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Nessuna vergogna nel piangere un lutto» Diagnosi

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Nessuna vergogna nel piangere un lutto» Diagnosi
LA S VO LTA
Informazioni sulla depressione e sui disturbi d’ansia I Numero 4
PA G I N A 3 I D E P R E S S I O N E S E N I L E
«Nessuna vergogna nel piangere
un lutto»
Susanne Räber racconta
la propria storia
PA G I N A 8 I C O R P O E S P I R I TO
PA G I N A 9 I D E M E N Z A
I geni giusti aiutano a invecchiare
bene, ma non bastano…
Diagnosi di demenza
Consigli per mantenere in forma corpo
e spirito
Come migliorare la qualità di vita
delle persone colpite
Lundbeck (Schweiz) AG
Dokument letztmals geprüft:
27.12.2012
«Volevo
farla finita»
SPESSO
DEPRESSIONE SENILE
S O N O L E S V E N T U R E A P R E C I P I TA R E G L I A N Z I A N I N E L L A D E P R E S S I O N E .
ED
I L FAT TO R E S C AT E N A N T E È
S P E S S O U N L U T TO N O N S U P E R ATO , A N C H E M O LTO T E M P O D O P O L A P E R D I TA D E L PA RT N E R .
SUSANNE RÄBER,
COME
È S TATO P E R
C H E H A P E R S O I L M A R I TO T R E N T ' A N N I FA , M A A F F RO N TA L A M A L AT T I A , C O L L A B O R A AT T I VA -
M E N T E A D U N G RU P P O D I AU TOA I U TO E S A C O M E C O M P O RTA R S I I N C A S O D I R I C A D U TA .
L
a nebbiosa atmosfera autunnale che
ricopre l'Oberaargau sembra lo sfondo adatto per il tragitto verso un incontro con una donna che soffre di depressione da lungo tempo. Ma nel salotto di
Susanne Räber, che vive a Madiswil nella
regione bernese, questa cupa metafora è
immediatamente spazzata via: la sessantasettenne mostra con orgoglio i propri
dipinti – paesaggi inondati di luce e girasoli scintillanti – e dichiara che attualmente sta molto bene. Anzi, deve quasi
frenare il proprio entusiasmo nelle varie
attività.
cologo. I colloqui con lo psicologo infantile l'aiutarono inizialmente a superare il
periodo più difficile. Lo psicologo le consigliò di prendersi un po' di tempo per
sé stessa, di leggere e di lasciare l'appartamento nel quale aveva curato il marito per tanto tempo.
Eppure, sin dalla morte del marito avvenuta trent'anni fa, Susanne Räber soffre
di depressione. A quel tempo pensava
solo a una cosa: «buttarmi dalla finestra». Dopo aver assistito a casa il marito malato, si ritrovò all'improvviso sola
con due bambini piccoli, esaurita e in
difficoltà finanziarie. Si sentiva sfinita,
senza voglia di vivere, e anche i bambini
dovettero ricorrere all'aiuto di uno psi-
non
«Ero caduta in un
pozzo
profondo,
mangiavo
bevevo
né
piû»
In quel periodo Susanne Räber non
prendeva ancora alcun medicamento, e
si vergognava persino di parlare con altri
della propria situazione. Quando i figli
cominciarono a frequentare la scuola
secondaria, Susanne Räber trovò un lavoro a mezza giornata in un ospedale.
Già dopo poco subentrò una depressione da esaurimento. Quando arrivarono
le ferie, si mise a letto, chiusa in una camera al buio. «Ero caduta in un pozzo
profondo, non mangiavo né bevevo più.»
Dopo le ferie si fece coraggio e tornò al
lavoro, fino alla ricaduta successiva, un
anno dopo. Ingoiava ogni sorta di medicamenti, a caso: sonniferi e tranquillanti,
analgesici e stimolanti. Di nuovo voleva
farla finita, questa volta buttandosi
sotto un treno.
Il figlio si accorse che stava male e la
portò in ospedale. Dopo gli accertamenti clinici fu ricoverata nella clinica psichiatrica di Münsingen. «Fu terribile»,
dice oggi Susanne, «ma non avevo più la
forza di oppormi e lasciai fare tutto.»
Presto si accorse, però, che nella clinica
la stavano aiutando. Colloqui psicoterapici e psicofarmaci «la rimisero in piedi»,
e venne dimessa in condizioni stabili.
3
DEPRESSIONE SENILE
LIBRI
«Come vincere la depressione,
l’ansia e le dipendenze»
Colette Dowling
Editore: Bompiani
ISBN: 8-845-24604-3
«Elementi di psicofarmacologia
per psicologi»
Francesco Rovetto
Editore: Franco Angeli
ISBN: 8-846-44330-6
«La depressione»
Bernardo Carpiniello
Editore: Fioriti
ISBN: 8-887-31970-7
«La depressione. Che cosa è e
come superarla»
Manuale di psicoterapia cognitivocomportamentale per chi soffre di
depressione, per chi è a rischio di
soffrirne e per i suoi familiari
Editore: Avverbi
ISBN: 8-887-32862-5
«La depressione: storia, teoria,
clinica»
Raffaella Perrella
Editore: Carocci
ISBN: 8-843-03696-3
Una volta a casa, i servizi spitex l'hanno
assistita nelle attività quotidiane e incoraggiata a riprendere le redini della famiglia. Con il tempo tornò anche a cucinare
volentieri, a frequentare corsi di ginnastica e a prendere parte attiva alla vita
gruppo
non ho
donna
forte»
«Con il
bisogno
di fare la
del paese. Ancora però si vergognava di
parlare della propria malattia. Le ricadute, malgrado gli psicofarmaci, non sono
mancate. Nel 1994 dovette rientrare in
4
clinica per quattro mesi, nel 1996 si è
rivolta al pronto soccorso psichiatrico di
Burgdorf e quattro anni dopo eccola di
nuovo a Münsingen. Nel day hospital
una dottoressa le ha fatto conoscere
l'associazione Equilibrium, fondata nel
1994 a Zugo da John P. Kummer. Si tratta di un'organizzazione di autoaiuto per
combattere la depressione, che comprende oggi 11 centri con oltre 60 gruppi e 1000 membri. Nel 1996, con l'attiva
collaborazione di Susanne Räber, è stato
costituito un gruppo di contatto per la
regione Berna, Vallese e Friburgo parte
tedesca, che si riunisce ogni primo e
terzo lunedì del mese. In questa cerchia
si scambiano esperienze personali e si
parla delle proprie ansie. «Mi sento in
buone mani all'interno del gruppo»,
osserva Susanne Räber. «Quando non
DEPRESSIONE SENILE
mi sento bene non ho bisogno di fare la
donna forte.»
Susanne Räber non ha «sconfitto» la
malattia, ma sa come affrontarla.
«Quando non sto bene so dove cercare
aiuto.» Se dovesse ricoverarsi di nuovo,
Che cos’è una depressione senile?
Scarsa gioia di vivere, apatia e disinteresse sono spesso considerati parte del
normale processo di invecchiamento, conseguenze di sofferenze fisiche e disgrazie. Possono però anche rappresentare i sintomi di una depressione senile.
«Nessuna
vergogna
un lutto»
nel piangere
vuole decidere da sola il momento giusto. Continua a prendere medicamenti e
prosegue la terapia psichiatrica. I colloqui con un sacerdote la aiutano ad
affrontare il lutto non ancora superato
dopo la morte del marito. «Nessuna
vergogna nel piangere un lutto», dice
oggi dopo le sue dolorose esperienze. Il
suo obiettivo è ora mettere a disposizione di altri queste stesse esperienze, per
cercare di aiutarli.
Talvolta si chiede che cosa ne sarebbe
stato della sua vita senza la malattia.
Forse non avrebbe neanche iniziato a
dipingere, non avrebbe imparato a usare
i colori acrilici e gli acquarelli. E i girasoli
non brillerebbero nel salotto. Nel bene e
nel male.
Fra i vari disturbi psichici della vecchiaia, la depressione senile è uno dei
più diffusi: secondo le stime quasi un
individuo su cinque oltre i 60 anni soffre di umore depresso. In case di cura e
ospedali la proporzione risulta quasi
raddoppiata. La depressione senile è
influenzata da vari fattori, cosa che la
rende estremamente difficile da diagnosticare correttamente. I fattori scatenanti possono essere ad esempio
alterazioni del metabolismo cerebrale,
oppure malattie come demenza, patologie cardiocircolatorie o cancro, in cui
la depressione insorge come malattia
concomitante. Anche un deficit nutrizionale – carenza di vitamina B 12 e
acido folico – nonché determinati medicamenti possono aumentare il rischio
di depressione. A tutto ciò si possono
aggiungere le sventure della vita, come
il decesso di una persona cara in famiglia o nella cerchia degli amici, l'abbandono di un ambiente familiare o problemi finanziari, e l'isolamento sociale e
la solitudine che ne derivano.
I sintomi principali di una depressione
senile sono: umore depresso, apatia e
infelicità, come pure mancanza di iniziativa. Altri segni frequenti sono incapacità a concentrarsi, calo dell'autostima, sensi di colpa, ansia, irrequietezza,
disturbi del sonno e alterazioni dell'
appetito.
Spesso però le persone anziane non
hanno il coraggio di far notare questi
problemi psichici, e si convincono che
«passerà da sé». Preferiscono lamentarsi di manifestazioni fisiche come affaticamento rapido, mal di testa, batticuore, capogiri, affanno e fiato corto,
ascrivendoli al normale processo di
invecchiamento. In questo caso gli
esperti parlano di depressione «mascherata» o «nascosta». I disturbi fisici
infatti possono essere così in primo
piano da impedire il riconoscimento
della sofferenza psichica soggiacente. Il
medico non riesce di solito a individuare alcuno stato patologico nell'organismo, e spesso solo un colloquio
approfondito sull'umore generale porta
alla luce i segni di una patologia depressiva. Emettere una corretta diagnosi di depressione senile e istituire
la relativa terapia è compito della
psichiatria geriatrica, che si occupa di
tutti i disturbi psichici che insorgono
in età avanzata – e cioè, per definizione, dal momento del pensionamento,
che costituisce comunque una fase
importante della vita. A partire dai 60
anni aumenta anche il rischio di suicidio: più del 30 percento di tutti i suicidi sono ultrasessantenni. Nella maggior
parte dei paesi industrializzati il tasso
di suicidi fra gli uomini di oltre 65 anni
è il più alto.
Come per i malati di depressione più
giovani, anche in psichiatria geriatrica
si ricorre ad un trattamento farmacologico, che può esser integrato da utili
misure sociali, quali contatti con famiglia, amici e vicinato, oppure partecipazione a circoli o gruppi di autoaiuto.
5
DEPRESSIONE SENILE
Depressione senile:
nel
90 %
alleviata
dei casi può
essere
LA DEPRESSIONE SENILE È LA MALATTIA PSICHICA PIÙ DIFFUSA DELLA VECCHIAIA: NE È COLPITO FINO AD UN QUINTO DI TUTTI GLI ULTRASESSANTENNI. I FATTORI SCATENANTI POSSONO ESSERE LA PERDITA DI PERSONE CARE, IL DETERIORARSI DELLA SALUTE, L'ISOLAMENTO O IL
TRASLOCO IN UN AMBIENTE POCO FAMILIARE. PER IL MEDICO, RICONOSCERE UNA DEPRESSIONE SENILE NON È SEMPRE FACILE, PERCHÉ
SPESSO SI CONSIDERA NORMALE CHE GLI ANZIANI SIANO ABBATTUTI O SOLITARI. «CON INTERVENTI FARMACOLOGICI E PSICOTERAPEUTICI
SI PUÒ ALLEVIARE IL 90% DELLE DEPRESSIONI SENILI», DICE LA PROFESSORESSA GABRIELA STOPPE, SPECIALISTA IN NEUROLOGIA E
PSICHIATRIA.
Si stima che fino al 20 percento degli
ultrasessantenni soffra di depressione.
Quali sono i segni di una depressione
senile?
Sostanzialmente una depressione è una depressione a qualsiasi età. Si soffre di umore
depresso, mancanza di motivazione e scarsa
concentrazione. In età avanzata, tuttavia, la
depressione talvolta può presentarsi in
modo differente, perché chi ne è colpito si
lamenta diversamente. Gli anziani si dolgono di non essere così efficienti come una
volta, di non avere più una buona memoria,
di patire di inappetenza o disturbi del sonno.
Come si differenziano i loro sintomi da
quelli di una depressione in una persona
giovane?
La depressione senile appare maggiormente concentrata sul corpo. Molti anziani, se
interrogati direttamente, rispondono persino di non essere affatto depressi, ma se si
insiste infine ammettono da un lato di non
riuscire più a provare gioia, e dall'altro di
non essere neanche veramente tristi.
6
Qual è il ruolo delle condizioni di vita –
salute, situazione familiare, perdita di
persone care, solitudine, trasloco in una
casa di riposo e così via – nell'insorgenza di una depressione senile?
Ciascuna di queste circostanze rappresenta
in linea di principio un fattore ben documentato di rischio per una depressione
senile. Tuttavia è possibilissimo trovarsi in
tutte queste circostanze e soffrirne, senza
«La depressione dovrebbe essere
diagnosticata
precocemente
possibile»
il più
diventare depressi. Oggi sappiamo che la
depressione scaturisce dall'interazione fra
fattori ereditari, personalità ed eventi sca-
tenanti. Un aspetto importante, ad esempio, è se l'individuo riesce ad adattarsi a
questi cambiamenti. La morte improvvisa
di un partner, ad esempio, viene affrontata
diversamente dal decesso lungamente previsto di una persona malata. Per questa
ragione è importante sapere quali hanno
potuto essere le aspettative della persona
anziana, e in che relazione fossero con ciò
che gli è veramente capitato.
Come si distingue una depressione
senile da un disturbo passeggero dell'
umore?
In psichiatria si parte da criteri di durata,
che valgono per tutte le fasce di età: un
episodio depressivo dura più di due settimane e deve rappresentare un'alterazione
rispetto allo stato precedente. La formulazione della diagnosi tuttavia si complica
quando la depressione si sviluppa gradualmente e le persone colpite si rendono
conto all'improvviso di non stare più bene
ormai da molto tempo. Qui bisogna spesso
cercare faticosamente di stabilire quando e
DEPRESSIONE SENILE
possibile insorgenza di una depressione in
determinati pazienti a rischio, come ad
esempio chi vive solo o soffre di cardiopatia coronarica.
La demenza influisce sulla depressione,
e viceversa?
È certamente possibile soffrire di entrambe, demenza e depressione. Ciascuna di
esse può favorire l'insorgenza dell'altra. Ciò
significa che, se si è già sofferto di depressione in passato, il rischio di sviluppare una
demenza aumenta, e viceversa chi subisce
una lesione cerebrale, che si tratti di demenza incipiente o di ictus, ha un maggior
rischio di ammalarsi di depressione. Il tipo
di disturbi permette in parte di riconoscere
di quale delle due malattie si tratta. Una
malattia di Alzheimer agli inizi, però, è difficilmente distinguibile da una depressione.
Si consiglia perciò una diagnosi precoce
della demenza. In caso di concomitanza
consigliamo di trattare entrambe le malattie, sia la demenza che la depressione.
se il paziente era libero da disturbi, e discutere di eventuali turbe della personalità e
malumori cronici.
Quindi è possibile ed opportuna una
diagnosi precoce?
Le associazioni specialistiche, ed anche i
medici generici europei, raccomandano di
diagnosticare il più presto possibile le malattie a grande diffusione, delle quali fa
parte la depressione. A questo scopo basta
un semplice questionario, che può essere
utilizzato regolarmente durante una visita
medica.
Allora il medico di famiglia riveste un
ruolo importante nella diagnosi precoce
della depressione?
Certamente, se non altro perché la maggior parte delle persone anziane va regolarmente dal medico generico mentre solo
pochi ricorrono allo psichiatra. È perciò
opportuno, in presenza di problemi organici, prendere in considerazione anche questo aspetto. Il medico dovrebbe sempre
pensare ad una possibile depressione
quando non riesce a trovare una spiegazione «adatta» per i disturbi fisici. Come
avviene ad esempio per glicemia o udito, è
consigliabile controllare regolarmente la
«la
depressione
senile
corpo»
appare maggiormente concentrata
sul
Quali sono le terapie che si impongono
in caso di depressione senile?
Dipende dalla gravità della malattia e da
ciò che il paziente accetta, cioè dalle
opzioni terapeutiche possibili nella situazione specifica. In linea di massima una depressione viene trattata con psicofarmaci e psicoterapia. Fisioterapia, movimento e sport
sono altre possibilità. Purtroppo per il momento solo circa il 10 percento dei malati di
depressione senile è trattato in modo adeguato.
Gli anziani sono disposti a seguire una
terapia psichiatrica?
Senz'altro, anche perché ora cominciano ad
invecchiare i cosiddetti sessantottini. Le persone di questa generazione hanno infatti
tutta un’altra autostima e non vedono perché non dovrebbero usufruire di una psicoterapia. Si può sperare che le esigenze di
questa generazione spingano gli psicoterapeuti ad occuparsi di questo tema.
Che cosa si può ottenere con i trattamenti farmacologici e psicoterapeutici?
Non è un segreto che negli anziani la psicoterapia è spesso più efficace che nei giovani,
grazie alla lunga esperienza di vita che può
essere sfruttata con esiti positivi. Con interventi farmacologici e psicoterapeutici siamo
in grado di alleviare quasi il 90 percento
delle depressioni senili. Non è tanto l'età a
peggiorare la prognosi, quanto una serie di
fattori, più frequenti nell'età avanzata e
impossibili da eliminare, che spesso «alimentano» la depressione, come ad esempio
gravi malattie organiche. Il successo di una
terapia dipende anche dalla tempestività
con cui la depressione viene diagnosticata e
trattata.
P RO F I L O P E R S O N A L E
La professoressa Gabriela Stoppe, specialista in neurologia e psichiatria, psicoterapia e geriatria clinica, dirige il reparto di psichiatria generale delle cliniche psichiatriche universitarie di Basilea. È inoltre consulente scientifica del Forschungskollegs Geriatrie (seminario di ricerche geriatriche) della Robert Bosch Stiftung, e
collabora da anni alla manifestazione «Lindauer Psychotherapiewochen». La
seconda edizione del libro della professoressa Stoppe «Demenz/Diagnostik –
Beratung - Therapie» è stata pubblicata di recente dalla casa editrice Ernst
Reinhardt Verlag (München-Basel). Gabriela Stoppe è inoltre uno dei curatori del
libro «Volkskrankheit Depression» (Stoppe, Bramesfeld, Schwartz), pubblicato
dalle edizioni Springer-Verlag.
7
C O R P O E S P I R I TO
Come mantenere in forma
corpo
spirito
NEGLI
e
lo deve essere tenuto occupato, in modo che le cellule grigie non arrugginiscano. Leggere, risolvere cruciverba, scrivere lettere, memorizzare i numeri telefonici nella testa invece che nella rubrica, coltivare hobby ed interessi, frequentare dei corsi, rimanere curiosi e curare
le amicizie sono tutte attività che contribuiscono a mantenere in forma il cervello. Anche se per natura le prestazioni
del corpo diminuiscono con l'età.
I N C O N T R I D I E X A L U N N I È PA RT I C O L A R M E N T E E V I D E N T E :
M E N T R E A L C U N I S P R I Z Z A N O G I OV E N T Ù E D E N E R G I A , A LT R I S O N O
R I D OT T I A L L ' O M B R A D I S É S T E S S I .
C E RTO ,
L A Q UA L I T À D E I G E N I
A I U TA A D I N V E C C H I A R E B E N E , M A N O N B A S TA : L O S T I L E D I V I TA È D I
I M P O RTA N Z A D E C I S I VA P E R M A N T E N E R E I N F O R M A C O R P O E S P I R I TO .
LIBRI
Invecchiare non è una malattia
I
n realtà basta poco: mantenere il
corpo in movimento, tenere occupata
la mente e nutrirsi in modo sano. Questi
sono i fattori chiave per invecchiare in
bellezza. I geni giusti – il nostro patrimonia ereditario – possono apportare
un gradito contributo al processo di
invecchiamento, ma lo influenzano solo
per un terzo: per gli altri due terzi è
decisivo lo stile di vita. Quanto prima si
inizia a vivere in modo ottimale, tanto
più se ne trae vantaggio con l'avanzare
dell' età. La gerontologia considera
corpo e mente come un'unità, distinguendo però fra invecchiamento cronologico e invecchiamento biologico. Ciò
vuol dire che l'età di un individuo non è
determinata dal calendario ma da un
orologio interno, che mantiene un ticchettio regolare grazie soprattutto
all'alimentazione: chi si alimenta in modo corretto per tutta la vita può prevenire alcuni acciacchi dell'età. Va considerato inoltre che il fabbisogno calorico
diminuisce con l'età. Il corpo richiede
8
meno carboidrati e grassi, mentre il fabbisogno di proteine, vitamine e minerali
aumenta. Frutta, verdura e pesce devono perciò comparire regolarmente nel
menu degli anziani. La cosiddetta dieta
mediterranea, basata sugli oli pressati a
freddo, è particolarmente raccomandata
dai nutrizionisti.
Chi si ferma è perduto. Questo principio
vale anche in età avanzata. L'attività fisica regolare protegge da numerosi malanni dell'età come ipertensione, diabete
e gotta, e irrobustisce il sistema cardiocircolatorio nonché ossa e articolazioni. E
non è necessario fare sport agonistico: gli
esperti della salute consigliano infatti di
riservare almeno una mezz'ora al giorno
ad un'attività a favore della forma fisica.
Nuoto, walking, sci di fondo, bicicletta,
fitness controllato e golf, ad esempio,
sono sport ideali per le persone anziane.
Alimentazione sana e attività fisica non
sono però ancora tutto: anche il cervel-
Di per sé, invecchiare non è una
malattia, e perciò non c'è prevenzione che tenga. Il processo di invecchiamento, però, può certamente
essere rallentato con uno stile di
vita adeguato – e con l'aiuto delle
scoperte della medicina antinvecchiamento. Questa nuova branca
della medicina moderna ha analizzato l'effetto degli ormoni sul processo di invecchiamento ed ha constatato che è senz'altro possibile mantenere «giovane» il quadro ormonale. Quali sono gli ormoni responsabili dei vari processi fisici e mentali
è spiegato nel libro «La medica
antinvecchiamento» di Marios
Kyriazis, medico, ricercatore e fondatore della British Longevity
Society.
«La medicina antinvecchiamento»
Marios Kyriazis
Editore: Red Edizioni
ISBN: 8-874-47539-X
DEMENZA
I malati di demenza e le loro famiglie
bisogno
immediato
di sostegno
hanno
EMETTERE
U N A D I A G N O S I D I D E M E N Z A È U N PA S S O D E L I C ATO .
LA
M A L AT T I A È I N G UA R I B I L E , M A S I P O S S O N O FA R E
M O LT E C O S E P E R M I G L I O R A R E L A V I TA D E I M A L AT I E D E I L O RO FA M I L I A R I .
PA Z I E N T E E D E L L A S UA C E R C H I A FA M I L I A R E È P O S S I B I L E R I TA R DA R E
I L P RO F .
VA L D E S E
C H R I S TO P H E B Ü L A , P R I M A R I O
(CHUV) D I L O S A N N A .
Professor Büla, ogni anno il suo reparto individua da 120 a 150 casi di demenza. In che modo si giunge alla
diagnosi?
Veniamo messi sull'avviso da stati confusionali o problemi mnemonici. Quindi
proponiamo un esame neuropsicologico
completo, che permette di verificare non
solo il funzionamento della memoria e
«Che la malattia
incurabile
fare niente»
D E L R E PA RTO D I G E R I AT R I A
O C C U PA N D O S I P R E C O C E M E N T E D E L
I L R I C OV E RO I N U N ' I S T I T U Z I O N E , S P I E G A
D E L C E N T RO O S P E DA L I E RO U N I V E R S I TA R I O
effettuare commissioni e pagamenti,
prendere l'autobus, adottare un comportamento sociale adeguato.
Nei malati di Alzheimer si osserva innanzitutto il deterioramento della memoria e il disorientamento, e poi vengono coinvolte poco a poco tutte le funzioni. In altri tipi di demenza le lesioni
restano più circoscritte. Ad esempio il
malato si comporta in modo costantemente volgare, oppure non riesce più a
formulare frasi corrette pur mantenendo
intatta la capacità di fare calcoli. Il paziente non si rende sempre conto dei
propri deficit, oppure li minimizza dicendo ad esempio: «Alla mia età è normale».
Dopo aver chiesto la sua autorizzazione,
interroghiamo perciò anche i familiari ed
il suo medico curante per determinare il
grado di compromissione delle facoltà. In
definitiva, nel 95 percento dei casi arriviamo ad una diagnosi affidabile. Ciò ci
permette di adattare la terapia secondo i
vari tipi di demenza.
sia
non significa che non si possa
del linguaggio, ma anche di varie competenze: abbottonarsi la camicia, riconoscere la foto di una persona famosa,
utilizzare un attrezzo e così via. Inoltre
verifichiamo le cosiddette funzioni esecutive e sociali: pianificare, organizzarsi,
P RO F I L O P E R S O N A L E
Il professore Christophe Büla, 49 anni, la cui formazione si è svolta in Svizzera e in
California, dirige dal 1994 il Centro universitario di trattamento e riabilitazione
Sylvana a Epalinges (VD) e il reparto di geriatria del CHUV di Losanna. Da molti
anni il Prof. Büla si impegna per aumentare la visibilità della geriatria, disciplina
che con il suo contributo è stata inserita 13 anni fa nel corso di studi degli studenti di medicina di Losanna.
9
DEMENZA
LIBRI
«Alzheimer: un viaggio in due»
Federica Caracciolo
Editore: Carocci
ISBN: 8-843-02859-6
«Cara Nonna»
Un libro intelligente per i bambini
che vogliono saperne di più sulla
malattia d’Alzheimer
Editore: Federazione Alzheimer Italia
Questa diagnosi non è facile da
accettare. Quali sono le reazioni che
osserva più di frequente?
Dipende dal fatto che sia stato l'interessato a prendere l'iniziativa di venire a farsi
visitare o no. Chi si è rivolto ad una Clinica
della memoria, ad esempio, in un certo
senso si aspetta di sentirsi dire che è malato. Negli altri casi camminiamo per così
dire sulle uova, tenendo conto di quanto
casi
demenza
tutta la cerchia
familiare,
«Nei
in senso stretto. Se il paziente è ancora
capace di intendere, viene incoraggiato a
risolvere una serie di problemi pratici
mentre ancora in grado di farlo, ad esempio scegliere una persona di fiducia, che
prenderà le decisioni che riguardano il
paziente quando quest'ultimo non sarà
più in grado di esprimere la propria volontà. È anche il momento di redigere un
testamento e mettere ordine in eventuali
problemi legali o finanziari, o addirittura
di prendere in considerazione una curatela per proteggersi da rappresentanti di
aspirapolvere o di assicurazioni senza
scrupoli.
di
«Invecchiamento cerebrale,
demenze e malattia di Alzheimer»
Una guida informativa per i familiari
e gli operatori
Gabriele Carbone
Editore: Franco Angeli
ISBN: 8-846-48646-3
«La vita quotidiana con il
demente»
Curare ed assistere i pazienti affetti
dalla malattia di Alzheimer
Francesco Florenzano
Editore: EdUP
ISBN: 8-884-21068-2
«Manuale per prendersi cura del
malato di Alzheimer»
Editore: Federazione Alzheimer Italia
«Visione parziale»
Un diario dell'Alzheimer
Cary Smith Henderson
Editore: Federazione Alzheimer Italia
è necessario prendere a carico
non solo il malato»
la persona è in grado di accettare in quel
momento. Alcuni rifiutano di affrontare
il tema, e non bisogna far loro fretta. Per
i familiari è altrettanto difficile, ma
spesso per loro è un sollievo poter disporre di una diagnosi che spieghi le stranezze del comportamento del loro caro.
Nessun trattamento guarisce la
demenza. Che cosa può proporre a chi
ne soffre?
Che la malattia sia incurabile non significa che non si possa fare niente! In primo
luogo si eliminano i farmaci che possono
danneggiare la memoria. Nella demenza
si osserva un’alterata circolazione di un
neurotrasmettitore chiamato acetilcolina.
Alcune sostanze, come i sonniferi ed i
neurolettici, hanno un'azione simile, e
peggiorano la situazione. È perciò meglio
sospenderli. Esistono altri farmaci, chiamati «antidemenza», che regolano la
concentrazione di neurotrasmettitori ma
sono efficaci solo in un terzo dei pazienti
circa. E in caso di demenza causata da
problemi vascolari cerebrali cerchiamo di
tenere sotto controllo l'ipertensione per
evitare ulteriori esacerbazioni.
Le altre misure indicate a questo stadio
della malattia non sono interventi medici
10
E i familiari?
Nei casi di demenza è necessario occuparsi di tutta la cerchia familiare, non
solo il malato. È molto penoso vedere
una persona amata svanire pian piano,
la sua personalità e il suo comportamento alterarsi. Noi incoraggiamo i
familiari ad accettare la malattia, ad accettare i propri sentimenti di collera o
tristezza e soprattutto a farsi aiutare
prima di essere del tutto sfiniti. Il rischio
di sviluppare una depressione è da due a
quattro volte maggiore fra i familiari di
una persona colpita da demenza rispetto
ai familiari di un malato che necessita di
assistenza per altre ragioni. Noi mettiamo le famiglie in contatto con le associazioni che forniscono informazioni
sulla malattia oppure aiuti pratici:
«Una persona affetta da demenza può
restare
più a lungo nella propria
casa se i familiari sono
bene informati
aiutati»
ed
aiuti a domicilio, assistenza diurna, soggiorni di cura, vacanze. Queste misure di
sostegno per i familiari permettono di
ritardare di uno o due anni il ricovero in
casa di cura.
DEMENZA
A proposito: quando bisogna prendere
in considerazione il ricovero in una
residenza sanitaria assistenziale
(RSA)?
Quando i familiari non ce la fanno più.
Ciò avviene di solito quando il malato
comincia a soffrire di disturbi comportamentali, diventa cioè aggressivo, rifiuta
di farsi lavare oppure diventa molto agitato, si alza la notte in continuazione o
urina nel bel mezzo del salotto.
Il problema di un ricovero è spesso difficile da risolvere per le famiglie, anche se
sono sull'orlo dell'esaurimento. Alcuni
hanno promesso, più o meno esplicitamente, di «non abbandonare» il malato,
e perciò si sentono colpevoli di ricoverarlo. Noi cerchiamo di convincerli che
hanno già dato il massimo e che, una
volta liberati dall'assistenza quotidiana
al malato, potranno passare con lui
momenti più preziosi.
Lei insiste molto sull'importanza di
uno screening e di una presa a carico
precoci. Perché?
Spesso passa oltre un anno fra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi di
demenza. A volte anche di più. La famiglia a questo punto è agli estremi e non
vuole più sentir parlare di ritorno a casa,
nemmeno con assistenza esterna. Il ricovero in un istituto è in questo caso molto
più traumatico, sia per il paziente che
per i familiari.
Un'assistenza precoce è preferibile anche
per il sistema sanitario: una persona affetta da demenza può restare più a lungo
nella propria casa se i familiari sono bene
informati ed aiutati. Ciò diventerà indispensabile nei prossimi anni: secondo le
stime, un ultraottantenne su sei soffre di
demenza, e l'aspettativa di vita è in aumento. Nel 2020 in Svizzera ci saranno da
120 000 a 150 000 malati di Alzheimer, a
cui vanno aggiunte le altre forme di demenza.
Che cosa vuol dire demenza?
Demenza è il termine generale che comprende oltre cinquanta malattie del
cervello. Due terzi di tutti i dementi soffrono di malattia di Alzheimer, mentre
in circa un terzo dei casi sono determinanti i fattori vascolari: ciò significa che
l’irrorazione sanguigna del cervello non è sufficiente.
In Svizzera vivono circa 100 000 persone
colpite da demenza, in prevalenza ottantenni o più. Il rischio maggiore di sviluppare una demenza, perciò, è l’età. Secondo le stime dell’Associazione Alzheimer
svizzera, ogni anno si registrano 3900
nuovi casi nella fascia di età degli ultranovantenni. A tutt'oggi non è ancora
noto quali siano le cause esatte della
demenza di Alzheimer, e nemmeno se ve
ne sia più di una. Nei malati di demenza
vascolare, l’irrorazione sanguigna del cervello è parzialmente interrotta o insufficiente. La causa potrebbe risiedere in
molti piccoli ictus, che possono anche
passare inosservati. I fattori di rischio per
la demenza vascolare sono un aumento
della lipidemia, fumo, diabete, ipertensione, eccesso di alcool e mancanza di
moto.
La riduzione delle facoltà cerebrali avviene gradualmente: la prima fase è caratterizzata da vuoti di memoria e difficoltà
di trovare le parole giuste mentre si
parla. Non si riesce più a svolgere senza
aiuto le attività quotidiane, come fare
acquisti, cucinare, pagare i conti e così
via. Nella seconda fase, chi è colpito da
demenza abbisogna di aiuto anche nel
decidere quale abito indossare o nella
cura personale, perde il senso dell'orientamento e diventa confuso e irrequieto.
Arrivati alla terza fase, la demenza grave,
si rende necessaria un'assistenza a tempo pieno. I malati soffrono di incontinenza, non riescono più a camminare e
necessitano di un'assistenza completa a
lungo termine.
Diagnosticare una forma di demenza è
compito degli specialisti, cioè di neuroLa demenza però può insorgere anche in logi, psichiatri, geriatri o istituzioni come
concomitanza con disturbi metabolici e
le Memory Clinic. Al medico curante
malattie tiroidee, oppure essere causata
rimane comunque il compito fondamenda tumori o infezioni come AIDS, menin- tale di affrontare con le persone colpite
gite o malattia di Creutzfeld-Jakob. Più si il tema delle alterazioni in corso. Nella
invecchia, più aumenta la probabilità che diagnosi sono importanti anche le osseri fattori coinvolti siano molteplici, in par- vazioni dei familiari, perché spesso i
ticolare per le alterazioni di tipo Alzheipazienti non si rendono conto dei sintomer e i disturbi di irrorazione del cervel- mi o li nascondono per vergogna. Anche
lo. Sintomi di tipo demenziale possono
se una demenza non può essere né
essere però causati anche dalla depresprevenuta né curata, esistono terapie,
sione. Va detto comunque che un distur- farmacologiche e non, che ne attenuano
bo mnemonico non è necessariamente il e rallentano il decorso. Spesso si rivela
segno di una demenza incipiente. Così
opportuno abbinare ai farmaci alcune
come la prestazioni fisiche, infatti, con
terapie non farmacologiche come trainl’età diminuiscono anche le facoltà men- ing della memoria, colloqui psicoterapici,
tali. Con speciali test si può però distinterapie creative (pittura, cucina) e attiviguere con chiarezza fra un'amnesia dovu- tà sportive.
ta all’ètà e una demenza incipiente.
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