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CONTROCOPERTINA www.rivieraweb.it DOMENICA 26 APRILE 3 Ieri è stato 25 aprile, giorno della Liberazione UNA STORIA PARTIGIANA CHE APPARTIENE AI RIBELLI Più la celebriamo con uomini in divisa o all'interno dei “palazzi” più la tradiamo. Più grandi e pesanti sono le corone di fiori deposte delle “autorità” civili e militari, più in fondo andranno gli ideali degli uomini e delle donne che hanno combattuto sulle montagne. Le “Resistenza” non è storia di truppe organizzate ma di bande. Non si può celebrare senza popolo E il popolo è distante. In Calabria la lotta partigiana non l'abbiamo vissuta e la nostra “resistenza” ha avuto caratteristiche diverse rispetto al centro nord. La Calabria è stata liberata dalle truppe alleate e ciò ci ha impedito di ribellarci e di contribuire al cambiamento dello Stato. Noi calabresi siamo rimasti inchiodati all'8 settembre. Una data e una pagina infame scritta dalle classi dirigenti responsabili della guerra e del fascismo per garantire l'assoluta continuità dello Stato condannandoci così a restare “uva puttanella”. Sbaglieremmo certamente a identificare il fascismo con i labari e i gagliardetti, le camicie nere e il saluto romano. Il fascismo è stato molto di più rispetto a tutto questo. In Calabria è stata la naturale evoluzione delle classi dirigenti che da borboniche sono diventate savoiarde , da “liberali” si sono trasformate in fasciste, mimetizzandosi, dopo l'8 settembre nei partiti che hanno gestito il potere. Ancora oggi il “potere” è nelle loro mani. Non mi riferisco a persone fisiche che cambiano ma alla logica con cui il potere procede stritolando gli interessi e la dignità di gran parte della popolazione. Il potere è nelle loro mani quando ci lasciano senza treni; è nelle loro mani quando sciolgono i consigli comunali; quando praticano la giustizia sommaria; quando riducono gli ospedali in lazzaretti; quando scacciano i giovani dalla nostra terra; quando causano abbandono e desolazione. Esiste una sostanziale continuità nel potere così come c'è stata una naturale contrapposizione a esso nel silenzioso antistatalismo di tanta parte della nostra gente. Nell'Ottocento anche noi calabresi abbiamo avuto la nostra “Resistenza”: il 25 Aprile è un giorno di festa! Oggi il “nemico” non veste più in camicia nera e nega ogni idea di Patria. È perfido, meglio mimetizzato e meglio organizzato ma è sostanzialmente lo stesso di settanta anni fa! Si nasconde nelle banche, sposta masse enormi di ricchezza causando crisi senza fine; delocalizza le fabbriche dove più alti sono i profitti; sfrutta i popoli causando guerre e disperazione. Comanda negli uffici, nei tribunali, negli ospedali. Determina la vita di consessi elettivi. Utilizza la ‘ndrangheta a proprio vantaggio. Cambiano le persone ma la logica è la stessa! Non ha bisogno del manganello perché dispone di strumenti più raffinati, persuasivi ed efficaci. La Calabria è vittima di questo “potere” senza volto. Un potere che tanto più sarà forte tanto più i calabresi saranno deboli. La “Calabria criminale” è il frutto avvelenato della loro egemonia. Nella nostra Regione la democrazia è sospesa, la libertà seriamente minacciata, ciò che resta della politica - molto spessosi riduce a uno spettacolo avvilente. Noi raccogliamo, in mani certamente fragili e inadeguate, la bandiera della Resistenza. Noi narriamo un'altra storia! Per fortuna nostra, non è più tempo di andare in montagna. Basta tenere accesa la fiammella della libertà che un giorno qualcuno farà brillare anche nella nostra Terra. Questo è l'unico modo per rendere onore al 25 Aprile. Ilario Ammendolia RIVIERA ATTUALITÀ www.rivieraweb.it DOMENICA 26 APRILE 4 GIUDIZIARIA La faida di San Luca N elle valutazioni conclusive della Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, relativamente al processo di secondo grado denominato “Fehida”, sulla esistenza della cosiddetta Faida di San Luca, si legge, in conclusione, che dalle prove testimoniali integrate con le altre risultanze probatorie indicate, sarebbero provate un serie di circostanze, le origini e gli sviluppi della faida tra le opposte consorterie dei Pelle-Vottari e dei Nirta-Strangio. In primo luogo: “L'esistenza in San Luca, già prima del 10.02.91, di una frizione violenta tra due gruppi di famiglie: da un lato, i Vottari-Frunzu, collegati attraverso matrimoni ai Nirta "Scalzone", ai Romeo "Staccu", ai Pelle "Gambazza" e in particolare alle persone dei fratelli Pelle Antonio '62 e Pelle Domenico '50; dall'altro, i Nirta-Versu e Strangio-Jancu, tra loro legati da vincoli matrimoniali e a loro volta collegati, sempre attraverso matrimoni, ai Mammoliti Fischiante”. In secondo luogo: “La maturazione del contrasto tra gli indicati aggregati familiari nell'ambito dei circuiti delinquenziali della criminalità organizzata di San Luca: la frizione avveniva tra appartenenti a famiglie che costituivano l'essenza della locale criminalità organizzata e costituiva manifestazione di una lotta per il controllo esclusivo del territorio e delle attività illecite su di esso espletate da parte di note famiglie interne al "locale di San Luca"; in tale ambito, i giovani dei NirtaStrangio erano senz'altro degli emergenti rispetto agli esponenti di casati di 'ndrangheta già storicamente affermati come quello stesso dei VottariFrunzu, facente capo a Vottari Giuseppe '45, uomo di fiducia di Pelle Antonio '32". Si legge ancora, al terzo punto, che vi sarebbe “La certa riconducibilità a Vottari Antonio '67, figlio maggiore del citato Vottari Giuseppe, del pestaggio di Nirta Francesco '74 e degli omicidi di Nirta Domenico '72 e di Strangio Francesco '71, nonché dei tentati omicidi di Nirta Giovanni Luca e Nirta Sebastiano avvenuti il 10.02.91” che sarebbe poi il presunto “primo atto ufficiale della faida di San Luca rivestita dai fatti di sangue del Carnevale 91”, al quale seguirebbe, scrivono i giudici: “La certa riconducibilità ad esponenti del gruppo Nirta-Strangio dell'omicidio di Vottari Antonio '67, collocabile tra il 23 e il 24 luglio 1992, reo di non aver rispettato l'esilio da San Luca impostogli dai primi e per tale ragione spietatamente giustiziato”. “La possibile estensione e degenerazione del conflitto, oltre i confini territoriali di San Luca, a seguito dell'omicidio di Vottari Antonio '67 - si legge ancora oltre - attraverso la discesa in campo di cosche della fascia jonica, a cominciare da quella di Africo capeggiata da Morabito Giuseppe, alleato dei Vottari-Frunzu; l'inibizione all'allargamento dello scontro frapposta da Zavettieri Sebastiano, esponente di spicco della 'ndrangheta di Roghudi-Melito Porto Salvo, schierato con i Mammoliti-Nirta-Strangio”. Ne discende, inoltre, come “la rigida concatenazione logica, spaziale e temporale di tutti i fatti di sangue del 91, del 92 e del 93 e l'essere ciascuno di essi, al contempo, effetto di un prius e causa di un posterius”. L'esistenza in San Luca, fin dall'inizio degli anni 90, di una cruenta guerra di mafia tra i PelleVottari e i Nirta-Strangio, sospesa dal summit di 'ndrangheta tenutosi dopo la cosiddetta strage del 1° maggio 1993, per effetto del quale non si registravano più spargimenti di sangue per 13 lunghi anni, è conclusione che quindi deve essere fondatamente raggiunta, sulla scorta delle emergenze fin qui riportate, a prescindere dalla certa individuazione dei responsabili degli omicidi di Vottari Antonio '67 e dei quattro omicidi del 1°maggio 1993 (non essendovi alcun dubbio, come detto, circa la responsabilità dello stesso Vottari Antonio '67 per i fatti di sangue del 10.02.91). La tregua durata 13 anni andava ad infrangersi, in particolare, con due eventi ben precisi: il tentato omicidio di Pelle Francesco del 31 luglio 2006, addebitato dai Pelle¬ Vottari alla consorteria Nirta-Strangio diretta da Nirta Giovanni Luca, contro il quale sarebbe indirizzato l'agguato eseguito nel corso della cosiddetta strage di Natale 2006, per concludersi con una tregua dopo la strage di Duisburg, del 15 agosto 2007, lasciando sul terreno una lunga scia di morti. Siderno: Casa della Salute, la chiamavano“nuovo pilastro della sanità pubblica” N “ PICCOLI GRANDI ENEA CARICHI DI CARROZZELLE IN SPALLA, VANNO SU E GIÙ PER I PIANI DELLA STRUTTURA OSPEDALIERA. L'ALZALETTIGHE È FUORI USO E LA COMMISSIONE DEGLI INVALIDI SI TROVA AL SECONDO PIANO. ell'ottobre del 2013 si dava il via alla convenzione per la realizzazione della Casa della Salute di Siderno. Durante l'incontro il progetto era stato definito come il “nuovo pilastro della sanità pubblica” e il cui protagonista era l'ex presidente della regione, Scopelliti, “che si è sobbarcato l'onere di combattere una cultura basata sul mantenimento di ospedali inefficienti per una cultura che guardasse al territorio”. La famosa battaglia di Scopelliti non sembra essere andata a buon fine poiché l'ex ospedale di Siderno non riesce a trattare il pubblico con i dovuti accorgimenti. Entrando nella Casa della Salute, si possono notare infatti dei piccoli grandi Enea che, carichi di carrozzelle in spalla, vanno su e giù per i piani della struttura ospedaliera. Perché? L'alzalettighe è fuori uso! E la Commissione degli invalidi si trova al secondo piano. I medici e gli infermieri, visto l'enorme disagio, hanno dovu- to escogitare un “piano B”, alquanto primitivo, per “agevolare” gli spostamenti dei poveri pazienti. L'idea è questa: i malati su barelle e carrozzelle devono alzarsi e spostarsi su una sedia che entra appena in uno dei piccoli ascensori posti accanto all'alzalettighe. Ma c'è anche una terza alternativa, ancora più improponibile: prendere in braccio il paziente e salirlo al secondo mentre un collega si occupa della carrozzella. Cito un avviso che nel 2012 garantiva l'idoneità della struttura ospedaliera: “Gli esperti dell'azienda sanitaria hanno considerato idonei e confortevoli i locali, che ben si adattano alle esigenze sanitarie del pubblico”. A mio avviso si tratta di una sorta di speranza utopistica, visti i diversi disagi che mettono in difficoltà non solo il personale sanitario, ma soprattutto chi ha davvero bisogno: i pazienti. Un ospedale, come tutti sappiamo, è destinato alla cura e alla dedizione dei malati, ciò comporta non solo il mettere a disposizione ambienti idonei e che facciano sentire a proprio agio il pubblico, ma fare in modo che la struttura funzioni a 360 gradi 24 h su 24. In questo caso la situazione presentata non è conforme alla definizione del termine 'ospedale', in quanto non dispone dei mezzi adatti a mantenere il servizio adeguato. L'ascensore è di fondamentale importanza all'interno di un ospedale: la sua mancata funzionalità porta a un ritardo nei soccorsi. E questo, nelle peggiore delle ipotesi, significa morte. Pensiero cruento, ma al di là di tutto terribilmente realistico. Manca l'ambizione necessaria a migliorare la sanità nella Locride, il cambiamento deve partire innanzitutto dalle coscienze. A tutt'oggi nel nostro territorio è impossibile definire il servizio sanitario “adeguato”. Vi è la sensazione che i progetti sulla sanità di cui si è fino ad ora parlato siano solo inchiostro sulla carta e manchi completamente la volontà di trasformarli in atto. M. Cristina Caminiti Fiaccolata in memoria delle vittime del Mediterraneo Caulonia Marina: è stata organizzata ieri una manifestazione in memoria delle vittime del naufragio del 19 aprile che ha coinvolto oltre 700 naufraghi nel canale di Sicilia. Iniziativa di solidarietà organizzata a livello nazionale ed internazionale con lo scopo di sollecitare gli interventi del governo e delle istituzioni europee. La fiaccolata è stata promossa dalle Segreterie di CGIL RC-Locri, CISL Rc e UIL RC insieme con il comitato dei Sindaci della Locride. LR PRIMO PIANO QUANDO I MIGRANTI NON SONO“MARMAGLIA” Il debutto di Steeven M difensore centrale are più mare più mare mescolato al sapore dolce di un nuovo inizio pregustato tra labbra alla salsedine. Un viaggio da 1000 euro per diciannove ore in acqua, stretto in una morsa umana, cercando di non pensare al dolore mentre ragni e pulci origliavano addii e speranze convulse cullati dalle onde. Tra il sudore spietato e implacabile di agosto, in un barcone tanto simile a quello affondato il 18 aprile, il sismografo della vita di Steeven, insieme a quello di altre 120 persone, ha ripreso a oscillare. Su quel barcone partito dalla Libia per raggiungere Lampedusa, tante vite iniziavano a diventare interiezioni - sicuramente i punti interrogativi superavano le esclamazioni, ma sempre meglio dei punti fermi. Perché rischiano la vita sui barconi assassini? - capita di sentirsi chiedere. Perché è meglio sfarinarsi nell'incerto che nella certezza della morte. Ha due occhi profondi a mandorla Steeven, impantanati in una tristezza che la bocca prova a dissimulare. È scappato dal Camerun perché lì il suo futuro non aveva più tracce su cui avanzare. Ha scelto l'Italia perché ha un sogno: diventare un bravo difensore come Cannavaro e Nesta. Sognare di diventare calciatore in Camerun non era possibile. Lì le notti hanno cieli rigidi in cui si propaga un suono che a pronunciarlo sembra dolce e innoquo e sa di deserto: Boko Haram. Ma Boko Haram è l'inferno per chi è cristiano come Steeven e anche per chi è musulmano e non segue la Sharia. Boko Haram è morte. Letteralmente significa "l'istruzione occidentale è proibita". La cultura è peccato, l'Occidente è peccato. E imbracciano armi fabbricate in Occidente per inculcarlo ai giovani. Per sfuggire al velo di terrore soffocante steso dagli integralisti, Steeven ha lasciato la madre e tre sorelle e ha deciso di sognare altrove. Ha superato il deserto, ha superato il mare e per questo ogni giorno ringrazia Dio. Steeven non ha dovuto aggrapparsi ai morti per non affondare. La Marina militare ha soccorso il suo barcone al largo della Calabria scortandolo fino al porto di Reggio Calabria. Toccata terra, Steeven ha provato qualcosa di vicino all'euforia, alla vittoria, allo stomaco. Felicità a tutto vapore. È stato qualche settimana a Reggio per poi essere mandato alla comunità "Marzo 78" di Melito Porto Salvo che, insieme ad altre cooperative, fa parte del progetto SPRAR del comune di Condofuri. È lì da nove mesi in attesa che gli vengano rilasciati tutti i documenti per lui indispensabili a realizzare il sogno di giocare in una squadra di calcio. Nel frattempo studia l’italiano e ha iniziato ad allenarsi nella squadra del Bocale. Ha incontrato Filippo, il presidente, per caso, mentre giocava un'amichevole con la squadra del Melito. "Filippo ha un grande cuore, è un signore buono" mi confessa e la sua espressione è la devastazione della gioia e della riconoscenza. Filippo assicura che insieme alla sua squadra farà di tutto per aiutarlo e sfruttare il suo talento ma deve aspettare che abbia tutti i documenti in regola per poterlo cartellinare. Filippo ha regalato a Steeven la speranza, l'ha salvato dalla brutta abitudine che abbiamo di permettere che le vite del "pesce fresco", della "marmaglia" che arriva sulle nostre coste si trasformino in incubi. Filippo ha salvato Steeven da fili di bava, da chiacchiere e rolex. Maria Giovanna Cogliandro www.rivieraweb.it LA COPERTINA FORTUNATO CALABRÒ ROCCELLA ono omicidi silenti quelli operati da Trenitalia e dalla sua partecipata Rete ferroviaria italiana (Rfi). Uno smantellamento progressivo e continuo delle reti del Sud e un incremento in quelle del Nord. Investimenti su Alta velocità e nuove vetture per l'operoso Nord e al Sud invece si smantellano chilometri e chilometri di strade ferrate. È dal 2010 che si denunciano tagli sostanziosi nelle regioni dello stivale italiano. Le stazioni trasformate in semplici fermate aumentano, insieme alle corse soppresse. Delitti di lupara bianca, impuniti, silenziosi e di cui nessuno di occupa. Omicidi commessi contro un Sud che già arranca, ma che in questo modo perde proprio ogni speranza. Un porto come quello di Gioia Tauro che chiede da decenni di investire sul trasporto ferrato che si vede rispondere picche e viene così abbandonato nelle mani della criminalità organizzata che non ha nessun interesse a farlo sviluppare e ad aumentare i controlli al suo interno. È sempre una questione di numeri ed evidentemente per Ferrovie dello Stato, Trenitalia e RFI i 2 milioni di calabresi e i 5 milioni di siciliani cui stanno sottraendo pezzo pezzo un servizio non sono così importanti. I movimenti di protesta stanno S alzando la voce, ma forse lo stanno facendo troppo tardi per poter sperare in un risultato. È comunque sempre più determinata la mobilitazione delle associazioni e dei comitati, in difesa dell'unica modalità di trasporto alternativa a quella stradale. Infatti, il livello di impegno da parte degli organizzatori, ripagato da una partecipazione sempre più massiccia e fattiva dell'opinione pubblica, ha ormai raggiunto risultati che non passano più inosservati. L'iniziativa, svoltasi nel pomeriggio del 23 aprile presso il Dopolavoro Ferroviario di Roccella Jonica, è riuscita a catturare l'attenzione di una massiccia ed eterogenea platea di cittadini, amministratori, autorità varie e organi di informazione, tanto da richiedere una nutrita presenza di forze dell'ordine, forse preoccupate da una partecipazione certamente inusuale per questo argomento. Particolarmente alta, più che nelle occasioni precedenti, è stata inoltre l'attenzione prestata da tutti i presenti agli argomenti esposti dai relatori nei minimi dettagli e con estrema competenza tecnica. Ovviamente, l'accento più forte è stato posto sulla questione relativa al piano di “right sizing” (letteralmente “aggiustamento di taglia”, eufemismo per ridimensionamento!) di RFI, che sta gradualmente portando alla trasformazione in fermata di almeno dieci stazioni della linea Jonica. Tecnicamente, la trasformazione consiste nel bloccaggio dei binari di incrocio (preludio della successiva totale eliminazione, come è già avvenuto a Marina di S.Lorenzo), con conseguente drastica riduzione della capacità e flessibilità di traffico della linea ferroviaria. Questa situazione sta già provocando gravi disagi all'utenza pendolare, alla quale viene preclusa la possibilità di usufruire di servizi con orari consoni alle esigenze lavorative e di studio, come specificato dai rappresentanti dell'Associazione Pendolari Jonici, Titti Mauro e Angelo Rossino. L'intervento dell'ordinario di Trasporti all'Università Mediterranea di Reggio Calabia, Domenico Gattuso - che ha più volte innescato fragorosi applausi da parte del pubblico - come sempre è stato accompagnato da esaustive e dettagliatissime (ma pur sempre comprensibili) diapositive sugli innegabili vantaggi del vettore ferroviario, e in generale di un sistema di trasporti integrato, nelle medie e brevi distanze. Ovviamente, non è mancato il riferimento alle attuali criticità del trasporto pubblico e delle relative infrastrutture in Calabria in particolare sul versante Jonico- e alla discrepanza che si rileva negli investimenti pubblici, inerenti a quest'ultime, tra le diverse regioni italiane. Altrettanto dettagliata, successivamente, l'esposi- Trenitalia nemico dichiarato TAGLIODELSECONDOBINARIO: SI ALLUNGAL'ELENCODEIDELITTICONTROLA FERROVIA JONICAMESSIINATTODA RFI DOMENICA 26 APRILE 7 zione di Roberto Galati, Presidente dell'Ass.ne Ferrovie in Calabria, che ha sottolineato le difficoltà rilevate nello stilare proposte di rimodulazione degli orari dei treni Regionali, per andare maggiormente incontro alle necessità dell'utenza, proprio a causa del programma di right sizing di RFI sopra descritto. Un accenno non è mancato neanche alla paradossale situazione della ferrovia Catanzaro Lido - Lamezia Terme Centrale, che almeno sulla carta dovrebbe essere una delle più importanti linee di comunicazione in Calabria. Estremamente veemente, provocatorio e di notevole impatto sul pubblico, l'intervento conclusivo di Sergio Grasso, sempre per Ass.ne Ferrovie in Calabria, che ha posto l'accento sulla modalità subdola, quasi offensiva, da parte di Rete Ferroviaria Italiana, di ridurre l'operatività dei binari jonici, tramite ganasce fermascambio. Grasso quindi, giocando sulla quasi contemporanea ricorrenza del 25 aprile, ha invocato con tono accorato la “liberazione” dei binari jonici dalle odiose e umilianti gogne/ganasce fermascambi. Hanno dato il proprio contributo con i loro interventi, anche Teresa Liguori, vice-presidente nazionale di Italia Nostra, Spartaco Capogreco, docente di storia all'UNICAL, e il sindaco Certomà di Roccella Jonica. RIVIERA STORIA Tommaso Marvasi da Siderno a Roma per coordinerare il 5° Salone della Giustizia Il sidernese Tommaso Marvasi, Presidente del Tribunale delle imprese di Roma, sarà coordinatore del comitato scientifico del 5° Salone della Giustizia che si terrà nella capitale presso il Palazzo delle Fontane il 28, 29 e 30 aprile. Il Salone avrà un programma assai ricco, composto da sei convegni organizzati dallo stesso Marvasi che tratteranno alcune importanti tematiche sociali tra cui “Giustizia ed Impresa”, ed è rivolto ai cittadini, soprattutto ai più giovani. Il Presidente Napolitano, che ha seguito con grande interesse le precedenti edizioni organizzate sempre da Tommaso Marvasi, le ha definite come “una nuova forma di comunicazione sociale” fondamentale per sottolineare l'importanza della cultura della legalità e di un corretto accesso al "sistema giustizia". L'apertura dei lavori sarà proprio sulla cultura della legalità, seguiranno la riforma della giustizia, la questione mafiosa con un titolo altisonante “La mafia non è ereditaria”, la giustizia efficiente per la ripresa economica, la necessità delle "regole" per lo sviluppo e, infine, la grave questione della corruzione nella Pubblica Amministrazione. Una tre giorni che prevede presenze importanti: oltre il presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio di Stato Giorgio Giovannini, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, il Ministro dell'Interno Angelino Alfano, il Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione Maria Anna Madia e John Phillips, ambasciatore USA in Italia. Domani alle 9.00 Marvasi sarà ospite a Uno mattina per presentare il programma del Salone. Il Presidente Napolitano, che ha seguito con grande interesse le precedenti edizioni, le ha definite come“una nuova forma di comunicazione sociale” fondamentale per sottolineare l'importanza della cultura della legalità e di un corretto accesso al "sistema giustizia". www.rivieraweb.it DOMENICA 26 APRILE 8 LABORATORIO PER ASPIRANTI DESIGNERS “San Luca OutDoor Furniture” P asquale Giurleo, un designer proveniente dal nostro territorio ma sempre piu impegnato a Londra, ha ideato una collezione di arredi per esterni e per interni realizzato con rami d'albero proveniente dalla potatura del bosco dell'Aspromonte. La collezione è composta da 9 elementi tipo: libreria, tavolo, letto, comodino, chaise-longue, divanetto, sedia alta, sedia vis a vis, sedia d'angolo. Essi saranno prodotti in un laboratorio temporaneo, una School-house, messa a disposizione dall'Amministrazione di San Luca, dove si svolgerà una attività formativa e di start up per 10 giovani della Locride che, selezionati avranno la possibilità di acquisire le competenze base per poter avviare un' attività artigiana per la produzione di mobili e arredi per esterno. Il corso avrà la durata di 60 ore ripartite in tre mesi. Le lezioni saranno prevalentemente laboratoriali e saranno tenute dallo stesso designer coadiuvato da tre esperti provenienti dal mondo del lavoro forestale, dipendenti della azienda regionale “Calabria Verde” che già utilizzano le tecniche per realizzare opere di ingegneria naturalistica, per piccole opere come ponti, capanni e anche arredi e da un artigiano esperto di intreccio con materiale vegetale. I giovani tirocinanti, al termine del corso riceveranno un attestato di frequenza e verranno assistiti per avviare l'impresa artigiana anche con l'utilizzo di forma di finanziamento come prestito d'onore o microimpresa. I prodotti potranno essere commercializzati con il marchio: SLOW FURNITURE (San Luca Outdoor Word). I mobili prodotti verranno impiegati per arredare un'area libera del paese. Il progetto prevede delle iniziative correlate come la chiusura del corso con la presentazione dei mobili e con le foto e i video che documentino le fasi e il processo produttivo, dando riconoscimento a chi è stato coinvolto. Si affiancherà una mostra delle opere di intaglio in legno, mestoli, attrezzi semplici di lavoro etc che pastori e forestali di San Luca realizzano tradizionalmente, ottenendo a volte, opere di valore artistico e comunque interessanti sotto il profilo della rappresentazione della cultura materiale all'interno della comunità locale e dell’antropologia degli oggetti ordinari della vita quotidiana. Il bando integrale per la selezione dei giovani aspiranti designer si trova sul sito comune.sanluca.rc.it. La scadenza è il 28 aprile 2015. La Responsabile è la Dr.ssa Chiara Stalteri. Il mare del Gambero Rosso si mescola al Bianco profumato della Cantina "Casale li Monaci" Il primo matrimonio celebrato durante il Meeting di Enoicamente, che si è svolto lo scorso 13 aprile presso l'incantevole Palazzo di Moschetta, è stato quello tra la Cantina "Casale li Monaci" di Anthony Reale e il ristorante Gambero Rosso di Riccardo e Francesco Sculli. ant'Ilario, su una splendida collina dai colori e odori tipicamente calabresi, con una vista spettacolare sul mar Jonio e con alle spalle le montagne dell'Aspromonte, sorge l'azienda vitivinicola e agrituristica "Casale li Monaci". In queste terre baciate dagli dei e in cui si respira ancora la magia della Magna Grecia, Anthony Reale, imprenditore canadese, ritornato in Calabria dopo 55 anni di assenza, decide di investire il suo bagaglio di esperienze internazionali. "Passione = qualità" è il suo motto. È da queste terre meravigliose che si ricavano i pregiati vini della cantina "Casale dei Monaci", in cui Anthony, insieme all'enologo Vincenzo Ippolito, mescola l'amore per la vigna, curata con continue attenzioni, e l'esperienza in cantina, che si forma tra antiche tradizioni, moderne tecnologie e soprattutto tanta passione. Il vino che Anthony propone per il Meeting di Enoicamente è il bianco Santa S Caterina del 2013 (Calabria IGT), in cui il Greco di Bianco viene profumato dal Sauvignon Blanc. Santa Caterina nasce, quindi, dall'eleganza di un vitigno autoctono e dall'irruenza aromatica di un vitigno internazionale, un vino intenso con delle note di frutta bianca matura che chiude su un bel floreale, fitto e austero; un vino fresco da abbinare alla grande gastronomia di mare della nostra tradizione. E così è stato fatto dai fratelli Francesco e Riccardo Sculli del ristorante Gambero Rosso di Marina di Gioiosa Ionica, Stella Michelin per tre anni consecutivi dal 2012. Due i finger food proposti: spuma di patate affumicate con polpo e un "petalo" di barbabietola, e bon bon di gambero con crema di mozzarella e aggiughe, incroccantito da un cannolo di pasta adaggiato su un letto di marmellata al peperoncino. Due piatti che stuzzicano e coccolano i tuoi sensi e che ti regalano la magia di sentire davvero il mare che inizia a scorrerti nelle vene. Entrambi i finger food hanno conquistato un posto d'onore nel menu del Gambero Rosso ed è possibile ordinarli in abbinamento al vino per cui sono stati pensati. Grande entusiamo hanno mostrato sia Reale che Sculli per il progetto Enoicamente, un progetto che, ricordiamo, si propone di valorizzare il nostro territorio attraverso i prodotti vitivinicoli favorendone la loro commercializzazione. "Siamo noi l'Enotria del mondo! - ha esordito Reale - Siamo noi la terra del vino! Toscani e Piemontesi non mi fanno paura: loro finora hanno potuto contare solo su una politica di commercializzazione più raffinata. Ma abbiamo tutte le carte in regola per recuperare il tempo perduto perchè i vini calabresi non sono secondi a nessuno!". Sculli, dal canto suo, ha grande fiducia nei vitivinicoltori locali ed è più che certo che il matrimonio tra enologia e gastronomia calabrese avrà grande successo. RIVIERA L’EuropainvisitaaReggio Giovedì pomeriggio il commissario europeo per la politica regionale Corina Cretu, che aveva espresso preoccupazione per lo stato di impiego dei fondi europei nelle regioni Calabria, Campania e Sicilia, ha fatto visita a Reggio, dove ha trovato ad attenderla, tra gli altri, Tonino Scalzo, Mario Oliverio e Graziano Delrio. L'incontro si è rivelato una bella occasione per constatare l'impegno socioeconomico dei nostri politici, che hanno garantito il recupero del ritardo accumulato in questo mesi. LA SETTIMANA www.larivieraonline.com DOMENICA 26 APRILE 10 INTERVISTA FANTASMA A PEPPE SCOPELLITI Ho degli addominali che manco te l'immagggini! - Egregio dottore, ci parla dei suoi inizi con l'MSI? - Io? Sono sempre stato socialista! - Mi scusi, ma lo riportano le sue biografie. C'è scritto pure su Wikipedia! Lo sa che le vicende giudiziarie che la riguardano prendono l'intera pagina? - Wikipedia è fatta da comunisti! - Ma se ha appena detto di essere sempre stato socialista! - Mi meraviglio di te che sei giovane e non segui la mia pagina su Facebook (digita qualcosa sullo smartphone), la aggiorno sempre! - E di certi atteggiamenti omofobi, che cosa ci dice? - Io? Io sono a favore dei gay, delle lesbiche e di tutti i deviati. Basta che ci sappiano fare! - Eeeh, ho capito! Ma come concilia con le politiche del PDL, allora? - Io? Sono sempre stato un cane sciolto! Il PDL non ha alcun potere su di me! - Mi scusi dottore, mi sembra che lei si voglia riciclare in qualche nuovo partito. - Io riciclo tutto, faccio una raccolta differenziata che manco te l'immagggini! - Sì, ho capito cosa ricicla, lei… - Scusa, possiamo stringere, ho un appuntamento in TV e devo passare prima al trucco… per quanto (sorride) non è che ne avrei bisogno! Sono bellissimo! - Eh già! Lei è stato eletto il sindaco più amato d'Italia, povero Falcomatà che è finito al quarto posto! Eppure anche lui è un bel tocco di carne! - Ma vuoi mettere quel ragazzino con me? Scusa, ma hai visto i miei addominali? - Veramente sono maniglie dell'amore. - Ma se ce li ho a tartaruga! - A tartaruga va la sanità calabrese! - Guarda che io per la sanità ho fatto tanto! - Pure troppo, dottò! Lidia Zitara L'Assemblea dei Sindaci promette il ritorno della democrazia a Platì Venerdì scorso l'assemblea dei sindaci si è riunita straordinariamente a Platì. All'ordine del giorno i problemi della comunità aspromontana, afflitta dalle inondazioni in inverno e dalla siccità in estate, ma anche l'occupazione e la questione del commissariamento, sulle quali è intervenuto anche Monsignor Oliva, ospite speciale dell'incontro. La vicinanza alla cittadinanza è stato il sentimento più espresso dai presenti, così come la promessa di impegnarsi a un ritorno alla democrazia nel comune. Il via ai lavori di messa in sicurezza lungo Tringali nominato direttore la S.P. 05 (Mammola - Marina di Gioiosa) amministrativo ASP RC Il Commissario Straordinario dell'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, Santo Gioffrè, su autonoma determinazione ha nominato nella giornata di lunedì l'avvocato Giovanni Tringali direttore amministrativo dell'azienda sanitaria provinciale Reggina. Tringali, già ai vertici amministrativi con il Commissario Straordinario Sarica, nella sia pluridecennale carriera ha anche prestato servizio presso il Consiglio Superiore della Magistratura alla Direzione della Segreteria Decima Commissione. È ufficiale. Nella frazione di S. Antonio saranno installate barriere di sicurezza, realizzato un tratto di condotta e cunetta per la regimentazione idraulica e un rivestimento di scarpata. Importo complessivo dei lavori 40.737,60. Viene così posto rimedio al pericolo reale per le persone e i mezzi dovuto alla caduta massi dalla rupe sulla strada provinciale che attraversa la popolosa frazione. La scorsa estate solo per miracolo si evitò una tragedia: i grossi massi caddero dalla rupe, fino a raggiungere le case frontali, un paio di giorni dopo la processione della Madonna delle Grazie, a cui avevano partecipato centinaia e centinaia di fedeli. Ottimo riscontro per il service sulla prevenzione della morte improvvisa organizzato dai Lions di Roccella Unflashmobperlascuola Flash mob giovedì sera per le insegnanti della scuola di Locri. Il personale docente, stanco di subire le vessazioni di uno Stato che tra riforme e revisioni sta smembrando l'istituzione e, con essa, il futuro dei nostri ragazzi e del nostro Paese, ha preparato in un baleno questa singolare protesta/fiaccolata che ha attirato l'attenzione di diversi curiosi in Piazza dei Martiri, per una sera teatro dello slogan “La scuola è un patrimonio nazionale da difendere” Speriamo solo che qualcuno le ascolti… Il service è rivolto allo sviluppo di una cultura dell'emergenza sanitaria e pone al centro l'utilizzo dei defibrillatori, strumenti di vita necessari per contrastare il numero delle morti improvvise. Si é svolto, sabato scorso, presso l'Istituto d'Istruzione Superiore per il Turismo “Zanotti Bianco” di Marina di Gioiosa Jonica un incontro con gli studenti organizzato dal Lions Club di Roccella Jonica nell'ambito del Service Distrettuale “Defibrillatore e prime manovre rianimatorie: contributo concreto alla prevenzione della morte improvvisa” Area Operativa Sanità. L'incontro, fortemente voluto dal Presidente Arch. Domenico Futia, fa parte delle attività formative che l'importante associazione lionistica di Roccella, ha previsto per i ragazzi, approntando un serio programma informativo e preventivo. In particolare, il service è rivolto allo sviluppo di una cultura dell'emergenza sanitaria e del primo intervento e pone al centro l'utilizzo dei defibrillatori, strumenti di vita necessari per contrastare il numero delle morti improvvise. Ai saluti dell'Arch. Domenico Futia e del Dirigente scolastico dell'Istituto, Ing. Antonino Morfea hanno fatto seguito quelli del Prof. Salvatore Loccisano, Docente di Scienze motorie dello stesso Istituto e insostituibile referente e collaboratore della struttura scolastica. Le importanti relazioni del dottor Ortuso, che ha descritto i sintomi dell'infarto miocardico concentrandosi sull'importanza del tempo in cardiologia - dove il ritardo di pochi minuti può cambiare la prognosi e il destino di una persona - e successivamente quella del dottor Calogero, che ha sottolineato l'importanza di una rianimazione precoce e le caratteristiche del defibrillatore e il suo facile utilizzo attraverso i comandi vocali e i segnali visivi (che guidano l'operatore passo dopo passo nell'intervento), hanno interessato i tantissimi studenti che hanno gremito l'aula della biblioteca dell'Istituto, in una giornata molto utile ed educativa dal punto di vista sanitario. ELEZIONI COMUNALI 2 I CANDIDATI DA SINISTRA: I A SIDERNO DUE CANDIDATI DI LOTTA SERRATA TRA ARDORE (FRANCO ROMEO E GIUSEPPE GRENCI) E QUELLI DI BIANCO (ROCCO MICELI PIETRO SGARLATO, PIETRO FUDA E GIUSEPPE CARUSO DA SINISTRA: PAZZANO TRA LUCIA SPAGNOLO E SANDRO TAVERNITI, IL CANDIDATO DI PLATÌ ROSARIO SERGI E ALDO CANTURI) La Loc E QUELLO DI BRUZZANO ZEFFIRIO: FRANCESCO CUZZOLA SILVESTRATEA SESINI: INTELLETTUALE, EDUCATRICE, PARTIGIANA, AL SERVIZIO DEI BISOGNOSI Negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale passarono da Siderno o si trasferirono per viverci vari personaggi per più svariati motivi. Alcuni di essi, oltre ad ambientarsi e inserirsi nella società sidernese dell’epoca, caratterizzata da un grande desiderio di rinascita civile e sociale, contribuirono alla crescita sociale della comunità, impegnandosi a tempo pieno in campo sociale, politico, assistenziale e culturale. Silvestra Tea Sesini - che giunse a Siderno nel 1958, quale assistente sociale dell’Unione Cristiana dei Giovani, su richiesta di Pasquale Misuraca, impegnato con la moglie Elsa Romeo in campo sociale e assistenziale - fece certamente parte di questi personaggi. Silvia Francesca Luigia Tea, nacque a Biella in Piemonte il 26 ottobre del 1887 da Alberto Tea e Anna Ricci; sia in famiglia che dagli amici fu sempre chiamata Silvestra. Trascorse la giovinezza a Biella e dopo aver frequentato le scuole superiori, conseguì l’abilitazione magistrale. A differenza di molte sue compagne preferì insegnare ai fanciulli portatori di handicap. Successivamente studiò anche lingue straniere, in particolare l’inglese, il tedesco e il francese. Silvestra ebbe due sorelle, Maria ed Eva, e un fratello, Giuseppe, che purtroppo perì nel corso della seconda guerra mondiale. La sorella Eva fu un’artista e una prolifera scrittrice, soprattutto di volumi sulla storia dell’arte. Insegnò all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove ebbe la cattedra di storia dell’arte, materia che insegnò pure alla Accademia di Brera. Silvestra sposò il 10 maggio 1924 il musicologo, compositore e direttore musicale Ugo Sesini che, in quanto ebreo e antifascista, venne internato dai nazisti nel campo di concentramento di Mauthausen e ivi morì nel 1945, lasciandola sola con il figlio Alberto, che divenne ingegnere. Sin da giovane, quale cristiana e cattolica, fu impegnata nel prestare aiuto e consigli ai bisognosi, alle famiglie in crisi, ai giovani sposi, a coloro che si preparavano al matrimonio, alle giovani madri, anche con la pubblicazione di vari saggi, tra cui alcuni pubblicati nella rivista Il Solco, alla quale collaborò negli anni Trenta; tra questi si citano: a) Parole di una Mamma, b) Preparazione dei genitori, c) La promessa sposa. La sua fede cristiana la spinse anche allo studio della vita di alcuni santi, come dimostra la monografia su Santa Caterina da Genova pubblicata nel 1945. Per svolgere la sua attività d’insegnamento, di educazione dei bambini e di assistenza sociale, dopo qualche tempo fu a Verona, città della famiglia del marito Ugo, dove fondò e diresse una scuola differenziale denominata “Raggio di Sole”, per la rieducazione dei bambini diversamente abili. Fu una scrittrice attenta ai problemi dell’infanzia e dell’educazione. Pubblicò nella collana di letture per ragazzi e giovinetti in italiano e in francese diretta da Rosa Errera e Maria Mariani i volumi:1) Una mamma, un babbo e un bambino, Treviglio, T.P.E. 1924; 2) Trililì, Treviglio, T.P.E. 1924; sullo stesso tema pubblicò: I giorni della fanciullezza, Roma 1941. Spinta sempre dal desiderio di aiutare i bisognosi, i deboli e gli emarginati dalla sua indole umanitaria, e per combattere l’anal- fabetismo, si trasferì a Roma dove durante la guerra fondò l’associazione “Orti di guerra” nel quartiere Testaccio, al fine di sostenere le famiglie e i bambini con disagi. Lavorò per un periodo anche alla biblioteca vaticana dove strinse amicizia con Gerardo Bruni e Anna Maria Enriques Agnoletti, con la quale divideva la camera nel pensionato di suore “villa Mater Dei” in viale delle mura Aurelie. Proprio insieme a Gerardo Bruni, Anna Maria Enriques Agnoletti e Lorenzo Lapponi nel 1941 fondò a Roma il movimento cristiano sociale, formazione di sinistra dei cattolici italiani, poi divenuto partito cristiano sociale, che iniziò a riunirsi in clandestinità; con gli stessi partecipò alla Resistenza soprattutto nel Lazio e in Toscana, durante l’occupazione tedesca. Nel 1943 seguì Anna Maria Enriques Agnoletti a Firenze e contribuì all’organizzazione di comitati di Resistenza ai Tedeschi; trovata in possesso di documenti compromettenti venne arrestata insieme alla Enriques Agnoletti nel maggio del 1943, rinchiusa nel carcere delle Mantellate; entrambe vennero condannate a morte. La sentenza venne eseguita solo nei confronti della Enriques Agnoletti, mentre Silvestra riuscì a salvarsi. Tornata a Roma, si adoperò attivamente nell’assistenza ai più bisognosi; fu attiva organizzatrice partigiana nella zona di Porta Furba e per questo motivo fu nuovamente arrestata dai Tedeschi, in quanto trovata in possesso di documenti compromettenti. Tenuta prigioniera per due mesi, doveva essere prelevata dalle S.S. per essere fucilata a La Storta insieme a Bruno Buozzi, quando un provvidenziale trasferimento all’infermeria di “Regina Coeli” le salvò la vita. All’arrivo delle truppe Alleate venne liberata. Nel periodo in cui fu “prigioniera” dei Tedeschi scrisse una Preghiera dolce e profonda che dedicò al figlio Alberto. Nell’Estate del 1944, poco dopo la liberazione di Roma, quale rappresentante dell’Azione Cattolica e dei cristiani sociali partecipò alla costituzione delle Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani (ACLI). Nell’ottobre del 1944 aderì insieme a 2015 “ www.larivieraonline.com DOMENICA 26 APRILE 13 Manca un mese alle elezioni comunali e tra candidati forti, aspiranti sindaci che rimangono nell'ombra, assi unitari o bipolarismo, anche le città del comprensorio si preparano ad andare alle urne. Ecco una panoramica preliminare dei comuni coinvolti. A Siderno si aggiungono la lotta a sinistra di Bianco, il bipolarismo di Ardore, la rivalità sindacale di Pazzano e i listoni di Bruzzano e Casignana. A poco più di un mese dalle elezioni è giunto il momento di dare un'occhiata ai comuni della Locride coinvolti nell'Election day del 31 maggio e comprendere così quali sono le forze in campo. Lasciando da parte il caso sfortunato di Bovalino, colpito dalla piaga del commissariamento per infiltrazioni mafiose, partiamo dal caso tutto particolare di Siderno. Quello che viene sempre più spesso designato come il futuro locomotore economico della Locride è l'unico paese del comprensorio al quale verrà riservato un sistema elettivo proporzionale, proprio come viene fatto nelle grandi città. Differentemente dal sistema maggioritario, che esclude le minoranze di partito garantendo così un'amministrazione unilaterale una volta che la cittadinanza ha scelto da chi farsi rappresentare, quello proporzionale lascia spazio anche agli altri candidati sulla base della percentuale di voti ricevuti dall'elettorato. Un sistema che garantirà certamente maggiore equità nella distribuzione delle cariche, ma anche una lotta più serrata tra i candidati. Gli impavidi aspiranti sindaci, ormai lo sapranno tutti, sono Pietro Fuda per la coalizione di centrosinistra, Pietro Sgarlato per quella di centrodestra e Giuseppe Caruso, che si presenta alla guida di una lista civica. Altra città chiamata alle urne è Bianco, in cui i candidati di centrosinistra si dividono tra lo storico funzionario del PC Aldo Canturi e il giovane esponente del centrosinistra Rocco Miceli, avvocato stimato soprattutto dal sindaco uscente Scordino. È giusto sottolineare, comunque, che la bipolarità tutta mancina che si è venuta a creare in città deriva dalla costituzione di una lista formata da socialisti, un gruppo indipendente e gli esponenti dell'amministrazione in carica, con i quali sarebbero disposti al dialogo i rappresen- tanti del circolo autonomo Pertini che, ci viene detto da fonti attendibili, collaboreranno con il PD a patto che questo legame sia gradito e non leda la sensibilità personale di alcuno. Centrodestra cercasi. Ad Ardore il sindaco '97-'00 e consigliere provinciale di centrodestra '94 Franco Romeo dovrà vedersela con il centrosinistra di Peppe Grenci, sicuramente ricordato per essere stato il primo cittadino in carica nella notte dell'operazione “Saggezza”, durante la quale venne tratto in arresto mezzo paese e il suo consigliere comunale Bova. I cittadini preferiranno il ginecologo e fondatore del movimento per la salvaguardia della 106, o l'uomo che, al fianco di Campisi, ha preso l'80% delle preferenze alle ultime elezioni? Passiamo a Pazzano. La città che vive all'ombra del vicesegretario della CISL nazionale Luigi Sbarra vede candidati due ex esponenti della CGIL, Lucia Spagnolo, che basa la sua campagna elettorale sull'amore che prova per il proprio paese e Sandro Taverniti, anche lui esponente navigato della politica locale. Se a Bruzzano, Casignana e Platì si fanno i nomi di un solo candidato (rispettivamente Francesco Cuzzola, Vito Antonio Crinò e Rosario Sergi), particolare che lascia pensare alla presentazione di una lista unica nella quale a contendersela saranno soprattutto i candidati alla carica di consigliere, di Samo e San Luca non possiamo ancora presentare alcun candidato, dei quali siamo fiduciosi di poter dare però maggiori particolari nelle prossime settimane. Una nota a piè pagina la merita Gioia Tauro. La città della piana, dal 1° giugno, potrebbe avere un po' di Locride in Comune: uno dei candidati a sindaco infatti, si chiama Rosario Schiavone, ed è originario di Siderno. Jacopo Giuca cride al voto: una panoramica dei paesi coinvolti e dei candidati a sindaco Gerardo Bruni e alla maggior parte dei componenti del movimento cristiano sociale al partito cristiano sociale, ma si oppose alla confluenza nel partito della sinistra cristiana, mantenendo in vita il partito cristiano sociale insieme a Bruni e Lapponi. A Roma fece parte anche del consiglio direttivo dell’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia (A.N.I.M.I.), promuovendo nel 1945 la costituzione dell’Opera Alfonso Casati. Dopo l’adesione al partito cristiano sociale, nel novembre del 1944 fece ritorno in Piemonte, dove partecipò fino al 25 aprile 1945 alla guerra di Liberazione. A Torino fu tra le promotrici delle associazioni per l’integrazione europea e, in particolare, del Comitato Nazionale Donne Italiane (C.N.D.I.), che nel capoluogo piemontese era presieduto da Giuseppina Capurro Picchi. Nel dopoguerra si trasferì a Milano dalla sorella con il figlio Alberto. Fu sempre impegnata nell’associazionismo e nel volontariato a fini benevoli e umanitari. A tal fine, nel capoluogo lombardo fondò l’associazione “Rinascita Sociale” con il motto “Risorgi e Vivi”, per l’assistenza e la riabilitazione degli ex carcerati, ente morale all’avanguardia per quei tempi, che aveva sede nel palazzo di giustizia. Da Milano si tenne sempre in corrispondenza con Gerardo Bruni, nel frattempo divenuto deputato alla Assemblea Costituente del Partito Cristiano Sociale, a cui in una lettera del 22 settembre 1946 comunicava di non essere riuscita a mettersi in contatto con quelli della Costituente e di essere stata a Roma per il convegno sulla protezione del fanciullo. In una lettera datata 14 gennaio1947 chiedeva a Bruni la posizione dei centristi relativamente alla scissione socialista, comunicando che la maggior parte dei socialisti milanesi erano saragatiani, mentre i vecchi socialisti operai erano contrari a qualsiasi fusione. Dopo qualche anno da cui non risulta alcuna corrispondenza epistolare, Silvestra riprese a scriversi con Gerardo Bruni nel 1952 e in una lettera faceva presente che il lavoro nell’associazione Rinascita Sociale gli faceva “perdere contatto con ogni essere vivente”. Da una successiva lettera del 17 maggio 1953, traspare come la Tea Sesini si avvicinò all’Unione Socialista Indipendente, costituita da Bruni proprio nel corso del marzo quell’anno, tanto che tra le sue letture figuravano Critica Sociale e Risorgimento socialista. Comunque, non condivideva l’atteggiamento polemico e anticomunista che si era intrapreso nell’Unione, credendo opportuno un atteggiamento di distensione nei confronti del comunismo statale e non statale, valutando le situazioni locali, in modo da attuare una pacifica convivenza. Impegnata, quindi con l’Unione dei socialisti indipendenti, il 3 luglio 1953 inviava una nuova lettera a Gerardo Bruni, con la quale lo metteva a conoscenza dell’assemblea di autonomia socialista e gruppi tenutasi a Milano, nel corso della quale si era deciso di lavorare per “un intesa a fondo di tutte le correnti e di tutti i movimenti e partiti socialisti”. Quindi lo esortava a preparare un terreno di incontro con i comunisti. L’ultima lettera recuperata, relativamente alla corrispondenza con Gerardo Bruni, datata 12 luglio 1956, fa pensare che Silvestra era passata dalla parte del partito comunista italiano, visto anche la svolta a destra di molti cristiano cattolici. In qualità di assistente sociale partecipò all’attività dell’Unione Cristiana delle Giovani e nel 1958 fu inviata a Siderno con Mirella Ricca, altra assistente sociale fiorentina, che collaborarono con Grazia Misuraca, direttrice dell’asilo di contrada Mirto, creato dall’U.C.D.G. Nella cittadina jonica abitò presso la casa della signora Maria Englen, con la quale strinse amicizia. Grazie alle sue grandi doti dialettiche e didattiche, alla sua esperienza assistenziale, seppe in breve tempo accattivarsi numerose amicizie e simpatie e inserirsi facilmente nel tessuto sociale della società sidernese dell’epoca. All’impegno e all’attività profusa nel Centro Sociale di Mirto e di Donisi, aggiunse l’impegno attivo in politica e nella cultura, collaborando attivamente nella biblioteca comunale, nella quale venne nominata membro della neo costituita Commissione per la bibliote- ca comunale di Siderno, che doveva assistere l’allora bibliotecario prof. Vito Papaluca. Per Silvestra la cultura rappresentava uno dei mezzi più importanti a disposizione dell’uomo per emanciparsi; intendeva la cultura, il sorgere di bisogni intellettuali, il crearsi di interessi più vasti e complessi, la tendenza ad informarsi, l’acquisizione della volontà di scegliere e giudicare, l’abitudine alla lettura e la formazione del gusto, la spinta e la possibilità di aggiornarsi riguardo allo sviluppo del progresso umano. Per quanto riguarda il suo impegno politico, nei primi giorni del mese di ottobre del 1958 chiese e ottenne l’iscrizione alla sezione sidernese del partito comunista - era già stata iscritta nella sezione di Milano inviando una lettera in data 12 febbraio 1959 con la quale chiedeva la tessera. Fu un’attenta osservatrice della realtà calabrese dell’epoca e delle condizioni di vita della gente, come testimonia la Lettera aperta dal Mirto pubblicata postuma nel novembre del 1960 nelle rivista Brutium. Il suo fisico non tenne la frenetica e incessante attività sociale svolta, tanto che si ammalò e, nonostante le cure, non riuscì a farcela. Si spense il 27 gennaio 1960, lasciando, quale ultimo desiderio, quello di venire seppellita a Siderno Marina nel nuovo cimitero con la sua immagine proiettata verso il mare Jonio, del quale si era subito innamorata fin dal primo giorno che era giunta in Calabria. Mimmo Romeo GERENZA Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili. 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Il Museo di Locri abbandonato a un immeritato degrado Eravamo quattro amiche al Museo. Quattro amiche studentesse. Sì, studentesse in missione, che hanno scelto il Museo Nazionale Archeologico di Locri, fra tutti gli altri presenti nella regione, per un progetto proposto dall'Università. Saremmo dovute andare a visitarlo, e poi studiare, quale sarebbe stato il modo migliore per presentarlo a colleghi e professori. Così, stabilito un giorno, siamo partite da Cosenza, per approdare nel primo pomeriggio a Locri. Avevamo in mente tante idee: gli scavi archeologici avrebbero sicuramente fatto breccia nel cuore di coloro a cui avremmo presentato il nostro progetto, e li avrebbe appassionati il contatto diretto con i resti di una civiltà da cui un po' tutti discendiamo. Ci siamo armati di reflex e scarpette da ginnastica: sapevamo di dover camminare e di doverci immergere nella natura. In quella stessa natura che per secoli e secoli ha preservato e custodito i resti dei nostri antenati, che testimoniano la grandezza della Magna Grecia, una grandezza che solo la Calabria ha saputo ospitare. Situato sulla SS 106 e mancante di qualsiasi ndicazione segnaletica, il Museo presenta un cortile esterno costeggiato da una zona verde che porta all'entrata. Lungo questa via, abbiamo incrociato gli sguardi non propri soddisfatti di alcuni turisti. Erano alti, biondi e di carnagione chiara, forse tedeschi. Hanno scelto come meta privilegiata delle loro vacanze primaverili proprio la Calabria. Hanno rivolto il loro interesse verso il patrimonio culturale della Locride. Ma ne sono rimasti palesemente delusi. “ “Mancava qualsiasi segnaletica che indicasse la strada che porta al Museo" All'entrata, una signora addetta alla vigilanza, ci ha accolte ma non ha potuto darci alcuna indicazione. Il Museo si presentava ai nostri occhi, nella sua desolazione e nel suo silenzio. Eravamo solo noi quattro. Le sole e uniche visitatrici. Abbiamo deciso di visitare per primi i siti archeologici. La luce del sole avrebbe conferito un'atmosfera più suggestiva. C'era tanto da vedere, ma qualcosa ha fatto in modo che il nostro itinerario fosse dimezzato. "Vietato l'ingresso ai non addetti ai lavori "recita così un cartello affisso a un cancello serrato. Qualche comunicazione, del tutto ufficiosa, parla di "mancanza di personale". Ma questo noi non lo possiamo sapere. Forzatamente ci siamo dovute limitare ai siti archeologici aperti, caratterizzati dall'altezza dell'erba e da non buonissime condizioni di conservazione. Abbiamo notato un po' di degrado. La natura ha preservato, l'uomo è afflitto da troppa "non curanza". Accanto ai siti, pannelli descrittivi troppo lunghi, che nessun visitatore mai leggerà per intero. Dopo troppo poco tempo, dopo che qualche filo di erba si è accidentalmente attaccato ai nostri pantaloni, ci siamo avviate verso l'interno del museo. Costellato da vari pannelli colorati, dedicati ai fruitori privilegiati, cioè i ragazzi, il Museo presenta teche vuote, altre impolverate. Ci ha fatto molto piacere, però, notare, riposti in un apposito contenitore, alcuni tappetini -"pezzare" tradizionali, realizzate a mano su cui i ragazzi, accompagnati dagli insegnanti, si siedono a svolgere alcune attività educative. È vero, vi erano spazi di svago e, all'esterno, una zona pic-nic... ma anche queste erano sfortunatamente vuote. Rassegnate e deluse rispetto alle nostre aspettative, ci siamo incamminate verso la macchina imboccando la strada adiacente al museo. Nonostante ci abbiano riferito che il teatro fosse chiuso ai visitatori, non ci siamo rassegnate: speravamo di scorgere uno spiraglio da quel cancello sbarrato, da dove osservare, in tutta la loro maestosità e magnificenza, i resti di quel luogo così antico. Ma, anche questa volta, le nostre aspettative sono state infrante. Ce ne siamo tornate rassegnate. Ma non troppo. È stata una nostra impressione o il Museo è sempre desolato come quel giorno? Abbiamo chiesto ai passanti che si trovavano quel pomeriggio sul lungomare di Locri. Abbiamo chiesto ai bambini. Alcuni di loro, gli adulti, avevano avuto la nostra stessa impressione. Ma i bambini no: i loro occhi si sono illuminati di fronte alla nostra domanda. Ci hanno detto di essersi molto divertiti, qualcuno ha anche fatto allusione a una guida troppo noiosa. Tutto questo ci ha rincuorate: “avremo qualcosa di bello da raccontare nel nostro progetto” - ci siamo dette. A distanza di qualche giorno dalla nostra visita, decidiamo di sentire il direttore del Museo di Locri, Rossella Agostino. Le riferiamo il nostro disagio e gli aspetti negativi che abbiamo riscontrato. In maniera abbastanza disponibile ci risponde. "I siti che non avete potuto visitare erano in fase di ri-restauro"- afferma. Le chiediamo ancora della condizione di "abbandono" dei siti aperti. E lei fa riferimento al fatto che la ditta incaricata di tale compito è in attesa che l'erba si secchi per falciarla e dare al sito un aspetto più ordinato. "Mentre, per quanto riguarda l'assenza di segnaletica?"- chiediamo. "L'apposizione della segnaletica è di competenza del Comune o dell'Anas. Abbiamo più volte fatto pressione, sebbene non rientri nei nostri compiti"- afferma. Ci ha, inoltre, riferito che le teche vuote fossero in fase di allestimento, grazie ad alcuni fondi calabresi ed europei. Lei, in qualità di direttore si è impegnata, ce lo dimostrano le risposte che ci offre quando le domandiamo perché non si accolgano nelle aree del museo spettacoli teatrali. "Purtroppo non tutti sono disposti a lavorare gratis. Soprattutto mancano gli sponsor"- ci confida con un velo di rammarico. Insomma, non possiamo dire di essere soddisfatti della nostra visita. Avevamo aspettative molto alte. Ma quei bambini, quei loro occhi, quella loro curiosità, ci hanno trasmesso un messaggio di speranza. Il nostro augurio è che, come scriveva Plinio, "[...]su Locri, non ci sia giorno in cui non appaia l'arcobaleno". Letizia Fulgenzi Amalia Gaudio Caterina Italiano Sara Leone “ Un cartello “Alt, lavori in corso" affisso a un cancello serrato ha dimezzato il nostro itinerario. ATTUALITÀ “Ad esempio a me piace il sud” I CALABRESICHEVIVONOFUORINONSONOFIERIDELLELOROORIGINI. C'ÈCHIALLADOMANDA“DADOVEVIENI?”RISPONDE SEMPLICEMENTEETITUBANTE:“MMM... SONODELSUD”, COMESEILSUDFOSSEUN'UNICADISPERATAREGIONE. E C'ÈCHI DICHIARA:“HOORIGINICALABRESI, MAVIVOQUIDA 50 ANNI”, QUASIAVOLERSIGIUSTIFICAREPERQUALCOSA. IL termine “emigrante” non mi piace usarlo, mi sembra alquanto obsoleto e triste e anche se vivo dove mi porta il lavoro (perché ormai questo è quello che l'Italia di oggi ci offre), a chi mi chiederà da dove vengo, fino alla fine dei miei giorni, risponderò fermamente “sono calabrese”. Poter affermare questo è un lusso che pochi si concedono. I calabresi fuori dalla Calabria si identificano in diverse categorie. C'è la categoria che alla domanda “Da dove vieni?” risponde semplicemente e titubante: “Mmm... sono del sud”, come se il sud fosse un'unica disperata regione. L'altra categoria di calabresi invece risponde: “Ho origini calabresi, ma vivo qui da 50 anni”, quasi a volersi giustificare per qualcosa. Ma precisamente di cosa non si sa, sto ancora indagando. È vero la mia terra è una terra ferita, spesso dimenticata, a volte stuprata e abbandonata. È una terra enigmatica che non tutti riescono a comprendere, è una terra che vorrebbe urlare ma non ha voce per farlo, ma soprattutto non ha abbastanza orecchie che ascoltano, perciò urla senza voce e corre senza gambe. Molti sono i calabresi affezionati ad essa, ma pochi sono quelli capaci di amarla incondizionatamente, nonostante tutto e tutti, ancora pochi sono quelli che si battono per essa. A venticinque anni non mi vergogno di affermare che, appena ho una tregua, torno nella mia Calabria, torno dai miei affetti, dagli amici di una vita, da quelle persone il cui viso ho visto per talmente tanto tempo che sembrano essere senza età, sembrano essere nate con il mio piccolo paesello, trasformandolo in un luogo mistico e senza tempo. Avete presente il detto “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”? Ecco noi calabresi l'abbiamo modificato in “Natale con i tuoi e Pasqua pure”. Ogni momento è quello buono per tornare a casa, non c'è distanza che tenga o viaggio troppo lungo o biglietto troppo costoso. In fondo la felicità non ha prezzo. Giusto? In pochi giorni riusciamo a riassaporare cose che avevamo dimenticato da tempo. Trascorriamo giorni di vacanza talmente intensi che, anche in un piccolo paese come il mio, non si ha tempo di annoiarsi. Ci basta rivedere il nostro mare per sentirci onnipotenti e ancor prima di rimettere piede nella nostra casa, ci sentiamo già a casa. Parlo per esperienza personale e posso dire che in pochi giorni, durante le vacanze pasquali, ho riscoperto luoghi di cui avevo dimenticato la bellezza o la cui bellezza non riuscivo a vedere perché troppo incupita dal fatto di abitare in un piccolo paesino dell'Aspromonte senza vita e senza colori. Ma mi sono resa conto che in quello stesso paesino abitato più o meno da 500 anime, c'è una piazza e quella piazza è il secondo posto, dopo la mia casa, dove ho trascorso la maggior parte della mia vita. In quello stesso paesino, che nelle sere d'inverno appare silenzioso e cupo, vi è un'area pic-nic dove ho trascorso con i miei amici le giornate più belle, dove le querce sorgono fiere e imponenti in mezzo alla strada, ignorando spavalde la durezza e la cattiveria dell'asfalto, dove l'Aspromonte si vede così vicino e nitido che sembra di poterlo toccare con un dito, dove in mezzo a tante mucche che pascolano si riesce ad apprezzare la bellezza di un vitellino che allatta e dove la natura si erge indisturbata in tutto il suo splendore. Sembra tutto un po' surreale, ma tutto questo esiste e spesso ce l'abbiamo ad un palmo dal naso, ma siamo totalmente incapaci di vederlo perché persi nella nostra monotona quotidianità. Di posti belli come la mia piccola Casignana ce ne sono tanti, ma purtroppo sono poche le persone che li apprezzano per quello che sono. Spesso chi va via e poi torna per brevi periodi di tregua dal ritmo frenetico del casa-lavoro lavoro-casa è capace di osservare le cose diversamente, è capace di vedere tutte quelle risorse naturali che la nostra terra ci offre, ma che non riusciamo a valorizzare, è capace di apprezzare la gente familiare che, non vedendoti da soli tre mesi, ti ferma per strada a salutarti quasi fosse rientrato un membro della famiglia, ed è capace di amare la propria terra smisuratamente. Noi calabresi amiamo gli eccessi in tutti i campi: nei sentimenti, nel cibo, nel divertimento. Siamo gente di cuore. Ma non sarà che tutto questo amore a volte ci annebbia il cervello portandoci anche a fare del male alla nostra terra e guidandola verso il fondo piuttosto che risollevarla? A voi lettori lascio il compito di riflettere su questo quesito. Da una calabrese senza remore Silvia Beatrice Sgambellone Da noi vale il detto“Natale con i tuoi e Pasqua pure”. Ogni momento è quello buono per tornare a casa, non c'è distanza che tenga o viaggio troppo lungo o biglietto troppo costoso. La Calabria è ricca di posti surreali. Qui le querce sorgono fiere e imponenti in mezzo alla strada, ignorando spavalde la durezza e la cattiveria dell'asfalto. “ “ www.larivieraonline.com DOMENICA 26 APRILE 17 Costa Ionica, un capitale lasciato a marcire LA CALABRIAHA 780 KMDICOSTE. MAMENTREILVERSANTETIRRENICOÈRINOMATOESFRUTTATOA DOVERE - BASTIPENSAREALLA COSTA VIOLA, A TROPEA, A SCILLAOANCHE CAPO VATICANO, CHEPER LARIVISTAFRANCESE LES GRANDS VOYAGEURSÈLATERZASPIAGGIAPIÙBELLAD'ITALIAETRALECENTO PIÙBELLEDELMONDO - PERILVERSANTEIONICOLASTRADAÈANCORALUNGA. Q uesto mare è pieno di voci, questo cielo è pieno di visioni. Giovanni Pascoli si esprime così e l'aforisma appena citato non può che riportare, alla mente di chi scrive, la mia Calabria, alla quale sono legata da un rapporto di amore e odio. La Calabria col sole che batte sempre alle finestre e che per un acquazzone va nel panico perché al brutto tempo non è abituata e, quindi, non sa reagire. La Calabria col suo mare meraviglioso, al quale gli abitanti sono legati da miti (Omero narra con la leggenda di Scilla e Cariddi, ninfe trasformate in mostri marini, la nascita dello Stretto di Messina) e tradizioni, il quale per secoli è stato fonte di nutrimento e di continue scoperte e sul quale ci hanno costruito un'intera civiltà. Dal versante tirrenico a quello ionico, si contano 780 km di coste. Il primo è suggestivo, rinomato e sfruttato a dovere, con la Costa Viola che si trova proprio dove l'Appennino strapiomba nel Mar Tirreno, come dicono le guide, e con zone come Tropea e Capo Vaticano, zona del comune di Ricadi, la cui spiaggia è stata ribattezzata dalla rivista francese Les Grands Voyageurs come la terza più bella d'Italia e inserita nella lista delle cento spiagge più belle del mondo. Per non parlare di Scilla, che non sfiorisce mai, o di Chianalea, una delle località più particolari, con le sue case che si trovano sul mare è la meta ideale per una cena caratteristica a base di pesce, tra cui l'aristocratico del mare, meglio noto come pescespada, di cui le nostre acque sono piene. Se invece parliamo della costa ionica il discorso cambia. Benché Africo sia meravigliosa, con le sue spiagge bianche, benché la Locride si stia affermando a poco a poco come meta turistica, benché Soverato sia, con i suoi 4 km di spiaggia, il più grande centro balneare calabrese, facendo un raffronto con la costa tirrenica, se, per quanto riguarda l'aspetto paesaggistico entrambi i versanti ne escono vincitori, per quanto riguarda i mezzi, la strada è ancora lunga. Le guide turistiche parlano chiaro: ''Sebbene vi siano zone magiche e meravigliose, sulla costa ionica si può riscontrare che non vi sia quasi nessuna struttura turistica''. Ecco, è quel “quasi” che è agghiacciante, perché non fa che rimarcare il fatto che ci manchi sempre qualcosa per poter essere completi. In effetti... mai frase fu più veritiera. Prendiamo, ad esempio, la città di Reggio Calabria. Avendo lavorato in un info point turistico conosco bene il valore e il potenziale della mia città, ma devo tenere presente che non tutti sono provvisti di questo sapere. Un ricordo che rimane indelebile nella mia mente è stata l'accusa da parte di un signore, di imbrogliare i turisti perché il poster che avevo alle mie spalle non era altro che un fotomontaggio. Il paesaggio raffigurato, lungi dall'essere il risultato di qualsivoglia diavoleria informatica, rappresentava uno scorcio dell'Etna innevato visto dal ceppo di Atena, una statua che si trova nella zona bassa della Via Marina, contornato dallo Stretto di Messina, più bello che mai. Premesso che l'adorabile sconosciuto con cui ho disquisito per un bel po' non era della zona, perché altrimenti avrebbe saputo che, se abiti a Reggio, vedere l'Etna è possibile da quasi ogni angolazione, è stata proprio la bellezza del momento ritratto ad indurre in inganno il tizio, il quale ha aggiunto che se certe visuali fossero vere, non metteremmo un divieto di balneazione in piena estate e ci muniremmo di strutture turistiche adeguate. Per quanto riguarda il primo punto, c'è da dire che all'epoca non potevo mica ribattere che l'estate reggina si era appena conclusa in una lotta fra bagnanti e rifiuti presenti nel mare, dato che gli unici due depuratori di cui siamo provvisti e che si trovano a Gallico e a Ravagnese, non erano ne sono così potenti da tenere pulito tutto il litorale. Lega Ambiente, in un'indagine effettuata nel 2013, ha appurato, infatti, che Reggio Calabria è collocata al terzo posto per inefficienza nella depurazione, ossia che la soglia batterica ha da un bel pezzo superato il limite e non si può certo dire che sia un primato di cui andare fieri. Per quanto riguarda la mancanza di strutture adeguate, la perplessità di quel signore è la stessa del giornalista sportivo Italo Cucci, il quale, giunto a Reggio Calabria e stupitosi della bellezza del mare cittadino, confrontandolo con quello marrone della seppur famosissima riviera romagnola, constatò che se solo noi possedessimo la loro mentalità imprenditoriale potremmo ricavare un tesoro da ciò che possediamo. “Se solo” disse lui. “Purtroppo” dico io. Lidia Caterina Brancia Sulle guide turistiche si legge: "Sebbene vi siano zone magiche e meravigliose, sulla costa ionica si può riscontrare che non vi sia quasi nessuna struttura turistica''. Un giorno un turista guardando un poster che rappresentava uno scorcio dell'Etna innevato visto dal ceppo di Atena, una statua della Via Marina di Reggio, mi chiese: "Ma è un fotomontaggio?" “ “ RIVIERA CULTURA E SOCIETA’ FRONTIERE D’AVANGUARDIA E OCCUPAZIONE In un'antica bottega sette donne sferruzzano, annodano e tessono in allegria A Caulonia Centro, quasi “sutta a lamia” c'è una vetrina aperta. La mercanzia esposta incuriosisce, opere d'artigianato, che per la loro bellezza e fattura, potrebbero essere considerate dei veri e propri gioiellini, esposti in vetrina e all'interno, di quella che a prim'acchito potrebbe sembrare un'antica bottega. In realtà sette donne si riuniscono, in quello che anticamente è stato un negozio di generi alimentari, poi un bar, infine deposito abbandonato all'incuria del tempo, in un borgo ormai quasi spopolato. Il gruppo è nato spontaneamente, le signore, coordinate da Giuliano Ienco, un ex studente dell'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, che mai ha smesso di lasciarsi trascinare dal suo amore per l'arte, in questo locale, dove tutto è rigorosamente fatto a mano, condividono i loro saperi, contagiandosi con il loro ottimismo e voglia di fare. Si raccontano e condividono estro e creatività. Sferruzzano, annodano, tessono in allegria, realizzando vere e proprie opere d'arte, al macramè, uncinetto, ferri, telaio, tombolo consolidando quanto hanno appreso dalle loro nonne e sperimentando nuove tecniche. L'artigianato è un patrimonio da difendere e tramandare ai giovani, sostiene una delle signore, offrendomi un caffè, e Caulonia ha una forte tradizione per quanto riguarda la tessitura, la cultura del baco da seta, la ginestra; riprendere il filo di questi antichi mestieri potrebbe essere un canale veicolante verso un'attività redditizia, in un periodo in cui il lavoro bisogna inventarselo! In questo caso, penso, la formazione di figure professionali per il rilancio degli antichi mestieri è fondamentale per favorire lo scambio generazionale ed evitare la scomparsa delle maestre artigiane capaci di tramandare l'arte, ma i giovani sono altrove, l'età media delle signore si aggira intono ai quarantacinque anni. Nonostante ciò apprendo di poterle trovare su Facebook. “I sogni del ragno” è la pagina gestita da un paio di loro, attraverso la quale interagiscono con il mondo del Web. Che dire? Un occhio al passato, ma con i piedi nel presente, e lo sguardo proteso al futuro, tutto racchiuso in un bozzolo, un microcosmo dove le idee s'intrecciano come trama e ordito di un'antica tela, a due passi “da lamia” a Caulonia Centro. Caterina Niutta «Flair BarTender» “ l’Alberghiero di Locri in continua evoluzione U L’EVENTO ORGANIZZATO DAL MAITRE COSIMO LIZZI DÀ CONFERMA CHE L’ALBERGHIERO DI LOCRI È ATTENTO A FORNIRE UNA SPECIFICA PREPARAZIONE PROFESSIONALE AI SUOI STUDENTI n incontro di grande professionalità che ha messo in risalto la figura del Bartender è stato organizzato dall'Istituto Alberghiero di Locri, senza dubbio una delle più prestigiose istituzioni scolastiche del nostro territorio. L'evento organizzato dall'insostituibile Professore Cosimo Lizzi coadiuvato dai professori Piero Sgambelluri, Giuseppe Pantaleo e Cosimo Pasqualino (nelle foto in basso) ha visto la partecipazione di Carlo Lucchesi, tre volte campione italiano di “Flair Bar Tender” nonché vice campione europeo. Tra gli interventi quello di Carlo Laugeri che ha cercato di ripercorrere la storia del Flair Bartending arrivato in Italia agli inizi degli anni 90. Ha parlato del bar tender, il barman specializzato nella mescita di alcolici. Un bravo bartender realizza un buon drink dosando con velocità e alla perfezione gli ingredienti davanti al cliente, con il quale deve interagire, senza mai essere però invadente o indiscreto. Di fondamentale importanza è il FLAIR, una vera e propria arte che letteralmente significa "fare qualcosa di semplice in maniera particolare". Il Flair prevede evoluzioni e movimenti acrobatici in cui sono coinvolti tutti gli strumenti del bar. Il bartender è, quindi, uno show man: con i suoi movimenti e la sua tecnica di lavoro affascina il pubblico mentre prepara un cocktail o un long drink. La professione del bartender non si può improvvisare, oltre all'ingegno, al buon gusto serve un'adeguata preparazione, come quella fornita dall'Istituto di Enogastronomia e laboratori di servizi di sala e vendita nel suo percorso quinquennale. Questa è la dimostrazione di come l'Istituto Alberghiero di Locri oltre a for- nire una preparazione teorica, dia grande importanza all'approccio pratico e operativo, tenendo conto delle innovazioni tecnologiche, dei settori produttivi e dei servizi e mantenendo una relazione strettissima con il mondo del lavoro e con i settori economici di rilevanza nazionale. Perché solo se fortemente e concretamente finalizzato a fornire loro una specifica preparazione professionale, i giovani troveranno le giuste motivazioni allo studio. “Breve”epopea di gente di nessuno Il 19 aprile è stato presentato a Bovalino presso il centro culturale Conca Glauca il libro del professore Franco Giordano Lo stimatissimo docente di lettere classiche al Liceo Classico Ivo Oliveti di Locri, Franco Giordano, oggi in pensione, lo scorso 19 aprile ha presentato a Bovalino, presso il centro culturale Conca Glauca, “Breve epopea di gente di nessuno”, un mix tra romanzo e fabula, in cui racconta la storia della sua famiglia con l'arrivo del padre siciliano in Calabria dopo la battaglia di Montecassino. Siamo negli anni centrali del Novecento e la bellissima storia di Luigi e Maria Catina è affiancata da eventi di ricongiungimenti famigliari, guerre e battaglie che hanno coinvolto la famiglia Giordano, in particolare la partecipazione di Luigi alla strage di Portella della Ginestra. L'opera vuole essere un omaggio alla famiglia, a Luigi «padre esemplare» e Maria Catina «tenera madre», che hanno colorato la vita di Franco. Ma allo stesso tempo non mancano riferimenti alla storia economica di Bovalino: come il paese ha reagito al boom economico degli anni 50 e 60 e come le attività commerciali hanno portato prestigio al piccolo centro. L'uso del linguaggio popolare alla Andrea Camilleri, porta il lettore a vivere insieme ai personaggi il periodo che ha caratterizzato gli anni più difficili della storia italiana. Questa «gente di nessuno» forte e dignitosa ha saputo sfuggire e rialzarsi dalla crisi post bellica, mantenendo vivi i valori della famiglia e del bene comune. Pur essendo un desiderio intrinseco nel cuore sin dall'adolescenza, l'autore ha trovato soltanto adesso il momento adatto per scriverlo, un momento particolare e importante della sua vita quando il suo cuore per un attimo ha vacillato. Forse, prima, tutto ciò non sarebbe stato possibile anche per il lavoro di docente attraverso il quale ha dato a generazioni di studenti strumenti di cultura e amore. Alla presentazione, il professore e critico letterario Giuseppe Italiano ha analizzato con profonda attenzione il testo facendo riferimenti ai grandi autori italiani come Manzoni, Dante e Calvino per le tecniche narrative presenti nel libro. Inconfondibile il tocco della penna di Giordano che, attraverso il contrasto di titoli in latino e formule popolari all'interno del testo, riproduce la sua passione per gli studi classici sempre affiancata da commenti dialettali che trasmettono quel pathos necessario a mettere a proprio agio i lettori con la cultura. Il professore Giordano è stato ed è una delle colonne portanti della nostra istruzione e ancora una volta ha consegnato, nella semplicità e giocosità del linguaggio elementi di storia e di letteratura. Quest'opera infine è una dimostrazione di amore e affetto verso la propria terra e verso Bovalino definito da lui, per i corridoi della scuola “caput mundi”, nonostante le numerose problematiche che hanno indebolito il paese. «Ma subito dopo vennero la televisione a colori e “quella commerciale”, giunsero i sequestri di persona e pian piano il nuovo mondo, fiorito dall'epopea della gente di nessuno, divenne sempre più evanescente, fino a scomparire per sempre!» M. Cristina Caminiti RIVIERA LA ROSA DEIVENTI (mini rubrica a cura di Maria Verdiglione) RICETTA ALLE “CANNONATE” Questa volta, la curiosità mi ha spinto a entrare in ricettari celebri. Sappiamo benissimo che sin dal tempo dei tempi tutti gli uomini hanno cercato di sfamarsi e lo hanno fatto anche con fantasia. Plebei e sovrani. Ricette semplici e ricette complicate, pietanze "barbare" e pietanze elaborate; ci sono anche ricette “alle cannonate”. Spulciamone qualcuna. Per esempio: il POLLO ALLA MARENGO! Perché si chiama così? Allora, siamo in piena battaglia napoleonica, nei pressi di Alessandria. Le scorte francesi sono finite perché gli Austriaci se ne sono impadroniti. L'imperatore ha fame. Quasi quasi la battaglia occupa un secondo piano. L'intendente alle cucine dovrà, dunque, arrangiarsi. Il povero cuoco ha un'idea: si precipita da alcuni contadini i quali gli danno un pollo. Subito viene soffritto in padella con un poco d'olio d'oliva e del vino bianco miracolosamente rimasto. Il pranzo è pronto, ma non c'è tavolo imperiale su cui servirlo! Solo un tamburo! Il povero pennuto è mangiato. Così. Davanti alle cannonate! Al prossimo numero ve ne farò sapere qualche altra! www.larivieraonline.com DOMENICA 26 APRILE 19 “Me lo prendo io, il libro” Bivongi Un paese tra La nuova iniziativa dell'ALB gradinate e tetti in cotto rosso L'Associazione Amici del Libro e della Biblioteca lancia sul tappeto una nuova attività culturale dedicata in particolare ai giovani e a chi sente di avere poco tempo da impegnare per la scelta di un libro. Si tratta di un'operazione culturale già funzionante in numerosissime città italiane e stranire, cioè quella di “liberare i libri”. Funziona così: si mettono a disposizione dei libri, nuovi o usati, presso un punto di scambio, che può essere pubblico o privato, sorvegliato o meno. Si prende un libro e se ne dà un altro. Così, semplicemente. Senza compilare moduli o l'obbligo della restituzione (purché si lasci un libro in cambio). In questo modo anche l'utente un po' distratto può usufruire di una scelta di libri già selezionati a monte, e se poi la lettura lo conquisterà, non è obbligato a restituire il libro: l'importante è che ne lasci un altro. L'iniziativa si ricollega allo scambio “Te lo do io il libro”, che si tiene ogni seconda domenica del mese. Il punto designato è lo storico negozio “Domus Musicae” di Tonino D'Agostino, centralissimo sul corso di Siderno. Tonino è non solo un appassionato di musica e film, ma anche un let- tore forte. Ha volentieri gradito di prestarsi come “bibliotecario” per questa curiosa idea. Da sempre sul suo banco, oltre a cassette, CD, dischi in vinile e montagne di riviste, una pila di libri ormai logori per l'uso e le ripetute letture. Amante dell'orientalistica, della Frontiera, della filosofia indiana e della poesia, Tonino ha contagiato sua figlia con la passione per la lettura, portandola a letture anche impegnative per la sua giovane età. L'invito che l'ALB rivolge è quello di recarsi alla “Domus” non solo per acquistare un disco o un DVD, ma anche per dare un'occhiata ai libri, lasciarne magari qualcuno che è piaciuto in modo particolare e che si vuole condividere con altri, e per chi vuole, scrivere un consiglio o un commento all'ALB. Il progetto ci appare lodevole e moderno, e speriamo che altri commercianti di Siderno e dintorni possano unirsi. Ad esempio sarebbe bello per un vivaio avere una piccola collezione di libri sui giardini, o per un atelier di moda, qualche volume sulla storia dell'abito. Magari non per uno scambio ma per una consultazione. Da una piccola scintilla un fiamma di rinnovamento? Speriamo. Lidia Zitara SIDERNO, GINKANA IN VESPA AL CENTRO POLINFUNZIONALE Evento Sportivo Inserito Nel Calendario Nazionale Dopo anni di sogni e di attesa, a Siderno si correrà la Ginkana in Vespa. La gara, valida per il campionato Calabrese 2015, si disputera il 26 aprile presso il Centro Polifunzionale. Una giornata intera dedicata alla mitica Vespa ed ai suoi tanti appassionati. Evento sportivo inserito nel calendario nazionale, sarà quindi una competizione ufficiale e una gara di tutto rispetto. È stata organizzata dal Vespa Club Siderno con la collaborazione della Pro Loco cittadina. La gara sarà divisa per categorie: “Large” per i concorrenti alla guida del Vespone; “Small”per i piloti di Vespa 50; “Squadra”, che vedrà disputare una competizione con i due vespisti più abili di ogni team. Non vincerà il più veloce ma il più bravo. La Ginkana, come molti sanno già, non è una gara di velocità ma una prova di destrezza, un percorso ad ostacoli: ciò che conta per fare la prova perfetta è l'abilità, evitare tutti i birilli, cioè i coni posizionati sulla pista. Ad ogni cono sfiorato si và “ incontro ad una penalità. Schivare gli ostacoli alla guida di una Vespa può sembrare un gioco da ragazzi ma chi ha già partecipato a queste gare ci assicura che è una missione abbastanza difficile. Un arbitro esperto dirigerà la gara calcolando tempi e penalità. Il Vespa Club Siderno ha lavorato tanto per offrire agli oppassionati della mitica piccola “due ruote” una gionata indimenticabile. Questa iniziativa è stata fortemente voluta per dare risalto all'attività e al lavoro del Club stesso. Ci si attende una grossa partecipazione perchè è ben noto quante siano le persone appassionate di questa fantastica motoretta che è sempre stata uno dei simboli dell'Italia. Molti sono infatti sia a Siderno che nei paesi vicini coloro che possiedono una Vespa, trattandosi di un evento sportivo nazionale, si spera che possa attirare qualcuno anche da più lontano. Il Vespa Club Siderno è nato nel 2012 e conta oggi circa 30 soci tesserati. Un circolo formato da persone che sono ormai un vero gruppo di amici, che oltre a partecipare ad eventi sportivi organizzano spesso delle divertenti scampagnate, ovviamente a bordo delle loro Vespe, portandosi dietro anche mogli e figli. Organizzare la Ginkana è stato il sogno del Vespa Club Siderno fin dalla nascita. L'appuntamento è alle 8.00 di diomenica 26 aprile 2015, presso il piazzale del Centro Polifunzionale ”Koala” di Siderno. La giornata provede anche colazione e pranzo in compagnia e sarà resa più piacevole della musica del dj. Gli aspettatori, comprando un biglietto, potranno partecipare alla riffa per vincere una tuta sportiva. Al termine della gionata saranno consegnati i premi e targhe ricordo. Christian Morello & Silvia Contartese Un villaggio autosufficiente: ambizioso progetto di permacultura TERESA BARRECA DOPO ANNI DI INSEGNAMENTO ALL'ESTERO TORNA IN CALABRIA CON IN MENTE UN PIANO: CREARE UN VILLAGGIO CON UNA DOZZINA DI CASE SINGOLE, IN CUI L'ENERGIA POSSA ESSERE RECUPERATA DA PANNELLI FOTOVOLTAICI O PALE EOLICHE, E IN CUI IL TERRENO SI PRESTI A UN MORBIDO SFRUTTAMENTO AGRICOLO. Con i cambiamenti climatici ed economici a livello planetario, in questi anni si è moltiplicato l'interesse per forme di coltivazione e stili di vita poco invasivi, a basso impatto, tesi all'autosufficienza e totalmente sostenibili. Dal ritorno all'uso di materiali meno inquinanti, come le sporte di carta o le bottiglie di vetro, alle case ipogee (quasi totalmente interrate, come quelle degli Hobbit), alla produzione di energia attraverso il sole, il vento, le correnti marine. La tecnologia soggiacente a questo stile di vita è tutt'altro che “antica”, anzi, è molto più avanzata di quella delle comuni abitazioni. L'isolamento, l'illuminazione, il riscaldamento, la ventilazione, richiedono materiali innovativi, ma oltre a ciò anche le tecniche di progettazione, costruzione e di assemblamento devono essere sofisticate. È ancora un'idea, ma un piccolo gruppo di sperimentalisti si è riunito per lanciare la proposta di un villaggio autosufficiente, con una conduzione agricola e una gestione delle risorse ispirata alla permacultura. Si tratta di scegliere un terreno con le caratteristiche morfologiche e pedologiche adatte ad accogliere un villaggio di una dozzina di case singole, in cui l'energia possa essere recuperata da pannelli fotovoltaici o pale eoliche, e che si presti a un morbido sfruttamento agricolo. La permacultura è una materia assai complessa da padroneggiare, in cui si fondono numerose discipline, dall'agricoltura all'urbanistica, all'economia, alle scienze sociali. Si tratta, in breve, di sfruttare un terreno secondo le sue potenzialità senza impoverirlo, in modo che lo “sfruttamento” possa essere permanente (da cui il nome). Non necessariamente si parla di tecniche agricole, ma anche di impiego edilizio o urbanistico, viario, ecc. Ad animare il gruppo di amici che già si riunisce periodicamente per seminari e per attività puramente operative (ad esempio messa a dimora e coltivazione di piante da orto), è la professoressa Teresa Barreca, insegnate di francese che ritorna in Calabria dopo molti anni di insegnamento all'estero. “Sono tornata a casa con gli occhi abituati ad altri paesaggi, mi sono guardata intorno e tutto mi sembrava nuovo e pulito, come se il mondo fosse stato appena creato. Ho pensato che si potesse realiz- zare un sogno a lungo tenuto chiuso in un cassetto: un villaggio autosufficiente”. La professoressa Barreca sa che non è un progetto né semplice da veicolare né da realizzare. “Occorre trovare il terreno, le persone che desiderino vivere in un ambiente tranquillo, ma non isolato, e soprattutto, il danaro sufficiente alla costruzione delle case”. “Non si tratta di nostalgie del passato, ma di una proiezione verso il futuro” spiega Barreca. “La tecnologia deve essere una componente fondamentale della vita umana, ma non deve dominarla o essere invadente. Il progetto è rivolto a chi desidera avere un contatto intimo con la natura, non fasullo o radical-chic. La cosa importante è che ognuno potrà seguire le sue inclinazioni, non ci sono obblighi alimentari o altro. Ognuno deve essere libero di vivere come vuole, la base comune è la gioia di vivere a contatto con la natura e di accompagnarla, non sfruttarla dissennatamente”. La parte più difficile è ora trovare un terreno e i fondi: “Cerchiamo terreni adatti, a prezzi non proibitivi. E ovviamente persone disposte a investire anche un capitale minimo, e a lavorare”. Un progetto senza dubbio audace e innovativo, che speriamo vedrà la realizzazione in tempi brevi. Lidia Zitara KATIA CANDIDO L a Locride è un territorio ricco di risorse culturali e monumenti storici. All'interno di quest'area troviamo dislocati ben 42 comuni suddivisi tra montano, collinare e marino, in una realtà che parte dalla costa jonica per immergersi in suggestivi ambiti interni ove risiedono numerose specie floreali come: querce, castagni e abetaie; anche faunistiche tra cui: cinghiali, lepri, lupi e falchi. L'importanza delle caratteristiche paesaggistiche e ambientali del nostro territorio è rimarcata dalla presenza del Parco Nazionale dell'Aspromonte e di ben 11 siti d'interesse comunitario. La costa vanta alcune “Bandiera Blu” e un tratto di spiaggia è annoverato da Legambiente tra le “11 spiagge più belle d'Italia”. Il patrimonio storicoculturale è certamente una delle ricchezze più importanti di questa zona calabrese, in quanto ha vissuto un addensamento continuo di culture e civiltà, di cui restano segni significativi, in particolare di epoca magnogreca e greco-romana, come dimostrato dai periodi di forte ascendenza Normanna e anche dai siti archeologici. L'influenza dei monaci bizantini segnala, inoltre, l'affermarsi nella cultura locale, di una forte dedizione alla religione che ha dato spazio alle innumerevoli Chiese e luoghi di culto. Il primo centro, sul quale poniamo la nostra attenzione questa settimana è Bivongi, un paese di origini magnogreche situato ai piedi del monte Consolino. Esso si presenta disposto a gradinate, intrecciato di viuzze e con i tetti delle abitazioni in cotto rosso ed è ricordato per il suo vino rosso, Bivongi DOC. Gran parte della storia di Bivongi è legata a quella dei suoi monasteri, di cui S. Giovanni Therestis, così chiamato proprio per la sua presenza, è certamente il più famoso. Un umile monastero basiliano il quale, verso il Mille, fu nobilitato da questo giovane mietitore e, poco appresso, per la sontuosa riedificazione fattane da uno dei due Ruggeri. Anzi, a tutto assurse la sua fama da essere proclamato caput monasterium ordinis S. Basilici in Calabria. La chiesa era lunga ben 29 metri nella massima estensione delle braccia, larga 11,20 metri. Il monastero era anche un centro notevole di cultura, perché in possesso di una vasta raccolta di codici antichi, e forse anche di incunaboli. I codici venivano trascritti sul posto, a mano, da monaci quivi addestrati allo scopo. L'illustre archeologo Paolo Orsi, roveretano, pochi anni prima della sua morte, in una lettera a un amico, scrisse: “Ho mandato un tecnico a fare la perizia per la bellissima e perduta chiesa normanna di S. Giovanni Vecchio che bisognava salvare a ogni costo ma bande di malfattori, che infestavano le montagne, spogliarono i monaci perfino delle camicie, lasciandoli completamente ignudi!”. Col consenso del papa Alessandro VII, nel 1660, i monaci passarono a Stilo, in un monastero nuovo e sontuoso, dove portarono il corpo del loro protettore e la biblioteca, un tempo assai ricca. Ma i codici migliori erano già esulati a Roma, e sono appunto di S. Giovanni i pregevoli Codici basiliani, ora nella Barberiniana e alla Vaticana, nonché a Grottaferrata. È dunque dal 1660 che il convento abbandonato vien detto "S. Giovanni il Vecchio". CULTURA www.larivieraonline.com L’esperto Rosa Maria Strangi DOMENICA 29 MARZO 21 Dermapen e addio rughe! “ AMBULATORIO POLIFUNZIONALE DI DERMATOLOGIA, VIA SARDEGNA 25/27 GIOIA TAURO. INFO 0966/506776. CELL 334/1880192. TUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO RAYMAT, VIA CALVARIO 15/A MARINA DI GIOIOSA JONICA, INFO. 0964/416856; A.G.I: MEDICA VIALE TOSELLI, 94 SIENA INFO 0577/222224 Cancella, attenua e contrasta i segni del tempo. Il Dermapen è la risposta pratica alle crescenti esigenze di rapidità di intervento per ringiovanire la pelle. Bastano poche sedute, non ha effetti collaterali e ha un ridotto impatto di trattamento. Ma di cosa si tratta davvero? «È una tecnica che va oltre il già conosciuto Needling. Il principio di azione è lo stesso: si va a stimolare la cute con una serie di piccolissime iniezioni, microperforazioni verticali. Rispetto al Needling però, il Dermapen è più versatile e permette di arrivare ad una profondità maggiore, stimolando una rigenerazione profonda dei tessuti, con risultati significativi anche in casi rughe accentuate e smagliature. Inoltre, permette di intervenire in zone difficili da raggiungere anche con il laser, come per esempio l'area del collo, ma anche di operare in zone delicate come il contorno occhi, le labbra e il naso». Stimola la produzione di nuovo collagene dermico e di elastina, e, di con- seguenza aumenta lo spessore della cute, riempiendo rughe, cicatrici atrofiche o piccole imperfezioni, sfruttando la naturale capacità di auto-guarigione dell'organismo. L'effetto finale è quello di rivitalizzazione/ringiovanimento della pelle, senza rimozione dello strato superficiale dell'epidermide e quindi senza rischi di esiti cicatriziali residui. Esiste anche un certo timore nei confronti dei macchinari utilizzati: per esempio, molte pazienti solo all'idea di doversi sottoporre ad una iniezione - come nel caso dell'uso di filler - restano titubanti e optano per soluzioni meno dirette e ritenute meno invasive. La nuova tecnica invece si affida a una sorta di "penna" che ha sulla punta una serie di sottilissimi aghi. Il trattamento può prevedere anche l'impiego di alcune creme nella fase di preparazione per stimolare la pelle e nel post per attenuare il minimo rossore provocato dal passaggio dei microaghi. L’intervento Un chilo in meno un anno in più del dott. Calafiore l Consigli della Gastroenterologo Visite preliminari di accoglienza e di valutazione con approccio multidisciplinare gratuite. “ DOTT. ERCOLE DE MASI GASTROENTEROLOGO CASA DI CURA PRIVATA "VILLA MARGHERITA" ROMA, VIALE DI VILLA MASSIMO N.48 (ZONA PIAZZA BOLOGNA) INFO: 337 809575 UDIO MEDICO POLISPECIALISTICO RAYMAT, VIA CALVARIO 15/A MARINA DI GIOIOSA JONICA, INFO. 0964/416856 L'obesità è diventata nel III millennio uno dei principali problemi di salute pubblica. Sia per le notevole modificazioni delle abitudini di vita, avvenute nell'era moderna, sia per un diffuso benessere favorente una sempre maggiore assunzione di cibo non sempre “sano”! Sta diventando quindi a tutti gli effetti un'emergenza non solo sanitaria ma anche sociale dei nostri tempi: coinvolge con il termine “globesity” il mondo intero a qualsiasi età, a qualsiasi ceto e con qualsiasi “colore della pelle”. Al giorno d'oggi, nonostante l'apparente e progressiva attenzione allo sport e alla sport terapia, al benessere e all'”apparire”, il panorama dominante è purtroppo quello di un'obesità infantile in crescita a ritmi esponenziali, di un sovrappeso generalizzato e di un'obesità dell'adulto che coinvolge milioni di italiani con indici di massa corporea (BMI) che raggiungono parametri di obesità grave (BMI: 40). Nel progetto “Obesity Prevention Program” (OPP) organizzato presso lo studio RayMat, sito in Marina di Gioiosa Ionica, il 19 Marzo 2015, sono stati valutati e inseriti i pazienti (adulti e bambini) con parametri quali-quantitativi corrispondenti a sovrappeso e obesità (rapporto cfr vita/cfr fianchi e BMI), previa verifica della carica motivazionale ad aderire ed entrare nel programma. I chili in eccesso compromettono notevolmente la salute riducendo l'aspettativa di vita mediamente di circa 20 anni (un chilo in meno un anno in più), peggiorandone notevolmente la qualità, predisponendo e favorendo l'insorgenza di gravi patologie quali il diabete, l'ipertensione, le malattie cardiovascolari e, alla luce delle ultime rivelazioni scientifiche, il cancro, in particolare del colonretto, mammella, colecisti… Tra le ultime novità della scienza è sempre più evidente la correlazione non solo tra cibi “spazzatura” e obesità, ma anche tra dismicrobismi intestinali (alterazioni della flora batterica) e sindrome metabolica, sovrappeso e obesità: rientrerà quindi nei nostri compiti, non solo correggere le abitudini alimentari reindirizzandole verso un corretto stile dietetico, ma anche intervenire in una totale rigenerazione della flora batterica intestinale e del nuovo super organismo del corpo umano che è il microbiota. Lo sviluppo di questa pandemia comporta un evidente aggravio per le risorse già scarse del S.S.N.: si impone quindi un cambiamento radicale dall'età scolastica in poi (fino alla IIIIV età) nel quale impostare, nel bambino, e correggere, nell'adulto, lo stile dietetico e lo stile di vita. L'OPP crede in un “mega sogno” gratuito di educazione, sensibilizzazione e prevenzione sull'obesità a tutti i livelli. Visite preliminari di accoglienza e di valutazione con approccio multidisciplinare gratuite. La frattura di femore nell’anziano “ IL DOTT. VINCENZO CALAFIORE RICEVE PREVIO APPUNTAMENTO PRESSO: STUDIO MEDICO PRIVATO, VIA DEL TORRIONE 24, REGGIO CALABRIA, TEL 0965/21079; CELL 329/4255444 STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO RAYMAT, VIA CALVARIO 15/A MARINA DI GIOIOSA JONICA, TEL. 0964/416856; ISTITUTO ORTOPEDICO DEL MEZZOGIORNO D'ITALIA , DI REGGIO CALABRIA TEL 0965/361221 (IN REGIME DI CONVENZIONE COL SSN). Nell'anziano la frattura del femore si localizza tipicamente all'estremità superiore (testa o collo del femore). I fattori di rischio sono le cadute e l'osteoporosi. L'arto si presenta di solito in extrarotazione, accorciato e dolente alla mobilizzazione. L’RX dell'anca conferma la diagnosi. Il trattamento è chirurgico. Nelle fratture laterali, delle quali la più frequente è la pertrocanterica, si esegue il bloccaggio dei frammenti con mezzi metallici. Nelle fratture mediali, tra cui la più frequente è la sottocapitata, si sostituisce la parte di femore fratturata, collo e testa, con una protesi metallica (endoprotesi parziale). Raramente nell’ anziano viene sostituito anche il cotile acetabolare. A causa della frattura e dell’ intervento si hanno perdite ematiche per cui spesso si ricorre ad emotrasfusioni. Altre complicanze sono la trombosi venosa e l'infezione. Dopo l'intervento si deve mobilizzare il paziente per prevenire le complicanze da allettamento (decubiti, infezioni urinarie e respiratorie). La riabilitazione inizia già dal giorno dopo l'intervento con la mobilizzazione dell'arto operato. La deambulazione può essere ripresa con un carico parziale già dopo qualche giorno nei pazienti operati con la protesizzazione, mentre si ritarda nelle osteosintesi. È bene rivolgersi a centri qualificati come l’Istituto Ortopedico del Mezzogiorno d’Italia di Reggio Cal, dove si eseguono oltre 800 impianti protesici l’anno nel rispetto della sterilità assoluta dei materiali e delle sale operatorie. RIVIERA Ricordo di Pepè Ierinò Capitano, mio Capitano. Sempre con Gioiosa nel cuore la tua saggezza bonaria sul volto e l’umanità forte di un sorriso eterno. Capitano mio capitano, nocchiero di famiglia e padre, nonno, fratello e zio, da tutti amato e rispettato. Lavoro, San Rocco, famiglia, onestà e coraggio; la moglie Esterina, quattro figli adoranti e una pattuglia di nipoti, tanti amici e un intero paese piangente. E il calcio, la sua grande passione: uomo-bandiera della squadra del Gioiosa, roccioso difensore di grinta e di lotta, il cuore oltre l’ostacolo e l’appartenenza ai colori tanto alta da diventare credo, l’indomito coraggio del libero vecchio stampo che difende l’area di rigore come difendesse la sua casa; un capitano vero, da seguire e da imitare. E poi la generosità, nel campo e nella vita, che lo ha fatto voler bene da tutti e lo farà ricordare come esempio da seguire. Una serietà scolpita nella roccia, attraverso momenti difficili e momenti belli, accettando con la serenità dei forti ogni intemperie compresa l’ultima e grave malattia che se l’è portato via, senza mai sentirne un lamento o una protesta. Con la rassegnazione sana degli onesti. Animato dalla fede profonda dei buoni, Pepè Ierinò si è spento lasciando un vuoto incolmabile tra i suoi cari e in un paese intero che lo piange. Gioiosa Jonica è più povera, oggi, ed il cielo è più ricco. Capitano, mio Capitano. Antonio Calabrò Roccella prima di tutto Il sindaco di Roccella Jonica Giuseppe Certomà viene qui ritratto in compagnia dell’avvocato/assessore Bruna Falcone. L’impegno per la città è lavoro a tempo pieno, anche nei momenti di apparente pausa. ano lta , icin onsu cciola il v v c a e a i si o la io C ilità in ion idern issar onib a città ento. z e S m isp ll i el m Le une d il comr la d esso assaria i ro! e a c t m p n m u o l o u a Al Cina saandol e ha c di comdi fut ad grazi o ch anni mpo t t i c rin vor sti È te la que Ultima tappa per Pa Domenico Panetta, al netta quale vanno i nostri migliori recente compleanno, auguri per il entrare alla Candi Gestrsi prepara a sione dell’ultima, parte o in occatappa del tour d’ascolto cipata, di Pietro Fuda. Pretese demaniali Michele Vumbaca e Peppe Caruso si affacciano a osservare la bellezza di Siderno e, fiducioso del successo elettorale, l’uno dice all’altro: «Figlio mio, ci pensi? Un giorno, tutto questo, sarà tuo!» Strangio e il Commissario Il presidente del Comitato dei Sindaci Giuseppe Strangio in compagnia del Commissario Straordinario di Platì Luca Rotondi, al quale vanno i nostri auguri per essere stato nominato commissario a Bagnara. Sgute da Guinness Era ancora sindaco Domenico Panetta quando è stata scattata questa fotografia nel centro di Siderno. Persone da ogni dove vollero assaggiare la sguta record che venne preparata in occasione di pasquetta. La buona cattiveria del Lupo Il Lupo Cattivo che, nonostante il nome, continua a deliziarci con la bontà dei suoi piatti in compagnia di Mimmo Puglisi e di un altro collega della ristorazione: Francesco Trichilo, del Ricriju. il no o o! gar salutae, dop i per- che i F , n o aro laro o ch stio soio lor Fig Caval Cicci r que del ra di coen e tro pe so izio o b tteo as za uo erv gli Ma o di m assen al virt ti al s un ta viera a d do o rn Ri rito a lung tornae sue iderannche za. , l s z n i . A re u nal tte de so me che fatto app L’antica arte della Mungitura Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria), 1974. Allevatore che conduce un piccolo gregge per le strade della cittadina e vende il latte con mungitura sul posto delle capre "lattare". Foto di Santino Amedeo SETTIMANALE www.larivieraonline.com DOMENICA 26 APRILE 23 Eccellenze rimpiante Pietro e i suoi babà Il compianto Pietro, del bar Tentatzioni in una manifestazione pasquale di qualche anno fa, in cui portava i suoi meravigliosi babà a una clientela più che mai ansiosa di assaggiarli. Ci mancherai, Pietro! Incontriamoci a metà strada Siderno libera si incontra per la strada. Da sinistra possiamo vedere i suo più illustri esponenti Michele Caccamo, Antonio Florenzano, Alessandro Siciliano e l’uomo che si nasconde, Damocle Argirò! La L’e lascix vescov di Mon Vespa a M Cam onsign lo in er o Brega signore ed nt po o ogg basso, cr Oliva p ità la pr ini, dop o i mu o e a r m over bia s recars pria car aver si su tile d i in q ica a Vesp lla sua i vite e uel di a blu belli ssimsuole … a ti e, iret oltori ti, si in i d l o a t a ic la C agr tim ttin dot del meni, agni s he ma ri pro retti, i n p i p a o ic tigi rag om en i pro Cold Par agni F cora, cle domntare on la tano. an tte ese e c sen mp I co prima no tu per pr iazion appre c r a rec iazza asso che p in Il chinotto Locretta era una delle nostre eccellenze oggi purtroppo scomparse. Ideato e prodotto a Locri era amato da tutti. Una sorsata di Locretta e un panino provola e prosciutto sì che facevano estate! Vinc e Io le semdo la p nzo Liz ggo Ri v entu isita a plicemarte di zi non viera sias lla n ente Aldo sta r ec o ti , M sett camen stra redin occa oro m itanima te d s a i z o nale i leg ione, ne d a più con gere dim i una assi il no ostra duit à! stro i rdo ativa Riccaiere le to r a rep roc mer . Vis to ici p el Rica uo ca mentearà sta to o n d E rio ia ,s al s ica ta sieme er Eno serata si annotivi. e i r p a as ni p ella sser para o r Il p scolt sizio sso d di e i pre a ispo cce ento nte a d il su ont dur c ì… di rio e du ti cos mune Rosa a, n Co tan l Co dino tegn ra icità sen ro de citta o Man came empl e r s o ic ’o p o to p ra ppia dil prim men lla fo tremaui son i… o are, e Do no a n es er c tutt c La est cca rido co tà p i da i Ben Ro sor trando qual rezzat s le app o m i one ra d o est Romea Regi pelliti gio , d a l o e l L liti eg me rue Sc el ente deppe re di R. Insie ricost tra p o Sc resid Gius ndato omeo ome rodes c p t ia o R L’exCalabr e al f reste ndo a n cen uro. u t a m O i s a e r i d n a s r u in Futu o pe base e d n o e stan ire l solid vvisati i impro erno: in iz m o c id i Altr lettorali a S no e comie tra Incontr trada si incon Sgarlato, s io n a ll to tonio a mezzo o a parlare An ele Macrì, An ppe h e n ic B ia , c M o , in annatell o Deleo Vincenz ccio, Andrea Cenzo Archinà c lu o in C eV Marelli Selfie sotto la Due giocatori del curva Siderno si fanno un se emulando così il lfie dopo il goal, Francesco Totti capitano della Roma per Totti questa vit. Con tutto il rispetto to ci hanno donato ria e questo selfie più gioia! ! sco a ano nce scuol salut ne e, la, a r o, F ella rno ico ccio o Cia azzi d di Sideio Tarr lla Ca pegn e r g I ra entare missa caso dper l’im l m o. o m ele il co me nerazian rofus p o g c rin