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confronto tra due scrittrici
Maurizio Fanni per Marisa Fu Beth Vermeer a presentarmi Marisa Tumicelli. Beth stava trasferendo a Trieste l’evento “Frammenti di un Atlante Celeste” nell’ottica di collegare discipline apparentemente distanti come l’astronomia, l’arte e la poesia. Incontrai di nuovo Marisa durante i lavori delle due sezioni (aprile e novembre 2015) di “Donne Inquiete – Percorsi urbani di Arte Contemporanea” (sempre ideato e curato da Beth), in cui fui chiamato ad offrire un profilo del suo stile poetico. Invero l’esplorazione dei contributi artistici di Marisa, sia delle sue installazioni e scenografie, sia dei lavori poetici che Marisa ha sviluppato sulla scia di una sintonia profonda con la persona e la poesia di Alda Merini, rappresenta un territorio di vasto interesse. “L’incontro tra arte e letteratura è ben visibile nei versi di Marisa Tumicelli che applica alla costruzione poetica materiali artistici i più disparati cui attribuisce nuovi significati e destina un nuovo ruolo. Nella sua poesia assonanze ricercate, spesso di origine letteraria, di cui cita la fonte, ma anche storiche, talora acquisite dal linguaggio scientifico, si connettono con scomposizioni e ricomposizioni, anche parziali, allusive di ambienti, tempi, regole e movimenti appartenenti al mistero ed alla bellezza della natura. I suoi accordi compongono una personale metrica la quale, per le risonanze che possiede, qualifica il testo poetico che si sviluppa con un fluire ininterrotto di suggestivi riempimenti analogici, sia personali che impersonali, assumendo il carattere del continuo farsi, denso di forme, parvenze, sembianze ed evocazioni che si slanciano verso la dimensione spaziale del desiderio d’infinito. Il descritto processo rende assai autonomi i singoli versi che pur connessi vivono ciascuno di luce specifica. Nonostante la ricchezza di materiale figurativo con sfumature e graduazioni di luminosità incluse nelle assonanze e nei continui richiami analogici ci pare che Marisa Tumicelli orienti i suoi mezzi espressivi nella direzione di un’arte informale la quale da un lato si sottrae al figurativo (infatti lo assume ma subito dopo lo fraziona in più direzioni esponendolo alle esigenze degli iniziati alla poesia), dall’altro respinge la tentazione di scivolare verso forme meramente astratte e neutre. Sempre la sua arte dialoga con una segreta dimensione dell’universo su cui fissa il proprio specchio ed al quale si rivolge conducendo il lettore a rimuovere le pietre della memoria per condividere con il poeta luce, spazio emozioni e rimpianto.” Maurizio Fanni per Marinella Fu Beth Vermeer a presentarmi Marinella Gennari in occasione della seconda sezione (novembre 2015) dei lavori di “Donne Inquiete – Percorsi urbani di Arte Contemporanea”, in cui fui chiamato ad offrire un profilo del suo stile poetico. “Chi legge i testi poetici di Marinella si rende conto di quanto la sua storia personale sia alla base della sua poesia. E’ lei stessa che lo evidenzia attraverso richiami insistenti. Oserei dire che il passato origina il suo percorso e la sua vena. Invero Marinella non crea se stessa, ma, piuttosto, accade a se stessa. Introduce nuovi elementi esistenziali e poetici come in una sorta di feed back. E’ lei il momento. Sostituisce i pezzi usurati dal tempo, con altri più nuovi e innovativi. Elabora la velocità per arrivare a nuove mete. Vi è dunque in Marinella un processo in atto che non potrà non avere un peso anche sui suoi futuri contenuti poetici oggi ancora fissati a quel fondo interiore sommerso nel passato più lontano, di cui spesso parla, e da cui sinora ha tratto importanti confronti con la sua musica interiore. Va segnalata al riguardo la sua metrica personale, fatta di contenuti essenziali, consistente nella creazione di riquadri geometrici che sempre evocano percorsi della mente i quali, pur nell’amarezza e nel rimpianto, invitano al rigore e sempre più alla fiducia attraverso una sintetica ed espressiva catena di significanti. Queste significanti, ormai, appartengono ad un rapporto che per Marinella si sviluppa all’interno di un nuovo alveo ideale, di ampia portata, dove la poesia prosegue nel compito di ordinare simbolicamente gli attori dell’esistenza, da un lato placando il dispiacere e dall’altro evocando il desiderio, senza cedimenti, verso la realizzazione di sentimenti della quotidianità secondo un nuovo dialogo tra l’uomo e il sorriso della natura”. IL CONFRONTO Marisa (arte informale) e Marinella (arte concettuale) Siamo di fronte a due diversi ritratti di creatività poetica che riflettono temperamenti ed esperienze diverse. Mentre in Marisa Tumicelli assistiamo ad un processo letterario che si collega ad una visione che non chiama in causa il rapporto interpersonale, ma crea immagini nuove, nella polarità materia-forma, secondo il messaggio dell’arte informale, in Marinella Gennari la riflessione poetica chiama in causa il rapporto interpersonale in modo forte ed assume una valenza concettuale per la sua ricerca di verità interiore e, pertanto, di relazione complessa e comunque vissuta con la “spiritualità”. Maurizio Fanni, Novembre 2015