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allevamento e ripopolamento allevamento e ripopolamento
PESCICOLTURA
Troticoltura
ALLEVAMENTO E
RIPOPOLAMENTO
TERRA TRENTINA
L’attività di pescicoltura nel
Trentino
30
Le acque correnti della Provincia di Trento sono collocabili
nella “zona della trota” e nella
“zona del temolo”, tipiche del
tratto montano dei corsi d’acqua. I torrenti montani, abitati
dalla trota, presentano condizioni ambientali molto severe
e non adatte per la maggior
parte degli altri organismi: le
acque sono fredde e povere di
nutrienti ma abbondanti e ben
ossigenate, perciò caratterizzate da una produttività biologica bassa. La trota fario è la specie ittica più rappresentativa,
spesso l’unica. In pochi ruscelli
sono presenti e si riproducono
anche gli alloctoni trota iridea
e salmerino di fonte, retaggio
di vecchie immissioni. Più a
valle, quando i corsi d’acqua si
allargano, aumenta il numero
delle specie presenti: la trota
fario lascia progressivamente il
posto alla trota marmorata e al
temolo. Si possono trovare anche lo scazzone, pesciolino
bentonico spesso preda della
trota, e la sanguinerola, uno dei
pochi pesci ciprinidi che prediligono le acque fresche e correnti, assieme al vairone e al
barbo canino. Verso valle, dove
l’acqua è meno fredda, sono
comuni il barbo e il cavedano.
Alcuni laghi d’alta quota, caratterizzati da acque oligotrofiche,
sono abitati dal salmerino alpino. Nei laghi pedemontani
freddi è presente il coregone.
Il carpione è endemico del
Lago di Garda.
Le acque abbondanti e pulite
delle sorgenti e dei torrenti del
Trentino hanno favorito lo sviluppo di una troticoltura di
qualità, che vanta una tradizione secolare. Tutto cominciò nel
1873 quando don Francesco
Canevari, Agostino Zecchini e
il conte Filippo Bossi Fedrigotti
diedero il via a Torbole, sul
lago di Garda, ad un progetto
che si concretizzò nel 1879, con
la realizzazione dello Stabilimento di Pescicoltura Artificiale. Lo Stabilimento di Torbole
ebbe parte fondamentale nella
diffusione della pescicoltura
nel Trentino e fu più volte premiato alle esposizioni internazionali. Inoltre lo Stabilimento
importò e diffuse nel Trentino
la trota iridea, arrivata nel 1885
assieme al salmerino di fonte
dallo stabilimento di Hünningen in Alsazia. A Torbole si riproducevano anche le trote
stanziali: le uova embrionate
erano distribuite agli incubatoi
di valle (una decina, sparsi in
tutto il Trentino, realizzati con
la consulenza di Luigi Biasioni,
docente di S.Michele) dove nascevano gli avannotti, utilizzati per il ripopolamento delle
acque pubbliche. Inoltre,
Torbole provvedeva direttamente al ripopolamento del
lago di Garda.
La prima pescicoltura privata
nella quale si svolgeva il ciclo
biologico completo della trota
fu quella di Michele Dellagiacoma di Predazzo, già in attività nel 1891, composta da
incubatoio, avannotteria e vasche. Nel 1902 a Giustino (alta
val Rendena) sorse una troticoltura intensiva ad opera di
Il progressivo
adattamento alla
pescicoltura intensiva,
ottenuto selezionando
per molte generazioni
i ceppi originari,
ha fatto della trota
uno dei pesci
più diffusi in assoluto.
Quando sono utilizzati
per il ripopolamento
delle acque libere,
però, i ceppi domestici
non sempre danno
risultati pienamente
soddisfacenti.
Per limitare
l’ingentilimento, è
necessario rinsanguare
periodicamente
con i ceppi rustici.
Leonardo Pontalti
Giovanni Baruchelli
Istituto Agrario di S.Michele all’Adige
Antonio Cozzini. Seguì lo Stabilimento Giudicariese di
Pescicoltura a Tione, costituitosi nel 1926, famoso a partire
dal 1929 per le uova embrionate di trota fario, spedite in
tutta Italia.
Attualmente nel Trentino lavorano oltre sessanta pescicolture, distribuite su gran parte del
territorio provinciale, con una
maggiore concentrazione (circa la metà del totale) nel
comprensorio C8 - Valli Giudicarie. La conduzione è prevalentemente familiare. La superficie complessiva di specchio
d’acqua è di oltre 25 ettari. La
produzione riguarda soprattutto la trota iridea (oltre 90%),
seguita dalla trota fario e dal
salmerino. La produzione lorda vendibile è pari a 19.196.367
euro (dati 2003). Buona parte
della produzione di trote e
salmerini è conferita dagli
allevatori al centro di lavorazione di Lavis (TN), di proprietà
della cooperativa ASTRO scarl.
Nel 2004 l’ASTRO ha lavorato
circa 1.830 tonnellate di pesce,
per un fatturato di 6.180.000
euro. La cooperativa è nata nel
1989, ha realizzato un nuovo
centro più grande a Lavis nel
1996 e attualmente ha 37 dipendenti. I pesci lavorati sono
commercializzati in oltre sessanta articoli.
Influenza dell’ambiente sull’individuo
Una certa quantità dei salmonidi prodotti dalle pescicolture
del Trentino è destinata da
sempre al ripopolamento delle acque pubbliche, date in
gestione dalla Provincia Autonoma di Trento alle locali associazioni di pescatori dilettanti. L’orientamento attuale nei
programmi di ripopolamento
tiene conto sia della conservazione sia del sostegno alla pesca, cercando di non sovrapporre questi due obiettivi, perché sono raggiungibili per vie
diverse. Le linee genetiche originarie non si conservano seminando nell’ambiente pesci
allevati in vasca, ma tutelando
gli ambienti naturali nei quali
queste linee, tuttora presenti, si
sono evolute. Il sostegno alla
pesca sportiva, invece, lo si
può fare anche con i pesci allevati, ma solo in zone determinate e con alcuni accorgimenti.
Il materiale ittico utilizzato per
il ripopolamento deve avere
caratteristiche il più possibile
vicine a quelle delle popolazioni naturali. A tal proposito vengono riassunti qui di seguito
alcuni concetti.
L’individuo (in questo caso, la
trota) è determinato dall’interazione del suo patrimonio genetico con l’ambiente in cui si sviluppa. Il patrimonio genetico
è il suo progetto, cioè le istruzioni per il suo sviluppo, che
ha ereditato dai suoi genitori.
Le istruzioni per lo sviluppo
sono particelle chiamate geni,
fatte di DNA, contenute nei
cromosomi.
I geni si esprimono negli individui in maniera diversa se le
condizioni ambientali sono diverse. Ad esempio, un ceppo
di trote selezionato per una crescita più rapida cresce bene in
Specie – pezzatura
Quantità
Trote iridea trasformate
kg 1.800.000
Trote iridea da carne
kg 2.600.000
Novellame iridea
n° 21.500.000
Uova embrionate iridea
n° 350.000.000
Trote fario
kg 400.000
Novellame fario cm 6-12
n° 7.500.000
Uova embrionate fario
n° 85.000.000
Salmerino di fonte adulto
kg 250.000
Salmerino di fonte novellame
n° 850.000
Salmerino di fonte uova embr.
n° 3.300.000
Salmerino alpino novell. cm 6-9
n° 40.000
Temolo novellame cm 6-9
n° 220.000
Trota marmorata novell. cm 6-9
n° 160.000
TOTALE PRODUZIONE LORDA VENDIBILE
Prezzi €/1.000 uova (2004-2005)
Specie
Periodo
Uova iridea
Uova fario
Uova salmerino
settembre– novembre
dicembre – marzo
aprile – giugno
Prezzo unit. €
Prezzo totale €
x 3,41016
x 2,11747
x 0,06495
x 0,00671
x 3,80196
x 0,07230
x 0,00568
x 4,00
x 0,09554
x 0,00749
x 0,46482
x 0,36152
x 0,36153
= 6.138.288
= 5.505.422
= 1.396.425
= 2.348.500
= 1.520.784
= 542.250
= 482.800
= 1.000.000
= 81.209
= 24.717
= 18.592,80
= 79.534,40
= 57.843,20
= 19.196.367,00
Prezzo €/1.000
9
8,50
9
9
a richiesta
Prezzo €/1.000
Certif. CEE
10
9,50
10
9
TERRA TRENTINA
Produzione lorda vendibile della pescicoltura trentina (valori a prezzi correnti – dati Associazione Troticoltori
Trentini)
31
TERRA TRENTINA
PESCICOLTURA
un certo ambiente (acqua di
buona qualità, vasche pulite,
alimento adeguato, ecc.); cresce meno in un altro. L’influenza dell’ambiente sull’individuo
non lascia dubbi se si confrontano due trote iridee1 dello stesso ceppo, età e sesso, una cresciuta in pescicoltura a S. Michele, l’altra cresciuta nel torrente d’origine (Rio Bocche).
Non cambiano soltanto le dimensioni (vedere le figure);
cambiano anche la forma, la
colorazione, il periodo riproduttivo (anticipato di quattro
mesi) e il comportamento.
I geni possono aiutare l’individuo ad adattarsi a nuove condizioni ambientali; ma le condizioni ambientali non possono cambiare i suoi geni. (Ad
esempio: se ad una trota viene
tagliata una pinna, e ciò nonostante riesce a riprodursi, il fatto non avrà conseguenze sulla
progenie, che sarà dotata di
pinne, compresa quella persa
dal genitore).
Il patrimonio genetico di una
popolazione, nel corso delle
generazioni, cambia. In natura, il cambiamento avviene ad
ogni riproduzione, quando si
ricombinano nella progenie, in
misura diversa per ogni figlio,
i patrimoni genetici dei genitori, e la progenie è sottoposta a
selezione naturale da parte dell’ambiente, al quale i sopravvis-
32
suti risultano più adatti. Questo cambiamento è detto variazione adattativa. In piccole colonie, che discendono da un
numero di capostipiti troppo
basso e perciò non rappresentativo della varietà del patrimonio genetico della popolazione di origine, può verificarsi un
cambiamento casuale non dovuto a selezione, chiamato deriva genetica. Questo cambiamento è detto variazione non
adattativa.
La selezione del torrente e
la selezione in pescicoltura
Un cambiamento avviene anche nella discendenza di
salmonidi presi nel torrente e
portati in pescicoltura. Riassumiamo brevemente quello che
accade ad un ceppo rustico di
trote portato dal torrente alla
pescicoltura, così come l’abbiamo constatato nel corso del
nostro lavoro.
Le trote selvatiche sono il risultato dell’interazione del loro
patrimonio genetico con il torrente. La sopravvivenza della
trota nel torrente prevede:
1. un determinato comportamento (difesa del territorio senza spreco di energia; fuga alla vista dell’uomo);
Maschio di trota iridea di tre anni, cresciuto nel Rio Bocche.
1
2. la riproduzione in un particolare periodo dell’anno;
3. l’alimentazione costituita da
animali vivi;
4. una forma definita dalla severità dell’ambiente (corpo
affusolato, perfette condizioni delle pinne, ecc.);
La sopravvivenza della trota in
pescicoltura prevede:
1. la perdita del comportamento territoriale, sostituito
dalla paciosità;
2. la riproduzione dipendente
dall’uomo;
3. l’alimentazione con il mangime;
4. una forma definita dalla
quantità di mangime somministrato.
Riassumendo: nel torrente la
trota sopravvive e si riproduce;
in pescicoltura la trota converte bene il mangime.
Per sopravvivere in pescicoltura, la trota deve avere caratteristiche diverse, spesso opposte, rispetto a quelle necessarie per sopravvivere nel torrente. Solo una parte degli individui selvatici è in grado di adattarsi alla vita di pescicoltura. Gli
altri, che sono la parte più rappresentativa del ceppo rustico
nel torrente, non tollerano il
drastico cambiamento di ambiente e muoiono. Perciò, nel
passaggio del ceppo rustico dal
torrente alla pescicoltura si ha,
come prima conseguenza, una
mortalità a carico dello stock di
partenza causata dal cambiamento di ambiente. La mortalità percentuale può essere
maggiore se le progenie di partenza derivano da un basso
numero di capostipiti.
Il perimetro della pescicoltura
rappresenta una barriera fra le
trote del torrente e quelle in
vasca. Le vasche artificiali in
Trattandosi di una specie alloctona, la trota iridea può essere immessa solo nei bacini artificiali (bacini idroelettrici).
vetroresina o in calcestruzzo
rappresentano un ambiente di
accrescimento molto uniforme
e completamente diverso da
quello del torrente. Col succedersi delle generazioni, le frazioni delle progenie risparmiate dalla selezione risultano
sempre più uniformi e conformi al nuovo ambiente; il loro
patrimonio genetico risulta più
uniforme di quello del ceppo
rustico da cui derivano e dal
quale sono mantenute isolate.
Viene meno la biodiversità. Nel
passaggio del ceppo rustico dal
torrente alla pescicoltura, la
seconda conseguenza è la selezione operata dal nuovo ambiente a carico della discendenza della frazione residua dello
stock di partenza.
Alla selezione fatta dall’ambiente, si aggiunge quella fatta
dall’allevatore. Egli tiene e riproduce solo gli individui che
crescono più velocemente, ossia quelli più paciosi, che tollerano meglio le elevate densità di allevamento e che accorrono – invece di fuggire - quando egli porta loro il mangime.
La terza conseguenza del passaggio del ceppo rustico dal
torrente alla pescicoltura è la
selezione fatta dall’allevatore,
che trattiene e riproduce gli
individui che crescono più velocemente.
Appare evidente come, in
pescicoltura, il ceppo rustico di
partenza sia sottoposto ad una
forte pressione selettiva, che lo
rende più adatto ai requisiti richiesti dal nuovo ambiente e
dall’allevatore. L’alternativa è
Col procedere della selezione
in una particolare pescicoltura,
il ceppo può avere problemi
non solo nell’ambiente naturale, ma anche in altri impianti
con caratteristiche diverse.
Un torrente del Trentino (Rio Vallesinella): un ambiente severo, che sottopone le trote che vi abitano ad una selezione naturale molto dura.
TERRA TRENTINA
Maschio di trota iridea di tre anni, appartenente allo stesso ceppo (Rio
Bocche) dell’esemplare sopra, ma cresciuto in pescicoltura. Questo pesce ha acquisito i caratteri che presenta – rispetto all’esemplare sopra –
non per via ereditaria, ma per via dell’ambiente in cui è cresciuto.
l’estinzione. Risultato dell’allevamento in pescicoltura: si parte da un ceppo rustico che ha
determinate caratteristiche; si
ottiene un ceppo di pescicoltura
che ha caratteristiche diverse da
quelle di partenza.
In pescicoltura, questo ceppo
può comportarsi molto bene e
avere anche una splendida livrea. Ma se viene reimmesso
nell’ambiente naturale, il ceppo di pescicoltura è soggetto
ad una selezione in senso opposto, ad opera del torrente. Di
tutti gli individui seminati, solo
quelli che conservano un certo grado di rusticità possono
sopravvivere e riprodursi. Risultato dell’immissione del
ceppo di pescicoltura nel torrente: non sempre il ceppo
attecchisce; talvolta il ceppo
scompare.
33
PESCICOLTURA
Distribuzione meccanizzata del mangime in pescicoltura. Le reti sopra le
vasche servono per proteggere i pesci dagli uccelli predatori.
Questo l’abbiamo visto, ad
esempio, in presenza di gas
inerti disciolti in acqua: alcuni
ceppi abituati a determinati livelli di sovrassaturazione gassosa, cronica nel loro impianto, si comportano meglio di altri ceppi che arrivano da fuori,
selezionati in pescicolture che
non hanno il problema del gas.
TERRA TRENTINA
La rusticità
34
A partire dal lavoro di Darwin
è ammesso, in generale, che
l’insieme delle perdite pesantissime che tutte le specie subiscono nella lotta per la loro
vita è a totale beneficio della
sopravvivenza del più adatto.
Prodotti dalla selezione naturale, i rari sopravvissuti che
hanno resistito alle diverse avversità del loro ambiente sono,
per definizione, i più rustici.
Integrati in un sistema economico dove giocano concorrenza e prezzo di costo, i
pescicoltori non possono sussistere se non riducendo le loro
perdite al minimo, vale a dire
allevando i loro pesci in un
ambiente condizionato in maniera tale per cui la selezione
naturale giochi il meno possibile. Si ritiene che in pescicoltura si arrivi a produrre, a
partire da uova embrionate, dal
30 al 40 % di trote di tre anni
(con differenze significative a
seconda delle condizioni ambientali, sanitarie e gestionali),
mentre in natura il rendimento
non è che di qualche unità per
cento. Quando sono immessi
nelle acque libere, questi pesci di allevamento hanno una
sopravvivenza inferiore a quella dei selvatici, il che non è per
nulla anormale. La selezione
naturale non fa che riprendersi quello di cui era stata privata. Se, caso frequente e il più
generale per le trote, le uova,
avannotti o trotelle da ripopolamento provengono da uno
stock di genitori d’allevamento, il problema si aggrava. Non
solo i genitori hanno essi pure
evitato in gran parte la selezione naturale ma sono, talvolta o
sovente, il frutto di una selezione artificiale basata sulla loro
colorazione, la rapidità di accrescimento, il numero di uova
che producono ecc.; caratteristiche che nulla hanno a che
vedere con la rusticità.
La selezione delle caratteristiche desiderate attuata per decenni dai troticoltori sui medesimi ceppi di trota ha portato
all’aumento della produzione
unitaria degli impianti ma anche alla diminuzione della
rusticità dei pesci e della loro
tolleranza alle condizioni sfavorevoli. Col progredire
dell’inincrocio vi è maggior facilità d’incontro di fattori nocivi di tipo recessivo e possono
verificarsi alterazioni dei processi di sviluppo.
Lo studio delle popolazioni distribuite nelle acque pubbliche
in diversi àmbiti geografici
evidenzia la grande riserva di
variabilità genetica nelle popolazioni naturali e dimostra la
differenziazione locale su scala fine, legata in gran parte a
differenze ambientali. La variabilità presente così largamente
in natura costituisce la base
perché l’emergere di barriere
riproduttive porti alla comparsa di nuove specie; e rappre-
Selezione delle trote per taglia in un moderno allevamento.
La pluridecennale attività di
raccolta dati, condotta dall’Istituto Agrario nelle acque pubbliche per la stesura e l’aggiornamento della Carta ittica del
Trentino, ha consentito di individuare sul territorio provinciale alcune zone ospitanti popolazioni di salmonidi che conservano le caratteristiche di
rusticità. Si tratta di popolazioni non inquinate da immissioni
ittiche recenti (perlomeno negli ultimi trent’anni) e sottoposte per molte generazioni alla
selezione naturale del torrente
che le ospita. E’ scontato ritenere che la pressione selettiva
operata dalle condizioni locali
di ogni singolo corso d’acqua
certamente agisce nella direzione di fare riemergere le condizioni genotipiche più adatte
per la popolazione locale, a
patto che gli ambienti presentino il massimo grado di
naturalità e la pesca sia limitata o vietata. Ciò avviene, ad
esempio, in alcune zone soggette a tutela nei parchi naturali.
Il vantaggio della rusticità consiste, come detto, nella maggior capacità della popolazione di far fronte a condizioni
ambientali sfavorevoli: ad
esempio, nel caso della trota di
torrente, sopravvivere a condizioni eccezionali di magra o di
piena. Ma benefici si possono
avere anche in pescicoltura.
Presso la pescicoltura dell’Istituto, nel corso di un programma di selezione per famiglie
con test di progenie su trota
iridea abbiamo notato che, in
condizioni di stress (acqua parzialmente ricircolata), le progenie frutto dell’incrocio di
femmine di pescicoltura con
maschi selvatici sopravvivono
meglio, in pescicoltura, non
solo rispetto al ceppo selvati-
co, ma anche rispetto al ceppo di pescicoltura. Questa osservazione l’hanno certamente fatta sulle trote stanziali gli
allevatori che, all’inizio del secolo scorso, erano soliti fecondare le fattrici di pescicoltura
con i maschi catturati nel fiume (pratica poi abbandonata
per sopravvenuti problemi burocratici). Si erano accorti che
le progenie così ottenute erano più forti.
Rinsanguamento e ripopolamento
Da quanto esposto, soprattutto nel caso del materiale destinato al ripopolamento emerge
la necessità di rinsanguare periodicamente i ceppi allevati
nelle pescicolture con i ceppi
rustici presi nel loro ambiente
naturale e dotati di un patrimonio genetico che si è evoluto
nel torrente. E’ il lavoro che
abbiamo fatto a S. Michele. I
migliori risultati li abbiamo ottenuti fecondando le femmine
con i maschi selvatici e
ripopolando i corsi d’acqua
con uova embrionate in scatole Vibert.
Riassumendo: la selezione è
sopravvivenza differenziale e
riproduzione: si tratta di un
processo meccanico, che si
svolge a carico della variabilità
genetica della popolazione.
Responsabile della selezione è
l’ambiente. In pescicoltura avviene una selezione che va in
direzione diversa rispetto a
quella che avviene nel torrente. Un ceppo selezionato per
generazioni in pescicoltura
può divenire inadatto per il
ripopolamento.
In conclusione: per mitigare gli
effetti della selezione in
pescicoltura, occorre rinsanguare periodicamente i ceppi
allevati con i ceppi rustici. La
resa in pescicoltura è inferiore, ma il risultato del ripopolamento è migliore. Per contenere la mortalità, è necessario
mantenere una bassa densità di
allevamento, un elevato ricambio idrico, massima pulizia delle vasche, ridurre le cause di
stress e somministrare un’adeguata alimentazione. E’ consigliabile utilizzare alimento naturale vivo perlomeno in fase
di svezzamento.
Naturalmente, le trote allevate
in questo modo costano di più,
ma servono per ripopolare
ambienti naturali nei quali, una
volta immesse, le trote devono
poter sopravvivere, alimentarsi, riprodursi e, finalmente, esser pescate.
Qualsiasi ripopolamento ittico deve essere preceduto da un’accurata
analisi dell’ambiente.
TERRA TRENTINA
senta anche la base per rinsanguare i ceppi allevati.
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