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Fusi orari - Prof. PORFIDO Francesco
Fusi orari Sarebbe complicatissimo conoscere l'ora esatta e vera di ogni luogo della Terra, perché l'ora locale varia secondo la longitudine. Contare le ore La Terra compie alcuni movimenti fondamentali per la vita dell'uomo e di tutte le altre specie: gira attorno al Sole (moto di rivoluzione) e gira attorno a sé stessa come una trottola (moto di rotazione); la rotazione avviene attorno all'asse terrestre, come se la Terra fosse incardinata su un perno che l'attraversasse dal Polo Nord al Polo Sud. La Terra compie un giro intero in un periodo di tempo che si chiama giorno, distinto in un periodo di luce, il dì, quando il tratto di superficie terrestre che stiamo considerando si trova illuminato dal Sole, e in un periodo di buio, la notte. Per convenzione la durata del giorno è stata divisa in 24 parti di uguale durata, le ore. Il moto di rotazione terrestre fa 'sì che, nel medesimo istante di tempo, in luoghi che si trovano su meridiani diversi sia diversa la fase della giornata; ad esempio, mentre in una località qualsiasi è mezzogiorno, ossia il sole è visibile nel punto più alto dall'orizzonte, in un altro luogo il sole sta tramontando, oppure è notte fonda. Se consideriamo un punto qualsiasi (o meglio: una qualsiasi longitudine), per tornare a occupare la stessa posizione rispetto al Sole quel punto impiegherà un giorno: 24 ore per fare un giro completo, cioè per percorrere un angolo giro, vale a dire 360°. In una sola ora, invece, percorrerà un angolo di 15° (360 : 24=15); un'ora, cioè, vale 15° dell'intera rotazione terrestre. Dato che la Terra gira verso est, dopo un'ora quel punto sarà, rispetto al Sole, 15° più a est di dove era all'inizio; dopo due ore, 30° più a est e via dicendo. Durante il secolo XIX avvenne un'enorme espansione dei rapporti e dei traffici internazionali, grazie a nuovi strumenti di comunicazione, quali il telegrafo, e a nuovi mezzi di trasporto, quali le ferrovie. Nacque così l'esigenza di un sistema internazionale per la definizione delle ore del giorno, che fosse valido in tutto il mondo. Nel 1884 un accordo internazionale stabilì, per prima cosa, di immaginare la superficie della Terra divisa in 24 spicchi ampi ciascuno 15°, cioè un'ora, chiamati fusi orari; stabilì, poi, che in tutti i punti compresi entro ciascun fuso orario l'ora 'esatta' fosse quella media, cioè quella del meridiano centrale del fuso: si calcola quand'è mezzogiorno al centro del fuso, rispetto al Sole, e si decide che in quel momento è mezzogiorno in tutto il fuso (anche se non è vero: a un'estremità del fuso il mezzogiorno 'locale' è passato da mezz'ora, all'altra estremità arriverà fra mezz'ora). Si stabilì, ancora, di contare le ore partendo da un meridiano iniziale, convenzionalmente identificato con quello passante per Greenwich (nelle vicinanze di Londra, sede di un celebre osservatorio astronomico): quando sul meridiano di Greenwich (0°) è mezzogiorno, nel fuso subito a est saranno le 13, due fusi più a est le 14 e così via; nei fusi a ovest invece mancherà ancora del tempo a mezzogiorno. I fusi orari, rispetto all'ora di Greenwich, vengono indicati, con il + se a est e con il −se a ovest. Quando a Greenwich è mezzogiorno, nel meridiano opposto a quello di Greenwich (ovvero nel suo antimeridiano, che è il 180. meridiano, quello corrispondente al XIII fuso) è mezzanotte. Si tratta però della mezzanotte del giorno dopo per un ipotetico viaggiatore che sta procedendo da Ovest verso Est, e della mezzanotte del giorno prima per un ipotetico viaggiatore che si sta invece muovendo da Est verso Ovest. Per questa ragione, questo meridiano viene chiamato linea del cambiamento di data. Conoscendo la longitudine di un luogo, si sa a quale fuso appartiene e qual è la differenza di ora rispetto a Greenwich. Una corrispondenza così esatta, però, è vera solo in mare. Dato che i confini politici terrestri non coincidono con i limiti dei fusi, i confini delle zone di fuso orario risultano perciò irregolari, in quanto seguono solitamente i confini degli stati. Infatti, gli Stati hanno dovuto scegliere l'ora valida per il proprio territorio: l'Italia, che rientra in gran parte nel fuso detto dell'Europa centrale (+1), decise di adottare quell'ora in tutto il paese, anche se tra l'ora locale del Piemonte e quella della Puglia in realtà c'è quasi un'ora di differenza. I paesi molto estesi (come Russia, Stati Uniti, Canada) hanno diviso il loro territorio in più fusi. I fusi orari furono proposti per la prima volta da Quirico Filopanti, pseudonimo di Giuseppe Barilli, politico, astronomo e matematico. L'idea però non venne realizzata in quanto non trovò negli stati nazionali di allora o nelle istituzioni economiche degli "sponsor" che promuovessero la loro adozione. Non a caso la loro introduzione viene attribuita a Sandford Fleming, ingegnere capo delle ferrovie canadesi, che riprese l'idea per rispondere alle necessità delle compagnie ferroviarie di avere un orario locale coerente tra le varie stazioni. Il 18 novembre 1883 le ferrovie degli Stati Uniti e del Canada divennero le prime a istituire i fusi orari quando stabilirono quattro fusi orari continentali del Nord America. Giuseppe Barilli 1812 - 1894 Il sistema dei fusi orari fu discusso nel corso della conferenza Internazionale dei Meridiani convocata a Washington D.C., nell'ottobre del 1884 a cui parteciparono 25 paesi tra cui l'Italia. La Conferenza stabilì le regole generali del sistema che fu ufficialmente assunto come standard internazionale a partire dal primo novembre In Italia l'adozione del sistema dei fusi orari fu introdotto con un regio decreto del 10 agosto 1893 ed entrò in vigore il 31 ottobre dello stesso anno. Il meridiano di riferimento per il fuso orario al quale appartiene l'Italia passa per il meridiano Termoli – Etna. Sandford Fleming 1827- 1915