Il Piccolo 26 aprile 2016 «Sanità, paghiamo anni di tagli e di risparmi»
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Il Piccolo 26 aprile 2016 «Sanità, paghiamo anni di tagli e di risparmi»
Il Piccolo 26 aprile 2016 Regione SANITÀ. Parte il progetto “Salute e sicurezza” Si chiama “Adesso. Salute e Sicurezza, il nostro impegno per la crescita comune”. È un progetto, partito da Udine, promosso dalla Regione e realizzato tra gli altri in collaborazione con Federsanità Anci Fvg, cui partecipano 43 Comuni che rappresentano il 62% della popolazione del Friuli Venezia Giulia. L’obiettivo? Lo sviluppo nell’arco di un anno di un approccio preventivo alla salute e alla sicurezza dei cittadini nelle pubbliche amministrazioni. «Il progetto -‐ spiega Giuseppe Costa dell’Università di Torino -‐ può costituire una “comunità di buone pratiche” che si sviluppano a partire dal territorio». Gorizia «Sanità, paghiamo anni di tagli e di risparmi» Manià (Cgil): «Questa è un’Azienda “cipolla”: più la sezioni e più ti fa piangere Carenze di medici, infermieri e mezzi». Bevilacqua (Cisl): «Nessun rinforzo» di Francesco Fain. L’azienda “cipolla”. Usa questa espressione provocatoria la Cgil per definire l’Aas Bassa Friulana-‐Isontina visti i tanti (troppi) tagli al personale che determinano inefficienze e sono sullo sfondo, secondo i sindacati, anche del clamoroso, mancato arrivo di un’ambulanza a Doberdò del Lago che tante reazioni e proteste sta suscitando. «L’Azienda sanitaria Bassa Friulana-‐Isontina, di spicchio in spicchio (reparto o servizio) in fatto di personale e strumentazione, ricorda sempre più una cipolla e come una cipolla più la tagli e la sezioni più ti fa piangere -‐ attacca Luca Manià della segreteria Funzione pubblica della Cgil -‐. Da novembre dell’anno scorso, per la carenza di pediatri, è stato ridotto l’orario della Pediatria di Gorizia. Nel Pronto Soccorso di Monfalcone la carenza di medici ed infermieri è intollerabile, in Cardiologia a Gorizia ci sarebbero 4 medici che turnerebbero sulle 24 ore più il primario con la conseguenza che sono stati chiusi tutti gli ambulatori tranne... uno. Sembrerebbe svolgano turni massacranti e che si siano fatte 16 reperibilità mensili. È di domenica la notizia che per la mancanza di ambulanze i cittadini si devono arrangiare da soli. E qualche volta non finisce bene. E non è la prima volta in Friuli nell’ultimo anno. Ora si faranno la verifiche del caso, ci dicono, ma queste avvengono sempre a fatto accaduto: quindi sempre troppo tardi». Storie di tagli Denuncia Manià: «Da qualche tempo nel poliambulatorio di Gradisca d’Isonzo è comparso un avviso che giustificandosi con “La temporanea carenza di fisioterapisti si consiglia ai pazienti non urgenti di provare a rivolgersi ad altre strutture”. Si avete capito bene: “provare” perché, chissà, non si sa mai, forse qualcosa si trova! Della serie: arrangiatevi se potete». Attacca Manià: «Ci si riempie la bocca di parole come riforme, riorganizzazioni, razionalizzazioni, il personale c’è, basta gestirlo meglio, continuano a dirci. E aggiungono: “Stiamo rinforzando i servizi sul territorio”. Poi, si faranno le verifiche quando il danno è fatto. Non sarebbe, forse, il caso di fare le verifiche un po’ prima che succeda qualcosa? Non sarebbe più logico? Non sarebbe il caso di ascoltare chi opera nei servizi o le forze sociali che segnalano continuamente le criticità ed intervenire tempestivamente? Non servono capacità sovrumane per capire che non c’è più nulla da tagliare e che le riorganizzazioni oramai non sono più sufficienti. Manca semplicemente personale». Ed è un grido d’allarme che i sindacati oggi rilanciano con forza e fermezza dopo il caso dell’ambulanza. Reparti sotto pressione Anche la Cisl, attraverso il segretario regionale della Funzione pubblica, Massimo Bevilacqua si scaglia contro i continui ridimensionamenti che finiscono con l’abbassare la qualità dei servizi. «Nel caso specifico, indubbiamente gravissimo, dell’inbdisponibilità di un’ambulanza, credo davvero che l’ultima riforma sanitaria non c’entri. I tagli al personale sono di lunga data e la situazione, nonostante mille promesse, non è mai 1 migliorata. Stiamo sempre aspettando che qualcuno arrivi a rinforzare le fila di medici e infermieri. Le riforme che impongono meno personale possono anche portare ad anomalie che si possono riscontrare in tutti i settori dell’ambito sanitario», conclude la Cisl. Moretti (Pd): «Fedriga ha fatto delle dichiarazioni indecenti» «Fedriga ha fatto una dichiarazione indecente, senza alcun rispetto per quello che è successo. Sparare sulla Regione per una questione che deve ancora essere chiarita, significa essere avvoltoi che attendono gli incidenti per buttarcisi sopra. Quello che è avvenuto non centra nemmeno con la riforma, ma questo, evidentemente, per qualcuno non ha alcuna importanza, ogni occasione è buona per attaccare». A dirlo è il capogruppo del Pd, Diego Moretti commentando le dichiarazioni del segretario regionale della Lega nord, Massimiliano Fedriga in merito ai fatti di cronaca riguardanti la morte di una donna nella provincia di Gorizia. «Questo non è un gioco, bisogna fare attenzione a quello che si dice. Qui si tratta di rispetto per la dignità umana, cosa che queste persone dimostrano di non avere. La politica non centra, non centra la destra, non centra la sinistra. E non centra la riforma». Modica (Ugl) «La Regione deve investire sui mezzi di soccorso» «L’assessore Telesca decide di attivare una inchiesta per investigare sui ritardi dell’ambulanza a Doberdò del Lago? Sacrosanto, ma si pensi piuttosto a riaprire il dialogo per incrementare immediatamente i mezzi di soccorso avanzato». Ad intervenire è Matteo Modica, responsabile regionale Ugl Sanità Fvg-‐Trieste, in merito alle dichiarazioni dell’assessore regionale Maria Sandra Telesca sull’apertura di un’indagine per verificare le responsabilità in merito ai ritardi dell’ambulanza a Doberdò del Lago e che potrebbe aver provocato la morte di una donna. «Non vorremmo -‐ prosegue Modica -‐ che a pagare siano i “soliti pesci più piccoli”. Certamente, chi ha sbagliato è giusto che ne risponda, ma le dichiarazioni dell’assessore Telesca, la quale afferma che il caso è slegato dal nuovo piano dell’emergenza, non deve esentarla a prendere una posizione per rivedere l’incremento dei mezzi di soccorso». «Noi non crediamo nella bontà del nuovo piano dell’emergenza, gravemente penalizzante per la provincia di Gorizia: il tutto non è frutto della nostra fantasia, ma delle segnalazioni sulle difficoltà che ci vengono raccontate ogni giorno dagli operatori che denunciano, alla nostra organizzazione, i tagli agli automezzi di soccorso». «Non vogliamo scendere in sterili polemiche -‐ conclude il sindacalista -‐ ma siamo convinti che l’assessore debba aprire immediatamente un dialogo ed un confronto serio, non di facciata, con gli operatori, nel rispetto della popolazione che ha il pieno diritto di ricevere soccorso tempestivo ed adeguato». (fra.fa.) Lettere Il caso ambulanza/1 La sanità regionale gioca con le nostre vite Era solo questione di tempo purtroppo, stanno giocando con le nostre vite, con arroganza e presunzione e per risparmiare pochi centesimi. Questa riforma sanitaria assurda, i tagli continui ai fondi, ai servizi ospedalieri e al personale hanno messo in ginocchio, nell'Isontino, un sistema che funzionava. «La mamma forse sarebbe deceduta egualmente ma non c'è la controprova» afferma con saggezza il figlio al quale, con un abbraccio forte, facciamo le condoglianze. Ma se anche così fosse ciò che rimarrà imperdonabile è che proprio nel momento del bisogno l'istituzione che doveva prendere in mano la situazione non c'è stata! La Serracchiani e la Tedesca in primis e poi tutti coloro che hanno snobbato e falsamente ridimensionato il problema che a lungo, con iniziative sul territorio ma anche con una raccolta di firme consegnata proprio alla regione matrigna, il centro destra ha evidenziato devono sentirsi appiccicata alla pelle la responsabilità dell'accaduto. Se soltanto la città di Genova 2 (400 mila abitanti) ha lo stesso numero di mezzi di emergenza di tutto il Friuli Venezia Giulia, se l'Abruzzo (più o meno gli stessi residenti della ns regione) ne ha ben 36 ci sarà pur una ragione! Il sanitario che ha accolto il figlio disperato ha detto che soltanto ieri la mamma era la sesta persona 'non soccorsa' per mancanza di mezzi: ciò significa che questi accadimenti sono frequenti nei numeri e nella loro gravità: nella settimana entrante valuteremo le iniziative da assumere anche in relazione alle molte altre segnalazioni che provengono sia dall'interno sia dall'esterno degli ospedali di Monfalcone e Gorizia. La situazione sanitaria sul nostro territorio è esplosiva e faremo tutto il possibile perché la regione e la direzione sanitaria, occupate a tagliare a destra e a sinistra senza invece investire in salute, se ne renda conto. Anna Cisint Il caso ambulanza/2 Inaccettabile l’assenza di mezzi di soccorso Sarebbe il caso che gli ispettori del ministero della salute rivalutassero la riforma regionale sulla sanità. Da come ho appreso dagli organi di informazione, trovo inaccettabile che nel 2016 un cittadino telefoni al 118 e gli venga risposto che non ci sono ambulanze disponibili (la mia critica è sicuramente riferita alla riforma regionale e non certo al personale ospedaliero che deve operare con gli strumenti che la politica ha deciso di mettergli a disposizione). Se consideriamo poi che l'età media nel nostro territorio è alta e tanti cittadini non hanno nemmeno la possibilità di spostarsi con mezzi propri il tutto diventa ancora più inaccettabile. Purtroppo, ormai ho perso il conto dei ridimensionamenti che sono stati messi in atto dalla riforma sanitaria regionale tanto sbandiera dalla giunta a guida Pd e Serracchiani.Il primo pensiero che mi viene in mente è esprimere il mio sentito cordoglio per la famiglia della povera signora che non è più tra noi. Spero che le indagini interne ed esterne facciamo la dovuta chiarezza visto che in questi casi è importante capire cosa è accaduto e, nello stesso tempo, sposo appieno il pensiero del figlio della signora che ha informato gli organi di stampa perché questo tipo di casi vanno evidenziati per evitare che si possano in qualsiasi maniera verificare in futuro. Chissà se in questa regione prima o poi il Ministero della salute invierà gli ispettori per maggiori controlli sulla riforma sanitaria visto poi che il territorio Fvg è governato dalla numero due del Pd nazionale che sbandiera nei talk show le sue riforme come prima della classe, sarebbe auspicabile che il ministero ogni tanto faccia un salutino dalle nostre parti per verificare cosa sta accadendo. Fabrizio Oreti Messaggero Veneto 26 aprile 2016 Udine Tirocinio degli infermieri a La Quiete Siglata una convenzione con l’università. «Importante opportunità per gli studenti» La Quiete e l’Università degli studi di Udine hanno istituito una convenzione per i tirocini dei laureandi in infermieristica, un accordo importante che si aggiunge a quello già in essere dedicato ai tirocini dei medici specializzandi in geriatria. La convenzione rientra perfettamente negli obiettivi dell’operato de La Quiete che intende porsi come punto di riferimento nei servizi e nell’assistenza agli anziani: è una precisa volontà del Consiglio di amministrazione che la Asp di via Sant’ Agostino si apra sempre di più alle esperienze che arricchiscono le competenze dei futuri professionisti con l’obiettivo della massima qualità del servizio. La dimensione de La Quiete, il modello organizzativo, la storia e il radicamento sul territorio ne fanno un luogo privilegiato per l’osservazione delle evoluzioni clinico assistenziali e per le opportunità di inserimento professionale per i futuri infermieri. 3 Infermieri che possono riconoscere nella Asp un luogo diverso dalla tipicità ospedaliera o domiciliare con specifiche esigenze, organizzazione ed approccio al paziente. «L’obiettivo della convenzione è di sviluppare le conoscenze in tema di rischio clinico in una struttura che racchiude tutte le situazioni e le professionalità legate all’anziano – commenta la professoressa Alvisa Palese, vicecoordinatore del corso di laurea in Infermieristica –. L’interesse particolare è dato dal fatto che i neolaureati sono oggi molto attenti a questi ambiti professionali perché rappresentano uno dei primi impatti lavorativi». La probabilità di inserimento nei contesti ospedalieri è molto ridotta mentre le strutture come La Quiete offrono maggiori opportunità e la possibilità di realizzare l’autonomia infermieristica al massimo possibile. «La possibilità data agli studenti di conoscere a fondo la realtà delle strutture residenziali per anziani è di particolare valore nella costruzione della professione -‐ spiega la dottoressa Sabrina Spangaro, presidente del collegio Ipasvi -‐ in Quiete possono trovare livelli di assistenza e casistiche assimilabili ad un reparto di medicina interna e difficilmente replicabili in altri contesti». «Pochi a bordo e soste inutili nelle missioni dell’elisoccorso» Novelli (Fi) scrive alla giunta Serracchiani sollevando dubbi sulle prestazioni del mezzo «In alcuni casi deve scaricare personale e materiali». L’azienda ospedaliera: è tutto ok di Alessandra Ceschia. Missioni indispensabili per salvare vite umane, sia in zone di pianura sia in ambiente montano. Eppure, sull’efficienza e sulla regolarità del servizio di elisoccorso incombono inquietanti interrogativi. A proporli alla presidente regionale Debora Serracchiani e all’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca è il consigliere regionale Roberto Novelli che ha presentato un’interrogazione. Chiara e circostanziata la segnalazione presentata da Novelli, che nel documento chiede perché «l’elisoccorso nelle missioni Hems (interventi sanitari sul posto) sia composto da quattro persone anzichè cinque come previsto e come mai nelle missioni Hho-‐Sar (soccorsi con il verricello) l’intervento inizi soltanto dopo che l’elicottero è stato alleggerito da materiale e uomini in un luogo non necessariamente vicino a dove si è verificata l’emergenza. Il tutto, naturalmente – commenta Novelli –, ritardando il soccorso stesso». Nell’interrogazione il consigliere chiede infatti se «corrisponde al vero che il mezzo impiegato per lo svolgimento del servizio di elisoccorso regionale l’Eurocopter EC135 versione T2+, non garantisce le prestazioni previste nel capitolato speciale con particolare riferimento alla possibilità di operare ad altezze superiori al 9 mila piedi, in Hhr-‐Sar con cinque operatori più il paziente». E non si tratta di una questione di lana caprina, secondo Novelli, poichè il soccorso, per essere efficace, deve essere tempestivo, una rapidità di intervento che un preliminare atterraggio con scarico di uomini e mezzi potrebbe compromettere. Novelli chiede inoltre se è vero che «nella pratica effettiva di utilizzo del mezzo per interventi Hems l’elicottero frequentemente durante l’anno e sempre nel periodo fra maggio e ottobre, non decolla con a bordo tutti e 5 gli operatori previsti dal capitolato speciale per l’affidamento e del servizio regionale di elisoccorso». Anche i giorni di manutenzione cui l’elicottero è stato sottoposto quest’anno, una sessantina, abbozza Novelli, costituiscono un interrogativo, visto che il consigliere chiede conto di eventuali penali applicate. Novelli investiga, infine, sulla regolare nomina della Commissione di monitoraggio, prevista dal capitolato con la funzione di controllo e di sorveglianza sulla corretta esecuzione del contratto. Domande cui la giunta dovrà fornire risposta. Nel frattempo, però, e la direzione dell’Azienda ospedaliero universitaria ad anticiparne alcune. «L’elicottero impiegato garantisce le prestazioni nominali previste dal capitolato d’appalto – premette la direzione –, ma le prestazioni di un elicottero sono correlate a una serie di variabili, tra le quali quota, temperatura e umidità, che possono variare nel corso dell’anno e anche in base alla situazione locale. Il comandante pilota – si spiega in una nota – può, per garantire migliori condizioni di sicurezza nelle operazioni di volo, decidere di effettuare un “campo base”, nel quale 4 riconfigurare l’elicottero facendo scendere uno o più componenti l’equipaggio. Tale campo base è sempre identificato in zona prossima all’evento e non causa ritardi nelle operazioni di soccorso». La direzione ammette che «durante la stagione estiva, per garantire le migliori condizioni di sicurezza in volo, l’elisoccorso opera con 4 persone a bordo in missioni Hems. Una scelta operativa e non legata alle caratteristiche dell’aeromobile che, infatti, nelle missioni Hho, decolla con 5 persone a bordo». Quanto alla manutenzione, il capitolato prevede un massimo di fermo tecnico (senza penali) di 60 giorni all’anno. Nel 2015 l’elicottero I-‐HFVG è stato fermo per manutenzione solo 10 giorni, ma nel 2016 l’elicottero si è fermato per 56 giorni per le stesse ragioni. Manutenzioni intensive visto che nel 2015 i periodi di fermo macchina per questo scopo erano stati limitati. «Questa manutenzione intensiva – assicura la direzione – è stata possibile grazie alla disponibilità di entrambi i vettori: hanno garantito continuità al servizio durante i periodi di fermo macchina». Defibrillatori in tutte le strutture Sono nove i dispositivi già distribuiti a scuole, impianti e palestre di Monica Del Mondo. PALMANOVA. È, in zona, la comunità più coperta dalla presenza di defibrillatori. Palmanova ne ha a disposizione ben nove. E così ora, oltre alle scuole superiori di via Milano e al campo sportivo cittadino, anche altri punti sensibili del territorio comunale sono coperti dall’importante strumentazione medica. I defibrillatori sono stati posizionati sia nel centro storico che nelle frazioni: uno ha trovato collocazione nella sala della comunità di Sottoselva dove spesso si svolgono riunioni e incontri, uno a Jalmicco, per la scuola dell’infanzia statale, mentre un altro sarà collocato entro giugno nella zona della sagra e dell’area sportiva. Gli altri quattro sono posizionati uno in Piazza Grande (dove spesso si tengono manifestazioni di vario genere), uno tra il teatro Gustavo Modena e la scuola primaria Dante Alighieri, uno tra la scuola dell’infanzia Regina Margherita e i campetti di bastione Foscarini e l’ultimo nella palestra della scuola media Pietro Zorutti. Sette di questi dispositivi sono stati appena acquistati, grazie al contributo di 6.000 euro donato da un privato cittadino, Fidenzio del Pin, e agli 8.000 euro, ricevuti dal sindaco Martines come risarcimento danni per la vicenda della diffamazione tramite Facebook e messi a disposizione per questa dotazione. A occuparsi della formazione del personale che potrebbe essere chiamato a utilizzare questi dispositivi è la Croce rossa italiana che ha convenzioni con diversi comuni del proprio territorio a questo scopo. «Già una ventina di persone – spiega il presidente del Comitato di Palmanova, Denis Raimondi – sono state formate a Palmanova. E tra queste alcuni insegnanti dell’Einaudi e Mattei, alcuni agenti della Polizia municipale, diversi componenti delle associazioni sportive. Altre figure seguiranno probabilmente la formazione nei prossimi mesi. Come Croce rossa abbiamo messo a disposizione di ogni Comune un istruttore che può offrire consulenze su come e dove installare i defibrillatori, su quali caratteristiche devono avere, che offre consigli per l’assistenza periodica e che cura il censimento degli apparecchi per il 118». Gorizia «Il trasporto non ha influito sul decesso di Bruna» Ne è convinto il dottor Thomann, in Rianimazione la notte in cui la donna di Doberdò è morta «Ero al lavoro in Rianimazione in quel giorno e posso affermare che il fattore-‐trasporto non ha influito sul decesso della donna». Ad affermarlo, in un commento su uno dei tanti gruppi locali di Facebook, è il dottor Corrado Thomann, medico del San Giovanni di Dio, responsabile tra l’altro del servizio di Terapia del dolore. Fra le tante opinioni che hanno inondato il social network in merito al caso della 68enne Bruna Ferletic di Doberdò, dopo la denuncia del figlio, Luca Gregori, in merito a una mancanza di ambulanze per il ricovero della mamma in ospedale, quella di Thomann si distingue senza dubbio per l’autorevolezza e il fatto di aver 5 vissuto in presa diretta la vicenda. Come abbiamo riferito ieri, peraltro, è stato appurato che, quando Gregori, la sera di venerdì 16 aprile, ha telefonato al 118 per sollecitare l’intervento dell’autolettiga a casa della genitrice, dalla centrale gli è stato risposto che i mezzi operanti su Gorizia erano, al momento, occupati, ma sarebbe stata subito disponibile un’ambulanza facente capo all’ospedale di Monfalcone. Andata e ritorno da Doberdò, oltretutto, il tragitto sarebbe stato più breve. Perché l’uomo ha preferito caricare la madre in macchina e portarla al San Giovanni di Dio? E’ stato lui stesso a spiegarlo. La signora Bruna, dializzata, era seguita dall’emodialisi di Gorizia, con la cui responsabile Gregori aveva appena parlato al telefono. La dottoressa lo aveva esortato a chiamare il 118. La donna, però, non presentava una patologia riferibile all’insufficienza renale, bensì fortissimi dolori addominali (sarebbe poi deceduta a causa di una perforazione intestinale). Insomma, avrebbe potuto essere ricoverata anche a Monfalcone. Tutte cose alle quali l’uomo, nella, comprensibile, apprensione del momento, non ha pensato ma che avranno un peso nell’inchiesta disposta dall’assessore regionale Maria Sandra Telesca. Quest’ultima ha affermato che bisogna capire come mai, in assenza di ambulanze su Gorizia, la donna non sia stata dirottata su Monfalcone. Cosa che in realtà, come detto, era stata suggerita all’uomo dal 118. Restano da chiarire, invece, le difficoltà nell’accesso al Pronto soccorso, con Bruna Ferletic rimasta per 20 minuti in auto mentre il figlio cercava inutilmente qualcuno all’accettazione o alla guardia medica. Su questo dovrà pronunciarsi il primario Alfredo Barillari. Intanto i “detrattori” della riforma sanitaria regionale si sono scatenati: il consigliere regionale Ziberna depositerà oggi un’interrogazione in cui chiederà di rafforzare ambulanze, auto mediche, medici e infermieri in tutta la regione. Il consigliere comunale Fabrizio Oreti (Per Gorizia) ha osservato che “sarebbe il caso che gli ispettori del ministero della sanità rivalutassero la riforma regionale”. Il capogruppo regionale del Pd, Diego Moretti, parla invece, ribattendo al segretario regionale leghista Massimiliano Fedriga, di “speculazione politica ”. (vi.co.) Pordenone Azienda sanitaria Si cercano medici per le prime visite ai richiedenti asilo Per aprire anche il martedì l’ambulatorio per la prima visita dei richiedenti asilo che arrivano in provincia l’Aas 5 cerca due medici. Era stata la Prefettura a chiedere all’Azienda di ampliare gli orari per fare fronte ai nuovi arrivi. Le visite dai primi di aprile non vengono più effettuate soltanto il venerdì pomeriggio, ma anche il martedì. Ma all’ambulatorio mancano medici. «Il 6 aprile – scrive l’Aas 5 – si è tenuto un incontro del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in cui è emersa la necessità di implementare il servizio di prima visita medica legato all’accertamento delle condizioni di salute dei richiedenti asilo anche al fine di tutelare la salute degli operatori sanitari e non sanitari coinvolti e della collettività». Il Dipartimento di prevenzione dell’Aas 5 ha avviato un percorso volto a escludere la presenza di malattie trasmissibili oppure situazioni che rendano necessario un invio al pronto soccorso. Le visite si svolgono a Torre nell’ambulatorio territoriale «dedicato – scrive ancora l’Aas 5 – ai bisogni sanitari nell’ottica di individuare quanto prima un percorso di accoglienza istituzionale e strutturato». Nel corso dei controlli che vengono effettuati, tutti gli stranieri, indicati dalla Prefettura in un elenco che viene inviato il giorno prima, sono sottoposti a una radiografia del torace per escludere la presenza di tubercolosi. Poi in base alla anamnesi si valuta se la loro situazione sia tale da richiedere approfondimenti all’ospedale, oppure se possano essere affidati a un medico di medicina generale. Per fare fronte alle necessità si cercano due medici che diano la loro disponibilità il martedì dalle 14 alle 16. Il contratto avrà durata sino al 31 dicembre.(d.s.) 6