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L`Ucraina e la sua “Centuria celeste”

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L`Ucraina e la sua “Centuria celeste”
Tempo
di
Grazia
per lo
Spirito
Tempo
di
Grazia
per lo
Spirito
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2014 - Euro 0,50
L’Ucraina e la sua “Centuria celeste”
Un articolo scritto a quattro mani con Padre Andrea che dall’Ucraina ci da notizie dirette
LUCIA CASAVOLA
ANDRIY LEMCHUK
Quello che sta succedendo in
Ucraina adesso interessa molti.
Prima di tutto ci si chiede “che
cosa sarà in Crimea?” “cosa faranno i russi?” “ci sarà la guerra
o no?”.
Eppure, non credo si debba guardare a questo.
E’ necessario non perdere di vista
ciò che è accaduto in Ucraina
negli ultimi tre mesi. In questi tre
mesi di Kyiv c’è la risposta alla
presenza di soldati russi in territorio ucraino.
In novanta giorni l’Ucraina è
cambiata totalmente. Nessuno
poteva immaginare, pensare o inventare questo.
Tutto è cominciato la notte del 30
novembre quando i “Bercut” (polizia speciale) sulla piazza Majdan a Kyiv hanno colpito e
sgominato gli studenti manife-
stanti a favore dell’unione con la
comunità europea. Sono stati
giorni di sangue, durante i quali
piazza Majdan è stata gremita di
gente, in alcuni giorni ci sono
stati anche 1 milione di manifestanti. Anche altre città ucraine
hanno manifestato puntando al
medesimo obiettivo: essere in
Europa, essere con l’Europa.
Yanukovich, forte dei legami con
la Russia, pensava di rinsaldare il
suo potere con la violenza, sembrava convinto di riuscire a sottomettere il popolo, ma è successo
l’esatto contrario. Ad ogni azione
di potere intrapresa per creare un
clima di terrore è seguita puntualmente una massiccia e pacifica risposta contraria dei
manifestanti.
Negli ucraini non c’è più paura.
Dove questa sia finita nessuno
può dirlo. Crediamo sia solo
opera del Signore. Il silenzio e la
paura, che hanno accompagnato
il popolo ucraino per lungo
tempo, si sono dileguati del tutto
nei giorni bui del 18-20 febbraio
quando gli “sniper” hanno ucciso
100 persone e ferito 1500. La
gente ha denominato i cento eroi
di piazza Majdan come “Centuria
celeste”.
Adesso abbiamo nuove persone
in parlamento, tra poco ci saranno le elezioni del presidente,
sembra che i giorni neri siano finiti, nonostante la notizia delle
forze armate russe in Crimea.
Gli ultimi avvenimenti in Crimea, sono il tentativo dei russi e
degli oligarchi ucraini di recuperare un vecchio ordine sociale
fondato sulla paura, però i cambiamenti interiori che abbiamo
vissuto sono ben più forti. Intendo dire che il popolo è cambiato totalmente. La gente è più
unita, ci si aiuta gli uni con gli
SOMMARIO
PAG. 7
8 Marzo: Puntare sulla comunicazione
SPECIALE
Mercoledì delle Ceneri
Omelia di Mons. Visco
2
altri, c’è grande solidarietà in ogni angolo del
paese, e tutto è iniziato
in piazza Majdan a
Kyiv.
Lascia veramente stupiti vedere quante persone trovano Dio,
quanti si convertono
durante questi giorni.
Nessuna Chiesa poteva
fare da sè tutto ciò, nessun teologo, vescovo o
sacerdote da solo potrebbe avvicinare così
tanto le persone al Signore. Lo fa Lui stesso.
Il nostro Signore. É
molto commuovente
vedere in piazza Majdan, nel luogo dove
sono state uccise le persone, le cartoline con
su scritto: GRAZIE SIGNORE.
Questo scrive la gente
– è gente cambiata gente nuova in cui non
c’è odio, solo lode a
Dio per la libertà che
viene dal Signore.
Questa è la cosa più
bella che sia successa
in Ucraina e con gli
ucraini.
Ora, in questi giorni è
la volta della gente in
Crimea. I soldati
ucraini (numericamente
inferiori e con poche
armi) non lasciano i
loro posti, la popolazione, anche i filorussi,
non vuole gli invasori
russi.
Dio è con noi. E se Lui
ha cominciato questi
cambiamenti con il nostro popolo, porterà la
sua opera alla fine. Di
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
questo siamo certi. Noi
pensiamo che il maggior timore del governo
russo sia il contagio
della “libertà”: partita
da piazza Majdan di
Kyiv, l’ondata di libertà
può allungarsi fino al
popolo russo. É forse
questo il motivo per cui
i loro soldati stanno in
Crimea?
Nella gente, comunque
sia, non c’è più la
paura:’è lo Spirito di libertà, lo spirito del popolo in Ucraina.
Con questo sentimento
nel cuore, noi speriamo
che non ci sia la guerra
delle armi, perchè la
guerra degli animi e
anche dei cervelli già
c’è stata. Ora speriamo
nel Signore e continuiamo a pregare ogni
giorno per l’Ucraina.
Ringraziamo tanto tutte
le persone che in questi
giorni difficili hanno
pregato per noi. Che il
Signore vi benedica!
don Andriy Lemchuk
La Crimea e le basi
militari russe
Russa da due secoli e
mezzo, la Crimea non è
ucraina per caso, per
secoli ha ospitato popoli diversi che si riconoscevano abitanti di
quelle terre che si affacciano sul Mar Nero.
La Crimea per Mosca è
importante per ragioni
storiche, lo è soprattutto per motivi militari
ed economici. Sul territorio c’è la base navale
di Sebastopoli, in “affitto” a Mosca fino al
2042, più una serie di
caserme, poligoni e
porti usati dalla Russia.
Ecco perché la Crimea
è strategica: da Sebastopoli partono le navi
per il Baltico, per il
mare del Nord ma
anche quelle che passano per il Bosforo e
poi raggiungono Tartus
in Siria, unica base navale posseduta dalla
Russia fuori dal suo territorio. Tartus ora è in
uno Stato in guerra, e
Mosca è costretta a
flettere i muscoli per
mantenere sotto controllo i suoi sbocchi vitali sul mare: deve
difendere Sebastopoli
adesso, e nel futuro
progetta di costruire
nuove basi navali all’estero. Sulla lista,
come opzione, ci sono tra gli altri - il Vietnam,
Singapore e Nicaragua.
La Crimea un regalo
di Krusciov
La Crimea è stata russa
per oltre due secoli e
mezzo, fino al 1954: in
quell’anno il leader sovietico Nikita Krusciov
l’ha donata all’Ucraina,
ma la maggior parte
degli abitanti è russofona (il 58%, secondo
l’ultimo censimento,
solo il 24% si dice
ucraino, ma comunque
è russofono).
Il potere del gas
Sono il gas e i gasdotti
il vero motivo per cui
una Crimea e
un’Ucraina stabili sono
importanti per più di
uno Stato. L’Ucraina
compra il gas dalla
Russia a prezzi scontati
(e nonostante ciò ha un
“enorme debito” con
Gazprom, ancora da
saldare). Sul suo territorio transitano le autostrade del gas: le
condutture che trasportano la maggior parte
dell’energia che l’Europa compra da Mosca.
Esiste più di un progetto alternativo che
evita il passaggio delle
condutture sul territorio
ucraino: c’è il North
Stream, sponsorizzato
dalla Germania e già
parzialmente in funzione; il South Stream,
che coinvolge anche
l’Eni; c’è poi il Nabucco, unico progetto
targato Europa, mai avviato. Nessuna di queste tre vie è a pieno
regime. Questo è il motivo per cui, sia l’Europa sia la Russia,
hanno tutto l’interesse
perché la Crimea e
l’Ucraina siano politicamente stabili.
CHIESA
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
I Domenica di Quaresima
“Il Signore Dio tuo
adorerai: a lui solo
renderai culto”
DON PASQUALE VIOLANTE
Con l’austero Rito delle Ceneri siamo stati
introdotti nel tempo di Quaresima, in questo
cammino tutto proteso verso la celebrazione
della Pasqua, fulcro di tutto l’anno liturgico.
I quaranta giorni nei quali si snoda questo
tempo liturgico sono mutuati proprio dall’episodio del Vangelo di questa domenica:
Gesù si ritira nel deserto per quaranta giorni
digiunando e pregando. In secondo luogo,
però, non si può negare anche un riferimento
ai quarant’anni trascorsi dal popolo d’Israele
nel deserto, prima di entrare nella terra promessa, indicato dalle citazioni del libro del
Deuteronomio – fatte da Gesù nel brano del
vangelo – dove Mosè rammenta al popolo
quell’esperienza, e sulla base di essa esorta
ad essere fedeli a Dio e ad ascoltare la sua
Parola. Quello che accomuna l’esperienza
del popolo e quella di Gesù è la tentazione,
ma ancor di più l’incontro speciale, intimo,
intenso con Dio, che diventa paradigma della
spiritualità del tempo di Quaresima, perché
anche noi siamo chiamati ad incontrare personalmente il Signore, per lasciarci riconciliare con lui. L’episodio delle tentazioni nel
deserto è programmatico e decisivo per il ministero di Gesù. Esso serve a delineare quale
Messia intende essere Gesù, a leggere, sullo
sfondo di questo racconto, tutto il seguito del
Vangelo. La sequenza dei tre momenti – il
deserto, il Tempio, il monte – incarna, infatti,
differenti modelli di messianismo: quello
materiale e sociale (i sassi da tramutare in
pane), quello taumaturgico-spettacolare (la
discesa dal pinnacolo del Tempio) e quello
politico (i regni della terra). Ma Gesù non intende essere un messia imprenditore, i suoi
miracoli non sono operati per ostentare potenza per gloria personale, il suo obiettivo
non è creare rivoluzioni, ribellioni, utilizzare
la forza e la violenza per rovesciare il potere
politico romano. Di fatto Gesù è nella capacità di compiere quello che il diavolo gli suggerisce ma sceglie di non farlo perché non è
questo lo stile di Dio, non è quello di una potenza magica fantascientifica, né quella – più
facile e comoda – di sbarazzarsi dei nemici e
di chi intralcia la sua opera. Gesù, infatti, si è
“svuotato” di questo potere, si è offerto come
vittima, in obbedienza piena al Padre perché
nella sua passione, nella sua morte in croce,
fosse annullato il decreto di condanna e ristabilita la giustizia. Questa condanna, fu riversata su tutti gli uomini a causa del peccato
dei progenitori, di cui ascoltiamo la narrazione nella I lettura (Genesi). Dopo aver
creato l’uomo Dio lo pone come custode del giardino. Quel giardino è
simbolo della relazione tra Dio e
l’uomo, e l’uomo tradirà, non custodirà, questa relazione trasgredendo il
comando di Dio. Questa relazione si
infrange perché l’uomo non rispetta il
suo ruolo, o meglio la sua essenza. Egli
è creatura, plasmata dalla polvere del
suolo (adamah), “nuda” ormai perché
fragile. Vuole mettersi al posto di Dio,
farsi simile a lui, l’unico a cui è riservato di determinare ciò che è bene e ciò
che è male. Con questo gesto di superbia il peccato è entrato nell’esistenza di tutta
l’umanità. E così anche la morte, scrive san
Paolo ai Romani (II lettura). Se il peccato infatti è separazione dell’uomo da Dio, questa
separazione non è altro che morte spirituale
ed “eterna”, di cui la morte fisica è il segno.
Se a causa dunque di Adamo, il primo uomo,
tutti in lui hanno peccato, grazie a Cristo,
Uomo Nuovo, otteniamo da Dio la giustificazione. Ma san Paolo afferma: il dono di grazia ottenuto in Gesù Cristo non ha la stessa
3
POETICI PLAGI
Accusato di saccheggiare Omero
Già Virgilio affermava che il plagio
E’ impresa assai più ardua che strappare
Dalle mani di Ercole la clava
Mentre ad avviso di Eliot e Machado
I poeti mediocri imitano
I grandi rubano, e siccome
Io non sono né grande, né mediocre
Né ho voglia di imitare o di rubare
Mi limito soltanto a riportare
Questi versi di Fernando Pessoa
Che vorrei avere scritto io
E che rileggo sempre con piacere:
“Dolce è la vita, ma che un’altra
migliore ce ne sia, lo è ancora di più.
E’ come una margherita fra le erbacce:
la scorgi, e l’intera campagna si abbellisce”
1
Quattro versi che non oso rubare
Ma mi auguro poter uguagliare.
Giuseppe Centore
1
Fernando Pessoa, Poesie di Fernando Pessoa,
Adelphi, Milano 2013, p. 227.
portata della caduta, non è equivalente dal
punto di vista “quantitativo”. Il dono di Dio,
il riscatto avuto in Gesù Cristo, è sovrabbondante, sproporzionato, smisurato: «Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia».
Questa espressione grandiosa, che condensa
in sé l’essenza dell’amore di Dio, ci sia di
consolazione e ci guidi in questo cammino
quaresimale poiché anche noi dobbiamo
sconfiggere la triplice tentazione del diavolo:
il materialismo, il comodo egoismo, il potere
e la vanagloria.
8 MARZO
San Giovanni di Dio
TRATTO DA WWW.SANTIEBEATI.IT
Religioso
Montemor-o-novo, Portogallo, 8 marzo 1495
– Granada, Spagna, 8 marzo 1550
Nato a Montemoro-Novo, poco lontano da Lisbona, nel 1495, Giovanni di Dio - allora Giovanni Ciudad - trasferitosi in Spagna, vive una
vita di avventure, passando dalla pericolosa
carriera militare alla vendita di libri. Ricoverato nell'ospedale di Granada per presunti disturbi mentali legati alle manifestazioni
"eccessive" di fede, incontra la drammatica realtà dei malati, abbandonati a se stessi ed
emarginati e decide così di consacrare la sua
vita al servizio degli infermi. Fonda il suo
primo ospedale a Granada nel 1539. Muore l'8
marzo del 1550. Nel 1630 viene dichiarato
Beato da Papa Urbano VII, nel 1690 è canonizzato da Papa Alessandro VIII. Tra la fine
del 1800 e gli inizi del 1900 viene proclamato
Patrono degli ammalati, degli ospedali, degli
infermieri e delle loro associazioni e, infine,
patrono di Granada. (Avvenire)
Patronato: Infermieri, Medici, Ospedali, Cardiopatici, Librai, Stampatori
Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico,
dono del Signore, dall'ebraico
Martirologio Romano: San Giovanni di Dio,
religioso: di origine portoghese, desideroso di
maggiori traguardi dopo una vita da soldato
trascorsa tra i pericoli, con carità instancabile
si impegnò a servizio dei bisognosi e degli infermi in un
ospedale da lui
stesso fatto costruire e unì a sé
dei compagni,
che poi costituirono l’Ordine
Ospedaliero di
San Giovanni di
Dio. In questo
giorno a Granada in Spagna
passò al riposo
eterno.
4
CHIESA
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
Cristo si è fatto povero
e ci ha arricchiti della sua povertà
Papa Francesco – Messaggio per la Quaresima
DON AGOSTINO PORRECA
In occasione della Quaresima, Papa Francesco ci
ha offerto alcune riflessioni per aiutare il nostro
cammino personale e comunitario di conversione.
Si tratta di un messaggio
straordinario, attraverso il
quale il Santo Padre
vuole guidarci nel percorso della Quaresima,
affinché sia vissuta da
tutta la Chiesa in modo
pieno e consapevole rispetto all’impegno che
ciascun battezzato e ciascun pastore deve avere
verso i poveri. Il testo del
messaggio è concentrato
sulla povertà e sulla povertà di Cristo in particolare. Questo concetto
della povertà è molto caro
al Papa, che fin dall’inizio del suo Pontificato ha
voluto dare un’enfasi par-
ticolare a questa dimensione della vita del cristiano. Il Santo Padre ha
preso spunto dall’espressione che l’Apostolo
Paolo rivolge ai cristiani
di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi
nell’aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano
nel bisogno: «Conoscete
infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo:
da ricco che era, si è fatto
CATECHESI DI PAPA FRANCESCO
Nel momento del dolore e
della malattia non siamo soli
DON AGOSTINO PORRECA
Nella catechesi tenuta lo scorso 26 febbraio, Papa Francesco ha presentato il sacramento dell’Unzione degli Infermi,
quello che un tempo veniva chiamato
“Estrema
Unzione”, perché era
inteso come conforto
spirituale
nell’imminenza
della morte. Il sacramento dell’Unzione
degli
Infermi ci permette di toccare
con mano la compassione di Dio
per l’uomo. Non a
caso il Papa richiama l’icona biblica
della
parabola
del
«buon
samaritano», nel Vangelo
di Luca (10,3035). Ogni volta
che celebriamo
tale Sacramento, il
Signore
Gesù,
nella persona del
sacerdote, si fa vicino a chi soffre ed
è gravemente malato, o anziano. Alla
Chiesa ogni giorno il Signore Gesù affida
coloro che sono afflitti, nel corpo e nello
spirito, perché possiamo continuare a riversare su di loro, senza misura, tutta la
sua misericordia e la salvezza. Gesù ha
insegnato ai suoi discepoli ad avere la sua
stessa predilezione per i malati e per i sofferenti e ha trasmesso loro la capacità e il
compito di continuare ad elargire nel suo
nome e secondo il suo cuore sollievo e
pace, attraverso la grazia speciale di tale
Sacramento. La visita dei sacerdoti ai malati è molto importante: è Gesù stesso che
arriva per sollevare il malato, per dargli
forza, per dargli
speranza, per aiutarlo; anche per
perdonargli i peccati. È molto bello
sapere che «nel
momento del dolore e della malattia noi non siamo
soli: il sacerdote e
coloro che sono
presenti durante
l’Unzione degli infermi rappresentano infatti tutta la
comunità cristiana
che, come un
unico corpo si
stringe attorno a
chi soffre e ai familiari, alimentando in essi la
fede e la speranza,
e sostenendoli con
la preghiera e il calore fraterno». La
più grande consolazione – ha concluso il Papa – nasce dalla certezza che a
rendersi presente nel Sacramento è lo
stesso Signore Gesù, che ci prende per
mano, ci accarezza come faceva con gli
ammalati e ci ricorda che ormai gli apparteniamo e che nulla - neppure il male
e la morte - potrà mai separarci da Lui.
Buona meditazione.
povero per voi, perché
voi diventaste ricchi per
mezzo della sua povertà»
(2Cor 8,9). Quale è il
senso di queste parole per
noi oggi? Esse – afferma
il Papa – ci descrivono lo
stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza
del mondo, ma con quelli
della debolezza e della
povertà: «Da ricco che
era, si è fatto povero per
voi…». Cristo, il Figlio
eterno di Dio, uguale in
potenza e gloria con il
Padre, si è fatto povero; è
sceso in mezzo a noi, si è
fatto vicino ad ognuno di
noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto
simile a noi (cfr Fil 2,7;
Eb 4,15). Ecco la logica
di Dio, la logica dell’amore: «Dio non ha
fatto cadere su di noi la
salvezza dall’alto, come
l’elemosina di chi dà
parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo
l’amore di Cristo! […] La
povertà di Cristo che ci
arricchisce è il suo farsi
carne, il suo prendere su
di sé le nostre debolezze,
i nostri peccati, comunicandoci la misericordia
infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più
grande ricchezza: Gesù è
ricco della sua sconfinata
fiducia in Dio Padre,
dell’affidarsi a Lui in
ogni momento, cercando
sempre e solo la sua volontà e la sua gloria». La
seconda parte del Messaggio è incentrata sulla
categoria della testimonianza. In ogni epoca e in
ogni luogo, Dio continua
a salvare gli uomini e il
mondo mediante la povertà di Cristo; La ricchezza di Dio – scrive
Francesco – non può passare attraverso la nostra
ricchezza, ma sempre e
soltanto attraverso la nostra povertà, personale e
comunitaria, animata
dallo Spirito di Cristo. Ad
imitazione del nostro
Maestro, noi cristiani
siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene
carico e a operare concretamente per alleviarle. E
quando parliamo di miseria non intendiamo solo la
miseria materiale, ma
anche la miseria morale e
spirituale. Il tempo di
Quaresima sia per ciascuno un’occasione preziosa per rafforzare con
l’aiuto dello Spirito l’attenzione e la responsabilità verso la miseria
umana, per diventare misericordiosi e operatori di
misericordia; sia un’occasione preziosa per “stare”
con Gesù, per unirci più
profondamente a Lui:
solo nella misura in cui
saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero
e ci ha arricchiti con la
sua povertà, potremo essere pronti e disposti a testimoniare a quanti
vivono nella miseria materiale, morale e spirituale
il messaggio evangelico,
che si riassume nell’annuncio dell’amore del
Padre misericordioso,
pronto ad abbracciare in
Cristo ogni persona.
Buon cammino quaresimale.
ATTUALITA’
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
5
E’ tempo di formare
le coscienze
NICOLA CARACCIOLO
La cronaca ci parla quotidianamente di maltrattamento dei bambini, tanto nel nostro paese
quanto in ogni angolo del pianeta. Il triste fenomeno costituisce un serio problema sociale
e di salute pubblica nella Regione Europea,
con conseguenze di lungo termine per la salute
mentale, riproduttiva e fisica dei bambini e per
lo sviluppo della società intera. Stime prudenti
(ma sono numeri che fanno paura) suggeriscono che esso riguarda 18 milioni di bambini
e che parecchie decine di milioni di bambini
ne soffrono le conseguenze negative, che si ripercuoteranno sulla loro intera esistenza. Il
maltrattamento è una delle cause più importanti di diseguaglianza nella salute con i gruppi
più svantaggiati in condizioni di maggior rischio. Aggrava le diseguaglianze esistenti e
perpetua l’ingiustizia sociale. Costituisce una
priorità nella maggior parte dei paesi nella Regione Europea e tuttavia solo alcuni di questi
hanno destinato risorse adeguate alla sua prevenzione.
Il recentissimo Rapporto europeo sulla prevenzione del maltrattamento dei bambini evidenzia il peso del maltrattamento dei bambini,
le sue cause e conseguenze e l’efficacia di programmi di prevenzione. Porta argomenti stringenti per maggiori investimenti nella
prevenzione e per incorporare la sua prevenzione in altri campi della salute e delle politiche sociali. Riflette l’approccio “di tutta la
società” promosso da Health 2020, richiede un
maggiore lavoro e coordinamento intersettoriale.
Il Rapporto propone ai decisori politici un approccio preventivo basato su forti evidenze ed
esperienze in risposta alla crescente domanda
da parte del pubblico di affrontare il problema
del maltrattamento nei bambini. I programmi
di prevenzione che in primo luogo evitano che
il maltrattamento si verifichi e che riducono
l’esposizione dei bambini alla violenza portano grandi benefici di salute e sociali. Il maltrattamento dei bambini non è accettabile.
Questo Rapporto chiama con forza i decisori
politici e gli operatori ad investire nella prevenzione.
Ed allora non si può non pensare alla necessità
di investire di più e meglio sulla scuola, puntando sull’educazione all’affettività, aiutando
a formare nei bambini e nei giovani la consapevolezza del proprio valore non negoziabile
di persone, della propria esistenza e delle proprie azioni, inquadrandole nel rispetto e nella
costruzione di relazioni interpersonali.
Tutto questo insistendo sull’educazione anche
e, soprattutto, in collaborazione con i genitori,
attraverso un maggiore sostegno alla genitorialità e la cooperazione scuola/famiglia.
In proposito non è più sufficiente l’informazione, ma è necessario un intervento di formazione vera e propria. Molte scuole si sono già
attivate in tal senso e sarebbe utile ed interessante riuscire a creare una rete di interventi,
promuovere confronto e collaborazione tra le
realtà didattiche presenti sul territorio.
L’esperienza di Missione in Perù
Vangelo senza Confini
La Diocesi di Pozzuoli invita don Carlo
DON CARLO IADICICCO
PIETRO SGUEGLIA
Don Pasquale Mancuso, parroco di Monte di
Procida, mi ha invitato a partecipare come
animatore ad un incontro di formazione organizzato dal centro missionario della Diocesi di Pozzuoli. Ho conosciuto Don
Pasquale agli incontri di spiritualità focolarina che ogni lunedì viviamo nella parrocchia di San Pietro, Santa Maria Capua
Vetere. In pochi minuti abbiamo messo a
punto il tipo di animazione da proporre agli
animatori missionari della Diocesi di Pozzuoli.
Questo tipo di animazione, che noi abbiamo
chiamato “Un Vangelo Senza Confini”, è
stato eseguito dalla mia “Task Force”, gli
stessi della cena di solidarietà che qualche
lettore ricorda ancora, con cui abbiamo realizzato inoltre incontri analoghi nel Duomo
di Marcianise, e nell’auditorium di Vitulazio. ”Grazie a Dio” c’è stata una risposta
molto positiva, che ci spinge a voler riproporre questa animazione nell’ambito delle
altre parrocchie della nostra Diocesi. Don
Pasquale Mancuso mi ha inviato via email la
sua analisi sull’incontro di Pozzuoli.
Da tre anni, l’Ufficio Missionario della Diocesi di Pozzuoli organizza un “ Cammino
Missionario “: si tratta di una serie di incontri
rivolti soprattutto a giovani che vogliano accostarsi o approfondire l’ideale missionario.
L’intento è quello di risvegliare una sensibilità
missionaria che, purtroppo, sta un po’ scomparendo dalle nostre parrocchie e di far riscoprire ai fedeli delle nostre comunità ecclesiali
la loro identità missionaria come indissolubilmente legata alla propria essenza cristiana.
Gli incontri hanno una cadenza mensile e ricoprono quasi l’intera giornata della Domenica , secondo uno schema che prevede dei
momenti di spiritualità, quali la preghiera comunitaria e la S. Messa, a cui si uniscono testimonianze e riflessioni svolte dai missionari
che vengono di volta in volta invitati. Il
tutto,seguendo dei temi-guida: quest’anno si
è scelto di camminare sulla scia delle ultime
Giornate Missionarie ( dal 2006 a oggi ). E’
in tale contesto che Domenica 23 febbraio don
Carlo Iadicicco, sacerdote della Arcidiocesi di
Capua, ha tenuto la sua bella e coinvolgente
testimonianza missionaria quale Fidei-Donum
in Perù per 34 anni. Egli ci ha brillantemente
illuminato sul tema della giornata intitolato “
Vangelo senza confini “, partendo dal brano
evangelico di Mt 28,16-20. Successivamente
ci ha invitato ad approfondire dei temi illustrati da alcune tra le principali riviste missionarie, sollecitando il nostro interesse ai grandi
temi della mondialità.
I circa 15 partecipanti all’incontro sono stati
affascinati dal racconto che don Carlo ci ha
fatto della sua lunga esperienza e dall’entusiasmo appassionato con cui egli vive la propria appartenenza alla Chiesa e il suo
ministero, in una dimensione assolutamente
missionaria. Particolarmente toccante è stata
la Celebrazione Eucaristica animata da canti
e sonorità andini eseguiti dal piccolo complessino che ha accompagnato don Carlo e da uno
stile squisitamente missionario di cui si sente
sempre più l’esigenza anche nei nostri contesti liturgici.
Risuona ancora nelle impressioni di tutti la
gioia di aver vissuto un bellissimo momento
e la gratitudine al Signore che per averci donato la possibilità di conoscere don Carlo e i
suoi amici e di averci ricordato, attraverso di
lui, che la Chiesa o è missionaria o non è.
Occhio a questo indirizzo: [email protected]
6
ATTUALITA’
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
I˚ Giornata Mondiale della Natura
I crimini sono più che floridi
Un giro d’affari che valere miliardi
ORSOLA TREPPICCIONE
Il 3 marzo scorso si è celebrata la I˚ Giornata Mondiale della Natura voluta
dall’ONU-Organizzazione
delle Nazioni Unite- lo
scorso dicembre attraverso
il Programma per l’ambiente (UNEP) istituito nel
dicembre 1972 (con il
plauso delle Associazioni
ambientaliste): “un’occasione per celebrare le molteplici forme di flora e
fauna selvatiche e per aumentare la consapevolezza
dei vantaggi che la conservazione della natura offre
alle persone”. La data
della Giornata coincide
con l’anniversario dell’adozione della Convenzione sul commercio
internazionale delle specie
in via d’estinzione appartenenti alla fauna e alla
flora selvatica (CITES) siglata proprio il 3 marzo
del 1973 allo scopo di tutelare la sopravvivenza
delle specie animali e vegetali a rischio estinzione
regolarizzandone il commercio. E tema di questa I˚
Giornata sono stati i reati
contro gli animali, le
piante e l’ambiente (bracconaggio, commercio illegale di animali selvatici e
specie vegetali, di parti di
piante e di animali usati
come ingredienti dei prodotti di medicina tradizionale cinese, di partite di
legname tropicale, di lane
pregiate, di corni di rinoceronte e d’avorio) che,
dopo quarantuno anni di
battaglie e promozione di
strumenti normativi internazionali, sono sempre
più fiorenti, anzi in crescita. Un giro d’affari
sporchi che è al quarto
posto, a livello mondiale,
dopo quello per gli stupefacenti e le armi, la contraffazione e il traffico di
esseri umani; che viola la
normativa CITES “per un
numero di specie molto
esteso, che comprende
oltre 5.000 specie animali
e 25.000 specie vegetali
minacciate”, sottolinea
Ciro Lungo, responsabile
del Servizio CITES del
Corpo forestale dello
Stato; che porta nelle tasche dei criminali 14 miliardi di euro all’anno. E
mentre pochi si arricchiscono, molti ci perdono:
“Sono spesso le comunità
più povere del mondo a
essere danneggiate da questo commercio illegale
mentre le bande criminali
e i funzionari corrotti traggono profitto. I ranger dei
parchi più a rischio ci
stanno rimettendo la vita e
quelle famiglie che dipendono dalle risorse naturali
stanno perdendo i loro
mezzi di sussistenza”, ha
avuto modo di dire Jim
Leape, direttore generale
Wwf Internazionale, in occasione dell’ennesima denuncia; un’illegalità che
compromette anche “la
stabilità politica di regioni
del mondo già fragili”,
come ha sottolineato in
questi giorni Janez Potocnik, commissario europeo
ORSOLA TREPPICCIONE
Dimenticatevi le “solite”
irruzioni della Guardia di
Finanza nelle fabbriche
clandestine. O meglio, a
queste aggiungete le sempre più frequenti disattivazioni di piattaforme di
falsari che operano sul
web. Avrete il nuovo
modo di concepire il mercato delle contraffazioni,
al passo con i tempi ed
evoluto
tecnologicamente. Acquisti fatti non
più solo sulle bancarelle
dei mercatini, dagli ambulanti o da “vu cumprà”
d’estate in spiaggia, ma
anche comodamente da
casa pensando di aver
fatto un affare! Roba da
decine di miliardi che ha
visto una vera e propria
esplosione nell’anno appena trascorso; dati del
Nucleo speciale frodi tecnologiche, Unità speciale
delle Fiamme Gialle, parlano di 84 piattaforme
oscurate e 130 milioni di
prodotti sequestrati con
un incremento, rispetto al
2012, del 60% in più.
L’attività illegale online si
concentra
soprattutto
Analisi di un fenomeno in crescita
Il falso si consuma
in rete
L’obiettivo è difendere il Made in Italy
sull’abbigliamento e gli
accessori moda, gli orologi e i beni di lusso, ma
non disdegna il commercio di farmaci e il settore
agroalimentare. E consente lo scaricamento (in
inglese download) di file
audio e video, attività costantemente in crescita.
Creando non pochi problemi ai tanti siti di ecommerce autorizzati, di
proprietà anche delle
stesse aziende, che vendono legalmente prodotti
originali, sicuri (anche per
la salute) e certificati. A
fine gennaio, è stato presentato lo Studio sulla
contraffazione via internet nei settori calzature
ed occhiali finanziato dal
Ministero dello Sviluppo
economico, Direzione generale per la Lotta alla
Contraffazione, Ufficio
Italiano Brevetti e Marchi. L’analisi ha preso in
esame più di 700mila pagine web gestite da
45mila server, in oltre 100
paesi con contenuti in 20
lingue, organizzati in
40mila domini. La finalità
è quella di “un approccio
strategico e sistematico
alla lotta alla contraffazione in internet”; vale sia
per i settori in esame sia
per gli altri comparti del
manifatturiero italiano
perchè “in base alle esperienze accumulate sul
campo, si ritiene che i
contraffattori
abbiano
l’obiettivo di attrarre
“utenti normali”- cioè
dell’Ambiente, perché i
profitti dei traffici sono
utilizzati per l’acquisto di
armi, per finanziare i conflitti civili, il terrorismo e
attività connesse. Un’illegalità che colpisce anche
noi, che sembriamo così
lontani dai paesi coinvolti.
Perché l’alterazione di
biodiversità ed ecosistemi
sani pesa sul benessere
dell’intero pianeta, non
solo di alcune zone. Cosa
possiamo fare? Quando ci
immaginiamo portare al
guinzaglio una tigre invece che un cane, (è un paradosso) pensiamo che
stiamo saccheggiando un
territorio non nostro e che,
se scoperti, verremmo sanzionati con multe salatissime,
la
confisca
dell’animale e, nei casi più
gravi, l’arresto. Ne varrebbe la pena?
quelli che non cercano il
falso, non particolarmente
esperti del prodotto e
spesso non in grado di distinguere il “non originale”- ingannandoli con il
look&feel della “vetrina”
e con prezzi credibili così
da trasformarli in acquirenti inconsapevoli del
fake”. Plauso delle Associazioni di categoria che
da anni sono impegnate
nella lotta alla contraffazione che non tocca solo i
grandi marchi: “In realtà
è un problema vissuto
anche dalle piccole e
medie aziende, il tessuto
manifatturiero italiano
che il mondo ci invidia e
che rappresenta un patrimonio fondamentale di
cui vive l’economia del
nostro Paese […] Il nostro
obiettivo è difendere lo
stile, la qualità, la creatività e il design italiano
che ci rende unici in tutto
il mondo”, ha detto Cleto
Sagripanti, presidente Assocalzaturifici e Fiamp
(Federazione Italiana Accessori Moda e Pe rsona).
ATTUALITA’
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
“Puntare sulla comunicazione”
Intervista alla Vicepresidente dell’Associazione
Spazio Donna ONLUS, Adele Grassito,
in occasione della festa della donna.
DANIELA DE CHIARA
In occasione dell’ otto
Marzo, l’Associazione
Spazio Donna ONLUS
organizza, come sempre,
dei momenti di riflessione sul tema, non tanto
come giornata specifica
ma come analisi dei risultati e programmazione futura. Sicuramente la fine
del 2013 e l’inizio del
2014 sono stati momenti
importanti per l’Associazione in cui sono stati firmati diversi protocolli di
intesa, sono state costruite nuove reti tra associazioni e, non per
ultimo, Spazio Donna
ONLUS è entrata a far
parte del primo Osservatorio Comunale sulla Violenza di Genere, primo in
tutta la provincia di Caserta. Tale Osservatorio è
di grande importanza perchè vuole essere un registratore del fenomeno
della violenza e mettere
in pratica buone prassi
per limitare o azzerare le
forme di abuso sulle
donne. Sicuramente ciò
che sta a cuore all’Associazione Spazio Donna
ONLUS è la formazione,
girando nelle scuole,
anche primarie, per affrontare il discorso sulle
politiche di genere. Si
vuole sottolineare il passaggio avvenuto passaggio, negli ultimi dieci
anni, in cui l’affermazione della donna è stata
rivolta solo a se stessa
mentre oggi l’autoaffermazione va vista attraverso degli indicatori
sociali quali quelli del lavoro, della famiglia, della
professione, dei rapporti
con l’altro e, soprattutto,
dei rapporti tra donne.
Oggi, non solo nel panorama europeo anche ma
in quello mondiale, è
stato più volte rimarcato
il fatto di doversi riappropriare del rapporto tra
donne, attraverso il quale
comprendere la comuni-
cazione di genere e la comunicazione con l’altro
genere. Spazio Donna
ONLUS, in quest’ambito,
ha fatto una vera e propria opera di sensibilizzazione, basti pensare alla
collaborazione nata con
la JuveCaserta Pasta Reggia che ci ha sostenuto,
non solo il 25 novembre
giornata internazionale
contro la violenza alle
donne girando per noi
uno spot ma anche in occasione di questo otto
marzo, attraverso la campagna JuveCaserta Pink
Project, con la vendita di
t-shirt edizione limitata, il
cui ricavato va a sostenere le attività dell’Associazione stessa.
I giocatori della squadra
di basket sono diventati
testimonial della campagna di valori promossa da
Spazio Donna che pone al
centro della sua mission
un mondo femminile che
non è in antitesi con
quello maschile ma è in
interazione con esso, attraverso l’utilizzo di un
nuovo registro comunicativo. Oggi l’approccio
con le giovani donne,
purtroppo, è un po’ difficile in quanto le ragazze,
guardando le loro madri e
le loro nonne, pensano di
essere già arrivate ad una
costruzione del sè femminile in un ottica di parità.
7
Questo non è vero. Il
primo step è quello di far
capire alle giovani donne
che la costruzione del sè
femminile è continua,
dura tutta la vita, mentre
il secondo step è quello
relativo all’utilizzo di
strumenti comunicativi
capaci di veicolare la differenza di genere ed arrivare ai giovanissimi.
Questi sono la musica, i
flash mob, le radio, gli
spot pubblicitari, i social
network quali face book.
Nel caso specifico Facebook da all’Associazione
Spazio Donna ONLUS,
attraverso una pagina, la
possibilità di arrivare alle
giovani donne ed ai giovani uomini, facendo capire loro l’importanza
dell’autodeterminazione
del sè femminile del sè
maschile. Dunque è necessario lavorare molto
sulla comunicazione, nel
caso specifico quella più
vicina ai ragazzi. Inoltre,
è importantissimo riportare alle giovani donne la
letteratura femminile che
non viene proposta a
scuola. Scrittrici quali
Virginia Woolf e Simone
de Beauvoir sono autrici
che vengono omesse dal
panorama e dalla formazione scolastica con la
quale le ragazze si confrontano ogni giorno.
Nuovo corso A.V.O. a Capua
ANNAMARIA PUNZO
L’A.V.O. è un'Associazione di Volontari Ospedalieri estesa sul
territorio nazionale ed
ha una struttura ed una
sua organizzazione.
L’A.V.O. di Capua con
la chiusura dell'Ospedale “Palasciano”, da alcuni anni, lavora presso
la Casa di cura “Villa
Fiorita”. Gerarchicamente c'è una Presidente
ed una Vice Presidente
affiancate dall'Organo
Esecutivo e dal Consiglio dei Probi Viri. Noi
volontari ospedalieri con
il nostro servizio giornaliero cerchiamo di offrire amore, solidarietà e
carità agli ammalati ricoverati in tali strutture.
Ci accostiamo a loro con
garbo e semplicità, presentandoci e rispettando
il bisogno della loro privacy sapendo anche addentrarci con gentilezza
nei loro vissuti e nelle
loro emozioni. Il volontario A.V.O. si avvicina
all'ammalato coltivando
l'arte dell'osservazione e
cogliendo spunti verbali
e non verbali per comprendere meglio la personalità dell'ammalato,
egli è un “raggio di
sole” la dove c'è ombra
è un “sorriso” la dove
c'è tristezza. Anche il
“silenzio” dell'ammalato
va accettato ed interpre-
tato, persino attraverso
la gestualità.
Il volontario non si sostituisce al personale
medico e paramedico,
ma è lì presente accanto
al malato con un sorriso,
una parola, un bicchier
d'acqua. All'ammalato si
lascia la libertà di condurre il dialogo, se
vuole, condividendo la
propria esperienza di
sofferenza e cercando di
essere in sintonia con il
suo vissuto. Certamente
il volontario A.V.O. è
consapevole che il suo
compito non è quello di
risolvere i problemi
degli ammalati bensì
quello di farsi compagno
di cammino attraverso
gesti semplici, affinchè
egli possa essere un “girasole” accanto a un “salice piangente”.
Ogni anno parte un
corso di formazione
fatto di lezioni teoriche
e pratica-ospedaliera e
sono accolti anche e soprattutto i giovani ben
motivati. L’ A.V.O. di
Capua, infatti, qualche
anno fa ha formato un
gruppo di giovani volontari ospedalieri. Quest'anno il Nuovo Corso
A.V.O. di formazione
partirà il giorno 11
Marzo 2014 alle ore
16.30 presso la sede
Caritas di Capua in via
Duomo.
8
SPECIALE
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
5 MARZO – CELEBRAZIONE DE
“Le armi per vincere: preghi
Omelia di Mons. Salvatore Visco Arcivescovo di Capua
I
nizia col segno delle
ceneri, che viene definito dalla Liturgia “austero simbolo”, l’itinerario
spirituale della Quaresima
perché possiamo giungere
rinnovati a celebrare la Pasqua del Signore.
L’impianto
liturgico
esprime un desiderio e un
auspicio che può realizzarsi pienamente, parzialmente o per niente. E
questo non dipende dalla
forza evocante del segno
ma dalla partecipazione
intima e convinta del credente che, aperto alla Grazia trasformante dello
Spirito, permette al Signore di cambiargli il
cuore.
“Laceratevi il cuore e non
le vesti” è l’oracolo del
profeta Gioele “perché
Dio è misericordioso e
pietoso, lento all’ira e
ricco di benevolente
amore” (cfr. Gl 2, 12-13).
È essenzialmente un’esortazione alla conversione
da raggiungere attraverso
la penitenza ma è anche –
nella celebrazione di oggi
– un richiamo alla consapevolezza della precarietà
dell’umana
esistenza.
Mentre ci verranno imposte le ceneri ascolteremo
l’invito a fare memoria
della verità del nostro essere “ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”
oppure l’altra formula
“convertiti e credi al Vangelo”, proclamante l’annuncio del Regno che può
trovar posto dentro di noi
solo se incontra un animo
disposto alla trasformazione attraverso il cambiamento.
È, ancora una volta, l’invito a fermarsi per riflettere: “Chi sei tu? Chi ti ha
creato? Perché esisti?
Dove sei diretto?”. Il catechismo di Pio X sintetizzava: “L’uomo è stato
creato per conoscere,
amare e servire Dio su
questa terra, per poi goderlo eternamente in
cielo”.
Questa definizione dell’esistenza umana però si
scontra con un’altra realtà
che è entrata nella storia
dell’uomo fin dalle origini: il peccato. Questo
elemento di disturbo sconvolge l’ordine primitivo e
introduce la variante lacerante del rifiuto alla propo-
sta del Creatore che provoca la necessità di vivere
una simulazione: il fingere
e cioè l’ipocrisia. L’uomo
ha bisogno di costruirsi
una nuova immagine
avendo perduto quella
vera e originaria donatagli
da Dio e si nasconde, si
maschera. La maschera diventa il suo nuovo volto
che copre la sua infelicità.
Un canto scout molto interessante così recita: “In un
mondo di maschere, dove
sembra impossibile riuscire a sconfiggere tutto
ciò che annienta l’uomo; il
potere, la falsità, la ricchezza, l’avidità sono mostri da abbattere, noi però
non siamo soli”.
Il nostro può diventare un
mondo di maschere in cui
molti si presentano agli
altri con falsa identità, non
liberandosi dalle proprie
debolezze ma coprendole
con la sovrastruttura della
ipocrisia-simulazione che
permette all’uomo di sostenere una parte nella vita
ma di non viverla davvero.
Solo il Signore ci libera da
noi stessi – secondo una
felice espressione di Raoul
Follereau, l’apostolo dei
lebbrosi – ridonandoci
l’identità perduta.
Il tempo quaresimale è il
tempo della Grazia, il
tempo della riscoperta di
noi stessi, immagine di
Dio, il tempo del pentimento che porta al perdono e all’esperienza
liberante della misericordia da vivere in comunità.
Il canto scout di prima affermava “noi però non
siamo soli”. Non siamo
soli perché Gesù ci ha donato il suo Spirito e perché
questo dono lo viviamo in
Comunità, con gli altri fratelli-amici con i quali condividiamo il cammino.
Il Papa all’udienza generale di oggi ci ha ricordato
che la Quaresima è come
un soffio d’aria pulita in
una stanza rimasta chiusa
per troppo tempo: spazza
via l’aria viziata, fa sentire
nuovi dentro e intorno,
con la voglia di fare bene
il bene… La Quaresima,
ha detto, è un “tempo
provvidenziale per cambiare rotta”, è un “punto di
svolta”:
“Tutti noi abbiamo bisogno di migliorare, di cambiare in
meglio. La Quaresima ci
aiuta e così usciamo dalle
abitudini stanche e dalla
pigra assuefazione al male
che ci insidia”.
“Questo è il momento favorevole questo è il tempo
della salvezza” (cfr. 2Cor
6,2) proclama Paolo ai Corinti e questa esortazione
risuona oggi nella nostra
assemblea che desidera
cogliere il momento e accogliere le indicazioni del
percorso
quaresimale.
Paolo lancia l’invito con
accenti accorati: “Vi supplichiamo in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare
con Dio ... vi esortiamo a
non accogliere invano la
grazia di Dio”. Il messaggio di conversione richiede la consapevolezza
che la salvezza – operata
da Gesù – può restare
senza frutto se ti chiudi all’amore, se impedisci a
Dio di cambiarti.
Nel suo Messaggio per la
Quaresima Papa Francesco dopo aver parlato della
povertà e della miseria
materiale sottolineando la
necessità che le “coscienze
si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla
sobrietà e alla condivisione”, aggiungeva che
non è meno preoccupante
la miseria morale “che
consiste nel diventare
schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie
sono nell’angoscia – ha
sottolineato il Santo Padre
– perché qualcuno dei
membri, spesso giovane, è
soggiogato dall’alcool,
SPECIALE
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
EL MERCOLEDÌ DELLE
9
CENERI
iera, elemosina e penitenza”
dallla droga, dal gioco,
dalla pornografia! Quante
persone hanno smarrito il
senso della vita, sono
prive di prospettive per il
futuro e hanno perso la
speranza!... Il Vangelo è il
vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a
portare in ogni ambiente
l’annuncio liberante che
esiste il perdono del male
commesso, che Dio è più
grande del nostro peccato”.
Abbiamo cantato come responsorio il Salmo 50,
forse il più conosciuto del
salterio e certamente il più
celebre tra i salmi penitenziali. L’autore sacro –
molto probabilmente Davide – in peccato don Betsabea del cui marito
organizza la morte in battaglia, riconosce di essere
peccatore e afferma che il
peccato gli sta sempre dinanzi e che l’offesa è essenzialmente contro Dio:
“Contro te, contro te solo
ho peccato, quello che è
male ai tuoi occhi, io l’ho
fatto” (v. 6); nello stesso
tempo però sa che Dio può
creargli un cuore puro e
uno spirito saldo, per questo se il Signore gli apre le
labbra, la sua bocca potrà
nuovamente proclamare la
sua lode (cfr. 17).
Nel brano evangelico Matteo riporta alcuni fondanti
insegnamenti del Signore:
“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per
essere da loro ammirati,
altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il
Padre vostro che è nei
cieli”. Quando preghi,
quando fai penitenza,
quando fai l’elemosina ...
Gesù ci dice come farlo:
nel segreto, perché nes-
suno se ne accorga ma
solo il Padre. È l’invito a
lasciar cadere la maschera
che tenta di farci belli di
fronte agli altri e far emergere la verità di fronte a
Colui che ci guarda dentro
e che – solo – ci conosce
nell’intimo e meglio di noi
stessi.
Una volta la parola “carnevale” significava qualcosa.
“Vale” carne: arrivederci
carne, oppure “carnem levare” togliere la carne: in
Quaresima non si mangiava carne. Oggi non significa più questo: il
digiuno e l’astinenza materiali sono ben poca cosa
(digiuno solo il mercoledì
delle ceneri e il venerdì
santo e l’astinenza dalla
carne tutti i venerdì fino a
Pasqua). Ma l’invito profetico resta comunque
forte. Cosa vuole veramente il Signore da noi?
Anche il piccolo sacrificio, il fioretto che tempra
il nostro spirito e ci libera
da dipendenze e, talvolta,
da schiavitù. Anche il privarci di qualcosa per darlo
ai poveri, anche il pregare
di più con le pie pratiche
comunitarie e personali,
ma soprattutto creando i
presupposti per un reale e
fruttuoso ascolto della Parola di Dio che trasforma
ed innalza.
Disponiamoci al cammino, consideriamo il
tempo quaresimale un
vero percorso da vivere silenziosamente pregando,
facendo penitenza, praticando la carità. Quello che
verrà tolto al nostro egoismo sia donato ai poveri.
Al centro delle nostre case
vi sia la Parola di Dio,
anche materialmente esposta. Quando la famiglia si
raduna, specialmente al
momento del pasto comune, non manchi la lettura di questa Parola
trasformante, non manchi
la nostra risposta: il ringraziamento al Signore.
E i genitori, primi catechisti dei loro figli, non tralascino di dare l’esempio di
una vita santa, insegnino
loro come si prega, con
loro partecipino alla Santa
Liturgia domenicale. I
bambini non si mandano
al catechismo, si va insieme con loro. La domenica non ci si preoccupa
qualche volta di mandarli
a Messa, si partecipa con
loro.
Oggi Sua Santità in un
altro passo del suo intervento all’udienza generale
ha voluto risolgersi ai genitori proprio su questo argomento: “Io vi domando:
i vostri figli, i vostri bambini, sanno farsi il segno
della croce? Pensate. I vostri nipoti sanno farsi il
segno della croce? Glielo
avete insegnato? Pensate
e rispondete nel vostro
cuore. Sanno pregare il
Padre Nostro? Sanno pregare la Madonna con
l’Ave Maria? Pensate e rispondetevi. Questa assuefazione a comportamenti
non cristiani e di comodo
ci narcotizza il cuore!”
Abbiamo cominciato questa celebrazione con l’orazione colletta nella quale
abbiamo chiesto al Padre
di concederci “di iniziare
con il digiuno di oggi un
cammino di vera conversione per affrontare coraggiosamente, con le armi
della penitenza, il combattimento contro lo spirito
del male”.
La vita è anche combattimento, lo spirito del male
esiste e vuole allontanarci
dalla gioia che solo il Signore può donarci. Le
armi per vincere sono la
preghiera, l’elemosina, la
penitenza.
10 CHIESA
CELEBRARE ...CANTANDO
a cura di Pietro Santoro
La musica sacra
ed il canto liturgico
Mediante la «partecipazione attiva e cosciente»1
di tutti i fedeli alle azioni
liturgiche, il Concilio Vaticano II ha dato avvio ad
una grande riforma delle
modalità di preghiera e di
celebrazione. «[…] per
l’unzione dello Spirito
Santo i battezzati vengono
consacrati a formare […]
un sacerdozio santo»2 e, in
virtù di tale sacerdozio, i
fedeli «concorrono all’oblazione dell’Eucarestia». In che modo
l’assemblea
radunata
“concorre all’oblazione”?
Con parole, acclamazioni,
suppliche e con il canto. In
virtù di ciò, si può sempre
dire che il canto è preghiera? Tale definizione
non è “limitante”? Se diciamo che il popolo celebra insieme al presidente i
divini misteri, dobbiamo
necessariamente affermare
anche che celebra con
versi e musica, con parole
e canti. Faremo insieme un
percorso per comprendere
che senso ha “cantare la
messa” e capiremo che
tipo di «partecipazione attiva e cosciente» ci chiede
la Riforma Liturgica del
post-concilio.
E’necessaria in primis una
valutazione analitica della
terminologia in oggetto.
E’ usanza comune, rispetto
alla trattazione di tali argomenti, porre gli attributi
«Sacra» e «Liturgica» a
qualificazione del termine
Musica; ed è errore altret-
tanto diffuso adoperarli
quali sinonimi. A tal proposito, il primo interrogativo da porci è: sono
realmente sinonimi? Chiaramente no! Con l’espressione musica «sacra» si
suole fare riferimento a
tutto il repertorio sacro
proprio di una confessione
religiosa come, nel caso
del Cristianesimo cattolico, gli oratori sacri, le
arie sacre e i canti per la liturgia. Proprio questi ultimi, costituiscono una
sottocategoria a parte, denominata musica «liturgica», perché è a
“servizio” della liturgia.
Nei successivi articoli capiremo perché, in che
modo ed in quale misura la
musica liturgica “serve” la
liturgia.
1
S. Congr. Riti, Istr.
«Musicam Sacram», 5
marzo 1967, n.5 AAS LIX
1967, p 301 e Cf Concilio
Ecumenico Vaticano
II,Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla
Sacra Liturgia,4.12.1963,10-11-12,
in Enchiridion Vaticanum
1, EDB, Bologna 1993,
357-358.
2
Concilio Ecumenico
Vaticano II,Costituzione
Lumen Gentium sulla
Chiesa ,21.11.1964,10 a ,
in Enchiridion Vaticanum
1, EDB, Bologna 1993,
489.
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
Nella Grazia la vera libertà
Il pensiero di Sant’Agostino
DON SALVATORE IODICE
Sant’Agostino afferma che allora l’uomo
sarà veramente libero, quando potrà fare
il bene senza alcuna costrizione, cioè
quando possiederà la libertà morale.
La libertà morale è, per il Dottore della
grazia, a differenza della semplice libertà
di scelta, la vera e propria libertà: essa
consiste nel non farsi dominare dal male
e nel muoversi quindi verso il bene.
Il pensiero del Santo è espresso in modo
chiaro nel cap. 43 della sua “Esposizione
della Lettera ai Galati”, dove commenta
Gal 5, 13, traendone conclusioni mirabili
sulla vera libertà.
San Paolo così esorta, nella sua Lettera
alle comunità cristiane della Galazia: «
Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a
libertà. Che questa libertà non divenga
però un pretesto per la carne; mediante
l’amore siate invece a servizio gli uni
degli altri ».
Il Vescovo africano ravvisa in queste parole dell’Apostolo la via da seguire per
raggiungere la vera libertà. Libertà, infatti, non significa stabilire e fare impunemente il bene o il male: chi compie il
male con la convinzione di restare impunito presso Dio e presso gli uomini, non
opera nella libertà, perché si lascia dominare dalle perverse inclinazioni della
carne.
Così, se uno non uccide per paura d’essere ucciso lui stesso, non adempie il precetto della giustizia; lo adempirà invece
se si astiene dall’uccidere, pur potendolo
fare impunemente, perché ritiene l’azione
contraria alla giustizia, non soltanto
presso gli uomini ma anche presso Dio.
Libero è, perciò, chi, pur potendo fare del
male, non lo compie per amore di Dio e
del prossimo.
Sant’Agostino avvalora e chiarisce il suo
pensiero con un esempio preso dalla
Sacra Scrittura.
Così, egli dice, si comportò Davide
quando ebbe nelle sue mani il re Saul. Lo
avrebbe potuto uccidere impunemente,
senza temere la vendetta degli uomini,
dai quali era molto amato, né quella di
Dio, che glielo aveva dato in potere per
farne quel che gli piacesse, e tuttavia lo
risparmiò perché si ravvedesse (1 Re 24,
4-8). Preferì, cioè, esercitare l’amore
verso il prossimo, anche se perseguitato,
rendendosi così uomo chiamato alla libertà di Cristo nella fede.Un uomo che
viveva nel Vecchio Testamento ma non
era del Vecchio Testamento. A lui non era
stata rivelata e resa per fede la futura eredità di Cristo: quella fede che, professata,
dona la salvezza e sollecita l’imitazione.
Per questo motivo nota l’Apostolo: Voi,
fratelli, siete stati chiamati alla libertà;
badate però a non fare di questa libertà un
pretesto per la carne. Sentendo cioè parlare di “ libertà “ non pensate che vi sia
consentito di peccare impunemente. E aggiunge: Ma mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Chi
infatti serve mosso da carità serve liberamente e senza meschinità e, obbedendo a
Dio, fa con amore quel che gli viene suggerito, non con timore, quasi che vi fosse
costretto.
In pratica si può dire che, per il Santo di
Ippona, la vera libertà è qualcosa di interiore, che non possiamo conquistare con
le sole nostre forze o con qualche artificio
umano, ma che ci viene dalla grazia di
Dio quando ci disponiamo a voler fare il
bene.
Sicché, se un uomo osservasse tutti i precetti della Legge per timore servile, resterebbe sempre uno schiavo; mentre è
libero chi opera per amore verso Dio e
verso il prossimo, cioè chi agisce nella
carità, che è frutto della grazia di Dio.
Perciò il Dottore conclude: « Chi serve
con amore, agisce liberamente, obbedendo a Dio senza affanno e facendo con
piacere quanto gli viene insegnato ».
Pone così in risalto una grande verità e
cioè che l’apparenza esteriore può ingannare perché può accadere che ci sia chi,
pur restando schiavo fisicamente, possiede una libertà interiore, e, viceversa,
chi esternamente signoreggia sugli altri,
può essere interiormente schiavo del peccato, delle passioni carnali, o delle osservanze servili della Legge. Solo chi vive
in piena comunione con Dio e con il prossimo sperimenta la gioia di essere libero.
FAMIGLIA 11
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
Riflessione a partire da quanto si dice e si legge
Sulle “aperture” di Papa Francesco
ASSUNTA SCIALDONE
Durante una lezione del
corso di formazione che
mi è stato chiesto di tenere ai catechisti della
Diocesi di Alife-Caiazzo,
mentre esponevo loro
l’importanza del sacramento del Battesimo, del
suo significato nuziale e
della condizione dei divorziati risposati (sembrerebbe non attinente al
tema, invece, teologicamente, è molto legata ad
esso), una signora è intervenuta dicendomi: «Però
questo Papa si stà
aprendo ai divorziati».
«In che modo?» - le ho
chiesto. La catechista mi
ha risposto: «Ha detto di
accoglierli, di non giudicarli». Le rispondo: «Sì è
vero! Ma questo lo dicevano anche Papa Giovanni Paolo II e Papa
Benedetto XVI. In cosa
consiste l’apertura di
papa Francesco? Ha forse
dato accesso all’Eucaristia a questi nostri fratelli?» La signora ci ha
pensato un po’ e poi mi
ha detto: «No! Effettivamente sta ripetendo ciò
che hanno detto i suoi
predecessori». I quali, mi
permetto di aggiungere,
come papa Francesco non
hanno fatto altro che confermare la dottrina della
Chiesa: in quanto battezzati, infatti, i nostri fratelli divorziati risposati
hanno il dovere di educare i propri figli nella
fede cristiana, partecipare
agli incontri di preghiera,
di formazione catechetica
e partecipare all’Eucaristia domenicale senza
però poter mangiare il
corpo di Cristo. Il non
poter mangiare il corpo di
Cristo scaturisce da una
loro libera scelta di vita,
in quanto,
essendo
coniugati
civilmente
o solo conviventi o
divorziati
risposati, si
pongono in
uno stato
di perenne
peccato: l’adulterio, che
dalla Chiesa è considerato peccato mortale. Addiritura nella Chiesa delle
origini era considerato
talmente grave che c’era
bisogno, per essere perdonato, di una particolare
dispensa. Ricordiamo che
si è in peccato mortale
quando l’amicizia, l’allenza, la comunione con
Dio è infranta da parte
dell’uomo che opera una
scelta non a favore di Dio
ma del peccato. I nostri
fratelli divorziati e risposati hanno operato (magari senza
consapevolezza) una
scelta che rinnega la comunione con Dio per scegliere e mettere al primo
posto l’amore verso un
uomo o una donna che
non è il proprio marito o
la propria moglie. È proprio questa reiterata
scelta che porta a non
poter ricevere l’assoluzione del peccato di adulterio in quanto manca il
pentimento sincero e il
proposito a non commettere più tale peccato. Alla
domanda del sacerdote:
“sei disposto a non commettere più questo peccato? Cioè sei disposto a
non essere più adultero e
porre fine a questa nuova
unione? Il penitente divorziato risposato, di solito, risponde di no!
Dunque il sacerdote non
può assolverlo e quindi il
non-penitente non può
accedere al Sacramento
dell’Eucaristia perché per
sua libera decisione non
ha voluto ripristinare la
comunione con Dio. Anzi
la sua risposta esprime
l’esatto contrario: di
fronte alla scelta tra il primato di Dio e quello di
un essere umano sceglie
questo secondo. Con ciò
non diciamo che questi
nostri fratelli non soffrano. Essi soffrono tantissimo perché vivono
un’incoerenza di fede e la
loro coscienza e la loro
anima soffrono non potendo essere un tuttuno
con Dio. Questi nostri
fratelli non vanno neanche giudicati in quanto il
giudizio spetta solo a
Dio, l’unico che guarda i
cuori. Essi vanno sostenuti ed accompagnati
nella verità cioè dicendo
loro con carità e verità
ciò che dice il Maestro.
Ed è questo che Papa
Francesco sta ripetendo
continuamente! Ritornando al tema, la maggior
parte delle persone, di
fronte al divieto della Eucaristia ai divorziati risposati, ai conviventi e a
coloro che hanno contratto solo il matrimonio
civile, si mostra piena di
giudizi negativi verso la
Chiesa gerarchica sbagliando bersaglio perché
chi ha vietato il divorzio
proclamando il “si per
sempre” è stato lo stesso
Gesù, come riportato nel
Vangelo di Matteo al Capitolo 19. Dunque,
un’apertura ai Sacramenti
per questi nostri fratelli
equivarrebbe a “cestinare” Gesù, il suo insegnamento e tutto
l’insegnamento della
Chiesa da duemila anni a
questa parte. Durante i
primi cinque secoli dell’era cristiana, infatti, non
s’incontra nessun decreto
di un Concilio, né alcuna
dichiarazione di un Padre
della Chiesa che sostenga
la possibilità di scioglimento del vincolo matrimoniale. E padri come
Giustino, Atenagora, Teofilo di Antiochia, Clemente Alessandrino e
Tertulliano, accennando
alla proibizione evangelica del divorzio, non
danno alcuna indicazione
di eccezione. Origene,
pur cercando qualche giustificazione per la prassi
adottata da alcuni Vvescovi, precisa che essa
contraddice la Scrittura e
la Tradizione della Chiesa
(Comment. In Matt,, XIV,
c. 23, in Patrologia
Greca, vol. 13, col.
1245). I Concili di Elvira
(306) e di Arles (314) lo
ribadiscono chiaramente.
La Chiesa, dunque, riteneva lo scioglimento del
vincolo come impossibile
tanto che il divorzio ed il
realitivo diritto alle seconde nozze era del tutto
sconosciuto. Sant’Agostino, in molte sue opere,
dal De diversis Quaestionibus (390) al De Coniugijs adulterinis (419)
contrastò chi si lamentava
della severità della
Chiesa in materia matrimoniale in quanto incrollabilmente ferma
sull’indissolubilità del
matrimonio, dimostrando
che esso, una volta contratto, non si può più
rompere per qualunque
ragione o circostanza.
San Basilio, contrariamente a quanto è stato
detto in questi giorni,
scrive nell’Ethica: «Non
è lecito ad un uomo rimandare la sua moglie e
sposarne un’altra. Né è
permesso ad un uomo
sposare una donna che sia
stata divorziata da suo
marito» (Etica, Regula
73, c. 2, in Patrologia
Greca, vol. 31, col. 852).
Lo stesso san Gregorio
Nazianzeno, con chiarezza scrive: «Il divorzio
è assolutamente contrario
alle nostre leggi, sebbene
le leggi dei Romani giudichino diversamente»
(Epistola 144, in Patrologia Greca, vol. 37, col.
248). Ultimamente, «La
Chiesa, ribadisce la sua
prassi, fondata sulla Sacra
Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati
risposati. Sono essi a non
poter esservi ammessi,
dal momento che il loro
stato e la loro condizione
di vita contraddicono og-
gettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa,
significata e attuata
dall’Eucaristia» (Card.
Müller, “La forza della
grazia”, L’Osservatore
Romano, 23 ottobre
2013). La posizione della
Chiesa è inequivocabile.
La comunione ai divorziati risposati viene negata perché il matrimonio
è indissolubile. Già Pio
XII, parlando ai parroci
di Roma il 16 marzo
1946, ebbe a dire: «Il matrimonio fra battezzati validamente contratto e
consumato non può essere sciolto da nessuna
potestà sulla terra, nemmeno dalla Suprema Autorità ecclesiastica». La
catechista di Alife, probabilmente, è stata indotta a
quella riflessione da diversi articoli di giornali
intenti a tirare Papa Francesco dalla loro parte, ma
anche dalla pubblicazione
della relazione introduttiva del Card. Kasper
all’ultimo Concistoro,
nella quale, pur richiamando con dovizie di
particolari, la dottrina
della Chiesa in materia,
sostanzialmente il prelato
propone di creare una separazione tra la prassi pastorale e la dottrina
stessa. Si tratta di una relazione che ha avuto l’intento di porre delle
questioni mosse dalla
consapevolezza che «tra
la dottrina della Chiesa
sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni
vissute di molti cristiani
si è creato un abisso».
Nulla di definitivo,
quindi. Per cui vale la
pena di ricordare a chi
propone di liquidare l’insegnamento del Maestro
e della tradizione ecclesiale per aggiornare la
Chiesa, che, come dice la
Scrittura, «chi toglierà
qualche parola di questo
libro profetico, Dio lo
priverà dell’albero della
vita e della città santa, descritti in questo libro»
(Ap.22,19)
12 VITA CONSACRATA
Per una buona partenza e un buon cammino quaresimale
Amore e povertà
Lettera per la Quaresima della Madre Generale
delle Suore Carmelitane di Torino alle sue suore
Torino, 23 febbraio 2014
Carissime Sorelle,
alle soglie di questa Quaresima, desidero invitare tutte a
puntare la nostra attenzione,
la nostra preghiera, la nostra
revisione di vita e i nostri
propositi, sul messaggio che
il Santo Padre Francesco ha
donato alla Chiesa perché
possa «servire al cammino
personale e comunitario di
conversione», segnalando
due punti essenziali: l’amore
e la povertà.
Egli prende spunto dalle parole di San Paolo: «Conoscete la grazia del Signore
nostro Gesù Cristo: da ricco
che era, si è fatto povero per
voi, perché voi diventaste
ricchi per mezzo della sua
povertà» (2 Cor 8,9) e si
chiede, in particolare, che
cosa dica oggi a noi l’invito a
una vita povera in senso
evangelico. Si rivolge a tutti i
cristiani, ma quanto più, certamente, a noi religiose, che
abbiamo scelto e professato
di viverla, questa povertà,
per amore del Signore che ci
ha chiamate. Quell’amore
che sgorga e fruttifica soltanto dall’incontro con Dio,
perché Lui stesso è Amore e
«chi sta nell’amore dimora in
Dio e Dio dimora in lui» (1
Gv 4,16).
Come procede il Papa nella
sua riflessione? Proprio centrando tutto sull’amore,
senza del quale nulla ha
senso e fecondità autentica,
nella nostra vita e nelle nostre relazioni, sia in Comunità, sia nell’apostolato. A
questo proposito non possiamo dimenticare che il
primo apostolato dobbiamo
viverlo tra di noi, e che dal
nostro reciproco saperci
amare, tutti ci riconosceranno discepole di Gesù e
apostole del Vangelo.
Afferma il Papa: «È un
grande mistero l’Incarnazione di Dio! Ma la ragione
di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia,
generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi
e sacrificarsi per le creature
amate. La carità, l’amore è
condividere in tutto la sorte
dell’amato. L’amore rende
simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E
Dio ha fatto questo con noi».
Si tratta di una realtà che
deve poter superare, con la
nostra libera adesione alla
grazia di Dio, ogni nostro limite, ogni nostra incapacità
di comprensione, ogni nostra
insensibilità e freddezza, radicandoci sempre più e meglio nella fede che ci è stata
donata nel Battesimo e che
siamo chiamate a vivere. La
grazia di Dio, custodita e accresciuta, estirperà poco a
poco, nell’intimo nostro,
ogni più piccola radice di
cattiveria, di egoismo e di
amor proprio, d’inimicizia,
di durezza, di peccato e d’infelicità.
Il Papa spiega poi che «Lo
scopo del farsi povero di
Gesù non è la povertà in se
stessa... è invece una sintesi
della logica di Dio, la logica
dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce...
Ciò che ci dà vera libertà,
vera salvezza e vera felicità è
il suo amore di compassione,
di tenerezza e di condivisione... il suo prendere su di
sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci
la misericordia infinita di
Dio». Inoltre: «Dio continua
a salvare gli uomini e il
mondo mediante la povertà
di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella
Parola e nella sua Chiesa,
che è un popolo di poveri. La
ricchezza di Dio non può
passare attraverso la nostra
ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e
comunitaria, animata dallo
Spirito di Cristo».
Le nostre Costituzioni, là
dove si parla della povertà, si
accordano perfettamente con
l’esortazione di Papa Francesco, a partire dalla citazione
iniziale di San Paolo. Mi
pare che ciò costituisca per
noi un ulteriore richiamo a
riprenderle in mano e a rivedere le nostre posizioni, per
riprendere quota ogni giorno,
con attenzione d’amore, con
sempre rinnovata fedeltà,
senza scoraggiamenti. Felici,
ancora una volta, di riscoprirci al cuore della Chiesa e
del suo insegnamento!
Di fronte a queste considerazioni, quali impegni possiamo assumere,
personalmente e comunitariamente, per somigliare di
più a Gesù, per corrispondere
al suo amore, per fargli piacere? Mi sembra che il primo
debba essere quello di vivere
quanto più possibile, fra noi,
una carità autentica, fatta di
gesti semplici e concreti - e
non importa se costano alla
natura, anzi - cercando di
guardare ogni persona e specialmente ogni nostra Sorella, con il massimo di
rispetto, di stima, di amicizia, di fraternità, di affetto, di
condivisione; non fermandoci sugli inevitabili difetti,
ma cercando di riconoscere,
reciprocamente, Gesù presente in ciascuna di noi, che
ci ama e vuole essere
amato... Gesù che attende
magari un piccolo aiuto, un
favore, una parola gentile, di
comprensione o di scusa, un
sorriso, oppure il silenzio al
posto di una risposta secca,
risentita, lo scambio del perdono.
Il secondo impegno lo suggerisce il Papa stesso, in modo
pratico ed efficace, assicurando a tutti la sua preghiera:
«La Quaresima è un tempo
adatto per la spogliazione; e
ci farà bene domandarci di
quali cose possiamo privarci
al fine di aiutare e arricchire
altri con la nostra povertà.
Non dimentichiamo che la
vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa
dimensione penitenziale».
Augurando a me stessa e a
tutte voi, una buona partenza
e un buon cammino, che portino frutto, concludo facendo
mio l’augurio del Papa: il Signore ci benedica e la Madonna ci custodisca.
Aff.ma
Madre Marcella di S. Elia
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
Con gioia, con fede,
con spirito di Comunione
Facciamo
il tifo per voi
SUOR MIRIAM BO
In un mondo in cui la competizione è la
prima regola di vita per sopravvivere e
conquistarsi una posizione, per guadagnarsi una briciola di potere; in una società in cui stimarsi a vicenda nasconde
quasi sempre un doppio fine e la ricerca
di un tornaconto personale, è strano ritrovarsi a condividere la gioia di un
altro. E’ difficile trovare persone che
gioiscono per il successo di un altro, ce
lo dimostrano molto bene i tifosi nel
mondo del calcio, ma in generale in
qualsiasi sport. Esultare per la squadra
avversaria, fare il tifo per un’altra squadra non esiste proprio.
Per fortuna direbbe qualche laico benpensante, o meglio per grazia di Dio per
coloro che professano la fede in un Dio
che è principio e fine ultimo di tutte le
cose, esiste un altro stile di vita, quello
stile che ti permette di vivere e non di
sopravvivere, quello stile che invece di
dividere costruisce insieme, quello stile
che caratterizza coloro che per primi
sono stati scelti non per un secondo
fine, ma semplicemente per opera gratuita dell’Amore di Dio. Mi riferisco
proprio ai consacrati e alle consacrate
che, con l’aiuto dello Spirito Santo, tentano ogni giorno di costruire l’unità e
la comunione per rendere visibile, per
quanto umanamente sia possibile il
Regno di Dio.
Dico questo pensando al 26 febbraio
scorso, quando consacrati e consacrate
delle varie Congregazioni sparse nel
territorio campano si sono stretti intorno alle Suore Ancelle dell’Immacolata per celebrare il loro Centenario di
Fondazione e il loro venerato Padre
Don Donato Giannotti. Sì, eravamo in
tanti e tutti lì per condividere la gioia
delle Ancelle, per condividere il loro
successo, successo non mondano ma
quel successo che è fecondità per la
chiesa e per il mondo. Ad un certo
punto della Celebrazione Eucaristica,
l’assemblea è stata invita a pregare perché il Signore mandi operai nella sua
Chiesa e in particolare nella Congregazione delle Suore Ancelle e tutti noi,
appartenenti ad altre Famiglie Religiose, abbiamo pregato per questo, abbiamo pregato, con gioia, con fede e
con quello Spirito di Comunione che la
grazia di Dio ci dona di sperimentare.
Coraggio allora, care sorelle in Cristo,
coraggio consacrati e consacrati tutti,
non scoraggiatevi mai nel rispondere
alle richieste di Dio, noi tutti, facciamo
il tifo per voi! Facciamolo gli uni per
gli altri!
SANTA MARIA C. V. 13
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
Incontro annuale di formazione dei catechisti della Forania di Santa Maria C.V.
Gesù ha bisogno di cuori che sanno amare
ANNA MUNNO
Il 24 e 25 febbraio si è tenuta nella Parrocchia di S. Paolino l’incontro annuale di formazione dei catechisti della forania di S.
Maria C.V. Padre Clemente, responsabile
dell’Ufficio Catechistico dell’Arcidiocesi di
Capua, ha sollecitato tutti i catechisti intervenuti su un tema che oggi è alla ribalta e che
non si può non approfondire. In occasione
del Sinodo voluto, ad ottobre, da Papa
Francesco sulle “Sfide Pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”
anche la nostra Diocesi ha voluto dare una
testimonianza e una spinta a questo Concilio
raccogliendo le testimonianze di coloro che
sono a contatto con le famiglie, ognuno nella
sua fascia di età in preparazione ai sacramenti: Battesimo, Prima Comunione, Cresima, Matrimonio. Proprio questo ci ha
chiesto Padre Clemente: siate vicino alle famiglie, soprattutto quelle che vivono momenti difficili (divisioni, separazioni,
povertà…); non puntate il dito ma siate misericordiosi come lo è stato Gesù sulla croce!
La famiglia è il motore del mondo, diceva il
Beato Papa Giovanni Paolo II: è il luogo
dove si impara ad amare, il centro naturale
della vita umana. E’ fatta di volti di persone
che amano, dialogano, si sacrificano per gli
altri e difendono la vita, soprattutto quella
più debole.
E il compito di noi catechisti, che siamo a
contatto con tutti i membri della famiglia
(bambini, genitori, nonni, etc), ci ha ricordato Padre Clemente, è proprio quello di
prenderci cura di tutti loro e di testimoniare
con la nostra vita che vivere una famiglia cri-
stiana ancora oggi è possibile!
Le famiglie cristiane si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita,
dal rispetto per gli anziani. Il segreto di tutto
questo è la presenza di Gesù nella famiglia,
attraverso una partecipazione attiva alla vita
sacramentale della parrocchia.
Portare a tutte le famiglie della nostra parrocchia la bella notizia che è bello essere famiglia…cristiana! Anche e soprattutto a
quelle famiglie che vivono momenti di divisioni, divorzi, povertà…Oggi il matrimonio
è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi
modo e modificarsi secondo la sensibilità di
ognuno (Papa Francesco).
Il questionario che ci è stato sottoposto il secondo giorno ci spingeva proprio a una riflessione su questa realtà ormai dilagante
nelle nostre parrocchie. All’interno dei
gruppi, formati da catechisti delle diverse
parrocchie della città, si è ampiamente parlato della difficoltà di avvicinare le famiglie,
sempre più lontane. Famiglie che non si riuniscono più la domenica per stare insieme,
per partecipare insieme alla messa domenicale, per pranzare insieme, per fare una passeggiata insieme…per essere insieme una
famiglia. Noi catechisti ci troviamo sempre
più spesso genitori che accompagnano i figli
a messa e/o a catechismo e poi scappano via
per venirseli a riprendere e scappare subito
via. Famiglie separate, in cui i bambini e i
ragazzi sono quelli a soffrire di più e che non
riescono a vivere appieno la gioia di essere
figlio di Dio perché la mamma e il papa non
si fanno carico di trasmettere la fede ai figli.
A noi catechisti non spetta il compito di giu-
Curti in festa
FRANCESCA CAPITELLI
In occasione del Carnevale anche la cittadinanza di Curti ha voluto rispondere “presente”.
In collaborazione con l’Associazione “Giovani valori e Futuro” ha voluto organizzare,
per festeggiare la festa di Arlecchino, un
carro allegorico proveniente da Macerata
Campania, che percorrerà alcune strade cittadine con una brevissima sosta in Piazza
della Repubblica.
L’evento che doveva essere in programma
sabato 1 Marzo 2014 purtroppo è stato rimandato al sabato successivo, 8 Marzo
2014, viste le condizioni climatiche avverse. In concomitanza con la Festa della
donna e in collaborazione con la Croce
Rossa di Curti ci sarà un piccolo omaggio
floreale per tutte le signore che parteciperanno.
Sempre in Piazza della Repubblica in programma il 4 Marzo 2014 già dalle ore 17:00
CURTI
era prevista un’animazione per tutti i bambini. Una divertentissima caccia al tesoro
dal tema “Biancaneve e i sette nani” doveva
allietare gli animi dei più piccini.
Alle ore 19:00 era prevista l’esibizione
della scuola di ballo “Free Love Dance”.
Alle ore 20:00 il cantante rapper Sossio doveva animare la serata con uno spettacolo
di Break Dance seguito dall’ultima scena di
“Greese”.
Alle ore 21:00 la musica house doveva
scendere in piazza con Dj Dany Love mentre alle ore 22:00 il sogno sarebbe diventato
realtà con il nuovo spettacolo “The Final
Project” di Cristian De Lisi.
Sempre per le condizioni climatiche sfavorevoli l’organizzazione in programma per
quest’oggi è stata rimandata a data da destinarsi. Nulla ancora si sa sull’evento né a
quando verrà rimandato ma siamo sicuri
che sarà senza alcun dubbio una manifestazione di grandissimo successo.
dicare queste persone, ci siamo detti. Non
spetta a noi giudicare!
E’ emerso allora la nostra difficoltà a entrare
nella vita di queste famiglie. Senza arrendersi di volta in volta si cercano espedienti
sempre nuovi per fare “incontrare” le famiglie, per guardarsi negli occhi e capire che
quello di cui siamo alla ricerca è solo amore;
quello vero; quello con la A maiuscola…o
meglio con la G maiuscola; l’amore verso di
Gesù Cristo!
Che possiamo fare allora noi catechisti per
tutte queste persone che il Signore ci ha affidato?
Testimoniare. Evangelizzare. Amare.
Testimoniare con la nostra vita di tutti i
giorni: se vogliamo che gli altri vivano da
cristiani, incominciamo a farlo noi…a vivere
una vita sacramentale. Gli altri ci osservano,
in silenzio.
Non stancarsi mai di evangelizzare, di annunciare Gesù. Approfittare sempre di luoghi
opportuni e inopportuni per annunciare.
Amare! E questa la cosa più impegnativa da
realizzare…ma non impossibile! Amare significa avere misericordia. E riusciremo ad
amare veramente tanto più avremo sperimentato noi l’amore e la misericordia di Dio!
Ci siamo lasciati con questi tre impegni che
ci riporteremo a casa e nelle nostre parrocchie.
Quest’anno vogliamo pregare per le nostre
famiglie, che il Signore ci ha affidato attraverso questo servizio che svolgiamo, e per
questo Sinodo sulla famiglia affinchè scenda
su tutti i Vescovi e su Papa Francesco lo Spirito di verità che faccia loro prendere decisioni che aiutino a salvare la famiglia.
14 VITULAZIO
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
La prima lettera ai Tessalonicesi scelta da don Pasquale per la Quaresima di quest’anno
Dio chiama al suo regno
ORSOLA ANTROPOLI
Ci risiamo! Stiamo per
intraprendere un nuovo
cammino di rinnovamento spirituale che ci
porterà alla celebrazione
della Pasqua. Il Santo
Padre ci ha invitato ad essere particolarmente annunciatori del messaggio
di misericordia e di speranza per consolare
quanti si trovano nella
sofferenza e nello sconforto. Bisogna,infatti,
porre attenzione alle miserie dei fratelli e lavo-
rare concretamente per
renderle più lievi. Papa
Francesco ha parlato di
tre tipi di miserie che attanagliano l’umanità: la
miseria materiale, la miseria morale, la miseria
spirituale. Grave è la miseria morale che getta gli
uomini nella schiavitù del
vizio e del peccato, smarrendo il senso della vita,
fino a raggiungere la miseria spirituale che porta
all’allontanamento da Dio
e al rifiuto del suo amore.
In questo tempo di Quaresima è dovere di ogni
cristiano “aprire nuove
strade di evangelizzazione e promozione
umana”. Tante le iniziative proposte nella nostra
comunità parrocchiale.
Abbiamo cominciato
dalla consegna della
prima lettera ai Tessalonicesi alle famiglie di Vitulazio , perchè sappiamo
che il vero cambiamento
parte innanzitutto dalla
Parola di Dio che nutre,
fortifica e rigenera.
Avremo la possibilità di
commentare e meditare
sul testo paolino ogni lu-
nedì sera nell’auditorium
“Giovanni Paolo II”.
Inoltre, anche quest’anno
vivremo l’Adorazione
Eucaristica quotidiana
dalle 9 alle 21. Chiunque
vorrà potra stare un’ora
davanti al Santissimo.
Come l’anno scorso la
nostra parrocchia ha promosso un progetto di solidarietà: un
poliambulatorio per un
villaggio della Tanzania,
Pande. Anche nel nostro
territorio, però, ci sono
tante persone indigenti
che chiedono cibo e generi di prima necessità ,
per questo motivo è stata
proposta l’operazione
“Un pane per chi bussa”.
Nei venerdì di Quaresima
si svolgerà la Via Crucis
seguita dalla celebrazione
Eucaristica nei vari quartieri di Vitulazio; il 2
aprile ci sarà il consueto
pellegrinaggio penitenziale a Leporano. Auguriamoci che questo tempo
sia , attraverso la penitenza e il desiderio incessante di Dio, un vero
arricchimento per la nostra vita.
Quaresima popolare
Caravesema’ pupa vestuta
EUGENIO CIONTI
Il periodo del Carnevale è
il periodo che precede la
Quaresima, inizia il giovedì grasso e termina il
martedì grasso, giorno che
precede il Mercoledì delle
Ceneri, ossia l’inizio della
Quaresima. Benché presente nella tradizione cattolica, i caratteri della
celebrazione del Carnevale hanno origini in festività ben più antiche, come
per esempio le dionisiache
greche (le antesterie) o i
saturnali romani. Durante
le feste dionisiache e i saturnali si realizzava un
temporaneo scioglimento
dagli obblighi sociali e
dalle gerarchie, per lasciar
posto al rovesciamento
dell’ordine, allo scherzo e
anche alla dissolutezza.
Da un punto di vista storico e religioso il Carnevale rappresentò, dunque,
un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento
simbolico, durante il quale
il caos sostituiva l’ordine
costituito, che però una
volta esaurito il periodo
festivo, riemergeva nuovo
o rinnovato e garantito per
un ciclo valido fino all’inizio del carnevale seguente
(ciclo annuale). Bruciato
l’emblema di Carnevale,
l’antica tradizione popolare vuole che venga confezionata, la “Vedova di
Carnevale” la cosiddetta
“Caravesem”. Una bambola vestita di nero (a
lutto) con la veste lunga
fino ai piedi. E proprio ai
piedi è legata un’arancia
infilzata da sette penne, sei
nere (che rappresentano le
cinque domeniche di Quaresima più la domenica
delle Palme) e una bianca
(la domenica di Pasqua).
Al passare di ogni domenica una penna viene tolta
dall’arancia. Durante tutto
il periodo della Quaresima
e fino a Pasqua, la bambola è sospesa ad una
corda tesa tra due balconi
o due finestre. “Caravesem”, rappresenta la coscienza critica di questo
periodo di digiuno e astinenza. Infatti oltre alle
sette penne, sotto la veste
della bambola sono legati
anche alcuni alimenti:
“una sardina”, “fichi secchi” “peperoncino”, una
“bottiglietta di liquori”,
ecc. Il compito della bambola di “Quaresima”, è
quello di ricordare ai cittadini il periodo di digiuno e
di astinenza propri di questo periodo.
Tale rappresentazione popolare era radicata in diversi paesi dell’Agro
Caleno (tra cui Vitulazio)
dove ancora oggi si possono vedere bambole (realizzate artigianalmente)
esposte in alcuni angoli
dei centri storici.
RUBRICHE 15
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
La droga al
microscopio diventa arte
FRANCESCA CAPITELLI
Una mostra realizzata dalla fotografa
tedesca Sarah Schönfeld dal titolo
evocativo “All you can feel”, Tutto
quello che puoi sentire,ha fotografato
gli effetti della droga vista al microscopio.
L’idea di Sarah Schönfeld è provocatoria: vuole indagare quanto l’aspetto
delle droghe sia simile al modo in cui
esse alterano l’umore dell’essere
umano.
La fotografa ha spremuto sette varie
sostanze liquide ai negativi delle pellicole, sia di farmaci legali che di droghe illegali.
Le gocce sui vetrini del microscopio,
viste attraverso l’ingrandimento, si
sono comportate tutte in modo diverso: le forme e i colori che appaiono mostrano caratteristiche uniche,
rivelando universi interni tutti da scoprire.
Con questo lavoro, Schönfeld
esplora le frontiere di un mondo pericoloso, e la fotografia diventa anche
un urlo che, forse, chiede un cambio
di direzione: esploriamo le droghe,
entriamoci dentro, ma soltanto per
osservarle.
Certamente un gran bell’inizio per
farci smettere per sempre nell’uso di
sostanze stupefacenti.
EDITORE
A.C.L.I. Progetto San Marcello
C.so Gran Priorato di Malta,22 81043
Capua (CE)
P.iva: 03234650616
Reg. Trib di Santa Maria C.V.
n. 764 del 22 Giugno 2010
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per contatti e pubblicità:
333.88.900.94
[email protected]
DIRETTORE RESPONSABILE:
Antonio Casale
CAPOREDATTORE
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GRAFICO
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REDAZIONE CAPUA
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Francesca Capitelli
Francesco Garibaldi
Lucia Casavola
Nicola Caracciolo
Orsola Treppiccione
Raffaella Boccia
Teresa Pagano
Umberto Pappadia
Teresa Massaro
Ciro Pozzuoli
Annamaria Punzo
NO PROFIT
Le procedure
di accertamento sugli enti no profit
D a
qualche
settimana l’Agenzia delle Entrate ha “sguinzagliato”
gli ispettori allo scopo di verificare gli enti no profit
e, nello specifico, le associazioni e i comitati che, a
qualsiasi titolo, svolgono attività senza scopo di lucro
secondo quanto stabilito dall’art. 148 del TUIR. La
procedura di accertamento tende a stabilire se l’associazione ha effettivamente finalità non lucrative o
se invece, in via prevalente o anche esclusiva, svolge
attività di carattere commerciale. Gli ispettori del
fisco, dopo un’analisi di prima istanza basata su notizie raccolte attraverso la banca dati AdE ma anche
attraverso consultazioni informali raccolte su internet
(ad esempio la presenza di un sito dell’associazione),
si presentano presso la sede legale mostrando i tesserini e chiedendo di poter accedere alla documentazione afferente l’attività dell’Ente. Gli accertatori,
nella maggioranza dei casi, lasciano ai responsabili
dell’associazione oggetto di accertamento, il modo
di raccogliere la documentazione probatoria dell’attività dell’ente e, nello specifico: Libro dei verbali
dell’assemblea dei soci, il libro matricola soci, i
R.E.F. (rendiconto economico finanziario) e le relative ricevute e fatture a sostegno di quanto rendicontato. La documentazione viene presentata presso la
sede di competenza al responsabile del procedimento
il quale, sulla base di quanto prodotto, stende un verbale al quale si può aderire senza contraddittorio, con
contraddittorio in autotutela o facendo regolare ricorso tributario.
Fin qui una breve disamina della procedura ma nel
merito, come vivono quei giorni i responsabili e, in
primis, il legale rappresentante dell’associazione?
Nella maggioranza dei casi si tratta di un incubo. Le
ragioni sono molteplici ma per ragioni di spazio cercherò di sintetizzare il possibile:
Le associazioni sono per loro natura “enti collettivi”
che nascono in forza di un accordo tra un gruppo di
persone avente ad oggetto lo svolgimento in comune
di un’attività senza scopo di lucro. Il libro dei verbali
MAURIZIO PAOLUCCI
REDAZIONE SANTA MARIA C.V.
Maria Benedetto
Rosaria Barone
Basso Rosalba
Gaetano Cenname
Anna Munno
Lina Salamiti
Maria Umili
REDAZIONE VITULAZIO
Piero Del Bene
Assunta Scialdone
Domenico Cuccari
Orsola Antropoli
Pagine CHIESA a cura di
don Agostino Porreca
don Pasquale Violante
Pagine VITA CONSACRATA a cura di
suor Miriam Bo
Pagine IMMIGRAZIONE a cura di
Antonio Casale
Stampato presso
la Tipografia
“Grafiche Boccia” CAPUA
è lo specchio della vita associativa, è il documento
attraverso il quale si rileva la dinamica associativa e
misura la partecipazione dei singoli soci alle attività
istituzionali indicate nell’oggetto dello statuto. Le
ispezioni tengono in gran conto quanto scritto nel
libro dei verbali.
Il libro matricole soci è un altro documento importante dal quale deve risultare la storia di ogni singolo
socio: quando è entrato a far parte dell’associazione,
quando ha rinnovato la tessera, quali incarichi ha nell’associazione, etc….
Il codice fiscale e la partita IVA: il primo è obbligatorio, la seconda rappresenta un mezzo attraverso il
quale l’associazione può svolgere un’attività di carattere commerciale (non prevalente e non produttrice di dividendi) che consente il versamento delle
imposte dirette (IRES) e di quelle indirette (IVA) a
dimostrazione di non voler eludere o evadere il fisco
su fondi raccolti in modo assolutamente legittimo
ma, nel contempo, rilevante dal punto di vista commerciale. Le A.S.D. (associazioni sportive dilettantistiche) per esempio, quando raccolgono
sponsorizzazioni, fanno pubblicità o cedono diritti
audiovisivi, svolgono attività commerciale; le lezioni
di musica nei confronti di non soci sono rilevanti ai
fini fiscali e devono essere fatturate. La vendita di
prodotti finalizzata ad attività non direttamente riconducibili alla raccolta di fondi per specifici progetti deve essere fatturata. I progetti per i quali è
prevista un’erogazione da parte di enti pubblici sulla
base di una prestazione da parte dell’associazione devono essere fatturati (non così nel caso di contributi
liberali stabiliti in bilancio per gli enti no profit da
Comuni, Province e Regioni). Gli esempi sarebbero
infiniti, ma in sintesi qualsiasi associazione intenda
svolgere un’attività di tipo commerciale può farlo
purché si doti di partita IVA e si faccia carico di tutti
gli adempimenti contabili e fiscali stabiliti dalle
norme di legge (accenno semplicemente al fatto che
le associazioni possono accedere ad un regime fiscale agevolato in base alla L. 398/91).
Kairos News è distribuito nelle edicole e presso le seguenti Parrocchie:
CAPUA
Santi Filippo e Giacomo
San Pietro Apostolo
San Roberto Bellarmino
Sacro Cuore
Maria Santissima Assunta in Cielo
SANTA MARIA C V
Sant’Erasmo
Immacolata Concezione di M.V.
Santa Maria Maggiore e San Simmaco
San Pietro Apostolo
Santa Maria delle Grazie
BELLONA
San Secondino
VITULAZIO
Santa Maria dell’Agnena
CASTEL MORRONE
San Pietro Apostolo e Luca Evangelista
CASAPULLA
Sant’Elpidio
CASAGIOVE
Santa Maria della Vittoria
CURTI
San Michele Arcangelo
SAN PRISCO
Santa Maria di Costantinopoli
CANCELLO/ARNONE
Maria Regina di tutti i Santi-Maria SS Assunta
BREZZA
/GRAZZANISE
San Martino Vescovo
SANTA MARIA LA FOSSA
Maria SS Assunta in cielo
FRANCOLISE
San Germano - Santa Maria delle Grazie
CASTEL VOLTURNO
Santa Maria del Mare
SAN TAMMARO
presso Maranathà
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16 RUBRICHE
Anno 5 Numero 10
8 Marzo 2013
Cimentiamoci con il “Finger food”
Quattro ricette per cominciare
ASSOCIAZIONE CUOCHI CASERTA
Il corso di cucina organizzato dall’Associazione Cuochi di Caserta ha affrontato nelle
scorse settimane il tema del “Finger Food”,
sotto la guida esperta dello chef Rino Zagarella con Antonio De Angelis.
Qui di seguito alcune delle ricette con le
quali merita cimentarsi per fare bella figura
in qualche occasione importante!
1. Rotolino di bresaola con ricotta e verdurine su misticanza croccante e Dressing aceto
balsamico Ingredienti: Bresaola, Carote,
Zucchine, Ricotta, Sale e pepe, Aceto balsamico, Olio extravergine, Misticanza.
Procedimento: Con carote e zucchine preparare una brunoise, sbollentare in acqua e raffreddare, unire alla ricotta aggiustare di sale
e pepe, stendere le fettine di bresaola su un
foglio di pellicola e farcire con il ripieno arrotolare; far riposare in frigo, emulsionare
aceto balsamico con olio extra vergine e aggiustare di sale (100gr aceto balsamico 300
olio). Montare i finger food usando la misticanza a piacere.
unire alle patate; aggiustare di sale e pepe,
formare una forma a piacere; infarinare, passare nell’uovo e poi nel pan grattato, quando
servono friggere; per la maionese procedere
montando i tuorli con un pizzico di sale e
unendo olio a filo, aggiungere poi un po’ di
limone tiepido e la sua buccia.
3. Rotolino di melenzane e porcini
Ingredienti: Melenzane lunghe, Porcini, Ricotta, Sale e pepe
Procedimento: lavare le melenzane e tagliarle finemente di lungo con aiuto di una
mandola o affettatrice, scottare velocemente
in padella antiaderente, spadellare i porcini
con olio e aglio, una volta freddi unire con
ricotta e aggiustare di sale e pepe, stendere le
fettine di melenzane su carta pellicola, unire
la farcia e arrotolare, far riposare almeno un
paio di ore.
4. Zuppa fredda di pomodoro al martini dry
con spiedino di gamberi e verdure grigliate
Ingredienti: Pomodori, Carote, sedano e cipolla, Martini dry, Zucchine, Gamberi, Olio
extravergine, Sale e pepe.
Procedimento: tagliare sedano, carote e cipolla e far appassire in padella, unire i pomodori tagliati e far cuocere per cinque/sei
minuti, poi frullare, passare al colino ed
emulsionare con martini dry e olio, aggiustare di sale e pepe, tagliare le zucchine a fettine lunghe e sottili, sgusciare i gamberi e
arrotolare attorno alla zucchina e fermare
con uno stecchino, grigliare lo spiedino e
adagiare sul bicchierino precedentemente
riempito con la zuppetta di pomodoro.
2. Piccole crocchette di patate e gamberi con
maionese allo sfusato amalfitano
Ingredienti: Patate, Sale e pepe, tuorli, Gamberi, Olio di semi, Limoni
Procedimento: bollire le patate e passarle
allo schiaccia-patate una volta fredde; sgusciare i gamberi e tagliarli a pezzi piccoli e
La pizza eterna
FRANCESCA CAPITELLI
Come poteva non arrivare da un
laboratorio statunitense la sorprendente pizza che rimane fresca per
tre anni?
A grande richiesta da parte dei militari Usa, dopo anni e anni di ricerche, gli ingegneri alimentari
dell’esercito a stelle e strisce de
Massachusetts hanno adesso final-
mente sviluppato un tipo di pizza
che- senza alcun bisogno di frigorifero o congelamento- rimane intatta fino a tre anni.
“Si può prendere la pizza confezionata, lasciarla sul tavolo per tre
anni e sarà ancora commestibile”,
ha commentato Michelle Richardson, scienziato all’Army Natick
Soldier Research, Development
and Engineering Center (il diparti-
mento dell’esercito americano che
si occupa di ricerca), che ha passato due anni sul progetto.“
Uno degli scienziati che l’hanno
creata spiega che “ci sono voluti
ben tre anni di prove per arrivare
alla ricetta perfetta”. Il problema
era dato principalmente dalla mozzarella e dal pomodoro che, in
condizioni normali, penetrano
nella pasta causando la produzione
di muffe e batteri, e rendono la
pizza immangiabile.
Il problema è stato poi risolto utilizzando ingredienti cosiddetti
umettanti come l zucchero, sale e
sciroppi che si legano con l’acqua
e non fanno arrivare i condimenti
all’impasto.
Secondo i militari invece, la difficoltà, non ancora risolta, consiste
nella temperatura. Sebbene la ricetta riproduca il sapore della
pizza, rimane il problema che si
deve gustare a temperatura ambiente e non calda. Chissà a quanti
italiani potrebbe interessare questa
particolare ricetta.
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