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Museo dell’Aviazione “G. Casolari” N. 36 - I° semestre 2014 I/R (Inserto Redazionale) Periodico semestrale di novità e di storia Aeronautica del “Museo dell’Aviazione” di Rimini [email protected] www.museoaviazione.com Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 DCB Rimini - Valida dal 30/03/98 2 Sulle ali della storia Spad XIII. Hanriot HD.1 (Serenissima). S.I.A.I. FBA Schreck. 3 Sulle ali della storia E D I T O R I A L E I di G. Franco Casolari n questo inizio secolo il turismo è diventato una delle maggiori industrie del mondo, con un continuo tasso di crescita. Le positive ricadute socio-economiche che sono legate all’escursionismo dei paesi in via di sviluppo (che per molto tempo hanno avuto preclusa la via turistica), stimolano le amministrazioni a proporre una ricettività più completa e qualificata. In particolare, il turismo legato al patrimonio culturale è la porzione che sta crescendo più rapidamente, modificando la struttura dell’economia del territorio con impatti significativamente positivi sulle comunità locali. Questa prospettiva si riferisce all’ambito del turismo in generale, ma quello culturale è previsto in crescita ad un tasso ancora più elevato. La sua crescita è sostenuta anche dall’evoluzione nei modelli di turismo: l’accorciamento delle vacanze porta ad un aumento di visite brevi, incentrate principalmente sul turismo urbano e culturale. All’interno di questo quadro generale però, il ruolo giocato dal nostro paese non è senz’altro di primo piano: l’Italia, che è il paese con il maggior numero di siti UNESCO al mondo ed è la meta più ambita dagli stranieri, non va oltre una mediocre posizione (33° posto) nella speciale classifica sulla Competitività Turistica. Di questa realtà ne hanno preso coscienza anche i nostri dirigenti che intravedono nel rilancio del retaggio che è già in nostro possesso una grande opportunità economica, tanto che il lavoro per un futuro prossimo sarà quello di ricostruire la trama del tessuto connettivo tra servizi e proposte storico-culturali. Proprio in tempi di crisi ed insicurezza un Parco come il nostro inizia ad essere riconosciuto come una preziosa risorsa e sta finalmente esordendo nell’attrarre corteggiatori per il ruolo che svolge nella valorizzazione del suo territorio. Sono anni che esponiamo le problematiche alle quali è andato incontro il nostro Museo per i difficili rapporti con le varie Istituzioni, ora però alcuni faticosi passi si stanno muovendo per dare nuovo impulso al lavoro che stiamo compiendo in favore della conservazione del patrimonio di cultura e tradizioni della nostra Nazione. Ci riferiamo anche al rinnovato impegno dell’A.M.I., ed ancor più del Comune di Rimini per l’inserimento degli interventi destinati al Museo dell’Aviazione nel P.S.C. (Piano Strutturale Comunale) che si fonda su precisi temi portanti: la riqualificazione della città turistica, il contenimento del consumo del suolo, lo sviluppo ambientale e dei servizi, la rivitalizzazione del Centro Storico ed una nuova e migliore mobilità. Periodico di novità e di storia Aeronautica del “Museo dell’Aviazione G. Casolari” di Rimini Direttore Responsabile G. Franco CASOLARI Redazione Dott. Pier CASOLARI Parco Tematico dell’Aviazione Via Sant’Aquilina, 58 - 47923 RIMINI www.museoaviazione.com [email protected] Tel. 0541 756696 Fax 0541 905148 Registrazione Tribunale di Rimini n. 366/96 del 17.2.1996 c/c postale n. 10462471 intestato a: Museo dell’Aviazione S O M M A R I O L’ALBUM DELLA STORIA archivio storico del Museo p. 2 EDITORIALE di Gianfranco Casolari p. 3 DRONI: AEREI O MODELLI? p. 4 L’F35 PER GLI U.S.A. p. 5 L’F35 E LA SUA STORIA ITALIANA p. 6-7 CORPO FORESTALE p. 8-9 FORSE NON TUTTI SANNO CHE... p. COME NACQUE IL MUSEO DELL’AVIAZIONE p. 1 0-11 LETTERE AL DIRETTORE p. 12 ADDIO “NIBBIO” p. ESPOSIZIONE DI MEDAGLIE D’ORO RELATIVE AL 900 ITALIANO p. 1 4-15 GIANNI WIDMER, AVIATORE DI FRONTIERA p.16-17 IL DIAVOLO DI REGGIO EMILIA p. 18 1994 - BASE AEREA DI ZAGABRIA PLESO p. 19 GLI ULTIMI ARRIVI AL... ...MUSEO DI AEROMODELLISMO p. 20 P.A.N. CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI 2014 p. 21 FOTO RICORDO p.22-23 GLI ELICOTTERI DEL 15° STORMO CASR CERVIA p. 24 9 13 Questo numero ha avuto la tiratura di oltre 20.000 copie 4 Sulle ali della storia DRONI: AEREI O MODELLI? Per l’esercito americano, i droni sono chiamati UAV, cioè Unmanned Aerial Vehicles: aerei senza pilota. Vengono usati in situazioni in cui il volo con piloti “veri” è troppo rischioso. I loro compiti sono molteplici: possono restituire immagini della situazione sul campo. Ogni aereo può rimanere in volo per 17 ore di fila: con un “sistema” completo (4 aerei, una Droni per riprese video al museo: all’atterraggio... stazione di controllo a terra e un link satellitare) si può assicurare una copertura “visiva” delle zone in guerra 24 ore su 24. I droni possono però anche “captare” conversazioni telefoniche e, soprattutto, sparare. Il tutto grazie a apparecchiature sofisticatissime: telecamere, ovviamente, ma anche intensificatori d’immagini, visori infrarossi, laser e missili a guida laser. ... a terra. 5 Sulle ali della storia L’F-35 per gli U.S.A. Per gli Stati Uniti l’F-35, nelle sue varianti, dovrà sostituire un gran numero di aerei a tutt’oggi operativi. Il nuovo aereo per gli americani doveva avere queste prerogative: sfruttare il massiccio investimento nella ricerca e nello sviluppo che furono destinati all’F-22, inoltre essere il primo progetto (dal fallimento del TFX del 1960 sull’F-111) che riunisce sotto le vesti di un unico velivolo le esigenze di tutte e tre le flotte militari (USAF, US Marine, US Navy). Difatti l’F-35 doveva sostituire gli obsoleti F-111 e F-18, poi ancora versioni degli F-16, A-10 e AV8, diventando il ve- livolo di riferimento delle forze occidentali, quale velivolo di incontrastata supremazia aerea. L’F-35 Lockheed-Martin J.S.F., è stato infatti il primo progetto per la realizzazione di un velivolo convenzionale e STOVL con caratteristiche STEALTH, ad un costo tutto sommato, per gli USA, relativamente basso. F-18 F-35 F-16 A-10 AV-8 6 Sulle ali della storia L’F-35 ... ... e la sua storia italiana L a storia dell’F-35 inizia nel 1993. Ormai finita la guerra fredda occorreva anche risparmiare sugli armamenti, e l’allora Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton impose di unificare nel programma JAST (Joint Advance Strike Tecnology), tutti gli studi e i progetti in corso per creare aerei da combattimento in modo da contenere i costi di produzione. L’aereo richiesto dal Governo americano doveva essere creato in tre versioni: una convenzionale per l’USAF (Aeronautica Militare degli Stati Uniti), una da imbarcare per l’U.S. Navy (Marina Militare degli Stati Uniti) e una STOVL (aereo dal decollo corto e atterraggio verticale) per i Marines. Nel 1996 il programma JAST (rinominato JSF: Joint Strike Fighter) recepì due progetti, ritenuti i migliori tra tutte le proposte presentate, uno della Boeing (l’X-32) ed uno della Lockheed (l’X-35). Le due case costruttrici vennero incaricate di realizzare i prototipi nelle tre versioni che videro la luce nel 2000. Dopo un anno di valutazioni fu dichiarato vincitore il modello della Lockheed, che avrebbe preso, nella versione definitiva, il nome di F-35. Il programma americano (JSF del costo stimato di 20 miliardi di dollari) vedeva coinvolti altri Paesi nella fase di progettazione, sviluppo e realizzazione del cacciabombardiere, con impegni economici diversi perciò più o meno significativi: Inghilterra (2,5 miliardi di USD), Italia (1 miliardo di USD), Olanda (800 milioni di USD), Canada (440 milioni di USD), Turchia (175 milioni di USD), Australia (144 milioni di USD), Norvegia (122 milioni di USD), Danimarca (110 milioni di USD), Israele e Singapore. L’Italia perciò è il terzo Paese (dopo USA ed Inghilterra) come partecipazione finanziaria al progetto dell’F-35, partecipazione decisa dal Governo Prodi (1996, Ministro della Difesa Giulio Andreatta), ribadita da Presidente del Consiglio Massimo d’Alema (1998) e definitivamente sottoscritta da S. Berlusconi (Presidente del Consiglio 2002). Quest’ultimo impegno prevedeva, dopo l’esborso iniziale di un miliardo, un pagamento di analogo importo (fino al 2046) per la fase di costruzione del velivolo. 7 Sulle ali della storia A sostegno della partecipazione italiana si sono schierati via via i vari Sottosegretari, sottolineando quanto sia stato lungimirante da parte dell’Italia aderire già dal 1998 a questo progetto, presentandolo come un modo per contenere i costi e soprattutto di avvicinarsi alla tecnologia statunitense, cosa che è avvenuta solo col partner inglese. Uno tra essi, Forcieri, dichiara che “con la prevista quota di acquisizione, o eventualmente con una sua riduzione, sostituiremo circa 260 velivoli attualmente in uso. Avremo, dunque, un miglioramento ed un aumento delle capacità tecnologiche che ci consentirà di ridurre fortemente il numero dei velivoli attualmente a disposizione, con un conseguente risparmio di costi di personale, di formazione e di manutenzione.” L’Italia (l’Alenia) avrebbe poi dovuto produrre le ali del velivolo così da farlo ritenere un progetto condiviso. Dov’è la logica in queste scelte? Semplicemente una: le industrie belliche italiane nel 2008 hanno guadagnato 4,3 miliardi di euro, e l’Italia è 8° Paese al mondo per spesa in armamenti dunque persegue un criterio di costruzione e vendita di armi, e la sua presenza nei due consorzi dell’Eurofighter e dell’F-35 ha un raziocinio ed una motivazione precisa: migliorare la propria capacità di costruire armi da guerra per poi rivenderle. Come si è visto anche dal documento parlamentare del 2007, gli F-35 sono un possibile, sperato, affare economico: il miliardo di euro speso per la prima fase è stato recuperato attraverso commesse ricevute da aziende italiane come Alenia Aermacchi, Oto Melara (produce cannoni), Piaggio (oltre agli scooter produce motori per i cacciabombardieri), Avio, Aerea, Datamat, Galileo Avionica, Gemelli, Logic, Selex Communications, Selex-Marconi Sirio Panel, Mecaer, Moog, Oma, Secondo Mona, Sicamb, S3Log, Vitrociset. C’è un altro miliardo di euro che l’Italia spenderà da qui al 2047, per spese di “post produzione”, che probabilmente si recupererà con la realizzazione di uno stabilimento in Italia per l’assemblaggio degli F-35 destinati ai paesi europei (quali?). Ancora una volta dunque tutto questo si traduce nel solito gioco: gli F-35 li pagheremo noi, ma i benefici di questa manovra arriveranno nelle tasche di alcune grandi aziende. La vicenda degli F-35 è diventata ormai un palese insuccesso. Tanto che, un po’ di tempo fa, Robert Gates, segretario della difesa americano, ha detto che gli USA non escludono che “se entro due anni i problemi tecnici agli F-35 non saranno risolti il Governo abbandonerà il progetto”. Intanto molti dei committenti (Olanda, Canada ecc), nel frattempo, vista la scarsa qualità del prodotto e i suoi costi, hanno rinunciato all’acquisto (o ridotto, Inghilterra). Del resto, come dargli torto visto il giudizio della RAND Corporation, società di analisi strategiche che collabora col Dipartimento della Difesa USA, che ha criticato l’F-35, affermando che in un conflitto reale non sarebbe in grado di competere con uno dei diretti concorrenti, il cacciabombardiere russo Su-35. Poi, anche sotto il profilo economico, pare che l’F-35 non sia competitivo, tanto che la stessa Marina americana ha stimato che i costi di manutenzione degli F-35 saranno del 30-40% superiori a quelli dei caccia attualmente in uso. Cosa accadrebbe se l’Italia decidesse di non acquistare più i velivoli americani? Ci sarebbero penali o ripercussioni? A questa domanda risponde Luigi Bobba, Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati “L’uscita del nostro Paese dal programma dei cacciabombardieri F-35 JSF (Joint Strike Fighter) non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo e quella di pre-industrializzazione; infatti il Memorandum of Understanding, ovvero l’accordo fra i Paesi compartecipanti, non prevede il pagamento di alcuna penale in caso di rinuncia all’acquisto”. Terminiano con le dichiarazioni del Ministro Pinotti del Governo Renzi e del Capogruppo Scanu: Sui cacciabombardieri F-35 «è lecito immaginare che si può ripensare, si può ridurre, si può rivedere». La svolta arriva dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti che a Sky Tg24, ospite di Maria Latella, precisa che l’ordine degli F-35 prevede l’acquisto di 90 aerei. Pinotti aggiunge che prima di tagliare o ridurre «bisogna chiedersi: vogliamo un’aeronautica? Dobbiamo chiederci che tipo di difesa vogliamo, quale tipo di protezione ci può servire. C’è un impegno assunto dal governo, aspettiamo la fine dell’indagine conoscitiva per prendere una decisione». Il capogruppo Scanu, da parte sua, ha dichiarato (19 marzo 2014) che i deputati in commissione Difesa si erano convinti della necessità di un dimezzamento degli F-35 ordinati dall’Italia, dagli attuali 90 a 45, anche se una presa di posizione così precisa non è presente nel documento finale. 8 Sulle ali della storia Corpo Forestale L’aeroporto di Belluno ubicato in una meravigliosa posizione, oltre ad essere sede dell’Aeroclub di Belluno e dell’INAER, azienda per la manutenzione elicotteri, è sede anche di una importante sezione di volo del Corpo Forestale dello Stato che vigila giornalmente per la salvaguardia del patrimonio boschivo di quelle zone e del Nord Italia. Venne ufficialmente aperta nel 2000 dopo aver subito un’adeguata ristrutturazione, un tempo sede del 44° Gruppo Squadroni AVES “Fenice”, basato su questo aeroporto dal 1984 al 1989 e successivamente trasferito a Rimini. Il gruppo elicotteri CFS di Belluno, dal 1989 al 2001, è stato attivo nella piccola base a Celarda di Feltre (BL), poi dal 2001 al 2003 a Belluno (ma solo con funzioni antincendio e traspor- Agusta-Bell AB.412 Testo e foto di Claudio Toselli to materiali), quindi dal 2003 a oggi sempre a Belluno, ma con delle maggiori competenze istituzionali e la responsabilità della copertura aerea tutto il nord d’Italia. Oltre agli elicotteri in servizio, AB 412 e NH 500, diverse sono le attrezzature a loro disposizione, tra cui 2 moduli elitrasportabili TSK (serbatoio e moto- pompa da 500 litri), 1 carrello fotoelettrica da 3.000 candele, e diversi vasconi elitrasportabili da 2000 e 6000 litri da applicare ai ganci baricentrici. La base ha inoltre quattro serbatoi per il rifornimento di carburante con una capienza di 200.000 litri, che possono essere utilizzati anche da altre Forze dello Stato. 9 Sulle ali della storia Nardi NH-500. FORSE NON TUTTI SANNO CHE..... Alcuni visitatori ci criticano per lo stato di certi aerei e taluni mezzi in esposizione, li trovano poco curati od oggetto di scarsa manutenzione. Vogliamo solo ricordare a questi appassionati che siamo, ancora dopo vent’anni, soggetti ad una prescrizione al Piano Regolatore G. che ci vieta di ricoverare “aerei e grossi pezzi d’artiglieria”. Questa prescrizione fu superata da una Variante al P.R.G. ratificata dal Comune di Ri- mini e successivamente rigettata da quell’inutile Ente supervisore che è diventata la Provincia di Rimini (Ente inutile e dannoso che gioca sgambetti solo per ribadire il fatto di esistere). Ora, ancora “allo scoperto”, rincorriamo il tempo per rifare il lifting ai nostri velivoli e in 5 mesi, quest’anno, ne abbiamo ricondizionati sei sotto la supervisione di Claudio Bonacci (esperto aeronautico): North American T-6 “Texan”, MiG-17 Lim-6bis, MiG-21MF, Piaggio P.166, Vought A-7E Corsair II, Sukhoi Su-17. 10 Dopo alcune settimane mi recai a Berlino. In quel periodo in seguito alla caduta del muro di Berlino e al conseguente dissolvimento della Repubblica Democratica Tedesca (DDR), la Germania Federale si ritrovò una quantità enorme di materiale bellico costruito in Russia e lasciato alla DDR che faceva parte del Patto di Varsavia. Sulle ali della storia Museo dell’Aviazione “G. Casolari” È noto che la Germania Federale utilizzava solamente materiale americano o comunque di nazioni occidentali (il G-91 italiano, per esempio), pertanto tutto quello lasciato dalla DDR le autorità tedesche in parte cercavano di venderlo. Allora non era ancora stato varato il “Trattato europeo” che vietava la vendita e quindi la proliferazione di materiale bellico a qualsiasi nazione estera. Ciò che non si riuscì a vendere fu smantellato. Come frutto di un primo incontro, acquistai due MiG-21 aerei che erano stati in dotazione a tutti i paesi aderenti al Patto di Varsavia, e i miei interlocutori mi assicurarono l’arrivo a Rimini entro 60 giorni. Entro il periodo indicato, arrivarono al museo i due MiG ovviamente completamente smontati per facilitarne il trasporto e al loro seguito pure due marescialli specialisti con l’incarico di rimontarli. Quei pochi aerei che già avevo, e quelli acquistati in seguito sempre in Italia, erano quasi tutti cannibalizzati, quelli acquistati in Germania erano viceversa in condizioni ottimali, con turbina, con la strumentazione, sedili, paracadute, ecc. I due marescialli specialisti avevano prestato servizio presso la ex DDR e quindi conoscevano bene il loro lavoro e, terminato il montaggio, che constatai ottimale sotto tutti i punti di vista. Dopo aver regolato la loro posizione, chiesi se sarebbero tornati a Rimini qualora avessi acquistato altri aerei dalla ex. DDR e che loro certamente conoscevano, ebbi una risposta affermativa che mi tranquillizzò non poco. Nello stesso periodo mi giunse una segnalazione ancora più importante della precedente. In Cecoslovacchia, vicino a Praga la famosa ditta Aero Vodochody che costruisce aerei sia per paesi europei che soprattutto asiatici, vi era in vendita un Sukhoi 7. Questo caccia-bombardiere 11 Sulle ali della storia di costruzione sovietica, pur essendo già stato radiato, in ditta veniva utilizzato per fare prove per i paracaduti frenanti. Questo splendido aereo era già stato richiesto da un museo inglese pertanto volevo avere qualche possibilità di acquistarlo. Partii in auto insieme ad un parente ed a mio figlio Pier. Il giorno dopo il nostro arrivo volli andare subito all’Aero Vodochody per vedere l’aereo. L’Aero Vodochody è una delle più grandi ditte che in Europa costruiscono aerei. Rimasi impressionato dagli enormi capannoni in cui lavoravano centinaia e centinaia di tecnici, in quel periodo dalle catene di montaggio, stavano montando degli aerei sia per il Vietnam che per il Laos oltre che per alcuni paesi africani. Era veramente interessante avere il privilegio di vedere tutto ciò perché normalmente agli estranei è vietato l’accesso. Dopo i soliti convenevoli mi dissero che dovevo trattare con un altro ufficiale e l’ingegnere capo della ditta e tra l’altro mi fecero sapere che avevano già una richiesta. Capii l’antifona e una volta chiesto all’interprete chi era la persona che avrebbe potuto decidere la vendita, preparai una busta e una volta che ebbi l’occasione di non farmi vedere da altri l’allungai all’ingegnere . Questi usci dalla camera dove eravamo rientrando poco dopo (evidentemente aveva controllato il contenuto) e abbracciandomi mi disse che l’aereo era mio. Felice del risultato, l’ultimo giorno lo trascorremmo vistando quella bellissima città che è Praga. Infine ripartimmo per il rientro in Italia. Essendo il Sukhoi 7 un aereo da guerra, allora era necessaria un’autorizzazione del Ministero degli Esteri italiano. Contattai un alto funzionario di quel ministero fortunatamente appassionato di attivazione il quale si disse disponibile ad aiutarmi poiché, aggiunse, un tale aereo in Italia non si era mai visto. Infatti seppi che attendere pazientemente. Dopo alcune settimane fui avvertito che una colonna di camion con a bordo un aereo militare aveva attraversato la frontiera diretta al Museo di Rimini, colonna che arrivò dopo un paio di giorni. Tale colonna era composta da due camion “ribassati” uno dei quali portava tutta la lunga fusoliera dell’aereo e l’altro le ali e le altre parti. Il terzo camion trasportava molte apparecchiature necessarie al montaggio. La felicità mia e dei miei collaboratori era incontenibile perché va ricordato che quell’aereo costituisce a tutt’oggi una punta di diamante del Museo dell’Aviazione di Rimini sia per la sua completezza che per la sua rarità. (continua) Sukhoi Su-7 Dopo la guerra in Corea, l’Istituto Centrale di Aerodinamica russo studiò due nuove configurazioni per un nuovo caccia, uno ad ala a delta (Y-5 che confluirà successivamente nel progetto MiG-21) ed uno con ala a freccia. Quello con ala a freccia (Y-2), dopo una serie di valutazioni venne abbandonato. Col progredire però della tecnica nelle motorizzazioni il progetto fu ripreso cosicché il prototipo, l’S-2, con ala a freccia di 62° volò nel 1955. Ad esso seguì una piccola produzione di Su-7 in versione da caccia, ma fino a quando non venne concepito il Su-7B in configurazione da attacco al suolo, la produzione non ebbe slancio. Le prime versioni ideate per l’uso da terreni non preparati furono via via affiancate da altre che acquisirono seggiolino eiettabile a quota zero, avvisatore di scoperta radar in coda, predisposizione al montaggio di razzi ausiliari ed altro. Il Sukhoi Su-7, nelle sue varianti, ha equipaggiato le forze aeree di: Afghanistan, Algeria, Cecoslovacchia, Corea del Nord, Egitto, India, Iraq, Polonia, Romania, Ungheria e Unione Sovietica. L’esemplare in mostra al Parco Tematico dell’Aviazione è appartenuto all’Aviazione Militare Cecoslovacca ed è stato acquistato dalla società (Aero, produttrice di altri aerei da guerra) che ne curava la manutenzione in questo paese. 12 Lettereal Direttore Gentile Direttore poco tempo fa durante una chiaccherata da bar mi hanno dato una informazione a cui stento a credere. Ho fiducia in Lei che (presumo per anzianità) non fa più parte delle FF.AA. in servizio, per conoscere l’ammontare di una busta paga di un generale in servizio. In un momento nel quale non basta più appoggiare il proprio posteriore su una sedia, occorre sapere quali persone risultano utili o addirittura indispensabili e chi meno. Come per altri settori nei quali lo stipendio viene finanziato dal nostro lavoro, riteniamo che la retribuzione debba essere resa pubblica. Fiducioso della Sua risposta, porgo i miei più sentiti saluti. Lettera firmata Caro Lettore le rispondo che innanzitutto che la retribuzione è legata necessariamente al grado e alle funzioni. Ci è dato sapere solamente che l’anno scorso la stessa domanda fu rivolta al quotidiano ”Il Resto Del Carlino” che fece un rapido sondaggio; tutte le FFAA risposero ad esclusione dell’A.M. Allora ve lo diciamo noi: l’allora capo di Stato Maggiore Generale De Bernardis (che non rispose) si ritiene percepisse 500.000 euro all’anno (più precisamente: quasi 1.640 euro al giorno) più altre indennità e benefici. In una rapida indagine risulta che i gradi più alti dell’A.M.I. percepiscano indennità inaspettate e le loro retribuzioni (considerate nel complesso) avrebbero in comune una macroscopica differenza anche rispetto a quelle dei colleghi delle altre nazioni europee. Il Direttore Spett.le Museo dell’Aviazione gradirei sapere cosa si deve fare per ricevere il periodico di novità e storia aeronautica del Museo. Ringraziando porgo distinti saluti. Arch. Giorgio B. Gent.mo Architetto per ricevere il periodico “Sulle Ali della Storia”, può semplicemente farne richiesta (come d’altronde ha già fatto) al Museo tramite l’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Le diciamo questo, ad uso di tutti coloro lo volessero ricevere in forma gratuita. Ringraziando per la gradita richiesta, porgiamo i nostri più cordiali saluti. Il Direttore Sulle ali della storia Gentilissimo Com.te Casolari le scrivo questa mia per ringraziarLa profondamente. Ho avuto occasione oggi di visitare il suo parco dell’aviazione e ne sono rimasto profondamente colpito. Pur essendo ancora in giovane età, sono appassionato d’aviazione fin da bambino e ho improntato una parte degli studi superiori ed universitari sulla materia. Pur essendosi arenati quest’ultimi, la passione non mi ha mai abbandonato e la vista oggi do uno scorcio raro d’una collina piena di aerei (molti dei quali ho avuto occasione di vedere solo in foto) mi ha imposto di fermarmi. Complice una visita di lavoro a San Marino da Milano avvilente ed infruttuosa, la consolazione massima è stata scoprire il suo parco. La stupenda accoglienza di Matteo e l’apertura delle porte ad un appassionato fuori stagione e fuori orario testimoniano il grande spirito della gente dell’aria: unico al mondo. Da amante di velivoli desidero ringraziarla non solo per la decisione di ammettere visitatori fuori orario, ma anche di aver avuto coraggio di trattenere ed accasare cosi tanti velivoli. Si può letteralmente camminare attraverso pezzi consistenti di storia dell’aviazione. Piange il cuore, tuttavia, vedere lo stato in cui versano alcuni esemplari. Non mi permetto di criticare e comprendo benissimo cosa possa significare mantenere una struttura simile con le proprie forze, ma il suo potrebbe essere uno dei parchi più belli. Dal basso della mia inesperienza (benché stia avviando una mia società editrice e pubblicitaria, diversa dai miei studi aeronautici) e giovane età, geograficamente lontano e sconosciuto a Lei, mi piacerebbe trovare il modo di poterLa aiutare a far conoscere e trovare i fondi per restaurare, mantenere e custodire ciò che per gli appassionati è un genuino tesoro. Spero leggerà queste mie righe (forse più comuni di quel che penso dopo una visita al parco,) con un sorriso e possa apprezzarne lo spirito. Un sentito grazie per aver aperto il parco, per aver servito nella nostra Aeronautica, per aver contribuito ad ispirare l’acrobazia più emozionante e per avermi donato ore di spensierata felicità: il parco sarà sempre il mio paese dei balocchi. Cordiali saluti Stefano Mazzù 13 Sulle ali della storia LETTERA del DIRETTORE (Riferita alla Marina Militare Italiana) Circa quattro anni fa ci siamo rivolti al Comando di Stato Maggiore della Marina per richiedere dei velivoli dismessi dalla Forza Armata, questo in base ad una precisa Legge dello Stato (n.388 del 23 dicembre 2000 art.49). Facciamo presente che presso il Museo dell’Aviazione “G. Casolari” di Rimini, sono già in esposizione velivoli di tutte le altre Forze aeree italiane (G.d.F., A.M.I., C.C., E.I.) ed in seguito al contratto ricevuto (ri- portante anche le condizioni di mantenimento e manutenzione già accettate) e l’assicurazione di accollarci gli oneri di smontaggio e trasporto, abbiamo eseguito i lavori per dare una sistemazione di straordinaria visibilità ai velivoli promessi “AB212” e “SH3D”. Per le summenzionate ragioni non abbiamo intenzione di accettare una lettera di diniego della cessione programmata, che oltretutto addice false ragioni in contraddizione con fatti a nostra conoscenza, documentati in maniera ineccepibile. Dopo aver accordato particolari agevolazioni per il personale ed i familia- ri dei componenti la Marina Militare Italiana, in funzione della cessione, abbiamo saputo tramite uno scarno comunicato che i velivoli garantiti erano stati consegnati ad altro istituto. Ogni ulteriore commento ci risulta superfluo, la scarsissima serietà di quell’organo militare proviene da una consuetudine consolidata nella scorsa Repubblica. Speriamo solo che il cambiamento di rotta nella politica italiana porti più pulizia e serietà nelle sue Istituzioni, quanto in quelle civili, come in quelle militari. addio “Nibbio” Una vita in volo su Treviso Il Museo ringrazia: • Sig. Domenico Bruschi • Sig. Franco Costa • Sig. Rolando Genghini • Sig-ra Kalicinska Janina Biagini (Morciano) • Sig-ra Mara Tomelleri (Cernusco sul Naviglio, MI) Voglio salutare, a quasi un anno dalla scomparsa, un grande Amico: il Gen. Antonio Piccolo. Gianfranco Casolari (Dalla Tribuna di Treviso 9.8.2013) A ntonio Piccolo, generale, oltre che un grande pilota dell’aeronautica era una persona dal cuore grande, dal sorriso facile, dall’animo caustico e sereno, segno distintivo di quella toscanità che mai si era scrollato di dosso nonostante il lavoro sui G91 lo avesse portato a Treviso ormai anni or sono. Lavorava come pilota di Gruppo all’aeroporto di S.Giuseppe, quando ancora era terreno più militare che civile. Una vita tra i cieli, ma anche tra gli uomini del 103° gruppo che lo hanno sempre ricordato con affetto e che proprio per la sua persona- lità generosa, attenta, coinvolgente l’avevano soprannominato «babbo», alla toscana, epiteto ben più goliardico di quel «Nibbio 5» che era il suo nome di battaglia. È andato in pensione ormai più di dieci anni fa, ma non era mai riuscito a mettere nel cassetto la passione per l’aria, per la luce pura del sole, quella prospettiva unica che solo il volo poteva dare. Così aveva iniziato a lavorare come istruttore nel campo di volo di Caposile dove si era ritrovato nuovamente circondato di persone che oggi lo rimpiangono con grande dolore… 14 G Sulle ali della storia Esposizione di Medaglie d’oro relative al 900 italiano li ultimi anni dell’800, sono anni magici e irripetibili che si consumano soprattutto sull’altare delle mille follie e stravaganze. La classe sociale dominante è quella dei ricchi commercianti e della borghesia, mentre ormai si iniziano a far strada i primi bagliori di democrazia (in un’Europa ancora tutta gestita, a parte la Francia, dalle monarchie). Si è calcolato che agli inizi del Novecento la popolazione sparsa sul globo fosse di circa un miliardo e mezzo di individui, 400 milioni in più rispetto al decennio precedente. La percentuale di tale aumento spetta all’Europa, dove fra il 1800 e il 1914 la popolazione sarebbe pressoché triplicata, passando da 175 milioni a 450, con un tasso di aumento molto diverso nei vari Paesi: più del triplo in Gran Bretagna, quasi il triplo in Russia, all’incirca il doppio in Germania e in Italia, soltanto un terzo in Francia. È contro le organizzazioni operaie di stampo socialista che ora i nuovi governanti europei devono misurarsi. All’inizio del nuovo secolo la libertà di organizzazione sindacale è di fatto acquisita in tutta Europa, ma il riconoscimento più o meno generico del diritto di associazione operaia non corrispondeva alla totale libertà pratica di funzionamento. La libertà di sciopero, all’inizio non contestata e generalmente riconosciuta nei vari Stati europei, viene mortificata sul piano della sua efficacia da misure coercitive e poliziesche. Anche in Italia, come in altri paesi europei, il primo dopoguerra fu caratterizzato da tensioni sociali e politiche. Inflazione, disoccupazione e carovita sfociarono in tumulti. Nel Settembre del 1919 l’Italia firmò il trattato di pace, ma le sue pretese su Fiume e sulla Dalmazia non vennero ascoltate. Si parlò di “Vittoria Mutilata”. D’Annunzio con alcuni volontari e alcuni soldati occupò la città di Fiume per cercare di annetterla all’Italia, ma dovette desistere. Dopo la guerra migliaia di contadini e operai si iscrissero ai sindacati per tutelare i propri interessi lavorativi. Ci furono intense lotte sociali tra il 1919 e il ‘20 ed alla fine di quell’anno vennero occupate circa 300 fabbriche; gli industriali chiesero l’intervento dell’esercito per sgomberarli, ma il governo (Giolitti) rifiutò inducendoli a trattare con i lavoratori, in questo clima Gramsci e Togliatti diedero vita al partito Comunista. Fu in questa situazione di grande tensione sociale che si fece strada il fascismo. Puntando tutto sulla battaglia contro i socialisti e usando la violenza contro gli avversari, vennero organizzate delle squadre armate che dovevano attaccare e distruggere le organizzazioni dei socialisti. Il seguito di questo partito crebbe fino a ottenere l’appoggio e il finanziamento di gruppi industriali. Il PNF organizzò la marcia su Roma e davanti alla minaccia di un colpo di stato Vittorio Emanuele III incaricò Mussolini di formare il nuovo governo. Alla salita al potere del fascismo, il settore dell’assistenza in Italia era regolato da una legislazione ridotta a poche leggi approvate dai governi liberali di fine Ottocento. In epoca di liberalismo e vigeva la minima ingerenza dello Stato in ambito socio-economico. Nei primi anni del Novecento si possono inquadrare i primi reali cambiamenti: la progressiva industrializzazione favorì la maturazione di una prospettiva differente attraverso cui guardare ai problemi di natura sociale e si sviluppò la consapevolezza che nel ciclo produttivo occorresse avere persone efficienti ed in salute. Lo sviluppo industriale e il conseguente diffondersi di nuovi bisogni determinarono i primi consistenti interventi statali nel settore dell’assistenza, ma occorrerà attendere l’avvento del fascismo per assistere ad un cambiamento di prospettiva. Lo Stato sociale fascista può infatti essere considerato come «un processo di progressiva trasformazione del sistema di protezione sociale creato in età liberale», finalizzata a realizzare un preciso disegno politico e ideologico. Dal punto di vista ideologico, le riforme apportate dal fascismo vanno lette in una prospettiva totalitaria: nelle intenzioni di Mussolini c’era il raggiungimento di un interesse superiore, che superasse quelli individuali e rispondesse, invece, ad un interesse di superiorità della Nazione. 15 Sulle ali della storia In ultima analisi ciò a cui mirava il regime era la riorganizzazione della società al fine di permettere la liberazione di nuove energie capaci di ripercuotersi positivamente su di essa, portando un aumento di produttività e di ricchezza per lo Stato. Lo Stato era interpretato come un “super-organismo biologico” del quale le persone rappresentavano le cellule. Così come in ogni organismo ben funzionante le cellule sono strutturalmente organizzate, anche lo Stato avrebbe dovuto diventare l’organizzatore della vita sociale dei propri cittadini per garantire il “buon funzionamento” di ogni sua parte. È su queste basi che, da un lato, si procedette alla creazione dell’organizzazione corporativa in campo economico, al fine di inquadrare all’interno di precise organizzazioni lavoratori e datori di lavoro e, dall’altro, all’introduzione di una legislazione sociale molto articolata con lo scopo di organizzare sistematicamente la vita di ogni individuo dalla nascita alla morte. Per quanto riguarda invece la politica estera sono proprio le guerre coloniali, a fare da tramite (già prima dell’avvento del fascismo) nel passaggio dal patriottismo al nazionalismo. Difatti il colonialismo italiano è dettato e dominato innanzitutto da esigenze di prestigio nazionale. Le spinte dell’economia, della società, dell’opinione pubblica furono importanti, ma decisive sono le scelte di strumentalizzazione adottate dai governi. Non a caso due guerre coloniali, quelle di Libia e d’Etiopia, vengono condotte come guerre “nazionali”. Per legittimare l’espansione coloniale, le giustificazioni fanno riferimento, in forme diverse nelle diverse fasi, agli stessi argomenti: la missione civilizzatrice verso le “razze barbariche”, i vantaggi economici per gli italiani, la possibilità di far fronte ai problemi della crescita demografica del paese, il “posto al sole” per la Patria. Il fascismo poi dilata le velleità espansionistiche e nazionalistiche dell’Italia liberale e fa della guerra coloniale di aggressione all’Etiopia una guerra “nazionale” (per lo spiegamento di mezzi e la mobilitazione massiccia dell’opinione pubblica), “di massa” (per il numero di soldati e lavoratori mobilitati) e, per molti versi, “moderna” (con l’aereonautica che vi gioca un ruolo di rilievo). Il colonialismo italiano è per certi aspetti “fuori tempo” rispetto all’imperialismo europeo. Le maggiori potenze infatti estendono i propri domini nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, per poi valorizzarli/ sfruttarli nel quindicennio che precede la Prima guerra mondiale e nel ventennio fra le due guerre, quando l’imperialismo coloniale raggiunge il proprio apogeo. Conclusasi vittoriosamente la campagna per la conquista dell’Impero di Etiopia (ottobre 1935 - maggio 1936), si cominciò subito col dare un primo assetto provvisorio al nuovo Impero, nel quale furono comprese anche le nostre vecchie colonie dell’Eritrea e della Somalia. Tutto il vasto territo- rio venne ripartito in cinque grandi zone, e precisamente: la zona comprendente l’Eritrea, il Tigrai e la Dancalia; capitale Asmara; la zona comprendente lo Scioa, il Goggiam e l’Etiopia nordoccidentale; capitale Gondar; la zona comprendente l’Harar, gli Arussi e il Bale; capitale Harar; la zona comprendente i Galla e Sidama e le tribù dell’ovest; capitale Gimma; la zona comprendente l’antica Somalia italiana e l’Ogaden; capitale Mogadiscio. Ogni zona dipendeva da un Governatore, capo dell’amministrazione civile e comandante di tutte le forze armate dislocate nel proprio territorio. Tutti i cinque Governatori facevano poi capo al Governatore generale e Vice Re, residente in Addis Abeba. Ai limiti delle varie zone furono, in seguito, apportati dei ritocchi, sino a quando venne stabilito un ordinamento territoriale definitivo, che fondamentalmente confermò quanto era stato fatto in via provvisoria. Con la fine delle operazioni, comandi, grandi unità e reparti, ritenuti non più necessari, cominciarono ad essere gradualmente smobilitati, sciolti o rimpatriati. Le forze armate dell’Impero furono in tal modo ridotte, per poterle contenere soltanto entro i limiti imposti dalla necessità di presidiare e dare sicurezza alle nuove terre conquistate. In relazione alle esigenze particolari delle varie zone, l’organizzazione militare subì quindi, nei primi tempi, adattamenti e ritocchi. (prima parte) 16 Sulle ali della storia Gianni Widmer Alla fine dell’Ottocento, Trieste era un’importante città dell’Impero austro-ungarico e ne era il principale porto commerciale. Gianni Widmer vi nacque il 25 aprile 1892, festività di San Marco. Gli anni della sua giovinezza furono quelli della “belle époque”, in cui le grandi conquiste della scienza e della tecnica facevano del progresso un mito che alimentava speranze universali e un fattore in grado di condurre l’uomo a mete mai raggiunte prima. Di questo clima l’aviazione rappresentava la frontiera più avanzata e affascinante, il sogno per tanti uomini coraggiosi e intraprendenti. Widmer fu pienamente figlio del suo tempo: le sue imprese furono espressione di tutto questo. Fu aviatore tra i più giovani, dotato di un indubbio talento. Frequentò la scuola di volo civile de La Comina e conseguì il brevetto nel giugno 1911 a Taliedo. Subito dopo, il 23 luglio pur potendo contare su un’esperienza limitata, effettuò col suo Blériot 50 hp la traversata Grado-Trieste ad una quota di 500 metri, in circa mezz’ora, imponendosi all’attenzione generale. Dal 30 luglio al 6 agosto prese parte alla settimana aviatoria di Trieste che si svolse nel campo di volo di Zaule, insieme ai famosi aviatori Manissero, Fisher e Legagneaux. aviatore di frontiera Nel medesimo anno 1911, il comune di Trieste istituì un premio di 5000 corone da assegnare all’aviatore che per primo fosse riuscito a volare da Venezia a Trieste sorvolando il campanile di San Marco e quello di San Giusto. Widmer non si fece scappare l’occasione. Decollò dalla spiaggia del Lido il 25 Gianni Widmer sull’aeroplano Bleriot XI da 50 cv. fonte; Biblioteche Comune di Trieste di Mauro Antonellini settembre 1911 alle ore 17, ma, a causa della scarsa visibilità, fu costretto ad atterrare a Monfalcone. Il mattino successivo una difficile manovra di decollo provocò la rottura dell’apparecchio impedendogli di proseguire il volo e raggiungere Trieste. Sempre nel 1911 partecipò alla prima gara internazionale di volo in Austria che si svolse a Wiener Neustadt. Nel 1912 mise a segno il colpo più sensazionale della sua carriera: il raid Trieste-Venezia in occasione dell’inaugurazione del ricostruito campanile di San Marco e nel giorno del suo ventesimo compleanno. Lo stesso anno eseguì il suo primo tour nei Balcani: volò su Zara e su Spalato, poi su Lubiana, Zagabria, Belgrado, Sarajevo e da ultimo fu in Montenegro. Nel 1913 volle realizzare il sogno della sua vita, arrivare in volo a Roma. Ostacolato da inconvenienti tecnici e dal maltempo, il raid non fu portato a termine. Permise tuttavia a Widmer di farsi conoscere in diverse città della Romagna e delle Marche e nella Repubblica di San Marino. Infatti partito dalla spiaggia del Lido di Venezia il 10 marzo, dopo avere sorvolato Chioggia e impiegato un’ora di volo atterrò a Ravenna. A causa di un problema tecnico riprese il volo due ore dopo, sorvolò Cesenatico, Cattolica, Pesaro, ma giunto in vista di Fano ad una quota di 600 metri ebbe un’avaria al motore e fu costretto ad un atterraggio di fortuna che comportò la sospensione del raid. Riparato l’aereo, Widmer volò su Ancona e effettuò una nuova audace impresa: decollare da Rimini per atterrare a San Marino. Solo l’abilità e il coraggio gli consentirono di atterrare nel breve pianoro di Monte Carlo ai piedi delle torri della città. A ricordo dell’evento nello stesso punto dell’atterrag- 17 Sulle ali della storia gio la Repubblica di San Marino eresse a Widmer un monumento ancora ad oggi visibile: uno dei primi al mondo dedicato ad un aviatore. Venne poi la partecipazione alle giornate aviatorie di Napoli dove, ormai celebre e consumato aviatore, si confermò fra i protagonisti insieme a Umberto Re, Pietro Cavadini e a Rosina Ferrario, prima donna aviatrice italiana. Partecipò in seguito al Meeting internazionale di Vienna per poi ritornare su Zagabria e su Cettigne, in Montenegro. L’11 aprile del 1914 riuscì finalmente a realizzare il suo sogno raggiungendo Roma. Partì da Portorose il 29 marzo del 1914 e la prima tappa di volo a Ravenna gli valse il primato italiano di traversata sul mare. Purtroppo ancora un incidente in atterraggio lo costrinse ad una nuova e pro- Widmer volo su S. Marino con il Com. Casolari lungata sosta. Riprese il volo il 10 aprile, fece tappa a Perugia e arrivò finalmente a Roma al campo di volo di Centocelle. La sua attività pionieristica si concluse con l’ultimo Meeting di Vienna del 1914, chiusosi proprio nei giorni dell’attentato di Sarajevo. Quelle drammatiche giornate segnavano la fine di un’epoca e l’inizio di un conflitto dalle dimensioni e dagli effetti spaventosi. Seguendo la logica degli eventi, in quanto suddito dell’Impero austro-ungarico Widmer sarebbe stato arruolato nell’Imperiale e Regio Esercito, sicuramente come aviatore e probabilmente con buone prospettive di carriera; invece insieme alla sua famiglia scelse la via dell’Italia abbandonando tutti i beni. Purtroppo non fu ricambiato con altrettanta generosità dall’Italia stessa, che ebbe nei suoi confronti sospetti poi rivelatisi e riconosciuti infondati. In seguito mise a disposizione le sue capacità di aviatore divenendo collaudatore presso la SIAI di Sesto Calende, poi alla SIAMIC sul lago Trasimeno. Finita la guerra tornò nella sua Trieste come istruttore alla Scuola di volo di Portorose e quale comandante lo scalo di Trieste per la SISA, la prima compagnia aerea italiana. Concluse una vita interamente dedicata al volo a Reggio Calabria con l’incarico di caposcalo nella compagnia aerea LAI. Il ricordo di Widmer rimane ancora in Romagna per i numerosi voli eseguiti negli anni 1913 e 1914, tali da rendere il suo nome familiare al punto che non poche persone ancor oggi lo portano come nome proprio. La memoria più viva delle gesta di Widmer rimane nella Repubblica del Titano, qui infatti si trova il solo monumento a lui dedicato. San Marino fu visitata diverse volte da Widmer fino agli anni ’70. Il 29 maggio 1970, in occasione di una manifestazione di aerofilatelia, fu portato in volo da Riccione a San Marino in elicottero. La missione fu effettuata dal comandan- te Gianfranco Casolari, in servizio presso l’aeroporto di Miramare di Rimini, incaricato dall’Ufficio Operazioni del 5° Stormo. Ai comandi di un elicottero Bell 47J atterrò sull’arenile di Riccione, prese a bordo Gianni Widmer e lo portò a San Marino. L’atterraggio avvenne sul piazzale nei pressi della stazione della funivia di Borgo Maggiore. Widmer fu accolto da personalità della Repubblica e portato al Palazzo del Governo. Il comandante Casolari nel frattempo sorvolò più volte San Marino e lanciò dei manifestini colorati che ricordavano questa gradita visita. Nel 1993 fu Giancarlo Zanardo, ai comandi del Blériot XI da lui stesso costruito, a rievocare l’arrivo dal cielo di Widmer, primo uomo atterrato nel territorio sammarinese. Il 16 aprile 2013 è stato celebrato il centenario di quel volo alla presenza delle massime autorità della Repubblica. Il libro di Mauro Antonellini, Gianni Widmer, aviatore di frontiera, di prossima pubblicazione sarà in vendita presso il bookshop del Museo dell’Aviazione “G. Casolari” di Rimini. Formato cm. 17x24, cartonato, pag. 256, illustrazioni b/n e colori corredato di testo completo in lingua inglese. Euro 25,00. 18 Sulle ali della storia Il “Diavolo” di Reggio Emilia Testo e foto di Claudio Toselli Transitando sulla tangenziale di Reggio Emilia e passando nei pressi dell’aeroporto “Ferdinando Bonazzi” si fa un salto a ritroso nella storia perchè questo “campo volo” è utilizzato fino dal 1916 anno in cui si insedia un ippodromo le cui striscie erbose vengono utilizzate come piste di atterraggio per gli aerei della Caproni. Dal 1930 però viene realizzato un aeroporto vero e proprio; inizialmente come campo di fortuna poi come pista di collaudo per le locali e vicine Officine Reggiane acquistate nel 1937 dal Gruppo Caproni che usano ampiamente l’aeroporto per i test dei numerosi prototipi prodotti dei velivoli Reggiane che tutti noi conosciamo. Durante la seconda Guerra Mondiale è usato dai bombardieri Cant Z 1007-Bis e successivamente diventa base dei Messerschmitt Bf 109 della Luftwaffe e più tardi del 1° Gruppo Caccia “Asso di bastoni” della Aeronautica Nazionale Repubblicana. Ai nostri giorni l’aeroporto diventa sede dell’Aero Club di Reggio Emilia e dal 1997 è aperto al traffico commerciale anche se non è mai riuscito ad ottenete la giusta importanza nel traffico aereo ,anche se è ubicato in un territorio ric- co di potenzialità economiche e di tradizioni storiche. Nonostante queste problematiche nel suo sedime c’è la sede di una importante associazione culturale: il Museo Araba Fenice una organizzazione senza fini di lucro creata per preservare, diffondere e promuovere la ricerca, gli studi, la divulgazione e la narrazione dell’Aviazione attraverso la storia degli uomini e degli aerei, valorizzando il patrimonio di interesse storico-artistico costituito dagli uominimilitari che hanno fatto la storia e dai mezzi per il volo da loro utilizzati. Il progetto è costituito da due sezioni: - il Museo dell’Araba Fenice rappresenta la sezione statica con sede al Castello dei Diritti - “Vola Fenice” (www.volafenice.it) la sezione dinamica ubicata sull’ aeroporto in cui è possibile, su prenotazione, provare la brezza di poter volare su velivoli militari d’epoca il cui gioiello è sicuramente il bellissimo MB.326 che e’ stato rimesso in condizioni di volo con i colori e codici di quando nell’Aeronautica Militare svolgeva servizio nella 606ª Squadriglia Collegamenti del 6° Stormo a Ghedi (BS). RICERCA OPERA DI VOLONTARIATO gati di contattarci (sia attraverso e-mail: [email protected], sia telefonicamente allo 0541.756696), per concordarne le modalità. Il Museo dell’Aviazione è aperto ad accogliere gli appassionati con tempo libero disposti ad offrire il proprio impegno per il restauro, la cura, la sorveglianza e la valorizzazione degli oltre 50 velivoli presenti e degli altri mezzi esposti, in forma di volontariato. Precisiamo che l’opera dovrà essere prestata in modo gratuito, per varie ragioni che possono essere di solidarietà, di passione per il volo, di altruismo, filantropia o di qualsiasi altra natura. Il volontariato potrà essere operato individualmente o in associazioni organizzate in forma gratuita e riceverà contestualmente, il rimborso delle spese sostenute per raggiungere i luoghi d’intervento e soggiornarvi. Coloro che fossero interessati all’iniziativa sono pre- Tutti coloro che fossero indisponibili al lavoro sul posto, ma ugualmente aperti a sostenere l’opera e gli interventi da affrontare all’interno del Parco, possono contribuire liberalmente con un’offerta effettuabile attraverso: • rimessa con Carta di Credito (sul sito www.museoaviazione.com); • versamento su C/C postale n. 10462471 intestato a MUSEO DELL’AVIAZIONE S.r.l.; • Bonifico bancario, IBAN: IT11 A076 0113 2000 0001 0462 471 intestato a MUSEO DELL’AVIAZIONE S.r.l. – RIMINI (RN) 19 Sulle ali della storia Durante questa mia visita alla grande base di Mig 21 della neonata Aeronautica Militare Croata ebbi l’onore di conoscere il Comandante di quel Reparto: il Colonnello Rudolf Peresin ed instaurammo subito, nonostante la differenza linguistica superata da un interprete ed il clima politico militare che in quel periodo incombeva come un macigno su tutti, un rapporto estremamente cordiale e di fiducia reciproca. Ovviamente le mie domande erano concentrate su cio’ che stava accadendo, sulla base ex RViPVO, sull’operatività e lui con un grande sorriso che gli illuminava il volto, con una gentilezza incredibile, glissava sulle risposte e mi pregava di non addentrarmi in argomenti ai quali ovviamente non poteva rispondere e di concentrare il nostro discorso sul mio servizio fotografico, rapporti umani, sulle differenze etniche delle quali parlava senza alcun tipo di sentimento di odio, ma con grande umanità e gentilezza. Non volendo compiere azioni di guerra sulla sua Patria durante un volo di ricognizione con un Mig 21, decise di varcare lo spazio aereo Austriaco e di atterrare a Klagenfurt. Fra gli sbigottiti austriaci scese dall’aereo dicendo che era una croato, un pilota croato e non voleva compiere azioni di guerra contro la sua terra.!!! Ovviamente per impedire la sua fuga la RViPVO gli sgiunzagliò addosso altri Mig-21 e qualche Mig 29 per abbatterlo ma senza successo. Rientrato in Croazia per continuare la guerra per l’indipendenza della sua terra, il 2 maggio 1995 durante una missione di supporto areo ravvicinato nell’operazione Flash delle forze croate, fu abbattuto sopra la città di Stara Gradiska dall’artiglieria contarerea delle forze Serbe in Krajina. Riuscì ad ejettarsi ed atterrare incolume ma fu preso prigioniero e finito a ... (non posso descrivere come ma è facilmente intuibile). I suoi resti furono tumulati alla bellemeglio e non furono restituiti fino al 1997 quando il 15 settembre di quell’anno Rudolf Peresin fu sepolto con tutti gli onori militari nel cimitero Mirogoj a Zagabria . I croati oggi lo riconoscono come uno dei più grandi eroi della guerra e la sua defezione fu considerata come un atto di sfida al più potente nemico serbo rivegliando in tutti un senso di orgoglio nazionale. Il suo Mig-21, codice 26112, usato per la sua defezione è ora la museo Heeresgeschichtliches (museo di storia militare ) di Vienna e fu mostrato in pubblico a Zeltweg durante la AirPower11. 1994 -Base Aerea di Zagabria-Pleso Guerra nella ex Jugoslavia. Combattimenti fra Croati e Serbi Testo e foto di Claudio Toselli Base aerea di Zagabria Pleso; Col Peresin al centro con gli occhiali. Col. Rudolf Peresin. L’aereo è ancora oggetto di controversia in materia di proprietà internazionale, con richieste provenienti da Croazia e Serbia. Particolari della fine del Colonnello Peresin io l’ho avuta tramite la sua Famiglia, che riuscii a contattare in modo inconsueto volendo far pervenire alcune immagini che gli scattai a Pleso durante la mia visita. Nel luglio 2006 un Mi-8 croato fu inviato Tomba del Col. Rudolf Peresin a Zagabria. al CSAR di Rimini per una esercitazione congiunta con gli HH-3F. Naturalmente fui invitato a questo evento e portando con me le foto di Peresin, pregai il comandante dell’elicottero croato di far pervenire le immagini ed una mia lettera di accompagnamento alla Famiglia tramite i canali militari croati, il MInistero della Difesa o altro, non avendo modo di farlo personalmente non conoscendo nessun recapito. Con mia grande sorpresa e stupore, il comandante del Mi-8 scatto sugli attenti quando gli consegnai il plico e lo depose in una borsa con attenzione rispetto assicurandomi che avrebbe portato a termine la consegna personalmente. Dopo questa consegna al termine della presentazione dell’esercitazione e il relativo servizio fotografico, giunti ai saluti vidi tutto l’equipaggio croato schierato davanti al loro elicottero (mi sto commuovendo ancora!!!!) e con il saluto militare ogniuno di loro volle stringermi la mano. Per circa un mese non seppi piu’ nulla poi un giorno ricevetti una raccomandata: proveniva dalla Croazia, dalla Famiglia , dalla moglie del Colonnello Peresin che esprimeva tutto il suo ringraziamento e commozione. Non la pubblico, scusatemi, perchè non voglio spettaccolarizzare quelle parole che voglio rimangano private, non voglio rendere pubbliche le confidenze sulla morte di quel pilota o meglio di quell’uomo perchè mi parrebbe mancargli di rispetto. 20 Sulle ali della storia GLI ULTIMI ARRIVI AL... MUSEO di AEROMODELLISMO Saranno anche gli ultimi ma certamente non sono i piu’ piccoli… Recentemente la Signora Mara Tomelleri, figlia di un aeromodellista di Cernusco, ha ben pensato di donare al Museo ben tre enormi modelli costruiti dal padre. I modelli, date le loro dimensioni, sono giunti completamente smontati ed il Direttore del Museo ha richiesto l’intervento di Domenico Bruschi per il loro rimontaggio, cosa non possibile con due sole mani e così il Bruschi ha chiamato in aiuto gli ottimi aeromodellisti Franco Costa e Rolando Genghini di Rimini. Fatto un sopraluogo e suddivise le varie parti dei tre modelli, i tre “antichi” aeromodellisti si sono messi al lavoro e, quando necessario, sono ricorsi a creare parti che non erano incluse nel dono. Sono stati così rimontati i grossi aeromodelli. Il lavoro è iniziato dal monoplano De Havilland Chipmunk, 4 metri e 62 centimetri di apertura alare, con motore a 4 cilindri di 250 cc. di cilindrata. Quindi i tre volonterosi sono passati al RVD 8, riproduzione di un aereo polacco, anche questo dota- Biplano Liberty Sport. to di motore a benzina a 4 cilindri e 250 cc. di cilindrata, ala parasole di 4 metri e 57 centimetri d’apertura. Ultima è stata la volta del biplano Liberty Sport dotato di motore a 2 cilindri a benzina e presunta cilindrata di circa 160/180 cc. I modelli erano dotati di grossi servocomandi alimentati da potenti batterie. Non è dato sapere se i modelli in questione abbiano mai volato ma senza Macchi MC.72. dubbio rappresentano un notevole impegno da parte del loro costruttore. Bellissima la riproduzione del Macchi MC 72, aereo ancora in possesso del record mondiale di velocità per idrovolanti propulsi da motori a scoppio. L’MC 72 pilotato da F. Agello fu portato in volo e stabilì l’imbattuto record di oltre 700 chilometri orari nei primi anni ’30 in preparazione per la Coppa Schneider, edizione poi mai disputata sfortunatamente per l’Italia che certamente avrebbe vinto. Il modello donato al Museo da Sebastiano Silvestri è una magnifica riproduzione dell’idrovolante che puo’ essere acquistato rivolgendosi direttamente al Silvestri. Altro modello giunto al Museo è stato un piccolo biplano di soli 60 cm. di apertura alare donato da Soncin Riccardo di Udine. Last but not least un modello acrobatico, il “King Stunt”, di 102 cm d’apertura alare donato da Rolando Genghini. Entrambi i modelli sono del tipo VVC, ovvero comandati da 2 cavi. Le donazioni confermano l’immutato interesse per il Museo che, della sua specie, è unico in Italia. Domenico Bruschi Sulle ali della storia 21 CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI 2014 Sono 21 gli appuntamenti inseriti nel calendario delle Frecce Tricolori annunciato ufficialmente dall’Aeronautica Militare. La stagione degli eventi 2014 si aprirà all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli (NA) con il sorvolo per il giuramento del corso Rostro IV. Sei date saranno dedicate agli scambi nelle manifestazioni aeree con altre Nazioni: Francia, Inghilterra, Svizzera, Belgio, Malta e Spagna. Il 3 Agosto le Frecce Tricolori saranno a Rimini-Bellaria, stazione balneare che le ha già ospitate di recente (Settembre 2012), forse la data scelta quest’anno non è delle migliori, ma lo spettacolo sarà come sempre, eccezionale. Per sabato 02 agosto sono previste le prove, domenica 03 agosto la vera e propria esibizione. Lo spettacolo si svolgerà nelle ore pomeridiane, arricchito dalle performance, oltre che delle Frecce Tricolori, anche di altri velivoli militari e civili. Richiedi sul sito www.museoaviazione.com il biglietto (per il 2/3/4 Agosto 2014) a tariffa speciale per visitare il Parco Tematico dell’Aviazione. P.A.N. 16 aprile (Sorvolo) Pozzuoli (NA) Accademia Aeronautica 11 maggio (Sorvolo) Pordenone (UD), 87a Adunata Nazionale Alpini 18 maggio Lungomare di Loano (SV), Loano Air Show 31 maggio Lungomare di Lignano Sabbiadoro (UD) 1 giugno Lungomare di Trieste (TS), Trieste Air Show 2 giugno (Sorvolo). In occasione della Festa della Repubblica sarà effettuato il sorvolo dell’Altare della Patria a Roma (RM). 7 giugno Lungomare Poetto Cagliari (CA), Cagliari Air Show 9 giugno (Sorvolo) Centenario del Comitato Olimpico Nazionale Italiano Roma (RM) 15 giugno Pontile di Forte dei Marmi (LU), Centovolte Forte dei Marmi 21 giugno Cazaux (Francia), 80° anniversario costituzione Armée de l’Air 29 giugno Lungomare di Ostia Roma (RM), International Air Show 9 luglio Fairford (Regno Unito), Royal International Air Tattoo 19 luglio Lungomare di Trapani (TP), Fly For Peace 3 agosto Lungomare di Rimini (RN), Bellaria-Igea Marina Air Show 17 agosto Gorizia (GO), Grado Air Show 24 agosto Venezia (VE), Jesolo Air Show 6 settembre Payerne (Svizzera) 100° Anniversario forza aerea svizzera 13 settembre Kleine Brogel (Belgio) Centenario dell’aviazione belga 21 settembre Verona Bardolino Air Show 27 settembre Malta International Air Show 10 ottobre Madrid (Spagna) 75° anniversario forza aerea spagnola 4 novembre (Sorvolo). In occasione della Festa delle Forze Armate sarà effettuato il sorvolo dell’Altare della Patria a Roma (RM). 22 Sulle ali della storia FOTO RICORDO Gruppo studenti Sloveni 26 marzo 2014 Ist. ind. Mattei Ferrari Eboli 16 aprile 2014 Gruppo in terapia, paura di volare studio S.O.P.H.I.A 10 novembre 2013 23 Sulle ali della storia Istituto di Frosinone 04 marzo 2014 Ist. Aeronautico Jack London, Taranto 8 novembre 2013 Moto Club, Bologna 13 aprile 2014 24 Sulle ali della storia IERI OGGI GLI ELICOTTERI DEL 15° Stormo CASR Cervia Sikorsky HH-3F (Pelican) 15-35 MM 81347 Agusta Westland HH-139 15-51 MM.81823