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Contrattare per occupare
Gennaio 2008 11 N° Anno XVI - E1,03 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB/CN Iscrizione Trib. Cuneo -14/6/1989 n. 426 Edito dal C.S.I. Cuneo Direttore Responsabile: Fabrizio Pepino Contiene I.P. L’intervista: Cesare Romiti “L’Italia è trainata dalla Pmi” Pari opportunità in uniforme Cassa edile, Ente scuola e Cpt Divisa e gonnella Il difficile binomio delle donne Ilario Bruno a pag. 3 ent o Il rischio imprenditoriale dei ladri Fabrizio Brignone alle pagine 12 e 13 Ultimamente si parla molto di sicurezza ed il problema è evidente: ovviamente quando il furto o la rapina provocano il morto, l’allarme sociale è più forte e contagioso, la paura diventa panico e il senso di tutela e di protezione vengono meno. Il malcontento genera reazioni anche violente: proteste, comitati di quartiere, cani addestrati sempre più pericolosi, acquisto di pistole, talvolta tristi episodi di cittadini desiderosi di fare giustizia sommaria… Ma dov’è lo Stato? I politici dove sono impegnati? Segue a pag. 2 Ratti Nella conca dell’Abbazia Beppe Malò a pag. 23 Contrattare per occupare Il libro del mese La vera concertazione è garanzia per la stabilità delle assunzioni di Ilario Bruno “La politica non ha il coraggio di prendere le decisioni, di definire le strategie degne di un Paese industrializzato. Dobbiamo avere la coscienza etica di riferire la realtà vera: la Biagi ha portato un aumento dell’occupazione e il Parlamento deve smetterla di giocare su queste norme”. Il presidente della Confindustria di Cuneo, Antonio Antoniotti, apre con una provocazione forte il convegno “Riforma Biagi e protocollo d’intesa sul Welfare” promosso dalla stessa associazione di imprenditori. Ma la Biagi è stata veramente innovativa? Oppure ha semplicemente raccolto con- Il commento L’analisi Maurilio Verna, Alberto Rinero e Michele Adit Zanlungo: “Molti spunti positivi” Servizio a pag. 4 tratti preesistenti? E quanto ha inciso, dopo quattro anni dall’approvazione, nel mercato del lavoro, per garantire occupazione e flessibilità? A queste e ad altre domande i relatori hanno cercato di dare una risposta o, perlomeno, di offrire spunti di riflessione. Servizio a pag. 5 Segue a pag. 4 politica fiscale edilizia scolastica Meno tasse sulle imprese nel 2008 Istituzioni unite per le scuole cuneesi Secondo il Comitato di analisi e ricerca per la politica fiscale, secondo un sonfaggio fatto tra alcune associate di Confindustria, per il biennio 2007/2008 le imposte per chi produce merci, servizi, lavoro, ricchezza, torneranno a scendere. Lorenzo Boratto a pag. 17 . Incontro al vertice della tecnologia. Consumi (litri/100km) ciclo urbano/extraurbano/misto: 17,9/ 9,2/ 12,4. Emissioni CO2 (g/km): 295. di Franco Lovera Nadia Muratore alle pagine 6 e 7 riforma biagi e protocollo d’intesa sul welfare erv BMW Financial Services: la più avanzata realtà nei servizi finanziari. BMW e L’in t Inaugurata a Cuneo la nuova casa degli edili Lo dice uno studio del Carpof condotto da Confindustria e Ordine dei dottori commercialisti della provincia di Cuneo Le istituzioni della Granda fanno sistema e presentano un piano triennale di interventi sugli edifici scolastici cuneesi di 21,6 milioni di euro. “Si tratta soltanto di manutenzione di vecchi edifici - dice Blengini - e non ci sono nuove realizzazioni”. Fabrizio Brignone a pag. 8 Se per voi la velocità non si misura in secondi ma in battiti, la nuova BMW M3 è l’auto che aspettavate. 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La Classe Politica pensa ai problemi dei cittadini o meglio riesce a capire il profondo disagio sociale e a governarlo? L’impressione è negativa! Per la gente seria, che lavora in proprio e per conto di altri, lo sbocco naturale potrebbe diventare quello di voltare le spalle alla politica! Certo nelle grandi città la questione è tragica e paragonarci ai problemi di quei cittadini, forse è ingeneroso. Ciò nonostante voglio parlare dei problemi che possono svilupparsi nella nostra Provincia e nella nostra bella città di Saluzzo. In particolare mi riferisco alla mia esperienza di piccolo imprenditore edile ed agricolo. Negli anni, esercitando la mia attività, esposta lungo le strade, mi hanno rubato di tutto: un autocarro, dei compressori, dei generatori, molte batterie degli automezzi, fanalerie, tubi di ogni genere, fiumi di gasolio delle macchine operatrici. La situazione è però precipitata nell’ultimo anno: 1) cantiere di Via Pignari: furto di casseri per armature; 2) fabbricato Agricolo di Regione Paschere: furto di galline: 3) cantiere di Faule: furto di compressore e generatore e furto di portafogli a due nostri operai; 4) sede Costrade: furto di portafoglio su mezzo in dotazione ad un dipendente; 5) sede Azienda Agricola di Cervignasco: furto di tartaruga; 6) cantieri vari: furto di circa 2000 litri di gasolio (anno 2007); 7) settembre 2007, cantiere di Cardè: furto di escavatore cingolato!!! Inizialmente mi sembrava ingiusto verso il locale Comando dei Carabinieri denunciare pubblicamente questa disgustosa situazione, perché non volevo assolutamente esprimere insoddisfazione verso l’Arma dei Carabinieri, anzi, al maresciallo Giordano va tutta la mia stima e il ringraziamento per quanto riesce a fare con le limitate forze disponibili, rispetto alla marea di interventi da far fronte ogni giorno. Con chi me la prendo, con chi mi lamento per questi furti? Chi è il mio interlocutore? Lo Stato?!? Temo fortemente che la nostra concezione di Stato stia diventando solamente “un’idea di Stato”, una vecchia mummia, un muro di gomma. Certo è che le forze di polizia sono fortemente impegnate a rincorrere i ladri (compito tra l’altro né simpatico, né semplice!). Ma a cosa serve correre, sfiancarsi, arrabbiarsi, rischiare di diventare magari eroi, quando è notorio che gli stessi ladri sanno che il loro “rischio imprenditoriale” sarà ben ripagato in quanto garantiti oggi dall’indulto e da sempre da leggi varie che gli permetteranno quasi sicuramente di Certezze & Opinioni evitare il carcere??? La considerazione che se ne ricava fondamentalmente è questa: il “rischio imprenditoriale” dei ladri in Italia è minimo, peraltro l’utile è altissimo e senza imposte varie! Le mie conclusioni sono queste: 1) la palude burocratica attanaglia il cittadino senza fornire soluzioni ai più gravi problemi della società; 2) le leggi attualmente sono troppo permissive e le pene pressoché inesistenti; 3) gli indulti hanno effetti devastanti perché permettono così di poter nuovamente delinquere e i dati lo dimostrano; 4) i politici sono assenti e lontani dai bisogni dei cittadini; 5) le forze dell’ordine sono deluse e scoraggiate; 6) i giudici ritengono il loro lavoro inutile, anzi: una perdita di tempo; 7) i cittadini subiscono così il danno e la beffa di questo sistema! Infine, con grande rammarico, mi sto convincendo che l’Unione Europea qualche problema in merito alla sicurezza l’abbia creato. Mi domando se non fosse stata necessaria una maggiore attenzione ed una più attenta valutazione prima di aprire le frontiere di alcuni Paesi! Ormai, però, il dado è tratto e gli “imprenditori del furto” vogliono fare affari. Cosa ci riserverà il futuro? Il peggio è passato o siamo solo all’inizio? Franco Lovera Un imprenditore un pò deluso ed un pò scoraggiato ATTIVITÀ DI: FREE MANAGERS s.r.l. è certificata per Progettazione, realizzazione e manutenzione/ aggiornamento di Sistemi di Gestione per la Qualità, Ambientali, schemi “automotive”, sistemi HACCP. Progettazione ed erogazione di servizi di formazione manageriale. • CONSULENZA DIREZIONALE • CONSULENZA ORGANIZZATIVA • STRUMENTI DI MANAGEMENT: MODELLO EFQM • CONTROLLO DI GESTIONE • PROGETTAZIONE, IMPLEMENTAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE, QUALITÀ - AMBIENTE - SICUREZZA - RESPONSABILITÀ SOCIALE • STANDARD ALIMENTARI BRC - IFS - EUREPGAP - HACCP • FORMAZIONE IN AMBITO: ORGANIZZAZIONE, GESTIONE RISORSE UMANE - QUALITÀ - AMBIENTE - SICUREZZA Via Ognissanti, 30/B 12051 ALBA (CN) Tel. 0173 287374 Fax 0173 280875 www.f r e e m a n a g e r s .it e-mail: i n f o @ f r e e m a n a g e r s. i t I costi della politica: lacrime di coccodrillo di On. Raffaele Costa * “In un periodo in cui è normale accusare i politici di sprechi e privilegi tramite libri, giornali, radio e Tv molti ricorderanno che su questo intervenni in passato, fra l’altro con tre libri: “L’Italia degli sprechi” (1998), “L’Italia dei Privilegi” (scritto da un privilegiato nel 2001) e “Il dottore è fuori stanza” (1988). Di questo ho discusso in più incontri, con una larga partecipazione di giovani, che rappresentano il futuro della nostra nazione e che non dovranno certo ripetere gli errori fatti da chi – come noi - ha governato l’Italia negli ultimi decenni, con un incremento notevole del debito pubblico dovuto sovente a sprechi e privilegi delle cosiddette “caste”. Dico caste al plurale in quanto non ce n’è certamente solo una, quella dei politici, bensì anche la casta di chi amministra i marchesati (ENI, ENEL, TELECOM, ecc.), talune banche, gli enti inutili, non poche mega cooperative e via dicendo: e non sono che esempi. Tutti promettono correzioni e un libro di denuncia (“La casta”, redatto da due validissimi giornalisti) vende moltissime copie. Eppure la Repubblica ed i partiti hanno vissuto giorni peggiori (tutti ricorderanno il periodo del terrorismo ovvero di tangentopoli); ma che cosa è avvenuto di nuovo? Che il Governo in carica – che pur potendo contare su talune figure valide – regge a fatica per la sua conflittualità interna che rende improduttivo il suo lavoro. E che cosa viene lamentato maggiormente dai cittadini? Gli sprechi (un po’ universali), i privilegi della casta, l’assenteismo dei cosiddetti fannulloni, l’eccesso delle auto blu e degli aerei blu, gli enti inutili che sopravvivono, la burocrazia lumaca e via discorrendo. Aggiungerei però altri enti non emersi in questi giorni di attacco agli sprechi: vedi tanti mega enti pubblici, taluni vertici istituzionali, la Banca d’Italia, il CNEL, talune Regioni a Statuto speciale e province autonome, svariatissime Ambasciate, non pochi Sindacati, e anche gli sprechi di chi crede di aver aiutato altra gente con un’offerta per la fame nel mondo non sapendo che gran parte di questi fondi nel passato è sovente svanita nel nulla, non arrivando a destinazione. Chi è il responsabile di questa crescita sovente ingiustificata della spesa? Comincerei dalla prima Repubblica, quando il debito pubblico cominciò a lievitare; ma anche dal 1992 in avanti, in tempi di bipolarismo. Oggi tutti compiangono la spesa pubblica eccessiva, ma non rammentano chi ne è stato responsabile. Quando scrissi i libri venni quasi dileggiato e visto come un postumo ammiratore o tardivo imitatore di Quintino Sella e/o di Luigi Einaudi. In tanti mi davano una pacca sulla schiena dicendomi “bravo”, senza però cambiare sistema. Qual’era lo strumento utilizzato per creare sprechi e privilegi? Innanzitutto la crescita del settore pubblico attraverso nuovi organismi, nuovi monopoli, nuovi enti, nuove competenze al pubblico, nuovi controlli, nuovi documenti, nuovi adempimenti. Il tutto partì intorno agli anni ’60 quando lo Stato si diede una struttura più “pesante”. Allora poteva essere giustificato e logico far crescere i servizi, economici e sociali, attraverso nuove strutture capaci di supplire alle debolezze e insufficienze del privato. DC e PC, a livello centrale e periferico, centrarono l’obiettivo, ma poi ci presero gusto e continuarono, quando non era più necessario, a sviluppare un’azione di crescita del settore pubblico. Il tutto attraverso un sistema elegante ma costosissimo: quello della LEGISLAZIONE. Si succedettero tali e tante leggi per cui oggi noi siamo a quota 66.000 contro le 10.000 di Francia, Germania, Regno Unito. Ogni legge comporta oneri o per il cittadino o per le aziende o per altri enti pubblici. Ogni legge richiede personale, apertura di uffici e talora di sedi (anche decentrate), erogazione di fondi, controlli, registri, bolli, documentazione: sovente atti poco utili. Di conseguenza una delle cure fondamentali deve essere quella della DELEGIFICAZIONE. Quindi il gran parlare che si fa da parte di molti, partiti e non, può essere definito “lacrime di coccodrillo” avendo in tanti partecipato a creare una situazione pesante per lo Stato e per i cittadini, cui occorre rimediare.” * Presidente della Provincia Gennaio 2008 GRANDAngolo di Ilario Bruno romiti il personaggio “Conoscevo già l’avvocato Agnelli da molti anni, lo avevo incontrato in più occasioni anche durante alcuni convegni. Enrico Cuccia fu il tramite con Giovanni Agnelli che desiderava parlarmi per un’occupazione in Fiat. Inizialmente l’idea era quella di trovare una persona per l’Ifi, ma durante il colloquio cambiò l’obiettivo e all’Ifi andò invece Gambetti che poi vi rimase a lungo”. Cesare Romiti è parte della storia della Fiat e, inevitabilmente, anche dell’Italia. Anche di un’Italia ostaggio dei terroristi, poi battuta dai venti di crisi economiche e politiche che rendevano complicato, in qualche caso quasi impossibile, guidare e gestire le imprese, soprattutto quelle di dimensioni internazionali. Di quel periodo abbiamo parlato con Cesare Romiti, già amministratore delegato e presidente della Fiat, che ha veramente vissuto in prima linea gli anni terribili e oggi continua a portare il proprio contributo in importanti iniziative di natura culturale (ricordiamo per tutte la presidenza dell’Istituto Belle Arti di Roma) ed economica (Fondazione Italia-Cina). Dottor Romiti, lei godeva certamente della stima di Enrico Cuccia. Dopo la sua morte che cosa è cambiato in Mediobanca? “Mediobanca fu un’idea di Cuccia con Mattioli di Comit (con il quale in seguito Cuccia ebbe qualche screzio, anche se i rapporti personali restarono buoni), e l’idea era di mantenere la massima autonomia. Allora l’azionariato di Mediobanca era costituito da Comit, Credito italiano e Banca di Roma. Cuccia, che godeva di un enorme prestigio, riusciva a lavorare bene con questi azionisti. Oggi l’azionariato è invece molto più ampio e diffuso, le opinioni sono diverse”. In questi giorni, a Torino, si parla molto dello ‘stile Marchionne’ e si fanno anche alcuni confronti con la sua gestione... “Sono periodi completamente diversi. Io arrivai in Fiat nel 1974, un periodo caratterizzato da un certo strapotere sindacale, mi riferisco sia ai vertici delle organizzazioni sia alla base. Pensi che a Mirafiori c’era un consiglio di fabbrica - il ‘consiglione’ - di cui facevano parte 300 persone”. Ci scappò anche qualche morto… “Le Brigate Rosse avevano individuato in Fiat il bersaglio da colpire per modificare il sistema politico-economico italiano: vi furono, in quegli anni, 60 ‘azzoppamenti’ e 3 assassini di nostri dirigenti, tra i quali Casalegno de “La Stampa”. Malgrado il regime del terrore, abbiamo però proseguito sulla nostra strada”. Quale fu l’evento più significativo? “A fine anni ’80 ci fu un’ope- Uno sguardo a 360° sulla società, l’economia e la politica italiane con l’ex presidente della Fiat razione che portò al blocco della fabbrica per 35 giorni, evento che si concluse con la famosa marcia dei 40 mila, una marcia che, oserei dire, cambiò l’Italia”. Gli anni Novanta? “Nel 1993 si registrò una crisi generale per il Paese. Il mio impegno in Fiat terminò con il ’98: lasciai il Gruppo con un bilancio eccellente. Durante un quarto di secolo di permanenza in Fiat, in un periodo difficile e complesso, avevo gli stessi poteri dell’avvocato Agnelli, il quale però rinunciò ad esercitarli”. Rivendica qualche riconoscimento? “Solo una cosa. I manager attuali non possono dimenticare un fatto, indiscutibile: se oggi la Fiat esiste, è anche per il coraggio che dimostrammo in quegli anni difficili”. Però si dice che la Fiat abbia ritrovato la sua strada puntando sul core business… “Trovai già al mio arrivo una Fiat diversificata (il suo motto era ‘Terra, Aria, Mare’), perché così era nata con il senatore Giovanni Agnelli, con Valletta… Cercai di portare avanti le attività collaterali, facendo anche delle diversificazioni un elemento di forza”. Crede ci sia ancora oggi, in Italia, un capitalismo di tipo familiare? “Non ci sono più le grandi famiglie, ma esiste un capitalismo familiare forte e grintoso nelle medie e piccole aziende, che hanno saputo L’Italia è trainata dalla Pmi resistere alle crisi, con ottimi risultati di gestione”. Cosa rimprovera al Governo italiano, negli interventi di politica economica? “Non farei riferimento ad un governo in particolare. Bisognerebbe però che la classe politica si rendesse conto che l’azienda è il punto centrale per l’economia del Paese e per il suo sviluppo. Allora le politiche di governo dovrebbero essere più riguardose, cioè meno interessate alla gestione delle aziende, ma piuttosto impegnate a definire norme che consentano ad esse di confrontarsi con l’estero, con il mondo esterno in un’epoca di globalizzazione”. Ha qualche suggerimento? “Se posso dire, bisognerebbe limitare i convegni e le parole e preferire i fatti. Occorre operare per ridurre gli oneri che gravano sul Paese, contenere l’enorme debito pubblico ad esempio smantellando la dimensione della burocrazia italiana a costo di fare un piano pluriennale di riutilizzo dei lavoratori!”. A più riprese c’è chi candida Montezemolo a leader politico. A lei è mai capitato di ricevere offerte simili? “Sì, ma non ho mai ceduto. Ho ricevuto offerte, ma non le ho prese in considerazione. Tranne in un caso: quando mi chiesero di candidarmi per diventare sindaco di Roma. In quell’occasione cedetti, ma non se ne fece poi nulla. E fu eletto Veltroni”. Chi le offrì la candidatura, senza mandarla a buon fine? “Non la parte che candidò Veltroni”. Veniamo a vicende più vicine a noi, nel tempo. Come ha vissuto l’uscita da Gemina? “Quando uscii da Fiat, insieme alla mia famiglia creai Gemina, con partecipazioni importanti in Rcs, Aeroporti di Roma e Impregilo. Rcs, finché rimanemmo, andò bene. Con Aeroporti facemmo un’ottima politica, poi entrarono nuovi azionisti, ma si capì solo più tardi che, in contrasto con gli impegni iniziali, intendevano rimanere soli; a quel punto cedemmo la partecipazione perché la convivenza sarebbe stata difficile. Con Impregilo si verificò un incidente di percorso con la Procura di Monza, ma la cosa si sta diluendo... Resta l’orgoglio di avere ben investito, realizzando plusvalenze importanti”. Ci si muoveva con più ‘disinvoltura’ ai suoi tempi nel mondo della finanza oppure oggi? “Userei proprio il termine disinvoltura. Sì, oggi ce n’è molta di più. Un tempo c’era il rispetto per gli impegni assunti, con le azioni conseguenti. Oggi... guardi come è cresciuto il numero degli studi di avvocati”. Lei, dottor Romiti, è presidente della Fondazione Italia-Cina… “Siamo andati controcorrente, cominciando sul finire degli anni Novanta e l’abbiamo portata a divenire l’interlocutore del governo cinese, con iniziative che ci inorgogliscono e hanno smentito coloro che volevano contrastare e combattere la Cina”. Ritiene che gli ultimi governi abbiano capito le opportunità commerciali offerte e la necessità di mantenere buone relazioni diplomatiche con Pechino? “Il Governo precedente ignorava il problema, questo esecutivo gli dà importanza, almeno a parole”. La visita del Dalai Lama, che in questi giorni è in Italia, causa problemi… “Non si tratta di un problema religioso, se la visita fosse stata concordata sotto questo profilo non ci sarebbero stati intoppi. Il Dalai Lama però è a capo del governo tibetano in esilio. E il Tibet è una regione che fa parte del territorio della Cina”. Che cosa bolle in pentola nell’attività della Fondazione? “Parecchie iniziative. Stiamo per attuare un progetto importante, con il generoso contributo della Cariplo. Studenti cinesi verranno nelle università italiane per seguire un master e permettere alle aziende italiane la possibilità di utilizzare, quando aprono loro attività in Cina, personale che parla l’italiano e che si è formato nelle nostre università”. CERVERE - VIA FOSSANO, 28 - USCITA MARENE AUTOSTRADA TO-SV TEL. 0172.47.41.54 - FAX 0172.47.42.97 - WWW.SURRAUTO.IT CONCESSIONARIO UFFICIALE SPECIALE CHILOMETRI ZERO FIAT DOBLO 1.4 Bz, 1.3 e 1.9 MT-JET DYNAMIC 5 E 7 POSTI VARI COLORI FULL OPTIONAL A € 13.990 FIAT GRANDE PUNTO 1.2 BENZINA E 1.3 M-JET Km.0 e Aziendali DIESEL FULL OPT. 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E cita tre diritti che debbono essere salvaguardati: quello alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, il diritto alla conoscenza, la giusta retribuzione (tassazioni agevolate, trattamento fiscale premiale per parti della retribuzione). Attesa la relazione di Michele Tiraboschi, docente alle Università di Modena e Reggio Emilia. Il vice presidente della fondazione intitolata a Marco Biagi tira fuori anche “l’anima laburista” della legge, che contiene “regole di tutela sui diritti fondamentali, compatibili con l’esigenza di crescita del Paese”. Poi precisa: “Le regole sui rapporti di lavoro hanno senso se sono condivise, la legge è uno strumento secondario. Ma la concertazione va difesa se è vera, non se è un modo per togliere spazio al Parlamento, mentre il nostro è un Protocollo sul Welfare che chiude un contenzioso, non guarda al futuro”. Poi critica il concetto di stabilità, che non può essere giuridica o formale: “Bisogna arrivarci irrobustendo la formazione della forza lavoro e lo si può fare riaprendo il dialogo tra scuola, università, mercato del lavoro per indagine metis sull’Utilizzo delle Agenzie per il Lavoro (campione di 3.388 lavoratori) Età Durata contratto 26-30 (31%) Da 1 a 3 mesi (30%) 21-25 (28%) Da 3 a 6 mesi (23%) 31-35 (17%) Oltre 6 mesi (16%) Oltre 40 (10%) Sesso Mansione svolta 50% uomini/donne Impiegato (43%) Operaio (57%) Strumenti più efficaci di ricerca Internet (31%) Annuncio giornale (26%) Autocandidatura in filiale (25%) Centro impiego (14%) Volantini (9%) Università/Scuole (4%) Fiere (3%) Settore lavorativo Periodo trascorso da consegna curriculum Industria (48%) Meno di 1 mese (47%) Servizi (21%) Da 1 a 2 mesi (21%) Telecom. (13%) Da 2 a 3 mesi (14%) Commercio (8%) Oltre 3 mesi (18%) Credito (3%) Soddisfazione lavorativa soddisfatto inserimento (89%) soddisfatto mansione (88%) Da un’altra indagine, che ha coinvolto un campione di 905 imprese italiane di medio-grandi dimensioni (da 50 a oltre 1000 lavoratori) risulta che il 61% utilizza i servizi di somministrazione di lavoro, con un forte ricorso a contratti a tempo determinato (80%; l’indagine prevedeva una possibilità di risposta multipla), somministrazione di lavoro (61%), a progetto (36%), apprendistato (30%), contratto di inserimento (22%). confrontarsi con le domande del territorio”. Anche il ministro del Lavoro Cesare Damiano dà i numeri e difende il Protocollo: “Ricaviamo 40 milioni di euro nei prossimi dieci anni per le imprese, che si sommano ad altri benefici, come la riduzione di circa 5 milioni per il costo del lavoro e l’introduzione del credito di imposta per stabilizzare lavoratori nel Mezzogiorno. In Italia ci sono 2,7 milioni di lavoratori flessibili, il 12% della forza lavoro occupata; siamo nella media Ue, ma da noi il periodo è più lungo ed è minore il tasso di conversione da tempo determinato a tempo indeterminato”. Ma la scelta del Governo di una stabilizzazione ex lege dei rapporti di lavoro, è contestata dagli imprenditori. Sulla Biagi: “La prima cosa che ho fatto quando sono diventato ministro, è stata quella di applicare la nuova normativa - rispetto alla quale conservo un atteggiamento laico - impedendo che si utilizzasse in modo distorto lo strumen- to del lavoro a progetto. Poi il convegno entra nel surreale, perché si arriva ad ipotizzare di discutere su qualcosa che non c’è o che, comunque, non ha introdotto grandi novità sul piano contrattuale: “Il lavoro a termine - conclude infatti il titolare del dicastero di Lavoro e Previdenza - risale agli anni Sessanta, i Co.co. co. sono uno strumento normato da Dini nel 1996, l’interinale è stato introdotto da una legge del ’97. Lo staff leasing è una novità, ma non c’è traccia di un suo utilizzo diffuso”. Chi rivendica ancora il valore assunto dalla contrattazione nella definizione di un Protocollo, che è il risultato di una mediazione alta, anche se non ha soddisfatto appieno tutti, è Fulvio Fammoni della segreteria nazionale Cgil: “L’intesa rinvia, nella sua parte applicativa, alla contrattazione tra le parti sociali: pensiamo al part-time, ai disabili, al job on call e allo staff leasing, alla norme sull’edilizia e sul lavoro agricolo; c’è poi il rinvio alla delega per i servizi per l’impiego e per quanto riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali”. Concorda Giorgio Usai, responsabile delle relazioni industriali di Confindustria: “La contrattazione è un fatto culturale acquisito, nessuno vuole passare alla repubblica sindacale, ricordiamo solo che nel nostro ordinamento abbiamo leggi contrattate”. Poi aggiunge: “Siamo vittime di un provincialismo che ci costringe nei confini nazionali, mentre oggi non siamo più soli e bisogna prenderne atto. Nella valutazione complessiva abbiamo firmato il Protocollo, ma certo non ci ha convinto il capitolo ‘Pensioni’, che è stato un affare tra Governo e sindacati: 7 miliardi di euro nei prossimi anni, per passare dallo scalone agli scalini, con effetti molto parziali per non disturbare 220 mila persone. E questo mentre tutti gli altri Paesi europei innalzano l’età pensionabile”. Ilario Bruno Hanno detto: Maurilio Verna (presidente Ance Piemonte) “Bisogna intervenire per capire dove sono i confini tra l’edilizia vera e quella che tale non è. L’edilizia abitativa, residenziale e ristrutturale è ormai in mano a grandi società, controllate da banche, finanziarie, assicurazioni, che appaltano in maniera indiscriminata ad ogni tipo di imprese senza richiedere requisiti che per noi sono fondamentali. Ci sono situazioni difficili da gestire e il massimo ribasso non è una soluzione, perché rappresenta una discriminazione delle imprese che lavorano meglio”. Sul dato riportato dal ministro Damiano (2800 cantieri chiusi e 190 mila lavoratori fatti emergere dal nero in soli 14 mesi) Verna ribatte: “Non contesto i numeri, ma voglio vederci chiaro, bisogna leggere dietro le cifre. se facciamo un’analisi della situazione, si comprende che certe imprese sono uscite dal nero per usufruire di contributi, che altrimenti avrebbero perso. Ma questo sistema di emersione non è corretto, nei confronti delle aziende che hanno sempre pagato”. Infine, pone in relazione la situazione registrata in edilizia con quella relativa alle grandi infrastrutture: “Sono in mano a general contractor e municipalizzate, che si aggiudicano le commesse. Il nero nasce da queste situazioni.” Alberto Rinero (Gruppo Alpitour) “Certi modelli funzionano e noi li abbiamo applicati, ma forse pochi conoscono la legge Biagi e la criticano senza averla letta.” Una provocazione, quella di Alberto Rinero del Gruppo Alpitour, che cade come un macigno nella sala gremita di imprenditori. “Noi operiamo nel mondo dei servizi, influenzato da fatti che travalicano la logica tayloristica - spiega il direttore legale e societario del noto tour operator -. Il mercato sta cambiando violentemente e dovremmo imparare dagli altri partners europei che hanno un approccio culturale diverso”. Conclude con un invito: “Occorre dimostrare un atteggiamento aperto, innovativo, per trovare meccanismi idonei. Ricordo che gli interinali e i lavoratori a progetto, per noi operatori del terziario avanzato, non rappresentano più del 2-5%”. Michele Adit (Metis Spa, Agenzia per il lavoro) Metis dal 2001 ha dato lavoro a 213.000 persone (17.000 nel solo mese di settembre 2007); di questi il 60% ha un’età compresa tra i 20 e i 30 anni; il 30% è confermato dopo la prima missione, mentre dopo la terza in genere l’80% viene assorbito dall’impresa. Un dato socialmente significativo: negli ultimi tre anni, gli over 50 da reinserire sono saliti dal 6 al 10%. La Biagi è stata una legge fortemente innovativa. Lo staff leasing (la Metis ha 400 contratti) si applica solo a certe categorie ben definite di imprese: i lavoratori assunti con questo contratto sono stati complessivamente 1660 (peraltro l’80% - come risulta da fonti Inps – assunti a tempo indeterminato) a causa della forte pressione da parte della Cgil di contrasto ideologico ad uno strumento che ha, in realtà permesso di fatto la regolarizzazione di lavoratori precari. Gennaio 2008 Primo Piano la legge biagi allo specchio di Ilario Bruno Adolfo Zanlungo, storico responsabile dell’Ufficio Sindacale dell’Unione Industriale di Cuneo, da qualche mese è il vice direttore dell’associazione. Dottor Zanlungo, Confindustria concorda con il fatto che la Biagi sia stata una vera rivoluzione per il mercato del lavoro? Non si enfatizza un po’ troppo l’effetto taumaturgico della legge? “La riforma Biagi non è stata una vera rivoluzione in senso ampio, perché elementi di flessibilità nel mondo del lavoro erano già presenti da tempo, soprattutto dall’introduzione del pacchetto Treu. è indubbio, però, che la riforma abbia raccolto in sé numerosi spunti: introduzione di nuove forme contrattuali, ridisciplina di tipologie contrattuali già presenti ma non completamente normate, introduzione e riorganizzazione degli strumenti legati alla ricerca di occupazione… Se non è stata una rivoluzione, certamente è stata uno strumento ricco ed articolato che ha dato un forte impulso al mercato del lavoro”. Gli strumenti contrattuali previsti dalla Biagi hanno avuto un impatto positivo e utile, in concreto, per le imprese del Cuneese? Qual è stata la novità più evidente, considerando che l’interinale risale al 1997? “Ci sono stati molti elementi di novità interessanti, ma posso citarne due su tutti: il job on call, per esempio, adesso è stato per buona parte abrogato, eppure è stato uno strumento contrattuale in grado di rispondere alle esigenze di flessibilità delle industrie, soprattutto nell’ambito della manutenzione, nonché nel comparto del terziario e del turismo che hanno una fortissima esigenza di flessibilità ‘dell’ultimo minuto’. Un’altra novità interessante è stato il contratto a progetto, che ha rimesso ordine nelle collaborazioni coordinate e continuative”. Apprendimento professionalizzante: dopo lunghe attese e il varo della legge regionale a che punto siamo? Nessuna rivoluzione ma molti spunti positivi Elementi di flessibilità nel mondo del lavoro erano già presenti da tempo. Però la riforma ha il merito di aver introdotto nuove formule contrattuali e strumenti per la ricerca di occupazione, dando forte impulso al mercato Il presidente di Confindustria Cuneo Antonio Antoniotti apre i lavori del convegno del 7 dicembre scorso “L’apprendistato professionalizzante è uno strumento fondamentale per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, eppure sulla sua strada sta trovando molti ostacoli non sempre comprensibili. Le parti sociali hanno accolto l’invito della Legge Biagi e lo hanno normato nei singoli Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, ma la competenza regionale in ambito formativo ha in qualche caso scompigliato le carte e, a seconda dell’orientamento politico regionale, gli interventi territoriali sono stati in molti casi fortemente vincolanti, in altri una ulteriore spinta per un uso sempre più ampio di questo strumento. La no- stra Regione, dopo un lungo periodo di tentennamenti, sta avviandosi in una direzione che dovrebbe aiutare le aziende a valorizzare sempre di più questo strumento, prevedendo anche la possibilità di effettuare la formazione in azienda, che è sicuramente molto più specifica rispetto ad un generico corso esterno che non sempre è all’altezza delle esigenze aziendali perché il gruppo di studenti non è omogeneo o gli argomenti trattati non sono sempre perfettamente corrispondenti alla mansione che l’apprendista deve svolgere”. Ha anche lei l’impressione che il legislatore, in Italia, ponga troppi paletti perché il sistema delle relazioni sindacali è inceppato? “A livello nazionale ci sono alcuni segnali che fanno pensare ad un momento difficile delle relazioni industriali, tanto che in molti sono convinti che la stessa contrattazione collettiva vada ripensata. A livello territoriale, però, queste relazioni funzionano grazie ad un rapporto di fiducia reciproca e di dialogo che negli anni si è consolidato. Mi auguro che il legislatore e le parti sociali demandino sempre di più alla contrattazione collettiva, anche territoriale o aziendale, perché solo chi ‘vive’ l’azienda può capirne le dinamiche e trovare le soluzioni più adatte per far fronte alle esigenze aziendali trovando il giusto equilibrio con la soddisfazione dei lavoratori”. Il ministro Damiano dice che dopo alcuni contratti a termine della durata complessiva di alcuni anni è logico passare alla stabilizzazione del rapporto. Le imprese pare non concordino con una stabilità fissata dalla legge… “Ci sono aziende che hanno la stretta necessità di operare su contratti a termine perché la loro attività è legata a commesse non programmabili e soprattutto di intensità ciclica che comportano un forte aumento di organico nei periodi di maggior afflusso di lavoro ma che poi, nei momenti di calo di lavoro e riduzione di commesse, diventerebbe un costo difficilmente sostenibile. Al di là delle aziende stagionali, sono molte le aziende che hanno attività con andamenti molto condizionati dal mercato e non prevedibili, pertanto necessitano di costante flessibilità per poter sopravvivere; il tetto dei 36 mesi per queste aziende è fortemente penalizzante. In altri casi, invece, il tetto dei 36 mesi è assolutamente ininfluente, perché nelle aziende che hanno un’organizzazione della produzione più stabile e programmabile, l’utilizzo del contratto a termine è una semplice modalità di ingresso in azienda, se i lavoratori operano in modo positivo è tutto interesse dell’azienda confermarli a tempo indeterminato. Infatti, sia per quanto concerne i contratti a termine che per le assunzioni di lavoratori temporanei (o somministrati), le statistiche ci dicono che moltissimi vengono confermati nell’arco di tre missioni al massimo”. Non crede che le misure introdotte a sostegno del reddito e la totalizzazione dei contributi contribuiscano a passare da una situazione di precarietà ad una di vera flessibilità nel mondo del lavoro? “Sicuramente questi strumenti possono aiutare a vivere in modo più sereno il passaggio tra differenti rapporti di lavoro. Avere a disposizione un sostegno al reddito congruo e la possibilità di totalizzare i contributi versati a qualunque titolo senza avere penalizzazioni pensionistiche aiuta certamente a vivere con minore ansia i periodi di non lavoro, ma non dobbiamo dimenticarci che ci sono altri due elementi fondamentali perché si smetta di parlare di precarietà per passare al concetto di flessibilità: una buona rete di enti ed agenzie a disposizione per l’aiuto nella ricerca di una nuova occupazione e, soprattutto, la disponibilità a migliorare le proprie competenze attraverso corsi di formazione professionale”. STRUTTURE IN C.A.P. E C.A.V. PER USO INDUSTRIALE, ARTIGIANALE E AGRICOLO E-mail: [email protected] Sito: www.edilkap.com Numero verde: 800/278320 STABILIMENTO E UFFICIO TECNICO: Via San Martino n.°70-12032 BARGE (CN) Tel. 0175/345086 Fax. 0175/343555 UFFICI COMMERCIALI: Via Cavallotta n.°10-12032 BARGE (CN) Tel. 0175/346432 Fax. 0175/346666 Via Filadelfia n.°109-10137 TORINO Tel. 011/3242296 Gennaio 2008 Pari Opportunità/6 donne in uniforme Divisa e gonnella Il difficile binomio Nelle fila dell’esercito la componente femminile ha raggiunto il 50% degli arruolamenti, eppure alcuni vecchi stereotipi sono ancora in voga Foto di gruppo di alcune donne in unforme con la conisgliera provinciale di pari opportunità Anna Mantini La legge 380 del 1999 ha dato alle donne l’importante “pari opportunità” di poter entrare nelle Forze Armate. Un’opportunità che loro hanno saputo cogliere al volo, creando una nuova professionalità, indossando al meglio uniforme e stellette. Le donne che scelgono di indossare una divisa sono sempre di più, fino ad arrivare - per quanto riguarda l’Esercito - al 50 per cento degli arruolamenti. Ma qual è il ruolo femminile in ambiti che fino a qualche anno fa erano monopolio dei maschi, come viene vissuto dalle donne stesse, dai loro colleghi uomini e dalla società nella quale sono chiamate ad operare indossando una divisa? Per scoprire come va il mondo in uniforme che tende al rosa, alla fine di novembre è stato organizzato il convegno: in egual misura tra il Nord, il Centro ed il Sud d’Italia. Una considerazione che evidenzia come la decisione di arruolarsi è sempre più una scelta sentita e consapevole e non solo un modo per arginare la disoccupazione. Forte di questa considerazione, il convegno ha voluto anche essere un momento di formazione e informazione verso i giovani che intendono trovare una strada per il loro futuro, e lo ha fatto attraverso il dibattito e le relazioni degli ospiti, ma anche con la distribuzione di depliants, rispondendo così a dubbi e perplessità. E i più interessati erano proprio le ragazze. ”Le donne che hanno già intrapreso questa carriera - ha sottolineato Anna Mantini - sono delle pioniere ed apriranno la strada ad altre colleghe. Perché se molti ”Donne in uniforme. Nuove professionalità femminili al servizio della collettività”, promosso dalla consigliera di parità provinciale Anna Mantini in collaborazione con l’Esercito italiano e la Provincia di Cuneo. Il tutto nell’ambito delle iniziative a sostegno dell’anno europeo per le pari opportunità per tutti. Quello che è scaturito dagli interventi del mattino e dalla tavola rotonda del pomeriggio, è un quadro molto positivo del lavoro svolto dalla donna e anche dall’impatto sociale che ha avuto la sua entrata in un mondo da sempre considerato monopolio maschile. Credono maggiormente nelle istituzioni e sono più propense a correre rischi calcolati. Determinate e con un grado maggiore di istruzione rispetto ai colleghi maschi, hanno un alto senso del dovere e del sacrificio. Sono le caratteristiche del “nuovo esercito” formato da sole donne, che anno dopo anno sta conquistando le Forze Armate e le Forze di Polizia ad ordinamento civile, senza dimenticare il ruolo della donna nell’ambito della polizia locale, dei vigili del fuoco e nel corpo della polizia penitenziaria. La legge del 1999 ha permesso all’Italia di mettersi in pari - da questo punto di vista - con l’Europa. Nello stesso momento ha sopperito all’abolizione della leva volontaria da parte degli uomini che, inevitabilmente ha portato ad un calo di adesioni da parte dei ragazzi. Le ragazze che scelgono la carriera militare, diversamente da ciò che accade per i colleghi maschi, sono distribuite quasi passi sono già stati fatti, altri bisogna ancora farne affinché la donna venga giudicata per quello che vale e non attraverso stereotipi o vecchie considerazioni. Per essere ritenuta brava, la donna deve lavorare sempre un po’ di più rispetto ai colleghi maschi. Se un uomo sbaglia, viene giudicato in base alla sua azione. Se ad essere in errore è una collega allora il giudizio è più severo e lo si ritiene quasi normale che possa sbagliare, visto che è una donna”. Al convegno ha portato il suo saluto il questore Leonardo Lavigna, che ha ricordato le difficoltà incontrate - anche a carattere logistico - quando nel 1981 le prime donne entrarono a far parte della Polizia di Stato. Un saluto e un augurio è stato fatto anche dal tenente colonnello della Guardia di Finanza Maurizio Santagati, mentre un simpatico intervento è stato quello dall’inatteso generale dell’Arma Giorgio Tesser. “La vita quotidiana delle donne - ha detto - è ben rappresentata da quello spot pubblicitario in cui si vedono le mamme che prima di andare a prendere i figli a scuola si caricano con la danza Maori. Come un giocatore di rugby che sta per affrontare una dura e importante partita”. “Voi con la vostra divisa - ha sottolineato l’assessore provinciale Simona Rossotti rappresentate quei valori di cui, oggi più che mai, i giovani hanno bisogno di vedere e di sentire”. I servizi di pagina 6 e 7 sono di nadia muratore corpo forestale dello stato “Non è una donna, è il mio comandante” s. di Dalmasso L. & C. s.n.c. SISTEMI DI SICUREZZA ANTIFURTI VIDEO CONTROLLI CASSAFORTI A R M A D I B L I N D AT I ARMADI IGNIFUGHI 12084 MONDOVÌ (CN) - Corso Italia, 6 Tel. 0174. 55 41 07 - Fax 0174. 48 17 56 - cell. 348 7247543 Stefania Belmondo, assistente del Corpo Forestale dello Stato e Chiara Arnaudo, vicequestore aggiunto e vice comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato sono due donne-simbolo. Stefania Belmondo, indossando la divisa è stata pluricampionessa della faticosa disciplina dello sci di fondo, tenendo alta la bandiera dell’Italia nel mondo. Ricorda la scelta difficile di una giovane e promettente atleta che però doveva pensare anche al futuro. “Lo sci di fondo era la mia passione ma sapendo che non avrei potuto gareggiare per tutta la vita, ho dovuto pensare anche al mio futuro senza sci. Quando ho iniziato a gareggiare il Corpo Forestale dello Stato era l’unico aperto anche alle donne. Ho portato la divisa con orgoglio quando vincevo le gare e poi con molta disponibilità ho imparato il mestiere vero, che in realtà mi piace e mi appassiona molto. Se sono diventata una campionessa è anche merito della divisa che indosso, che mi ha fatto seguire la mia strada da sportiva con maggior sere- Chiara Arnaudo nità. Vedo sicuramente un certo stupore nelle persone che incontro, magari proprio mentre stiamo lavorando, quando sotto il cappello riconoscono il mio volto. Forse proprio per questa mia popolarità sono stata avvantaggiata e devo dire che anche i colleghi sono sempre stati molto disponibili con me”. Chiara Arnaudo è stata tra le prime quattro donne in Italia ad indossare una divisa. Insomma una vera pioniera. “Era il 1981 ed eravamo proprio delle rarità. Sono entrata nel Corpo Forestale dello Stato per caso, vincendo un concorso. Poi questo lavoro mi ha appassionato, nonostante le difficoltà di essere donna che si sono fatte sentire soprattutto nei primi periodi. Avere un superiore in gonnella non era, per molti, facile da accettare. Ricordo che per i colleghi maschi era un divertimento lasciarmi indietro durante le camminate nei boschi ma poi mi rifacevo a tavolino, con una buona conoscenza delle leggi e del territorio e una grande pazienza nel confrontarmi con gli altri. Quando uscivamo per lavoro notavo che le persone preferivano rivolgersi ai colleghi uomini e si stupivano se poi questi chiedevano il mio parere. Ho capito di aver raggiunto la parità quando il mio autista, durante un diverbio con un automobilista, riferendosi a me disse deciso: ”Lei non è una donna, è il mio comandante”. Lì ho capito di aver superato la barriera dei generi. Le difficoltà nell’avere una famiglia da accudire ci sono e a volte basterebbero piccoli accorgimenti per aiutare le donne, tutte le donne che lavorano. Per esempio basterebbero orari più elastici dei negozi, per non ritrovarsi alla sera senza aver fatto la spesa perché la bottega era già chiusa”. Gennaio 2008 Pari Opportunità/6 esercito italiano vigili del fuoco Monica Colombo, tenente dell’Esercito, è ricercatrice in Comunicazione presso la scuola di Applicazione e istituto di studi militari dell’Esercito. “Quando ho detto ai miei genitori che volevo partecipare al concorso per entrare nell’Esercito, non hanno commentato più di tanto la mia scelta. Credo fossero sicuri che non lo avrei passato”. Invece Monica Colombo, psicologa, tenente dell’esercito italiano, non solo ha coronato il suo sogno di indossare la divisa ma ricopre anche un ruolo - insieme a tanti suoi colleghi maschi e femmine - molto delicato. La sua missione è quella di portare il supporto psicologico alle famiglie dei soldati feriti o deceduti, nonché dare un aiuto a chiunque lo richieda, dai militari ai suoi familiari. “Sono stata la prima in famiglia a scegliere la carriera militare, non padre o nonni con la divisa. Per i miei genitori lo scoglio più grande da superare è stata la distanza, per il resto non ho avuto problemi. Certo Una donna che indossa la divisa dei Vigili del fuoco è veramente una rarità. Non esiste in provincia di Cuneo una ragazza che abbia fatto questa scelta come lavoro, diventando quindi uno dei tanti vigili permanenti della Granda. La situazione cambia leggermente se si parla di volontarie: in tutto il Cuneese ce ne sono appena sei. Hanno un lavoro, fanno una vita normale ma al primo squillo di emergenza sono pronte a partire e a unirsi ai colleghi volontari e permanenti. “Ognuno di noi - spiega Michela Milanesio operativa a Bra - ha il suo ruolo nell’ambito di un intervento, e se è vero che i colleghi maschi possono contare su una maggior forza fisica, io ho meno problemi di altri a salire una scala fino ad altezze vertiginose. è come se nella squadra, anche in maniera non esplicita, ognuno di noi si fosse ritagliato un ruolo per guardia di finanza “Per il mio ruolo “La forza fisica “Saper ascoltare è più adatta una non è tutto nel perché c’è sempre figura femminile” dare soccorso” da imparare” Monica Colombo ha la missione di offrire supporto psicologico alle famiglie dei soldati feriti o deceduti è molto difficile mantenere una vita privata ma con un po’ di buona volontà si può fare tutto. Non ho trovato discriminazione in ambito lavorativo, anche perché attualmente nel mio ruolo sono presenti più donne che uomini. Tutti prestiamo un ottimo servizio e non ho mai notato che qualcuno si rivolga più volentieri ad un collega maschio rispetto a me o ad altre colleghe. Poi forse, almeno in certi momenti, per esempio quando supportiamo le famiglie dei caduti, la figura femminile sembra essere più indicata”. dare il meglio. Dopo il primo impatto e la normale curiosità dei colleghi, non ho trovato alcun problema con i colleghi uomini”. “Entrare nei Vigili del fuoco mi ha veramente cambiato la vita - commenta Federica Invernizzi - dato che proprio nei vigili ho trovato un ragazzo che poi è diventato mio marito. Sono entrata a far parte dei pompieri per caso: una sera il responsabile della mia zona mi ha riferito che stava iniziando un corso per i volontari, così ho provato. Durante il periodo di formazione i colleghi uomini tifavano per me durante le prove e non ho mai notato insofferenza nei miei confronti. Credo che durante un intervento una figura femminile possa essere più rassicurante nel caso in cui ci siano dei bambini da soccorrere o anche solo per confortare e supportare anche psicologicamente chi in quel momento ha bisogno di aiuto”. Michela Milanesio e Federica Invernizzi Maria Carmen Marone è tenente della Guardia di Finanza, nella Tenenza di Fossano. Unica donna a capo di una Tenenza della Guardia di Finanza in provincia Cuneo, il tenente Marone ha una sua particolare ricetta per operare al meglio nel ruolo di grande responsabilità che ricopre da alcuni anni. “Oltre ad essere una donna sono anche molto giovane. A soli 26 anni, come primo incarico, mi sono trovata al comando di una Tenenza dove ci sono finanzieri che da anni fanno questo mestiere, conoscono alla perfezione il territorio e sanno come trattare con le persone. Immagino che il mio arrivo abbia portato un po’ di scompiglio, anche se non ho mai notato diffidenza nei miei confronti. Ho subito capito che se volevo lavorare al meglio dovevo essere preparata ad affrontare ogni difficoltà, ogni richiesta che mi veniva rivolta. Bisogna quindi studiare, essere preparati sulle varie materie che vengono affrontate e poi ascoltare gli Secondo Maria Carmen Marone, unica donna a capo di una Tenenza nella Granda, bisogna essere preparati e umili altri con la massima umiltà, sapendo che c’è sempre qualcosa da imparare. Sapere che i militari si rivolgono a me per sapere come agire, è una grande responsabilità, che spero di affrontare al meglio con impegno costante e la volontà di imparare sempre e da chiunque, senza aver paura di chiedere consiglio. Molto difficile è mantenere una certa vita sociale ma devo dire che io sono avvantaggiata, dato che il mio fidanzato fa il mio stesso mestiere, per cui viene più facile capirci ma anche consigliarsi”. polizia di stato “C’è meno diffidenza con i colleghi giovani” I due vicequestori aggiunti della Polizia di Stato Rosanna Minucci e Ivana Rossi sono la prima, dirigente Digos, la seconda dirigente divisione Pas e ufficio immigrazione. Operano entrambe presso la questura di Cuneo ed insieme, proprio nel 2007, festeggiano 41 anni nella Polizia: 20 per la dottoressa Rossi e uno in più per la collega Minucci. Simili gli anni di servizio, quasi identiche le difficoltà incontrate nell’ambito di un lavoro prettamente maschile. “Non è facile conciliare famiglia e lavoro - ha detto il vicequestore Rossi -. Ormai i miei figli si sono abituati e quando mi vedono nello studio di casa sono i primi a dire: ‘silenzio, la mamma lavora’. I primi tempi, quando una donna in divisa era veramente una novità, ci sono state difficoltà nel rapporto con i colleghi uomini ma le nuove generazioni tendono a superare la ‘diffidenza’ verso di noi. Nel mio ruolo ho spesso a che fare direttamente con gli utenti e devo dire che essere donna aiuta a stabilire certi rapporti di fiducia e confidenza, soprattutto per quanto riguarda gli extracomunitari Domenica 13/01/08 alle ore 15.30 presso la Boutique della Sposa di Bene Vagienna Sfilate I vicequestori aggiunti Rosanna Minucci (a sinistra) e Ivana Rossi che si rivolgono alla questura. Ricordo con piacere uno straniero che fece arrivare la sua famiglia a Cuneo e poi venne a ringraziarmi con le lacrime agli occhi”. Rosanna Minucci è esperta di arti marziali e, indossando i colori della Polizia di Stato ha disputato diverse gare. Forse per questo non ha timore di combattere gli stereotipi che possono avere ancora radici forti in un ufficio come il suo, dove non esistono orari per un tipo di investigazione meno appariscente di altre, ma che non ha mai pause. “Quando sono stata in maternità - ricorda Minucci - so che alcuni colleghi dissero: ‘Finalmente un capo con i pantaloni’. Senza capire che la bravura può anche portare la gonna. Ho avuto molte difficoltà per il mio essere donna e ancora oggi non è facile trovare il giusto equilibrio. La mia ricetta è quella di darsi delle priorità, lavorando sodo, senza mai indietreggiare se si sa di essere nel giusto. Conciliare i tempi lavorativi con quelli della famiglia non è sempre facile: conta molto avere un marito che, nel mio caso, ha saputo comprendere la mia passione per il lavoro. Essere una poliziotta era il mio sogno fin da bambina e se per stare vicino ai miei, posso rinunciare ad allontanarmi da Cuneo per far carriera, appendere la divisa sarebbero un dispiacere troppo grande”. di presentazione Nuova collezione 2008 abiti da sposo e da sposa ingresso libero Tel. 0172 655255 www.boutiquedellasposa.it Gennaio 2008 Dalla Provincia il piano triennale Istituzioni unite per le scuole della Granda di Fabrizio Brignone Più di venti milioni di euro saranno destinati all’edilizia scolastica sul territorio della Granda: la Provincia ha presentato a inizio dicembre il piano triennale 20072009 per gli interventi di messa in sicurezza, accessibilità e adeguamento alle nuove esigenze scolastiche. L’iniziativa è interamente finanziata, secondo quanto riferito dall’ente: i fondi sono della Provincia, ma anche della Regione, dello Stato e della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. “È un intervento molto importante e in cui crediamo molto - spiegano il presidente della Provincia Raffaele Costa e l’assessore al bilancio e all’edilizia scolastica Giuseppe Rosciano -, abbiamo lavorato a lungo e c’è stato un grande impegno da parte degli uffici. Siamo tra le prime Province in Italia a mettere a punto un piano ampio e completo come questo, nonostante sia passato oltre un decennio dall’entrata in vigore della normativa che assegna l’edilizia scolastica alle competenze della Provincia. Si tratta di un importante esempio di una programmazione triennale che valorizza e ottimizza le risorse di Stato e Regione sulla base della legge 23 del 1996 insieme a quelle delle fondazioni bancarie, in particolare della Fondazione Crc, da sempre molto vicina alle esigenze di messa in sicurezza degli edifici scolastici della Granda. Sono interventi di carattere edilizio che rappresentano un importante sostegno all’attività didattica e più in generale sociale per tutto il territorio cuneese, perché andrà a vantaggio delle nuove generazioni”. Con la legge 23 la Provincia ha assunto in totale la gestione di circa 60 edifici scolastici destinati alle scuole di secondo grado, con un numero di studenti che varia da 150 a 900 unità per ciascun istituto: un grande patrimonio immobiliare, quindi, che presenta anche notevoli costi per la manutenzione. Quest’ultima però non può essere rimandata né trascurata, dato che ne va della sicurezza dei giovani che frequentano quelle scuole. “Il ringraziamento va ai tecnici che hanno predisposto questi progetti negli ultimi mesi - aggiunge Enzo Novello, responsabile dell’area lavori pubblici della Provincia - permettendoci così di defi- Da sinistra: Enzo Novello, Ezio Falco, Raffaele Costa, Giuseppe Rosciano Regione Piemonte, Provincia, Stato e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo destinano 21,6 milioni nire un quadro complessivo dei lavori da realizzare per adeguare gli edifici scolastici della Granda sul piano normativo”. “La nostra Fondazione - sottolinea il presidente della Crc, Ezio Falco - considera l’ambito educazione-istruzione-formazione tra quelli rilevanti e prioritari: nel 2007 abbiamo destinato al settore interventi per oltre cinque milioni di euro, e nel prossimo esercizio prevediamo di aumentare ancora, con il sostegno a interventi infrastrutturali indispensabili e con la collaborazione attiva a iniziative di formazione, rapporto scuola-impresa-territorio, rafforzamento della cultura della legalità e della solidarietà. Anche in questo caso siamo parte attiva in un disegno organico che ci vede fare sistema con le altre istituzioni, per il bene dei nostri giovani”. “Possiamo esprimere soddisfazione per il progetto - è il commento di Pier Franco Blengini, presidente Ance Cuneo e membro del consiglio generale della Fondazione Crc -, che presenta cifre notevoli ma anche una molteplicità di interventi, e soprattutto rimane il fatto che si tratta soltanto di manutenzione di vecchi edifici (che in certe situazioni presentano una necessità davvero forte di intervento) e non ci sono nuove realizzazioni. Per certi versi è un atto dovuto nei confronti degli studenti della Granda”. il progetto 33 interventi in tre anni Sono 33 i progetti per lavori che interesseranno 29 edifici scolastici, tra le superiori della Granda: un piano completo, che mette insieme risorse da quattro tipologie di finanziamenti e che al termine di un triennio porterà tutte le scuole ad avere il Certificato prevenzione incendi (che attesta le condizioni di sicurezza di uno stabile). L’ammontare complessivo si attesta a 21,6 milioni di euro in tre anni. Ecco quali saranno le voci di finanziamento: 7,4 milioni di euro provengono dai fondi dalla legge 23-1996, 5,9 da proventi patrimoniali (in particolare da beni immobili destinati a tale settore e venduti dalla Provincia), circa 5,7 dalle intese istituzionali con la Regione per specifici interventi; a questi si aggiungono 2,6 milioni di euro in erogazioni dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Con queste quattro diverse risorse verranno finanziati rispettivamente 15, 6, 4 e 8 interventi, per un totale di 33 lavori, che avranno quindi un importo medio intorno ai 650.000 euro; al momento la progettazione è preliminare per tutti i lavori e definitiva per alcuni, frutto dei lavori degli uffici tecnici della Provincia che hanno seguito e seguono l’intero piano. Tra i lavori in programma, alcuni spiccano per consistenza: in dettaglio, per il secondo e il terzo lotto della nuova sede del liceo artistico ad Alba nell’ex caserma Govone verranno spesi 3,5 milioni di euro; lavori da 2,5 milioni euro sia per la nuova localizzazione del liceo scientifico “Vasco” a Mondovì sia per il secondo lotto dell’istituto d’arte “Bertoni” a Saluzzo; costeranno circa 2,4 milioni di euro i diversi lavori per l’istituto tecnico agrario a indirizzo enologico “Umberto I” di Alba; 1,7 milioni di euro le spese per il “Vallauri” di Fossano. Gennaio 2008 Dalla Provincia aspettando l’asti-cuneo di Ilario Bruno Per la storia, ormai venticinquennale, dell’autostrada Asti-Cuneo, il 2007 è stato un anno tormentato, di alti e bassi, vissuti tra lo sconforto e nuove speranze dagli amministratori e dalle forze economiche e sociali che, nonostante tutto, hanno continuato a credere che un sogno potesse diventare realtà. L’anno si era dunque aperto presentando una situazione di stallo, con una contrapposizione dura tra il Governo e l’Aiscat a causa dei vincoli posti alle concessionarie dall’ormai famoso articolo 12 della Finanziaria dal ministro per le Infrastrutture Di Pietro. Una contrapposizione che, per l’Asti-Cuneo, si concretizza nella restituzione al mittente, da parte della società di progetto, della bozza di convenzione. Intanto l’apertura di cinque lotti di autostrada costruiti dall’Anas, già posticipata dall’autunno a febbraio, slitta ancora di qualche settimana. In questo clima incandescente il presidente della “Asti-Cuneo Spa”, Agostino Spoglianti interviene in prima persona, con un’intervista esclusiva a “Provincia Oggi”, per mettere alcuni punti fermi: c’è la disponibilità a trattare - dice in sostanza il numero uno della società - ma la cosa dev’essere reciproca; in particolare Spoglianti rivendica il diritto a concludere una Nel 2007 più passi avanti che indietro Dallo stallo di inizio anno, con il braccio di ferro tra Governo e Aiscat, si è arrivati alla vigilia dell’ultimo atto prima del via libera: la firma della Corte dei Conti convenzione che tenga conto delle condizioni alle quali il consorzio di imprese che detiene il 65% del capitale sociale della società, ha vinto una gara pubblica. I tempi sono maturi per “tirare in barca le reti”, possibilmente con qualche risultato: è passato infatti un anno dalla costituzione della società, ben quattro dalla pubblicazione del bando per la gara europea e manca ancora la firma del ministro all’Economia sulla nuova bozza di convenzione predisposta. Non si escludono i rimedi estremi, come il ricorso all’autorità giudiziaria per difendere diritti acquisiti, anche se si auspica ancora una soluzione concordata, per porre fine al contenzioso. Ad aprile la Guardia di Finanza sequestra un tratto di uno dei due lotti in procinto di essere inaugurati dal ministro Di Pietro, per “verifiche tecniche” sul manto di asfalto. L’inconveniente ritarda l’apertura. Il presidente Aiscat Fabrizio Palenzona, a Cuneo, rincara la dose: “La spesa del non fare è superiore a quella del fare”. Il messaggio è chiaro, il destinatario pure. Ma siamo già in un clima svelenito dall’annuncio della firma della bozza di convenzione, fissato per il 7 maggio. La convenzione riguarda l’Asti-Cuneo, ma anche la Brebemi e la Pedemontana. Il vice presidente di Confindustria Piemonte, Maurilio Verna è soddisfatto, ma sempre cauto: “Ha vinto ancora una volta la pressione del territorio”. Il 23 maggio il Cipe approva la convenzione. Poi, a fine estate, dopo l’iter nelle commissioni parlamentari competenti, ci sarà il decreto, firmato un po’ a fatica dal ministro delle Finanze Padoa Schioppa, e l’invio alla Corte dei Conti. Ad oggi, dopo le osservazioni e la riapprovazione delle con- consigli di amministrazione La Provincia snellisce le società partecipate di Lorenzo Boratto La decisione (imposta dalla Finanziaria e da un decreto del Consiglio dei ministri dello scorso giugno) è stata presa a fine novembre, ma i risultati sono destinati a rimanere nel tempo. La Provincia di Cuneo è stata tra i primi enti pubblici locali che hanno deciso di snellire le 14 società per azioni e consorzi pubblici di cui è azionista. La Finanziaria prevedeva di adeguarsi alla nuova normativa per “contenere” i costi della politica. Così si sono ridotti i componenti nei Consigli d’amministrazione delle diverse partecipate. Le nuove direttive modificano gli assetti dei Cda anche per le società partecipate in forma indiretta. La disposizione, inoltre, vieta il rinnovo degli amministratori che, ricoprendo cariche analoghe nei 5 anni precedenti, abbiano approvato bilanci in perdita per 3 anni. Per la Provincia si è trattato di eliminare 49 consiglieri, con un risparmio di migliaia di euro, tenendo conto che le prestazioni dei nominati vengono pagate in forme diverse: stipendi annuali, Nella riduzione i rappresentanti di Confindustria in Acquegranda, Atl Cuneo e Alba sono stati tutti riconfermati Il palazzo della Provincia a Cuneo mensili o “gettoni” per le singole sedute. La legge prescrive la riduzione del numero dei membri fino ad un massimo di 3 consiglieri nelle società interamente pubbliche (con capitale sociale inferiore ai 2 milioni di euro) e ad un massimo di 5 consiglieri per quelle con capitale superiore ai 2 milioni di euro. Inoltre, è stato applicato il tetto massimo di 5 consiglieri di amministrazione di parte pubblica anche per le società miste, con una riduzione del numero dei membri espressi anche dalla parte privata. L’elenco delle riduzioni nelle società partecipate: Acquegranda, società mista, passa da 15 a 9 componenti; Acquedotto Langhe e Alpi Cuneesi, pubblica, da 9 a 5; Autostrada AlbengaGaressio-Ceva spa, mista, da 18 a 9; Comuni acquedotto Langhe Sud Occidentali (Calso), pubblica, da 9 a 5; Ente Turismo Alba Bra, mista, da 21 a 10; Società Traforo Ciriegia (Sitraci), mista, da 18 a 13. Altre società già ottemperano le disposizioni di legge e sono rimaste tali: Agengranda, Agenzia di Pollenzo, Aziende turistiche locali, Cresam, Creso, Fingranda, Geac e Miac. Da segnalare che in questa “sforbiciata” sono stati confermati tutti i rappresentanti espressi da Confindustria Cuneo. Nell’Atl di Alba, Bra, Langhe e Roero Federico Ceretto, in quella Cuneese Bruno Vallepiano, in Acquegranda Giancarlo Pascale. venzione da parte del Cipe, il decreto giace presso la Corte dei Conti, in attesa della registrazione che, da un paio di mesi, tutti danno per imminente. Chissà se la troveremo nella calza della Befana. Dopo questo passo, seguirà la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, quindi la decorrenza dei quattro anni previsti per l’ultimazione dell’opera. La stessa posa della prima pietra degli otto lotti di competenza dell’Asti-Cuneo Spa, dovrà fare i conti con le Conferenze dei servizi scadute, l’attraversamento di Alba con l’eventuale modifica dei progetti e la revisione della viabilità secondaria, di adduzione all’autostrada. Problemi spinosi. C’è però ottimismo dopo aver superato prove più difficili nel corso di un anno che presenta un bilancio positivo, ma che aveva costretto le parti coinvolte ad un avvio al cardiopalma. scuola cattolica Una associazione per quattro istituti di Gilberto Manfrin C’è un nuovo modo di pensare la scuola a Cuneo. L’associazione “Insieme per educare”, fondata nel 2001 dalla Diocesi e dalla Congregazione delle Suore di San Giuseppe, ha rinnovato nel 2007 il suo Consiglio di amministrazione, eleggendo come presidente don Elio Dotto. Un’associazione che nel prossimo anno scolastico gestirà quattro scuole paritarie della città, continuando a rinnovare il contributo educativo della Chiesa all’interno del mondo scolastico. “L’obiettivo che ci siamo posti è quello di realizzare una scuola d’eccellenza, ma non d’elite - afferma il vicepresidente Ferdinando Tempesti -; vogliamo aiutare i giovani nel loro sviluppo culturale e umano. I riscontri quotidiani con le famiglie ci dicono che siamo sulla strada giusta”. “Insieme per educare” si inserisce nel sistema pubblico dell’istruzione secondo il principio della sussidiarietà: “Assicuriamo alle famiglie che i loro figli trovino una sistemazione adeguata e formativa ben oltre il puro “Insieme per educare” è stata fondata dalla Diocesi di Cuneo e dalle Suore di San Giuseppe nel 2001 orario scolastico - aggiunge Tempesti -. Nel 2008/2009 per esempio, alla scuola dell’infanzia Andrea Fiore attiveremo la ‘sezione primavera’, che accoglierà i bambini da uno a tre anni. Una scuola non più vista come ‘parcheggio’, ma una reale base per assicurare un percorso unitario di crescita dei figli”. Tutti possono contribuire a sostenere le attività dell’associazione: “I contributi degli iscritti e il finanziamento pubblico non bastano per tutte le nostre attività - conclude Ferdinando Tempesti -; è possibile fare delle donazioni che sono detraibili dall’imponibile fiscale o destinare la quota del 5 per mille. Per continuare nella nostra opera”. 10 Gennaio 2008 La Pagina del Medico comunicazione pubblicitaria La mano nella nostra vita e la vita nella nostra mano La nostra rubrica mensile si occupa oggi delle neoformazioni della mano.è molto frequente la crescita nelle dita o nel polso di cisti artrogene o gangli. La loro insorgenza è spontanea o segue a traumi o distorsioni articolari anche non particolarmente gravi. Sono molto dolenti al nascere, quando si vedono ancora poco ma stanno aumentando di volume. Una volta evidenti, sono meno dolorose ma antiestetiche e limitanti i movimenti articolari. A volte si posso rompere a causa di traumi ma lentamente si riformano. L’ exeresi chirurgica, fatta con grande attenzione per salvaguardare i tessuti nobili vicini alla mano, non è a volte risolutiva, visto che in qualche caso la cisti puo' riformarsi. Fondamentale è la fisioterapia postchirurgica perchè le articolazioni tendono ad irrigidirsi e bisogna mobilizzarle precocemente. Altra cosa sono le cisti ossee che di solito nn danno alcun disturbo e vengono scoperte solo quando fratturano l’osso che le contiene. Tali neoformazioni sono da svuotare chirurgicamente per evitare appunto che danneggino troppo l’ osso. In alcuni casi possono crescere nella mano voluminosi lipomi, difficili da asportare perche inglobano tendini e nervi. Le neoformazioni della cute piu frequenti sono i nei e le verruche. Entrambi devono essere asportate con grande cautela per non lesionare strutture nobili sottostanti. Prossimamente parleremo dell’artrosi della mano Dott. Francesco Negro e-mail: [email protected] - sito: www.lamano.it I.P. Osteoporosi: cosa si deve fare per prevenirla Le ossa modellano il nostro corpo, ne sostengono il peso e ne consentono i movimenti. Noi non ce ne accorgiamo ma le nostre ossa non solo si muovono tra di loro grazie alle nostre articolazioni ma si “muovono” anche internamente. Non sono infatti statiche e inerti, ma sono vive. Nel loro interno esistono cellule attive che costruiscono(osteoblasti) e demoliscono l’osso(osteoclasti), rinnovandolo continuamente. Per mezzo di questo continuo ricambio del tessuto osseo chiamato “turnover osseo” il calcio viene costantemente aggiunto e rimosso, in un equilibrio naturale. Tale equilibrio comincia a venir meno nelle donne che si avvicinano alla menopausa ma anche negli uomini sopra i 65 anni d’età con conseguente progressiva riduzione della resistenza ossea e una sempre maggiore predisposizione alle fratture. Quindi contrariamente alle apparenze, il nostro scheletro, con le sue 203 ossa fra grandi e piccole, è una parte “viva” del nostro corpo. Basta osservare i cambiamenti che esso subisce nel corso della vita. Dalla nascita fino ai vent’anni circa lo scheletro cresce e si sviluppa. Le ossa aumentano di peso e di volume mentre assumono la loro forma adulta definitiva. La massa ossea aumenta. Alla fase di crescita segue una fase di consolidamento, che può arrivare fino ai 25-30 anni di età. Lo scheletro, senza più crescere, si irrobustisce ulteriormente raggiungendo il cosiddetto picco di massa ossea, cioè il livello massimo di contenuto di minerali. Più avanti, anche l’osso perderà lo smalto della giovinezza, e inizierà una lenta perdita di minerali scheletrici. Se il punto di partenza era un picco di massa ossea elevato, e se si prendono le corrette misure di prevenzione, si potrà arrivare a tarda età mantenendo una massa ossea nei limiti della norma. Se invece si scende al di sotto di questi limiti, si ha la cosiddetta osteopenia (carenza ossea). E se si scende ancora più in basso si può arrivare al livello dell’ osteoporosi (porosità ossea), che implica un aumentato rischio di fratture. Le donne, ad ogni età, hanno un valore di massa ossea inferiore a quello degli uomini. E questo è uno dei motivi per cui esse sono più degli uomini a rischio di osteoporosi. L’osteoporosi è una malattia che in molti casi si può prevenire, e questo obiettivo si può realizzare essenzialmente con l’informazione. Bisogna far conoscere a tutti - perché tutti siamo potenzialmente a rischio - i fattori di rischio per l’osteoporosi e quali sono le misure che possono aiutarci ad evitarla. Sono cose che dovrebbero essere conosciute e seguite da tutti, e in particolare dai giovani, che potranno in questo modo costruire uno scheletro più forte e robusto. Infatti, come abbiamo visto, la “qualità” del nostro osso si determina soprattutto nei primi 25-30 anni di vita, il periodo della crescita e dello sviluppo. Si può quindi dire che la vera prevenzione dell’osteoporosi deve iniziare fin da giovanissimi. Chi al termine dello sviluppo ha raggiunto un elevato picco di massa ossea avrà per tutta la vita un minor rischio di osteoporosi. Ma in ogni caso, meglio tardi che mai. A qualunque età possiamo fare qualcosa per il nostro osso, e per evitare che la nostra situazione peggiori in futuro. Quindi, le buone regole della prevenzione si possono mettere in opera a qualunque età. La prevenzione dell’osteoporosi ha tre cardini: 1. Ddieta ricca di calcio, adeguata all’età (latte, yogurt, formaggio e, se necessario, un integratore alimentare a base di calcio). 2. Moderata ma regolare attività fisica (la cosa più semplice è camminare di buon passo mezz’ora al giorno). 3. Normale disponibilità di vitamina D, che serve ad assorbire il calcio nell’intestino. La vitamina D si forma nella pelle per azione della luce del sole, per cui in genere basta un po’ di vita all’aria aperta per avere quella che ci serve. Per gli anziani può essere indicato un supplemento di vitamina D. Ci sono poi altre cose da fare, che dipendono in parte da noi e in parte dal nostro stile di vita. Possiamo, per esempio, ridurre l’uso di alcool e tabacco a limiti ragionevoli; possiamo evitare un’alimentazione troppo ricca di proteine e moderare il consumo di alimenti integrali ricchi di fibre che ci farebbero disperdere ulteriormente del calcio. Dott. Ioannis Latinakis I.P. Chirurgia estetica del volto: uno sguardo più fresco Gentile Dott. Alessandro Orefice, ci può spiegare che cosa è la blefaroplastica delle palpebre? “La blefaroplastica è l’intervento di chirurgia plastica-estetica che serve per ringiovanire il contorno occhi, ripristinando quell’equilibrio che il tempo ha fatto venir meno. Il procedimento chirurgico si basa sulla correzione dell’eccesso di pelle alle palpebre superiori quando sono cadenti, l’asportazione delle borse adipose ed il riposizionamento della pelle rilassata alle palpebre inferiori. Il fine è quello di ottenere uno sguardo più fresco, meno affaticato e quindi più giovane. Nella la visita prima dell’intervento, il chirurgo plastico esamina il paziente, valuta accuratamente la situazione locale ed illustra le possibili soluzioni. La tecnica chirurgica potrà cambiare da persona a persona, quindi si sceglierà la più idonea per avere il risultato estetico migliore ed il più vicino possibile alle aspettative del paziente”. Quale è l’età ideale e quando è indicato tale intervento? “I concetti moderni di chirurgia estetica del volto non sono più rivolti ad un ringiovanimento globale da sottoporsi raggiunta una determinata età, ma sono orientati verso una correzione settoriale, in grado di rallentare gli effetti della forza di gravità e del tempo. E’ logico perciò che non esiste un’età ideale, l’intervento di blefaroplastica è indicato per i pazienti che presentano segni di “affaticamento” del contorno degli occhi, quali borse sotto gli occhi e palpebre gonfie o cadenti, per motivi di natura costituzionale-genetica o per motivi d’età”. Ci descrive brevemente come viene eseguito l’intervento ed in quanti giorni siamo in grado di tornare ad una vita normale? “L’intervento viene eseguito in regime ambulatoriale di day surgery in anestesia locale, se necessario o desiderato con l’ausilio di una sedazione effettuata da un anestesista. Il tempo operatorio è di circa un’ora, dopo di che si potrà tornare a casa accompagnati. Il giorno dopo sarà presente un certo gonfiore, che tenderà a scomparire in pochi giorni. Il ritorno alla vita sociale è molto individuale, generalmente sono sufficienti dai cinque ai sette giorni. Con l’ausilio d’occhiali da sole si è in grado di riprendere la normale attività al terzo giorno”. Tante persone manifestano il timore di cambiare troppo o di cambiare “sguardo”, come può tranquillizzarci e che consigli ci offre? “Effettivamente è un timore presente in molti di noi; capita spesso di vedere aspetti estremamente “plastici” di alcune soubrette televisive, ma ricordo che labbra così gonfie, seni così prorompenti o zigomi così pronunciati, sono espressamente richiesti per cambiare volontariamente l’aspetto. Nel caso di blefaroplastica, lo scopo non è quello di cambiare, ma quello di ridare armonia. I miei pazienti mi raccontano che, dopo l’intervento, persone che frequentano quotidianamente non pensano assolutamente che si sono sottoposti ad una blefaroplastica, ma gli dicono semplicemente: “ come stai bene!”, “ ma come sei riposato!”, “ sei stato in vacanza?”. Questo per spiegarvi che lo sguardo non cambia, tanto meno l’aspetto”. Qual è l’iter per sottoporsi ad una blefaroplastica, sono necessari accertamenti? “Come già detto è fondamentale una visita preoperatoria, in tale occasione verranno richiesti gli esami diagnostici necessari, che sono i comuni esami del sangue pre-operatori ed un elettrocardiogramma. Alla visita successiva viene così valutato lo stato di salute e viene confermata l’idoneità all’intervento. Sarà necessario sottoporsi a terapie mediche che prevedono una terapia antibiotica da iniziare almeno 24 ore prime dell’intervento e una terapia anti-infiammatoria ed analgesica da sottoporsi nel post operatorio”. I risultati dell’intervento si vedranno subito e per quanto tempo durano? “Diciamo che non appena svanito il gonfiore e l’ecchimosi, il paziente sarà già più che soddisfatto, anche se in realtà il risultato definitivo sarà evidente dopo alcune settimane, tempo necessario per la completa cicatrizzazione dei tessuti. La durata del risultato è molto stabile negl’anni, è ragionevole che dopo quindici anni, il contorno occhi precedentemente operato sarà invecchiato come il resto del volto”. Dott. Alessandro Orefice Specialista in Chirurgia Plastica Per contatti: Centro Medico Europeo C.so Nizza 10, Cuneo Tel 0171 644166 cell. 335 6768417 e-mail: [email protected] Conforme alle legge Bersani n. 248 del 04/08/2007 Gennaio 2008 Associazioni di Categoria regione piemonte 11 patto per lo sviluppo I fondi per l’energia Ecco le condizioni Strategie e previsioni per il nostro sviluppo di Laura Parizia di Lorenzo Boratto Decine di imprenditori, politici e curiosi hanno partecipato all’incontro svoltosi in Confindustria a Cuneo venerdì 30 novembre dal titolo: “Innovazione e investimenti in campo energetico”. Lo scopo era illustrare le strategie e i finanziamenti di Unione europea, Stato e Regione fino al 2013 oltre ai i criteri scelti per destinare una cifra complessiva di due miliardi e 400 milioni di euro da spendere nei prossimi 6 anni per rafforzare la competitività del sistema economico regionale. Cesare Boffa, ordinario al Politecnico di Torino e Presidente di Fire (Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia) ha spiegato: “Le previsioni di qui al 2030 confermano che l’aumento di efficienza negli usi finali, civili o industriali, continuerà ad avere un ruolo dominante per la sostenibilità dello sviluppo, maggiore dell’incremento delle fonti rinnovabili o dell’energia nucleare. L’innovazione serve anche nei sistemi delle distribuzione e nell’suo razionale dell’energia a livello locale”. Da considerare anche che le imprese possono considerare come “attività sostenibili” l’assemblaggio e la lavorazione di sistemi ad alta efficienza, l’installazione di elementi innovativi e la progettazioni di “sistemi complessi”. Nelle sue valutazioni, la Regione considera la partnership, l’orizzonte temporale dei progetti, le dimensione dei proponenti e il coinvolgimento di imprese o centri di ricerca, anche stranieri. I temi di maggiore interesse per aggiudicarsi questi fondi: fonti rinnovabili, efficienze energetica nei cicli produttivi, sviluppo di processo con minore incidenza energetica, nuovi componenti, produzioni di calore da scarti di lavo- CHIRURGIA AMBULATORIALE : OCULISTICA E OCULOPLASTICA: NIRC - ringiovanimento cutaneo non invasivo a radiofrequenza - eliminazione inestetismi della pelle - rughe periorbitali e lassità naso-labiale senza anestesia ESTETICA, PLASTICA E DERMATOLOGICA: nevi, lipomi, cisti, correzione rughe, labbra, palpebre, orecchie- tossina botulinica. CHIRURGIA UROLOGICA: frenuloplastica, circoncisione, biopsia prostatica transrettale ecoguidata. CHIRURGIA DELLA MANO: tunnel carpale, dito a scatto, malattia di Depuytren, neoformazioni, lesioni nervose, tendinee e legamentose, trattamento della mano reumatica. MEDICINA ESTETICA Visite specialistiche Medicina estetica: Check up PEFS Check up viso computerizzato - Doppler Confindustria ha ospitato un incontro per illustrare i finanziamenti pubblici in campo energetico fino al 2013 di Unione Europea, Stato e Regione razione e la sperimentazione dell’idrogeno. Interessante anche la “lezione” di Giuseppe Gamba, consulente della Regione Piemonte per i Progetti Innovativi in campo energetico: “Cresce il consumo di energia in Piemonte (soprattutto per usi civili) e il Piemonte importa un terzo dell’energia che utilizza. Va detto che le emissioni di Co2 sono inferiori alla media nazionale del 25%, ma oggi in Piemonte il 75% delle energia deriva da combustibili fossili non rinnovabili, il 24% è idroelettrica e solo l’1% da biomasse. Aumentano le importazioni da Spagna e Germania di componenti e sistemi della produzione energetica da fonti rinnovabili”. Gli obiettivi fino al 2020 imposti dall’Unione europea sono una riduzione del 20% dei consumi totali e, allo stesso tempo, portare le fonti rinnovabili al 20% del totale di energia prodotta. Giuseppe Gamba ha poi spiegato nel dettaglio come funzionano gli incentivi statali (detrazioni fiscali, Conto energia, bandi a sostegno del fotovoltaico e solare termico per gli edifici pubblici, venoso - Scleroterapia - Dietoterapia. Trattamenti viso: Peelings superficiali, medi e medio profondi - Rivitalizzazione Dermafiller. Trattamenti PEFS: Biointradermo Elettrolipolisi - Idrolipoctasia ultrasonica Crioelettroforesi - Pressoterapia LGP Endermologie. certificati verdi, bonus per comprare frigoriferi di classe “A+”) e quelli regionali (dai contributi in conto interesse di Finpiemonte al fondo rotativo oppure i finanziamenti per progetti dimostrativi). In chiusura del convegno è intervenuto l’assessore regionale Andrea Bairati (con deleghe a ricerca e innovazione): “Prosegue questo interessante giro di incontri con le imprese perché in questi mesi i tecnici della Regione stanno scrivendo i bandi: lo scopo è conoscere i requisiti e i livelli tecnologici delle aziende”. Nel dibattito finale sono intervenuti imprenditori ma anche gli assessori Guido Lerda (Comune di Cuneo) e Umberto Fino (vicepresidente della Provincia). La richiesta è stata unanime: maggiore semplificazione burocratica per ridurre i tempi di attesa, mentre c’è chi ha puntato il dito contro il “ritardo tecnologico” italiano nei settore dell’energia pulita. I nuovi fondi di Ue e Stato serviranno, si spera, a colmare questo gap con il resto d’Europa, dalla Spagna alla Germania. Nei mesi scorsi - a poche settimane di distanza dalla nomina di Sebastiano Dutto a nuovo presidente del Patto per lo Sviluppo -, le associazioni di categoria cuneesi aderenti al Patto, tra cui Confindustria, hanno presentato al presidente della Provincia, Raffaele Costa, un Documento che, attraverso un esame attento e dettagliato, mette in evidenza le criticità e le esigenze prioritarie per lo sviluppo della Granda, anche alla luce dei rapporti con il resto dell’Italia e d’Europa. Molti e rilevanti i temi affrontati, ma un unico e trasversale denominatore comune: “lo sviluppo del territorio come fattore di crescita dell’economia”. È in questa prospettiva che il documento approfondisce le singole tematiche, a partire dal problema viabilità. Problema di importanza strategica in un’ottica di crescita territoriale, oltre che di sicurezza e qualità della vita, soprattutto se si tiene conto che il Cuneese risulta a livello regionale “al 1° posto per densità di imprese” e presenta un parco veicolare che è “al 2° posto dopo la provincia di Torino”. Lo studio sottolinea quindi l’urgenza di superare le situazioni di insufficienza che la rete viaria provinciale ancora presenta. In particolare - si legge -, occorrono “date certe di realizzazione” per il Tenda Bis, una “ripresa del discorso sul Mercantour”, la “concretizzazione delle circonvallazioni di Demonte, Aisone e Vinadio” e, quanto alle infrastrutture, una decisione “senza ulteriori indugi” a proposito di Piattaforma logistica e un’effettiva risoluzione delle questioni legate all’Aeroporto di Levaldigi, che vede perdurare “l’assenza di un collegamento su Roma, di voli verso le principali capitali europee con opera- AMBULATORIO CHIRURGICO AMBULATORIO MEDICO POLISPECIALISTICO Direttore Sanitario: Dott. Fabio Pittano - Medico Chirurgo - Specialista in Clinica Oculistica Autorizzazione Sanitaria n. 25296 DERMOGRAFISMO ESTETICO CORRETTIVO Trucco semipermanente: sopracciglia, occhi (eye-liner) e bocca. Areola mammaria. Alopecia areata - Vitiligine. LASER E MEDICINA ESTETICA Macchie senili (mani-viso). Iperpigmentazioni cutanee. Epilazione definitiva. Lifting non chirurgico del volto. Formazioni vascolari: capillari (visogambe), angiomi, couperose,rosacea. Rimozione tatuaggi multicolore. Asportazione neo-formazioni cutanee. TRATTAMENTO DELLE CALVIZIE Tecnica dell’autotrapianto monobulbare L’associazione ha presentato un documento che mette in evidenza le criticità e le esigenze prioriarie per la crescita della Granda tori ‘a basso costo’, così come di linee cargo che consentano la movimentazione di merci e prodotti ‘made in Cuneo”. Sul fronte delle politiche energetiche, il documento denuncia come “per le imprese italiane il prezzo dell’energia elettrica sia il più alto d’Europa, superiore addirittura del 52,6% rispetto alla media dei Paesi dell’Unione europea”. Con il risultato che nel 2006 in media ogni azienda italiana “ha pagato l’energia elettrica 5.932 euro in più rispetto ad un’azienda europea”. Parallelamente, in tema di risorse idriche si ribadisce la necessità di un loro “utilizzo razionale e plurimo” e di scelte non più procrastinabili relativamente alla realizzazione di “opere di contenimento del deflusso, sia di piccole dimensioni per soddisfare particolari esigenze, sia di medie o grandi dimensioni”. Il documento prosegue poi indicando l’opportunità di creare una rete tra imprese, associazioni e università per “mettere a fattore comune potenzialità, progettualità, saperi”, e di sviluppare la c o r s o d i f o r m a z i o n e Guida dei carrelli elevatori Venerdì 25 gennaio, dalle ore 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, presso gli uffici di Confindustria di Alba (corso Nino Bixio, 58/2), si svolgerà il “Corso per addetto alla guida dei carrelli elevatori”. L’iniziativa è rivolta ai lavoratori incaricati alla conduzione dei carrelli elevatori ed intende fornire ai partecipanti le conoscenze e le capacità operative di base per il corretto impiego dei carrelli elevatori nel rispetto della specifiche prescrizioni di sicurezza. Alla lezione teorica seguirà un test di verifica finale. POLO OCULISTICO Difetti refrattivi. Cataratta. Glaucoma. Degenerazione maculare. Consulenza retina medica e chirurgica. Trattamento laser per retina e glaucoma. PNT-trattamento ipertono oculare. Tossina botulinica. Inestetismi e malattie delle palpebre. DIAGNOSTICA PER IMMAGINI E STRUMENTALE Corso Nizza, 10 - 12100 CUNEO Tel. 0171 64416 - Fax 0171 631769 E-mail: [email protected] - www.centromedicoeuropeo.it VISITE SPECIALISTICHE: Allergologia ed Immunologia clinica Andrologia Cardiochirurgia Cardiologia Chirurgia della mano Chirurgia Generale Chirurgia Plastica e Ricostruttiva Chirurgia ed Urologia pediatrica Chirurgia Vascolare Colonproctologia Dermatologia Endocrinologia e Diabetologia Fisioterapia Gastroenterologia Neurochirurgia Oculistica Ortopedia Osteopatia Ostetricia e Ginecologia Otorinolaringoiatria Pediatria Podologia Psichiatria Psicologia Reumatologia Tisiologia e malattie apparato respiratorio Urologia filiera agricoltura-artigianato-industria al fine di mantenere per quanto possibile in provincia i processi di trasformazione delle produzioni dell’agricoltura e dell’allevamento, con il conseguente valore aggiunto. Altri punti di rilievo si individuano nello sviluppo della capacità turistica e delle potenzialità rappresentate dall’Euroregione “Alpi Mediterraneo”, e nell’elaborazione di una progettualità, tra mondo delle imprese e quello della formazione professionale, “tesa a favorire concretamente l’incontro tra la domanda e l’offerta”. Da ultimo, il documento espone un’articolata analisi in materia di pressione fiscale, dalla quale emerge come “nel periodo 1995-2006 le entrate fiscali degli enti locali siano aumentate del 111%” e l’amministrazione centrale abbia “aumentato le entrate del 12%, a fronte di una crescita del Pil del 20%”. Dati che secondo il Patto confermano la necessità di “porre mano ad una graduale ma sostanziale diminuzione della pressione fiscale per dare fiato all’economia”. Ecografia internistica. Ecografia infantile dell’anca. Ecocardio. ECG. Ecocolordoppler. Test da sforzo. Densitometria ossea computerizzata monosegmento ad ultrasuoni. Dermatoscopia in epiluminescenza. Spirometria. DIAGNOSTICA UROLOGICA DI 1° LIVELLO: Ecografia Uretrocistoscopia flessibile Uroflussometria POLO ORTOPEDICO Ortopedia generale. Patologia della mano: tunnel carpale, dito a scatto, malattia di Depuytren, ecc. Reumatologia: artrosi, artrite, osteoporosi, spondiloartriti, connettivi, ecc. Ortopedia infantile. Patologia della spalla. Terapia con onde d’urto: tendiniti, gomito del tennista e golfista, dolori alla spalla, alla patella, al tendine d’Achille, ecc. FOTOTERAPIA UVB a banda stretta per il trattamento di psoriasi, vitiligine ed altre affezioni cutanee. 12 Gennaio 2008 Confindustria Notizie cassa edile, scuola edile, comitato paritetico territoriale È stata una sorta di “giornata dell’orgoglio edile”, e comunque un momento forte per tutta la categoria in provincia di Cuneo, quella di sabato 1° dicembre: nella stessa mattinata è stata prima inaugurata la nuova sede degli enti bilaterali (Cassa Edile, Scuola Edile e Comitato Paritetico Territoriale), una nuova “casa degli edili” nei locali di corso Francia 14 a Cuneo, dove gli uffici saranno operativi con il nuovo anno, poi si è svolta la cerimonia di consegna dei “Premi di Fedeltà nel settore edile”, con i riconoscimenti per addetti che lavorano in edilizia da 25 o 30 anni. Un momento solenne, che si ripete annualmente per il comparto ma che in questa edizione era accompagnato da un importante convegno dedicato alla categoria: vi hanno anche preso parte illustri ospiti nazionali, come il ministro del Lavoro Cesare Damiano e il segretario generale nazionale della Cisl Raffaele Bonanni, oltre al vicepresidente nazionale dell’Ance Giuseppe Colleoni e il presidente nazionale di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli. Da tutti è stata riconosciuta e apprezzata l’eccellenza dell’esperienza cuneese nel panorama regionale e nazionale: punto di arrivo di un’operosità che contraddistingue questa terra, ma anche del “lavo- Inaugurata a Cuneo la nuova casa degli edili All’evento hanno partecipato anche Cesare Damiano, Raffaele Bonanni, Giuseppe Colleoni e Arnaldo Redaeli IL TAGLIO DEl Nastro A sinistra, le autorità presenti all’inaugurazione. Sopra, Cesare Damiano rare insieme” come metodo di fondo per imprenditori e lavoratori, come succede appunto negli enti bilateriali dell’edilizia. Parti datoriali e rappresentanti dei lavoratori, imprese e sindacati: questa “concertazione costante” tra le parti sociali è stata sottolineata più volte dal ministro Damiano come esempio da seguire anche per altri settori dell’economia e della società, per migliorare il lavoro nel nostro Paese e le condizioni dei lavoratori. E se il contesto contribuisce in modo positivo, ecco che “un’ora di lavoro I servizi di pagina 12 e 13 sono a cura di fabrizio brignone vale di più”, come ha sottolineato Bonanni a proposito di infrastrutture, servizi ed energia, che in provincia di Cuneo sono le priorità per tutto il mondo produttivo e per le diverse categorie imprenditoriali. E proprio la serietà nella gestione di questa bilateralità è alla base del buon andamento della Cassa Edile e degli altri enti paritetici nel cuneese, da cui sono anche partiti stimoli ed esperienze poi ripresi su scala nazionale. In Granda la “Cassa” (una delle prime 16 in Italia) è nata nel 1963: oggi sono iscritte, mediamente, 1.700 imprese per ogni mese, per un totale di 6.800 lavoratori e una massa salari intorno ai 90 milioni di euro; oltre 22 i milioni di euro incassati nell’ultimo esercizio in termini di accantonamenti, contributi e quote; 3,3 milioni per l’anzianità professionale edile a 5.151 lavoratori in aprile, a luglio 6,4 per 7.508 dipendenti come gratifica natalizia e ferie, altri 6,5 per quella di dicembre a oltre 7.800 addetti. Significativo anche l’incremento dei Durc - Documento unico di regolarità contributiva, strumento importante per contrastare il lavoro nero (che si traduce troppo spesso in pericoli per la sicurezza e in concorrenza sleale): 6.664 nel 2006, 7.242 da gennaio a novembre 2007. cassa edile ente scuola e cpt “La Cassa Edile di Cuneo è stata costituita oltre 40 anni fa, unitamente dalle associazioni di imprenditori e dalle organizzazioni sindacali, per l’assistenza e la mutualità nel settore. Negli anni i servizi sono diventati più ampi, ma la scelta iniziale si è sempre dimostrata un’intuizione assolutamente attuale, e i risultati di oggi sono frutto di un lavoro condiviso e concertato tra le parti sociali, tra Ance, Confartigianato e sindacati. Il rafforzamento della bilateralità è un vero e proprio steccato tra le imprese serie e quelle che non lo sono”. Nel suo intervento all’incontro per la consegna dei premi di “Fedeltà di Fedeltà” Marisa Tomatis, presidente della Cassa Edile di Cuneo, ha sottolineato lo spirito con cui è nato e continua a operare l’ente bilaterale. Tante prestazioni per imprese e lavoratori, ma anzitutto un servizio alla categoria: la tutela delle aziende serie. “Ci sono certamente i disonesti nel nostro lavoro - ha commentato Marisa Tomatis -, che non sono in regola con “Il nostro impegno quotidiano è per una forma di cultura che rappresenta un’estensione di un concetto più ampio, quello di humanity: lavoriamo per una formazione che non insegni soltanto un mestiere, ma che permetta agli individui coinvolti di crescere globalmente come persone e di rapportarsi meglio con gli altri, con l’ambiente di lavoro, con la società. È una funzione ampia e importante, quella del nostro ente”. Ha le idee chiare Filippo Monge, presidente dell’Ente Scuola Edile e del Cpt Comitato paritetico territoriale, sulla vocazione dell’Ente Scuola nel panorama locale dell’edilizia: non soltanto insegnare aspetti tecnici ed elementi di un mestiere, ma prima di tutto contribuire a creare nelle persone una consapevolezza del proprio lavoro nella sua globalità, nella sua completezza. A partire, ad esempio, dalla sensibilità e dall’attenzione per la sicurezza, che non deve essere imposta ma deve essere un patrimonio personale del lavoratore, fino a diventare un atteggiamento “Le istituzioni “Una formazione devono aiutarci globale per tutti con i disonesti” i lavoratori” Marisa Tomatis pagamenti e contributi, ma la maggior parte delle imprese è regolare. Purtroppo, però, i primi creano per gli altri una situazione di concorrenza sleale, una penalizzazione forte nel comparto. In questo sforzo per noi è importante sentire vicini le autorità locali e i vertici nazionali delle categorie”. “Voi, lavoratori premiati ha concluso la Tomatis -, siete la testimonianza che l’edilizia è in grado di dare occupazione stabile, formazione completa e qualità della vita, in qualificazione e in remunerazione. Siete anche testimoni di un grandissimo valore morale e civile: la fedeltà, ed è la fedeltà che insegna un mestiere”. Filippo Monge per certi versi “spontaneo”, perché parte della propria personalità. Un approccio nuovo, che si concentra sulla persona per ottenere risultati concreti nei fatti: “Chi segue i nostri corsi acquisisce competenze tecniche e si professionalizza, cresce nel lavoro e migliora come persona, nella sua preparazione, nella sua cultura, nella sua humanity, come ama definire questi elementi la cultura anglosassone. E il nostro valore aggiunto è quello di essere lontani dalle componenti ideologiche ma di guardare solamente alle esigenze dei lavoratori e delle imprese, com’è nella natura dei nostri enti paritetici”. Confindustria Notizie Gennaio 2008 premi di fedeltà nel settore edile Riconoscimenti per 91 lavoratori Per l’edizione 2007 della cerimonia della consegna dei “Premi di Fedeltà nel settore edile” sono stati coinvolti 91 uomini che lavorano in edilizia da 25 o da 30 anni, in diverse imprese della provincia di Cuneo. A loro sono stati consegnati attestati, medaglie e gratifiche economiche: ecco i loro nomi. Per i 30 anni di anzianità aziendale sono stati premiati: Ivano Aliberti, Aldo Barale, Edoardo Barbero, Guido Bellotti, Mario Bianco, Franco Giuseppe Bruno, Michele Carollo, Alessandro Castellino, Domenico Chiola, Nicola Catanzaro Francesco Costantino, Remo Dellavalle Michele D’Agostino, Mario Fazari Romano Dossetto, Arturo Duberti, Alfredo Fantino, Domenico Vincenzo Femia, Luciano Follesa, Saverio Fusco, Luigi Galizia, Michele Gallizzi, Giuseppe Gatto, Antonio Giganti, Gian Maria Giordano, Sergio Grosso, Luciano Lai, Gianluigi Laugero, Salvatore Lorusso, Lorenzo Masante, Mario Mendola, Bruno Morabito, Tommasino Mosso, Marco Musso, Carlo Nardo, Lorenzo Olocco, Gaetano Pantusa, Giovanni Parisi, Lorenzo Pasero, Tristano Picotto, Paolo Pietro Pireddu, Francesco Potenza, Felice Procaccio, Francesco Quagliata, Luciano Regis, Michele Ribero, Domenico Surace, Elio Vinai e Antonio Zarriello. Per i 25 anni, riconoscimenti per Eugenio Amatuzzi, Vito Annuzzi, Luciano Ariaudo, Bruno Basso, Stefano Bertello, Alfredo Bianco, Giuseppe Bonavota, Germano Borrano, Marco Bruna, Franco Camperi, Giovanni Cardamone, Saverio Caruso, Angelo Conte, Giuseppe e Luigi Cornero, Giovanni Dalmazzo, Roberto Drago, Francesco Farina, Pier Franco Fea, Livio Galliano, Antonino Garino, Giovanni Gazzera, Elso Giordano, Adriano Isaia, Nkunganga Kiaka, Antonio Lanzo, Piero Leone, Antonio Manica, Roberto Matano, Giovanni Melis, Paolo Olivero, Pietro Paganessi, Marco Perona, Gianantonio Regis, Sergio Sandrone, Francesco Scafuro, Domenico Schinella, Giuseppe Spataro, Giuliano Taramasso, Vincenzo Taricco, Luigi Ventrella e Roberto Ventura. Foto di gruppo per i lavoratori premiati per i 25 anni di anzianità in edilizia Foto di gruppo per i lavoratori premiati per i 30 anni di anzianità in edilizia 13 Gennaio 2008 14 Confindustria Notizie premi alla carriera dell’ance Una vita da imprenditori in edilizia I riconoscimenti sono andati a Attilio Badino, Vincenzo Giuggia e Giovanni Occelli Si è svolta giovedì 13 dicembre, presso il ristorante “Poggio Radicati” di Saluzzo, la riunione del Consiglio della Sezione Costruttori Edili-Ance Cuneo, allargata a tutti i componenti degli organi direttivi. L’incontro ha rappresentato un importante momento di confronto e di discussione circa le numerose problematiche che il settore sta attraversando. Dopo il dibattito, nel corso della serata, come ormai da tradizione, il presidente dell’Ance, Pier Franco Blengini, ha attribuito i premi alla carriera a tre imprenditori, che si sono distinti per l’impegno ed i risultati raggiunti in tanti anni di attività. Hanno ottenuto il riconoscimento: Attilio Badino della Edilceva snc di Badino & Marenco di Ceva, Vincenzo Giuggia della Giuggia Costruzioni di V. & M. Giuggia snc di Villanova Mondovì e Giovanni Occelli della Occelli & C. snc di Farigliano. All’incontro ha fatto seguito la tradizionale cena di Natale, alla quale ha partecipato anche una folta rappresentanza di imprenditori associati. Da sinistra: Attilio Badino, Vincenzo Giuggia, Pier Franco Blengini e Giovanni Occelli attilio badino vincenzo giuggia Attilio Badino è nato a Scagnello nel 1923 e risiede a Ceva. Dopo gli studi elementari inizia la sua attività collaborando, fino alla maggiore età, nell’attività agricola di famiglia. Nel 1966 entra in società con il cognato, Eugenio Marenco, diventando contitolare della ditta Edilceva che svolge la sua attività nel campo edile delle costruzioni civili, residenziali ed industriali. Negli anni a seguire l’attività della ditta va via via espandendosi, arrivando ad eseguire importanti lavori presso l’attuale Riva Acciai di Lesegno e presso lo stabilimento Lepetit di Garessio; la ditta, inoltre, costruisce la concessionaria Iveco di Mondovì ed effettua altre importanti realizzazioni nel settore privato. Nel 1980, alla prematura morte di Eugenio Marenco, Badino continua l’attività per permettere a Giovanni, figlio di Eugenio, di diplomarsi e di raccogliere il frutto del lavoro del padre. Attilio Badino continua a collaborare con l’impresa, dispensando i suoi preziosi consigli, frutto di una vita di lavoro vissuta in anni difficili ma certamente ricca di soddisfazioni personali. Vincenzo Giuggia è nato a Villanova Mondovì nel 1938. Dopo il diploma di geometra si è inserito con passione nell’attività di famiglia, che operava in una cava a Villanova Mondovì, la F.lli Giuggia, esistente dal 1881. Nel 1967, insieme al cugino Mario, costituisce l’impresa Giuggia Costruzioni snc, nella quale si occupa della gestione dei cantieri e dei rapporti con gli enti pubblici. L’impresa opera sia nel settore edile che in quello stradale-idraulico ed acquisisce lavori per la manutenzione delle strade statali, provinciali e comunali. Con il passare degli anni l’impresa è cresciuta costantemente e ha aumentato e diversificato i campi di attività, collaborando intensamente con tutti i maggiori enti appaltanti delle province limitrofe. Oggi la Giuggia Costruzioni prosegue l’attività con la direzione dei giovani Luca e Paolo, figli dell’igegner Mario, ma Vincenzo Giuggia è tuttora presente con l’entusiasmo dei primi anni. Vincenzo Giuggia è stato componente del Consiglio Direttivo della Sezione Costruttori dal 1981 al 1986 e dal 1990 al 1992. Passato nell’agricoltura Dalle cave di Villanova Presente nelle costruzioni alla gestione dei cantieri giovanni occelli A farigliano un’azienda per quattro fratelli Giovanni Occelli è nato a Farigliano nel 1938. Dopo aver conseguito il diploma di geometra comincia a lavorare con i tre fratelli e il padre e nel 1966 a Farigliano viene costituita l’impresa Occelli & C. snc. La società è fondata dai quattro fratelli Giuseppe, Mario, Francesco e Giovanni. Le prime attività aziendali sono l’estrazione e la lavorazione dei materiali inerti e la produzione di calcestruzzo. Nel corso degli anni l’attività si è ampliata e si è rivolta principalmente alla realizzazione di lavori stradali e allo sfruttamento di cave. L’impresa Occelli è un’azienda a carattere familiare. Giovanni Ocelli è ancora operativo in azienda e ricopre il ruolo di amministratore, la sua grinta è fondamentale in azienda. Giovanni Occelli è stato componente del Consiglio Direttivo della Sezione Costruttori dal 1984 al 1995, del Comitato di settore stradale-idraulico dal 1996 al 2002, componente il Comitato Provinciale Piccola Industria dell’Unione Industriale dal 1979 al 1999 ed è tuttora, Componente il Consiglio della Cassa Edile. Festa di Natale Confindustria Ampia è stata la partecipazione degli imprenditori associati alla “Serata degli auguri... A gentile richiesta”, organizzata da Confindustria Cuneo giovedì 6 dicembre. Oltre 300 persone hanno affollato il Teatro Toselli di Cuneo per apprezzare le divagazioni musicali del maestro Raf Cristiano e dei suoi solisti. Particolarmente gradite sono state le improvvisazioni dell’orchestra su brani e canzoni richiesti dal pubblico. Al termine dello spettacolo, nel foyer del teatro, è seguito il rinfresco, nel corso del quale i presenti hanno avuto modo di scambiarsi gli auguri di serene festività. Gennaio 2008 Aziende & Imprenditori 15 alstom ferroviaria spa Passi in avanti con le Ferrovie russe Mentre una delegazione di Rzd ha fatto visita ai siti di Savigliano e Sesto San Giovanni la Alstom Transport ha firmato un nuovo contratto con la russa Transmashholding di Laura Parizia Mikhail Akulov, vicepresidente di Rzd (Ferrovie russe) e presidente del consiglio di amministrazione di Karelian Trains (la joint venture tra Rzd e le Ferrovie dello Stato finlandesi) ha visitato i due siti Alstom di Sesto San Giovanni e Savigliano, coinvolti nella produzione dei quattro Pendolino che collegheranno San Pietroburgo a Helsinki nel 2010. Le prime fasi della commessa Karelian Trains sono già state portate a termine. A Savigliano si entrerà presto nella fase di produzione. L’acquisto dei componenti è già iniziato, così come le procedure per ottenere l’omologazione dalle autorità di certificazione in Russia e Finlandia. Nel frattempo procedono anche le verifiche di progettazione in collaborazione con Karelian Trains. La delegazione russa si è detta soddisfatta dello stato di avanzamento dei lavori e del coinvolgimento dell’intero team internazionale. Roland Kientz, senior vicepresidente di Alstom sicurezza Nuova certificazione La delegazione della Rzd (Ferrovie Russe) in visita all’Alstom di Savigliano A seguito della certificazione ISO 9001 ottenuta nel 1994 e dell’ISO 14001 conseguita nel 1999, a dicembre 2007 l’Alstom Ferroviaria di Savigliano ha ottenuto dal Lloyd’s Register la OHSAS 18001, aggiungendo un ulteriore tassello all’implementazione del suo programma di sicurezza sul lavoro. La OHSAS - Occupational and Safety Assessment Series - identifica uno standard internazionale che fissa i requisiti che deve avere un sistema di gestione a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, puntando sulla gestione e riduzione progressiva dei rischi ed integrandosi con il sistema di gestione ambientale ispirato alla norma 14001. Sostanzialmente, la OHSAS prevede la definizione dei ruoli e delle responsabilità per ogni funzione e livello organizzativo in relazione agli obiettivi preposti, la valutazione dei rischi e l’identificazione di quelli da eliminare o controllare, la determinazione dei requisiti delle attrezzature per l’identificazione delle necessità formative e lo sviluppo dei controlli operativi, e il monitoraggio delle azioni richieste per verificarne l’efficacia. Transport, ha dichiarato: “Questo è il primo treno Alstom che entrerà in servizio in Russia. Faremo del nostro meglio per fare di questa versione invernale del Pendolino un grande successo per le Ferrovie russe, per quelle finlandesi e, naturalmente, per Alstom”. Alstom si è aggiudicata il contratto per la fornitura dei quattro treni Pendolino per il collegamento ferro- di San Pietroburgo a quella di Helsinki in 3 ore (attualmente, il viaggio dura cinque ore e mezzo), con velocità che potranno raggiungere i 220 km/ora. I treni saranno formati da sette carrozze, per un totale di 352 posti a sedere, e saranno dotati di una business class perfettamente attrezzata. La consegna del primo treno è prevista per settembre 2009, la messa in servizio nel viario da San Pietroburgo a Helsinki, del valore di 120 milioni di euro, lo scorso settembre. Tale contratto è il primo acquisito da Alstom in Russia nel settore ferroviario di linea e comprende un’opzione per due treni supplementari. Il treno, ad assetto variabile e nato in Italia negli anni ’70, circolerà su una linea ad alta velocità lunga 450 km, che collegherà la città 2010. I treni realizzati per la Karelian Trains presenteranno le caratteristiche dei 18 treni Pendolino già operativi in Finlandia e del Nuovo Pendolino in produzione per Trenitalia e Cisalpino. Dal Pendolino Finlandia hanno ereditato il frontale, gli allestimenti interni e le specifiche tecniche per affrontare le condizioni meteorologiche estreme che caratterizzano gli inverni in quelle zone. Sistema di trazione, impianto freno e sistema assetto variabile idraulico saranno invece mutuati dai Nuovi Pendolino. Oltre a questa importante commessa, Alstom Transport il 14 dicembre scorso, sempre nel contesto della modernizzazione strutturale delle ferrovie russe in base al “Piano per il trasporto ferroviario fino al 2030” adottato dal governo russo, ha firmato un contratto con la società russa “Transmashholding”, fornitore leader dell’operatore ferroviario Rzd. L’accordo riguarda la collaborazione tra le due società che, in futuro, si costituiranno sotto forma di joint venture per la produzione di componenti ferroviari fino al materiale rotabile completo. “Transmashholding” è la più importante società di materiale rotabile sul mercato russo. Produce e fornisce locomotive elettriche e diesel, convertitori, treni merci e passeggeri, vetture per metropolitane e treni per il trasporto dei pendolari, motori diesel per locomotive, generatori diesel e altri prodotti. Gennaio 2008 16 monetti spa Aziende & Imprenditori venchi spa Leticia Lozano nuovo Da Cuneo ad Oslo presidente del Cda Cioccolato da Nobel Il collegio sindacale della Monetti Spa ha convocato d’urgenza un’assemblea di soci della medesima società in data 1° dicembre 2007 per nominare un nuovo organo amministrativo in seguito alla scomparsa, il 24 novembre, del suo presidente Giovanni Monetti. I soci hanno nominato un nuovo Consiglio di amministrazione composto da tre membri: Leticia Lozano, Laura Monetti e Andrea Oitana. Il nuovo Cda ha nominato presidente la signora Lozano, moglie del defunto e già vice presidente della società. Il consiglio ha confermato il signor Oitana amministratore delegato. Il nuovo consiglio riafferma le sue intenzioni di perseguire gli obiettivi deliberati e già fissati da anni, quando il signor Monetti era al timone: vale a dire, offrire soluzioni integrate per gestire le molteplici fasi del ciclo agroalimentare garantendo, con l’utilizzo dei prodotti Melform, risparmio di tempo e mantenimento della sicurezza e della qualità del cibo. L’impronta lasciata da Giovanni Monetti all’omonima azienda sarà per gli amministratori e per tutto lo staff aziendale la traccia da seguire nel continuare l’opera del fondatore, cercando sempre di migliorare i risultati, offrendo soluzioni studiate per mantenere sicurezza nel trasporto a temperatura controllata. Leticia Lozano Dopo la scomparsa del fondatore i soci hanno nominato il nuovo Consiglio di amministrazione. Oitana confermato amministratore delegato della spa Il ricordo Una persona per bene Ho conosciuto Giovanni circa vent’anni fa quando si dilettava, nei ritagli del suo lavoro, ad accompagnare la gente, purchè amici, a spasso col suo aereo. Un magnifico jet, se non ricordo male un Citation. Diceva che lo affittava ma le tariffe erano modulate in base all’amicizia. Quando ultimamente ho avuto la fortuna e il privilegio di frequentarlo più spesso, l’ho ritrovato come anni prima, sorridente, con la sua parlata mista italopiemontese, con lo sguardo schietto di chi non deve nascondere nulla. Era una persona per bene. Sembra strano doverlo dire, ma oggi essere una persona per bene fa la differenza. Il mondo imprenditoriale è così devastato da sbruffoni, arruffoni, implicati in affari poco raccomandabili che chi ne è fuori è una mosca bianca. E Giovanni ha vissuto tutta la sua vita da persona a modo, senza eccessi, senza fragore, a parte la passione per il volo che lo rendeva unico in provincia. Era una persona coraggiosa. Da buon pilota ha condotto la sua azienda portandola dal nulla ad essere conosciuta in tutto il mondo attraversando tempeste anche più feroci di quelle che ha attraversato col suo aereo. Era un inventore. Nulla è stato prodotto dalla sua azienda senza che lui abbia indicato la strada, messo mano, modificato e finalmente approvato. E infatti oggi la sua azienda, dopo aver attraversato, come tutti, periodi di avversità pieni di problemi, può vantare prodotti d’eccellenza, senza pari nel mondo. Prodotti che resteranno nel tempo e che nel mondo porteranno il suo nome. Giorgio Chiarva di Sonia Pellegrino “Il cibo degli dei” è diventato l’alimento dei Nobel. Stiamo parlando del cioccolato, ma non di un cioccolato qualunque, quello Venchi, made in Castelletto Stura. Venchi, infatti, è stato selezionato come unico cioccolato per gli special gift e per i dessert buffet dinner a Oslo, in occasione della premiazione dei Nobel per la Pace, che si è svolta l’11 dicembre scorso. Quale migliore occasioni, dunque, che la consegna dei Nobel per promuovere una delle eccellenze gastronomiche del nostro territorio? Oltre all’ex vice presidente americano, Al Gore, insignito dal re di Norvegia dell’importante riconoscimento, erano presenti, agli eventi correlati alla premiazione, molti ospiti di caratura internazio- Le praline prodotte a Castelletto Stura sono state selezionate per gli special gifts e per i dessert buffet dinner alla consegna del Premio ad Al Gore nale, come Uma Thurman, Tommy Lee Jones, Alicia Keys e Annie Lennox, che hanno avuto modo di apprezzare le praline Venchi, nel corso del galà che si è tenuto al Radisson Sas Plaza di Oslo. I Cubotti Chocaviar, i Cubigusto Cremino e i Tartufi Piemonte al Cacao, hanno reso speciale il momento del brindisi dei vip che hanno presenziato alla serata. Inoltre, il Radisson di Oslo ha scelto il cioccolato Venchi anche come regalo esclusivo nelle camere, così sono state le confe- zioni miste dei famosi cremini Cubigusto Pistacchio e Piemonte ad addolcire il sonno ed il risveglio delle tante personalità che non hanno mancato all’evento. “La scelta di Venchi - fanno sapere dall’azienda - premia oltre che il ‘made in Italy’, la filosofia di un’impresa che da sempre ha fatto della produzione del cioccolato un’arte e che come tale, ben si sposa con il genio, la bontà d’animo e la sensibilità verso il prossimo che sono i valori sintetizzati dal Premio Nobel per la Pace”. fattorie osella spa Festa di Natale sulla via lattea della robiola di Sonia Pellegrino Grande è stata la partecipazione, venerdì 14 dicembre, alla serata organizzata dalle Fattorie Osella per fare gli auguri di serene Festività a dipendenti, collaboratori e amici. Si è trattato, è proprio il caso di dirlo, di uno spettacolare momento di festa nel quale si è dato vita ad una vera e propria rappresentazione. Storie che raccontano di pirati e di una barca proveniente da Recco che percorre, dal mare ai monti, la bianca “via Lattea” delle Fattorie Osella, e fa incontrare la focaccia di Recco con un ingrediente indispensabile e sublime, la robiola Osella. Tanti e bravi i figuranti, dai pirati alla Stella Oreo. Dopo la rappresentazione che ha riscontrato molto successo tra il pubblico presente e la soddisfazione del presidente Dario Osella per la riusci- Un momento della festa del 14 dicembre scorso ta dell’evento, si è tenuta la cena danzante presso il ristorante “Lago dei Salici” a Caramagna Piemonte. La serata è stata accompagnata dalle musiche dell’orchestra “Piero Bruno e i suoi menestrelli”. Lo spettacolo è stato replicato lo scorso martedì 18 dicembre per i produttori del caseificio. Gennaio 2008 Norme & Tributi 17 comitato di analisi e ricerca per la politica fiscale di Lorenzo Boratto Archiviato il 2006, annus horribilis per le tasse che gravavano sulle imprese italiane, per il biennio 2007-2008 le imposte per chi produce merci, servizi, lavoro, ricchezza, torneranno a scendere. È quanto emerge dallo studio del Comitato di analisi e ricerca per la politica fiscale, nato nel maggio scorso dalla collaborazione tra Confindustria provinciale e Ordine dei commercialisti della Granda. Il primo studio redatto dal Comitato, in estate, aveva evidenziato come nel 2006 le tasse avessero sfiorato in media il 60% dei ricavi (lordi) di una ventina di aziende associate a Confindustria Cuneo. Lo studio era stata l’occasione anche per “bacchettare” i legislatori per l’eccesso di burocrazia che si accompagnava a un prelievo fiscale in crescita. Il nuovo studio ha “quantificato” la pressione fiscale dei periodi di imposta 2006, 2007 e 2008: per determinare l’imposizione diretta in base alla normativa di ciascun periodo, sono stati utilizzati i dati 2006, messi a disposizione da alcune imprese associate operanti in settori differenti, già coinvolte nel precedente studio. Due le imposte considerate: Ires (la vecchia Irpeg, cioè l’imposta sulle persone giuridiche) e Irap (imposta regionale sulle attività produttive). Da evidenziare che, nel 2007, mentre la diminuzione percentuale della prima è poco significativa (-2% in media sul 2006), l’Irap, per effetto dell’introduzione del cuneo fiscale consistente nella deducibilità (parziale per il 2007) degli oneri contributivi e di una deduzione relativa ai dipendenti (a tempo indeterminato), si riduce mediamente del 19,61%. Riferendosi al 2008, la diminuzione dell’aliquota Ires parzialmente compensata dall’aumento della sua base imponibile, comporta che per alcune imprese Diminuiscono le tasse sulle imprese nel 2008 Maurizio Grosso Secondo il Carpof per il biennio 2007/2008 le imposte per chi produce merci, servizi, lavoro, ricchezza torneranno a scendere si assista a una diminuzione dell’imposta. Spostando l’attenzione all’Irap si rileva un risparmio medio del 32% rispetto al 2006. Valerio D’Alessandro, responsabile dell’Ufficio fiscale di Confindustria, che ha curato lo studio con la consulenza di Laura Bruno, spiega: “La sensazione è questa: con l’ultima Finanziaria il Governo ha guardato al mondo imprenditoriale e al lavoro autonomo con maggiore favore rispetto a quanto fatto nel 2006. Importante la riduzione delle aliquote Ires e Irap, che allinea andamento di Ires e irap nel campione * 2007 2008 Variazione Ires -2% -3,7% Variazione Irap -19,61% -32,38% Variazione Ires+Irap -11,30% -15,65% Fonte: Carpof (Confindustria Cuneo e Ordine dei dottori commercialisti della provincia di Cuneo) * I dati sono riferiti alle aziende coinvolte nel sondaggio l’Italia agli altri partner dell’Unione Europea, su tutti la Germania. Diversamente dalla Germania, però, i legislatori italiani hanno limitato gli effetti positivi di questi tagli di aliquote con una condizione che per alcuni è penalizzante”. L’aliquota Ires è passata dal 33% al 27,5%, ma per il 2008 si è anche allargata la base imponibile. Così per un’azienda analizzata, l’Ires è cresciuta dell’80%; considerando anche l’Irap, però, l’aumento di tasse scompare, soprattutto perché l’azienda in questione ha numerosi dipendenti. Il presidente provinciale dell’Ordine dei dottori commercialisti, Maurizio Grosso: “Non si può dire che la tasse per le imprese siano poche, ma ci si sta muovendo nelle giusta direzione, con luci e ombre. Il peso delle imposte si alleggerisce sulle società virtuose, non così per quelle appena avviate o in crisi, per le quali c’è un ulteriore aggravio fiscale”. Aggiunge D’Alessandro: “La riduzione delle aliquote doveva essere fatta a costo zero per le casse dello Stato. La filosofia alla base della riforma? Si è trattato di una scelta di politica Il peso del fisco si fa più leggero sulle società virtuose, ma non per quelle nuove o in stato di crisi, per le quali c’è un ulteriore aggravio fiscale fiscale che premia le aziende maggiormente capitalizzate, come in passato si era fatto con la Dual Income Tax. Per agevolare le aziende ‘in salute’ però, si mette a rischio la sopravvivenza di quelle che attraversano periodi grigi, magari a causa di una crisi del settore in cui operano. Alcune misure, come spesso accade negli ultimi anni, sono state prese di fretta, e l’augurio è che vengano corrette in qualche modo dal Governo. Da ricordare che c’è stata una volontà di una semplificazione per rafforzare il principio di determi- nazione dell’imponibile dai dati di bilancio. Per contro, il rischio è che l’amministrazione finanziaria d’ora in avanti abbia il potere di sindacare le scelte contabili delle imprese”. Quindi gli operatori economici maggiormente colpiti dalla “stretta” sugli interessi passivi sono generalmente quelli alle prese con crisi aziendali, in fase di avvio dell’attività, impegnati in operazioni di riorganizzazione aziendale, oppure che hanno rapporti commerciali con la pubblica amministrazione. Effetti negativi anche per holding e società immobiliari. Lo studio si conclude con una riflessione e alcune domande: “Il Comitato ritiene che non sia giustificabile l’applicazione di un diverso trattamento fiscale a imprese uguali: qual è la motivazione che impone l’efficacia già dal 2008 dell’eventuale limitazione degli interessi passivi e l’eliminazione degli ammortamenti anticipati su tutti i beni solo per le società di capitali? Perché penalizzare proprio le imprese maggiormente strutturate, i soggetti Ires, rispetto alle società di persone?”. Fabrizio Lodovico Scossa ha curato lo studio per l’Ordine dei Commercialisti: “Il 2006 è stato l’anno più pesante per le imprese nell’ultimo periodo. Per analizzare Ires e Irap abbiamo chiesto ulteriori dati alle stesse 20 aziende che avevano partecipato al primo studio: sei hanno aderito, di diverse dimensioni e categorie produttive. Tenendo fermi i valori 2006 come occupati e i dati di bilancio, abbiamo fatto una simulazione per il carico impositivo nei due anni successivi. Da considerare che per il 2008, al momento dello studio, la Finanziaria non era stata ancora completamente approvata e ulteriori misure potrebbero ancora diminuire il carico fiscale sulle Pmi”. Gennaio 2008 18 il “cuneo fiscale” di Fernando Coccarelli * Il cuneo fiscale, inteso come differenza tra il costo del lavoro a carico dell’impresa e la retribuzione netta che rimane nelle disponibilità del lavoratore, è stato interessato da una serie di norme nell’ambito della legge Finanziaria 2007, finalizzate alla sua riduzione. In particolare si è provveduto all’introduzione di nuove deduzioni ai fini Irap, relative al costo del lavoro dipendente, a fronte dell’impiego di dipendenti a tempo indeterminato. Le agevolazioni introdotte dalla Legge Finanziaria 2007 avevano tuttavia una limitazione alla loro fruibilità nella necessità di ottenere l’autorizzazione delle competenti autorità europee. Il legislatore, con l’art. 15bis, comma 2 del D.L. n. 81/2007, convertito nella legge n. 127/2007, ha eliminato l’obbligo dell’autorizzazione comunitaria e permesso la parziale fruibilità delle deduzioni anche per le banche, le assicurazioni e gli altri enti finanziari. La Commissione Europea con la decisione del 12.09.07 ha poi reso noto che le misure in oggetto non costituiscono aiuto di stato. La “deduzione maggiorata”, prevista per i lavoratori impiegati in determinate Regioni svantaggiate, rimane tuttavia soggetta alla regola dei regimi “de minimis”. L’Agenzia delle Norme & Tributi I riflessi sulla fiscalità delle nuove deduzioni ai fini Irap La Finanziaria 2007 ha introdotto per le aziende delle riduzioni relativamente al costo del lavoro dipendente a fronte dell’impiego di lavoratori a tempo indeterminato. Ecco cosa cambia - ai fini fiscali - per i datori di lavoro Entrate con la sua circolare 61/E del 19.11.07 ha fornito i chiarimenti per permettere a tutti i contribuenti interessati dalla norma di utilizzare le nuove deduzioni ai fini del calcolo del secondo acconto Irap con il metodo storico. Tre sono le nuove deduzioni dalla base imponibile Irap, spettanti per ogni lavoratore dipendente a tempo indeterminato, anche a tempo parziale, impiegato nel periodo d’imposta: - deduzione di un importo forfetario pari ad euro 5.000, su base annua, da considerare “deduzione base”; - deduzione di un importo forfetario pari ad euro 10.000, su base annua, da considerare “deduzione maggiorata” per i lavoratori impiegati nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna ; - deduzione dell’impor- to complessivo dei relativi contributi assistenziali e previdenziali (es. contributi Inps). Le deduzioni indicate devono essere commisurate alla durata del rapporto ed hanno come limite massimo per ciascun dipendente l’ammontare della retribuzione e degli altri oneri a carico del datore di lavoro. Non dà diritto a nessuna deduzione il personale impiegato con altre forme contrattuali. Queste nuove deduzioni hanno decorrenza, per l’anno 2007, dal mese febbraio per una misura pari al 50% e dal mese di luglio per l’intero ammontare. Per quanto riguarda l’anno 2008 la nuova legge Finanziaria, in corso di approvazione, dovrebbe rimodulare le suddette deduzioni in funzione della riduzione di aliquota Irap, prevista nel medesimo disegno di legge.Possono fruire delle nuove deduzioni: le società di capitali, le cooperative e le mutue assicuratrici, nonché gli enti commerciali di cui all’art. 73, c. 1, lett. a) e b) del TUIR; le società in nome collettivo, le società in accomandita semplice e le società ad esse equiparate; le persone fisiche esercenti attività d’impresa o di lavoro autonomo le società semplici e le associazioni senza personalità giuridica costituite tra persone fisiche per l’esercizio in forma associata di arti e professioni; i produttori agricoli titolari di reddito agrario, con l’esclusione di quelli in regime speciale di esonero dagli adempimenti Iva; gli enti privati non commerciali; le stabili organizzazioni di soggetti non residenti. Ovviamente, per gli enti privati non commerciali, le deduzioni spettano proporzionalmente solo per quei dipendenti che svolgono attività commerciali. Le banche, le assicurazioni e gli altri enti finanziari, possono utilizzare le deduzioni suddette, con la sola esclusione della “deduzione maggiorata”, ma con la limitazione nella deduzione degli interessi passivi. Non possono, invece, fruire di tali deduzioni le amministrazioni pubbliche di cui all’art. 3, c. 1, lett. e-bis) del DLgs. 446/97, vale a dire: tutte le Amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative; le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo; le Regioni, le Province, i Comuni, ecc.. Il legislatore ha inoltre escluso dall’ambito applicativo dell’agevolazione; le imprese operanti in concessione ed a tariffa nei settori delle cosiddette “public utilities” (aziende dei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, della raccolta e depurazione delle acque di scarico, della raccolta e dello smaltimento rifiuti ecc.). Le deduzioni per la riduzione del cuneo fiscale sono cumulabili con la deduzione dei contributi Inail e la deduzione forfetaria per i soggetti “minori”. Viceversa, la non cumulabilità opera nei confronti delle deduzioni per il personale addetto alla ricerca e sviluppo, per le spese relative agli apprendisti ed ai disabili, per le spese per il personale assunto con contratti di formazione lavoro o inserimento e per l’incremento occupazionale. * Dottore commercialista in Cuneo aree fabbricabili di P. Barale e C. Demaria * La telenovela giudiziaria della disciplina relativa all’espropriazione per pubblica utilità delle aree fabbricabili si è conclusa con le sentenze 348 e 349 della Consulta, del 24 ottobre scorso. Finora lo sfortunato cittadino, che doveva subire l’esproprio, veniva indennizzato con circa il 40% del valore dell’area. La Corte Europea, in una recentissima sentenza - causa Scordino contro Italia - ha stabilito alcuni principi, che la Consulta ha fatto propri, provocando il crollo definitivo dei criteri utilizzati per indennizzare le aree edificabili espropriate. Fino a quando i nostri parlamentari non faranno una legge in sintonia con questi principi, o non si esproprierà più, oppure si dovrà indennizzare a valore venale. Occorre che l’espropriazione disposta dall’autorità realizzi un giusto equilibrio tra esigenze pubbliche e interessi privati. Lo Stato ha ampi poteri per scegliere le modalità attuative salvaguardando le esigenze pubbliche e private. L’indennizzo non è legittimo se non si pone in rapporto ragionevole con il valore del bene. Se si tratta di quella che viene chiamata “espropriazione isolata”, cioè non compresa in una pianificazione generale o in un complesso globale molto più ampio, l’indennizzo deve essere cor- La Corte costituzionale cambia i criteri per gli indennizzi Le ultime sentenze hanno fatto crollare il sistema degli espropri per pubblica utilità, con il risultato che ora l’indennizzo deve corrispondere al valore venale rispondente al valore venale del bene. Soltanto se vengono evidenziati obiettivi legittimi di utilità pubblica, che possono consistere in misure di riforma economica o di giustizia sociale, l’indennizzo può essere inferiore al valore di mercato. La Corte Europea ha osservato che l’Italia ha il dovere di porre fine ad una violazione sistematica della normativa europea. La Consulta, recependo integralmente i criteri e principi indicati da Strasburgo, ha cancellato la vigente normativa, compreso, sul punto, quanto stabilito dal T.U. del 2001 sulle espropriazioni per pubblica utilità. Si è ritenuto che il 40% del valore stabilito per l’indennizzo non è in linea con la giurisprudenza costante della Corte di Strasburgo e che le condanne contro l’Italia, comportanti pesantissime integrazioni di quanto era stato stabilito per l’esproprio, non possono più essere tollerate. Mentre la disciplina espropriativa per le aree agricole è rimasta esente da censure costituzionali ed europee, in quanto consente di indennizzare, in base alle colture, fino a tre volte il “valore agricolo venale” dell’area, quella relativa alle aree fabbricabili, travolta dalle sentenze della Consulta, non esiste più. L’unico valore che le pubbliche amministrazioni potranno offrire per le aree edificabili sarà quello di mercato, fino a quando un indispensabile intervento legislativo, che dia attuazione ai principi dettati dalla Consulta, non avrà stabilito, in modo corrispondente ai rilievi svolti, le modalità per procedere all’acquisizione dei terreni per pubblica utilità. La legge dovrà precisare che gli espropri “isolati” debbono essere indennizzati a valore di mercato. Questo principio, che è di ordine generale, potrà essere modificato solo se la legge preciserà quando tale valore potrà essere ridotto. Ci si domanda che cosa succederà ora e come dovranno comportarsi le pubbliche amministrazioni. Non hanno subito modifiche le norme, contenute nel Testo Unico 327/2001, relative alle modalità per offrire l’indennità provvisoria. Si potrà continuare a proporla utilizzando la consulenza tecnica dell’Agenzia del Territorio. Invece, per quanto riguarda l’indennità definitiva, se non verrà accettata, potrà essere stabilita da un collegio arbitrale o dalla Commissione Provinciale. Per calcolare il valore venale, il solo ritenuto valido dalla Corte Costituziona- le, possono essere utilizzati i normali criteri estimativi ben conosciuti dai tecnici. Si basano sull’accertamento delle possibilità edificatorie dell’area come indicate negli strumenti urbanistici comunali e sulla resa edificatoria, dedotti i costi e gli oneri. Per gli “espropri isolati” non vi sono problemi, in quanto debbono essere indennizzati a valore venale. I problemi sorgeranno se le amministrazioni, dopo una inevitabile nuova normativa, ridurranno il valore venale per esigenze di natura pubblicistica in un contesto ampio. Fino a quando la legge non verrà emanata, non si potranno proporre gli indennizzi al di sotto del valore venale per nessun motivo. Si rischierebbe di soccombere nei giudizi avanti la Corte d’Appello, in quanto trovano applicazione immediata i principi fissati dalla Corte Costituzionale. Tempi duri quindi per le Amministrazioni Pubbliche, in quanto il crollo della disciplina travolge tutti gli espropri non ancora definiti ed i nuovi indennizzi debbono essere applicati da subito. Ci saranno problemi di bilancio, di piani triennali da rivedere, di opere pubbliche da accantonare fino alla nuova normativa. La portata delle sentenze della Consulta non è stata ancora valutata con la dovuta attenzione, perché siamo abituati alla provvisorietà, ai rattoppi legislativi, alla comprensione per le finanze pubbliche spesso in dissesto. Ora si volta pagina, dopo le censure europee. Non sarà facile eseguire opere pubbliche, perché occorrerà indennizzare per l’intero le aree fabbricabili necessarie. * Avvocati in Cuneo Gennaio 2008 di Fabrizio Gardinali bordiga 1888-2008. l’anniversario Il 2 dicembre scorso a Fossano la Camera di Commercio di Cuneo ha insignito la famiglia Bordiga del Premio Fedeltà al Lavoro e Progresso Economico 2007 per l’attività ultra ottuagenaria nel settore della produzione di vini aromatizzati, liquori, vermouth, acquaviti. In realtà la “Cav. Pietro Bordiga S.r.l.” di via Valle Maira a Cuneo, di anni ne ha ben più di ottanta (anzi, ha ricevuto un analogo attestato nel 1969): ne compirà centoventi nel prossimo 2008. La sua storia è emblematica di un’attività strettamente connessa all’ambito familiare e contemporaneamente profondamente intrecciata alla realtà produttiva agricola, ma pure sociale e tradizionale, con antiche radici nel territorio in cui per più di un secolo ha operato. Le bottiglie con l’etichetta “Bordiga” hanno fatto da sempre da “arredo” ai bar, ristoranti, ritrovi della Granda; sono state presenti sulle tavole imbandite di ogni ceto sociale, a segnare l’atto terminale di usuali o memorabili riunioni conviviali, familiari, amicali o “ufficiali”, accompagnando tutta la “piccola storia” quotidiana di queste terre. L’azienda venne fondata nel 1888 dall’allora giovanissimo, aveva ventiquattro anni, Pietro Bordiga, probabilmente (le notizie in merito sono frammentarie) in locali in affitto nella zona di Borgo San Giuseppe, fuori dalla “cinta daziaria” cittadina. L’attività va bene, si sviluppa con continuità e il fondatore, nel 1911, decide di costruire uno stabilimento più ampio e adeguato alle mutate esigenze di mercato su terreni di sua proprietà a Frazione Confreria di Cuneo, dove tutt’ora è presente l’unità produttiva. Nel 1933, alla morte di Pietro, che nel frattempo era stato insignito della onorificenza di cavaliere del Regno, l’azienda passa al figlio Clemente, che si sdoppia fra la sua attività di dirigente dell’Azienda Municipale Elettrica di Torino e quella di imprenditore, con la volontà di mantenere viva l’impresa del padre e, per questo, coinvolgendovi tutta la famiglia: dalla moglie Maria Paola, ai figli Mario e Pier Giovanni. Sarà proprio Mario, laureato in chimica, a subentrare, a sua volta, e a reggere le sorti della “Bordiga” per cinquanta anni, fino al 2000, anno della sua scomparsa. A quel momento l’altro fratello, Pier Giovanni, che aveva, in un certo senso, seguito le orme del padre laureandosi in Ingegneria e entrando poi all’Enel, dove fece una brillante carriera di dirigente, fino ad essere responsabile dell’area Nord La storica azienda di Cuneo fondata dal cav. Pietro compie 120 anni e si fa promotrice di nuovi progetti per il territorio Il Genepy e altre storie LA STORIA Alambicco di rame (sopra), ricettario e campioni di liquori. Alcune ricette (a sinistra) storiche dei liquori prodotti dalla Bordiga nei suoi 120 anni di attività -Ovest d’Italia, da poco in pensione, decise di non cedere o, peggio ancora, chiudere, l’ormai antica attività di famiglia, bensì continuarla, affiancato dalla figlia Susanna, con la quale si arriva alla quarta generazione di Bordiga, mantenendo una tradizione nel modo di produrre, unita alla volontà di innovare, dove necessario, per rispondere alle sfide di un mercato che è profondamente cambiato e si fa sempre più competitivo e difficile. La produzione è incentrata su liquori, sciroppi, vini aromatizzati realizzati mediante ricette popolari sapientemente reinventate e utilizzando prodotti assolutamente naturali. In primo luogo la numerosa serie di piante, erbe, radici messe a disposizione dalle valli alpine. Il rapporto col territorio è sempre stato una delle caratteristiche fondamentali della “Bordiga”, sia nel suo ispirarsi a prodotti e gusti della gente delle montagne per la realizzazione della vasta gamma di prodotti della impresa cuneese, che racchiudono, appunto, sapori e aromi noti e amati dalla popolazione. Sia nel suo essere radicata fortemente, come area di diffusione, prevalentemente nel Cuneese e nel Torinese, anche se non manca sui mercati italiani ed esteri; sia nelle tecniche di produzione, il più possibile legate a procedimenti antichi, pur nel rigoroso rispetto delle norme igienico - sanitarie, di tutela del consumatore e dei lavoratori, e la dovuta attenzio- ne per l’innovazione. Nello stabilimento di Confreria, ancora quello originario, anche se sottoposto ad alcuni ampliamenti ed adeguamenti, si possono vedere, nelle cantine, le vecchie vasche di cemento rivestite in vetro, utilizzate per quasi un secolo per la conservazione dei distillati e dei liquori, oggi non più in uso, sostituite dai più moderni serbatoi in acciaio, e una serie di estratti, distillati, essenze accuratamente catalogati e selezionati da Susanna Bordiga, in gran parte estratti in ditta da erbe, fiori e radici alpine e esotiche e che costituiscono la “base”, sapientemente miscelati, dei liquori e degli infusi finali. In un locale, opportunamente protetto, si trova un distillatore a legna, ancora oggi utilizzato perché il suo metodo “a bagno maria”, benché più lento consente di mantenere intatte le caratteristiche delle piante officinali trattate. Punto di forza della produzione “Bordiga” è fin dalla nascita del marchio, il “Genepy”, un liquore dal colore giallo paglierino tendente al verde pallido, dal sapore amarognolo e profumato, con una gradazione alcolica variante fra i 35 e i 42 gradi. E’ da sempre conosciuto dai valligiani che lo ricavano da un’infusione dell’artemisia, nelle sue tre principali varietà: glacialis, spicata e mutellina. Un arbusto spontaneo che cresce fra i 1800 e i 2400 metri di altitudine sulle Alpi ed è oggi considerata specie protetta. In origine si usavano le piantine raccolte dai valligiani; a partire dagli anni Sessanta in alcune valli si iniziò la coltivazione in appezzamenti adatti, in alta quota: un’attività impegnative e non sempre redditizia. Così nel 2002, sotto l’egida dell’Assessorato alla Montagna della Regione Piemonte, è nata l’Associazione del Genepy delle Valli Occitane piemontesi, denominata “Genepì Occitan”, che mette assieme coltivatori e produttori del liquore con lo scopo non solo di tutelare questo patrimonio naturale della flora e della “cultura” montana, ma pure di valorizzarlo. Grazie alla collaborazione con la Facoltà di Agraria si cerca di selezionare il seme, studiare metodi di coltivazione e difesa dalle erbe infestanti più efficaci, che favoriscano l’estendersi delle arre coltivate e la loro redditività, nel contempo, con opportuni disciplinari, garantendone l’originalità e la qualità. “Il Genepy fa parte della nostra tradizione - afferma l’ing. Pier Giovanni Bordiga, presidente dell’Associazione - che necessita di essere preservata. Per questo, grazie anche all’interessamento della Regione per la parte scientifica, è nata ‘Genepì Occitan’. Lo scopo è, da un lato, aumentare la produzione del coltivato in quota, sia quantitativamente che qualitativamente, per arrivare al prodotto finale di sempre più alto livello. Ma soprattutto di farlo adeguatamente conoscere nella sua riconosciuta veste di liquore tipico caratteristico, alla stregua del limoncello e del mirto. E credo che in questo senso si possa fare molto con ricadute positive per tutti coloro che sono impegnati nel settore”. Gennaio 2008 20 Impresa & Cultura il libro del mese Vi raccontiamo la nostra storia industria Anteprima del volume voluto da Confindustria e curato da Claudio Bermond “Dal Cuneese verso il mondo” Dida01 Testo breve di Paolo Gerbaldo Un libro atteso questo “Dal Cuneese verso il mondo. L’industria Cuneese in prospettiva storica”. Progettato da Claudio Bermond, il volume viene pubblicato a dodici anni di distanza da “Ritorno all’Europa”, curato sempre dallo stesso Bermond. In questo lasso di tempo va anche ricordata l’uscita, nel 1999, di “Edilizia: C’era una volta…”, una riflessione sul settore curata dal Gruppo Giovani Imprenditori Edili, all’epoca presieduto da Filippo Monge. “Dal Cuneese verso il mondo”, edito dalla Confindustria di Cuneo con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, è un’opera avvincente per il lettore, grazie ai testi scorrevoli e ad un ricchissimo apparato iconografico, con immagini presenti nei diversi capitoli. Allo stesso tempo, però, esso è fonte di una serie di percorsi per lo studioso, opportunamente suggeriti fin dall’introduzione di Claudio Bermond. Dalle belle pagine di “Dal Cuneese verso il mondo”, esce così uno spaccato dell’industria cuneese, ben collocato in una rete di rapporti tra industrializzazione nazionale, trasformazioni sociali e territoriali. Il filo dell’opera si snoda a di Giordana Adriano Impresa di servizi e pulizia partire dalla protoindustrializzazione provinciale settecentesca, con il predominante settore serico, di portata europea. Una Granda destinata però ad immergersi in un lungo periodo, tra Otto e Novecento, d’isolamento e di estraneità del processo di industrializzazione piemontese, fino al decollo vero e proprio degli anni Cinquanta. La crescita industriale sfocia così nella formazione di un moderno, e solido, tessuto produttivo, flessibile, dinamico, diversificato, in grado di far tornare la Granda prima all’Europa e poi di aprirla al mondo: tangibili dimostrazioni della notevole capacità imprenditoriale di internazio- nalizzazione. A questo percorso di fondo se ne aggiungono altri, a riprova della ricchezza della storia industriale cuneese, come la parabola vissuta dai diversi settori produttivi, le figure di imprenditori, Luigi Burgo, Pietro Ferrero, Carlo Miroglio, solo per citarne alcuni, e il ruolo socio-economico giocato da aziende storiche. Nel volume, arricchito da fotografie che documentano volti, stabilimenti, marchi, prodotti, paesaggi, c’è un percorso che si offre con particolare interesse all’attenzione del lettore: quello della diffusione, vista in prospettiva storica, degli opifici sul territorio. Emergono così, fin dall’antico regime, le tante specificità territoriali assunte da una provincia che, dalle sue tante anime, ha fatto emergere un tessuto multipolare di imprese diversificate: tessili, conciarie, ceramiche, agroalimentari, meccaniche e legate all’edilizia. L’evoluzione dell’industria nella Granda, ripercorsa in “Dal Cuneese verso il mondo”, è quindi un’esperienza complessa, fatta di uomini e risorse, che si intreccia con le vicende regionali, in primo luogo torinesi, nazionali e internazionali. Dalla seta alla mondializzazione Nell’economia cuneese, basata sull’agricoltura, sull’allevamento, sulla manifattura e sul commercio, si iniziò a veder sorgere qualcosa di simile ad una fabbrica alla fine del Seicento. La presenza di manodopera a basso costo, la ricchezza d’acqua, la disponibilità di materie prime (gelsi) furono fondamentali per l’avvio dell’attività produttiva legata alla seta. Grazie ai mulini a ruota idraulica, sorti a Caraglio e a Racconigi, si determinò la decisiva svolta nella produzione dell’organzino, il filo di seta utilizzato per tessere, esportato soprattutto a Lione. In poco tempo aumentarono così gli opifici “tanto che nel 1708 la quantità di seta lavorata nelle province meridionali era di gran lunga superiore a quella registrata altrove nelle terre sabaude” (p. 17). Nell’economia cuneese d’antico regime occorre però ricordare la presenza anche di altri opifici, sempre localizzati in base alla facile reperibilità delle materie prime e delle fonti energetiche naturali (legname ed acqua). Le cartiere, presenti a Cuneo, Beinette e Fossano che, dopo un periodo di crisi nel Seicento, aumentarono la loro produzione nel secolo successivo. In particolare a Beinette, grazie all’impulso dato dal Marchese Carlo Francesco Vincenzo Ferrero d’Ormea, si ammodernò il vecchio laboratorio, tanto che diventerà il maggior produttore della provincia fino alla fine dell’Ottocento, momento in cui si affermerà la cartiera di Fossano. Al nome del Ferrero d’Ormea si legò pure il lanificio di Ormea, “la manifattura più importante dello Stato” (p. 19). I boschi determinarono poi la presenza della vetreria di Chiusa Pesio, costruita nel 1760 per iniziativa regia. Essa produrrà vetri per finestre e bottiglie, oltre ad oggetti in cristallo fino alla metà del XIX secolo. Nello stesso periodo a Mondovì si affermò l’industria della ceramica. Negli anni centrali dell’Ottocento, nel Cuneese, come in tutto il Piemonte, arrivò il treno. Le industrie, non più vincolate al fatto di essere dislocate in prossimità delle materie prime, trovarono così nuovi poli d’espansione. La prima ferrovia del Cuneese, che collegava Torino a Savigliano, staccandosi a Trofarello dalla TorinoGenova, fu inaugurata nel 1853. Dall’arrivo della ferrovia trassero giovamento sia le attività consolidate, come la serica, che quelle nuove, come la conciaria, sviluppatasi a Bra: “Gli estratti tannici CUNEO Sede Frazione Madonna dell’Olmo Via Torino, 187B Tel. 017167081 / 0171413344 Fax 0171414903 VARAZZE Filiale Liguria Via Parasio, 36/4B Tel./Fax 01996419 www.milanotraslochi.it e-mail: [email protected] Gennaio 2008 Impresa & Cultura 21 la struttura dell’opera Nei primi capitoli del volume, articolato su una raccolta di saggi sulla storia industriale Cuneese, viene affrontato un ampio arco cronologico: “Le iniziative protoindustriali (secoli XVIII e XIX)” di Patrizia Chierici; “Il periodo giolittiano (1900-1914)” e “Il primo conflitto mondiale e il dopoguerra (1915-1922)” entrambi di Simone Fari; “I primi anni del fascismo (1922-1930)” e “Gli anni Trenta, la guerra e la Resistenza (1930-1945)” di Claudio Besana. Nella seconda parte si mette sotto osservazione il decollo industriale vero e proprio: “La ricostruzione (1945-1954)” e “Il periodo del miracolo economico italiano (1955-1969)” di Giancarlo Subbero; “Il decollo industriale del Cuneese (1970-1985)” e “L’apertura ai mercati internazionali” (19852000) di Antonio Abate. Chiude il volume una appendice dedicata all’Unione Industriale della provincia di Cuneo che riporta presidenti e direttori, dal 1926, e l’elenco delle aziende associate nel 2007. Il risultato è un ritratto coerente dell’identità industriale della Granda che, come indica il titolo, conquistati i mercati europei, guarda ora a quelli mondiali. Dida01 Testo breve impiegati nella concia delle pelli erano utilizzati in modo massiccio nella città di Bra dove nel 1878 si contavano 27 complessi industriali dotati di macchine a vapore” (p. 26). Fu questo un settore di primaria importanza, prolungatosi fino agli anni seguenti il Secondo conflitto mondiale. Ad Alba, si assisté invece al debutto dell’industria enologica inserita in una rete di tante piccole aziende famigliari. Poco distante, “al centro della tenuta Reale, nella grande cascina limitrofa al castello di Pollenzo, prendeva l’avvio il processo di vinificazione sperimentando con successo nuove tecniche produttive negli anni quaranta dell’Ottocento”(p. 31). Santa Vittoria, fu invece Francesco Cinzano a dare grande successo allo stabilimento enologico voluto da Carlo Alberto producendo vini e soprattutto il vermuth. Il processo di industrializzazione, avviato in Piemonte all’inizio del Novecento, toccò però marginalmente la Granda: “All’inizio del nuovo secolo, le industrie nella provincia di Cuneo erano dunque presenti in numero limitato, ciò non significa, però, che la realtà industriale fosse del tutto assente. Già negli ultimi anni del secolo precedente, c’erano due stabilimenti che, sia per le caratteristiche tec- niche, sia per il numero di lavoratori impiegati, potevano essere considerati industriali a tutti gli effetti: la Società Nazionale Officine di Savigliano (Snos) e il cotonificio Wild di Piasco” (p. 41). Con l’aprirsi del Novecento, la tradizione cartaria cuneese trasse poi nuova linfa dall’operato dell’ingegnere ligure Luigi Burgo che, dal 1905, legò il suo nome alla Cartiera di Verzuolo. Due anni, dopo dalla fusione della fonderia Manfredi di Mondovì con la ditta Bongioanni di Fossano nascerà la Fomb (Fonderia officine meccaniche Manfredi Bongioanni). Nonostante queste eccellenze, unite alla presenza, dal 1880, della già citata Snos, la grande azienda meccanica legata alle produzioni ferroviarie, lo sviluppo industriale della provincia di Cuneo, complessivamente, andava a rilento. Una serie di deficienze strutturali formavano un quadro non esaltante: un tessuto di piccole e medie imprese; uno stretto legame tra queste e il mondo agricolo nel quale erano sorte; una conduzione familiare, fondata sull’autofinanziamento e sulla forza lavoro disponibile, poco portata all’espansione. Tutto questo componeva un modello economico di sviluppo “fondato sull’attività artigianale, sulla piccola impresa e sull’agricoltura specializzata” che “si mantenne sostanzialmente invariato per tutti gli anni venti” (p. 68). Poggiato su queste basi, al termine della Seconda guerra mondiale, il sistema industriale appariva “in ‘forte disagio’ dove un settore di antica tradizione come il tessile aveva perso ulteriore peso e dove l’agro-alimentare, il comparto delle confezioni e la meccanica si erano ulteriormente consolidati” (p. 105). Dal 1945 al 1955 un po’ tutta la provincia fu quindi impegnata nella ricostruzione. In un quadro ancora di arretratezza e di frammentazione del sistema produttivo, si posero però le basi di un processo che, dopo una fase di primo sviluppo industriale, avrebbe dato il via, a partire dagli anni Sessanta, a un’industrializzazione di notevole entità. All’appello del “miracolo economico”, però, qualche industria mancò. Soffocata dalle fibre sintetiche e dai nuovi ritmi produttivi se ne andò l’industria serica, un pezzo di storia non solo economica. L’odore degli estratti tannici sparì progressivamente da Bra, man mano che chiudevano le fabbriche di cuoio e pellami, indebolite dalla concorrenza e dai prodotti sintetici. La Granda si muoveva: piccole e medie imprese sorgevano in pianura e nei centri di fondovalle, inizialmente per rispondere a bisogni locali, ma pronte ad ampliare le loro capacità produttive. Non si trattò, però, “solo di una crescita quantitativa, ma si verificarono anche interessanti modificazioni nella struttura dimensionale e nella composizione dei singoli settori produttivi” (p. 136). In forte aumento era il comparto meccanico, in parte legato a quello torinese. Negli anni Sessanta, pur all’interno di un contesto ancora fortemente agricolo, il Cuneese decollò grazie a una serie di fattori: la vicinanza con l’area torinese, che richiedeva forniture; la maggior domanda di prodotti per i consumi; la disponibilità di energia idroelettrica e di materie prime; l’apertura di un collegamento autostradale con Savona e con Torino; l’arrivo in loco, in seguito al decentramento industriale, di stabilimenti importanti (ad esempio la Michelin a Cuneo e Fossano); la differenziazione delle imprese e la loro collocazione in diverse realtà urbane; il dinamismo del tessuto produttivo locale, costituito da pochi grandi gruppi e da molte medie e piccole imprese. Altro dato da non dimenticare fu la tradizionale vocazione al risparmio dei Cuneesi, raccolto ed impiegato con accortezza dalle numerose Casse di Risparmio e Banche di Claudio Bermond (a cura di), Dal Cuneese verso il mondo. L’industria della Granda in prospettiva storica, Confindustria Cuneo-L’Artistica Savigliano, Cuneo-Savigliano 2007, pp. 220. Credito Cooperativo presenti capillarmente sul territorio. Il processo di industrializzazione degli anni SessantaSettanta vide quindi, accanto alla crescita di imprese già presenti sul territorio, la localizzazione sia di quelle provenienti dal triangolo industriale che di multinazionali. Il settore meccanico, intrecciato con quello automobilistico, risultò così “fondamentale per il decollo industriale della provincia di Cuneo” (p. 154). Nel 1971, Cuneo annoverava ormai 10.648 addetti all’industria, seguita da Alba (9.320), mentre i Comuni con più di 250 addetti erano 52 a fronte dei 30 di vent’anni prima. A grandi linee, la mappa dell’industria Cuneese risultò composta di settori diversificati ed incentrata su alcune aree con imprese grandi e medie e un tessuto provinciale di piccole e medio-piccole. Una apertura internazionale, l’interazione tra imprese delocalizzate e locali, delineò un settore manifatturiero dinamico che, “nella prima metà degli anni ’80, nonostante le evidenti difficoltà a livello nazionale, si mantiene quindi nella provincia superiore a quella del paese considerato nel suo complesso” (p. 173). Un sistema industriale diversificato determinante per lo sviluppo dell’economia cuneese. Un’industria competitiva che, negli anni Novanta, vide crescere l’innovazione e la sua proiezione internazionale. Giunti nel tornante tra i due millenni, i dati a disposizione “tendono a confermare una dinamicità rilevante sul fronte dell’occupazione, della produzione manifatturiera e delle esportazioni, che si coniuga sorprendentemente con una situazione particolarmente negativa sul fronte logistico e infrastrutturale” (p. 188). Sono solo queste poche pennellate, rimandando alla lettura del volume per una trattazione più complessa, che tratteggiamo però il quadro di un’industria plurisettoriale, basilare per l’economia locale, apertasi ai mercati mondiali e capace di non farsi cogliere impreparata dalla mondializzazione. 22 Gennaio 2008 la recensione/1 Impresa & Cultura la recensione/2 Il ricordo della grande Il quadro normativo trasformazione d’Italia dell’imprenditore di Gianfranco Petrillo Meglio poco che niente. L’Italia è approdata tra le grandi potenze economiche del mondo grazie soprattutto a un poderoso e caotico sforzo di cambiamento strutturale compiuto dai suoi cittadini tra la metà degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta del Novecento. Fu allora che finalmente l’economia industriale prevalse su quella agricola, la civiltà urbana su quella rurale, la motorizzazione sulla trazione animale, la propensione al consumo sul risparmio e la sobrietà. Fu allora che si interruppe il secolare dramma dell’emigrazione e iniziò quello della migrazione interna dalle campagne alle città e dal Sud al Nord. Fu allora che si diffusero lo stile di vita americano, la luce elettrica, il cinema, il telefono, la televisione. Fu allora insomma che cominciò a intravvedersi il benessere in un Paese da sempre poverissimo. Di questi ultimi fenomeni di massa, descritti a grandi linee nelle ormai numerose ricostruzioni delle vicende della Repubblica, si sono occupati spesso i mass media e anche la storiografia (in particolare un lavoro di Guido Crainz intitolato appunto Storia del miracolo economico italiano, Donzelli editore, qui citato non prima di p. 177), ma sulle ragioni profonde e Antonio Cardini (a cura di(, Il miracolo economico italiano (1958-1963), Il Mulino, Bologna 2007, pp. 308, euro 24. Il nostro Paese è appprodato tra le grandi potenze economiche del mondo la metà degli anni Cinquanta e i primi Sessanta del Novecento sui meccanismi politici ed economici di quella “grande trasformazione” (una definizione che Silvio Lanaro ha mutuato da quella adottata da Karl Polaniy per l’America degli anni Trenta) resta un pesante silenzio. Dal quale emergono ora le voci di questi atti di convegno, curati da un noto docente dell’Università di Siena, che per lo meno ci offrono I dati della crescita (Jacopo Mazzini) e sunti attendibili dei singoli aspetti del cambiamento: da quello economico generale (Angelo Varni) a quello dell’industria grande (Valerio Castronovo) e piccola (Adriana Castagnoli), da quello politico, vischioso (Simona Colarizi) a quello, dubbioso, nella pubblica amministrazione (Guido Melis); oltre ai panorami, ormai un po’ risaputi, delle vicende dello stile di vita: l’automobile e il telefono (Stefano Maggi), la TV (Enrico Menduni e Barbara Rossi), i costumi di massa (Paolo Sorcinelli), le donne (Cecilia Dau Novelli). Alcuni saggi sono privi di note, gli altri ne hanno di poverissime, dando nel complesso un’impressione di frettolosità e di superficialità, che la lettura dei testi smentisce ma che lascia comunque la curiosità di saperne di più. Ma, come si diceva, meglio poco che niente. È una lettura utile, quella di questo libro. A cinquant’anni di distanza, prevalgono ormai, tra i cittadini italiani, coloro che non hanno vissuto quella trasformazione. E non è male che sappiano che non tutto può essere dato per scontato, che tutto è frutto di lotte e sacrifici e che il risultato economico aziendale di un quarter (in italiano trimestre, ma è troppo banale: sa di scuoletta) impallidisce di fronte ai risultati epocali di un grande e drammatico impegno collettivo. Bianca Maria Omegna, Impresa & diritto, Giappichelli, Torino 2007, pp. 198, euro 18. di Paolo Gerbaldo Chi si interessa di impresa, e delle problematiche ad essa connesse, troverà in questo volume un prezioso punto di riferimento. Impresa & diritto di Bianca Maria Omegna, docente di Diritto commerciale presso l’Università degli Studi di Torino, affronta, con linguaggio chiaro e sintetico, il quadro normativo entro cui si esplicita l’attività imprenditoriale in Italia. Per questa analisi, l’opera si avvale di un impianto che inizia dalla figura posta al centro del diritto commerciale: l’imprenditore. Riferendosi al codice civile, nel volume, dell’imprenditore, vengono evidenziati i requisiti fondamentali che deve possedere: professionalità, economicità, organizzazione e direzione al mercato. Partendo da una definizione generale si scende però più in dettaglio. Andando infatti oltre quanto recita l’articolo 2082 del codice civile, il testo si concentra sulle singole figure imprenditoriali, oggetto di una disciplina specifica, distinte sotto due profili: qualitativo, imprenditore agricolo e commerciale, e quantitativo, piccolo e medio/grande. L’autrice, capace di muoversi con sicurezza nella complessa materia giuridica, tenendo però sempre bene insieme le diverse tessere del mosaico, dopo aver delineato la figura dell’imprenditore rivolge il suo sguardo all’azienda: “Il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa. Essa si differenzia dall’impresa che è, invece, l’attività esercitata dall’imprenditore” (p. 17). Il percorso delineato dalla Omegna, scandito da temi forti quali imprenditore e azienda, sfocia poi nella parte più consistente del volume, riservata alla trattazione delle società. Esse sono giuridicamente definite come il contratto con il quale “due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili” (p. 21). Il testo entra così a fondo nel mondo societario, ragionando in termini giuridici per trattare categorie (persone e capitali) e tipi societari. Questi ultimi si suddividono in società di persone, semplice, nome collettivo e accomandita semplice, e di capitali, azioni, responsabilità limitata, accomandita per azioni. Ad esse si aggiungono le società cooperative e le mutue assicuratrici. Dei diversi tipi di società, Impresa & diritto mette poi sotto osservazione, riferendosi costantemente alla letteratura più aggiornata in materia, gli aspetti giuridici che vanno dalla costituzione allo scioglimento, analizzandone i diversi organi necessari per il loro corretto funzionamento. Della disciplina societaria, il volume prende in considerazione anche le operazioni straordinarie quali trasformazione, fusione, scissione. Il ritmo del testo, scandito dalla regolare successione dei paragrafi, permette così di muoversi agevolmente, all’interno di un contesto scientifico, ripercorrendo il quadro giuridico con il quale, chi fa impresa, deve sapersi adeguatamente confrontare. Ulteriore materia di approfondimento, Impresa & diritto la offre con uno sguardo, fatto in modo sintetico ma efficace, al diritto commerciale francese. In particolare si passano così in rassegna le tipologie delle société commerciales: de personnes, de capitaux e a responsabilité limitée. Temi e spunti di riflessione si trovano quindi incasellati in un libro agile, utile anche come strumento di consultazione rapida, aggiornamento in materia, che intesse sapientemente articoli del codice civile e interpretazioni giuridiche. la segnalazione/1 Tre lezioni sulla società postmoderna Daniel Cohen, editorialista di “Le Monde”, è professore di economia all’École Normale Supérieure di Parigi. In queste dense e istruttive pagine spiega che cosa è cambiato nella società occidenta- le dopo le “quattro grandi rivoluzioni” di fine secolo: tecnologica, sociale, culturale e finanziaria. È crollato il paradigma che coniugava lavoro e diritti dando luogo alla società del welfare, e si è aperta una divaricazione tra società e mercato. La globalizzazione, a sua volta, ha reso di casa in occidente i conflitti identitari. Ma i danni e i rischi non sono necessariamente più gravi delle opportunità offerte dalla maggiore velo- Daniel Cohen, Tre lezioni sulla società postindustriale (tr. it. di C. Spinoglio), Garzanti, Milano 2007, pp. 109, euro 11. cità di informazione e dall’uniformazione dei costumi. Peccato che la diligente traduzione non alleggerisca un po’ l’ammirevole sforzo di sintesi dell’autore. g.p. la segnalazione/2 Il ricordo dell’Adunata degli Alpini Ad un anno di distanza dall’ultimo numero dato alle stampe, “Cuneo Provincia Granda” torna in edicola per Natale con un numero doppio di 148 pagine, in gran parte dedicato all’Adunata degli Alpini del maggio scorso e con un’attenzione particolare a riprendere quegli eventi - culturali e non solo - che hanno avuto una loro rilevanza nel corso dell’anno appena trascorso. Nel 2007 gli enti sostenitori della testata hanno dato inizio ad un significativo lavoro di riorganizzazione della rivista, la cui naturale quanto obbligata conseguenza è stata l’assenza di uscite negli ultimi mesi. Il “Primo piano” della rivista è un’ampia riflessione (più di 50 pagine) sull’eredità che ha lasciato l’Adunata Nazionale degli Alpini del maggio scorso agli abitanti della provincia. “Quello che possiamo dire - si legge nel- Cuneo Provincia Granda, Dicembre 1/2007, ’Arciere, Dronero 2007, pp. 148, euro 10 l’editoriale - è ciò che resta del passaggio degli Alpini in provincia di Cuneo. Le ‘penne nere’ hanno lasciato un’impronta. Anzi, ci hanno fatto riscoprire dei segni che da tempo sono visibili e talvolta tangibili nella storia e nella cultura della nostra terra”. Gennaio 2008 Impresa & Cultura 23 di Beppe Malò ratti cantine griffate/10 Renato Ratti è uno dei creatori del mito del Barolo. Parlare, oggi, della sua azienda non può essere fatto senza raccontare, anche brevemente, la sua storia d’imprenditore. Dopo aver compiuto gli studi di Enologia ad Alba “emigra” in Brasile nella prima metà degli anni ’50 per occuparsi della produzione di Vermouth e spumanti della Cinzano di San Paolo. Le esperienze maturate lontano dall’Italia saranno decisive per la crescita professionale e per le idee innovative che svilupperà successivamente nelle Langhe. Dove ritorna nel 1965 quando acquista la prima vigna per la produzione di Barolo: è una piccola vigna della storica zona di Marcenasco, sotto l’Abbazia dell’Annunziata a La Morra. Nell’antica Abbazia, risalente al XV secolo viene vinificato il primo Barolo Marcenasco, proveniente da singolo vigneto, un cru. Oggi l’azienda continua ad affittare l’antica abbazia di proprietà comunale e vi ospita il Museo Ratti dei Vini d’Alba. Dalla metà degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta Renato Ratti diventa un importante punto di riferimento per tutto il settore vinicolo, in Langa e in Italia. è stato nominato presidente del Consorzio del Barolo e successivamente direttore del Consorzio dell’Asti. Ha preso parte direttamente alla stesura dei disciplinari di produzione dei vini albesi ed in modo particolare di quelli sottoposti al disciplinare della Docg. Ha scritto numerosi libri sui vini piemontesi e italiani. Ha compilato per il Museo Ratti la carta delle annate del Barolo, la carta delle sottozone storiche del Barolo e del Barbaresco, frutto di grande ricerca sul territorio. Enologo, scrittore, storico, comunicatore, Renato Ratti è stato uno dei principali artefici della rivoluzione culturale e tecnica del mondo del vino piemontese ed italiano. Dopo la sua prematura scomparsa, avvenuta nel 1988, entra in azienda il figlio Pietro, appena diplomato alla scuola Enologica di Alba. Prosegue negli anni ‘90 l’ampliamento e la ristrutturazione dei vigneti di famiglia, e continua la ricerca di unicità di origine delle varie sottozone vocate alla produzione di vini di altissima personalità e qualità. Del percorso che ha portato alla realizzazione della nuova cantina ci parla Massimo Martinelli, nipote di Renato Ratti, enologo e pittore di buon talento, entrato in azienda nel 1969. “Erano davvero altri tempi - ricorda -, soprattutto l’organizzazione e la logistica non avevano il peso che oggi hanno per un’azienda moderna. Allora all’Abbazia si produceva solo il Barolo, mentre ad Alba venivano La cantina ipogea di La Morra è stata realizzata dal 2002 al 2005 sul progetto dell’architetto di Marco Sitia prodotti tutti gli altri vini in listino. Ovviamente era impossibile parlare di gestione del magazzino. Nel 1972 quella dell’Abbazia è diventata l’unica nostra sede ed è rimasta una sede relativamente confortevole almeno sino a quando sono entrati in ditta i sistemi di trasporto meccanizzato, ovviamente incompatibili con pavimenti posti su livelli diversi. In ogni caso sono passati 30 anni prima che iniziassero i lavori di costruzione della cantina che oggi ci ospita. Dal 2002 al 2005 ci siamo trasferiti a La Morra affittando i locali della cantina “Cerequio” di Angelo Gaja sino a quando si è completato il trasferimento dell’azienda in questa nuova sede”. Il progetto è opera dell’architetto genovese Marco Nella conca dell’Abbazia Due scorci originali della cantina, all’esterno (in alto) e all’interno (sopra) Sitia ed è iniziato con una possente opera di sbancamento che ha creato le premesse per una struttura che scende 18 metri sotto terra dove si trovano i locali destinati all’affinamento del prodotto. “Durante la fase di scavo - spiega Massimo Martinelli - i nostri vicini erano tra il disorientato e il preoccupato. I più spiritosi ci chiedevano se andavamo alla ricerca di tartufi, i meno ottimisti temevano per la stabilità della frazione. Effettivamente lo scavo, proprio ‘sotto’ il paese, era davvero imponente per fronte e profondità della trincea. Eppure era motivato dalla necessità di costruire una cantina che, pur di generose dimensioni, fosse invisibile nel contesto dell’ambiente e del paesaggio. Siamo I.P. La collezione di Roberto Longhi Dal Duecento a Morandi Prosegue alla Fondazione Ferrero di Alba il successo della mostra «La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi». Sono oltre 35mila i visitatori che finora hanno apprezzato la raccolta di capolavori dello studioso nato ad Alba nel 1890. Le settantuno opere consentono di compiere un viaggio lungo i gusti e le scoperte di un grande della storia dell’arte mondiale, cui si devono alcune tra le più importanti interpretazioni caravaggesche. La mostra, ad ingresso gratuito, sarà accompagnata a gennaio da incontri, dibattiti e percorsi guidati. Tra gli ospiti della Fondazione Ferrero ci sarà il critico d’arte Philippe Daverio. Specializzato in arte italiana del XX secolo, ha dedicato i suoi studi al rilancio del Novecento. E’ autore e conduttore di Passepartout, programma d’arte e cultura in onda su Raitre. All’interno del ciclo «I giovedì con l’esperto» - una serie di visite guidate alla mostra, condotte da storici dell’arte - il 24 gennaio, alle 21, sarà Arturo Galansino, dell’Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi ad accompagnare le persone in mostra. La visita verterà prevalentemente sull’analisi della pittura di Caravaggio e dei caravaggeschi nel contesto di una lettura più generale della mostra e del metodo di lavoro del grande storico dell’arte (prenotazioni 0173 295259). Sono inoltre previsti laboratori didattici per bambini (4-11 anni) durante i quali si potrà trasformare la visita alla mostra in una caccia al tesoro (prenotazioni 0173 294562). Fondazione Ferrero - Strada di Mezzo 44 Alba Orari di apertura: lunedì - venerdì 15-19; giovedì 15-22; sabato,domenica e festivi 10-19 Ingresso gratuito praticamente nella Conca dell’Annunziata, in mezzo a filari e a mezza costa di una delle colline più belle delle Langhe. Il progetto doveva partire proprio dal rispetto del contesto circostante”. I lavori hanno previsto la ristrutturazione e ampliamento parzialmente interrato della cantina mediante la realizzazione di due piani interrati di 2.500 metri quadrati, di un piano terreno di lavorazione ed imbottigliamento con soppalco dedicato a locali uffici e di ultimo piano dedicato a sala degustazione per un totale di 4.000 metri quadrati. Il primo passo è stato lo scavo di circa 20.000 mc. opportunamente gradonato per seguire il naturale declino della collina al di sotto della Abbazia dell’Annunziata di La Morra. Successivamente sono state messe in opera stutture verticali ed orizzontali di forte portata con getti in calcestruzzo armato a vista, la copertura con una struttura in legno lamellare con travi ravvicinate a profilo. Il progetto si è concluso poi con la semina di un prato verde sopra tutte le coperture per migliorare l’inserimento nel contesto agricolo circostante. Particolare questo che non manca di incuriosire i visitatori e i clienti, ma che non ha solo una funzione mimetica. La coltre di terreno, infatti, isola e coibenta le strutture sottostanti permettendo di ricorrere solo dove indispensabile al condizionamento del microclima. “La scelta dei materiali, calcestruzzo, legno e mattone a vista - sottolinea Martinelli - ci ha permesso di rendere tutta la costruzione moderna, funzionale, avanzata senza tuttavia - specialmente nell’aspetto esterno - apparire fuori contesto, estranea alle altre costruzioni. Le linee sono innovative, ma il colore della costruzione e il prato che copre la parte ipogea stemperano la cantina nell’ambiente circostante. È piacevole, a volte, ricevere la visita di turisti che si sorprendono nello scoprire che questa è una casa vinicola. Alcuni di loro non sono affatto interessati al vino, ma apprezzano il risultato del nostro progetto”. Che è stato curato molto anche all’interno della costruzione, dando molto spazio al vetro che separa gli ambienti permettendo una grande luminosità e creando un open space gradevole e funzionale. Dove anche i colori sono stati pensati per creare calore e armonia. Nero e vinaccia, grigio e legno lamellare, inserimenti moderni di isole vetrina per il Barolo Marcenasco, nulla appare casuale pur in una sensazione d’accogliente naturalezza, di spazi dove le Langhe sembrano entrare e la cantina far parte di una storia che l’Abbazia, poco sopra, guarda con un sorriso antico di 600 anni. Lastra assorbente in rame altamente selettiva Lana minerale per un efficace isolamento termico del fondo (50 mm) e dei lati (20 mm) Speciale vetro di sicurezza Antiriflesso (4mm) Torre S.Giorgio - CN S.S.Torino-Saluzzo Km 30 - Tel. 0172.912392 - Fax 0172.96122 IDRO CENTRO IDROCENTRO nuova energia dalla natura Adatto ad ogni tipo di tetto Ogni edificio e ogni tetto è diverso eROTEX ha sviluppato varie soluzioniper installare i collettori sui tetti.Possono essere montati sopra le tegole (sul tetto), integrati nel tetto(nel tetto) oppure anche posati suitetti piani grazie con l’ausilio di uno speciale supporto.Tre diverse dimensioni rendono i collettori facilmente adattabili aqualsiasi tipo di tetto. 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