Comments
Description
Transcript
L`Ucraina e la sua “Centuria celeste”
Tempo di Grazia per lo Spirito Tempo di Grazia per lo Spirito Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2014 - Euro 0,50 L’Ucraina e la sua “Centuria celeste” Un articolo scritto a quattro mani con Padre Andrea che dall’Ucraina ci da notizie dirette LUCIA CASAVOLA ANDRIY LEMCHUK Quello che sta succedendo in Ucraina adesso interessa molti. Prima di tutto ci si chiede “che cosa sarà in Crimea?” “cosa faranno i russi?” “ci sarà la guerra o no?”. Eppure, non credo si debba guardare a questo. E’ necessario non perdere di vista ciò che è accaduto in Ucraina negli ultimi tre mesi. In questi tre mesi di Kyiv c’è la risposta alla presenza di soldati russi in territorio ucraino. In novanta giorni l’Ucraina è cambiata totalmente. Nessuno poteva immaginare, pensare o inventare questo. Tutto è cominciato la notte del 30 novembre quando i “Bercut” (polizia speciale) sulla piazza Majdan a Kyiv hanno colpito e sgominato gli studenti manife- stanti a favore dell’unione con la comunità europea. Sono stati giorni di sangue, durante i quali piazza Majdan è stata gremita di gente, in alcuni giorni ci sono stati anche 1 milione di manifestanti. Anche altre città ucraine hanno manifestato puntando al medesimo obiettivo: essere in Europa, essere con l’Europa. Yanukovich, forte dei legami con la Russia, pensava di rinsaldare il suo potere con la violenza, sembrava convinto di riuscire a sottomettere il popolo, ma è successo l’esatto contrario. Ad ogni azione di potere intrapresa per creare un clima di terrore è seguita puntualmente una massiccia e pacifica risposta contraria dei manifestanti. Negli ucraini non c’è più paura. Dove questa sia finita nessuno può dirlo. Crediamo sia solo opera del Signore. Il silenzio e la paura, che hanno accompagnato il popolo ucraino per lungo tempo, si sono dileguati del tutto nei giorni bui del 18-20 febbraio quando gli “sniper” hanno ucciso 100 persone e ferito 1500. La gente ha denominato i cento eroi di piazza Majdan come “Centuria celeste”. Adesso abbiamo nuove persone in parlamento, tra poco ci saranno le elezioni del presidente, sembra che i giorni neri siano finiti, nonostante la notizia delle forze armate russe in Crimea. Gli ultimi avvenimenti in Crimea, sono il tentativo dei russi e degli oligarchi ucraini di recuperare un vecchio ordine sociale fondato sulla paura, però i cambiamenti interiori che abbiamo vissuto sono ben più forti. Intendo dire che il popolo è cambiato totalmente. La gente è più unita, ci si aiuta gli uni con gli SOMMARIO PAG. 7 8 Marzo: Puntare sulla comunicazione SPECIALE Mercoledì delle Ceneri Omelia di Mons. Visco 2 altri, c’è grande solidarietà in ogni angolo del paese, e tutto è iniziato in piazza Majdan a Kyiv. Lascia veramente stupiti vedere quante persone trovano Dio, quanti si convertono durante questi giorni. Nessuna Chiesa poteva fare da sè tutto ciò, nessun teologo, vescovo o sacerdote da solo potrebbe avvicinare così tanto le persone al Signore. Lo fa Lui stesso. Il nostro Signore. É molto commuovente vedere in piazza Majdan, nel luogo dove sono state uccise le persone, le cartoline con su scritto: GRAZIE SIGNORE. Questo scrive la gente – è gente cambiata gente nuova in cui non c’è odio, solo lode a Dio per la libertà che viene dal Signore. Questa è la cosa più bella che sia successa in Ucraina e con gli ucraini. Ora, in questi giorni è la volta della gente in Crimea. I soldati ucraini (numericamente inferiori e con poche armi) non lasciano i loro posti, la popolazione, anche i filorussi, non vuole gli invasori russi. Dio è con noi. E se Lui ha cominciato questi cambiamenti con il nostro popolo, porterà la sua opera alla fine. Di Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 questo siamo certi. Noi pensiamo che il maggior timore del governo russo sia il contagio della “libertà”: partita da piazza Majdan di Kyiv, l’ondata di libertà può allungarsi fino al popolo russo. É forse questo il motivo per cui i loro soldati stanno in Crimea? Nella gente, comunque sia, non c’è più la paura:’è lo Spirito di libertà, lo spirito del popolo in Ucraina. Con questo sentimento nel cuore, noi speriamo che non ci sia la guerra delle armi, perchè la guerra degli animi e anche dei cervelli già c’è stata. Ora speriamo nel Signore e continuiamo a pregare ogni giorno per l’Ucraina. Ringraziamo tanto tutte le persone che in questi giorni difficili hanno pregato per noi. Che il Signore vi benedica! don Andriy Lemchuk La Crimea e le basi militari russe Russa da due secoli e mezzo, la Crimea non è ucraina per caso, per secoli ha ospitato popoli diversi che si riconoscevano abitanti di quelle terre che si affacciano sul Mar Nero. La Crimea per Mosca è importante per ragioni storiche, lo è soprattutto per motivi militari ed economici. Sul territorio c’è la base navale di Sebastopoli, in “affitto” a Mosca fino al 2042, più una serie di caserme, poligoni e porti usati dalla Russia. Ecco perché la Crimea è strategica: da Sebastopoli partono le navi per il Baltico, per il mare del Nord ma anche quelle che passano per il Bosforo e poi raggiungono Tartus in Siria, unica base navale posseduta dalla Russia fuori dal suo territorio. Tartus ora è in uno Stato in guerra, e Mosca è costretta a flettere i muscoli per mantenere sotto controllo i suoi sbocchi vitali sul mare: deve difendere Sebastopoli adesso, e nel futuro progetta di costruire nuove basi navali all’estero. Sulla lista, come opzione, ci sono tra gli altri - il Vietnam, Singapore e Nicaragua. La Crimea un regalo di Krusciov La Crimea è stata russa per oltre due secoli e mezzo, fino al 1954: in quell’anno il leader sovietico Nikita Krusciov l’ha donata all’Ucraina, ma la maggior parte degli abitanti è russofona (il 58%, secondo l’ultimo censimento, solo il 24% si dice ucraino, ma comunque è russofono). Il potere del gas Sono il gas e i gasdotti il vero motivo per cui una Crimea e un’Ucraina stabili sono importanti per più di uno Stato. L’Ucraina compra il gas dalla Russia a prezzi scontati (e nonostante ciò ha un “enorme debito” con Gazprom, ancora da saldare). Sul suo territorio transitano le autostrade del gas: le condutture che trasportano la maggior parte dell’energia che l’Europa compra da Mosca. Esiste più di un progetto alternativo che evita il passaggio delle condutture sul territorio ucraino: c’è il North Stream, sponsorizzato dalla Germania e già parzialmente in funzione; il South Stream, che coinvolge anche l’Eni; c’è poi il Nabucco, unico progetto targato Europa, mai avviato. Nessuna di queste tre vie è a pieno regime. Questo è il motivo per cui, sia l’Europa sia la Russia, hanno tutto l’interesse perché la Crimea e l’Ucraina siano politicamente stabili. CHIESA Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 I Domenica di Quaresima “Il Signore Dio tuo adorerai: a lui solo renderai culto” DON PASQUALE VIOLANTE Con l’austero Rito delle Ceneri siamo stati introdotti nel tempo di Quaresima, in questo cammino tutto proteso verso la celebrazione della Pasqua, fulcro di tutto l’anno liturgico. I quaranta giorni nei quali si snoda questo tempo liturgico sono mutuati proprio dall’episodio del Vangelo di questa domenica: Gesù si ritira nel deserto per quaranta giorni digiunando e pregando. In secondo luogo, però, non si può negare anche un riferimento ai quarant’anni trascorsi dal popolo d’Israele nel deserto, prima di entrare nella terra promessa, indicato dalle citazioni del libro del Deuteronomio – fatte da Gesù nel brano del vangelo – dove Mosè rammenta al popolo quell’esperienza, e sulla base di essa esorta ad essere fedeli a Dio e ad ascoltare la sua Parola. Quello che accomuna l’esperienza del popolo e quella di Gesù è la tentazione, ma ancor di più l’incontro speciale, intimo, intenso con Dio, che diventa paradigma della spiritualità del tempo di Quaresima, perché anche noi siamo chiamati ad incontrare personalmente il Signore, per lasciarci riconciliare con lui. L’episodio delle tentazioni nel deserto è programmatico e decisivo per il ministero di Gesù. Esso serve a delineare quale Messia intende essere Gesù, a leggere, sullo sfondo di questo racconto, tutto il seguito del Vangelo. La sequenza dei tre momenti – il deserto, il Tempio, il monte – incarna, infatti, differenti modelli di messianismo: quello materiale e sociale (i sassi da tramutare in pane), quello taumaturgico-spettacolare (la discesa dal pinnacolo del Tempio) e quello politico (i regni della terra). Ma Gesù non intende essere un messia imprenditore, i suoi miracoli non sono operati per ostentare potenza per gloria personale, il suo obiettivo non è creare rivoluzioni, ribellioni, utilizzare la forza e la violenza per rovesciare il potere politico romano. Di fatto Gesù è nella capacità di compiere quello che il diavolo gli suggerisce ma sceglie di non farlo perché non è questo lo stile di Dio, non è quello di una potenza magica fantascientifica, né quella – più facile e comoda – di sbarazzarsi dei nemici e di chi intralcia la sua opera. Gesù, infatti, si è “svuotato” di questo potere, si è offerto come vittima, in obbedienza piena al Padre perché nella sua passione, nella sua morte in croce, fosse annullato il decreto di condanna e ristabilita la giustizia. Questa condanna, fu riversata su tutti gli uomini a causa del peccato dei progenitori, di cui ascoltiamo la narrazione nella I lettura (Genesi). Dopo aver creato l’uomo Dio lo pone come custode del giardino. Quel giardino è simbolo della relazione tra Dio e l’uomo, e l’uomo tradirà, non custodirà, questa relazione trasgredendo il comando di Dio. Questa relazione si infrange perché l’uomo non rispetta il suo ruolo, o meglio la sua essenza. Egli è creatura, plasmata dalla polvere del suolo (adamah), “nuda” ormai perché fragile. Vuole mettersi al posto di Dio, farsi simile a lui, l’unico a cui è riservato di determinare ciò che è bene e ciò che è male. Con questo gesto di superbia il peccato è entrato nell’esistenza di tutta l’umanità. E così anche la morte, scrive san Paolo ai Romani (II lettura). Se il peccato infatti è separazione dell’uomo da Dio, questa separazione non è altro che morte spirituale ed “eterna”, di cui la morte fisica è il segno. Se a causa dunque di Adamo, il primo uomo, tutti in lui hanno peccato, grazie a Cristo, Uomo Nuovo, otteniamo da Dio la giustificazione. Ma san Paolo afferma: il dono di grazia ottenuto in Gesù Cristo non ha la stessa 3 POETICI PLAGI Accusato di saccheggiare Omero Già Virgilio affermava che il plagio E’ impresa assai più ardua che strappare Dalle mani di Ercole la clava Mentre ad avviso di Eliot e Machado I poeti mediocri imitano I grandi rubano, e siccome Io non sono né grande, né mediocre Né ho voglia di imitare o di rubare Mi limito soltanto a riportare Questi versi di Fernando Pessoa Che vorrei avere scritto io E che rileggo sempre con piacere: “Dolce è la vita, ma che un’altra migliore ce ne sia, lo è ancora di più. E’ come una margherita fra le erbacce: la scorgi, e l’intera campagna si abbellisce” 1 Quattro versi che non oso rubare Ma mi auguro poter uguagliare. Giuseppe Centore 1 Fernando Pessoa, Poesie di Fernando Pessoa, Adelphi, Milano 2013, p. 227. portata della caduta, non è equivalente dal punto di vista “quantitativo”. Il dono di Dio, il riscatto avuto in Gesù Cristo, è sovrabbondante, sproporzionato, smisurato: «Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia». Questa espressione grandiosa, che condensa in sé l’essenza dell’amore di Dio, ci sia di consolazione e ci guidi in questo cammino quaresimale poiché anche noi dobbiamo sconfiggere la triplice tentazione del diavolo: il materialismo, il comodo egoismo, il potere e la vanagloria. 8 MARZO San Giovanni di Dio TRATTO DA WWW.SANTIEBEATI.IT Religioso Montemor-o-novo, Portogallo, 8 marzo 1495 – Granada, Spagna, 8 marzo 1550 Nato a Montemoro-Novo, poco lontano da Lisbona, nel 1495, Giovanni di Dio - allora Giovanni Ciudad - trasferitosi in Spagna, vive una vita di avventure, passando dalla pericolosa carriera militare alla vendita di libri. Ricoverato nell'ospedale di Granada per presunti disturbi mentali legati alle manifestazioni "eccessive" di fede, incontra la drammatica realtà dei malati, abbandonati a se stessi ed emarginati e decide così di consacrare la sua vita al servizio degli infermi. Fonda il suo primo ospedale a Granada nel 1539. Muore l'8 marzo del 1550. Nel 1630 viene dichiarato Beato da Papa Urbano VII, nel 1690 è canonizzato da Papa Alessandro VIII. Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 viene proclamato Patrono degli ammalati, degli ospedali, degli infermieri e delle loro associazioni e, infine, patrono di Granada. (Avvenire) Patronato: Infermieri, Medici, Ospedali, Cardiopatici, Librai, Stampatori Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico Martirologio Romano: San Giovanni di Dio, religioso: di origine portoghese, desideroso di maggiori traguardi dopo una vita da soldato trascorsa tra i pericoli, con carità instancabile si impegnò a servizio dei bisognosi e degli infermi in un ospedale da lui stesso fatto costruire e unì a sé dei compagni, che poi costituirono l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. In questo giorno a Granada in Spagna passò al riposo eterno. 4 CHIESA Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 Cristo si è fatto povero e ci ha arricchiti della sua povertà Papa Francesco – Messaggio per la Quaresima DON AGOSTINO PORRECA In occasione della Quaresima, Papa Francesco ci ha offerto alcune riflessioni per aiutare il nostro cammino personale e comunitario di conversione. Si tratta di un messaggio straordinario, attraverso il quale il Santo Padre vuole guidarci nel percorso della Quaresima, affinché sia vissuta da tutta la Chiesa in modo pieno e consapevole rispetto all’impegno che ciascun battezzato e ciascun pastore deve avere verso i poveri. Il testo del messaggio è concentrato sulla povertà e sulla povertà di Cristo in particolare. Questo concetto della povertà è molto caro al Papa, che fin dall’inizio del suo Pontificato ha voluto dare un’enfasi par- ticolare a questa dimensione della vita del cristiano. Il Santo Padre ha preso spunto dall’espressione che l’Apostolo Paolo rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto CATECHESI DI PAPA FRANCESCO Nel momento del dolore e della malattia non siamo soli DON AGOSTINO PORRECA Nella catechesi tenuta lo scorso 26 febbraio, Papa Francesco ha presentato il sacramento dell’Unzione degli Infermi, quello che un tempo veniva chiamato “Estrema Unzione”, perché era inteso come conforto spirituale nell’imminenza della morte. Il sacramento dell’Unzione degli Infermi ci permette di toccare con mano la compassione di Dio per l’uomo. Non a caso il Papa richiama l’icona biblica della parabola del «buon samaritano», nel Vangelo di Luca (10,3035). Ogni volta che celebriamo tale Sacramento, il Signore Gesù, nella persona del sacerdote, si fa vicino a chi soffre ed è gravemente malato, o anziano. Alla Chiesa ogni giorno il Signore Gesù affida coloro che sono afflitti, nel corpo e nello spirito, perché possiamo continuare a riversare su di loro, senza misura, tutta la sua misericordia e la salvezza. Gesù ha insegnato ai suoi discepoli ad avere la sua stessa predilezione per i malati e per i sofferenti e ha trasmesso loro la capacità e il compito di continuare ad elargire nel suo nome e secondo il suo cuore sollievo e pace, attraverso la grazia speciale di tale Sacramento. La visita dei sacerdoti ai malati è molto importante: è Gesù stesso che arriva per sollevare il malato, per dargli forza, per dargli speranza, per aiutarlo; anche per perdonargli i peccati. È molto bello sapere che «nel momento del dolore e della malattia noi non siamo soli: il sacerdote e coloro che sono presenti durante l’Unzione degli infermi rappresentano infatti tutta la comunità cristiana che, come un unico corpo si stringe attorno a chi soffre e ai familiari, alimentando in essi la fede e la speranza, e sostenendoli con la preghiera e il calore fraterno». La più grande consolazione – ha concluso il Papa – nasce dalla certezza che a rendersi presente nel Sacramento è lo stesso Signore Gesù, che ci prende per mano, ci accarezza come faceva con gli ammalati e ci ricorda che ormai gli apparteniamo e che nulla - neppure il male e la morte - potrà mai separarci da Lui. Buona meditazione. povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9). Quale è il senso di queste parole per noi oggi? Esse – afferma il Papa – ci descrivono lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi…». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). Ecco la logica di Dio, la logica dell’amore: «Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l’amore di Cristo! […] La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria». La seconda parte del Messaggio è incentrata sulla categoria della testimonianza. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo; La ricchezza di Dio – scrive Francesco – non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo. Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. E quando parliamo di miseria non intendiamo solo la miseria materiale, ma anche la miseria morale e spirituale. Il tempo di Quaresima sia per ciascuno un’occasione preziosa per rafforzare con l’aiuto dello Spirito l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia; sia un’occasione preziosa per “stare” con Gesù, per unirci più profondamente a Lui: solo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà, potremo essere pronti e disposti a testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Buon cammino quaresimale. ATTUALITA’ Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 5 E’ tempo di formare le coscienze NICOLA CARACCIOLO La cronaca ci parla quotidianamente di maltrattamento dei bambini, tanto nel nostro paese quanto in ogni angolo del pianeta. Il triste fenomeno costituisce un serio problema sociale e di salute pubblica nella Regione Europea, con conseguenze di lungo termine per la salute mentale, riproduttiva e fisica dei bambini e per lo sviluppo della società intera. Stime prudenti (ma sono numeri che fanno paura) suggeriscono che esso riguarda 18 milioni di bambini e che parecchie decine di milioni di bambini ne soffrono le conseguenze negative, che si ripercuoteranno sulla loro intera esistenza. Il maltrattamento è una delle cause più importanti di diseguaglianza nella salute con i gruppi più svantaggiati in condizioni di maggior rischio. Aggrava le diseguaglianze esistenti e perpetua l’ingiustizia sociale. Costituisce una priorità nella maggior parte dei paesi nella Regione Europea e tuttavia solo alcuni di questi hanno destinato risorse adeguate alla sua prevenzione. Il recentissimo Rapporto europeo sulla prevenzione del maltrattamento dei bambini evidenzia il peso del maltrattamento dei bambini, le sue cause e conseguenze e l’efficacia di programmi di prevenzione. Porta argomenti stringenti per maggiori investimenti nella prevenzione e per incorporare la sua prevenzione in altri campi della salute e delle politiche sociali. Riflette l’approccio “di tutta la società” promosso da Health 2020, richiede un maggiore lavoro e coordinamento intersettoriale. Il Rapporto propone ai decisori politici un approccio preventivo basato su forti evidenze ed esperienze in risposta alla crescente domanda da parte del pubblico di affrontare il problema del maltrattamento nei bambini. I programmi di prevenzione che in primo luogo evitano che il maltrattamento si verifichi e che riducono l’esposizione dei bambini alla violenza portano grandi benefici di salute e sociali. Il maltrattamento dei bambini non è accettabile. Questo Rapporto chiama con forza i decisori politici e gli operatori ad investire nella prevenzione. Ed allora non si può non pensare alla necessità di investire di più e meglio sulla scuola, puntando sull’educazione all’affettività, aiutando a formare nei bambini e nei giovani la consapevolezza del proprio valore non negoziabile di persone, della propria esistenza e delle proprie azioni, inquadrandole nel rispetto e nella costruzione di relazioni interpersonali. Tutto questo insistendo sull’educazione anche e, soprattutto, in collaborazione con i genitori, attraverso un maggiore sostegno alla genitorialità e la cooperazione scuola/famiglia. In proposito non è più sufficiente l’informazione, ma è necessario un intervento di formazione vera e propria. Molte scuole si sono già attivate in tal senso e sarebbe utile ed interessante riuscire a creare una rete di interventi, promuovere confronto e collaborazione tra le realtà didattiche presenti sul territorio. L’esperienza di Missione in Perù Vangelo senza Confini La Diocesi di Pozzuoli invita don Carlo DON CARLO IADICICCO PIETRO SGUEGLIA Don Pasquale Mancuso, parroco di Monte di Procida, mi ha invitato a partecipare come animatore ad un incontro di formazione organizzato dal centro missionario della Diocesi di Pozzuoli. Ho conosciuto Don Pasquale agli incontri di spiritualità focolarina che ogni lunedì viviamo nella parrocchia di San Pietro, Santa Maria Capua Vetere. In pochi minuti abbiamo messo a punto il tipo di animazione da proporre agli animatori missionari della Diocesi di Pozzuoli. Questo tipo di animazione, che noi abbiamo chiamato “Un Vangelo Senza Confini”, è stato eseguito dalla mia “Task Force”, gli stessi della cena di solidarietà che qualche lettore ricorda ancora, con cui abbiamo realizzato inoltre incontri analoghi nel Duomo di Marcianise, e nell’auditorium di Vitulazio. ”Grazie a Dio” c’è stata una risposta molto positiva, che ci spinge a voler riproporre questa animazione nell’ambito delle altre parrocchie della nostra Diocesi. Don Pasquale Mancuso mi ha inviato via email la sua analisi sull’incontro di Pozzuoli. Da tre anni, l’Ufficio Missionario della Diocesi di Pozzuoli organizza un “ Cammino Missionario “: si tratta di una serie di incontri rivolti soprattutto a giovani che vogliano accostarsi o approfondire l’ideale missionario. L’intento è quello di risvegliare una sensibilità missionaria che, purtroppo, sta un po’ scomparendo dalle nostre parrocchie e di far riscoprire ai fedeli delle nostre comunità ecclesiali la loro identità missionaria come indissolubilmente legata alla propria essenza cristiana. Gli incontri hanno una cadenza mensile e ricoprono quasi l’intera giornata della Domenica , secondo uno schema che prevede dei momenti di spiritualità, quali la preghiera comunitaria e la S. Messa, a cui si uniscono testimonianze e riflessioni svolte dai missionari che vengono di volta in volta invitati. Il tutto,seguendo dei temi-guida: quest’anno si è scelto di camminare sulla scia delle ultime Giornate Missionarie ( dal 2006 a oggi ). E’ in tale contesto che Domenica 23 febbraio don Carlo Iadicicco, sacerdote della Arcidiocesi di Capua, ha tenuto la sua bella e coinvolgente testimonianza missionaria quale Fidei-Donum in Perù per 34 anni. Egli ci ha brillantemente illuminato sul tema della giornata intitolato “ Vangelo senza confini “, partendo dal brano evangelico di Mt 28,16-20. Successivamente ci ha invitato ad approfondire dei temi illustrati da alcune tra le principali riviste missionarie, sollecitando il nostro interesse ai grandi temi della mondialità. I circa 15 partecipanti all’incontro sono stati affascinati dal racconto che don Carlo ci ha fatto della sua lunga esperienza e dall’entusiasmo appassionato con cui egli vive la propria appartenenza alla Chiesa e il suo ministero, in una dimensione assolutamente missionaria. Particolarmente toccante è stata la Celebrazione Eucaristica animata da canti e sonorità andini eseguiti dal piccolo complessino che ha accompagnato don Carlo e da uno stile squisitamente missionario di cui si sente sempre più l’esigenza anche nei nostri contesti liturgici. Risuona ancora nelle impressioni di tutti la gioia di aver vissuto un bellissimo momento e la gratitudine al Signore che per averci donato la possibilità di conoscere don Carlo e i suoi amici e di averci ricordato, attraverso di lui, che la Chiesa o è missionaria o non è. Occhio a questo indirizzo: [email protected] 6 ATTUALITA’ Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 I˚ Giornata Mondiale della Natura I crimini sono più che floridi Un giro d’affari che valere miliardi ORSOLA TREPPICCIONE Il 3 marzo scorso si è celebrata la I˚ Giornata Mondiale della Natura voluta dall’ONU-Organizzazione delle Nazioni Unite- lo scorso dicembre attraverso il Programma per l’ambiente (UNEP) istituito nel dicembre 1972 (con il plauso delle Associazioni ambientaliste): “un’occasione per celebrare le molteplici forme di flora e fauna selvatiche e per aumentare la consapevolezza dei vantaggi che la conservazione della natura offre alle persone”. La data della Giornata coincide con l’anniversario dell’adozione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie in via d’estinzione appartenenti alla fauna e alla flora selvatica (CITES) siglata proprio il 3 marzo del 1973 allo scopo di tutelare la sopravvivenza delle specie animali e vegetali a rischio estinzione regolarizzandone il commercio. E tema di questa I˚ Giornata sono stati i reati contro gli animali, le piante e l’ambiente (bracconaggio, commercio illegale di animali selvatici e specie vegetali, di parti di piante e di animali usati come ingredienti dei prodotti di medicina tradizionale cinese, di partite di legname tropicale, di lane pregiate, di corni di rinoceronte e d’avorio) che, dopo quarantuno anni di battaglie e promozione di strumenti normativi internazionali, sono sempre più fiorenti, anzi in crescita. Un giro d’affari sporchi che è al quarto posto, a livello mondiale, dopo quello per gli stupefacenti e le armi, la contraffazione e il traffico di esseri umani; che viola la normativa CITES “per un numero di specie molto esteso, che comprende oltre 5.000 specie animali e 25.000 specie vegetali minacciate”, sottolinea Ciro Lungo, responsabile del Servizio CITES del Corpo forestale dello Stato; che porta nelle tasche dei criminali 14 miliardi di euro all’anno. E mentre pochi si arricchiscono, molti ci perdono: “Sono spesso le comunità più povere del mondo a essere danneggiate da questo commercio illegale mentre le bande criminali e i funzionari corrotti traggono profitto. I ranger dei parchi più a rischio ci stanno rimettendo la vita e quelle famiglie che dipendono dalle risorse naturali stanno perdendo i loro mezzi di sussistenza”, ha avuto modo di dire Jim Leape, direttore generale Wwf Internazionale, in occasione dell’ennesima denuncia; un’illegalità che compromette anche “la stabilità politica di regioni del mondo già fragili”, come ha sottolineato in questi giorni Janez Potocnik, commissario europeo ORSOLA TREPPICCIONE Dimenticatevi le “solite” irruzioni della Guardia di Finanza nelle fabbriche clandestine. O meglio, a queste aggiungete le sempre più frequenti disattivazioni di piattaforme di falsari che operano sul web. Avrete il nuovo modo di concepire il mercato delle contraffazioni, al passo con i tempi ed evoluto tecnologicamente. Acquisti fatti non più solo sulle bancarelle dei mercatini, dagli ambulanti o da “vu cumprà” d’estate in spiaggia, ma anche comodamente da casa pensando di aver fatto un affare! Roba da decine di miliardi che ha visto una vera e propria esplosione nell’anno appena trascorso; dati del Nucleo speciale frodi tecnologiche, Unità speciale delle Fiamme Gialle, parlano di 84 piattaforme oscurate e 130 milioni di prodotti sequestrati con un incremento, rispetto al 2012, del 60% in più. L’attività illegale online si concentra soprattutto Analisi di un fenomeno in crescita Il falso si consuma in rete L’obiettivo è difendere il Made in Italy sull’abbigliamento e gli accessori moda, gli orologi e i beni di lusso, ma non disdegna il commercio di farmaci e il settore agroalimentare. E consente lo scaricamento (in inglese download) di file audio e video, attività costantemente in crescita. Creando non pochi problemi ai tanti siti di ecommerce autorizzati, di proprietà anche delle stesse aziende, che vendono legalmente prodotti originali, sicuri (anche per la salute) e certificati. A fine gennaio, è stato presentato lo Studio sulla contraffazione via internet nei settori calzature ed occhiali finanziato dal Ministero dello Sviluppo economico, Direzione generale per la Lotta alla Contraffazione, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. L’analisi ha preso in esame più di 700mila pagine web gestite da 45mila server, in oltre 100 paesi con contenuti in 20 lingue, organizzati in 40mila domini. La finalità è quella di “un approccio strategico e sistematico alla lotta alla contraffazione in internet”; vale sia per i settori in esame sia per gli altri comparti del manifatturiero italiano perchè “in base alle esperienze accumulate sul campo, si ritiene che i contraffattori abbiano l’obiettivo di attrarre “utenti normali”- cioè dell’Ambiente, perché i profitti dei traffici sono utilizzati per l’acquisto di armi, per finanziare i conflitti civili, il terrorismo e attività connesse. Un’illegalità che colpisce anche noi, che sembriamo così lontani dai paesi coinvolti. Perché l’alterazione di biodiversità ed ecosistemi sani pesa sul benessere dell’intero pianeta, non solo di alcune zone. Cosa possiamo fare? Quando ci immaginiamo portare al guinzaglio una tigre invece che un cane, (è un paradosso) pensiamo che stiamo saccheggiando un territorio non nostro e che, se scoperti, verremmo sanzionati con multe salatissime, la confisca dell’animale e, nei casi più gravi, l’arresto. Ne varrebbe la pena? quelli che non cercano il falso, non particolarmente esperti del prodotto e spesso non in grado di distinguere il “non originale”- ingannandoli con il look&feel della “vetrina” e con prezzi credibili così da trasformarli in acquirenti inconsapevoli del fake”. Plauso delle Associazioni di categoria che da anni sono impegnate nella lotta alla contraffazione che non tocca solo i grandi marchi: “In realtà è un problema vissuto anche dalle piccole e medie aziende, il tessuto manifatturiero italiano che il mondo ci invidia e che rappresenta un patrimonio fondamentale di cui vive l’economia del nostro Paese […] Il nostro obiettivo è difendere lo stile, la qualità, la creatività e il design italiano che ci rende unici in tutto il mondo”, ha detto Cleto Sagripanti, presidente Assocalzaturifici e Fiamp (Federazione Italiana Accessori Moda e Pe rsona). ATTUALITA’ Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 “Puntare sulla comunicazione” Intervista alla Vicepresidente dell’Associazione Spazio Donna ONLUS, Adele Grassito, in occasione della festa della donna. DANIELA DE CHIARA In occasione dell’ otto Marzo, l’Associazione Spazio Donna ONLUS organizza, come sempre, dei momenti di riflessione sul tema, non tanto come giornata specifica ma come analisi dei risultati e programmazione futura. Sicuramente la fine del 2013 e l’inizio del 2014 sono stati momenti importanti per l’Associazione in cui sono stati firmati diversi protocolli di intesa, sono state costruite nuove reti tra associazioni e, non per ultimo, Spazio Donna ONLUS è entrata a far parte del primo Osservatorio Comunale sulla Violenza di Genere, primo in tutta la provincia di Caserta. Tale Osservatorio è di grande importanza perchè vuole essere un registratore del fenomeno della violenza e mettere in pratica buone prassi per limitare o azzerare le forme di abuso sulle donne. Sicuramente ciò che sta a cuore all’Associazione Spazio Donna ONLUS è la formazione, girando nelle scuole, anche primarie, per affrontare il discorso sulle politiche di genere. Si vuole sottolineare il passaggio avvenuto passaggio, negli ultimi dieci anni, in cui l’affermazione della donna è stata rivolta solo a se stessa mentre oggi l’autoaffermazione va vista attraverso degli indicatori sociali quali quelli del lavoro, della famiglia, della professione, dei rapporti con l’altro e, soprattutto, dei rapporti tra donne. Oggi, non solo nel panorama europeo anche ma in quello mondiale, è stato più volte rimarcato il fatto di doversi riappropriare del rapporto tra donne, attraverso il quale comprendere la comuni- cazione di genere e la comunicazione con l’altro genere. Spazio Donna ONLUS, in quest’ambito, ha fatto una vera e propria opera di sensibilizzazione, basti pensare alla collaborazione nata con la JuveCaserta Pasta Reggia che ci ha sostenuto, non solo il 25 novembre giornata internazionale contro la violenza alle donne girando per noi uno spot ma anche in occasione di questo otto marzo, attraverso la campagna JuveCaserta Pink Project, con la vendita di t-shirt edizione limitata, il cui ricavato va a sostenere le attività dell’Associazione stessa. I giocatori della squadra di basket sono diventati testimonial della campagna di valori promossa da Spazio Donna che pone al centro della sua mission un mondo femminile che non è in antitesi con quello maschile ma è in interazione con esso, attraverso l’utilizzo di un nuovo registro comunicativo. Oggi l’approccio con le giovani donne, purtroppo, è un po’ difficile in quanto le ragazze, guardando le loro madri e le loro nonne, pensano di essere già arrivate ad una costruzione del sè femminile in un ottica di parità. 7 Questo non è vero. Il primo step è quello di far capire alle giovani donne che la costruzione del sè femminile è continua, dura tutta la vita, mentre il secondo step è quello relativo all’utilizzo di strumenti comunicativi capaci di veicolare la differenza di genere ed arrivare ai giovanissimi. Questi sono la musica, i flash mob, le radio, gli spot pubblicitari, i social network quali face book. Nel caso specifico Facebook da all’Associazione Spazio Donna ONLUS, attraverso una pagina, la possibilità di arrivare alle giovani donne ed ai giovani uomini, facendo capire loro l’importanza dell’autodeterminazione del sè femminile del sè maschile. Dunque è necessario lavorare molto sulla comunicazione, nel caso specifico quella più vicina ai ragazzi. Inoltre, è importantissimo riportare alle giovani donne la letteratura femminile che non viene proposta a scuola. Scrittrici quali Virginia Woolf e Simone de Beauvoir sono autrici che vengono omesse dal panorama e dalla formazione scolastica con la quale le ragazze si confrontano ogni giorno. Nuovo corso A.V.O. a Capua ANNAMARIA PUNZO L’A.V.O. è un'Associazione di Volontari Ospedalieri estesa sul territorio nazionale ed ha una struttura ed una sua organizzazione. L’A.V.O. di Capua con la chiusura dell'Ospedale “Palasciano”, da alcuni anni, lavora presso la Casa di cura “Villa Fiorita”. Gerarchicamente c'è una Presidente ed una Vice Presidente affiancate dall'Organo Esecutivo e dal Consiglio dei Probi Viri. Noi volontari ospedalieri con il nostro servizio giornaliero cerchiamo di offrire amore, solidarietà e carità agli ammalati ricoverati in tali strutture. Ci accostiamo a loro con garbo e semplicità, presentandoci e rispettando il bisogno della loro privacy sapendo anche addentrarci con gentilezza nei loro vissuti e nelle loro emozioni. Il volontario A.V.O. si avvicina all'ammalato coltivando l'arte dell'osservazione e cogliendo spunti verbali e non verbali per comprendere meglio la personalità dell'ammalato, egli è un “raggio di sole” la dove c'è ombra è un “sorriso” la dove c'è tristezza. Anche il “silenzio” dell'ammalato va accettato ed interpre- tato, persino attraverso la gestualità. Il volontario non si sostituisce al personale medico e paramedico, ma è lì presente accanto al malato con un sorriso, una parola, un bicchier d'acqua. All'ammalato si lascia la libertà di condurre il dialogo, se vuole, condividendo la propria esperienza di sofferenza e cercando di essere in sintonia con il suo vissuto. Certamente il volontario A.V.O. è consapevole che il suo compito non è quello di risolvere i problemi degli ammalati bensì quello di farsi compagno di cammino attraverso gesti semplici, affinchè egli possa essere un “girasole” accanto a un “salice piangente”. Ogni anno parte un corso di formazione fatto di lezioni teoriche e pratica-ospedaliera e sono accolti anche e soprattutto i giovani ben motivati. L’ A.V.O. di Capua, infatti, qualche anno fa ha formato un gruppo di giovani volontari ospedalieri. Quest'anno il Nuovo Corso A.V.O. di formazione partirà il giorno 11 Marzo 2014 alle ore 16.30 presso la sede Caritas di Capua in via Duomo. 8 SPECIALE Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 5 MARZO – CELEBRAZIONE DE “Le armi per vincere: preghi Omelia di Mons. Salvatore Visco Arcivescovo di Capua I nizia col segno delle ceneri, che viene definito dalla Liturgia “austero simbolo”, l’itinerario spirituale della Quaresima perché possiamo giungere rinnovati a celebrare la Pasqua del Signore. L’impianto liturgico esprime un desiderio e un auspicio che può realizzarsi pienamente, parzialmente o per niente. E questo non dipende dalla forza evocante del segno ma dalla partecipazione intima e convinta del credente che, aperto alla Grazia trasformante dello Spirito, permette al Signore di cambiargli il cuore. “Laceratevi il cuore e non le vesti” è l’oracolo del profeta Gioele “perché Dio è misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di benevolente amore” (cfr. Gl 2, 12-13). È essenzialmente un’esortazione alla conversione da raggiungere attraverso la penitenza ma è anche – nella celebrazione di oggi – un richiamo alla consapevolezza della precarietà dell’umana esistenza. Mentre ci verranno imposte le ceneri ascolteremo l’invito a fare memoria della verità del nostro essere “ricordati che sei polvere e polvere ritornerai” oppure l’altra formula “convertiti e credi al Vangelo”, proclamante l’annuncio del Regno che può trovar posto dentro di noi solo se incontra un animo disposto alla trasformazione attraverso il cambiamento. È, ancora una volta, l’invito a fermarsi per riflettere: “Chi sei tu? Chi ti ha creato? Perché esisti? Dove sei diretto?”. Il catechismo di Pio X sintetizzava: “L’uomo è stato creato per conoscere, amare e servire Dio su questa terra, per poi goderlo eternamente in cielo”. Questa definizione dell’esistenza umana però si scontra con un’altra realtà che è entrata nella storia dell’uomo fin dalle origini: il peccato. Questo elemento di disturbo sconvolge l’ordine primitivo e introduce la variante lacerante del rifiuto alla propo- sta del Creatore che provoca la necessità di vivere una simulazione: il fingere e cioè l’ipocrisia. L’uomo ha bisogno di costruirsi una nuova immagine avendo perduto quella vera e originaria donatagli da Dio e si nasconde, si maschera. La maschera diventa il suo nuovo volto che copre la sua infelicità. Un canto scout molto interessante così recita: “In un mondo di maschere, dove sembra impossibile riuscire a sconfiggere tutto ciò che annienta l’uomo; il potere, la falsità, la ricchezza, l’avidità sono mostri da abbattere, noi però non siamo soli”. Il nostro può diventare un mondo di maschere in cui molti si presentano agli altri con falsa identità, non liberandosi dalle proprie debolezze ma coprendole con la sovrastruttura della ipocrisia-simulazione che permette all’uomo di sostenere una parte nella vita ma di non viverla davvero. Solo il Signore ci libera da noi stessi – secondo una felice espressione di Raoul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi – ridonandoci l’identità perduta. Il tempo quaresimale è il tempo della Grazia, il tempo della riscoperta di noi stessi, immagine di Dio, il tempo del pentimento che porta al perdono e all’esperienza liberante della misericordia da vivere in comunità. Il canto scout di prima affermava “noi però non siamo soli”. Non siamo soli perché Gesù ci ha donato il suo Spirito e perché questo dono lo viviamo in Comunità, con gli altri fratelli-amici con i quali condividiamo il cammino. Il Papa all’udienza generale di oggi ci ha ricordato che la Quaresima è come un soffio d’aria pulita in una stanza rimasta chiusa per troppo tempo: spazza via l’aria viziata, fa sentire nuovi dentro e intorno, con la voglia di fare bene il bene… La Quaresima, ha detto, è un “tempo provvidenziale per cambiare rotta”, è un “punto di svolta”: “Tutti noi abbiamo bisogno di migliorare, di cambiare in meglio. La Quaresima ci aiuta e così usciamo dalle abitudini stanche e dalla pigra assuefazione al male che ci insidia”. “Questo è il momento favorevole questo è il tempo della salvezza” (cfr. 2Cor 6,2) proclama Paolo ai Corinti e questa esortazione risuona oggi nella nostra assemblea che desidera cogliere il momento e accogliere le indicazioni del percorso quaresimale. Paolo lancia l’invito con accenti accorati: “Vi supplichiamo in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio ... vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio”. Il messaggio di conversione richiede la consapevolezza che la salvezza – operata da Gesù – può restare senza frutto se ti chiudi all’amore, se impedisci a Dio di cambiarti. Nel suo Messaggio per la Quaresima Papa Francesco dopo aver parlato della povertà e della miseria materiale sottolineando la necessità che le “coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione”, aggiungeva che non è meno preoccupante la miseria morale “che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie sono nell’angoscia – ha sottolineato il Santo Padre – perché qualcuno dei membri, spesso giovane, è soggiogato dall’alcool, SPECIALE Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 EL MERCOLEDÌ DELLE 9 CENERI iera, elemosina e penitenza” dallla droga, dal gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive per il futuro e hanno perso la speranza!... Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato”. Abbiamo cantato come responsorio il Salmo 50, forse il più conosciuto del salterio e certamente il più celebre tra i salmi penitenziali. L’autore sacro – molto probabilmente Davide – in peccato don Betsabea del cui marito organizza la morte in battaglia, riconosce di essere peccatore e afferma che il peccato gli sta sempre dinanzi e che l’offesa è essenzialmente contro Dio: “Contro te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto” (v. 6); nello stesso tempo però sa che Dio può creargli un cuore puro e uno spirito saldo, per questo se il Signore gli apre le labbra, la sua bocca potrà nuovamente proclamare la sua lode (cfr. 17). Nel brano evangelico Matteo riporta alcuni fondanti insegnamenti del Signore: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli”. Quando preghi, quando fai penitenza, quando fai l’elemosina ... Gesù ci dice come farlo: nel segreto, perché nes- suno se ne accorga ma solo il Padre. È l’invito a lasciar cadere la maschera che tenta di farci belli di fronte agli altri e far emergere la verità di fronte a Colui che ci guarda dentro e che – solo – ci conosce nell’intimo e meglio di noi stessi. Una volta la parola “carnevale” significava qualcosa. “Vale” carne: arrivederci carne, oppure “carnem levare” togliere la carne: in Quaresima non si mangiava carne. Oggi non significa più questo: il digiuno e l’astinenza materiali sono ben poca cosa (digiuno solo il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo e l’astinenza dalla carne tutti i venerdì fino a Pasqua). Ma l’invito profetico resta comunque forte. Cosa vuole veramente il Signore da noi? Anche il piccolo sacrificio, il fioretto che tempra il nostro spirito e ci libera da dipendenze e, talvolta, da schiavitù. Anche il privarci di qualcosa per darlo ai poveri, anche il pregare di più con le pie pratiche comunitarie e personali, ma soprattutto creando i presupposti per un reale e fruttuoso ascolto della Parola di Dio che trasforma ed innalza. Disponiamoci al cammino, consideriamo il tempo quaresimale un vero percorso da vivere silenziosamente pregando, facendo penitenza, praticando la carità. Quello che verrà tolto al nostro egoismo sia donato ai poveri. Al centro delle nostre case vi sia la Parola di Dio, anche materialmente esposta. Quando la famiglia si raduna, specialmente al momento del pasto comune, non manchi la lettura di questa Parola trasformante, non manchi la nostra risposta: il ringraziamento al Signore. E i genitori, primi catechisti dei loro figli, non tralascino di dare l’esempio di una vita santa, insegnino loro come si prega, con loro partecipino alla Santa Liturgia domenicale. I bambini non si mandano al catechismo, si va insieme con loro. La domenica non ci si preoccupa qualche volta di mandarli a Messa, si partecipa con loro. Oggi Sua Santità in un altro passo del suo intervento all’udienza generale ha voluto risolgersi ai genitori proprio su questo argomento: “Io vi domando: i vostri figli, i vostri bambini, sanno farsi il segno della croce? Pensate. I vostri nipoti sanno farsi il segno della croce? Glielo avete insegnato? Pensate e rispondete nel vostro cuore. Sanno pregare il Padre Nostro? Sanno pregare la Madonna con l’Ave Maria? Pensate e rispondetevi. Questa assuefazione a comportamenti non cristiani e di comodo ci narcotizza il cuore!” Abbiamo cominciato questa celebrazione con l’orazione colletta nella quale abbiamo chiesto al Padre di concederci “di iniziare con il digiuno di oggi un cammino di vera conversione per affrontare coraggiosamente, con le armi della penitenza, il combattimento contro lo spirito del male”. La vita è anche combattimento, lo spirito del male esiste e vuole allontanarci dalla gioia che solo il Signore può donarci. Le armi per vincere sono la preghiera, l’elemosina, la penitenza. 10 CHIESA CELEBRARE ...CANTANDO a cura di Pietro Santoro La musica sacra ed il canto liturgico Mediante la «partecipazione attiva e cosciente»1 di tutti i fedeli alle azioni liturgiche, il Concilio Vaticano II ha dato avvio ad una grande riforma delle modalità di preghiera e di celebrazione. «[…] per l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare […] un sacerdozio santo»2 e, in virtù di tale sacerdozio, i fedeli «concorrono all’oblazione dell’Eucarestia». In che modo l’assemblea radunata “concorre all’oblazione”? Con parole, acclamazioni, suppliche e con il canto. In virtù di ciò, si può sempre dire che il canto è preghiera? Tale definizione non è “limitante”? Se diciamo che il popolo celebra insieme al presidente i divini misteri, dobbiamo necessariamente affermare anche che celebra con versi e musica, con parole e canti. Faremo insieme un percorso per comprendere che senso ha “cantare la messa” e capiremo che tipo di «partecipazione attiva e cosciente» ci chiede la Riforma Liturgica del post-concilio. E’necessaria in primis una valutazione analitica della terminologia in oggetto. E’ usanza comune, rispetto alla trattazione di tali argomenti, porre gli attributi «Sacra» e «Liturgica» a qualificazione del termine Musica; ed è errore altret- tanto diffuso adoperarli quali sinonimi. A tal proposito, il primo interrogativo da porci è: sono realmente sinonimi? Chiaramente no! Con l’espressione musica «sacra» si suole fare riferimento a tutto il repertorio sacro proprio di una confessione religiosa come, nel caso del Cristianesimo cattolico, gli oratori sacri, le arie sacre e i canti per la liturgia. Proprio questi ultimi, costituiscono una sottocategoria a parte, denominata musica «liturgica», perché è a “servizio” della liturgia. Nei successivi articoli capiremo perché, in che modo ed in quale misura la musica liturgica “serve” la liturgia. 1 S. Congr. Riti, Istr. «Musicam Sacram», 5 marzo 1967, n.5 AAS LIX 1967, p 301 e Cf Concilio Ecumenico Vaticano II,Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Sacra Liturgia,4.12.1963,10-11-12, in Enchiridion Vaticanum 1, EDB, Bologna 1993, 357-358. 2 Concilio Ecumenico Vaticano II,Costituzione Lumen Gentium sulla Chiesa ,21.11.1964,10 a , in Enchiridion Vaticanum 1, EDB, Bologna 1993, 489. Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 Nella Grazia la vera libertà Il pensiero di Sant’Agostino DON SALVATORE IODICE Sant’Agostino afferma che allora l’uomo sarà veramente libero, quando potrà fare il bene senza alcuna costrizione, cioè quando possiederà la libertà morale. La libertà morale è, per il Dottore della grazia, a differenza della semplice libertà di scelta, la vera e propria libertà: essa consiste nel non farsi dominare dal male e nel muoversi quindi verso il bene. Il pensiero del Santo è espresso in modo chiaro nel cap. 43 della sua “Esposizione della Lettera ai Galati”, dove commenta Gal 5, 13, traendone conclusioni mirabili sulla vera libertà. San Paolo così esorta, nella sua Lettera alle comunità cristiane della Galazia: « Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri ». Il Vescovo africano ravvisa in queste parole dell’Apostolo la via da seguire per raggiungere la vera libertà. Libertà, infatti, non significa stabilire e fare impunemente il bene o il male: chi compie il male con la convinzione di restare impunito presso Dio e presso gli uomini, non opera nella libertà, perché si lascia dominare dalle perverse inclinazioni della carne. Così, se uno non uccide per paura d’essere ucciso lui stesso, non adempie il precetto della giustizia; lo adempirà invece se si astiene dall’uccidere, pur potendolo fare impunemente, perché ritiene l’azione contraria alla giustizia, non soltanto presso gli uomini ma anche presso Dio. Libero è, perciò, chi, pur potendo fare del male, non lo compie per amore di Dio e del prossimo. Sant’Agostino avvalora e chiarisce il suo pensiero con un esempio preso dalla Sacra Scrittura. Così, egli dice, si comportò Davide quando ebbe nelle sue mani il re Saul. Lo avrebbe potuto uccidere impunemente, senza temere la vendetta degli uomini, dai quali era molto amato, né quella di Dio, che glielo aveva dato in potere per farne quel che gli piacesse, e tuttavia lo risparmiò perché si ravvedesse (1 Re 24, 4-8). Preferì, cioè, esercitare l’amore verso il prossimo, anche se perseguitato, rendendosi così uomo chiamato alla libertà di Cristo nella fede.Un uomo che viveva nel Vecchio Testamento ma non era del Vecchio Testamento. A lui non era stata rivelata e resa per fede la futura eredità di Cristo: quella fede che, professata, dona la salvezza e sollecita l’imitazione. Per questo motivo nota l’Apostolo: Voi, fratelli, siete stati chiamati alla libertà; badate però a non fare di questa libertà un pretesto per la carne. Sentendo cioè parlare di “ libertà “ non pensate che vi sia consentito di peccare impunemente. E aggiunge: Ma mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Chi infatti serve mosso da carità serve liberamente e senza meschinità e, obbedendo a Dio, fa con amore quel che gli viene suggerito, non con timore, quasi che vi fosse costretto. In pratica si può dire che, per il Santo di Ippona, la vera libertà è qualcosa di interiore, che non possiamo conquistare con le sole nostre forze o con qualche artificio umano, ma che ci viene dalla grazia di Dio quando ci disponiamo a voler fare il bene. Sicché, se un uomo osservasse tutti i precetti della Legge per timore servile, resterebbe sempre uno schiavo; mentre è libero chi opera per amore verso Dio e verso il prossimo, cioè chi agisce nella carità, che è frutto della grazia di Dio. Perciò il Dottore conclude: « Chi serve con amore, agisce liberamente, obbedendo a Dio senza affanno e facendo con piacere quanto gli viene insegnato ». Pone così in risalto una grande verità e cioè che l’apparenza esteriore può ingannare perché può accadere che ci sia chi, pur restando schiavo fisicamente, possiede una libertà interiore, e, viceversa, chi esternamente signoreggia sugli altri, può essere interiormente schiavo del peccato, delle passioni carnali, o delle osservanze servili della Legge. Solo chi vive in piena comunione con Dio e con il prossimo sperimenta la gioia di essere libero. FAMIGLIA 11 Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 Riflessione a partire da quanto si dice e si legge Sulle “aperture” di Papa Francesco ASSUNTA SCIALDONE Durante una lezione del corso di formazione che mi è stato chiesto di tenere ai catechisti della Diocesi di Alife-Caiazzo, mentre esponevo loro l’importanza del sacramento del Battesimo, del suo significato nuziale e della condizione dei divorziati risposati (sembrerebbe non attinente al tema, invece, teologicamente, è molto legata ad esso), una signora è intervenuta dicendomi: «Però questo Papa si stà aprendo ai divorziati». «In che modo?» - le ho chiesto. La catechista mi ha risposto: «Ha detto di accoglierli, di non giudicarli». Le rispondo: «Sì è vero! Ma questo lo dicevano anche Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI. In cosa consiste l’apertura di papa Francesco? Ha forse dato accesso all’Eucaristia a questi nostri fratelli?» La signora ci ha pensato un po’ e poi mi ha detto: «No! Effettivamente sta ripetendo ciò che hanno detto i suoi predecessori». I quali, mi permetto di aggiungere, come papa Francesco non hanno fatto altro che confermare la dottrina della Chiesa: in quanto battezzati, infatti, i nostri fratelli divorziati risposati hanno il dovere di educare i propri figli nella fede cristiana, partecipare agli incontri di preghiera, di formazione catechetica e partecipare all’Eucaristia domenicale senza però poter mangiare il corpo di Cristo. Il non poter mangiare il corpo di Cristo scaturisce da una loro libera scelta di vita, in quanto, essendo coniugati civilmente o solo conviventi o divorziati risposati, si pongono in uno stato di perenne peccato: l’adulterio, che dalla Chiesa è considerato peccato mortale. Addiritura nella Chiesa delle origini era considerato talmente grave che c’era bisogno, per essere perdonato, di una particolare dispensa. Ricordiamo che si è in peccato mortale quando l’amicizia, l’allenza, la comunione con Dio è infranta da parte dell’uomo che opera una scelta non a favore di Dio ma del peccato. I nostri fratelli divorziati e risposati hanno operato (magari senza consapevolezza) una scelta che rinnega la comunione con Dio per scegliere e mettere al primo posto l’amore verso un uomo o una donna che non è il proprio marito o la propria moglie. È proprio questa reiterata scelta che porta a non poter ricevere l’assoluzione del peccato di adulterio in quanto manca il pentimento sincero e il proposito a non commettere più tale peccato. Alla domanda del sacerdote: “sei disposto a non commettere più questo peccato? Cioè sei disposto a non essere più adultero e porre fine a questa nuova unione? Il penitente divorziato risposato, di solito, risponde di no! Dunque il sacerdote non può assolverlo e quindi il non-penitente non può accedere al Sacramento dell’Eucaristia perché per sua libera decisione non ha voluto ripristinare la comunione con Dio. Anzi la sua risposta esprime l’esatto contrario: di fronte alla scelta tra il primato di Dio e quello di un essere umano sceglie questo secondo. Con ciò non diciamo che questi nostri fratelli non soffrano. Essi soffrono tantissimo perché vivono un’incoerenza di fede e la loro coscienza e la loro anima soffrono non potendo essere un tuttuno con Dio. Questi nostri fratelli non vanno neanche giudicati in quanto il giudizio spetta solo a Dio, l’unico che guarda i cuori. Essi vanno sostenuti ed accompagnati nella verità cioè dicendo loro con carità e verità ciò che dice il Maestro. Ed è questo che Papa Francesco sta ripetendo continuamente! Ritornando al tema, la maggior parte delle persone, di fronte al divieto della Eucaristia ai divorziati risposati, ai conviventi e a coloro che hanno contratto solo il matrimonio civile, si mostra piena di giudizi negativi verso la Chiesa gerarchica sbagliando bersaglio perché chi ha vietato il divorzio proclamando il “si per sempre” è stato lo stesso Gesù, come riportato nel Vangelo di Matteo al Capitolo 19. Dunque, un’apertura ai Sacramenti per questi nostri fratelli equivarrebbe a “cestinare” Gesù, il suo insegnamento e tutto l’insegnamento della Chiesa da duemila anni a questa parte. Durante i primi cinque secoli dell’era cristiana, infatti, non s’incontra nessun decreto di un Concilio, né alcuna dichiarazione di un Padre della Chiesa che sostenga la possibilità di scioglimento del vincolo matrimoniale. E padri come Giustino, Atenagora, Teofilo di Antiochia, Clemente Alessandrino e Tertulliano, accennando alla proibizione evangelica del divorzio, non danno alcuna indicazione di eccezione. Origene, pur cercando qualche giustificazione per la prassi adottata da alcuni Vvescovi, precisa che essa contraddice la Scrittura e la Tradizione della Chiesa (Comment. In Matt,, XIV, c. 23, in Patrologia Greca, vol. 13, col. 1245). I Concili di Elvira (306) e di Arles (314) lo ribadiscono chiaramente. La Chiesa, dunque, riteneva lo scioglimento del vincolo come impossibile tanto che il divorzio ed il realitivo diritto alle seconde nozze era del tutto sconosciuto. Sant’Agostino, in molte sue opere, dal De diversis Quaestionibus (390) al De Coniugijs adulterinis (419) contrastò chi si lamentava della severità della Chiesa in materia matrimoniale in quanto incrollabilmente ferma sull’indissolubilità del matrimonio, dimostrando che esso, una volta contratto, non si può più rompere per qualunque ragione o circostanza. San Basilio, contrariamente a quanto è stato detto in questi giorni, scrive nell’Ethica: «Non è lecito ad un uomo rimandare la sua moglie e sposarne un’altra. Né è permesso ad un uomo sposare una donna che sia stata divorziata da suo marito» (Etica, Regula 73, c. 2, in Patrologia Greca, vol. 31, col. 852). Lo stesso san Gregorio Nazianzeno, con chiarezza scrive: «Il divorzio è assolutamente contrario alle nostre leggi, sebbene le leggi dei Romani giudichino diversamente» (Epistola 144, in Patrologia Greca, vol. 37, col. 248). Ultimamente, «La Chiesa, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono og- gettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia» (Card. Müller, “La forza della grazia”, L’Osservatore Romano, 23 ottobre 2013). La posizione della Chiesa è inequivocabile. La comunione ai divorziati risposati viene negata perché il matrimonio è indissolubile. Già Pio XII, parlando ai parroci di Roma il 16 marzo 1946, ebbe a dire: «Il matrimonio fra battezzati validamente contratto e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà sulla terra, nemmeno dalla Suprema Autorità ecclesiastica». La catechista di Alife, probabilmente, è stata indotta a quella riflessione da diversi articoli di giornali intenti a tirare Papa Francesco dalla loro parte, ma anche dalla pubblicazione della relazione introduttiva del Card. Kasper all’ultimo Concistoro, nella quale, pur richiamando con dovizie di particolari, la dottrina della Chiesa in materia, sostanzialmente il prelato propone di creare una separazione tra la prassi pastorale e la dottrina stessa. Si tratta di una relazione che ha avuto l’intento di porre delle questioni mosse dalla consapevolezza che «tra la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni vissute di molti cristiani si è creato un abisso». Nulla di definitivo, quindi. Per cui vale la pena di ricordare a chi propone di liquidare l’insegnamento del Maestro e della tradizione ecclesiale per aggiornare la Chiesa, che, come dice la Scrittura, «chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro» (Ap.22,19) 12 VITA CONSACRATA Per una buona partenza e un buon cammino quaresimale Amore e povertà Lettera per la Quaresima della Madre Generale delle Suore Carmelitane di Torino alle sue suore Torino, 23 febbraio 2014 Carissime Sorelle, alle soglie di questa Quaresima, desidero invitare tutte a puntare la nostra attenzione, la nostra preghiera, la nostra revisione di vita e i nostri propositi, sul messaggio che il Santo Padre Francesco ha donato alla Chiesa perché possa «servire al cammino personale e comunitario di conversione», segnalando due punti essenziali: l’amore e la povertà. Egli prende spunto dalle parole di San Paolo: «Conoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9) e si chiede, in particolare, che cosa dica oggi a noi l’invito a una vita povera in senso evangelico. Si rivolge a tutti i cristiani, ma quanto più, certamente, a noi religiose, che abbiamo scelto e professato di viverla, questa povertà, per amore del Signore che ci ha chiamate. Quell’amore che sgorga e fruttifica soltanto dall’incontro con Dio, perché Lui stesso è Amore e «chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4,16). Come procede il Papa nella sua riflessione? Proprio centrando tutto sull’amore, senza del quale nulla ha senso e fecondità autentica, nella nostra vita e nelle nostre relazioni, sia in Comunità, sia nell’apostolato. A questo proposito non possiamo dimenticare che il primo apostolato dobbiamo viverlo tra di noi, e che dal nostro reciproco saperci amare, tutti ci riconosceranno discepole di Gesù e apostole del Vangelo. Afferma il Papa: «È un grande mistero l’Incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi». Si tratta di una realtà che deve poter superare, con la nostra libera adesione alla grazia di Dio, ogni nostro limite, ogni nostra incapacità di comprensione, ogni nostra insensibilità e freddezza, radicandoci sempre più e meglio nella fede che ci è stata donata nel Battesimo e che siamo chiamate a vivere. La grazia di Dio, custodita e accresciuta, estirperà poco a poco, nell’intimo nostro, ogni più piccola radice di cattiveria, di egoismo e di amor proprio, d’inimicizia, di durezza, di peccato e d’infelicità. Il Papa spiega poi che «Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa... è invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce... Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione... il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio». Inoltre: «Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo». Le nostre Costituzioni, là dove si parla della povertà, si accordano perfettamente con l’esortazione di Papa Francesco, a partire dalla citazione iniziale di San Paolo. Mi pare che ciò costituisca per noi un ulteriore richiamo a riprenderle in mano e a rivedere le nostre posizioni, per riprendere quota ogni giorno, con attenzione d’amore, con sempre rinnovata fedeltà, senza scoraggiamenti. Felici, ancora una volta, di riscoprirci al cuore della Chiesa e del suo insegnamento! Di fronte a queste considerazioni, quali impegni possiamo assumere, personalmente e comunitariamente, per somigliare di più a Gesù, per corrispondere al suo amore, per fargli piacere? Mi sembra che il primo debba essere quello di vivere quanto più possibile, fra noi, una carità autentica, fatta di gesti semplici e concreti - e non importa se costano alla natura, anzi - cercando di guardare ogni persona e specialmente ogni nostra Sorella, con il massimo di rispetto, di stima, di amicizia, di fraternità, di affetto, di condivisione; non fermandoci sugli inevitabili difetti, ma cercando di riconoscere, reciprocamente, Gesù presente in ciascuna di noi, che ci ama e vuole essere amato... Gesù che attende magari un piccolo aiuto, un favore, una parola gentile, di comprensione o di scusa, un sorriso, oppure il silenzio al posto di una risposta secca, risentita, lo scambio del perdono. Il secondo impegno lo suggerisce il Papa stesso, in modo pratico ed efficace, assicurando a tutti la sua preghiera: «La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale». Augurando a me stessa e a tutte voi, una buona partenza e un buon cammino, che portino frutto, concludo facendo mio l’augurio del Papa: il Signore ci benedica e la Madonna ci custodisca. Aff.ma Madre Marcella di S. Elia Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 Con gioia, con fede, con spirito di Comunione Facciamo il tifo per voi SUOR MIRIAM BO In un mondo in cui la competizione è la prima regola di vita per sopravvivere e conquistarsi una posizione, per guadagnarsi una briciola di potere; in una società in cui stimarsi a vicenda nasconde quasi sempre un doppio fine e la ricerca di un tornaconto personale, è strano ritrovarsi a condividere la gioia di un altro. E’ difficile trovare persone che gioiscono per il successo di un altro, ce lo dimostrano molto bene i tifosi nel mondo del calcio, ma in generale in qualsiasi sport. Esultare per la squadra avversaria, fare il tifo per un’altra squadra non esiste proprio. Per fortuna direbbe qualche laico benpensante, o meglio per grazia di Dio per coloro che professano la fede in un Dio che è principio e fine ultimo di tutte le cose, esiste un altro stile di vita, quello stile che ti permette di vivere e non di sopravvivere, quello stile che invece di dividere costruisce insieme, quello stile che caratterizza coloro che per primi sono stati scelti non per un secondo fine, ma semplicemente per opera gratuita dell’Amore di Dio. Mi riferisco proprio ai consacrati e alle consacrate che, con l’aiuto dello Spirito Santo, tentano ogni giorno di costruire l’unità e la comunione per rendere visibile, per quanto umanamente sia possibile il Regno di Dio. Dico questo pensando al 26 febbraio scorso, quando consacrati e consacrate delle varie Congregazioni sparse nel territorio campano si sono stretti intorno alle Suore Ancelle dell’Immacolata per celebrare il loro Centenario di Fondazione e il loro venerato Padre Don Donato Giannotti. Sì, eravamo in tanti e tutti lì per condividere la gioia delle Ancelle, per condividere il loro successo, successo non mondano ma quel successo che è fecondità per la chiesa e per il mondo. Ad un certo punto della Celebrazione Eucaristica, l’assemblea è stata invita a pregare perché il Signore mandi operai nella sua Chiesa e in particolare nella Congregazione delle Suore Ancelle e tutti noi, appartenenti ad altre Famiglie Religiose, abbiamo pregato per questo, abbiamo pregato, con gioia, con fede e con quello Spirito di Comunione che la grazia di Dio ci dona di sperimentare. Coraggio allora, care sorelle in Cristo, coraggio consacrati e consacrati tutti, non scoraggiatevi mai nel rispondere alle richieste di Dio, noi tutti, facciamo il tifo per voi! Facciamolo gli uni per gli altri! SANTA MARIA C. V. 13 Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 Incontro annuale di formazione dei catechisti della Forania di Santa Maria C.V. Gesù ha bisogno di cuori che sanno amare ANNA MUNNO Il 24 e 25 febbraio si è tenuta nella Parrocchia di S. Paolino l’incontro annuale di formazione dei catechisti della forania di S. Maria C.V. Padre Clemente, responsabile dell’Ufficio Catechistico dell’Arcidiocesi di Capua, ha sollecitato tutti i catechisti intervenuti su un tema che oggi è alla ribalta e che non si può non approfondire. In occasione del Sinodo voluto, ad ottobre, da Papa Francesco sulle “Sfide Pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” anche la nostra Diocesi ha voluto dare una testimonianza e una spinta a questo Concilio raccogliendo le testimonianze di coloro che sono a contatto con le famiglie, ognuno nella sua fascia di età in preparazione ai sacramenti: Battesimo, Prima Comunione, Cresima, Matrimonio. Proprio questo ci ha chiesto Padre Clemente: siate vicino alle famiglie, soprattutto quelle che vivono momenti difficili (divisioni, separazioni, povertà…); non puntate il dito ma siate misericordiosi come lo è stato Gesù sulla croce! La famiglia è il motore del mondo, diceva il Beato Papa Giovanni Paolo II: è il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. E’ fatta di volti di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita, soprattutto quella più debole. E il compito di noi catechisti, che siamo a contatto con tutti i membri della famiglia (bambini, genitori, nonni, etc), ci ha ricordato Padre Clemente, è proprio quello di prenderci cura di tutti loro e di testimoniare con la nostra vita che vivere una famiglia cri- stiana ancora oggi è possibile! Le famiglie cristiane si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita, dal rispetto per gli anziani. Il segreto di tutto questo è la presenza di Gesù nella famiglia, attraverso una partecipazione attiva alla vita sacramentale della parrocchia. Portare a tutte le famiglie della nostra parrocchia la bella notizia che è bello essere famiglia…cristiana! Anche e soprattutto a quelle famiglie che vivono momenti di divisioni, divorzi, povertà…Oggi il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno (Papa Francesco). Il questionario che ci è stato sottoposto il secondo giorno ci spingeva proprio a una riflessione su questa realtà ormai dilagante nelle nostre parrocchie. All’interno dei gruppi, formati da catechisti delle diverse parrocchie della città, si è ampiamente parlato della difficoltà di avvicinare le famiglie, sempre più lontane. Famiglie che non si riuniscono più la domenica per stare insieme, per partecipare insieme alla messa domenicale, per pranzare insieme, per fare una passeggiata insieme…per essere insieme una famiglia. Noi catechisti ci troviamo sempre più spesso genitori che accompagnano i figli a messa e/o a catechismo e poi scappano via per venirseli a riprendere e scappare subito via. Famiglie separate, in cui i bambini e i ragazzi sono quelli a soffrire di più e che non riescono a vivere appieno la gioia di essere figlio di Dio perché la mamma e il papa non si fanno carico di trasmettere la fede ai figli. A noi catechisti non spetta il compito di giu- Curti in festa FRANCESCA CAPITELLI In occasione del Carnevale anche la cittadinanza di Curti ha voluto rispondere “presente”. In collaborazione con l’Associazione “Giovani valori e Futuro” ha voluto organizzare, per festeggiare la festa di Arlecchino, un carro allegorico proveniente da Macerata Campania, che percorrerà alcune strade cittadine con una brevissima sosta in Piazza della Repubblica. L’evento che doveva essere in programma sabato 1 Marzo 2014 purtroppo è stato rimandato al sabato successivo, 8 Marzo 2014, viste le condizioni climatiche avverse. In concomitanza con la Festa della donna e in collaborazione con la Croce Rossa di Curti ci sarà un piccolo omaggio floreale per tutte le signore che parteciperanno. Sempre in Piazza della Repubblica in programma il 4 Marzo 2014 già dalle ore 17:00 CURTI era prevista un’animazione per tutti i bambini. Una divertentissima caccia al tesoro dal tema “Biancaneve e i sette nani” doveva allietare gli animi dei più piccini. Alle ore 19:00 era prevista l’esibizione della scuola di ballo “Free Love Dance”. Alle ore 20:00 il cantante rapper Sossio doveva animare la serata con uno spettacolo di Break Dance seguito dall’ultima scena di “Greese”. Alle ore 21:00 la musica house doveva scendere in piazza con Dj Dany Love mentre alle ore 22:00 il sogno sarebbe diventato realtà con il nuovo spettacolo “The Final Project” di Cristian De Lisi. Sempre per le condizioni climatiche sfavorevoli l’organizzazione in programma per quest’oggi è stata rimandata a data da destinarsi. Nulla ancora si sa sull’evento né a quando verrà rimandato ma siamo sicuri che sarà senza alcun dubbio una manifestazione di grandissimo successo. dicare queste persone, ci siamo detti. Non spetta a noi giudicare! E’ emerso allora la nostra difficoltà a entrare nella vita di queste famiglie. Senza arrendersi di volta in volta si cercano espedienti sempre nuovi per fare “incontrare” le famiglie, per guardarsi negli occhi e capire che quello di cui siamo alla ricerca è solo amore; quello vero; quello con la A maiuscola…o meglio con la G maiuscola; l’amore verso di Gesù Cristo! Che possiamo fare allora noi catechisti per tutte queste persone che il Signore ci ha affidato? Testimoniare. Evangelizzare. Amare. Testimoniare con la nostra vita di tutti i giorni: se vogliamo che gli altri vivano da cristiani, incominciamo a farlo noi…a vivere una vita sacramentale. Gli altri ci osservano, in silenzio. Non stancarsi mai di evangelizzare, di annunciare Gesù. Approfittare sempre di luoghi opportuni e inopportuni per annunciare. Amare! E questa la cosa più impegnativa da realizzare…ma non impossibile! Amare significa avere misericordia. E riusciremo ad amare veramente tanto più avremo sperimentato noi l’amore e la misericordia di Dio! Ci siamo lasciati con questi tre impegni che ci riporteremo a casa e nelle nostre parrocchie. Quest’anno vogliamo pregare per le nostre famiglie, che il Signore ci ha affidato attraverso questo servizio che svolgiamo, e per questo Sinodo sulla famiglia affinchè scenda su tutti i Vescovi e su Papa Francesco lo Spirito di verità che faccia loro prendere decisioni che aiutino a salvare la famiglia. 14 VITULAZIO Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 La prima lettera ai Tessalonicesi scelta da don Pasquale per la Quaresima di quest’anno Dio chiama al suo regno ORSOLA ANTROPOLI Ci risiamo! Stiamo per intraprendere un nuovo cammino di rinnovamento spirituale che ci porterà alla celebrazione della Pasqua. Il Santo Padre ci ha invitato ad essere particolarmente annunciatori del messaggio di misericordia e di speranza per consolare quanti si trovano nella sofferenza e nello sconforto. Bisogna,infatti, porre attenzione alle miserie dei fratelli e lavo- rare concretamente per renderle più lievi. Papa Francesco ha parlato di tre tipi di miserie che attanagliano l’umanità: la miseria materiale, la miseria morale, la miseria spirituale. Grave è la miseria morale che getta gli uomini nella schiavitù del vizio e del peccato, smarrendo il senso della vita, fino a raggiungere la miseria spirituale che porta all’allontanamento da Dio e al rifiuto del suo amore. In questo tempo di Quaresima è dovere di ogni cristiano “aprire nuove strade di evangelizzazione e promozione umana”. Tante le iniziative proposte nella nostra comunità parrocchiale. Abbiamo cominciato dalla consegna della prima lettera ai Tessalonicesi alle famiglie di Vitulazio , perchè sappiamo che il vero cambiamento parte innanzitutto dalla Parola di Dio che nutre, fortifica e rigenera. Avremo la possibilità di commentare e meditare sul testo paolino ogni lu- nedì sera nell’auditorium “Giovanni Paolo II”. Inoltre, anche quest’anno vivremo l’Adorazione Eucaristica quotidiana dalle 9 alle 21. Chiunque vorrà potra stare un’ora davanti al Santissimo. Come l’anno scorso la nostra parrocchia ha promosso un progetto di solidarietà: un poliambulatorio per un villaggio della Tanzania, Pande. Anche nel nostro territorio, però, ci sono tante persone indigenti che chiedono cibo e generi di prima necessità , per questo motivo è stata proposta l’operazione “Un pane per chi bussa”. Nei venerdì di Quaresima si svolgerà la Via Crucis seguita dalla celebrazione Eucaristica nei vari quartieri di Vitulazio; il 2 aprile ci sarà il consueto pellegrinaggio penitenziale a Leporano. Auguriamoci che questo tempo sia , attraverso la penitenza e il desiderio incessante di Dio, un vero arricchimento per la nostra vita. Quaresima popolare Caravesema’ pupa vestuta EUGENIO CIONTI Il periodo del Carnevale è il periodo che precede la Quaresima, inizia il giovedì grasso e termina il martedì grasso, giorno che precede il Mercoledì delle Ceneri, ossia l’inizio della Quaresima. Benché presente nella tradizione cattolica, i caratteri della celebrazione del Carnevale hanno origini in festività ben più antiche, come per esempio le dionisiache greche (le antesterie) o i saturnali romani. Durante le feste dionisiache e i saturnali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie, per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Da un punto di vista storico e religioso il Carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l’ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all’inizio del carnevale seguente (ciclo annuale). Bruciato l’emblema di Carnevale, l’antica tradizione popolare vuole che venga confezionata, la “Vedova di Carnevale” la cosiddetta “Caravesem”. Una bambola vestita di nero (a lutto) con la veste lunga fino ai piedi. E proprio ai piedi è legata un’arancia infilzata da sette penne, sei nere (che rappresentano le cinque domeniche di Quaresima più la domenica delle Palme) e una bianca (la domenica di Pasqua). Al passare di ogni domenica una penna viene tolta dall’arancia. Durante tutto il periodo della Quaresima e fino a Pasqua, la bambola è sospesa ad una corda tesa tra due balconi o due finestre. “Caravesem”, rappresenta la coscienza critica di questo periodo di digiuno e astinenza. Infatti oltre alle sette penne, sotto la veste della bambola sono legati anche alcuni alimenti: “una sardina”, “fichi secchi” “peperoncino”, una “bottiglietta di liquori”, ecc. Il compito della bambola di “Quaresima”, è quello di ricordare ai cittadini il periodo di digiuno e di astinenza propri di questo periodo. Tale rappresentazione popolare era radicata in diversi paesi dell’Agro Caleno (tra cui Vitulazio) dove ancora oggi si possono vedere bambole (realizzate artigianalmente) esposte in alcuni angoli dei centri storici. RUBRICHE 15 Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 La droga al microscopio diventa arte FRANCESCA CAPITELLI Una mostra realizzata dalla fotografa tedesca Sarah Schönfeld dal titolo evocativo “All you can feel”, Tutto quello che puoi sentire,ha fotografato gli effetti della droga vista al microscopio. L’idea di Sarah Schönfeld è provocatoria: vuole indagare quanto l’aspetto delle droghe sia simile al modo in cui esse alterano l’umore dell’essere umano. La fotografa ha spremuto sette varie sostanze liquide ai negativi delle pellicole, sia di farmaci legali che di droghe illegali. Le gocce sui vetrini del microscopio, viste attraverso l’ingrandimento, si sono comportate tutte in modo diverso: le forme e i colori che appaiono mostrano caratteristiche uniche, rivelando universi interni tutti da scoprire. Con questo lavoro, Schönfeld esplora le frontiere di un mondo pericoloso, e la fotografia diventa anche un urlo che, forse, chiede un cambio di direzione: esploriamo le droghe, entriamoci dentro, ma soltanto per osservarle. Certamente un gran bell’inizio per farci smettere per sempre nell’uso di sostanze stupefacenti. EDITORE A.C.L.I. Progetto San Marcello C.so Gran Priorato di Malta,22 81043 Capua (CE) P.iva: 03234650616 Reg. Trib di Santa Maria C.V. n. 764 del 22 Giugno 2010 www.kairosnet.it per contatti e pubblicità: 333.88.900.94 [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE: Antonio Casale CAPOREDATTORE Giovanna Di Benedetto GRAFICO Giuseppe Rocco REDAZIONE CAPUA Antonella Ricciardi Francesca Capitelli Francesco Garibaldi Lucia Casavola Nicola Caracciolo Orsola Treppiccione Raffaella Boccia Teresa Pagano Umberto Pappadia Teresa Massaro Ciro Pozzuoli Annamaria Punzo NO PROFIT Le procedure di accertamento sugli enti no profit D a qualche settimana l’Agenzia delle Entrate ha “sguinzagliato” gli ispettori allo scopo di verificare gli enti no profit e, nello specifico, le associazioni e i comitati che, a qualsiasi titolo, svolgono attività senza scopo di lucro secondo quanto stabilito dall’art. 148 del TUIR. La procedura di accertamento tende a stabilire se l’associazione ha effettivamente finalità non lucrative o se invece, in via prevalente o anche esclusiva, svolge attività di carattere commerciale. Gli ispettori del fisco, dopo un’analisi di prima istanza basata su notizie raccolte attraverso la banca dati AdE ma anche attraverso consultazioni informali raccolte su internet (ad esempio la presenza di un sito dell’associazione), si presentano presso la sede legale mostrando i tesserini e chiedendo di poter accedere alla documentazione afferente l’attività dell’Ente. Gli accertatori, nella maggioranza dei casi, lasciano ai responsabili dell’associazione oggetto di accertamento, il modo di raccogliere la documentazione probatoria dell’attività dell’ente e, nello specifico: Libro dei verbali dell’assemblea dei soci, il libro matricola soci, i R.E.F. (rendiconto economico finanziario) e le relative ricevute e fatture a sostegno di quanto rendicontato. La documentazione viene presentata presso la sede di competenza al responsabile del procedimento il quale, sulla base di quanto prodotto, stende un verbale al quale si può aderire senza contraddittorio, con contraddittorio in autotutela o facendo regolare ricorso tributario. Fin qui una breve disamina della procedura ma nel merito, come vivono quei giorni i responsabili e, in primis, il legale rappresentante dell’associazione? Nella maggioranza dei casi si tratta di un incubo. Le ragioni sono molteplici ma per ragioni di spazio cercherò di sintetizzare il possibile: Le associazioni sono per loro natura “enti collettivi” che nascono in forza di un accordo tra un gruppo di persone avente ad oggetto lo svolgimento in comune di un’attività senza scopo di lucro. Il libro dei verbali MAURIZIO PAOLUCCI REDAZIONE SANTA MARIA C.V. Maria Benedetto Rosaria Barone Basso Rosalba Gaetano Cenname Anna Munno Lina Salamiti Maria Umili REDAZIONE VITULAZIO Piero Del Bene Assunta Scialdone Domenico Cuccari Orsola Antropoli Pagine CHIESA a cura di don Agostino Porreca don Pasquale Violante Pagine VITA CONSACRATA a cura di suor Miriam Bo Pagine IMMIGRAZIONE a cura di Antonio Casale Stampato presso la Tipografia “Grafiche Boccia” CAPUA è lo specchio della vita associativa, è il documento attraverso il quale si rileva la dinamica associativa e misura la partecipazione dei singoli soci alle attività istituzionali indicate nell’oggetto dello statuto. Le ispezioni tengono in gran conto quanto scritto nel libro dei verbali. Il libro matricole soci è un altro documento importante dal quale deve risultare la storia di ogni singolo socio: quando è entrato a far parte dell’associazione, quando ha rinnovato la tessera, quali incarichi ha nell’associazione, etc…. Il codice fiscale e la partita IVA: il primo è obbligatorio, la seconda rappresenta un mezzo attraverso il quale l’associazione può svolgere un’attività di carattere commerciale (non prevalente e non produttrice di dividendi) che consente il versamento delle imposte dirette (IRES) e di quelle indirette (IVA) a dimostrazione di non voler eludere o evadere il fisco su fondi raccolti in modo assolutamente legittimo ma, nel contempo, rilevante dal punto di vista commerciale. Le A.S.D. (associazioni sportive dilettantistiche) per esempio, quando raccolgono sponsorizzazioni, fanno pubblicità o cedono diritti audiovisivi, svolgono attività commerciale; le lezioni di musica nei confronti di non soci sono rilevanti ai fini fiscali e devono essere fatturate. La vendita di prodotti finalizzata ad attività non direttamente riconducibili alla raccolta di fondi per specifici progetti deve essere fatturata. I progetti per i quali è prevista un’erogazione da parte di enti pubblici sulla base di una prestazione da parte dell’associazione devono essere fatturati (non così nel caso di contributi liberali stabiliti in bilancio per gli enti no profit da Comuni, Province e Regioni). Gli esempi sarebbero infiniti, ma in sintesi qualsiasi associazione intenda svolgere un’attività di tipo commerciale può farlo purché si doti di partita IVA e si faccia carico di tutti gli adempimenti contabili e fiscali stabiliti dalle norme di legge (accenno semplicemente al fatto che le associazioni possono accedere ad un regime fiscale agevolato in base alla L. 398/91). Kairos News è distribuito nelle edicole e presso le seguenti Parrocchie: CAPUA Santi Filippo e Giacomo San Pietro Apostolo San Roberto Bellarmino Sacro Cuore Maria Santissima Assunta in Cielo SANTA MARIA C V Sant’Erasmo Immacolata Concezione di M.V. Santa Maria Maggiore e San Simmaco San Pietro Apostolo Santa Maria delle Grazie BELLONA San Secondino VITULAZIO Santa Maria dell’Agnena CASTEL MORRONE San Pietro Apostolo e Luca Evangelista CASAPULLA Sant’Elpidio CASAGIOVE Santa Maria della Vittoria CURTI San Michele Arcangelo SAN PRISCO Santa Maria di Costantinopoli CANCELLO/ARNONE Maria Regina di tutti i Santi-Maria SS Assunta BREZZA /GRAZZANISE San Martino Vescovo SANTA MARIA LA FOSSA Maria SS Assunta in cielo FRANCOLISE San Germano - Santa Maria delle Grazie CASTEL VOLTURNO Santa Maria del Mare SAN TAMMARO presso Maranathà Scarica la versione pdf sul tuo smartphone Per informazioni: [email protected] Tel: 333.88.900.94 16 RUBRICHE Anno 5 Numero 10 8 Marzo 2013 Cimentiamoci con il “Finger food” Quattro ricette per cominciare ASSOCIAZIONE CUOCHI CASERTA Il corso di cucina organizzato dall’Associazione Cuochi di Caserta ha affrontato nelle scorse settimane il tema del “Finger Food”, sotto la guida esperta dello chef Rino Zagarella con Antonio De Angelis. Qui di seguito alcune delle ricette con le quali merita cimentarsi per fare bella figura in qualche occasione importante! 1. Rotolino di bresaola con ricotta e verdurine su misticanza croccante e Dressing aceto balsamico Ingredienti: Bresaola, Carote, Zucchine, Ricotta, Sale e pepe, Aceto balsamico, Olio extravergine, Misticanza. Procedimento: Con carote e zucchine preparare una brunoise, sbollentare in acqua e raffreddare, unire alla ricotta aggiustare di sale e pepe, stendere le fettine di bresaola su un foglio di pellicola e farcire con il ripieno arrotolare; far riposare in frigo, emulsionare aceto balsamico con olio extra vergine e aggiustare di sale (100gr aceto balsamico 300 olio). Montare i finger food usando la misticanza a piacere. unire alle patate; aggiustare di sale e pepe, formare una forma a piacere; infarinare, passare nell’uovo e poi nel pan grattato, quando servono friggere; per la maionese procedere montando i tuorli con un pizzico di sale e unendo olio a filo, aggiungere poi un po’ di limone tiepido e la sua buccia. 3. Rotolino di melenzane e porcini Ingredienti: Melenzane lunghe, Porcini, Ricotta, Sale e pepe Procedimento: lavare le melenzane e tagliarle finemente di lungo con aiuto di una mandola o affettatrice, scottare velocemente in padella antiaderente, spadellare i porcini con olio e aglio, una volta freddi unire con ricotta e aggiustare di sale e pepe, stendere le fettine di melenzane su carta pellicola, unire la farcia e arrotolare, far riposare almeno un paio di ore. 4. Zuppa fredda di pomodoro al martini dry con spiedino di gamberi e verdure grigliate Ingredienti: Pomodori, Carote, sedano e cipolla, Martini dry, Zucchine, Gamberi, Olio extravergine, Sale e pepe. Procedimento: tagliare sedano, carote e cipolla e far appassire in padella, unire i pomodori tagliati e far cuocere per cinque/sei minuti, poi frullare, passare al colino ed emulsionare con martini dry e olio, aggiustare di sale e pepe, tagliare le zucchine a fettine lunghe e sottili, sgusciare i gamberi e arrotolare attorno alla zucchina e fermare con uno stecchino, grigliare lo spiedino e adagiare sul bicchierino precedentemente riempito con la zuppetta di pomodoro. 2. Piccole crocchette di patate e gamberi con maionese allo sfusato amalfitano Ingredienti: Patate, Sale e pepe, tuorli, Gamberi, Olio di semi, Limoni Procedimento: bollire le patate e passarle allo schiaccia-patate una volta fredde; sgusciare i gamberi e tagliarli a pezzi piccoli e La pizza eterna FRANCESCA CAPITELLI Come poteva non arrivare da un laboratorio statunitense la sorprendente pizza che rimane fresca per tre anni? A grande richiesta da parte dei militari Usa, dopo anni e anni di ricerche, gli ingegneri alimentari dell’esercito a stelle e strisce de Massachusetts hanno adesso final- mente sviluppato un tipo di pizza che- senza alcun bisogno di frigorifero o congelamento- rimane intatta fino a tre anni. “Si può prendere la pizza confezionata, lasciarla sul tavolo per tre anni e sarà ancora commestibile”, ha commentato Michelle Richardson, scienziato all’Army Natick Soldier Research, Development and Engineering Center (il diparti- mento dell’esercito americano che si occupa di ricerca), che ha passato due anni sul progetto.“ Uno degli scienziati che l’hanno creata spiega che “ci sono voluti ben tre anni di prove per arrivare alla ricetta perfetta”. Il problema era dato principalmente dalla mozzarella e dal pomodoro che, in condizioni normali, penetrano nella pasta causando la produzione di muffe e batteri, e rendono la pizza immangiabile. Il problema è stato poi risolto utilizzando ingredienti cosiddetti umettanti come l zucchero, sale e sciroppi che si legano con l’acqua e non fanno arrivare i condimenti all’impasto. Secondo i militari invece, la difficoltà, non ancora risolta, consiste nella temperatura. Sebbene la ricetta riproduca il sapore della pizza, rimane il problema che si deve gustare a temperatura ambiente e non calda. Chissà a quanti italiani potrebbe interessare questa particolare ricetta. Kairosnews è un settimanale la cui realizzazione avviene grazie al volontariato di quanti generosamente donano tempo e competenze. Se condividi il nostro progetto, entra a far parte della nostra “famiglia”, sostenendo “Kairosnews” attraverso dei contributi annuali: di di di di 25,00 €. 50,00 €. 100,00 €. 1000,00 €. AMICO SOSTENITORE SPONSOR BENEFATTORE per contatti e donazioni: 333.88.900.94 [email protected] [email protected] www.kairosnet.it