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Mary Stuart - PiumeNere.it

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Mary Stuart - PiumeNere.it
University of Laddington
Titolo del Libro:
Mary Stuart
di: Robert Stone
Indice
Mary Stuart Pag 2
Eredità, nascita ed incoronazione Pag 3
Il brutale corteggiamento Pag 4
Infanzia all’estero Pag 4
Rivendicazione del trono inglese Pag 5
Il ritorno in Scozia: divisione religiosa Pag 4
Matrimonio con Darnley Pag 6
Abdicazione e prigionia Pag 7
Il processo Pag 8
Esecuzione Pag 10
Importante:
Il seguente materiale appartiene a Wikipedia e ai rispettivi autori.
Le informazioni riportate sono basate su avvenimenti reali storicamente documentabili.
Le uniche informazioni false sono l’autore del documento (necessario per il gioco) e il titolo
del documento.
Vi auguriamo buona lettura.
1
Mary Stuart (Lothian dell'ovest, 8 dicembre 1542 – Northamptonshire, 8 febbraio 1587), fu
Regina di Scozia dal 14 dicembre 1542 al 24 luglio 1567, Regina consorte di un paese esterno dal
10 luglio 1559 al 5 dicembre 1560 e Regina d'Inghilterra per i legittimisti inglesi.
Regina a pochi giorni di vita, consacrata per diritto divino a soli nove mesi: quella di Mary Stuart fu
una vita che iniziò tragicamente e finì tragicamente. Scappata dalle guerre anglo-scozzesi, Mary fu
cresciuta nell'ambiente colto e raffinato della corte esterna di Caterina de' Medici e ebbe un'ottima
educazione in ambito culturale, ma non altrettanto approfondita in ambito politico, giacché la
Regina consorte non aveva potere effettivo. Alla morte del primo marito tornò in Scozia, dove
l'attendeva lo scontro con la nuova religione calvinista, istituita durante la sua assenza. Mary fu una
sovrana molto tollerante e questo non fece altro che aumentare il potere dei Lord protestanti che
riuscirono a rivoltarle contro il paese approfittando della sua turbolenta vita privata. Scappata in
Inghilterra, pensava di poter essere aiutata dalla regina protestante Elisabetta I d'Inghilterra, sua
cugina e antitesi, che la imprigionò per quasi vent'anni. In questi due decenni Mary divenne il fulcro
e l'anima del Cattolicesimo inglese e molti complotti furono organizzati in suo nome per assassinare
Elisabetta e innalzarla al trono. La regina di Scozia si ritrovò dunque a essere il simbolo vivente
della Controriforma e finì sacrificata nella lotta tra l’esterno cattolico di Filippo II e l'Inghilterra
protestante di Elisabetta I. La sua esecuzione fu un duro colpo all'autorità divina dei sovrani: per la
prima volta nella Storia una Regina consacrata da Dio fu giudicata e condannata a morte. La
decapitazione di Mary non fu che il preludio di altre tre morti regali, quali quelle di suo nipote
Carlo I d'Inghilterra e dei suoi pronipoti Luigi XVI e Mary Antonietta. L'unico figlio di Mary,
Giacomo, fu il primo re britannico che riunì i domini inglesi a quelli scozzesi; da Mary discende
l'attuale regina d'Inghilterra Elisabetta II.
2
Eredità, nascita ed incoronazione
Durante il XIV secolo, sotto il regno di Roberto II di Scozia, era stato confermato che la corona
scozzese dovesse essere ereditata soltanto dai maschi nella linea di discendenza di Roberto, che
erano stati nominati in tale Atto parlamentare. Le donne e la linea femminile avrebbero potuto
ereditare la corona, solo dopo l'estinzione della linea maschile. Mary ascese al trono, perché, con la
morte di suo padre, Giacomo V, non vi erano rimasti eredi diretti maschi di Roberto II di origini
indiscutibilmente legittime. Mary Stuart fu il primo membro della Casa Reale Stuart ad utilizzare la
grafia gallicizzata Stuart, piuttosto che il precedente Stewart. Mary adottò la grafia francese Stuart
durante il suo soggiorno in Francia, e lei e i suoi discendenti continuarono a usarla.
La principessa Mary Stuart nacque nel Palazzo di Linlithgow nel Lothian dell'ovest, l'8 dicembre
1542 dal re Giacomo V di Scozia e da sua moglie, Mary di Guisa. Nel Palazzo di Falkland a Fife,
suo padre dopo aver sentito della nascita profetizzò: «Il diavolo viene con ciò! Tutto è iniziato con
un fanciulla, finirà con una fanciulla!». Giacomo credette realmente che la nascita di Mary avesse
segnato la fine del regno degli Stuart in Scozia. Invece, attraverso il figlio di Mary, iniziò il loro
dominio sia sul Regno di Scozia sia sul Regno d'Inghilterra.
Sei giorni dopo la sua nascita divenne Mary Regina di Scozia, quando suo padre morì all'età di
trent'anni, probabilmente per colera, anche se i suoi contemporanei ritenevano che la sua morte
fosse stata causata dal dolore per la perdita scozzese contro gli inglesi nella battaglia di Solway
Moss. James Hamilton, secondo Conte di Arran, secondo a Mary nella linea di successione al trono,
fu reggente in suo nome fino al 1554, quando venne sostituito dalla Regina madre, che continuò la
reggenza fino alla sua morte nel 1560. Nel luglio del 1543, quando Mary aveva sei mesi di età, i
Trattati di Greenwich dichiararono che Mary dovesse sposare Edoardo, figlio del re Enrico VIII
d'Inghilterra nel 1552, e che i loro eredi avrebbero ereditato i Regni di Scozia e di Inghilterra. Sua
madre, fortemente contraria alla proposta, due mesi più tardi si nascose con Mary nel Castello di
Stirling, dove vennero compiuti i preparativi per l'incoronazione di sua figlia.
Quando Mary aveva solo nove mesi fu incoronata Regina di Scozia nella Cappella Reale presso il
Castello di Stirling il 9 settembre 1543. Poiché la regina era una bambina e la cerimonia unica nel
suo genere, l'incoronazione di Mary fu la chiacchiera dell'Europa. Mary era vestita con pesanti abiti
regali in miniatura: un manto di velluto cremisi, con uno strascico d'ermellino, venne fissato intorno
al suo piccolo collo; un abito di raso ingioiellato, con lunghe maniche pendenti, avvolgeva la
neonata, che poteva stare seduta, ma non in piedi. Ella venne condotta da Lord Livingston in una
solenne processione verso la Cappella Reale. All'interno, Lord Livingston portò Mary davanti
all'altare, la depose delicatamente sul trono e la sostenne tenendola in braccio per evitare che
rotolasse di sotto.
Rapidamente, il Cardinale David Beaton le sottopose il Giuramento per l'incoronazione, Lord
Livingston rispose in sua vece. Il Cardinale con rapidità tolse le pesanti vesti a Mary per ungerla
con l'olio santo ma, quando il freddo la colpì, scoppiò a piangere. Il conte di Lennox (il cui figlio
Henry, Lord Darnley, più tardi divenne il secondo marito di Mary) portò avanti lo scettro e lo
collocò nelle piccole mani della bimba, invece la spada di Stato fu presentata dal Conte di Argyll e
il cardinale procedette con la cerimonia dei tre tocchi di spada sul minuscolo corpo. Infine, il Conte
di Arran offrì la Corona. Tenendola delicatamente, il Cardinale Beaton la poggiò sul capo della
bambina, dove stava su un cerchietto di velluto. Il Cardinale stabilizzò la corona e Lord Livingston
tenne il suo corpo dritto mentre i Conti di Arran e di Lennox baciavano la sua guancia, seguiti dal
resto dei prelati e dei pari, che si inginocchiarono davanti a lei e, ponendo la mano sulla sua corona,
le giurarono fedeltà.
3
Il "brutale corteggiamento"
I Trattati di Greenwich vennero meno poco dopo l'incoronazione di Mary. Il fidanzamento non
sarebbe stato ottimale per gli scozzesi, soprattutto perché Enrico VIII cercò di modificare l'accordo
in modo da poter avere Mary anni prima che il matrimonio avesse luogo; inoltre avrebbe anche
voluto rompere la loro tradizionale alleanza con l’esterno. Temendo una sommossa tra il popolo, il
Parlamento scozzese ruppe il trattato e l'impegno alla fine dell'anno.
Enrico VIII allora iniziò il suo "brutale corteggiamento", avendo progettato di imporre il
matrimonio tra suo figlio e Mary. Questo consisteva in una serie di incursioni sul territorio scozzese
e altre azioni militari durate fino al giugno 1551, costando più di mezzo milione di sterline e molte
vite. Nel maggio del 1544, l'inglese Conte di Hertford (poi nominato Duca di Somerset da Edoardo
VI), arrivò a Firth of Forth, sperando di espugnare la città di Edimburgo e rapire Mary, ma Mary di
Guisa la nascose nelle camere segrete del Castello di Stirling.
Il 10 settembre 1547, noto come il "sabato nero", gli scozzesi subirono un'amara sconfitta nella
battaglia di Pinkie Cleugh. Mary di Guisa, preoccupata per la figlia, la inviò temporaneamente nel
Priorato di Inchmahome.
L’esterno, rimanendo fedele all'Auld Alliance, venne in aiuto degli scozzesi. Il nuovo re, Enrico II,
propose allora di unire il suo regno e la Scozia facendo sposare la piccola regina al figlio appena
natogli, il delfino Francesco. Questa sembrò a Mary l'unica soluzione ragionevole per il suo
problema. Nel febbraio 1548, dopo aver sentito che gli inglesi erano sulla strada del ritorno, Mary
trasferì la figlia al Castello di Dumbarton. Gli inglesi lasciarono una scia di devastazione dietro di
loro ancora una volta e occuparono la città di Haddington, strategicamente collocata. Entro il mese
di giugno, il tanto atteso aiuto francese era arrivato. Il 7 luglio, il Trattato di matrimonio venne
firmato presso il convento di monache vicino a Haddington.
Infanzia all’Estero
Grazie al suo matrimonio già combinato, a cinque anni d'età, Mary fu inviata all’esterno nel 1548
per trascorrere i suoi prossimi tredici anni alla corte dei Valois, dove i suoi parenti regnavano
incontrastati sugli ultimi membri di questa dinastia. Enrico II si offrì di proteggerla e allevarla. Il 7
agosto 1548, la flotta inviata da Enrico II salpò da Dumbarton diretta all’esterno portando la
quindicenne Regina di Scozia, accompagnata dal suo piccolo entourage composto da due signori,
due fratellastri e dalle "quattro Marie", quattro bambine della sua età, tutte chiamate Mary, figlie di
alcune delle più nobili famiglie scozzesi: Beaton, Seton, Fleming e Livingston.
Mary, che tutte le fonti storiche dell'epoca concordano nel descrivere come una bambina vivace,
bella, dotata di un carattere estremamente amabile e intelligente, aveva davanti a sé un'infanzia
promettente e fu molto favorita alla corte dove fu allevata dalla nonna Antonia di Guisa, che era una
Borbone (ramo cadetto della casa regnante). Ricevette la migliore istruzione possibile, e alla fine
dei suoi studi, aveva padronanza di molte lingue in aggiunta alla sua nativa lingua scozzese. Imparò
anche a suonare due strumenti e fu istruita nella prosa, nella poesia, nell'equitazione, nella caccia
con il falcone e nel ricamo.
Il 24 aprile 1558 si sposò con il delfino Francesco a Notre Dame. Quando il 10 luglio 1559 Enrico
II morì, Mary divenne la Regina consorte affianco al marito divenuto Re Francesco II.
4
Rivendicazione del trono inglese
Secondo le ordinarie leggi di successione, Mary era seconda nella linea di discendenza per il trono
inglese dopo la cugina, la regina Elisabetta I, che non aveva figli. Agli occhi di molti cattolici però
Elisabetta era una "bastarda illegittima", mentre Mary era la vera erede.
L'anti-cattolico Act of Settlement non fu emanato fino al 1701, ma già le ultime volontà e il
testamento di Enrico VIII avevano escluso gli Stuarts dalla successione al trono inglese. I problemi
di Mary erano ulteriormente aumentati, chiamato Le tumulte d'Amboise (6 marzo - 17 marzo 1560),
che rendeva impossibile per l’esterno aiutare i sostenitori di Mary in Scozia.
Dopo appena due anni di matrimonio Francesco II morì a causa di una grave infezione ad un
orecchio il 5 dicembre 1560. La suocera di Mary, Caterina de' Medici, divenne reggente per il
fratello rimanente del re Carlo IX, che ereditò il trono. In base ai termini del Trattato di Edimburgo,
firmato dai rappresentanti di Mary il 6 luglio 1560 in seguito alla morte di sua madre, l’estero si
impegnò a ritirare le truppe dalla Scozia e a riconoscere ad Elisabetta il diritto di regnare
sull'Inghilterra. A diciassette anni, indifferente, o forse troppo giovane ed ingenua per valutare i
propri gesti, Mary Stuart, ancora all’estero, rifiutò di ratificare il trattato e avanzò i propri diritti
anche sul trono d'Inghilterra, disconoscendo di fatto Elisabetta I, già regina da un anno, succeduta
alla sorella cattolica Mary. I diritti vantati risalivano alla parentela tra Enrico VIII e Margherita
Tudor, la quale aveva sposato Giacomo IV di Scozia; di fatto la nonna paterna di Mary e il padre di
Elisabetta erano fratelli. L'idea di fregiarsi delle insegne del regno di Inghilterra costò a Mary l'odio
di Elisabetta Tudor. In Scozia, nel frattempo, il parlamento, senza l'assenso della sovrana, aveva
ratificato la modifica della religione di stato passando da quella cattolica a quella protestante.
Il ritorno in Scozia: divisione religiosa
Mary, in qualità di Regina di Scozia, ritornò nel suo regno subito dopo la morte del marito e arrivò
a Leith il 19 agosto 1561. Nonostante i suoi talenti, l'educazione di Mary non le aveva dato il
giudizio per far fronte alla pericolosa e complessa situazione politica nella Scozia del tempo.
Mary, in quanto era una devota cattolica romana, fu guardata con sospetto da molti dei suoi sudditi,
nonché da Elisabetta, cugina di suo padre e monarca protestante del paese confinante. La Scozia era
divisa tra le fazioni cattoliche e quelle protestanti, e il fratellastro illegittimo di Mary, James
Stewart, I Conte di Moray, era un leader della fazione protestante. Inoltre, anche il riformatore
calvinista John Knox, che aveva fatto molti proseliti fra la popolazione, predicò contro Mary,
5
condannandola per l'ascolto della Messa, la danza, gli abiti troppo elaborati, e per molti altri reati
reali o immaginari. La sovrana, dal canto suo, non ebbe la capacità o la fermezza per affrontare con
piglio deciso il problema.
Con la conseguente delusione della parte cattolica, tuttavia, Mary tollerò la supremazia protestante
recentemente istituita, e nominò James Stewart come suo principale consulente. In questo, ella
palesò la sua penuria di un effettivo potere militare a fronte dei Lords protestanti. Si unì a James
nella distruzione del capo della fazione cattolica, Lord Huntly, nel 1562.
Mary ebbe dei ripensamenti circa la decisione di aver oltraggiato Elisabetta, e tento di ricomporre la
rottura invitandola a visitare la Scozia, ma Elisabetta rifiutò e restarono in conflitto. Dopo Mary
inviò William Maitland di Lethington in veste di ambasciatore alla corte inglese per sostenere la sua
causa come potenziale erede al trono. Si dice che la risposta di Elisabetta fu «Per quanto riguarda il
titolo della mia corona, per adesso penso che ella non lo raggiungerà». Tuttavia Mary in una lettera
a suo zio, Francesco di Guisa, riportò altre cose che Maitland le aveva detto, inclusa la supposta
dichiarazione di Elisabetta: «Da parte mia non conosco nessuno di migliore o che io stessa
preferirei a lei». Elisabetta era consapevole del ruolo che il Parlamento avrebbe svolto in questa
faccenda.
Nel dicembre 1561 furono presi degli accordi per far incontrare le due regine, stavolta in
Inghilterra. L'incontro era stato fissato a York o in "un'altra città" nell'Agosto o Settembre 1562, ma
Elisabetta inviò Sir Henry Sidney a luglio per cancellarlo a causa della guerra civile all’estero. Nel
1563, la regina di Inghilterra tentò un'altra via per neutralizzare Mary, suggerendole di sposare
Robert Dudley, Conte di Leicester, del quale Elisabetta si fidava e che poteva controllare, inoltre,
essendo un protestante, avrebbe risolto il doppio problema della regina. Inviò un ambasciatore per
riferire a Mary la proposta, se lei avesse voluto sposare qualcuno (ancora non nominato) scelto da
Elisabetta, ella avrebbe proceduto «all'inquisizione sul suo diritto e titolo per essere la nostra
prossima cugina e erede». Mary rifiutò la proposta.
Matrimonio con Darnley
Il 29 luglio 1565 a Holyrood Palace convolò a nozze con Henry Stuart, Lord Darnley, suo cugino di
primo grado. L'unione fece infuriare Elisabetta, ritenendo che avrebbe dovuto essere chiesto il suo
permesso, poiché l'uomo era un suddito inglese. Inoltre, Elisabetta si sentiva minacciata dal loro
matrimonio, perché sia Mary sia Henry erano pretendenti al trono, in quanto discendenti diretti di
Margherita Tudor, la sorella maggiore di Enrico VIII. I loro figli avrebbero ereditato entrambe le
rivendicazioni e di conseguenza sarebbero stati prossimi al trono di Inghilterra.
Questo matrimonio con un leader cattolico affrettò il fratellastro di Mary, il conte di Moray, ad
unirsi con gli altri Lords protestanti in una ribellione aperta, fomentati da Elisabetta. Mary
organizzò un incontro a Stirling il 26 agosto 1565 per confrontarsi, e ritornò a Edimburgo il mese
seguente per aumentare il numero delle truppe. Moray e i Lords ribelli furono messi in fuga e
esiliati, una decisiva azione militare divenuta nota come Chaseabout Raid.
Non molto tempo dopo, Mary rimase incinta. Darnley, fisicamente prestante ma ottuso e violento,
divenne arrogante e domandò un potere commisurato al suo titolo di Re. In un occasione attaccò
Mary in un mancato tentativo di causarle l'aborto del loro bambino. L'intelligente musico di origine
piemontese Davide Rizzio (o Davide Riccio) divenne il più intimo confidente di Mary, nonché
segretario particolare: i rapporti fra i due erano così stretti che si diceva fossero amanti, benché
Mary non temesse alcunché di serio vista la conosciuta omosessualità del suo amico. Lo strano
legame cominciò a destare l'accesa ostilità dei nobili protestanti sconfitti da Mary e nel marzo del
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1566, sebbene cattolico, Darnley si unì a loro in una cospirazione. Il 9 marzo un gruppo di
nobiluomini, accompagnati da Darnley, uccisero Rizzio davanti agli occhi di Mary, mentre i due
avevano un colloquio a Holyrood Palace. Darnley in seguitò cambiò fazione e tradì i Lords, ma
l'omicidio del musico fu la causa della rottura del loro matrimonio. Henry si era rivelato incapace
come marito e come regnante, al punto da costringere Mary ad esautorarlo gradualmente di ogni
carica regale e coniugale.
In seguito alla nascita del loro figlio, Giacomo, il 19 giugno 1566, fu organizzato un piano per
eliminare Darnley, che era già malato (forse affetto da sifilide). Si stava curando in una casa di
Edimburgo, dove Mary lo andava a trovare spesso, in modo tale che sembrasse possibile una
riappacificazione. Nel febbraio del 1567, si verificò un'esplosione nella casa di Kirk o'Field e
Darnley fu trovato morto in giardino. Questo evento, che avrebbe dovuto essere la salvezza di
Mary, danneggiò invece la sua reputazione, benché ancora si discute se Mary fosse o meno a
conoscenza del piano. James Hepburn, IV Conte di Bothwell, un avventuriero che sarebbe diventato
il suo terzo marito, fu accusato di essere colpevole dell'omicidio e fu portato davanti a un processo
farsa, dal quale fu comunque assolto. Mary cercò di riconquistare il sostegno dei suoi Lords, mentre
Bothwell spinse alcuni di loro a firmare l'Ainslie Taverna Bond, nel quale si accordarono per
sostenere le sue pretese di sposare Mary.
Abdicazione e prigionia
Il 24 aprile Mary visitò per l'ultima volta suo figlio Giacomo al castello di Stirling. Durante il
viaggio di ritorno a Edimburgo, venne rapita, volontariamente o meno, da Bothwell e dai suoi
uomini e fu condotta al castello di Dunbar, dove fu violentata da Bothwell. Rimase incinta di due
gemelli, che successivamente abortì durante la prigionia. Il 6 maggio ritornarono a Edimburgo e il
15 maggio, presso il Palazzo di Holyrood, Mary e Bothwell si sposarono con il rito protestante.
La nobiltà scozzese si rivoltò contro Mary e Bothwell e sollevò un esercito contro di loro. Si
confrontarono a Carberry Hill il 15 giugno, ma non ci fu alcuna battaglia, poiché Mary aveva
accettato di seguire i Lords a condizione che essi lasciassero andare Bothwell. Tuttavia i Lords
ruppero la loro promessa, riportarono Mary a Edimburgo e la imprigionarono nel Castello di Loch
Leven, situato su un'isola nel mezzo di Loch Leven. Tra il 18 giugno e il 24 giugno Mary abortì i
due gemelli. Il 24 luglio 1567 fu costretta ad abdicare al trono scozzese in favore del suo unico
figlio, Giacomo, che aveva solo un anno.
Il 2 maggio 1568, Mary scappò da Loch Leven e ancora una volta riuscì a radunare un piccolo
esercito. Dopo la sconfitta del suo esercito nella battaglia di Langside il 13 maggio, si rifugiò in
Inghilterra. Quando Mary entrò in Inghilterra il 19 maggio, fu imprigionata dagli ufficiali di
Elisabetta a Carlisle.
Mary fu trasferita nel Castello di Bolton nel luglio del 1568 e vi rimase sotto la tutela di Lord
Scrope. Visse in questo castello, che fu attrezzato per il suo soggiorno, fino al gennaio 1569,
quando fu reclusa nel Castello di Tutbury.
Dopo alcune indecisioni sul fatto che Mary dovesse essere processata o meno per l'assassinio di
Darnley, Elisabetta ordinò un'inchiesta invece di un processo, che si svolse a York tra l'ottobre del
1568 fino al gennaio del 1569. L'inchiesta fu politicamente influenzata, ma Elisabetta non volle
accusare Mary di omicidio.
Mary rifiutò di riconoscere il potere di processarla di un qualsiasi tribunale in quanto era una
Regina consacrata da Dio e inoltre, l'uomo incaricato del perseguimento penale, Giacomo Stuart,
7
conte di Moray, regnava in Scozia in assenza di Mary. Il suo movente principale era di mantenere
Mary fuori dalla Scozia e i suoi sostenitori sotto controllo. A Mary non fu permesso né di vederli,
né di parlare in loro difesa davanti al tribunale. Rifiutò di lasciare una difesa a meno che Elisabetta
non avesse garantito un verdetto di non colpevolezza, cosa che la regina d'Inghilterra non avrebbe
fatto.
L'indagine era incentrata sulle Lettere dello scrigno, ovvero otto lettere presumibilmente scritte da
Mary a Bothwell, segnalate da James Douglas, IV Conte di Morton, che le trovò a Edimburgo in
uno scrigno d'argento con incisa una F (che forse indicava Francesco II), insieme ad un certo
numero di altri documenti, incluso il certificato di matrimonio tra Mary e Bothwell. L'autenticità
delle lettere dello scrigno è stata la fonte di molte polemiche tra gli storici perché le originali sono
andate perse e le copie disponibili in varie collezioni non formano un insieme completo. Mary
sostenne che la sua scrittura non era difficile da imitare e è stato frequentemente suggerito o che le
lettere fossero completamente false, che i passaggi incriminati fossero stati inseriti prima
dell'indagine o che fossero state scritte a Bothwell da altre persone. Analisi della calligrafia hanno
concluso che esse non erano opera di Mary. Dev'essere stato necessario un abile falsario per la
produzione di queste delicate poesie in francese dedicate ad un uomo amato (presumibilmente
Bothwell).
Tuttavia, nel 1570, Elisabetta fu persuasa dai rappresentanti di Carlo IX a promettere di aiutare
Mary a riconquistare il trono. Come pre-condizione la regina chiese la ratifica del Trattato di
Edimburgo, qualcosa su cui Mary non sarebbe ancora stata d'accordo. Ciò nonostante, William
Cecil, continuò i negoziati con Mary per conto di Elisabetta.
Il Complotto Ridolfi, che cerco di unire in matrimonio Mary al Duca di Norfolk, provocò un
ripensamento in Elisabetta. Con l'incoraggiamento della regina, il Parlamento introdusse un disegno
di legge che nel 1572 bloccò Mary dall'ascesa al trono. Elisabetta inaspettatamente rifiutò di dare il
suo consenso. Il più estremo limite cui giunse fu nel 1584, quando introdusse un documento (the
"Bond of Association"), finalizzato a prevenire che eventuali aspiranti al trono approfittassero del
suo omicidio. Non era giuridicamente vincolante, ma fu firmato da migliaia, tra cui Mary stessa.
Mary divenne una responsabilità che Elisabetta non poteva più sopportare. Chiese a Amyas Paulet,
definitivo custode di Mary dal 1585, se volesse pianificare un qualche incidente per eliminare Mary.
Egli rifiutò sulla base del fatto che non avrebbe lasciato una tale macchia sulla sua discendenza. In
nome di Mary furono rivendicati numerosi complotti per assassinare Elisabetta, aumentare i
cattolici dell'Inghilterra del Nord, e innalzare la regina di Scozia al trono con l'aiuto dell’esterno. Il
più importante fu il Complotto Babington del 1586, ma alcuni sostenitori di Mary credettero che
questo e altri complotti fossero o fittizi, o eseguiti senza il suo consenso.
Elisabetta, sopravvissuta alla congiura, considerò i disegni di Mary sul trono inglese come una
grave minaccia e così seguirono per la regina di Scozia lunghi anni di prigionia (diciotto in totale
dal suo arrivo in Inghilterra), tra il Castello di Sheffield e Shefflield Manor, sotto la custodia di
George Talbot, VI Conte di Schrewsbury e di sua moglie Bess di Hardwick. Bothwell fu incarcerato
all’estero e, diventato pazzo, morì nel 1578 ancora in carcere.
Il processo
Le lettere che ella scambiava con i congiurati furono tutte intercettate e decrittate dal corriere
Gilbert Giffort. Scoperti, i congiurati vennero torturati e squartati. Nel settembre del 1586, Mary fu
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condotta nel Castello di Fotheringhay, sotto la custodia di Amyas Paulet. I giuristi si trovarono in
difficoltà nell'organizzare il processo a Mary, poiché un sovrano straniero non poteva essere
giudicato e in un caso simile sarebbe dovuto essere esiliato dal paese. Per evitare di andare contro le
leggi ricercarono esempi di altri sovrani giudicati da un tribunale, ma i risultati furono piuttosto
inconcludenti: lo sconosciuto Caietano, tetrarca dei tempi di Giulio Cesare, Licinio, cognato di
Costantino, Corradino di Svevia e Giovanna di Napoli. La legge era contro di loro: infatti, a quel
tempo, prevedeva che un accusato venisse giudicato da persone sue pari e ovviamente nessuno dei
più alti Lord inglesi era al pari della regina scozzese, la stessa Elisabetta non avrebbe potuto
giudicarla. I giuristi fecero leva sul fatto che il crimine fosse avvenuto in Inghilterra, utilizzando
questa scusante poterono procedere e fu istituito un tribunale formato dai più importanti nobili
d'Inghilterra. Mary, tuttavia, non volle categoricamente sottostare a una simile condizione e contro
gli ambasciatori che le fecero visita l'11 ottobre, tuonò queste parole: «Come, la vostra signora non
sa che sono nata regina? Crede che umilierò la mia posizione, il mio stato, la famiglia da cui
provengo, il figlio che mi succederà, i re e i principi stranieri i cui diritti vengono calpestati nella
mia persona, accettando un simile invito? No! Mai! Per quanto possa sembrare piegata, il mio cuore
è saldo e non si sottoporrà a nessuna umiliazione». Il giorno seguente Mary fu visitata da una
deputazione di commissari, tra i quali Sir Thomas Bromley, che le intimò che per quanto
protestasse, ella era suddita inglese e soggetta alle leggi dell'Inghilterra e che quindi avrebbe dovuto
presenziare al processo; qualora non lo avesse fatto, sarebbe stata ugualmente condannata in
absentia. Mary rimase scossa, pianse e affermò che non era una suddita e che avrebbe preferito
morire mille volte piuttosto che riconoscersi tale, poiché avrebbe negato il diritto divino dei sovrani
e avrebbe ammesso di essere soggetta alle loro leggi anche sotto un punto di vista religioso. Alla
fine disse loro: «Guardate nelle vostre coscienze e ricordate che il teatro del mondo è più vasto del
regno d'Inghilterra». La regina, resasi conto della sua condizione di futura condannata a morte senza
speranza, capitolò il 14 ottobre e improntò ogni suo atto ad una singolare imitatio Christi. Mary fu
processata il 15 ottobre 1586, con l'accusa di alto tradimento, da una corte di quaranta uomini, tra i
quali vi erano anche dei cattolici; si difese da ogni accusa con dignità, sottolineando il fatto di
essere una Regina consacrata da Dio e quindi immune alle leggi d'Inghilterra. Dopo la prima
giornata del processo, Mary, stanca e afflitta, confidò ai suoi servitori di essersi sentita come Gesù
Cristo davanti ai farisei che urlavano «Tolle, tolle, crucifige!». Alla fine del processo pronunciò
queste parole davanti ai suoi giudici: «Miei signori e gentiluomini, io pongo la mia causa nelle mani
di Dio».
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L'esecuzione
L'8 febbraio 1587, il giorno fissato per l'esecuzione, presso il Castello di Fotheringhay, Mary,
sorridendo pacatamente, si presentò con un lungo abito di satin completamente nero adornato di
bottoni a forma di ghianda in madreperla, sulla testa indossava un lungo velo bianco bordato di
pizzo, simile a quello di una sposa. Quando il boia le presentò le sue scuse, ella gli disse: «Vi
perdono con tutto il mio cuore, perché ora io spero che porrete fine a tutte le mie sofferenze». Sul
patibolo le sue dame, Elizabeth Curle e Jane Kennedy, l'aiutarono a spogliarsi rivelando il sottabito
rosso cremisi, colore della passione dei Martiri Cattolici, sul quale indossava un bustino di seta
rossa ornato di pizzo con ampia scollatura sulla schiena. Il suo fu un gesto di drammatica sfida e di
somma spiritualità, Mary voleva dimostrare ai suoi carnefici protestanti che una Regina consacrata
da Dio, moriva da Martire Cattolica. Una volta bendata e distesasi sul ceppo, allargò le braccia
come per una crocifissione e gridò: «In manus tuas, Domine, confido spiritum meum».
La decapitazione fu tremenda: il primo colpo del boia fracassò parzialmente la nuca, gli astanti
dissero che in quel momento Mary aveva sussurrato le parole: «Dolce Gesù». Il secondo colpo
recise completamente il collo, fatta eccezione per un tendine, che fu infine tagliato usando la scure
come una sega. Il boia sollevò la testa per mostrarla ai presenti; le labbra della regina continuarono
a muoversi per un quarto d'ora. In quel momento la folla fu sconvolta da una terribile visione: i
riccioli castani di Mary si staccarono e la testa rotolò a terra; nessuno avrebbe immaginato che la
regina di Scozia indossasse una parrucca. Infatti, a causa delle sofferenze della prigionia, Mary
aveva avuto una menopausa anticipata e i suoi capelli si erano incanutiti, per ovviare a ciò, aveva
preso l'abitudine di indossare una parrucca del suo colore naturale. Il macabro spettacolo non era
finito giacché, quando gli esecutori si avvicinarono al corpo senza vita per prendere gli ultimi
ornamenti rimasti, prima che venisse imbalsamato, la gonna di Mary iniziò a muoversi suscitando
l'orrore generale: dal di sotto uscì il piccolo cane della regina, uno Skye Terrier, che ella era riuscita
a nascondere sotto le lunghe vesti; per quanto cercassero di allontanarlo dal corpo delle defunta
padrona, il cagnolino insisteva ad attaccarsi a tutto ciò che ormai gli ricordava Mary. Le dame della
regina, alla fine, riuscirono a farlo desistere e lo lavarono più volte per far andare via il sangue ma,
una settimana più tardi, essendosi rifiutato di mangiare, morì d'inedia.
Così moriva, a 44 anni, la regina di Scozia: sterile in vita, Elisabetta I non ebbe figli e Giacomo
Stuart divenne re d'Inghilterra; in tal modo si avverava il motto di Mary En ma Fin gît mon
Commencement, ovverosia «Nella mia fine è il mio principio».
Autore: Robert Stone
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