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Coca Cola: «Rimaniamo»
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Adesioni ma anche riflessioni e iniziative organizzate qua e là per la regione, nel nome delle tre mamme coraggio: Giuseppina Pesce, collaboratrice di giustizia, Maria Concetta Cacciola, indotta al suicidio dopo le accuse fatte anche a parenti, Lea Garofalo, uccisa e sciolta nell’acido. Tre donne coraggiose, a cui rendere omaggio pensando proprio alle “donne per un’altra Calabria”, come recita lo slogan del manifesto della proposta del Quotidiano che oggi pubblichiamo nella parte centrale del giornale. A Roma l’accordo: continuerà a prendere arance in Calabria A Rosarno trattori in piazza «No all’aranciata che spreme gli agricoltori» Regione Fondi alle imprese con tempi incerti TROVATO l’accordo al tavolo romano: Coca Cola continuerà ad acquistare arance anche in Calabria. Plaude la Coldiretti, che comunque avverte: «Manterremo alta l’attenzione sui contratti». E a Rosarno trattori in piazza per dire no all’“aranciata che spreme gli agricoltori”. D. GALATÀ, KETY GALATI e F. PAPASIDERO a pagina 12 Ci sono 200 milioni ma le parti sociali chiedono celerità ADRIANO MOLLO a pagina 11 La montagna che incombe sulle strutture a Zumpano, alle porte di Cosenza Perché sono dalla parte di Scalfari Lettera a Napolitano Zumpano. Accolto il ricorso del pm Adesioni, interventi e servizi di ROBERTO CASTAGNA, LEUCINO CAVUOTO ANNA FOTI, VERA LAMONICA MARIO MAIOLO, GIANFRANCO MANFREDI SIMONE PUCCIO, ANGELA MARIA SPINA e La Rete delle DONNE DEL REVENTINO Alta velocità Scopelliti e la Cgil incalzano Pericolo di frane, sigilli a cinema e discount CONFESSO: faccio fatica. A capire. Il coro di reazioni alla intelligente alle pagine 7, 8 e 9 S. PAPALEO a pagina 13 ROBERTO GRANDINETTI a pagina 15 continua a pagina 19 di GIOVAMBATTISTA PAOLA Reggio. Prevista per oggi la camera di consiglio: dovrà decidere su 120 persone. Chiesti 1.600 anni di carcere Sombrero Trasferimenti ALL'AZIENDA sanitaria locale di Ragusa un addetto stampa in servizio presso la struttura è stato trasferito al reparto di Radiologia. Probabilmente l'avevano trovato molto bravo nel passare le situazioni ai raggi X con le sue inchieste. Il problema è che negli ospedali, soprattutto al Sud, molta gente è stata assunta in via clientelare. Così succede che i posti letto ci sono, il personale sovrabbonda, ma la gente preferisce buttarsi nel caos dei Pronto soccorso di Roma o Milano, perché invece in certi ospedali, calma per calma, tanto vale andare direttamente al cimitero. Processo “Crimine”: il gup si prepara alla sentenza IL gup si ritira oggi in camera di consiglio per la sentenza su 120 imputati nel processo “Crimine” per i quali sono stati chiesti 1.600 anni. GIUSEPPE BALDESSARRO a pagina 24 20307 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ANNO 18 - N. 66 - € 1,20 Tre foto e una mimosa La Cgil sull’Unità: «Si inverta la rotta» VERA Lamonica, segreteria confederale della Cgil, sul numero in edicola ieri dell’Unità scrive: «Non c’è retorica nell’appello lanciato dal Quotidiano, c’è l’invito a cogliere nelle loro storie il segno di come, possa nascere la voglia di riscatto e l’amore per la libertà, la scintilla della speranza e il coraggio di rischiare. La Cgil ha raccolto questo appello e lo fa suo. È necessario, infatti che prima di tutto i soggetti sociali della rappresentanza colgano che in quel- le terre la profondità della crisi e le trasformazioni che essa sta determinando, a partire dall’impoverimento generalizzato del lavoro, rischiano di produrre, sul terreno della legalità, non un’inversione di tendenza, ma la consegna definitiva all’assurdo destino di diventare una sorta di piattaforma dalla quale la ndrangheta governa il giro vorticoso di affari miliardari che svolge oltre i confini della Calabria, d’Italia e d’Europa». Giuseppina Pesce Maria Concetta Cacciola Lea Garofalo Voci di donne dalla Calabria Appuntamenti in tutta la regione in nome di Lea, Concetta e Giuseppina | L’ASSOCIAZIONISMO | La Rete del Reventino per accendere uno dei mille fuochi Oggi sul UN’IDEA e un manifesto (che avrete oggi insieme al numero di oggi) l’idea del Quotidiano della Calabria è quella di dedicare l’8 marzo a Lea Garofalo, di Petilia Policastro, ribellatasi alla ‘ndrangheta, prima uccisa e poi sciolta nell’acido a Maria Concetta Cacciola, pentita e poi indotta al suicido dai familiari. E a Giuseppina Pesce che attende di testimoniare al processo AllInside. L’idea ha anche un nome “Tre nome e una mimosa” e tante sono le adesioni ricevute finora, tanto che l’iniziativa ha superato i confini della Calabria (grazie anche a Michele Serra che ne ha parlato nella sua Amaca, a Fabio Fazio in Rai, a Pierluigi Bersani, segretario del Pd, che condivide l’idea). Le iniziative sono tante. A Lameziail sindaco Gianni Speranza ha dedicato un’intera settimana alle donne, partita ieri che si concluderà . Il Comune di Rogliano dedica un dibattito pubblico, domani, nella casa Quotidiano il manifesto dell’iniziativa per l’8 marzo della cultura, alle 17, e dedica l’iniziativa alle tre donne. Domani la Cgil a Catanzaro da’ appuntamento al Musmi, dove alle 9.30 si alterneranno per discutere di legalità, Michele Avenoso, segretario generale della Fil - Cgil, Mimma Iannello di Reggio, Doris Lo Moro, parlamantare, Crala Girasole sindaco di Isola Capo Rizzuto e all’appuntamento prenderà parte anche Matteo Cosenza, direttore delQuotidiano. ACutro, l’8 marzoil Comune ha organizzato un incontro, alle 10.30 nella sala Falcone e Borsellino, ci sarà il sindaco Migale, l’assessore provinciale, Adele Bottaro, la consigliera comunale delle Pari Opportunità, Maria Grazia Lorenzano. A Crotone il Comune organizza “Diario in rosa”un reading di storia di donne, proprio l’8 marzo, nel pomeriggio. A Rosarno, al liceo Raffaele Piria, la preside ha deciso di aderirire all’idea del Quotidiano, organizzando una vera e propria manifestazione, dal titolo “Teorema donna”, il coraggio di ricordare”, la manifestazione èdedicata appunto aLea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, donne di ‘ndranghe- L’intervista sul sito del Quotidiano ta che hanno deciso di denunciare la mafia. Ci sarà a Rosarno, appunto, alle ore 16,30, l’8 marzo, presso l’auditorium della scuola, l’orchestra del cantautore Marco Ferrarini e gli interventi di studenti e magistrati della Procura di Palmi e di Reggio che parleranno delle tre donne calabresi. Il Comune di Decollatura in un manifesto scrive: «Aderiamo all’iniziativa del direttore Matteo Cosenza “Tre foto e una mimosa” dedicando l’otto marzo a Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo e Giuseppina Pesce e diamo appuntamento l’8 marzo, in piazza Perri, alle ore 17, dove sarà proiettato anche un film “Pomodori verdi fritti”.» A Reggio Calabria, bella è l’iniziativa degli studenti del liceo “Mattia Preti” che l’8 marzo insieme ai redattori di Stopndrangheta parleranno delle vittime della ‘ndrangheta, degli intrecci, delle nefandezze della criminalità organizzata e oltre ad aderire all’iniziativa del Quotidiano sono pronti a scrivere una lettera a Giuseppina Pesce, lei, scampata alla morte e pronta a testimoniare. La storia di Paola sul web mi commuove: sono fiero Il nostro contributo la banca dati sui Comuni sciolti per mafia vera. Ha raccontato tutto il passato di SIMONE PUCCIO ai suoi figli, che hanno appena 10 e 6 anni e hanno già conquistato un sucSONO davanti al computer, a metà di cesso che ha un valore immenso. un’intensa giornata di lavoro. In reHanno potuto comprendere come va dazione, chiuso in una stanza, ho apla vita, quando ti mette davanti a un pena ascoltato sul sito del Quotidiabivio e ti costringe a scegliere da che no l’intervista di Paola Embolo, la parte stare. Hanno imparato a guarmoglie di Luigi Bonaventura, pentidare il padre e la madre diritti negli to di mafia di Crotone. E ho pianto. occhi e scoprire di potere essere orSì, è così. Davanti alla dignità di gogliosi di loro. Possoquesta donna, mi sono no sognare il lavoro che commosso. vogliono fare da granLo dico con una pundi, sapendo di essere ta di timidezza, ma ansfuggiti da una vita che che con un po’ di fierezti mette in mano la piza. stola appena riesci a Perché credo che se impugnarla con la douna donna, un uomo, vuta forza e a puntarla due bimbi, sono riuscicon la necessaria preciti a fare scelte così comsione. plesse e a raccontarle Non saranno un kilcon questa grande ler o la moglie di un umanità, allora è davboss, scelto a caso tra vero possibile cambiagli amici di papà solo re. per sancire l’ennesima La sua quotidianità, alleanza. ripresa dalle telecameHo apprezzato il racre, la sua voce rotta so- L’immagine dell’intervista conto del collega Franlo qualche volta cesco Mollo, sulle pagidall’emozione, sono ne del Quotidiano, peruno spaccato di vita ché è riuscito a regalarche spero possano esci la normalità della fasere raccontati a tanti miglia Bonaventura, la giovani. verve del piccolo SalvaPoco più di 14 minutore e la timidezza di Siti che da soli smontano rya Rachele. Ma anche i le auto di grossa cilinsogni di Luigi e Paola. drata, i portafogli zepLa prossima volta che qualcuno mi pi di soldi, gli abiti firmati e il “potefarà notare lo strapotere materiale e re” di tanti ’ndranghetisti. l’arroganza caratteriale del boss di Mi auguro che le parole di Paola turno, risponderò con la fierezza di possano essere ascoltate da tanti gioPaola. vani, nelle scuole, nelle parrocchie, Ricordando a tutti che ci sono donin qualunque luogo di ritrovo. In ne, come lei, capaci di sradicare la tanti, ne sono certo, comprenderebmalapianta con la sola forza bero la differenza tra la libertà di dell’amore. Paola e della sua famiglia, e quella di Grazie Paola per questa intensa letanti ’ndranghetisti. zione. Quella di questa madre è la libertà EGREGIO direttore, nel dichiarare la nostra convinta adesione alle motivazioni che hanno indotto il suo giornale a farsi promotore delle manifestazioni per la giornata dell’8 marzo, intendiamo dare il nostro piccolo contributo. Abbiamo deciso di presentare venerdì 9 marzo, in continuità con gli appuntamenti che intendono ricordare Giuseppina, Maria Concetta e Lea, quello che riteniamo un importante approfondimento della nostra banca dati, resa operativa nel maggio 2011, sul fenomeno dei Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Una domanda che è rimasta finora senza risposta riguarda il colore politico delle amministrazioni, un dato di particolare rilievo, ma poco analizzato nella sua totalità. Un piccolo gesto che serve a spargere consapevolezza su uno degli aspetti più sintomatici della pervasività della criminalità organizzata nel tessuto istituzionale italiano, ma anche ad offrire elementi di valutazione alle forze politiche che cercano oggi in Italia una nuova stagione di rinnovamento. Una piccola goccia per sostenere quel “cammino collettivo, fatto di piccoli e grandi gesti quotidiani, che guarisca la Calabria dal male che la devasta” anche attraverso una matura informazione. * consigliere regionale del Partito democratico e presidente della Lega Autonomie Calabria Ricorderò lei a chi mi farà notare l’arroganza del boss di turno di MARIO MAIOLO* LARETEdelledonne per accendere uno dei mille fuochi. Accogliamo l'invito del direttore del Quotidiano di dedicare questo otto marzo 2012 a Lea, a Giuseppina e a Maria Concetta, la loro terribile storia di solitudine e di disperazione assomiglia molto, troppo, a quella di tante donne e uomini che si sono opposti in passato, o che si oppongono oggi, alla violenza delle mafie in Calabria e nel Sud. Sono la solitudine reale o il semplice sentirsi soli il grande nemico di chi si oppone alla violenza e alla sopraffazione mafiosa e contemporaneamente il migliore alleato della mafia stessa: l'hanno detto in tanti modi in passato Falcone e Borsellino, lo dicono i magistrati attualmente impegnati nella lotta antimafia, lo dice Roberto Saviano. Dedichiamo l'otto marzo 2012 a quelle tre donne, ma facciamo in modo che non diventi soloun atto simbolico come tanti in passato, ma che si traduca in uno strumento di rottura di quella solitudine nei restanti 364 giorni dell'anno. La Calabria non è ferma all'anno zero, comealcuni voglionofarci credere: ci sono associazioni di giovani, cittadini, sacerdoti che lavorano da anni nelle aree più pericolose della regione, scuole impegnate nell'educazione alla legalità, magistrati e forze di polizia che operano in condizioni estreme; abbiamo conoscenze sempre più approfondite sui meccanismi economici, sulle connivenze e sulle ragioni culturali che costituiscono il modus operandi e il brodo di coltura della 'ndrangheta, come da più parti si va ripetendo anche negli stessi interventi che appaiono in questi giorni sul Quotidiano. Chiediamo, certo, a tutte le donne e alle ragazze calabresi di impegnare la loro intelligenza, il loro coraggio e la loro freschezza, la loro voglia di libertà nel riscatto dellanostra regione impoverita dalla gestione politica egoista e noncurante dei bisogni e sempre più umiliata dalla dilagante incultura "ndranghetosa". Chiediamo a noi stesse, in- nanzitutto, alle donne che sono impegnate nel PD e nelle altre formazioni di sinistra, alle donne degli altri partiti e del sindacato, alle donne delle istituzioni di dare una svolta alla politica calabrese, di individuare nuovi modi di fare politica, di ricostruire il rapporto con i cittadini e con le popolazioni del territorio su basi finalmente paritarie e democratiche e non elitarie o elettoralistiche. Noi, donne e ragazze di Decollatura, Soveria Mannelli, Martirano Lombardo, S. Pietro Apostolo e Carlopoli abbiamo progettato e iniziato a costruire in questi giorni una rete che arrivi a coprire tutti i Comuni della nostra zona, perchè vogliamo avviare azioni politiche comuni, allargare la presenza femminile nella vita sociale ed economica, proporre le nostre soluzioni ai problemi non in concorrenza con gli uomini, ma per usare insieme i partiti, i sindacati, le associazioni per quello che devono essere secondo la nostra Costituzione e la nostra cultura: le leve per trasformare la società calabrese e non mezzi di arricchimento e di potere personale o di gruppo. Riusciremo insieme a battere la solitudine e l'indifferenza, ad annullare la divisione tra i bisogni delle città e quelIi dei paesi, a i deboli gli egoismi localistici e dei gruppi, a ridare significato e concretezza alla parola 'civiltà'? Non lo sappiamo, ma dobbiamo tentare. L'alternativa ha il nome 'ndrangheta . Rosa Palma Aiello, Mimma Caloiero, Andreina Cardamone, Annamaria Cardamone, Simona Cavalieri, Delia Cerra, Christelle Chatenot, Elvira Chiodo, Silvana Costanzo, Rossella Cuda, Francesca Colacino, Tiziana Crispino, Luisa Fazio, Antonella Gigliotti, Teresa Gigliotti, Simona Giurescu, Maria Rosa Greco, Pasqualina Marasco, Giuliana Muscia, Rossana Pascuzzi, Giusi Scalise, Olga Schicchitano, Giovanna Spina, Filomena Talarico, Daniela Tolomeo, Felicia Villella ALTRE ADESIONI Cooperative sociali, cittadini e Comuni ALL’iniziativa del Quotidiano aderisce anche le cooperativa, come quella sociale “Libero Nocera” e ci sono anche cittadini come Ottavio Cavalcanti, come i giovani calabresi dell’Università di Urbino, consiglieri regionali di ogni colore politico. E c’è anche il Comune di Settingiano che alle 16,30, organizza per l’8 marzo un convegno dedicato a Lea, Giuseppina e Concetta e in quell’occasione sarà proiettato il video “Terra di donna”, presso i locali dell’ex municipio, alle ore 16.30, di Luigi Viapiana ed Eugenio Attanasio. L’obiettivo è sottolineare il coraggio della donne calabresi che si ribellano alla mafia. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 7 Mercoledì 7 marzo 2012 8 Primo piano Tre foto e una mimosa Mercoledì 7 marzo 2012 Reggio, il liceo “Preti” scriverà alla Pesce UNA giornata dedicata al coraggio delle donne che hanno sfidato la 'ndrangheta e alla memoria delle vittime di questa sfida. È l'8 marzo che il Liceo artistico «Mattia Preti» di Reggio Calabria e Stopndrangheta.it si preparano a celebrare insieme giovedì prossimo, in un’assemblea con tutti gli studenti dello storico istituto diretto da Santo Caserta. Maturata sull'onda delle drammatiche vicen- de di alcune testimoni di giustizia calabresi, e con l’obiettivo di valorizzare la loro coraggiosa scelta di ribellione, l’iniziativa unirà al racconto di alcune storie «paradigmatiche» la riflessione sul ruolo della donna all’interno delle cosche calabresi. Gli studenti del «Preti» ascolteranno le storie di Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo, Giuseppina Pesce e delle altre donne, ricostruite at- traverso i documenti dell’archivio multimediale Stopndrangheta.it ed il supporto dei suoi redattori. In programma anche la stesura, da parte dell’assemblea degli studenti, di una lettera da indirizzare proprio a Giusy Pesce, la collaboratrice di giustizia di Rosarno che dal 2010, sognando un futuro diverso per i propri figli, ha scelto di schierarsi dalla parte della giustizia. Primo piano 9 Mercoledì 7 marzo 2012 La Uil con le donne che alzano la testa di ROBERTO CASTAGNA * IL direttore Cosenza ci sta abituando a delle interessantissime iniziative e quella intitolata “Tre foto e una mimosa” sicuramente lo è. La UIL Calabrese la sposa in pieno, convinta che anche partendo da quel che può sembrare un debole dibattito si possa giungere ad una spinta in favore di un'emancipazione più robusta in favore delle donne e che si possa trovare in questo dibattito una rinnovata energia e, quindi, il cambiamento auspicato. Lea, Maria, Concetta e Giuseppina sono ormai simboli a cui vogliamo accomunare le tante madri, spose, figlie di uomini vittime della 'ndran- Lea disse: «Non ti lascio sola» di ANGELA MARIA SPINA* EGREGIO direttore Cosenza, è con vivo compiacimento che le rivolgo il mio personale ringraziamento per la sua proposta di assurgere a simbolo dell’8 Marzo Giornata Internazionale delle Donne, tre giovani donne del sud di ‘ndrangheta, tre volti di sfortunate donne di questa terra. Donne fiere e al contempo fragili, paradigmi dissonanti di una dissolvenza lenta e disperata che frequentemente impone alle donne di questa terra, di cristallizzare i propri precorsi di vita – non importa se predestinati o scelti – per aprire in qualunque possibile momento una porta al senso più profondo e radicato di Civiltà. Affrancamento e di libertà, che specificatamente è applicabile alla condizione femminile più complessiva. Lei direttore, mi ha permes- Le mamme possono scardinare vecchie logiche Le donne possono scardinare vecchie logiche e vecchi assetti. Sono determinanti e la riprova la fornisce il fatto che neppure la ‘Ndrangheta e le altre mafie, organizzazioni monosessuali e maschiliste, possono fare a meno delle donne – complici, prestanome, consigliere, intermediarie. Nel nome di Giuseppina, Cetta, Lea e le altre, dunque. Per Lea Garofalo, alla quale oggi vorrebbero negare persino il rango di vittima di mafia, vorrei infine proporre una testimonianza di gentilezza e umanità. L’ha affidata, esattamente un anno fa, un’anonima lettrice , A.M., alla rubrica della posta di Vanity Fair. “La conobbi dieci anni fa – scrive – fui vittima di un incidente stradale e il primo volto che mi soccorse fu il suo. Ricordo la tenerezza con cui tentò di tranquillizzarmi, il suo affanno nel cercare il telefono nella mia borsa perché ‘Se chiamano dall’ospedale tua mamma si preoccupa”. La donna ricorda l’umanità di Lea (” Mi disse ‘non ti lascio sola’ e attese l’arrivo dei miei genitori”) e si rivolge alla figlia: “Un abbraccio grandissimo a Denise, che ricordo piccola e intimorita sotto il suo berretto bianco, nella speranza che la consapevolezza di aver avuto una mamma straordinaria riesca a darle un po’ di serenità”. Già, Denise. Figura femminile cruciale della vicenda di Lea Garofalo, rischia di sparire come il suo volto nel cono d’ombra dei programmi di protezione. Non tutti, però, hanno dimenticato questa ragazza forte e fragile che è teste d’accusa nel processo per la morte della madre. Non l’ha fatto, significativamente, il Consiglio regionale della Calabria. L’anno scorso il presidente dell’Assemblea, Francesco Talarico, ha assegnato a Denise una borsa di studio voluta dalla Presidenza. Per sostenere la ragazza nella sua formazione scolastica, per aiutarla a pensare a un suo destino diverso. *giornalista | IL WEB | Su facebook: «Il muro dell’omertà scavalcato dalla denuncia» CARO direttore, su facebook ho convidiso la prima pagina di oggi con questo commento. Ancora complimenti per l'ottima idea. La voce della libertà. La Calabria si fa sentire. Parole e fatti scavalcano il muro dell'omertà. Il coraggio di denunciare le vigliacche imposizioni delle forze antisociali. La voglia di far tornare la legalità con gli esempi positivi di donne determinate, protagoniste del cambiamento. Il direttore del Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza, ha avuto una apprezzabile idea: l'8 marzo nel segno delle tre donne che hanno rotto le vecchie regole dell'onorata società. Tre foto e una mimosa. Il seme della convivenza civile ha trovato terreno fertile . «Il seme continuerà anche dopo» Anche oltre i confini regionali. Buon segno. La Calabria deve tornare a sperare e non disperare. Chiedere e non attendere. Decidere e non delegare ad altri il proprio destino. Guardare con fiducia al futuro. Dare certezze ai giovani. Far ritornare il sorriso della libertà ,far vincere il bene, estirpare la malapianta. Scriveva nel 1979 Saverio Strati, presentando un graffiante e ironico libro di poesie in vernacolo calabrese del compianto Rocco Ritorto, grande uomo di cultura sidernese :".... una terra drammatica dove si ride di rado e quando si ride per disperazione e non certo per spensieratezza o per gioia profonda dell'animo". Spensieratezza e gioia profonda dell'animo, possono diventare realtà se dopo l'8 marzo l'idea del direttore del Quotidiano della Calabria continuerà ad essere rafforzata dai fatti ! Mimmo Il funerale senza bara ma con gli striscioni a Crotone in ricordo di Lea Garofalo La Calipari in aula a Montecitorio «Spetta lo status A Cervicati daremo di vittima di mafia il nome di una strada a una di loro alla figlia di Lea» «DEDICHIAMO l’8 marzo alle donne che si sono ribellate alla 'ndrangheta», a parlare è la vicepresidente dei deputati democratici e parlamentare calabrese in aula, Rosa Villecco Calipari che chiede inoltre di riconoscere alla figlia di Lea Garofalo lo status di vittima di mafia. In aula, alla Camera dei deputati la Calipari ha affermato: «Abbiamo aderito, fin dal primo momento all’iniziativa del direttore del Quotidiano della Calabria Matteo Cosenza che ci ha invitato a dedicare il prossimo 8 Marzo a tre donne Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo e Giuseppina Pesce che con il loro coraggio e la loro stessa vita hanno dato un’immagine combattiva e positiva di una Calabria che si ribella alla ‘ndrangheta. - e ancora ha continuato Lo abbiamo fatto convintamente, in tanti del PD, a cominciare dal segretario Pierluigi Bersani, e lo ripetiamo oggi poche ore dalla Giornata internazionale della Donna». Così nell’aula di Montecitorio Rosa Vllecco Calipari, vicepresidente dei deputati PD e parlamentare calabrese ha ricordato l’iniziativa del Quotidiano, “Tre foto e una mimosa” e ancora la Calipari ha aggiunto: «Voglio segnalare in particolare la vicenda di Lea Garofalo la collaboratrice di giustizia sequestrata e uccisa a Milano e poi sciolta nell'acido nel 2009. Secondo il pm si sarebbe trattato di un omicidio comune e non di ‘ndrangheta. Non posso entrare nella vicenda processuale, ma voglio sottolineare che oggi la figlia Denise, parte civile contro il padre e gli zii imputati, non sarebbe più, quindi, vittima di mafia. Non è un bel segnale per chi non è nato in una famiglia lontana dalla ‘ndrangheta, non ha imparato da bambina a combattere contro il crimine, la sopraffazione, il ricatto, la violenza». E ancora la Calipari aggiunge, parlando appunto del caso crotonose della donna che si è ribellata alla mafia: «Queste donne, figlie, mogli, sorelle, cugine, madri di chi spaccia e uccide, di chi ricatta e controlla, di chi sotto il colletto bianco ha le stesse armi di un mafioso da icona hanno denunciato, si sono fatte uccidere o si sono tolte la vita. Il loro - ha concluso - non è stato soltanto il sacrificio o l’atto di coraggio singolo, ma è il segnale di una rivolta possibile». Donne scrivono il loro destino sotto la metà del cielo capovolto di LEUCINO CAVUOTO * di ANNA FOTI * EGREGIO direttore, questa volta voglio unirmi insieme ai miei compagni e amici dell’amministrazione comunale di Cervicati, a tutti quanti hanno espresso sostegno alla sua eccelsa iniziativa “Tre nomi e una mimosa” di accendere un faro sul coraggio di Lea Garofalo, Giuseppina Pesce e Maria Concetta Cacciola, donne che ci fanno impallidire per la loro determinazione. Spesso gli amministratori partecipano a manifestazioni per la legalità, lo si fa perché ci si crede, non ho dubbi, si esprime avversione contro la ’ndrangheta si inchioda sulla facciata principale dei Giuseppina Pesce municipi la targa “Qui la ’ndrangheta non entra”, però la cultura della trasparenza della partecipazione della concertazione ancora non è l’agire politico quotidiano. Non so se il ricordo di chi in silenzio ha vissuto una quotidianità che non gli apparteneva e che alla fine è riuscita in solitudine a liberarsi possa essere da monito a chi sceglie di fare e stare in politica. Ne abbiamo diritto abbiamo bisogno di un’etica in politica che ci aiuti a liberarci dal bisogno della “politica”. Per questo come amministratori abbiamo deciso che intitoleremo una strada ad una delle tre donne libere calabresi, che si sono ribellate alla mafia e che lei ricorda nell’iniziativa. *consigliere comunale del Comune di Cervicati ANCHE in Calabria, e per certi versi soprattutto in Calabria, si consumano storie singolari di donne comuni: madri che difendono i figli, persone che lottano per la loro libertà e per la giustizia, che ostinatamente non rinunciano ad un futuro di riscatto. Tutto ciò è segno di un tempo carico di sofferenze e di contraddizioni che, non caso, da rosa, troppo spesso, diventa rosso sangue. Appare così ineluttabile il destino di chi matura la difficile scelta di rompere gli argini, di ribellarsi ad un cielo di cui si fa parte ma dal quale si è stati arbitrariamente esclusi. Come una mina vagante è colei che pone disordine dove regna ordine da altri stabilito. Se, infatti, è una donna a volere scrivere il proprio destino, madre di figli per i quali si trova la forza di scardinare per ricostruire e ricominciare per poi essere vulnerabili e soggette a pressioni, allora questa scelta è ancora più difficile ed è causa ancora più dolore. Ed è allora che per alcune donne l’acido ha iniziato a logorare, prima l’animo del corpo. Ha logorato e consumato dentro, prima di agire fuori e uccidere. Donne suicidatesi, esasperate e disperate, questa la cronaca ma la loro storia è in realtà molto più profonda e complessa. Donne tradite, lasciate sole, che si sentono sole, che non hanno intravisto alcuna via di uscita, cui non è stata lasciata aperta alcuna porta verso la luce. Donne capaci, prima del coraggio di spezzare le catene di un’oppressione, della ndrangheta e di credere nello Stato, e poi di un gesto disperato, forse suscitato. Donne che hanno compiuto la coraggiosa scelta di cambiare il proprio destino asfissiante, avvinghiato al malaffare, all’omertà e alla violenza, per scegliere la verità, la luce, la libertà di donne e di madri di figli con il preciso intento di creare per gli stessi un avvenire degno di questo nome. Un coraggio che nasce e muore giovane. E’ la storia di Maria Concetta Cacciola, 31 anni di Rosarno nel reggino, cugina della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce, anche lei madre combattuta, pentita di ndrangheta, la prima di un clan potente come quello dei Pesce di Rosarno. Ma è anche la storia di Tita Buccafusca, 38 anni di Vibo Valentia. L’acido ha corroso anche il corpo di Lea Garofalo, crotonese ma uccisa nel milanese, madre di Denise. Tutte donne che hanno scelto la libertà dalla ndrangheta, la libertà di essere madri e quindi di credere nella giustizia, di scegliere un altro destino, di rischiare tutto ma per la difesa dei figli piuttosto che per l’appartenenza alla famiglia di ndrangheta. Un filo drammatico lega queste storie di ribellione alla ndrangheta, necessaria, essenziale e imprescindibile, a quella di donne migranti che lasciano il paese di origine per garantire ai propri figli anche solo la minima possibilità di un futuro. Molte di queste donne arrivano anche in Calabria. Altre sono in fuga da un destino scritto da altri con l’inchiostro del sangue, della discriminazione e di prevaricazione. La storia di ribellione di una donna, anche lei giovane, 34 anni e proveniente dalla Nigeria, che con il suo ostinato ‘no’ nel suo paese ha spezzato le catene di una tradizione iniqua e fortemente lesiva della sua dignità, dei suoi diritti, come di quelli delle altre donne nigeriane e non solo. Ancora una volta si ripiomba nell’orrore dell’acido, questa volta non ingerito o utilizzato per sciogliere il corpo e uccidere, ma per sfregiare il volto come segno disobbedienza alle leggi islamiche. Vittime dell’acido muriatico le donne straniere nel loro paese ma anche in Italia dove, però, questo gesto aberrante, dettato da tradizioni disumane e da una brutale forma di giustizia privata, è reato. C’è la storia di Hasna, la giovane marocchina diciannovenne che a Torino nel 2010 fu sfregiata da un connazionale che aveva respinto e che di recente è stato condannato a sei anni di reclusione. Poi c’è la storia di Kate Omoregde che ha rischiato di essere sfregiata, sfigurata e uccisa a pietrate per non avere rinunciato alla sua fede Cristiana in favore di quella Musulmana in Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa con 250 gruppi etnici dove la violenza sulle donne è diffusa e una condanna attendeva di essere eseguita nei suoi confronti. Nel suo paese, infatti, è stata condannata per avere detto no ad un matrimonio combinato in una società integralista in cui la sottomissione imposta dal padre - marito - padrone rappresenta l’unica condizione femminile esistente. Kate, detenuta presso il carcere di Castrovillari nel cosentino e rilasciata per buona condotta nel settembre nel 2011, ha rischiato di essere rimpatriata verso un paese dove sostanzialmente avrebbe rischiato la vita. La speranza di Kate di rimanere in Italia in realtà è stata una battaglia di civiltà di ciascuno, dunque di entrambe le parti di un cielo che spesso si mostra plumbeo perchè incompleto ed incompiuto, perchè stravolto da logiche di sopraffazione e superiorità tra i generi. Lo stesso impegno comune di Istituzioni e Cittadinanza è quello necessario per Giuseppina, come per tutte le altre donne che tradiscono l’omertà della ndrangheta e spezzano le catene dei pregiudizi. Una battaglia corale come avrebbe dovuto essere quella per salvare Tita, Maria Concetta e Lea. Ma per queste donne l’abbiamo persa, forse, certamente colpevolmente, ancora prima di combatterla. * giornalista so di cogliere nella pieghe del- ma, come sintesi di tutti gli elela sua proposta, un ragguar- menti del dibattito che mi pare devole slancio Etico, un pro- in questi mesi lei ha ben avviafondo senso di compassione to e che in tante intendiamo pomorale ed una condivisibile vi- ter sorreggere ben oltre l’8 cinanza al sacrificio umano e marzo. Credo che per queste medepersonale delle tre giovani sime ragioni, sia opportuno donne calabresi. Pertanto considero la sua esaltarne il Ricordo, collocanidea adeguata e meritoria, for- dolo oltre le vuote liturgie celese perché è gesto ancor più im- brative, cioè su livelli profondi portante di Uomo d’informa- e adeguati, su elaborazioni zione, in un territorio difficile, teoriche, di Ricerca e Speridove comprendere l’annienta- mentazione Pratica di nuove mento consumato ai danni del- forme comunicative, espressile donne, rimane ancora un ge- ve di linguaggio del femministo difficile e scarsamente pra- le, da proporre – prima di tutto ticato in buona parte della no- attraverso la solida Cultura di stra società, che pur ha fatto Genere che anche a queste latipassi ragguardevoli per ade- tudini calabresi si è radicata , guarsi alla cultura di Genere, e nonostante tutto. Anche con riferimento alla alle pari opportunità. Questa è una terra in cui uc- ben più generale storia delle cide più l’Indifferenza, il Silen- donne che deve essere riscattata da un cambiazio e l’Annichilimento paradigmento di certe matico che con«Memorie scomotrasta stereotide», in uno stillicipie, pregiudizi e dio infame che tenfalse rappresende a disseppellirle tazioni di quello con qualche mestesso femminischino pretesto, le. più per glorificare Poiché anche false mitologie, da questo se ne riche per rilevarne cava il riconoscivalore e sacrificio, mento per una coniugati a finalimaggiore visibità pedagogiche e lità e credibilità civili. Proporre delle donne meriqueste giovani dionali, in un modonne nell’essenmento preciso coza trasversale del me questo in cui ruolo complessivo la crisi complessia tutto tondo di Una fiaccolata antimafia va sta erodendo Donne, Madri, Somolti tratti della relle e Compagne, stessa convivendi Uomini che a vaza umana. rio titolo le hanno Corriamo tutti immolate alla Stoil rischio reale ria più cupa e bruche in caso contale della nostra trario, il dibattito terra, mi è parso (o il conflitto) culun gesto di profonturale che ne dedo valore civile che riva, si sostituidovrebbe richiasca all’infamia mare tutti, uomini della negazione; e donne, alla riflesche saremo in grado di contrasione più profonda. Sento pertanto di condivide- stare solo attraverso la parola re con lei tutto il senso della offerta a coloro che trovano insua proposta, insieme con la dispensabile, comunicare la mia città e con tutte le donne loro presenza di Donne, le loro della regione che hanno sotto- azioni, i propri talenti, ma anscritto l’invito; che nelle sue che le imprescindibili miserie nobili intenzioni si predispone e grandezze di ciascuna esia rilanciare – non solo - la più stenza. Nutro pertanto la ferma specomplessiva immagine dei casi in questione; ma colloca in ranza che i volti ormai familiaessere una riflessione, che au- ri di Lea, Maria Concetta e Giuspico ampissima e partecipa- seppina, si possano idealmenta, sul ruolo e la funzione fem- te unire ai volti anonimi e senminile in una regione che an- za nome della vasta popolaziocora Sacrifica, Vìola, Uccide, e ne femminile Calabrese, acAnnichilisce troppe delle sue canto alle identità compiute ed a quelle ancora da farsi, che donne. Come direttore di una testa- hanno voglia di permeare la lota informativa e culturale, lei ro presenza per riuscire a casaprà continuare a conferma- ratterizzare il proprio contrire anche attraverso le sue stes- buto, in luoghi appropriati e se scelte di indubitabile one- soprattutto utili a rendere crestà, con un agire ancora più si- dibili ciascuna donna, su curo e spedito più che in passa- traiettorie di etica e responsato peraltro già responsabil- bilità, che diano fiducia e ne rimente manifestato nelle desti- cevano; al fine di favorire l’elanazioni tematiche e contenuti- borazione di identità prima individuali e poi collettive. stiche del giornale. Forse qualcuno vorrà ricaE’ indispensabile rappresentare in forme adeguate il varne solo l’impegno delle sentire e l’essere delle donne donne di oggi; altri ancora rinmeridionali. Lo conferma la tracciarne l’Utopia visionaria eco della sua stessa meritoria rincorsa dalle donne di ieri; proposta, che deve però poter ma ciò che conta – sono certa vantare un valore per così dire resta quel che verrà ascritto alaggiunto a quella idea, Rein- la Memoria delle Donne di Doventando e Rilanciando dalle mani che stiamo Educando. *vicepresidente trame del giornale, il signifiFondazione “V. Padula” Acri cato più complessivo di quel te- Nella vostra proposta c’è uno slancio etico E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro di GIANFRANCO MANFREDI* finché le politiche del lavoro siano sempre più indirizzate all'affrancamento economico della donna. Perché è la donna, che rimane purtroppo ancora l'anello debole, che inesorabilmente paga di più le crisi e le recessioni e sappiamo bene che soltanto con la sua indipendenza economica che essa può avere la possibilità di assumere scelte coraggiose, di liberarsi dai vincoli che la imprigionano come catene pesanti da sopportare. Il nostro programma di portare ai tavoli della concertazione questi concetti, sicuramente, si avvarrà di quanto emergerà dall’attuale intenso dibattito. *segretario generale Uil Calabria Serve educare adesso le madri di domani Il ricordo della Garofalo su Vanity fair di una lettrice vittima di un incidente stradale. E ora non dimentichiamo Denise ANCH’IO sono convinto che dalle testimonianze di Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo arrivano spinte concrete al cammino di una Calabria che vuole liberarsi. L’aver associato i volti di Giuseppina, Cetta e Lea alla mimosa, è perciò un’iniziativa di grande sensibilità e intelligenza che aggiunge un valore alto all’ 8 marzo delle calabresi e dei calabresi di questo 2012. Fuori dalla stanca retorica delle celebrazioni, restituisce sostanza e connotati a una ricorrenza scolorita dal consumismo e sfigurata da cene e spogliarelli. I tre esempi indicati da Matteo Cosenza sono un richiamo forte alla riflessione e all’impegno. A non cancellare la memoria di donne che hanno pagato caro, anche con la vita, il prezzo del loro coraggio e della loro ribellione (ce ne sono state tante, dimenticate, anche nei decenni passati…). E’un appello a stare vicini e a sostenere quelle che stanno lottando per un destino diverso per i loro figli, madri-coraggio che per questo hanno infranto legami familiari, insieme ad intrecci importanti di sentimenti, affetti e passioni. E’ un monito a non lasciare sole Carolina Girasole ed ElisabettaTripodi, le prime cittadine di Isola Capo Rizzuto e Rosarno, bersagliate dagli attentati, lapidate dalle minacce più cupe. Anch’io sono convinto che c’è tanto da fare su questo fronte, soprattutto per noi giornalisti. L’informazione può dare un contributo non secondario a quella rivoluzione della normalità, dell’onestà e dell’ordinario rispetto delle regole che urge in Calabria. gheta e che ancora, struggentemente, attendono il loro ritorno. Assieme a tutte queste donne, la Calabria è vedova e orfana di tanti suoi figli ed è essa stessa vittima della 'ndrangheta e, pertanto, occorre che l'intero popolo Calabrese impugni l'aratro di una rinnovata voglia di giustizia ed il piccone che abbatta quel muro che ormai percepiamo netto intorno a noi, costituito dall'indolenza, dalla superficialità e dalla complicità interessata di quella zona grigia che come un magma confonde e invischia il bene col male. Siamo convinti che il Sindacato, accomunando tra loro tanti uomini e tante donne, abbia un ruolo in tutto questo e sempre di più spingere af- Mercoledì 7 marzo 2012 24 ore in Calabria La Coldiretti plaude ma avverte: «Continueremo a tenere alta l’attenzione sui contratti» La Coca Cola resta in Calabria La multinazionale americana ha trovato l’accordo al tavolo romano di FRANCESCO PAPASIDERO ROMA –Mentre a Rosarno i trattori invadevano pacificamente le vie del centro per protestare contro la crisi del comparto agricolo e lo sfruttamento dei migranti, a Roma si discuteva sul futuro dei rapporti tra Coca Cola e le aziende calabresi. Che alla fine potranno tirare un sospiro di sollievo. La multinazionale americana, alla fine del vertice romano con il Ministro Mario Catania, ha garantito la prosecuzione del rapporto con le aziende calabresi. L’impegno che il colosso di Atlanta ha assunto l’impegno, davanti al titolare del dicastero delle Politiche Agricole, di aumentare gli acquisti di prodotto rispetto all’anno scorso, esprimendo anche la volontà di dare corso a dei contratti pluriennali con le aziende calabresi. Si chiude, quindi, nel migliore dei mo- di, questa vicenda che per molti giorni, a seguito dell’inchiesta del settimanale inglese The Ecologist, ha tenuto col fiato sospeso l’intero comparto agrumicolo della Piana. «Non abbiamo mai avuto l’intenzione di ritirarci dall’Italia meridionale – ha detto il direttore europeo per gli affari pubblici di Coca Cola, Salvatore Gabola - per quanto concerne l'acquisto di succo concentrato di arance. È nostra intenzione avere le forniture da Rosarno e, viste le difficoltà del settore locale, abbiamo deciso di rinnovare il contratto di fornitura con il produttore locale, con il quale abbiamo un rapporto da anni». Gabola, però, ha anche sottolineato come il prezzo d’acquisto del succo d’arancia sia un «prezzo di mercato», e, dovendo competere con le altre multinazionali, «dobbiamo cercare di non aumentare il prezzo delle materie prime». Ma oltre alla volontà di Coca Cola di proseguire nell’acquisto delle arance pianigiane, l’altra novità è la convocazione di un “tavolo tecnico” da parte del Ministero delle Politiche Agricole per mettere a punto una strategia, insieme a tutti i soggetti coinvolti, per rendere competitiva l’intera filiera e tutelare gli introiti delle aziende agricole. Quindi un “tavolo” che, come ha affermato il ministro Mario Catania, andrà «al di là della Coca Cola». Il ministro ha aggiunto che questa iniziativa può rappresentare «un utile contributo per il rasserenamento dei soggetti interessati, un contributo che dovrebbe allentare le tensioni che si sono venute a creare in Calabria. Ci sono tutti i presupposti per rilanciare la collaborazione su basi nuove». Ovviamente non poteva mancare la soddisfazione del presidente regionale di Coldiretti Pie- tro Molinaro. «Dopo l’importante manifestazione a Rosarno registriamo positivamente la disponibilità di Coca Cola, che su sollecitazione del ministro delle Politiche agricole, Catania, ha dichiarato l’impegno a continuare a lavorare con gli agrumicoltori della Piana di RosarnoGioia Tauro». Tutti soddisfatti, alla fine, per l’esito positivo dell’incontro tenuto a via XX Settembre. Ovviamente adesso non rimane altro che salvaguardare «il dal riconoscimento dei costi di produzione e dalla remunerazione del prodotto riconoscendo un prezzo all’agrumicoltoredi 15centesimi al chilo,passando anche attraverso un accorciamento della filiera. Continueremo a tenere alta l’attenzione – ha aggiunto Molinaro - su questo problema che adesso è giunto ad un passo decisivo per scrivere una pagina nuova sulla Calabria». Salvatore Gabola e Mario Catania al tavolo romano Manifestazione per dire “No all’aranciata che spreme agricoltori e lavoratori” L’avanzata dei trattori Una “marea gialla” ha invaso le strade del centro di Rosarno di DOMENICO GALATÀ ROSARNO – Una “marea gialla” ha invaso ieri mattina le strade del centro di Rosarno. La Coldiretti ha chiamato a raccolta i propri associati che da ogni parte della Calabria si sono dati appuntamento nella Piana di Gioia Tauro per chiedere quella svolta che finalmente possa rilanciare il settore agrumicolo. Una manifestazione incentivata dallo spauracchio che la Coca Cola possa mollare i produttori pianigiani (anche se i segnali giunti da Roma sembrano escludere qualsiasi disimpegno da parte del colosso di Atlanta), ma che nelle intenzioni dell’associazione di categoria presieduta in Calabria da Pietro Molinaro, rappresenta un ulteriore tappa del progetto di “non lasciare sola Rosarno” avviato dopo la guerriglia urbana tra immigrati e residenti nel gennaio del 2010. Dallo svincolo autostradale sino a piazza Valarioti era tutto un susseguirsi di bandiere che marcavano la presenza degli agrumicoltori chiamati a raccolta da Coldiretti. Sono arrivati con mezzi propri e con gli autobus, ma il pezzo forte sono stati sicuramente i trattori carichi di arance, circa un centinaio, che hanno sfilato per le vie di Rosarno precedendo il momento di discussione svoltosi presso l’auditorium comunale. Molti i produttori, ma anche molti gli extracomunitari allo stesso tempo risorsa e vittime di un sistema che valuta poco più di cinque-sei centesimi un chilo di arance, costringendo i produttori a lasciare i frutti sulle piante e i lavoratori stagionali a mettere nel cassetto la speranze di una vita migliore per la quale hanno lasciato la propria terra. Una situazione ben sintetizzata dallo slogan della manifestazione “No all’aranciata che spreme agricoltori e lavoratori e inganna i consumatori”, cui hanno aderito Nicodemo Oliveri, membro della Commissione agricoltura della Camera, rappresentanti del Consiglio e del Governo regionale, alcuni sindaci della Locride e della Piana, tra i quali ovviamente la “padrona di casa” Elisabetta Tripodi, associazioni dei consumatori quale l’Adiconsum, e Legambiente. Precise le richieste di Coldiretti. Tra le tante, la modifica della legge 286 che stabilisce soltanto nel 12% la quantità di succo di arancia presente nelle bibite “colorate”, l’obbligo dell’indicazione dell’origine dei prodotti alimentari, “così la gente saprà se beve succo italiano o importato dal Brasile», ha chiosato qualcuno dei manifestanti. Proprio loro, le persone arrivate a Rosarno, hanno raccontato cosa significa oggi l’agrumicoltore nella Piana: «La situazione è ormai al collasso - ripetevano insistentemente alcuni di loro –le arance vengono pagate una miseria e siamo La manifestazione a bordo dei trattori per le vie di Rosarno costretti al lasciarle sulle piante o marcire a terra. I ricavi non coprono i costi. Quando ti pagano un chilo di arance a sette centesimi come facciamo a dare lavoro ad un immigrato? Spendiamo più di quanto guadagniamo e mentre un tempo l’agricoltura ci dava da mangiare oggi siamo costretti alla fame». Qualcuno è andato indietro nel tempo, raccontando come si vendevano nei decenni passati le arance e cosa ha contribuito a determinaare la crisi dell’intero settore: «Negli anni sessanta-settanta gli acquirenti venivano dalla Puglia, dalla Campania, dalla Sicilia. Giungevano nella Piana prima della maturazione del frutto. Lo visionavano, lo stimavano e ci si metteva d’ac- cordo sul prezzo senza bisogno di nessun intermediario. Poi, sono subentrati gli acquirenti locali che hanno “invitato” chi veniva da fuori ad trattare su una base di prezzo più bassa, uguale alla loro. Da lì è iniziato il declino, e questa “pratica” è andata avanti per diversi decenni sino ad attenuarsi non più di 7-8 anni fa». Una storia che lascia tra- sparire l’ombra della criminalità organizzata che per lungo tempo ha messo i propri tentacoli sul business dell’agricoltura, sia in maniera diretta che attraverso metodi ben congeniati atti a garantirle una sorta di monopolio capace di tenere bassa la cifra pagata ai produttori ma alta quella dei guadagni che le finivano in tasca. LA VOCE DEGLI AGRICOLTORI Tra le soluzioni prospettate dalla Coldiretti c’è quella che s’ispira al modello trentino Oliverio recepisce e porta a Roma di KETY GALATI ROSARNO - Malgrado la stagione agrumaria della Piana di Rosarno sia terminata con l'ennesimo fallimento che incombe più di tutti sulle teste degli agricoltori esausti dal prezzo basso con cui vengono pagate le loro arance (7 centesimi), Coldiretti Calabria non molla. Sulla scia della vicenda Coca Cola, l'organizzazione di categoria rappresentata sul territorio rosarnese da Domenico Cannatà, è scesa in piazza per rivendicare soluzioni concrete. Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria ha portato al tavolo dell'assemblea che ha avuto luogo nell'auditorium comunale di Rosarno le proposte dell'associazione. Molinaro ha chiesto al parlamentare, Nicodemo Oliverio del Pd, il quale ha partecipato all'incontro per raccogliere le istanze dei produttori agricoli, l'approvazione allaCameradei deputatidellamodifica della legge n. 286/196, per cui la percentuale vigente del 12% di succo di arance nelle bibite dovrà essere aumentata,esprimendoancora lanecessitàdi accorciare la filiera agrumicola per la produzione dei succhi, per riequilibrare la distribuzione del valore verso l'agricoltore da 7 centesimi a 15. fare ColdiLa Regione, invece, secondo retti, dovrebbe approvare all'unanimità le mozioni numero 30, 39, 41 proposte dagli onorevoli Imbalzano, Giordano e Nucera presenti alla manifestazione. Nel corso dell'incontro si è parlato anche della stranezza dell'accordo tra Ue e Marocco, che liberalizza il commercio di prodotti agricoli e di pesca. Un patto che a detta dei relatori inciderà sull'economia agricola della Piana. Un'altra soluzione per Coldiretti sarebbe quella di prendere esempio dal modello Trentino, che produce con successo le mele melinde. Un'idea condivisa dal primo cittadino di Rosarno, Elisabetta Tripodi, che ha garantito agli agricoltori rosarnesi il proprio impegno in questa battaglia a tutela dei loro diritti. Infine, Oliverio ha promesso di portare all'attenzione di Paolo Russo, presidente della Commissione Agricoltura della Camera, tutte le richieste di Coldiretti, sottolineando che questa lotta non ha colori politici. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 12 24 ore Mercoledì 7 marzo 2012 Petilia Policastro. Il decesso nell’ambulatorio del pediatra. Disposta l’autopsia sul corpicino Bimba muore dopo la poppata Inchiesta sul caso di una neonata deceduta a sette giorni dalla nascita di ANTONIO ANASTASI PETILIA POLICASTRO – La piccola Carmen Daniele è morta a sette giorni dalla nascita mentre veniva allattata dallamadre nellasalad’attesa del pediatra del paese. Sul caso indaga il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone Francesco Carluccio, che sta valutando se disporre l’autopsia sul corpicino della piccola, venutaal mondolanotte delloscorso 26 febbraio all’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. I carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro hanno, infatti, sequestrato la cartella clinica e stanno compiendo una serie di accertamenti su delega del magistrato. Dimessa martedì della scorsa settimana, il giorno dopo, i suoi genitori, Francesco Daniele e Lucia Grano, l’hanno riportata in ospedale. Insospettivano il colore giallastro della cute, il difetto di suzione (non riusciva ad attaccarsi bene al seno), il fatto che dormisse sempre. Sembra, stando alla denuncia formalizzata dalla giovane coppia, che in ospedale i sanitari abbiano fatto riferimento a un’incompatibilità sanguigna tra la bimba e la madre. Anche questo è un aspetto al vaglio degli inqui- L’ingresso del reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Crotone renti. Ma la madre di Carmen, la scorsa settimana, è andata due volte dal pediatra. L’ultima, domenica pomeriggio. Mentre la neonata era allattata in sala d’attesa, dalla bocca della piccina è uscito un liquido giallastro. La mamma non ha aspettato il suo turno e ha bussato alla porta del pediatra che ha contattato il 118, intervenuto con l’elisoccorso. Nulla da fare. Il decesso è avvenuto nel poliambulatorio. Quello che gli inquirenti stanno cercando di appurare è se si sia trattato di itterizia neonatale, un eccesso di buliribina che si manifesta appunto con il colorito giallastro della pelle, e se potesse even- tualmente essere diagnosticato o contrastato con cure farmacologiche o fototerapia. L’itterizia, infatti, può avere conseguenze nefaste. «Nessuna volontà persecutoria – spiega il legale della famiglia Daniele, l’avvocato Silvestro Seminara - la morte di una bimba di sette giorni, nata apparentemente sana, lascia quanto meno dubbi atroci. Ho avuto mandato – aggiunge perché venga accertato quel che è effettivamente successo. Il cruccio della madre è se lei avesse potuto fare di più». Ma la giovane mamma ha subito avuto perplessità sullo stato di salute della neonata. E’ al suo secondo parto (i Daniele hanno un’altra bimba in tenera età) e ha notato subito lo stato letargico dellafiglia, il colore cianotico delle labbra. Ha portato due volte la bimba dal pediatra e, appena a un giorno dalle dimissioni, si è recata col marito in ospedale. La gravidanza, inoltre, non aveva presentato anomalie. Nei prossimi giorni potrebbero, dunque, scattare avvisi di garanzia a carico dei potenzialiindagati. LaProcuracrotonese sta ancora valutando eventuali profili di colpa. E’ il terzo presunto caso di malasanità che ha a che fare con gestazioni problematiche, nel Crotonese, nel giro di poco più di due mesi. Tutte gravidanze gestite dall’ospedale di Crotone, che lo scorso venerdì è stato teatro di un blitz dei carabinieri del Nas nell’ambito di un’inchiesta della Procura scattata dopo un servizio dell’Arena, la trasmissione di Massimo Giletti in onda su Rai Uno. Il 19 gennaio scorso la diciannovenne Gessica Spina morì due giorni dopo aver dato alla luce il piccolo Antonio. Il 14 febbraio una coppia di Strongoli, Francesco Branca eCaterina Forciniti,non ha visto nascere un piccolo, morto nel grembo della madre. L’ospedale San Giovanni di Dio è nella bufera. L’alto commissario Onu all’incontro promosso a Crotone Boldrini alla Regione: «Tiriamo fuori dal cassetto la legge sui rifugiati» nali, mentre Marco Buemi ha parlato del di ENRICA TANCIONI contrasto alle discriminazioni in Calabria e il lavoro svolto dall’Unar. ISOLA CAPO RIZZUTO – Ha gli occhi Della Carta ha parlato anche e sopratstanchi. Di chi aspetta da mesi un posto tutto Roberto Natale, presidente della dove andare. Una casa per la seconda acFnsi, peril quale«l’immigrazione varaccoglienza in cui poter crescere i quattro contata sapendo i problemi che comporfigli, due maschi e due gemelle. Perché lei ta, ma anche la potenzialità che reca con e la sua famiglia sono in Italia da un anno. sè, ricordando che stiamo parlando di Scappati dalla loro Siria perché l’uomo persone. Dobbiamo raccontare il fenoche ha sposato è stato perseguitato. Per meno migratorio in tutte le sue sfaccettaopinioni diverse dal regime. Per questo ture: a questo serve la Carta di Roma. Non sono scappati, hanno attraversato il mesignifica dover chiudere gli occhi, su dio Oriente e sono arrivati fino in Turquello che di negativo c'è nel fenomeno chia, dadove hanno presouna naveche li dell’immigrazione. Non vogliamo fare ha condotti in Italia. A Bari. Poi il viaggio buonismo. Ma come giornalisti siamo tein Austria e poi ancora l’arrivo a Crotone nuti a raccontare la realtà come verità sodove, una volta ottenuto lo status di rifustanziale dei fatti». giato, attendono di prendere parte a un Il centro d’accoglienza S. Anna Alla tavola rotonda hanno preso parte progetto Sprar per la seconda accoglienza. Per adesso la famiglia siriana aspetta ne. «E’una proposta che difetta solo di un Pino Nano, caporedattore Tgr Rai, il al centro di accoglienza per richiedenti passaggio. Il presidente Scopelliti po- giornalista di “Gazzetta delsud”Virgilio asilo di Sant’Anna, un centro che racco- trebbe dare un primato alla Calabria: Squillace. Al seminario anche il questore glie storie di persone e di grande umani- quello di avere una prima legge regiona- Giuseppe Gammino, il capo gabinetto tà. Quella degli operatori che gestiscono le per l’accoglienza e l’integrazione dei ri- della prefettura pitagorica, Roberto Miattualmentele 1.431presenze nelcampo fugiati che faccia leva sul modello Riace cucci, Filippo Sestito dell’Arci. Presenti anche Giovanni Lentini, ase quella degli ospiti. In un caleidoscopio per lo sviluppo del territorio». Presente al seminario, moderato da sessore provinciale alla cultura, don di diverse etnie, razze e religioni. Tutte accomunate dal distacco della propria Carlo Parisi, segretario del sindacato, Edoardo Scordio e Leonardo Sacco che terra. In un mosaico inter-culturale che anche Marco Bruno della Sapienza che hanno ricordato l’umanità degli operatocontrassegna il centro di accoglienza più ha relazionato della rappresentazione ri della Misericordia e la gestione del grande d’Italia, in cui in cinque anni sono della rivolta di Rosarno nei media nazio- campo portata avanti dall’associazione. passati 25.114 persone. Di diversa provenienza. Più di 25.000 storie nel centro che possiede 36 appartamenti e 156 container con circa 1.000 posti. Come detto dalladirettrice LiberataParise, nelcorso della visita. In occasione del corso di formazione “Informazione e immigrazione, conoscere la Carta di Roma e la sua applicazione”, che promosso dal sindacato Giornalisti di PASQUALE VIOLI Calabria, dalla Fnsi e dall’Unar, le dieci, cento, mille storie del Sant’Anna sono SIDERNO - «L’onorevole Maria Grazia Laganà è imemerse. «E’ questa una delle tappe che pegnata in attività parlamentari, ma attraverso una stiamo portando avanti per far conoscere memoria indica la sua intenzione di avvalersi della faun protocollo importante – ha detto Laucoltà di non rispondere». ra Boldrini dell’alto commissariato Onu Così l'avvocato Alicia Mejia, difensore, insieme per i rifugiati intervenuta in occasione all’avvocato Antonio Mazzone, di Maria Grazia Lagnà della tavola rotonda –voluto e firmato da ha giustificato l’assenzadella parlamentare dall’aula Federazione nazionale della stampa e Ordel Tribunale di Locri dove si sta celebrando il procesdine dei giornalisti, su sollecitazione so per una presunta truffa all’Asl di Locri. La vedova dell’Alto Commissario delle Nazioni UniFortugno, che all’epoca dei fatti contestati era vice dite per i rifugiati, per dare gli strumenti ai rettore sanitario, è imputata per presunte irregolarigiornalisti per riuscire a comprendere tà nella fornitura di materiale medico. «L’onorevole meglio e a riportare con più correttezza le Laganà – ha proseguito l’avvocato Mejia - si riserva di questioni riguardanti l’immigrazione». rendere dichiarazioni spontanee nel prosieguo del diHa inoltre ricordato all’attuale giunta rebattimento». gionale la proposta di legge sull’accoDunque anche ieri è saltata l’attesa testimonianza glienza che giace nei cassetti della Regio- Maria Grazia Laganà della parlamentare del processo per la truffa alla sani- L’INTERROGATORIO DI DOLDO «Parlavano di me ma non mi hanno mai chiesto nulla» di CLAUDIO CORDOVA REGGIO CALABRIA «Sicuramente parla di me però a me non è stato chiesto niente […] Non sono andato io a parlare con Domenico. E’andato qualche altro poliziotto». Si è difeso così, Bruno Doldo, l’Assistente della Polizia di Stato, agente delle scorte, accusato dalla Dda di Reggio Calabria di aver passato notizie confidenziali al cugino Domenico Condemi, ritenuto assai vicino agli ambienti della ‘ndrangheta. Nel lungo Bruno Doldo interrogatorio di garanzia, Doldo ha provato a spiegare, al cospetto del Gip Domenico Santoro, la propria posizione. Doldo ha trascorso una settimana in carcere e proprio pochi giorni fa ha ottenuto, in parziale accoglimento dell’istanza di scarcerazione avanzata dall’avvocato Antonino Curatola, gli arresti domiciliari. Secondo le indagini del pm della Dda, Marco Colamonici, il poliziotto avrebbe rivelato a Condemi la presenza di microspie all’interno dell’autovettura Fiat Panda, al fine di aiutarlo ad eludere le investigazioni da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria. Ma nell’interrogatorio di garanzia, tenutosi pochi giorni dopo l’arresto, Doldo ha negato ogni addebito: «Io non ho mai parlato di questo Condemi. Non sono andato mai a trovarlo. No, nella maniera più cate- gorica. Non mi sono mai permesso di dirgli A e I”. Domenico Condemi e un altro presunto affiliato, Giuseppe Esposito, fanno infatti riferimento a un poliziotto trasferito dalla Digos, come Doldo, che passò all’Ufficio Scorte dopo le elezioni comunali reggine del maggio 2011. Doldo, che nel suo nuovo incarico ha gestito la sicurezza di importanti personalità, ha dunque negato di aver avuto particolari contatti con Condemi, presunto affiliato alla ‘ndrangheta del quartiere San Giorgio Extra, così come ha ridimensionato i propri rapporti con il consigliere comunale Giuseppe Plutino, arrestato negli scorsi mesi proprio per collusione con gli ambienti malavitosi di quel quartiere: «Nessuno mi può contestare che ho mai chiesto voti per lui o sono andato a far campagna elettorale per mio cognato, in qualsiasi posto» ha detto il poliziotto. Agli inquirenti toccherà adesso tentare di verificare le dichiarazioni dell’indagato, soprattutto quando questi ha paventato altri rapporti di Condemi con le forze dell’ordine, con cui l’uomo avrebbe condiviso la sua grande passione, la caccia: «Condemi era uno che frequentava tutti, tutti i posti della caccia, dove c’erano poliziotti e carabinieri che andavano a caccia. E lui per questo motivo sicuramente li conosceva». Il poliziotto è stato accusato di aver rivelato un’inchiesta La parlamentare, attraverso una memoria depositata in aula, si avvale della facoltà di non rispondere Maria Grazia Laganà diserta il Tribunale tà della Locride, in cui gli altri imputati sono il titolare dell’impresa di forniture di medicinali Medinex di Reggio Calabria, Pasquale Rappoccio, l’ex direttore amministrativo dell’Asl, Maurizio Marchesi; un funzionario amministrativo dell’ente, Nunzio Papa, ed un medico dell’ospedale, Albina Michelotti. Sotto la lente della Guardia di Finanza la fornitura di mascherine, divise, set universali per pazienti in pronto soccorso, supporti per terapia infusionale e borse di ghiaccio per un costo pari a 132mila euro. Ieri in aula anche una dipendente del pronto soccorso di Locri che ha raccontato di avere assistito nei corridoi degli uffici amministrativi dell’ospedale ad una discussione accesa tra la dottoressa Micheletti e Maria Grazia Laganà, con loro un uomo di cui non ricorda la fisionomia. Al processo per una truffa all’Asp dov’era vicedirettore E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria Carcere: presentata un’interrogazione ai ministri Severino e Passera per sollecitare il completamento Arghillà, interviene la Napoli Nel 2004 era stato superato lo scoglio economico per la chiusura dell’opera LA deputata di Futuro e libertà Angela Napoli ha presentato un’interrogazione ai Ministri della Giustizia e dello Sviluppo economico chiedendo di sapere «quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di inserire il completamento della casa circondariale di Arghillà nel Piano carceri». La struttura carceraria di Arghillà, che all’epoca della posa della prima pietra era all’avanguardia nel panorama degli istituti di detenzione della Penisola, non è stata ancora ultimata e potrebbe risolvere i diversi problemi che si registrano nel comparto in tutta la provincia. Nell’interrogazione la deputata fa la cronistoria «di questa importante e necessaria struttura» ricordando, tra l’altro, che “il problema finanziario legato alla sua realizzazione è stato superato con il Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del 2004 grazie al quale è stato assegnato al Servizio integrato delle infrastrutture e dei trasporti per la Sicilia e la Calabria un finanziamento di 16 milioni di euro da destinare proprio alla nuova casa di reclusione di Reggio Calabria. Il progetto definitivo rielaborato dalla ditta appaltatrice non è stato approvato in tempo utile per impegnare la somma stanziata entro l’esercizio finanziario 2004. Il Commissario straordinario, Giovanni Grimaldi, ha informato il Ministero Prima della partenza Pignatone saluta gli uomini della polizia Sopra Angela Napoli e accanto la struttura carceraria di Arghillà delle Infrastrutture che l’appaltatore dei lavori per la costruzione del nuovo carcere aveva comunicato l’esito del lodo arbitrale pronunciandosi per la risoluzione del contratto d’appalto “per fatto e colpa della stazione appaltante” e ha chiesto, altresì, di conoscere la dotazione finanziaria disponibile per l’eventuale appalto dell’opera in questione. Nonostante il sollecito prodotto l’11 aprile del 2008 il Commissario straordinario ad oggi non ha avuto alcun riscontro nel merito». «La struttura di Arghillà – rileva infine Angela Napoli nell’interrogazione avrebbe la possibilità di ospitare 300 detenuti, nonchè laboratori per le attività lavorative all’interno ed aree verdi da destinare a possibili coltivazioni». Potrebbe ospitare 300 detenuti ATTIVITÀ DELLA POLIZIA MUNICIPALE Vendita abusiva di fiori, controlli e multe NELL'AMBITO dei controlli sull'abusivismo commerciale per la vendita di piante e fiori, disposti dal Comando di Polizia Municipale, del Corpo ha effettuato una serie di interventi nella zona centrale della città. A seguito di specifici controlli, sul ponte Calopinace e sul Ponte della Libertà sono state accertate quattro violazioni amministrativea caricodi duecittadinicinesi pervendita su suolo pubblico di piante bonsai con il relativo sequestro. Nella zona di ponte Sant'Anna ed in prossimità della chiesa di San Brunello sono state sequestrati oltre quattrocento rami di mimosa messi in vendita senza alcuna autorizzazione. In viale Amendola, poi, è stato sottoposto a controllo un commerciante itinerante dedito tradizionalmente alla vendita di fiori e piante già soggetto, in passato, a numerosi controlli nella stessa via e nella zona di Sant'Anna. Prima dell'ennesima verifica, il personale del Corpo ha effettuato una serie di accertamenti amministrativi svolti in collaborazio- Non voleva pagare il panino che aveva consumato ne con il settore Sportello Unico Attività Produttive del Comune da cui è emerso che lo stesso commerciante aveva restituito da diverso tempo la propria autorizzazione commerciale al comune di residenza (Acireale) ed esibiva nel corso dei controlli una copia autenticata dell'originaria autorizzazione ormai priva di valore. Nel corso del controllo odierno, alla luce delle informazioni in possesso del personale operante, si è proceduto all'accertamento delle violazioni amministrative derivanti dalla mancanza del titolo autorizzativo alla vendita, irrogando sanzioni amministrative per oltre 5000.00 euro e sottoponendo a sequestro le piante messe i vendita. I fatti sono stati segnalati alla locale Procura della Repubblica ed all'Agenzia delle Entrate. La merce sequestrata è stata donata a due associazioni operanti sul territorio comunale. Le attività di controllo verranno incrementate nei prossimi giorni in occasione della Festa della donna. Disservizi Poste Aggressione al Mc Donald’s arrestato un georgiano Codacons dalla parte della gente NELLA serata di domenica i Carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno tratto in arresto il cittadino georgiano Kakha Iobidze, di 32 anni, già conosciuto alle forze dell’ordine per reati contro la persona e il patrimonio con l'accusa di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Nella serata infatti l'uomo si è presentato all'interno dell'esercizio commerciale Mc Donald's di Piazza Garibaldi chiedendo un panino ed una birra rifiutandosi di pagare. Lo stesso, in evidente stato di alterazione da alcool, all'invito del cassiere a pagare la sua consumazione ha dato in escandescenze urlando, colpendo il bancone e infastidendo i clienti presenti. A quel punto il responsabile del locale lo ha invitato ad uscire ma per tutta risposta è stato aggredito con violenza. Il georgiano ha estratto un coltello a serramanico con lama di una decina di cm e nella colluttazione ha ferito alle mani il responsabile. Sul posto è giunta un'autoradio del radiomobile e, apprese le prime notizie, ha rintracciato il georgiano a circa cento metri dal locale mentre si stava allontanando. All'arrivo dei militari che I CITTADINI della zona sud della città che hanno subito danni per i disservizi delle Poste devono chiedere un risarcimento. E' il suggerimento che arriva dall' associazione di consumatori Codacons. Diverse lamentele sono pervenute in questi giorni presso la sede di Via Galileo Galilei,22, con le quali sono stati segnalati disagi nel recapito della corrispondenza. I cittadini riferiscono che, in particolare nella via Sbarre Inferiori, la situazione si protrae ormai da alcuni mesi a causa, secondo quanto è stato riferito loro dal personale degli uffici postali, della carenza di portalettere. La problematica sorta già nel mese di ottobre 2011, nonostante le raccomandazioni e le promesse fornite dall'Ente Poste sull'immediata assunzione di nuovi dipendenti, è rimasta tale causando numerosi disagi. Il Codacons ha infatti ricevuto segnalazioni di cittadini che, a causa del mancato recapito di corrispondenza, rischiano di perdere il posto di lavoro oppure non hanno potuto partecipare a concorsi non avendo ricevuto per tempo importanti comunicazioni, altri ancora sono stati costretti a chiedere prestiti per far fronte alle necessità della vita quotidiana. Kakha Iobidze Il coltello sequestrato hanno provato a farlo calmare, ha risposto scagliandosi di peso contro il sottufficiale facendolo rovinare a terra. A quel punto ha nuovamente estratto il coltello agitandolo minacciosamente verso i carabinieri. Il secondo militare con un gesto fulmineo lo ha colto alle spalle afferrando la mano che impugnava il coltello riuscendo ad avere la meglio e facendogli perdere la presa. Disarmato, l'uomo è stato con non poche difficoltà bloccato a quel punto grazie anche ad una seconda pattuglia giunta in rinforzo. Il responsabile dell'esercizio commerciale è stato medicato al pronto soccorso degli Ospedali Riuniti avendo riportato dei tagli alle mani. L'arrestato, a seguito dell'udienza di convalida, è stato sottoposto a custodia cautelare in carcere su decisione del giudice monocratico di Reggio Calabria. NELLAmattinata di lunedì il Questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, unitamente a tutti i funzionari della Questura e delle specialità della Polizia di Stato, ha ricevuto il Procuratore Giuseppe Pignatone, per unsaluto dicommiato in vista dell'assunzione del nuovo incarico di Procuratore Capo di Roma. Il Questore ha inteso sottolineare la stretta e proficua collaborazione da parte della Polizia di Stato reggina con la locale Procura, che ha consentito di ottenere brillanti ed indubbi risultati non solo nel campo della repressione dei fenomeni criminali in tutte le sue articolazioni, bensì anche in quello dell'importante ed imprescindibile coinvolgimento della società reggina nel progetto di cambiamento del sistema di illegalità che stringe la Città e la Provincia in una morsa devastante. Giuseppe Pignatone ha ricordato, non solo i brillanti risultati ottenuti nella lotta alla 'ndrangheta attraverso una sinergica attività di contrasto, bensì anche, il coinvolgimento della stragrande maggioranza della società sana. Richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale volontaria ai sensi del D. Lgs. n. 152/2006, come modificato dal D. Lgs. n. 4/2008 e nel rispetto del R.R. 4 agosto 2008, n. 3 per il progetto di realizzazione di un impianto idroelettrico denominato “San Giorgio” in Comune di Reggio Calabria (RC). Proponente: Società Becquerel Electric S.r.l., con sede legale in Via Livatino n. 9, 42124 Reggio Emilia (RE), C.F. e P.IVA 02243710411. Pubblica Consultazione: la Società Becquerel Electric S.r.l. rende noto che sono stati depositati ai sensi del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., come previsto dall’art. 9 del R.R. 4 agosto 2008, n. 3 presso la Regione Calabria – Dipartimento Politiche dell’Ambiente – Ufficio Valutazione di Impatto Ambientale, il Progetto Definitivo e lo Studio di Impatto Ambientale, nonché la sintesi non tecnica, relativi al progetto di realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte idroelettrica sito nel Comune di Reggio Calabria (RC). Ai sensi del suddetto R.R. gli stessi elaborati sono stati inviati ala Provincia di Reggio Calabria ed al Comune di Reggio Calabria (RC). Descrizione del progetto: il progetto consiste nella realizzazione di un impianto idroelettrico denominato “San Giorgio” di potenza nominale pari a 1713,42 kWp, sito in località Pernasiti con derivazione dalla Fiumara Valanidi in località San Nicola, mediante l’utilizzo di tubazioni interrate per il sistema di adduzione dell’acqua derivata. Il progetto prevede che l’impianto venga allacciato alla rete di Enel Distribuzione tramite realizzazione di una nuova cabina di consegna collegata in antenna con O.d.M. lungo linea MT esistente “LAZZARO”, tramite linea in cavo aereo per circa 260 m. Ai sensi dell’art. 10, comma 4 del R.R. 4 agosto 2008, n. 3, chiunque abbia interesse può prendere visione del progetto e presentare osservazioni, in forma scritta, entro il termine di 60 giorni dalla data della presente pubblicazione, indirizzandola all’Autorità Competente: Regione Calabria – Dipartimento Politiche dell’Ambiente – Ufficio Valutazione di Impatto Ambientale, sita in Viale Isonzo n. 414, Catanzaro. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 23 Mercoledì 7 marzo 2012 Mercoledì 7 marzo 2012 Il gup Giuseppe Minutoli si ritira oggi in camera di consiglio per emettere la sentenza su 120 persone Processo “Crimine” al capolinea L’accusa aveva chiesto condanne per un totale di mille e 600 anni di carcere di GIUSEPPE BALDESSARRO E’ FISSATA per oggi la camera di consiglio del Gup Giuseppe Minutoli che dovrà emettere la sentenza del processo “Crimine”. Nella tarda mattinata il Giudice dell’abbreviato finirà di ascoltare le ultime arringhe difensive per poi ritirarsi. La sentenza sui 120 imputati potrebbe dunque arrivare in serata, anche se la complessità del processo potrebbe richiederetempi anche più lunghi. In ogni caso siamo ormai agli sgoccioli. Dopo mesi di udienze sarà possibile valutare se e quanto l’impianto accusatorio della Dda di Reggio avrà retto. Il Procuratore aggiunto Nicola Gratteri, il 24 ottobre scorso, aveva concluso la requisitoria chiedendo condanne da 5 a 20 anni per 118 imputati. Per un totale di mille e 600 anni di carcere. Una sentenza storica dunque, sia nei numeri che nei contenuti. Alla sbarra il gotha della ‘ndrangheta, che per la prima volta viene giudicata come organizzazione unica e verticistica. Grattericon accantoisostituti Maria Luisa Miranda e Giovanni Musarò non parlò a lungo, solo poche decine di minuti. “U giudici”, come lo chiamano quelli della Locride, ha solo voluto spiegare il senso dell’inchiesta. Poi con voce ferma ha chiesto «pene esemplari». Per tutti. A partire dai capi come don Mico Oppedisano di Rosarno e Bruno Gioffrè di San Luca, ai picciotti. A descrivere il contenuto dei150 faldonidell’inchiesta, nei giorni precedenti alle richieste ci avevano già pensato i quattro colleghi che prima di Gratteri avevano parla- Uno degli imputati il giorno dell’arresto e don Mico Oppedisano Francesco Gattuso Giuseppe Commisso Michele Correale Savino Pesce to per 8 udienze di seguito. Giornatein cuil’accusa aveva attaccato frontalmente la ‘ndrangheta nel suo complesso. Prima di lui avevano affondato il colpo il Procuratore aggiunto Michele Prestipino, e il pm Antonio Di Bernardo, oltre che Miranda e Musarò. Non era dunque necessario ribadire la mole di prove a carico degli imputati. Per questo Gratteri si era limitato a tirare le fila del ragionamento. Definendo la sentenza, comunque una «sentenza storica». Storica «come anche anche tutti i suoi protagonisti». L’Aggiunto della Dda aveva spiegato: «noi, gli avvocati, gli imputati faremoparte della storia giudiziaria. Sarà comunque una sentenza molto studiata. Importante dal punto di vista giudiziario, storico, sociologico, antropologico. Sarà una sentenza che apparterrà alla storia non solo della Calabria, ma dell’intero Paese». «Lei, signor giudice - aveva detto riferendosi a Minutoli - è già nella storia. Noi tutti in quest’aula, siamo, saremo nella storia». L’accusa era poi andata avanti: «Sicuramente è un procedimento importante. Io sono sereno, noi siamo sereni, in questo procedimento Tutti uniti, dalla Jonica alla Tirrenica non ci sono alchimie, non ci sono magheggi, o voli pindarici. Questo procedimento, il corpo dei capi d’imputazione, è stato riempito di contenuti, soprattutto, dalla voce degli attori protagonisti, e cioè degli odierni imputati». Il procuratore aggiunto aveva quindi sottolineato: «Sono e siamo sereni, penso anche i difensori, perché ci è capitato un giudice preparato, scrupoloso, ma soprattutto, sereno, onesto, inavvicinabile». Il Procuratore disse anche: «Da quando ho incominciato ad interessarmi, prima come giudice istruttore, poi come pubblico ministero, di ‘ndrangheta, ho letto vecchie sentenze, mandati di cattura, per cercare di capire meglio quello che sapevo, vedevo, o sentivo addosso, la cappa della ‘ndrangheta. Oggi posso affermare, che per capire il presente, bisogna conoscere il passato». In aula, come accennato, le “famiglie” più potenti della ‘ndrangheta calabrese. I capibastone e gli affiliati dei clan della Locride, della Piana e del Reggino. Gli uomini “d’onore”di tutti e tre i mandamenti. Quegli stessi personaggi filmati al summit del 2 settembre 2009 a Polsi, quando attorno alla statuetta della Madonna della Montagna, ragionavano di storia criminale, di doti e cariche, oltre che di regole. Ieri intanto la Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza di custodia cautelare emessa per Giovanni Minniti. Gli alti magistrati, su istanza dell’avvocato Carlo Morace, hanno escluso la partecipazione all’associazione mafiosa assunta sulla base di alcune conversazioni, nelle quali non si fa riferimento a fatti specifici. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Reggio La difesa di Bruno Doldo durante l’interrogatorio di garanzia del gip Domenico Santoro «Non sono io quel poliziotto» Secondo l’agente, Condemi andava a caccia con diversi suoi colleghi di CLAUDIO CORDOVA «L’HO iniziato a conoscere quando mi sono sposato con mia moglie. Qualche volta siamo andati pure a caccia insieme. Le parlo di tantissimi anni fa. Poi piano piano ci siamo allontanati». Nel lungo interrogatorio di garanzia, l’assistente della Polizia di Stato Bruno Doldo ha provato a spiegare, di fronte all Gip Domenico Santoro, la propria posizione, in relazione all’accusa della Dda di Reggio Calabria, che ritiene che il poliziotto abbia passato particolari d’indagine al cugino acquisito Domenico Condemi, personaggio arrestato sul finire del 2011 per appartenenza alla ‘ndrangheta. Un’accusa che aveva portato Doldo in carcere, dove l’assistente è rimasto circa una settimana, prima che, alcuni giorni fa, il Gip, accogliendo parzialmente l’istanza di scarcerazione dell’avvocato Antonino Curatola, disponesse gli arresti domiciliari. Stando all’ipotesi investigativa, il poliziotto avrebbe rivelato a Condemi la presenza di microspie all’interno dell’autovettura Fiat Panda, al fine di aiutarlo ad eludere le investigazioni in atto nei confronti dello stesso Condemi da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria. Ipotesi che si basano, soprattutto, sulle intercettazioni captate dagli investigatori tra lo stesso Condemi e Giuseppe Esposito. Nelle conversazioni, infatti, si fa riferimento a un poliziotto trasferito dalla Digos. Bruno Doldo Una circostanza che si incolla alla figura di Doldo che, subito dopo le elezioni del maggio 2011, avrebbe lasciato, dopo anni di servizio, la Digos per passare all’Ufficio Scorte: «Sicuramente parla di me –ha detto Doldo – però a me non è stato chiesto niente […] Non sono andato io a parlare con Domenico. E’ andato qualche altro poliziotto. E io chiedo, se è possibile, di sentire il Condemi e di sapere chi è andato a trovarlo. Perché io non ho mai parlato di questo Condemi. Non sono andato mai a trovarlo. No, nella maniera più categorica. Non mi sono mai permesso di dirgli A e I». A dire di Doldo, dunque, nella conversazione, Condemi ed Esposito farebbero riferimento a lui quando parlano del poliziotto trasferito dalla Digos, ma poi si occuperebbero di qualche altro suo collega: «E usa qua un linguaggio un pochettino estraneo a me. Perché avrebbe detto: Bruno, mio cugino quantomeno». Assistito dall’avvocato Antonino Curatola, Doldo, peraltro, ha ridimensionato la natura dei propri rapporti con Condemi: «Lui spesso si fermava al bar De Stefano (nella zona di San Giorgio Extra, ndr) […] Ed io non mi sono mai fermato, non mi piaceva fermarmi là, assolutamente, perché vedevo gente che poi… magari gente che in passato la vedevo che è stata indagata, eccetera, eccetera […] Non volevo incontrarli, perché c’era gente che lo sapevo che erano già stati arrestati». Ma Doldo si è anche parzialmente dissociato dal co- gnato Pino Plutino, il consigliere comunale di Reggio Calabria arrestato negli scorsi mesi per mafia: «Il rapporto come cognato è sempre stato ottimo. Come politico non tanto, perché noi abbiamo avuto sempre divergenze. […] La pensavamo in un modo diverso anche perché io non potevo fare nessun tipo di campagna elettorale. […] Nessuno mi può contestare che ho mai chiesto voti per lui o sono andato a far campagna elettorale per mio cognato, in qualsiasi posto». Diverbi, quelli con Pino Plutino, che a dire di Doldo sarebbero nati già alle precedenti consultazioni: «Non ci siamo parlati per cinque – sei anni. […] E posso portare a testimonianza quante persone vuole. Io ho ripreso a parlare a mio cognato con la morte di mio suocero». Una difesa, quella approntata da Doldo e dal legale Curatola, che, evidentemente, ha parzialmente convinto il Gip Santoro che ha disposto gli arresti domiciliari. Al pm Marco Colamonici, della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, invece, toccherà tentare di verificare le dichiarazioni dell’indagato, soprattutto quando questi ha paventato altri rapporti di Condemi con le forze dell’ordine, con cui l’uomo avrebbe condiviso la sua grande passione, la caccia: «Condemi era uno che frequentava tutti, tutti i posti della caccia, dove c’erano poliziotti e carabinieri che andavano a caccia. E lui per questo motivo sicuramente li conosceva». Il giudice accoglie la richiesta del pm Marco Colamonici e fissa l’udienza Longo di Polistena a processo Soltanto in tre saranno giudicati con il rito abbreviato di GIUSEPPE BALDESSARRO SONOtutti stati rinviati a giudizio gli imputati del processo “Scacco matto”, contro presunti boss della cosca Longo di Polistena. Ieri il Gup dell’udienza preliminare ha deciso di mandarli a processo escludendo soltanto i tre che hanno chiesto l’abbreviato. Per questo il prossimo 3 luglio dovranno compariredavanti alTribunale diPalmi per essere giudicati con il rito ordinario. Alla sbarra campariranno quindi Domenico Aquino, Francesco Aquino, Francesco Calcopietro, Giuseppe Calcopietro, Antonio Cutano, Luigi Cutano, Michele Fidale, Rocco Fidale, Vincenzo Fidale, Maria Rosa Grimaldi, , Giovanni Gullace, Domenico Longo (classe 1948), Domenico Longo (classe 1967), Francesco Longo, Francesca Longo, Giovanni Longo, Giuseppe Longo, Luigi Longo, Rocco Longo (classe 1974), Rocco Longo (classe 1990), Vincenzo Longo, Cesare Longordo, Alberto Malandrin, Giuseppe Mardocco, Domenico Muzzupapa, Marina Nasso, Francesco Palermo, Antonio Romeo, Giuseppe Spadaro, Domenico Squillace, Giuseppe Squillace, Tullio Squillace, Vincenzo Varamo, Girolamo Vinci. Luigi Riccardo Rosario Gandolfo. Rito abbreviato invece per Francesco Guarini, Gianluca Calzaretta, Antonio Ciccarelli. Lo scorso gennaio era stato il Pubblico ministeroMarcoColamonici achiedereil rinvio a giudizio per le quaranta persone, tutte accusate, a vario titolo di aver favorito la consorteria polistenese. Il Gip Antonino Laganà si è riservato di decidere per via di alcune eccezioni sollevati dal collegio difensivo in merito a delle intercettazioni che, a giudizio di alcuni legali sarebbero state ritenute inutilizzabili o L’irruzione la notte degli arresti addirittura nulle per dei vizi procedurali. L’operazione “Scacco Matto” è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia diReggio Calabriae condottadalla Squadra Mobile di Reggio Calabria in collaborazione con il Commissariato di Polistena. Furono trentacinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere messe dal Gip di Reggio Calabria, Tommasina Cotroneo, su richiesta del sostituto procuratore della Dda Marco Colamonici. Inoltre furono effettuati numerosi sequestri di attività commerciali e non, una quindicina in tutto. Particolare fu anche il sequestro della Gival, l’impresa edile aggiudicatrice dell’appalto per la costruzione del polo scolastico dell’istituto commerciale “Renda”. Lavori in cui la cosca polistense si sarebbe infiltrata con tipologieprettamentemafiose. Icapid’imputa- zione vanno dall’associazione a delinquere di tipo mafioso ai furti, danneggiamenti, estorsioni, detenzione e porto abusivo di armi, anche da guerra ed esplosivi, acquisizione in modo diretto e indiretto di appalti pubblici ed attività economiche, concessioni di autorizzazioni e servizi pubblici, intestazione fittizia di beni. Una cosca, quellapolistenese, considerata ben inserita nelle dinamiche criminali della Piana di Gioia Tauro. Dalle carte dell’inchiesta, emergerebbe anche una sorta di “spartizione” del territorio cittadino, due distinte consorterie, ciascuna dominante in universo ambito della zona indicata a seguito di spartizione territoriale derivante da una pax mafiosa. La cosca Longo nella zona della cosiddetta Polistena nuova, la cosca Spataro-Versace operante nella zona di Polistena vecchia. FICARA-LATELLA Tutti rinviati a giudizio i quaranta indagati del blitz “Reggio Sud” TUTTI a giudizio gli oltre Antonio Musarella, Luigi quaranta imputati del Musolino, Luciano Netti, procedimento “Reggio Antonella Piromalli, BruSud” che hanno scelto di no Pizzi, Demetrio Comuessere giudicati con il rito nico Praticò, Angelo Principato, Vincenzo Princiordinario. Il Gup di Reggio Cala- pato, Barbara Quattrone, bria, Domenico Santoro, Carmelo Quattrone, Carha infatti rinviato tutti al melo Francesco Riggio, cospetto del Tribunale Costanzo Ultimo Riggio, Collegiale per il 17 mag- Stefano Sapone, Rosina gio prossimo. Si tratta dei Sarrocco, Carmelo Scorsoggetti principali dell’in- do, Santo Siclari, Costandagine che mise nel pro- tino Suraci, Giovanni Zapprio mirino le cosche Fica- palà. Un’indagine di ampio ra-Latella, egemoni sui quartieri Ravagnese e respiro, quella del pm Pellaro. Un’indagine cul- Marco Colamonici, che minata con l’operazione puntò l’attenzione sull’ascongiunta di Guardia di se Milano-Reggio CalaFinanza e Carabinieri bria, con riferimento agli interessi del dell’11 marzo boss Giovanni 2011: dal boss Ficara. SeconGiovanni Fido gli accertacara a Costanmenti degli tino Billari, fiinvestigatori, no ad arrivare la cosca avreball’ingegner be anche “geDemetrio Gestito” alcuni ria, funzionarom impegnario della Mototi nei furti e rizzazione Cinelle estorsiovile reggina. ni attraverso Fiamme Gialla tecnica del le e militari cosiddetto dell’Arma sve“cavallo di rilarono duntorno”. Ma i que le infiltraFicara-Latella zioni delle co- Domenico Ficara sarebbero riusche in importanti ditte come la Bartoli- sciti a pilotare alcuni apni, ma anche negli appalti palti pubblici, facendoli dell’Expo 2015 di Milano, assegnare a società riconattraverso prestiti alle so- ducibili agli affiliati. In tacietà impegnate nella mo- le contesto emerse la figunumentale opera. Ma la ra dell’ingegnere Demecosca avrebbe controllato trio Geria, funzionario le attività della ditta “Bar- presso la Motorizzazione tolini”, operante nel setto- Civile di Reggio Calabria, re della consegna al detta- che, per un appalto relativo alla manuglio di pacchi e tenzione e alla corrispondencura dei locali, za. Tramite la avrebbe invicomplicità del tato cinque responsabile ditte, di cui locale quattro ricondell’azienda, ducibili ai FiCarmine Iacocara e una papino, le familesemente non glie Ficara e interessata, e Latella avrebnemmeno bero condiziocompetente, nato l’econoalla realizzamia locale: tra zione dei lavoi soggetti ri. Lo stesso coinvolti, inGeria, accusafatti, vi è anto di concorso che Giuseppe Giovanni Ficara esterno in asMento, vicecamafiosa, po territoriale della Barto- sociazione avrebbe concesso, con polini. Davanti al Tribunale co controllo e grande beCollegiale, dunque com- nevolenza la patente naupariranno a maggio una tica ad alcuni presunti afquarantina di persone: filiati, senza che questi Romano Amato, Enzo Be- avessero mai sostenuto alvilacqua (detto “Enzo cun esame. A partire dal 30 marzo, L’Americano”), Costantino Carmelo Billari, Leo- invece, il Gup Domenico nardo Bruno, Antonino Santoro sarà chiamato a Campolo (detto “Ninu u decidere la posizione dei Nonnu”), Alessandro Fa- soggetti (una quindicina) bio Chizzoniti, Fortunato che hanno optato per il riCilione, Francesco Cilio- to abbreviato: Giovanni ne, Domenico Ficara, Gio- Barilà, Cosimo Berlingievanni Ficara, Giuseppe ri, Candeloro Claudio FiFicara, Francesco Fonta- cara, Francesco Laganà, na, Mariano Benito Foti Vincenzo Liuzzo, France(detto “Mariolone”), Vin- sco Meduri, Salvatore Mecenzo Foti, Leandro Geno- duri, Antonio Musarella, Quattrone, vese, Consolato Geria, De- Antonino Riganello, metrio Geria, Augusto Giuseppe Giuffrida, Carmine Salva- Francesco Sapone, Cartore Iacopino, Anna Ma- melo Scordo, Carlo Suraria Latella, Carmelo Latel- ci, Mariangela Suraci, la, Raffaele Lopez, Paolo Francesco Suraci. Manti, Giuseppe Mento, cla. cor. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 25 Mercoledì 7 marzo 2012 34 Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected] La denuncia dell’associazione Copernico: «Patrimonio artistico deturpato» «Caulonia, sfregiato il Romitorio» Una canna fumaria in acciaio spunta da un foro nella parete plurisecolare di ILARIO CAMERIERI CAULONIA - Il patrimonio edilizio, pubblico e privato, è sempre più soggetto ad interventi dell’uomo che, con molta leggerezza e, talvolta, per soddisfare bisogni individuali, minano le bellezze architettoniche ed artistiche. Lo denuncia l’associazione Copernico di Caulonia che scrive: “Ci risiamo. Ancora una volta il patrimonio artistico di Caulonia è stato deturpato. Questa volta è toccato al Romitorio di Sant’Ilarione. Uno dei monumenti più importanti del nostro territorio si è presentato ai nostri occhi, orrendamente sfregiato da un intervento edilizio di pessimo gusto. Una canna fumaria in acciaio cromato scintillante fuoriesce da un foro praticato nel plurisecolare muro di una delle facciate dell’edificio. L’ennesimo intervento – continua il documento - che deturpa uno dei luoghi simbolo di Caulonia. L’amministrazione comunale, che dovrebbe occuparsi anche della tutela dei beni culturali del paese, non solo è completamente assente, ma spesso è essa stessa causa della rovina progressiva di Caulonia. Vogliamo capire – chiedono - dov’erano gli organi competenti quando l’intervento è stato realizzato e se sono stati concessi da qualcuno i necessari nulla osta. Ma non possiamo tacere davanti all’ennesimo caso di cattiva gestione del patrimonio culturale e artistico del nostro paese e – assicurano - intendiamo batterci affinché sia posto rimedio, ripristinando immediatamente lo stato originario. Accertando anche le responsabilità di chi ha realizzato e di chi ha consentito che venisse realizzato lo sfregio”. Quindi, l’appello: “Caulonia chiede con urgenza che venga fuori una nuova coscienza e un nuovo senso civico che impedisca a chiunque di impoverirla e di vilipenderla per meri egoismi personali. Quindi – esortano - mobilitiamoci tutti”. E’il caso di ricordare che da alcuni anni, dopo decenni di semi-abbandono, al romotorio posto sul greto destro dell’Allaro, poco oltre l’abitato di San Nicola, Il romitorio vive un eremita (o pseudo tale). In molte parti l’edificio è stato accedervi è alquanto difficile, perrecuperato e conservato. E, mentre ché quasi sempre chiuso. Tranne nel passato era predominio di tutti, che in estate quando nei pressi sogda qualche anno non è possibile nep- giornano gruppi di giovani turisti. pure celebrare messa, neanche nella Il luogo, poco oltre dietro l’edificio, ricorrenza della festa patronale. Il richiama una moltitudine di persopavimento della plurisecolare chie- ne per fare un bagno nelle benefiche setta sarebbe pericolante. Inoltre, acque dell’Allaro. Tre anni e dieci mesi di reclusione più 800 euro di multa a due giovanissimi di Stilo Indaga la polizia Minorenni estortori Siderno, spari contro la casa di un noto professionista Pretese e minacce a un commerciante di Bivongi: condannati di FRANCESCO SORGIOVANNI BIVONGI - Tre anni e dieci mesi di reclusione e 800euro di multa ciascuno: questa la condanna inflitta, in abbreviato, dal gup del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, Roberto di Bella, che ha accolto in toto la richiesta del Pm, Francesca Stilla, a due dei responsabili dell’estorsione compiuta poco meno di tre fa ai danni di un negoziante di Bivongi. La notte del 10 dicembre 2011, i carabinieri della compagnia di Roccella Jonica, al comando del capitano Marco Comparato, insieme ai militari della stazione di Stilo, guidati dal maresciallo Salvatore Mesiti, arrestavano in flagranza di reato tre giovani, dei quali due minorenni, responsabili di una tentata estorsione nei confronti del gestore di una attività commerciale del centro collinare dell’Alta Locride, nella Vallata dello Stilaro. Finiva così in carcere l’impresa di Rocco Nisticò, di 21 anni, e quella dei due minorenni che erano con lui, S.D., di anni 15, e I.A.I, di anni 17, incensurati, tutti e tre residenti nelle campagne di Stilo. “Se vuoi la vita salva, allora paga”. Una frase secca, poche parole scritte a penna, con determinata freddezza, per costringere un piccolo commerciante a sborsare poche centinaia di euro. Nella richiesta estorsiva oltre alla somma da pagare venivano indicate le modalità di pagamento e il luogo dove doveva avvenire. Con tanto di minacce finali nei confronti della famiglia dell’operatore commerciale, in caso di inottemperanza. Avevano studiato in tutto e per tutto il piano come fare qualche soldo i tre giovani malviventi arrestati a Bivongi per estorsione. Ma non avevano fatto bene i conti e i carabinieri li hanno beccati con le mani nel sacco. Una efficace operazione, quella dei militari dell’Arma, conclusasi in maniera brillante, grazie anche alla collaborazione della persona offesa, che a quanto pare non ha esitato più di tanto a portare a conoscenza dei militari della stazione di Stilo, che hanno competenza sul territorio, la lettera che aveva trovato davanti all’ingresso della tabaccheria di sua proprietà. All’ora e nel punto stabilito per il ritiro della busta con i mille euro (questa la somma precisa richiesta dagli estorsori), i tre malviventi sono stati braccati dai carabinieri, che da diverse ore prima erano in azione per individuare gli estorsori attraverso pedinamenti e appostamenti. Nell’autovettura, guidata dall’unico maggiorenne della baby gang, con la quale i tre hanno raggiunto la zona del campo sportivo di Bivongi, i militari hanno rinvenuto una pistola giocattolo, due passamontagna e quattro paia di guanti di lattice. Nell’abitacolo dello stesso mezzo è stata trovata anche una modica quantità di sostanza stupefacente. E’ stato disposto l’arre- Gli avvocati pronti a presentare ricorso sto immediato per tutti e tre. Il maggiorenne, Rocco Nisticò, è stato trasferito presso la casa circondariale di Locri, dove si trova tuttora rinchiuso. Anche per lui procedimento col rito abbreviato, fissato per la seconda decade di questo mese, presso il Tribunale di Locri. I due minori, invece, sono stati subito portati presso il Centro di prima accoglienza di Reggio, e dopo l’udienza di convalida, presso il carcere minorile di Catanzaro. Gli avvocati dei due minori, Sandro Furfaro e Giuseppe Gervasi, del foro di Locri, attendono ora i motivi della decisione del presidente del Tribunale dei minori, in qualità di Gup, per decidere come proseguire nella difesa dei due loro assistiti. di PASQUALE VIOLI Rocco Nisticò BREVI CAMINI GIOIOSA JONICA Danneggiamento, giovane in manette Autista rapinato di valigetta e portafogli I CARABINIERI della Stazione di Riace, nella giornata di lunedì scorso, hanno tratto in arresto, in ottemperanza ad un ordine per la carcerazione, M.G., di 33 anni. L’operazione dei militari della Benemerita è stata eseguita sul territorio comunale di Camini. Il giovane dovrà scontare adesso la pena residua di cinque anni e sei mesi di reclusione poiché riconosciuto colpevole del reato di danneggiamento. BRUTTA avventura a Gioiosa Jonica per un autista, che lunedì scorso è stato rapinato sotto la minaccia di un’arma. S.M., 43 anni, dopo aver parcheggiato il proprio veicolo, è stato avvicinato da un uomo col volto travisato da passamontagna che, sotto la minaccia di una pistola, gli ha intimato di consegnargli quanto in suo possesso. Il malcapitato si è visto, quindi, costretto a cedere al bandito valigetta e portafogli. Sull’episodio indagano i carabinieri del posto. SIDERNO - Spari contro l'ingresso dell'abitazione di un professionista di Siderno. E' quanto è successo qualche notte fa. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati indirizzati verso il portone d'entrata della casa di un noto architetto sidernese che ha denunciato il fatto alla polizia. Gli agenti del commissariato di Siderno sono subito intervenuti per fare i rilievi del caso ed hanno avviato le indagini. L'accaduto è stato tenuto sotto il massimo riserbo e le generalità del professionista non sono state rese note. Rimane il fatto che a Siderno si torna ad intimidire e a compiere atti di violenza contro la comunità. Solo pochi mesi fa erano stati oggetto di brutali intimidazioni alcuni studi professionali siti sempre a Siderno. E nella cittadina della Locride negli ultimi tempi sono stati molti i casi di auto date alle fiamme o attinte da colpi di arma da fuoco. Un'escalation di violenza tenuta d'occhi attentamente dalle forze dell'ordine, tanto dalla Polizia che dai carabinieri. Intanto poche sere fa l'ultimo episodio di grave intimidazione ad un professionista che si è visto recapitare alcuni colpi di arma da fuoco. Dalle prime indiscrezioni sembra si tratti di colpi di pistola ma bisognerà aspettare l'esito dei rilievi per saperne di più. Le indagini sono in corso per cercare di capire la molla che ha fatto scattare la ritorsione intimidatoria nei confronti del professionista di Siderno. Lavori in corso a Bovalino per evitare incidenti stradali. Ora le buche Ecco la segnaletica orizzontale Operai al lavoro sulla segnaletica orizzontale di DOMENICO AGOSTINI BOVALINO - La ditta che ha appaltato i lavori (Linarello Group) per ripristinare la segnaletica orizzontale nel centro abitato è all’opera da giorno 2 marzo, iniziando dall’incrocio piùpericolo- so della città, la strada che attraversa tutto il paese lungo la via XXIV Maggio, incrociando sia la Francesco La Cava che la F.lli Bandiera, a due passi dal mercato. Un’opera di cui si sentiva forte la necessità fin dal febbraio 2011 (ma la situazione era precaria già da qualche mese prima) come testimoniano le dichiarazioni dell’allora assessore ai lavori pubblici e vicesindaco Domenico Vadalà che esternava l’incredibile fatto di non riuscire a trovare fondi sul capitolo di bilancio di sua competenza per rispondere, almeno negli incroci critici di Bovalino, alle giuste attese degli automobilisti e della popolazione: sistemare in quei luoghi la segnaletica orizzontale per evitare gli incidenti stradali che a cadenza settimanale si susseguivano e, purtroppo, continuano a segnare la condizione degli automobilisti. Finalmente, quindi, una maggiore prevenzione ed un servizio che salvaguarda la vita umana. Ora, però, non ci si può fermare più. Per l’incrocio di via XXIV Maggio e via F.sco La Cava, gli esperti dovranno pensare a qualcosa di diverso: una piccola rotonda, un semaforo, una soluzione che alleggerisca la velocità. Gli automobilisti in quell’incrocio hanno la precedenza e, specialmente di notte, passano l’incrocio a grande velocità. Alla se- gnaletica dovrà fare seguito, con l’urgenza che il caso richiede, la riparazione delle buche, alcune delle quali sono pericolosissime: veri crateri che daranno problemi ai cittadini e sicuramente graveranno le casse del comune per le inevitabili richieste di risarcimento danno. Se per la segnaletica, la cittadinanza ha dovuto attendere unanno, nondovrà essere così per la riparazione delle buche. Tutte le vie sono interessate da questo problema specialmente dopo il maltempo di febbraio: via Dromo II, prolungamento via XXIV Maggio, strada interna Viale America-Sarullina-Pozzo, Felicia, Rosa e XXIV Maggio con i prolungamenti sud e nord. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Locride Mercoledì 7 marzo 2012 Piana Mercoledì 7 marzo 2012 A Rosarno tra i relatori del premio Valarioti il procuratore aggiunto della Dda di Reggio L’aggregazione contro le ’ndrine L’esortazione di Prestipino: «La città non è dei clan: il coraggio di scegliere» di KETY GALATI ROSARNO – Cala il sipario sul premio intitolato a Giuseppe Valarioti, lo storico segretario delPci cadutosotto i colpi della lupara, vittima di un delitto che a trenta’anni di distanza rimane ancora insoluto e senza colpevoli. Nell’auditorium di Rosarno si è tenuta la cerimonia di premiazione che ha visto la consegna di due targhe: una a Peppino Lavorato, compagno di partito di Valarioti ed ex sindaco di Rosarno, l’altra al procuratore aggiunto Dda di Reggio Calabria, Michele Prestipino Prestipino, nel corso del dibattito moderato da Michele Inserra, capo servizi de “Il Quotidiano della Calabria”, ha fatto un’analisi realistica del fenomeno ‘ndrangheta che «esercita il proprio potere sul territorio di Rosarno, che ha la pretesa di controllare ogni attività economica e produttiva, ogni aspetto della vita sociale, incluso il calcio e le relazioni personali». Il Procuratore ha portato un esempio lampante, ricordando la lettera minatoria di Rocco Pesce inviata al sindaco Elisabetta Tripodi dal carcere: una missiva per la quale è stato condannato ad altri cinque anni di reclusione che si aggiungono all’ergastolo che sta già scontando. Prestipino ha letto l’ultima parte della lettera in questione per far capire le insinuazioni minacciose espresse del boss rosarnese: «mi disturba che l’amministrazione comunale ha tra le sue priorità il benessere dei extracomunitari clandestini, anziché i problemi dei miei familiari soffe- I relatori La Camera, Tripodi, Prestipino, Inserra e De Masi; il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria riceve il premio Valarioti renti». In nome di tutti coloro che hanno dato la vita per la legalità, che si sono battuti contro la ‘ndrangheta, il procuratore Prestipino ha associato al ricordo del giovane Valarioti due donne simbolo di Rosarno, Giuseppina Pesce, collaboratrice di giustizia, e sua cugina Maria Concetta Cacciola, la testimone di giusti- zia sucidatasi dopo aver ingerito dell’acido muriatico. Anche Maria Concetta, come Giusy, aveva iniziato a collaborare con la magistratura ma le pressioni e il disagio nel vivere una scelta così importante sono stati fondamentali per il suo tragico destino. Prestipino ha riflettuto a lungo sul coraggio di queste donne e sull’importanza del- le loro scelte che hanno suscitato una reazione violenta delle organizzazionimafiose che hanno percepito la portata del cambiamento. «I boss temono che il loro potere inizi a sgretolarsi proprio là dove si genera, all’interno dei loro stessi nuclei familiari» ha affermato il magistrato, aggiungendo che i boss sono terrorizzati «dalle politiche sociali, dalla paura di perdere la possibilità di manovrare a loro piacimento una gran massa di gente». Molti lo avevano già capito, ma sono stati lasciati soli, come Valarioti e come Maria Concetta. Prestipino, sottolineando che «Rosarno è dei rosarnesi onesti, non appartiene alle famiglie Bellocco e Pesce, ha esortato a scegliere da che parte stare: «da un lato la criminalità organizzata, dall’altro lo Stato, sempre più presente ed efficace nella lotta alle mafie». L’APPELLO Don Demasi: «Siate testimoni della legalità. Il male è l’assuefazione» ROSARNO – Don Pino Demasi, referente per la Piana di “Libera”, ha rivolto un accorato appello al buon senso degli adulti, invitandoli ad essere «testimoni di legalità». Una premessa per spiegare che i genitori calabresi hannoil compito importantee fondamentale di accompagnare i propri figli in un percorso di legalità, di conoscenza del fenomeno mafioso e di apertura verso lo Stato. Don Demasi infatti ha esortato la gente ad indignarsi alla ‘ndrangheta, a provare quella rabbia che conduce ad essere Nel mirino la Credem di Taurianova protagonisti del vero cambiamento. «Il male è l’assuefazione, l’essere diventati sudditi dei ‘ndranghetisti» ha scandito il sacerdote. E’ questo l’ennesimo messaggio di legalità, lasciato con veemenza dal parroco del Duomo di Polistena. Nella città metafora dell’Italia, dovecisarebbe ingioco la sorte dell’intero Paese, dal momento che vi convivono tutti i drammi che appartengono alla nazione, tra i quali, la disoccupazione, lo sfruttamento dei migranti costretti a vivere in condizioni disumane, le ‘ndrine, la zona grigia e così via, don Demasi ha ancora avvertito che non bisogna attendere la morte di un altro eroe come il giovane Peppe Valarioti per alzare la testa contro la ‘ndrangheta. «Il mondo della politica, il corpo docente, gli adulti, la chiesa, tutte le categorie sociali debbono unirsi per combattere i poteri criminali, senza paura e con una sola voce». Nella serata dedicata alla memoria del giovane Valarioti, morto per ideali di profonda giustizia, che non può essere dimenticato soprattutto dalle giovani generazioni, il parroco ha fatto notare che «tutto questo è possibile, dal momento che la strada della legalità è spianata. Lo dimostrano le operazioni di successo condotte dal pool della Direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, di cui fa parte il magistrato Michele Prestipino, che hanno colpito al cuore della ‘ndrangheta, sequestrando i loro patrimoni e mettendo le manette ai polsi di boss e affiliati». Presentato il programma dell’iniziativa Promozione per il sottufficiale dei carabinieri Il maresciallo Spataro Un buco nella parete Giornata della donna per rapinare la banca “Se non ora quando” lascia Rizziconi per dirigere la stazione di Feroleto ma il colpo fallisce approda a Melicucco di NICOLA ORSO L’istituto bancario di Taurianova TAURIANOVA- Avevano tentato di rapinare l’agenzia della Credem di Taurianova posta sulla centralissima via Francesco Sofia Alessio praticando un buco nel muro ma l’arrivo dei dipendenti li ha fatti desistere. Erano circa le 8 e 10 di ieri mattina quando gli impiegati della banca hanno sentito dei rumori provenienti dal bagno interno ed uno di essi si è avvicinato scoprendo che presso una parete del bagno interno che da in un cortile esterno alla banca era stato praticato un buco di quasi 50 centimetri di diametro dal quale una persona poteva passarci. Probabilmente l’arrivo degli impiegati della banca li ha fatti desistere dal compiere la rapina perché i rapinatori si erano accorti di essere in qualche modo stati uditi mentre cercavano di allargare il buco nel muro. Qualcosa nella tempistica che i rapinatori avevano calcolato non ha funzionato. Forse speravano di riuscire a praticare il buco prima dell’arrivo dei dipendenti per poi sorprenderli prima dell’apertura degli sportelli. Immediato è scattato l’allarme che ha fatto pervenire sul posto pattuglie di Carabinieri e della Polizia, ma dei rapinatori nessuna traccia. Si erano dileguati lasciando sul posto solo un cappellino con la visiera di colore verde ed alcuni attrezzi da scasso. Proseguono le indagini con l’obiettivo di individuare i rapinatori. MELICUCCO – “Se non ora quando” approda a Melicucco per celebrare la Giornata della donna. L’iniziativa, organizzata dall’amministrazione comunale e dallo stesso movimento, voluto dalla regista Cristina Comencini, è stata presentata ieri, nel corso di una conferenza stampa, dal sindaco Francesco Nicolaci e da Giovanna La Terra, referente zonale di “Se non ora quando”. La manifestazione si svolgerà nella sala della canonica parrocchiale a partire dalle ore 17.30, dove avrà luogo lo spettacolo “Storie di donne interrotte”, un lavoro teatrale che comprende tre “episodi”: Libere, di Cristina Comencini, La violenza, di Pippo Fava, e Neoeroina, di Ernesto Orrico. Le tre opere saranno interpretate dalle attrici Anna Carabetta e Maria Marino. Come è facile intuire la scelta di Melicucco, da parte del movimento femminile, è scaturita dopo gli ultimi eventi accaduti in questo paese del comprensorio taurense, e cioè la sparizione di Fabrizio Pioli, giovane elettrauto di Gioia Tauro, il quale aveva una relazione sentimentale con la melicucchese Simona Napoli. «Di quanto è accaduto – ha detto il sindaco Nicolaci – siamo tutti responsabili. Quando avvengono tali tragedie bisogna interrogarsi sul ruolo della famiglia, delle istituzioni, della Chiesa, della Scuola. Insomma, qui siamo di fronte ad un fatto che le varie agenzie educative non sono riuscite ad evitare, malgrado siamo nel 2012. Melicucco, comunque, non può essere etichettata. Questa è una comunità di gente laboriosa; le strumentalizzazioni lasciano il tempo che trovano». Per Giovanna La Terra «quello che è successo a Melicucco non è da collegare ad un fatto geografico. C’è un sistema da abbattere – ha affermato –che riguarda Nord e Sud. Si continuano a negare i diritti delle donne, per cui l’8 marzo deve ritrovare le ragioni per le quali è nato. Non vogliamo celebrare nessuno, vogliamo dire, tutti insieme, che contro ogni forma di crudeltà deve vincere la bellezza della parola e del confronto civile». All’evento di domani parteciperanno le associazioni laiche e cattoliche del luogo, mentre è stato preannunciato che la manifestazione di Melicucco aderirà all’iniziativa promossa dal Quotidiano. Manifestazione di solidarietà per Fabrizio Pioli Il maresciallo Vincenzo Spataro di ANGELO GIOVINAZZO RIZZICONI -- Trasferito il vice comandante della locale caserma dei carabinieri, maresciallo Vincenzo Spataro. Dopo sette anni di permanenza a Rizziconi per il giovane sottufficiale inizia una nuova esperienza professionale. Spataro andrà ad assumere l’incarico di comandante della stazione dell’Arma di Feroleto della Chiesa. E’ un giusto riconoscimento alla sua tenacia e pervicacia azione, valsa al contrasto e alla prevenzione contro ogni fenomeno di criminalità. Nella sua permanenza a Rizziconi, dove è giunto dalla scuola marescialli di Velletri, Spataro ha messo in lu- ce, oltre alle sue indiscusse doti umane, quelle di sagace investigatore. Ha partecipato, infatti, con successo in incisive operazioni di polizia giudiziaria. Con il suo continuo lavoro ha contribuito a infondere maggiore fiducia e sicurezza, non solo ai suoi colleghi con i quali ha condiviso le quotidiane attività, ma all’intera comunità. Con il nuovo incarico, per Spataro inizia anche una nuova sfida in un altro angolo del territorio reggino. Al nuovo comandante della Stazione carabinieri di Feroleto della Chiesa, maresciallo Spataro giungano le congratulazioni per la brillante promozione e l’augurio di un brillante altro proseguimento di carriera. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 38 Reggio L'assessore Caligiuri: «I fondi europei saranno sbloccati ad aprile» Il risveglio dei musei arriva in primavera Giovanni Tizian Assegnati i premi “Agnes” Riconoscimento anche a Tizian di FRANCESCO CIAMPA CATANZARO - «Vedere la Sacra Spina in un sottoscala mi fa piangere il cuore». L'assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri fa l'esempio della leggendaria spina attribuita alla corona di Gesù per dire che è tempo di cambiare. «Non c'è sviluppo senza cultura» scandisce l'assessore, che ieri, in una stracolma sala di palazzo Alemanni, presenta il piano per la valorizzazione dei musei: un piano che mette in campo circa 4 milioni, fondi europei che finanzieranno i 18 progetti selezionati tra gli 84 presentati alla Regione e che riguardano ventitre realtà comunali. Diversi i sindaci in prima fila all'incontro, pronti ad avviare poco dopo, a telecamere spente, le procedure per lo sblocco delle risorse «da assegnare - assicura Caligiuri - già nel mese di aprile». La riqualificazione dei musei per adeguarli agli standard che l'Europa chiede e che pone alla base dei finanziamenti comunitari a disposizione della Calabria, è il tema che domina la giornata. Ma c'è tempo anche per parlare di altro. Pochi secondi per rispondere ad un giornalista che si sofferma sull'incidente costato la vita ad un giovane operaio impegnato nell'allestimento del palco per il concerto reggino di Laura Pausini. Caligiuri è lapidario: «E' un problema nazionale». Dice di più Wanda Ferro, il presidente della Provincia di Catanzaro (e coordinatore provinciale del Pdl) che trattiene per sé la delega alla Cultura: «E' necessaria una battaglia di civiltà perché spesso scandisce Ferro rivolta anche ad GIORNALISMO Francesco Prosperetti, Wanda Ferro, Oldani Mesoraca, Mario Caligiuri e Massimiliano Ferrara Assomusica e richiamando la crisi e i costi dei concerti - si è costretti a risparmiare sugli allestimenti per finanziare gli eventi in sé». L'incidente al “PalaCalafiore” è solo una parentesi. I musei sono al cento della scena. Caligiuri ricorda che la Regione mette sul piatto 5 milioni per la riqualificazione del museo nazionale di Reggio Calabria: si tratta - spiega - di un'azione distinta dal pacchetto dei 18 progetti perché «il museo di Reggio è un'opera nazionale su cui lo Stato ha investito» e che rientra nelle grandi opere inserite nella celebrazione dei centocinquanta anni dell'unità d'Italia. Sul punto anche il direttore della Sovrintendenza regionale France- PalaCalafiore «Eventi troppo costosi» sco Prosperetti dice la sua in merito alle risorse che il Cipe deve stanziare: «Il ministro Barca e il presidente della Regione Scopelliti hanno assicurato che i soldi arriveranno nei prossimi giorni e dunque l'augurio è di completare i lavori entro l'autunno». Accanto al museo di Reggio ci sono i tanti musei al centro dei progetti finanziati con i 4 milioni di risorse comunitarie. «Abbiamo scelto - sottolinea Caligiuri - i progetti più meritevoli secondo parametri oggettivi, concentrando i finanziamenti per evitare di frammentarli in un pulviscolo di iniziative che non si traducono in interventi concreti». «Nonpiù leabitudini delpassato per accontentare tutti», si accoda Ferro. L'assessore, affiancato dal dg del dipartimento Cultura Massimiliano Ferrara, illustra gli obiettivi del programma: interventi strutturali, tecnologici e organizzativi, potenziamento della dotazione, logica di rete anche per ottimizzare le risorse. Caligiuri fa l'elenco di tanti investimenti regionali e dice «in tempi di crisi, l'assessorato sta mettendo in campo risorse importanti».Dunque una boccata di ossigeno in una terra dove, secondo i dati contenuti nell'avviso pubblico riferito al sistema museale, «in molti casi ci sono musei con carenze strutturali e bisognosi di svecchiare i modelli gestionali». «Selezionati i progetti più importanti» Morto Ando Gilardi, storico inviato dei periodici della Cgil nel Dopoguerra Il fotografo che venne scalzo al Sud di ROSITA GANGI E' SCOMPARSO, nel silenzio generale, uno storico fotografo dell'Italia del dopoguerra. Si chiamava Ando Gilardi, aveva 90 anni, e benché fosse piemontese di nascita, indagò con il suo obiettivo la gente del sud, sporcandosi le mani e i piedi sulle mulattiere e nei campi di olive calabresi. Erano in tempi in cui, allora più che oggi, l’Italia che usciva dalla seconda guerra mondiale era un paese diviso in due. Da una parte il nord delle grandi città e delle provincie borghesi, con molte zone di periferie già contagiate dalla cementificazione e già pronte a quel boom economico che stava trasformando le abitudini quotidiane. Dall’altra parte invece un sud Italia profondamente arretrato, con una mentalità ancora medievale e feudale, in cui i contadini erano considerati di una classe inferiore e il loro sfruttamento un diritto invece che un reato. E nell'ombra dei grandi proprietari terrieri c’era la ndrangheta che ricordava a tutti chi comandava. Le lotte sindacali erano solo all'inizio e pochissimi erano disposti a fare gli eroi in quegli ambienti. E’ proprio in quegli anni ’50 che Ando Gilardi partì e venne verso il sud con in mano solo una macchina fotografica, inviati da “L’Unità” e poi dai periodici della Cgil. Gilardi diceva di aver avuto la fortuna di fotografare quel passaggio tra due mondi: quello degli operai, dei contadini poveri, i senza niente, i cosiddetti "cafoni del sud”. Ma non amava il Sud e l'Italia di questi anni e non ne faceva mistero anche con invettive molto dure che lo rendevano amato o disprezzato a seconda dell'interlocutore. Nelle foto d'epoca c'erano i nostri progenitori con le loro facce dure e fiere, gli sguardi La banda del brigante Pietro Bianchi, attiva nei pressi di Scandale. Sotto le raccoglitrici di olive fissi, orgogliosi ma mai disperati, nonostante la miseria che li circonda. Con le loro mani tozze e sporche di terra, le schiene perennemente chinate verso la terra, dall'alba al tramonto, mentre orde di ragazzini girano intorno tra baracche e panni stesi. Ando Gilardi ci ha raccontato il mondo di quei genitori e di quei figli, documentata lo scorso anno nella sua ultima mostra fotografica dal titolo “Verso sud”, ma anche in un dvd "Piedi scalzi mani nere" in cui racconta la sua esperienza nel dopoguerra da inviato speciale fra gli operai delle fabbriche del Nord e i braccianti del Mezzogiorno più povero. Un omaggio al come eravamo visto con occhio sensibile e personalissimo. ROMA -Torna il premio internazionale dell'informazione dedicato alla memoria di Biagio Agnes. Il riconoscimento, che ha preso l’eredità dell’“Amalfi Coast Media Award”, mutando denominazione in onore del suo fondatore recentemente scomparso, è stato conferito anche quest'anno alle firme più illustri del panorama giornalistico. Il premio internazionale è stato assegnato dalla giuria a Seymour Hersh, giornalista statunitense noto per le sue inchieste in ambito militare; la più famosa quella del 1969 sul massacro di My Lai, durante la guerra del Vietnam, che gli valse il Pulitzer l’anno successivo. Il premio alla carriera è stato vinto da Piero Ostellino, editorialista del Corriere della sera, mentre quello per la carta stampata è andato a Stefano Folli, editorialista del sole24Ore. A Piero Angela andrà il riconoscimento “Giornalista Scrittore”, all’inviata Rai Monica Maggioni quello per la Televisione, ad Alfredo Provenzali e Riccardo Cucchi il premio per la Radio ad ex aequo. Il premio dedicato alle “Nuove frontiere del giornalismo” andrà al condirettore di Repubblica.it Giuseppe Smorto, mentre ad Alessandra Viero, volto nuovo del Tgcom24, è stato assegnato il premio “Giovani under 35”. Un premio speciale è stato inoltre assegnato a Elvira Terranova, corrispondente siciliana dell’Adnkronos e Giovanni Tizian, cronista calabrese che dall’inizio del 2012 vive sotto scorta per aver raccontato e documentato il radicamento delle mafie al nord. La Cerimonia di premiazione si terrà a Capri sabato 16 giugno nella Certosa di San Giacomo, nel corso di una serata di gala. Da Capri bisogna spostarsi al casino municipale di Arco per l'assegnazione del Premio giornalistico intitolato dal 1982 a Beppe Viola. Il riconoscimento verrà assegnato a Carlo Paris e Beppe Bergomi. La giuria, presieduta da Sergio Zavoli, ha considerato che il trentennale del Premio corrisponde al trentennale della vittoria azzurra ai mondiali spagnoli e ha deciso di scegliere dei campioni di quella impresa, molti dei quali oggi sono conduttori o comunicatori di calcio. Riceverà l’ambito riconoscimento anche Alberto Cerutti che, nominato lo scorso anno, non poté essere ad Arco, poiché era all’estero, impegnato a commentare gare internazionali. La premiazione si terrà il 6 marzo, alla conclusione del Torneo internazionale Under 16 maschile e Primavera femminile. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Idee e società 51 Mercoledì 7 marzo 2012 Mercoledì 7 marzo 2012 Ippocrate. La richiesta al gup. Gli altri imputati rischiano il rinvio a giudizio. Si riprende il 30 marzo Filippo sceglie l’abbreviato Direttore del distretto sanitario di Rende, è accusato di falso e truffa HA CHIESTO di essere giudicato col rito abbreviato uno degli imputati eccellenti di “Ippocrate”, inchiesta concentrata su una serie di presunte irregolarità commesse presso il Distretto sanitario di Rende. Si tratta di Pietro Filippo. Accusato di falso e truffa, è stato chiamato in causa nella sua qualità di direttore del distretto. In merito alla prima accusa gli si contesta di aver chiesto ad un medico di emettere un’attestazione falsa per il rinnovo di una patente. La truffa avrebbe invece a che fare con l’illecito utilizzo del badge delle presenze. Sempre secondo l’accusa (in questa vicenda rappresentata dai pubblici ministeri Antonio Bruno Tridico e Giuseppe Francesco Cozzolino) Filippo l’avrebbe dato alla segretaria, che l’avrebbe poi utilizzato per attestare la sua presenza nel distretto. Accuse che il diretto interessato (difeso dall’avvocato Marcello Manna) ha sempre respinto. Nell’interrogatorio di garanzia Filippo, che è stato anche presidente del consiglio comunale di Cosenza, spiegò, in merito all’accusa di falso, che la visita si svolse regolarmente. Per quanto riguarda l’ipotesi della truffa, produsse un provvedimento del 2005 dell’Asp che lo esonerava dall’obbligo di timbrare il cartellino dal momento che, come direttore, aveva la responsabilità di nove sedi diverse. Relativamenteai badge“strisciati” dalla segretaria, fu spiegato che in quelle occasioni Filippo era comunque regolarmente in servizio. Ieri, dunque, la richiesta di abbreviato, col gup Salvatore Carpino che renderà nota la sua decisione in merito il prossimo 30 marzo. Intento della difesa è quello di ottenere una assoluzione e uscire subito dal processo. Nella stessa giornata di ieri sisono svolte learringhe difensive degliavvocati deglialtri imputati, che hanno invece scelto il rito ordinario e per i quali i pm Tridico e Cozzolino hanno chiesto il rinvio a giudizio. L’avvocato Antonio Quintieri, difensore di un medico e di un’assistente sociale, soffermandosi sulla presunta truffa dei badge ha messo in dubbio il funzionamento del timer. Producendo le relative documentazioni, ha sostenuto che all’epoca dei fatti contestati era fuori uso. In particolare il penalista si è soffermato sul mancato collegamento tra il lettore magnetico e la postazione del pc. «E comunque - ha aggiunto l’avvocato Quintieri in aula - l’eventuale danno non è economicamente rilevante». Anche per gli imputati dell’ordinario bisognerà attendere fine mese. Solo allora si saprà se saranno rinviati a giudizio. Si tratta di una settantina di persone, tra cui spiccano Sergio Bartoletti, ex consigliere comunale, medico sportivo, Ottorino Zuccarelli, attuale sindaco di San Fili e consigliere provinciale, presidente della commissione per ilriconoscimento dell'invalidità civile, e Franco Mirabelli, consigliere regionale, medico dell'ufficio di medicina legale. L’operazione “Ippocrate” è del 22 luglio del 2010. La Procura concentrò la sua attenzione sul Distretto sanitario di Rende dove gli attuali imputati avrebbero concesso le invalidità e il rinnovo delle patenti con troppa leggerezza e altri ancora avrebbero utilizzato a piacimento, e a danno dell’azienda, il proprio badge marcatempo. «Il distretto sanitario di Rende operava, non come ente pubblico erogatore di prestazioni assistenziali di primaria importanza per la collettività, bensì ipotizza l’accusa - come una struttura protesa ad instaurare un preoccupante sistema clientelare alimentato, quotidianamente, da un esercizio “abusivo” di ogni funzioni pubblica devoluta per legge». r. gr. Si è sempre professato innocente Richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale volontaria ai sensi del D. Lgs. n. 152/2006, come modificato dal D. Lgs. n. 4/2008 e nel rispetto del R.R. 4 agosto 2008, n. 3 per il progetto di realizzazione di un impianto idroelettrico denominato “San Geniale Martire” nei Comuni di Aiello Calabro (CS) e Lago (CS). Proponente: Società Buonvento S.r.l., con sede legale in Via Zuccherificio n. 10, 48123 Mezzano (RA), C.F. e P.IVA 02339490399. Pubblica Consultazione: la Società Buonvento S.r.l. rende noto che sono stati depositati ai sensi del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., come previsto dall’art. 9 del R.R. 4 agosto 2008, n. 3 presso la Regione Calabria – Dipartimento Politiche dell’Ambiente – Settore 3 Servizio 7 - Ufficio Valutazione di Impatto Ambientale, il Progetto Definitivo e lo Studio di Impatto Ambientale, nonché la sintesi non tecnica, prescritti per l’effettuazione della procedura di V.I.A. e del procedimento di rilascio della concessione di derivazione di acque pubbliche a uso idroelettrico e degli eventuali procedimenti espropriativi, relativi al progetto di realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte idroelettrica sito nei Comuni di Aiello Calabro (CS) e Lago (CS). Ai sensi del suddetto R.R. gli stessi elaborati sono stati inviati alla Provincia di Cosenza ed ai Comuni di Aiello Calabro (CS) e Lago (CS). Descrizione del progetto: il progetto consiste nella realizzazione di un impianto idroelettrico denominato “San Geniale Martire” di potenza nominale pari a 1181,32 kWp, sito in località Aiello Calabro, con derivazione dal Fiume Oliva, mediante l’utilizzo di tubazioni interrate e spingitubo per il sistema di adduzione dell’acqua derivata. Il progetto prevede che l’impianto venga allacciato alla rete di Enel Distribuzione tramite realizzazione di una nuova cabina di consegna collegata in antenna con O.d.M. lungo la linea MT esistente ”GROTTONE”, tramite linea in cavo aereo per circa 3300 m, parzialmente ricadente nel territorio comunale di Lago. Ai sensi dell’art. 10, comma 4 del R.R. 4 agosto 2008, n. 3, chiunque abbia interesse può prendere visione del progetto presso la sede dell’Autorità competente: Regione Calabria – Dipartimento Politiche dell’Ambiente – Settore 3 Servizio 7 – Ufficio Valutazione Impatto Ambientale, Viale Isonzo n. 414, 88100 Catanzaro e presentare osservazioni, in forma scritta, entro il termine di 60 giorni dalla data della presente pubblicazione, indirizzandola alla medesima Autorità competente all’indirizzo sopra indicato. ACCADDE A SAN FILI Ascensore mortale, tre indagati Per la tragica caduta di un anziano in carrozzella è accusato anche il figlio LA PROCURA di Cosenza, nella persona del pubblico ministero Paola Izzo, ha chiesto il rinvio a giudizio di tre persone per la morte di Luigi D’agostino, caduto col figlio nella tromba dell’ascensore, nella loro casa di San Fili. Uno degli indagati è proprio il figlio, che da anni si prendeva cura del padre, costretto su di una sedia a rotelle, e che secondo il magistrato poteva evitare la tragedia. I fatti sono del 7 settembre scorso. Sotto accusa si trovano ora Antonio D’Agostino, figlio di Luigi, Paolo Cairo, addetto alla manutenzione di quell’ascensore, e Nicola Ungaro, titolare dell’impresa costruttrice. Sono accusati di aver provocato, “per negligenza, imperizia e imprudenza”, la morte dell’anziano. Il figlio cadde insieme a lui. Riportò gravi traumi, il più grave dei quali al bacino, ma alla fine si salvò. Ricoverato all’Annunziata, fu poi dimesso. I fatti sono di mercoledì 7 settembre. Intorno alle 15.30 Antonio D'Agostino, 43 anni, uscì da casa, ubicata al quarto piano del palazzo in questione. Spingeva il padre Luigi, costretto - appunto - su di una carrozzella. Con una speciale chiave il quarantenne aprì la porta dell'ascensore, convinto che lo stesso fosse sul piano. Entrò così di spalle, portandosi appresso il genitore. Ma l'ascensore non c'era. E così i due caddero, come in un incubo, nel vuoto. Dopo un volo di dieci metri, padre e figlio caddero rovinosamente sull'ascensore, che era rimasto fermo al primo piano. All’arrivo dei primi soccorritori i due erano ancora in vita, anche se le condizioni di Luigi D’Agostino apparvero subito gravissime. Seguì il trasporto col codice rosso all’ospedale civile dell’Annunziata, dovè l’ anziano purtroppo morì dopo qualche ora. Troppo gravi le ferite riportate. Il figlio Antonio sopravvisse. Fu lui a raccontare ai carabinieri di Rende quanto accaduto. E alla fine si è trovato pure indagato. Secondo l’accusa non è stato prudente. Doveva accertarsi che l’ascensore fosse sul piano. Non lo ha fatto, e così lui e il padre sono caduti nel vuoto. Un ulteriore dolore per Antonio D’Agostino, che certo non si augurava questo tragico epilogo. La parola passa ora al gip, che dovrà fissare l’udienza preliminare a carico dei tre indagati, che ora - per come sollecitato dal pubblico ministero Izzo - rischiano il rinvio a giudizio. r. gr. Il pubblico ministero Paola Izzo, della Procura di Cosenza Il delitto di Acri. Le dichiarazioni in aula indispettiscono il magistrato Lupin: il pm accusa il cognato Chiesta la trasmissione degli atti in Procura per falsa testimonianza IL PROCESSO sull’omicidio di Natale Sposato, alias “Lupin”, ha conosciuto ieri un colpo di scena. Il pubblico ministero Salvatore Di Maio, ipotizzando il reato di falsa testimonianza, ha infatti chiesto al presidente della Corte di Assise, Antonia Gallo, la trasmissione immediata degli atti in merito alla posizione di Fausto Fiore, cognato della vittima. L’uomo ieri ha deposto in aula in qualità di teste dell’accusa. Ma i suoi «non ricordo» e «non so» hanno indispettito il magistrato, che a Fiore aveva chiesto di parlargli di “Lupin” e del suo presunto assassino, Ferdinando Gencarelli, 51 anni, impiegato comunale di Acri, ieri presente in aula nell’apposito spazio riservato ai detenuti. L’atteggiamento di alcune persone vicine a Sposato furono a suo tempo criticate anche dal procuratore Dario Granieri: «L'attività investigativa - stigmatizzò il capo della Procura cosentina dopo l’arresto di Gencarelli - si è scontrata con un complesso di situazioni che hanno ostacolato il tempestivo accertamento dei fatti e l'identificazione del responsabile. Tali situazione di disturbo - spiegò Granieri - sono riconducibili in primo luogo all'ambiente familiare e più in generale al Da sinistra: Ferdinando Gencarelli, Natale Sposato e il pm Salvatore Di Maio contesto sociale in cui viveva la vittima, che hanno dimostrato, nell'intero corso della penosa vicenda, un'assoluta reticenza e chiusura verso ogni forma di collaborazione volta all'individuazione del colpevole». Stessa cosa, a detta del pm Di Maio, avrebbe fatto il cognato della vittima, che deve per questo essere indagato per falsa testimonianza. Vedremo, a tal proposito, cosa deciderà la Corte cosentina. Sempre ieri è stato sentito un altro parente della vittima. Si tratta del cugino Leonardo Sposato: «Natale - ha riferito ieri in aula - era dedito a piccoli furti di legname, ortaggi e castagne...». Secondo l’accusa “Lupin” il 26 settembre del 2008 fu ucciso da Gencarelli con due colpi di fucile calibro 12 davanti casa, a contrada Pietremarine di Acri, proprio a seguito di un furto di noci. «Ogni qual volta - ha aggiunto il teste - che dalle nostre parti si rubava qualcosa si pensava sempre a Natale. Anche quando non era stato lui si faceva il suo nome». Colpevole a priori, insomma. Qualche contraddizione è emersa in merito ai rapporti tra la vitti- ma e l’imputato. In un primo momento il teste ha infatti riferito che anche Gencarelli subì dei piccoli furti ma che lo stesso non chiamò mai in causa “Lupin”. A questo punto il pm Di Maio gli ha fatto notare che ai carabinieri di Rende, e in particolare al capitano Angelosanto, disse invece che Gencarelli gli esternò dei dubbi su Sposato. Il processo riprenderà il prossimo 16 aprile. Gencarelli è difeso dagli avvocati Marcello Manna e Angelo Pugliese r. gr. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 22 Cosenza 34 Mercoledì 7 marzo 2012 Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected] Il 3 maggio prima udienza in Corte d’assise, ma c’è ancora tempo per il rito abbreviato Delitto Villella, tre a giudizio Chiesto il rito immediato per gli imputati dell’omicidio avvenuto nel giugno 2011 di PASQUALINO RETTURA LA PROCURA ha chiesto il giudizio immediato per i tre imputati dell’omicidio di Giovanni Villella, ucciso nella tarda serata del 4 giugno 2011. E in accoglimento delle richieste del pm Domenico Galletta, il processo in Corte d’Assise aCatanzaro è statofissato per il 3 maggio prossimo, anche se gli imputati hanno ancora tempo per richiedere il rito abbreviato. L'esecutore materiale del delitto sarebbe stato Michele Dattilo, 65 anni, una vecchia conoscenza. Il killer, con un fucile, mentre Villella tentava la fuga, lo ha colpito prima ad una gamba, poi alla spalla e, unavolta chela vittimasi eraaccasciata accanto a un furgone con cui Villella aveva raggiunto il luogo dove sarebbe stato attirato nella trappola mortale, al torace e in pieno viso. Nell'omicidio avrebbe partecipato Giovanni Giampà, 41 anni, un passato da calciatore anche della Vigor Lamezia, il quale avrebbe attirato la vittima sul luogo del delitto con la scusa di rubare delle piante in un'azienda vivaistica di Sant'Eufemia. Per l'omicidio in località Pullo di Sant'Eufemia Lamezia, la polizia di Stato di Lamezia dopo 15 giorni di indagini arrestava appunto Michele Dattilo, Giovanni Giampà e Pina Jennifer, 29 anni, moglie della vittima (alla quale successivamente gli furono concessi i domiciliari) che avrebbe istigato Dattilo e Giampà a compiere il delitto. Le indagini scoprirono anche il movente sulla “tresca” che sarebbe stata ordita per uccidere Villella. La moglie della vittima, che con Villella ha avuto due figli ancora in tenera età, non aveva un buon rapportocon ilmaritocheera statodenunciato per maltrattamenti in famiglia tant'è che per cinque mesi la donna andò via di casa per essere ospitata in una casa famiglia. Poi fece ritorno a casa. Ma i rapporti fra lei e il marito non migliorarono. Nel corso dell'attività in- Michele Dattilo Giovanni Giampà vestigativa, la polizia avrebbe anche appurato che la moglie della vittima aveva una relazione sentimentale con Giampà. Tant'è che i due si sentivano spesso con schede sim riservate e sconosciute a parenti e familiari di entrambe. Schede sparite subito dopo il delitto. I cattivi rapporti quindi fra la vittima e la moglie che avrebbe avuto come amante l'ex calciatore della Vigor (tra l'altro cognato di Dattilo) i contrasti che la stessa vittima avrebbe avuto con Dattilo per dei furti alla stessa azienda vivaistica (pare che Dattilo si occupava di guardianie nella zona, fra cui il vivaio Squadrito), avrebbero formato quindi più di un indizio per arrivare a un movente. Sei mesi dopo l’agguato, le successive indagini coinvolsero anche Angela Giampà (moglie di Dattilo) fermata a dicembre scorso (ma rimessa poi subito in libertà) perché accusata di aver ordinato ad altri due presunti complici di Dattilo, Giuseppe Falsia e Massimo Rondinelli (arrestati pure loro a dicembre scorso) ritenuti «gregari» di Dattilo, di occultare armi (fra cui due pistole e una mitraglietta e forse anche quella usata per uccidere Villella). Armi che sarebbero state nascoste in una zona di campagna di Sant'Eufemia non molto distante dall'abitazione di Dattilo ma ancora non ritrovate. Gli investigatori, infatti, dopo i tre arresti eseguiti 15 giorni dopo il delitto, di Dattilo, Giampà e Pina Jennifer, continuarono nell'attività investigativa mediante intercettazioni telefoniche e ambientali che permisero di individuare i presunti complici del Dattilo da cui avevano ricevuto ed eseguito l'incarico. Il processo, però, per il momento arriva nei confronti di Dattilo, Giampà e la Jennifer, ai cui legali (gli avvocati Leopoldo Marchese, Antonio Larussa e Salvatore Staiano) spetta ora il compito di mettere in discussione le tesi del pm Galletta. Che, in particolare, ruotano sulla dichiarazione della convivente di Giampà e la circostanza riferita da una vicina di casa di Dattilo su un incontro fra lo stesso e il cognato Giampà intorno alle 21.30 della sera dell’omicidio (che sarebbe stato commesso - secondo il medico legale - fra le 22 del 4 giugno e le 1.00 del 5 giugno). E ancora: trale ore21 ele 23.59della seradell'omicidio, quando i telefoni di Dattilo e Giampà risultano nella stessa zona, così come dall'esame dei tabulati che dalle 20.15 alle 23.07 della sera del delitto, si rileva un intenso traffico telefonico tra Giampà e Jennifer, nonchè due chiamate non risposte alle 23.06 da un'utenza del Giampà ad altra utenza dello stesso, ed alle 23.07 tra un'utenza del Giampà e un'utenza di Dattilo. Un altro particolare indiziario, si riferisce a una telefonata fra Pina Jennifer e Giovanni Giampà alle 21.38 della sera del delitto quando, così come confessato dalla stessa Jennifer sia al pm duranteuninterrogatorio chenelcorso dell'udienza di convalida del fermo, la stessa moglie della vittima avrebbe informato che il marito era uscito da solo. Altriindizi a caricodegli imputati, risultano anche essere da un’utenza riservata in uso a Giampà da vario tempo con la quale comunicava con Jennifer e che il Giampà, comunicandole l'uccisione del marito, «indicò senza dubbio», scrisse il gip nell’ordinanza di convalida degli arresti, che l'esecutore materiale fu il Dattilo usando l'espressione «lo zio (Dattilo) si è tolto il dente». Il Dattilo, nell’interrogatorio, dichiarò invece che a quell'ora sia lui che Giampà erano ancora in casa del Dattilo, e che il Giampà fece ciò per provare un telefonino di Dattilo che portò via con se. Ma la vicina di casa di Dattilo disse però che vide andare via la macchina del Giampà da casa Dattilo alle 22.30. Emerge anche l'esistenza di due telefonate in sequenza: ore 23.06 tra utenza di Giampà ed altra sua utenza ed ore 23.07 tra utenza del Giampà e utenza del Dattilo e una telefonata di Giampà che chiama con la sua utenza alle ore 23.08 la convivente e poi alle 23.13 Pina Jennifer. Due anni e dieci mesi per coltivazione scoperta in una serra “fai da te” Marijuana, condannati due coniugi MICHELE Dattilo e la moglie Angela Giampà sono stati condannati entrambi a 2 anni e 10 mesi dal gup Barbara Borelli. Ben più pesanti erano state le richieste del pm Rosanna Esposito che aveva invocato 8 anni e 32.000 euro di multa per Dattilo e 4 anni e 18.000 euro di multa per la Giampà. Il difensore dei due imputati, l'avvocato Leopoldo Marchese, aveva chiesto invece l'assoluzione per la donna e il minimo della pena per Dattilo poichè reo confesso. I due coniugi sono stati condannati per coltivazione di marijuana, scoperto dalla polizia di Stato a giugno del 2011 nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Giovanni Villella. Nel corso di una perquisizione alla ricerca di armi (tra cui il fucile utilizzato per uccidere Giovanni Villella il 4 giugno 2011 per il quale il marito della Giampà, Michele Dattilo, è in carcere poichè accusato di essere stato l’esecutore materiale del delitto), in un terreno prospiciente la casa della donna (via Boccioni a Sant’Eufemia Lamezia) gli investigatori scovarono (oltre a un bunker dietro la parete di una cucina utile a una persona per nascondersi o nascondere armi e altro) una col- Angela Giampà tivazione di marijuana con circa 400 piantine in fase di maturazione, e altre 87 piantine già mature in alcune stalle attigue all’abitazione. La coltivazione era stata trovata con evidenti segni di manutenzione attuale. E cioè che l’annaffiatura e l’accensione delle lampade apposite, sarebbero state a cura della donna visto che il marito era stato arrestato. Da quì la richiesta della custodia cautelare in carcere della donna contro la quale si erano opposti i difensori di Angela Giampà, gli avvocati Leopoldo Marchese e Michele Roperto. La donna infatti lasciò dopo un giorno il carcere.Secondo gli inquirenti, Dattilo, una volta arrestato per l'omicidio, evidentemente non avrebbe più avuto il modo per “accudire” la piantagione di marijuana coltivata fra i pomodori di un terreno adiacente la sua casa di via Boccioni. Mancando lui perchè in carcere, gli investigatori della polizia di Stato di Lamezia si convinsero che ci avrebbe pensato la moglie ad annaffiare la piantagione (di cui 87 piante già mature, il resto in fase di maturazione). Infatti al momento della perquisizione eseguita a casa Dattilo, la coltivazione (curata in una serra fai da te) sarebbe stata trovata appena annaffiata. p.re. L’INIZIATIVA Diocesi in visita da Benedetto XVI OGGI la Chiesa lametina restituirà in Vaticano la visita che il Santo Padre Benedetto XVI ha compiuto nella Diocesi di Lamezia Terme il 9 ottobre scorso. In piazza San Pietro, in occasione dell’udienza generale del Santo Padre, saranno presenti oltre mille pellegrini provenienti da tutta la Diocesi; a capo del pellegrinaggio ci sarà il vescovo Luigi Cantafora. «Ancora una volta –ha detto il vescovo – la nostra Chiesa locale è chiamata ad uno straordinario momento di condivisione e fraternità al cospetto del Successore di Pietro. Dopo la storica Visita Pastorale del 9 ottobre 2011 con animo grato e con lo spirito del pellegrino che va ad incontrare il Signore, ci accingiamo ad accogliere questo grande dono, a vivere col cuore pieno di gioia l’incontro con Papa Benedetto XVI che tanta attenzione ha dimostrato di avere per la nostra terra bella, ma ferita. Risuonano ancora nella nostra mente le parole pronunciate dal Pontefice nell’area industriale lametina, parole di incoraggiamento che invitano i lametini e tutto il popolo calabrese a non piegarsi alla rassegnazione». L’8 MARZO A San Pietro a Maida dibattito sulle donne SAN PIETRO A MAIDA Il sistema bibliotecario lametino con il patrocinio del comune di Lamezia Terme e la Regione Calabria ha organizzato le celebrazioni per la festa della donna. In programma ci sono varie manifestazioni e tra queste, in particolare è prevista una giornata che si terrà a San Pietro presso l'Auditorium comunale “Giuseppe Aiello”proprio nella giornata dell'8 marzo. L' iniziativa dal nome “non solo mimose”ha preso il via il 5 marzo con l'incontro di apertura e la dedica della settimana a Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo a cui ha partecipato l'assessore per le pari Opportunità di Lamezia Giusy Crimi, Katia Menniti ricercatrice all'Unical, Annamaria Cardamone sindaco di Deccollatura e il direttore de “Il Quotidiano della Calabria” Matteo Cosenza che ha lanciato l'iniziativa sul Quotidiano, “Tre foto e una mimosa”. A seguire il sindaco Gianni Speranza ha inaugurato la mostra fotografica “Fotografi lametini per le donne”. Inoltre sono previste manifestazioni per tutta la settimana , sino al 10 marzo. Per quanto riguarda la giornata dell'8 marzo, a San Pietro a Maida, questa inizierà alle 17 con un incontro dibattito in cui interverranno l'assessore alla cultura Loretta Azzarito e le due socie dell'associazione Mata Anita Azzarito e Maria Trovato. A seguire verrà proiettato “Presepolis” di Marjane Satrapi, film candidato all'oscar e che ha vinto il premio della giuria al festival di Cannes del 2007. La storia narrata ha forti contenuti didattici. Il film è tratto dal primo fumetto iraniano che racconta la storia dell'autrice, pertanto si tratta di un film autobiografico che inizia poco prima della rivoluzione iraniana. In particolare viene messo in luce il cambiamento della società iraniana a seguito della presa del potere da parte dei fondamentalisti islamici. La storia si conclude con Marjane, ormai ventiduenne, che espatria. La serata si concluderà con l'aperitivo mimosa. g.t. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Lamezia Mercoledì 7 marzo 2012 37 REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected] Il pg chiede la riapertura dell’istruttoria producendo un nuovo interrogatorio del pentito Vrenna «Auguri» del boss per un omicidio Si aggrava in Appello la posizione del giovane accusato del delitto Cavallo di ANTONIO ANASTASI AUGURI di ‘ndrangheta. Per un omicidio commesso da un ragazzo che all’epocadeifattiaveva 20anni.Ilriconoscimento al 24enne Andrea Corrado l’avrebbe dato l’ex boss Pino Vrenna,pentitosisul finiredel2010.Quasi un rituale, in carcere. «Quando è uscito dalla cella che mi è venuto a salutare, perché quando uscivano di cella venivano tutti quanto nella cella mia per una questione di rispetto, ho preso e gli ho dato gli auguri». E’ un passaggio delle dichiarazioni fatte dal pentito al pm Salvatore Curcio nel gennaio 2010. Quel verbale è stato depositato ieri dal pg Raffaele Sforza nel processo d’Appello per il delitto per il quale Corrado, nel dicembre 2010, fu condannato a 24 anni. L’accusa chiede la riapertura dell’istruttoria dibattimentale e l’udienza è stata aggiornata per eventuali richieste della difesa, che ha chiesto un termine per esaminare le carte. Il pm Curcio in primo grado aveva chiesto l’ergastolo per il giovane accusato di uno dei delitti della faida di Papanice, e l’appello della Procura è di nuovo volto a ottenere la massima pena. Il ricorso del difensore dell’imputato, l’avvocato Sergio Rotundo, che chiede l’assoluzione, è imperniato sulle motivazioni della sentenza che parla di Corrado come complice e non esecutore materiale e va pertanto al di là del capo d’imputazione. Corrado è accusato dell’omicidio di Giuseppe Cavallo, ucciso nel primo pomeriggio del 25 marzo 2008 nel quartiere teatro di una sanguinosa catena di delitti avvenuti prima e dopo le festività pasquali. Il delitto è considerato dagli inquirenti come la risposta all’agguato, avvenuto soltanto due giorni prima, nel quale era stato assassinato il presunto boss Luca Megna e rimasero ferite la moglie e la figlioletta di appena cinque anni. Corrado risponde di reati in materia di armi e del tentato omicidio della moglie e del figlio di tre anni anni della vittima, che al momento dell’agguato si trovavano in auto con Cavallo. La moglie della vittima si è costituita parte civile nel procedimento –anche nell’interesse del figlioletto – nel quale viene assistita dall’avvocato Francesca Parise . Come si ricorderà, Cavallo fu riconosciuto, per l’andatura saltellante e gli occhi a mandorla che s’intravedevano dietro un cappuccio, dalla sorella della vittima. Il giovane, nell’ aprile del 2008, fu sottoposto dalla Squadra mobile di Crotone a fermo, provvedimento successivamente tramutatosi in ordinanza di custodia cautelare in carcere. Leaccuse sonoaggravate dallemodalità mafiose, in base ai nuovi elementi raccolti dagliinquirenti che consentono di ricondurre Corrado alla cosca capeggiata da Luca Megna che sarebbe in guerra con quella guidata da Leo Russelli, essendo inatto una scissione nel clan dei Papaniciari. Alla testimonianza dellasorella diCavallo, chenell'immediatezza del fatto di sangue riconobbe Corrado, sebbene incappucciato, si sono aggiunte le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Luigi Bonaventura e Vincenzo Marino. Adesso c’èanche quelladi Vrenna,che ha sostanzialmente dichiarato che la riposta al delitto Megna fu pressoché immediata e che Rocco Laratta avrebbe organizzato l’uccisionedi Giuseppe Cavallo, autista di Leo Russelli e a lui legato da vincoli parentali. Vrenna ha, infatti, riferito che nel corso della sua ultima detenzione nel carcere di Catanzaro seppe da Laratta che Corrado, anch’egli detenuto nello stesso carcere, aveva preso parte a questo omicidio, rifugiandosi in un’abitazione nella disponibilità del gruppo Megna nella Papanice vecchia. Circostanza che a Vrenna sarebbe stata confermata da Corrado. BREVI RAID Spari contro l’auto di un detenuto COLPI di pistola in via Grandi contro l’auto di un detenuto ai domiciliari. Gli agenti della Squadra Mobile indagano sul danneggiamento della Fiat “Panda” di Natale Circosta, pensionato 65enne arrestato nel novembre scorso per detenzione illegale e ricettazione di armi e munizioni. Tre colpi calibro 7,65 hanno sforacchiato la carrozzeria dell’auto parcheggiata vicino casa di Circosta. L’uomo, nel novembre scorso, fu trovato in possesso di una pistola calibro 7,65 con la matricola abrasa, completa di caricatore contenete sette cartucce più un centinaio di munizioni di vario calibro. Armi e munizioni furono rinvenuti in un armadio della camera da letto di Circosta. Gli inquirenti sul luogo del delitto Cavallo DENUNCE Alla vista degli agenti gettano la droga LE RIVELAZIONI «Mi dissero che fece tutto da solo e si nascose in una casa a Papanice» L’EX BOSS Pino Vrenna non poteva non sapere della faida di Papanice. Era un alleato storico della famiglia Megna, che subì il primo dei delitti della faida con l’uccisione di Luca, figlio del boss Mico, la vigilia di Pasqua 2008, e il ferimento grave della figlioletta Gaia di appena cinque anni. La fonte del pentito sarebbe stata Rocco Laratta, in carcere. Lui gli avrebbe indicato il presunto killer di Giuseppe Cavallo in Andrea Corrado. «Un bravo ragazzo… lo ha fatto lui da solo». L’avvertenza del mandante sarebbe stata quella di risparmiare i bambini perché il gruppo Megna, a differenza dei Russelli, con i quali fu ingaggiata la faida nell’ambito della quale fu gravemente ferita una bimba innocente, voleva dimostrare che i piccoli non si toccano. Rituali di ‘ndrangheta che un ragazzo poco più che ventenne, stando all’impianto accusatorio, conosceva benissimo, anche con riferimento all’atteggiamento deferente nei confronti dei boss. Il pentito gli avrebbe chiesto se aveva bisogno di qualcosa, e lui: «Mi basta essere nel vostro cuore». Così parlava uno che s’è buttato i suoi 20 anni, stando sempre alle accuse, facendo un omicidio, andando incontro alla possibilità di venire condannato all’ergastolo. Pm: Il gruppo Megna, Luca Megna era appoggiato praticamente da voi e dagli Arena Vrenna: Precisamente. Pm: Dall’altra parte, con Leo Russelli abbiamo lo schieramento Cutro-Nicoscia-Manfredi. E quin- di? Vrenna: E quindi quando è successo l’omicidio, parlando cu sto Rocco, ci ho detto: “Ma più o meno chi ha potuto?” Lui mi avrebbe detto che avrebbe partecipato uno dei Manfredi e personalmente Leo Russelli. Mi ha detto pure che quando l’hanno ammazzato, Luca con la macchina gli è andato addosso. Pm: «Quindi il gruppo Megna ha organizzato la risposta?» Vrenna: «Sì, perché questo gli portava la macchina a Leo, che era senza patente... Cavallo... Mi dicevano che era parente di Russelli». Pm: «Da chi è stata organizzata la risposta?» Vrenna: «Da Rocco Laratta. E ha mandato questo ragazzo, Corrado, che l’ha fatto lui da solo, lo ha incrociato, era in compagnia della moglie questo qui. La prima cosa che ci ha detto Rocco: “I bambini, le donne, attenzione”. Poiché quest’attenzione c’è stata sempre di non toccare i bambini… E lo ha ammazzato Corrado, Rocco me lo ha confermato nei dettagli. Io l’avevo di fronte. Mi chiamava tutte le mattine. “Questo è un bravo ragazzo, è quello che ha fatto veramente il compito di Cavallo”. Io l’avevo di fronte. “Ti serve qualche cosa? Vuoi mandato qualche tuta? Le cose che s possono fare quando uno è un bravo ragazzo nel gergo degli ‘ndranghetisti. “I soldi ce li hai?”. Tanto per darci un po’ di confidenza per il gesto che ha fatto». Pm: Siete stati detenuti insieme con Corrado? Vrenna: «Quasi di fronte eravamo… Gli ho dato gi auguri. Quando mi è stato detto… sapevo che era stato lui, “Zio Pi”, mi ha detto Rocco Laratta, “è stato lui”. Perciò quando è uscito dalla cella che mi è venuto a salutare - perché quando uscivano di cella venivano tutti alla cella mia per una questione di rispetto – ho preso e gli ho dato gli auguri». Pm: Perché? Vrenna: «Gli auguri che è stato un bravo ragazzo che ha fatto un bel compito». Pm: Perché ha fatto un’azione di ‘ndrangheta? Vrenna: «Di ‘ndrangheta, si fanno questi complimenti. E lui ha capito, ha sorriso, dico “Che ti debbo mandare come fiore, ‘na tuta, ‘na cosa, per farti capire che io ti sono vicino? Mi ha detto: “Zio Pì, già voi mi siete vicino col cuore, e già mi basta questo, che voi non mi conoscete e io a voi vi conosco da una vita”». Pm: Rocco Laratta ve lo raccomandò lui? Vrenna: «Sì, mi ha detto: è lui quello che ha fatto il compito». Pm: «Nei dettagli siete entrati?». Vrenna : «No, che mi ha detto Laratta come è stato fatto, è andato da solo, che era una specie di strettoia cu a macchina perciò non poteva scappare, mi ha detto “Poi è sceso a piedi”». Pm:Ma sapete quanti hanno partecipato all’omicidio? Vrenna: «No, di là se n’è passato direttamente nta n’appartamento du loro. U paisa quello è». a. a. AGENTI della Squadra Mobile hanno denunciato due persone, C. F., di 36 anni, e M. V., di 28, per detenzione illegale di 16,5 grammi di marijuana che sarebbe stato una parte della droga di cui i due sarebbero stati in possesso. Alla vista degli agenti, nel corso di un controllo presso un’abitazione, i due avrebbero cercato di disfarsi della marijuana gettandola nel water, ma non tutta la sostanza è stata eliminata dallo scarico. CONTROLLI Nell’auto portava un’accetta AGENTI della Squadra Volante della Questura hanno denunciato G. R., di 34 anni, per porto ingiustificato di strumenti atti a offendere. L'uomo viaggiava a bordo della propria auto Fiat “Punto” all'interno della quale è stata rinvenuta un'accetta, con lama da dieci centimetri. PROCESSO GHIBLI Il legale di Gareri «Giudicato due volte» NE bis in idem. In Appello è la tesi dell’avvocato Mario Saporito, legale di Luigi Gareri, di Isola, condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi per estorsione nel processo Ghibli e per lo stesso fatto assolto nel processo Puma. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Crotone Mercoledì 7 marzo 2012 Per “Riferimenti” i lavori per la realizzazione dell’Università antimafia sono stati bloccati fin dall’inizio «Strane manovre a Limbadi» La denuncia di Adriana Musella riguardo all’immobile confiscato ai Mancuso di GIANLUCA PRESTIA IL caso è scoppiato poco meno di un mese fa quando ignoti vandali avevano danneggiato le porte di uno dei beni confiscati alla cosca Mancuso, a Limbadi. Si era sollevato un polverone dopo che si era appresa la notizia che quell’immobile non era stato reso accessibile ai destinatari, cioè l’associazione antimafia “Riferimenti”. Era intervenuto finanche il neo prefetto Michele Di Bari che, al termine di una riunione con il sindaco, le forze dell’ordine e il rappresentante regionale dell’associazione, Nello Ruello, aveva rimesso le cose a posto. Tutto, dunque, era destinato a rientrare nella normalità, ma un altro dei beni sottratto a colpi di sentenze ad una delle più potenti consorterie mafiose dello Stivale, continua ancora a far parlare di sé. E, a riaccendere i riflettori su di esso, è ancora una volta il coordinamento nazionale di “Riferimenti” che si è rivolto direttamente al Ministero dell’Interno e alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia chiedendo loro di controllare la corretta gestione dei fondi Pon sicurezza per quel che riguarda il progetto dell’Università antimafia che sarebbe dovuta sorgere proprio nel feudo dei Mancuso. Sarebbe dovuta, si dice. Già perché, secondo quanto denuncia il sodalizio antimafia i cui lavori sono stati bloccati non appena iniziati. Il coordinamento ha, pertanto, voluto evidenziare «l'esistenza di una strana perizia sulla quale si nutrono non pochi dubbi. I fondi ministeriali stanziati, (tre milioni di euro) per il progetto promosso e ideato dal coordinamento riferimenti, infatti, nonchè i lavori di ristrutturazione degli immobili sono gestiti da altri: Accorinti dovrà ridare 60mila euro Condannato dalla Corte dei Conti di DOMENICO MOBILIO Adriana Musella, presidente nazionale dell’associazione antimafia “Riferimenti” il consorzio “Crescere insieme” formato da un insieme di comuni del territorio provinciale tra cui Limbadi sede dei beni confiscati». L’associazione “Riferimenti”, per bocca della sua presidente Adriana Musella, di recente in visita pro- prio nel Vibonese, ha dichiarato di «temere che le cosche uscite dalla porta possano rientrare dalla finestra, attraverso manovre occulte e personaggi apparentemente insospettabili. Chiediamo, dunque, alle autorità preposte di viglia- Guiderà la sezione provinciale dell’Ens Caterina Lipari nuovo commissario straordinario CATERINA Lipari è il nuovo commissario straordinario della sezione provinciale dell’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi. L’incarico è arrivato dopo le dimissioni di Antonio Mirijello. Il neocommissario promette «di scendere in campo a fianco dei sordi ai quali fornirà tutto l’appoggio necessario e con i quali impegnerà nella lotta per il riconoscimento di propri diritti. Pertanto - aggiunge la Lipari - si invitano i soci vibonesi a recarsi presso gli uffici della sezione e sottoporre all’attenzione del commissario tutte le problematiche di cui necessitano sostegno». u MUSEI ⊳ 43350 337015 MUSEO STATALE DI MILETO 42040 MUSEO DELL'ARTE SACRA 391221 MUSEO DELL'EMIGRAZIONE 70608 MUSEO DELLA CERTOSA 534903 MUSEO DEL MARE Caterina Lipari u PRONTO SOCCORSO ⊳ MUSEO ARCHEOLOGICO STATALE 43350 CASTELLO NORMANNO BIBLIOT. CALABRESE 351275 - 352363 (fax) MUSEO MARMI SORIANO re sull'intera faccenda e non vorremmo che l’idea e il nome del coordinamento servissero come paravento ad operazioni illecite perchè se così dovesse essere rinunciamo fin da ora ai beni a noi assegnati, facendoci da parte». LA Corte dei conti ha condannato Giuseppe Antonio Accorinti, 53 anni, di Zungri a pagare al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali quasi 60mila euro (esattamente 59905,78 euro) oltre alla rivalutazione monetaria, agli interessi legali e alle spese di giustizia. La Corte (presidente Coccoli, giudice relatore Scerbo e giudice Lorelli) ha accolto integralmente la richiesta avanzata dal procuratore regionale, Cristina Astraldi. La condanna ad Accorinti è stata disposta perché, nella sua qualità di titolare dell’azienda di allevamento di bovini e bufalini, nonché produzione di latte, ha percepito per le campagne che vanno dal 1999 al 2009 contributi economici dalla Feoga, nonostante la situazione d’incompatibilità derivante da una misura di prevenzione e da una condanna penale con sentenza confermata in appello. L’istruttoria fu avviata a seguito di una nota del 16 ottobre 2010 della Guardia di Finanza di Tropea che segnalava tale incompatibilità per una condanna della Corte di appello di Catanzaro del 3 aprile 1996 ad un anno di reclusione per violazione di disposizioni antimafia e perché la stessa Corte di appello OSPEDALE JAZZOLINO Pronto soccorso 962235 Centralino 962111 Portineria 962337 suem 118 - 962518 Rianimazione 962230 - 962229 Posto di polizia 962238 GUARDIE MEDICHE Vibo Valentia 118 096341774 Ambulanze Croce Rossa Italiana 43843 soccorso vibonese Baldo 472079 FARMACIE 0963-351002 ARIGANELLO CENTRO SISTEMA BIBLIOTECARIO 547557 BIBLIOTECA COMUNALE 599278 via Mesima, 21 596494 CENTRALE c.so Vittorio Emanuele 42042 DAVID via Scannapieco (Vena Superiore) 263124 DEPINO piazza San Leoluca 42183 Buccarelli via Popilia 592402 IORFIDA via V. Industria572581 MODERNO via E. Gagliardi 41173 POSTI IN PIEDI IN PARADISO 17,00 - 19,15 - 21,30 IN TIME 17,00 - 19,15 - 21,30 THE WOMAN IN BLACK 17,00 - 19,15 - 21,30 u EMERGENZE ⊳ MARCELLINI via Toscana, 6 572034 MONTORO via Luigi Razza, 66 41551 u TANTI AUGURI ⊳ ...a FRANCESCO affinché possa ancora credere nella nostra storia. «Il 21 marzo 2007 è stato l'inizio della nostra favola che spero ricominci perché mi sei entrato dentro e non voglio più vivere senza di te. Ti amo amore mio, scusami per tutto, fidati di me. Oggi è un giorno speciale perché ti chiedo di ricominciare». Da Assunta Carabinieri 112 Polizia 113 Vigili del Fuoco 115 Aci Soccorso stradale 116 Guardia di finanza 117 Pronto soccorso 118 Polizia Municipale 599606 Polizia Stradale Se avete da segnalare un lieto evento (ricorrenze, lauree, nozze, nascite) da pubblicare in questa rubrica, inviate un fax al numero 0963/472059 oppure una mail all’indirizzo [email protected] u CINEMA ⊳ con decreto divenuto definitivo il 15 aprile 1998 aveva applicato la misura della sorveglianza speciale per 2 anni oltre alla cauzione di due milioni di lire. Il procuratore Astraldi, in sede di discussione, ha confermato le conclusioni scritte e cioè che Accorinti ha dolosamente omesso nelle istanze di concessione dei contributi di indicare la predette cause ostative ed ha inoltre respinto la tesi difensiva secondo cui la preclusione della percezione del contributo avrebbe dovuto avere la stessa durata della misura di prevenzione. I giudici hanno accolto totalmente la tesi dell’accusa che riscontrata la situazione hanno rilevato come Giuseppe Accorinti non poteva fruire di contributi, mutui agevolati, finanziamenti o altre erogazioni dello stesso tipo di enti pubblici o della Comunità Europea. Hanno altresì constatato che quando Accorinti ha presentato la domanda di concessione del contributo per il 1999 aveva già riportato la condanna e la misura di prevenzione e quindi non aveva diritto alla erogazione. Pertanto l’importo percepito nel periodo 1999/2009 “costituisce danno erariale connesso all’illegittima sottrazione delle risorse pubbliche e alla loro destinazione naturale”. 996611 Soccorso in mare 1530 Corpo forestale 1515 Amb. Polistena O. 0963/94420 S.o.s. Violenza389-6464224 u NUMERI UTILI ⊳ FFSS Informazione viaggiatori 892021 PRO LOCO 45300 MUNICIPIO (Centralino) 599111 (Numero Verde) 167-276400 (Uff.rela. con il pubblico) 599285 CORPO FORESTALE DI STATO 311022 AEROPORTO di Lamezia Terme 0968/414111 CAPITANERIA DI PORTO 572004 QUESTURA 965111 Carabinieri guardia di finanza PREFETTURA Nuovo complesso penitenziario 592404 42160 965111 262122 servizio guasti Acqua 42991 - 599261 Enel 800 900800 italGas 800 900999 Telecom Italia 182 utilità sociale consultorio familiare via Gentile 591272/591206 Telefono AZZURRO linea di emergenza 19696 ser.t. (ospedale Tropea) 61366 SERVIZIO TOSSICODIPENDENZE 45019 Comunità TOSSICODIPENDENTI maranatha' 336566 avis 43069 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Vibo 8 MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O le arance della discordia la manifestazione Agrumicoltori in piazza contro i salari da fame «La Coca Cola resta a Rosarno» L’annuncio del ministro Catania Nella Piana la Coldiretti chiama a raccolta politici e imprenditori ROSARNO (RC) Sopra, il ministro alle Politiche Agricole, Mario Catania. In alto e a destra, due foto della manifestazione organizzata dalla Coldiretti a Rosarno A destra, l’intervento del presidente della Coldiretti Calabria, Pietro Molinari La Coca Cola rimane in Calabria e s’impegna ad acquistare il succo d’arancia della Piana. Il tavolo tecnico presso il ministero delle politiche agricole si è concluso con il semaforo verde, ridando ossigeno ai produttori di arance della Calabria e della Piana di Gioia Tauro. «Abbiamo chiesto a Coca Cola di rimanere sul nostro mercato – ha dichiaro a caldo il ministro Mario Catania - e l’azienda ci ha assicurato che intende farlo e che intende continuare a comprare in Italia tutte le arance che sono necessarie alla produzione dei soft drinks che vengono commercializzati dall’impresa in Italia. La multinazionale non lascia Rosarno e i produttori della Piana di Gioia Tauro, anzi, ho appreso con soddisfazione che ci sarà, in futuro, un incremento nell’acquisto di succhi concentrati dalla Calabria e dalla Sicilia. Oltre a ciò, negli anni a venire, sarà adottata una contrattazione pluriennale tra le aziende, che darà modo ai soggetti a tutti i livelli della filiera di avere la necessaria serenità, senza il bisogno di rinegoziare annualmente prezzi e quantitativi». Si chiude, pertanto, una parentesi burrascosa, originata dalla volontà della multinazionale di non voler rinnovare un contratto di partnership con un’azienda di Rosarno. La cosa aveva fatto pensare che il colosso di Atlanta non volesse le arance “sporche” dallo sfruttamento dei migranti, ma non era quella la ragione. Ad ogni modo il ministro ha comunque ribadito che ora c’è necessità di ristrutturare la filiera calabrese. E proprio a questo proposito, mentre a Roma si discuteva, a Rosarno la Coldiretti ha tracciato la strada per risollevare l’agricoltura, e soprattutto l’agrumicoltura della Piana di Gioia Tauro. Nella manifestazione dell’associazione degli imprenditori agricoli, hanno trovato spazio tutti i cavalli di battaglia più cari a Coldiretti. «Da questo contesto così difficile si può uscire soltanto con l’unità d’intenti – ha arringato il presidente regionale Pietro Molinaro dal palco dell’auditorium rosarnese – nessuna divisione politica, ma tutti a fare fronte comune per la Calabria, per la difesa dei prodotti e per costringere le istituzioni ad imporre leggi sull’etichettatura dei prodotti e sull’innalzamento della percentuale di succo di arance nelle bibite a base di frutta». In pratica si è trattato di un “one man show”, con Molinaro che ha dettato i tempi della manifestazione, con un alto numero di presenze, anche se le poltrone vuote delle massime autorità regionali e provinciali in materia di agricoltura hanno fatto discutere, seppur giustificate formalmente da «impegni istituzionali». Di quel centrodestra che governa regione e provincia reggina c’era, comunque, una rappresentanza: i consiglieri regionali Candeloro Imbalzano (Scopelliti Presidente) e Giovanni Nucera (Pdl). Pro- prio quest’ultimo ha richiamato tutti ad impegni comuni, sottolineando che «esistono responsabilità di vecchia data e bipartisan». Sulle posizioni di Coldiretti anche il consigliere regionale dell’Idv, Giuseppe Giordano, il mondo cattolico con don Giuseppe Varrà, arciprete rosarnese, Rosy Perrone del forum Lavoro Calabria. A raccogliere le proposte dell’associazione, c’era Nicodemo Oliverio, deputato del Pd e componente della commissione agricoltura della Camera. «Ricostruiamo insieme la filiera e l’universo produttivo di questa terra». Appello raccolto dal sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, che ha insistito sul fatto che la Piana non può essere lasciata sola. DOMENICO MAMMOLA [email protected] ROSARNO (RC) Sfilano per le vie di Rosarno i trattori dei piccoli (e grandi) proprietari agrumicoli della Piana; sfilano tra le bandiere della Coldiretti, per gridare la rabbia e l’impotenza di un settore malandato, messo in ginocchio da una mancanza di progettualità antica e vittima di una crisi che, negli anni, ha costretto gli stessi agrumicoltori a lasciare sulle piante parte della frutta prodotta. Sono una cinquantina i mezzi agricoli che sbarcano sulla piazza intitolata a Peppino Valarioti (l’attivista comunista che si interessò, tra i primi, alle interferenze della mafia nel settore delle coop agricole, e giustiziato per questo motivo dalla mano della ’ndrangheta alla fine dei ’70); sui cassoni portano quell’oro arancione che fece la fortuna del comprensorio e che adesso si trascina tra cause giudiziarie per l’affaire delle “arance di carta” e ghetti indecorosi popolati da chi quelle stesse arance le raccoglie da schiavo, senza contratti, senza sicurezze economiche, spesso senza un tetto dove ripararsi. Il bubbone dei salari da fame a cui sono costretti i lavoratori africani è riesploso dopo l’inchiesta della stampa britannica, ma per le vie dell’antica Medma, di migranti ce ne sono pochissimi. «Forse perché stanno lavorando nei campi – dice amaramente uno dei responsabili del campo container di contrada Testa dell’Acqua – e poi molti di loro si sono stancati di essere utilizzati come bandiere da questo o quel gruppo di interessi. Siamo passati ad avvisarli della manifestazione che dovrebbe garantire paghe più pesanti, ma chi ha trovato la “giornata” ha preferito lavorare». E infatti, mentre nell’auditorium rosarnese, l’associazionismo e la politica (poca, vista le assenze dei titolari provinciali e regionali degli assessorati all’Agricoltura) discutevano di Al corteo fantomatipochi migranti un co “modello Trento” per «Sono stufi l’accoglienza, i di essere lavoratori afristrumentalizzati» cani ospitati nella tendopoli costruita sull’area industriale alle spalle del porto, che non hanno convinto il caporale di turno ad accettarli in una squadra di operai, restano indifferenti all’ennesima battaglia sul prezzo troppo basso che il cartello dei produttori di succhi d’arancia (Coca Cola in prima linea) impone ai coltivatori diretti della Piana. Sfilano con le bandiere della Coldiretti gli agrumicoltori della Piana, a Rosarno sono arrivati dai paesi della Jonica e dai centri agricoli del comprensorio per manifestare contro la deriva fallimentare del comparto: marciano composti nel breve tragitto tra la piazza e l’auditorium che si riempie all’inverosimile, almeno in un primo momento, visto che appena l’argomento scivola sulle condizioni dei migranti, molti tra i produttori abbandonano polemicamente l’aula in quella che appare come l’ennesima guerra tra poveri. Una manifestazione che si può considerare riuscita, almeno nei numeri, ma che non è riuscita a coinvolgere la popolazione rosarnese, che ha desolatamente disertato la piazza. Intorno all’ora di pranzo le macchine blu dei parlamentari e dei consiglieri regionali sbarcati a Rosarno si fanno strada a sirene spiegate: la manifestazione è finita. Le osservano indifferenti i lavoratori africani. Per loro, probabilmente, non è cambiato nulla. Vincenzo Imperitura 12 MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 D A L LOCRI (RC) Doveva essere il giorno dell’imputata Maria Grazia Laganà, la parlamentare del Pd implicata in un’inchiesta su una tentata truffa alle casse della sanità. Il politico, però, rinuncia a difendersi in aula dalle accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Locri. Ci penseranno i suoi legali, gli avvocati Antonio Mazzone e Alicia Mehia. L’onorevole, ieri, non si è presentato in aula per mantenere fede agli «impegni istituzionali», ma ha dato mandato ai suoi difensori di consegnare ai giudici una memoria scritta, dove ha fatto sapere di volersi avvalere della facoltà di non rispondere. Sono cinque gli imputati coinvolti nel processo che si celebra al tribunale di Locri. Tra questi, il detenuto Pasquale Rappoccio, l’ex patron della Medinex arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Per il pubblico ministero, Giuseppe Adornato, l’imprenditore di Reggio Calabria e la parlamentare del Partito democratico avevano pianificato una truffa ai danni delle pubbliche casse: nel periodo in cui il politico era vicedirettore sanitario, stavano per rifilare un “pacco” all’ospedale di Locri. Una commessa da 135mila euro, nel 2005, è stata assegnata mediante procedura negoziata. Il contraente prescelto, la Medinex di Reggio Calabria, ha consegnato una montagna di merce al Pronto soccorso. Quei beni (mascherine, borse del ghiaccio e camici) sono stati richiesti senza indire un bando di gara. Un iter anomalo, a dire degli inquirenti, in cui le incongruenze sono tante. A partire P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O Truffa all’Asl di Locri Laganà diserta l’aula La deputata del Pd si avvale della facoltà di non rispondere IMPUTATA La deputata Maria Grazia Laganà riunucia a difendersi nel processo su una tentata truffa all’ospedale di Locri (a sin.) dal metodo adottato: scelta del contraente e non bando pubblico. Per dare senso alla procedura adottata, scrive il pm nella richiesta di rinvio a giudizio, l’imputato Maria Grazia Laganà «ha attestato il falso», descrivendo «i beni richiesti come infungibili e unici». Accuse tutte da dimostrare in aula, in un procedimento che vede coinvolti altre tre persone: il funzionario Asl Nunzio Papa, il medico del Pronto soccorso, Albina Micheletti, e Maurizio Marchese, ex manager dell’ex Azienda sanitaria numero 9. Tutto ha inizio do- po la morte di Francesco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria ucciso nell’ottobre 2005 a Locri. I militari della Guardia di finanza indagavano sulla vi- ta amministrativa dell’Asl 9. Al Pronto soccorso, dove il politico assassinato aveva prestato servizio come primario, la nuova responsabile, Albina Micheletti, era andata su tutte le furie per un gigantesco carico di merce giunto in magazzino. Il sanitario denunciò l’accaduto. «I prodotti della Medinex – documentarono poi le fiamme gialle in una informativa trasmessa alla Procura non erano né unici né infungibili, dunque doveva essere predisposto un bando di gara. È radicata la convinzione circa l’esistenza di un vero e proprio “cartello” affaristico costituito da dirigenti dell’area amministrativa e da alcune ditte fornitrici esterne». Sul punto, durante la scorsa udienza, è stato sentito l’imprenditore Pasquale Rappoccio: «Il dottore Fortugno e la dottoressa Laganà, sì e no, li ho incontrati un paio di volte, ma mai ho discusso con loro di questo ordinativo», ha riferito l’imputato ai giudici. Dopo la deposizione del teste Maria Concetta Musolino, un’infermiera che presta servizio a Locri, il presidente del collegio giudicante, Alfredo Sicuro, ha fissato la data della prossima udienza. Si terrà il 15 maggio. ILARIO FILIPPONE [email protected] CATANZARO Feto morto, per l’indagine interna all’ospedale era tutto in regola CATANZARO «Dall’indagine interna non è emersa alcuna criticità di sistema e nulla da eccepire in merito all’organizzazione aziendale». Lo afferma in una nota l’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro in relazione alla vicenda che riguarda Antonietta Mazza, la donna che l’11 dicembre scorso ha partorito una bambina priva di vita. «In regola - sostiene ancora l’Azienda - sono risultate le dotazioni strumentali e di presidi, come pure la copertura relativa ai turni del perso- nale in servizio, con tutte le figure professionali disponibili, anche in riferimento al neonatologo ed ai medici reperibili». «La Commissione medica di presidio, riunitasi presso la direzione sanitaria dell’ospedale Pugliese - è detto ancora nella nota - ha letto la copia della cartella clinica della signora Antonietta Mazza. In merito all’eventuale presenza di comportamenti gravati da colpa professionale a carico del personale sanitario intervenuto in occasione del parto, la Com- missione rileva che “l’indagine della Procura della Repubblica di Catanzaro non si è ancora conclusa e pertanto le cause della morte del feto non sono ancora state accertate”». E ancora, prosegue il comunicato: «Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Elga Rizzo ha rinnovato il suo cordoglio alla famiglia e si è detta vicina come donna e come madre al dolore della signora Antonietta, di papà Domenico ed a quello dei familiari ed ha assicurato che, in completa interazione con gli organismi regionali e con la piena fiducia sull’operato della magistratura, nessuno ha maggiore interesse dell’Azienda ad appurare la realtà dell’accaduto, acclarando eventuali responsabilità dei singoli oppure liberando dalla pressione morale e mediatica l’alta professionalità dei suoi dipendenti». processo alla ’ndrangheta polemica sulla protezione “Crimine”, tutto pronto per la sentenza Il gup potrebbe pronunciarsi oggi La testimone di giustizia Cordopatri incontra il sottosegretario De Stefano REGGIO C. Tutto pronto per la prima storica sentenza. Potrebbe essere oggi il giorno del dispositivo del processo “Il Crimine”. In data odierna, infatti, il gup Minutoli si ritirerà per decidere sulle posizioni degli oltre 100 imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Tra di essi anche i vertici di quella che è stata definita come una sorta di “cupola” della ’ndrangheta. Si tratta dell’operazione che ha certificato per la prima volta come l’organizzazione criminale calabrese sia unitaria e verticistica. Dopo la replica dell’ufficio di procura, il gup andrà in camera di consiglio e lì dovrà redigere il corposo dispositivo. Non è certo ancora che la lettura dello stesso avverrà oggi, anche se pare che la decisione possa arrivare nel tardo pomeriggio o nella prima serata. Intanto dalla Cassazione arri- va una presa di posizione ben precisa della quale il gup non potrà non tenere conto, seppur indirettamente. I giudici romani, infatti, hanno annullato il provvedimento del Riesame che confermava la custodia in carcere di Giovanni Minniti, arrestato in “Crimine”. L’uomo, difeso dall’avvocato Carlo Morace, è stato indicato nel corso di una conversazione telefonica quale soggetto referente per Candico, piccola frazione a sud di Reggio Calabria. Ma secondo la tesi di Morace, accolta dalla Cassazione, dalle motivazioni del Riesame non emerge alcuna gravità indiziaria nella condotta di Minniti. Motivo per il quale, adesso, i giudici del Tdl dovranno nuovamente pronunciarsi, tenendo conto dei rilievi formulati dalla Suprema Corte. Consolato Minniti CATANZARO «In un parossistico crescendo di provocazioni, che mettono seriamente a rischio la mia sicurezza, ispirate da quegli uffici istituzionali che fanno capo alla Criminalpol per poi coinvolgere gli organismi deputati alla mia tutela, mi accingo, accompagnata dal mio legale, Domenico Vestito, ad incontrare domani (oggi, ndr), al Viminale, il nuovo presidente della Commissione centrale protezione, il sottosegretario Carlo De Stefano, che è subentrato all’on. Alfredo Mantovano dopo la caduta del governo precedente». Lo afferma, in una nota, la testimone di giustizia Maria Giuseppina Cordopatri. «Il fumoso segreto che circonda questi organi amministrativi, che dovrebbero operare nella massima trasparenza e chiarezza e che ha reso possibili i gravi abusi che hanno provocato perfino esiti letali per l’esistenza di diversi “protetti” - aggiunge - contribuisce a diffondere un clima di sfiducia reciproca anche alla luce delle persecuzioni da me pesantemente subite, cui ha posto una tregua armata la recente sentenza del Tar Lazio a me favorevole. Sentenza non ottemperata dalle istituzioni preposte alla sua esecuzione, lasciata in un limbo di indifferenza eversiva in quanto, opponendovisi con una specie di resistenza passiva, tali uffici si pongono apertamente contro la legge dello Stato». «Aggiungere - conclude Cordopatri dopo tutto ciò che ho subito in questi lunghi e dolorosi 14 anni di battaglie legali e no, che nutro residua fiducia nelle istituzioni repubblicane, sarebbe una pietosa bugia». MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 PAGINA 15 l’ora di Reggio RENDE Via A. Volta, 1 Tel. 0984 838512 tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 SCILLA BOVA Furgone bruciato Ora è allarme criminalità Strada franata A breve parte il ripristino > pagina 22 ARANCE SPORCHE [email protected] CAULONIA Coldiretti: «Sette centesimi al chilo non è dignitoso» > pagina 23 TUTTO IL MEGLIO DI ESPERIENZA E COMPETENZA IN UNA NUOVA REALTÀ NEL CAMPO DELL’INGEGNERIA E DELL’IMPIANTISTICA Ammendolia propone le primarie > pagina 24 > pagina 29 “Ficara-Latella”, tutti a giudizio “Reggio sud”, in 16 vanno al rito abbreviato, in 37 scelgono l’ordinario In sedici optano per il rito abbreviato. I restanti 37 sono rinviati a giudizio. È terminata ieri l’udienza preliminare del processo “Reggio Sud”. Alla sbarra decine di presunti affiliati alla cosca Ficara-Latella. Al termine di una lunga camera di consiglio, il gup Domenico Santoro ha quindi deciso di processare presunti capi e gregari della consorteria mafiosa che controlla una parte della zona sud della città di Reggio Calabria. Tra questi il boss Giovanni Ficara (in foto) ed il suo braccio destro Costantino Carmelo Billari, nonché Giuseppe “Pino” Ficara, cugino di Giovanni e ritenuto altro elemento di vertice del clan. Secondo quanto emerso dalle indagini, la consorteria mafiosa dei Ficara-Latella controllava buona parte della periferia sud di Reggio, da Ravagnese a Bocale. Questo ha consentito loro di poter avere affari di diversa natura, dal settore immobiliare a quello creditizio, passando per il mondo dell’edilizia e degli infissi. Le mani della cosca erano riuscite ad arrivare anche all’interno della nota ditta “Bartolini”. Ma gli interessi del clan erano anche nella provincia di Milano dove, in previsione dell’Expo 2015, erano state acquisite quote societarie di aziende in difficoltà, alle quali erano stati concessi prestiti agevolati, pur senza i presupposti, attraverso la creazione di una società finanziaria che da Reggio Calabria erogava denaro alle società milanesi per salvarle dal dissesto, al solo fine di costituire un terminale lecito per gli interessi della cosca in Lombardia. Un groviglio d’interessi, quindi, che la consorteria mafiosa stava cercando di condurre in piena autonomia, fino a quando l’attività della Dda ha permesso di svelare organigrammi e ruoli dei sodali. Ieri un capitolo fondamentale dell’inchiesta con la decisione di mandare tutti a processo. La prima udienza è fissata per il 17 maggio dinnanzi al tribunale collegiale di Reggio Calabria. Per chi ha scelto il rito abbreviato, invece, la prima udienza sarà il 30 marzo prossimo dinannzi al gup Santoro. Consolato Minniti «Tbc, tutto sotto controllo» “Frangipane”, interviene la dirigente Cananzi. Oggi scuola chiusa È tutto sotto controllo e non c’è alcun motivo di preoccupazione. Sul caso di tubercolosi di cui risulta affetto un docente dell’Istituto d’arte “Alfonso Frangipane” di Reggio Calabria, interviene il dirigente scolastico Rita Cananzi per rassicurare le famiglie dei tanti alunni che lo frequentano e «per evitare ogni inutile allarmismo». Se è vero, infatti, che contrarre questa malattia nel 2012 fa notizia, è vero anche che la scuola ha messo in atto tutta una serie di procedure atte a salvaguardare la salute di chi orbita attorno alla scuola. È stato così messo in atto un piano di intervento a tutela della salute degli alunni e di quanti operano nell’istituto: «Siamo intervenuti immediatamente – sottolinea la dirigente Cananzi - appena avuta la notizia del caso dalle autorità competenti. Il nostro piano d’intervento, inoltre, è scattato in piena sinergia e collaborazione con il reparto di medicina scolastica dell’Asp di Reggio Calabria». La professoressa Cananzi tiene ad evidenziare come il caso sia «assolutamente isolato» e che, comunque, «sin dal mese di dicembre la persona ammalata non è presente a scuola». Ad ogni modo, «si è concertato di far sottoporre al test di Mantoux tutta la popolazione scolastica: alunni, studenti e personale Ata per una prevenzione davvero capillare». Inoltre per la giornata di oggi è prevista la disinfestazione dei locali. La scuola, infine, per ulteriori chiarimenti invita le famiglie a rivolgersi all’U.o.c. di igiene dell’Asp reggina al numero 0965/347353. Laura Sidari Lavori post-terremoto L’Aquila, Valenti va ai domiciliari Infiltrazioni della cosca “Borghetto-Caridi-Zindato”, il gip accoglie l’istanza di Genovese Va ai domiciliari Antonino Vincenzo Valenti, il 45enne arrestato nel dicembre scorso, nell’ambito dell’operazione “Lypas”, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. L’uomo è ritenuto vicino alla cosca “Borghetto-Caridi-Zindato”, per la quale avrebbe curato ciò che serviva per infiltrarsi negli appalti post-terremoto de L’Aquila. Il gip del capoluogo abruzzese ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato Emanuele Genovese (in foto), difensore di Valenti. Il legale ha sostenuto co- me non fosse possibile applicare al reato di concorso esterno in associazione mafiosa, la medesima presunzione normativa che è prevista per gli associati e con ciò la detenzione cautelare in carcere. Genovese ha rimarcato come manchi il vincolo dell’associazione e sia dimostrata l’impossibilità che la condotta di Valenti abbia potuto giovare dall’associazione. Il gip, in accoglimento dell’istanza di Genovese, ha disposto gli arresti domiciliari per Valenti. Le indagini, durante circa due anni, hanno fatto emergere il forte interessamento da parte della cosca reggina per i lavori di ricostru- zione degli immobili, da parte dei privati. In questo caso, infatti, non è richiesta alcuna procedura ad evidenza pubblica, né certificazione antimafia per le imprese che eseguono i lavori. Sono state effettuate numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, ed è stato possibile documentare anche tramite delle fotografie le fasi preliminari degli incontri tra i soggetti arrestati ed esponenti della cosca, avvenuti nel maggio 2010 in un albergo de L’Aquila. c. m. IMPUTATI CON RITO ABBREVIATO Giovanni Barillà Cosimo Berlingeri Candeloro Claudio Ficara Leandro Genovese Francesco Laganà Vincenzo Liuzzo Francesco Meduri Giuseppe Salv. Meduri Antonio Musarella Antonino Quattrone Giuseppe Riganello Francesco Sapone Carmelo Scordo Carlo Suraci Maria Angela Suraci Francesca Suraci IMPUTATI CON RITO ORDINARIO Romano Amato Enzo Bevilacqua Costantino Car. Billari Leonardo Bruno Antonino Campolo Alessandro F. Chizzoniti Fortunato Cilione Francesco Cilione Domenico Ficara Giovanni Ficara Giuseppe Ficara Francesco Fontana Mariano Benito Foti Consolato Geria Demetrio Geria Augusto Giuffrida Carmine S. Iacopino Anna Maria Latella Carmelo Latella Raffaele Lopez Paolo Manti Giuseppe Mento Luigi Musolino Luciano Netti Antonella Piromalli Bruno Pizzi Demetrio D. Praticò Angelo Principato Vincenzo Principato Barbara Quattrone Carmelo Quattrone Carmelo F. Riggio Stefano Sapone Rosina Sarrocco Santo Siclari Costantino Suraci Giovanni Zappalà 16 MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 calabria ora R E G G I O Il caso carcere in Parlamento Interrogazione della Napoli (Fli) sui lavori fermi all’istituto di Arghillà La vicenda del nuovo carcere di Arghillà finisce in parlamento. La deputata di Fli Angela Napoli ha inviato una interrogazione a risposta scritta ai ministri della Giustizia, dello Sviluppo economico e delle Infrastrutturee trasporti per sapere cosa ne sarà della mastodontica opera che sarebbe utile per alleviare le pene dei detenuti e degli operatori penitenziari ma non riesce a vedere la luce. La storia inizia nel lontano 1988, ormai ventiquattro anni fa, quando venne avanzata l’esigenza di un nuovo istituto penitenziario a Reggio Ca- labria. Negli anni, il problema è sempre stato lo stesso: le risorse finanziarie. Le difficoltà sono emerse sin da subito, quando persino nella fase iniziale della progettazione si è accumulato diverso tempo di ritardo a causa delle alterne vicende politico-finanziarie e amministrative. Nel 2003, quando era già stata espletata la gara pubblica e i primi lotti erano stati assegnati, è stata siglata una proposta di ridimensionamento della struttura nascente, proprio per renderla fruibile in tempi brevi con lo stanziamento di ulteriori 14,5 milioni di euro. Il carcere di Arghillà Sembrava quasi fatta e invece non era così perché sono trascorsi altri lunghi mesi fino alla consegna delprogetto generale esecutivo di variante commissionato alla Cmc Piz- zarotti. E nel frattempo il finanziamento è venuto meno. Un nuovo intervento del Ministero delle Infrastrutture e dei traporti ha superato nuovamente la questione nel 2004 con lo stanziamento di 16 milioni per Calabria e Sicilia al Servizio integrato delle infrastrutture e dei trasporti (Siit). Ma ancora una volta è sopraggiunto un intoppo: l’organismo non ha approvato il progetto definitivo elaborato dalla ditta appaltatrice in tempo utile ad impegnare la somma stanziata entro l’esercizio finanziario 2004. Solo due anni più tardi è arrivata la nomina del commissario straordinario per il completamento dei lavori della casa di reclusione di Arghillà. Nel giugno 2007 l’impresa Cmc di Ravenna aveva conferma- polizia municipale «Adesso faccia luce la Procura» Stop mimose abusive Sequestri e multe Casa dello studente, la ditta Casciano chiede un intervento Saranno la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti «a fare luce» rispetto alla decisione assunta dall'università Mediterranea di procedere, attraverso una transazione extragiudiziale, alla chiusura del contenzioso con la ditta Chiodi titolare dell'appalto per la Casa dello Studente. Questa la volontà espressa dalla ditta Casciano, sub appaltatrice dell'infrastruttura, con un comunicato inviato alla stampa ieri pomeriggio. Per la Casciano S.a.s., infatti, la Mediterranea «avrebbe dovuto con immediatezza attivare una procedura di contestazione ai progettisti, con risoluzione in danno del rapporto», dopo la perizia effettuata dall'ingegner Barreca, con la quale il Ctu nominato dal tribunale di Reggio, evidenziava gravi errori di progettazione del team diretto dal professor Nesi e quantificava in circa 2 milioni di vecchie lire il danno della Chiodi. Il punto è che, tra il documento prodotto dall'esperto e la transazione di cui la Mediterranea deciderà nel Consiglio di Amministrazione di questa mattina, nessun indennizzo può essere previsto per la Casciano. Poiché la stessa ditta che aveva «avviato l'opera, impegnato uomini mezzi e ingenti risorse finanziarie, ed ha subito in via esclusiva i danni derivati dagli errori dei progettisti, è stata esclusa dalle trattative che, una volta accertate le responsabilità, è ripartita esclusivamente tra l'ateneo e la Chiodi». Per una vicenda che ha avuto inizio nel '97, quando l'Ardis ha bandito la gara per gli «L’università avrebbe dovuto attivare una contestazione con risoluzione» edifici e continuata nel 2002 quando lo stesso Ente per il diritto allo Studio affidava «all'ingegner Pallotta il compito di accertare gli eventuali errori di progettazione che, sin da subito, avevano causato insormontabili problemi tecnici». Già allora la committenza «invitava il professor Nesi a rimediare agli errori accertati», ma «nessuna iniziativa veniva presa dall'università sino a quando la Ditta Chiodi avviava l'azione legale», nella quale si costituiva la stessa Casciano, tanto che, nel 2006 «l'ateneo tornava ad affidare la ridefinizione progettuale dell'opera ai medesimi professionisti». «Nono- to la disponibilità alla ripresa e completamento dei lavori. L’ingegnere Giovanni Grimaldi in quel periodo ha informato il ministero dell’esito del lodo arbitrale pronunciandosi per la risoluzione del contratto d’appalto e chiedendo la dotazione finanziaria per l’opera. Ad oggi nessuna risposta. Dulcis in fundo, nel 2008 il piano carceri ha cancellato la struttura di Arghillà per il biennio 20092010 e 2011-2012. Cosa ne sarà dunque del futuro dell’istituto penitenziario di Reggio Calabria? Il governo risponda. stante - si legge nella nota del titolare della ditta Casciano - persino l'ente con cui era assicurato il prof. Nesi gli avesse contestato la stipula della polizza solo dopo che quest'ultimo aveva avuto consapevolezza “di una propria possibile responsabilità risarcitoria”». em. ma. Le piante sequestrate sono state donate in beneficenza cronaca Non paga al Mc Donald’s e accoltella il responsabile Ha chiesto un panino e una birra ma non litari che hanno provato a farlo calmare, voleva pagare. Scene isteriche domenica ha risposto scagliandosi di peso contro il sera al Mc Donald’s di piazza Garibaldi, sottufficiale facendolo rovinare a terra. A conclusesi con l’arresto dei carabinieri di quel punto ha nuovamente estratto il colKakha Iobidze, georgiano di 32 anni, plu- tello agitandolo minacciosamente verso i ripregiudicato. All’invito del cascarabinieri. Il secondo militare siere di saldare il conto, l’uomo con un gesto fulmineo lo ha è andato in escandescenze urcolto alle spalle afferrando la lando, colpendo il bancone e inmano che impugnava il coltelfastidendo i clienti. Poi il relo riuscendo ad avere la meglio sponsabile della sede Mc Donale facendogli perdere la presa. d’s lo ha invitato a uscire ma per Disarmato, l’uomo è stato con tutta risposta è stato aggredito non poche difficoltà bloccato a con violenza. Il georgiano, che quel punto grazie anche ad una era ubricaco, ha estratto un col- Kakha Iobidze seconda pattuglia giunta in rintello a serramanico con lama di forzo. Il responsabile dell’eseruna decina di cm e nella colluttazione ha cizio commerciale è stato medicato al ferito alle mani il responsabile. Sul posto è pronto soccorso degli Ospedali Riuniti. giunta un’autoradio del radiomobile e, ap- L’arrestato, a seguito dell’udienza di convaprese le prime notizie, ha rintracciato il ge- lida, è stato sottoposto a custodia cautelaorgiano a circa cento metri dal locale men- re in carcere su decisione del giudice motre si stava allontanando. All’arrivo dei mi- nocratico di Reggio Calabria. Lotta all’abusivismo commerciale intensificata in questo periodo in cui si avvicina la festa delle donne. La Polizia municipale ha eseguito controlli specifici sul ponte Calopinace e sul Ponte della Libertà, dove sono state accertate quattro violazioni amministrative a carico di due cittadini cinesi per vendita su suolo pubblico di piante bonsai con il relativo sequestro. Nella zona di ponte Sant’Anna ed in prossimità della chiesa di San Brunello sono state sequestrati oltre quattrocento rami di mimosa messi in vendita senza alcuna autorizzazione. In viale Amendola, poi, è stato sottoposto a controllo un commerciante itinerante dedito tradizionalmente alla vendita di fiori e piante già soggetto, in passato, a numerosi controlli nella stessa via e nella zona di Sant’Anna. Pri- ma dell’ennesima verifica, il personale del Corpo ha effettuato una serie di accertamenti amministrativi svolti in collaborazione con il settore Sportello Unico Attività Produttive del Comune da cui è emerso che lo stesso commerciante aveva restituito da diverso tempo la propria autorizzazione commerciale al comune di residenza (Acireale) ed esibiva nel corso dei controlli una copia autenticata dell’originaria autorizzazione ormai priva di valore. Nel corso del controllo si è proceduto all’accertamento delle violazioni amministrative derivanti dalla mancanza del titolo autorizzativo alla vendita, irrogando sanzioni amministrative per oltre cinquemila euro e sottoponendo a sequestro le piante messe i vendita. La merce sequestrata è stata donata a due associazioni. incidenti Investe una donna. «Non l’ho vista» «Non l’ho vista». Così l’anziano ultrasettantenne si è giustificato dopo avere investito una donna, l’altro ieri sera. La vittima stava attraversando la strada in viale Europa sulle strisce pedonali quando l’auto le è piombata addosso. Il suo corpo è stato sbalzato per aria, ha battuto prima sul parabrezza e poi è caduto rovinosamente a terra. Sul posto è intervenuta l’ambulanza che ha trasportato in ospedale la donna, una 41enne di ori- gine romena. Le sue condizioni sono tuttora gravi, i medici non hanno sciolto la prognosi. Gli esami clinici hanno evidenziato un trauma cranico e diverse fratture. La Polizia municipale ha eseguito i rilievi e sentito l’anziano che era alla guida dell’auto. Lui si è giustificato sostenendo di non essersi accorto della presenza della donna per strada. Gli accertamenti tuttavia continuano per valutare eventuali responsabilità. A quell’ora era già buio ma questo non giustificherebbe comunque l’imprudenza, se ce ne fosse stata. La Polizia municipale valuterà una serie di elementi, tra cui la velocità a cui l’uomo procedeva. a.i. l’ORA dello STRETTO COMUNI Campo Calabro Villa San Giovanni Bagnara Scilla Sant’Eufemia d’Aspromonte San Roberto Calanna GUARDIE MEDICHE 0965 757509 0965 795195 0966 373299 0965 755175 0966 961051 0965 753812 0965 742012 Campo Calabro Villa San Giovanni Bagnara Scilla (Ospedale) Sant’Eufemia d’Aspromonte San Roberto Calanna 0965 751560 0965 751560 0966 335359 0965 790071 0966 965844 0965 753347 0965 742336 CARABINIERI Campo Calabro Villa San Giovanni Bagnara Scilla Sant’Eufemia d’Aspromonte San Roberto Calanna Scilla, un altro incendio «Non ce la facciamo più» Furgoncino in fiamme, l’escalation vandalica preoccupa SCILLA Ennesimo rogo notturno a Scilla. Un furgoncino è stato dato alle fiamme ieri notte nel quartiere di Chianalea, nei pressi di piazza San Giuseppe. Secondo fonti non ufficiali, pare che il mezzo venisse utilizzato per i lavori sull'A3. Ancora nessuna comunicazione ufficiale in merito, solo una foto pubblicata sulle pagine di Facebook, che immortala il rogo a poche ore dall'accaduto. Immagini che si ripetono a ritmi ormai al- larmanti, che provocano l'in- rimanere vittima di un'intidignazione della popolazio- midazione era stata la ditta ne, che si sfoga sul social net- Fondazioni speciali, impework. La frase ricorrente è : gnata nei lavori di ammoder«Non ce la facciamo più» e namento dell'A3, con il danpoi si chiedoneggiamento no interventi del quadro Secondo fonti e risposte elettrico di non ufficiali il adeguate aluna macchil'impressiomezzo verrebbe na perforatrice. nante increutilizzato per Nei giorni mento di crii lavori sull’A3 precedenti minalità e al ancora si eraconseguente clima di terrore che si sta dif- no verificati altri atti incenfondendo. Il giorno prece- diari nei confronti di cittadidente all'ultimo episodio, a ni scillesi, nonché intimida- calabria ora MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 PAGINA 22 zioni di vario genere a diversi imprenditori e persino lettere intimidatorie al sindaco e alla sua giunta. Un quadro inquietante oggetto di discussione anche nell'ultima assise, dove il sindaco ha annunciato di voler approfondire il fenomeno, e ancora prima nell'incontro organizzato da Libera Scilla, dove anche il parroco don Cuzzocrea si era mostrato allarmato dalla situazione in cui versa la cittadina. GIUSY NURI [email protected] TEMPO LIBERO 0965 797082 0965 751010 0966 474447 0965 790488 0966 961001 0965 753010 0965 742010 VILLA SAN GIOVANNI Biblioteca comunale 0965 752070 BAGNARA Biblioteca comunale 0966 371319 SANT’EUFEMIA D’ASPROMONTE Piccolo Museo civiltà contadina 0966 961003 rupe sul monte martorano L’area sarà recuperata: sorgerà un sito archeologico BAGNARA Ancora una volta il sano senso civico e la passione spropositata per il proprio paese, va a premiare un gruppo di giovani che poco ha a che vedere con vessilli e simboli partitici di ogni genere. Giorni addietro infatti era stata avanzata dagli stessi una proposta, agli organi competenti, di recupero e messa in sicurezza dell’antica rupe che oggi sorge sull’antico monte “Martorano”, al fine di crearne un sito archeologico e di attrazione turistica. La vicinanza con la Chiesa tardo barocca titolata alla Vergine del Monte Carmelo e del museo ad essa annesso, oltre la limitro- fa Villa De Leo ed il Castello Ducale, favorirebbe altresì la rilevanza di un progetto dai termini importanti. Non tarda ad arrivare la risposta degli organi preposti contro ogni diffidenza dei sistemi burocratici locali. Il sovrintendete per i beni archeologici della Calabria, dottoressa Simonetta Bonomi, in accordo con l’Assessore alla Cultura della Regione Calabria, Mario Caligiuri, entusiasta nel manifestare la propria disponibilità. La Bonomi precisa che «la Soprintendenza aveva redatto in collaborazione con più istituzioni un progetto articolato e pluridisciplinare per il recupero del sito». Maria C. Fedele MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 PAGINA 24 l’ora della Piana Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected] PORTO AUTORITA PORTUALE SANITÀ 0966 766415 OSPEDALE GIOIA TAURO CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 0966 765369 DOGANA GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 FARMACIE 52203 OSPEDALE PALMI 267611 OSPEDALE CITTANOVA 660488 OSPEDALE OPPIDO 86004 942111 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 OSPEDALE POLISTENA VIGILI DEL FUOCO 0966 52111 OSPEDALE TAURIANOVA 618911 CINEMA Gioia Tauro Rosarno Ioculano Rechichi Tripodi Alessio Borgese Cianci Paparatti 51909 52891 500461 Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi 479470 22742 22692 22897 22651 773237 712574 774494 773046 Taurianova Ascioti Covelli D’Agostino Panato 643269 610700 611944 638486 Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso La crisi agricola tra mele indigeste e arance sporche Coldiretti lancia l’allarme sul comparto ROSARNO La crisi dell’agricoltura e le ricette di Coldiretti. L’associazione degli agrumicoltori ha celebrato, ieri a Rosarno, una grande manifestazione sui mali del sistema produttivo pianigiano ed ha dettato la possibile exit strategy. Ad una infiammata platea – sebbene pochi fossero i rosarnesi – il presidente regionale Pietro Molinaro ha indicato la via. Partendo dall’ormai nota battaglia per l’innalzamento della percentuale di succo d’arancia nelle bibite, il numero uno di Coldiretti ha toccato tasti sensibili: politica, migranti e retribuzioni. Non sono mancati neppure gli spunti politici e larvatamente polemici. In una sala colma di agricoltori – soprattutto della prezzi da fame Sette centesimi al chilo non può essere considerato un prezzo dignitoso per i nostri produttori ionica e di altre zone della Piana e della Calabria – Molinaro ha chiarito che «sette centesimi al chilo ai produttori è un prezzo che non può essere considerato dignitoso. Le vie per correggere queste situazioni esistono. Innanzitutto aumentare la percentuale di succo di agrumi nelle aranciate, quindi applicare etichette chiare che indicano la zona di provenienza delle arance. E poi dobbiamo ristrutturare la filiera, puntando su nuove organizzazioni di produttori efficienti sul modello della Val di Non». Il numero uno di Coldiretti – assistito da tutto il gotha della sua associazione tra cui il presidente rosarnese Domenico Cannatà – ha poi toccato la questione migranti, dicendo, con estrema chiarezza, che «così non può andare bene. Noi lo abbiamo detto alla stampa straniera, non è possibile accogliere sotto i ponti gli immigrati che lavorano in agricoltura né stiparli nelle tendopoli». Un ragionamento che puntava anche a chiarire che «maggiore guadagno per gli agricoltori significa anche più dignità ai migranti». Di fatto, ieri, nell’auditorium rosarnese i migran- ti si sono ben guardati dal partecipare all’evento, ed il sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, nel suo intervento ha risposto a Molinaro. «I comuni da soli non possono fare nulla. La città di Rosarno rischia il collasso se l’agricoltura non riprende quota. Per questo anche con la questione della Coca cola abbiamo fatto di tutto per riaccendere i riflettori sulla nostra città e chiedere interventri concreti. Sui migranti voglio dire che tra mille difficoltà si è tentato di intervenire con i mezzi che abbiamo. Mi sembra assurdo pensare che possa essere paragonato il modello di accoglienza ricco della Val di Non e delle mele, con il settore disastrato della nostra agrumicoltura». Ad intervenire nel dibat- paragone tendenzioso Assurdo pensare di accostare l’accoglienza della Val di Non con quella possibile nella Piana di Rosarno tito anche esponenti politici come i consiglieri regionali di centrodestra Candeloro Imbalzano, Scopelliti presidente, Giovanni Nucera, Pdl, e per il centrosinistra Giuseppe Giornado di Idv. Sul palco anche Romolo Piscioneri di Adiconsum, Rosy Perrone del forum Lavoro Calabria, don Giuseppe Varrà arciprete rosarne- se. Poche le autorità politiche locali, e soprattutto pesante l’assenza del centrodestra che conta per l’agricoltura, ad esempio, gli assessori regionale e provinciale al settore, Michele Trematerra e il rosarnese Gaetano Rao. Tutti assenti per impegni. Neppure l’Udc locale s’è visto, o meglio l’assessore comunale all’agricoltura Domenico Scriva ha marcato visita. In questo pout pourri di temi e nel mezzo dello show di Molinaro, è intervenuto Nicodemo Oliverio, deputato Pd e componente della commissione parlamentare agricoltura, pronto a fare proprie le istanze del territorio e portarle a Roma, affinché arrivi qualche provvedimento dal Governo centrale. DOMENICO MAMMOLA [email protected] PORTO DI GIOIA TAURO GIOIA TAURO Il Sul striglia la politica sul porto di Gioia Tauro, con particolare riferimento ai ritardi sull’attuazione dell’Apq sulla logistica. «Ancora una volta un progetto mai decollato- si legge in una nota firmata a quattro mani dal segretario nazionale Antonio Pronestì e dal segretario regionale Carmelo Cozza- anche per via dei noti problemi legati alla realizzazione del gateway ferroviario e la realizzazione dell’alta capacità sulla rete. Sarebbe ora che Regione Calabria, Autorità Portuale e Ministero cominciassero a capire, proprio in relazione a quanto sottolineato, quali devono essere le priorità su Gioia Tauro cominciando dal taglio delle tasse di ancoraggio - punto in discussione proprio nel prossimo Comitato Portuale del 8 marzoper finire ad un sistema di potenziamento e “incentivazione” delle modalità di trasporto su ferro dal porto verso il territorio. Soltanto mettendo in rete lo scalo sarà possibile andare grazie al tranship- «Serve una svolta sull’Apq» Il Sul richiama l’attenzione sullo sviluppo della logistica CRISI Il porto di Gioia Tauro, ancora stretto da una crisi che morde ment, oltre il transhipment e fuori dalla crisi. Lo stesso sviluppo del retroporto non può prescindere da questa ulteriore evoluzione dello scalo che deve aprire se stesso verso l’esterno. Crediamo che se Terminal Investment Limited (Til) ha deciso di investire a Gioia Tauro lo abbia fatto nell’ottica di aumentare i volumi dello scalo anche in virtù delle oggettive potenzialità che qui esistono. Proprio per questo, è bene che ognuno faccia adesso la propria parte: l’Apq e gli investimenti promessi per la logistica e il retroporto non possono più attendere». Una richiesta non nuova, quella degli autonomi, che infatti ricordano: «Il ritardo accumulato negli anni può essere recuperato soltanto mettendo in campo quanto già stabilito nel protocollo stilato presso la Regione Calabria e nato dalle sollecitazioni dei nostri componenti in Comitato Portuale , Daniele Caratozzolo e Domenico Macrì, il 23 novembre. Per sollecitare la ripresa del percorso condiviso da tutti Caratozzolo e Macrì presenteranno ufficialmente al Comitato Portuale del prossimo 8 marzo un’integrazione all’ordine del giorno. Gli impegni assunti non possono essere disattesi ed il rilancio del terminal passa assolutamente attraver- so l’implementazione dell’intermodalità, della logistica e dello sviluppo del retroporto». Logistica, dunque, come unica leva per puntare allo sviluppo del porto sul lungo termine. E per questo, il Sul cita alcuni dati sui traffici mondiali che evidenziano le tendenze del mercato attuale: «Gli ultimi dati sul traffico merci in Italia elaborati dal Sole 24 ore mostrano impietosamente un calo drastico dei volumi dei contenitori in transhipment nella nostra penisola mentre l’import-export di container negli scali di destinazione finale fanno segnare un complessivo +8,3 per cento». E ancora: L’evoluzione delle rotte, in relazione anche ai nuovi porti che sorgeranno a breve (per esempio Maersk in Turchia, a Vado, a Capodistria ), rischiano, anche a causa di una miope politica italiana sui porti di transhipment, di ridurre sempre di più i volumi di contenitori e non solo a Gioia Tauro». Francesco Russo 26 MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 calabria ora P I A N A PALMI “Scacco matto” A giudizio i sodali della cosca Longo Il gup di Reggio Calabria non ha fatto sconti e 32 dei 35 imputati arrestati nell’operazione “Scacco matto” affronteranno il processo davanti al collegio del Tribunale di Palmi a partire dal prossimo luglio. Lo stesso giudice ha accolto la richiesta di giudizio abbreviato per altri tre imputati - Francesco Guarini, Luigi Gandolfo e Antonio Ciccarelli - coinvolti nell’inchiesta della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria. La decisione del giudice per l’udienza preliminare Antonino Laganà è giunta nel primo pomeriggio di ieri, alla fine della seconda giornata di udienze nella quale sono state anche rigettate tutte le istanze di scarcerazione che erano state avanzate dal collegio difensivo. Tutti gli imputati rinviati a giudizio affronteranno il processo a Palmi dal prossimo 3 luglio, mentre chi è stato ammesso all’abbreviato dovrà comparire davanti al gup di Reggio Calabria a partire dal 18 maggio. Si chiude così la fase preliminare del procedimento a carico delle 35 persone rimaste coinvolte nell’operazione dell’antimafia reggina che, di fatto, ha decapitato il clan Longo di Polistena. L'operazione “Scacco matto” è scattata il 15 marzo dello scorso anno. Nei provvedimenti, emessi dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria, agli indagati viene contestato il reato di associazione mafiosa finalizzata al compimento di una serie di reati. Nel corso dell'operazione, condotta dalla squadra mobile di Reggio Calabria, da personale del Commissariato di Polistena e dallo Sco, sono stati sequestrati beni per circa 30 milioni di euro. Appalti pubblici e privati gestiti esclusivamente secondo i propri interessi; compravendita di terreni immobilia- UDIENZA PRELIMINARE Il palazzo del Cedir di Reggio Calabria In 33 affronteranno il processo a Palmi Accolte dal gup 3 richieste di abbreviato ri e agricoli su cui avevano sempre l’ultima parola, e poi ancora negozi, bar e ristoranti; nel novero delle numerosissime attività in cui erano invischiati i Longo di Polistena c’è tutto, o quasi, il campionario degli orrori legato al mondo della criminalità organizzata di questo pezzo di sud. Una cosca quasi “sotterranea” quella dei Longo, che curava i propri affari senza troppo clamore. E infatti a rileggere la storia della potente famiglia del comprensorio della Piana, sono poche le operazione che la colpiscono. Nonostante gli omicidi, i casi di “lupara bianca” e le intimidazioni alle aziende e alle attività commerciali della zona infatti i Longo erano quasi sempre riusciti a passare indenni – o quasi – dal setaccio dei giudici antimafia. Almeno fino al 15 marzo dello scorso anno quando, proprio nella settimana in cui Polistena celebrava i giorni dedicati alle vittime della malavita organizzata, la distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha posto fine al controllo feudale che la cosca del capostipite Luigi – morto come tanti boss di primo rango della ‘ndrangheta nel suo letto, di morte naturale – esercitava sulla città. Una scalata, quella dei Longo, che secondo gli inquirenti passa attraverso l’eliminazione fisica dei rivali, quella famiglia Versace con la quale hanno diviso per decenni il comando di Polistena. Una convicenza che dura fino a quando i Versace acquisiscono troppo spazio, tanto da tentare di scalzare i Longo. Da quello scontro sanguinario, secondo gli inquirenti, emerge la figura di Vincenzo Longo che nel giro di pochissimo tempo scala tutte le posizioni all’interno della cosca fino a diventarne il capobastone. Una scalata che porterà la locale di Polistena a livelli mai raggiunti prima e che si concluderà solo con gli arresti del 15 marzo dello scorso anno. FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] PALMI Devastata la palestra “Surace” Vandali in azione nella notte. Lo sdegno delle società sportive PALMI Ancora una volta la palestra polivalente provinciale “Mimmo Surace” di Palmi è stata presa di mira da alcuni vandali che nella notte tra venerdì e sabato scorso si sono introdotti nell’impianto sportivo, devastandolo. Ingenti i danni a tutta la struttura ed agli spogliatoi: tutti gli estintori appesi sono stati sradicati e svuotati, sia sul campo da gioco che nei bagni, che in infermeria; danneggiato il pavimento del campo così come il le pareti in alcuni punti. Le porte d’accesso all’infermeria e quelle degli spogliatoi sono state forate, probabilmente a calci, ed il distributore di bevande e snack completamente rovinato. Chi è entrato in palestra per compiere atti vandalici, ha utilizzato un accesso secondario, quello laterale, e non l’ingresso principale, per paura di essere ripreso dalle telecamere di videosorveglianza installate davanti al cancello principale. Le associazioni sportive “Psp Eurofiscon Ekuba Volley” e la “Cestistica Palmi”, che hanno in concessione da parte della provincia di Reg- gio Calabria la palestra, hanno denunciato l’accaduto ai carabinieri della Stazione di Palmi. Nella giornata di ieri il presidente della società di volley femminile “Ekuba”, Francesco Badolati, ha diramato una nota stampa nella quale condanna fortemente l’ignobile gesto. «A seguito del recente atto incivile l’Ekuba Volley condanna con fermezza tali comportamenti che minano il nostro comune senso civico. – si legge nella nota - Ricordiamo che non si tratta solo di un danno economico per le società sportive, anche se consistente, ma è soprattutto un danno che siamo costretti a subire come cittadini palmesi perché, lo ricordiamo, è stato danneggiato un bene comune. Ci rivolgiamo alle forze sane della no- stra città con l’invito a condannare e a denunciare con forza ed indignazione tali comportamenti privi di logica». L’impianto sportivo, inaugurato un anno fa dopo i lavori di riqualifica finanziati dalla provincia di Reggio Calabria, è stato già oggetto di danneggiamenti in passato. VIVIANA MINASI [email protected] VANDALISMO Una macchinetta per il caffè divelta SAN PROCOPIO Il Comune occupa terreno privato, il Tar lo condanna Dopo 18 anni la sentenza del Tribunale, ma le parti non trovano l’accordo sull’indennizzo SAN PROCOPIO Dall’occupazione al risarcimento, 18 anni di vertenza, passando dalle aule del Tar. La vicenda vede coinvolto il comune di San Procopio ed un privato cittadino, ed è dal 1993 che si dibatte su un fondo occupato dal comune attraverso una delibera di consiglio comunale. Si tratta di un fondo che nel 2005 i giudici reggini hanno ritenuto che fosse stato occupato ille- gittimamente, sebbene necessario per l’esecuzione dei lavori di realizzazione delle infrastrutture del piano insediamenti produttivi. Dopo vari passaggi, il tribunale amministrativo ha deciso non solo per la restituzione dei terreni da parte del comune al privato, ma anche che fosse necessario un indennizzo. Si è passati, quindi, ai periti e al commissario ad acta Francesca Crea che è stata chiamata a quantificare la som- ma corrispondente all’indennità dovuta per l’occupazione legittima per ogni anno di occupazione a decorrere dal settembre 1998 sino al momento dell’effettivo rilascio. Ed è sulla proposta di risarcimento che ballano le cifre. Il privato, di fatto, ha presentato una perizia, attraverso la quale si fa quantifica una somma quantificata in 30.157 euro. Da parte sua, il comune di San Procopio non ci sta a sborsare quella som- ma, anche perché la proposta del commissario ad acta si attestava sui 3.500 euro. A questo punto al commissione straordinaria ha dato mandato al legale di resistere in giudizio, rispetto alle richieste formulate dal privato che vuole ottenere il risarcimento. I commissari, infatti, hanno fatto propria la relazione del responsabile dei servizi tecnico manutentivi, il geometra Rocco Cutrì nella quale conclude che «i criteri Il privato chiede 30mila euro ma per il Comune sono troppi: da qui l’opposizione adottati dal perito di parte ai fini della determinazione dell’indennità di esproprio, propedeutica ai fini della quantificazione del danno, non appaiono condivisibili, per cui propone di resistere al giudizio e di nominare un legale a difesa degli interessi del Comune». La telenovela, quindi, è destinata ad allungarsi ancora. Domenico Mammola 27 MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 calabria ora P I A N A «Pioli, non siamo stati invitati» Melicucco, ancora polemica in città sulla fiaccolata. Associazione si difende MELICUCCO Divampa la polemica a Melicucco sulla scarsa partecipazione alla fiaccolata indetta dall’associazione gioiese “Io sono Fabrizio”. In un clima surreale, ieri, i rappresentanti delle associazione di Melicucco hanno tentato di dare una spiegazione giustificando la loro assenza: «Non siamo omertosi, semplicemente non siamo stati informati». Tutto risolto, nessuno li aveva invitati. La spiegazione è giunta a margine della conferenza stampa per la presentazione dell’evento dell’8 marzo, la rappresentazione “ Storie di ragazze interrotte”. «Se fossimo stati informati preventivamente spiegano - di certo avremmo dato il nostro contributo, la cosa non è avvenuta e questo ci ha impedito di essere presenti all’evento, ma di certo intendiamo dare il nostro contribuito e partecipare ad ogni altro tipo di iniziativa che si intenderà attuare» ha dichiarato Michele Bruzzese, socio dell’associazione culturale “gruppo Gem”. L’associazione “Io sono Fabrizio”, però, ha tenuto a precisare che, naturalmente, non è stato diramato nessun invito, ma solo un passa parola attraverso la rete. Sulla questione ha fornito le proprie spiegazioni anche il primo cittadino Francesco Nicolaci, che aveva comunque trattato l’argomento anche durante il consiglio comunale aperto tenuto nella serata di martedì. «Si è trattato di un errore di comunicazione - ha dichiarato il sindaco - ho avuto l’ufficialità dell’evento solo nel primo pomeriggio dello stesso giorno in cui c’è stata la realizzazione della fiaccolata, apprezzo e ringrazio i ragazzi dell’associazione “Io sono Fabrizio” per il nobile intento di portare a Melicucco la luce di una fiammella che non si deve e non si vuole spegnere, come primo cittadino ho subito indetto la gestione dell’ordine pubblico, se ho Si è trattato solo di un errore di comunicazione perché ho avuto l’ufficialità dell’evento da “Io sono Fabrizio” solo nel pomeriggio stesso della fiaccolata commesso qualche errore me ne prendo la responsabilità, capisco ed in qualche modo apprezzo la rabbia delle associazioni, per non essere state presenti». Sulla vicenda, però, ha una sua versione anche il consigliere Scattarreggia, che è diametralmente opposta a quella del sindaco. Il consigliere di opposizione vede come unico “colpevole” il primo cittadino, motivando, attraverso una nota stampa, le ragioni di una sua missiva al sindaco all’indomani della fiaccolata: «In breve, si è voluto far sapere alla famiglia Pioli, alle istituzioni governative, alle associazioni e ai cittadini, che Melicucco non ha partecipato alla fiaccolata non perché schiava di convinzioni antidemocratiche e malavitose, ma per mancata informazione da parte di quelle istituzioni che dovrebbero difendere la diffusione delle notizie senza modificarle a proprio piacimento, per accrescere la credibilità di parole del sindaco volte a travisare le espressioni altrui ed il proprio ego politico, invocando la “strumentalizzazione” ad ogni manifestarsi di legittima protesta». ISABELLA GALIMI [email protected] MELICUCCO/2 La festa della donna è dedicata alle “Storie di ragazze interrotte” MELICUCCO “ Storie di ragazze interrotte”. Questo il tema della mini maratona teatrale organizzata dal movimento “ Se non ora quando” , prevista per l’8 marzo, alle ore 17:30, nella casa canonica di Melicucco. Non una semplice rassegna, ma un occasione di incontro, scambio e dialogo per fare il punto sulla situazione di disagio, arretratezza e violenza psicologica all’interno della quale vivono ancora molte donne oggi. “ La vicenda di Fabrizio Pioli e Simona Napoli ci ha indetto a scegliere la cittadina di Melicucco come luogo per la realizzazione dell’evento- ha spiegato la referente di zona del movimento Giovanna La Terra- è essenziale riaprire il dibattito sulla questione della donna oggi, perché solo se le donne sceglieranno come parametri dei modelli comportamentali di rottura potrà avvenire il cambiamento e la consapevolezze dei diritti, esiste oggi un problema di comportamento che passa dai vestali dell’onore alla donna disonorata, per cui è fondamentale aiutare le donne che vivono in si- Napoli, Nasso, Nicolaci, La Terra tuazione di disagio a superare i propri limiti attraverso mezzi che li rendano autonome”. Entusiasta dell’iniziativa il primo cittadino Francesco Nicolaci: “ Sono molte le donne laureata e diplomate che si rivolgono a me con la ferma volontà di lavorare, uscire dalle mura domestiche, realizzare le proprie aspirazioni. Da questo dovrebbe partire una seria riflessione, affinché le istituzioni siano più vicine a queste esigenze, perché solo attraverso il lavoro è possibile sconfiggere quella subcultura che ancora esiste”. is. ga. comunità montana Chiusura degli enti, allarme di Galuccio: «Trasformiamole in unioni di Comuni» CINQUEFRONDI No alla chiusura delle comunità montane, sì alla loro conversione in unioni di comuni. Il presidente della comunità Versante tirrenico settentrionale, Rosario Galluccio, torna a definire “irricevibile” la proposta di legge della giunta Scopelliti che punta a sopprimere gli enti montani, ed è attualmente in discussione al Consiglio regionale. «A furia di atti non meditati e di propaganda si sta distruggendo la parte più debole dei territori senza indicare prospettive – scrive Galluccio – vandalizzare in questo modo la periferia è miopia politica e danno incalcolabile per tante piccole comunità locali». Una logica liquidatoria che secondo il presidente contrasta con la stessa missione originaria degli enti montani, nati negli anni ‘70 per riequilibrare i territori più poveri e disagiati. E quei problemi di marginalità non sono certo scomparsi, anzi la crisi economica odierna e l’impoverimento del Sud in particolare finiscono con l’accentuarli. «Qual è il futuro di un territorio come il nostro straordinariamente ricco dal punto di vista ambientale, storico e culturale? Quale futuro per i giovani?», si chiede polemicamente Galluccio, prima di rivolgersi alle due istituzioni che possono decidere della sorte delle co- munità. «Attendiamo risposte dal Consiglio regionale e in particolare dall’assessore Trematerra», il responsabile dell’agricoltura che fino a pochi giorni fa ha reiterato la propria contrarietà alla sopravvivenza degli enti montani. Davanti a una proposta di riforma delle comunità che, dopo anni di pantano, ha subito un’accelerazione peggiorativa, Galluccio attacca: «Altre regioni hanno non solo evitato i vuoti normativi, ma promosso unioni di comuni, garantendo risorse e decentrando competenze e funzioni». E da più parti si sottolinea che proprio la gestione associata dei servizi comunali, soprattutto di quelli minori, dovrebbe essere la strada delle comunità montane, non la loro chiusura. D’altronde questi enti già operano come aggregazioni di comuni e un rafforzamento del loro ruolo porterebbe efficienza per i cittadini e risparmi per le casse comunali. ANGELO SICILIANO [email protected] GIFFONE ATTIVO A sinistra il primo cittadino di Giffone Aristodemo Alvaro Caso demolizione, Alvaro spegne le polemiche Il sindaco: «Le due gare sono andate deserte solo a causa dei requisiti richiesti» GIFFONE Nessun caso sulla demolizione di un’opera abusiva a Giffone. A spegnere voci e speculazioni, ci ha pensato il sindaco, Aristodemo Alvaro. «Per quel che riguarda la demolizione intimataci da Tar, rispetto ad un’opera abusiva acquisita al patrimonio comunale, noi abbiamo predisposto due gare, e da pochissimo dato il via libera alla terza, per individuare la ditta che dovrà eseguire i lavori. Purtroppo le gare sono andate deserte, ma a causa dei requisiti richiesti, che nessuna delle ditte locali possiede». Nessuna pressione, quindi, né interessi “alti” che im- pedirebbero l’esecuzione delle ne, e dunque dover procedere alla operazioni dettademolizione». Il te dal Tar. «Posso sindaco di Giffone, la versione assicurare che inoltre, scaccia patutto è lineare, ragoni ingombrandi alvaro anche perché fati, ad esempio con A differenza cendo riferimento Rosarno, dove le all’opera, si tratta di altri Comuni ditte non partecidi un seminterra- da noi non ci sono pano alle gare per to complessival’abbattimento di pressioni criminali mente di 16 metri immobili abusivi quadrati, di cui per aggiudicare in odor di mafia. una parte va de«Con tutto il riappalti di molita, l’altra, inspetto per gli altri vece, riempita. questo tipo comuni – ha spiePer una vertenza gato Alvaro – qui tra privati, noi ci non ci sono pressiamo ritrovati ad acquisire que- sioni criminali per non aggiudicast’opera al patrimonio del comu- re appalti di questo tipo. Anzi, noi abbiamo qualche bene confiscato alla ‘ndrangheta e sono tutti già assegnati per usi sociali». Tornando all’opera abusiva, si andrà alla terza gara, con la probabilità che anche questa possa andare deserta. «Questa situazione – ha proseguito il primo cittadino – di certo non piace neppure a noi, è fonte di perdita di tempo, ma soprattutto di risorse economiche e di spese. Sta- remo a vedere cosa accade, di certo qualora anche questa procedura finisse con un nulla di fatto, ci confronteremo per capire che altra strada perseguire». Difficile pensare che a Giffone arrivi il genio militare per un’opera così piccola, ma di sicuro per Alvaro c’è un grattacapo in più. DOMENICO MAMMOLA [email protected] 31 MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 calabria ora L O C R I D E l’abbreviato LOCRI «Il testimone Rodinò non è credibile» I verbali riempiti dal testimone di giustizia Luca Rodinò sono carta straccia. Le dichiarazioni rese agli inquirenti«non sono credibi- cesso Shark, ha chiesto ai giudici li», dunque assolvete il detenuto della Corte d’appello di Reggio CaLeo Criaco. E’ il labria di assolvecuore dell’arringa re il suo assistito, Il legale ha dell’avvocato condannato in chiesto ai giudici Gianni Taddei. Il primo grado a difensore di fiducinque anni di rereggini cia dell’imputato clusione. di assolvere Leo Criaco, ieri, L’uomo ha il suo assistito nel corso del proscelto l’abbrevia- “Shark”, lo dice l’avvocato Taddei che assiste l’imputato Leo Criaco to, il rito che prevede lo sconto di un terzo della pena. Secondo la Procura distrettuale di Reggio Calabria, il clan Cordì imponeva il pizzo alle poche ditte di Locri e poteva contare su una schiera di fedelissimi abili nel campo dell’usura. Il detenuto Leo Criaco è stato incastrato dal testimone di giustizia Luca Rodinò, un padre di fa- miglia ridotto sul lastrico dagli strozzini: «Un giorno – ha raccontato Rodinò agli inquirenti – Criaco ha anche pestato a sangue l’allenatore del Locri, Pietro Armenise». L’operazione Shark scatta all’alba del 16 settembre 2009. In manette finiscono pregiudicati della mafia di Locri. Gli usurai dei clan avevano imposto la regola del 10% sui prestiti a strozzo e saccheggiato i risparmi di intere famiglie. Da li, si sarebbe innescata una catena di lamentele, giunte poi all’orecchio dei carabinieri. Tredici imputati arrestati nel blitz sono coinvolti nel rito abbreviato. Ieri ha parlato anche l’avvocato Mario Mazza:«Il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino – ha detto in aula nel chiedere l’assoluzione del suo assistito, Attilio Cordì - non è attendibile». Ilario Filippone Estorsione, condannati 2 minori Arrestati a dicembre, devono scontare tre anni e dieci mesi di carcere BIVONGI Tre anni e dieci mesi di reclusione più ottocento euro di multa. È questo il cuore dell’emessa sentenza dal Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria, il decorso venerdì 2 marzo, in relazione a D.S. e I.I.A., rispettivamente di 15 anni il primo e 17 il secondo, per quanto concerne il reato di estorsione unitamente commesso al maggiorenne Rocco Nisticò di 21 anni poco meno di tre mesi fa ed esattamente il 10 dicembre 2011: tanto si desume dalla nota della Legione Carabinieri Calabria – Compagnia di Roccella Jonica – nella quale si ripercorre la vicenda che ebbe luogo verso le undici della sera dell’anzidetta data a Bivongi, in cui i carabinieri della stazione di Stilo, comandata dal maresciallo ordinario Salvatore Mesiti, unitamente ai componenti nella circostanza l’aliquota operativa della compagnia di Roccella Jonica, comandata dal tenente Diego Ruocco, traevano in arresto poiché in flagranza del reato di estorsione i sopraccitati tre giovani: il ventunenne Rocco Nisticò, sorpreso insieme a D. S. e I.I.A. «I tre malviventi venivano fermati nei pressi del campo sportivo di Bivongi mentre erano intenti a recuperare la busta contenente il denaro richiesto con una lettera estorsiva – si legge nella diramata nota della Benemerita – in particolare nella tarda serata precedente avevano fatto recapitare una lettera vergata a mano in cui si richiedeva il pagamento di una “quota” di alcune centinaia di euro, pena l’incolumità dei familiari di un esercente della valle dello Stilaro a cui avevano indirizzato la “richiesta”. I militari della stazione di Stilo, avuta noti- zia della missiva estorsiva, unitamente ai militari dell’aliquota operativa della compagnia di Roccella Jonica – è contenuto sempre nel diffuso documento – organizzavano un classico servizio di appiattamento nel luogo della dazione che consentiva agli operanti, dopo diverse ore passate al freddo, di bloccare i tre malfattori nel momento del recupero della busta contenente la somma estorta. Dalla successiva perquisizione del veicolo utilizzato dai malviventi per raggiungere il luogo, venivano rinvenuti e sottoposti a sequestro 2 passamontagna, 1 pistola giocattolo, 4 paia di guanti in lattice”. Sin qui la dettagliata descrizione dei fatti, di cui veniva tempestivamente data comunicazione alla procura di Locri e a quella presso il tribunali per i minorenni di Reggio Calabria, con i tre che venivano portati in carcere: il maggiorenne a Locri e i due minorenni presso il cpa di Reggio Calabria; l’attività investigativa veniva pienamente sposata dalle procure interessate ed il primo esito si è avuto, per come detto in apertura di questo servizio, il 2 marzo scorso con la condanna dei due minori “A 3 anni e 10 mesi di reclusione ed euro ottocento di multa ciascuno, da parte del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Dott. Roberto di Bella. Il p.m. presso la Procura per i minorenni di Reggio Calabria, dott.ssa Francesca Stilla – si continua con la stessa nota – in piena collaborazione con la p.g., esami- Residuo pena, a Riace in manette un 33enne Corrosa una condotta in un vicolo del centro storico munale stilese è già in grossa difficoltà, con gli studenti e coloro che devono recarsi sul posto di lavoro che alla meno peggio si son potuti lavare. Un rigagnolo d’acqua che scende proprio dall’imbocco della stradina che porta verso la Cattolica e, per esteso, nel centro storico stilese: sembra che stia piovendo. «In realtà c’è un copioso fluire di acqua saltata fuori dalla tubatura corrosa dalla ruggine» ha spiegato il primo cittadino stilese. «Siamo qui a lavorare su questa perdita che c’è stata, cerchiamo di fare del nostro meglio per tamponare – così Miriello – perché è una situazione venutasi a creare a causa di questo tubo che si è rotto e con la ditta vediamo di sostituirlo, vediamo cosa si può fare, alle due e mezzo potremo avere a disposizione altro materiale per intervenire anche se stiamo mandando di nuovo l’acqua nelle case degli stilesi». Ed è quasi l’una che la cittadina può finalmente riavere a disposizione l’acqua per i bisogni personali, della casa e di quant’altro provando a recuperare la normalità. Ma come mai non si interveniene con maggiore incisività sulla rete idrica di Stilo, assolutamente colabrodo ed oramai all’ennesima situazione di difficoltà? Così Miriello: «Questo punto è già previsto nel programma amministrativo ragion per cui avanzeremo una formale richiesta alla regione Calabria – chiosa il sindaco stilese – perché si possa trovare le risorse per un intervento efficace e definitivo sulla nostra rete idrica». an. ba. cronaca Autista rapinato a Gioiosa, in azione un uomo armato Attimi di autentico terrore per un autista di Gioiosa Jonica. Lunedì scorso S. M., queste le sue iniziali, quarantatreenne, dopo aver parcheggiato il proprio veicolo al termine di una giornata di lavoro, è stato avvicinato da un uomo con il volto coperto da un passamontagna che sotto la minaccia di una pistola gli ha intimato di consegnargli tutto quanto quello che era in suo possesso. Terrorizzato e in preda al panico l’autista, sotto la minaccia di un’arma, ha dovuto cedere alle richieste del malvivente, consegnan- ANTONIO BALDARI [email protected] IN BREVE Tubature ko, Stilo a secco Nel cuore della notte si ode un rumore sordo. L’improvviso crac di una tubatura, posta all’interno di una stradina che conduce verso il borgo antico di Stilo. Che si ritrova senz’acqua al suo risveglio. Un triste risveglio, perché nei tubi, di acqua, non ce n’è una goccia che sia una. Scatta l’allarme per il quale il sindaco della “Città del Sole”, Giancarlo Miriello, corre sul posto, unitamente al comandante della Polizia locale, Renato Coniglio. La situazione appare subito di una certa gravità. Alle prime luci dell’alba gran parte del territorio co- nati gli atti, concordando pienamente con l’attività investigativa posta in essere da parte dei militari della Stazione di Stilo e del n.o. della Compagnia di Roccella Jonica, richiedeva la condanna dei due minori arrestati che, pur avvalendosi del rito abbreviato e nonostante la diminuzione della pena data la minore età venivano condannati ad una pena severa, tenuto conto anche che i due l’espieranno all’interno dell’istituto penitenziario minorile di Catanzaro”. In epilogo si registra che le amministrazioni locali e numerosi cittadini della vallata dello Stilaro si sono rivolti ai Carabinieri di Stilo esprimendo il proprio compiacimento per l’attività svolta dall’Arma e per far giungere parole di elogio alla Magistratura competente. do nelle sue mani la propria valigetta ed il suo portafogli, con all’interno documenti e denaro. Il ladro si è dato a precipitosa fuga, scappando via con la refurtiva e facendo perdere le sue tracce. [email protected] I carabinieri della stazione di Riace hanno tratto in arresto, in ottemperanza ad un ordine per la carcerazione M.G., queste le sue iniziali, di 33 anni. L’uomo deve scontare la pena residua di cinque anni e sei mesi di reclusione poiché riconosciuto colpevole del reato di danneggiamento. Per i militari dell’Arma nessun dubbio e le manette ai polsi di M. G. sono scattate immeditamente. r. l. Bovalino, in fiamme cassonetti dell’immondizia Ancora cassonetti dei riufiti dati alle fiamme a Bovalino. Martedì scorso infatti alcuni ignoti hanno incendiato due cassonetti dell’immondizia ed uno per la raccolta di indumenti usati, nella via Spagnolo Morisciano. I roghi tuttavia non finiscono qui, perchè altri ignoti hanno danneggiato, mediante incendio, due cassonetti dell’immondizia, lungo la 106 in località Sandrechi. La conta dei danni non finisce qui.Anche ieri infatti due roghi hanno interessato alcuni bidoni della spazzatura.