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L`orazione funebre del sindaco Graziano Delrio per Renzo Bonazzi

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L`orazione funebre del sindaco Graziano Delrio per Renzo Bonazzi
Ufficio Stampa
Piazza Prampolini, 1 – 42121 Reggio Emilia tel. 0522/456390-456840 - fax. 0522/456677
Sabato 3 aprile 2010
L’orazione funebre del sindaco Graziano Delrio per Renzo Bonazzi: “Ci
ha mostrato che i capi guidano, non costringono, orientano senza mai
comprimere la libertà di ognuno”
Fra i presenti in Sala del Tricolore, accanto ai familiari dell’ex sindaco di
Reggio, anche Romano Prodi e vari parlamentari reggiani
Stamattina alle 9, nella Sala del Tricolore, il sindaco Graziano Delrio ha pronunciato
l’orazione funebre in omaggio al senatore Renzo Bonazzi, sindaco di Reggio Emilia dal
1962 al ’76.
Al commiato erano presenti la presidente della Provincia Sonia Masini, l’ex presidente
del Consiglio dei ministri e della Commissione europea Romano Prodi, i parlamentari
Leana Pignedoli, Maino Marchi e Pierluigi Castagnetti; gli ex sindaci Giulio Fantuzzi e
Antonella Spaggiari, mentre Ugo Benassi, che aveva visitato ieri la camera ardente
allestita nella sala storica, ha mandato oggi un messaggio letto nel corso del suo
intervento dal sindaco Delrio. La Regione Emilia-Romagna era rappresentata
dall’assessore Lino Zanichelli. Esposti, oltre al gonfalone della città di Reggio, quelli
della Regione e della Provincia.
Dopo l’incessante susseguirsi di visite alla salma del senatore Bonazzi per tutta la
giornata di ieri, anche stamattina numerosi cittadini e amici si sono stretti alla moglie
Marisa, ai figli e ai familiari del senatore Bonazzi, partecipando al funerale che, dopo
l’intervento del sindaco Delrio in Sala del Tricolore, è stato celebrato nella chiesa di
Sant’Agostino da don Daniele Simonazzi e don Guido Mortari.
Di seguito il testo dell’orazione funebre del sindaco Delrio
“Caro Renzo, cara Marisa, cari famigliari, cari cittadini, care cittadine, cari
amministratori,
con profondo orgoglio Reggio Emilia rende onore oggi a un uomo giusto, onesto, che ha
vissuto per la sua città. Un uomo democratico, un uomo di cuore, coraggio e
intelligenza, un uomo del presente, non un uomo del passato.
Renzo Bonazzi, nato a Reggio Emilia nel 1925, avvocato, sindaco di questa città dal 1962
al 1976; senatore dal 1976 al 1987, eletto nelle liste del Partito comunista italiano, è
stato ricordato in questi giorni da tante persone, con parole univoche, come univoca e
limpida è stata la sua vita.
Voglio qui ricordare le parole di cordoglio che mi ha inviato Ugo Benassi, sindaco
successore di Renzo Bonazzi, impossibilitato a essere qui stamattina:
‘Caro Graziano, la notizia della morte di Renzo Bonazzi mi ha fatto piangere. Non mi
era mai capitato, se non alla morte di mio padre. Ma il dottore mi ha proibito di uscire
di casa dicendomi, è una battuta ma non solo, che è bene lasciare che i sindaci possano
morire uno per volta, per non disturbare troppo il Comune… Esprimi tu a mio nome il
profondo dolore che provo ai compagni, agli amici e soprattutto a Marisa e ai suoi figli.
Con Renzo avevo una sincera amicizia e stima. Insieme a Campioli, lui, io e Antonella
abbiamo gettato le basi, in tempi duri, di questa bella città’.
Anche Guido Fanti, già sindaco di Bologna, ha voluto esprimere il proprio cordoglio ai
familiari e alla città, per la scomparsa di Renzo.
Vorrei ricordare con voi – ha proseguito Delrio - in questa Sala del Tricolore che ne ha
ospitato le parole e le scelte per 14 anni, alcuni tratti di Renzo Bonazzi. Era illuminato,
attento, d’avanguardia e nel contempo vicino agli ultimi. Era un intellettuale, non dei
salotti, ma dei luoghi frequentati dai suoi concittadini, le piazze, i teatri, le fabbriche.
Profondamente convinto che la cultura non è delle élite, ma è una corda che suona in
ogni uomo.
Dopo il lavoro faticoso del sindaco Cesare Campioli, che ha fatto rialzare la città dalla
miseria spaventosa del dopoguerra, il sindaco Renzo Bonazzi si è trovato a guidare
questa città di origini contadine, ma di gente ‘dolce e ardita’, come disse Bertolucci,
che stava scoprendo nuove risorse, nuove mode e una nuova energia.
Renzo ha saputo investire questa eredità, ha orientato tutta la comunità dandole
orizzonti larghi, dispiegando le forze in opere sociali e collettive, in servizi pubblici,
biblioteche, attività teatrali, puntando sui giovani, accorciando le distanze tra la gente
e la cultura.
Non a caso quella stagione è sempre stata ricordata negli anni a seguire come un’età
dell’oro, epoca di entusiasmi: di grandi iniziative culturali - come Musica e Realtà; di
atti simbolici e politici pregnanti - come la cittadinanza onoraria a Rafael Alberti
durante il suo esilio; di contatti internazionali - con i primi gemellaggi all’estero, tra cui
quello con Pemba; di concretezza nelle pari opportunità per tutti i cittadini e nella
democrazia, aprendo nuove scuole per l’infanzia comunali che puntavano sulla qualità e
non sulla quantità; riorganizzando l’attività museale e bibliotecaria; partecipando alla
costituzione dell’Azienda consortile gas-acqua (1973) e dei trasporti (1975), al nuovo
arcispedale Santa Maria Nuova, dando voce alla partecipazione dei cittadini con i
consigli di quartiere, avviando il ridisegno urbanistico della città con il nuovo Piano
regolatore di Osvaldo Piacentini.
Il sindaco Bonazzi – ha sottolineato Delrio - ha messo concretamente insieme, da
‘riformatore’, i pezzi migliori della convivenza civile emiliana del dopoguerra. Ha fatto
lavorare insieme persone di grande spessore, con formazioni culturali e convinzioni
ideali diverse tra loro, ma con una convergente visione del bene comune.
Molti, che sono qui oggi, e che hanno avuto la fortuna di lavorare a fianco di Renzo,
potranno dire, e dovranno dire, meglio di me.
Io, da sindaco giovane e inesperto che si rivolgeva per consigli, apprezzo molto questa
capacità che ha avuto di spingere la città ad avere coraggio, a credere in se stessa, a
investire la sua fortuna, a sentirsi bella senza paura di paragoni.
E non si può parlare di Renzo, senza parlare di Marisa che oggi credo non riusciremo a
consolare, ma a cui dobbiamo stringerci.
Moglie, madre, intellettuale e artista, che è stata parte non scindibile della grandezza
di Renzo.
Ho molto apprezzato in questi anni la vicinanza di Marisa e di Renzo. Vicinanza alla
città, prima che al suo sindaco. Partecipazione alle iniziative culturali e pubbliche. Una
vicinanza sempre dialettica e intelligente, disposta a contribuire con idee e
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suggerimenti per fare meglio, anche critica ma affettuosa e autentica. Con passione,
stile, personalità.
Ho sempre visto Renzo curioso, fino agli ultimi giorni pronto a guardare avanti. Mi colpì
lo scorso anno quando lo vidi girare per San Giorgio, a scattare foto con il cellulare a
un’installazione artistica.
Renzo non ha mai vissuto guardando indietro, non ha fatto del suo passato una nostalgia,
ma una tappa dello scorrere della vita.
‘Una città a misura d’uomo’ era lo slogan che lui scelse per Reggio. Senza quella città a
misura d’uomo, Reggio non sarebbe stata negli anni successivi quella città dinamica,
solidale, ricca di capitale sociale che sappiamo e oggi non potremmo parlare di ‘città
delle persone’.
Lo disse lui, in un articolo su Ricerche storiche dell’aprile 2008: ‘Se oggi viviamo in
modo meno traumatico che in altre zone del Paese, questa fase di restaurazione così
pesante, è anche perché si è costruita una politica largamente condivisa, anche se
competitiva, sia nei nostri Consigli comunali, sia nel Paese’.
Una politica – ha concluso il sindaco Delrio - condivisa dai nostri cittadini, che sono stati
abituati da gente come Renzo Bonazzi a sentirsi mai sudditi, mai esclusi: ma a sentirsi
uguali, a sentirsi parte. In questi tempi tristi, in cui la politica sembra non poter fare a
meno di capi, Renzo ci ha mostrato che i capi guidano, non costringono, orientano senza
mai comprimere la libertà di ognuno. In Renzo vi è la passione audace per la libertà
pubblica, come Jefferson suggerì nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti.
Quella felicità che consiste nel diritto dei cittadini di partecipare al governo della loro
comunità. Sapevano, e sanno, i veri amanti della libertà che la tirannia si esprime
confinando i cittadini nella privacy delle loro case, spingendoli ad occuparsi solo dei loro
affari privati.
Per questo, Renzo molto raramente, e con pudore, pronunciava la parola ‘Io’. Perché
Renzo è uomo del ‘Noi’, quel ‘noi’ che vince sull’’io’.
Grazie Renzo del tuo insegnamento. La città ti è riconoscente per sempre”.
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