teologico). A livello mondiale non c’è capo-fondatore, né leader spirituale che lo rap- DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO presenti, né iscrizioni, né tessere, né regole o statuti. Ad eccezione dell’ICCRS quale organismo creato dalla Santa Sede, con l’aiuto del Cardinale Suenens, allo scopo di promuovere e servire le legittime ed autonome espressioni del RCC a livello mondiale. Detto questo il documento di Malines passa in rassegna i principali testi Conciliari riguardanti il ruolo dello Spirito Santo nella vita dei credenti e il rapporto del rinnovamento carismatico con la Tradizione Cattolica. La forza propulsiva dello Spirito Santo nella Chiesa si manifesta in particolar modo attraverso quei doni spirituali di grazia, che in termine tecnico si chiamano carismi. Essi consistono in una particolare azione dello Spirito di Dio sul singolo credente per l’edificazione della Chiesa, che integra la struttura sacramentale e mi- Il fondamento teologico del RCC è essenzialmente trinitario. Non si accentua una sola persona con il rischio di oscurare le altre due nisteriale della stessa Chiesa. La Lumen Gentium del Vaticano II lo afferma con chiarezza: “Inoltre, lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma ‘distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a Lui’ (I Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere e uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa…” (n.12). A volte molti cattolici hanno creduto che il Rinnovamento Carismatico Cattolico fosse un nuovo gruppo di devoti dello Spirito Santo. In realtà il fondamento teologico del RCC è essenzialmente trinitario. Non si accentua una sola persona della Santa Trinità con il rischio di oscurare le altre due. Il Padre si rivela come “Persona-fonte”, Gesù è a sua volta l’immagine, l’icona della “Persona fonte” (Col 1,15). Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, in modo ineffabile, è una persona in due persone. Atto perfetto di comunione tra il Padre e il Figlio. Preghiamo per... Abba, Padre, nella tua infinita Misericordia, guarda i tuoi figli feriti dalla vita e dal mondo, disorientati e persi sulle strade buie dove nulla possono trovare che soddisfi la loro sete d’Amore e di Verità: attirali a Te, affretta la loro conversione, immergili nel Tuo abbraccio forte che rigenera alla Vita Vera e trovino in Te la pienezza dei loro desideri profondi; ti offriamo in modo speciale: Emanuele, Walter, Valerio, Astrid, Andrea, Gianni, Lorenzo, Luca, Marco... A Te la lode e la gloria nei secoli! Signore Gesù, che sei passato per risanare, purificare, liberare e rialzare tutti coloro che erano affaticati e oppressi, passa ancora in mezzo a noi con il Tuo Amore onnipotente e guarisci le nostre infermità fisiche, spirituali,mentali che vorrebbero chiudere la bocca di coloro che ti lodano; in particolare portiamo alla Tua divina presenza: Mario, Marcello, Roberto, Marisa, Rino e la loro figlia con un grave handicap neurologico, Maria, Gloria, Dario... Maranàtha, vieni, Signore Gesù! Spirito Santo, Spirito Creatore, Potente Consolatore, effondi la Tua Potenza d’Amore sulla Chiesa, su Papa Francesco, sui nostri Vescovi e sacerdoti, sui consacrati, sui seminaristi perché, godendo la pienezza della Grazia, ti servano generosamente in ogni situazione particolare, fedeli alla loro santa vocazione; ti presentiamo in particolare: p. Anton, p. Victor, p. Eduardo, d. Luca, d. Luigi, d. Alessandro, d. Alessio, d. Gerardo, d. Tonino, d. Giuseppe... Vieni,Spirito,invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli! Vergine Maria, nostra Avvocata, ti preghiamo per la difesa della vita nascente e per tutte le donne che fanno questa esperienza speciale di diventare madri, perché possano sentire fortemente il Tuo aiuto e la Tua tenerezza; mettiamo tra le Tue braccia in particolare Giulia, colpita durante la gravidanza da una meningite: salva o Madre, con la Tua potente intercessione queste vite, a lode e gloria del Tuo Figlio amatissimo, Gesù! O clemente, o pia, o dolce Vergine, Maria! 19 DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO Completano il fondamento teologico del RCC il rapporto tra Cristo e lo Spirito Santo, la Chiesa e lo Spirito Santo e la struttura carismatica della Chiesa. Questi argomenti rimettono in luce l’aspetto pneumatologico per certi aspetti trascurato (ma ritenuto supposto) in passato nella vita, nella liturgia e nella teologia della Chiesa, ma che grazie ai nostri fratelli delle Chiese Ortodosse e di quelle Cattoliche Orientali ci è stato ricordato durante il Concilio Vaticano II. Sovente nella Chiesa Cattolica, in passato, sono prevalsi più le categorie cristiche: l’istituzione, i sacramenti, il governo pastorale, la legge canonica, la struttura giuridica delle chiese particolari e meno quelle categorie spirituali, mistiche, contemplative e carismatiche tipiche della pneumatologia della Chiesa, a volte osservate dai più con sospetto e scetticismo. Un certa categoria teologica interpretava la nascita della Chiesa come se Gesù l’avesse fondata e che lo Spirito avrebbe agito solo in seguito alla fondazione. Ma la Chiesa è stata fondata dal Cristo e dallo Spirito contemporaneamente (cfr At 2, 1 ss.). Da questa rilettura del rapporto tra Chiesa e Spirito nasce per così dire un “aggiornamento” della coscienza di che cos’è la Chiesa, definita dal Concilio “il Popolo di Dio” animato dallo Spirito Santo. Quindi una nuova riscoperta della struttura carismatica della Chiesa, coessenziale e complementare a quella gerarchica. Dal Documento di Malines scaturisce ovviamente, sulla scorta del dettame Conciliare, l’attribuzione di doni e carismi nella vita del credente: “A ciascuno è data una manifestazione 20 particolare dello Spirito” (1 Cor 12:7) che lo induce a camminare nello Spirito e secondo lo Spirito (Gal 5,16) e a vivere da “carismatico”, ossia da “uomo o donna dello Spirito”. In verità la scaturigine dell’esperienza dello Spirito nel RCC non ha origine dalla riflessione anzitutto della Dottrina Conciliare, bensì dall’esperienza di fede vissuta da alcuni studenti e professori di una Università Americana, dai più conosciuta come “Battesimo nello Spirito” (cfr leaderismo di alcuni capi carismatici, l’elitismo, l’emotività, il fondamentalismo biblico, il carismaticismo, il disimpegno sociale, l’irenismo ecumenico, rischi, questi, che saranno affrontati in parte dal Documento, ma trattati in modo esauriente dal Cardinale Suenens nei successivi Documenti di Malines. Prima di arrivare alle conclusioni il Documento passa in rassegna alcuni carismi tra i più appariscenti nella “corrente carismatica” quali il dono Gv 1,33), in un determinato contesto storico e sociale e mutuata dalle esperienze del Movimento Classico Pentecostale. Tale “esperienza di fede”, definita anche “pentecoste personale”, ha ampliato fra i cattolici la coscienza e la disponibilità rispetto ai doni di Dio alla sua Chiesa. Carismi che prima non erano considerati facenti parte della struttura ecclesiale: i doni della profezia, delle guarigioni, della glossolalia, dell’interpretazione, dei miracoli, del discernimento degli spiriti sono oggi ritenuti da un crescente numero di cattolici come manifestazioni normali (sebbene non esclusive) dello Spirito Santo a livello delle Chiese locali” (cfr III. Settori specifici di interesse teologico). Al capitolo quarto gli autori del documento passano in rassegna alcuni possibili rischi del Rinnovamento che grazie a Dio ha potuto in gran parte evitare o risolvere. Fra questi il delle lingue, il dono della profezia, la preghiera di liberazione dal maligno, le guarigioni, l’imposizione delle mani da parte dei laici. L’occasione della rilettura del primo Documento di Malines ha suscitato in me l’entusiasmo e l’audacia del “primo amore”: è stato come sfogliare il vecchio album delle foto di famiglia. Sono grato alla memoria di un grande padre della Chiesa che fu il Cardinale Suenens, innovatore e carismatico, ma sono altresì grato ai pionieri di questa “corrente di grazia” che, come l’ha definita Giovanni Paolo II, è un segno eloquente della presenza dello Spirito nella sua Chiesa. Tratto da: “Formazione dei Responsabili”, Supplemento del Notiziario ICCRS, Anno IX, n. 1, gennaio-febbraio 2003. LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE Comunidad Nueva Alianza A IMMAGINE DI DIO-COMUNIONE C ome frutto del Concilio Vaticano II, lo Spirito Santo ha voluto ispirare i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, espressioni provvidenziali della nuova primavera della Chiesa, che annunciano la buona notizia dell’amore di Dio e il suo desiderio di rinnovare la faccia della terra, e stabilire in essa la civiltà dell’amore. In questa ondata di vita, nella città di San Luis Potosí (SLP Messico), nel 1976 lo Spirito Santo suscitò in Fra Pablo Cárdenas Cantu, OFM, un grande fervore di evangelizzazione e mise nel suo cuore la grazia di fondare una nuova Comunità. Seguirono numerose chiamate del Signore e un numero sempre crescente di persone iniziò a vivere in modo rinnovato e con convinzione gli impegni del proprio battesimo. Tre anni dopo nasceva la Comunità “Nueva Alianza” (Nuova Alleanza). Il carisma specifico della Comunità è plasmare nei fedeli l’immagine di Dio-comunione, vivendo la Nuova Alleanza guidati dallo Spirito Santo. È una comunità che si ispira alla Santissima Trinità, che “ri-crea” i suoi membri nell’unità grazie a Gesù, nello Spirito Santo. Il modello biblico al quale si ispira la Comunità è quello descritto nel libro degli Atti 2, 42-47: vivere una Venite e Vedrete 125 - III - 2015 Un raduno comunitario di “Nueva Alianza”. Il carisma specifico della Comunità è plasmare nei fedeli l’immagine di Dio-comunione, vivendo la Nuova Alleanza guidati dallo Spirito Santo vita cristiana più completa secondo i doveri del proprio stato di vita, in un clima fraterno di lode, nella forma- zione continua, la cura personale, il servizio e l’amore reciproco e permeare la società con lo spirito del Vangelo, perché “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). La Comunità è composta da sacerdoti, religiosi e laici, in una condivisione che edifica e rafforza la vita comunitaria. La Comunità “Nueva Alianza” è una associazione privata di fedeli riconosciuta a livello diocesano, in comunione con l’Arcivescovo e sotto la sua autorità pastorale. A Fr. Pablo Cárdenas, fondatore, è poi succeduto come coordinatore generale Padre 21 LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE Gustavo Martinez; in seguito, la responsabilità è passata ai coniugi Ignacio Cid García e Eva González de Cid. Attualmente il coordinatore incaricato è P. Luis Alfonso Martinez Gallo, D. J. Il percorso di formazione seguito dai membri della comunità, parte dal kerygma che viene loro annunciato, la proclamazione del Vangelo di Cristo, della sua salvezza. Coloro che vogliono in seguito continuare il percorso di conversione vengono invitati come “ospiti” a partecipare al corso di evangelizzazione di base; dopodiché, possono diventare parte attiva nella comunità con la firma della “alleanza in cammino”. Il passo successivo per le persone che vogliono vivere un impegno più radicale, nella pienezza dei diritti, degli obblighi e dei compiti della Comunità, è quello di fare l’Alleanza solenne con la quale diventano membri a tutti gli effetti. Attualmente i membri di Alleanza solenne sono 350, 2.500 persone sono in “alleanza in cammino” e 1.000 gli “ospiti”. L’Alleanza è vissuta alla luce della Parola di Dio, con la vita sacramentale, la preghiera personale e comunitaria. I mezzi di crescita sono l’incontro di preghiera settimanale, l’insegnamento, il gruppo più ristretto – chiamato cellula – che si incontra ogni due settimane o una volta al mese per pregare, per rivedere l’insegnamento ricevuto e per ricevere il so22 stegno da parte dei membri della stessa, nonché l’accompagnamento fraterno, cioè lasciarsi accompagnare da Gesù attraverso un colloquio mensile con un fratello accompagnatore, che ascolta e sostiene: una espressione dello stesso amore di Dio. Tutto ciò aiuta a vivere come figli e figlie di Dio e a “essere una comunità santa e evangelizzatrice, rimanendo fe- Sopra, il fondatore della Comunità “Nueva Alianza”, P. Cárdenas; a lato, l’attuale responsabile P. Luis. Nella pagina a fianco: sopra, Ignacio e Eva, a lungo responsabili della Comunità; in basso, uno dei primi incontri di preghiera di “Nueva Alianza”. dele all’Alleanza, in comunione con la Chiesa”, che è lo scopo della Comunità. Un frutto prezioso che lo Spirito Santo ha donato alla Comunità è la Confraternita delle Comunità Carismatiche Cattoliche di Alleanza, che è un’associazione di comunità del Messico e del Sud degli Stati Uniti, nata con lo scopo di formare e assistere le nuove comunità e la loro crescita rispettando il loro proprio carisma. Attualmente aderiscono trentuno comunità di varie diocesi. Un dono del Signore per la comunità “Nueva Alianza”, inoltre, è di far parte della Fraternità Cattolica delle Comunità e Associazioni di Alleanza, a partire dal 1993, anno in cui, sotto LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE “ “ la presidenza di Brian Smith, primo presidente della Fraternità, siamo stati accolti come membri a pieno titolo. Un’appartenenza che ha illuminato e rafforzato notevolmente l’esperienza della comunione fraterna. Annualmente, la Comunità organizza il Congresso Nazionale della Gioventù e della Lode, un raduno che si svolge a San Luis Potosí, al fine di evangelizzare e fare discepoli quei giovani leader e musicisti che servono nelle loro comunità, nei gruppi o nelle parrocchie. Nel giugno del 2016 si terrà il 21° Congresso. Radio Nuova Alleanza (NAR) è una Radio online che va in onda sul sito della Comunità Nuova Alleanza di San Luis Potosí, che ha un ricco pro- Inviamo un saluto fraterno alle comunità italiane, e chiediamo al Signore che continui a benedirvi!” (Luis Alfonso Martínez Gallo, DJ) gramma di temi e musica cristiana (http://www.comunidadnuevaalianzaslp.net/). A partire dal 16 luglio 2014, nel segno di Maria, la città è stata benedetta con l’inizio dei programmi di Radio Maria, la stazione radio cattolica che conta la sua presenza in oltre 150 paesi nel mondo e che per il Messico viene trasmessa dalla città di Guadalajara. La Comunità “Nueva Alianza” guida un team di volontari che producono, registrano i programmi, forniscono il supporto tecnico e la divulgazione. La radio si è imposta rapidamente grazie al gran numero di ascoltatori (http:// www.radiomariamexico.com). La Comunità “Nueva Alianza” sostiene la vita del matrimonio e della famiglia, realtà che vede come una priorità nel proprio servizio. Nel tempo, ha aderito all’opera di varie associazioni, civili e religiose, nella difesa della vita e della famiglia. La Comunità è consapevole di tutto quello che Dio ha fatto per mezzo di essa e si impegna a rimanere e perseverare nei propri impegni per la gloria di Dio. http://www.comunidadnuevaalianzaslp.net/ 23 A TU PER TU CON... “Salvàti dall ’inferno” INTERVISTA A CHIARA AMIRANTE > di don Davide Maloberti S alvati dall’inferno. A questo serve l’ospedale da campo della Chiesa e Chiara Amirante, apostola di Dio nei luoghi più degradati di Roma, lo sa bene. — Chiara, si apre l’Anno della Misericordia. A che cosa è chiamata la Chiesa secondo lei? Tra le parole più utilizzate da Papa Francesco abbiamo: “misericordia”, “gioia”, “evangelizzazione”, “periferie esistenziali”, “lacrime”… Credo che ognuna di esse ci sveli qualcosa di un tempo in cui i precari equilibri tra le nazioni si giocano su delle polveriere. Dinanzi ad un mondo che ha scelto una “silenziosa apostasia” Dio ci dona un tempo di conversione e Misericordia nel quale la Chiesa è chiamata ad essere annunciatrice della gioia del Vangelo con una particolare attenzione alle periferie esistenziali imparando a farsi carico del grido dell’umanità, dando risposte liberanti. Abbiamo una enorme responsabilità come cristiani oggi. — Ha iniziato la sua esperienza da una sofferenza personale in cui ha sperimentato l’intervento di Dio: che cosa è rimasto in Lei di quegli inizi? Sono sempre agli inizi. Prima in strada da sola di notte, quando avevo poco più di 20 anni, con il “popolo 24 “Il mondo di oggi cerca la felicità ovunque e a tutti i costi, ma ha dimenticato che Dio è la felicità” della notte”, ora insieme ad un “popolo della Luce” che – dopo esser passati dalla morte alla vita – cercano i propri fratelli e le proprie sorelle là dove prima vivevano di espedienti, violenza, tenebre e seminavano «morte». In pochi anni i Centri sono diventati 207, le équipe di servizio 854, i Cavalieri della Luce 450mila. È sempre un nuovo inizio di missione, evangelizzazione, abbandono alla Divina Provvidenza con cui si sostentano tutte le opere di Nuovi Orizzonti. Più passa il tempo più contemplo i miracoli di Dio, ma sento anche crescere il grido di quanti sono ancora nell’inferno della separazione dall’Amore di Dio. A TU PER TU CON... — Tra i poveri della Stazione Termini, una delle “periferie” del mondo, per dirla con papa Francesco. Che cosa si trova e che s’impara dalle periferie? San Benedetto nella sua regola scrive che “spesso lo Spirito Santo parla attraverso l’ultimo arrivato”. Alla scuola dei piccoli e dei poveri si incontra Gesù che ti parla cuore a cuore e ti insegna sempre cose nuove. Ma attenzione a non confondere le “periferie” con dei luoghi fisici. Il Papa ce l’ha spiegato bene: “Essere in uscita significa innanzitutto uscire dal centro per lasciare al centro il posto di Dio”. Periferia esistenziale è ogni cuore che ancora non ha incontrato l’Amore di Dio. — Uno dei verbi-chiave al centro del Convegno di Firenze è stato “uscire”. Ma spesso più che uscire, la gente fugge dalle proprie situazioni. Secondo lei, da cosa fugge? Il mondo odierno cerca la felicità ovunque e a tutti i costi, ma ha dimenticato che è Dio la felicità. Incontro persone, soprattutto giovani, devastati dalle seduzioni delle false luci a neon proposte con forza dai tanti profeti di menzogna che popolano i media e i La fondatrice della Comunità “Nuovi Orizzonti”. new media. Arrivano da noi con la morte nel cuore. Cercano la felicità, ma la cercano nei posti sbagliati. Il Vangelo da vivere alla lettera che guida le nostre giornate diventa quel centro da ritrovare in se stessi. è il viaggio più difficile in assoluto, quello al centro del proprio cuore in cui ritrovare Dio. — Il vostro Movimento sta crescendo. Intanto però la Chiesa fa i conti con i numeri che calano (sacerdoti, consacrati…); la Chiesa è minoranza, lo si vede, ma qual è a suo parere la Chiesa che avremo tra 20 anni? Grazie a Dio la Chiesa è opera di Dio e Gesù ci ha promesso che “le porte degli inferi non prevarranno”. Pertanto credo che dobbiamo solo preoccuparci di mettere tutto il nostro impegno per essere cristiani autentici, credibili, radicali, innamorati. Pre- Chi è la fondatrice di Nuovi Orizzonti Nata nel ’66, Chiara Amirante è fondatrice e presidente della Comunità “Nuovi Orizzonti”. Fin dal ’90 si dedica ai ragazzi di strada, al “popolo della notte”, nei luoghi più degradati di Roma. Nasce “Nuovi Orizzonti” che - dalla prima comunità residenziale per una ventina di ragazzi a Trigoria - si trasforma in breve tempo in una vera e propria “factory dell’amore”, della solidarietà e dell’accoglienza. Nel 2003 ha ricevuto il Premio Campidoglio. È consultrice dei Pontifici consigli per i migranti e per la promozione della nuova evangelizzazione. “Nuovi Orizzonti” opera su vari fronti: 854 équipe di Servizio, 207 centri di accoglienza, formazione ed orientamento, di cui 70 centri residenziali di accoglienza, reinserimento e formazione; 52 centri di ascolto di prevenzione e di servizio; 85 famiglie aperte all'accoglienza; 5 Cittadelle Cielo in via di realizzazione, più di 450.000 Cavalieri della Luce impegnati a portare la rivoluzione dell’amore nel mondo. A lato, il nuovo libro di Chiara Amirante, “Dialogare con Dio”. 25 A TU PER TU CON... ghiamo e amiamo la Chiesa e sicuramente vedremo i miracoli che solo l’amore può compiere, perché Dio è Amore! — Quali sono i pilastri della vostra comunità? I pilastri centrali sono: la preghiera, la comunione, l’evangelizzazione, la formazione. Ogni settimana è scandita da un orario che ha nella meditazione del Vangelo da vivere alla lettera il suo cuore. Anche in Facebook nella mia pagina pubblica condivido ogni mattina Chiara Amirante saluta Papa Francesco. una “Parola di Luce” dal Vangelo del giorno che cerchiamo di nuovo la verità del Vangelo per l’uovivere insieme scegliendo un piccolo mo ferito di oggi. Voi che cosa fate impegno concreto. Poi ci sono le mis- in questa direzione? sioni in Italia e all’estero che si possoIl Papa ha spiegato bene che la no vivere come volontari, da interni o “dottrina” e il “depositum fidei” restaesterni, grazie ai tanti Gruppi, Cenaco- no inalterati. Il Vangelo non si può anli, Comunità. nacquare. Sarebbe un grave errore. Ovunque cerchiamo di vivere in Però il mondo cambia, l’uomo camcomunione anche se oggi tra i 600 Pic- bia, per questo va cambiato il modo di coli della Gioia – i nostri consacrati – annunciare. Già San Giovanni Paolo II la maggior parte sono sposi e laici nel diceva che “la nuova evangelizzaziomondo. La formazione è su un pro- ne non consiste in un nuovo Vangelo, gramma chiamato “L’Arte di Amare”, ma in una novità di stile, metodo, linun cammino di conoscenza di sé e guaggio, ardore”. È necessario che la guarigione del cuore. Ci sono poi pastorale sia sempre attenta alle nuowork-shop specifici nelle varie équipe ve sfide che di volta in volta ci interdi servizio: evangelizzazione di strada, pellano come cristiani. media e new media, carcere, ospedali, — Nella Chiesa “ospedale da camvolontariato internazionale, ecc… po” la vostra comunità chi è? — Seguire Cristo da vicino: a lei che È un piccolo semino nella Chiesa cosa ha chiesto Gesù nella sua vita? che cerca di dare il proprio contributo Credo che a ciascuno chieda tutto! con un Carisma specifico ricevuto da Non ci sono mezze misure con Gesù. Dio, ovvero: “portare la Gioia di Cristo Lui si dà tutto a noi e a ciascuno chie- Risorto con una particolare attenzione de tutto. Un amore vero, pieno, since- al mistero della discesa agli inferi di ro senza se e senza ma. A me ha chie- Gesù”. Cerchiamo di essere attenti agli sto di amarlo come a tutti. Con la Sua «inferi» dell’oggi e proprio là cerchiamo di scendere insieme a Gesù per Grazia ci sto provando. annunciare la sua gioia! — Si chiude il Sinodo sulla famiglia e si apre l’Anno della Misericordia. — La Chiesa non è “il” Chiesa, ma In tanti dicono: occorre dire in modo “la” Chiesa, ha ribadito più volte pa26 pa Francesco. Lei è una delle poche donne ad aver partecipato al Sinodo nel 2012 ed è consultrice in due Dicasteri da anni sotto ben tre Pontefici… Che cosa porta la donna nella Chiesa? Come deve essere valorizzata di più? Credo sia fondamentale rivalutare la presenza della donna, ma non certo conformandosi a pericolosissime teorie che vorrebbero affermare un’ infondata uguaglianza tra uomo e donna, bensì valorizzando la ricchezza della diversità come complementarità. È proprio in questo riconoscere il carisma proprio, il dono specifico dell’uomo e della donna che si realizza, nella relazione di rispetto e di amore, quella pienezza della vita trinitaria che siamo chiamati a vivere, perché possa risplendere, in tutta la sua bellezza, quella immagine e somiglianza di Dio impressa nella nostra anima: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen 1,27). è importante riscoprire la bellezza propria del maschile e del femminile, due sensbilità diverse che armonizzate si arricchiscono a vicenda. — Chiara, un nome e un programma, verrebbe da dire. Come inizia lei le sue giornate? Abbiamo un orario in Comunità che scandisce un ritmo intenso: 6,45 adorazione e lodi, 7,30 Meditazione comunitaria del Vangelo, 8 messa. Mattina e pomeriggio sono molto impegnativi in tante attività, il Rosario ci aiuta a fare una pausa prima del pranzo. La sera l’esame di coscienza sulla Parola del giorno. Ma al di là degli schemi è il cuore che deve sempre restare in dialogo interiore con Dio. (continua a pag. 31) VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT Conosciamo la Fraternità DI PARANÁ ENTRE RIOS (ARGENTINA) > a cura di Francesca Tura Menghini Q uando sul finire degli anni Ottanta, il Signore ci mostrò il suo progetto di impiantare la Comunità Magnificat in altre parti del mondo, non sapevamo certo che ci avrebbe portati tanto lontano e, a qualcuno che ce lo aveva detto, non gli abbiamo creduto. Oggi a Paraná Entre Rios, nella parrocchia di S. Maria de la Piedad, vi- “Dice il Signore: il desiderio di comunità che avete nel cuore viene da me... e io lo realizzerò” ve una Fraternità in formazione della Comunità Magnificat, che si raccoglie in preghiera comunitaria tutti i venerdì con circa cinquanta persone regolarmente impegnate in un cammino di crescita di discepolato. A loro si unisce una ventina di altri simpatizzanti che amano vivere la preghiera nella spiritualità carismatica e, dopo l’ultimo seminario di vita nuova, un altro gruppo di circa quindici persone sta per iniziare il cammino di discepolato. Foto di gruppo per la Fraternità di Paraná Entre Rios. Venite e Vedrete 125 - III - 2015 27 VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT L’avventura iniziò nel 2010, quando il nostro fratello La fraternità di Paraná Oreste Pesare, a Buenos Aires vive sulla scia per un corso di formazione dell’ICCRS, incontrò alcuni dell’entusiasmo membri di un gruppo carismae della vita tico molto attivo nell’evangelizzazione: Comunidad Evandi un’intera famiglia, gelizadora Cristo Rey, e riceGustavo e Alejandra vette per due di loro - Alejandra e Gustavo - una profezia: con i loro cinque figli “dice il Signore: il desiderio di comunità che avete nel cuore viene da me… e io lo realizzerò”. Le lacrime sul volto di Alejandra all’udire queste parole, testimoniavano che il Signore aveva colto nel segno. Iniziò così un cammino di amicizia e di discernimento riguardo a ciò che il Signore voleva realizzare a Paraná Entre Rios con Gustavo, Alejandra, la loro numerosa famiglia e i tanti giovani che frequentavano la loro casa. Nel gennaio del 2012, ben 26 fratelli argentini parteciparono al Convegno annuale di alleanza a Montesilvano, affrontando un viaggio non piccolo, né per i costi, né per i tempi. Quel ritiro die- frequentavano il gruppo originario – de loro l’occasione di conoscere di nonché la quotidianità nello stile frapersona quanto Oreste aveva testi- terno e nelle “imprese” di evangelizmoniato fino ad allora circa la Comu- zazione – ha preso vita un nuovo nità Magnificat: un modo nuovo di gruppo di preghiera ed è nata una camminare nella Chiesa. Si diede co- Fraternità in formazione, nella quale sì inizio ad una missione “ufficiale” i discepoli si incontrano sistematicain Argentina condotta in prima battu- mente: il primo discepolato, iniziato ta da Oreste, Andrea Orsini, Giusep- nel 2012 e giunto ormai al terzo anno pe Piegai e Stefania Restivo. Nel lu- di cammino, si ritrova il mercoledì glio 2014 è entrata a far parte dell’e- sera, mentre il secondo discepolato quipe dei missionari anche France- iniziato nel 2014 (che sta vivendo il sca Tura Menghini, prendendo il po- primo anno di cammino) il lunedì sesto di Giuseppe. ra; ogni settimana si vive, di volta in Come vive la fraternità di Paranà volta: catechesi, risonanza, adorazioè presto detto: sulla scia dell’entusia- ne profetica, revisione di vita, medismo e della vita di una intera fami- tando a tappe sulla Parola di Dio per glia, Gustavo e Alejandra con i loro essere discepoli del Maestro. cinque figli (Lucia, Alejandro, Laura, Ora, a Dio piacendo, nel 2016, Maria Luz e Maria José), con i giova- inizierà un primo gruppo di noviziani a loro legati e con i familiari che to; oltre ad un possibile terzo corso 28 di discepolato, dopo l’ultimo seminario di vita nuova, gestito unicamente dai fratelli argentini. Come si realizza concretamente tutto questo? I testi del cammino di discepolato generosamente tradotti in spagnolo da Mariadaniela Jimbo e Roberto Ciampi, sono stati trasmessi di volta in volta ai fratelli argentini attraverso le catechesi al primo corso realizzate in videoconferenza da Oreste e Andrea, mentre le revisioni di vita venivano vissute nel piccolo gruppo e comunicate personalmente al proprio accompagnatore sempre via email e via web. Stefania e Francesca hanno seguito il secondo corso via web e via mail. Importante è stata la cura e l’accompagnamento personale ai singoli fratelli da parte dei quattro missionari. Attualmente, notiamo che mentre in chi ha frequentato il primo corso si è registrato un leggero rallentamento di impegno e di tensione, nei partecipanti al secondo corso – salvo tre di loro che sono ritornati a vivere solo l’incontro comunitario di preghiera – la sequela e l’entusiasmo sono vivi e questo si percepisce soprattutto negli incontri di confronto sulla Parola di Dio, di risonanza e di revisione di vita. VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT Una celebrazione eucaristica. A lato, un momento di preghiera con Oreste Pesare. Nel luglio scorso, come anche nell’anno precedente, si è vissuto in Argentina - con i missionari italiani - un ritiro di formazione e di confronto per aiutare gli animatori locali a svolgere sempre meglio il loro servizio e promuovere i fratelli a servire carismaticamente a 360 gradi. In quella occasione è venuto a farci visita, celebrando l’Eucaristia e pranzando con noi in semplicità, il vescovo locale Monsignor Juan Alberto Puiggari che ha accompagnato con attenzione sin dagli inizi la nascita della nuova Fraternità nella sua diocesi, invitando ufficialmente e per iscritto la comunità ad iniziare una missione a Paraná. Inoltre, la Fraternità ha avuto una guida attenta e premurosa, anch’essa fin dall’inizio, in padre Leandro Benin, delegato dal Vescovo ad accompagnare questa nuova esperienza. Lo scorso settembre, però, il padre si è trasferito “in missione” in una area rurale e povera del Chaco, nel nord dell’Argentina. I “nostri”, dunque, dovranno ora entrare in una nuova empatia e collaborazione con il nuovo parroco della parrocchia della Piedad, loro luogo sistematico di incontro. Ora a Paraná c’è tanta grazia di Dio da far fruttare, tanta esperienza da far maturare insieme, collaborando in umiltà e fedeltà di servizio Man mano che si aggregano nuovi effusionati, questi vengono incontrati sistematicamente per permettere loro di vivere la “famiglia” comunitaria. Con loro e con tutti i simpatizzanti, una domenica al mese, la Fraternità di Paraná vive una giornata comunitaria, chiamata ‘retiro mensual’. Durante questi cinque anni di cammino ci sono stati molti cambiamenti di vita tra i membri della Fraternità: matrimoni, nascite… Nel corso del 2015 Sandra Cejas è venuta in Italia per sei mesi, vivendo un tempo nelle nostre Fraternità di Roma, Ma- gione (Cortona) e Perugia e riportando a casa, a fine settembre, una esperienza più diretta della vita fraterna della Magnificat in Italia. Ora a Paraná c’è tanta grazia di Dio da far fruttare, tanta esperienza da far maturare insieme, collaborando in umiltà e fedeltà di servizio e sapendo che “Dio può sempre di più” e che, più saremo fedeli allo stile di vita che Egli ci chiede e ci offre, più saremo veramente in grado di diffondere attorno a noi il Vangelo della gioia. Concludiamo, a questo proposito, con le parole del beato Papa Paolo VI: “Con tale testimonianza senza parole questi cristiani fanno salire al cuore di quelli che li vedono vivere, domande irresistibili: Perché sono così? Perché vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perché sono in mezzo a noi? Ebbene una tale testimonianza è già una proclamazione silenziosa, ma molto forte ed efficace della Buona Novella… A questa testimonianza tutti i cristiani sono chiamati e possono sotto questo aspetto essere dei veri evangelizzatori” (Evangelii nuntiandi, n. 21). 29 News News dalla Comunità Anche la Comunità Magnificat è stata presente a Philadelphia, la città americana che quest’anno, dal 22 al 26 settembre, ha accolto nel “Pennsylvania Convention Center”, l’ottavo Convegno Mondiale delle Famiglie. Abbiamo portato con noi, ogni coppia, fratello, sorella, amico, della nostra cara comunità, insieme con tutte le famiglie della Diocesi PeruginoPievese che rappresentiamo in veste di Direttori dell’Ufficio di Pastorale Familiare. Il tema del Convegno, L’amore è la nostra missione: la famiglia pienamente viva, ha offerto l’ossatura per una riflessione sulla famiglia e la sua vocazione e dignità, così lontana da quei luoghi comuni che la vedono un’istituzione superata o un centro di violenza e di umiliazioni. La famiglia è ancora viva e pienamente vitale, capace di rinnovarsi, di donare la vita e di prendersene cura come nessun altro sa fare. Dove un uomo e una donna scelgono di amarsi fino a donare se stessi, là c’è una famiglia forte, e una risorsa insostituibile per la società. Non esiste struttura sociale, ente o associazione umanitaria che possa sostituire la famiglia nel suo modo gratuito e totalmente esclusivo di accogliere, educare, curare, proteggere e sostenere la vita, dal suo sorgere al suo tramontare. Nei quattro giorni di congresso sono intervenuti oratori ed esperti di fama internazionale, discutendo dei problemi che le famiglie di tutto il mondo si trovano ad affrontare quotidianamente: le sfide del crescere e 30 Nelle foto, il gruppo della Comunità Magnificat a Philadelphia e alcuni momenti del Convegno Mondiale delle famiglie nella città statunitense. dell’educare i figli, l’intimità tra marito e moglie, la cura dei disabili e degli anziani, il ruolo dei nonni, la perdita di un familiare, la piaga dell’aborto e dell’eutanasia, gli effetti del divorzio e, infine, il tema del dolore della sterilità, affidato alla dottoressa Gianna Emanuela Molla, figlia di santa Gianna Beretta Molla, al dottor Kyle A. Beiter e al cardinale Willem Jacobus Eijk arcivescovo di Utrecht. L’arcivescovo di Philadelphia Charles J. Chaput, ha dato il suo benvenuto a tutti i partecipanti ricordando che la famiglia è il luogo dove s’impara ad amare, a condividere, ad essere agenti della carità e della giu- stizia nel mondo. In nessun luogo ha ribadito - questa verità viene appresa più intimamente che in quella scuola d’amore che è la famiglia. A prescindere dal credo religioso, le famiglie sane sono la chiave del veritiero sviluppo umano in tutto il mondo: il tipo di sviluppo che serve la persona umana nella sua interezza di corpo e anima. Per le sessioni in lingua italiana è intervenuto Padre Luis Granados, D.C.J.M. con una relazione dal titolo: Resa radicale, vivere la vocazione come modello per la famiglia, nella quale ha sottolineato le caratteristiche dell’amore di Cristo sulla Croce, modello e fonte di quello sponsale: 1) un amore pienamente umano; 2) gratuito; 3) totale; 4) fedele; 5) fecondo. L’amore incentrato sull’Eucarestia è stato invece il tema affrontato dal vescovo Jean Laffitte: Quando si ama News SALVATI DALL’INFERNO – ha spiegato - si è esigenti, non possiamo pensare che l’amore sia qualcosa di superficiale o banale. Non esiste un amore a buon mercato. Amare costa l’offerta della vita, così come l’Eucarestia è l’alleanza dello Sposo Cristo con la Sposa Chiesa: Matrimonio ed Eucarestia sono entrambi sacramenti del corpo, cioè segno di un’altra realtà che deve essere visibile per poter verificare l’amore di Cristo. Mons. Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia, ha affrontato il tema del perdono: la vera misericordia – ha ribadito - coglie la vera radice del peccato ed è finalizzata al cambiamento. Non possiamo banalizzare il male, come non possiamo banalizzare le conseguenze del male e dell’oggettiva densità della colpa. Il perdono è una grazia e coinvolge tutto l’uomo e tutto il suo essere, insieme con la sua affettività e la sua memoria. Il perdono conduce sempre ad una autentica novità nelle persone, ha qualcosa di divino che ci fa sempre più somiglianti al Cristo. L’ultima sessione in lingua italiana dal tema La Via Crucis, La Via del cuore, la sofferenza e la famiglia, è stata tenuta dal Patriarca di Gerusalemme, Fouad B. Twal e da Salvatore Martinez, attraverso due interessanti relazioni che hanno evidenziato come, alla scuola della sofferenza, l’uomo dovrà sempre sentirsi un apprendista. La famiglia non è un ideale irraggiungibile, ma un dono, una vocazione alla santità piena, che si comprende sempre meglio e si realizza nella sua interezza alla luce della Sapienza divina e con il potere del Suo Spirito. Gianluca Carloni e Maria Rita Castellani (prosegue da pag. 26) — Che cosa troveremo nel tuo nuovo libro “Dialogare con Dio”? Oggi, anche chi si dice cristiano, tende troppo spesso a vedere la preghiera come un dovere, un compito da assolvere, nella speranza di guadagnare qualche “buono-Paradiso”. Abbiamo dimenticato quanto la preghiera sia fondamentale per vivere la nostra vita in pienezza e per custodire la pace nel cuore». In questo piccolo manuale pratico per imparare l’arte di ascoltare e parlare con Dio, ho cercato di condividere alcune delle scoperte fondamentali che hanno segnato una svolta fondamentale nella mia vita e poi in quella di tanti. La preghiera è un’arte e come tutte le arti richiede impegno, tempo e dedizione. Ho cercato in questi anni di restare sempre alla scuola del Maestro dei maestri e ho scoperto che Lui stesso nel Vangelo ci ha dato tantissimi suggerimenti importantissimi perché la nostra preghiera non si riduca a dei monologhi sterili o alla ripetizione distratta di testi imparati a memoria, ma diventi l’ossigeno della nostra anima, una relazione vitale di amore con Colui che è L’Amore. 31 Testimonianze Testimonianze Mi chiamo Cinzia e faccio parte della fraternità di Marti. All’età di tredici anni mi innamorai di un ragazzo,che sarebbe poi diventato mio marito, e da quel momento smisi di frequentare la Chiesa. Andavo a messa solo a Natale e Pasqua, in quelle occasioni mi accostavo all’Eucaristia senza confessarmi, per me non era necessario raccontare i miei peccati al sacerdote, bastava che chiedessi perdono direttamente a Gesù. Non rubavo, non avevo ucciso nessuno, che male potevo aver mai commesso? E con il fidanzato? Mi giustificavo dicendo a me stessa che per amore si poteva fare tutto, anzi era giusto avere rapporti pre-matrimoniali per conoscersi meglio. Dopo undici anni di fidanzamento mi sposai con quel ragazzo che da giovanissima mi aveva fatto battere il cuore. Avevamo casa, amore, divertimento, in più dopo quattro anni di matrimonio è nata nostra figlia. Avevamo tutto, ma in tutto questo Dio non c’era. Non credevo in Dio ma piuttosto nel malocchio e alle superstizioni; se qualcuno mi faceva un torto, me la legavo al dito, oppure lo tagliavo fuori, per me era come morto. Mia nonna m’invitava a partecipare alla messa, ma il Signore era talmente fuori dalla nostra vita che trovavo tante scuse per non andare e poi pensavo che, se uno voleva pregare non serviva andare in Chiesa, bastava pregare da casa. Vivevo come se fossi stata immortale, le disgrazie altrui mi scivolavano addosso. Tutto questo fino al giorno in cui è stato riscontrato 32 un tumore a mio marito, tutte le mie certezze si sono sgretolate come neve al sole e quel Dio che per anni avevo ignorato era l’unico che mi dava speranza. Tornai ad accostarmi al Sacramento della Riconciliazione che subito diventò per me fonte di guarigione. Per anni ero stata convinta di bastare a me stessa e in un attimo mi sono trovata bisognosa di tutto. Durante i cinque mesi della malattia di mio marito, ho riscoperto i valori della famiglia, della bellezza e dell’importanza di pregare insieme, di andare alla messa e di accostarci ai Sacramenti. Spesso mi fermavo a pregare nella cappella dell’ospedale, sul tabernacolo c’era scritto: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e vi darò ristoro”; io ero affati- cata e oppressa, solo lì ho trovato ristoro. Non mi sono mai sentita sola, leggevo la presenza di Dio anche nel raggio di sole che filtrava tra le nuvole scure del cielo, per me era un raggio di speranza, la mano di Dio nella tempesta, la voce che mi diceva “coraggio, non temere io sono con te”. Questi e molti altri segni mi davano la forza per affrontare la situazione. Il giorno in cui mio marito è venuto a mancare dentro di me è rimasto un profondo senso di pace, era passato a miglior vita in grazia di Dio. Non potevo più vederlo fisicamente, ma avevo la certezza che fosse accanto a me e a nostra figlia e che pregasse per noi. Io avevo quaranta anni e mia figlia undici e il Signore si è preso cura di noi in tutti i sensi. Oggi posso dire che credo nella Misericordia di Dio e nella Sua Divina Provvidenza perché ne ho fatta esperienza; posso veramente affermare che l’Eucarestia è per me la Vita, la forza, la luce, la speranza. La vita senza l’amore di Dio non è vita, ma morte interiore. Voglio dire grazie a Gesù perché senza di Lui non saprei dove saremmo, grazie a mia nonna che ha gettato in me il seme della fede che ha portato frutto al momento opportuno. Grazie, Dio, per avermi chiamato a camminare con i fratelli di comunità. Grazie, Signore, perché Tu mi hai amato per primo, mi amavi anche quando io ti ignoravo, mi amavi e mi aspettavi. Grazie, grazie, grazie. Cinzia Nella vita eterna Lo scorso 7 ottobre, giorno della Beata Vergine Maria del S. Rosario, un membro della nostra Comunità, Rina Delicati, di 79 anni, è tornata alla casa del Padre. Sposa di Giovanni Roscini e madre di due figli, Emanuela e Massimo (il “nostro” Mamo di Perugia), Rina, o la Rina come tutti la chiamavano, ha speso la sua vita nel servizio agli altri. Un servizio umile, confinato principalmente entro le mura domestiche e fatto di gesti semplici ma pieni di amore, come accogliere e preparare da mangiare per i propri familiari, sbrigare le faccende di casa, la preghiera del Rosario. Anche in Comunità la Rina non è stata un membro particolarmente “visibile”, essendosi dedicata alla preghiera di intercessione in cenacolo, costretta, per motivi familiari e più tardi per motivi di salute, a ridurre la sua partecipazione all’essenziale. Se volessimo descrivere in poche parole la persona della Rina, potremmo affermare, senza alcun dubbio, che lei appartiene alla categoria dei piccoli, quelli per cui Gesù ha benedetto il Padre, per cui, anzi, ha trasalito di gioia, com’è scritto nel Vangelo di Luca: “In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza»”. Non solo perché la Rina era piccola di statura, ma anche per l’umiltà con cui serviva e la semplicità del suo carattere. E se è vero che servire è regnare, la “piccolezza” della Rina, manifestata attraverso il suo umile servizio, è “grandezza” davanti al Signore. Rina nel letto dell'ospedale, salutata dal nipote Stefano e dalla sua sposa Letizia subito dopo la celebrazione del loro matrimonio. Nella sua vita ed in particolare in questi ultimi anni, la Rina ha dovuto sostenere diverse prove, quali l’improvvisa perdita della figlia Emanuela, avvenuta quattro anni fa e appena tre anni dopo del genero Giulio; l’aver subìto due interventi chirurgici addominali, l’ultimo dei quali per un tumore al retto, responsabili del peggioramento del suo stato di salute. È iniziato così per lei un lungo calvario, a causa della progressiva limitazione nello svolgimento dei normali atti della vita quotidiana, come camminare, accudirsi, alimentarsi, rendendo necessari, dalla scorsa primavera in avanti, una decina di ricoveri ospedalieri. In occasione del matrimonio del nipote Stefano con Letizia, avvenuto lo scorso 16 maggio, il Signore ha chiesto alla Rina il sacrificio più grande, quello di non poter essere presente fisicamente alla celebrazione, in quanto ricoverata da due giorni in ospedale. Da lì, le sue condizioni fisiche hanno subì- to un ulteriore aggravamento. Negli ultimi giorni si è consumata come una candela, ma tutto sopportando senza lamentarsi, con grande dignità e con serenità , fino a quando il Signore Gesù l’ha presa con sé. Vogliamo insieme ringraziare il Signore per la testimonianza di vita della Rina, per averla resa capace di servire, di amare e di soffrire, e per averla resa strumento della sua tenerezza verso di noi. E vogliamo anche ringraziare te, carissima Rina, per tutto l’affetto e le premure che ci hai sempre manifestato, come quando preparavi i pasti per noi tuoi familiari. Siamo certi che Gesù, il quale ha detto: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…” (cf. Mt. 25, 34-35), ti ha già concesso il premio per le tue fatiche, la felicità eterna. 33 Comunità Magnificat, gli incontri di preghiera Fraternità in formazione di AGRIGENTO: martedì ore 20,30 - Parrocchia di San Gregorio - Contrada Cannatello Fraternità di BIBBIENA: giovedì ore 21,15 - Chiesa del Convento dei Cappuccini - Ponte a Poppi (AR) Fraternità di CAMPOBASSO: lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Pietro Apostolo Fraternità di CASSANO ALLO IONIO (CS): sabato ore 18,00 - Chiesa di Santa Maria di Loreto Fraternità di ROMA: martedì ore 19,30 (a seguire, S. Messa) - Basilica parrocchiale San Giuseppe al Trionfale Fraternità di CORTONA: - lunedì ore 21,30 - Sala parrocchiale Chiesa di Cristo Re - lunedì ore 18,30 - Cappella del Sacro Cuore - Terontola (AR) Fraternità in formazione di SAN SEVERO (FG): lunedì ore 20,00 - Chiesa di San Giuseppe Artigiano Fraternità in formazione di FOGGIA: lunedì ore 20,30 - Chiesa di Gesù e Maria Fraternità di SIRACUSA: lunedì ore 19,00 - Parrocchia Madre di Dio - Via Santa Panagia Fraternità in formazione di GENOVA: martedì ore 21,00 - Chiesa di Santa Caterina da Genova Fraternità di MAGIONE/AGELLO (PG) “Santa Maria della Misericordia”: giovedì ore 21,00 - Chiesa di Santa Maria delle Grazie - Magione (PG) Fraternità di MAGUZZANO (BS): mercoledì ore 20,30 - Parrocchia Santa Maria Assunta Fraternità di MARTI (PI): lunedì ore 21,30 - Parrocchia di Santa Maria Novella Fraternità di MILANO: martedì ore 21,00 - Cappella dell’Ospedale - Viale Matteotti, 83 - Sesto San Giovanni (MI) ZONA DI PERUGIA: - venerdì ore 21,00 - Fraternità in formazione di Apiro (MC) Chiesa di San Michele Arcangelo, accesso da Vicolo Catacomba - mercoledì ore 21,00 - Fraternità in formazione di Città della Pieve (PG) - Duomo Santi Gervasio e Protasio - mercoledì ore 21,00 - Fraternità di Città di Castello - Chiesa San Giuseppe alle Graticole - mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Foligno - Chiesa di San Feliciano - mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Marsciano - Oratorio Santa Maria Assunta - mercoledì ore 20,45 - Fraternità in formazione di Pila - Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista - mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Ponte Felcino “Betania” - Chiesa di San Pietro (Lidarno, PG) - mercoledì ore 21,00 - Fraternità di San Barnaba - Parrocchia di San Barnaba (PG) - mercoledì ore 20,45 - Fraternità di San Donato all’Elce - Parrocchia di San Donato all’Elce (PG) - mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Terni - Parrocchia di San Paolo Fraternità di PIACENZA: lunedì ore 21,00 - Parrocchia Nostra Signora di Lourdes 34 Fraternità in formazione di POMPEI-NAPOLI-SALERNO: - giovedì ore 19,30 invernale - 20,00 estiva - Parrocchia di S. Giuseppe (Pompei) - mercoledì ore 20,30 - Parrocchia San Francesco d’Assisi, Vomero (Napoli) - mercoledì ore 19,30 - Parrocchia Maria Ss.ma Immacolata, piazza San Francesco, 33 (Salerno) Fraternità di TORINO: - mercoledì ore 21,00 - Chiesa di Maria Santissima AusiliatriceAteneo Salesiano - mercoledì ore 21,00 - Cappella del Santissimo Sacramento, Chiesa di S. Maria Assunta (ingresso porta laterale) - Montanaro (TO) Fraternità di TREVISO: mercoledì ore 20,30 - Chiesa Beata Vergine Immacolata TURCHIA Fraternità di ISTANBUL: domenica ore 16,30 (durante l’ora legale alle 17,30) - Sent Antuan Kilisesi Gruppo di preghiera “VICTORIOUS”: mercoledì e venerdì ore 18,30 (in lingua inglese) ROMANIA Fraternità di BUCAREST: mercoledì ore 19,30 - Fraternità Misericordia - Cappella della Cattedrale cattolica S. Giuseppe (Bucarest) Fraternità in formazione di BACAU: mercoledì ore 19,00 - Fraternità in formazione Shalom - Parrocchia romano-cattolica S. Nicola (Bacau) Fraternità in formazione di RAMNICU VALCEA: mercoledì ore 19,30 - Chiesa greco-cattolica, in chiesa (Ramnicu Valcea) Gruppo di preghiera di ALBA IULIA: giovedì ore 19,00 - Chiesa romano-cattolica “Santa Croce” (Alba Iulia) Fraternità in formazione di POPESTI LEORDENI: venerdì ore 19,00 - Parrocchia romano-cattolica, sala di catechesi (Popesti Leordeni) ARGENTINA Missione di PARANÁ: venerdì ore 20,30 - Parrocchia Nuestra Señora de la Piedad, Italia 370 - 3100 Paraná - Entre Ríos, Argentina Per informazioni e ordini contattare la Segreteria e il servizio diffusione: Comunità Magnificat - Complesso “S. Manno” Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 - 06127 Perugia tel. e fax 075.5057190 e-mail: [email protected] Campagna Abbonamenti 2015 n. 123 - I - 2015 “Chi ha visto me, ha visto il Padre” n. 125 - III - 2015 Avvicinatevi, per favore! Speciale Convegno Generale 2015 n. 124 - II - 2015 Adorate Dio, il Signore n. 126 - IV - 2015 Non abbandonarci alla tentazione Novità! 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