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Quando i papà cercavano fortuna in Africa

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Quando i papà cercavano fortuna in Africa
10
.PROGETTO MEMORIA
...Domenica 1
Luglio 2012
La Voce
La lunga attesa di notizie da chi è emigrato, i giochi in cortile, il baccalà da battere
Quando i papà cercavano fortuna in Africa
Umberto Merlin racconta la vita di un bambino negli anni Trenta
Intervista
del direttore
Cristiano
Draghi
Era una via Fiume dove
c’erano solo un paio di ville
quella in cui è cresciuto
Umberto Merlin, che lì ha
trascorso gli anni della
fanciullezza. In una vivevano tre famiglie, ed una
era la sua, nell’altra i nonni, cioè il conosciutissimo
Ferruccio Viola, professore
e poi preside e reggente del
Provveditorato agli studi di
Rovigo al quale è oggi intitolato l’IItis, e la moglie,
con i quali viveva la zia di
Umberto con il marito,
l’ingegner Silvestri.
E’, per Umberto, un’infanzia tranquilla, ma con il
padre lontano. Sì, perché
lui, ingegnere stradale al
quale più tardi si dovrà la
prima strada asfaltata costruita in Albania, era andato, come tanti altri italiani, a cercare fortuna prima in Africa e poi in Albania. Così soldi non ce n’erano, o ce n’erano pochissimi: qualche piccola rimessa del papà, il resto
veniva dalle tasche del
nonno.
Caro professore, ma di
suo padre riuscivate ad
avere notizie?
“Poche, perché a quei tempi ci si limitava a scrivere... e le lettere arrivavano
ogni tanto”.
Sua madre gliele leggeva?
“Qualche volta, quando
pensava che fossero adatte
alla nostra età. Ma tante
volte c’erano notizie solo di
fatiche e privazioni, e le
teneva per sé”.
Lei viveva con la mamma, il fratello più grande
e la sorella più piccola.
Che vita conduceva?
“Passavo tanto tempo a
scuola, dalle suore di via
Silvestri, la mattina e spesso anche il pomeriggio.
Poi, di solito, restavo in
casa, nel cortile che univa
casa nostra con quella dei
nonni, o al massimo nei
giardini lì vicino, quelli intitolati ad Amos Bernini.
Si sentiva in qualche modo diverso per avere il
padre in Africa?
“No, a quei tempi era normale, c’erano tanti bambini che avevano il papà lontano, magari militare”.
Con chi giocava?
“Spesso da solo, con il cane
lupo Full a farmi compagnia: eravamo inseparabili. C’erano poi dei cugini,
oppure i figli dei vicini, i
Guindani”.
Quali erano i suoi giochi
da bambino?
“Niente di complicato: la
Alla realizzazione di questa
pagina ha collaborato
Lauretta Vignaga
Questo progetto
E’ il Polesine di prima della guerra quello che vogliamo
farci raccontare da chi lo ha vissuto. Con oggi siamo
arrivati a 38 interviste. Abbiamo già raccolto le memorie di: Mimì Sangiorgio, Giannina Giunta, Novello
Barcaro, Giovanni De Pascalis, Davide Guido Ricchieri, Luigi Brugnolo, Lucia Felisatti, Antonio Pio Avezzù,
Romilda Bernini, Edda Bellesia, Olga Vettori, Giovanni Tenani, Paolo Trombetta, Isora Furini, Francesca
Begossi, Antonio Ricci, Luigia Bressan, Anselmo Scaroni, Livio Crepaldi, Sante Tugnolo, Rina Malatrasi,
Giancarlo Morelli, Maria Vittoria Barbieri, Mario
Naia, Antonio Zanforlin, Vielmo Duò, Lino Vanzan,
Giustina Balotta, Gianfranco Bellintani, Alberico Ferraresi, Giovannina Azzalin, Giuseppe Pivaro, Ildo Testoni, Dina Milan, Agnese Brancaglion, Irma Siviero,
Renato Correggioli e, oggi, Umberto Merlin.
Umberto Merlin all’età di 25 anni
corda, la palla, oppure si
giocava a nascondino, senza allontanarsi perché i
grandi non volevano”.
La bicicletta ce l’aveva?
“Sì, avevo una mia biciclettina... ”
La sua era una famiglia
r e l a t i v amente benestante...
“E’ vero, ma
ave n d o i l
papà lontano di soldi
ce n’erano
pochi. Bisog n ava a rrangiarsi”.
Quali comodità in
casa? C’erano l’a cqua e la luce elettrica?
“Sì, ma
guai a sprecarle. Anche la sera,
la luce restava spenta, e si andava a
letto presto”.
Come ci si riscaldava?
“Con la legna, che andavo
spesso a prendere a casa
dei nonni. Serviva per la
cucina economica e il camino”.
Ci siamo detti di via Fiu-
me... Che strada era?
“Una strada buia, con poche case... Non c’era niente, serviva alle coppiette di
fidanzati per appartarsi!”
Lei ricorda l’Adigetto dove ora c’è Corso del Popolo?
“Sicuro, la vita di Rovigo
ruotava attorno a quel canale. Era lì che c’erano le
botteghe, e la mamma faceva la spesa”.
Ecco, cosa mangiavate a
casa vostra?
“Insomma, era una cucina
povera, con tante verdure,
magari degli orti di altre
famiglie con cui eravamo
in amicizia, uova, ogni
tanto un pollo. Latte e formaggio comunque non
mancavano e la nonna era
proprio brava a fare i dolci!”
Si sentiva la presenza del
fascismo?
“Guardi, ricordo benissimo me stesso vestito da
Balilla che camminavo
verso la stazione per uno
dei tanti sabati fascisti...
Mi piaceva, quel vestito,
anche se poi mio padre,
tornato in Italia, da antifascista com’era, insistette
che lo buttassi via”.
A scuola come andava?
“Non ricordo molto. Ero in
una classe solo di maschi,
n a t u r a lmente, e le
maestre ins eg nava no
tutte le materie. Tutti
mi volevano bene, e
io per carattere non
davo problemi. Ricordo che
qualcuno
mi chiamava Cochi, ma perché ero il
cocco della mia nonna... E
l’altro giorno c’è stato
qualcuno che mi ha chiamato ancora così, un ricordo dei tempi passati”.
Ci dica ancora della nonna...
“Mi faceva battere il baccalà, perché allora usava così, su un pilastrello in cor-
tile. Ricordo una volta che
proprio non ne avevo voglia, e lei mi convinse..
promettendomi un po’ di
mancia...”
Riceveva una paghetta?
“No, soldi non ce n’erano”.
E la domenica come
la passavate?
“Al solito:
alla messa,
poi alla dottrina. E
quindi ai
giardini a
giocare”.
Siamo in
estate. In
vacanza ci
andavate?
“Questo sì, perché si andava tutti insieme, con zii,
cugini e altri parenti. Andavamo al mare, a Viserba
vicino a Rimini. Affittavamo una casetta proprio su
una piccola spiaggia, ed
era uno spasso; si stava lì
anche due mesi, due mesi
e mezzo, come si usava a
quei tempi”.
Poche case
in via
Fiume,
una strada
allora buia
e defilata
LA SCHEDA BIOGRAFICA
Tutt’ora in attività nel suo centro in via De Polzer. Il pianoforte è la sua passione
Maestro di generazioni di oculisti
Maestro di fama nazionale in campo oculistico,
da oltre cinquant’anni cura le patologie della
vista.
Umberto Merlin nasce a Rovigo il 13 dicembre
1930. Tra i suoi ascendenti ci sono persone che
hanno scritto pagine importanti della storia cittadina: il nonno materno, Ferruccio Viola, che ha
fondato numerose scuole in Polesine e, a Rovigo,
l’Istituto tecnico industriale statale; lo zio paterno, l’avvocato Umberto Merlin, suo omonimo,
protagonista della politica locale e nazionale nelle
fila del partito popolare di cui è stato fondatore;
deputato, ministro e senatore dell’Italia monarchica e repubblicana.
Il protagonista di questa pagina ha come interesse primario la medicina e la chirurgia legata
all’oculistica. Dopo l’istruzione elementare all’Istituto De Silvestri, gestito da suore, Umberto
frequenta la scuola media incorporata all’Istituto
magistrale di via Carducci cui fa seguito il liceo
classico Celio, concluso nel luglio 1949. La scelta
universitaria viene indirizzata alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo di Padova, dove si
laurea nel luglio 1955.
La sua passione per la musica è però altrettanto
Umberto è tutt’ora in piena
forte: Umberto inizia a suoattività. In tutto questo, la
nare il pianoforte imitando la
sua passione per il pianoforsorella che è iscritta al Conte continua ad essere deterservatorio. A 14 anni viene
minante: lo aiuta a manteiscritto anche lui al Conservanere l’elasticità delle dita,
torio e ammesso al 3° anno;
indispensabile per un chicompleta gli studi giungendo
rurgo.
alle soglie dell’esame di diploAlcune cifre meritano di esma che non riesce a sostenere
sere citate: dal primo traperché impegnato con la tesi
pianto di cornea, eseguito
di laurea.
nel 1963, a fine 2011 il profesNel novembre del 1956 si iscriUmberto Merlin oggi
sor Merlin ne ha effettuati
ve all’Università di Milano
oltre 1100, senza contare quelli eseguiti fuori
per conseguire la specializzazione in Oculistica,
dall’Italia. Oltre settemila gli interventi di catauna scelta di vita professionale costellata da proratta e oltre quattromila quelli di chirurgia refratgressioni continue di carriera, riconoscimenti,
tiva corneale e di chirurgia refrattiva per la correpartecipazioni a congressi, pubblicazioni di artizione di miopie, astigmatismo e ipermetropie.
coli su riviste mediche. L’impegno con la sanità
pubblica lo porta all’incarico di primario di ruolo
Anche la vita famigliare di Umberto Merlin è
segnata dall’oculistica: nel febbraio del 1962 si
del Reparto oculistico dell’Ospedale di Adria, dal
sposa con Antonella Zoldan, figlia di un professo1964 al 1976, e poi di quello dell’Ospedale civile di
re di oculistica. Dei tre figli, il maggiore, FederiRovigo, dal febbraio 1976 all’aprile del 2000.
co, è pure lui medico oculista; Cinzia è traduttrice
Il pensionamento, nel 2000, coincide con il nuovo
alla Ue e Francesco è architetto paesaggista a
ruolo di direttore e chirurgo oculista del Centro di
Bruxelles.
chirurgia oculistica Merlin in via De Polzer dove
Il “Progetto Memoria” gode del patrocinio del Centro Polesano di Studi Storici Archeologici ed Etnografici
Il Cpssae conserverà nel proprio archivio la documentazione pubblicata nella rubrica
Fly UP