...

QUESTI MANDARINI NON MERITANO DI FINIRE NELLA

by user

on
Category: Documents
8

views

Report

Comments

Transcript

QUESTI MANDARINI NON MERITANO DI FINIRE NELLA
LA RIVISTA DELLA GENTE CON INIZIATIVA
QUESTI MANDARINI
NON MERITANO DI
FINIRE NELLA SPAZZATURA
AGOSTO 2015 / NUMER O 53
esPosible/1
Cucina di riciclo e ridistribuzione per
minimizzare lo sperpero di alimenti
Grazie agli Enti Amici
esPosible raggiunge
molti più lettori
Alianza por el Agua
n AMREF
n Centro Guaman Poma de Ayala
n Compromiso RSE
n CREAS
n Cultura de solidaridad
n Diario Responsable
n EAPN- European Anti Poverty Network
n Eco-unión
n El Rastrell
n El blog alternativo
n Envolverde
n Fairtrade Ibérica
n Fundación Atenea
n Fundación Casa de la Paz
n Fundación CONAMA
n Fundación Bureau Veritas
n Fundación Hazloposible
n Fundación IRES
n Fundación Pere Tarrés
n
Fundación PROhumana
n Fundación RAIS
n Fundación Rey Ardid
n Fundación Tomillo
n Fundación Unesco-Etxea
n Geoparque de Sobrarbe
n Instituto Internacional de
Formación Ambiental (IIFA).
Fondo Verde
n Ihobe
n Plataforma de ONG de Acción Social
n Quiero salvar el mundo haciendo
marketing
n Red aragonesa de entidades sociales
para la inclusión
n Scouts de Aragón
n Scouts de España
n Transformando futuros
n WASA-GN
n
esPosible/2
Se vuoi partecipare come Ente Amico della rivista,
inviaci una mail [email protected]
Se desideri ulteriori informazioni sugli Enti Amici clicca qui.
SOMMARIO
4
11
24
Scoperchiamo il bidone della spazzatura!
Gettiamo via più di un terzo del cibo che produciamo. Sempre più
aziende del settore agroalimentare adottano misure contro gli sprechi,
mentre varie iniziative rendono visibile il problema come primo
passo nella ricerca di soluzioni.
La ridistribuzione al potere
Fare in modo che il cibo avanzato raggiunga la tavola di chi ne
ha bisogno invece di perdersi nella discarica. La redistribuzione
è il grande obiettivo di otto buone pratiche che si stanno mettendo
in pratica a tutti i livelli della catena alimentare.
“Le sfide principali per sradicare
gli sprechi alimentari”
SEZIONI:
Ciò che dicono o tacciono le etichette energetiche 31
esPosible commerciare con giustizia 32
Non buttarlo via, rendilo immortale 34
esPosible/3
Domandiamo a distributori, produttori, industriali e organizzazioni
di consumatori quali sono in loro opinione le principali sfide per eliminare
gli sprechi alimentari. La conclusione principale?
La soluzione deve essere globale.
SCOPERCHIAMO
IL BIDONE DELLA SPAZZATURA
È in corso un’emorragia di alimenti adatti al consumo che si perdono o finiscono nella
spazzatura a tutti i livelli della catena alimentare. La buona notizia è che alcune aziende del
settore iniziano a ridistribuire gli avanzi per metterli in tavola a chi che ne ha più bisogno.
Contemporaneamente stanno sorgendo collettivi per dare visibilità a questo problema,
come primo passo verso la sua soluzione.
S
aragozza, una notte qualunque. Vicino a un bidone
ci sono tre ragazze di etnia gitana: “Siamo venute
per il pane”, spiegano. Più in là, una famiglia con
dei bambini piccoli, “Cerchiamo il cibo per la cena
e, se ce n’è abbastanza, anche per il pranzo di domani”, spiegano ad alcuni giovani rumeni e a un gruppo del
collettivo Feeding Saragozza, durante uno dei loro percorsi attraverso lo sperpero per le pattumiere dei negozi e i supermercati della città. Tutti stanno aspettando che l’addetto
del supermercato accanto esca per buttare la spazzatura.
Yogurt e latticini non ancora scaduti, verdure perfettamente
commestibili, un sacco di pane, dolci... “È uno scandalo, ci
sono altre soluzioni, altri modi di fare le cose”, si lamenta
María Ramillete, membro di Feeding Saragozza.
esPosible/4
Pianeta sprecato.
Gli attivisti stanno cercando di parlare con un addetto
del supermercato per sensibilizzarlo; una volta, hanno convinto un dipendente addirittura di permettere loro di portare fuori in un carrello i prodotti scartati dai ripiani. “Quando
pieghi il problema e chi sono i beneficiari, molta gente si
implica”, racconta Maria.
La Spagna è il sesto paese nell’Unione europea che
spreca più alimenti adatti al consumo umano: 7,7 milioni
di tonnellate l’anno, pari a 21.000 tonnellate al giorno, secondo un rapporto del Parlamento europeo. Se, in risposta ai dati in possesso dalla Commissione europea, il 5% di
questo totale corrisponde al settore della distribuzione, risulta che ogni notte, quando si chiudono gli stabilimenti, si
sprecano circa 1.000 tonnellate, come denuncia lo studio
Ogni alimento che buttiamo nella spazzatura rappresenta un’ingiustizia
scandalosa in un mondo in cui 1 miliardo di persone soffrono la fame.
marche commercializzano confezioni prive di queste fette.
Dove finiscono tutte queste eccedenze? Nel bidone della
spazzatura. Se volete delle prove, non dovete far altro che
dare un’occhiata al TED talk che Tristram Stuart offrì a Londra
nel maggio 2012.
Stuart è un attivista inglese che pubblicò nel 2009 un
famoso libro “Waste: Uncovering the Global Food Scandal”
(Spreco: svelando lo scandalo globale del cibo) convertitosi
in una sorta di Bibbia della cultura del riciclo alimentare,
tradotta in varie lingue.
Nello stesso anno organizzò a Londra il suo primo Feeding the 5.000 in Trafalgar Square: grazie ai volontari, si salvarono prodotti condannati alla pattumiera da mercati e negozi in quantità sufficiente da sfamare 5.000 persone, in un
grande pranzo comunitario, rivendicativo e festivo. Se con
una sola macro-raccolta abbiamo ottenuto cibo sufficiente a riempire migliaia di pance, cosa non si potrebbe fare
con una redistribuzione sistematica di alimenti non commerciabili tra le persone che ne hanno bisogno? Si tratta di
sostenere un’economia circolare contro l’economia lineare
in cui siamo immersi, difende Susanna. “Estraiamo, consumiamo e buttiamo via”, descrive. Da allora, questo tipo
di banchetti ci sono svolti in tutto il mondo: Parigi, Dublino,
Manchester, Sidney, Amsterdam e Bruxelles. A novembre
esPosible/5
“Cosa fanno i supermercati con gli alimenti che non vendono?”
elaborato da FACUA - Consumatori in Azione nel 2014. Ma
non si tratta solo della distribuzione. Gli sprechi sono abituali in tutti i livelli della catena alimentare. Cominciando
dalla produzione, dove la speculazione sugli alimenti provoca la presenza di eccedenze e una diminuzione dei prezzi
tali che per l’agricoltore diventa antieconomico fare il raccolto. Contemporaneamente, un terzo di generi alimentati
perfettamente idonei viene sentenziato per motivi estetici.
Ade esempio quella banana troppo curva o quel pomodoro il cui colore o dimensioni che “non corrispondono agli
standard estetici che ci hanno imposto”, spiega Gaby Susanna, co-fondatrice e presidente della Piattaforma Aprovechemos los Alimentos (Ricicliamo gli alimenti).
Le materie prime che passano più o meno indenni allo
stadio successivo, quello della trasformazione, soffrono
nuovi cali durante il processo industriale. “Sai quante foglie verdi, con tutte le vitamine e i minerali che contengono,
vengono scartate al momento di impacchettare le insalate
insacco già tagliate e pulite in vendita nei centri commerciali?”, domanda Susanna. Quando si parla di insalate preparate, si parla di fagiolini verdi tagliati quasi a metà per farli
entrare nei vassoi. O la prima e l’ultima fetta del pan carré che a molti consumatori non piace, dimodoché alcune
I percorsi dello spreco. Il collettivo Feeding Saragozza mentre salva dalla spazzatura alimenti un buono stato.
2014, anche a Barcellona, organizzato dalla piattaforma
Aprovechemos los Alimentos.
I consumatori, le famiglie, le persone che riempiono i
Feeding 5.000 e che sono tempo parte del problema e
allo stesso la chiave della sua soluzione. Nelle case, alla
fine della catena alimentare, secondo gli esperti è dove si
produce la maggior parte degli sprechi. Nel 2012, la Hispacoop, la Confederazione spagnola di cooperative di consumatori e utenti, si è infiltrata di nascosto durante una
settimana nelle case di 413 famiglie osservando come in
quel periodo si buttavano via 554 chili di alimenti, pari
ad oltre 30.000 chili l’anno, 76 chili per ogni casa, più
esPosible/6
La Spagna è il sesto paese
nell’Unione europea che più
alimenti adatti al consumo
umano spreca: 7,7 milioni
di tonnellate l’anno, 21.000
tonnellate al giorno, secondo
il Parlamento europeo.
di 32 chili a persona. Estrapolando queste cifre all’intera
popolazione, risulterebbero più di 1 milione tonnellate di
sprechi domestici all’anno solo in Spagna. “I consumatori
spagnoli buttano via il 18% circa del cibo che comprano,
sprecando alimenti per valore di 11.000 milioni di euro
ogni anno” denuncia un’altra analisi condotta dal marchio
Albal nel 2011, aggiungendo che il 45% di quanto buttato
nei contenitori di residui organici avrebbe potuto essere
salvato pianificando, manipolando e stoccando meglio gli
alimenti.
I due rapporti coincidono sul fatto che i consumatori
non sono coscienti della quantità di cibo che sprecano.
“Credono che la percentuale dei loro sprechi sia del 4%,
quando in realtà raggiunge il 18%,” spiega lo studio Save
Food di Albal. “Informazione, formazione e sensibilizzazione”, è la ricetta prescritta da José Esquinas, professore del
Politecnico di Madrid. Questi Feeding di massa, o quelli più
modesti organizzati a Zaragoza per 1.000 persone, o da
Comida Basura (Cibo spazzatura), ormai inattiva a Madrid,
i pranzi organizzati con gli avanzi di EL PLAT di Gràcia a Barcellona... Queste ed altre iniziative contribuiscono a rendere
visibile lo scandalo.
“Penso che abbiamo appena iniziato a renderci conto del problema: un primo passo per risolverlo,” afferma
Susanna e coincide con Maria Ramillete. È fondamentale
arrestare l’emorragia di alimenti nelle case ed esercitare
pressione su tutti gli altri livelli della catena perché si facciano le cose correttamente. I commensali dei Feeding
the 5.000 sono invitati a firmare un manifesto in cui si
impegnano a ridurre i loro sprechi alimentari e ad esigere
alle aziende e ed i governi di fare altrettanto. Come dice
Tristram Stuart: “Noi, la gente, abbiamo il potere di frenare questo tragico spreco di risorse solo se consideriamo
i rifiuti alimentari come socialmente inaccettabili su larga
scala, se facciamo tutto il chiasso possibile discutendone,
se parliamo con le aziende, se diciamo ai governi che vogliamo frenare lo spreco di cibo. Noi abbiamo il potere per
forzare questo cambio”.
Elena Sevillano
“Noi, la gente, abbiamo il potere
di frenare questo tragico spreco
di risorse solo se consideriamo
i rifiuti alimentari come
socialmente inaccettabili
su larga scala”.
(Tristram Stuart)
Feeding the 5.000. Èun movimento globale che organizza pasti di massa con prodotti alimentari di scarto.
“PIÙ CIBO, MENO SPRECHI”
so due: per determinare la quantità di prodotti idonei
al consumo umano non vengono raccolti e abbandonati
nei campi e per quantificare i rifiuti domestici), un catalogo di iniziative che riporta le esperienze ispiratrici in
questo settore, nonché tre edizioni della Settimana per
la riduzione degli spechi alimentari, tra le altre attività di
sensibilizzazione. Dalla fine del 2014 è stata pubblicata la Guida pratica per il consumatore: come ridurre gli
sprechi alimentari; la Guida pratica per ridurre gli sprechi alimentari nei centri educativi e la Guida pratica per
ridurre gli sprechi alimentari nel commercio al dettaglio.
Settore ortofrutticolo. Parallelamente, si lavora alla progettazione di strumenti per rilevare e ridurre gli sprechi nelle mense scolastiche e aziendali e nell’industria
agroalimentare.
esPosible/7
Nel gennaio 2012 il Parlamento europeo lanciava un appello a tutta l’UE per agire contro gli sprechi. Ad aprile
2013 il Ministero spagnolo dell’Agricoltura, alimentazione e ambiente rispondeva presentando la sua strategia
“Più cibo, meno rifiuti” [www.ma- grama.gob.es/es/alimentacion/temas/estrategia-mas-alimento-menos-desperdicio],
a cui sta lavorando da allora, incentrata su cinque assi
fondamentali: lo sviluppo di studi “per conoscere il
quanto, come, dove e perché delle perdite e gli sprechi
alimentari”; la divulgazione e promozione di buone pratiche alimentari e azioni di sensibilizzazione; l’analisi e
revisione degli aspetti normativi; la collaborazione con
altri agenti; la promozione della progettazione e sviluppo di nuove tecnologie. Grazie a questa iniziativa hanno
visto la luce varie indagini (attualmente ne sono in cor-
L’EMORRAGIA, ANELLO PER ANELLO DELLA CATENA
Perdite + sprechi nella produzione agricola
Eccedenze alimentari nella distribuzione
Citrici: 22,5%
Frutta restante: 23,1%
Ortaggi: 29,2%
Grassi e oli: 28,4%
Vitivinicola: 22,7 %
Cereali e leguminose: 26,7 %
n
(Rapporto: La perdita e lo spreco alimentare generato dalla produzione agricola di alimenti in Spagna)
L’82,2% dei distributori ritira dagli scaffali prodotti in
base alle date di scadenza.
n Il 20,5% dei distributori consegna abitualmente alimenti
a qualche banco alimentare o ONG.
(Monografico “Sprechi Alimentari. Barometro del clima di
fiducia del settore agroalimentare”. Ministero spagnolo
dell’agricoltura, alimentazione e ambiente. 2012).
Rifiuti industriali
L’olio di oliva presenta alti valori di perdite (80
%) ma non di sprechi.
n Lo seguono il pesce, crostacei e molluschi (46%), che
peraltro appena presentano sprechi (meno dell’1%).
n I prodotti di panetteria vantano la terza percentuale più
alta di perdite (36%) e di sprechi (22%).
n ll’altro estremo, la fabbricazione di prodotti lattiero caseari con poche perdite (3,6%) e sprechi assai inferiori
(0,2%).
n Il maggior costo economico derivante da perdite e sprechi si concentra nella lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi, e in quello della carne e i prodotti carnici (5,3 €/kg e 4,7 €/kg di perdita e spreco rispettivamente). Al lato opposto vi sono i prodotti di macinatura,
amidi e amilacei (0,5€/kg di perdite e sprechi) e lattiero
caseari (0,7 €/kg).
n
(Rapporto: Le perdite e gli sprechi alimentari nell’industria
alimentare spagnola: situazione attuale e sfide per il futuro).
Lo sperpero domestico
La maggior percentuale di alimenti scartati corrisponde al pane, cereali e altri articoli di pasticceria industriale
(19,3%); seguiti da frutta e verdura (16,9%); latte, yogurt,
formaggi e altri derivati lattei (13,3%); pasta, riso e legumi
rappresentano il 13,2%.
n
Il pranzo è il pasto in cui le famiglie sprecano più alimenti (34,6%), seguito dalla cena (26,7%), prima colazione (20,1%) e altri spuntini (18,6%).
n
(Studio sugli sprechi alimentari nelle famiglie di Hispacoop. 2012).
OBBLIGARE I SUPERMERCATI A NON BUTTARE GLI ALIMENTI
esPosible/8
Il consulente sociale Manuel Bruscas sta raccogliendo firme, attraverso change.org, per esigere una normativa europea che obblighi i supermercati a donare le eccedenze
alimentari ad enti sociali ed ONG di loro scelta.
L’iniziativa segue la strada aperta da Arash Derambarsh, un consigliere comunale francese di Courbevoie che è
riuscito a far promulgare in Francia una legge che impone
ai supermercati a donare tutte le eccedenze che non sono
riusciti a vendere. “Questa bellissima vittoria francese ha
avuto un eco straordinario in tutto il mondo. Come Arash,
anche noi pensiamo sia giunto il momento di farsi avanti
per esigere una normativa che freni lo sperpero di alimenti in tutti i paesi d’Europa”, spiega Bruscas, che lancia la
sua petizione in collaborazione con la Croce Rossa francese, Action contre la Faim e “persone come noi intenzionate a porre fine allo sperpero di alimenti: Nikos Aliagas
(Grecia), Frédéric Daerden (Belgio), Claudia Ruthner (Germania), Daniele Messina (Italia), Tristram Stuart (Regno
Unito)”.
NUMERI CHE FANNO RIFLETTERE
TERMINOLOGIA SECONDO LA FAO
n Buttiamo via più di un terzo degli alimenti che produciamo.
Perdita di alimenti:
n Con il cibo che si spreca negli USA e in Europa si potrebbe
sfamare quattro volte 1 miliardo di persone che soffrono la
fame. Ci sono 400 milioni di persone obese nel mondo.
n In Europa, ogni cittadino è responsabile di buttar ai rifiuti
tra 95 e 115 chili ogni anno di alimenti idonei al consumo.
Nei paesi sviluppati buttiamo via ogni anno 222 milioni di tonnellate di alimenti, equivalenti alla produzione di
tutta l’Africa Subsahariana.
n
Gran parte degli alimenti scartati quotidianamente nei
supermercati è in condizioni idonee per il consumo.
n
Con gli scarti quotidiani dei supermercati si potrebbero
sfamare 100 persone ogni giorno.
n
Calo della massa alimentare commestibile durante le fasi
di produzione, post-raccolto, trasformazione e distribuzione. Le perdite sono provocate da un funzionamento inefficiente della supply chain: infrastruttura e logistica insufficienti, carenze tecnologiche, mancanza di competenze,
conoscenze e capacità gestionali degli agenti coinvolti o
impossibilità di accedere ai mercati. Influiscono anche i
disastri naturali.
Sprechi alimentari:
Scarti di alimenti idonei al consumo, normalmente ad opera
del commerciante al dettaglio e del consumatore finale. Normalmente si può evitare.
Sperpero di alimenti:
Alimenti che si perdono per decomposizione o mancato
consumo. Il termine comprende quindi sia la perdita che lo
spreco di alimenti.
Dati della FAO e del libro “Waste”, di Tristram Stuart, raccolti dal
collettivo Feeding Saragozza.
LE TRE GRANDI SFIDE PER L’EXPO MILANO 2015
selezione di buone pratiche, ossia di iniziative di successo che si stanno portando avanti nel nostro paese, che si
ripercuotono positivamente sull’alimentazione delle persone e sul pianeta, e che si consolidano nel tempo.
Web del programa desafíos:
www.pabellonespana2015.com/desafios
esPosible/9
Il Padiglione Spagna ha molto da dire sullo slogan dell’Expo
Milano 2015 “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”. Intorno a questa proposta ha sollevato tre sfide principali,
con l’attenzione posta su alimentazione e sostenibilità: La
promozione della dieta equilibrata per le persone e il pianeta; la riduzione degli sprechi alimentari; la promozione
dell’innovazione agricola per nutrire il pianeta. Intorno a
ciascuno di questi assi, presenta una
Editore: Ecodes. Plaza San Bruno, 9, 1º oficinas 50001 Saragozza.
Consiglio editoriale: Cristina Monge, Víctor Viñuales, Eva González e Ana Mastral. Coordinamento: Eva González e Ana Lapeña.
Redazione: Elena Sevillano. Grafica: César Jiménez. Illustrazione controcopertina: Josema Carrasco.
Fotografie dei reportage: fondo fotográfico degli Enti, Chus Sanz ed ECODES
[email protected]
LE SEZIONI “BUONE PRATICHE” E “LA SOMANDA” SONO PATROCINATE DA
EDITORIALE
I
PROGRAMMA
SFIDE:
GLI SPRECHI
ALIMENTARI
l grande obiettivo che ci proponiamo dalla sostenibilità è garantire il benessere a tutte le persone
rispettando i limiti del pianeta. Si tratta di un patto
intergenerazionale ed intragenerazionale per non
compromettere il benessere per le generazioni future. L’alimentazione, insieme al cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, sono le principali sfide del
XXI secolo, che sarà possibile vincere solo se tutti gli attori
agiscono nella stessa direzione: società civile, aziende e
pubbliche amministrazioni.
esPosible/10
In Spagna, molti di questi enti stanno già lavorando in
questa direzione. In questo contesto, l’Expo Milano, dal
titolo “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”, che si svolge
da maggio a ottobre 2015, ci è parsa un’ottima opportunità per rendere visibili questi attori che si trovano ad
affrontare le grandi sfide dell’alimentazione sostenibile
in Spagna. Per questo, il Ministero di Agricoltura, alimentazione e ambiente spagnolo, insieme ad Acción Cultural
Española (AC/E) ed ECODES, hanno concepito il programma Sfide.
Si tratta di valorizzare una serie di iniziative portate avanti
attualmente nel nostro paese, in relazione alle tre grandi Sfide connesse con l’alimentazione e la sostenibilità.
In questo numero tratteremo in modo approfondito la
riduzione degli sprechi alimentari, mentre negli altri due
numeri della rivista parleremo della dieta equilibrata per
le persone e il potenziamento dell’innovazione nel settore
agricolo.
Lo spreco alimentare suppone, oltre a questioni etiche,
un enorme impatto ambientale e una perdita di risorse
come acqua, superfici coltivabili ed l’energia, impiegate
per produrre alimenti che alla fine vengono buttati nella
spazzatura.
In questo numero della rivista riportiamo una serie di
iniziative dirette a migliorare l’efficienza dell’industria
alimentare, riducendo lo spreco alimentare lungo tutta la
supply chain. Così, mostriamo esperienze che valorizzano
le eccedenze della produzione scartate per criteri estetici,
cali di vendite o per standard qualitativi; iniziative dirette
ad ottenere prodotti da residui dell’industria alimentare;
iniziative che lavorano con alimenti scartati dagli scaffali
dei supermercati, ed esperienze che danno importanza
all’educazione dei consumatori per evitare lo sperpero di
alimenti in casa. Alcune di queste esperienze lavorano
inoltre per integrare la popolazione a rischio di esclusione
e molte di queste destinano gli alimenti a questi collettivi.
Non indugiate oltre e scoprite le buone pratiche innovative
in alimentazione e sostenibilità che sono già una realtà in
Spagna.
BUONE PRATICHE
Evitare che le verdure vadano dal campo direttamente alla spazzatura per motivi estetici, o che prodotti perfettamente idonei al consumo corrano la stessa sorte per colpa
delle politiche delle imprese distributrici. Presentiamo iniziative che scommettono sulla
ridistribuzione. Persino la plastica biodegradabile fabbricata con i residui della lavorazione di panetteria. La cultura dello riciclo degli avanzi è servita.
Testi: Elena Sevillano
esPosible/11
LA RIDISTRIBUZIONE
AL POTERE
Dagli scaffali al banco alimentare
La catena di supermercati Eroski dedica personale e mezzi tecnici perché
i prodotti deperibili che non si possono vendere, ma che sono idonei per il
consumo umano, raggiungano le mense sociali in perfette condizioni.
EROSKI: LA VITA È COOPERATIVA
Grazie al suo progetto Zero Sprechi, solo nel 2014 si sono
recuperate oltre 2.105 tonnellate di alimenti
esPosible/12
L
ragazza che accompagna il volontario veterano del
Banco alimentare è giovane, è disoccupata e in procinto di perdere l’indennità di disoccupazione. Ma “invece di restarmene in casa stesa sul sofà preferisco aiutare
il prossimo” afferma. La scena si svolge nell’ipermercato
Eroski di Leioa (Bilbao), dove l’ONG accudisce per ritirare i
prodotti freschi che EROSKI ritira dagli scaffali per rispettare l’impegno con i suoi clienti per la massima freschezza,
o semplicemente per piccoli difetti delle confezioni, come
ammaccature o rotture dell’imballo, che ne impediscono la
vendita”, ma che sono perfettamente adatti al consumo.
Alejandro Martínez Berriochoa, direttore di Responsabilità
sociale della catena, presente alla conversazione, applaude
la decisione della ragazza di prestare attenzione a quelli
che stanno peggio di lei e dare una mano; crede che questo
sia lo spirito giusto, che la vita funziona come una specie
di cooperativa in cui chi sta meglio aiuta chi sta peggio. Ed
Eroski, che di per sé è un’organizzazione dei consumatori e
una cooperativa di consumo e che si vanta della sua enorme radicazione sociale, lavora per diventare un anello in
più di questa catena di solidarietà.
Per questo motivo, alla sua rete di supermercati e ipermercati arrivano periodicamente i furgoni del Banco alimentare e di altre 47 associazioni locali da tutta la Spagna. Dal
dicembre 2013, mese in cui si è raggiunto l’obiettivo Zero
Sprechi, nessun alimento deperibile adatto al consumo è
stato buttato via. Nel corso del 2014 sono state consegnate
oltre 2.105 tonnellate di alimenti, seguendo un protocollo
di azione che ne garantisce in ogni momento la sicurezza
alimentare cui partecipa il personale dei negozi, quello delle organizzazioni beneficiarie, gli addetti allo stoccaggio a
al trasporto. Alcuni dipendenti tralasciano altri compiti per
selezionare i prodotti da donare e gli impianti frigoriferi per
la loro conservazione, sviluppando applicazioni informatiche per snellire la logistica... Se si seguissero esclusivamente criteri economici o aziendali, se importassero solo
i risultati dei bilanci, dedicare risorse tecniche e umane
per movimentare “qualcosa che tecnicamente si considera
spazzatura” sarebbe una spesa assurda. Ma qui parliamo
di “bilancio del riciclo sociale”, come sottolinea questo dirigente. Si tratta di “considerare da un punto di vista umano
e non aziendale tutti coloro che ne hanno bisogno”,
Il progetto Zero Sprechi è stato promosso dalla divisione di Martínez Berriochoa. “Abbiamo analizzato i dati sullo
sperpero di alimenti nell’Unione europea e in Spagna; abbiamo ascoltato i negozianti che ci dicevano: “Guardate che
qui ci sono tanti prodotti che si sprecano, e allo stesso tempo siamo interpellati da organizzazioni sociali, parrocchie e
associazioni di quartiere che ci chiedono alimenti... Bisogna fare qualcosa”, ricorda. La proposta è stata approvata
con gran entusiasmo dalla Cooperativa. Un anno e mezzo
più tardi, ormai raggiunto l’obiettivo principale di non buttare il cibo nella spazzatura, la cooperativa si propone da un
lato il miglioramento dei processi e la formazione del personale delle ONG; e dall’altro, avanzare progressivamente nella valorizzazione ambientale. “Considerare il cartone e la
plastica non come rifiuti, ma come materie prime all’interno
di un’economia circolare è un altro obiettivo che è stato raggiunto”. Più complicata risulta la gestione dei rifiuti organici
(ad esempio, i vasetti di yogurt rotti che non si possono vendere né donare). “Stiamo lavorando per convertirli in biomassa o cibo per animali,” dichiara il portavoce di Eroski.
L’intero progetto è stato affiancato fin dall’inizio da una
campagna per educare i cittadini ad un consumo più razionale. Pianificare settimanalmente i menù e la spesa, annotare
le date di scadenza. “Si sperpera un sacco di cibo nelle case
e non ne siamo consapevoli: tutti crediamo di essere molto
efficienti, che sono gli altri quelli che sprecano”, si lamentano
dall’iniziativa Responsabilità Sociale. La Scuola di alimentazione della Fondazione Eroski include il corso Stop allo Sperpero, con ricette per approfittare di tutti gli alimenti e consigli
dei consumatori sottolinea. stessi per fare la spesa usando
il cervello. “Anche dalle esperienze negative si impara; magari questa crisi serva a prender coscienza della necessità di
un consumo responsabile. Consumo e non consumismo. Si
tratta di una tendenza che speriamo sia arrivata per consolidarsi”, dichiara Martínez Berriochoa. (Vedi video)
www.eroski.es
esPosible/13
Una volta raggiunto l’obiettivo
prioritario di evitare di buttare
il cibo nella spazzatura,
la cooperativa ha intenzione
di avanzare verso
la valorizzazione ambientale.
Una storia di dignità.
Il progetto di Espigoladors distribuisce alimenti e offre lavoro
a collettivi a rischio di esclusione sociale. Il suo marchio possiede
un valore aggiunto: una storia da raccontare.
L’IMPERFEZIONE È BELLA
(E CREA RICCHEZZA)
Il marchio “es im-perfect” commercializza prodotti
trasformati elaborati con frutta e verdura di scarto
esPosible/14
Immaginate un pomodoro: polposo, dal sapore buonissimo... Ma siccome non raggiunge le dimensioni minime
imposte dal mercato, all’agricoltore non rimane altra alternativa che usarlo per il consumo personale o buttarlo via.
Ma perché deve finire così? si è chiesta l’impresa sociale
Espigoladors, che da agosto a dicembre 2014 si è imbarcata in un ambizioso progetto pilota: recuperare la frutta e la
verdura scartata a causa di eccedenze di produzione, cali
di vendite o criteri estetici. Una parte del raccolto viene deviata verso enti che offrono accesso agli alimenti a collettivi
a rischio di esclusione sociale. Un’altra viene trasformata
in marmellate, creme, conserve vegetali e succhi, commercializzati con un nuovo marchio denominato Es im-perfect,
che dopo una prova generale, è stato lanciato nei negozi
nel 2015. Pure i lavoratori di Es im-perfect (attualmente tre
dipendenti) provengono da collettivi a rischio di esclusione
sociale.
Espigoladors difende l’obiettivo del suo marchio: “Valorizzare prodotti brutti e imperfetti, ma altrettanto buoni e
dall’identico contenuto nutritivo che altri”, risaltando “la
qualità e la bellezza delle imperfezioni sia nelle persone
che nella frutta e la verdura che raccogliamo, rifiutando canoni estetici rigidi e severi” e “tirando fuori il lato positivo da
ogni cosa im-perfetta”, come sottolinea la direttrice Mireia
Barba, “Tendiamo ad escludere le persone per il loro colore
o aspetto senza renderci conto che sono altrettanto competenti quanto tutti gli altri.
La selezione delle materie prime come delle persone
costituisce un punto di differenziazione, una valore aggiunto, “Una storia da raccontare” afferma Barba quando gli domandiamo come vanno le vendite. “Stiamo iniziando a fare
i primi passi, ma notiamo che giorno dopo giorno ci sono
sempre più consumatori disposti a comprare questo genere
di prodotti” assicura.
negozi di prossimità o reti di consumo e sta cercando di
penetrare nel settore dei forni e le panetterie. Attualmente
il loro campo di azione è limitato alla Catalogna. “Il nostro progetto è scalabile, e ci piacerebbe replicarlo altrove
in Spagna mediante una formula di franchising sociale,”
spiega la direttrice di Espigoladors, che sostiene l’unione
intorno al suo marchio affinché tra tutti “si possa esercitare una pressione sufficiente a modificare le leggi”. Per obbligare le aziende ad esempio ad evitare che un prodotto
venga scartato solo per criteri estetici, per la sua forma o
colore. (Vedi video)
www.espigoladors.cat
“Siamo imprenditori. La nostra
intenzione è essere sostenibili
nel tempo e innovare, non si può
vivere di sovvenzioni, per di più
con i tagli sociali”
(Mireia Barba)
esPosible/15
Espigoladors significa spigolatori e indica le persone che
raccolgono le spighe nel campo di grano. “Stiamo creando
una rete di aziende e produttori. A tutti coloro che entrano a far parte della rete di collaboratori viene consegnato
un certificato che valorizza la loro donazione e attesta la
responsabilità sociale aziendale”. Il marchio recita: “Siamo
parte della soluzione”. Parallelamente, l’azienda organizza
laboratori di abbinamento (che insegna ad esempio come
si confeziona una marmellata di cipolle).
Oppure iniziative dirette sensibilizzare sullo sperpero
di alimenti mediante conferenze, laboratori e ricorso ai social networks. In realtà lo sperpero alimentare forma parte, insieme alla mancanza di accesso ad un’alimentazione
sana e salutare e alla mancanza di opportunità dei collettivi a rischio di esclusione, della triade di problematiche attuali cui è diretto il progetto. “Ci proponiamo un
modello che restituisca la dignità, che aiuti i produttori a
non buttare via il cibo e incoraggiare la rete di organizzazioni sociali a dar potere ai propri utenti, formandoli per
un’alimentazione sana”, descrive Barba. “Ci piace descriverci come imprenditori. La nostra intenzione è diventare
sostenibili nel tempo e innovare, non si può vivere di sovvenzioni, per di più con i tagli sociali”, aggiunge. Es imperfect è già presente in catene di fruttivendoli, salumerie,
Il percorso del commercio equo.
I furgoni della Provincia di Pamplona realizzano la raccolta
quotidiana di generi alimentari freschi tra i 73 negozi
che aderiscono al programma.
Foto: Jesús Caso (MCP)
PAMPLONA:
SOLIDARIETÀ PROVINCIALE
L’alleanza con i negozi per il recupero di generi
deperibili per il Banco alimentare
esPosible/16
P
amplona, 2009. Ad Amparo Miqueleiz, futura responsabile dei Servizi della Mancomunidad (Amministrazione provinciale) di Pamplona, e a Carmen Lainez,
direttrice dell’Area rifiuti urbani, preoccupava l’immagine
delle persone che rovistavano nei bidoni dell’immondizia
nei pressi dei supermercati. Non per ragioni estetiche,
bensì etiche, per tutta l’angoscia, tristezza, disperazione
e impotenza che trasudano da quell’immagine di persone
rovistando nei rifiuti degli altri. Un 10% della popolazione in
provincia di Pamplona vive al disotto della soglia della povertà. Circa 36.000 persone, tra le quali tante famiglie che
solo cinque o sei anni fa erano di classe media, fino a che
tutti i suoi membri non sono rimasti disoccupati e si sono
impoverite. Proprio per queste persone, la Mancomunidad
di Pamplona realizza dal 2010 un percorso quotidiano per
73 punti vendita aderenti di 21 imprese di distribuzione.
Si recuperano generi alimentari freschi, perfettamente
commestibili ma non vendibili e si portano al Banco alimentare di Navarra. “Forniamo alimenti freschi; prima il Banco
alimentare si riforniva di una serie di prodotti ma mancavano i prodotti deperibili” afferma Miqueleiz.
Per arrivare fin qui, Miqueleiz e Lainez hanno dovuto riunirsi prima uno per uno con i supermercati e gli ipermercati
della provincia per esporre la loro proposta e convincerli.
“Gli abbiamo spiegato che non avrebbero dovuto assumersi nessun tipo di onere o perdita di tempo, al contrario.
Non abbiamo ricevuto nessun rifiuto, al contrario si sono
mostrati assai ricettivi e proattivi” ricorda Miqueleiz. Cinque anni più tardi, i guidatori che vanno a ritirare la merce salutano i dipendenti chiamandoli per nome. Le risorse
umane e materiali necessarie per mettere in pratica questa iniziativa sono fornite dall’Amministrazione provinciale,
che ha firmato un contratto con la Fondazione Elkarkide,
che si occupa di tutta la logistica della raccolta quotidiana
(due veicoli isotermici e quattro persone) dal 2015. Elkarkide è una società senza scopo di lucro pioniera in Navarra
nell’implementazione di servizi occupazionali e lavorativi
mirati alla cura di persone sofferenti di malattie mentali.
Da ottobre 2010 a dicembre 2014 il progetto ha consegnato 1.903.979 kg di alimenti al Banco alimentare, che
a sua volta li ha ridistribuiti tra 267 enti sociali, che, a loro
volta hanno assistito più di 33.000 persone. Il costo annuale del servizio è di 100.000 euro. Non avete mai avuto la
tentazione di cancellare il progetto con la crisi? La risposta unanime dei due responsabili è un NO deciso. “Assolutamente no, anzi. Siamo un ente locale con vocazione di
servizio pubblico, per migliorare la qualità della vita delle
persone che risiedono nella provincia, “riflette Miqueleiz,
che ricorda che se il progetto costa 100.000 euro, ne rende
800.000, pari al valore degli alimenti che altrimenti finirebbero nella spazzatura. “Siamo riusciti a ridurre la generazione di rifiuti e ad evitare gli sprechi alimentari” conclude,
la direttrice.
Una delle chiavi del successo è stata, come evidenziano dall’Amministrazione provinciale, “la continuità e il
rigore negli orari di raccolta e consegna, per facilitare la
programmazione dei donatori e dei ricettori”. La raccolta
si effettua tutti i giorni da lunedì a sabato, con percorsi e
orari fissi. Due delle catene collaboratrici hanno acceduto
inoltre a convertirsi in punti di consegna di olio da cucina
usato dei privati, che dal 2013 viene raccolto approfittando
della catena logistica già predisposta. Da allora sono stati
recuperati 30.831 litri, con i benefici ambientali che questo
implica. Come sottolinea Lainez, il progetto accomuna ogni
giorno sempre più volontà. “Si tratta di una sfida a fin di
bene, in cui si vede la solidarietà della società” conclude.
(Vedi video)
www.mcp.es www.bancoalimentosnavarra.org
esPosible/17
Un 10% della popolazione
in provincia di Pamplona vive
al disotto della soglia della
povertà. Circa 36.000 persone,
tra le quali tante provenienti
da una classe media impoverita.
BARCELLONA
CONDIVIDE IL CIBO
L’ONG Nutrición Sin Fronteras raccoglie
le eccedenze alimentari di hotel e imprese di catering
I
mmaginiamo una città turistica come Barcellona, con un
settore alberghiero assai nutrito. Da un lato c’è l’hotel
che ha preparato il buffet per 50 ospiti, ma ha ricevuto
solo 40 commensali: le 10 razioni avanzate vengono buttate
via. Dall’altro lato c’è una famiglia duramente colpita dalla
crisi, che non ha da mangiare. Nel mezzo, l’ONG Nutrición
sin Fronteras (NSF) che da settembre 2012 funge da ponte
tra i due: ritira gli alimenti cucinati, previamente congelati o
confezionati sottovuoto, da 12 alberghi a quattro e cinque
stelle e 15 aziende di catering e ristorazione aderenti al
programma, e li trasporta e ridistribuisce tra 12 enti sociali beneficiari. Nel febbraio 2015, il progetto, chiamato BCN
condivide il cibo ha recuperato più di 50 tonnellate alimenti
e servito un piatto caldo (e delizioso) sulla tavola di 52.000
persone all’anno. “L’obiettivo è tutelare il diritto universale
all’alimentazione dei cittadini di Barcellona in situazione di
povertà”, racconta gli organizzatori.
esPosible/18
Alimentare e formare.
Attualmente esistono tra quattro e sei circuiti di distribuzione nella capitale e l’area metropolitana: la sicurezza
alimentare è garantita in ogni momento. L’iniziativa ha ricevuto il sostegno istituzionale dell’Agenzia di Sanità Pubblica di Catalogna, l’Agenzia di Sanità Pubblica di Barcellona,
l’Istituto Municipale dei Servizi Sociali del Comune di Barcellona e la Sociedad Española de Nutrición Comunita¬ria;
include attività accessorie di formazione gratuita su dieta
sana a basso costo, igiene e sicurezza alimentare, dirette
a tutti i centri beneficiari aderenti all’iniziativa. “Abbiamo
notato la necessità di formare gli utenti, il personale e i volontari dei centri sociali e di promuovere delle abitudini alimentari sane e di sicurezza alimentare” spiegano i membri
di NSF. Da settembre 2012 a dicembre 2014 sono state
organizzate più di 47 sessioni di formazione con laboratorio
di cucina. (Vedi video)
www.nutricionsinfronteras.org
Il progetto distribuisce cibo e offre attività formative gratuite
su dieta sana a basso costo, igiene e sicurezza alimentare.
Non buttare via la crosta del pan carré!
I residui della produzione di panetterie e pasticcerie passano
per il laboratorio per convertirsi in imballaggi.
CETECE: AMMASSANDO
PLASTICA BIODEGRADABILE
Dove finiscono i ritagli delle confezioni di pan carré
senza crosta che si vendono al supermercato? O
gli avanzi della massa per preparare i dolci e torte
dopo che sono stati messi negli stampi per cuocerli? Nella
maggior parte dei casi, purtroppo, nella spazzatura. Alla
Fondazione Centro Tecnológico de Cereales (CETECE) di
Castiglia e Leon (CETECE) sembrava uno spreco, così nel
2012 ha messo mano all’opera (in questo caso alla massa) per sviluppare un polimero plastico 100% biodegradabile (PLA) a partire da laboratori e fabbriche del settore della panificazione e pasticceria. Tre anni dopo, il Consorzio
cui partecipano, oltre al CETECE, l’Istituto biotecnologico
ATB in Germania, l’Università di Bangor nel Regno Unito,
con il coordinamento dell’Instituto Tecnológico del Plastico (AIMPLAS) di Valencia (Spagna), presenta, appena tolto
dal forno, il Bread4PLA: “Un contenitore di plastica riutilizzabile per conservare prodotti da forno, chiudendo così il
ciclo di vita”. Come sottolineano i suoi creatori, il progetto,
con il finanziamento del programma Life+ della Commissione europea (Sottoprogramma di Politica e governance
ambientali, Area rifiuti e risorse naturali) “rappresenta
un’alternativa all’impiego delle materie plastiche, grazie
all’uso di fonti di carbonio non convenzionali (i sottoprodotti dell’industria panificatrice) per la produzione di biopolimeri; suppone inoltre un importante contributo alla
preservazione dell’ambiente per l’uso di fonti biodegradabili invece di risorse fossili”.
CETECE è un ente privato senza scopo di lucro, nato
nel 1998 come centro di formazione rivolto al settore della
trasformazione dei cereali. Negli ultimi anni ha ampliato
la sua attività e attualmente le sue linee di azione sono
focalizzate “alla promozione della formazione, ricerca e
sviluppo tecnologico, l’incremento della qualità e miglioramento la competitività” di tutti i settori agroalimentari.
(Vedi vídeo)
www.cetece.net
esPosible/19
¿
Una nuova vita per gli avanzi delle panetterie
UNIVERSITÀ AUTONOMA
DI BARCELLONA: MENJA JUST
Campagna Menja Just (mangia giusto) contro
gli sprechi alimentari nel campus
N
el 2010 si sprecavano quasi 500 kg di alimenti al giorno nel campus dell’Università autonoma di Barcellona. Quasi mezza tonnellata, una bazzecola!
Per arginare questa emorragia nel 2011 è stata creata
l’organizzazione Menja Just (Mangia giusto), che è riuscita a
ridurre lo sperpero di più del 40%. Come? Con campagne di
sensibilizzazione, partecipazione volontaria, la collaborazione dei servizi di ristorazione e la modifica delle condizioni
di appalto per la prestazione dei servizi di ristorazione nel
campus.
Basandosi su azioni concrete, il piano ha raccolto più di
1.300 firme per l’introduzione di buone pratiche nella prevenzione e la gestione dei rifiuti alimentari dell’università.
Ha organizzato corsi di cucina di riciclo di avanzi e una serie
di pranzi solidali in cui volontari andavano ai mercati generali a ritirare i prodotti deperibili invenduti per motivi estetici,
con i quali cucinavano ricette che scambiavano per cibi di
facile conservazione, che a loro volta venivano distribuiti ai
banchi alimentari, enti di azione sociale, ecc. Ha pubblicato
guide per ridurre lo spreco alimentare nelle famiglie e nei
esPosible/20
La cultura del riciclo degli alimenti.
ristoranti universitari e ha collaborato alla redazione di una
guida per l’implementazione di buone pratiche nella donazione di alimenti.
La campagna ha impulsato “un’alleanza tra gli agenti
della catena di valore degli alimenti per incoraggiare la loro
collaborazione ed evitare gli sprechi”, raccontano i responsabili. Ha ottenuto la modifica delle specifiche tecniche nei
capitolati d’appalto dei servizi di ristorazione di mense e
ristoranti universitari, perché includano misure dirette alla
riduzione degli sprechi alimentari, nonché la modifica della
struttura dei prezzi nei menù universitari per renderli più
proporzionati alla quantità di alimenti serviti. Contemporaneamente ha realizzato studi di fattibilità per il trasferimento di alimenti dalle mense universitarie agli enti sociali e
realizzazione di alcune donazioni puntuali. “L’impegno della
comunità universitaria per il riciclo degli alimenti continua e
si approfondisce giorno dopo giorno” concludono i membri
di Menja Just.
(Vedi vídeo)
www.uab.cat/mediambient
L’Università si è riempita di attività di formazione e sensibilizzazione:
conferenze, pranzi solidali o edizione di guide.
Restaurare l’equilibrio.
Da un lato avanza cibo; dall’altro, manca. Consum riequilibra la bilancia
ridistribuendo più di 3.300 tonnellate di alimenti tra enti sociali (dati del 2014).
CONSUM: LA RIDISTRIBUZIONE
CREA BENEFICI
I
l Programa Profit nasce dall’iniziativa di Consum per dare
uno sbocco di carattere socialmente ed ecologicamente
responsabile a tutti gli alimenti idonei al consumo umano
non commercializzati. Così la cooperativa presenta il suo Programma Profit, che dal 2011 ridistribuisce gli alimenti rimasti invenduti, ma commestibili in totale sicurezza, provenienti
dai suoi 428 supermercati di proprietà, 6 centri logistici e 3
scuole di fresco (dove si donano gli alimenti utilizzati nei corsi
di formazione per specialisti delle sezioni dei cibi freschi).
Un’applicazione informatica appositamente progettata
permette di registrare e tracciare gli alimenti ridistribuiti: in
maggior parte prodotti freschi, carne, prodotti lattiero-caseari, frutta e verdura, nonché prodotti di panetteria e pasticceria. Si tratta di alimenti confezionati con la corrispondente
etichettatura originale, garantendo la catena sempre del
freddo, raccolti direttamente dai volontari delle ONG e i servizi sociali dei comuni beneficiari. In totale 192 enti sociali
delle zone più vicine a ciascuno dei centri Consum, parroc-
chie, centri aperti di assistenza all’infanzia, mense sociali,
centri di integrazione sociale e occupazionale per collettivi a
rischio di esclusione sociale, Caritas, Croce Rossa e banchi
alimentari.
Solo nel 2014, il programma ha supposto la ridistribuzione gratuita di oltre 3.300 tonnellate di cibo, per un valore
economico superiore a 6,7 milioni di euro. “Da quando abbiamo standardizzato le operazioni, generalizzandole a tutta
la cooperativa, sono state donate più di 6.000 tonnellate di
cibo, pari a 16,6 milioni di euro”, segnalano da Consum. E
questo solo per quanto riguarda il denaro. Perché, sul versante ambientale, la sua messa in pratica ha significato una
riduzione l’impronta di carbonio dell’organizzazione di 6.174
tonnellate di CO2. “L’intenzione della direzione generale della cooperativa è mantenere il programma nelle nuove aperture, sia nei supermercati che nelle piatteforme di logistica e
le scuole di alimenti freschi”, sottolineano dall’azienda.
www.consum.es
esPosible/21
Il Programma Profit cerca una soluzione
ambientale e sociale per alimenti invendibili
CORNELLÀ: COME PASSARE
DAI RIFIUTI AGLI ALIMENTI
La Botiga Solidaria (bottega solidale) è una scommessa
comunitaria per il riciclo delle eccedenze alimentari
L
’obiettivo è la “canalizzazione delle eccedenze alimentari di origine commerciale verso gli enti di beneficenza
e la sensibilizzazione della popolazione sulla problematica delle sperpero di alimenti”. In parole povere: fare in
modo che gli avanzi di alcuni arrivino ad altri che ne hanno
bisogno, e fare in modo che nel frattempo l’azione susciti
una riflessione sulla necessità di un consumo responsabile. Per questo, la città di Cornellà de Llobregat (in provincia
di Barcellona) ha sponsorizzato la creazione della Botiga
Solidaria (bottega solidale), una scommessa comunitaria
con molti attori: pubbliche amministrazioni, organizzazioni
sociali e imprenditori coinvolti, dove convergono i residui
delle imprese locali aderenti che, in questo modo, invece di
finire nella spazzatura riforniscono la tavole delle persone
bisognose. La campagna si chiama Cornellà ricicla gli alimenti e solo nel 2014 ha impedito sprecare 7,7 tonnellate
di eccedenze (il doppio del 2013), ridistribuendole a più di
1500 famiglie.
L’idea è nata nel dicembre 2012, dopo la contrattazio-
esPosible/22
Una riflessione sullo sperpero alimentare.
ne a uno studio di consulenza nel luglio 2011 della fase
di studio e del progetto pilota, grazie ad una sovvenzione
dell’Agenzia dei Rifiuti di Catalogna. Da allora, la crescita
rete di donatori è stata incessante: a febbraio 2013 vi hanno aderito nuovi negozi in prossimità del mercato centrale,
e nei mesi successivi, è stato realizzato uno studio per aggiungerne altri, oltre a dei ristoranti. L’aprile 2013 ha salutato l’ingresso di 4 supermercati della catena di supermercati
Caprabo, diventati 8 solo tre mesi dopo. Nell’autunno-inverno del 2014 ha aderito anche la catena LIDL ed è stata pubblicata una guida con l’esperienza della Botiga Solidaria.
Nel febbraio 2015, come ultima pietra miliare (per ora), il
progetto ha cominciato a raccogliere e gestire le eccedenze
degli orti comunali di Pidelaserra. Se l’esperienza si rivelerà
fruttifera, potrà estendersi ad altri orti comunali, come anticipano i suoi organizzatori, che hanno intenzione di incorporare alla rete dei donatori anche altri mercati comunali e
catene di supermercati di Cornellà. (Vedi vídeo)
www.cornella.cat
Il Comune ha organizzato dei meccanismi di raccolta di ciò che è superfluo
per alcuni per distribuirlo a chi non ne ha. Invita ad un consumo responsabile.
ricevere la rivista
per e-mail
o inviarla
a un amico
esPosible/23
http: //www.revistaesposible.org
LA DOMANDA
Domandiamo ad esperti provenienti da tutta la supply chain nelle sue diverse fasi (produzione, gestione e trasformazione, distribuzione e consumo), il loro parere su come ridurre gli sprechi alimentari nel nostro paese.
“Le sfide principali per sradicare
lo sperpero alimentare”
DAVID ESTELLER
Responsabile del Progetto AECOC
contro lo spreco alimentare della
Divisione di Comunicazione e
Relazioni istituzionali
esPosible/24
“Il problema può essere ridotto
con la sensibilizzazione e
la collaborazione di tutte le parti
implicate: imprese, pubbliche
amministrazioni e consumatori”
I dati e le cifre che misurano lo spreco alimentare sono
arcinoti. In qualsiasi pubblicazione, possiamo vedere le
cifre offerte dalla Commissione europea. Circa 89 milioni
di tonnellate di cibo sprecate ogni anno. Esistono anche
dati che circoscrivono la percentuale di queste perdite nei
vari settori, una parte del settore primario, un’altra nelle
famiglie, ecc.
Noi dell’Asociación Española de Codificación Comercial (AECOC) crediamo che il modo migliore di ridurre lo
spreco alimentare sia attraverso l’implementazione di
strategie collaborative che coinvolgano tutti i livelli della
catena del valore, dato che solo con la globalizzazione e il
sostegno di tutti i settori è possibile ridurre la magnitudine
delle cifre attuali.
Per questo da tre anni AECOC coordina un’iniziativa
pionieristica in Europa, L’Alimentazione non si spreca, che
mira a valorizzare gli sforzi individuali realizzati dalle
aziende contro gli sprechi alimentari e pratiche di collaborazione che permettano di avanzare effettivamente nella
risoluzione di una problematica importante, ma che possiamo combattere solo mediante uno sforzo congiunto.
Più di 250 aziende spagnole hanno aderito volontariamente a questo progetto, una chiara dimostrazione del
livello di impegno del tessuto imprenditoriale al momento
di affrontare un problema dal forte impatto economico, sociale e ambientale.
Come risultato di quell’impegno, le aziende stanno lavorando alla promozione delle buone pratiche mirate alla
prevenzione e la riduzione degli sprechi alimentari a ognuno dei livelli della supply chain: si tratta di progetti legati
allo scambio di informazioni, le operazioni di logistica e
trasporto o le relazioni commerciali tra aziende produttrici
e distributrici.
Allo stesso modo, attraverso due gruppi di lavoro creati nell’ambito del progetto coordinato da AECOC, si lavora
per fare in modo che tutte le eccedenze generate e idonee
al consumo vengano dedicate a questo scopo, grazie alle
donazioni a banchi alimentari e altri enti di beneficenza.
A tal fine, si lavora gomito a gomito con queste organizzazioni al fine di garantire che la ridistribuzione delle eccedenze avvenga nel rispetto di tutte le garanzie di igiene e
sicurezza alimentare.
A tre anni dal suo inizio, possiamo affermare che il progetto avanza nella direzione giusta: la percentuale di prodotti donati a enti beneficiari è aumentata del 6%. Inoltre,
sono stati formati in sicurezza alimentare 200 volontari di
banchi alimentari ed enti beneficiari ed è stato istituito un
punto di incontro annuale, che quest’anno celebra la sua
terza edizione, in cui le aziende imparano e condividono
le buone pratiche, sia a livello nazionale che internazionale, per combattere gli sprechi alimentari. Se di una cosa
siamo sicuri ad AECOC è che questo problema può essere
affrontato solo con la sensibilizzazione e la collaborazione
di tutte le parti interessate: aziende, pubbliche amministrazioni e consumatori.
Responsabile Comunicazione
dell’Asociación Española de
Distribuidores, Autoservicios y
Supermercados (ASEDAS)
“Ora la sfida è garantire che anche le
eccedenze di prodotti freschi possano
essere donate con tutte le garanzie di
sicurezza alimentare”
I supermercati associati ASEDAS già da tempo hanno compreso che le perdite e gli sprechi alimentari costituiscono
un problema globale, che richiede soluzioni condivise da
tutti gli attori della catena agroalimentare, dal fornitore dei
mezzi di produzione agricola fino al consumatore finale.
Per questo motivo, da quasi cinque anni i supermercati
stanno lavorando in due aree molto importanti per ridurre
le perdite e gli sprechi alimentari.
Da un lato, lavorano al miglioramento delle forniture
ai negozi e al controllo dell’assortimento negli stessi, ad
esempio con l’introduzione di parametri per ridurre al
massimo i cali. Inoltre, si è avanzati notevolmente nella ridistribuzione di alimenti adatti al consumo, ma che
non possono essere venduti, sistematizzando le donazioni alle organizzazioni benefiche in grado di assistere le
persone bisognose. In questo caso, prima della crisi economica tutte le aziende facevano donazioni a istituzioni
che ne facevano richiesta, ma non sistematicamente e
senza tecniche di rilevazione adeguate. Adesso sono stati
introdotti criteri di responsabilità sociale e, soprattutto,
ogni azienda possiede una rete di ridistribuzione propria
da rifornire in modo sistematico. Va segnalato inoltre che
le istituzioni che ridistribuiscono questi alimenti sono diventate più professionali e che si è riusciti a ottenere un
sistema assai efficiente nelle donazioni di prodotti confezionati, coprendo la maggior parte della domanda di
queste istituzioni e portando avanti campagne di rinforzo
in momenti specifici.
Adesso la sfida è garantire che anche le eccedenze di
prodotti freschi possano essere donate con tutte le garanzie di sicurezza alimentare Qui, la soluzione è più complicata perché il freddo è di vitale importanza per il trasporto
e la conservazione di questi prodotti.
DAVID HURTADO
Area Comunicazione della
Confederación de Consumidores
y Usuarios (CECU)
“Ogni anno nel mondo
si perde o si spreca una
pagnotta su tre,
una mela su tre…”
Al CECU abbiamo sempre seguito con grande preoccupazione il problema degli sprechi alimentari, un problema che richiede la partecipazione di tutti i settori per la sua risoluzione. Partendo da questa premessa abbiamosviluppato dal
2013 il progetto “Noalcubo” (no al bidone)”, un’iniziativa
con cui cerchiamo di raggiungere tutti questi settori (pubbliche amministrazioni, aziende e consumatori) e coinvolgere
soprattutto i cittadini, dal momento che purtroppo è proprio
nelle case dove si verifica gran parte di questo sperpero.
Siamo consapevoli che, secondo la FAO, un terzo degli
alimenti prodotti ogni anno nel mondo per il consumo umano vanno persi o sprecati lungo la catena alimentare? Sono
cifre che fanno riflettere e che sicuramente colpiranno il
lettore che le legga con attenzione: una pagnotta su tre,
una mela su tre... Ma se approfondiamo un po’ la notizia,
ognuno di noi, ogni europeo secondo i dati, butta via una
media di 75 chili di cibo all’anno.
esPosible/25
MARÍA
MARTÍNEZ-HERRERA
Inoltre, le proprietà di questi prodotti fanno sì che la
loro vita utile sia molto breve e la loro manipolazione assai
sensibile, motivo per cui esistono norme di sicurezza alimentare molto più severe rispetto ai prodotti confezionati,
ma dobbiamo ricordare che deve essere così per evitare
rischi per la salute umana.
Un’altra sfida importante infine è la ricerca di soluzioni
di riciclo quando gli alimenti si convertono in rifiuti, sia nei
supermercati che nelle nostre case o nei precedenti anelli
della catena produttiva. Qui le soluzioni passano attraverso lo sforzo tecnologico e di coordinamento di gestori di
rifiuti autorizzati e pubbliche amministrazioni per raggiungere obiettivi ambiziosi nel campo della nutrizione animale, tenendo conto la garanzia della sicurezza alimentare.
Pensiamo quindi alla parte di responsabilità di ciascuno di noi e ad attivarci nelle nostre case per evitare che,
in realtà, sta già accadendo. Ci abbiamo provato noi di
CECU, promuovendo un’iniziativa che consente ai consumatori di avere a portata di mano (sulla web www.noalcubo.
org) informazioni esaustive per pianificare, risparmiare,
riciclare ed essere responsabili in relazione agli alimenti
che compriamo. Per evitare che ogni anno 75 chili del nostro cibo diventino spazzatura.
ANDONI
GARCÍA ARRIOLA
Comitato esecutivo di
Coordinadora de Organizaciones
de Agricultores y Ganaderos
(COAG)
esPosible/26
“Vedere come il frutto del tuo lavoro
si converte in eccedenza alimentare
è alquanto doloroso e assolutamente
indesiderato”.
La perdita di alimenti lungo tutta la catena alimentare, dal
suo inizio nel campo fino all’ultimo anello di una sala da
pranzo, ristorante o nella cucina di casa, è un problema
serio e la necessità di affrontarlo risulta evidente. Per gli
agricoltori, vedere come il frutto del loro lavoro si converte
in eccedenza alimentare o sottoposto a sperperi per motivi
economici ed estetici o per esigenze commerciali che occultano pressioni dirette a ridurre ulteriormente i prezzi al
produttore, è un’esperienza alquanto dolorosa e assolutamente indesiderata.
Per la COAG, la soluzione a questa situazione passa attraverso la revisione dell’attuale quadro alimentare in cui ci
troviamo. I mercati alimentari globalizzati sono marcati da
un elevato carattere speculativo, non regolamentato, con
grandi flussi commerciali e lunghe catene di commercializzazione, alta volatilità dei prezzi, che sono colpevoli della
creazione e l’esplosione di enormi bolle speculative. Un
modello alimentare mercantilistico, con finalità puramente speculative, provoca gravi danni a tutta la società e ai
consumatori in particolare, oltre a generare gravi problemi
di perdite nella catena alimentare. Ma è il settore agricolo
e soprattutto il modello sociale dell’agricoltura, quello che
paga la fattura più cara.
Nel modello alimentare delle multinazionali non rientrano le aziende agricole di carattere sociale, che creano
occupazione ed economia reale nel territorio.
In un contesto globale di alti livelli di povertà e fame,
risulta inaccettabile lo sperpero di alimenti e la speculazione, per cui è necessario un forte impegno per lo sviluppo
sostenibile dell’agricoltura come base strategica di supporto per garantire un’alimentazione a tutta la popolazione.
Un’alimentazione che non può essere considerato mera
merce di consumo per la speculazione e l’arricchimento di
pochi, bensì un diritto universale dei cittadini e un diritto
degli agricoltori e gli allevatori a produrre gli alimenti.
Noi agricoltori non rifiutiamo la nostra responsabilità. È
necessario il miglioramento continuo delle pratiche agricole o di movimentazione e conservazione delle nostre produzioni, ma anche del modo in cui interagiamo con il consumatore, stabilendo delle relazioni di fiducia tra entrambi.
L’innovazione su questo punto è di primaria importanza. Ci
siamo imbarcati in questo compito prioritario, un esempio del
quale è l’iniziativa ARCo, Agricoltura a responsabilità condivisa (www.arcocoag.org), che stiamo promuovendo fin dal 2011
e che cerca di sviluppare delle relazioni dirette e stabile tra
agricoltori e i consumatori, attraverso circuiti di commercializzazione brevi. Crediamo che promuovendo dei modelli di produzione e consumo rispettosi con l’ambiente e socialmente
sensibili da un punto di vista agroecologico, possiamo fare
progressi nella riduzione delle perdite alimentari.
EDUARDO
BAAMONDE NOCHE
Direttore generale di Cooperativas Agroalimentares de España
“Una delle sfide è quella di
rafforzare il ruolo delle cooperative
agroalimentari, dal momento che
avvicinano il produttore agli ultimi anelli
della catena alimentare”
Il settore agroalimentare è fondamentalmente quello che
produce gli alimenti. Questa affermazione, che sembra ovvia, è estremamente importante dal punto di vista econo-
Lo spreco alimentare è una problematica di carattere
globale che interessa tutti i livelli della catena alimentare.
Pertanto, qualsiasi iniziativa in questo settore deve appoggiarsi su un’azione coordinata e congiunta.
Il produttore primario deve affrontare una serie di sfide
come ostacoli naturali, fenomeni climatici, stagionalità dei
prodotti, a cui si devono aggiungere la globalizzazione dei
mercati, la volatilità dei prezzi e l’aumento dei costi delle
materie prime. Ciò ha costretto gli agricoltori a ottimizzare le risorse delle loro aziende agricole, per cui stanno
facendo grandi sforzi per impedire gli sprechi alimentari
oltre che per rivalutare “eventuali perdite” fuori dalla catena agroalimentare. Tutto questo, attraverso una maggiore
diversificazione delle loro produzioni, l’incorporazione dei
progressi tecnologici, la distribuzione gratuita, ecc.
Nelle cooperative agroalimentari infatti i prodotti non
conformi alle norme stabilite nel regolamento o fissate dal
mercato vengono trattati e/o approfittati in altri processi
per l’ottenimento di prodotti assai differenziati come alcool
vinoso, cosmetici, energia (bioenergia, biomassa), o destinati all’alimentazione animale.
Di conseguenza, una delle sfide per risolvere il problema dei rifiuti alimentari è di rafforzare il ruolo delle cooperative agricole, dal momento che approssimano il produttore agli ultimi anelli della catena alimentare. Al fungere da
nesso di unione tra produttore e mercato, possono costituire lo strumento ideale per adattare la produzione alla domanda ed evitare i gravi squilibri che si verificano quando
aumenta l’offerta e diminuisce la domanda, o viceversa, e
che portano come conseguenza la volatilità dei prezzi ed
effetti così perversi come la distruzione del prodotto. Le
cooperative garantiscono inoltre dei rapporti più stabili, attraverso la contrattualizzazione, che permette di migliorare
la pianificazione all’apportare maggior quantità alle relazioni commerciali.
Questa sfida viene accompagnata da un miglioramento della comunicazione nella supply chain rispetto alla
domanda specifica del mercato, sia in termini qualitativi
che temporali. Il fatto che si verifichino entrate di prodotti da paesi terzi con meccanismi di controllo differenti da
quelli dell’UE, causa a volte aggravi comparativi che non
contribuiscono a questo corretto dimensionamento della
produzione.
Un’altra sfida è quella marcata dalla legislazione. Le
condizioni di accesso ai mercati delle produzioni agricoli
europei sono rigorosamente disciplinate da severe norme
di produzione, che offrono maggiori garanzie ai consumatori in termini di sicurezza alimentare, tutela ambientale
e qualità, nonché meccanismi pubblici imposti dalla OCM.
Queste norme devono essere rafforzate, arrivando persino ad estendere ad altri settori i meccanismi esistenti nel
settore ortofrutticolo per la gestione delle crisi. Per quanto
riguarda il ritiro di prodotti, si dovrebbe promuovere la distribuzione gratuita autorizzando la trasformazione previa al
ritiro dei prodotti.
Infine, cosa più importante, si devono concentrare gli
sforzi sul consumatore, dato che rappresenta l’anello della
catena alimentare in cui si verificano più sprechi, per questo è necessaria una maggiore consapevolezza e adottare
misure educative di buone pratiche.
PALOMA
SÁNCHEZ PELLO
Direttrice Competitività e
Sostenibilità della Federación
Española de Industrias de la
Alimentación y Bebidas (FIAB)
“L’industria alimentare e delle bevande
sta lavorando da anni al miglioramento
dei propri processi per ottimizzare al
massimo lo sfruttamento delle risorse”
Lo spreco alimentare è un problema globale che si presenta lungo l’intera catena alimentare e ha implicazioni negative a livello sociale, ambientale ed economico.
L’industria alimentare è consapevole da anni
dell’importanza di evitare perdite durante il processo produttivo, non va dimenticato infatti che affinché un’industria
sia praticabile a livello economico e aziendale, deve essere il più efficiente possibile. Né dobbiamo dimenticare che
le aziende stanno sempre più interiorizzando l’importanza
della responsabilità sociale. Entrambi i motivi, efficienza e
responsabilità sociale, fanno sì che l’industria alimentare e
delle bevande stia lavorando da anni al miglioramento costante dell’efficienza dei propri processi, per ottimizzare al
massimo lo sfruttamento delle risorse, accompagnato campagne di sensibilizzazione dei consumatori per evitare gli
sprechi alimentari nelle famiglie.
Negli ultimi anni, le industrie alimentari hanno avviato
azioni di miglioramento di pianificazione della supply chain
e sviluppato programmi di sostenibilità specifici, di valutazione e consulenza ai fornitori di materie prime, di acquisti
responsabili, do assistenza alla clientela nel punto vendita
per un’adeguata rotazione di prodotti, nonché piani di responsabilità sociale aziendale, tra i quali è possibile evidenziare l’incremento delle donazioni.
esPosible/27
mico, ambientale e della sicurezza alimentare.
A livello settoriale, la FIAB ha promosso lo sviluppo di
un toolkit per aiutare le industrie a prevenire le perdite
durante il processo produttivo, e oltre a una serie di raccomandazioni rivolte al consumatore, come quelle inviate
nei periodi natalizi nell’ambito della campagna FIAB Approfitta il Natale - 8 giorni, 8 consigli. La FIAB e le sue
aziende fanno parte anche dell’iniziativa L’alimentazione
non crea sprechi, approfittala, promossa dalla AECOC; partecipa inoltre a livello europeo, attraverso FoodDrinkEurope, alla dichiarazione congiunta Every Crumb Counts
(ogni briciola conta), che contiene impegni per prevenire
gli sprechi alimentari, promuovere un approccio di ciclo di
vita per ridurli e offrire soluzioni in questo settore.
ILEANA
IZVERNICEANU
Portavoce e responsabile stampa
Organización de Consumidores y
Usuarios (OCU)
mentre un 54% la fa qualche volta.
Per quanto riguarda la data di consumo preferenziale,
un 22% consuma frequentemente alimenti scaduti e un
62% lo fa sporadicamente.
Alla vista di questi dati, la prima sfida che devono affrontare i consumatori è quella di comprare meglio. L’ideale sarebbe comprare quantità sufficienti e non di più. Occorre
frequentemente che le offerte di formati risparmio inducano a comprare a prezzi più convenienti più di quanto sia necessario. Abitudini come fare la lista della spesa o eliminare
nella misura del possibile le compere compulsive aiuteranno il consumatore ad acquistare quantità più adeguate alle
sue esigenze reali.
Sarebbe importante a questo proposito che anche le
porzioni offerte al consumatore dall’industria alimentare
e di distribuzione vengano adeguate. Un’ampia offerta di
formati differenziati permetterà ai consumatori di scegliere
meglio. Per una buona gestione della dispensa e del frigorifero si raccomanda di utilizzare il criterio “first in/first out” e
una corretta gestione degli avanzi. Si tratta di concetti assai
tradizionali in Spagna, dove esistono ricettari per cucinare
gli avanzi, ma che si stanno perdendo per la fretta e i nuovi modi di cucinare e alimentarsi. Al contrario di ciò che si
afferma con frequenza, risulta chiaro che la maggior parte
delle persone capiscono la differenza tra scadenza e consumo preferenziale. In questo senso le date di scadenza e
di consumo preferenziale stabilite con criteri obiettivi e realistici consentono una buona gestione del nostro frigorifero
e della dispensa.
esPosible/28
“La prima sfida per i
consumatori è comprare meglio.
E che l’industria offra
porzioni più adeguate”
In Spagna, come accade in paesi vicini con un alto livello
di sviluppo, i principali problemi relazionati con lo sperpero
alimentare si concentrano sull’ultimo anello della catena
alimentare: la distribuzione e il consumo nelle famiglie. In
qualità di Organizzazione di consumatori dobbiamo senza
dubbio concentrarci su quest’ultima questione e trasmettere ai consumatori informazioni accurate sulle abitudini necessarie per ridurre lo spreco alimentare. In questo modo
aiutiamo a una migliore ottimizzazione delle risorse e a ridurre l’impatto ambientale della nostra attività.
Studi più recenti dell’OCU indicano a questo proposito
che in Spagna la ragione principale per cui si butta via il
cibo è perché è scaduto: succede al 51% degli intervistati.
Il 40% riconosce che butta via il cibo perché si è rovinato al
non conservarlo correttamente. Il 32% butta via il cibo perché il prodotto non è di suo gusto. All’altro estremo, un 8%
dei cittadini dichiara di mangiare spesso alimenti scaduti,
LORENZO
RAMOS SILVA
Segretario generale Unión de
Pequeños Agricultores y
Ganaderos (UPA)
“I circuiti di distribuzione
brevi contribuiscono
a vendere prodotti con bassa
impronta di carbonio”
Noi agricoltori spagnoli adottiamo numerose misure per
ridurre al minimo lo spreco alimentare. Non bisogna dimenticare che siamo i primi interessati a far sì che la pro-
CARMEN
REDONDO BORGE
Responsabile Area Consumo
Confederación Española de
Cooperativas de Consumidores y
Usuarios (HISPACOOP)
“Siamo consapevoli del ruolo
fondamentale dei consumatori
come ultimo anello della
catena alimentare”
La riduzione degli sprechi alimentari è una sfida in sé se
vogliamo avere un sistema alimentare sostenibile e durevole, che contribuisce a sua volta alla sicurezza alimenta-
re e nutrizionale.
Le gravi conseguenze sociali, economiche, etiche,
sanitarie e ambientali causate dallo spreco alimentare
sono un riflesso delle grandi dimensioni di questo problema. Per HISPACOOP, come associazione di consumatori,
una delle principali sfide per sradicare lo spreco alimentare deve contare con l’adesione del consumatore. Siamo consapevoli del ruolo fondamentale dei consumatori
come ultimo anello della catena alimentare.
Per vari anni abbiamo cercato di sensibilizzare
l’opinione pubblica spagnola sul problema degli sprechi
alimentari. Ma se i consumatori non si impegnano e non
assumono un atteggiamento attivo e responsabile nella
lotta contro lo spreco, non otterremo migliori risultati
nella riduzione dei rifiuti alimentari o l’eradicazione del
problema in se stesso.
Stiamo rilevando come uno dei maggiori problemi
sia la mancanza di consapevolezza dei consumatori.
L’approccio adottato rispetto al problema come sulle
possibili soluzioni e la propria capacità di cambiamento,
è assai distinto da quello di governi, produttori, distributori, rivenditori, ecc. Ai consumatori risulta molto difficile dare una dimensione idonea al problema e non sono
sufficientemente consapevoli che, purtroppo, lo loro azioni e comportamenti possono contribuire ad aumentare
le perdite e gli sprechi alimentari. Lo considerano come
un problema altrui. Lo rimuovono, pensando che nel loro
ambito domestico non si spreca nulla.
Senza il coinvolgimento quindi di tutti i consumatori nell’attuazione di misure positive finalizzate al riciclo
degli alimenti e il consumo di responsabile, non riusciremo a palliare il problema. Ricordiamo che l’intervento
del consumatore è essenziale in quanto utente finale, il
cui comportamento può influenzare e contribuire notevolmente all’eradicazione del problema.
Solo le famiglie fortemente colpite dalla crisi economica hanno cambiato le proprie abitudini di acquisto e
incorporato alla loro vita quotidiana comportamenti più
responsabili riguardo agli alimenti, basati principalmente
sulle loro esigenze di base, l’alimentazione.
Di conseguenza, le nostre sfide nella lotta contro gli
sprechi alimentari continuano ad essere, da un lato, far
calare nei consumatori il messaggio sull’importanza di
consumare e approfittare degli alimenti correttamente e
in modo responsabile e, dall’altro, trasmettere ai consumatori la necessità di adottare abitudini e comportamenti responsabili nella gestione degli alimenti per contribuire a ridurre e sradicare gli sprechi alimentari in ambito
domestico.
esPosible/29
duzione alimentare sia un sistema efficiente con le minime perdite possibili.
Noi produttori europei abbiamo migliorato le nostre
tecniche di lavoro al fine di ottimizzare la supply chain e
sfruttare al massimo gli investimenti in sementi, acqua e
forza lavoro.
Tutti gli studi dimostrano che l’anello primario è quello
che meno perdite soffre nella catena alimentare, essendo
nell’industria, la distribuzione e i consumatori finali dove
si produce un maggiore spreco di cibo.
Una catena alimentare sostenibile è quella in cui gli
alimenti giungono dal campo alla tavola nel minor tempo
possibile e con il minor numero di intermediari possibile,
pertanto noi di UPA sosteniamo dei circuiti di distribuzione
brevi, che contribuiscano a distribuire i prodotti con minore impronta di carbonio e migliori caratteristiche organolettiche.
Senza dimenticare l’importanza del fatto che i prodotti debbano essere riconosciuti per il valore di mercato e
il prezzo che si meritano. Se l’industria e la distribuzione
alimentare banalizzano i prodotti con offerte sleali ed altri
comportamenti irregolari, si finisce per favorire una cattiva
gestione della catena alimentare con il conseguente riflesso negativo degli sprechi.
Infine, è essenziale che i consumatori siano consapevoli, ricevano informazioni adeguate e messaggi insistenti
sulla necessità urgente e imperiosa, per svariati motivi, di
ridurre gli sprechi alimentari nelle famiglie.
JUAN QUINTANA
Segretario generale Plataforma
Contendores y Sociedad
“La forte crisi economica
che ha colpito l’Europa
ha fatto aumentare la sensibilità
sociale verso questo problema”
esPosible/30
Acquisita sempre più protagonismo nella società europea
il dibattito pubblico sullo spreco alimentare. La forte crisi
economica che ha colpito un buon numero di paesi europei, ha fatto aumentare la sensibilità sociale verso questo
problema. Il cosiddetto sperpero alimentare non è imputabile a un singolo anello della catena alimentare, ma vi
sono direttamente coinvolti tutti, dal produttore al consumatore finale, sia privato cittadino che ristorante.
Diminuire la quantità di cibo non consumato è pertanto una sfida per l’intera società. I contenitori svolgono un
ruolo importante nella società e nella catena alimentare.
Vengono utilizzati come mezzo per contenere, proteggere,
conservare, distribuire, stoccare e presentare prodotti e
merci differenti.
Sono quindi uno strumento importante per contribuire
a ottimizzare e migliorare l’uso del cibo, promuovendone
progressivamente un uso razionale ed efficiente.
In questo senso, il nostro lavoro e quello delle nostre
aziende è rivolto a migliorare questo rapporto tra il contenitore e il contenuto, al fine di rendere questo binomio un
elemento efficace ed efficiente. Uno degli effetti positivi di
questo sforzo è il contributo del packaging alla riduzione
degli sprechi alimentari.
La promozione della ricerca, sviluppo e innovazione nel
campo dei contenitori è essenziale per combinare le loro
funzioni: dalla sicurezza alimentare alla protezione, trasporto e, naturalmente, il consumo dei prodotti. Le informazioni e i programmi di sensibilizzazione di consumatori
e cittadini sono fondamentali per conseguire la massima
tutela dell’ambiente e l’usabilità di ciò che acquistiamo e
consumiamo. La partecipazione di questi stessi consumatori e cittadini è fondamentale per produrre meno rifiuti e
garantire il successo dei sistemi di raccolta, differenziazione e riciclaggio.
Ogni anno in Spagna si utilizzano milioni di contenitori. Per questo motivo, è necessario avanzare lungo
il cammino intrapreso e consolidare un sistema di gestione adatto sia per servire la società, sia in risposta
all’adempimento di obblighi normativi nel campo della
gestione dei rifiuti.
La Spagna occupa il 13º posto nella generazione di
rifiuti da imballaggio per persona in Europa, una cifra
che ci posiziona sotto la media europea e che dimostra
l’impegno della società spagnola verso una gestione sostenibile dei contenitori. Il 73,7% dei contenitori domestici
sono stati riciclati nel 2014, ossia 7 contenitori su 10 raggiungono un ciclo di vita completo. Ma bisogna continuare
a lavorarci sopra.
CIÒ CHE DICONO OM TACCIONO LE ETICHETTE
L’Unione europea ha modificato
l’etichettatura energetica degli elettrodomestici
Occhio! È un vero mostro energetico
Ulteriori informazioni: : www.market-watch.es
esPosible/31
L’etichetta energetica con le sue barre orizzontali verdi,
gialle e rosse è ben nota ai consumatori. Si tratta di uno
dei migliori strumenti esistenti per informare nei punti
vendita circa l’efficienza energetica dei prodotti.
L’UE intende modificare l’etichettatura, eliminando il
“+++” per tornare a una scala di valori dalla A alla G. Gli
studi realizzati dalla Commissione europea assicurano
garantiscono che la scala dalla A alla G risulta più comprensibile ai consumatori, La Commissione intende pubblicare la proposta su come eseguirà la modifica nel costo
di quest’estate.
Si prevede inoltre che l’UE istituisca un database di
tutti i prodotti che richiedono etichettatura e che si vendono all’interno delle frontiere dell’UE, come già fatto in
altre parti del mondo, ad esempio in Australia. Si prevede che la nuova normativa entri in vigore a partire dal 1 gennaio 2017.
esPosible COMMERCIARE CON GIUSTIZIA
FLO-CERT realizza un audit a un commerciante di caffè in Germania.
Vi siete mai chiesti come vivono le persone che vi permettono di bere il vostro caffè mattutino?
esPosible/32
Fairtrade garantisce una vita dignitosa
a tutte le persone che
partecipano alla catena del valore
Quando vediamo un prodotto non ci soffermiamo a pensare
a tutto ciò che comporta e a tutti gli agenti coinvolti nella catena di produzione perché il caffè che beviamo ogni mattina
arrivi fino a noi, passando attraverso diverse mani e processi. Gli agricoltori raccolgono i semi delle piante di caffè, li
tostano e li macinano; quindi il caffè viene confezionato e
trasportato perché tu possa finalmente godertelo. Questa
catena è quella che Fairtrade si assicura che soddisfi tutti
i criteri del commercio equo e solidale In questo modo, anche i piccoli agricoltori possono fruire di condizioni di vita
dignitose. Per renderlo possibile, tutti i soggetti che aderiscono a Fairtrade, produttori, commercianti e imprese, si
sottopongono volontariamente ad audit periodici a cura della società di revisione indipendente FLO-CERT.
La missione di FLO-CERT è verificare la conformità agli
standard di Fairtrade: l’azienda garantisce l’adempimento
dei criteri economici, sociali e ambientali e che i produttori
ricevano il prezzo minimo stabilito e il premio Fairtrade.
Gli auditor di FLO-CERT sono professionisti altamente
qualificati, che normalmente vivono nei paesi e regioni in
cui lavorano e sono familiarizzati con la cultura, la lingua e
il sistema giuridico locale. Tutti gli auditor devono passare
un esame e ricevono una formazione annuale.
I consumatori possono essere certi che il marchio internazionale Fairtrade si applica esclusivamente a prodotti
che compiono gli standard internazionali di Fairtrade a beneficio dei lavoratori e i produttori certificati.
Prima di vendere i prodotti con il marchio Fairtrade, le
FLO-CERT realizza un audit a una cooperativa di caffè in Costa Rica.
Standard integrale applicabile a tutta la catena della produzione tessile di cotone Fairtrade. L’obiettivo è di migliorare le condizioni di lavoro di coloro che sono coinvolti in tutte
le fasi della produzione tessile e certificare così l’intera la
catena del valore.
FLO-CERT è responsabile del monitoraggio e la compliance degli standard Fairtrade lungo tutta la catena del
valore. Da ottobre a dicembre di quest’anno si realizzeranno audit simulati da effettuare in laboratori e fabbriche
tessili.
E per saperne di più...
n Seguici sui nostri RRSS: @MarchioFairtrade Facebook
Linkedin
n E come sempre: cercare questo marchio
quando fai la spesa.
esPosible/33
organizzazioni di produttori, che siano piccoli gruppi di produttori, piantagioni o appaltatori, devono superare un audit
iniziale.
Terminato l’audit fisico, la relazione di audit viene inviata
a FLO-CERT per la valutazione e la successiva approvazione
o per il monitoraggio e follow-up di aspetti non conformi agli
standard rilevati durante l’audit. La decisione di certificare
è adottata da FLO-CERT, ma solo dopo la correzione di tutti
quegli aspetti non conformi agli standard è possibile ottenere la certificazione
Dopo aver ricevuto una certificazione iniziale da Fairtrade, le organizzazioni di produttori si sottopongono ad audit
presenziali almeno due volte nel corso in un triennio. Oltre
agli audit periodici, FLO-CERT conduce anche audit senza
preavviso.
Le aziende e i rivenditori che vogliono vendere prodotti
con il marchio Fairtrade devono ricevere preliminarmente
un permesso temporaneo dopo il loro primo audit, per garantire che siano in grado di soddisfare gli standard commerciali. Ciò permette ai produttori di accedere a nuovi
compratori.
Un altro audit completo si effettua nei sei mesi successivi alla concessione del permesso di vendita. Durante
questa procedura, l’auditor verifica che tutte le transazioni
siano effettuate di conformità con le norme di Fairtrade.
FLO-CERT è certificata a norma ISO 17065, lo standard di
qualità principale riconosciuto a livello internazionale ad organismi che gestiscono un sistema di certificazione di prodotti. FLO-CERT adempie con la norma ISO 17065 in tutte le
sue operazioni di certificazione. In particolare, questa norma garantisce un sistema di gestione di qualità, trasparenza in tutti i processi e indipendenza nei processi decisionali
di certificazione
Quest’anno Fairtrade International sta lavorando ad un
progetto che sarà lanciato all’inizio del 2016: stabilire uno
NON BUTTARLO VIA, RENDILO IMMORTALE
Il compost: spazzatura nutriente
Grafica: Rebeca Sánchez Valimaña
Seguici su Facebook.com/hazloinmortal.com
Ingredienti
Cos’è il compostaggio domestico?
Il compost è un tipo di prodotto fertilizzante dai
attraverso un processo (il compostaggio) in cui
i microrganismi viventi si “mangino” la materia
convertirla in un concime naturale per i nostri
riducendo enormemente la generazione di rifiuti.
rifiuti organici,
si lascia che
organica, per
orti e frutteti,
n Composter:
è il contenitore per compost,
è disponibile in commercio ma facilmente
fabbricabile anche in casa: ti spieghiamo come.
n Rete per recinzione giardini.
n Aggraffatrice.
n Residui alimentari e foglie.
Vantaggi
n Riduzione
di rifiuti altrimenti diretti alla discarica e inceneritore.
di emissioni da decomposizione nelle discariche e di emissioni
per la combustione negli inceneritori e per il trasporto dei rifiuti.
n Si ottiene un ottimo fertilizzante organico che migliora la struttura del
terreno proteggendolo dall’erosione.
n Anche tu potrai produrlo molto facilmente.
n Riduzione
1
esPosible/34
Innanzitutto, creare la struttura con
dei pallet o una cassetta della frutta.
2
3
Quindi avvolgere la cassetta con la
rete e tagliarla.
Di seguito, fissare i bordi della rete
con dei chiodi o un’aggraffatrice.
Per ultimo, collocare un coperchio
per aprire e chiudere facilmente il
contenitore, anche con un semplice
pezzo di legno.
NO LO TIRES. HAZLO INMORTAL
Materiali a decomposizione
rapida:
Materiali a decomposizione
molto lenta:
Foglie fresche
Resti di pascolo
Sterco di animali di fattoria
Foglie di autunnali
Stipatura di siepi dure
Rami potati
Segatura e trucioli di legno non
trattato
Gusci d’uovo
Gusci di frutti secchi
Lana e filamenti naturali
Peli e piume
Noccioli di frutta (pesche, avocado,
olive, ecc.)
Pezzi di frutta e verdura
Sacchetti di tè e fondi di caffè Paglia
e fieno vecchi
Residui vegetali
Letame mescolato con paglia
Fiori appassiti e piante in vaso
Stipatura di siepi giovani Dicotiledoni
perenni
Letti di criceti, conigli ed altri animali
domestici (erbivori)
4
Innanzitutto stendere alla base del
composter uno strato di rami e paglia
per far circolare l’aria, che deve avere
uno spessore minimo di 20 cm.
Si raccomanda di mettere la base
della scatola a contatto con il terreno.
Se la cassa va collocata, ad esempio,
su una terrazza, stendere uno strato
di circa 3 cm di terra sul fondo del
composter prima di inserire la base di
rami.
Carne e pesce
Prodotti lattiero-caseari
Prodotti contenenti lieviti o grassi
Non utilizzare mai:
Ceneri di carbone o coke
Feci di cani e gatti
Pannolini monouso
Riviste illustrate
Resti di aspiratori
Filtri di sigarette
Tessuti sintetici
Altri materiali utilizzabili:
Ceneri di legno (spolverare in piccole
quantità)
Cartone, scatole di uova, tovaglioli,
sacchetti e contenitori di carta
Fogli di giornale (in piccole quantità)
5
6
Inserire il resto dei materiali
sempre mescolando materiali a
decomposizione veloce e lenta,
triturandoli il più possibile.
La prima volta che si realizza il
compost si deve riempire il composter
fino a metà e man mano che si
introducono nuovi rifiuti si deve
stendere uno strato di foglie secche.
La miscela di compost deve essere
mantenuta sempre umida ma senza
rilasciare liquidi.
All’che si introdurre nuovi rifiuti, si
deve rimuovere il materiale vecchio
per non attirare gli insetti.
Il compost matura dopo 5 o 6 mesi
circa nel composter, quando tutti i
materiali siano triturati e il concime
acquisti un colore marrone molto
oscuro.
Non smettere di riempirlo e vedrai
come le tue piante cresceranno sane
e forti in modo più naturale.
esPosible/35
Materiali a decomposizione
lenta:
Evitare:
esPosible/36
LA REVISTA DELLA GENTE CON INIZIATIVA
Fly UP