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Avvicinatevi, per favore!

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Avvicinatevi, per favore!
In caso di mancato recapito, restituire a “Venite e Vedrete” Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 - 06127 Perugia
Una copia 6,25 Euro - Periodico - Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004, n. 46) art. 1 comma 2 - DCB Perugia
125 •III •2015
Periodico
Periodico ufficiale
ufficiale
del
del Rinnovamento
Rinnovamento nello
nello Spirito
Spirito Santo
Santo
al
al servizio
servizio delle
delle Comunità
Comunità del
del RNS
RNS
aa cura
cura della
della Comunità
Comunità Magnificat
Magnificat
PERIODICO UFFICIALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO
AL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNS A CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT
Periodico ufficiale
del Rinnovamento nello Spirito Santo
al servizio delle Comunità,
non vuol essere una rivista riservata
ad una cerchia ristretta di lettori,
ma si propone di essere:
una voce profetica per annunciare ciò che il Signore
suggerisce alle Comunità del RnS,
che ha suscitato all’interno della sua Chiesa;
un servo fedele della specifica vocazione
comunitaria carismatica,
attento ad approfondire i contenuti
specifici del RnS;
un ricercatore scrupoloso delle ricchezze
della spiritualità della Chiesa:
dai Padri al recente Magistero;
un agile mezzo spirituale di collegamento
ed uno strumento di unità per presentare
vita, fatti, testimonianze delle varie Comunità del RnS
al fine di accrescere la conoscenza
e la reciproca stima;
Direttore responsabile
Oreste Pesare
Caporedattore
Don Davide Maloberti
Collaboratori di redazione
Francesca Acito,
Elisabetta Canoro
Maria Rita Castellani,
Valentina Mandoloni,
Angela Passetti,
Francesca Tura Menghini
Direzione
Viale Molière 51P1 - 00142 Roma
Tel. e Fax 06.5042847
e-mail: [email protected]
Segreteria e servizio diffusione
c/o Comunità Magnificat
Complesso “San Manno”
Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63
06127 Perugia
tel. e fax 075.5057190
e-mail: [email protected]
Responsabile Amministrativo
Segreteria generale
della Comunità Magnificat
Iconografia
Archivio Venite e Vedrete
Archivio Il Nuovo Giornale
Stampa
Tipografia Corradi - Marsciano (PG)
Proprietà
Rivista trimestrale di proprietà
dell’Associazione Venite e Vedrete
Aut. Trib. di Foggia n. 435 del 5/10/1998
QUOTE ABBONAMENTO 2015
(diritto a quattro numeri)
una finestra perennemente aperta
sulle realtà comunitarie carismatiche
di tutto il mondo per ammirare
e far conoscere le meraviglie che il Signore
continua a compiere in mezzo al suo popolo.
Ordinario . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25,00
Straordinario . . . . . . . . . . . . . . . . 50,00
Sostenitore . . . . . . . . . . . . . . . . 100,00
Europa e bacino Mediterraneo . . 35,00
America. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45,00
Altri Paesi dell’Africa e dell’Asia. . . 45,00
Oceania. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50,00
Inviare a:
C/C postale 16925711 intestato a:
Associazione “Venite e Vedrete”
Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine 63 - (PG)
SOMMARIO
3
EDITORIALE
RINNOVATI RINNOVAMENTO, PER FAVORE!
Oreste Pesare
4
“AVVICINATEVI, PER FAVORE!”
GESÙ È IL SIGNORE. L’UNITÀ NELLA DIVERSITÀ RICONCILIATA
Julia Torres
7
LA CHIESA, PANE SPEZZATO PER TUTTI
Mons. Giuseppe Casale
11
17
21
27
CERCARE L’UNITÀ NEL RINNOVAMENTO
Daniele Mezzetti
14
RELAZIONI FRATERNE: UN “CIBO SOLIDO” CHE FA CRESCERE
Maria Rita Castellani
DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO
ORIENTAMENTI PASTORALI E TEOLOGICI
DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO
di Matteo Calisi
19
24
30
32 33
34
PREGHIAMO PER...
LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE
COMUNIDAD NUEVA ALIANZA. A IMMAGINE DI DIO COMUNIONE
A TU PER TU CON CHIARA AMIRANTE
“SALVATI DALL’INFERNO”
a cura di don Davide Maloberti
VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT
CONOSCIAMO LA FRATERNITÀ DI PARANÁ ENTRE RIOS (ARGENTINA)
a cura di Francesca Tura Menghini
NEWS
TESTIMONIANZE
NELLA
VITA ETERNA
COMUNITÀ MAGNIFICAT, GLI INCONTRI DI PREGHIERA
Venite e Vedrete 125 - III - 2015
1
Avvicinatevi, per favore!
PREGHIAMO
O Regina degli Angeli, o Signora dei cieli,
forte nella fede, singolare per gloria!
La tua pietà è tanto grande quanto il tuo potere.
Sei tanto misericordiosa nell’aiutare i miseri,
quanto potente nell’impetrare ciò che ti si chiede.
Quando non hai compassione dei figli miseri,
o Madre della misericordia?
Quando non puoi dar loro il tuo aiuto,tu,
Madre della stessa Onnipotenza?
Tu ottieni dall’Onnipotente ciò che vuoi,
con la stessa facilità con cui
la nostra povertà ti intenerisce.
Quanta fiducia riponiamo in Dio per merito tuo!
Tu infatti sei Madre dell’esule e del Re,
del reo e del Giudice, dell’uomo e di Dio.
Tu, Madre della misericordia,
non pregherai il Figlio per il figlio,
l’Unigenito per l’adottivo, il Signore per il servo,
il Giudice per il colpevole, il Creatore per la creatura,
il Redentore per il redento?
Chi ha posto il Figlio tuo Mediatore tra Dio e gli uomini,
ha posto pure Te Mediatrice tra il colpevole e il Giudice.
Adamo
(monaco benedettino, ca. 990 - 1012)
2
EDITORIALE
Rinnovati Rinnovamento,
PER FAVORE!
M
olto mi ha colpito l’espressione di
Papa Francesco: “avvicinatevi, per
favore!”, pronunciata nel suo discorso al Rinnovamento internazionale
riunito insieme durante la 37a convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito
Santo il 1° giugno 2014, allo Stadio Olimpico di Roma.
‘Avvicinatevi, per favore!’, diceva quasi supplicante…
riferendosi ai poveri, ‘carne ferita di Cristo’. Un grido
sommesso, quasi da mendicante egli stesso, davanti al
cuore di noi cosiddetti ‘rinnovati’ che lo ascoltavamo…
Quella dei poveri è solo una delle varie sfide lanciateci dal Santo Padre in quello storico discorso. Le sue
parole hanno spronato il Rinnovamento Carismatico
verso nuovi orizzonti, verso una nuova autenticità che
noi tutti siamo chiamati ad accogliere e a realizzare. Dopo averle ascoltate e rilette molte volte , non posso non
condividervi, dunque, il grido profondo che sgorga nel
mio cuore: ‘Rinnovati Rinnovamento, per favore!’.
Ecco qui di seguito una breve carrellata di queste
sfide:
“Aspetto da voi un’evangelizzazione con la Parola
di Dio che annuncia che Gesù è vivo e ama
tutti gli uomini e che diate una testimonianza
di ecumenismo spirituale con tutti quei fratelli
e sorelle di altre Chiese e comunità cristiane
che credono in Gesù come Signore e Salvatore…”.
“Avvicinatevi ai poveri, ai bisognosi,
per toccare nella loro carne la carne ferita di Gesù.
Avvicinatevi, per favore!…”.
“Cercate l’unità nel Rinnovamento, perché l’unità viene dallo Spirito Santo e nasce dall’unità
della Trinità…”.
Venite e Vedrete 125 - III - 2015
“Fuggite dalle lotte interne, per favore!
Fra voi non ce ne siano!...”.
Attraverso ogni articolo del presente numero di Venite e Vedrete vogliamo condividervi tutto questo “cibo solido” frazionato nei vari aspetti specifici del messaggio di Papa Francesco. La comunità cristiana, infatti, ‘fatta’ dall’Eucaristia, Parola e Pane spezzati per l’uomo, ha bisogno di condividere e cibarsi di parole di vita come queste, al fine di trasformare tutta la storia secondo la logica di questo stesso pane. È questa l’opera
misericordiosa del Padre, che si incarna in Gesù per
tutta l’umanità.
Sono lieto, dunque, di introdurvi innanzitutto l’interessante articolo a firma di Julia Torres sul tema
dell’ecumenismo, così come pensato da Papa Francesco. Segue il bell’articolo di mons. Giuseppe Casale
sulla Chiesa dei poveri. Daniele Mezzetti, poi, ci fa riflettere sull’unità che siamo invitati a vivere all’interno
del Rinnovamento. Per ultimo, vi offriamo una riflessione a firma di Rita Castellani sulle relazioni e sulla
vita fraterna, quali strumenti per favorire l’unità nella
persona, nella comunità cristiana, nella Chiesa e nell’ambiente in cui viviamo.
Sono certo che anche questa volta Venite e Vedrete
potrà essere per i nostri lettori uno strumento utile ad
andare in profondità nella vita spirituale. Invochiamo
insieme lo Spirito Santo, quindi, e immergiamoci nella
lettura e nella meditazione.
Il Signore ci benedica!
Oreste Pesare
3
Avvicinatevi, per favore!
Gesù è il Signore
L’UNITÀ NELLA DIVERSITÀ RICONCILIATA
> Julia Torres*
Q
ualche anno fa mi è capitato di dover fare un
breve insegnamento
sull’ecumenismo. Avevo poco tempo e una
persona mi stava mettendo fretta, per cui quello che avevo
preparato non era assolutamente accettabile. Mi sono raccomandata allo
Spirito Santo, e l’insegnamento si è
trasformato in una domanda con varie
risposte:
Domanda: Chi ha dato inizio all’ecumenismo?
Risposta: Il Concilio Vaticano II,
Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II…
Ho aperto la Bibbia e ho letto Giovanni 17, 21-23. Fine dell’insegnamento.
La Pentecoste del Concilio
Poco tempo fa parlavo con un fratello carismatico che mi diceva che la
Pentecoste ha due significati: quello
della discesa dello Spirito Santo e quello di “uscire fuori”. Pietro e i discepoli
sono “usciti” ad annunciare il kerigma.
Mi è venuto in mente un terzo significato: “…Parti, Medi, Elamiti, abitanti
[…] del Ponto, […] della Frìgia e della
Panfìlia…” (cfr. Atti 2). Ovvero Giudei
e non Giudei… Annuncio del kerygma al mondo conosciuto.
A cominciare dal grande impulso
che diede il Vaticano II, di cui l’8 di4
Papa Francesco durante un incontro ecumenico.
“Il Regno è qui”
perché il Regno
è una Persona,
è Gesù. Gesù
è vivo, ma il suo
Corpo è spezzato
cembre si festeggia il cinquantesimo
anniversario della conclusione avvenuta con la Dichiarazione Unitatis Redintegratio, il magistero dei Papi ha
insistito molto, in varie occasioni e in
tutti i modi possibili, sul bisogno
dell’unità del Corpo di Cristo, “per la
missione”: “Affinché il mondo creda
che Tu mi ha mandato”.
Oggi forse nessuno come il Vescovo di Roma, Francesco, ha compiuto, nel breve tempo dall’inizio del
suo ministero petrino, tanti gesti concreti di avvicinamento ai fedeli di diverse Chiese e confessioni cristiane.
Già dal 13 marzo 2013 quando si
è presentato nella Loggia di San Pietro come Vescovo di Roma (presentazione che ha fatto pronunciare al Patriarca ecumenico Bartolomeo: “Vado
a Roma a incontrare il suo Vescovo”);
dalla visita alla Chiesa valdese di Torino, prima visita storica di un Papa a
questa realtà; dal suo incontro con gli
IN COPERTINA
ust
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Or
Ussiti, fino alla visita a Caserta al “suo
amico e fratello, il Pastore pentecostale Giovanni Traettino”, il
Santo Padre continua a dimostrare attraverso gesti concreti che la
divisione è uno scandalo e un
peccato contro l’unità della
Chiesa causato da “tutti noi”. La
richiesta di perdono che ha fatto a Caserta, come a Torino, in
quanto Pastore della Chiesa
Cattolica e a nome della Chiesa,
è stato un segno necessario di
coraggio che ha dato una svolta
al mondo.
San Giovanni Paolo II già
aveva chiesto perdono nell’anno 2000. “Lo Spirito Santo, colui
che guida la Chiesa, ci spinge avanti
in questo percorso di riconciliazione
e di umile riconoscimento dei peccati
compiuti da entrambe le parti, che
hanno spezzato il Corpo di Cristo.
Perché il Corpo di Cristo è stato spezzato dai nostri peccati di divisione”.
“Guardate come si amano”, si dice negli Atti degli Apostoli. “Spezzavano il pane nelle case e condividevano tutti i loro beni…”. La rivoluzione di Gesù di Nazareth è chiamata a
cambiare il mondo. “Il Regno è qui”,
perché il Regno è una Persona, è Gesù. E Gesù è con noi fino alla fine del
mondo, Gesù è vivo, ma il suo Corpo
è spezzato. Non perché viene spezzato il pane, ma perché questo pane
non viene condiviso.
Ecclesia semper reformanda.
Questo era quello che cercava Lutero, che forse non ha mai voluto fondare un’altra chiesa. Ma sono intervenuti gli imperatori, i poteri di turno,
e la storia oggi assiste a una divisione
che lacera il Corpo del Signore in mille pezzi.
Papa Francesco ha già detto in diverse occasioni che coloro che al
giorno d’oggi uccidono i cristiani
non domandano loro prima se sono
luterani, cattolici, ortodossi, pentecostali o battisti. Essi intuiscono che
c’è qualcosa di molto forte che li uni-
sce e per
questo li uccidono. Per
loro siamo uno, siamo cristiani,
seguaci di Gesù Cristo.
L’ecumenismo del sangue
“Se il sangue si mescola quando
cade in terra, chi siamo noi per dividerlo in vita?” Cosa sta dicendo lo Spirito alle chiese in questo tempo? Chi
ha orecchi, ascolti.
Guardiamo la croce nelle nostre
chiese, preghiamo la Via Crucis. Non
pensiamo mai al Corpo spezzato di
Gesù sulla croce a causa delle nostre
divisioni?
Molti di noi sono genitori; io ho
due gemelli, ormai grandi. Hanno litigato molto poco, ma mi ricordo di un
litigio molto furioso una volta; ricordo
l’angoscia, il dispiacere, l’impotenza
che provavo. E noi siamo umani. Dice
Dio a Isaia: “Se anche tua madre si dimenticasse di te, io non mi dimenticherò”. Il Padre ha pensato e amato
ciascuno di noi prima della creazione
del mondo, e ci ha dato un nome. Dio
è amore, e noi siamo i suoi figli, tutti
noi. Il Padre non ha figli e figliastri, ma
solo figli.
Gesù non ha varie spose, ma solo
una Sposa.
La pace nel mondo non arriverà
mai se non c’è pace tra le religioni. E
non ci sarà pace tra le religioni se
non c’è pace tra i cristiani. La nostra
lunga storia di scontri e di sangue
sparso di ciascuno a causa dell’altro
deve finire. Noi cattolici non siamo
nemmeno i “figli della grande
mammona”, né i protestanti e gli
evangelici sono gli “eretici”.
Esistono delle differenze tra
di noi, non siamo ingenui, e non
lo neghiamo. Siamo davanti
all’urgenza che ci presenta lo
stato di una civiltà che cerca in
tutti i modi di distruggersi mediante guerre, disastri del pianeta, fame, soprattutto al Sud del mondo,
che rivendica giustizia, inclusione, cibo e un futuro per le prossime generazioni: noi cristiani dobbiamo elevare
insieme il Nome di Gesù, annunciare
il Vangelo, la buona novella che ci viene data, la rivoluzione delle Beatitudini, la sfida di amare i nemici, di condividere i beni, di aver cura dei più
deboli, di amarci!
Esiste un modo diverso di vivere,
quello del Vangelo di Gesù. Quale testimonianza stiamo dando oggi noi
cristiani? Che fine ha fatto quella frase
“guardate come si amano”? Oggi si direbbe “guardate come litigano tra loro!”, Gesù non è più il Signore, la sua
signoria non è più tra noi. Allora vale
più dire: quelli incensano le statue,
quegli altri non vogliono la Madonna.
E Gesù che posto occupa in questi
litigi? Se continuiamo a essere nemici,
Gesù ci dice: “Ama il tuo nemico”. Se
siamo figli dello stesso Padre e Dio ci
ha amati per primo, secondo la Scrittura, che valore diamo alla Parola con
le nostre divisioni? Dobbiamo scambiarci vicendevolmente il bacio della
pace affinché l’annuncio del Vangelo
di Gesù sia efficace e cambi i cuori,
dobbiamo annunciarlo insieme. “Abbiamo delle differenze a livello ecclesiale”, è vero, ma dobbiamo chiederci:
saremo giudicati per le nostre differenze a livello ecclesiale o per l’amore? Il Corpo spezzato di Gesù Cristo a
causa delle nostre divisioni ci interpella. Il Vangelo ci interpella. Gesù sulla
5
Avvicinatevi, per favore!
croce ci interpella. L’amore del Padre
ci interpella. Il sangue dei nostri martiri ci interpella. Milioni di persone al
mondo che non hanno mai sentito
parlare di Gesù ci interpellano.
Il Rinnovamento
è nato ecumenico
La nostra responsabilità di uomini
e donne rinnovati, nati di nuovo con il
Battesimo nello Spirito Santo, è ancora
più grande. “Occhio non vede, cuore
non duole”, ma noi abbiamo visto! Vediamo! C’è di più: siamo nati ecumenici. Il Santo Padre ha chiesto agli immigrati a Filadelfia “Non dimenticate le
vostre origini, non vergognatevene.
Fate memoria…” Bene, noi siamo nati
ecumenici. Questa è la nostra origine.
Quanti di noi negano le proprie origini
o se ne vergognano?
Usciamo nel mondo
a proclamare
insieme Gesù. Se
non lo facciamo tutti
insieme, l’umanità
non ha futuro
Secondo documento di Malines:
Rinnovamento Carismatico ed Ecumenismo. Quanti di noi ancora hanno
fatto e fanno finta di non sentire? Oltre
a quello che abbiamo menzionato, ci
interpellano le parole che il Santo Padre Francesco ha rivolto alla corrente
di grazia chiamata Rinnovamento Carismatico.
Anche tra noi ci sono divisioni, ci
sono pretese di comando umane che
dimenticano che il potere è servizio, e
secondo queste pretese non bisogna
servire ma essere serviti. “Chi non vive
per servire, non serve per vivere”, ha
detto Papa Francesco. C’è chi dice:
“noi siamo carismatici, voi no”, e la
lunga lista prosegue.
6
Non è forse giunto il momento di
mettere fine alle nostre ipocrisie, alle
nostre sicurezze di essere gli unici in
possesso della verità, alle nostre comodità, al rifiuto che sentiamo per
l’altro, al nostro identificarci con il
fratello maggiore del Vangelo, con
quelli che passano oltre al fratello
steso per terra lungo la strada, al nostro rinchiuderci nell’acqua putrida di
un piccolo stagno dove manca l’ossigeno dello Spirito. Se crediamo in
Gesù, se accettiamo la sua Signoria
nella nostra vita, poniamo fine alle
nostre lotte interiori, che avvengono
solitamente per gli spazi di potere,
usciamo nel mondo a proclamare insieme Gesù, Signore e Salvatore. Se
non lo facciamo tutti insieme, l’umanità non ha un futuro.
Sappiamo che la nostra natura
umana è fragile e cadiamo facilmente
nel peccato e nell’errore. È necessario
quindi riconoscere il nostro peccato
per ricevere la grazia immensa del
perdono, per andare avanti con maggiore forza, nella potenza dello Spirito Santo.
È inutile pensare che tutto va bene, che siamo rinnovati, che siamo
nati di nuovo, che possiamo riunirci a
migliaia, che siamo il “movimento”
(non è vero!) più numeroso della
Chiesa Cattolica. Uno dei frutti dello
Spirito Santo è quello di farci riconoscere il nostro peccato. Riconoscere
la nostra realtà più povera e bisognosa. Il trionfalismo non serve. Non è
dello Spirito. In ginocchio riflettiamo,
a 48 anni dall’irruzione dello Spirito
Santo nella Chiesa Cattolica, sui frutti
che abbiamo dato alla Chiesa. I frutti
concreti. Milioni di vite cambiate.
Grazie Signore!
Questi milioni di vite cambiate
stanno cambiando il mondo? C’è più
pace, unità e amore tra di noi, rispetto
a 48 anni fa? C’è una maggiore presenza di rinnovati dallo Spirito in tutti gli
ambiti della vita della società? Oppure
siamo felici tra di noi, nei nostri gruppi, nelle nostre comunità? Come celebreremo il Giubileo d’oro nel 2017?
Come una festa nostra o come quell’irruzione sovrana dello Spirito Santo
nella Chiesa per il mondo? Quali frutti
abbiamo dato per fare della Chiesa e
del mondo delle realtà più simili al
Vangelo di Gesù?
A questo punto credo che siano
tutte domande che dovremmo porci.
Soli, in ginocchio davanti al Tabernacolo, davanti a chi conosce la nostra
interiorità e a chi non possiamo ingannare; e poi, più avanti, nei nostri gruppi e nelle nostre comunità.
* Membro della Comunità di Gesù
in Argentina, attualmente
è collaboratrice presso l’ufficio
della Fraternità Cattolica a Roma
IN COPERTINA
La Chiesa,
PANE SPEZZATO PER TUTTI
> Mons. Giuseppe Casale*
La Chiesa dei poveri
I
l 23 agosto 1968 a S. Josè
De Mosquera, a 26 km da
Bogotà (Colombia), Paolo
VI rivolgeva a 200.000 piccoli contadini, braccianti,
lavoratori agricoli, un discorso, poco
conosciuto, ma che è di importanza
fondamentale nella ripresa, nel rilancio e nell’approfondimento del rapporto tra Chiesa e poveri.
Il Concilio Vaticano II aveva affrontato il problema della povertà
della Chiesa. Composto da vescovi di
diverse regioni, il gruppo “Chiesa dei
poveri” aveva sollecitato una maggiore e più incisiva attenzione alle scelte
concrete da compiere perché la povertà si manifestasse in tutta la vita
della Chiesa.
Pur non appartenendo al gruppo,
il Card. Lercaro ebbe il compito di
esporre in sintesi le richieste del gruppo. Il 6 dicembre 1962, durante la trentacinquesima Congregazione generale, egli tenne un lungo intervento dal
titolo “Chiesa e povertà”, che può così
essere riassunto: la questione dei poveri costituisce un mistero che si fonda
sul mistero dell’Incarnazione, il processo kenotico implica il fatto che il
Verbo non ha assunto una carne (sarx)
umana qualunque, ma la carne di un
povero – e questo non è indifferente.
I poveri occupano un posto speciale
Venite e Vedrete 125 - III - 2015
Paolo VI durante la messa del 23 agosto 1968 a S. José De Mosquera.
nell’economia salvifica come, avendo
presenti le profezie messianiche di
Isaia, risulta chiaro nelle Beatitudini e
nel discorso della sinagoga di Nazaret.
In conclusione è sempre la conformità
a Cristo povero, crocifisso, perseguitato che salva. A riguardo della rilevanza
ecclesiologica di queste due caratteristiche di Gesù-Messia dei poveri e
Messia povero, la Chiesa in quanto depositaria della missione messianica di
Gesù, la Chiesa in quanto prolunga-
mento della mistero della kenosis del
Verbo, non può non essere, prima di
tutto e in modo privilegiato, la Chiesa
dei poveri in due modi: come Chiesa
anzitutto dei poveri, destinata ai poveri, mandata per la salvezza dei poveri
e, d’altra parte come Chiesa povera.
Per questa ragione la questione della
Chiesa dei poveri non può essere soltanto un tema per il Concilio, ma dovrebbe essere il tema generale e riassuntivo di tutto il Concilio1.
7
Avvicinatevi, per favore!
Purtroppo questo auspicio non si
concretizzò, anche se rimane importante e programmatico l’accenno fatto
al n°8 della Lumen Gentium2.
Poco prima della chiusura del
Concilio, quasi ultimo atto del loro
impegno, il 16 novembre 1965 circa
quaranta vescovi del movimento
“Chiesa dei poveri” celebrarono l’Eucarestia nelle catacombe di S. Domitilla e firmarono un documento che
poi fu chiamato Patto delle catacombe e fu poi sottoscritto da quasi altri
cinquecento vescovi. Conteneva l’impegno a compiere scelte concrete di
povertà negli abiti, nell’abitazione,
nell’uso dell’auto, nei titoli riferiti ai
vescovi (abolizione di eminenza, eccellenza), nella gestione delle opere
di beneficenza e in altri aspetti della
vita della Chiesa3.
Il povero,
sacramento di Cristo
Il passo compiuto era un auspicio,
indicava prospettive concrete, che incontrarono resistenze e silenzi più
eloquenti di tante polemiche.
In America latina, però, sotto la
spinta della Teologia della Liberazione4 e delle comunità ecclesiali di base, l’impegno dei vescovi per una
Chiesa dei poveri rimase vivo e operante. Anzi si approfondì attraverso le
Conferenze generali dell’episcopato
latino americano.
Proprio alla vigilia della seconda
conferenza generale dell’episcopato
latino americano a Medellin (1968),
Paolo VI tenne il discorso sopra ricordato che offre un importante contributo per il fondamento teologico per
il rapporto Chiesa – poveri.
Dice il Papa ai campesinos raccolti
a San Josè de Mosquera: “Voi siete un
segno, un’immagine, voi un mistero
della presenza di Cristo … voi siete
un sacramento cioè un’immagine sacra del Signore tra voi, come un riflesso rappresentativo ma non nascosto
della sua faccia umana e divina. Tutta
8
I poveri sono
un principio attivo
dell’evangelizzazione
del mondo.
Sono il luogo
per eccellenza della
presenza di Cristo
la tradizione della Chiesa riconosce
nei poveri il sacramento di Cristo”5.
Il Papa pone così le premesse per
un radicale cambiamento dell’atteggiamento verso i poveri perché richiama la sua fondazione teologica. Per
Paolo VI i poveri non possono più essere considerati come un semplice
oggetto di carità o assistenza. Essi
rappresentano in certo modo il luogo
della più elevata dignità teologica che
bisogna scoprire e rendere visibile
nella vita di tutta la Chiesa. I poveri
non sono destinatari passivi di una
benevola attenzione proveniente
dall’alto, ma sono un principio attivo
dell’evangelizzazione del mondo. Essi sono il luogo per eccellenza della
presenza di Cristo nel mondo.
“Voi figli carissimi - prosegue il Papa - siete Cristo per noi. E noi che abbiamo la formidabile sorte di essere il
vicario di Cristo nel suo magistero
della verità da lui rivelata, e nel suo
ministero pastorale dell’intera Chiesa
Cattolica, noi ci inchiniamo davanti a
voi e vogliamo ravvisare Cristo in voi
quasi redivivo e sofferente; non siamo venuti per avere le vostre filiali, e
pur gradite e commoventi acclamazioni, ma siamo venuti per onorare
Cristo in voi, per inchinarci perciò davanti a voi, e per dirvi che quell’amore, che tre volte Gesù risorto richiese
da Pietro (conf. Gv 21, 15 ss) di cui
noi siamo l’umile e l’ultimo successore, quell’amore a lui in voi, in voi stessi lo tributiamo”6.
I poveri non sono dunque destinatari passivi di un’evangelizzazione
imposta dall’alto, ma sono un principio attivo dell’evangelizzazione del
mondo. In continuità con Lumen
Gentium n°8 il Papa indica i poveri
come il luogo per eccellenza di Cristo
nel mondo. In virtù del loro carattere
sacramentale i poveri stessi sono segno e soggetto della continuità dell’opera redentrice di Cristo.
Il grido dei poveri
Non sfugge al Papa il forte contrasto tra le sue affermazioni e la dura
realtà di moltitudini immense di poveri umiliati, esclusi, “scartati” (come
ama dire Papa Francesco): “Voi ora ci
ascoltate in silenzio; ma noi piuttosto
ascoltiamo il grido che sale dalle vostre sofferenze e da quelle della maggior parte dell’umanità. Allora noi ci
IN COPERTINA
domandiamo che cosa possiamo fare
per voi, dopo aver tanto parlato in vostro favore”7.
È l’ora dei fatti, sembra che dica il
Papa.
E i fatti seguirono in America Latina attraverso un impegno comune di
vescovi e laici che portarono alla opzione per i poveri. Questa scelta fu in
seguito discussa e ridimensionata nel
contesto delle perplessità sorte nei riguardi di una Teologia della Liberazione ritenuta pericolosa per le sue
contaminazioni di natura politica.
Nelle successive Conferenze generali
dell’episcopato latino americano,
l’opzione per i poveri divenne opzione preferenziale, un aggettivo che
poneva questa scelta quasi come un
settore della pastorale e non come
l’impegno di fondo di tutta la Chiesa.
Trascorsero anni difficili in cui
sembrava che quanto era stato costruito con tanta fatica venisse “normalizzato”. Ma venne Papa Francesco
a proclamare che “i poveri sono al
centro del Vangelo, sono al cuore del
Vangelo; se togliamo i poveri dal Vangelo non possiamo capire pienamente il messaggio di Gesù Cristo” (Manila, 16 gennaio 2015).
Lo scandalo dell’esclusione di milioni di poveri è sotto i nostri occhi: sono gli oppressi, gli affamati, gli scartati
non solo dalla società opulenta, non
solo da una finanza che mira solo al
profitto e accresce ogni giorno le distanze tra ricchi e poveri; ma sono anche gli esclusi dalla Chiesa, che è diventata non la Chiesa dei poveri, ma la
comunità di una borghesia che difende il suo benessere e lascia ai poveri i
centesimi di una fuggevole elemosina.
Vincere la globalizzazione
dell’indifferenza
Bisogna, dunque, riprendere e approfondire ad ogni livello la trasformazione della mentalità degli uomini
di Chiesa e delle sue strutture perché
la Chiesa si presenti al mondo di oggi
nella sua povertà, con una scelta radicale che elimini le perduranti incrostazioni di potenza culturale ed economica ancora presenti. Non si tratta
di una lotta di classe (ma dove sono
ormai le classi?), si tratta di dare li-
Bisogna riscoprire
la dignità
di queste persone
dietro l’etichetta
di poveri, di persone
senza valore
bertà e dignità alle milioni di persone
escluse, oppresse, ridotte alla fame,
costrette a fuggire dai loro paesi, condannate a vivere in autentici campi di
concentramento, che fuggono in cerca di libertà e muoiono annegati in
mare o asfissiati in un Tir.
La comunità cristiana e tutti gli uomini di buona volontà devono insorgere e impegnarsi per vincere la diffusa tentazione della globalizzazione
dell’indifferenza. È, questo, un fenomeno grave. Viviamo in un tempo in
cui le più gravi ingiustizie sociali sembrano incapaci di generare l’indignazione morale e la volontà politica necessarie per combatterle efficacemente e per costruire una società più giusta e più degna.
Papa Francesco ci dice che la fascinazione per il consumo e l’indifferenza di fronte al male, oltre a motivazioni di natura morale o culturale, hanno
una dimensione teologica. La cultura
dell’indifferenza è un prodotto dell’idolatria del denaro e l’adorazione
dell’antico vitello d’oro (conf. Es 32,
35) ha trovato una nuova spietata versione nel feticismo del denaro e nella
dittatura di un’economia senza volto e
senza uno scopo veramente umano
(conf. Evangelii Gaudium n° 55).
Perciò la sfida della povertà nella
forma attuale dell’esclusione e delle
grandi disuguaglianze sociali, cessa
di essere un capitolo della Dottrina
Sociale e diventa una questione centrale per l’evangelizzazione e per la
teologia. Non annunciamo Dio a un
mondo ateo ma a un mondo idolatra;
un mondo in cui si assolutizza il denaro e si inibiscono l’indignazione
etica e la volontà politica di contrastare le ingiustizie e la morte dei più
deboli. Bisogna avviare e intensificare un movimento di indignazione etica di fronte alla povertà di massa, di
fronte a una realtà sociale che è indegna di esseri umani, una situazione
che nega la dignità dei poveri. Bisogna operare una rottura con i valori
morali, culturali e religiosi dominanti.
9
Avvicinatevi, per favore!
Bisogna riscoprire la dignità di queste persone dietro l’etichetta di poveri, di persone senza valore, bisogna
saper vedere il volto di Gesù nel volto dei poveri.
La lotta a favore dei poveri ha come obiettivo ultimo non la trasformazione economico-sociale-politica,
bensì quello di affermare la loro dignità umana e la loro condizione di
figli e figlie di Dio. Non è una lotta
perché i poveri possano imitare la vita di lusso data dai beni offerti dal
mercato, ma una lotta per la costruzione di un sistema sociale dove la
dignità di tutte le persone sia rispettata e dove tutti possano vivere degnamente.
Pane spezzato per tutti
“Le Chiese iniziano davvero ad essere significative quando accettano di
essere disturbate dai poveri e di imparare da loro. Solamente lasciandosi
trasformare da questo incontro esse
possono iniziare ad annunciare il
Vangelo”8.
È proprio vero. Solo se riusciremo
a superare le chiusure e gli indurimenti del nostro egoismo potremo
pregare il Padre Nostro senza le finzioni e le ipocrisie di tanti cristiani che
cercano di catturare un Padre per il
proprio tornaconto personale. È la
tentazione antica che spingeva i contemporanei di Gesù a farlo re per avere il pane assicurato (cf. Gv 6, 15); per
esimersi dalla fatica di mangiare il Pane di Vita che comporta la condivisione, lo spezzare il pane perché basti a
tutti e ne avanzi (cf. Gv 6, 31 ss).
Cosa abbiamo fatto delle nostre
eucarestie? Molto spesso un rito fuori
della vita, senza la gioia della Pasqua
di Cristo che balza vittorioso a rinnovare il mondo perché tutti crescano
nell’amore solidale. Ce lo ha ricordato
Papa Francesco, invitandoci tutti a
porre l’Eucarestia al centro della vita
del mondo, nella visione di un’ecologia che sia solidarietà dell’uomo con
10
tutte le cose create. Così pregava
Teilhard de Chardin nella sua “messa
sul mondo” quando era impossibilitato a celebrare l’Eucarestia nel deserto
di Ordos.
“L’offerta che tu attendi, Signore,
quella di cui hai misteriosamente
bisogno ogni giorno
per saziare la tua fame,
per estinguere la tua sete,
non è altro che la crescita del mondo.
Ricevi, Signore, questa Ostia totale
che la creazione,
rinnovata nella tua attrattiva,
ti presenta nella nuova alba.
Le Chiese iniziano
davvero ad essere
significative
quando accettano
di essere disturbate
dai poveri e di
imparare da loro
Questo pane, frutto della nostra fatica,
non è di per se stesso
che una immensa disgregazione.
Questo vino, che simbolizza
il nostro dolore, non è ancora,
[purtroppo,
che una bevanda distruggente
ma, al fondo di questa massa informe
tu hai messo
- io ne sono sicuro, perché lo sento un irresistibile e santificante desiderio
che fa gridare tutti, dall’empio al
[fedele:
“Signore, rendici una cosa sola”9.
Dall’Eucarestia si irradia nella storia l’inizio di una umanità riunita intorno a un’unica mensa che mangia
l’unico pane della condivisione. L’umanità – lo abbiamo ricordato – vive
oggi il grande rischio di una globalizzazione selvaggia e senz’anima. Che
accresce la ricchezza di pochi e con-
danna la maggior parte dell’umanità a
vivere in situazioni di povertà e di degrado. A noi cristiani il compito e l’impegno, difficile ed esaltante, di realizzare, intorno all’unico pane dell’amore condiviso, una globalizzazione solidale.
L’Eucarestia non è un pane da
mangiare in un isolamento individualistico o di gruppo.
È il pane donato per la vita del
mondo.
1 Cito il testo come è riportato in Fernando
Carneiro De Andrade, L’opzione dei
poveri nel magistero, in Concilium 3,
2015. Tutto il fascicolo è dedicato al tema
“La globalizzazione e la Chiesa dei
poveri” ed è di grande interesse.
2 “Come Cristo ha compiuto la redenzione
attraverso la povertà e le persecuzioni, così
pure la Chiesa è chiamata a prendere la
stessa via per comunicare agli uomini i
frutti della salvezza. Gesù Cristo “che era di
condizione divina... spogliò se stesso
prendendo la condizione di schiavo” (Fil 2,
6 ss) e per noi “da ricco che era si fece
povero” (2 Cor 8, 9); così anche la Chiesa,
quantunque per compiere la sua missione
abbia bisogno di mezzi umani, non è
costituita per cercare la gloria terrena, bensì
per diffondere, anche con il suo esempio,
l’umiltà e l’abnegazione. Cristo infatti è
stato inviato dal Padre “ad annunziare la
buona novella ai poveri, a guarire quelli
che hanno il cuore contrito” (Lc 4, 18) “a
cercare e salvare ciò che era perduto” (Lc
19, 10)”. Lumen Gentium n° 8.
3 Il testo è riportato ne Il Regno 2, 2013 pp
50-51
4 Le pubblicazioni al riguardo sono
numerose. Per tutte rimando a G.
Gutierrez, Teologia della Liberazione –
prospettive, Queriniana, Brescia
5 Riporto il testo come è pubblicato
nell’articolo di K. Appel e S. Pit, dal titolo
Ritorno alle origini, ne Il Regno 2, 2013.
6 Ivi.
7 Ivi.
8 Dall’Editoriale di Concilium n°3 già citato,
p 17
9 Teilhard de Chardin, La messe sur le
mond, in Hymne de l’Univers, Paris 1961
* Arcivescovo emerito
di Foggia-Bovino.
IN COPERTINA
Cercare l ’unità
NEL RINNOVAMENTO
> Daniele Mezzetti*
“O
ra dunque fratelli miei, igumeni
dei santi luoghi
donati da Dio al
nostro defunto
padre, sento che con la vostra bocca
esprimete apertamente propositi equivoci, gli uni dicendo: «Questo monastero è mio», gli altri: «Questo oggetto
è mio». Ebbene non succeda più una
cosa simile: se voi siete veramente disposti di tutto cuore a diventare distaccati [da queste cose] alla maniera
del nostro defunto padre, allora ciascuno di voi dichiari: «Io non sono più
igumeno del convento»; di più: «Siamo
pronti a sottometterci a tutto quanto ci
comanderai».”
Queste parole sono state dette da
abba Teodoro, nel terzo secolo dopo
Cristo, nell’Egitto cristiano. Era avvenuto che dopo la morte del grande Pacomio, il fondatore del monachesimo
cenobitico (cioè di monaci riuniti in
comunità, diversamente dagli eremiti)
il governo di questi primi monasteri
era passato prima a Petronio e poi, alla morte di questi, ad un certo Orsiesi.
Ora Orsiesi era un’ottima persona,
saggia, umile e “potente ed abile nello
Spirito Santo”. Ma agli igumeni, cioè
gli abati dei vari monasteri nati sotto la
guida di Pacomio, questo non bastava: volevano qualcuno più rappresentativo, uno che con il linguaggio di oggi si direbbe: dotato di maggiore visiVenite e Vedrete 125 - III - 2015
Tutti dobbiamo
combattere
la tentazione
di appropriarci
dell’opera di Dio
bilità. E secondo loro, la star era Teodoro: discepolo della prima ora, tenuto in grande considerazione da Pacomio stesso. Cominciano quindi ad agitarsi, a ribellarsi a Orsiesi e ad organiz-
zare una specie di partito di sostenitori di Teodoro. La situazione diventa insostenibile, tanto che Orsiesi, addolorato, comprende in visione di dover
dare le dimissioni e nominare Teodoro suo successore. L’avvicendamento
avviene senza problemi, essendo
tutt’e due persone profondamente
sante ed umili. Ma quando il “partito”
degli igumeni, esaltati dal successo ottenuto, va a congratularsi per la nomina, invece del ringraziamento che si
aspettavano trovano un durissimo
rimprovero. Teodoro li mette di fronte
ad una scelta: o si distaccano totalmente dal modo umano con il quale
11
Avvicinatevi, per favore!
hanno concepito l’autorità e il governo, oppure Dio stesso gliene chiederà
conto. Li chiama erbaccia, noncuranti
e perversi; li lascia a intrecciare stuoie,
il lavoro più umile, e solo alcuni di essi poi torneranno ad essere abati, ma
non nello stesso monastero di prima.
Ora, chi non si sente interpellato
da questa storia alzi la mano. Chi ha
avuto la benedizione di vivere tanti
anni nel Rinnovamento ha riempito il
suo cesto di tanta grazia, ma anche di
innumerevoli conflitti e divisioni. Dai
leader storici delle grandi comunità
internazionali fino agli animatori di
gruppi minuscoli, sembra che non si
possa fare a meno di inciampare in discussioni su chi ha più ragione, su chi
è più autentico, su chi è più “vero”
Rinnovamento. E ancora, abbiamo visto queste idee diventare terreno di
scontro fino a estromettere chi non le
condivideva.
Dobbiamo riconoscere che i nostri
difetti sono sempre gli stessi! Da quando gli apostoli discutevano per strada
su chi fosse il più grande fra loro, abbiamo continuato a tentare di appropriarci dell’opera di Dio. C’è in noi, innato, un bisogno di gerarchia, di confini e di competenze che alla fine si
traduce sempre nelle stesse domande:
chi sono i “nostri” (contrapposti ovviamente ai “loro”)? E chi guida, con quale autorità, con quali confini? Poco importa che l’oggetto in questione sia un
gruppetto di due persone, un movimento mondiale o addirittura un’astrazione come può essere una spiritualità. Avvertiamo sempre il bisogno
di definire dei confini, spaventati dalla
possibilità che questa “cosa” a cui teniamo prenda la direzione sbagliata, o
venga mutata o inquinata, o semplicemente sfugga al nostro controllo. Razionalmente sappiamo che nulla di
ciò che fa Dio è nostro, che Egli provvede a proteggere e guidare la Sua
opera e che siamo semplicemente servitori a cui è chiesto di fare del loro
meglio per poi dire: «siamo servi inu12
“Voi siete
dispensatori della
grazia di Dio, non
controllori! Non fate
da dogana allo
Spirito Santo”
tili». Ma la nostra parte carnale non accetta questa condizione, e mette su
una lotta ricorrente per mantenere il
controllo. Il nostro ego adamitico non
cede facilmente, si nasconde per poi
ripresentarsi, spesso si ammanta di ottime ragioni, di giustificazioni razionali; ma un esame di coscienza ben condotto ci permetterà sempre di smascherare il servo malvagio che è in
noi. Ed è proprio riconoscendo il peccato che abita in noi che possiamo
contrastarlo efficacemente, come ci
dice Pietro: «Perciò, cingendo i fianchi
della vostra mente e restando sobri,
ponete tutta la vostra speranza in
quella grazia che vi sarà data quando
Gesù Cristo si manifesterà». Questo
‘cingersi i fianchi della mente’ è quel
lavoro di onesta e profonda introspezione spirituale che solo può permetterci di abbandonare i ragionamenti
umani, «i desideri d’un tempo, quando
eravate nell’ignoranza» e conformarci
a Cristo servitore. Nulla di meno è richiesto a tutti noi che nel Rinnovamento, opera di Dio, siamo servitori in
qualsiasi livello. Che siamo responsabili di gruppi, comunità, regioni o ministeri, siamo tutti hegumenos, letteralmente ‘coloro che sono in carica’;
tutti dobbiamo essere consapevoli
della tentazione di appropriarci dell’opera di Dio; tutti dobbiamo combatterla, perché essa è la radice delle divisioni e delle fazioni, delle idee umane che poi diventano mali strutturali
che affliggono le nostre comunità.
Possono esistere infatti nelle comunità cristiane – a qualsiasi livello –
dei mali strutturali. Strutturali vuol dire
che una visione troppo umana, o limitata, o dettata da una paura si è tradotta in norme, in insegnamenti, in regole. Così facendo l’errore si amplifica, comincia ad avere una vita propria. Ormai è accettato, è un qualcosa
di stabilito e non si mette più in discussione; dove dovesse trovare opposizione immediatamente si formerebbero partiti di “tradizionalisti”e di
“innovatori”, non più preoccupati di
comprendere veramente il problema
ma di difendere la propria fazione.
Semplifico, è ovvio. Ma la storia di
Teodoro racconta proprio questo: gli
igumeni che lo sostenevano erano
convinti di essere i difensori della retta
via, della purezza dell’insegnamento
di Pacomio. Qual è stato quindi il loro
errore? Non comprendere che il mo-
IN COPERTINA
nachesimo pacomiano era un’invenzione di Dio e non loro; e che non
aveva quindi nessun bisogno di essere
difeso. Anche la richiesta di Teodoro:
«siete veramente disposti di tutto cuore a diventare distaccati» è illuminante,
perché porta alla luce il carattere di
possesso che era nel cuore degli abati
– e nel nostro.
Fra noi è invalsa l’idea che l’antidoto alla divisione sia il perdono, che
i conflitti e le divisioni siano risolvibili
volendoci più bene, amandoci di vero
cuore. Senza nulla togliere alla necessità evangelica di amarci e perdonarci,
cosa di nuovo nella nostra realtà non
è più occasione di scandalo, ma di
stupore davanti alla fantasia di Dio:
quante volte ho sentito purtroppo ripetere che il povero Orsiesi di turno
era “portatore di divisione” non perché mormorava contro qualcuno ma
solo perché il suo ministero, la sua
chiamata, la sua vocazione non entravano nella visione dei suoi responsabili. Siamo dispensati, poi, dalla
preoccupazione per i numeri; da quella ossessione sottile che ci fa continuamente misurare le dimensioni e il successo di eventi e incontri. Tipicamente
questa riflessione ci mette invece davanti al vero antidoto alle divisioni,
che è la povertà. Non tanto quella materiale, quanto la povertà di non possedere il progetto di Dio, la consapevolezza di essere solo parte di un singolo progetto di Dio, uno in mezzo a
tanti altri altrettanto meravigliosi, che
armoniosamene compongono la
Chiesa come corpo di Cristo.
Questa sonora lezione di umiltà
cambia completamente il modo in cui
viviamo la preziosa esperienza spirituale che ci è data. Tanto per cominciare, ci purifica dalla tentazione del
confronto, dalle battute più o meno
innocenti sugli “altri” - l’altro gruppo,
l’altro movimento. Ci permette poi di
apprezzare la bellezza della diversità,
dei carismi di altri. La fioritura di qual-
chi possiede l’opera di Dio pensa di
conoscere già il progetto, è molto attento ai numeri, si preoccupa di farla
diventare più grande e visibile; chi ne
è servitore si preoccupa invece di farla
diventare più vera, si interroga a ogni
passo su quale sia il progetto di Dio.
Ecco dunque che le parole di Papa
Francesco al Rinnovamento, nel 2014,
ci interrogano profondamente: «Un
altro pericolo è quello di diventare
“controllori” della grazia di Dio. Tante volte, i responsabili (a me piace di
più il nome “servitori”) di qualche
gruppo o qualche comunità diventano, forse senza volerlo, amministratori della grazia, decidendo chi può ricevere la preghiera di effusione o il
battesimo nello Spirito e chi invece
non può. Se alcuni fanno così, vi pre-
go di non farlo più, non farlo più! Voi
siete dispensatori della grazia di Dio,
non controllori! Non fate da dogana
allo Spirito Santo!».
La dogana è controllo, ma è anche
confine, una separazione fra un diqua
e un dilà. La dogana verifica. Dà il bollino, certifica la legalità di quanto passa. Ma permettersi di imporre una dogana allo Spirito significa non farlo circolare liberamente. Il Papa porta un
esempio di questo: decidere chi può o
non può ricevere la preghiera di effusione. Ma fra noi vi sono altri comportamenti che sanno di dogana, quali
autorizzare o meno un’azione ministeriale o un seminario, decidere qual è
il modo giusto di animare una preghiera e cautelarsi verso quello sbagliato, diffidare del gruppo non allineato.
Siamo in un tempo particolarmente difficile per il regno di Dio. In Occidente la secolarizzazione sta cercando di annullare l’idea stessa di Dio, un
certo Islam ci vede come nemici da
annientare. Crimini orrendi quali l’aborto di milioni di bambini minacciano di disgregare le radici della coscienza umana. Per permettere che
Dio risani il mondo occorre che i cristiani – tutti i cristiani – si illuminino di
una straordinaria presenza dello Spirito, occorre che il Vangelo accenda il
mondo. Ciò non sarà possibile finché
non ci apriremo a tutti i livelli ad una
vera unità, una unità non solo formale
ma dei cuori. Occorre rompere steccati, rinunciare vigorosamente a coccolare il nostro piccolo orto. Perdere sicurezze e guadagnare apertura. Nel
Rinnovamento questo significa imparare a vivere con gioia la diversità, apprezzare la fantasia di Dio. Significa
considerare l’opera di altri migliore
della nostra, e non esserne gelosi né
preoccupati, perché in Cristo tutto è
nostro.
* Moderatore generale
della Comunità Magnificat
13
Avvicinatevi, per favore!
Relazioni fraterne:
UN “CIBO SOLIDO” CHE FA CRESCERE*
> Maria Rita Castellani
O
gni essere umano desidera crescere, perfezionarsi, realizzarsi.
Lo stesso processo di
maturazione richiama
l’immagine di un frutto giunto alla sua
piena essenza, bello da vedere e gustoso da mangiare. I frutti stagionati
non sono solo alimenti che soddisfano il palato, ma vero nutrimento che
fa crescere, portando a compimento
chi ne mangia. Allo stesso modo si
potrebbe dire che il “frutto” della maturità è finalizzato al bene di tutta la
14
“La persona
vive sempre
in relazione.
Viene da altri,
appartiene ad altri,
la sua vita si fa
grande nell’incontro
con altri”.
comunità: si raggiunge grazie alla collaborazione di tante persone affinché
tante altre ne possano gustare la
bontà, la bellezza e l’utilità.
Scrive Papa Francesco: “La persona vive sempre in relazione. Viene da
altri, appartiene ad altri, la sua vita si
fa più grande nell’incontro con altri.
E anche la propria conoscenza, la
stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale, ed è legata ad altri che ci
hanno preceduto; in primo luogo i
nostri genitori, che ci hanno dato la
vita e il nome. Il linguaggio stesso, le
IN COPERTINA
parole con cui interpretiamo la nostra vita e la nostra realtà, ci arrivano
attraverso altri, preservato nella memoria viva di altri. La conoscenza di
noi stessi è possibile solo quando partecipiamo a una memoria più grande” (Lumen Fidei n. 38). La via dello
Spirito è infatti una strada verso l’integrazione completa della persona
con se stessa, con Dio e con gli altri.
Nessuno si educa da solo e nessuno
si dà la fede in Gesù Cristo da solo,
abbiamo bisogno di un “corpo” che ci
accoglie e dei fratelli che si lascino
“mangiare” perché la Grazia di Dio
possa risultare abbondante in tutti.
Gesù dirà ai discepoli: “Dategli voi
stessi da mangiare” (Luca 9,13) come
a dire, offrite i vostri corpi uniti al mio
per sfamare il mondo.
Anche per i monaci benedettini la
via della maturazione non era qualcosa che si sviluppava solamente per
se stessi, rappresentava un percorso
di “edificazione” per tutti. Se infatti
una persona interiormente “scissa”
tendeva a spaccare la comunità, l’armonia di un’altra poteva ristabilirne
la comunione e alimentare l’integrazione delle rispettive differenze. Di
solito piace a tutti intrattenersi con
una persona matura, completa, armoniosa e brillante, mentre risulta
abbastanza faticoso doversi confrontare con chi è rimasto infantile, aggrovigliato in se stesso, con chi non
riesce a prendersi le proprie responsabilità e accusa continuamente altri
dei propri malanni. Eppure, la vita
fraterna ci mette continuamente di
fronte a tutte queste zone d’ombra,
per imparare a confrontarci con i
conflitti di tutti, compresi i nostri. Le
relazioni fraterne si costruiscono con
l’accoglienza, il dialogo e con tutti
quei compromessi onesti ai quali obbliga la misericordia. La cosa difficile
è infatti tenere insieme Verità e Misericordia, in modo che la verità
non diventi una mannaia che ferisce
e la misericordia non si trasformi in
una serie di compromessi che morti-
Il credente “maturo”
si nutre di Dio
non solo con
l’Eucarestia, ma
anche accogliendo e
donandosi ai fratelli
la persona dal di dentro e trasformarla. La Lettera agli Ebrei indica con
l’appellativo di “uomini formati”
coloro che sono in grado di sostenere
un alimento spirituale, ovvero di
mangiare “cibo solido” adatto “per
gli uomini fatti, quelli che hanno le
facoltà esercitate a distinguere il
buono dal cattivo” (Eb 5,14). Si tratta
di persone “fatte” ma non “arrivate” e nemmeno perfette; sono quelle
che Papa Francesco chiamerebbe
ficano. Il Salmo 84 ci ricorda che solo
alla venuta del Messia Misericordia e
Verità s’incontreranno, giustizia e
pace si baceranno (Sal 84, 9-14). Di
conseguenza la maturità cristiana
non coincide con la perfezione cristiana: perfetto è soltanto Cristo: vero
Dio e vero Uomo; l’essere umano durante la sua vita terrena è sempre “in
divenire” e continuerà a lottare contro le proprie tendenze egoistiche fino alla fine dei suoi giorni. I rapporti
interpersonali sono “luogo dell’edificazione” cioè la via del risorgere,
dove edificare significa letteralmente: elevarsi, prosperare, fiorire, generare, ma questo miracolo è possibile
solo nella misura in cui ci si conforma
a Cristo attraverso Colui che solo “È
Signore e dà la vita”. Nessun uomo
ha il potere di vivificare un altro uomo, solo il Dito di Dio può “toccare”
“persone incidentate” che sanno raccontare il proprio dolore e quindi anche riconoscerlo negli altri, sapendolo condividere senza scandalizzarsi e
condannare. Pertanto il credente
“maturo” si nutre di Dio non solo con
l’Eucarestia, ma anche accogliendo e
donandosi ai fratelli ed è così che “si
fa” e cresce, incrementando l’esperienza dell’amore, del dolore e del limite, di nuovi elementi e contenuti
per integrarli tra loro. D’altra parte il
concetto di maturità è condizionato
da una serie di variabili di tipo neurologico, psicologico, sociale ed
emotivo che toccano molti fattori nella vita di una persona, tanto che si
può essere maturi per alcuni aspetti e
non esserlo per altri. Secondo numerosi studi scientifici il cervello umano
perviene alla sua piena maturità strutturale e funzionale intorno ai vent’an15
Avvicinatevi, per favore!
La stessa missione
della Chiesa consiste
nella ricostruzione
dell’ «humanum»
in Cristo, e cioè
nell’umanizzazione
della persona
e della società
ni, ma la piena integrazione tra i valori umani e quelli religiosi pare avvenga molto più tardi, tra i trenta e i
quaranta, pertanto è difficile raggiungere una piena conoscenza di sé prima di questa età. Per di più, ogni maturazione ha un percorso del tutto
originale, è sempre segnata da incognite che ci costringono a rimetterci
in gioco ad ogni età, con carte che
spesso si scoprono definitivamente
solo alla fine della vita.
La Chiesa, pur non essendo un’associazione di specialisti dell’educazione, ha il compito di generare, discernere e formare i catechisti e i maestri,
ovvero di prendersi cura della formazione dei formatori perché ciascuno
possa essere messo nella condizione
di esplicare al meglio il proprio dono
per l’utilità comune. Scrive Papa Fran16
cesco: «In una civiltà paradossalmente ferita dall’anonimato e, al tempo
stesso, ossessionata per i dettagli della
vita degli altri, spudoratamente malata di curiosità morbosa, la Chiesa ha
bisogno di uno sguardo di vicinanza
per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro tutte le volte
che sia necessario. La Chiesa dovrà
iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr Es
3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a
maturare nella vita cristiana» (Evangelii Gaudium 169). Più che il singolo
fratello o sorella è dunque la comunità
che diventa vero “cibo” quando vive
al suo interno una buona alleanza
educativa tra i suoi membri responsabili, secondo una pastorale integrata
che ponga al centro di ogni suo sforzo
la persona. Ogni incontro fraterno diventa allora “banchetto” di grazia,
ovvero un avvenimento che tocca la
vita del singolo credente sia sul piano
umano che spirituale. La stessa missione della Chiesa consiste nella ricostruzione dell’humanum in Cristo e
cioè nell’umanizzazione della persona
e della società.
Nella Redemptor hominis, Giovanni Paolo II scrive: «La Chiesa rimane
nella sfera del mistero della Redenzione, che è appunto diventato il principio fondamentale della sua vita e della sua missione» [7,4; EE 8/23]. L’uomo che vuole comprendere se stesso
fino in fondo deve, con la sua inquietudine e incertezza e anche con la
sua debolezza e peccaminosità, con
la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrar in
Lui con tutto se stesso, deve “appropriarsi” e assimilare tutta la realtà
della creazione e della redenzione
per ritrovare se stesso» [10,1; EE 8/28].
* Spunti tratti dal testo:
Passo dopo Passo. La Pedagogia
nell’accompagnamento fraterno.
DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO
Orientamenti pastorali e teologici
DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO
Nel nostro percorso di approfondimento dei “Documenti di Malines”
usciti negli anni Settanta, cioè agli
albori del Rinnovamento Carismatico Cattolico, pubblichiamo in questo
numero di “Venite e Vedrete” un
nuovo articolo di Matteo Calisi, anziano del Rinnovamento e fondatore
della Comunità di Gesù. In esso possiamo leggere la genesi di quegli incontri che portarono il cardinale
Suenens e i teologi da lui consultati a
redarre un testo per offrire risposte ai
quesiti di ordine teologico e pastorale
che più frequentemente il Rinnovamento poneva all’epoca.
di MATTEO CALISI
U
n gruppo di studio internazionale promosso dal Cardinal Léon
Joseph Suenens, Arcivescovo di MalinesBruxelles e Primate del Belgio, con la
consulenza dei più esperti teologi
René Laurentin e Michael Hurley s.j. e
i cardinali Avery Dulles s.j., Yves Congar o.p., Walter Kasper e Joseph Ratzinger, dal 21 al 26 maggio 1974 fece
il punto della situazione sul Rinnovamento Carismatico che vide un’improvvisa e rapida espansione dopo la
chiusura del Concilio Vaticano II.
Il testo definitivo del Colloquio,
elaborato da Padre Kilian Mc Donnell
Venite e Vedrete 125 - III - 2015
osb e dagli altri membri dell’equipe
internazionale riunita a Malines, è
stato sottoscritto da ciascuno di loro:
P. Carlos Aldunate s.j. (Cile), P. Salvator Carrillo, msps (Messico), Ralph
Martin (Stati Uniti), S.E. Mons. Albert
de Monléon, o.p. (Francia), P. Kilian
Mc Donnell, osb (Stati Uniti), P. Heribert Mühlen (Germania), Veronica
O’Brien (Irlanda) e Kevin Ranaghan
(Stati Uniti). Facevano parte del Colloquio anche il teologo P. Paul Lebeau s.j. e Marie-André Houdart osb
(Belgio), con funzioni di segretari e
traduttori.
Nell’offrire una risposta ai quesiti
di ordine teologico e pastorale che
più frequentemente il Rinnovamento
poneva all’epoca, il Cardinal Suenens
diede al movimento carismatico
un’occasione unica per esprimere
meglio la sua ricchezza apportatrice.
Il Documento n. 1 di Malines fu proposto come un tentativo di risposta ai
principali problemi teologico-pastorali sollevati dal rinnovamento cari17
DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO
smatico e dalla sua integrazione nella
vita normale della Chiesa.
Il testo si suddivide, dopo l’introduzione, in sei capitoli: Il contesto
ecclesiale del rinnovamento - Il fondamento teologico - Settori specifici
d’interesse teologico – Problemi di
valutazione - Orientamenti pastorali Conclusioni.
Il Documento dopo aver descritto
con cura la nascita e lo sviluppo del
Rinnovamento, passa ad analizzare brevemente gli effetti
che scaturiscono da coloro
che vi partecipano. Essi sono
“la scoperta d’una relazione
personale con Gesù, il Signore
e Salvatore, e col suo Spirito.
La potenza dello Spirito opera
una conversione profonda e
trasforma la vita in modo rilevante. Essa si manifesta nella
volontà di servizio e di testimonianza”. Sul piano dell’impegno ecclesiale il Documento rileva che “come il movimento biblico e liturgico, anche il rinnovamento carismatico suscita un amore della
Chiesa mirante a rinnovare lo
slancio attingendo alla sorgente della sua vita: la gloria del
Padre, la signoria del Figlio e
la potenza dello Spirito Santo”
(dall’Introduzione, par. 2).
Tale asserzione respinge la tentazione di alcuni di fare del Rinnovamento carismatico un movimento ecclesiale propriamente detto. Esso infatti non deve diventare un movimento accanto agli altri (Focolari, Comunione e Liberazione, Comunità di
Sant’Egidio…), una nuova associazione ecclesiale, ma deve restare una
“corrente di grazia”, come più volte
affermato dal Cardinale Suenens,
“che passa, portando ad una più alta
tensione cosciente la dimensione carismatica inerente alla Chiesa” (Lo
Spirito Santo nostra speranza, Edizioni Paoline, pag. 108-109). Come il
movimento biblico si proponeva pri18
ma del Concilio di riportare alla riscoperta delle Sacre Scritture nella vita
ordinaria dei cattolici o il movimento
liturgico che si proponeva la riforma
della liturgia per renderla comprensibile ai fedeli, così il movimento carismatico si ripropone di suscitare o rivitalizzare l’opera dello Spirito Santo
e dei suoi carismi nella Chiesa. Sarebbe pertanto più corretto parlare di
Rinnovamento Carismatico della
Chiesa Cattolica come di una dimensione “carismatica” che attraversa il
cattolicesimo contemporaneo e meno di un luogo riferibile ad un’associazione ecclesiale di fedeli laici, definito come Rinnovamento Carismatico Cattolico.
È pur vero che lo Spirito Santo suscita dall’interno di questa “corrente
di grazia” numerose forme ed espressioni che si rifanno al RCC e che si
concretizzano in associazioni, comunità di alleanza, gruppi di preghiera,
congregazioni religiose, ministeri di
guarigione, scuole di evangelizzazione, ma nessuna di queste forme aggregative, fossero anche riconosciute
e stimate dall’autorità ecclesiastica,
potranno mai esaurire o essere l’unica forma compiuta di quello che è il
significato più vasto del Rinnovamento Carismatico della Chiesa Cattolica. Sarebbe uno snaturare quello
che allo Spirito Santo è dato liberamente di compiere in questa ”corrente di grazia” ormai diffusasi fra 120
milioni di cattolici e fra 500 milioni di
fedeli di altre chiese e comunità cristiane.
Per analogia, anche il
“movimento ecumenico” ha
suscitato nella Chiesa associazioni, comunità, consigli, centri di studio, istituti teologici a
carattere “ecumenico”, ma
nessuno di loro ha mai preteso di essere l’unico “modello”
di riferimento per l’ecumenismo nella Chiesa Cattolica. Allo stesso modo ci riferiamo alla natura del “Movimento Carismatico Cattolico” quale
espressione della Chiesa tutta
e non prerogativa di una singola associazione di fedeli.
Per questa ragione sarebbe
forse più corretto parlare di
una pluralità di movimenti carismatici all’interno della
Chiesa, poiché il RCC non si
presenta come un movimento
ecclesiale vero e proprio, unico ed uniformato. Forse non sarebbe
neanche corretto definirlo un “movimento” anche se dal punto di vista
sociologico sarebbe legittimo qualificarlo come tale.
Secondo il Documento di Malines
“l’uso però di questo termine presenta
l’inconveniente, in considerazione
della massa, di suggerire che il rinnovamento carismatico sia una organizzazione umana, e quindi il risultato
dell’iniziativa umana. Ed è per questo
che si tende a evitarlo” (Come designare il “rinnovamento” n.3, III. Settori specifici di interesse teologico). A
livello mondiale non c’è capo-fondatore, né leader spirituale che lo rap-
DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO
presenti, né iscrizioni, né tessere, né
regole o statuti. Ad eccezione dell’ICCRS quale organismo creato dalla Santa Sede, con l’aiuto del Cardinale Suenens, allo scopo di promuovere e servire le legittime ed autonome espressioni del RCC a livello mondiale.
Detto questo il documento di Malines passa in rassegna i principali testi Conciliari riguardanti il ruolo dello
Spirito Santo nella vita dei credenti e
il rapporto del rinnovamento carismatico con la Tradizione Cattolica.
La forza propulsiva dello Spirito Santo nella Chiesa si manifesta in particolar modo attraverso quei doni spirituali di grazia, che in termine tecnico si chiamano carismi. Essi consistono in una particolare azione dello
Spirito di Dio sul singolo credente
per l’edificazione della Chiesa, che
integra la struttura sacramentale e mi-
Il fondamento
teologico del RCC
è essenzialmente
trinitario.
Non si accentua
una sola persona
con il rischio di
oscurare le altre due
nisteriale della stessa Chiesa. La Lumen Gentium del Vaticano II lo afferma con chiarezza: “Inoltre, lo Spirito
Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il popolo di Dio e lo guida e adorna di
virtù, ma ‘distribuendo a ciascuno i
propri doni come piace a Lui’ (I Cor
12,11), dispensa pure tra i fedeli di
ogni ordine grazie speciali, con le
quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere e uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa…” (n.12).
A volte molti cattolici hanno creduto che il Rinnovamento Carismatico Cattolico fosse un nuovo gruppo
di devoti dello Spirito Santo. In realtà
il fondamento teologico del RCC è
essenzialmente trinitario. Non si accentua una sola persona della Santa
Trinità con il rischio di oscurare le altre due. Il Padre si rivela come “Persona-fonte”, Gesù è a sua volta l’immagine, l’icona della “Persona fonte”
(Col 1,15). Lo Spirito Santo procede
dal Padre e dal Figlio, in modo ineffabile, è una persona in due persone.
Atto perfetto di comunione tra il Padre e il Figlio.
Preghiamo per...
Abba, Padre, nella tua infinita
Misericordia, guarda i tuoi figli feriti
dalla vita e dal mondo, disorientati e persi
sulle strade buie dove nulla possono trovare
che soddisfi la loro sete d’Amore e di Verità:
attirali a Te, affretta la loro conversione,
immergili nel Tuo abbraccio forte
che rigenera alla Vita Vera e trovino in Te
la pienezza dei loro desideri profondi;
ti offriamo in modo speciale:
Emanuele, Walter, Valerio, Astrid,
Andrea, Gianni, Lorenzo, Luca, Marco...
A Te la lode e la gloria nei secoli!
Signore Gesù, che sei passato per risanare, purificare,
liberare e rialzare tutti coloro che erano affaticati
e oppressi, passa ancora in mezzo a noi
con il Tuo Amore onnipotente e guarisci le nostre
infermità fisiche, spirituali,mentali che vorrebbero
chiudere la bocca di coloro che ti lodano;
in particolare portiamo alla Tua divina presenza:
Mario, Marcello, Roberto, Marisa, Rino
e la loro figlia con un grave handicap neurologico,
Maria, Gloria, Dario...
Maranàtha, vieni, Signore Gesù!
Spirito Santo, Spirito Creatore,
Potente Consolatore, effondi
la Tua Potenza d’Amore
sulla Chiesa, su Papa Francesco,
sui nostri Vescovi e sacerdoti,
sui consacrati, sui seminaristi
perché, godendo la pienezza della Grazia,
ti servano generosamente in ogni
situazione particolare, fedeli alla
loro santa vocazione; ti presentiamo
in particolare: p. Anton, p. Victor,
p. Eduardo, d. Luca, d. Luigi, d. Alessandro,
d. Alessio, d. Gerardo, d. Tonino, d. Giuseppe...
Vieni,Spirito,invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli!
Vergine Maria, nostra Avvocata, ti preghiamo
per la difesa della vita nascente e per tutte le donne
che fanno questa esperienza speciale
di diventare madri, perché possano sentire
fortemente il Tuo aiuto e la Tua tenerezza;
mettiamo tra le Tue braccia in particolare Giulia,
colpita durante la gravidanza da una meningite:
salva o Madre, con la Tua potente intercessione
queste vite, a lode e gloria del Tuo Figlio amatissimo,
Gesù! O clemente, o pia, o dolce Vergine, Maria!
19
DALL’ARCHIVIO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO
Completano il fondamento teologico del RCC il rapporto tra Cristo e
lo Spirito Santo, la Chiesa e lo Spirito
Santo e la struttura carismatica della
Chiesa.
Questi argomenti rimettono in luce l’aspetto pneumatologico per certi
aspetti trascurato (ma ritenuto supposto) in passato nella vita, nella liturgia e nella teologia della Chiesa,
ma che grazie ai nostri fratelli delle
Chiese Ortodosse e di quelle Cattoliche Orientali ci è stato ricordato durante il Concilio Vaticano II. Sovente nella Chiesa Cattolica,
in passato, sono prevalsi più le categorie
cristiche: l’istituzione, i sacramenti, il
governo pastorale, la
legge canonica, la
struttura giuridica
delle chiese particolari e meno quelle
categorie spirituali,
mistiche, contemplative e carismatiche tipiche della pneumatologia della
Chiesa, a volte osservate dai più con
sospetto e scetticismo. Un certa categoria teologica interpretava la nascita
della Chiesa come se Gesù l’avesse
fondata e che lo Spirito avrebbe agito
solo in seguito alla fondazione. Ma la
Chiesa è stata fondata dal Cristo e
dallo Spirito contemporaneamente
(cfr At 2, 1 ss.). Da questa rilettura del
rapporto tra Chiesa e Spirito nasce
per così dire un “aggiornamento”
della coscienza di che cos’è la Chiesa,
definita dal Concilio “il Popolo di
Dio” animato dallo Spirito Santo.
Quindi una nuova riscoperta della
struttura carismatica della Chiesa,
coessenziale e complementare a
quella gerarchica.
Dal Documento di Malines scaturisce ovviamente, sulla scorta del dettame Conciliare, l’attribuzione di doni e carismi nella vita del credente: “A
ciascuno è data una manifestazione
20
particolare dello Spirito” (1 Cor 12:7)
che lo induce a camminare nello Spirito e secondo lo Spirito (Gal 5,16) e
a vivere da “carismatico”, ossia da
“uomo o donna dello Spirito”.
In verità la scaturigine dell’esperienza dello Spirito nel RCC non ha
origine dalla riflessione anzitutto della Dottrina Conciliare, bensì dall’esperienza di fede vissuta da alcuni
studenti e professori di una Università Americana, dai più conosciuta
come “Battesimo nello Spirito” (cfr
leaderismo di alcuni capi carismatici,
l’elitismo, l’emotività, il fondamentalismo biblico, il carismaticismo, il disimpegno sociale, l’irenismo ecumenico, rischi, questi, che saranno affrontati in parte dal Documento, ma
trattati in modo esauriente dal Cardinale Suenens nei successivi Documenti di Malines.
Prima di arrivare alle conclusioni
il Documento passa in rassegna alcuni carismi tra i più appariscenti nella
“corrente carismatica” quali il dono
Gv 1,33), in un determinato contesto
storico e sociale e mutuata dalle
esperienze del Movimento Classico
Pentecostale. Tale “esperienza di fede”, definita anche “pentecoste personale”, ha ampliato fra i cattolici la
coscienza e la disponibilità rispetto ai
doni di Dio alla sua Chiesa. Carismi
che prima non erano considerati facenti parte della struttura ecclesiale: i
doni della profezia, delle guarigioni,
della glossolalia, dell’interpretazione,
dei miracoli, del discernimento degli
spiriti sono oggi ritenuti da un crescente numero di cattolici come manifestazioni normali (sebbene non
esclusive) dello Spirito Santo a livello
delle Chiese locali” (cfr III. Settori
specifici di interesse teologico).
Al capitolo quarto gli autori del
documento passano in rassegna alcuni possibili rischi del Rinnovamento
che grazie a Dio ha potuto in gran
parte evitare o risolvere. Fra questi il
delle lingue, il dono della profezia, la
preghiera di liberazione dal maligno,
le guarigioni, l’imposizione delle mani da parte dei laici.
L’occasione della rilettura del primo Documento di Malines ha suscitato in me l’entusiasmo e l’audacia
del “primo amore”: è stato come sfogliare il vecchio album delle foto di
famiglia.
Sono grato alla memoria di un
grande padre della Chiesa che fu il
Cardinale Suenens, innovatore e carismatico, ma sono altresì grato ai pionieri di questa “corrente di grazia”
che, come l’ha definita Giovanni Paolo II, è un segno eloquente della presenza dello Spirito nella sua Chiesa.
Tratto da:
“Formazione dei Responsabili”,
Supplemento del Notiziario ICCRS,
Anno IX, n. 1, gennaio-febbraio 2003.
LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE
LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE
Comunidad Nueva Alianza
A IMMAGINE DI DIO-COMUNIONE
C
ome frutto del Concilio Vaticano II, lo Spirito Santo ha voluto
ispirare i movimenti
ecclesiali e le nuove
comunità, espressioni provvidenziali
della nuova primavera della Chiesa,
che annunciano la buona notizia
dell’amore di Dio e il suo desiderio di
rinnovare la faccia della terra, e stabilire in essa la civiltà dell’amore.
In questa ondata di vita, nella città
di San Luis Potosí (SLP Messico), nel
1976 lo Spirito Santo suscitò in Fra
Pablo Cárdenas Cantu, OFM, un
grande fervore di evangelizzazione e
mise nel suo cuore la grazia di fondare una nuova Comunità. Seguirono
numerose chiamate del Signore e un
numero sempre crescente di persone
iniziò a vivere in modo rinnovato e
con convinzione gli impegni del proprio battesimo. Tre anni dopo nasceva la Comunità “Nueva Alianza”
(Nuova Alleanza).
Il carisma specifico della Comunità è plasmare nei fedeli l’immagine
di Dio-comunione, vivendo la Nuova
Alleanza guidati dallo Spirito Santo. È
una comunità che si ispira alla Santissima Trinità, che “ri-crea” i suoi membri nell’unità grazie a Gesù, nello Spirito Santo.
Il modello biblico al quale si ispira la Comunità è quello descritto nel
libro degli Atti 2, 42-47: vivere una
Venite e Vedrete 125 - III - 2015
Un raduno comunitario di “Nueva Alianza”.
Il carisma specifico
della Comunità
è plasmare nei fedeli
l’immagine
di Dio-comunione,
vivendo la
Nuova Alleanza guidati
dallo Spirito Santo
vita cristiana più completa secondo i
doveri del proprio stato di vita, in un
clima fraterno di lode, nella forma-
zione continua, la cura personale, il
servizio e l’amore reciproco e permeare la società con lo spirito del
Vangelo, perché “Dio vuole che tutti
gli uomini siano salvati e arrivino alla
conoscenza della verità” (1Tm 2,4).
La Comunità è composta da sacerdoti, religiosi e laici, in una condivisione che edifica e rafforza la vita comunitaria.
La Comunità “Nueva Alianza” è
una associazione privata di fedeli riconosciuta a livello diocesano, in comunione con l’Arcivescovo e sotto la
sua autorità pastorale. A Fr. Pablo
Cárdenas, fondatore, è poi succeduto come coordinatore generale Padre
21
LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE
Gustavo Martinez; in seguito, la responsabilità è passata ai coniugi
Ignacio Cid García e Eva González
de Cid. Attualmente il coordinatore
incaricato è P. Luis Alfonso Martinez
Gallo, D. J.
Il percorso di formazione seguito
dai membri della comunità, parte dal
kerygma che viene loro annunciato,
la proclamazione del Vangelo di Cristo, della sua salvezza. Coloro che
vogliono in seguito continuare il percorso di conversione vengono invitati come “ospiti” a partecipare al corso di evangelizzazione di base; dopodiché, possono diventare parte attiva nella comunità con
la firma della “alleanza
in cammino”. Il passo
successivo per le persone che vogliono vivere un impegno più
radicale, nella pienezza dei diritti, degli obblighi e dei compiti
della Comunità, è quello di fare l’Alleanza solenne con la quale diventano membri a tutti
gli effetti.
Attualmente i membri di Alleanza solenne
sono 350, 2.500 persone sono in “alleanza in
cammino” e 1.000 gli
“ospiti”.
L’Alleanza è vissuta
alla luce della Parola di
Dio, con la vita sacramentale, la preghiera
personale e comunitaria. I mezzi di crescita
sono l’incontro di preghiera settimanale, l’insegnamento, il gruppo
più ristretto – chiamato
cellula – che si incontra
ogni due settimane o
una volta al mese per
pregare, per rivedere
l’insegnamento ricevuto e per ricevere il so22
stegno da parte dei
membri della stessa,
nonché l’accompagnamento fraterno, cioè lasciarsi accompagnare da
Gesù attraverso un colloquio mensile con un fratello accompagnatore,
che ascolta e sostiene:
una espressione dello
stesso amore di Dio.
Tutto ciò aiuta a vivere come figli e figlie di
Dio e a “essere una comunità santa e evangelizzatrice, rimanendo fe-
Sopra, il fondatore della Comunità
“Nueva Alianza”, P. Cárdenas;
a lato, l’attuale responsabile P. Luis.
Nella pagina a fianco:
sopra, Ignacio e Eva, a lungo
responsabili della Comunità;
in basso, uno dei primi incontri
di preghiera di “Nueva Alianza”.
dele all’Alleanza, in comunione con
la Chiesa”, che è lo scopo della Comunità.
Un frutto prezioso che lo Spirito
Santo ha donato alla Comunità è la
Confraternita delle Comunità Carismatiche Cattoliche di Alleanza, che
è un’associazione di comunità del
Messico e del Sud degli Stati Uniti,
nata con lo scopo di formare e assistere le nuove comunità e la loro crescita rispettando il loro proprio carisma. Attualmente aderiscono trentuno comunità di varie diocesi.
Un dono del Signore per la comunità “Nueva Alianza”, inoltre, è di far
parte della Fraternità Cattolica delle
Comunità e Associazioni di Alleanza,
a partire dal 1993, anno in cui, sotto
LA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ CARISMATICHE
“
“
la presidenza di Brian Smith, primo
presidente della Fraternità, siamo stati accolti come membri a pieno titolo.
Un’appartenenza che ha illuminato e
rafforzato notevolmente l’esperienza
della comunione fraterna.
Annualmente, la Comunità organizza il Congresso
Nazionale della Gioventù e della Lode,
un raduno che si svolge a San Luis Potosí,
al fine di evangelizzare e fare discepoli
quei giovani leader e
musicisti che servono
nelle loro comunità,
nei gruppi o nelle
parrocchie. Nel giugno del 2016 si terrà il
21° Congresso.
Radio Nuova Alleanza (NAR) è una
Radio online che va in
onda sul sito della Comunità Nuova Alleanza di San Luis Potosí,
che ha un ricco pro-
Inviamo un saluto fraterno
alle comunità italiane,
e chiediamo al Signore
che continui a benedirvi!”
(Luis Alfonso Martínez Gallo, DJ)
gramma di temi e musica cristiana
(http://www.comunidadnuevaalianzaslp.net/).
A partire dal 16 luglio 2014, nel
segno di Maria, la città è stata benedetta con l’inizio dei programmi di
Radio Maria, la stazione radio cattolica che conta la sua presenza in oltre
150 paesi nel mondo e che per il
Messico viene trasmessa dalla città di
Guadalajara. La Comunità “Nueva
Alianza” guida un team di volontari
che producono, registrano i programmi, forniscono il supporto tecnico e la divulgazione. La radio si è imposta rapidamente grazie al gran numero di ascoltatori (http:// www.radiomariamexico.com).
La Comunità “Nueva Alianza” sostiene la vita del matrimonio e della
famiglia, realtà che vede come una
priorità nel proprio servizio. Nel tempo, ha aderito all’opera di varie associazioni, civili e religiose, nella difesa
della vita e della famiglia.
La Comunità è consapevole di tutto quello che Dio ha fatto per mezzo
di essa e si impegna a rimanere e perseverare nei propri impegni per la
gloria di Dio.
http://www.comunidadnuevaalianzaslp.net/
23
A TU PER TU CON...
“Salvàti dall ’inferno”
INTERVISTA A CHIARA AMIRANTE
> di don Davide Maloberti
S
alvati dall’inferno. A questo serve l’ospedale da
campo della Chiesa e Chiara Amirante, apostola di
Dio nei luoghi più degradati di Roma, lo sa bene.
— Chiara, si apre l’Anno della Misericordia. A che cosa è chiamata la
Chiesa secondo lei?
Tra le parole più utilizzate da Papa
Francesco abbiamo: “misericordia”,
“gioia”, “evangelizzazione”, “periferie
esistenziali”, “lacrime”… Credo che
ognuna di esse ci sveli qualcosa di un
tempo in cui i precari equilibri tra le nazioni si giocano su delle polveriere. Dinanzi ad un mondo che ha scelto una
“silenziosa apostasia” Dio ci dona un
tempo di conversione e Misericordia
nel quale la Chiesa è chiamata ad essere annunciatrice della gioia del Vangelo con una particolare attenzione alle
periferie esistenziali imparando a farsi
carico del grido dell’umanità, dando risposte liberanti. Abbiamo una enorme
responsabilità come cristiani oggi.
— Ha iniziato la sua esperienza da
una sofferenza personale in cui ha
sperimentato l’intervento di Dio: che
cosa è rimasto in Lei di quegli inizi?
Sono sempre agli inizi. Prima in
strada da sola di notte, quando avevo
poco più di 20 anni, con il “popolo
24
“Il mondo di oggi
cerca la felicità
ovunque
e a tutti i costi,
ma ha dimenticato
che Dio è la felicità”
della notte”, ora insieme ad un “popolo della Luce” che – dopo esser passati
dalla morte alla vita – cercano i propri
fratelli e le proprie sorelle là dove prima vivevano di espedienti, violenza,
tenebre e seminavano «morte». In pochi anni i Centri sono diventati 207, le
équipe di servizio 854, i Cavalieri della
Luce 450mila.
È sempre un nuovo inizio di missione, evangelizzazione, abbandono
alla Divina Provvidenza con cui si sostentano tutte le opere di Nuovi Orizzonti. Più passa il tempo più contemplo i miracoli di Dio, ma sento anche
crescere il grido di quanti sono ancora
nell’inferno della separazione dall’Amore di Dio.
A TU PER TU CON...
— Tra i poveri della Stazione Termini, una delle “periferie” del mondo,
per dirla con papa Francesco. Che
cosa si trova e che s’impara dalle
periferie?
San Benedetto nella sua regola
scrive che “spesso lo Spirito Santo parla attraverso l’ultimo arrivato”. Alla
scuola dei piccoli e dei poveri si incontra Gesù che ti parla cuore a cuore e ti
insegna sempre cose nuove. Ma attenzione a non confondere le “periferie”
con dei luoghi fisici. Il Papa ce l’ha
spiegato bene: “Essere in uscita significa innanzitutto uscire dal centro per
lasciare al centro il posto di Dio”. Periferia esistenziale è ogni cuore che ancora non ha incontrato l’Amore di Dio.
— Uno dei verbi-chiave al centro
del Convegno di Firenze è stato
“uscire”. Ma spesso più che uscire,
la gente fugge dalle proprie situazioni. Secondo lei, da cosa fugge?
Il mondo odierno cerca la felicità
ovunque e a tutti i costi, ma ha dimenticato che è Dio la felicità. Incontro
persone, soprattutto giovani, devastati
dalle seduzioni delle false luci a neon
proposte con forza dai tanti profeti di
menzogna che popolano i media e i
La fondatrice della Comunità “Nuovi Orizzonti”.
new media. Arrivano da noi con la
morte nel cuore. Cercano la felicità, ma
la cercano nei posti sbagliati. Il Vangelo da vivere alla lettera che guida le nostre giornate diventa quel centro da ritrovare in se stessi. è il viaggio più difficile in assoluto, quello al centro del
proprio cuore in cui ritrovare Dio.
— Il vostro Movimento sta crescendo. Intanto però la Chiesa fa i conti
con i numeri che calano (sacerdoti,
consacrati…); la Chiesa è minoranza, lo si vede, ma qual è a suo parere
la Chiesa che avremo tra 20 anni?
Grazie a Dio la Chiesa è opera di
Dio e Gesù ci ha promesso che “le
porte degli inferi non prevarranno”.
Pertanto credo che dobbiamo solo
preoccuparci di mettere tutto il nostro
impegno per essere cristiani autentici,
credibili, radicali, innamorati. Pre-
Chi è la fondatrice di Nuovi Orizzonti
Nata nel ’66, Chiara Amirante è fondatrice e presidente della Comunità
“Nuovi Orizzonti”. Fin dal ’90 si dedica ai ragazzi di strada, al “popolo della
notte”, nei luoghi più degradati di Roma. Nasce “Nuovi Orizzonti” che - dalla prima comunità residenziale per una ventina di ragazzi a Trigoria - si trasforma in breve tempo in una vera e propria “factory dell’amore”, della solidarietà e dell’accoglienza. Nel 2003 ha ricevuto il Premio Campidoglio. È
consultrice dei Pontifici consigli per i migranti e per la promozione della
nuova evangelizzazione.
“Nuovi Orizzonti” opera su vari fronti: 854 équipe di Servizio, 207 centri
di accoglienza, formazione ed orientamento, di cui 70 centri residenziali di
accoglienza, reinserimento e formazione; 52 centri di ascolto di prevenzione e di servizio; 85 famiglie aperte all'accoglienza; 5 Cittadelle Cielo in via
di realizzazione, più di 450.000 Cavalieri della Luce impegnati a portare la
rivoluzione dell’amore nel mondo.
A lato, il nuovo libro di Chiara Amirante, “Dialogare con Dio”.
25
A TU PER TU CON...
ghiamo e amiamo la Chiesa
e sicuramente vedremo i
miracoli che solo l’amore
può compiere, perché Dio
è Amore!
— Quali sono i pilastri della vostra comunità?
I pilastri centrali sono: la
preghiera, la comunione,
l’evangelizzazione, la formazione. Ogni settimana è
scandita da un orario che ha
nella meditazione del Vangelo da vivere alla lettera il
suo cuore. Anche in Facebook nella mia pagina pubblica condivido ogni mattina Chiara Amirante saluta Papa Francesco.
una “Parola di Luce” dal
Vangelo del giorno che cerchiamo di nuovo la verità del Vangelo per l’uovivere insieme scegliendo un piccolo mo ferito di oggi. Voi che cosa fate
impegno concreto. Poi ci sono le mis- in questa direzione?
sioni in Italia e all’estero che si possoIl Papa ha spiegato bene che la
no vivere come volontari, da interni o “dottrina” e il “depositum fidei” restaesterni, grazie ai tanti Gruppi, Cenaco- no inalterati. Il Vangelo non si può anli, Comunità.
nacquare. Sarebbe un grave errore.
Ovunque cerchiamo di vivere in Però il mondo cambia, l’uomo camcomunione anche se oggi tra i 600 Pic- bia, per questo va cambiato il modo di
coli della Gioia – i nostri consacrati – annunciare. Già San Giovanni Paolo II
la maggior parte sono sposi e laici nel diceva che “la nuova evangelizzaziomondo. La formazione è su un pro- ne non consiste in un nuovo Vangelo,
gramma chiamato “L’Arte di Amare”, ma in una novità di stile, metodo, linun cammino di conoscenza di sé e guaggio, ardore”. È necessario che la
guarigione del cuore. Ci sono poi pastorale sia sempre attenta alle nuowork-shop specifici nelle varie équipe ve sfide che di volta in volta ci interdi servizio: evangelizzazione di strada, pellano come cristiani.
media e new media, carcere, ospedali,
— Nella Chiesa “ospedale da camvolontariato internazionale, ecc…
po” la vostra comunità chi è?
— Seguire Cristo da vicino: a lei che
È un piccolo semino nella Chiesa
cosa ha chiesto Gesù nella sua vita? che cerca di dare il proprio contributo
Credo che a ciascuno chieda tutto! con un Carisma specifico ricevuto da
Non ci sono mezze misure con Gesù. Dio, ovvero: “portare la Gioia di Cristo
Lui si dà tutto a noi e a ciascuno chie- Risorto con una particolare attenzione
de tutto. Un amore vero, pieno, since- al mistero della discesa agli inferi di
ro senza se e senza ma. A me ha chie- Gesù”. Cerchiamo di essere attenti agli
sto di amarlo come a tutti. Con la Sua «inferi» dell’oggi e proprio là cerchiamo di scendere insieme a Gesù per
Grazia ci sto provando.
annunciare la sua gioia!
— Si chiude il Sinodo sulla famiglia
e si apre l’Anno della Misericordia. — La Chiesa non è “il” Chiesa, ma
In tanti dicono: occorre dire in modo “la” Chiesa, ha ribadito più volte pa26
pa Francesco. Lei è una
delle poche donne ad aver
partecipato al Sinodo nel
2012 ed è consultrice in
due Dicasteri da anni sotto
ben tre Pontefici… Che cosa porta la donna nella
Chiesa? Come deve essere
valorizzata di più?
Credo sia fondamentale
rivalutare la presenza della
donna, ma non certo
conformandosi a pericolosissime teorie che vorrebbero affermare un’ infondata
uguaglianza tra uomo e
donna, bensì valorizzando
la ricchezza della diversità
come complementarità. È
proprio in questo riconoscere il carisma proprio, il dono specifico dell’uomo e della donna che si realizza, nella
relazione di rispetto e di amore, quella
pienezza della vita trinitaria che siamo
chiamati a vivere, perché possa risplendere, in tutta la sua bellezza,
quella immagine e somiglianza di Dio
impressa nella nostra anima: “Dio
creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen 1,27). è importante riscoprire la bellezza propria del maschile e del femminile, due sensbilità
diverse che armonizzate si arricchiscono a vicenda.
— Chiara, un nome e un programma, verrebbe da dire. Come inizia lei
le sue giornate?
Abbiamo un orario in Comunità
che scandisce un ritmo intenso: 6,45
adorazione e lodi, 7,30 Meditazione
comunitaria del Vangelo, 8 messa.
Mattina e pomeriggio sono molto impegnativi in tante attività, il Rosario
ci aiuta a fare una pausa prima del
pranzo. La sera l’esame di coscienza
sulla Parola del giorno. Ma al di là
degli schemi è il cuore che deve
sempre restare in dialogo interiore
con Dio.
(continua a pag. 31)
VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT
Conosciamo la Fraternità
DI PARANÁ ENTRE RIOS (ARGENTINA)
> a cura di Francesca Tura Menghini
Q
uando sul finire degli
anni Ottanta, il Signore ci mostrò il suo progetto di impiantare la
Comunità Magnificat
in altre parti del mondo, non sapevamo certo che ci
avrebbe portati tanto lontano e, a
qualcuno che ce lo aveva detto, non
gli abbiamo creduto.
Oggi a Paraná Entre Rios, nella
parrocchia di S. Maria de la Piedad, vi-
“Dice il Signore:
il desiderio
di comunità
che avete nel cuore
viene da me...
e io lo realizzerò”
ve una Fraternità in formazione della
Comunità Magnificat, che si raccoglie
in preghiera comunitaria tutti i venerdì
con circa cinquanta persone regolarmente impegnate in un cammino di
crescita di discepolato. A loro si unisce una ventina di altri simpatizzanti
che amano vivere la preghiera nella
spiritualità carismatica e, dopo l’ultimo seminario di vita nuova, un altro
gruppo di circa quindici persone sta
per iniziare il cammino di discepolato.
Foto di gruppo per la Fraternità di Paraná Entre Rios.
Venite e Vedrete 125 - III - 2015
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VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT
L’avventura iniziò nel
2010, quando il nostro fratello
La fraternità di Paraná
Oreste Pesare, a Buenos Aires
vive sulla scia
per un corso di formazione
dell’ICCRS, incontrò alcuni
dell’entusiasmo
membri di un gruppo carismae della vita
tico molto attivo nell’evangelizzazione: Comunidad Evandi un’intera famiglia,
gelizadora Cristo Rey, e riceGustavo e Alejandra
vette per due di loro - Alejandra e Gustavo - una profezia:
con i loro cinque figli
“dice il Signore: il desiderio di
comunità che avete nel cuore
viene da me… e io lo realizzerò”. Le lacrime sul volto di
Alejandra all’udire queste parole, testimoniavano che il Signore aveva colto nel segno.
Iniziò così un cammino di
amicizia e di discernimento riguardo a ciò che il Signore voleva realizzare a Paraná Entre
Rios con Gustavo, Alejandra,
la loro numerosa famiglia e i
tanti giovani che frequentavano la loro casa. Nel gennaio
del 2012, ben 26 fratelli argentini parteciparono al Convegno annuale di alleanza a
Montesilvano, affrontando un
viaggio non piccolo, né per i
costi, né per i tempi. Quel ritiro die- frequentavano il gruppo originario –
de loro l’occasione di conoscere di nonché la quotidianità nello stile frapersona quanto Oreste aveva testi- terno e nelle “imprese” di evangelizmoniato fino ad allora circa la Comu- zazione – ha preso vita un nuovo
nità Magnificat: un modo nuovo di gruppo di preghiera ed è nata una
camminare nella Chiesa. Si diede co- Fraternità in formazione, nella quale
sì inizio ad una missione “ufficiale” i discepoli si incontrano sistematicain Argentina condotta in prima battu- mente: il primo discepolato, iniziato
ta da Oreste, Andrea Orsini, Giusep- nel 2012 e giunto ormai al terzo anno
pe Piegai e Stefania Restivo. Nel lu- di cammino, si ritrova il mercoledì
glio 2014 è entrata a far parte dell’e- sera, mentre il secondo discepolato
quipe dei missionari anche France- iniziato nel 2014 (che sta vivendo il
sca Tura Menghini, prendendo il po- primo anno di cammino) il lunedì sesto di Giuseppe.
ra; ogni settimana si vive, di volta in
Come vive la fraternità di Paranà volta: catechesi, risonanza, adorazioè presto detto: sulla scia dell’entusia- ne profetica, revisione di vita, medismo e della vita di una intera fami- tando a tappe sulla Parola di Dio per
glia, Gustavo e Alejandra con i loro essere discepoli del Maestro.
cinque figli (Lucia, Alejandro, Laura,
Ora, a Dio piacendo, nel 2016,
Maria Luz e Maria José), con i giova- inizierà un primo gruppo di noviziani a loro legati e con i familiari che to; oltre ad un possibile terzo corso
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di discepolato, dopo l’ultimo seminario di vita nuova, gestito unicamente dai fratelli argentini.
Come si realizza concretamente
tutto questo? I testi del cammino di
discepolato generosamente tradotti
in spagnolo da Mariadaniela Jimbo e
Roberto Ciampi, sono stati trasmessi
di volta in volta ai fratelli argentini attraverso le catechesi al primo corso
realizzate in videoconferenza da
Oreste e Andrea, mentre le revisioni
di vita venivano vissute nel piccolo
gruppo e comunicate personalmente
al proprio accompagnatore sempre
via email e via web. Stefania e Francesca hanno seguito il secondo corso
via web e via mail. Importante è stata
la cura e l’accompagnamento personale ai singoli fratelli da parte dei
quattro missionari.
Attualmente, notiamo che mentre
in chi ha frequentato il primo corso
si è registrato un leggero rallentamento di impegno e di tensione, nei
partecipanti al secondo corso – salvo
tre di loro che sono ritornati a vivere
solo l’incontro comunitario di preghiera – la sequela e l’entusiasmo sono vivi e questo si percepisce soprattutto negli incontri di confronto sulla
Parola di Dio, di risonanza e di revisione di vita.
VIAGGIO NELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT
Una celebrazione eucaristica. A lato, un momento di preghiera con Oreste Pesare.
Nel luglio scorso, come anche nell’anno precedente, si è vissuto in Argentina - con i missionari italiani - un
ritiro di formazione e di confronto per
aiutare gli animatori locali a svolgere
sempre meglio il loro servizio e promuovere i fratelli a servire carismaticamente a 360 gradi. In quella occasione è venuto a farci visita, celebrando l’Eucaristia e pranzando con noi in
semplicità, il vescovo locale Monsignor Juan Alberto Puiggari che ha accompagnato con attenzione sin dagli
inizi la nascita della nuova Fraternità
nella sua diocesi, invitando ufficialmente e per iscritto la comunità ad
iniziare una missione a Paraná.
Inoltre, la Fraternità ha avuto una
guida attenta e premurosa, anch’essa
fin dall’inizio, in padre Leandro Benin,
delegato dal Vescovo ad accompagnare questa nuova esperienza. Lo scorso
settembre, però, il padre si è trasferito
“in missione” in una area rurale e povera del Chaco, nel nord dell’Argentina. I “nostri”, dunque, dovranno ora
entrare in una nuova empatia e collaborazione con il nuovo parroco della
parrocchia della Piedad, loro luogo sistematico di incontro.
Ora a Paraná c’è
tanta grazia di Dio
da far fruttare, tanta
esperienza da far
maturare insieme,
collaborando
in umiltà e fedeltà
di servizio
Man mano che si aggregano nuovi effusionati, questi vengono incontrati sistematicamente per permettere
loro di vivere la “famiglia” comunitaria. Con loro e con tutti i simpatizzanti, una domenica al mese, la Fraternità di Paraná vive una giornata comunitaria, chiamata ‘retiro mensual’.
Durante questi cinque anni di
cammino ci sono stati molti cambiamenti di vita tra i membri della Fraternità: matrimoni, nascite… Nel corso del 2015 Sandra Cejas è venuta in
Italia per sei mesi, vivendo un tempo
nelle nostre Fraternità di Roma, Ma-
gione (Cortona) e Perugia e riportando a casa, a fine settembre, una
esperienza più diretta della vita fraterna della Magnificat in Italia.
Ora a Paraná c’è tanta grazia di
Dio da far fruttare, tanta esperienza
da far maturare insieme, collaborando in umiltà e fedeltà di servizio e sapendo che “Dio può sempre di più”
e che, più saremo fedeli allo stile di
vita che Egli ci chiede e ci offre, più
saremo veramente in grado di
diffondere attorno a noi il Vangelo
della gioia.
Concludiamo, a questo proposito, con le parole del beato Papa Paolo VI: “Con tale testimonianza senza
parole questi cristiani fanno salire al
cuore di quelli che li vedono vivere,
domande irresistibili: Perché sono
così? Perché vivono in tal modo? Che
cosa o chi li ispira? Perché sono in
mezzo a noi? Ebbene una tale testimonianza è già una proclamazione
silenziosa, ma molto forte ed efficace
della Buona Novella… A questa testimonianza tutti i cristiani sono chiamati e possono sotto questo aspetto
essere dei veri evangelizzatori”
(Evangelii nuntiandi, n. 21).
29
News
News dalla Comunità
Anche la Comunità Magnificat è
stata presente a Philadelphia, la città
americana che quest’anno, dal 22 al
26 settembre, ha accolto nel “Pennsylvania Convention Center”, l’ottavo
Convegno Mondiale delle Famiglie.
Abbiamo portato con noi, ogni coppia, fratello, sorella, amico, della nostra cara comunità, insieme con tutte
le famiglie della Diocesi PeruginoPievese che rappresentiamo in veste
di Direttori dell’Ufficio di Pastorale
Familiare.
Il tema del Convegno, L’amore è
la nostra missione: la famiglia pienamente viva, ha offerto l’ossatura per
una riflessione sulla
famiglia e la sua vocazione e dignità,
così lontana da quei
luoghi comuni che
la vedono un’istituzione superata o un
centro di violenza e
di umiliazioni. La famiglia è ancora viva
e pienamente vitale,
capace di rinnovarsi,
di donare la vita e di
prendersene cura
come nessun altro sa fare. Dove un
uomo e una donna scelgono di amarsi fino a donare se stessi, là c’è una
famiglia forte, e una risorsa insostituibile per la società. Non esiste struttura sociale, ente o associazione umanitaria che possa sostituire la famiglia
nel suo modo gratuito e totalmente
esclusivo di accogliere, educare, curare, proteggere e sostenere la vita,
dal suo sorgere al suo tramontare.
Nei quattro giorni di congresso
sono intervenuti oratori ed esperti di
fama internazionale, discutendo dei
problemi che le famiglie di tutto il
mondo si trovano ad affrontare quotidianamente: le sfide del crescere e
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Nelle foto, il gruppo della Comunità
Magnificat a Philadelphia e alcuni
momenti del Convegno Mondiale
delle famiglie nella città statunitense.
dell’educare i figli, l’intimità tra marito e moglie, la cura dei disabili e degli anziani, il ruolo dei nonni, la perdita di un familiare, la piaga dell’aborto e dell’eutanasia, gli effetti del
divorzio e, infine, il tema del dolore
della sterilità, affidato alla dottoressa
Gianna Emanuela Molla, figlia di santa Gianna Beretta Molla, al dottor Kyle A. Beiter e al cardinale Willem Jacobus Eijk arcivescovo di Utrecht.
L’arcivescovo di Philadelphia
Charles J. Chaput, ha dato il suo benvenuto a tutti i partecipanti ricordando che la famiglia è il luogo dove
s’impara ad amare, a condividere, ad
essere agenti della carità e della giu-
stizia nel mondo. In nessun luogo ha ribadito - questa verità viene appresa più intimamente che in quella
scuola d’amore che è la famiglia. A
prescindere dal credo religioso, le famiglie sane sono la chiave del veritiero sviluppo umano in tutto il mondo:
il tipo di sviluppo che serve la persona umana nella sua interezza di corpo e anima.
Per le sessioni in lingua italiana è
intervenuto Padre Luis Granados,
D.C.J.M. con una relazione dal titolo:
Resa radicale, vivere la vocazione
come modello per la famiglia, nella
quale ha sottolineato le caratteristiche dell’amore di Cristo sulla Croce,
modello e fonte di quello sponsale:
1) un amore pienamente umano; 2)
gratuito; 3) totale; 4) fedele; 5) fecondo.
L’amore incentrato sull’Eucarestia
è stato invece il tema affrontato dal
vescovo Jean Laffitte: Quando si ama
News
SALVATI
DALL’INFERNO
– ha spiegato - si è esigenti, non possiamo pensare che l’amore sia qualcosa di superficiale o banale. Non
esiste un amore a buon mercato.
Amare costa l’offerta della vita, così
come l’Eucarestia è l’alleanza dello
Sposo Cristo con la Sposa Chiesa:
Matrimonio ed Eucarestia sono entrambi sacramenti del corpo, cioè segno di un’altra realtà che deve essere
visibile per poter verificare l’amore di
Cristo.
Mons. Livio Melina, preside del
Pontificio Istituto Giovanni Paolo II
per gli studi su matrimonio e famiglia, ha affrontato il tema del perdono: la vera misericordia – ha ribadito
- coglie la vera radice del peccato ed
è finalizzata al cambiamento. Non
possiamo banalizzare il male, come
non possiamo banalizzare le conseguenze del male e dell’oggettiva densità della colpa. Il perdono è una grazia e coinvolge tutto l’uomo e tutto il
suo essere, insieme con la sua affettività e la sua memoria. Il perdono
conduce sempre ad una autentica
novità nelle persone, ha qualcosa di
divino che ci fa sempre più somiglianti al Cristo.
L’ultima sessione in lingua italiana dal tema La Via Crucis, La Via del
cuore, la sofferenza e la famiglia, è
stata tenuta dal Patriarca di Gerusalemme, Fouad B. Twal e da Salvatore
Martinez, attraverso due interessanti
relazioni che hanno evidenziato come, alla scuola della sofferenza, l’uomo dovrà sempre sentirsi un apprendista. La famiglia non è un ideale irraggiungibile, ma un dono, una vocazione alla santità piena, che si
comprende sempre meglio e si realizza nella sua interezza alla luce della Sapienza divina e con il potere del
Suo Spirito.
Gianluca Carloni
e Maria Rita Castellani
(prosegue da pag. 26)
— Che cosa troveremo nel tuo
nuovo libro “Dialogare con Dio”?
Oggi, anche chi si dice cristiano, tende troppo spesso a vedere
la preghiera come un dovere, un
compito da assolvere, nella speranza di guadagnare qualche
“buono-Paradiso”. Abbiamo dimenticato quanto la preghiera sia
fondamentale per vivere la nostra vita in pienezza e per custodire la pace nel cuore». In questo
piccolo manuale pratico per imparare l’arte di ascoltare e parlare
con Dio, ho cercato di condividere alcune delle scoperte fondamentali che hanno segnato
una svolta fondamentale nella
mia vita e poi in quella di tanti.
La preghiera è un’arte e come
tutte le arti richiede impegno,
tempo e dedizione. Ho cercato
in questi anni di restare sempre
alla scuola del Maestro dei maestri e ho scoperto che Lui stesso
nel Vangelo ci ha dato tantissimi
suggerimenti importantissimi
perché la nostra preghiera non si
riduca a dei monologhi sterili o
alla ripetizione distratta di testi
imparati a memoria, ma diventi
l’ossigeno della nostra anima,
una relazione vitale di amore
con Colui che è L’Amore.
31
Testimonianze
Testimonianze
Mi chiamo Cinzia e faccio parte della fraternità di
Marti. All’età di tredici anni
mi innamorai di un ragazzo,che sarebbe poi diventato mio marito, e da quel
momento smisi di frequentare la Chiesa.
Andavo a messa solo a
Natale e Pasqua, in quelle
occasioni mi accostavo all’Eucaristia senza confessarmi, per me non era necessario raccontare i miei peccati
al sacerdote, bastava che
chiedessi perdono direttamente a Gesù. Non rubavo,
non avevo ucciso nessuno,
che male potevo aver mai
commesso?
E con il fidanzato? Mi giustificavo dicendo a me stessa
che per amore si poteva fare
tutto, anzi era giusto avere
rapporti pre-matrimoniali
per conoscersi meglio. Dopo
undici anni di fidanzamento
mi sposai con quel ragazzo
che da giovanissima mi aveva fatto
battere il cuore. Avevamo casa, amore,
divertimento, in più dopo quattro anni
di matrimonio è nata nostra figlia.
Avevamo tutto, ma in tutto questo
Dio non c’era. Non credevo in Dio ma
piuttosto nel malocchio e alle superstizioni; se qualcuno mi faceva un torto, me la legavo al dito, oppure lo tagliavo fuori, per me era come morto.
Mia nonna m’invitava a partecipare
alla messa, ma il Signore era talmente
fuori dalla nostra vita che trovavo tante scuse per non andare e poi pensavo che, se uno voleva pregare non
serviva andare in Chiesa, bastava pregare da casa. Vivevo come se fossi
stata immortale, le disgrazie altrui mi
scivolavano addosso. Tutto questo fino al giorno in cui è stato riscontrato
32
un tumore a mio marito, tutte le mie
certezze si sono sgretolate come neve
al sole e quel Dio che per anni avevo
ignorato era l’unico che mi dava speranza. Tornai ad accostarmi al Sacramento della Riconciliazione che subito diventò per me fonte di guarigione.
Per anni ero stata convinta di bastare
a me stessa e in un attimo mi sono
trovata bisognosa di tutto.
Durante i cinque mesi della malattia di mio marito, ho riscoperto i
valori della famiglia, della bellezza e
dell’importanza di pregare insieme,
di andare alla messa e di accostarci ai
Sacramenti. Spesso mi fermavo a pregare nella cappella dell’ospedale, sul
tabernacolo c’era scritto: “Venite a
me voi tutti che siete affaticati e oppressi e vi darò ristoro”; io ero affati-
cata e oppressa, solo lì ho
trovato ristoro.
Non mi sono mai sentita
sola, leggevo la presenza di
Dio anche nel raggio di sole
che filtrava tra le nuvole
scure del cielo, per me era
un raggio di speranza, la
mano di Dio nella tempesta,
la voce che mi diceva “coraggio, non temere io sono
con te”. Questi e molti altri
segni mi davano la forza per
affrontare la situazione.
Il giorno in cui mio marito è venuto a mancare
dentro di me è rimasto un
profondo senso di pace, era
passato a miglior vita in grazia di Dio. Non potevo più
vederlo fisicamente, ma
avevo la certezza che fosse
accanto a me e a nostra figlia e che pregasse per noi.
Io avevo quaranta anni e
mia figlia undici e il Signore
si è preso cura di noi in tutti
i sensi.
Oggi posso dire che credo nella
Misericordia di Dio e nella Sua Divina
Provvidenza perché ne ho fatta esperienza; posso veramente affermare
che l’Eucarestia è per me la Vita, la
forza, la luce, la speranza. La vita senza l’amore di Dio non è vita, ma morte interiore.
Voglio dire grazie a Gesù perché
senza di Lui non saprei dove saremmo, grazie a mia nonna che ha gettato in me il seme della fede che ha
portato frutto al momento opportuno. Grazie, Dio, per avermi chiamato
a camminare con i fratelli di comunità. Grazie, Signore, perché Tu mi
hai amato per primo, mi amavi anche
quando io ti ignoravo, mi amavi e mi
aspettavi. Grazie, grazie, grazie.
Cinzia
Nella vita eterna
Lo scorso 7 ottobre, giorno della
Beata Vergine Maria del S. Rosario,
un membro della nostra Comunità,
Rina Delicati, di 79 anni, è tornata alla casa del Padre.
Sposa di Giovanni Roscini e madre di due figli, Emanuela e Massimo
(il “nostro” Mamo di Perugia), Rina,
o la Rina come tutti la chiamavano,
ha speso la sua vita nel servizio agli
altri. Un servizio umile, confinato
principalmente entro le mura domestiche e fatto di gesti semplici ma
pieni di amore, come accogliere e
preparare da mangiare per i propri
familiari, sbrigare le faccende di casa, la preghiera del Rosario.
Anche in Comunità la Rina non è
stata un membro particolarmente
“visibile”, essendosi dedicata alla
preghiera di intercessione in cenacolo, costretta, per motivi familiari e
più tardi per motivi di salute, a ridurre la sua partecipazione all’essenziale.
Se volessimo descrivere in poche
parole la persona della Rina, potremmo affermare, senza alcun dubbio,
che lei appartiene alla categoria dei
piccoli, quelli per cui Gesù ha benedetto il Padre, per cui, anzi, ha trasalito di gioia, com’è scritto nel Vangelo di Luca: “In quella stessa ora Gesù
esultò di gioia nello Spirito Santo e
disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai
nascosto queste cose ai sapienti e ai
dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o
Padre, perché così hai deciso nella
tua benevolenza»”. Non solo perché
la Rina era piccola di statura, ma anche per l’umiltà con cui serviva e la
semplicità del suo carattere. E se è
vero che servire è regnare, la “piccolezza” della Rina, manifestata attraverso il suo umile servizio, è “grandezza” davanti al Signore.
Rina nel letto dell'ospedale, salutata dal nipote Stefano e dalla sua sposa Letizia subito
dopo la celebrazione del loro matrimonio.
Nella sua vita ed in particolare in
questi ultimi anni, la Rina ha dovuto
sostenere diverse prove, quali l’improvvisa perdita della figlia Emanuela,
avvenuta quattro anni fa e appena tre
anni dopo del genero Giulio; l’aver
subìto due interventi chirurgici addominali, l’ultimo dei quali per un tumore al retto, responsabili del peggioramento del suo stato di salute. È iniziato così per lei un lungo calvario, a causa della progressiva limitazione nello
svolgimento dei normali atti della vita
quotidiana, come camminare, accudirsi, alimentarsi, rendendo necessari,
dalla scorsa primavera in avanti, una
decina di ricoveri ospedalieri.
In occasione del matrimonio del
nipote Stefano con Letizia, avvenuto lo
scorso 16 maggio, il Signore ha chiesto
alla Rina il sacrificio più grande, quello
di non poter essere presente fisicamente alla celebrazione, in quanto ricoverata da due giorni in ospedale. Da
lì, le sue condizioni fisiche hanno subì-
to un ulteriore aggravamento. Negli ultimi giorni si è consumata come una
candela, ma tutto sopportando senza
lamentarsi, con grande dignità e con
serenità , fino a quando il Signore Gesù l’ha presa con sé.
Vogliamo insieme ringraziare il Signore per la testimonianza di vita
della Rina, per averla resa capace di
servire, di amare e di soffrire, e per
averla resa strumento della sua tenerezza verso di noi.
E vogliamo anche ringraziare te,
carissima Rina, per tutto l’affetto e le
premure che ci hai sempre manifestato, come quando preparavi i pasti
per noi tuoi familiari. Siamo certi che
Gesù, il quale ha detto: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare…” (cf. Mt. 25, 34-35), ti ha già
concesso il premio per le tue fatiche,
la felicità eterna.
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Comunità Magnificat, gli incontri di preghiera
Fraternità in formazione di AGRIGENTO:
martedì ore 20,30 - Parrocchia di San Gregorio - Contrada Cannatello
Fraternità di BIBBIENA:
giovedì ore 21,15 - Chiesa del Convento dei Cappuccini - Ponte a
Poppi (AR)
Fraternità di CAMPOBASSO:
lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Pietro Apostolo
Fraternità di CASSANO ALLO IONIO (CS):
sabato ore 18,00 - Chiesa di Santa Maria di Loreto
Fraternità di ROMA:
martedì ore 19,30 (a seguire, S. Messa) - Basilica parrocchiale San
Giuseppe al Trionfale
Fraternità di CORTONA:
- lunedì ore 21,30 - Sala parrocchiale Chiesa di Cristo Re
- lunedì ore 18,30 - Cappella del Sacro Cuore - Terontola (AR)
Fraternità in formazione di SAN SEVERO (FG):
lunedì ore 20,00 - Chiesa di San Giuseppe Artigiano
Fraternità in formazione di FOGGIA:
lunedì ore 20,30 - Chiesa di Gesù e Maria
Fraternità di SIRACUSA:
lunedì ore 19,00 - Parrocchia Madre di Dio - Via Santa Panagia
Fraternità in formazione di GENOVA:
martedì ore 21,00 - Chiesa di Santa Caterina da Genova
Fraternità di MAGIONE/AGELLO (PG)
“Santa Maria della Misericordia”:
giovedì ore 21,00 - Chiesa di Santa Maria delle Grazie - Magione
(PG)
Fraternità di MAGUZZANO (BS):
mercoledì ore 20,30 - Parrocchia Santa Maria Assunta
Fraternità di MARTI (PI):
lunedì ore 21,30 - Parrocchia di Santa Maria Novella
Fraternità di MILANO:
martedì ore 21,00 - Cappella dell’Ospedale - Viale Matteotti, 83
- Sesto San Giovanni (MI)
ZONA DI PERUGIA:
- venerdì ore 21,00 - Fraternità in formazione di Apiro (MC) Chiesa di San Michele Arcangelo, accesso da Vicolo Catacomba
- mercoledì ore 21,00 - Fraternità in formazione di Città della
Pieve (PG) - Duomo Santi Gervasio e Protasio
- mercoledì ore 21,00 - Fraternità di Città di Castello - Chiesa
San Giuseppe alle Graticole
- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Foligno - Chiesa di San Feliciano
- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Marsciano - Oratorio Santa Maria Assunta
- mercoledì ore 20,45 - Fraternità in formazione di Pila - Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista
- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Ponte Felcino “Betania”
- Chiesa di San Pietro (Lidarno, PG)
- mercoledì ore 21,00 - Fraternità di San Barnaba - Parrocchia
di San Barnaba (PG)
- mercoledì ore 20,45 - Fraternità di San Donato all’Elce - Parrocchia di San Donato all’Elce (PG)
- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Terni - Parrocchia di San
Paolo
Fraternità di PIACENZA:
lunedì ore 21,00 - Parrocchia Nostra Signora di Lourdes
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Fraternità in formazione
di POMPEI-NAPOLI-SALERNO:
- giovedì ore 19,30 invernale - 20,00 estiva - Parrocchia di S. Giuseppe (Pompei)
- mercoledì ore 20,30 - Parrocchia San Francesco d’Assisi, Vomero
(Napoli)
- mercoledì ore 19,30 - Parrocchia Maria Ss.ma Immacolata, piazza San Francesco, 33 (Salerno)
Fraternità di TORINO:
- mercoledì ore 21,00 - Chiesa di Maria Santissima AusiliatriceAteneo Salesiano
- mercoledì ore 21,00 - Cappella del Santissimo Sacramento,
Chiesa di S. Maria Assunta (ingresso porta laterale) - Montanaro
(TO)
Fraternità di TREVISO:
mercoledì ore 20,30 - Chiesa Beata Vergine Immacolata
TURCHIA
Fraternità di ISTANBUL:
domenica ore 16,30 (durante l’ora legale alle 17,30) - Sent Antuan Kilisesi
Gruppo di preghiera “VICTORIOUS”:
mercoledì e venerdì ore 18,30 (in lingua inglese)
ROMANIA
Fraternità di BUCAREST:
mercoledì ore 19,30 - Fraternità Misericordia - Cappella della Cattedrale cattolica S. Giuseppe (Bucarest)
Fraternità in formazione di BACAU:
mercoledì ore 19,00 - Fraternità in formazione Shalom - Parrocchia romano-cattolica S. Nicola (Bacau)
Fraternità in formazione di RAMNICU VALCEA:
mercoledì ore 19,30 - Chiesa greco-cattolica, in chiesa (Ramnicu
Valcea)
Gruppo di preghiera di ALBA IULIA:
giovedì ore 19,00 - Chiesa romano-cattolica “Santa Croce” (Alba
Iulia)
Fraternità in formazione di POPESTI LEORDENI:
venerdì ore 19,00 - Parrocchia romano-cattolica, sala di catechesi
(Popesti Leordeni)
ARGENTINA
Missione di PARANÁ:
venerdì ore 20,30 - Parrocchia Nuestra Señora de la Piedad, Italia
370 - 3100 Paraná - Entre Ríos, Argentina
Per informazioni e ordini contattare
la Segreteria e il servizio diffusione:
Comunità Magnificat - Complesso “S. Manno”
Via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine, 63 - 06127 Perugia
tel. e fax 075.5057190
e-mail: [email protected]
Campagna Abbonamenti 2015
n. 123 - I - 2015
“Chi ha visto me, ha visto il Padre”
n. 125 - III - 2015
Avvicinatevi, per favore!
Speciale Convegno Generale 2015
n. 124 - II - 2015
Adorate Dio, il Signore
n. 126 - IV - 2015
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