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Contrattare per occupare

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Contrattare per occupare
Gennaio 2008
11
N°
Anno XVI - E1,03
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB/CN
Iscrizione Trib. Cuneo -14/6/1989 n. 426
Edito dal C.S.I. Cuneo
Direttore Responsabile: Fabrizio Pepino
Contiene I.P.
L’intervista: Cesare Romiti
“L’Italia
è trainata
dalla Pmi”
Pari opportunità in uniforme Cassa edile, Ente scuola e Cpt
Divisa e gonnella
Il difficile binomio
delle donne
Ilario Bruno a pag. 3
ent
o
Il rischio
imprenditoriale
dei ladri
Fabrizio Brignone alle pagine 12 e 13
Ultimamente si parla
molto di sicurezza ed il
problema è evidente:
ovviamente quando il
furto o la rapina provocano il morto, l’allarme
sociale è più forte e contagioso, la paura diventa
panico e il senso di tutela
e di protezione vengono meno. Il malcontento
genera reazioni anche
violente: proteste, comitati di quartiere, cani addestrati sempre più pericolosi, acquisto di pistole,
talvolta tristi episodi di cittadini desiderosi di fare
giustizia sommaria…
Ma dov’è lo Stato? I politici dove sono impegnati?
Segue a pag. 2
Ratti
Nella conca
dell’Abbazia
Beppe Malò a pag. 23
Contrattare per occupare
Il libro
del mese
La vera concertazione è garanzia per la stabilità delle assunzioni
di Ilario Bruno
“La politica non ha il coraggio di prendere le decisioni,
di definire le strategie degne
di un Paese industrializzato.
Dobbiamo avere la coscienza etica di riferire la realtà
vera: la Biagi ha portato un
aumento dell’occupazione e il
Parlamento deve smetterla di
giocare su queste norme”.
Il
presidente
della
Confindustria di Cuneo,
Antonio Antoniotti, apre
con una provocazione forte
il convegno “Riforma Biagi
e protocollo d’intesa sul
Welfare” promosso dalla stessa associazione di imprenditori.
Ma la Biagi è stata veramente innovativa? Oppure ha
semplicemente raccolto con-
Il commento
L’analisi
Maurilio Verna,
Alberto Rinero
e Michele Adit
Zanlungo:
“Molti spunti
positivi”
Servizio a pag. 4
tratti preesistenti? E quanto
ha inciso, dopo quattro anni
dall’approvazione, nel mercato del lavoro, per garantire
occupazione e flessibilità?
A queste e ad altre domande i
relatori hanno cercato di dare
una risposta o, perlomeno, di
offrire spunti di riflessione.
Servizio a pag. 5
Segue a pag. 4
politica fiscale
edilizia scolastica
Meno tasse sulle
imprese nel 2008
Istituzioni unite
per le scuole cuneesi
Secondo il Comitato di analisi e ricerca per la politica
fiscale, secondo un sonfaggio
fatto tra alcune associate di
Confindustria, per il biennio
2007/2008 le imposte per chi
produce merci, servizi, lavoro, ricchezza, torneranno a
scendere.
Lorenzo Boratto a pag. 17
. Incontro al vertice della tecnologia. Consumi (litri/100km) ciclo urbano/extraurbano/misto: 17,9/ 9,2/ 12,4. Emissioni CO2 (g/km): 295.
di Franco Lovera
Nadia Muratore alle pagine 6 e 7
riforma biagi e protocollo d’intesa sul welfare
erv
BMW Financial Services: la più avanzata realtà nei servizi finanziari. BMW e
L’in
t
Inaugurata a
Cuneo la nuova
casa degli edili
Lo dice uno studio
del Carpof condotto
da Confindustria
e Ordine dei dottori
commercialisti della
provincia di Cuneo
Le istituzioni della Granda
fanno sistema e presentano
un piano triennale di interventi sugli edifici scolastici
cuneesi di 21,6 milioni di
euro. “Si tratta soltanto di
manutenzione di vecchi edifici - dice Blengini - e non ci
sono nuove realizzazioni”.
Fabrizio Brignone a pag. 8
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“Dal Cuneese
verso il mondo.
L’industria
della Granda
in prospettiva
storica”
Paolo Gerbaldo alle pag. 20 e 21
Bordiga
Il Genepy
e altre storie
Fabrizio Gardinali a pag. 19
Gennaio 2008
Il rischio
imprenditoriale
dei ladri
Segue da pag. 1
Forse a garantirsi il seggio parlamentare? La Classe Politica
pensa ai problemi dei cittadini o meglio riesce a capire il
profondo disagio sociale e a
governarlo?
L’impressione è negativa! Per
la gente seria, che lavora in
proprio e per conto di altri,
lo sbocco naturale potrebbe
diventare quello di voltare le
spalle alla politica!
Certo nelle grandi città la
questione è tragica e paragonarci ai problemi di quei
cittadini, forse è ingeneroso.
Ciò nonostante voglio parlare
dei problemi che possono svilupparsi nella nostra Provincia
e nella nostra bella città di
Saluzzo. In particolare mi riferisco alla mia esperienza di
piccolo imprenditore edile ed
agricolo.
Negli anni, esercitando la mia
attività, esposta lungo le strade, mi hanno rubato di tutto:
un autocarro, dei compressori, dei generatori, molte batterie degli automezzi, fanalerie,
tubi di ogni genere, fiumi di
gasolio delle macchine operatrici.
La situazione è però precipitata nell’ultimo anno:
1) cantiere di Via Pignari: furto
di casseri per armature;
2) fabbricato Agricolo di
Regione Paschere: furto di
galline:
3) cantiere di Faule: furto di
compressore e generatore e
furto di portafogli a due nostri
operai;
4) sede Costrade: furto di portafoglio su mezzo in dotazione ad un dipendente;
5) sede Azienda Agricola di
Cervignasco: furto di tartaruga;
6) cantieri vari: furto di circa
2000 litri di gasolio (anno
2007);
7) settembre 2007, cantiere
di Cardè: furto di escavatore
cingolato!!!
Inizialmente mi sembrava ingiusto verso il locale
Comando dei Carabinieri
denunciare pubblicamente
questa disgustosa situazione,
perché non volevo assolutamente esprimere insoddisfazione verso l’Arma dei
Carabinieri, anzi, al maresciallo Giordano va tutta la
mia stima e il ringraziamento per quanto riesce a fare
con le limitate forze disponibili, rispetto alla marea di
interventi da far fronte ogni
giorno.
Con chi me la prendo, con
chi mi lamento per questi
furti? Chi è il mio interlocutore? Lo Stato?!? Temo fortemente che la nostra concezione di Stato stia diventando
solamente “un’idea di Stato”,
una vecchia mummia, un
muro di gomma.
Certo è che le forze di polizia
sono fortemente impegnate
a rincorrere i ladri (compito
tra l’altro né simpatico, né
semplice!).
Ma a cosa serve correre,
sfiancarsi, arrabbiarsi, rischiare di diventare magari eroi,
quando è notorio che gli stessi
ladri sanno che il loro “rischio
imprenditoriale” sarà ben
ripagato in quanto garantiti
oggi dall’indulto e da sempre
da leggi varie che gli permetteranno quasi sicuramente di
Certezze & Opinioni
evitare il carcere???
La considerazione che se ne
ricava fondamentalmente è
questa: il “rischio imprenditoriale” dei ladri in Italia è minimo, peraltro l’utile è altissimo
e senza imposte varie!
Le mie conclusioni sono queste:
1) la palude burocratica
attanaglia il cittadino senza
fornire soluzioni ai più gravi
problemi della società;
2) le leggi attualmente sono
troppo permissive e le pene
pressoché inesistenti;
3) gli indulti hanno effetti
devastanti perché permettono così di poter nuovamente
delinquere e i dati lo dimostrano;
4) i politici sono assenti e lontani dai bisogni dei cittadini;
5) le forze dell’ordine sono
deluse e scoraggiate;
6) i giudici ritengono il loro
lavoro inutile, anzi: una perdita di tempo;
7) i cittadini subiscono così il
danno e la beffa di questo
sistema!
Infine, con grande rammarico, mi sto convincendo che
l’Unione Europea qualche
problema in merito alla sicurezza l’abbia creato.
Mi domando se non fosse
stata necessaria una maggiore attenzione ed una più
attenta valutazione prima di
aprire le frontiere di alcuni
Paesi!
Ormai, però, il dado è tratto
e gli “imprenditori del furto”
vogliono fare affari.
Cosa ci riserverà il futuro? Il
peggio è passato o siamo
solo all’inizio?
Franco Lovera
Un imprenditore un pò deluso
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I costi
della politica:
lacrime
di coccodrillo
di On. Raffaele Costa *
“In un periodo in cui è normale
accusare i politici di sprechi e
privilegi tramite libri, giornali,
radio e Tv molti ricorderanno
che su questo intervenni in
passato, fra l’altro con tre libri:
“L’Italia degli sprechi” (1998),
“L’Italia dei Privilegi” (scritto da
un privilegiato nel 2001) e “Il
dottore è fuori stanza” (1988).
Di questo ho discusso in più
incontri, con una larga partecipazione di giovani, che
rappresentano il futuro della
nostra nazione e che non
dovranno certo ripetere gli
errori fatti da chi – come noi
- ha governato l’Italia negli
ultimi decenni, con un incremento notevole del debito
pubblico dovuto sovente a
sprechi e privilegi delle cosiddette “caste”. Dico caste al
plurale in quanto non ce n’è
certamente solo una, quella dei politici, bensì anche la
casta di chi amministra i marchesati (ENI, ENEL, TELECOM,
ecc.), talune banche, gli enti
inutili, non poche mega cooperative e via dicendo: e non
sono che esempi.
Tutti promettono correzioni e un
libro di denuncia (“La casta”,
redatto da due validissimi
giornalisti) vende moltissime
copie. Eppure la Repubblica
ed i partiti hanno vissuto giorni
peggiori (tutti ricorderanno il
periodo del terrorismo ovvero di tangentopoli); ma che
cosa è avvenuto di nuovo?
Che il Governo in carica – che
pur potendo contare su talune figure valide – regge a
fatica per la sua conflittualità
interna che rende improduttivo il suo lavoro.
E che cosa viene lamentato
maggiormente dai cittadini?
Gli sprechi (un po’ universali),
i privilegi della casta, l’assenteismo dei cosiddetti fannulloni, l’eccesso delle auto blu
e degli aerei blu, gli enti inutili
che sopravvivono, la burocrazia lumaca e via discorrendo.
Aggiungerei però altri enti non
emersi in questi giorni di attacco agli sprechi: vedi tanti mega
enti pubblici, taluni vertici istituzionali, la Banca d’Italia, il
CNEL, talune Regioni a Statuto
speciale e province autonome, svariatissime Ambasciate,
non pochi Sindacati, e anche
gli sprechi di chi crede di aver
aiutato altra gente con un’offerta per la fame nel mondo
non sapendo che gran parte
di questi fondi nel passato è
sovente svanita nel nulla, non
arrivando a destinazione.
Chi è il responsabile di questa
crescita sovente ingiustificata
della spesa? Comincerei dalla
prima Repubblica, quando il
debito pubblico cominciò a
lievitare; ma anche dal 1992
in avanti, in tempi di bipolarismo. Oggi tutti compiangono
la spesa pubblica eccessiva,
ma non rammentano chi ne
è stato responsabile. Quando
scrissi i libri venni quasi dileggiato e visto come un postumo ammiratore o tardivo imitatore di Quintino Sella e/o di
Luigi Einaudi.
In tanti mi davano una pacca
sulla schiena dicendomi
“bravo”, senza però cambiare
sistema. Qual’era lo strumento
utilizzato per creare sprechi e
privilegi? Innanzitutto la crescita del settore pubblico attraverso nuovi organismi, nuovi
monopoli, nuovi enti, nuove
competenze al pubblico,
nuovi controlli, nuovi documenti, nuovi adempimenti.
Il tutto partì intorno agli anni
’60 quando lo Stato si diede
una struttura più “pesante”.
Allora poteva essere giustificato e logico far crescere i servizi, economici e sociali, attraverso nuove strutture capaci
di supplire alle debolezze e
insufficienze del privato. DC
e PC, a livello centrale e periferico, centrarono l’obiettivo,
ma poi ci presero gusto e
continuarono, quando non
era più necessario, a sviluppare un’azione di crescita del
settore pubblico. Il tutto attraverso un sistema elegante
ma costosissimo: quello della
LEGISLAZIONE.
Si succedettero tali e tante
leggi per cui oggi noi siamo a
quota 66.000 contro le 10.000
di Francia, Germania, Regno
Unito. Ogni legge comporta
oneri o per il cittadino o per le
aziende o per altri enti pubblici. Ogni legge richiede personale, apertura di uffici e talora
di sedi (anche decentrate),
erogazione di fondi, controlli,
registri, bolli, documentazione: sovente atti poco utili. Di
conseguenza una delle cure
fondamentali deve essere
quella della DELEGIFICAZIONE.
Quindi il gran parlare che si fa
da parte di molti, partiti e
non, può essere definito “lacrime di coccodrillo” avendo
in tanti partecipato a creare
una situazione pesante per
lo Stato e per i cittadini, cui
occorre rimediare.”
* Presidente della Provincia
Gennaio 2008
GRANDAngolo
di Ilario Bruno
romiti
il personaggio
“Conoscevo già l’avvocato
Agnelli da molti anni, lo
avevo incontrato in più occasioni anche durante alcuni
convegni. Enrico Cuccia
fu il tramite con Giovanni
Agnelli che desiderava parlarmi per un’occupazione in
Fiat. Inizialmente l’idea era
quella di trovare una persona
per l’Ifi, ma durante il colloquio cambiò l’obiettivo e
all’Ifi andò invece Gambetti
che poi vi rimase a lungo”.
Cesare Romiti è parte della
storia della Fiat e, inevitabilmente, anche dell’Italia.
Anche di un’Italia ostaggio
dei terroristi, poi battuta dai
venti di crisi economiche
e politiche che rendevano
complicato, in qualche caso
quasi impossibile, guidare e
gestire le imprese, soprattutto quelle di dimensioni
internazionali.
Di quel periodo abbiamo parlato con Cesare Romiti, già
amministratore delegato e
presidente della Fiat, che ha
veramente vissuto in prima
linea gli anni terribili e oggi
continua a portare il proprio
contributo in importanti
iniziative di natura culturale (ricordiamo per tutte la
presidenza dell’Istituto Belle
Arti di Roma) ed economica
(Fondazione Italia-Cina).
Dottor Romiti, lei godeva
certamente della stima di
Enrico Cuccia. Dopo la sua
morte che cosa è cambiato
in Mediobanca?
“Mediobanca fu un’idea
di Cuccia con Mattioli
di Comit (con il quale in
seguito Cuccia ebbe qualche
screzio, anche se i rapporti
personali restarono buoni),
e l’idea era di mantenere la
massima autonomia. Allora
l’azionariato di Mediobanca
era costituito da Comit,
Credito italiano e Banca di
Roma. Cuccia, che godeva di
un enorme prestigio, riusciva
a lavorare bene con questi
azionisti. Oggi l’azionariato
è invece molto più ampio
e diffuso, le opinioni sono
diverse”.
In questi giorni, a Torino, si
parla molto dello ‘stile Marchionne’ e si fanno anche
alcuni confronti con la sua
gestione...
“Sono periodi completamente diversi. Io arrivai in Fiat
nel 1974, un periodo caratterizzato da un certo strapotere
sindacale, mi riferisco sia ai
vertici delle organizzazioni
sia alla base. Pensi che a
Mirafiori c’era un consiglio
di fabbrica - il ‘consiglione’
- di cui facevano parte 300
persone”.
Ci scappò anche qualche
morto…
“Le Brigate Rosse avevano
individuato in Fiat il bersaglio da colpire per modificare il sistema politico-economico italiano: vi furono, in
quegli anni, 60 ‘azzoppamenti’ e 3 assassini di nostri dirigenti, tra i quali Casalegno
de “La Stampa”. Malgrado il
regime del terrore, abbiamo
però proseguito sulla nostra
strada”.
Quale fu l’evento più significativo?
“A fine anni ’80 ci fu un’ope-
Uno sguardo a
360° sulla società,
l’economia e la
politica italiane
con l’ex presidente
della Fiat
razione che portò al blocco
della fabbrica per 35 giorni,
evento che si concluse con
la famosa marcia dei 40 mila,
una marcia che, oserei dire,
cambiò l’Italia”.
Gli anni Novanta?
“Nel 1993 si registrò una
crisi generale per il Paese. Il
mio impegno in Fiat terminò
con il ’98: lasciai il Gruppo
con un bilancio eccellente.
Durante un quarto di secolo
di permanenza in Fiat, in un
periodo difficile e complesso,
avevo gli stessi poteri dell’avvocato Agnelli, il quale però
rinunciò ad esercitarli”.
Rivendica qualche riconoscimento?
“Solo una cosa. I manager
attuali non possono dimenticare un fatto, indiscutibile: se oggi la Fiat esiste, è
anche per il coraggio che
dimostrammo in quegli anni
difficili”.
Però si dice che la Fiat abbia
ritrovato la sua strada puntando sul core business…
“Trovai già al mio arrivo
una Fiat diversificata (il
suo motto era ‘Terra, Aria,
Mare’), perché così era nata
con il senatore Giovanni Agnelli, con Valletta…
Cercai di portare avanti le
attività collaterali, facendo
anche delle diversificazioni
un elemento di forza”.
Crede ci sia ancora oggi, in
Italia, un capitalismo di tipo
familiare?
“Non ci sono più le grandi
famiglie, ma esiste un capitalismo familiare forte e grintoso nelle medie e piccole
aziende, che hanno saputo
L’Italia
è trainata
dalla Pmi
resistere alle crisi, con ottimi
risultati di gestione”.
Cosa rimprovera al Governo
italiano, negli interventi di
politica economica?
“Non farei riferimento ad un
governo in particolare. Bisognerebbe però che la classe
politica si rendesse conto che
l’azienda è il punto centrale
per l’economia del Paese e
per il suo sviluppo. Allora le
politiche di governo dovrebbero essere più riguardose,
cioè meno interessate alla
gestione delle aziende, ma
piuttosto impegnate a definire norme che consentano
ad esse di confrontarsi con
l’estero, con il mondo esterno in un’epoca di globalizzazione”.
Ha qualche suggerimento?
“Se posso dire, bisognerebbe
limitare i convegni e le parole e preferire i fatti. Occorre
operare per ridurre gli oneri
che gravano sul Paese, contenere l’enorme debito pubblico ad esempio smantellando la dimensione della
burocrazia italiana a costo di
fare un piano pluriennale di
riutilizzo dei lavoratori!”.
A più riprese c’è chi candida Montezemolo a leader
politico. A lei è mai capitato
di ricevere offerte simili?
“Sì, ma non ho mai ceduto. Ho ricevuto offerte, ma
non le ho prese in considerazione. Tranne in un caso:
quando mi chiesero di candidarmi per diventare sindaco
di Roma. In quell’occasione cedetti, ma non se ne
fece poi nulla. E fu eletto
Veltroni”.
Chi le offrì la candidatura,
senza mandarla a buon fine?
“Non la parte che candidò
Veltroni”.
Veniamo a vicende più vicine a noi, nel tempo. Come
ha vissuto l’uscita da Gemina?
“Quando uscii da Fiat, insieme alla mia famiglia creai
Gemina, con partecipazioni
importanti in Rcs, Aeroporti
di Roma e Impregilo. Rcs,
finché rimanemmo, andò
bene. Con Aeroporti facemmo un’ottima politica, poi
entrarono nuovi azionisti,
ma si capì solo più tardi che,
in contrasto con gli impegni iniziali, intendevano
rimanere soli; a quel punto
cedemmo la partecipazione
perché la convivenza sarebbe stata difficile. Con Impregilo si verificò un incidente
di percorso con la Procura
di Monza, ma la cosa si sta
diluendo... Resta l’orgoglio
di avere ben investito, realizzando plusvalenze importanti”.
Ci si muoveva con più
‘disinvoltura’ ai suoi tempi
nel mondo della finanza
oppure oggi?
“Userei proprio il termine
disinvoltura. Sì, oggi ce n’è
molta di più. Un tempo c’era
il rispetto per gli impegni
assunti, con le azioni conseguenti. Oggi... guardi come
è cresciuto il numero degli
studi di avvocati”.
Lei, dottor Romiti, è presidente della Fondazione Italia-Cina…
“Siamo andati controcorrente, cominciando sul finire
degli anni Novanta e l’abbiamo portata a divenire l’interlocutore del governo cinese,
con iniziative che ci inorgogliscono e hanno smentito
coloro che volevano contrastare e combattere la Cina”.
Ritiene che gli ultimi governi abbiano capito le opportunità commerciali offerte
e la necessità di mantenere
buone relazioni diplomatiche con Pechino?
“Il Governo precedente
ignorava il problema, questo
esecutivo gli dà importanza,
almeno a parole”.
La visita del Dalai Lama,
che in questi giorni è in Italia, causa problemi…
“Non si tratta di un problema religioso, se la visita fosse
stata concordata sotto questo profilo non ci sarebbero
stati intoppi. Il Dalai Lama
però è a capo del governo
tibetano in esilio. E il Tibet
è una regione che fa parte
del territorio della Cina”.
Che cosa bolle in pentola nell’attività della Fondazione?
“Parecchie iniziative. Stiamo per attuare un progetto
importante, con il generoso contributo della Cariplo.
Studenti cinesi verranno
nelle università italiane per
seguire un master e permettere alle aziende italiane la
possibilità di utilizzare, quando aprono loro attività in
Cina, personale che parla
l’italiano e che si è formato
nelle nostre università”.
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Gennaio 2008
Primo Piano
dibattito aperto
La Biagi scopre il suo volto laburista
Il convegno “Riforma Biagi e protocollo d’intesa sul welfare”, organizzato il 7 dicembre
da Confindustria ha messo in luce la tutela dei diritti fondamentali operata dalla legge
Segue da pag. 1
A cominciare dall’ex vice
ministro al Welfare, Maurizio
Sacconi, considerato un po’
il padre della riforma, varata dal precedente Governo.
“C’è stata una rivoluzione
copernicana nelle politiche
del lavoro - esordisce Sacconi
-: da un approccio formalistico si è passati, attraverso una
nuova lettura, ad un approccio sostanziale e attivo, con
norme coerenti e relazioni industriali funzionali al
nuovo metodo, per ottenere
una maggiore competitività
del nostro sistema”. E cita
tre diritti che debbono essere salvaguardati: quello alla
tutela della salute e della
sicurezza sul lavoro, il diritto alla conoscenza, la giusta
retribuzione (tassazioni agevolate, trattamento fiscale
premiale per parti della retribuzione).
Attesa la relazione di
Michele Tiraboschi, docente alle Università di Modena
e Reggio Emilia. Il vice
presidente della fondazione
intitolata a Marco Biagi tira
fuori anche “l’anima laburista” della legge, che contiene
“regole di tutela sui diritti
fondamentali, compatibili con l’esigenza di crescita
del Paese”. Poi precisa: “Le
regole sui rapporti di lavoro
hanno senso se sono condivise, la legge è uno strumento
secondario. Ma la concertazione va difesa se è vera, non
se è un modo per togliere
spazio al Parlamento, mentre il nostro è un Protocollo
sul Welfare che chiude un
contenzioso, non guarda al
futuro”.
Poi critica il concetto di stabilità, che non può essere
giuridica o formale: “Bisogna
arrivarci irrobustendo la formazione della forza lavoro
e lo si può fare riaprendo il
dialogo tra scuola, università, mercato del lavoro per
indagine metis sull’Utilizzo delle Agenzie per il Lavoro (campione di 3.388 lavoratori)
Età
Durata contratto 26-30 (31%)
Da 1 a 3 mesi (30%)
21-25 (28%)
Da 3 a 6 mesi (23%)
31-35 (17%)
Oltre 6 mesi (16%)
Oltre 40 (10%)
Sesso Mansione svolta
50% uomini/donne Impiegato (43%)
Operaio (57%)
Strumenti più efficaci di ricerca
Internet (31%)
Annuncio giornale (26%)
Autocandidatura in filiale (25%)
Centro impiego (14%)
Volantini (9%)
Università/Scuole (4%)
Fiere (3%)
Settore lavorativo Periodo trascorso da consegna curriculum
Industria (48%)
Meno di 1 mese (47%)
Servizi (21%)
Da 1 a 2 mesi (21%)
Telecom. (13%)
Da 2 a 3 mesi (14%)
Commercio (8%) Oltre 3 mesi (18%)
Credito (3%)
Soddisfazione lavorativa
soddisfatto inserimento (89%)
soddisfatto mansione (88%)
Da un’altra indagine, che ha coinvolto un campione di 905 imprese italiane di medio-grandi dimensioni (da
50 a oltre 1000 lavoratori) risulta che il 61% utilizza i servizi di somministrazione di lavoro, con un forte ricorso a
contratti a tempo determinato (80%; l’indagine prevedeva una possibilità di risposta multipla), somministrazione di lavoro (61%), a progetto (36%), apprendistato (30%), contratto di inserimento (22%).
confrontarsi con le domande
del territorio”.
Anche il ministro del Lavoro
Cesare Damiano dà i numeri e difende il Protocollo:
“Ricaviamo 40 milioni di
euro nei prossimi dieci anni
per le imprese, che si sommano ad altri benefici, come
la riduzione di circa 5 milioni per il costo del lavoro
e l’introduzione del credito
di imposta per stabilizzare
lavoratori nel Mezzogiorno.
In Italia ci sono 2,7 milioni
di lavoratori flessibili, il 12%
della forza lavoro occupata;
siamo nella media Ue, ma da
noi il periodo è più lungo ed
è minore il tasso di conversione da tempo determinato
a tempo indeterminato”.
Ma la scelta del Governo di
una stabilizzazione ex lege dei
rapporti di lavoro, è contestata dagli imprenditori. Sulla
Biagi: “La prima cosa che ho
fatto quando sono diventato
ministro, è stata quella di
applicare la nuova normativa - rispetto alla quale conservo un atteggiamento laico
- impedendo che si utilizzasse
in modo distorto lo strumen-
to del lavoro a progetto.
Poi il convegno entra nel
surreale, perché si arriva
ad ipotizzare di discutere su
qualcosa che non c’è o che,
comunque, non ha introdotto grandi novità sul piano
contrattuale: “Il lavoro a
termine - conclude infatti
il titolare del dicastero di
Lavoro e Previdenza - risale
agli anni Sessanta, i Co.co.
co. sono uno strumento normato da Dini nel 1996, l’interinale è stato introdotto
da una legge del ’97. Lo staff
leasing è una novità, ma non
c’è traccia di un suo utilizzo
diffuso”.
Chi rivendica ancora il valore assunto dalla contrattazione nella definizione di un
Protocollo, che è il risultato di una mediazione alta,
anche se non ha soddisfatto appieno tutti, è Fulvio
Fammoni della segreteria
nazionale Cgil: “L’intesa rinvia, nella sua parte applicativa, alla contrattazione tra
le parti sociali: pensiamo al
part-time, ai disabili, al job
on call e allo staff leasing,
alla norme sull’edilizia e sul
lavoro agricolo; c’è poi il
rinvio alla delega per i servizi
per l’impiego e per quanto riguarda la riforma degli
ammortizzatori sociali”.
Concorda Giorgio Usai,
responsabile delle relazioni
industriali di Confindustria:
“La contrattazione è un fatto
culturale acquisito, nessuno
vuole passare alla repubblica sindacale, ricordiamo solo
che nel nostro ordinamento
abbiamo leggi contrattate”.
Poi aggiunge: “Siamo vittime
di un provincialismo che ci
costringe nei confini nazionali, mentre oggi non siamo
più soli e bisogna prenderne
atto. Nella valutazione complessiva abbiamo firmato il
Protocollo, ma certo non ci
ha convinto il capitolo ‘Pensioni’, che è stato un affare
tra Governo e sindacati: 7
miliardi di euro nei prossimi
anni, per passare dallo scalone agli scalini, con effetti
molto parziali per non disturbare 220 mila persone. E
questo mentre tutti gli altri
Paesi europei innalzano l’età
pensionabile”.
Ilario Bruno
Hanno detto:
Maurilio Verna (presidente Ance Piemonte)
“Bisogna intervenire per capire dove sono i confini tra l’edilizia
vera e quella che tale non è. L’edilizia abitativa, residenziale
e ristrutturale è ormai in mano a grandi società, controllate da
banche, finanziarie, assicurazioni, che appaltano in maniera
indiscriminata ad ogni tipo di imprese senza richiedere requisiti che per noi sono fondamentali. Ci sono situazioni difficili
da gestire e il massimo ribasso non è una soluzione, perché
rappresenta una discriminazione delle imprese che lavorano
meglio”. Sul dato riportato dal ministro Damiano (2800 cantieri
chiusi e 190 mila lavoratori fatti emergere dal nero in soli 14
mesi) Verna ribatte: “Non contesto i numeri, ma voglio vederci
chiaro, bisogna leggere dietro le cifre. se facciamo un’analisi
della situazione, si comprende che certe imprese sono uscite
dal nero per usufruire di contributi, che altrimenti avrebbero
perso. Ma questo sistema di emersione non è corretto, nei confronti delle aziende che hanno sempre pagato”. Infine, pone
in relazione la situazione registrata in edilizia con quella relativa
alle grandi infrastrutture: “Sono in mano a general contractor
e municipalizzate, che si aggiudicano le commesse. Il nero
nasce da queste situazioni.”
Alberto Rinero (Gruppo Alpitour)
“Certi modelli funzionano e noi li abbiamo applicati, ma forse
pochi conoscono la legge Biagi e la criticano senza averla
letta.” Una provocazione, quella di Alberto Rinero del Gruppo
Alpitour, che cade come un macigno nella sala gremita di
imprenditori. “Noi operiamo nel mondo dei servizi, influenzato
da fatti che travalicano la logica tayloristica - spiega il direttore legale e societario del noto tour operator -. Il mercato sta
cambiando violentemente e dovremmo imparare dagli altri
partners europei che hanno un approccio culturale diverso”.
Conclude con un invito: “Occorre dimostrare un atteggiamento aperto, innovativo, per trovare meccanismi idonei. Ricordo
che gli interinali e i lavoratori a progetto, per noi operatori del
terziario avanzato, non rappresentano più del 2-5%”.
Michele Adit (Metis Spa, Agenzia per il lavoro)
Metis dal 2001 ha dato lavoro a 213.000 persone (17.000 nel
solo mese di settembre 2007); di questi il 60% ha un’età compresa tra i 20 e i 30 anni; il 30% è confermato dopo la prima
missione, mentre dopo la terza in genere l’80% viene assorbito
dall’impresa. Un dato socialmente significativo: negli ultimi tre
anni, gli over 50 da reinserire sono saliti dal 6 al 10%. La Biagi
è stata una legge fortemente innovativa. Lo staff leasing (la
Metis ha 400 contratti) si applica solo a certe categorie ben
definite di imprese: i lavoratori assunti con questo contratto
sono stati complessivamente 1660 (peraltro l’80% - come risulta
da fonti Inps – assunti a tempo indeterminato) a causa della
forte pressione da parte della Cgil di contrasto ideologico ad
uno strumento che ha, in realtà permesso di fatto la regolarizzazione di lavoratori precari.
Gennaio 2008
Primo Piano
la legge biagi allo specchio
di Ilario Bruno
Adolfo Zanlungo, storico
responsabile dell’Ufficio
Sindacale dell’Unione Industriale di Cuneo, da qualche
mese è il vice direttore dell’associazione.
Dottor Zanlungo, Confindustria concorda con il
fatto che la Biagi sia stata
una vera rivoluzione per il
mercato del lavoro? Non
si enfatizza un po’ troppo
l’effetto taumaturgico della
legge?
“La riforma Biagi non è stata
una vera rivoluzione in senso ampio, perché elementi
di flessibilità nel mondo del
lavoro erano già presenti da
tempo, soprattutto dall’introduzione del pacchetto
Treu. è indubbio, però, che
la riforma abbia raccolto in sé
numerosi spunti: introduzione di nuove forme contrattuali, ridisciplina di tipologie
contrattuali già presenti ma
non completamente normate, introduzione e riorganizzazione degli strumenti legati
alla ricerca di occupazione…
Se non è stata una rivoluzione, certamente è stata uno
strumento ricco ed articolato
che ha dato un forte impulso
al mercato del lavoro”.
Gli strumenti contrattuali
previsti dalla Biagi hanno
avuto un impatto positivo
e utile, in concreto, per le
imprese del Cuneese? Qual
è stata la novità più evidente, considerando che l’interinale risale al 1997?
“Ci sono stati molti elementi di novità interessanti, ma
posso citarne due su tutti:
il job on call, per esempio,
adesso è stato per buona parte abrogato, eppure è stato
uno strumento contrattuale
in grado di rispondere alle
esigenze di flessibilità delle
industrie, soprattutto nell’ambito della manutenzione, nonché nel comparto del
terziario e del turismo che
hanno una fortissima esigenza di flessibilità ‘dell’ultimo
minuto’. Un’altra novità interessante è stato il contratto
a progetto, che ha rimesso
ordine nelle collaborazioni
coordinate e continuative”.
Apprendimento
professionalizzante: dopo lunghe attese e il varo della
legge regionale a che punto
siamo?
Nessuna rivoluzione
ma molti spunti positivi
Elementi di flessibilità nel mondo del lavoro erano già
presenti da tempo. Però la riforma ha il merito di aver
introdotto nuove formule contrattuali e strumenti per la
ricerca di occupazione, dando forte impulso al mercato
Il presidente di Confindustria Cuneo Antonio Antoniotti apre i lavori del convegno del 7 dicembre scorso
“L’apprendistato professionalizzante è uno strumento
fondamentale per l’ingresso
dei giovani nel mondo del lavoro, eppure sulla sua strada
sta trovando molti ostacoli
non sempre comprensibili.
Le parti sociali hanno accolto l’invito della Legge Biagi e
lo hanno normato nei singoli
Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, ma la competenza regionale in ambito
formativo ha in qualche caso
scompigliato le carte e, a seconda dell’orientamento politico regionale, gli interventi
territoriali sono stati in molti
casi fortemente vincolanti,
in altri una ulteriore spinta
per un uso sempre più ampio
di questo strumento. La no-
stra Regione, dopo un lungo
periodo di tentennamenti,
sta avviandosi in una direzione che dovrebbe aiutare le
aziende a valorizzare sempre
di più questo strumento, prevedendo anche la possibilità
di effettuare la formazione in
azienda, che è sicuramente
molto più specifica rispetto
ad un generico corso esterno
che non sempre è all’altezza
delle esigenze aziendali perché il gruppo di studenti non
è omogeneo o gli argomenti
trattati non sono sempre perfettamente corrispondenti
alla mansione che l’apprendista deve svolgere”.
Ha anche lei l’impressione
che il legislatore, in Italia,
ponga troppi paletti perché
il sistema delle relazioni sindacali è inceppato?
“A livello nazionale ci sono
alcuni segnali che fanno
pensare ad un momento difficile delle relazioni industriali, tanto che in molti
sono convinti che la stessa contrattazione collettiva
vada ripensata. A livello territoriale, però, queste relazioni funzionano grazie ad un
rapporto di fiducia reciproca
e di dialogo che negli anni
si è consolidato. Mi auguro
che il legislatore e le parti
sociali demandino sempre di
più alla contrattazione collettiva, anche territoriale o
aziendale, perché solo chi
‘vive’ l’azienda può capirne
le dinamiche e trovare le
soluzioni più adatte per far
fronte alle esigenze aziendali trovando il giusto equilibrio con la soddisfazione dei
lavoratori”.
Il ministro Damiano dice
che dopo alcuni contratti a termine della durata
complessiva di alcuni anni
è logico passare alla stabilizzazione del rapporto. Le
imprese pare non concordino con una stabilità fissata
dalla legge…
“Ci sono aziende che hanno
la stretta necessità di operare
su contratti a termine perché la loro attività è legata a
commesse non programmabili e soprattutto di intensità
ciclica che comportano un
forte aumento di organico
nei periodi di maggior afflusso di lavoro ma che poi, nei
momenti di calo di lavoro e
riduzione di commesse, diventerebbe un costo difficilmente sostenibile. Al di là
delle aziende stagionali, sono
molte le aziende che hanno
attività con andamenti molto condizionati dal mercato
e non prevedibili, pertanto
necessitano di costante flessibilità per poter sopravvivere; il tetto dei 36 mesi per
queste aziende è fortemente
penalizzante. In altri casi,
invece, il tetto dei 36 mesi
è assolutamente ininfluente, perché nelle aziende che
hanno
un’organizzazione
della produzione più stabile
e programmabile, l’utilizzo
del contratto a termine è una
semplice modalità di ingresso in azienda, se i lavoratori
operano in modo positivo è
tutto interesse dell’azienda
confermarli a tempo indeterminato. Infatti, sia per quanto concerne i contratti a termine che per le assunzioni
di lavoratori temporanei (o
somministrati), le statistiche
ci dicono che moltissimi vengono confermati nell’arco di
tre missioni al massimo”.
Non crede che le misure
introdotte a sostegno del
reddito e la totalizzazione
dei contributi contribuiscano a passare da una situazione di precarietà ad una di
vera flessibilità nel mondo
del lavoro?
“Sicuramente questi strumenti possono aiutare a vivere in modo più sereno il passaggio tra differenti rapporti
di lavoro. Avere a disposizione un sostegno al reddito
congruo e la possibilità di totalizzare i contributi versati a
qualunque titolo senza avere
penalizzazioni pensionistiche
aiuta certamente a vivere
con minore ansia i periodi di
non lavoro, ma non dobbiamo dimenticarci che ci sono
altri due elementi fondamentali perché si smetta di parlare di precarietà per passare al
concetto di flessibilità: una
buona rete di enti ed agenzie a disposizione per l’aiuto
nella ricerca di una nuova
occupazione e, soprattutto,
la disponibilità a migliorare
le proprie competenze attraverso corsi di formazione
professionale”.
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Gennaio 2008
Pari Opportunità/6
donne in uniforme
Divisa e gonnella
Il difficile binomio
Nelle fila dell’esercito la componente femminile
ha raggiunto il 50% degli arruolamenti, eppure
alcuni vecchi stereotipi sono ancora in voga
Foto di gruppo di alcune donne in unforme con la conisgliera provinciale di pari opportunità Anna Mantini
La legge 380 del 1999 ha
dato alle donne l’importante
“pari opportunità” di poter
entrare nelle Forze Armate.
Un’opportunità che loro
hanno saputo cogliere al volo,
creando una nuova professionalità, indossando al meglio
uniforme e stellette. Le donne
che scelgono di indossare una
divisa sono sempre di più,
fino ad arrivare - per quanto
riguarda l’Esercito - al 50 per
cento degli arruolamenti.
Ma qual è il ruolo femminile
in ambiti che fino a qualche
anno fa erano monopolio dei
maschi, come viene vissuto
dalle donne stesse, dai loro
colleghi uomini e dalla società nella quale sono chiamate
ad operare indossando una
divisa?
Per scoprire come va il mondo
in uniforme che tende al rosa,
alla fine di novembre è stato
organizzato il convegno:
in egual misura tra il Nord, il
Centro ed il Sud d’Italia. Una
considerazione che evidenzia
come la decisione di arruolarsi è sempre più una scelta
sentita e consapevole e non
solo un modo per arginare
la disoccupazione. Forte di
questa considerazione, il convegno ha voluto anche essere
un momento di formazione e
informazione verso i giovani
che intendono trovare una
strada per il loro futuro, e lo
ha fatto attraverso il dibattito
e le relazioni degli ospiti, ma
anche con la distribuzione di
depliants, rispondendo così a
dubbi e perplessità. E i più
interessati erano proprio le
ragazze.
”Le donne che hanno già
intrapreso questa carriera - ha
sottolineato Anna Mantini
- sono delle pioniere ed
apriranno la strada ad altre
colleghe. Perché se molti
”Donne in uniforme. Nuove
professionalità femminili al
servizio della collettività”,
promosso dalla consigliera
di parità provinciale Anna
Mantini in collaborazione
con l’Esercito italiano e la
Provincia di Cuneo. Il tutto
nell’ambito delle iniziative a
sostegno dell’anno europeo
per le pari opportunità per
tutti. Quello che è scaturito dagli interventi del mattino e dalla tavola rotonda
del pomeriggio, è un quadro molto positivo del lavoro
svolto dalla donna e anche
dall’impatto sociale che ha
avuto la sua entrata in un
mondo da sempre considerato
monopolio maschile.
Credono maggiormente nelle
istituzioni e sono più propense a correre rischi calcolati.
Determinate e con un grado
maggiore di istruzione rispetto ai colleghi maschi, hanno
un alto senso del dovere e del
sacrificio.
Sono le caratteristiche del
“nuovo esercito” formato da
sole donne, che anno dopo
anno sta conquistando le
Forze Armate e le Forze di
Polizia ad ordinamento civile, senza dimenticare il ruolo
della donna nell’ambito della
polizia locale, dei vigili del
fuoco e nel corpo della polizia
penitenziaria.
La legge del 1999 ha permesso all’Italia di mettersi
in pari - da questo punto di
vista - con l’Europa. Nello
stesso momento ha sopperito all’abolizione della leva
volontaria da parte degli
uomini che, inevitabilmente
ha portato ad un calo di adesioni da parte dei ragazzi. Le
ragazze che scelgono la carriera militare, diversamente da
ciò che accade per i colleghi
maschi, sono distribuite quasi
passi sono già stati fatti, altri
bisogna ancora farne affinché
la donna venga giudicata
per quello che vale e non
attraverso stereotipi o vecchie
considerazioni. Per essere
ritenuta brava, la donna deve
lavorare sempre un po’ di più
rispetto ai colleghi maschi.
Se un uomo sbaglia, viene
giudicato in base alla sua
azione. Se ad essere in errore è
una collega allora il giudizio è
più severo e lo si ritiene quasi
normale che possa sbagliare,
visto che è una donna”.
Al convegno ha portato il suo
saluto il questore Leonardo
Lavigna, che ha ricordato le
difficoltà incontrate - anche
a carattere logistico - quando nel 1981 le prime donne
entrarono a far parte della
Polizia di Stato. Un saluto e
un augurio è stato fatto anche
dal tenente colonnello della
Guardia di Finanza Maurizio
Santagati, mentre un simpatico intervento è stato quello
dall’inatteso generale dell’Arma Giorgio Tesser. “La vita
quotidiana delle donne - ha
detto - è ben rappresentata
da quello spot pubblicitario
in cui si vedono le mamme
che prima di andare a prendere i figli a scuola si caricano
con la danza Maori. Come un
giocatore di rugby che sta per
affrontare una dura e importante partita”.
“Voi con la vostra divisa - ha
sottolineato l’assessore provinciale Simona Rossotti rappresentate quei valori di
cui, oggi più che mai, i giovani hanno bisogno di vedere e
di sentire”.
I servizi di pagina
6 e 7 sono di
nadia muratore
corpo forestale dello stato
“Non è una donna,
è il mio comandante”
s.
di Dalmasso L. & C. s.n.c.
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Tel. 0174. 55 41 07 - Fax 0174. 48 17 56 - cell. 348 7247543
Stefania Belmondo, assistente del Corpo Forestale dello
Stato e Chiara Arnaudo,
vicequestore aggiunto e vice
comandante provinciale del
Corpo Forestale dello Stato
sono due donne-simbolo.
Stefania Belmondo, indossando la divisa è stata pluricampionessa della faticosa
disciplina dello sci di fondo,
tenendo alta la bandiera dell’Italia nel mondo. Ricorda
la scelta difficile di una giovane e promettente atleta
che però doveva pensare
anche al futuro. “Lo sci di
fondo era la mia passione
ma sapendo che non avrei
potuto gareggiare per tutta
la vita, ho dovuto pensare
anche al mio futuro senza
sci. Quando ho iniziato a
gareggiare il Corpo Forestale
dello Stato era l’unico aperto
anche alle donne. Ho portato la divisa con orgoglio
quando vincevo le gare e poi
con molta disponibilità ho
imparato il mestiere vero,
che in realtà mi piace e mi
appassiona molto. Se sono
diventata una campionessa
è anche merito della divisa che indosso, che mi ha
fatto seguire la mia strada da
sportiva con maggior sere-
Chiara Arnaudo
nità. Vedo sicuramente un
certo stupore nelle persone
che incontro, magari proprio
mentre stiamo lavorando,
quando sotto il cappello riconoscono il mio volto. Forse
proprio per questa mia popolarità sono stata avvantaggiata e devo dire che anche
i colleghi sono sempre stati
molto disponibili con me”.
Chiara Arnaudo è stata tra
le prime quattro donne in
Italia ad indossare una divisa. Insomma una vera pioniera. “Era il 1981 ed eravamo proprio delle rarità. Sono
entrata nel Corpo Forestale
dello Stato per caso, vincendo un concorso. Poi questo
lavoro mi ha appassionato,
nonostante le difficoltà di
essere donna che si sono fatte
sentire soprattutto nei primi
periodi. Avere un superiore in gonnella non era, per
molti, facile da accettare.
Ricordo che per i colleghi
maschi era un divertimento
lasciarmi indietro durante le
camminate nei boschi ma poi
mi rifacevo a tavolino, con
una buona conoscenza delle
leggi e del territorio e una
grande pazienza nel confrontarmi con gli altri. Quando
uscivamo per lavoro notavo
che le persone preferivano
rivolgersi ai colleghi uomini
e si stupivano se poi questi
chiedevano il mio parere.
Ho capito di aver raggiunto
la parità quando il mio autista, durante un diverbio con
un automobilista, riferendosi a me disse deciso: ”Lei
non è una donna, è il mio
comandante”. Lì ho capito
di aver superato la barriera
dei generi. Le difficoltà nell’avere una famiglia da accudire ci sono e a volte basterebbero piccoli accorgimenti
per aiutare le donne, tutte
le donne che lavorano. Per
esempio basterebbero orari
più elastici dei negozi, per
non ritrovarsi alla sera senza
aver fatto la spesa perché la
bottega era già chiusa”.
Gennaio 2008
Pari Opportunità/6
esercito italiano
vigili del fuoco
Monica Colombo, tenente
dell’Esercito, è ricercatrice
in Comunicazione presso
la scuola di Applicazione e
istituto di studi militari dell’Esercito. “Quando ho detto
ai miei genitori che volevo
partecipare al concorso per
entrare nell’Esercito, non
hanno commentato più di
tanto la mia scelta. Credo
fossero sicuri che non lo
avrei passato”.
Invece Monica Colombo,
psicologa, tenente dell’esercito italiano, non solo ha
coronato il suo sogno di
indossare la divisa ma ricopre anche un ruolo - insieme
a tanti suoi colleghi maschi e
femmine - molto delicato. La
sua missione è quella di portare il supporto psicologico
alle famiglie dei soldati feriti
o deceduti, nonché dare un
aiuto a chiunque lo richieda,
dai militari ai suoi familiari. “Sono stata la prima in
famiglia a scegliere la carriera militare, non padre o
nonni con la divisa. Per i
miei genitori lo scoglio più
grande da superare è stata
la distanza, per il resto non
ho avuto problemi. Certo
Una donna che indossa la
divisa dei Vigili del fuoco è
veramente una rarità. Non esiste in provincia di Cuneo una
ragazza che abbia fatto questa
scelta come lavoro, diventando quindi uno
dei tanti vigili permanenti
della Granda.
La situazione
cambia leggermente se si parla
di volontarie: in
tutto il Cuneese
ce ne sono
appena sei. Hanno un lavoro,
fanno una vita normale ma
al primo squillo di emergenza sono pronte a partire e a
unirsi ai colleghi volontari e
permanenti.
“Ognuno di noi - spiega
Michela Milanesio operativa a Bra - ha il suo ruolo
nell’ambito di un intervento,
e se è vero che i colleghi
maschi possono contare su
una maggior forza fisica, io
ho meno problemi di altri a
salire una scala fino ad altezze
vertiginose. è come se nella
squadra, anche in maniera
non esplicita, ognuno di noi
si fosse ritagliato un ruolo per
guardia di finanza
“Per il mio ruolo “La forza fisica “Saper ascoltare
è più adatta una non è tutto nel perché c’è sempre
figura femminile” dare soccorso”
da imparare”
Monica Colombo
ha la missione
di offrire
supporto
psicologico
alle famiglie
dei soldati feriti
o deceduti
è molto difficile mantenere
una vita privata ma con un
po’ di buona volontà si può
fare tutto. Non ho trovato
discriminazione in ambito
lavorativo, anche perché
attualmente nel mio ruolo
sono presenti più donne che
uomini. Tutti prestiamo un
ottimo servizio e non ho mai
notato che qualcuno si rivolga più volentieri ad un collega maschio rispetto a me o
ad altre colleghe. Poi forse,
almeno in certi momenti,
per esempio quando supportiamo le famiglie dei caduti,
la figura femminile sembra
essere più indicata”.
dare il meglio. Dopo il primo
impatto e la normale curiosità
dei colleghi, non ho trovato
alcun problema con i colleghi
uomini”.
“Entrare nei Vigili del fuoco
mi ha veramente
cambiato
la vita - commenta Federica
Invernizzi - dato
che proprio nei
vigili ho trovato
un ragazzo che
poi è diventato mio marito.
Sono entrata a far parte dei
pompieri per caso: una sera
il responsabile della mia zona
mi ha riferito che stava iniziando un corso per i volontari, così ho provato. Durante
il periodo di formazione i colleghi uomini tifavano per me
durante le prove e non ho mai
notato insofferenza nei miei
confronti. Credo che durante
un intervento una figura femminile possa essere più rassicurante nel caso in cui ci siano
dei bambini da soccorrere o
anche solo per confortare e
supportare anche psicologicamente chi in quel momento
ha bisogno di aiuto”.
Michela
Milanesio
e Federica
Invernizzi
Maria Carmen Marone è
tenente della Guardia di
Finanza, nella Tenenza di
Fossano.
Unica donna a capo di una
Tenenza della Guardia di
Finanza in provincia Cuneo,
il tenente Marone ha una sua
particolare ricetta per operare
al meglio nel ruolo di grande
responsabilità che ricopre da
alcuni anni. “Oltre ad essere una donna sono anche
molto giovane. A soli 26
anni, come primo incarico,
mi sono trovata al comando
di una Tenenza dove ci sono
finanzieri che da anni fanno
questo mestiere, conoscono
alla perfezione il territorio
e sanno come trattare con
le persone. Immagino che
il mio arrivo abbia portato
un po’ di scompiglio, anche
se non ho mai notato diffidenza nei miei confronti. Ho subito capito che se
volevo lavorare al meglio
dovevo essere preparata ad
affrontare ogni difficoltà,
ogni richiesta che mi veniva
rivolta. Bisogna quindi studiare, essere preparati sulle
varie materie che vengono
affrontate e poi ascoltare gli
Secondo
Maria Carmen
Marone, unica
donna a capo
di una Tenenza
nella Granda,
bisogna essere
preparati e umili
altri con la massima umiltà, sapendo che c’è sempre
qualcosa da imparare. Sapere
che i militari si rivolgono a
me per sapere come agire,
è una grande responsabilità,
che spero di affrontare al
meglio con impegno costante e la volontà di imparare
sempre e da chiunque, senza
aver paura di chiedere consiglio. Molto difficile è mantenere una certa vita sociale
ma devo dire che io sono
avvantaggiata, dato che il
mio fidanzato fa il mio stesso
mestiere, per cui viene più
facile capirci ma anche consigliarsi”.
polizia di stato
“C’è meno diffidenza
con i colleghi giovani”
I due vicequestori aggiunti
della Polizia di Stato Rosanna
Minucci e Ivana Rossi sono
la prima, dirigente Digos, la
seconda dirigente divisione
Pas e ufficio immigrazione.
Operano entrambe presso la
questura di Cuneo ed insieme,
proprio nel 2007, festeggiano
41 anni nella Polizia: 20 per
la dottoressa Rossi e uno in
più per la collega Minucci.
Simili gli anni di servizio,
quasi identiche le difficoltà
incontrate nell’ambito di un
lavoro prettamente maschile. “Non è facile conciliare
famiglia e lavoro - ha detto il
vicequestore Rossi -. Ormai
i miei figli si sono abituati e
quando mi vedono nello studio di casa sono i primi a dire:
‘silenzio, la mamma lavora’.
I primi tempi, quando una
donna in divisa era veramente una novità, ci sono state
difficoltà nel rapporto con i
colleghi uomini ma le nuove
generazioni tendono a superare la ‘diffidenza’ verso di noi.
Nel mio ruolo ho spesso a
che fare direttamente con gli
utenti e devo dire che essere
donna aiuta a stabilire certi
rapporti di fiducia e confidenza, soprattutto per quanto
riguarda gli extracomunitari
Domenica 13/01/08
alle ore 15.30
presso la
Boutique
della Sposa
di Bene Vagienna
Sfilate
I vicequestori aggiunti Rosanna Minucci (a sinistra) e Ivana Rossi
che si rivolgono alla questura. Ricordo con piacere uno
straniero che fece arrivare la
sua famiglia a Cuneo e poi
venne a ringraziarmi con le
lacrime agli occhi”.
Rosanna Minucci è esperta di
arti marziali e, indossando i
colori della Polizia di Stato ha
disputato diverse gare. Forse
per questo non ha timore di
combattere gli stereotipi che
possono avere ancora radici
forti in un ufficio come il
suo, dove non esistono orari
per un tipo di investigazione
meno appariscente di altre,
ma che non ha mai pause.
“Quando sono stata in maternità - ricorda Minucci - so
che alcuni colleghi dissero:
‘Finalmente un capo con i
pantaloni’. Senza capire che
la bravura può anche portare
la gonna. Ho avuto molte
difficoltà per il mio essere
donna e ancora oggi non è
facile trovare il giusto equilibrio. La mia ricetta è quella di
darsi delle priorità, lavorando
sodo, senza mai indietreggiare se si sa di essere nel giusto.
Conciliare i tempi lavorativi
con quelli della famiglia non
è sempre facile: conta molto
avere un marito che, nel mio
caso, ha saputo comprendere
la mia passione per il lavoro.
Essere una poliziotta era il
mio sogno fin da bambina e
se per stare vicino ai miei,
posso rinunciare ad allontanarmi da Cuneo per far
carriera, appendere la divisa
sarebbero un dispiacere troppo grande”.
di presentazione
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e da sposa
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Gennaio 2008
Dalla Provincia
il piano triennale
Istituzioni unite
per le scuole
della Granda
di Fabrizio Brignone
Più di venti milioni di euro
saranno destinati all’edilizia scolastica sul territorio
della Granda: la Provincia
ha presentato a inizio dicembre il piano triennale 20072009 per gli interventi di
messa in sicurezza, accessibilità e adeguamento alle
nuove esigenze scolastiche.
L’iniziativa è interamente
finanziata, secondo quanto
riferito dall’ente: i fondi sono
della Provincia, ma anche
della Regione, dello Stato
e della Fondazione Cassa di
Risparmio di Cuneo.
“È un intervento molto
importante e in cui crediamo
molto - spiegano il presidente della Provincia Raffaele
Costa e l’assessore al bilancio e all’edilizia scolastica
Giuseppe Rosciano -, abbiamo lavorato a lungo e c’è
stato un grande impegno da
parte degli uffici. Siamo tra
le prime Province in Italia
a mettere a punto un piano
ampio e completo come questo, nonostante sia passato
oltre un decennio dall’entrata in vigore della normativa
che assegna l’edilizia scolastica alle competenze della
Provincia. Si tratta di un
importante esempio di una
programmazione triennale
che valorizza e ottimizza le
risorse di Stato e Regione
sulla base della legge 23 del
1996 insieme a quelle delle
fondazioni bancarie, in particolare della Fondazione Crc,
da sempre molto vicina alle
esigenze di messa in sicurezza
degli edifici scolastici della
Granda. Sono interventi di
carattere edilizio che rappresentano un importante sostegno all’attività didattica e più
in generale sociale per tutto
il territorio cuneese, perché
andrà a vantaggio delle nuove
generazioni”.
Con la legge 23 la Provincia
ha assunto in totale la gestione di circa 60 edifici scolastici destinati alle scuole
di secondo grado, con un
numero di studenti che varia
da 150 a 900 unità per ciascun istituto: un grande patrimonio immobiliare, quindi,
che presenta anche notevoli
costi per la manutenzione.
Quest’ultima però non può
essere rimandata né trascurata, dato che ne va della
sicurezza dei giovani che frequentano quelle scuole. “Il
ringraziamento va ai tecnici
che hanno predisposto questi progetti negli ultimi mesi
- aggiunge Enzo Novello,
responsabile dell’area lavori pubblici della Provincia
- permettendoci così di defi-
Da sinistra: Enzo Novello, Ezio Falco, Raffaele Costa, Giuseppe Rosciano
Regione Piemonte, Provincia, Stato
e Fondazione Cassa di Risparmio
di Cuneo destinano 21,6 milioni
nire un quadro complessivo
dei lavori da realizzare per
adeguare gli edifici scolastici
della Granda sul piano normativo”.
“La nostra Fondazione - sottolinea il presidente della
Crc, Ezio Falco - considera
l’ambito educazione-istruzione-formazione tra quelli rilevanti e prioritari: nel 2007
abbiamo destinato al settore
interventi per oltre cinque
milioni di euro, e nel prossimo esercizio prevediamo
di aumentare ancora, con il
sostegno a interventi infrastrutturali indispensabili e
con la collaborazione attiva
a iniziative di formazione,
rapporto scuola-impresa-territorio, rafforzamento della
cultura della legalità e della
solidarietà. Anche in questo
caso siamo parte attiva in un
disegno organico che ci vede
fare sistema con le altre istituzioni, per il bene dei nostri
giovani”.
“Possiamo esprimere soddisfazione per il progetto - è il commento di Pier
Franco Blengini, presidente Ance Cuneo e membro
del consiglio generale della
Fondazione Crc -, che presenta cifre notevoli ma anche
una molteplicità di interventi, e soprattutto rimane il
fatto che si tratta soltanto
di manutenzione di vecchi
edifici (che in certe situazioni presentano una necessità
davvero forte di intervento)
e non ci sono nuove realizzazioni. Per certi versi è un atto
dovuto nei confronti degli
studenti della Granda”.
il progetto
33 interventi in tre anni
Sono 33 i progetti per lavori che interesseranno 29 edifici scolastici, tra
le superiori della Granda: un piano completo, che mette insieme risorse
da quattro tipologie di finanziamenti e che al termine di un triennio
porterà tutte le scuole ad avere il Certificato prevenzione incendi (che
attesta le condizioni di sicurezza di uno stabile).
L’ammontare complessivo si attesta a 21,6 milioni di euro in tre anni.
Ecco quali saranno le voci di finanziamento: 7,4 milioni di euro provengono dai fondi dalla legge 23-1996, 5,9 da proventi patrimoniali
(in particolare da beni immobili destinati a tale settore e venduti dalla
Provincia), circa 5,7 dalle intese istituzionali con la Regione per specifici interventi; a questi si aggiungono 2,6 milioni di euro in erogazioni
dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
Con queste quattro diverse risorse verranno finanziati rispettivamente
15, 6, 4 e 8 interventi, per un totale di 33 lavori, che avranno quindi un
importo medio intorno ai 650.000 euro; al momento la progettazione è
preliminare per tutti i lavori e definitiva per alcuni, frutto dei lavori degli
uffici tecnici della Provincia che hanno seguito e seguono l’intero piano.
Tra i lavori in programma, alcuni spiccano per consistenza: in dettaglio,
per il secondo e il terzo lotto della nuova sede del liceo artistico ad Alba
nell’ex caserma Govone verranno spesi 3,5 milioni di euro; lavori da
2,5 milioni euro sia per la nuova localizzazione del liceo scientifico
“Vasco” a Mondovì sia per il secondo lotto dell’istituto d’arte “Bertoni” a
Saluzzo; costeranno circa 2,4 milioni di euro i diversi lavori per l’istituto
tecnico agrario a indirizzo enologico “Umberto I” di Alba; 1,7 milioni di
euro le spese per il “Vallauri” di Fossano.
Gennaio 2008
Dalla Provincia
aspettando l’asti-cuneo
di Ilario Bruno
Per la storia, ormai venticinquennale, dell’autostrada
Asti-Cuneo, il 2007 è stato
un anno tormentato, di alti e
bassi, vissuti tra lo sconforto e
nuove speranze dagli amministratori e dalle forze economiche e sociali che, nonostante
tutto, hanno continuato a
credere che un sogno potesse
diventare realtà.
L’anno si era dunque aperto
presentando una situazione di
stallo, con una contrapposizione dura tra il Governo e
l’Aiscat a causa dei vincoli
posti alle concessionarie dall’ormai famoso articolo 12
della Finanziaria dal ministro
per le Infrastrutture Di Pietro.
Una contrapposizione che,
per l’Asti-Cuneo, si concretizza nella restituzione al mittente, da parte della società di
progetto, della bozza di convenzione. Intanto l’apertura
di cinque lotti di autostrada
costruiti dall’Anas, già posticipata dall’autunno a febbraio, slitta ancora di qualche
settimana.
In questo clima incandescente il presidente della
“Asti-Cuneo Spa”, Agostino
Spoglianti interviene in prima
persona, con un’intervista
esclusiva a “Provincia Oggi”,
per mettere alcuni punti fermi:
c’è la disponibilità a trattare
- dice in sostanza il numero
uno della società - ma la cosa
dev’essere reciproca; in particolare Spoglianti rivendica
il diritto a concludere una
Nel 2007 più passi
avanti che indietro
Dallo stallo di inizio anno, con il braccio di ferro tra
Governo e Aiscat, si è arrivati alla vigilia dell’ultimo
atto prima del via libera: la firma della Corte dei Conti
convenzione che tenga conto
delle condizioni alle quali
il consorzio di imprese che
detiene il 65% del capitale
sociale della società, ha vinto
una gara pubblica.
I tempi sono maturi per “tirare in barca le reti”, possibilmente con qualche risultato:
è passato infatti un anno dalla
costituzione della società, ben
quattro dalla pubblicazione
del bando per la gara europea
e manca ancora la firma del
ministro all’Economia sulla
nuova bozza di convenzione
predisposta. Non si escludono i rimedi estremi, come il
ricorso all’autorità giudiziaria
per difendere diritti acquisiti,
anche se si auspica ancora
una soluzione concordata, per
porre fine al contenzioso.
Ad aprile la Guardia di
Finanza sequestra un tratto di
uno dei due lotti in procinto
di essere inaugurati dal ministro Di Pietro, per “verifiche
tecniche” sul manto di asfalto. L’inconveniente ritarda
l’apertura.
Il presidente Aiscat Fabrizio
Palenzona, a Cuneo, rincara
la dose: “La spesa del non
fare è superiore a quella del
fare”. Il messaggio è chiaro, il
destinatario pure. Ma siamo
già in un clima svelenito dall’annuncio della firma della
bozza di convenzione, fissato
per il 7 maggio. La convenzione riguarda l’Asti-Cuneo,
ma anche la Brebemi e la
Pedemontana.
Il vice presidente di
Confindustria
Piemonte,
Maurilio Verna è soddisfatto,
ma sempre cauto: “Ha vinto
ancora una volta la pressione
del territorio”. Il 23 maggio il
Cipe approva la convenzione. Poi, a fine estate, dopo
l’iter nelle commissioni parlamentari competenti, ci sarà il
decreto, firmato un po’ a fatica dal ministro delle Finanze
Padoa Schioppa, e l’invio alla
Corte dei Conti.
Ad oggi, dopo le osservazioni
e la riapprovazione delle con-
consigli di amministrazione
La Provincia snellisce
le società partecipate
di Lorenzo Boratto
La decisione (imposta dalla
Finanziaria e da un decreto del Consiglio dei ministri dello scorso giugno) è
stata presa a fine novembre,
ma i risultati sono destinati
a rimanere nel tempo. La
Provincia di Cuneo è stata
tra i primi enti pubblici locali che hanno deciso di snellire le 14 società per azioni
e consorzi pubblici di cui è
azionista.
La Finanziaria prevedeva di
adeguarsi alla nuova normativa per “contenere” i costi
della politica. Così si sono
ridotti i componenti nei
Consigli d’amministrazione
delle diverse partecipate. Le
nuove direttive modificano
gli assetti dei Cda anche
per le società partecipate in
forma indiretta. La disposizione, inoltre, vieta il rinnovo degli amministratori che,
ricoprendo cariche analoghe
nei 5 anni precedenti, abbiano approvato bilanci in perdita per 3 anni.
Per la Provincia si è trattato
di eliminare 49 consiglieri,
con un risparmio di migliaia
di euro, tenendo conto che
le prestazioni dei nominati vengono pagate in forme
diverse: stipendi annuali,
Nella riduzione
i rappresentanti
di Confindustria
in Acquegranda,
Atl Cuneo e Alba
sono stati tutti
riconfermati
Il palazzo della Provincia a Cuneo
mensili o “gettoni” per le
singole sedute.
La legge prescrive la riduzione del numero dei membri fino ad un massimo di
3 consiglieri nelle società
interamente pubbliche (con
capitale sociale inferiore ai
2 milioni di euro) e ad un
massimo di 5 consiglieri per
quelle con capitale superiore
ai 2 milioni di euro.
Inoltre, è stato applicato il
tetto massimo di 5 consiglieri di amministrazione di parte
pubblica anche per le società
miste, con una riduzione del
numero dei membri espressi
anche dalla parte privata.
L’elenco delle riduzioni
nelle società partecipate:
Acquegranda, società mista,
passa da 15 a 9 componenti; Acquedotto Langhe e
Alpi Cuneesi, pubblica, da
9 a 5; Autostrada AlbengaGaressio-Ceva spa, mista, da
18 a 9; Comuni acquedotto Langhe Sud Occidentali
(Calso), pubblica, da 9 a
5; Ente Turismo Alba Bra,
mista, da 21 a 10; Società
Traforo Ciriegia (Sitraci),
mista, da 18 a 13. Altre società già ottemperano le disposizioni di legge e sono rimaste
tali: Agengranda, Agenzia
di Pollenzo, Aziende turistiche locali, Cresam, Creso,
Fingranda, Geac e Miac.
Da segnalare che in questa
“sforbiciata” sono stati confermati tutti i rappresentanti espressi da Confindustria
Cuneo. Nell’Atl di Alba,
Bra, Langhe e Roero
Federico Ceretto, in quella
Cuneese Bruno Vallepiano,
in Acquegranda Giancarlo
Pascale.
venzione da parte del Cipe, il
decreto giace presso la Corte
dei Conti, in attesa della registrazione che, da un paio di
mesi, tutti danno per imminente. Chissà se la troveremo nella calza della Befana.
Dopo questo passo, seguirà la
pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale, quindi la decorrenza dei quattro anni previsti
per l’ultimazione dell’opera.
La stessa posa della prima
pietra degli otto lotti di
competenza dell’Asti-Cuneo
Spa, dovrà fare i conti con le
Conferenze dei servizi scadute, l’attraversamento di Alba
con l’eventuale modifica dei
progetti e la revisione della
viabilità secondaria, di adduzione all’autostrada. Problemi
spinosi.
C’è però ottimismo dopo aver
superato prove più difficili nel
corso di un anno che presenta un bilancio positivo, ma
che aveva costretto le parti
coinvolte ad un avvio al cardiopalma.
scuola cattolica
Una associazione
per quattro istituti
di Gilberto Manfrin
C’è un nuovo modo di
pensare la scuola a Cuneo.
L’associazione
“Insieme
per educare”, fondata nel
2001 dalla Diocesi e dalla
Congregazione delle Suore di
San Giuseppe, ha rinnovato
nel 2007 il suo Consiglio di
amministrazione, eleggendo
come presidente don Elio
Dotto. Un’associazione che
nel prossimo anno scolastico
gestirà quattro scuole paritarie della città, continuando a
rinnovare il contributo educativo della Chiesa all’interno del mondo scolastico.
“L’obiettivo che ci siamo
posti è quello di realizzare una scuola d’eccellenza,
ma non d’elite - afferma il
vicepresidente Ferdinando
Tempesti -; vogliamo aiutare
i giovani nel loro sviluppo
culturale e umano. I riscontri
quotidiani con le famiglie ci
dicono che siamo sulla strada giusta”.
“Insieme per educare” si
inserisce nel sistema pubblico dell’istruzione secondo il
principio della sussidiarietà: “Assicuriamo alle famiglie che i loro figli trovino
una sistemazione adeguata e
formativa ben oltre il puro
“Insieme per
educare” è stata
fondata dalla
Diocesi di Cuneo
e dalle Suore
di San Giuseppe
nel 2001
orario scolastico - aggiunge
Tempesti -. Nel 2008/2009
per esempio, alla scuola dell’infanzia Andrea Fiore attiveremo la ‘sezione primavera’, che accoglierà i bambini
da uno a tre anni. Una scuola non più vista come ‘parcheggio’, ma una reale base
per assicurare un percorso
unitario di crescita dei figli”.
Tutti possono contribuire
a sostenere le attività dell’associazione: “I contributi
degli iscritti e il finanziamento pubblico non bastano per
tutte le nostre attività - conclude Ferdinando Tempesti
-; è possibile fare delle donazioni che sono detraibili dall’imponibile fiscale o destinare la quota del 5 per mille.
Per continuare nella nostra
opera”.
10
Gennaio 2008
La Pagina del Medico
comunicazione pubblicitaria
La mano nella nostra vita e la vita nella nostra mano
La nostra rubrica mensile si occupa oggi delle neoformazioni della mano.è molto frequente la crescita nelle dita o nel polso di cisti artrogene o gangli. La loro insorgenza
è spontanea o segue a traumi o distorsioni articolari anche non particolarmente gravi. Sono molto dolenti al nascere, quando si vedono ancora poco ma stanno aumentando
di volume. Una volta evidenti, sono meno dolorose ma antiestetiche e limitanti i movimenti articolari. A volte si posso rompere a causa di traumi ma lentamente si
riformano. L’ exeresi chirurgica, fatta con grande attenzione per salvaguardare i tessuti nobili vicini alla mano, non è a volte risolutiva, visto che in qualche caso la cisti
puo' riformarsi. Fondamentale è la fisioterapia postchirurgica perchè le articolazioni tendono ad irrigidirsi e bisogna mobilizzarle precocemente. Altra cosa sono
le cisti ossee che di solito nn danno alcun disturbo e vengono scoperte solo quando fratturano l’osso che le contiene. Tali neoformazioni sono da svuotare chirurgicamente per evitare appunto che danneggino troppo l’ osso. In alcuni casi possono crescere nella mano voluminosi lipomi, difficili da asportare perche inglobano tendini
e nervi. Le neoformazioni della cute piu frequenti sono i nei e le verruche. Entrambi devono essere asportate con grande cautela per non lesionare strutture nobili
sottostanti.
Prossimamente parleremo dell’artrosi della mano
Dott. Francesco Negro
e-mail: [email protected] - sito: www.lamano.it
I.P.
Osteoporosi: cosa si deve fare per prevenirla
Le ossa modellano il nostro corpo, ne sostengono il peso e ne consentono i movimenti. Noi non ce ne accorgiamo ma le nostre ossa
non solo si muovono tra di loro grazie alle nostre articolazioni
ma si “muovono” anche internamente. Non sono infatti statiche
e inerti, ma sono vive. Nel loro interno esistono cellule attive
che costruiscono(osteoblasti) e demoliscono l’osso(osteoclasti),
rinnovandolo continuamente.
Per mezzo di questo continuo ricambio del tessuto osseo chiamato
“turnover osseo” il calcio viene costantemente aggiunto e rimosso, in un equilibrio naturale. Tale equilibrio comincia a venir
meno nelle donne che si avvicinano alla menopausa ma anche
negli uomini sopra i 65 anni d’età con conseguente progressiva
riduzione della resistenza ossea e una sempre maggiore predisposizione alle fratture.
Quindi contrariamente alle apparenze, il nostro scheletro, con le
sue 203 ossa fra grandi e piccole, è una parte “viva” del nostro
corpo. Basta osservare i cambiamenti che esso subisce nel corso
della vita. Dalla nascita fino ai vent’anni circa lo scheletro cresce
e si sviluppa. Le ossa aumentano di peso e di volume mentre assumono la loro forma adulta definitiva. La massa ossea aumenta.
Alla fase di crescita segue una fase di consolidamento, che può
arrivare fino ai 25-30 anni di età. Lo scheletro, senza più crescere, si irrobustisce ulteriormente raggiungendo il cosiddetto picco di
massa ossea, cioè il livello massimo di contenuto di minerali. Più
avanti, anche l’osso perderà lo smalto della giovinezza, e inizierà
una lenta perdita di minerali scheletrici. Se il punto di partenza era
un picco di massa ossea elevato, e se si prendono le corrette misure di prevenzione, si potrà arrivare a tarda età mantenendo una
massa ossea nei limiti della norma. Se invece si scende al di sotto di
questi limiti, si ha la cosiddetta osteopenia (carenza ossea). E se si
scende ancora più in basso si può arrivare al livello dell’ osteoporosi (porosità ossea), che implica un aumentato rischio di fratture.
Le donne, ad ogni età, hanno un valore di massa ossea inferiore
a quello degli uomini. E questo è uno dei motivi per cui esse sono
più degli uomini a rischio di osteoporosi.
L’osteoporosi è una malattia che in molti casi si può prevenire, e
questo obiettivo si può realizzare essenzialmente con l’informazione. Bisogna far conoscere a tutti - perché tutti siamo potenzialmente a rischio - i fattori di rischio per l’osteoporosi e quali sono le
misure che possono aiutarci ad evitarla. Sono cose che dovrebbero
essere conosciute e seguite da tutti, e in particolare dai giovani, che
potranno in questo modo costruire uno scheletro più forte e robusto.
Infatti, come abbiamo visto, la “qualità” del nostro osso si
determina soprattutto nei primi 25-30 anni di vita, il periodo
della crescita e dello sviluppo. Si può quindi dire che la vera
prevenzione dell’osteoporosi deve iniziare fin da giovanissimi.
Chi al termine dello sviluppo ha raggiunto un elevato picco di
massa ossea avrà per tutta la vita un minor rischio di osteoporosi. Ma in ogni caso, meglio tardi che mai. A qualunque età
possiamo fare qualcosa per il nostro osso, e per evitare che la
nostra situazione peggiori in futuro. Quindi, le buone regole
della prevenzione si possono mettere in opera a qualunque età.
La prevenzione dell’osteoporosi ha tre cardini:
1. Ddieta ricca di calcio, adeguata all’età (latte, yogurt, formaggio e, se necessario, un integratore alimentare a base di calcio).
2. Moderata ma regolare attività fisica (la cosa più semplice è
camminare di buon passo mezz’ora al giorno).
3. Normale disponibilità di vitamina D, che serve ad assorbire il
calcio nell’intestino. La vitamina D si forma nella pelle per azione
della luce del sole, per cui in genere basta un po’ di vita all’aria
aperta per avere quella che ci serve. Per gli anziani può essere
indicato un supplemento di vitamina D.
Ci sono poi altre cose da fare, che dipendono in parte da noi e
in parte dal nostro stile di vita. Possiamo, per esempio, ridurre
l’uso di alcool e tabacco a limiti ragionevoli; possiamo evitare
un’alimentazione troppo ricca di proteine e moderare il consumo
di alimenti integrali ricchi di fibre che ci farebbero disperdere ulteriormente del calcio.
Dott. Ioannis Latinakis
I.P.
Chirurgia estetica del volto: uno sguardo più fresco
Gentile Dott. Alessandro Orefice, ci può spiegare che cosa
è la blefaroplastica delle palpebre?
“La blefaroplastica è l’intervento di chirurgia plastica-estetica che
serve per ringiovanire il contorno occhi, ripristinando quell’equilibrio che il tempo ha fatto venir meno. Il procedimento chirurgico
si basa sulla correzione dell’eccesso di pelle alle palpebre superiori
quando sono cadenti, l’asportazione delle borse adipose ed il riposizionamento della pelle rilassata alle palpebre inferiori. Il fine è
quello di ottenere uno sguardo più fresco, meno affaticato e quindi più giovane. Nella la visita prima dell’intervento, il chirurgo
plastico esamina il paziente, valuta accuratamente la situazione
locale ed illustra le possibili soluzioni. La tecnica chirurgica potrà
cambiare da persona a persona, quindi si sceglierà la più idonea
per avere il risultato estetico migliore ed il più vicino possibile alle
aspettative del paziente”.
Quale è l’età ideale e quando è indicato tale intervento?
“I concetti moderni di chirurgia estetica del volto non sono più
rivolti ad un ringiovanimento globale da sottoporsi raggiunta una
determinata età, ma sono orientati verso una correzione settoriale, in grado di rallentare gli effetti della forza di gravità e del
tempo. E’ logico perciò che non esiste un’età ideale, l’intervento
di blefaroplastica è indicato per i pazienti che presentano segni
di “affaticamento” del contorno degli occhi, quali borse sotto gli
occhi e palpebre gonfie o cadenti, per motivi di natura costituzionale-genetica o per motivi d’età”.
Ci descrive brevemente come viene eseguito l’intervento
ed in quanti giorni siamo in grado di tornare ad una vita
normale?
“L’intervento viene eseguito in regime ambulatoriale di day surgery in anestesia locale, se necessario o desiderato con l’ausilio di
una sedazione effettuata da un anestesista. Il tempo operatorio
è di circa un’ora, dopo di che si potrà tornare a casa accompagnati. Il giorno dopo sarà presente un certo gonfiore, che tenderà
a scomparire in pochi giorni. Il ritorno alla vita sociale è molto
individuale, generalmente sono sufficienti dai cinque ai sette giorni. Con l’ausilio d’occhiali da sole si è in grado di riprendere la
normale attività al terzo giorno”.
Tante persone manifestano il timore di cambiare troppo
o di cambiare “sguardo”, come può tranquillizzarci e che
consigli ci offre?
“Effettivamente è un timore presente in molti di noi; capita spesso di vedere aspetti estremamente “plastici” di alcune soubrette
televisive, ma ricordo che labbra così gonfie, seni così prorompenti o zigomi così pronunciati, sono espressamente richiesti per
cambiare volontariamente l’aspetto. Nel caso di blefaroplastica,
lo scopo non è quello di cambiare, ma quello di ridare armonia. I
miei pazienti mi raccontano che, dopo l’intervento, persone che
frequentano quotidianamente non pensano assolutamente che si
sono sottoposti ad una blefaroplastica, ma gli dicono semplicemente: “ come stai bene!”, “ ma come sei riposato!”, “ sei stato
in vacanza?”. Questo per spiegarvi che lo sguardo non cambia,
tanto meno l’aspetto”.
Qual è l’iter per sottoporsi ad una blefaroplastica, sono
necessari accertamenti?
“Come già detto è fondamentale una visita preoperatoria, in
tale occasione verranno richiesti gli esami diagnostici necessari,
che sono i comuni esami del sangue pre-operatori ed un elettrocardiogramma. Alla visita successiva viene così valutato lo
stato di salute e viene confermata l’idoneità all’intervento. Sarà
necessario sottoporsi a terapie mediche che prevedono una terapia
antibiotica da iniziare almeno 24 ore prime dell’intervento e una
terapia anti-infiammatoria ed analgesica da sottoporsi nel post
operatorio”.
I risultati dell’intervento si vedranno subito e per quanto
tempo durano?
“Diciamo che non appena svanito il gonfiore e l’ecchimosi, il
paziente sarà già più che soddisfatto, anche se in realtà il risultato
definitivo sarà evidente dopo alcune settimane, tempo necessario
per la completa cicatrizzazione dei tessuti. La durata del risultato
è molto stabile negl’anni, è ragionevole che dopo quindici anni,
il contorno occhi precedentemente operato sarà invecchiato come
il resto del volto”.
Dott. Alessandro Orefice
Specialista in Chirurgia Plastica
Per contatti:
Centro Medico Europeo
C.so Nizza 10, Cuneo
Tel 0171 644166
cell. 335 6768417
e-mail: [email protected]
Conforme alle legge Bersani n. 248 del 04/08/2007
Gennaio 2008
Associazioni di Categoria
regione piemonte
11
patto per lo sviluppo
I fondi per l’energia Ecco le condizioni
Strategie e previsioni per il nostro sviluppo
di Laura Parizia
di Lorenzo Boratto
Decine di imprenditori, politici e curiosi hanno partecipato all’incontro svoltosi
in Confindustria a Cuneo
venerdì 30 novembre dal
titolo: “Innovazione e investimenti in campo energetico”. Lo scopo era illustrare
le strategie e i finanziamenti
di Unione europea, Stato e
Regione fino al 2013 oltre
ai i criteri scelti per destinare una cifra complessiva
di due miliardi e 400 milioni di euro da spendere nei
prossimi 6 anni per rafforzare
la competitività del sistema
economico regionale.
Cesare Boffa, ordinario
al Politecnico di Torino
e Presidente di Fire
(Federazione italiana per
l’uso razionale dell’energia)
ha spiegato: “Le previsioni di
qui al 2030 confermano che
l’aumento di efficienza negli
usi finali, civili o industriali,
continuerà ad avere un ruolo
dominante per la sostenibilità dello sviluppo, maggiore
dell’incremento delle fonti
rinnovabili o dell’energia
nucleare.
L’innovazione
serve anche nei sistemi
delle distribuzione e nell’suo
razionale dell’energia a livello locale”. Da considerare
anche che le imprese possono considerare come “attività sostenibili” l’assemblaggio
e la lavorazione di sistemi ad
alta efficienza, l’installazione di elementi innovativi e
la progettazioni di “sistemi
complessi”. Nelle sue valutazioni, la Regione considera la partnership, l’orizzonte
temporale dei progetti, le
dimensione dei proponenti e
il coinvolgimento di imprese
o centri di ricerca, anche
stranieri.
I temi di maggiore interesse
per aggiudicarsi questi fondi:
fonti rinnovabili, efficienze
energetica nei cicli produttivi, sviluppo di processo con
minore incidenza energetica,
nuovi componenti, produzioni di calore da scarti di lavo-
CHIRURGIA AMBULATORIALE
: OCULISTICA E OCULOPLASTICA:
NIRC - ringiovanimento cutaneo non
invasivo a radiofrequenza - eliminazione
inestetismi della pelle - rughe periorbitali e
lassità naso-labiale senza anestesia
ESTETICA, PLASTICA E
DERMATOLOGICA: nevi, lipomi, cisti,
correzione rughe, labbra, palpebre,
orecchie- tossina botulinica.
CHIRURGIA UROLOGICA:
frenuloplastica, circoncisione, biopsia
prostatica transrettale ecoguidata.
CHIRURGIA DELLA MANO: tunnel
carpale, dito a scatto, malattia di
Depuytren, neoformazioni, lesioni
nervose, tendinee e legamentose,
trattamento della mano reumatica.
MEDICINA ESTETICA
Visite specialistiche
Medicina estetica: Check up PEFS Check up viso computerizzato - Doppler
Confindustria ha ospitato un incontro
per illustrare i finanziamenti pubblici
in campo energetico fino al 2013
di Unione Europea, Stato e Regione
razione e la sperimentazione
dell’idrogeno. Interessante
anche la “lezione” di
Giuseppe Gamba, consulente della Regione Piemonte
per i Progetti Innovativi in
campo energetico: “Cresce
il consumo di energia in
Piemonte (soprattutto per
usi civili) e il Piemonte
importa un terzo dell’energia
che utilizza. Va detto che le
emissioni di Co2 sono inferiori alla media nazionale del
25%, ma oggi in Piemonte il
75% delle energia deriva da
combustibili fossili non rinnovabili, il 24% è idroelettrica e solo l’1% da biomasse.
Aumentano le importazioni
da Spagna e Germania di
componenti e sistemi della
produzione energetica da
fonti rinnovabili”.
Gli obiettivi fino al 2020
imposti dall’Unione europea
sono una riduzione del 20%
dei consumi totali e, allo
stesso tempo, portare le fonti
rinnovabili al 20% del totale
di energia prodotta.
Giuseppe Gamba ha poi
spiegato nel dettaglio come
funzionano gli incentivi statali (detrazioni fiscali, Conto
energia, bandi a sostegno del
fotovoltaico e solare termico per gli edifici pubblici,
venoso - Scleroterapia - Dietoterapia.
Trattamenti viso: Peelings superficiali,
medi e medio profondi - Rivitalizzazione Dermafiller.
Trattamenti PEFS: Biointradermo Elettrolipolisi - Idrolipoctasia ultrasonica Crioelettroforesi - Pressoterapia LGP Endermologie.
certificati verdi, bonus per
comprare frigoriferi di classe
“A+”) e quelli regionali (dai
contributi in conto interesse
di Finpiemonte al fondo
rotativo oppure i finanziamenti per progetti dimostrativi).
In chiusura del convegno è
intervenuto l’assessore regionale Andrea Bairati (con
deleghe a ricerca e innovazione): “Prosegue questo
interessante giro di incontri con le imprese perché in
questi mesi i tecnici della
Regione stanno scrivendo i
bandi: lo scopo è conoscere i
requisiti e i livelli tecnologici delle aziende”.
Nel dibattito finale sono
intervenuti imprenditori ma
anche gli assessori Guido
Lerda (Comune di Cuneo)
e Umberto Fino (vicepresidente della Provincia). La
richiesta è stata unanime:
maggiore semplificazione
burocratica per ridurre i
tempi di attesa, mentre c’è
chi ha puntato il dito contro
il “ritardo tecnologico” italiano nei settore dell’energia
pulita. I nuovi fondi di Ue
e Stato serviranno, si spera,
a colmare questo gap con il
resto d’Europa, dalla Spagna
alla Germania.
Nei mesi scorsi - a poche
settimane di distanza dalla
nomina di Sebastiano Dutto
a nuovo presidente del Patto
per lo Sviluppo -, le associazioni di categoria cuneesi aderenti al Patto, tra cui
Confindustria, hanno presentato al presidente della
Provincia, Raffaele Costa,
un Documento che, attraverso un esame attento e
dettagliato, mette in evidenza le criticità e le esigenze
prioritarie per lo sviluppo
della Granda, anche alla
luce dei rapporti con il resto
dell’Italia e d’Europa. Molti
e rilevanti i temi affrontati,
ma un unico e trasversale
denominatore comune: “lo
sviluppo del territorio come
fattore di crescita dell’economia”. È in questa prospettiva
che il documento approfondisce le singole tematiche, a
partire dal problema viabilità. Problema di importanza strategica in un’ottica di
crescita territoriale, oltre che
di sicurezza e qualità della
vita, soprattutto se si tiene
conto che il Cuneese risulta a livello regionale “al 1°
posto per densità di imprese”
e presenta un parco veicolare
che è “al 2° posto dopo la
provincia di Torino”.
Lo studio sottolinea quindi
l’urgenza di superare le situazioni di insufficienza che la
rete viaria provinciale ancora presenta. In particolare
- si legge -, occorrono “date
certe di realizzazione” per il
Tenda Bis, una “ripresa del
discorso sul Mercantour”, la
“concretizzazione delle circonvallazioni di Demonte,
Aisone e Vinadio” e, quanto
alle infrastrutture, una decisione “senza ulteriori indugi”
a proposito di Piattaforma
logistica e un’effettiva risoluzione delle questioni legate
all’Aeroporto di Levaldigi,
che vede perdurare “l’assenza
di un collegamento su Roma,
di voli verso le principali
capitali europee con opera-
AMBULATORIO CHIRURGICO
AMBULATORIO MEDICO POLISPECIALISTICO
Direttore Sanitario: Dott. Fabio Pittano - Medico Chirurgo - Specialista in Clinica Oculistica
Autorizzazione Sanitaria n. 25296
DERMOGRAFISMO ESTETICO
CORRETTIVO
Trucco semipermanente: sopracciglia,
occhi (eye-liner) e bocca.
Areola mammaria.
Alopecia areata - Vitiligine.
LASER E MEDICINA ESTETICA
Macchie senili (mani-viso).
Iperpigmentazioni cutanee.
Epilazione definitiva.
Lifting non chirurgico del volto.
Formazioni vascolari: capillari (visogambe), angiomi, couperose,rosacea.
Rimozione tatuaggi multicolore.
Asportazione neo-formazioni cutanee.
TRATTAMENTO DELLE CALVIZIE
Tecnica dell’autotrapianto monobulbare
L’associazione ha presentato
un documento che mette in evidenza
le criticità e le esigenze prioriarie
per la crescita della Granda
tori ‘a basso costo’, così come
di linee cargo che consentano la movimentazione di
merci e prodotti ‘made in
Cuneo”.
Sul fronte delle politiche
energetiche, il documento
denuncia come “per le imprese italiane il prezzo dell’energia elettrica sia il più alto
d’Europa, superiore addirittura del 52,6% rispetto alla
media dei Paesi dell’Unione
europea”. Con il risultato
che nel 2006 in media ogni
azienda italiana “ha pagato
l’energia elettrica 5.932 euro
in più rispetto ad un’azienda europea”. Parallelamente,
in tema di risorse idriche
si ribadisce la necessità di
un loro “utilizzo razionale e
plurimo” e di scelte non più
procrastinabili relativamente
alla realizzazione di “opere di
contenimento del deflusso,
sia di piccole dimensioni per
soddisfare particolari esigenze, sia di medie o grandi
dimensioni”.
Il documento prosegue poi
indicando l’opportunità di
creare una rete tra imprese,
associazioni e università per
“mettere a fattore comune
potenzialità, progettualità,
saperi”, e di sviluppare la
c o r s o d i f o r m a z i o n e
Guida dei carrelli elevatori
Venerdì 25 gennaio, dalle ore 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, presso gli
uffici di Confindustria di Alba (corso Nino Bixio, 58/2), si svolgerà il
“Corso per addetto alla guida dei carrelli elevatori”. L’iniziativa è
rivolta ai lavoratori incaricati alla conduzione dei carrelli elevatori ed
intende fornire ai partecipanti le conoscenze e le capacità operative di base per il corretto impiego dei carrelli elevatori nel rispetto
della specifiche prescrizioni di sicurezza. Alla lezione teorica seguirà
un test di verifica finale.
POLO OCULISTICO
Difetti refrattivi.
Cataratta.
Glaucoma.
Degenerazione maculare.
Consulenza retina medica e chirurgica.
Trattamento laser per retina e glaucoma.
PNT-trattamento ipertono oculare.
Tossina botulinica.
Inestetismi e malattie delle palpebre.
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Oculistica Ortopedia Osteopatia Ostetricia e Ginecologia
Otorinolaringoiatria Pediatria Podologia Psichiatria Psicologia
Reumatologia Tisiologia e malattie apparato respiratorio Urologia
filiera agricoltura-artigianato-industria al fine di mantenere per quanto possibile
in provincia i processi di trasformazione delle produzioni
dell’agricoltura e dell’allevamento, con il conseguente
valore aggiunto.
Altri punti di rilievo si
individuano nello sviluppo della capacità turistica e
delle potenzialità rappresentate dall’Euroregione “Alpi
Mediterraneo”, e nell’elaborazione di una progettualità,
tra mondo delle imprese e
quello della formazione professionale, “tesa a favorire
concretamente l’incontro tra
la domanda e l’offerta”.
Da ultimo, il documento
espone un’articolata analisi
in materia di pressione fiscale, dalla quale emerge come
“nel periodo 1995-2006 le
entrate fiscali degli enti
locali siano aumentate del
111%” e l’amministrazione
centrale abbia “aumentato le
entrate del 12%, a fronte di
una crescita del Pil del 20%”.
Dati che secondo il Patto
confermano la necessità di
“porre mano ad una graduale
ma sostanziale diminuzione
della pressione fiscale per
dare fiato all’economia”.
Ecografia internistica.
Ecografia infantile dell’anca.
Ecocardio.
ECG.
Ecocolordoppler.
Test da sforzo.
Densitometria ossea computerizzata
monosegmento ad ultrasuoni.
Dermatoscopia in epiluminescenza.
Spirometria.
DIAGNOSTICA UROLOGICA
DI 1° LIVELLO:
Ecografia
Uretrocistoscopia flessibile
Uroflussometria
POLO ORTOPEDICO
Ortopedia generale.
Patologia della mano: tunnel carpale, dito a
scatto, malattia di Depuytren, ecc.
Reumatologia: artrosi, artrite, osteoporosi,
spondiloartriti, connettivi, ecc.
Ortopedia infantile.
Patologia della spalla.
Terapia con onde d’urto: tendiniti, gomito del
tennista e golfista, dolori alla spalla, alla patella, al tendine d’Achille, ecc.
FOTOTERAPIA
UVB a banda stretta per il trattamento di psoriasi, vitiligine ed altre affezioni cutanee.
12
Gennaio 2008
Confindustria Notizie
cassa edile, scuola edile, comitato paritetico territoriale
È stata una sorta di “giornata
dell’orgoglio edile”, e comunque un momento forte per
tutta la categoria in provincia
di Cuneo, quella di sabato 1°
dicembre: nella stessa mattinata è stata prima inaugurata
la nuova sede degli enti bilaterali (Cassa Edile, Scuola
Edile e Comitato Paritetico
Territoriale), una nuova
“casa degli edili” nei locali
di corso Francia 14 a Cuneo,
dove gli uffici saranno operativi con il nuovo anno, poi si
è svolta la cerimonia di consegna dei “Premi di Fedeltà
nel settore edile”, con i riconoscimenti per addetti che
lavorano in edilizia da 25 o
30 anni. Un momento solenne, che si ripete annualmente
per il comparto ma che in
questa edizione era accompagnato da un importante
convegno dedicato alla categoria: vi hanno anche preso
parte illustri ospiti nazionali,
come il ministro del Lavoro
Cesare Damiano e il segretario generale nazionale della
Cisl Raffaele Bonanni, oltre
al vicepresidente nazionale
dell’Ance Giuseppe Colleoni
e il presidente nazionale di
Anaepa
Confartigianato
Arnaldo Redaelli.
Da tutti è stata riconosciuta
e apprezzata l’eccellenza dell’esperienza cuneese nel panorama regionale e nazionale:
punto di arrivo di un’operosità che contraddistingue questa terra, ma anche del “lavo-
Inaugurata a Cuneo
la nuova casa degli edili
All’evento hanno partecipato anche Cesare Damiano,
Raffaele Bonanni, Giuseppe Colleoni e Arnaldo Redaeli
IL TAGLIO DEl Nastro
A sinistra, le autorità presenti
all’inaugurazione.
Sopra, Cesare Damiano
rare insieme” come metodo
di fondo per imprenditori
e lavoratori, come succede
appunto negli enti bilateriali
dell’edilizia. Parti datoriali e
rappresentanti dei lavoratori,
imprese e sindacati: questa
“concertazione costante” tra
le parti sociali è stata sottolineata più volte dal ministro
Damiano come esempio da
seguire anche per altri settori
dell’economia e della società,
per migliorare il lavoro nel
nostro Paese e le condizioni
dei lavoratori. E se il contesto
contribuisce in modo positivo, ecco che “un’ora di lavoro
I servizi di pagina
12 e 13 sono
a cura di
fabrizio brignone
vale di più”, come ha sottolineato Bonanni a proposito
di infrastrutture, servizi ed
energia, che in provincia di
Cuneo sono le priorità per
tutto il mondo produttivo
e per le diverse categorie
imprenditoriali.
E proprio la serietà nella
gestione di questa bilateralità
è alla base del buon andamento della Cassa Edile e
degli altri enti paritetici nel
cuneese, da cui sono anche
partiti stimoli ed esperienze
poi ripresi su scala nazionale.
In Granda la “Cassa” (una
delle prime 16 in Italia) è
nata nel 1963: oggi sono
iscritte, mediamente, 1.700
imprese per ogni mese, per
un totale di 6.800 lavoratori
e una massa salari intorno ai
90 milioni di euro; oltre 22 i
milioni di euro incassati nell’ultimo esercizio in termini
di accantonamenti, contributi e quote; 3,3 milioni per
l’anzianità professionale edile
a 5.151 lavoratori in aprile,
a luglio 6,4 per 7.508 dipendenti come gratifica natalizia
e ferie, altri 6,5 per quella di
dicembre a oltre 7.800 addetti. Significativo anche l’incremento dei Durc - Documento
unico di regolarità contributiva, strumento importante
per contrastare il lavoro nero
(che si traduce troppo spesso
in pericoli per la sicurezza e
in concorrenza sleale): 6.664
nel 2006, 7.242 da gennaio a
novembre 2007.
cassa edile
ente scuola e cpt
“La Cassa Edile di Cuneo è
stata costituita oltre 40 anni
fa, unitamente dalle associazioni di imprenditori e dalle
organizzazioni sindacali, per
l’assistenza e la mutualità nel
settore. Negli anni i servizi
sono diventati più ampi, ma
la scelta iniziale si è sempre dimostrata un’intuizione
assolutamente attuale, e i
risultati di oggi sono frutto
di un lavoro condiviso e concertato tra le parti sociali,
tra Ance, Confartigianato e
sindacati. Il rafforzamento
della bilateralità è un vero e
proprio steccato tra le imprese serie e quelle che non lo
sono”.
Nel suo intervento all’incontro per la consegna dei
premi di “Fedeltà di Fedeltà”
Marisa Tomatis, presidente
della Cassa Edile di Cuneo,
ha sottolineato lo spirito
con cui è nato e continua
a operare l’ente bilaterale.
Tante prestazioni per imprese e lavoratori, ma anzitutto
un servizio alla categoria: la
tutela delle aziende serie. “Ci
sono certamente i disonesti
nel nostro lavoro - ha commentato Marisa Tomatis -,
che non sono in regola con
“Il nostro impegno quotidiano è per una forma di cultura
che rappresenta un’estensione di un concetto più ampio,
quello di humanity: lavoriamo
per una formazione che non
insegni soltanto un mestiere,
ma che permetta agli individui coinvolti di crescere
globalmente come persone
e di rapportarsi meglio con
gli altri, con l’ambiente di
lavoro, con la società. È una
funzione ampia e importante, quella del nostro ente”.
Ha le idee chiare Filippo
Monge, presidente dell’Ente
Scuola Edile e del Cpt Comitato paritetico territoriale, sulla vocazione dell’Ente Scuola nel panorama locale dell’edilizia: non soltanto
insegnare aspetti tecnici ed
elementi di un mestiere, ma
prima di tutto contribuire
a creare nelle persone una
consapevolezza del proprio
lavoro nella sua globalità,
nella sua completezza.
A partire, ad esempio, dalla
sensibilità e dall’attenzione per la sicurezza, che non
deve essere imposta ma deve
essere un patrimonio personale del lavoratore, fino a
diventare un atteggiamento
“Le istituzioni “Una formazione
devono aiutarci globale per tutti
con i disonesti”
i lavoratori”
Marisa Tomatis
pagamenti e contributi, ma la
maggior parte delle imprese
è regolare. Purtroppo, però,
i primi creano per gli altri
una situazione di concorrenza sleale, una penalizzazione
forte nel comparto. In questo
sforzo per noi è importante sentire vicini le autorità
locali e i vertici nazionali
delle categorie”.
“Voi, lavoratori premiati ha concluso la Tomatis -,
siete la testimonianza che
l’edilizia è in grado di dare
occupazione stabile, formazione completa e qualità
della vita, in qualificazione
e in remunerazione. Siete
anche testimoni di un grandissimo valore morale e civile: la fedeltà, ed è la fedeltà
che insegna un mestiere”.
Filippo Monge
per certi versi “spontaneo”,
perché parte della propria
personalità.
Un approccio nuovo, che si
concentra sulla persona per
ottenere risultati concreti
nei fatti: “Chi segue i nostri
corsi acquisisce competenze tecniche e si professionalizza, cresce nel lavoro e
migliora come persona, nella
sua preparazione, nella sua
cultura, nella sua humanity, come ama definire questi
elementi la cultura anglosassone. E il nostro valore
aggiunto è quello di essere
lontani dalle componenti
ideologiche ma di guardare
solamente alle esigenze dei
lavoratori e delle imprese,
com’è nella natura dei nostri
enti paritetici”.
Confindustria Notizie
Gennaio 2008
premi di fedeltà nel settore edile
Riconoscimenti per 91 lavoratori
Per l’edizione 2007 della
cerimonia della consegna
dei “Premi di Fedeltà nel settore edile” sono stati coinvolti 91 uomini che lavorano in edilizia da 25 o da
30 anni, in diverse imprese
della provincia di Cuneo.
A loro sono stati consegnati
attestati, medaglie e gratifiche economiche: ecco i loro
nomi.
Per i 30 anni di anzianità
aziendale sono stati premiati:
Ivano Aliberti, Aldo Barale,
Edoardo Barbero, Guido
Bellotti, Mario Bianco,
Franco Giuseppe Bruno,
Michele Carollo, Alessandro
Castellino,
Domenico
Chiola, Nicola Catanzaro
Francesco
Costantino,
Remo Dellavalle Michele
D’Agostino, Mario Fazari
Romano Dossetto, Arturo
Duberti, Alfredo Fantino,
Domenico Vincenzo Femia,
Luciano Follesa, Saverio
Fusco, Luigi Galizia, Michele
Gallizzi, Giuseppe Gatto,
Antonio Giganti, Gian Maria
Giordano, Sergio Grosso,
Luciano Lai, Gianluigi
Laugero, Salvatore Lorusso,
Lorenzo Masante, Mario
Mendola, Bruno Morabito,
Tommasino Mosso, Marco
Musso,
Carlo
Nardo,
Lorenzo Olocco, Gaetano
Pantusa, Giovanni Parisi,
Lorenzo Pasero, Tristano
Picotto,
Paolo
Pietro
Pireddu, Francesco Potenza,
Felice Procaccio, Francesco
Quagliata, Luciano Regis,
Michele Ribero, Domenico
Surace, Elio Vinai e Antonio
Zarriello.
Per i 25 anni, riconoscimenti per Eugenio Amatuzzi,
Vito Annuzzi, Luciano
Ariaudo, Bruno Basso,
Stefano Bertello, Alfredo
Bianco, Giuseppe Bonavota,
Germano Borrano, Marco
Bruna, Franco Camperi,
Giovanni
Cardamone,
Saverio Caruso, Angelo
Conte, Giuseppe e Luigi
Cornero,
Giovanni
Dalmazzo, Roberto Drago,
Francesco Farina, Pier
Franco Fea, Livio Galliano,
Antonino Garino, Giovanni
Gazzera, Elso Giordano,
Adriano Isaia, Nkunganga
Kiaka, Antonio Lanzo, Piero
Leone, Antonio Manica,
Roberto Matano, Giovanni
Melis, Paolo Olivero, Pietro
Paganessi, Marco Perona,
Gianantonio Regis, Sergio
Sandrone, Francesco Scafuro,
Domenico
Schinella,
Giuseppe Spataro, Giuliano
Taramasso,
Vincenzo
Taricco, Luigi Ventrella e
Roberto Ventura.
Foto di gruppo per i lavoratori premiati per i 25 anni di anzianità in edilizia
Foto di gruppo per i lavoratori premiati per i 30 anni di anzianità in edilizia
13
Gennaio 2008
14
Confindustria Notizie
premi alla carriera dell’ance
Una vita da imprenditori in edilizia
I riconoscimenti sono andati a Attilio Badino, Vincenzo Giuggia e Giovanni Occelli
Si è svolta giovedì 13
dicembre, presso il ristorante “Poggio Radicati”
di Saluzzo, la riunione del
Consiglio della Sezione
Costruttori
Edili-Ance
Cuneo, allargata a tutti i
componenti degli organi
direttivi. L’incontro ha rappresentato un importante
momento di confronto e di
discussione circa le numerose problematiche che il
settore sta attraversando.
Dopo il dibattito, nel corso
della serata, come ormai
da tradizione, il presidente dell’Ance, Pier Franco
Blengini, ha attribuito
i premi alla carriera a tre
imprenditori, che si sono
distinti per l’impegno ed i
risultati raggiunti in tanti
anni di attività. Hanno
ottenuto il riconoscimento: Attilio Badino della
Edilceva snc di Badino &
Marenco di Ceva, Vincenzo
Giuggia della Giuggia
Costruzioni di V. & M.
Giuggia snc di Villanova
Mondovì e Giovanni
Occelli della Occelli & C.
snc di Farigliano.
All’incontro ha fatto seguito la tradizionale cena di
Natale, alla quale ha partecipato anche una folta rappresentanza di imprenditori
associati.
Da sinistra: Attilio Badino, Vincenzo Giuggia, Pier Franco Blengini e Giovanni Occelli
attilio badino
vincenzo giuggia
Attilio Badino è nato a Scagnello nel 1923 e risiede a Ceva. Dopo gli
studi elementari inizia la sua attività collaborando, fino alla maggiore
età, nell’attività agricola di famiglia. Nel 1966 entra in società con il
cognato, Eugenio Marenco, diventando contitolare della ditta Edilceva
che svolge la sua attività nel campo edile delle costruzioni civili, residenziali ed industriali. Negli anni a seguire l’attività della ditta va via via
espandendosi, arrivando ad eseguire importanti lavori presso l’attuale
Riva Acciai di Lesegno e presso lo stabilimento Lepetit di Garessio; la
ditta, inoltre, costruisce la concessionaria Iveco di Mondovì ed effettua
altre importanti realizzazioni nel settore privato. Nel 1980, alla prematura morte di Eugenio Marenco, Badino continua l’attività per permettere
a Giovanni, figlio di Eugenio, di diplomarsi e di raccogliere il frutto del
lavoro del padre. Attilio Badino continua a collaborare con l’impresa,
dispensando i suoi preziosi consigli, frutto di una vita di lavoro vissuta
in anni difficili ma certamente ricca di soddisfazioni personali.
Vincenzo Giuggia è nato a Villanova Mondovì nel 1938. Dopo il diploma di geometra si è inserito con passione nell’attività di famiglia, che
operava in una cava a Villanova Mondovì, la F.lli Giuggia, esistente dal
1881. Nel 1967, insieme al cugino Mario, costituisce l’impresa Giuggia
Costruzioni snc, nella quale si occupa della gestione dei cantieri e dei
rapporti con gli enti pubblici. L’impresa opera sia nel settore edile che in
quello stradale-idraulico ed acquisisce lavori per la manutenzione delle
strade statali, provinciali e comunali. Con il passare degli anni l’impresa
è cresciuta costantemente e ha aumentato e diversificato i campi di attività, collaborando intensamente con tutti i maggiori enti appaltanti delle
province limitrofe. Oggi la Giuggia Costruzioni prosegue l’attività con la
direzione dei giovani Luca e Paolo, figli dell’igegner Mario, ma Vincenzo
Giuggia è tuttora presente con l’entusiasmo dei primi anni. Vincenzo
Giuggia è stato componente del Consiglio Direttivo della Sezione Costruttori dal 1981 al 1986 e dal 1990 al 1992.
Passato nell’agricoltura Dalle cave di Villanova
Presente nelle costruzioni alla gestione dei cantieri
giovanni occelli
A farigliano un’azienda
per quattro fratelli
Giovanni Occelli è nato a Farigliano nel 1938. Dopo aver conseguito il
diploma di geometra comincia a lavorare con i tre fratelli e il padre e nel
1966 a Farigliano viene costituita l’impresa Occelli & C. snc. La società
è fondata dai quattro fratelli Giuseppe, Mario, Francesco e Giovanni. Le
prime attività aziendali sono l’estrazione e la lavorazione dei materiali
inerti e la produzione di calcestruzzo. Nel corso degli anni l’attività si è
ampliata e si è rivolta principalmente alla realizzazione di lavori stradali
e allo sfruttamento di cave. L’impresa Occelli è un’azienda a carattere
familiare. Giovanni Ocelli è ancora operativo in azienda e ricopre il ruolo
di amministratore, la sua grinta è fondamentale in azienda. Giovanni
Occelli è stato componente del Consiglio Direttivo della Sezione Costruttori dal 1984 al 1995, del Comitato di settore stradale-idraulico dal
1996 al 2002, componente il Comitato Provinciale Piccola Industria
dell’Unione Industriale dal 1979 al 1999 ed è tuttora, Componente il
Consiglio della Cassa Edile.
Festa di Natale Confindustria
Ampia è stata la partecipazione degli imprenditori associati alla “Serata degli auguri...
A gentile richiesta”, organizzata da Confindustria Cuneo giovedì 6 dicembre. Oltre
300 persone hanno affollato il Teatro Toselli di Cuneo per apprezzare le divagazioni
musicali del maestro Raf Cristiano e dei suoi solisti. Particolarmente gradite sono state
le improvvisazioni dell’orchestra su brani e canzoni richiesti dal pubblico. Al termine
dello spettacolo, nel foyer del teatro, è seguito il rinfresco, nel corso del quale i presenti
hanno avuto modo di scambiarsi gli auguri di serene festività.
Gennaio 2008
Aziende & Imprenditori
15
alstom ferroviaria spa
Passi in avanti con le Ferrovie russe
Mentre una delegazione di Rzd ha fatto visita ai siti di Savigliano e Sesto San Giovanni
la Alstom Transport ha firmato un nuovo contratto con la russa Transmashholding
di Laura Parizia
Mikhail Akulov, vicepresidente di Rzd (Ferrovie russe)
e presidente del consiglio di
amministrazione di Karelian
Trains (la joint venture tra
Rzd e le Ferrovie dello Stato
finlandesi) ha visitato i due
siti Alstom di Sesto San
Giovanni e Savigliano, coinvolti nella produzione dei
quattro Pendolino che collegheranno San Pietroburgo a
Helsinki nel 2010.
Le prime fasi della commessa Karelian Trains sono già
state portate a termine. A
Savigliano si entrerà presto nella fase di produzione.
L’acquisto dei componenti è già iniziato, così come
le procedure per ottenere
l’omologazione dalle autorità di certificazione in Russia
e Finlandia. Nel frattempo
procedono anche le verifiche di progettazione in collaborazione con Karelian
Trains. La delegazione russa
si è detta soddisfatta dello
stato di avanzamento dei
lavori e del coinvolgimento
dell’intero team internazionale. Roland Kientz, senior
vicepresidente di Alstom
sicurezza
Nuova certificazione
La delegazione della Rzd (Ferrovie Russe) in visita all’Alstom di Savigliano
A seguito della certificazione ISO 9001 ottenuta nel 1994 e dell’ISO 14001
conseguita nel 1999, a dicembre 2007 l’Alstom Ferroviaria di Savigliano ha
ottenuto dal Lloyd’s Register la OHSAS 18001, aggiungendo un ulteriore tassello all’implementazione del suo programma di sicurezza sul lavoro. La OHSAS - Occupational and Safety Assessment Series - identifica uno standard internazionale che fissa i requisiti che deve avere un sistema di gestione a tutela
della sicurezza e della salute dei lavoratori, puntando sulla gestione e riduzione progressiva dei rischi ed integrandosi con il sistema di gestione ambientale
ispirato alla norma 14001. Sostanzialmente, la OHSAS prevede la definizione
dei ruoli e delle responsabilità per ogni funzione e livello organizzativo in relazione agli obiettivi preposti, la valutazione dei rischi e l’identificazione di quelli
da eliminare o controllare, la determinazione dei requisiti delle attrezzature per
l’identificazione delle necessità formative e lo sviluppo dei controlli operativi, e
il monitoraggio delle azioni richieste per verificarne l’efficacia.
Transport, ha dichiarato:
“Questo è il primo treno
Alstom che entrerà in servizio in Russia. Faremo del
nostro meglio per fare di
questa versione invernale del
Pendolino un grande successo per le Ferrovie russe, per
quelle finlandesi e, naturalmente, per Alstom”.
Alstom si è aggiudicata il
contratto per la fornitura
dei quattro treni Pendolino
per il collegamento ferro-
di San Pietroburgo a quella
di Helsinki in 3 ore (attualmente, il viaggio dura cinque
ore e mezzo), con velocità
che potranno raggiungere i
220 km/ora. I treni saranno
formati da sette carrozze, per
un totale di 352 posti a sedere, e saranno dotati di una
business class perfettamente
attrezzata.
La consegna del primo treno
è prevista per settembre
2009, la messa in servizio nel
viario da San Pietroburgo a
Helsinki, del valore di 120
milioni di euro, lo scorso
settembre. Tale contratto è il primo acquisito da
Alstom in Russia nel settore ferroviario di linea e
comprende un’opzione per
due treni supplementari. Il
treno, ad assetto variabile
e nato in Italia negli anni
’70, circolerà su una linea
ad alta velocità lunga 450
km, che collegherà la città
2010. I treni realizzati per la
Karelian Trains presenteranno le caratteristiche dei 18
treni Pendolino già operativi
in Finlandia e del Nuovo
Pendolino in produzione per
Trenitalia e Cisalpino. Dal
Pendolino Finlandia hanno
ereditato il frontale, gli allestimenti interni e le specifiche tecniche per affrontare
le condizioni meteorologiche estreme che caratterizzano gli inverni in quelle zone.
Sistema di trazione, impianto freno e sistema assetto
variabile idraulico saranno
invece mutuati dai Nuovi
Pendolino.
Oltre a questa importante
commessa, Alstom Transport
il 14 dicembre scorso, sempre
nel contesto della modernizzazione strutturale delle ferrovie russe in base al “Piano
per il trasporto ferroviario
fino al 2030” adottato dal
governo russo, ha firmato un
contratto con la società russa
“Transmashholding”, fornitore leader dell’operatore ferroviario Rzd. L’accordo riguarda
la collaborazione tra le due
società che, in futuro, si costituiranno sotto forma di joint
venture per la produzione di
componenti ferroviari fino al
materiale rotabile completo.
“Transmashholding” è la più
importante società di materiale rotabile sul mercato russo.
Produce e fornisce locomotive elettriche e diesel, convertitori, treni merci e passeggeri, vetture per metropolitane
e treni per il trasporto dei
pendolari, motori diesel per
locomotive, generatori diesel
e altri prodotti.
Gennaio 2008
16
monetti spa
Aziende & Imprenditori
venchi spa
Leticia Lozano nuovo Da Cuneo ad Oslo
presidente del Cda Cioccolato da Nobel
Il collegio sindacale della
Monetti Spa ha convocato
d’urgenza un’assemblea di
soci della medesima società
in data 1° dicembre 2007 per
nominare un nuovo organo
amministrativo in seguito alla
scomparsa, il 24 novembre,
del suo presidente Giovanni
Monetti. I soci hanno nominato un nuovo Consiglio
di amministrazione composto da tre membri: Leticia
Lozano, Laura Monetti e
Andrea Oitana. Il nuovo Cda
ha nominato presidente la
signora Lozano, moglie del
defunto e già vice presidente
della società. Il consiglio ha
confermato il signor Oitana
amministratore delegato.
Il nuovo consiglio riafferma
le sue intenzioni di perseguire gli obiettivi deliberati e
già fissati da anni, quando il
signor Monetti era al timone:
vale a dire, offrire soluzioni
integrate per gestire le molteplici fasi del ciclo agroalimentare garantendo, con l’utilizzo
dei prodotti Melform, risparmio di tempo e mantenimento della sicurezza e della
qualità del cibo. L’impronta
lasciata da Giovanni Monetti
all’omonima azienda sarà per
gli amministratori e per tutto
lo staff aziendale la traccia da
seguire nel continuare l’opera
del fondatore, cercando sempre di migliorare i risultati,
offrendo soluzioni studiate
per mantenere sicurezza nel
trasporto a temperatura controllata.
Leticia Lozano
Dopo la scomparsa
del fondatore i soci
hanno nominato il
nuovo Consiglio di
amministrazione.
Oitana confermato
amministratore
delegato della spa
Il ricordo
Una persona per bene
Ho conosciuto Giovanni circa vent’anni fa quando si dilettava, nei ritagli
del suo lavoro, ad accompagnare la gente, purchè amici, a spasso col
suo aereo. Un magnifico jet, se non ricordo male un Citation. Diceva
che lo affittava ma le tariffe erano modulate in base all’amicizia. Quando
ultimamente ho avuto la fortuna e il privilegio di frequentarlo più spesso,
l’ho ritrovato come anni prima, sorridente, con la sua parlata mista italopiemontese, con lo sguardo schietto di chi non deve nascondere nulla.
Era una persona per bene. Sembra strano doverlo dire, ma oggi essere
una persona per bene fa la differenza. Il mondo imprenditoriale è così
devastato da sbruffoni, arruffoni, implicati in affari poco raccomandabili
che chi ne è fuori è una mosca bianca. E Giovanni ha vissuto tutta la
sua vita da persona a modo, senza eccessi, senza fragore, a parte la
passione per il volo che lo rendeva unico in provincia.
Era una persona coraggiosa. Da buon pilota ha condotto la sua azienda
portandola dal nulla ad essere conosciuta in tutto il mondo attraversando tempeste anche più feroci di quelle che ha attraversato col suo
aereo.
Era un inventore. Nulla è stato prodotto dalla sua azienda senza che lui
abbia indicato la strada, messo mano, modificato e finalmente approvato. E infatti oggi la sua azienda, dopo aver attraversato, come tutti,
periodi di avversità pieni di problemi, può vantare prodotti d’eccellenza,
senza pari nel mondo. Prodotti che resteranno nel tempo e che nel mondo porteranno il suo nome.
Giorgio Chiarva
di Sonia Pellegrino
“Il cibo degli dei” è diventato
l’alimento dei Nobel. Stiamo
parlando del cioccolato, ma
non di un cioccolato qualunque, quello Venchi, made
in Castelletto Stura. Venchi,
infatti, è stato selezionato
come unico cioccolato per gli
special gift e per i dessert buffet
dinner a Oslo, in occasione
della premiazione dei Nobel
per la Pace, che si è svolta
l’11 dicembre scorso. Quale
migliore occasioni, dunque,
che la consegna dei Nobel
per promuovere una delle
eccellenze gastronomiche
del nostro territorio? Oltre
all’ex vice presidente americano, Al Gore, insignito dal
re di Norvegia dell’importante riconoscimento, erano
presenti, agli eventi correlati alla premiazione, molti
ospiti di caratura internazio-
Le praline prodotte a Castelletto Stura
sono state selezionate per gli special
gifts e per i dessert buffet dinner
alla consegna del Premio ad Al Gore
nale, come Uma Thurman,
Tommy Lee Jones, Alicia
Keys e Annie Lennox, che
hanno avuto modo di apprezzare le praline Venchi, nel
corso del galà che si è tenuto al Radisson Sas Plaza di
Oslo. I Cubotti Chocaviar,
i Cubigusto Cremino e i
Tartufi Piemonte al Cacao,
hanno reso speciale il
momento del brindisi dei vip
che hanno presenziato alla
serata. Inoltre, il Radisson
di Oslo ha scelto il cioccolato Venchi anche come
regalo esclusivo nelle camere, così sono state le confe-
zioni miste dei famosi cremini Cubigusto Pistacchio
e Piemonte ad addolcire il
sonno ed il risveglio delle
tante personalità che non
hanno mancato all’evento.
“La scelta di Venchi - fanno
sapere dall’azienda - premia
oltre che il ‘made in Italy’, la
filosofia di un’impresa che da
sempre ha fatto della produzione del cioccolato un’arte
e che come tale, ben si sposa
con il genio, la bontà d’animo e la sensibilità verso il
prossimo che sono i valori
sintetizzati dal Premio Nobel
per la Pace”.
fattorie osella spa
Festa di Natale sulla
via lattea della robiola
di Sonia Pellegrino
Grande è stata la partecipazione, venerdì 14 dicembre,
alla serata organizzata dalle
Fattorie Osella per fare gli
auguri di serene Festività a
dipendenti, collaboratori e
amici. Si è trattato, è proprio
il caso di dirlo, di uno spettacolare momento di festa nel
quale si è dato vita ad una
vera e propria rappresentazione. Storie che raccontano di pirati e di una barca
proveniente da Recco che
percorre, dal mare ai monti,
la bianca “via Lattea” delle
Fattorie Osella, e fa incontrare la focaccia di Recco con
un ingrediente indispensabile
e sublime, la robiola Osella.
Tanti e bravi i figuranti, dai
pirati alla Stella Oreo. Dopo
la rappresentazione che ha
riscontrato molto successo
tra il pubblico presente e la
soddisfazione del presidente
Dario Osella per la riusci-
Un momento della festa del 14 dicembre scorso
ta dell’evento, si è tenuta
la cena danzante presso il
ristorante “Lago dei Salici”
a Caramagna Piemonte. La
serata è stata accompagnata
dalle musiche dell’orchestra
“Piero Bruno e i suoi menestrelli”.
Lo spettacolo è stato replicato lo scorso martedì 18
dicembre per i produttori del
caseificio.
Gennaio 2008
Norme & Tributi
17
comitato di analisi e ricerca per la politica fiscale
di Lorenzo Boratto
Archiviato il 2006, annus
horribilis per le tasse che gravavano sulle imprese italiane, per il biennio 2007-2008
le imposte per chi produce
merci, servizi, lavoro, ricchezza, torneranno a scendere. È quanto emerge dallo
studio del Comitato di analisi e ricerca per la politica
fiscale, nato nel maggio scorso dalla collaborazione tra
Confindustria provinciale e
Ordine dei commercialisti
della Granda.
Il primo studio redatto dal
Comitato, in estate, aveva
evidenziato come nel 2006
le tasse avessero sfiorato in
media il 60% dei ricavi (lordi)
di una ventina di aziende
associate a Confindustria
Cuneo. Lo studio era stata
l’occasione anche per “bacchettare” i legislatori per
l’eccesso di burocrazia che si
accompagnava a un prelievo
fiscale in crescita.
Il nuovo studio ha “quantificato” la pressione fiscale dei
periodi di imposta 2006, 2007
e 2008: per determinare l’imposizione diretta in base alla
normativa di ciascun periodo, sono stati utilizzati i dati
2006, messi a disposizione
da alcune imprese associate
operanti in settori differenti,
già coinvolte nel precedente
studio. Due le imposte considerate: Ires (la vecchia Irpeg,
cioè l’imposta sulle persone
giuridiche) e Irap (imposta
regionale sulle attività produttive). Da evidenziare che,
nel 2007, mentre la diminuzione percentuale della
prima è poco significativa
(-2% in media sul 2006),
l’Irap, per effetto dell’introduzione del cuneo fiscale
consistente nella deducibilità (parziale per il 2007) degli
oneri contributivi e di una
deduzione relativa ai dipendenti (a tempo indeterminato), si riduce mediamente del
19,61%. Riferendosi al 2008,
la diminuzione dell’aliquota
Ires parzialmente compensata dall’aumento della sua
base imponibile, comporta che per alcune imprese
Diminuiscono le tasse
sulle imprese nel 2008
Maurizio Grosso
Secondo il Carpof
per il biennio
2007/2008
le imposte
per chi produce
merci, servizi,
lavoro, ricchezza
torneranno
a scendere
si assista a una diminuzione dell’imposta. Spostando
l’attenzione all’Irap si rileva
un risparmio medio del 32%
rispetto al 2006.
Valerio
D’Alessandro,
responsabile dell’Ufficio
fiscale di Confindustria, che
ha curato lo studio con la
consulenza di Laura Bruno,
spiega: “La sensazione è questa: con l’ultima Finanziaria
il Governo ha guardato al
mondo imprenditoriale e al
lavoro autonomo con maggiore favore rispetto a quanto fatto nel 2006. Importante
la riduzione delle aliquote Ires e Irap, che allinea
andamento di Ires e irap nel campione *
2007
2008
Variazione Ires
-2%
-3,7%
Variazione Irap
-19,61%
-32,38%
Variazione Ires+Irap
-11,30%
-15,65%
Fonte: Carpof (Confindustria Cuneo e Ordine dei dottori
commercialisti della provincia di Cuneo)
* I dati sono riferiti alle aziende coinvolte nel sondaggio
l’Italia agli altri partner dell’Unione Europea, su tutti
la Germania. Diversamente
dalla Germania, però, i legislatori italiani hanno limitato gli effetti positivi di questi tagli di aliquote con una
condizione che per alcuni è
penalizzante”. L’aliquota Ires
è passata dal 33% al 27,5%,
ma per il 2008 si è anche
allargata la base imponibile.
Così per un’azienda analizzata, l’Ires è cresciuta dell’80%;
considerando anche l’Irap,
però, l’aumento di tasse
scompare, soprattutto perché l’azienda in questione ha
numerosi dipendenti.
Il presidente provinciale
dell’Ordine dei dottori commercialisti, Maurizio Grosso:
“Non si può dire che la tasse
per le imprese siano poche,
ma ci si sta muovendo nelle
giusta direzione, con luci e
ombre. Il peso delle imposte
si alleggerisce sulle società
virtuose, non così per quelle
appena avviate o in crisi,
per le quali c’è un ulteriore
aggravio fiscale”. Aggiunge
D’Alessandro: “La riduzione
delle aliquote doveva essere
fatta a costo zero per le casse
dello Stato. La filosofia alla
base della riforma? Si è trattato di una scelta di politica
Il peso del fisco
si fa più leggero
sulle società
virtuose, ma non
per quelle nuove
o in stato di crisi,
per le quali
c’è un ulteriore
aggravio fiscale
fiscale che premia le aziende
maggiormente capitalizzate,
come in passato si era fatto
con la Dual Income Tax. Per
agevolare le aziende ‘in salute’ però, si mette a rischio la
sopravvivenza di quelle che
attraversano periodi grigi,
magari a causa di una crisi
del settore in cui operano.
Alcune misure, come spesso accade negli ultimi anni,
sono state prese di fretta,
e l’augurio è che vengano
corrette in qualche modo dal
Governo. Da ricordare che
c’è stata una volontà di una
semplificazione per rafforzare il principio di determi-
nazione dell’imponibile dai
dati di bilancio. Per contro,
il rischio è che l’amministrazione finanziaria d’ora
in avanti abbia il potere di
sindacare le scelte contabili
delle imprese”.
Quindi gli operatori economici maggiormente colpiti
dalla “stretta” sugli interessi
passivi sono generalmente
quelli alle prese con crisi
aziendali, in fase di avvio
dell’attività, impegnati in
operazioni di riorganizzazione aziendale, oppure che
hanno rapporti commerciali
con la pubblica amministrazione. Effetti negativi anche
per holding e società immobiliari.
Lo studio si conclude con
una riflessione e alcune
domande: “Il Comitato ritiene che non sia giustificabile
l’applicazione di un diverso
trattamento fiscale a imprese
uguali: qual è la motivazione
che impone l’efficacia già dal
2008 dell’eventuale limitazione degli interessi passivi e
l’eliminazione degli ammortamenti anticipati su tutti
i beni solo per le società di
capitali? Perché penalizzare
proprio le imprese maggiormente strutturate, i soggetti
Ires, rispetto alle società di
persone?”.
Fabrizio Lodovico Scossa ha
curato lo studio per l’Ordine
dei Commercialisti: “Il 2006
è stato l’anno più pesante
per le imprese nell’ultimo
periodo. Per analizzare Ires
e Irap abbiamo chiesto ulteriori dati alle stesse 20 aziende che avevano partecipato
al primo studio: sei hanno
aderito, di diverse dimensioni e categorie produttive. Tenendo fermi i valori
2006 come occupati e i dati
di bilancio, abbiamo fatto
una simulazione per il carico impositivo nei due anni
successivi. Da considerare
che per il 2008, al momento
dello studio, la Finanziaria
non era stata ancora completamente approvata e
ulteriori misure potrebbero
ancora diminuire il carico
fiscale sulle Pmi”.
Gennaio 2008
18
il “cuneo fiscale”
di Fernando Coccarelli *
Il cuneo fiscale, inteso come
differenza tra il costo del
lavoro a carico dell’impresa e la retribuzione netta
che rimane nelle disponibilità del lavoratore, è stato
interessato da una serie di
norme nell’ambito della
legge Finanziaria 2007, finalizzate alla sua riduzione. In
particolare si è provveduto
all’introduzione di nuove
deduzioni ai fini Irap, relative al costo del lavoro dipendente, a fronte dell’impiego
di dipendenti a tempo indeterminato.
Le agevolazioni introdotte
dalla Legge Finanziaria 2007
avevano tuttavia una limitazione alla loro fruibilità
nella necessità di ottenere
l’autorizzazione delle competenti autorità europee.
Il legislatore, con l’art. 15bis, comma 2 del D.L. n.
81/2007, convertito nella
legge n. 127/2007, ha eliminato l’obbligo dell’autorizzazione comunitaria e permesso la parziale fruibilità
delle deduzioni anche per
le banche, le assicurazioni
e gli altri enti finanziari. La
Commissione Europea con
la decisione del 12.09.07 ha
poi reso noto che le misure
in oggetto non costituiscono
aiuto di stato. La “deduzione
maggiorata”, prevista per i
lavoratori impiegati in determinate Regioni svantaggiate, rimane tuttavia soggetta
alla regola dei regimi “de
minimis”. L’Agenzia delle
Norme & Tributi
I riflessi sulla fiscalità delle
nuove deduzioni ai fini Irap
La Finanziaria 2007 ha introdotto per le aziende delle riduzioni relativamente
al costo del lavoro dipendente a fronte dell’impiego di lavoratori a tempo
indeterminato. Ecco cosa cambia - ai fini fiscali - per i datori di lavoro
Entrate con la sua circolare
61/E del 19.11.07 ha fornito
i chiarimenti per permettere
a tutti i contribuenti interessati dalla norma di utilizzare
le nuove deduzioni ai fini del
calcolo del secondo acconto
Irap con il metodo storico.
Tre sono le nuove deduzioni
dalla base imponibile Irap,
spettanti per ogni lavoratore
dipendente a tempo indeterminato, anche a tempo parziale, impiegato nel periodo
d’imposta:
- deduzione di un importo
forfetario pari ad euro 5.000,
su base annua, da considerare “deduzione base”;
- deduzione di un importo
forfetario pari ad euro 10.000,
su base annua, da considerare
“deduzione maggiorata” per
i lavoratori impiegati nelle
regioni Abruzzo, Basilicata,
Calabria, Campania, Molise,
Puglia, Sicilia e Sardegna ;
- deduzione dell’impor-
to complessivo dei relativi
contributi assistenziali e
previdenziali (es. contributi
Inps).
Le deduzioni indicate devono essere commisurate
alla durata del rapporto ed
hanno come limite massimo
per ciascun dipendente l’ammontare della retribuzione e
degli altri oneri a carico del
datore di lavoro. Non dà
diritto a nessuna deduzione
il personale impiegato con
altre forme contrattuali.
Queste nuove deduzioni
hanno decorrenza, per l’anno 2007, dal mese febbraio
per una misura pari al 50%
e dal mese di luglio per l’intero ammontare. Per quanto
riguarda l’anno 2008 la nuova
legge Finanziaria, in corso
di approvazione, dovrebbe
rimodulare le suddette deduzioni in funzione della riduzione di aliquota Irap, prevista nel medesimo disegno
di legge.Possono fruire delle
nuove deduzioni: le società
di capitali, le cooperative e
le mutue assicuratrici, nonché gli enti commerciali di
cui all’art. 73, c. 1, lett. a)
e b) del TUIR; le società in
nome collettivo, le società
in accomandita semplice e
le società ad esse equiparate;
le persone fisiche esercenti
attività d’impresa o di lavoro
autonomo le società semplici
e le associazioni senza personalità giuridica costituite tra
persone fisiche per l’esercizio in forma associata di arti
e professioni; i produttori
agricoli titolari di reddito
agrario, con l’esclusione di
quelli in regime speciale di
esonero dagli adempimenti Iva; gli enti privati non
commerciali; le stabili organizzazioni di soggetti non
residenti. Ovviamente, per
gli enti privati non commerciali, le deduzioni spettano
proporzionalmente solo per
quei dipendenti che svolgono attività commerciali.
Le banche, le assicurazioni e gli altri enti finanziari,
possono utilizzare le deduzioni suddette, con la sola
esclusione della “deduzione maggiorata”, ma con la
limitazione nella deduzione
degli interessi passivi. Non
possono, invece, fruire di
tali deduzioni le amministrazioni pubbliche di cui
all’art. 3, c. 1, lett. e-bis) del
DLgs. 446/97, vale a dire:
tutte le Amministrazioni
dello Stato, ivi compresi gli
istituti e le scuole di ogni
ordine e grado e le istituzioni educative; le aziende ed
amministrazioni dello Stato
ad ordinamento autonomo;
le Regioni, le Province, i
Comuni, ecc..
Il legislatore ha inoltre
escluso dall’ambito applicativo dell’agevolazione; le
imprese operanti in concessione ed a tariffa nei settori
delle cosiddette “public utilities” (aziende dei settori
dell’energia, dell’acqua, dei
trasporti, della raccolta e
depurazione delle acque di
scarico, della raccolta e dello
smaltimento rifiuti ecc.).
Le deduzioni per la riduzione
del cuneo fiscale sono cumulabili con la deduzione dei
contributi Inail e la deduzione forfetaria per i soggetti
“minori”. Viceversa, la non
cumulabilità opera nei confronti delle deduzioni per il
personale addetto alla ricerca e sviluppo, per le spese
relative agli apprendisti ed
ai disabili, per le spese per il
personale assunto con contratti di formazione lavoro
o inserimento e per l’incremento occupazionale.
* Dottore commercialista
in Cuneo
aree fabbricabili
di P. Barale e C. Demaria *
La telenovela giudiziaria della disciplina relativa
all’espropriazione per pubblica utilità delle aree fabbricabili si è conclusa con
le sentenze 348 e 349 della
Consulta, del 24 ottobre
scorso. Finora lo sfortunato
cittadino, che doveva subire
l’esproprio, veniva indennizzato con circa il 40% del
valore dell’area.
La Corte Europea, in una
recentissima sentenza - causa
Scordino contro Italia - ha
stabilito alcuni principi, che
la Consulta ha fatto propri,
provocando il crollo definitivo dei criteri utilizzati per
indennizzare le aree edificabili espropriate. Fino a
quando i nostri parlamentari
non faranno una legge in
sintonia con questi principi, o non si esproprierà più,
oppure si dovrà indennizzare
a valore venale. Occorre che
l’espropriazione disposta dall’autorità realizzi un giusto
equilibrio tra esigenze pubbliche e interessi privati.
Lo Stato ha ampi poteri per
scegliere le modalità attuative salvaguardando le esigenze pubbliche e private.
L’indennizzo non è legittimo
se non si pone in rapporto
ragionevole con il valore del
bene. Se si tratta di quella
che viene chiamata “espropriazione isolata”, cioè non
compresa in una pianificazione generale o in un complesso globale molto più ampio,
l’indennizzo deve essere cor-
La Corte costituzionale cambia
i criteri per gli indennizzi
Le ultime sentenze hanno fatto crollare il sistema degli espropri per pubblica
utilità, con il risultato che ora l’indennizzo deve corrispondere al valore venale
rispondente al valore venale
del bene. Soltanto se vengono evidenziati obiettivi legittimi di utilità pubblica, che
possono consistere in misure
di riforma economica o di
giustizia sociale, l’indennizzo
può essere inferiore al valore
di mercato.
La Corte Europea ha osservato che l’Italia ha il dovere
di porre fine ad una violazione sistematica della normativa europea. La Consulta,
recependo integralmente i
criteri e principi indicati da
Strasburgo, ha cancellato la
vigente normativa, compreso, sul punto, quanto stabilito dal T.U. del 2001 sulle
espropriazioni per pubblica
utilità.
Si è ritenuto che il 40% del
valore stabilito per l’indennizzo non è in linea con la
giurisprudenza costante della
Corte di Strasburgo e che
le condanne contro l’Italia,
comportanti pesantissime
integrazioni di quanto era
stato stabilito per l’esproprio, non possono più essere
tollerate. Mentre la disciplina espropriativa per le aree
agricole è rimasta esente da
censure costituzionali ed
europee, in quanto consente di indennizzare, in base
alle colture, fino a tre volte
il “valore agricolo venale”
dell’area, quella relativa alle
aree fabbricabili, travolta
dalle sentenze della Consulta, non esiste più.
L’unico valore che le pubbliche amministrazioni potranno offrire per le aree edificabili sarà quello di mercato,
fino a quando un indispensabile intervento legislativo,
che dia attuazione ai principi
dettati dalla Consulta, non
avrà stabilito, in modo corrispondente ai rilievi svolti,
le modalità per procedere
all’acquisizione dei terreni
per pubblica utilità.
La legge dovrà precisare che
gli espropri “isolati” debbono
essere indennizzati a valore
di mercato. Questo principio, che è di ordine generale,
potrà essere modificato solo
se la legge preciserà quando tale valore potrà essere
ridotto.
Ci si domanda che cosa succederà ora e come dovranno comportarsi le pubbliche amministrazioni. Non
hanno subito modifiche le
norme, contenute nel Testo
Unico 327/2001, relative
alle modalità per offrire l’indennità provvisoria. Si potrà
continuare a proporla utilizzando la consulenza tecnica
dell’Agenzia del Territorio.
Invece, per quanto riguarda
l’indennità definitiva, se non
verrà accettata, potrà essere
stabilita da un collegio arbitrale o dalla Commissione
Provinciale.
Per calcolare il valore venale, il solo ritenuto valido
dalla Corte Costituziona-
le, possono essere utilizzati
i normali criteri estimativi
ben conosciuti dai tecnici.
Si basano sull’accertamento
delle possibilità edificatorie
dell’area come indicate negli
strumenti urbanistici comunali e sulla resa edificatoria,
dedotti i costi e gli oneri.
Per gli “espropri isolati” non
vi sono problemi, in quanto
debbono essere indennizzati
a valore venale. I problemi
sorgeranno se le amministrazioni, dopo una inevitabile
nuova normativa, ridurranno il valore venale per esigenze di natura pubblicistica
in un contesto ampio.
Fino a quando la legge
non verrà emanata, non si
potranno proporre gli indennizzi al di sotto del valore
venale per nessun motivo. Si
rischierebbe di soccombere
nei giudizi avanti la Corte
d’Appello, in quanto trovano applicazione immediata
i principi fissati dalla Corte
Costituzionale. Tempi duri
quindi per le Amministrazioni Pubbliche, in quanto
il crollo della disciplina travolge tutti gli espropri non
ancora definiti ed i nuovi
indennizzi debbono essere
applicati da subito.
Ci saranno problemi di
bilancio, di piani triennali
da rivedere, di opere pubbliche da accantonare fino
alla nuova normativa. La
portata delle sentenze della
Consulta non è stata ancora valutata con la dovuta
attenzione, perché siamo
abituati alla provvisorietà,
ai rattoppi legislativi, alla
comprensione per le finanze
pubbliche spesso in dissesto.
Ora si volta pagina, dopo le
censure europee. Non sarà
facile eseguire opere pubbliche, perché occorrerà indennizzare per l’intero le aree
fabbricabili necessarie.
* Avvocati in Cuneo
Gennaio 2008
di Fabrizio Gardinali
bordiga
1888-2008. l’anniversario
Il 2 dicembre scorso a Fossano
la Camera di Commercio
di Cuneo ha insignito la
famiglia Bordiga del Premio
Fedeltà al Lavoro e Progresso
Economico 2007 per l’attività ultra ottuagenaria nel
settore della produzione di
vini aromatizzati, liquori,
vermouth, acquaviti.
In realtà la “Cav. Pietro
Bordiga S.r.l.” di via Valle
Maira a Cuneo, di anni ne
ha ben più di ottanta (anzi,
ha ricevuto un analogo attestato nel 1969): ne compirà centoventi nel prossimo
2008.
La sua storia è emblematica
di un’attività strettamente
connessa all’ambito familiare e contemporaneamente
profondamente intrecciata
alla realtà produttiva agricola, ma pure sociale e tradizionale, con antiche radici nel
territorio in cui per più di un
secolo ha operato.
Le bottiglie con l’etichetta “Bordiga” hanno fatto
da sempre da “arredo” ai
bar, ristoranti, ritrovi della
Granda; sono state presenti sulle tavole imbandite di
ogni ceto sociale, a segnare
l’atto terminale di usuali o
memorabili riunioni conviviali, familiari, amicali o
“ufficiali”, accompagnando
tutta la “piccola storia” quotidiana di queste terre.
L’azienda venne fondata
nel 1888 dall’allora giovanissimo, aveva ventiquattro
anni, Pietro Bordiga, probabilmente (le notizie in
merito sono frammentarie)
in locali in affitto nella zona
di Borgo San Giuseppe, fuori
dalla “cinta daziaria” cittadina. L’attività va bene, si
sviluppa con continuità e il
fondatore, nel 1911, decide
di costruire uno stabilimento
più ampio e adeguato alle
mutate esigenze di mercato su terreni di sua proprietà a Frazione Confreria di
Cuneo, dove tutt’ora è presente l’unità produttiva.
Nel 1933, alla morte di
Pietro, che nel frattempo era
stato insignito della onorificenza di cavaliere del Regno,
l’azienda passa al figlio
Clemente, che si sdoppia
fra la sua attività di dirigente dell’Azienda Municipale
Elettrica di Torino e quella di
imprenditore, con la volontà
di mantenere viva l’impresa
del padre e, per questo, coinvolgendovi tutta la famiglia:
dalla moglie Maria Paola, ai
figli Mario e Pier Giovanni.
Sarà proprio Mario, laureato
in chimica, a subentrare, a
sua volta, e a reggere le sorti
della “Bordiga” per cinquanta anni, fino al 2000, anno
della sua scomparsa.
A quel momento l’altro fratello, Pier Giovanni, che
aveva, in un certo senso,
seguito le orme del padre
laureandosi in Ingegneria e
entrando poi all’Enel, dove
fece una brillante carriera
di dirigente, fino ad essere
responsabile dell’area Nord
La storica azienda
di Cuneo fondata
dal cav. Pietro
compie 120 anni
e si fa promotrice
di nuovi progetti
per il territorio
Il Genepy
e altre storie
LA STORIA
Alambicco
di rame (sopra),
ricettario
e campioni di
liquori.
Alcune ricette
(a sinistra)
storiche dei liquori
prodotti dalla
Bordiga nei suoi
120 anni di attività
-Ovest d’Italia, da poco in
pensione, decise di non
cedere o, peggio ancora,
chiudere, l’ormai antica attività di famiglia, bensì continuarla, affiancato dalla figlia
Susanna, con la quale si arriva alla quarta generazione
di Bordiga, mantenendo una
tradizione nel modo di produrre, unita alla volontà di
innovare, dove necessario,
per rispondere alle sfide di
un mercato che è profondamente cambiato e si fa
sempre più competitivo e
difficile.
La produzione è incentrata
su liquori, sciroppi, vini aromatizzati realizzati mediante
ricette popolari sapientemente reinventate e utilizzando prodotti assolutamente naturali. In primo luogo
la numerosa serie di piante,
erbe, radici messe a disposizione dalle valli alpine. Il
rapporto col territorio è sempre stato una delle caratteristiche fondamentali della
“Bordiga”, sia nel suo ispirarsi
a prodotti e gusti della gente
delle montagne per la realizzazione della vasta gamma
di prodotti della impresa
cuneese, che racchiudono,
appunto, sapori e aromi noti
e amati dalla popolazione.
Sia nel suo essere radicata fortemente, come area di
diffusione, prevalentemente
nel Cuneese e nel Torinese,
anche se non manca sui
mercati italiani ed esteri; sia
nelle tecniche di produzione,
il più possibile legate a procedimenti antichi, pur nel
rigoroso rispetto delle norme
igienico - sanitarie, di tutela
del consumatore e dei lavoratori, e la dovuta attenzio-
ne per l’innovazione. Nello
stabilimento di Confreria,
ancora quello originario,
anche se sottoposto ad alcuni
ampliamenti ed adeguamenti, si possono vedere, nelle
cantine, le vecchie vasche di
cemento rivestite in vetro,
utilizzate per quasi un secolo per la conservazione dei
distillati e dei liquori, oggi
non più in uso, sostituite
dai più moderni serbatoi in
acciaio, e una serie di estratti, distillati, essenze accuratamente catalogati e selezionati da Susanna Bordiga, in
gran parte estratti in ditta
da erbe, fiori e radici alpine
e esotiche e che costituiscono la “base”, sapientemente
miscelati, dei liquori e degli
infusi finali. In un locale,
opportunamente protetto, si
trova un distillatore a legna,
ancora oggi utilizzato perché il suo metodo “a bagno
maria”, benché più lento
consente di mantenere intatte le caratteristiche delle
piante officinali trattate.
Punto di forza della produzione “Bordiga” è fin dalla nascita del marchio, il “Genepy”,
un liquore dal colore giallo
paglierino tendente al verde
pallido, dal sapore amarognolo e profumato, con una
gradazione alcolica variante
fra i 35 e i 42 gradi. E’ da
sempre conosciuto dai valligiani che lo ricavano da
un’infusione dell’artemisia,
nelle sue tre principali varietà: glacialis, spicata e mutellina. Un arbusto spontaneo
che cresce fra i 1800 e i
2400 metri di altitudine sulle
Alpi ed è oggi considerata
specie protetta. In origine si
usavano le piantine raccolte
dai valligiani; a partire dagli
anni Sessanta in alcune valli
si iniziò la coltivazione in
appezzamenti adatti, in alta
quota: un’attività impegnative e non sempre redditizia.
Così nel 2002, sotto l’egida dell’Assessorato alla
Montagna della Regione
Piemonte, è nata l’Associazione del Genepy delle Valli
Occitane piemontesi, denominata “Genepì Occitan”,
che mette assieme coltivatori e produttori del liquore
con lo scopo non solo di
tutelare questo patrimonio
naturale della flora e della
“cultura” montana, ma pure
di valorizzarlo. Grazie alla
collaborazione con la Facoltà
di Agraria si cerca di selezionare il seme, studiare metodi
di coltivazione e difesa dalle
erbe infestanti più efficaci,
che favoriscano l’estendersi
delle arre coltivate e la loro
redditività, nel contempo,
con opportuni disciplinari,
garantendone l’originalità e
la qualità.
“Il Genepy fa parte della
nostra tradizione - afferma
l’ing. Pier Giovanni Bordiga,
presidente dell’Associazione - che necessita di essere
preservata. Per questo, grazie anche all’interessamento
della Regione per la parte
scientifica, è nata ‘Genepì
Occitan’. Lo scopo è, da un
lato, aumentare la produzione del coltivato in quota,
sia quantitativamente che
qualitativamente, per arrivare al prodotto finale di
sempre più alto livello. Ma
soprattutto di farlo adeguatamente conoscere nella sua
riconosciuta veste di liquore tipico caratteristico, alla
stregua del limoncello e del
mirto. E credo che in questo
senso si possa fare molto con
ricadute positive per tutti
coloro che sono impegnati
nel settore”.
Gennaio 2008
20
Impresa & Cultura
il libro del mese
Vi raccontiamo
la nostra storia
industria
Anteprima
del volume voluto
da Confindustria
e curato da
Claudio Bermond
“Dal Cuneese
verso il mondo”
Dida01 Testo breve
di Paolo Gerbaldo
Un libro atteso questo “Dal
Cuneese verso il mondo.
L’industria Cuneese in prospettiva storica”. Progettato
da Claudio Bermond, il volume viene pubblicato a dodici
anni di distanza da “Ritorno
all’Europa”, curato sempre
dallo stesso Bermond. In questo lasso di tempo va anche
ricordata l’uscita, nel 1999, di
“Edilizia: C’era una volta…”,
una riflessione sul settore
curata dal Gruppo Giovani
Imprenditori Edili, all’epoca
presieduto da Filippo Monge.
“Dal Cuneese verso il mondo”,
edito dalla Confindustria di
Cuneo con il contributo della
Fondazione Cassa di Risparmio
di Cuneo e della Camera
di Commercio Industria
Artigianato e Agricoltura,
è un’opera avvincente per il
lettore, grazie ai testi scorrevoli e ad un ricchissimo
apparato iconografico, con
immagini presenti nei diversi
capitoli. Allo stesso tempo,
però, esso è fonte di una serie
di percorsi per lo studioso,
opportunamente suggeriti fin
dall’introduzione di Claudio
Bermond.
Dalle belle pagine di “Dal
Cuneese verso il mondo”,
esce così uno spaccato dell’industria cuneese, ben collocato in una rete di rapporti
tra industrializzazione nazionale, trasformazioni sociali e
territoriali.
Il filo dell’opera si snoda a
di Giordana Adriano
Impresa di servizi e pulizia
partire dalla protoindustrializzazione provinciale settecentesca, con il predominante settore serico, di portata
europea. Una Granda destinata però ad immergersi in
un lungo periodo, tra Otto
e Novecento, d’isolamento e
di estraneità del processo di
industrializzazione piemontese, fino al decollo vero e
proprio degli anni Cinquanta.
La crescita industriale sfocia
così nella formazione di un
moderno, e solido, tessuto
produttivo, flessibile, dinamico, diversificato, in grado di
far tornare la Granda prima
all’Europa e poi di aprirla al
mondo: tangibili dimostrazioni della notevole capacità
imprenditoriale di internazio-
nalizzazione.
A questo percorso di fondo
se ne aggiungono altri, a
riprova della ricchezza della
storia industriale cuneese,
come la parabola vissuta dai
diversi settori produttivi, le
figure di imprenditori, Luigi
Burgo, Pietro Ferrero, Carlo
Miroglio, solo per citarne
alcuni, e il ruolo socio-economico giocato da aziende
storiche.
Nel volume, arricchito da
fotografie che documentano
volti, stabilimenti, marchi,
prodotti, paesaggi, c’è un percorso che si offre con particolare interesse all’attenzione
del lettore: quello della diffusione, vista in prospettiva
storica, degli opifici sul territorio. Emergono così, fin dall’antico regime, le tante specificità territoriali assunte da
una provincia che, dalle sue
tante anime, ha fatto emergere un tessuto multipolare di
imprese diversificate: tessili,
conciarie, ceramiche, agroalimentari, meccaniche e legate
all’edilizia.
L’evoluzione dell’industria
nella Granda, ripercorsa in
“Dal Cuneese verso il mondo”,
è quindi un’esperienza complessa, fatta di uomini e risorse, che si intreccia con le
vicende regionali, in primo
luogo torinesi, nazionali e
internazionali.
Dalla seta
alla mondializzazione
Nell’economia cuneese, basata sull’agricoltura, sull’allevamento, sulla manifattura
e sul commercio, si iniziò
a veder sorgere qualcosa di
simile ad una fabbrica alla
fine del Seicento. La presenza di manodopera a basso
costo, la ricchezza d’acqua, la
disponibilità di materie prime
(gelsi) furono fondamentali
per l’avvio dell’attività produttiva legata alla seta. Grazie
ai mulini a ruota idraulica,
sorti a Caraglio e a Racconigi,
si determinò la decisiva svolta
nella produzione dell’organzino, il filo di seta utilizzato per
tessere, esportato soprattutto a
Lione. In poco tempo aumentarono così gli opifici “tanto
che nel 1708 la quantità di
seta lavorata nelle province
meridionali era di gran lunga
superiore a quella registrata
altrove nelle terre sabaude” (p. 17). Nell’economia
cuneese d’antico regime
occorre però ricordare la presenza anche di altri opifici,
sempre localizzati in base alla
facile reperibilità delle materie prime e delle fonti energetiche naturali (legname ed
acqua). Le cartiere, presenti
a Cuneo, Beinette e Fossano
che, dopo un periodo di crisi
nel Seicento, aumentarono
la loro produzione nel secolo successivo. In particolare
a Beinette, grazie all’impulso dato dal Marchese Carlo
Francesco Vincenzo Ferrero
d’Ormea, si ammodernò il
vecchio laboratorio, tanto
che diventerà il maggior
produttore della provincia
fino alla fine dell’Ottocento,
momento in cui si affermerà la cartiera di Fossano. Al
nome del Ferrero d’Ormea
si legò pure il lanificio di
Ormea, “la manifattura più
importante dello Stato” (p.
19). I boschi determinarono
poi la presenza della vetreria
di Chiusa Pesio, costruita nel
1760 per iniziativa regia. Essa
produrrà vetri per finestre
e bottiglie, oltre ad oggetti in cristallo fino alla metà
del XIX secolo. Nello stesso
periodo a Mondovì si affermò
l’industria della ceramica.
Negli anni centrali dell’Ottocento, nel Cuneese, come
in tutto il Piemonte, arrivò il
treno. Le industrie, non più
vincolate al fatto di essere
dislocate in prossimità delle
materie prime, trovarono così
nuovi poli d’espansione. La
prima ferrovia del Cuneese,
che collegava Torino a
Savigliano, staccandosi a
Trofarello dalla TorinoGenova, fu inaugurata nel
1853. Dall’arrivo della ferrovia trassero giovamento sia
le attività consolidate, come
la serica, che quelle nuove,
come la conciaria, sviluppatasi a Bra: “Gli estratti tannici
CUNEO
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Gennaio 2008
Impresa & Cultura
21
la struttura dell’opera
Nei primi capitoli del volume, articolato su una raccolta di saggi
sulla storia industriale Cuneese, viene affrontato un ampio arco
cronologico: “Le iniziative protoindustriali (secoli XVIII e XIX)” di Patrizia Chierici; “Il periodo giolittiano (1900-1914)” e “Il primo conflitto
mondiale e il dopoguerra (1915-1922)” entrambi di Simone Fari; “I
primi anni del fascismo (1922-1930)” e “Gli anni Trenta, la guerra e
la Resistenza (1930-1945)” di Claudio Besana. Nella seconda parte
si mette sotto osservazione il decollo industriale vero e proprio: “La
ricostruzione (1945-1954)” e “Il periodo del miracolo economico
italiano (1955-1969)” di Giancarlo Subbero; “Il decollo industriale del
Cuneese (1970-1985)” e “L’apertura ai mercati internazionali” (19852000) di Antonio Abate. Chiude il volume una appendice dedicata
all’Unione Industriale della provincia di Cuneo che riporta presidenti
e direttori, dal 1926, e l’elenco delle aziende associate nel 2007. Il
risultato è un ritratto coerente dell’identità industriale della Granda
che, come indica il titolo, conquistati i mercati europei, guarda ora
a quelli mondiali.
Dida01 Testo breve
impiegati nella concia delle
pelli erano utilizzati in modo
massiccio nella città di Bra
dove nel 1878 si contavano
27 complessi industriali dotati di macchine a vapore” (p.
26). Fu questo un settore di
primaria importanza, prolungatosi fino agli anni seguenti
il Secondo conflitto mondiale. Ad Alba, si assisté invece al debutto dell’industria
enologica inserita in una rete
di tante piccole aziende famigliari. Poco distante, “al centro della tenuta Reale, nella
grande cascina limitrofa al
castello di Pollenzo, prendeva
l’avvio il processo di vinificazione sperimentando con
successo nuove tecniche produttive negli anni quaranta
dell’Ottocento”(p. 31). Santa
Vittoria, fu invece Francesco
Cinzano a dare grande successo allo stabilimento enologico
voluto da Carlo Alberto producendo vini e soprattutto il
vermuth.
Il processo di industrializzazione, avviato in Piemonte
all’inizio del Novecento,
toccò però marginalmente la
Granda: “All’inizio del nuovo
secolo, le industrie nella provincia di Cuneo erano dunque
presenti in numero limitato,
ciò non significa, però, che
la realtà industriale fosse del
tutto assente. Già negli ultimi
anni del secolo precedente,
c’erano due stabilimenti che,
sia per le caratteristiche tec-
niche, sia per il numero di
lavoratori impiegati, potevano essere considerati industriali a tutti gli effetti: la
Società Nazionale Officine di
Savigliano (Snos) e il cotonificio Wild di Piasco” (p. 41).
Con l’aprirsi del Novecento,
la tradizione cartaria cuneese
trasse poi nuova linfa dall’operato dell’ingegnere ligure
Luigi Burgo che, dal 1905,
legò il suo nome alla Cartiera
di Verzuolo. Due anni, dopo
dalla fusione della fonderia
Manfredi di Mondovì con la
ditta Bongioanni di Fossano
nascerà la Fomb (Fonderia
officine meccaniche Manfredi Bongioanni).
Nonostante queste eccellenze, unite alla presenza, dal
1880, della già citata Snos,
la grande azienda meccanica
legata alle produzioni ferroviarie, lo sviluppo industriale della provincia di Cuneo,
complessivamente, andava
a rilento. Una serie di deficienze strutturali formavano
un quadro non esaltante: un
tessuto di piccole e medie
imprese; uno stretto legame
tra queste e il mondo agricolo
nel quale erano sorte; una
conduzione familiare, fondata
sull’autofinanziamento e sulla
forza lavoro disponibile, poco
portata all’espansione. Tutto
questo componeva un modello economico di sviluppo
“fondato sull’attività artigianale, sulla piccola impresa e
sull’agricoltura specializzata”
che “si mantenne sostanzialmente invariato per tutti gli
anni venti” (p. 68).
Poggiato su queste basi, al
termine della Seconda guerra mondiale, il sistema industriale appariva “in ‘forte
disagio’ dove un settore di
antica tradizione come il tessile aveva perso ulteriore peso
e dove l’agro-alimentare, il
comparto delle confezioni e la
meccanica si erano ulteriormente consolidati” (p. 105).
Dal 1945 al 1955 un po’ tutta
la provincia fu quindi impegnata nella ricostruzione. In
un quadro ancora di arretratezza e di frammentazione del
sistema produttivo, si posero
però le basi di un processo
che, dopo una fase di primo
sviluppo industriale, avrebbe
dato il via, a partire dagli
anni Sessanta, a un’industrializzazione di notevole entità.
All’appello del “miracolo economico”, però, qualche industria mancò. Soffocata dalle
fibre sintetiche e dai nuovi
ritmi produttivi se ne andò
l’industria serica, un pezzo di
storia non solo economica.
L’odore degli estratti tannici
sparì progressivamente da Bra,
man mano che chiudevano le
fabbriche di cuoio e pellami,
indebolite dalla concorrenza
e dai prodotti sintetici. La
Granda si muoveva: piccole
e medie imprese sorgevano
in pianura e nei centri di
fondovalle, inizialmente per
rispondere a bisogni locali,
ma pronte ad ampliare le loro
capacità produttive. Non si
trattò, però, “solo di una crescita quantitativa, ma si verificarono anche interessanti
modificazioni nella struttura
dimensionale e nella composizione dei singoli settori
produttivi” (p. 136).
In forte aumento era il comparto meccanico, in parte legato
a quello torinese. Negli anni
Sessanta, pur all’interno di un
contesto ancora fortemente
agricolo, il Cuneese decollò
grazie a una serie di fattori: la
vicinanza con l’area torinese,
che richiedeva forniture; la
maggior domanda di prodotti
per i consumi; la disponibilità
di energia idroelettrica e di
materie prime; l’apertura di
un collegamento autostradale
con Savona e con Torino;
l’arrivo in loco, in seguito al
decentramento industriale, di
stabilimenti importanti (ad
esempio la Michelin a Cuneo
e Fossano); la differenziazione
delle imprese e la loro collocazione in diverse realtà urbane; il dinamismo del tessuto
produttivo locale, costituito
da pochi grandi gruppi e da
molte medie e piccole imprese.
Altro dato da non dimenticare fu la tradizionale vocazione
al risparmio dei Cuneesi, raccolto ed impiegato con accortezza dalle numerose Casse
di Risparmio e Banche di
Claudio Bermond (a cura di),
Dal Cuneese verso il mondo.
L’industria della Granda
in prospettiva storica,
Confindustria Cuneo-L’Artistica
Savigliano, Cuneo-Savigliano
2007, pp. 220.
Credito Cooperativo presenti
capillarmente sul territorio.
Il processo di industrializzazione degli anni SessantaSettanta vide quindi, accanto
alla crescita di imprese già
presenti sul territorio, la localizzazione sia di quelle provenienti dal triangolo industriale che di multinazionali. Il
settore meccanico, intrecciato con quello automobilistico, risultò così “fondamentale
per il decollo industriale della
provincia di Cuneo” (p. 154).
Nel 1971, Cuneo annoverava
ormai 10.648 addetti all’industria, seguita da Alba (9.320),
mentre i Comuni con più di
250 addetti erano 52 a fronte
dei 30 di vent’anni prima.
A grandi linee, la mappa dell’industria Cuneese risultò
composta di settori diversificati ed incentrata su alcune
aree con imprese grandi e
medie e un tessuto provinciale di piccole e medio-piccole.
Una apertura internazionale,
l’interazione tra imprese delocalizzate e locali, delineò un
settore manifatturiero dinamico che, “nella prima metà
degli anni ’80, nonostante le
evidenti difficoltà a livello
nazionale, si mantiene quindi
nella provincia superiore a
quella del paese considerato
nel suo complesso” (p. 173).
Un sistema industriale diversificato determinante per lo
sviluppo dell’economia cuneese. Un’industria competitiva
che, negli anni Novanta, vide
crescere l’innovazione e la
sua proiezione internazionale.
Giunti nel tornante tra i due
millenni, i dati a disposizione
“tendono a confermare una
dinamicità rilevante sul fronte dell’occupazione, della produzione manifatturiera e delle
esportazioni, che si coniuga
sorprendentemente con una
situazione particolarmente
negativa sul fronte logistico e
infrastrutturale” (p. 188).
Sono solo queste poche pennellate, rimandando alla lettura del volume per una trattazione più complessa, che
tratteggiamo però il quadro
di un’industria plurisettoriale,
basilare per l’economia locale,
apertasi ai mercati mondiali e
capace di non farsi cogliere
impreparata dalla mondializzazione.
22
Gennaio 2008
la recensione/1
Impresa & Cultura
la recensione/2
Il ricordo della grande Il quadro normativo
trasformazione d’Italia dell’imprenditore
di Gianfranco Petrillo
Meglio poco che niente.
L’Italia è approdata tra le
grandi potenze economiche
del mondo grazie soprattutto a un poderoso e caotico
sforzo di cambiamento strutturale compiuto dai suoi cittadini tra la metà degli anni
Cinquanta e i primi anni
Sessanta del Novecento.
Fu allora che finalmente
l’economia industriale prevalse su quella agricola, la
civiltà urbana su quella rurale, la motorizzazione sulla
trazione animale, la propensione al consumo sul risparmio e la sobrietà. Fu allora
che si interruppe il secolare
dramma dell’emigrazione e
iniziò quello della migrazione interna dalle campagne
alle città e dal Sud al Nord.
Fu allora che si diffusero lo
stile di vita americano, la
luce elettrica, il cinema, il
telefono, la televisione. Fu
allora insomma che cominciò a intravvedersi il benessere in un Paese da sempre
poverissimo.
Di questi ultimi fenomeni di
massa, descritti a grandi linee
nelle ormai numerose ricostruzioni delle vicende della
Repubblica, si sono occupati
spesso i mass media e anche
la storiografia (in particolare
un lavoro di Guido Crainz
intitolato appunto Storia del
miracolo economico italiano,
Donzelli editore, qui citato non prima di p. 177),
ma sulle ragioni profonde e
Antonio Cardini
(a cura di(, Il
miracolo economico italiano
(1958-1963), Il
Mulino, Bologna
2007, pp. 308,
euro 24.
Il nostro Paese
è appprodato tra
le grandi potenze
economiche
del mondo
la metà degli
anni Cinquanta
e i primi Sessanta
del Novecento
sui meccanismi politici ed
economici di quella “grande
trasformazione” (una definizione che Silvio Lanaro ha
mutuato da quella adottata
da Karl Polaniy per l’America degli anni Trenta) resta
un pesante silenzio.
Dal quale emergono ora le
voci di questi atti di convegno, curati da un noto docente dell’Università di Siena,
che per lo meno ci offrono
I dati della crescita (Jacopo
Mazzini) e sunti attendibili
dei singoli aspetti del cambiamento: da quello economico
generale (Angelo Varni) a
quello dell’industria grande
(Valerio Castronovo) e piccola (Adriana Castagnoli),
da quello politico, vischioso
(Simona Colarizi) a quello, dubbioso, nella pubblica amministrazione (Guido
Melis); oltre ai panorami,
ormai un po’ risaputi, delle
vicende dello stile di vita:
l’automobile e il telefono (Stefano Maggi), la TV
(Enrico Menduni e Barbara
Rossi), i costumi di massa
(Paolo Sorcinelli), le donne
(Cecilia Dau Novelli).
Alcuni saggi sono privi di
note, gli altri ne hanno di
poverissime, dando nel complesso un’impressione di frettolosità e di superficialità,
che la lettura dei testi smentisce ma che lascia comunque la curiosità di saperne
di più.
Ma, come si diceva, meglio
poco che niente. È una lettura utile, quella di questo
libro. A cinquant’anni di
distanza, prevalgono ormai,
tra i cittadini italiani, coloro
che non hanno vissuto quella trasformazione.
E non è male che sappiano che non tutto può essere
dato per scontato, che tutto
è frutto di lotte e sacrifici
e che il risultato economico aziendale di un quarter
(in italiano trimestre, ma è
troppo banale: sa di scuoletta) impallidisce di fronte ai
risultati epocali di un grande
e drammatico impegno collettivo.
Bianca Maria
Omegna,
Impresa & diritto, Giappichelli,
Torino 2007, pp.
198, euro 18.
di Paolo Gerbaldo
Chi si interessa di impresa, e
delle problematiche ad essa
connesse, troverà in questo
volume un prezioso punto di
riferimento.
Impresa & diritto di Bianca
Maria Omegna, docente di
Diritto commerciale presso
l’Università degli Studi di
Torino, affronta, con linguaggio chiaro e sintetico, il
quadro normativo entro cui
si esplicita l’attività imprenditoriale in Italia. Per questa analisi, l’opera si avvale
di un impianto che inizia
dalla figura posta al centro
del diritto commerciale: l’imprenditore.
Riferendosi al codice civile,
nel volume, dell’imprenditore, vengono evidenziati i
requisiti fondamentali che
deve possedere: professionalità, economicità, organizzazione e direzione al mercato.
Partendo da una definizione
generale si scende però più
in dettaglio. Andando infatti
oltre quanto recita l’articolo 2082 del codice civile,
il testo si concentra sulle
singole figure imprenditoriali, oggetto di una disciplina
specifica, distinte sotto due
profili: qualitativo, imprenditore agricolo e commerciale, e quantitativo, piccolo e
medio/grande.
L’autrice, capace di muoversi
con sicurezza nella complessa
materia giuridica, tenendo
però sempre bene insieme le
diverse tessere del mosaico,
dopo aver delineato la figura
dell’imprenditore rivolge il
suo sguardo all’azienda: “Il
complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per
l’esercizio dell’impresa. Essa
si differenzia dall’impresa che
è, invece, l’attività esercitata
dall’imprenditore” (p. 17).
Il percorso delineato dalla
Omegna, scandito da temi
forti quali imprenditore e
azienda, sfocia poi nella parte
più consistente del volume,
riservata alla trattazione
delle società. Esse sono giuridicamente definite come il
contratto con il quale “due
o più persone conferiscono
beni o servizi per l’esercizio
in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili” (p. 21).
Il testo entra così a fondo nel
mondo societario, ragionando in termini giuridici per
trattare categorie (persone
e capitali) e tipi societari.
Questi ultimi si suddividono in società di persone,
semplice, nome collettivo e
accomandita semplice, e di
capitali, azioni, responsabilità limitata, accomandita per
azioni. Ad esse si aggiungono
le società cooperative e le
mutue assicuratrici.
Dei diversi tipi di società,
Impresa & diritto mette poi
sotto osservazione, riferendosi costantemente alla letteratura più aggiornata in materia, gli aspetti giuridici che
vanno dalla costituzione allo
scioglimento, analizzandone i
diversi organi necessari per il
loro corretto funzionamento.
Della disciplina societaria, il
volume prende in considerazione anche le operazioni
straordinarie quali trasformazione, fusione, scissione.
Il ritmo del testo, scandito
dalla regolare successione
dei paragrafi, permette così
di muoversi agevolmente,
all’interno di un contesto
scientifico, ripercorrendo il
quadro giuridico con il quale,
chi fa impresa, deve sapersi
adeguatamente confrontare.
Ulteriore materia di approfondimento, Impresa & diritto la offre con uno sguardo,
fatto in modo sintetico ma
efficace, al diritto commerciale francese. In particolare si passano così in rassegna le tipologie delle société
commerciales: de personnes,
de capitaux e a responsabilité
limitée.
Temi e spunti di riflessione
si trovano quindi incasellati
in un libro agile, utile anche
come strumento di consultazione rapida, aggiornamento in materia, che intesse
sapientemente articoli del
codice civile e interpretazioni giuridiche.
la segnalazione/1
Tre lezioni
sulla società
postmoderna
Daniel Cohen, editorialista
di “Le Monde”, è professore di
economia all’École Normale
Supérieure di Parigi. In queste dense e istruttive pagine
spiega che cosa è cambiato nella società occidenta-
le dopo le “quattro grandi
rivoluzioni” di fine secolo:
tecnologica, sociale, culturale e finanziaria. È crollato
il paradigma che coniugava
lavoro e diritti dando luogo
alla società del welfare, e si è
aperta una divaricazione tra
società e mercato.
La globalizzazione, a sua
volta, ha reso di casa in
occidente i conflitti identitari. Ma i danni e i rischi
non sono necessariamente
più gravi delle opportunità
offerte dalla maggiore velo-
Daniel Cohen,
Tre lezioni sulla
società postindustriale (tr. it.
di C. Spinoglio),
Garzanti, Milano
2007, pp. 109,
euro 11.
cità di informazione e dall’uniformazione dei costumi.
Peccato che la diligente traduzione non alleggerisca un
po’ l’ammirevole sforzo di
sintesi dell’autore.
g.p.
la segnalazione/2
Il ricordo
dell’Adunata
degli Alpini
Ad un anno di distanza dall’ultimo numero dato alle
stampe, “Cuneo Provincia
Granda” torna in edicola per
Natale con un numero doppio di 148 pagine, in gran
parte dedicato all’Adunata
degli Alpini del maggio scorso e con un’attenzione particolare a riprendere quegli
eventi - culturali e non solo
- che hanno avuto una loro
rilevanza nel corso dell’anno
appena trascorso. Nel 2007
gli enti sostenitori della
testata hanno dato inizio
ad un significativo lavoro di
riorganizzazione della rivista,
la cui naturale quanto obbligata conseguenza è stata l’assenza di uscite negli ultimi
mesi. Il “Primo piano” della
rivista è un’ampia riflessione
(più di 50 pagine) sull’eredità che ha lasciato l’Adunata
Nazionale degli Alpini del
maggio scorso agli abitanti
della provincia. “Quello che
possiamo dire - si legge nel-
Cuneo Provincia
Granda,
Dicembre
1/2007, ’Arciere,
Dronero 2007,
pp. 148, euro 10
l’editoriale - è ciò che resta
del passaggio degli Alpini
in provincia di Cuneo. Le
‘penne nere’ hanno lasciato
un’impronta. Anzi, ci hanno
fatto riscoprire dei segni che
da tempo sono visibili e talvolta tangibili nella storia
e nella cultura della nostra
terra”.
Gennaio 2008
Impresa & Cultura
23
di Beppe Malò
ratti
cantine griffate/10
Renato Ratti è uno dei creatori del mito del Barolo.
Parlare, oggi, della sua
azienda non può essere fatto
senza raccontare, anche brevemente, la sua storia d’imprenditore.
Dopo aver compiuto gli studi
di Enologia ad Alba “emigra” in Brasile nella prima
metà degli anni ’50 per occuparsi della produzione di
Vermouth e spumanti della
Cinzano di San Paolo. Le
esperienze maturate lontano
dall’Italia saranno decisive
per la crescita professionale
e per le idee innovative che
svilupperà successivamente
nelle Langhe. Dove ritorna
nel 1965 quando acquista la
prima vigna per la produzione di Barolo: è una piccola
vigna della storica zona di
Marcenasco, sotto l’Abbazia dell’Annunziata a La
Morra. Nell’antica Abbazia,
risalente al XV secolo viene
vinificato il primo Barolo
Marcenasco, proveniente
da singolo vigneto, un cru.
Oggi l’azienda continua ad
affittare l’antica abbazia di
proprietà comunale e vi
ospita il Museo Ratti dei
Vini d’Alba.
Dalla metà degli anni
Settanta alla fine degli anni
Ottanta Renato Ratti diventa un importante punto di
riferimento per tutto il settore vinicolo, in Langa e
in Italia. è stato nominato
presidente del Consorzio
del Barolo e successivamente direttore del Consorzio
dell’Asti. Ha preso parte
direttamente alla stesura dei
disciplinari di produzione
dei vini albesi ed in modo
particolare di quelli sottoposti al disciplinare della Docg.
Ha scritto numerosi libri sui
vini piemontesi e italiani.
Ha compilato per il Museo
Ratti la carta delle annate
del Barolo, la carta delle sottozone storiche del Barolo
e del Barbaresco, frutto di
grande ricerca sul territorio.
Enologo, scrittore, storico,
comunicatore, Renato Ratti
è stato uno dei principali artefici della rivoluzione culturale e tecnica del
mondo del vino piemontese
ed italiano. Dopo la sua prematura scomparsa, avvenuta
nel 1988, entra in azienda il
figlio Pietro, appena diplomato alla scuola Enologica
di Alba. Prosegue negli
anni ‘90 l’ampliamento e la
ristrutturazione dei vigneti di
famiglia, e continua la ricerca di unicità di origine delle
varie sottozone vocate alla
produzione di vini di altissima personalità e qualità.
Del percorso che ha portato
alla realizzazione della nuova
cantina ci parla Massimo
Martinelli, nipote di Renato
Ratti, enologo e pittore di
buon talento, entrato in
azienda nel 1969.
“Erano davvero altri tempi
- ricorda -, soprattutto l’organizzazione e la logistica
non avevano il peso che
oggi hanno per un’azienda
moderna. Allora all’Abbazia
si produceva solo il Barolo,
mentre ad Alba venivano
La cantina ipogea
di La Morra
è stata realizzata
dal 2002 al 2005
sul progetto
dell’architetto
di Marco Sitia
prodotti tutti gli altri vini
in listino. Ovviamente era
impossibile parlare di gestione del magazzino. Nel 1972
quella dell’Abbazia è diventata l’unica nostra sede ed
è rimasta una sede relativamente confortevole almeno
sino a quando sono entrati
in ditta i sistemi di trasporto
meccanizzato, ovviamente
incompatibili con pavimenti posti su livelli diversi. In
ogni caso sono passati 30
anni prima che iniziassero
i lavori di costruzione della
cantina che oggi ci ospita.
Dal 2002 al 2005 ci siamo
trasferiti a La Morra affittando i locali della cantina
“Cerequio” di Angelo Gaja
sino a quando si è completato il trasferimento dell’azienda in questa nuova
sede”.
Il progetto è opera dell’architetto genovese Marco
Nella conca
dell’Abbazia
Due scorci originali della cantina, all’esterno (in alto) e all’interno (sopra)
Sitia ed è iniziato con una
possente opera di sbancamento che ha creato le
premesse per una struttura
che scende 18 metri sotto
terra dove si trovano i locali
destinati all’affinamento del
prodotto.
“Durante la fase di scavo
- spiega Massimo Martinelli
- i nostri vicini erano tra il
disorientato e il preoccupato. I più spiritosi ci chiedevano se andavamo alla
ricerca di tartufi, i meno
ottimisti temevano per
la stabilità della frazione.
Effettivamente lo scavo,
proprio ‘sotto’ il paese, era
davvero imponente per fronte e profondità della trincea.
Eppure era motivato dalla
necessità di costruire una
cantina che, pur di generose
dimensioni, fosse invisibile
nel contesto dell’ambiente e del paesaggio. Siamo
I.P.
La collezione di Roberto Longhi
Dal Duecento a Morandi
Prosegue alla Fondazione Ferrero di Alba il successo della mostra
«La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a
Morandi». Sono oltre 35mila i visitatori che finora hanno apprezzato la raccolta di capolavori dello studioso nato ad Alba nel 1890.
Le settantuno opere consentono di compiere un viaggio lungo i
gusti e le scoperte di un grande della storia dell’arte mondiale, cui si
devono alcune tra le più importanti interpretazioni caravaggesche.
La mostra, ad ingresso gratuito, sarà accompagnata a gennaio da
incontri, dibattiti e percorsi guidati. Tra gli ospiti della Fondazione
Ferrero ci sarà il critico d’arte Philippe Daverio. Specializzato in
arte italiana del XX secolo, ha dedicato i suoi studi al rilancio del
Novecento. E’ autore e conduttore di Passepartout, programma
d’arte e cultura in onda su Raitre. All’interno del ciclo «I giovedì
con l’esperto» - una serie di visite guidate alla mostra, condotte da
storici dell’arte - il 24 gennaio, alle 21, sarà Arturo Galansino,
dell’Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi ad accompagnare
le persone in mostra. La visita verterà prevalentemente sull’analisi
della pittura di Caravaggio e dei caravaggeschi nel contesto di una
lettura più generale della mostra e del metodo di lavoro del grande
storico dell’arte (prenotazioni 0173 295259). Sono inoltre previsti
laboratori didattici per bambini (4-11 anni) durante i quali si potrà
trasformare la visita alla mostra in una caccia al tesoro (prenotazioni 0173 294562).
Fondazione Ferrero - Strada di Mezzo 44 Alba
Orari di apertura: lunedì - venerdì 15-19; giovedì 15-22;
sabato,domenica e festivi 10-19
Ingresso gratuito
praticamente nella Conca
dell’Annunziata, in mezzo a
filari e a mezza costa di una
delle colline più belle delle
Langhe. Il progetto doveva
partire proprio dal rispetto
del contesto circostante”.
I lavori hanno previsto la
ristrutturazione e ampliamento parzialmente interrato della cantina mediante
la realizzazione di due piani
interrati di 2.500 metri quadrati, di un piano terreno
di lavorazione ed imbottigliamento con soppalco
dedicato a locali uffici e di
ultimo piano dedicato a sala
degustazione per un totale
di 4.000 metri quadrati. Il
primo passo è stato lo scavo
di circa 20.000 mc. opportunamente gradonato per
seguire il naturale declino
della collina al di sotto della
Abbazia dell’Annunziata di
La Morra. Successivamente
sono state messe in opera
stutture verticali ed orizzontali di forte portata con
getti in calcestruzzo armato
a vista, la copertura con una
struttura in legno lamellare con travi ravvicinate a
profilo. Il progetto si è concluso poi con la semina di
un prato verde sopra tutte
le coperture per migliorare
l’inserimento nel contesto
agricolo circostante.
Particolare questo che non
manca di incuriosire i visitatori e i clienti, ma che non
ha solo una funzione mimetica. La coltre di terreno,
infatti, isola e coibenta le
strutture sottostanti permettendo di ricorrere solo dove
indispensabile al condizionamento del microclima.
“La scelta dei materiali, calcestruzzo, legno e mattone a
vista - sottolinea Martinelli
- ci ha permesso di rendere
tutta la costruzione moderna, funzionale, avanzata
senza tuttavia - specialmente
nell’aspetto esterno - apparire fuori contesto, estranea
alle altre costruzioni. Le
linee sono innovative, ma il
colore della costruzione e il
prato che copre la parte ipogea stemperano la cantina
nell’ambiente circostante. È
piacevole, a volte, ricevere
la visita di turisti che si sorprendono nello scoprire che
questa è una casa vinicola.
Alcuni di loro non sono
affatto interessati al vino,
ma apprezzano il risultato
del nostro progetto”.
Che è stato curato molto
anche all’interno della
costruzione, dando molto
spazio al vetro che separa gli
ambienti permettendo una
grande luminosità e creando
un open space gradevole e
funzionale. Dove anche i
colori sono stati pensati per
creare calore e armonia.
Nero e vinaccia, grigio e
legno lamellare, inserimenti moderni di isole vetrina
per il Barolo Marcenasco,
nulla appare casuale pur in
una sensazione d’accogliente naturalezza, di spazi dove
le Langhe sembrano entrare
e la cantina far parte di una
storia che l’Abbazia, poco
sopra, guarda con un sorriso
antico di 600 anni.
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