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Tiriamo giù la leva

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Tiriamo giù la leva
Anno 8 numero 62.
Settembre 2008.
€ 3,50
valori
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
Fotoreportage > Dharavi Slum
Dossier > La speculazione che solleva il mondo potrebbe distruggerlo
Tiriamo giù la leva
Internazionale > Reportage esclusivo nella schiavitù delle miniere del Congo
Finanza > L’impresa sociale: partecipazione, trasparenza, affidabilità
Economia solidale > Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.
| editoriale |
X Festival
Nazionale
dei Primi Piatti
Nel buio della crisi
subito nuove regole
Foligno
25-28 Settembre 2008
Un segno
concreto
per lo sviluppo
sostenibile
di Andrea Di Stefano
NA CRISI SENZA FINE.
U
EcoComunicazione.it progetti di comunicazione ecologica
Mater-Bi® significa bioplastiche.
Da vent’anni Novamont coltiva il futuro
sviluppando tecnologie per la produzione di
plastiche biodegradabili partendo da materie prime naturali
come amidi, cellulose e oli vegetali.
Un’ulteriore evoluzione del modello di sviluppo di Novamont
è la “bioraffineria integrata nel territorio”: una filiera che prevede l’utilizzo di materie prime rinnovabili prodotte localmente,
per prodotti che nascono dalla terra e che alla terra ritornano.
“I Primi d’Italia”, il decimo Festival Nazionale
dei Primi Piatti che si svolgerà a Foligno dal
25 al 28 Settembre 2008, ha scelto Mater-Bi® per
posate, bicchieri e piatti a dimostrazione che il buon
mangiare va d’accordo con l’ambiente.
www.iprimiditalia.it
Lo sviluppo sostenibile è una necessità per tutti.
Per Novamont è già una realtà.
Annunciata più volte, la conclusione dell’incubo che da più di un anno ossessiona
il mondo sembra molto lontana. I mercati finanziari non vedono una fine al pessimo risveglio
dal sonno della ragione, iniziato con l’avvio della globalizzazione finanziaria, osannata come
la panacea di tutti i mali del Pianeta, compresa la povertà e la diseguaglianza sociale. L’analisi più
oggettiva di quello che è accaduto l’ha fatta un circolo di banchieri che, sino all’agosto dello scorso
anno, erano gli oracoli dell’Olimpo dei ricchi e, oggi, annaspano cercando di trovare qualcuno
disposto a mettere sul piatto danaro per non farli fallire. Un gruppo di lavoro delle principali banche
d’affari (Goldman Sachs, Lehman Brothers, Morgan Stanley, Citigroup, JP Morgan Chase, Bank
of America, Blue Montain Capital Management, Blackrock, Bnp Paribas), presieduto da Gerald
Corrigan, direttore generale di Goldman Sachs, ha inviato un voluminoso rapporto al Segretario
al Tesoro Usa, Paulson, dal titolo emblematico: “Containing Systemic Risk: The Road to Reform”
(Contenere il rischio sistemico: la strada per la riforma), disponibile in versione integrale sul sito
dell’Osservatorio sulla Finanza (www.osservatoriofinanza.it), promosso da Valori insieme a Mani Tese
e alla Fondazione Culturale Responsabilità Etica. “Il sistema finanziario, per una serie di complesse
ragioni - scrivono i banchieri - è diventato estremamente complesso e ha prodotto un’allocazione
delle risorse che non sempre è in linea con gli indispensabili criteri della stabilità finanziaria”.
I piromani, dopo aver irrorato di napalm e incendiato tutto quello che si poteva distruggere, fanno
un po’ di ammenda e propongono per l’ennesima volta di autoregolamentarsi. Tanto i colossali
buchi li coprono le Banche centrali e i Governi, utilizzando le risorse collettive come è accaduto
con Bear Stearns, Northern Rock, Indymac e, a breve, accadrà anche con Fannie Mae e Freddie Mac.
Intanto i bilanci degli Stati americani, a causa della crisi innescata dallo sgonfiamento della bolla
immobiliare, tagliano le risorse e migliaia di bambini rischiano di rimanere senza la copertura
sanitaria, perché nessuno, o quasi, ha il coraggio di utilizzare l’unica leva redistributiva in grado
di riequilibrare il sistema: quella fiscale. Per arginare la dinamica speculativa sui mercati di derivati
e opzioni, per colpire i prodotti energivori realizzati con manodopera super sfruttata e senza diritti,
per orientare le scelte d’acquisto dei cittadini è indispensabile riformare in modo radicale le tasse
spostandole dal lavoro al consumo.
È una soluzione fattibile e concreta, attuabile in tempi abbastanza rapidi, che richiede un’azione
coordinata di tutti i soggetti sociali che si pongono come obiettivo quello dell’equità, non solo
all’interno dei singoli Paesi, ma anche nelle relazioni internazionali. Per esempio, per arginare
la bolla speculativa sulle materie prime, un importante contributo potrebbe venire dall’introduzione
di una misura fiscale che colpisca i contratti in derivati e opzioni, agendo sui margini di deposito,
indispensabili per operare, oppure sui volumi del sottostante, cioè del bene fisico che teoricamente
si compra e si vende finanziariamente. Ipotesi di questa natura sono all’ordine del giorno
nel dibattito al Congresso degli Stati Uniti e sono state avanzate in sede europea dalla Germania.
Analogamente è possibile elevare in modo considerevole l’Iva sui prodotti che bruciano ingenti
quantità di risorse nelle fasi di trasformazione e di consumo (ipotesi allo studio in Francia)
o il prelievo fiscale sul packaging non riciclabile (già esistente in California).
.
Novamont S.p.A. - Via G. Fauser 8, 28100 Novara - Tel. 0321 699611- [email protected] - www.novamont.com
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ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
| valori | 3 |
| sommario |
settembre 2008
mensile
www.valori.it
anno 8 numero 62
Registro Stampa del Tribunale di Milano
n. 304 del 15.04.2005
editore
Società Cooperativa Editoriale Etica
Via Copernico, 1 - 20125 Milano
promossa da Banca Etica
soci
Fondazione Culturale Responsabilità Etica,
Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti,
Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor,
Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione Autonoma
Bancari Italiani, Publistampa, Federazione
Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara,
Circom soc. coop., Donato Dall’Ava
consiglio di amministrazione
Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco
Fabio Silva ([email protected]), Sergio Slavazza
direzione generale
Giancarlo Roncaglioni ([email protected])
collegio dei sindaci
Giuseppe Chiacchio (presidente),
Danilo Guberti, Mario Caizzone
direttore editoriale
Ugo Biggeri ([email protected])
DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
valori
Una donna e dei bambini mentre
cercano materiale metallico
tra la spazzatura. L’industria
del riciclo è tra le più attive
e fiorenti della baraccopoli.
I materiali vengono rivenduti
ai piccoli produttori.
Mumbai, 2007
bandabassotti
fotoreportage. Dharavi Slum
dossier. Abbassiamo la leva
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Freniamo l’industria più distruttiva della storia
Fannie Mae e Freddie Mac, mutui a colazione
La fine della crisi comincia dal basso
Over the counter, speculazione impunita
Contro la crisi, tassi alti e tasse basse
Lo strano destino dei Crt
Contro la leva, nuove regole per derivati e opzioni
direttore responsabile
Andrea Di Stefano ([email protected])
redazione ([email protected])
CISL
Via Copernico, 1 - 20125 Milano
Paola Baiocchi, Andrea Barolini,
Francesco Carcano, Matteo Cavallito,
Paola Fiorio, Emanuele Isonio, Michele Mancino,
Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi,
Francesca Paola Rampinelli, Elisabetta Tramonto
progetto grafico e impaginazione
Francesco Camagna ([email protected])
Simona Corvaia ([email protected])
fotografie
Giancolombo, Raffaele Masto,
Davide Monteleone, Alessandro Vasari
(Archivio Giancolombo /Contrasto / Greenpeace)
stampa
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abbonamento annuale ˜ 10 numeri
Euro 30,00 ˜ scuole, enti non profit, privati
Euro 40,00 ˜ enti pubblici, aziende
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Euro 75,00 ˜ enti pubblici, aziende
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dei soli articoli purché venga citata la fonte.
Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche
eseguite, non è stato possibile rintracciare
gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente
disponibile ad adempiere ai propri doveri.
Carta ecologica Sappi Presto da gr. 90 e Sappi Magno
da gr. 150, sbiancata senza uso di cloro o biossido
di cloro, ottenuta da cellulosa proveniente
da foreste ambientalmente certificate.
I
finanzaetica
Tesori nascosti nello scrigno del non profit
L’impresa sociale è legge, solo un punto di partenza
Per Montepaschi fusione in salita. Cauti i sindacati, tiepidi gli analisti
Enel vuole migliorare il mondo, per il momento lo inquina. Più di tutti
La Sicilia ha sete di finanza etica
finanzaislamica
economiasolidale
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Scarsa istruzione significa bassa crescita
Poveri somari. Effetti collaterali: più reati, fumo e malattie
Qualità e meritocrazia, indispensabili per uscire dalla crisi
Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta
Il solare del futuro impara dagli alberi
A caccia di risparmio, la crisi entra nei supermercati
internazionale
Congo: diario di un saccheggio
Dieci anni di business, armi e tesori
Il coltan, la nuova corsa all’oro
Biocarburanti: quello che la Banca Mondiale teneva nascosto
5° Forum Sociale Europeo: un lavoro comune
altrevoci
indiceetico
lavanderia
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LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTI
COMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE
CONCESSIONARIA
PER LA PUBBLICITÀ
Società Cooperativa Editoriale Etica
Sisifo italia srl
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fax 0424.508136
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www.sisifo.eu
| bandabassotti |
Da Capitalia a Generali
Geronzi è sempre
inarrestabile
di Matteo Cavallito
NCHE SE L’UFFICIALITÀ DEL CAMBIO DI STATUTO non arriverà prima di metà settembre, l’esperimento
della governance duale che per un anno aveva caratterizzato Mediobanca può dirsi di fatto concluso.
Il presidente del consiglio di sorveglianza Cesare Geronzi ha ottenuto l’agognata riforma che riunisce
il board dei supervisori e il cda operativo abolendo quella divisione che, a detta dello stesso Geronzi,
“penalizzava l’efficienza dell’istituto”. L’abolizione del sistema duale (benedetta, pare, da Mario Draghi
in persona) abroga implicitamente il divieto dei supervisori di sedere nel consiglio d’amministrazione
di Generali, la compagnia assicuratrice controllata per il 16% dalla stessa Mediobanca. La possibilità
di estendere la propria influenza diretta sul terzo insurer europeo diventa ora decisamente concreta
trasformando Geronzi, ha scritto il Financial Times, nel vero e proprio “custode” del sistema finanziario
italiano. Un ruolo raggiunto pazientemente grazie alla gestione di Capitalia il cui valore azionario
era aumentato di otto volte nello spazio di un quinquennio. Proprio la cessione di quest’ultima
a Unicredit, nota il FT, aveva spianato a Geronzi la strada verso Mediobanca di cui Unicredit è tuttora
il principale azionista.
Erano stati proprio gli anni della presidenza di Capitalia a segnare l’escalation decisiva per il banchiere
di Marino che, dopo essersi dato all’editoria si era lanciato sul promettente mondo del calcio. Siamo
all’inizio degli anni 2000 e alcuni club presentano indebitamenti che sembrano già l’anticamera
del fallimento. A tenerli in vita ci pensa proprio Geronzi che, dopo
L’opinione del Financial
essersi preso un pezzo di Italpetroli (l’azienda che controlla l’AS Roma),
Times: l’ex numero uno
concede prestiti al patron della SS Lazio Sergio Cragnotti, al Parma
di Capitalia ha ottenuto
Calcio di Calisto Tanzi e al Perugia di Luciano Gaucci di cui Capitalia
ciò che voleva e ora può
prende in pegno il 99,5% del capitale. Nel frattempo il numero uno
estendere la sua influenza sidell’ex
Banco di Roma estende la sua influenza alla Gea, principale
anche a Generali
società di procura dell’universo calcistico e regno indiscusso
di Alessandro Moggi, sangue del sangue del potentissimo Luciano, direttore generale della Juventus
e figura più influente del settore. Il terremoto “calciopoli” colpisce duro la Gea che viene incriminata
per associazione a delinquere finalizzata all’illecita concorrenza tramite minaccia e violenza privata
lasciando però indenne il nostro eroe. E così dallo tsunami dell’estate 2006 resterà fuori proprio colui che,
tre anni prima, il più diffuso quotidiano del Paese aveva definito “il vero padrone del calcio italiano”.
Nel corso degli anni Geronzi ha sviluppato una certa immunità tanto per le disgrazie che lo circondano
quanto per i piccoli “incidenti di percorso”. È stato rinviato a giudizio (ma pende il decreto “salva
premier”) nel caso Parmalat per estorsione (Eurolat), usura e concorso in bancarotta (Ciappazzi)
e nel processo Cirio (bancarotta e truffa), è stato condannato in primo grado con la condizionale
a 1 anno e 8 mesi di galera nella vicenda Italcase e dal marzo scorso è indagato per false dichiarazioni
al pm nell’indagine sul fallimento del Perugia Calcio; eppure è sempre lì, imperterrito nel suo processo
di assimilazione di potere, pronto a superare nemici e avversari. Ad ostacolarlo, ha ipotizzato di recente
Il Sole 24 Ore, ci penseranno forse gli insoddisfatti azionisti di Unicredit che tenteranno di affiancargli
i propri manager di fiducia nel nuovo vertice di Mediobanca. Una mossa pensata forse per rallentarne
l’ascesa. Fermare quest’ultima, invece, non sembra al momento umanamente possibile.
A
ETICA SGR
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DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
| fotoreportage |
> Dharavi Slum
foto di Davide Monteleone / Contrasto
È il paradigma della globalizzazione. Il gigantesco slum alle porte di Mumbai non è solo
un inferno di baracche di lamiera, canali putridi e aria irrespirabile. La sua popolazione,
nonostante le condizioni di vita, ha generato una fiorente attività industriale. Sull’area,
strategica per la sua posizione e il suo Pil, hanno puntato costruttori e speculatori.
D
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haravi è la baraccopoli più grande e più antica di Mumbai (India) e probabilmente
dell’Asia, la seconda al mondo per estensione. Spalmata su un’area grande
duecentoventi ettari, tra i suoi vicoli angusti, fogne a cielo aperto, montagne
di spazzatura, canali torbidi, fabbriche, laboratori artigianali, vivono 700 mila persone.
Quest’area così degradata è anche un grande metadistretto industriale, con un Pil
che sfiora il miliardo di dollari. Qui si concentrano alcune industrie tra le più importanti
di Mumbai e dell’India. Concerie, fabbriche di vasi di terracotta, confezioni
di abbigliamento, piccole fonderie, ma soprattutto riciclaggio e recupero dei rifiuti.
Scodelle, ciotole, manufatti metallici, saponette, magliette, camicie prendono
la via delle grandi città, non solo indiane, dove andranno a riempire gli scaffali
dei negozi e i banchi dei mercati.
A Dharavi non si butta via nulla, si ricicla tutto, dalla plastica ai metalli. Ma il nuovo
affare è il mercato immobiliare. Si stima infatti che il valore di quest’area, dove ci sono
baracche di lamiera a più piani, nei prossimi dieci anni potrebbe superare i 100 miliardi
di dollari (oggi ne vale 15). La ragione è semplice: un tessuto industriale così attivo
e diversificato, una tale concentrazione di saperi manuali, la sua posizione strategica
(Dharavi è vicina alle principali infrastrutture finanziarie e logistiche), sono il luogo
ideale per realizzare una cittadella del business e dell’economia. Le imprese
di costruzioni hanno, dunque, messo gli occhi e le mani sullo slum, ma le case belle
non sono per tutti. Con un salario medio che si attesta tra i 4 e 5 euro al giorno
(circa 100 rupie), accollarsi il costo dell’affitto di un’abitazione modesta, che sfiora
le 2.500 rupie al mese, diventa proibitivo. E così accanto alle baracche di lamiera,
che sono circa 80 mila (ma è un dato approssimato per difetto), a Dharavi sono sorti
i primi quartieri residenziali, quelli destinati alla classe media che ancora non c’è,
perché alla crescita del Pil non c’è stata una congruente crescita del sistema dei diritti
dei lavoratori. E, nonostante le autorità abbiano dichiarato di voler riqualificare l’intera
area, gli abitanti non vogliono lasciare le loro abitazioni.
Questa baraccopoli, definita “l’inferno”, è dunque il paradigma perfetto della
globalizzazione e delle sue contraddizioni. A Dharavi, dove l’economia fa a pugni
con i diritti, il rispetto ambientale e la giustizia, quattro anni fa è stato organizzato
il quarto appuntamento del Social forum mondiale. In quell’occasione venne lanciato
il marchio Fto (Fair trade organization) che rappresenta e riunisce tutte le realtà
del commercio equo del mondo.
«Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior» (da “Via Del Campo”,
Fabrizio De Andrè, Volume I, 1967).
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L’AUTORE
Davide Monteleone è nato
a Potenza nel 1974. Si è occupato
di cronaca, conflitti e di aspetti
sociali. Nel 2002 si trasferisce
a Mosca e da questa esperienza
nasce il progetto che segna
la sua crescita professionale.
Non dimentica l’attualità
internazionale e nel 2007 vince
il World Press Photo con le immagini
di Beirut. Sempre nel 2007 pubblica
il libro “Dusha-Anima Russa”
che racconta per immagini i 5 anni
trascorsi nell’ex Unione Sovietica.
Il volume raccoglie molti
riconoscimenti: la menzione come
miglior libro al Festival della
fotografia di Roma, menzione
Bastianelli come miglior “Primo libro”,
premio Taf (LuccaDigitalFotoFest
2007, Italy). Il lavoro viene esposto
in molte città, tra cui Roma
e Hannover. Nel 2006 con “C’era
una volta CCCP” ottiene al Fnac
la menzione e il premio “Talento
fotografico Fnac”. Lo stesso lavoro
aveva ottenuto, l’anno prima,
il secondo premio Amilcare
Ponchielli di Milano. Il fotoreporter
partecipa a molte mostre, collettive
e personali. Nel 2005 alla collettiva
9X100 presso la Galleria Santa
Cecilia di Roma e nel 2003 alla
collettiva “circa 35” High Society,
allestita al Festival internazionale
di Roma. Nello stesso anno la sua
“Bolshoi, il teatro dei sogni”
è ospitata presso la prestigiosa
Accademia diplomatica di Mosca.
Davide Monteleone è membro
dell’Agenzia Contrasto dal 2001.
Conceria nel distretto di Dharavi.
Quella del cuoio è una lavorazione
tradizionale ma in grande calo.
Le concerie, il cui impatto ambientale
è devastante, sono state tra le prime
industrie nate nella baraccopoli.
> Dharavi Slum
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| fotoreportage |
A sinistra, bambini giocano tra i camion
di Meherali Road. Sopra, dall’alto in basso:
ritratto di una sposa e ritratto di un ragazzo.
La baraccopoli fa gola ai costruttori
e agli speculatori immobiliari. Complessi
residenziali, uffici e sedi di multinazionali
stanno trasformando l’identità di Dharavi.
Ma i salari sono ancora troppo bassi
per permettere a tutti di comprare
le nuove abitazioni. Per questo motivo
migliaia di persone dovranno lasciare
le baraccopoli, che saranno rase al suolo.
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> Dharavi Slum
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DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
Sopra, una delle vie del quartiere. Sotto, un uomo
dorme in un vicolo e, nella pagina a fianco,
uno scorcio del distretto di Dharavi, dove vive
circa un milione di persone, impossibile sapere
la cifra esatta. In “case” di 30 metri quadrati
possono abitare anche 10-15 persone.
> Dharavi Slum
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DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
| fotoreportage |
A sinistra, il riciclo delle lattine utilizzate
per l’olio alimentare. I lavoratori le puliscono,
le riparano se hanno perdite o ammaccature,
per rivenderle alle fabbriche petrolifere.
Sopra, dall’alto in basso: l’industria del riciclo
dei tessuti nel distretto e quella del riciclo
del vetro. I materiali vengono poi rivenduti
ai piccoli produttori. Magliette, pantaloni,
saponette, bottiglie, candele e una svariata
quantità di oggetti prodotti a Dharavi ogni
giorno prendono la via delle grandi metropoli
asiatiche e dell’occidente.
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> Dharavi Slum
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dossier
DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
a cura di Paola Baiocchi, Matteo Cavallito, Andrea Di Stefano e Mauro Meggiolaro
Freniamo l’industria più distruttiva della storia >18
Fannie Mae e Freddie Mac. Mutui a colazione >20
La fine della crisi comincia dal basso >22
La ricetta: tassi alti e tasse basse >24
Contro la leva nuove regole per derivati e opzioni >26
Veduta notturna di 90 Feet Road,
una delle strade principali di Dharavi.
Lo slum più grande dell’Asia è un ricco
piatto per i costruttori. Il suo valore potrebbe
crescere fino a 100 miliardi di dollari.
Mumbai, 2007
Crisi della finanza
Abbassiamo
la terribile leva
La globalizzazione finanziaria ha prodotto un’idra incontrollabile
che sta distruggendo le risorse del Pianeta e l’economia reale. È l’ora delle regole
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| dossier | mercati in caduta libera |
Freniamo
l’industria
più distruttiva
della storia
CHI HA PERSO DI PIÙ?
GLOSSARIO
Le perdite delle più grandi banche del mondo da agosto 2007 ad agosto 2008
PRINCIPALI
BANCHE MONDIALI
SVALUTAZIONI E PERDITE
[IN MILIARDI DI DOLLARI]
DESTINO
DELL’A.D.
RENDIMENTO
IN BORSA (%)
54,6
51,8
38,2
27,4
22
21,2
15,9
15,2
14,8
14,4
Sostituito
Sostituito
Sostituito
Confermato
Sostituito
Confermato
Sostituito
Confermato
Confermato
Confermato
- 58
- 62
- 63
-6
- 61
- 31
- 83
- 53
- 86
- 30
Citigroup
Merrill Lynch
UBS
HSBC
Wachovia
Bank of America
Ikb
Royal Bank of Scotland
Washington Mutual
Morgan Stanley
DERIVATO: strumento finanziario il cui prezzo/rendimento deriva
dai parametri di prezzo/rendimento di un altro strumento finanziario
principale detto sottostante. Presentano un elevato livello di rischio
e possono essere usati per operazioni speculative o di copertura.
Rientrano in questa categoria i future, le opzioni e gli swap.
EFFETTO RICCHEZZA: si tratta del tramite attraverso cui incrementi
di valore dei mercati finanziari possono generare effetti reali sulla
domanda aggregata: gli investitori, godendo di plusvalenze sui titoli
che hanno in portafoglio, si sentono più ricchi (anche se questa maggior
ricchezza è in un certo senso potenziale, non si è ancora concretizzata)
e dunque aumentano i propri consumi, generando un effetto positivo
sulla domanda aggregata.
FONTE: THOMSON DATASTREAM, PER IL FINANCIAL TIMES
| dossier | mercati in caduta libera |
di Mauro Meggiolaro
I
Investiti negli hedge
funds 39 miliardi di dollari
nel 1990, 1.800 miliardi
alla fine del 2007.
Sono una scommessa.
Se si azzecca, i profitti
sono stratosferici.
Se si sbaglia,
le perdite possono
far crollare il sistema
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Se sbagliano, le perdite si amplificano e possono destabilizzare tutto il
sistema. Nel 1990 erano investiti in queste mine vaganti 39 miliardi
di dollari. A fine 2007 la quota è arrivata a 1.800 miliardi, quasi il doppio del prodotto interno lordo italiano.
Dopo le scommesse sbagliate sul mercato immobiliare, molti hedge sono stati costretti a chiudere bottega. Carlyle Capital, Old Lane,
Tribeca, Blue Wave, ogni settimana c’è un nuovo necrologio sulle pagine dei quotidiani finanziari. Ma lo spettacolo deve continuare.
Nel solo mese di maggio Greg Coffey, la superstar del fondo speculativo londinese GLG Partners (150 milioni di dollari il suo stipendio nel 2007), ha cambiato tutti i titoli in portafoglio 56 volte. «Negli
ultimi mesi il tasso medio di movimentazione dei portafogli è quasi
raddoppiato», spiega il Wall Street Journal. «Gli hedge reagiscono in modo sempre più attivo alla volatilità dei mercati. Il caso di Coffey è un
esempio straordinario».
La madre di tutte le crisi
Comprare, vendere, ricomprare, rivendere. Il mostro è ferito, ran-
LEVA FINANZIARIA: indebitamento con lo scopo di investire il capitale
preso a prestito. La leva finanziaria è conveniente per l’investitore solo
se il rendimento dell’investimento è superiore all’interesse richiesto
dal prestatore. L’uso della leva finanziaria è tipico dei fondi hedge,
dei derivati e dei private equity.
POLITICA FISCALE: la manovra di bilancio dello Stato e di altri enti pubblici
con finalità di variazione del reddito e dell’occupazione nel breve periodo.
POLITICA MONETARIA: le scelte dell’autorità monetaria (di solito
la Banca Centrale) riguardo all’offerta di moneta. Una riduzione dell’offerta
di moneta (politica monetaria restrittiva) comporta un aumento dei tassi
e una diminuzione dei prezzi. Un aumento dell’offerta di moneta (politica
monetaria espansiva), genera una diminuzione dei tassi e può portare
all’aumento dell’inflazione.
SOTTOSTANTE: strumento finanziario dal cui valore dipende quello di un
titolo derivato o strutturato. I sottostanti tipici di un derivato sono azioni,
obbligazioni, indici, tassi di interesse, ma anche valute e materie prime.
VALORE NOZIONALE (DI UN DERIVATO): valore complessivo delle valute,
delle merci, delle azioni sottostanti ai derivati. Ad esempio, per uno swap
sui tassi d’interesse, il valore nozionale è il capitale su cui sono calcolati
gli interessi scambiati dalle controparti.
FONTI: FOREX, PATTI CHIARI, WIKIPEDIA, BORSAITALIANA, N. GREGORY MANKIW, MACROECONOMIA, ZANICHELLI
l mostro non dorme mai. Sotto il ghiaccio dei mercati bloccati dalla crisi si agita,
riparte all’attacco, azzanna nuove prede. Non è mai sazio. Le ultime statistiche della Cayman Islands Monetary Authority, rese pubbliche in agosto, lo festeggiano con
entusiasmo: «i fondi speculativi (hedge) registrati off-shore nell’isola dei Caraibi hanno
raggiunto quota 10.000, aumentando del 12% in un anno. È un traguardo storico per
l’industria finanziaria, in un contesto di grave deterioramento dei mercati internazionali». Gli hedge sono tra gli strumenti finanziari meno regolati e meno trasparenti
del mondo. Non sono tenuti a dire dove investono, possono speculare al ribasso, indebitarsi per comprare titoli facendo “leva” fino a 10, in alcuni casi anche 50 volte il
proprio patrimonio. Se azzeccano le scommesse portano a casa profitti stratosferici.
FONDI HEDGE: definiti in Italia “fondi speculativi”, sono prodotti
di investimento che ricercano un rendimento assoluto, indipendentemente
dall’andamento dei mercati. Hanno la possibilità, negata ai fondi
tradizionali, di usare uno o più strumenti o strategie di investimento
sofisticati quali “short selling” (vendita allo scoperto), derivati, e leverage
(o leva finanziaria). In Italia sono regolamentati dal decreto 228/1999,
che limita l’adesione ad un singolo fondo hedge ad un massimo di 200
partecipanti, con un investimento minimo non inferiore a 500.000 euro.
tola, ma quando meno te l’aspetti ritrova lo slancio, rialza la testa.
Anche se questa crisi l’ha colpito nel vivo. Più di ogni altra negli ultimi settant’anni. Tutto inizia nell’agosto del 2007, con l’esplosione
della bomba immobiliare. Il marciume dei mutui subprime affiora
in ogni angolo della terra e porta alla deriva le banche, le borse e
milioni di persone che avevano sognato una casa di proprietà. In
un anno le banche bruciano 1.600 miliardi di dollari di valore. Il gigante americano Citigroup iscrive a bilancio perdite per 54,6 miliardi. Ma non è il solo. Lo seguono i pilastri di Wall Street: Merril
Lynch, Morgan Stanley, JPMorgan, Bear Stearns. Dall’altra parte
dell’oceano crolla UBS, piangono Credit Suisse e Deutsche Bank,
l’inglese Northern Rock è costretta al salvataggio statale.
Le banche centrali reagiscono iniettando miliardi di dollari di liquidità nel sistema, la Federal Reserve taglia i tassi di interesse, come aveva sempre fatto in casi del genere. Ma stavolta non funziona.
The Big Freeze, il grande congelamento dei mercati, che doveva sciogliersi a novembre dell’anno scorso, continua più forte che mai.
Il fondo dell’abisso sembra ancora lontano, e ogni giorno si leggono nuove profezie di sventura. «Prima della fine della crisi ci potrebbero essere numerose banche e altre istituzioni finanziarie che,
sull’orlo del fallimento, finiranno per essere salvate dai governi»,
ha dichiarato Alan Greenspan, ex presidente della Fed (Banca Centrale USA, ndr).
Un piccolo assaggio lo abbiamo avuto a metà luglio, quando è
fallita Indymac, una cassa di risparmio californiana: il terzo fallimento bancario di tutti i tempi in America. Quasi negli stessi giorni crollavano Fannie Mae e Freddie Mac, le due centrali dei mutui
USA, garantite “implicitamente” dallo Stato (vedi ARTICOLO a pag 20).
Presto potrebbe essere l’ora del credito al consumo, delle assicurazioni, delle grandi società immobiliari.
Come la spagnola Martinsa Fadesa, che in luglio ha dichiarato
bancarotta, sepolta dai debiti. Intanto, mentre scriviamo, stanno
scendendo i prezzi delle materie prime perché molti di quelli che
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ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
| valori | 19 |
| dossier | mercati in caduta libera |
“Nelle sale ad agosto.
Quando il debito
americano sarà pari
a 9.500 miliardi
di dollari”. Compariva
questa scritta
sul sito Internet
dedicato all’ultimo
documentario di
denuncia della crisi
economica americana.
Una carrellata di
interviste a personaggi
come Warren Buffett,
Alan Greenspan, Paul
O’Neill, Robert Rubin
e Paul Volcker
per “svegliare
l’America” (così scrive
il sito) su quello
che potrebbe essere
un disastro epocale.
www.iousathemovie.com
| 20 | valori |
Home, sweet home
Il nome Fannie Mae sta per Federal National Mortgage
Association, un nomignolo inventato dal Congresso
Usa nel 1938 quando creò l’ente, all’uscita dalla depressione. Accanto agli affitti calmierati dell’edilizia
popolare classica, Fannie Mae doveva servire a mettere sul mercato mutui a più basso costo, per garantire a
tutti il sogno della casa di proprietà. Era l’epoca che Robert B. Reich, nel suo libro Supercapitalismo, come cambia l’economia globale e i rischi per la democrazia ha definito “capitalismo democratico” (un ossimoro come
“guerra umanitaria”) in cui il capitalismo ha permesso
ai lavoratori, indebitandosi facilmente, di diventare
classe media: impiegati e operai, che potevano permettersi lussi che noi vediamo solo nei film di Hollywood. La General Motors era il più grande datore di
ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
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“F” come federale
Dal 1968 Fannie Mae è una corporation privata quotata
in borsa. Successivamente è stata quotata anche Freddie
Mac. Private, ma la “F” del loro nome sta per “Federale”
e questo rappresenta una differenza e un’anomalia. Perché quando le due sorelle dei mutui chiedono prestiti alle banche, li ottengono a tasso agevolato ed è implicita
per gli investitori la garanzia che Fannie e Freddie non
possono fallire come tutti gli altri istituti, ma ci sarà sempre lo Stato ad intervenire. Quello che Paul Krugman sul
New York Times ha definito “privatizzare i profitti e socializzare le perdite”.
E, infatti, a fine luglio il Senato ha approvato, in
un’insolita seduta di sabato, un ingente provvedimento
di salvataggio per il mercato immobiliare, offrendo finanziamenti di emergenza a Fannie Mae e Freddie Mac,
che potrebbero garantirgli la sopravvivenza per i prossimi 18 mesi e ha creato un nuovo organo regolatore per
i giganti del mutuo.
Ora il provvedimento è legge, dopo la firma del presidente Bush, ma le perdite continuano: Freddie Mac ha
accumulato nel secondo trimestre del 2008 una perdita
da 821 milioni di dollari (1,63 dollari per azione) a fronte di un utile di 729 milioni di dollari nello stesso perio-
[ VARIAZIONE % ANNUA ]
I prezzi delle case americane continuano a scendere. A maggio (ultima rilevazione)
avevano raggiunto il livello dell’agosto 2004. L’indice S&P/CaseShiller, che misura
il mercato immobiliare nelle prime 20 città Usa, in un anno è calato del 15,8%
Flettersi e fluttuare,
in mezzo le persone
All’inizio di agosto il ministro del Tesoro Usa, Henry
Paulson, ha annunciato che non interverrà con ulteriori rifinanziamenti alle due società. Aprendo la porta agli speculatori e mettendo la sordina alle critiche
dei cantori del libero mercato, come il premio Nobel
per l’economia Edmund Phelps, che, in un’intervista
su La Stampa, suggerisce di lasciar fluttuare i mercati,
lasciare che l’occupazione fletta perché si tratta della
fine del boom immobiliare, nient’altro che “uno sviluppo strutturale” che corregge la sopravvalutazione
delle case.
La soluzione quindi - suggerisce Phelps - sta nell’approfittare del rallentamento delle attività per
“concentrarsi sulle riforme strutturali di base”. Purtroppo l’intervistatore non ha chiesto a Phelps di chiarire a quali riforme pensasse e l’economista (con una
deformazione professionale tipica della categoria)
non considera che nelle “flessioni e fluttuazioni” del
mercato ci sono le persone.
12
6
0
–6
I piromani che vogliono
riscrivere le leggi
2008
2006
2004
2002
2000
–18
1998
–12
1996
do del 2007. Si tratta del quarto trimestre in rosso consecutivo: in un anno Freddie Mac ha cumulato un buco
da 4,6 miliardi di dollari. L’istituto ha fatto sapere di aver
avviato procedure di pignoramento su ben 22 mila proprietà immobiliari. E prevede di perdere fino al 26% del
valore di ciascun mutuo erogato. Mentre le insolvenze
aumentano è stato deliberato un taglio del dividendo
dell’80 per cento.
Fannie Mae ha chiuso i conti del secondo trimestre
con una perdita di 2,3 miliardi di dollari (2,54 dollari per
azione) anche se le stime del mercato erano decisamente più caute, orientate per una perdita di 0,70 dollari. Nel
primo trimestre le perdite erano state di 2,2 miliardi,
contro un utile di 1,8 miliardi nello stesso periodo dell’anno precedente.
18
1994
S
lavoro degli Usa, ma dava garanzie e stipendi annui pari a 60 mila dollari attuali, mentre Wal-Mart, l’attuale
più grande datore di lavoro del mondo, retribuisce i
suoi dipendenti con circa 17.500 dollari l’anno. Freddie Mac viene creata nel 1975, sempre dal Congresso;
il suo nome completo è Federal Home Loan and Mortgage Corporation.
Il meccanismo con cui operano le due agenzie è lo
stesso: comprano mutui già emessi da istituti finanziari
e cartolarizzano il debito raggruppandolo in emissioni
di maxibond, poi spezzettati in obbligazioni acquistate
dagli investitori.
FONTE: STANDARD & POOR’S E FISERV
CASE: CADUTA SENZA FINE, SI TORNA AI PREZZI DEL 2004
Limitare la crescita speculativa del valore delle case. È la lezione che ci arriva dalla crisi immobiliare Usa, da rimettere al centro dell’agenda politica per non vivere nuovi crack.
ONO LE DUE GIGANTESCHE CENTRALI AMERICANE DEI MUTUI,
Fannie Mae e Freddie Mac, il metro per capire la portata e la pericolosità della grande crisi finanziaria partita dagli Stati Uniti. Con quei nomi da
mucche da gran premio, i due enti paradi Paola Baiocchi
governativi portano in pancia numeri da
paura: bond in circolazione per 5 mila miliardi di dollari che coprono circa la metà dei 12 mila miliardi di
prestiti immobiliari erogati. I loro bond corrispondono a più di un terzo del Pil statunitense (14 mila miliardi) mentre il debito federale, tra titoli pubblici
FILM
emessi (5300 miliardi) e impegni previdenziali o altro
(4300 miliardi), rappresenta meno del doppio del valore globale dei bond Fannie e Freddie. Una mostruosità per dimensioni (il fallimento Bear Stearns era da
29 miliardi), un bilancio federale dentro il bilancio federale, una mina vagante all’interno dell’economia
I.O.U.S.A.
egemone nel mondo, a cui mettere mano con cautela,
One nation.
perché il suo salvataggio potrebbe raddoppiare il deUnder stress.
In debt.
bito degli States.
.
NUMERI
I momenti di crisi, sostiene Naomi Klein in Shock Eco1.600
nomy, l’ascesa del capitalismo dei disastri, sono i miglioMILIARDI DI DOLLARI
ri per far passare i provvedimenti più antidemocratici,
Il valore totale
della capitalizzazione
con la tattica dello Shock and Awe, “colpire quando tutpersa nell’ultimo anno
ti sono sotto shock”. Per studiare la cura della crisi di
(al 1 agosto 2008)
Freddie Mac e Fannie Mae, il Tesoro americano ha asdai titoli del settore
bancario.
segnato una consulenza alla banca di investimenti
Morgan Stanley: come chiamare il piromane a spegnere il fuoco, scrive su Il Sole 24 Ore Donato Masciandaro, professore di Economia della regolamentazione finanziaria all’università Bocconi di Milano, riferendosi
al ruolo della Fed, ma anche di Fannie e Freddie, nella crescita dell’indebitamento privato e nella “tracimazione” della leva finanziaria. Limitare la crescita
speculativa del valore delle case, considerandole solo
un bene primario è l’obiettivo
VOLUME DEI MUTUI USA [ IN MIGLIAIA DI MLD DI $ ]
da rimettere al centro dell’agenda politica per risolvere la
6.880
6.000
crisi finanziaria. «Che non può
5.000
essere affrontata da un solo
4.000
Paese – afferma il sociologo te3.000
desco Ulrich Beck - ma deve
2.000 3.000
passare attraverso una regola2.200
1.000
zione transnazionale tra Stati,
FANNIE MAE
ALTRI
0 FREDDIE MAC
perché anche i fautori del libe-
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ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
FONTE: THOMSON DATASTREAM E OFHEO
Fannie Mae e Freddie Mac
Mutui a colazione
accumulato scommesse finanziarie in strumenti derivati per
676.000 miliardi di dollari. Dodici volte il valore dell’economia
reale mondiale. Bastano piccole scintille, per farlo saltare in aria.
Dalla politica e dai mercati stanno arrivando le prime, timide,
ammissioni di colpa, le prime proposte di riforma. La strada da percorrere è questa: per ripartire servono nuove regole, capaci di sgonfiare il ventre abnorme del mostro finanziario. Altrimenti, dopo periodi di tregua sempre più brevi, tornerà inevitabilmente a colpire.
1992
C’è una via di uscita alla crisi? Per ora sembrerebbe di no. Probabilmente perché si stanno cercando le soluzioni nei posti sbagliati. Dalla fine degli anni ottanta la Fed risponde alle crisi finanziarie abbas-
mondo fosse veramente cambiato», ha dichiarato Larry Fink, direttore del gruppo finanziario BlackRock. «Si è creata una fiducia incrollabile nel capitale intellettuale di Wall Street, supportata dal fatto che le
banche per anni hanno continuato a guadagnare tantissimo».
Poi la fiducia è crollata. Le banche centrali hanno risposto all’incendio gettando benzina sul fuoco, cercando di placare la fame
del mostro con bocconi sempre più grandi. Ma il mostro è ormai
fuori controllo. E ha sempre più fame. Negli ultimi dieci anni ha
1990
È ora di affamare il mostro
sando i tassi di interesse e iniettando liquidità. La cosiddetta “Dottrina Greenspan” ha sempre permesso ai mercati di ripartire. Sicuri che
la banca centrale americana sarebbe sempre intervenuta a togliere le
castagne dal fuoco, i grandi operatori finanziari hanno continuato a
innovare, inventando scommesse sempre più sofisticate.
I rischi sono stati spezzettati, impacchettati, spediti in ogni angolo del mondo, con l’illusione che sarebbero diventati sempre più piccoli, fino quasi a scomparire. «La gente ha cominciato a credere che il
1988
avevano puntato sulla nuova bolla stanno realizzando per compensare, almeno in parte, le perdite subite sui subprime e poi sui
mercati borsistici.
| dossier | mercati in caduta libera |
| valori | 21 |
| dossier | mercati in caduta libera |
ro mercato manifestano sempre più esplicitamente il
dubbio che dopo il collasso del comunismo sia rimasto soltanto un avversario della libera economia di
mercato – ossia la libera economia di mercato senza
briglie - che ha dimenticato le sue responsabilità per
la democrazia e la società e agisce esclusivamente in
base al principio della massimizzazione dei profitti a
breve termine».
Lo strapotere della finanza ha creato instabilità e una distribuzione iniqua del reddito.
E perché la crisi
non sembra di facile soluzione? Non possiamo rispondere a queste domande senza capire le dinamiche della
finanziarizzazione, cioè il dirottamento
di Andrea Fumagalli
del risparmio delle famiglie sui titoli
e Stefano Lucarelli*
azionari. L’economia americana dopo
gli anni Ottanta è caratterizzata dal processo di liberalizzazione dei mercati e dalla conseguente esplosione di nuovi strumenti di investimento.
La valutazione borsistica diventa il principale indicatore economico, la
chiave che governa tanto l’investimento quanto il consumo (attraverso l’effetto ricchezza, vedi GLOSSARIO ). Questo fenomeno apre la strada a
scenari inediti. Se la finanziarizzazione è molto sviluppata, cioè se la ric-
P
INCONTRI
SU QUESTI TEMI E DOMANDE, il 12 e 13 settembre presso la Facoltà di Scienze
Politiche a Bologna, si terrà un incontro di riflessione e discussione organizzato
dalla rete Uninomade Italia, un network di studiosi e ricercatori.
PROGRAMMA
VENERDÌ 12 SETTEMBRE
Crisi della finanza, trasformazioni della democrazia, critica della politica.
Seminario di studio
Ore 10-13
Dinamiche e crisi dei mercati finanziari
Introduce: Sandro Mezzadra (Università di Bologna)
Christian Marazzi (SUPSI – Lugano)
Andrea Di Stefano (direttore della rivista «Valori»):
Crisi finanziaria e leva finanziaria tra banche centrali e fondi sovrani
Discussant: Adelino Zanini (Università di Ancona)
Ore 15-18
Le conseguenze sociali della crisi finanziaria
Introduce: Federico Chicchi (Università di Bologna)
Carlo Vercellone (Università di Paris I – Sorbonne)
Stefano Lucarelli (Università di Bergamo): Il biopotere della finanza
Discussant: Andrea Fumagalli (Università di Pavia)
SABATO 13 SETTEMBRE
Ore 10-14
Scenari politici nella crisi finanziaria. Discussione generale
Introducono: Sandro Mezzadra (Università di Bologna)
Toni Negri (Uninomade, Venezia)
Interverranno tra gli altri: Beppe Caccia, Federico Chicchi, Sandro Chignola,
Alessandro Pandolfi, Tiziana Terranova, Benedetto Vecchi, Matko Mestrovic.
| 22 | valori |
ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
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VARIAZIONI DEGLI INDICI AZIONARI NELL’ULTIMO ANNO [ AL 18 AGOSTO 2008 ]
LONDRA
FTSE 100
.
La fine della crisi
comincia dal basso
ERCHÉ I MERCATI SONO DI NUOVO IN CRISI?
IL TONFO DELLE BORSE MONDIALI
–13,80%
PARIGI
CAC 40
NEW YORK
NASDAQ
–3,51
chezza delle famiglie dipende più dalla quota di reddito proveniente dai
mercati finanziari che dal salario, una moderazione salariale, che favorisce la redditività delle imprese quotate in borsa, può favorire i consumi delle famiglie (arricchite dall’investimento in Borsa) anche in presenza di salari reali decrescenti. Questo fenomeno capovolge le relazioni
fra la sfera reale e la sfera finanziaria, mettendo in crisi il paradigma fordista-keynesiano: il nesso tra produttività, salario reale (e quello produzione) e consumo di massa. In pratica, la dinamica borsista finisce per
rimpiazzare il salario come fonte di crescita.
Le magnifiche sorti della borsa
Nel periodo 1993-2000, la borsa di New York esplode verso l’alto. Si afferma un regime di accumulazione guidato dalla finanza e strettamente connesso alle innovazioni nel campo delle tecnologie informatiche
(la cosiddetta new economy). In questo regime di accumulazione si sviluppano forme di remunerazione legate al rendimento in borsa delle
imprese: il fenomeno delle stock options per i manager ma anche per
molti quadri intermedi coinvolge anche i fondi pensione e di investimento che si convincono che la remunerazione in azioni possa assicurare una maggiore attenzione alla “creazione di valore” per l’azionista.
Queste forme di remunerazione in realtà si sono tradotte in gravissime
manipolazioni dell’andamento delle quotazioni, come certificato da decine di inchieste giudiziarie, alcune sfociate in pesanti condanne per i
manager coinvolti. Di fatto in assenza di un’adeguata politica di redistribuzione il sistema viene condotto all’instabilità. Oltre a distribuire in
modo diseguale i nuovi redditi borsistici, il ponte di comando della new
economy li crea distruggendo salario e stabilità occupazionale, in linea
con un nuovo senso comune: per creare valore azionario bisogna promuovere processi di ristrutturazione aziendale, delocalizzazione, outsourcing, fusione e acquisizione. I capitali necessari a queste ristrutturazioni sono di fatto sottratti alla remunerazione della forza lavoro.
La crisi del marzo 2000, con lo scoppio della bolla della new economy, alimenta una nuova fase di crescita della finanziarizzazione. Mentre i mercati scendono, la Fed aumenta straordinariamente la liquidità
a disposizione delle borse. Il 97% della popolazione americana, colpita dall’abbassamento dei salari, riesce a conservare il proprio tenore di
vita grazie al rialzo del prezzo degli immobili, alla generosità con cui
funziona il mercato del credito americano e al basso prezzo dei manufatti importati dall’Asia. Nel 2003 le borse cominciano a riprendersi,
ma solo grazie al boom del mercato degli immobili. Dopo aver esaurito le prospettive e le aspirazioni dei salariati vendendo loro i sogni del-
NEW YORK
NYSE
MOSCA
MICEX
TOKIO
NIKKEY 225
–13,30%
FONTE: BLOOMBERG
| dossier | mercati in caduta libera |
–13,80%
FRANCOFORTE
DAX
–12,81%*
–17,06%
–10,13
+2,67
MADRID
IBEX 100
MILANO
S&PMIB
HONG KONG
HANG SENG
BOMBAY
SENSEX
–17,98%
–25,43%
–29,79%
SINGAPORE
STRAITS TIME
–9,38
+9,82%*
SHANGAI
SE COMP
SAN PAOLO
BOVESPA
+5,08%
Tutti i rendimenti sono in valuta locale senza reinvestimento dei dividendi tranne:
* Rendimenti total return con il reinvestimento dei dividendi
–50,18%
JOHANNESBURG
TOP 40
le borse, comincia la vendita di un altro sogno: la casa acquistabile con merciale quasi 100 dollari di scambi finanziari, ciò che avviene nei
il denaro concesso a credito: un credito infinito e a forte rischio di in- mercati finanziari non può non avere immediati effetti sull’economia globale. L’inflazione da finanza necessiterebbe quindi di un insolvenza (ecco comparire i subprime).
tervento di regolazione dall’alto dei mercati finanziari che oggi appare di difficile realizzazione: le autorità monetarie e politiche
Un nuovo ciclo di lotte sociali
La crisi dell’agosto 2007 arriva dopo un periodo di forte espansione del preposte al controllo e alla regolazione sono le prime a sostenere le
credito immobiliare: la finanziarizzazione per funzionare ha infatti bi- attività speculative per evitare una crisi degli stessi mercati finanziasogno di includere un numero crescente di economie domestiche nel- ri, che avrebbe ripercussioni drammatiche.
I fattori di instabilità sono così destinati ad acuirsi, a meno che tala creazione di valore. Oggi però, nel mezzo della crisi, i fattori di instabilità stanno aumentando. Gli interventi di politica economica sia le regolazione non venga imposta da vincoli che sorgano da un pronegli Stati Uniti che in Europa non sembrano adeguati alle novità ap- cesso di pressione dal basso. Alcuni segnali di resistenza, seppur ancoportate dall’attuale situazione. Alle tensioni presenti sui mercati finan- ra embrionali, sono già presenti: nuove concezioni di azione sindacale
ziari si aggiunge l’instabilità dei prezzi. Ma l’inflazione, che in Europa legati al web 2.0, la nascita di agenzie per il conflitto sul lavoro precaè tornata a superare il 4%, non è né inflazione da domanda, né infla- rio, forme nuove di agitazione culturale sparse un po’ in tutto il monzione da salari. Si tratta piuttosto di un’inflazione trainata dalla specu- do. Non sarà nell’immediato, ma è comunque chiaro che un nuovo cilazione finanziaria sulle materie prime (alimentari e non). Un’inflazio- clo di lotte è destinato ad aprirsi nel prossimo futuro, magari nell’arco
ne da finanza. Un fenomeno del tutto nuovo, rispetto al quale le dei prossimi sette anni.
manovre sui tassi d’interesse non riescono ad incidere.
L’inflazione da finanza conferma che i mercati finanziari svol- * Andrea Fumagalli è docente di economia politica all’Università
gono un ruolo “reale” nell’economia, non sono affatto neutrali. A
degli Studi di Pavia. Stefano Lucarelli è professore associato di scienza
fronte di una situazione che vede per ogni dollaro di scambio comdelle finanze all’Università di Bergamo.
.
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ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
| valori | 23 |
AGO 1929
MAR 1933
Grande
depressione,
fallimenti
bancari
e industriali
a catena,
crack
della borsa
100.000
10.000
1.000
NOV 1948
OTT 1949
FEB 1945
OTT 1945
MAG 1937
GIU 1938
APR 1960
FEB 1961
APR 1960
FEB 1961
DIC 1969
NOV 1970
NOV 1973
MAR 1975
La prima crisi
petrolifera
e le spese
per il Vietnam
portano
gli Usa alla
stagflazione
LUG 1981
NOV 1982
La stretta
monetaria Usa
per combattere
l’inflazione
porta a una
fase recessiva
1985
1975
1965
1955
1945
1935
1925
LUG 1990
MAR 1991
La crisi
delle borse
dopo
lo scoppio
della bolla
internet
causa una
breve fase
recessiva
in Usa
La caduta
dei Junk
Bonds
e il Credit
Crunch
provocano
il calo
del 25%
del Pil Usa
100
10
MAR 2001
NOV 2001
DERIVATI SCAMBIATI NEL MONDO
Dicembre 2007: 676.600 mld di $
I dati fanno riferimento al valore
nozionale dei derivati
MERCATI
REGOLAMENTATI
12%
CRESCITA DERIVATI NEGOZIATI OTC
I dati fanno riferimento al valore
nozionale dei derivati
600
595,0
500
516,4
400
414,3
369,5
300
297,7
OTC (OVER THE COUNTER)
200
88%
100
2005
1.000.000
LUG 1953
MAG 1954
Recessione
dopo
la guerra
di Corea,
dovuta
a politiche
monetarie
restrittive
e agli alti
tassi
1995
OTT 1926
NOV 1927
[ BASE 1925 = 100 ]
0 DIC 05 GIU 06 DIC 06 GIU 07 DIC 07
Over the counter: speculazione impunita
I mercati fuori dalle borse sono difficilmente controllabili. Per gli operatori più spericolati è un ambiente ideale dove il valore dei derivati sfiora i 600 mila miliardi di dollari.
e mezzo mondo da comprare”, ripetono i guru delle tecniche di vendita. Ma, se è
evidente che il mondo è grande, è altrettanto ovvio che
le piazze regolamentate risultano troppo piccole
per contenerlo. Nascono così le zone franche di
di Matteo Cavallito
scambio semi-invisibili e, per questo, particolarmente attraenti per la finanza: i mercati Over the counter
(OTC), vere e proprie “borse fuori dalle borse”.
A costituire l’OTC è qualsiasi negoziazione che avvenga al di fuori dei circuiti ufficiali di Borsa. Lo sviluppo
della telematica ha permesso di annullare le distanze,
aprendo la strada a una miriade di piazze virtuali dove
una telefonata o un input informatico possono spostare
titoli per milioni di dollari. Gli Stati Uniti sono stati dei
precursori: nel 1990 hanno inaugurato l’Otc Bulletin
Board, un sistema di contrattazione elettronica che avrebbe ispirato nove anni dopo il suo gemello, il Pink Sheets.
Nei mercati Over the counter possono teoricamente trovare spazio tutti i titoli non quotati nelle borse ufficiali. Possono esserci azioni in attesa di debutto a Wall Street, ma
anche titoli rischiosi con un rating particolarmente basso.
Una popolazione piuttosto varia, insomma, con un’unica caratteristica in comune: una diffusa deregolamentazione che spazia dall’assenza di modalità standard di
“C’
È MEZZO MONDO DA VENDERE
scambio alla mancanza di obbligo informativo. Quest’ultimo punto rappresenta oggi il problema numero uno.
Senza regole, i derivati sguazzano
Verificare la liceità delle operazioni OTC è spesso impossibile e gli speculatori possono assumere posizioni distorsive nell’assoluta impunità. Il problema si aggrava
notevolmente quando nel contesto Over the counter si inseriscono i titoli derivati, di per sè dotati di maggiore volatilità e, per questo, inclini alla speculazione. Gli ultimi
dati resi noti dalla Banca dei Regolamenti Internazionali hanno stimato in 596 mila miliardi di dollari il valore
complessivo del mercato dei derivati OTC, un nozionale
senza eguali superato solo dall’omologo di borsa (692 mila miliardi, +30% rispetto alla fine del 2006). È evidente
che una simile esposizione continua a rappresentare una
colossale anomalia, contro la quale i regolatori possono
fare ben poco. I derivati, che funzionano come “assicurazione” d’investimento, possono essere costruiti potenzialmente su qualsiasi cosa, dalle valute agli indici, dalle
obbligazioni alle materie prime. L’apporto di operazioni
speculative trasforma i derivati in vere e proprie scommesse, ma, a differenza di quanto accade in un’agenzia
di bookmakers (dove il rendimento promesso, cioè la
quotazione, è facilmente controllato e modificato in base alla domanda e la crescita di puntate sospette può indurre i gestori a sospendere il “titolo”), in un mercato
OTC non c’è la possibilità di bloccare un’impennata di
puntate sul fallimento di una società da parte, ad esempio, dei sottoscrittori di credit default swaps (CDS).
Un tentativo di arginare il problema
Molti osservatori americani hanno attribuito alla speculazione OTC sulle materie prime la responsabilità del
rialzo dei prezzi nel comparto energetico e alimentare.
Le autorità Usa hanno provato a estendere il proprio potere di controllo sulle piattaforme virtuali. A giugno il
Wall Street Journal ha riferito di un accordo siglato tra la
Commodity Futures Trading Commission e la Financial Services Authority britannica per ricevere aggiornamenti sui
movimenti sospetti in atto presso l’Inter Continental Exchange (di base a Londra) e sul raggiungimento di livelli
speculativi assimilabili a quelli fissati per il NYMEX di
New York. È un inizio ma ancora non basta. La Casa
Bianca si rifiuta di approvare l’abolizione dell’Enron
Loophole (Valori n. 61, luglio-agosto 2008) che garantisce ampia libertà agli operatori finanziari dell’energia. La
strada da percorrere resta ancora molto lunga.
.
Contro la crisi, tassi alti e tasse basse
La politica monetaria deve andare contro vento: essere restrittiva di fronte a una rapida crescita del credito (lo sostiene anche Draghi). Ma serve anche una politica fiscale espansiva.
di Alberto Berrini*
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«L
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A PROTRATTA ESPANSIONE MONETARIA NEGLI STATI UNITI e in altri Paesi si è
propagata alle maggiori economie emergenti a causa del sostanziale ancoraggio del loro cambio al dollaro. La fragilità dei mercati ha
trovato origine in un terreno regolamentare lacunoso e si è ampliata per gli incentivi perversi che hanno alimentato la crescita tu-
multuosa dell’industria finanziaria. Ma la sua radice, come quella
della stessa debolezza del dollaro, sta anche in politiche monetarie
troppo accomodanti».
Le parole sono di Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia,
tratte dal suo intervento all’assemblea dell’ABI (Associazione Ban-
FONTE: BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI
LE RECESSIONI NEGLI USA E L’ANDAMENTO DELL’INDICE S&P 500, DELLE 500 AZIENDE STATUNITENSI A MAGGIORE CAPITALIZZAZIONE
FONTE: BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI
| dossier | mercati in caduta libera |
GLOBAL FINANCIAL DATA, NIBER, WEGELIN & CO.
| dossier | mercati in caduta libera |
LO STRANO DESTINO
DEI CRT
VALUTAZIONI ERRATE, scarsa trasparenza ed eccessiva complessità
hanno permesso al credito strutturato e ai prodotti di trasferimento
del rischio (credit risk transfer – CRT) di svilupparsi in modo inadeguato
tra il 2005 e il 2007 aprendo la strada a quella crisi che tuttora
attanaglia il mercato globale. È la conclusione raggiunta
dal Joint Forum del Comitato di Basilea nel rapporto “Risk Transfer Developments from 2005 to 2007”, reso pubblico a fine luglio dalla
Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI). Un destino beffardo quello
che ha accompagnato i CRT, trasformandoli da strumenti “assicurativi”
in veri e propri veicoli di contagio nell’epidemia subprime, pur
non evidenziando responsabilità dirette in quel colossale investimento
fallimentare che è stato il mercato dei mutui Usa. Un mercato che, a ben
vedere, sembrava evidenziare fin da subito preoccupanti anomalie.
Gli standard di sicurezza dei mortgage (mutui), si sottolinea
nel rapporto, risultavano spesso inadeguati soprattutto a causa di gravi
carenze informative come quelle, ad esempio, relative alle garanzie
patrimoniali dei sottoscrittori. È stato così che l’ingresso sulla scena
di derivati CRT come le Collateralized Debt Obligations (CDOs) sulle AssetBacked Securities (ABS) ha fatto aumentare paradossalmente proprio
il livello del rischio, incrementando la complessità dei prodotti in gioco.
Siamo alla fine del 2006 e il collasso è dietro l’angolo. Gli scarsi
rendimenti dei CDOs (che si erano sobbarcati i rischi) si accompagnano
alla recessione che, proprio in quel momento, travolge il mercato
immobiliare. Gli investitori che avevano puntato sui CRT cercano
di ritirarsi dal mercato attingendo alla propria liquidità bancaria e così
gli istituti che avevano emesso ampi quantitativi di CDOs si ritrovano
a patire un’inaspettata carenza di fondi o, per dirla con il Joint Forum,
a vivere il passaggio da un “fenomeno di credito ad uno di liquidità”.
Il meccanismo è assodato, dunque, ma qual è in definitiva
la causa ultima del disastro? Per gli analisti del JF non ci sono dubbi:
gli investitori (comprese le principali banche d’affari del mondo)
avrebbero sottostimato i rischi, facendo un eccessivo affidamento
ai giudizi, per loro natura parziali, delle agenzie di rating. Queste
ultime, è bene ricordarlo, si limitano a certificare la qualità
di un credito senza esprimere previsioni circa l’andamento del mercato
sul quale i prodotti derivati vengono costruiti. È un fatto noto eppure
le banche non sembrano essersene accorte in tempo utile, preferendo,
per usare un espressione da economia industriale, “deverticalizzare”
l’analisi del rischio all’insaputa delle stesse agenzie di rating.
E le conseguenze? Ironicamente a pagare lo scotto di mercato
potrebbero essere le obbligazioni del tipo “Collateralized Loan”
e “Collateralized Debt” che, allo stato attuale, rischiano addirittura
di sparire. Alle società del settore, invece, spetterà l’onere
di sviluppare strumenti di analisi più accurati per incrementare il livello
di trasparenza da offrire agli investitori. Nel frattempo, ha sottolineato
la BRI, il comportamento di questi ultimi ha evidenziato “un cauto
ritorno della tolleranza verso il rischio”.
M.C.
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| dossier | mercati in caduta libera |
una più alta inflazione, i cui danni sociali sono già sotto gli occhi di
tutti. È un fatto che il tasso di riferimento statunitense al 2%, ampiamente negativo in termini reali, stia destabilizzando, attraverso la
debolezza del dollaro, l’economia mondiale. Al contrario io condivido l’idea della BRI che la politica monetaria debba “andare contro
vento”: essere restrittiva di fronte a una preoccupante combinazione
di rapida crescita del credito e delle quotazioni di borsa. Insomma, a
differenza di quanto comunemente si crede, lo scontro Fed–Bce non
riguarda la diversa priorità che le due banche centrali attribuiscono a
crescita ed inflazione. Il punto controverso è piuttosto il rapporto tra
la politica monetaria e l’inflazione finanziaria, ossia il rapporto tra
Banche Centrali e bolle. L’evoluzione dei mercati finanziari impone
un nuovo approccio alla politica monetaria. L’odierna crisi finanziaria ha evidenziato, al di là di ogni possibile dubbio, che è necessario
contrastare una crescita troppo rapida del credito: un eccessivo aumento della leva finanziaria è alla base degli attuali squilibri. E le Banche centrali hanno sicuramente la responsabilità di non aver prestato sufficiente attenzione a tale fenomeno. È lo stesso Draghi, nel
passaggio citato, a denunciare la fragilità del sistema finanziario. Ma
tale fragilità ha una connotazione endogena, cioè dipende dalla tendenza delle singole unità (gli operatori che compongono il sistema
finanziario) ad adottare comportamenti e strutture di finanziamento dal carattere fortemente speculativo, con un eccessivo livello di indebitamento. Dunque, in ultima analisi, il grado di fragilità dipende
dal livello di leverage (indebitamento rispetto al capitale) raggiunto
dal sistema finanziario. Il grado di leverage, oltre che dalla propensio-
- 0,25
10 aprile 2008
2,75
+ 0,25
13 sett. 2007
VALUTAZIONE ATTRAENTE
10
0
FONTE: CLARIDENLEU
5
2007
Banca d’Inghilterra
* Economista, ha scritto “Le crisi finanziarie – oltre la cronaca”,
editrice Monti, 2007
20
2005
30 aprile 2008
2003
- 0,25
.
SOPRAVVALUTAZIONE
30
2001
2
È L’INDICATORE EMPIRICO per valutare se conviene investire in borsa. Si ottiene
sommando il p/e (rapporto tra il prezzo del titolo e gli utili della società) dell’indice S&P
500 e il tasso di inflazione americana. Se è superiore a 20, il mercato è sopravvalutato
(non conviene investire). Se è inferiore a 20, è sottovalutato (conveniente), se è attorno
a 20, è correttamente valutato. Oggi il p/e dell’S&P 500 è 16, il tasso di inflazione
statunitense 4,2%. La somma è 20, quindi non c’è da aspettarsi un granchè dalla Borsa.
1999
Fed – Federal Reserve (Usa)
Banca Nazionale Svizzera
DATA
1997
3 luglio 2008
1995
+ 0,25
1993
ULTIMA VARIAZIONE
4,25
A tutti questi ragionamenti si potrebbe obiettare che non tengono in
considerazione l’altro aspetto su cui impatta la politica monetaria: la
crescita. Ma di sviluppo si dovrebbero occupare principalmente i governi attraverso una politica economica (fiscale) espansiva, non le Banche Centrali con il controllo dell’offerta di moneta. Nei periodi di crisi, una politica fiscale espansiva dovrebbe accompagnare una politica
monetaria necessariamente restrittiva, perché volta al controllo dell’inflazione e della stabilità finanziaria. Per rilanciare la crescita non serve quindi una “nuova” leva finanziaria, ma piuttosto una “vecchia” leva fiscale, che rilanci la domanda a partire dai consumi dei ceti più
deboli. È per questo che si parla troppo e solo di politica monetaria. Perché non si vuole tornare a discutere di distribuzione del reddito. Un
vero tabù per le politiche liberiste. Un tema che, però, va affrontato con
urgenza se si vuole dare una risposta duratura all’attuale crisi.
LA REGOLA DEL 20 (PER LA BORSA DI WALL STREET)
1991
TASSO ATTUALE
Bce – Banca Centrale europea
Torniamo alla leva fiscale
Pa. Bai.
1989
I MOVIMENTI DELLE BANCHE CENTRALI
FONTE: IL SOLE 24 ORE
Questa “scuola”, ancora una volta, rischia di affrontare il problema
dei “cattivi debiti” utilizzando un’ulteriore espansione del credito e
FINO AD OGGI NARVIK, comune norvegese di 18 mila abitanti,
era ricordata dagli esperti di storia per la battaglia navale
combattuta nel suo fiordo durante la Seconda guerra mondiale,
ed era conosciuta dai filatelici per un francobollo francese
emesso nel 1952 in ricordo dello scontro. Ora è nota per aver
massicciamente investito in prodotti ad alto rischio “loan limon”
e per aver perso, a causa dei subprime, 25 milioni di dollari,
un quarto del bilancio comunale. Tanto da aver annunciato
al Guardian che saranno costretti a tagliare la spesa sociale almeno
per i prossimi quattro anni.
Assieme a Narvik altri sette comuni del Circolo Polare Artico sono
caduti nella trappola dei prodotti finanziari della banca statunitense
Citigroup, commercializzati dal brooker norvegese Terra Securities,
fallito dopo la revoca della licenza da parte dell’autorità di controllo,
per non aver informato gli amministratori pubblici dei rischi (erano
convinti di comprare titoli norvegesi al 100 per cento).
La battaglia legale è in corso, ma la notizia in tutto ciò è che
il governo norvegese non ha nessuna intenzione di intervenire: «Non
siamo un’assicurazione politica per gli amministratori che prendono
cattive decisioni» ha affermato il premier laburista Jens Stoltenberg.
1987
Pompieri contro piromani
ne al rischio degli operatori, dipende dalla disponibilità di credito e
dunque ha a che fare con le politiche monetarie delle Banche centrali e, in particolare, con la struttura dei tassi di interesse che esse impongono alle economie. Del resto “la teoria della Fed” sostiene che è
suo compito raccogliere i cocci dopo che il danno è avvenuto, cioè,
come si dice, “fare pulizia” ex post (dopo). Tutto l’opposto di ciò che
andrebbe fatto: intervenire ex ante (prima).
AL CIRCOLO POLARE ARTICO
NON TI FIDARE DEI CREDITI AL LIMONE
1985
caria Italiana) del 9 luglio scorso. Sono parole che pesano come macigni in ciascuna
delle tre frasi citate.
Nella prima si accenna ad un sistema monetario internazionale in cui i rapporti di
cambio delle singole valute sono ben lontaAlberto Berrini
ni dal costituire un elemento di riequilibrio
Le crisi finanziarie,
tra le varie economie nazionali, come invece
oltre la cronaca
dovrebbe essere secondo il credo liberista.
Editrice Monti
2007
Piuttosto sono l’espressione dell’incapacità
di governare la globalizzazione che la stessa
politica neo-liberista ha prodotto. Nella seconda si denuncia
l’assenza di un’adeguata regolamentazione dei mercati finanziari
che, in un contesto di frenetica innovazione finanziaria, ha determinato la fragilità dei mercati stessi. Ma è l’ultima frase che più sorprende: un’accusa precisa ed esplicita alla politica monetaria dell’ex
governatore della Federal Reserve (la Banca Centrale USA) Alan
Greenspan. Il riferimento è al passato. Ma il tema riguarda come uscire dall’attuale crisi finanziaria perché vi sono due scuole a confronto. La “scuola BRI” (Banca dei Regolamenti Internazionali, ossia la
Banca delle Banche Centrali) che annovera tra i suoi adepti principali
Bce (Banca centrale europea) e Banca del Giappone. E la “scuola Fed”.
LIBRI
Quasi il 50% degli operatori
che lavorano sul mercato
dei futures petrolifero hanno
un profilo puramente speculativo,
secondo la commissione
di controllo Usa che per anni
è stata mantenuta nell’oblio
Contro la leva nuove regole per derivati e opzioni
A partire dal petrolio, dove il mercato dei future è cresciuto di 1.000 volte rispetto agli anni Settanta, si moltiplicano le proposte di riforma. In Italia la Cisl ha preparato una piattaforma che sarà lanciata in autunno.
BBASSIAMO LA LEVA. La finanza mondiale in meno di
vent’anni ha prodotto un gigantesco castello di carte
che rischia di franare ad ogni puntura di spillo: tra derivati e prodotti assicurativi che dovrebbero garandi Andrea Di Stefano tire dai rischi derivanti dal debito delle grandi
aziende (i famigerati credit default swap), sono in
circolazione almeno 700.000 miliardi di dollari, oltre 10
volte il prodotto interno lordo di tutto il mondo. È arrivato il momento di mettere fine alle dinamiche più perverse, restituendo al regolatore il ruolo fondamentale di
argine nei confronti di quella che i più benevoli chiamano “euforia irrazionale” dei mercati e che molto più
concretamente sembra essere, a tutti gli effetti, la vera
emergenza per il sistema economico mondiale.
A
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Andiamo verso una situazione nuova, caratterizzata
da una domanda crescente, persino degli attori più spregiudicati, di nuove regole che siano in grado di ristabilire la fiducia che, a dispetto di quello che si può pensare,
è il primo carburante per il mondo finanziario. E nel mirino ci sono soprattutto derivati e opzioni.
Dopo anni di oblio la commissione federale Usa, che
dovrebbe vigilare sui contratti future, CFTC, sta preparando un rapporto sulle responsabilità di questi prodotti
finanziari, nati originariamente per proteggersi dalle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime (energetiche ma
non solo), nell’ascesa dei prezzi del petrolio. Un deciso
cambio di rotta rispetto alla cultura del libero mercato
“capace di autoregolarsi” che per anni ha caratterizzato
la CFTC stessa. Le spinte al giro di vite da parte del Congresso e del Senato sembrerebbero in grado di prevalere
sulle pressioni condotte in senso contrario dalle lobbies
di Wall Street preoccupate da un’eccessiva offensiva regolamentare. La CFTC ribatte sottolineando come
l’evoluzione del mercato dei derivati implichi un nuovo
impegno da parte dei supervisori. Il mercato dei futures
petroliferi è aumentato di 1000 volte rispetto agli anni
Settanta ma, nel corso degli ultimi tre decenni, la CFTC
ha visto il proprio personale ridursi di pari passo con il
suo budget che, nel 2007, ha toccato il minimo storico
di 98 milioni di dollari (un decimo di quanto gestito dalla SEC). Lo stesso Wall Street Journal, dopo il crollo delle
quotazioni dei future sul petrolio e la fase di ipervolati-
lità che ha portato a fluttuazioni giornaliere dei prezzi anche di 6 dollari, ha evidenziato che secondo le nuove
analisi gli operatori attivi al Nymex (il mercato delle opzioni di New York) che hanno un profilo eminentemente speculativo rappresentano il 49% di un mercato stimato in 4,78 trilioni di dollari.
In Italia anche la Cisl sta ultimando una proposta di
riforma dei mercati finanziari che contiene una serie di
proposte volte a regolamentare il sistema di derivati e opzioni: dall’obbligo di maggiore trasparenza che permetta
di identificare con ragionevole chiarezza la leva finanziaria utilizzata da ogni singolo operatore all’obbligo di
deposito in percentuale rispetto al volume nozionale dei
contratti siglati.
.
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| inbreve |
| inbreve |
Tesori nascosti nello scrigno del non profit >30
L’impresa sociale è legge. Solo un punto di partenza >33
Enel vuole migliorare il mondo. Per ora lo inquina >38
finanzaetica
MILLANTATA ETICA:
PAX WORLD MANAGEMENT
PATTEGGIA UNA MULTA
CON LA SEC
CHAVEZ VERSO
IL MODELLO
CAIXA
DO BRASIL
NORVEGIA
GLI INVESTITORI
CHIEDONO
STANDARD ETICI
AL SANA
IL BIOLOGICO
INCONTRA LA
FINANZA ETICA
CUBA
L’ONU FINANZIA
11 MILA CONTADINI
CON IL MICROCREDITO
MICROFINANZA
ISLAMICA IN
ESPANSIONE
IN INDIA
Mezzo milione di dollari di multa per non aver
rispettato quei criteri che avrebbero dovuto renderlo
un fondo “etico”. È la conseguenza cui è andata
incontro la Pax World Management Corporation,
la società che gestisce i fondi Pax World. I dettagli
sono stati resi noti a fine luglio con una lettera
pubblica firmata dall’attuale amministratore delegato
della società Joseph Keefe. I fatti si riferiscono
al periodo 2001 – 2005 (quando Keefe, per altro,
non ricopriva il ruolo di ad), l’intervallo di tempo
preso in esame dagli inquirenti della Securities
and Exchange Commission statunitense (SEC)
che nel dicembre 2004 avevano iniziato a indagare
sulla disinvolta gestione della Pax World.
Lo scandalo ha riguardato le operazioni condotte
da due fondi, il Pax World Growth e il Pax World
High Yield che avevano investito in settori
dichiaratamente off-limits come l’alcool, il gioco
d’azzardo, l’esplorazione petrolifera e quella
del gas naturale per un totale di ben 41 securities
incompatibili con i princìpi etici del gruppo.
L’investimento in questi settori, ovviamente,
non è di per sé illegale ma il fatto che un fondo
etico realizzi questo genere di operazioni costituisce
una frode implicita per i suoi investitori che,
si suppone, scelgono di affidarsi al fondo non solo
per via dei rendimenti attesi ma anche per ragioni
di coscienza. La sentenza della SEC, notano
gli osservatori, costituisce un importantissimo
precedente per il mercato americano
dell’investimento responsabile, un segmento
finanziario dal valore di circa 2,7 trilioni di dollari.
Gli operatori del settore sono avvertiti.
Nazionalizzare il Banco de Venezuela
dando vita a una banca “socialista”
che ricalchi il modello della Caixa
do Brasil, una delle principali banche
a vocazione etica del Sudamerica:
è l’obiettivo annunciato in agosto dal
presidente venezuelano Hugo Chávez.
Caixa do Brasil conta oltre 33 milioni
di clienti, provenienti in larga parte
dalle classi più disagiate, e continua
a costituire un modello fortemente
apprezzato tanto per la sua funzione
sociale (aumenta l’erogazione
di microcredito ai più
poveri), quanto per
i suoi successi in campo
finanziario (un turnover
da 93 miliardi di dollari
e profitti in crescita).
Lo sviluppo di un istituto
simile sarebbe certamente
utile al Venezuela, dove
restano molti cittadini
poveri e privi di servizi bancari, anche
per il contributo che potrebbe dare ai
programmi di sviluppo già sostenuti
dal Fonden, il fondo sovrano in cui
confluiscono gli extra profitti del
petrolio. Le perplessità, tuttavia, non
mancano. Santander aveva acquistato
il 93% del Banco de Venezuela nel
1994 sborsando 351 milioni di dollari.
Ad oggi, Caracas dovrebbe spenderne
almeno 1.600, che, sommati al
miliardo di dollari recentemente
versato alla Russia in cambio di armi,
prosciugherebbero parte delle casse
dello Stato rendendo più difficile,
affermano gli osservatori di JP Morgan,
la riacquisizione del debito nazionale.
I principali investitori istituzionali
della Norvegia chiederanno
formalmente alle maggiori
compagnie del Paese di rendere
pubblici i loro standard etici
in merito alle questioni più sensibili
come l’ambiente, i diritti dei
lavoratori e i diritti umani in generale.
L’iniziativa coinvolgerebbe attori
di primaria importanza a cominciare
dal fondo pensione nazionale
(già distintosi in passato
per l’esclusione delle aziende
del settore degli armamenti
dalla lista dei suoi investitori),
che amministra 267 miliardi di euro.
Tra gli altri promotori dell’iniziativa
il Folketrygfondet (che gestisce
25 miliardi di euro di assets per
finanziare il sistema di previdenza
sociale nazionale) e altri operatori
finanziari come Nordea, Storebrand,
KLP e DNBNor. Secondo il portale
Responsible Investor (RI), molti
analisti lamenterebbero tuttora
la propria impossibilità di ricavare
informazioni sufficienti sugli
indicatori chiave della politica
delle imprese nonostante la presenza
di sistemi di monitoraggio già attivi
come la Global Reporting Initiative.
Sempre secondo RI, la European
Federation of Financial Analysts
Societies (EFFAS) sarebbe
in procinto di adottare un sistema
di 30 indicatori base da applicare
alle compagnie allo scopo di poter
disporre di dati certi e comparabili
sul livello etico delle operazioni
condotte da queste ultime.
Anche quest’anno al “Salone
internazionale del naturale”, il Sana,
a Bologna, dall’11 al 14 settembre,
NaturaSì allestirà il supermercato
del bio. Uno spazio di 850 metri
quadrati dove conoscere i prodotti
biologici, oltre 4000, grazie a un
esperto, che accompagnerà gruppi
di visitatori in una passeggiata
all’interno del negozio e illustrerà
il lavoro che sta dietro ai prodotti
biologici. Obiettivo di NaturaSì
è creare un supermercato a impatto
zero. Sarà il tema della tavola
rotonda che si terrà domenica
14 settembre, alle 11, promossa
da NaturaSì, Banca Etica ed Ecor
(azienda leader in Italia nella
distribuzione di prodotti biologici).
«Abbiamo in mente un percorso
in più tappe al termine del quale
“l’impatto zero” dei nostri
supermercati sarà realtà – promette
Roberto Zanoni, direttore generale
di NaturaSì – Ci daremo
appuntamento al Sana 2009
per verificare a che punto siamo».
Il significato attribuito al concetto
di “impatto zero” è ampio
e comprende altri principi come
l’uso cosciente del denaro.
Per questo, al Sana, NaturaSì offrirà
ai visitatori, attraverso un incaricato
di Banca Etica presente all’interno
del supermercato, informazioni
e consigli su un modo più etico
di gestire i propri risparmi
e investimenti. www.naturasi.it
Oltre 11 mila contadini cubani riceveranno
un finanziamento di tipo micro-creditizio dalla Nazioni
Unite nella speranza che possa stimolare lo sviluppo
agrario dell’isola. Lo ha reso noto in estate il quotidiano
ecuadoregno El Telégrafo citando un’intesa tra l’Onu
e l’istituto Obra Social Caja Granada che contribuisce
all’operazione con 130 mila pesos “convertibili”
(circa 90 mila euro). Se andrà a buon fine, il progetto
permetterà agli agricoltori delle province di Las Tunas
e Holguín di ricevere piccoli prestiti a bassi interessi
da restituire in due anni. Secondo quanto specificato
da El Telégrafo, la gestione dei fondi è stata affidata
al Fondo Rotativo para Iniciativas de Desarrollo Local
(FRIDEL), il “braccio finanziario”
del programma di Sviluppo
Umano delle Nazioni Unite
a Cuba. Tuttora frenata
nello sviluppo economico,
la popolazione cubana resta
ostaggio tanto della dittatura
quanto dell’embargo
economico statunitense. Il presidente Raúl Castro
ha annunciato importanti novità in occasione
del prossimo congresso del Partito Comunista Cubano
prefigurando alcune riforme in senso liberale che
non dovrebbero però intaccare il sistema monopartitico
nazionale. L’assemblea generale delle Nazioni Unite
ha più volte approvato a larghissima maggioranza
l’abrogazione del blocco economico all’isola
da parte degli Stati Uniti che, per tutta risposta,
hanno fatto valere il proprio diritto di veto per stoppare
sul nascere la risoluzione.
L’Islamic Business Finance Network
(IBF) ha inaugurato nella provincia
indiana di Orissa un’istituzione
dedicata specificamente
alla promozione di progetti
di microcredito. Si chiama Institute
of Microfinance and Development
(IMAD) e mira a diventare un “centro
di eccellenza per la promozione
della partecipazione e di una
finanza equa, nonché dello sviluppo
di microimprese che costituiscano
uno strumento per alleviare
la povertà”. Sebbene l’India, Paese
nel quale vivono oltre 130 milioni
di musulmani, non sia affatto
insensibile alla finanza islamica,
la diffusione di operazioni
ispirate ai principi della Shariah
ha interessato fino ad oggi una
parte minoritaria della popolazione.
La grande maggioranza dei
musulmani indiani vive in condizioni
di estrema povertà risultando
così esclusa dai tipici servizi
bancari. Lo sviluppo di programmi
di microcredito pensati
esclusivamente per la clientela
islamica più povera rappresenta
quindi un’autentica rivoluzione.
Secondo quanto reso noto dall’IBF,
il piano micro finanziario intende
puntare molto sulla formazione,
una risorsa dalla quale i contadini
sono solitamente esclusi. Accanto
all’iniziativa specifica si collocano
workshop sul microcredito
che interesseranno in questi mesi
le città di Chennai (4-5 ottobre),
New Delhi (11-12 ottobre)
e Mumbai (27-28 dicembre).
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| finanzaetica | misurare l’intangibile |
| finanzaetica |
Tesori nascosti
nello scrigno
del “non profit”
Le imprese “for profit” da anni misurano il valore intangibile che producono: conoscenza, relazioni, reputazione. Elementi
chiave per il terzo settore, che però ancora non quantifica. Sarà il tema chiave alle Giornate di Bertinoro.
Q
di Alessia Vinci
settore” muova circa 40 miliardi di euro all’anno»,
spiega Stefano Zamagni, presidente della commissione scientifica di AICCON (Associazione Italiana per la
promozione della Cultura della Cooperazione e del
Non profit). «Ma è una stima assolutamente al ribasso. È solo una valutazione ai prezzi di mercato dei beni e dei servizi prodotti dalle diverse associazioni, cooperative e imprese sociali. Non considera, ad esempio,
il valore sociale generato dal volontariato. Ci sono
quattro milioni di volontari attivi, che lavorano in
media tre ore a testa alla settimana. Se moltiplichiamo
le ore lavorate da un volontario per un salario orario
minimo, otteniamo una cifra enorme».
Peccato che uno strumento per misurare il valore prodotto dal terzo settore non
esista ancora. «Una lacuna che non è più
tollerabile, con le cooperative sociali, le
fondazioni e le imprese sociali entrate a
produrrebbe un giro d’affari da 1.900 miliardi
pieno titolo nella sfera economica - agdi dollari e darebbe lavoro in media a 48,4
giunge Zamagni -. Basta pensare ai posti di
milioni di persone, il 4,6% della popolazione
lavoro che creano, circa un milione oggi in
attiva (il 14% della forza lavoro nei Paesi Bassi,
Italia. Il paradosso è che il settore “for prol’11,1% in Canada, ma si scende allo 0,8%
fit” da anni applica metodologie pratiche
in Polonia e Romania e allo 0,4% in Messico).
per misurare il valore di fattori come la coIl 56% del personale è pagato, gli altri sono
noscenza o le relazioni, mentre le cooperavolontari. Un settore che risulta in costante
tive sociali, che si basano su questi elecrescita: + 8,1% all’anno, contro una media
menti intangibili, non lo fanno».
del +4,1% dell’economia “profit”. Punte
UANTO VALE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA AGLI ANZIANI, ai disabili o ai malati di Alzheimer? Quanta ricchezza produce l’attività dei volontari sulle ambulanze? O la ricerca sull’aids e sul cancro, il recupero di
minorenni soli, la formazione universitaria
o una qualsiasi delle moltissime attività che
appartengono alla sfera del welfare e che sempre più
vengono affidate al mondo del non profit? Difficile
dare una risposta, di certo non basta cercarla nella
contabilità delle associazioni, cooperative, onlus che
offrono i servizi. «Si calcola che oggi in Italia il “terzo
IL “TERZO SETTORE”
PESA QUANTO LA FINANZA
IL 5% DEL PIL DI UNA NAZIONE generato
dal “non profit”. Un risultato sorprendente
quello ottenuto dal Centro studi sulla società
civile dell’università statunitense John Hopkins
di Baltimora. Soprattutto considerando che
i servizi finanziari producono in media il 5,6%
del Prodotto interno lordo. Lo studio, condotto
da Lester Salamon, ha preso in considerazione
quaranta Paesi sviluppati. Obiettivo: definire
standard comuni per raccogliere dati economici
sul non profit e creare dei “bilanci satellite”
paralleli al bilancio nazionale, che rilevino il valore
di un dato settore. Risultato: il non profit
eccezionali in Repubblica Ceca: +16,6% all’anno,
contro il 6,7% dell’economia nazionale.
www.epc.eu
Paradossi: il “for profit”
valuta la conoscenza...
Gli economisti ne parlano da quasi vent’anni: l’elemento principale che determina il
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VALORIZZARE IL CAPITALE INTELLETTUALE
UNA MARCIA IN PIÙ PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
«IL NOSTRO PAESE SEMBRA AFFLITTO
da un paradosso: tutti gli indici europei
sull’innovazione ci vedono a metà classifica,
in realtà le nostre piccole e medie imprese
hanno un’alta capacità di innovare
e di competere. Lo testimoniano l’aumento
dell’export e la forza di alcuni settori come
il design e la moda. Il fatto è che quegli indici
non tengono conto degli asset intangibili».
Ad affermarlo è Fabio Terragni, presidente
del BIC (Business Innovation Center) La Fucina,
il centro servizi per lo sviluppo e l’innovazione
imprenditoriale di Sesto San Giovanni (Mi),
che opera nella provincia di Milano.
Insieme al professor Stefano Zambon
dell’università di Ferrara, La Fucina ha avviato
Geosystems, Eurotron, Prima, Teleclient System
Integration, Utility Diadora. Tutte, tranne
l’ultima, che non superano i dieci milioni
di fatturato. Per due anni, dal 2006 al 2008,
sono state affiancate nella stesura
di un “Rapporto sul capitale intellettuale”.
«Bisogna costruire un sistema di misure
e di informazioni focalizzate sulla creazione
di valore, in aggiunta ai bilanci aziendali»,
continua il professor Zambon.
«Il capitale intellettuale così misurato
rende più chiaro e sostenibile il valore
dell’azienda ai suoi interlocutori: le banche,
le società di revisione, gli analisti finanziari,
i possibili finanziatori, i soci».
www.biconline.it
il progetto VALorizza l’intangibile, per “educare”
le piccole e medie imprese ad identificare,
misurare, valorizzare, documentare e gestire
le proprie risorse intangibili.
«In particolare per le piccole e medie
imprese ad alta intensità di conoscenza,
che operano in settori tecnologici e innovativi,
il capitale intellettuale è la principale fonte
di valore – spiega il professor Zambon –.
Nell’attuale scenario economico è l’unica
risorsa in grado di garantire un vantaggio
competitivo nel lungo termine».
Raramente però queste realtà sono
in grado di stimare e valorizzare i fattori
intangibili. Da questa constatazione è nato
il progetto. Coinvolte cinque imprese:
“bilancio dell’intangibile” (Guzzini, Granarolo, Savalore di un’impresa non sono certo la produzione o le
baf, Telecom). Ma perché il settore “non profit” non
vendite o le risorse materiali che l’azienda possiede. È
fa altrettanto?
intangibile, legato alla conoscenza: l’esperienza accumulata, l’abilità del personale, la capacità di innovare,
le relazioni instaurate con clienti e fornitori, la reputa...il non profit no
zione, l’immagine. Colossi come Coca Cola, Microsoft,
«È un problema culturale, più che tecnico – spiega il
Disney o Google hanno costruito la propria forza su
professor Zamagni –. Avremmo le competenze tecniche
questi ingredienti invisibili. Basta pensare al “prezzo”
necessarie per sviluppare degli strumenti ad hoc per miche viene attribuito a un marchio: un nome, un caratsurare il valore aggiunto sociale generato dal terzo settere particolare, dei colori scelti con cura che nel temtore. Ma nel mondo del non profit è diffusa l’idea che
po acquistano un valore che non ha niente a che vedele tecniche del management siano proprie solo del “for
re con il prodotto, i macchinari, la dimensione
profit”. Nei prossimi anni una fetta rilevante dei servidell’azienda. Ogni anno la rivista americana Newsweek,
zi alla persona saranno gestiti dal terzo settore. È foninsieme alla società di ricerca Interbrand, stila la classidamentale un’adeguata misurazione del valore che è in
fica dei marchi più “preziosi” al mondo. Al primo pogrado di produrre. Gli strumenti di misurazione devosto, da anni, c’è Coca Cola. Nel 2007 il suo brand venino essere creati all’interno del “non profit” e pensati ad
va valutato 65,3 miliardi di dollari.
hoc per il mondo del “non profit”». «I pochi strumenErano i primi anni Novanta quando il gruppo asti applicati finora invece, oltre che insufficienti, erano
sicurativo svedese Skandia sviluppò,
anche fuorvianti, perché calati dall’alPAROLA AL TERZO SETTORE
per la prima volta al mondo, uno struto», sostiene Ivo Colozzi, docente all’umento in grado di misurare il capitale
niversità di Bologna e membro della
intangibile dell’azienda. 64 indicatori
commissione scientifica di AICCON.
suddivisi in cinque maxi-aree: investimenti, clienti, processi interni, conoServe un metro
scenza, capacità future. La prima imsu misura
presa italiana ad introdurlo è stata
«Negli ultimi anni la presenza delle orLe Giornate di Bertinoro
per l’economia civile
Brembo, leader nella produzione di siganizzazioni non profit nel welfare è
VIII edizione
stemi frenanti per auto e moto, nel
cresciuta esponenzialmente, ma in moQualità e Valore nel Terzo Settore
1999 (il bilancio è scaricabile dal sito
do confuso e non programmato – spie10 e 11 ottobre 2008
www.brembo.com). Da allora sempre
ga Colozzi -. Solo in un secondo moBertinoro (Forlì)
più imprese “for profit”, accanto alla
mento la pubblica amministrazione ha
www.legiornatedibertinoro.it
contabilità tradizionale, redigono un
avviato un processo di auto-riforma,
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LIBRI
Franco D’Egidio
Il bilancio
dell’intangibile. Per
determinare il valore
futuro dell’impresa
Franco Angeli, 2005
Sono quattro, secondo
l’autore, le voci
da inserire nel bilancio
dell’intangibile:
1. il capitale umano:
le competenze delle
persone che operano
nell’azienda;
2. il capitale
strutturale: la
conoscenza accumulata
dall’azienda: i diritti
legali di proprietà,
il sapere scientifico
avanzato, la strategia,
la cultura, le strutture,
i sistemi e le procedure
organizzative;
3. il capitale
relazionale: i rapporti
di un’organizzazione
con le persone
con cui fa affari;
4. il capitale
di relazioni sociali:
l’insieme delle
relazioni interne
all’azienda
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| workshop nazionale | finanzaetica |
UN VOTO
ALLA RESPONSABILITÀ SOCIALE
DIRITTI UMANI, CONDIZIONI
di lavoro (pari opportunità,
non discriminazione, salute e sicurezza, lavoro
minorile, orari, libertà di associazione
e di contrattazione collettiva, retribuzione),
condizioni di vita, protezione dell’ambiente,
trasparenza e rendicontazione, condizioni
per un mercato corretto (politiche verso i fornitori,
politiche distributive, rifiuto della corruzione).
Sono alcune voci che compaiono nella pagella
che l’associazione “Valore sociale” redige
per le aziende che vogliono essere certificate.
Uno standard di certificazione che valuta l’impatto
sociale ed etico dell’operato dell’impresa,
sia sulla propria struttura, sia sulle comunità
in cui opera. È il frutto di due anni di studio
del gruppo di lavoro che ha dato vita
all’associazione (Action Aid, Amnesty International
Italia, ARCI, Fondazione Culturale Responsabilità
Etica, Mani Tese, Movimento Consumatori,
Movimento Difesa del Cittadino, UCODEP) insieme
a Ong, università, sindacati e associazioni
imprenditoriali. Può chiedere la certificazione
qualsiasi azienda pubblica o privata operante
dettato da motivi economici e di adeguamento alle direttive europee. Il tema della valutazione quindi è stato imposto dall’esterno. È essenzialmente improntato
al “controllo di gestione” e non considera fattori specifici del terzo settore come la relazione o la fiducia.
Molte organizzazioni non profit hanno seguito la strada della certificazione di qualità secondo le norme ISO
9000 o Vision 2000. Secondo alcuni c’è il rischio che
questa corsa alla certificazione produca una burocratizzazione delle organizzazioni, se non, addirittura, un
peggioramento della qualità. Per altri la certificazione
nell’agricoltura, nell’industria, nell’artigianato,
nel commercio o nei servizi. Ma dovrà prima
aver ottenuto la certificazione del proprio
sistema di gestione della responsabilità sociale
da parte di Icea (Istituto per la certificazione
etica e ambientale). Tassativamente escluse
invece le imprese coinvolte, anche
indirettamente, in attività contrarie ai principi
di Valore Sociale (produzione o commercio
di armi, pornografia, gioco d’azzardo).
www.valoresociale.it
www.icea.info
non offre nessuna garanzia che i servizi offerti ai cittadini rispondano ai loro bisogni».
«È necessario invece mettere a punto altri approcci
per misurare la qualità del terzo settore, che tengano
conto di elementi distintivi come la capacità di far crescere le reti sociali, la fiducia, la reciprocità e il senso di
appartenenza – conclude Colozzi -. Non esiste un
software già pronto in cui inserire dei dati, bisogna
creare da zero un modello, che nasca all’interno delle
stesse organizzazioni. Un lavoro che le Giornate di Bertinoro intendono avviare».
.
L’impresa sociale
è legge
Solo un punto
di partenza
Si è concluso il lungo iter legislativo. Ma la norma è solo l’inizio. Serve un dibattito tra tutti i soggetti interessati,
soprattutto la pubblica amministrazione. Appuntamento a Riva del Garda il 18 e 19 settembre.
I
di Carlo Borzaga
e Flaviano Zandonai
L LUNGO E TORMENTATO PERCORSO DI RIFORMA della legislazione italiana in materia di impresa sociale si è finalmente concluso. Si è protratto per oltre tre anni, con un’alternanza di brevi momenti di visibilità e interesse
e ben più lunghi periodi di oblio, non solo nelle aule parlamentari, ma anche nelle “agende” di molte importanti organizzazioni di rappresentanza del settore. Il 24 gennaio scorso i ministeri della Solidarietà sociale e dello Sviluppo economico hanno emanato i decreti attuativi. D’ora in poi sarà possibile dar vita a iniziative di impresa che producono “beni di utilità sociale” con l’obiettivo di realizzare “finalità di interesse
generale” in diversi settori di attività e ricorrendo a svariati modelli organizzativi e giuridici. Accanto all’esperienza più diffusa e consolidata della cooperazione sociale, che si concentra quasi esclusivamente nel settore dei servizi sociali e dell’inclusione lavorativa di soggetti deboli, si potrà fare impresa sociale utilizzando
altre forme giuridiche, sia di tipo non profit che commerciale, e in settori diversi: dall’ambiente alla cultura,
dal turismo sociale alla formazione (vedi SCHEDA pag 35). Ma esistono dei vincoli: oltre ai settori d’intervento,
l’informazione e il coinvolgimento di diversi portatori di interesse, la distribuzione degli utili generati non
fra i soci ma come investimento per lo sviluppo dell’impresa, il rendiconto economico e sociale delle attività.
La legge rappresenta un importante tassello del percorso di progressiva affermazione di un inedito modello imprenditoriale che,
a quasi trent’anni dalle prime esperienze pioniere, aspira ad essere
riconosciuto come una nuova forma istituzionale, accanto allo
Stato e al mercato, ma anche rispetto ad altre iniziative non profit. La nuova legge, infatti, consente di tracciare una più chiara demarcazione tra iniziative non lucrative che non intendono dar vita a forme imprenditoriali di produzione di beni e servizi ed altre
che invece hanno sviluppato questa vocazione, ma che fino ad oggi non avevano a disposizione un adeguato “contenitore giuridico” in grado di mettere in luce questo loro specifico profilo identitario, ingenerando così sovrapposizioni e confusioni di ruoli.
È necessario promuovere
l’impresa sociale in settori
dall’elevato potenziale
di sviluppo. Restare o meno
in una nicchia dipenderà
dalle politiche intraprese
UN’OCCASIONE DI DIBATTITO
Governare e gestire l’impresa sociale
VI Workshop nazionale sull’impresa sociale
18-19 settembre 2008
Riva del Garda (Trento)
www.impresasociale.info
Una legge non basta...
Questo processo di institution building non può però essere delegato esclusivamente a un provvedimento normativo, che, oltre a lasciare aperte diverse questioni a livello interpretativo e applicativo, giunge in una fase di sviluppo del fenomeno in cui si
manifestano esigenze diverse e piuttosto complesse sia sul fronte
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ANCORA MOLTI PUNTI
DI DOMANDA
UNA RICERCA CONDOTTA alla fine del 2007
da Aster-x, agenzia per la promozione
e lo sviluppo del terzo settore in Italia, per l’Isfol
e coordinata da Flaviano Zandonai, ha rilevato
punti deboli e carenze informative della normativa
sull’impresa sociale. Eccone una sintesi:
degli statuti) o, nel migliore dei casi, come
un “marchio” dalle ancora non chiare
qualità, da applicare, assieme ad altri, vicino
alla denominazione sociale;
svolto un importante ruolo di sostegno, soprattutto sul fronte economico-finanziario come le fondazioni bancarie e gli istituti di credito
(specializzati o meno).
pratiche manageriali che si alimentano non solo dal rispetto della
normativa, ma anche dalle culture organizzative della singola impresa (o di gruppi di imprese) e, in senso lato, dalle dinamiche che
connotano il contesto socio economico in cui quest’ultima si trova a operare.
...serve un dibattito
Verso una “multi-partecipazione”
Le questioni e le problematicità insite in questa particolare fase di svimanca una banca dati unitaria sull’impresa
luppo rendono quindi necessario
sociale. È necessario fare un “collage”
riaprire, o ridare forza, ad un dibata più di due anni dall’approvazione
di varie fonti (con contenuti e livelli qualitativi
tito sull’impresa sociale dove siano
della legge quadro, molte organizzazioni
molto diversi);
attivamente coinvolti tutti i soggetnon conoscono la normativa, in particolare
ti appena citati in un processo di ponel mondo del non profit spesso risulta molto
associazioni e fondazioni;
licy making che prenda avvio procomplesso estrapolare i soggetti di natura
prio al termine dell’iter normativo,
scarsa l’utilità percepita della legge. Molte
imprenditoriale (ad esempio nell’ambito
evitando così il rischio, peraltro non
delle organizzazioni intervistate non sono
dell’associazionismo);
così remoto, che la legge rimanga
in grado (o si rifiutano) di esprimere giudizi
i settori di attività previsti dalla legge
lettera morta.
in merito;
non trovano un corrispettivo preciso nelle
Uno degli spazi di dialogo in tal
in molti casi la norma è vissuta come
classificazioni ufficiali (Ateco, Icnpo). Quindi
senso è rappresentato dal “Workun mero adempimento formale (modifica
è molto difficile compiere analisi dettagliate.
shop nazionale sull’impresa sociale” che si terrà a Riva del Garda, in
Trentino, il prossimo 18 e 19 settembre. Si tratta di un appuntaregolativo che promozionale. Da un lato, infatti, emergono queSITI UTILI
mento di confronto e scambio tra
stioni, anche urgenti, di governo della crescita delle forme di imgli operatori del settore e la comupresa sociale più istituzionalizzate, come la cooperazione sociale.
www.impresasociale.info
nità scientifica associata a Iris
Basti ricordare, a solo titolo di esempio, le inchieste di alcuni mass
www.nonprofitonline.it
Network, una rete di oltre trenta
media che, pur con modalità criticabili, hanno messo in luce un
www.csvnet.it
istituti di ricerca italiani, che ricoutilizzo opportunistico, ai limiti della legalità (se non oltre), di
nosce nell’imprenditoria sociale un
questa forma giuridica.
importante oggetto di studio e di riflessione.
D’altro canto sembra necessario promuovere la diffusione delIl filo conduttore di questa edizione del Workshop sarà “gol’impresa sociale in settori dal potenziale di sviluppo piuttosto
vernare e gestire l’impresa sociale”. Si tratta di un tema dai forti acconsistente, ma, come dimostrano alcune recenti ricerche, caratcenti gestionali che riconosce nella governance, ovvero negli asterizzati da una presenza ancora marginale.
setti adottati dalle imprese sociali per distribuire e gestire la risorsa
In definitiva, il fatto che l’impresa sociale possa essere riconodel potere, una delle questioni cruciali per sostenere, anche all’insciuta, a tutti gli effetti, come una inedita forma di gestione delterno dei propri “confini organizzativi”, quel percorso di legittil’attività economica e sociale non riconducibile a modelli pre-esimazione in termini sostanziali a cui si accennava.
stenti, oppure, all’opposto, il fatto che permanga confinata
all’interno di una nicchia, più o meno esposta a rischi di spiazzamento da parte di altri modelli gestionali, può certamente dipenAl centro la governance
dere da una buona tutela normativa, ma anche - e soprattutto - da
La centralità della governance per un’impresa sociale è legata alla
adeguate politiche intraprese ai vari livelli. È innanzitutto un riricerca di una maggiore coerenza con la propria missione; tra ciò
chiamo alla pubblica amministrazione, con una coerenza tra amche essa dichiara e le sue modalità di azione. Se, infatti, la finalità
bito nazionale, contesti locali e livello comunitario, e ad altri soggetti
è “l’interesse generale” allora per queste imprese è necessario doprivati che intendono sostenere la diffusione e il consolidamento
tarsi di un sistema di governo in grado di dare voce a diverse
dell’impresa sociale: le organizzazioni di rappresentanza e coordiespressioni, individuali e collettive, formali e informali, della pronamento del settore e tutti quei soggetti che in questi anni hanno
pria comunità di riferimento.
Su questo punto il dettato normativo è francamente deludente, in quanto riduce il coinvolgimento dei portatori di interesse
(stakeholder) dell’impresa sociale ai soli, pur rilevanti, lavoratori e
beneficiari delle attività, ma soprattutto prevede modalità piuttosto blande basate su un mero scambio di informazioni che può essere messo in atto da una qualsiasi azienda socialmente responsabile. Per questo emerge con forza il carattere rilevante delle
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Centrale per un’impresa sociale
la questione governance. Peccato
che la norma preveda solo due
“portatori di interesse”: lavoratori
e beneficiari delle attività
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Il riconoscimento e la reputazione dell’impresa sociale, sia al proprio interno che presso i propri interlocutori esterni, deriva quindi sempre più da pratiche volontarie orientate non solo a certificare prodotti, servizi e relativi processi produttivi, ma anche le
modalità attraverso cui si definiscono assetti di tipo multi-stakeholder basati su un effettivo coinvolgimento e partecipazione di lavoratori, volontari, utenti, rappresentanti di istituzioni pubbliche e
private. A tal fine è però necessario prevedere strumenti e pratiche
adeguate per limitare, da un lato, l’inevitabile aumento dei costi di
transazione – o meglio di relazione – che caratterizzano gli assetti
di tipo partecipativo.
D’altro canto gli stessi strumenti e le stesse pratiche devono essere in grado di mettere a valore e rendicontare i molteplici benefici che derivano sia per l’efficacia dell’azione imprenditoriale – ad
esempio nell’attrarre risorse di natura e fonte diversa – sia per soddisfare fattori sostanziali - quali l’equità, la qualità delle relazioni,
ecc. - che caratterizzano in modo preponderante l’impegno di coloro che, a diverso titolo, sono coinvolti in queste iniziative.
L’ABC
DELL’IMPRESA SOCIALE
CHI PUÒ CHIAMARSI “IMPRESA SOCIALE”?
..
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..
..
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organizzazioni private senza scopo di lucro…
…che esercitano in via stabile e principale un’attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni
o di servizi di utilità sociale…
…diretta a realizzare finalità di interesse generale.
I SETTORI AMMESSI
assistenza sociale, sanitaria e socio-sanitaria;
educazione, istruzione e formazione, scolastica ed extra-scolastica;
formazione universitaria e post-universitaria;
tutela dell’ambiente e dell’ecosistema;
valorizzazione del patrimonio culturale;
turismo sociale;
ricerca ed erogazione di servizi culturali;
servizi strumentali alle imprese sociali:
indipendentemente dai settori di attività, le organizzazioni
che esercitano attività d’impresa al fine dell’inserimento lavorativo
di soggetti svantaggiati e disabili, che rappresentino almeno
il 30% del personale.
Alcune raccomandazioni
Gli stimoli proposti richiedono riflessioni mirate e analisi di dettaglio, ma anche capacità di comunicazione a più ampio raggio,
al fine di rendere sempre più aperto un dibattito che, paradossalmente, rischia di essere confinato ai soli “addetti ai lavori”, pur in
presenza di un oggetto di discussione dal forte accento “pubblico”. Per questa ragione a conclusione dei lavori del Workshop
verrà presentato agli esponenti del mondo politico e al pubblico
in generale un policy paper per lo sviluppo dell’impresa sociale in
Italia curato dai ricercatori di Iris Network. Si tratta di un contributo che, a partire da una rilettura dei principali contributi scientifici elaborati in questi ultimi anni, proporrà in forma divulgativa alcune “raccomandazioni” i cui principali destinatari saranno
i decisori pubblici.
Fra le varie proposte in corso di elaborazione, una in particolare merita di essere anticipata. Si tratta di una campagna informativa a livello nazionale, simile a quanto recentemente realizzato
dal governo inglese, e finalizzata a promuovere l’impresa sociale
presso un ampio spettro di attori, non solo quelli che ancora non
conoscono questa realtà, ma anche quelli che, pur conoscendola,
ne hanno spesso una rappresentazione ancora parziale.
Ecco allora che uno dei principali “target” dovrebbe proprio
essere la pubblica amministrazione in quanto, al di là delle previsione normative, essa ha mostrato troppo spesso, soprattutto in
alcune zone del Paese, un approccio riduttivo e residuale all’impresa sociale, considerandola un mero strumento per risparmiare
sul costo dei servizi e non invece un partner privilegiato con il
quale realizzare obiettivi comuni di sviluppo e coesione sociale,
in particolare a livello locale.
.
LA FORMA GIURIDICA
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enti senza fini di lucro e con finalità etico-sociali: associazioni,
fondazioni, comitati (libro I del Codice Civile)
società (di persone e di capitali), cooperative, consorzi
(libro V del Codice Civile)
escluse le Amministrazioni Pubbliche, compresi istituti e scuole,
istituzioni educative, le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità
montane, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case
popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato
e agricoltura e loro associazioni, le aziende e gli enti del Servizio
sanitario nazionale
I PRINCIPALI VINCOLI
.
..
..
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non distribuire gli utili, ma destinarli allo svolgimento dell’attività
statutaria o ad incremento del patrimonio;
avere una struttura democratica;
redigere e depositare presso il registro delle imprese un documento
che rappresenti lo stato patrimoniale e finanziario dell’impresa;
redigere il bilancio sociale;
coinvolgere lavoratori e destinatari delle attività nella gestione;
avere la maggioranza degli amministratori soci.
LE NORME
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Legge 118/2005
Decreto legislativo 155/2006
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Per Montepaschi
fusione in salita
Cauti i sindacati,
tiepidi gli analisti
| finanzaetica |
FONTE: BILANCI DELLE IMPRESE
| finanzaetica | fusioni bancarie / 5 | Montepaschi-Antonveneta |
I NUMERI PRIMA DELLA FUSIONE AL 31.12.2007
ANTONVENETA
Dipendenti: 9.492
Sportelli: 996
Totale attivo: 50,73 miliardi di euro
Crediti verso clientela: 30,57 miliardi di euro
Raccolta clientela: 25,14 miliardi di euro
Perdita: 5,9 milioni di euro
MONTEPASCHI
Dipendenti: 24.863
Sportelli: 2.094
Totale attivo: 161,98 miliardi di euro
Crediti verso clientela: 106,322 miliardi di euro
Raccolta clientela: 113,347 miliardi di euro
Utile: 1,44 miliardi di euro
OBIETTIVI DELLA FUSIONE
Capitalizzazione
Tipo di fusione
Sinergie stimate
Esuberi
Oltre 10 miliardi di euro
Fusione per incorporazione di Banca Antonveneta nel Gruppo Montepaschi.
L’operazione è costata a Montepaschi 9 miliardi di euro, di cui 5 sono stati raccolti
attraverso un aumento di capitale.
360 milioni di euro di sinergie stimate, di cui 220 da risparmi nei costi.
n. d.
PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA DELLA FUSIONE
.
..
PUNTI DI FORZA
Relazioni industriali buone e consolidate
in entrambe le banche
Ma l’accoglienza dei mercati è ancora tiepida. E i sindacati chiedono più chiarezza.
NCORA NEL MEZZO DEL TUNNEL”. Inizia così l’ultimo rapporto
di Morgan Stanley sul Gruppo Montepaschi. Dopo
l’aumento di capitale da cinque miliardi di euro, chiuso
con successo a metà maggio, per la banca di Siena
si intravede un futuro denso di incognite. «Nel medi Mauro Meggiolaro
dio periodo le sfide da affrontare saranno impegnative», spiega Andrea Bua, analista di Morgan Stanley.
«L’integrazione di Antonveneta, la cessione di asset per
due miliardi di euro, la crescita dei costi di finanziamento
e lo scenario macroeconomico non possono lasciare spazio ad errori». A preoccupare i mercati sono soprattutto la
«debolezza» della rete di Antonveneta, che «necessita di essere potenziata e completamente ristrutturata» e il tasso di
capitalizzazione (Core Tier 1), «ancora basso nonostante il
recente aumento di capitale». In particolare, continua Bua,
«per rilanciare Antonveneta c’è bisogno di rinnovare i prodotti di investimento, di formare lo staff». Un processo
lungo e lento che, almeno all’inizio, potrebbe portare ad
aumenti nei costi. Mentre «ulteriori pressioni sui ricavi»
potrebbero arrivare dall’unificazione della piattaforma
informatica, che sarà completata entro la fine dell’anno.
“A
La fine dell’odissea Antonveneta
Il logo del Monte
dei Paschi di Siena
che ora ha acquisito
Antonveneta.
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Sacrifici, investimenti, pressioni. Per Montepaschi il prezzo
da pagare è alto. Ma sembra inevitabile per uscire dall’isolamento e consolidarsi come terzo gruppo bancario italiano. Per i dipendenti di Banca Antonveneta, acquisita nel
novembre del 2007, è la fine di una lunga odissea durata
quasi tre anni, dopo una serie rocambolesca di cessioni e
acquisizioni. Sfuggita alle grinfie dei “furbetti del quartieri-
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SETTEMBRE 2008
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no” guidati da Gianpiero Fiorani (Popolare di Lodi) e dal
governatore di Bankitalia Fazio, la banca padovana finisce
agli olandesi di ABN Amro nel gennaio del 2006. Ma nell’estate del 2007 è la stessa ABN a finire preda di un consorzio di banche formato da Santander, RBS e Fortis. E Antonveneta passa di nuovo di mano. A sorpresa la acquista
Montepaschi, pochi mesi dopo, per 9 miliardi di euro, un
prezzo a forte premio rispetto al valore di mercato. Antonveneta torna italiana e a Padova non nascondono la soddisfazione. «Stiamo costruendo il terzo gruppo bancario
italiano, non possiamo che essere orgogliosi», spiega Alessio Vascello, del sindacato Fiba-Cisl. «Le relazioni industriali sono forti e consolidate in Montepaschi come in Antonveneta. Lo stesso vale per le relazioni con le comunità
locali. Abbiamo la sensazione che Siena creda nel progetto
molto di più di quanto abbia fatto ABN. Montepaschi è
controllata da una fondazione, è legata al territorio. Non è
ossessionata dalla produzione di valore per gli azionisti». La
sfida, però, non si limita all’integrazione di Antonveneta.
«È in corso un processo di riorganizzazione dell’intero
gruppo che prevede anche l’incorporazione di BAM (Banca Agricola Mantovana, ndr) e la cessione di sportelli di
Banca Toscana», aggiunge Giuliano De Filippis, Segretario
Nazionale del sindacato FABI e dipendente MPS. « È una fase delicata per i rapporti tra lavoratori e azienda, ma nella
cultura Montepaschi tutte le trattative si sono svolte finora
in un clima di reciproco rispetto. Siamo fiduciosi».
I dubbi del sindacato
Il sindacato rema a favore e apprezza le aperture di MPS,
Culture simili: banche molto legate al territorio
Buono il piano di formazione dei dipendenti
durante il processo di fusione
Manca un accordo quadro. Non c’è ancora
un piano per gli esuberi
Non c’è chiarezza sul destino di Banca Toscana
che ha aperto un “tavolo di negoziazione permanente”
con le parti sociali, dove siede il Vice Direttore Generale
Giuseppe Menzi. Il piano di formazione è giudicato “molto completo” e, da parte di Antonveneta non si temono
“colonizzazioni”. «Le due anime coesisteranno», spiega
ospita
Anno 8 numero 62.
Settembre 2008.
€ 3,50
valori
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
.
valori
Fotoreportage > Dharavi Slum
DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
Da banca regionale al podio dei grandi gruppi italiani: Montepaschi si prepara al grande salto.
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.
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PUNTI DI DEBOLEZZA
Operazione costosa per MPS in una fase
di mercato non favorevole
De Filippis, «da una parte un forte gruppo regionale radicato nel nord-est , che conserverà il suo marchio e le sue
specificità, dall’altra la capogruppo Montepaschi, che incorporerà BAM e Banca Toscana». Ma le preoccupazioni
non mancano. In luglio le principali sigle sindacali sono
uscite con un comunicato stampa, chiedendo “chiarezza
sul piano di riorganizzazione del gruppo”, in particolare
per quanto riguarda le sorti di Banca Toscana, che potrebbe essere ceduta. «Il problema è che manca un accordo
quadro: non è chiaro quanti esuberi saranno proposti e come saranno gestiti», spiega Alessio Vascello, «in più non
sappiamo se il piano industriale resterà uguale a quello che
ci fu presentato a marzo, stanti le voci sul futuro di Banca
Toscana». «Temiamo che l’azienda proceda a colpi di singole ristrutturazioni aziendali, trattando separatamente
con le singole realtà che compongono il gruppo», continua Vascello. «Noi chiediamo invece una trattativa di
gruppo, in cui partecipino tutti i soggetti, come previsto
dall’art. 18 del contratto nazionale».
Intanto l’integrazione della piattaforma informatica
procede a marce forzate, i lavoratori sono sotto pressione,
e, soprattutto nelle sedi periferiche, manca un’adeguata
integrazione degli organici. «I colleghi che hanno lavorato per anni con un sistema, ora devono utilizzare procedure diverse. È normale che ci siano delle difficoltà», spiega De Filippis. Ma per il Segretario FABI è ancora presto per
tirare le conclusioni sul processo di fusione. «Siamo agli
inizi, la vera partita inizia dopo l’estate». È lì che capiremo
se Montepaschi avrà le forze per “uscire dal tunnel” e per
convincere i mercati che è sulla strada giusta.
Dossier > La speculazione che solleva il mondo potrebbe distruggerlo
Tiriamo giù la leva
Internazionale > Reportage esclusivo nella schiavitù delle miniere del Congo
Finanza > L’impresa sociale: partecipazione, trasparenza, affidabilità
Economia solidale > Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.
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| finanzaetica | azionariato critico |
Greenpeace pubblica
la classifica 2007
delle emissioni
di anidride carbonica
(CO2) delle industrie
in Italia. E quella
dei venti impianti
più inquinanti (sul sito
www.greenpeace.org).
ALESSANDRO VASARI / GREENPEACE
Enel vuole
migliorare il mondo
Per il momento
lo inquina
Più di tutti
NQUINATE, MOLTISSIMO. BEN PIÙ DI QUANTO CONCESSO DALLA
«I
NORMATIVA EUROPEA».
«Ma siamo migliorati rispetto all’anno scorso». «La scelta di puntare sul carbone come
fonte energetica, non rientra
certo in una politica di riduziodi Elisabetta Tramonto
ne delle emissioni di Co2». «Ma
il nostro carbone è pulito». «Forse lo sarà tra trent’anni…e nel frattempo?». Ecco la sintesi di uno scambio di battute avvenuto lo scorso 10 luglio, all’assemblea degli azionisti Enel, tra Fulvio Conti, amministratore delegato della società, e Ugo Biggeri, presidente della
Fondazione Culturale Responsabilità Etica (i verbali dell’assemblea
sul sito www.enel.it). I titoli Enel acquistati dalla Fondazione hanno
permesso a Biggeri di intervenire in assemblea: quindici minuti per
esporre, dati alla mano, le critiche all’azienda (due le questioni su
cui la Fondazione ha scelto di puntare: il completamento della centrale nucleare di Mochovce, in Slovacchia, e la realizzazione di un sistema di dighe nella Patagonia cilena. Oltre che l’impatto dell’azienda sui cambiamenti climatici e le emissioni di CO2). La buona
notizia è che il dibattito in assemblea c’è stato e che Enel si è dimostrata disponibile a rispondere (lo stesso non si può dire di Eni. Durante il suo intervento in assemblea, Biggeri è stato interrotto più volte dal presidente del C.d.A., Roberto Poli, che lo ha liquidato con un:
«le sue domande non rientrano nell’ordine del giorno»). Ma c’è anche una cattiva notizia: mentre Fulvio Conti era impegnato a dimostrare come Enel stia facendo di tutto per «realizzare un mondo migliore» (parole sue), gli impianti dell’azienda spargevano
nell’atmosfera anidride carbonica, più di ogni altra azienda in Italia.
Enel: inquinatrice numero uno
All’inizio di agosto Greenpeace ha pubblicato la classifica 2007 del| 38 | valori |
ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
|
le emissioni di anidride carbonica in Italia (vedi tabella e
www.greenpeace.it). Enel è al primo posto. Con 46,7 milioni di tonnellate di Co2 emesse nel 2007, è l’azienda che inquina di più. “Da
sola emette quanto la somma del comparto della raffinazione, dell’acciaio e della carta”, si legge nel rapporto di Greenpeace. E, ancora una volta, ha superato i limiti di emissione stabiliti dall’Ue: le famose quote, assegnate a ogni Paese e poi alle singole aziende, che se
vengono superate devono essere acquistate (sul mercato del carbon
trading). Violare le regole significa, quindi, pagare un prezzo. E non
in senso figurato. Dal rapporto di Greenpeace emerge che in totale
l’industria italiana nel 2007 ha superato i limiti di emissioni di Co2
con 25,4 milioni di tonnellate (+22,8 milioni nel 2006), Enel con 6,8
milioni (+11 milioni nel 2006). “Attualmente le quote di CO2 vengono scambiate a un prezzo di 27-28 euro a tonnellata – scrive
Greenpeace - Se lo stesso disavanzo venisse ripetuto nel 2008, il Paese andrebbe incontro a un costo di circa 700 milioni di euro”. E chi
pagherebbe questo prezzo? Noi, non certo l’amministratore delegato. L’extra costo viene spalmato sulle nostre bollette.
Limiti troppo stretti
E qual è la risposta di Fulvio Conti alla critica di non rispettare i limiti
di emissioni previsti dall’Europa? Con un giro di parole dichiara che
i limiti sono troppo stretti. «Abbiamo la tendenza, in particolare qui
in Europa, e soprattutto in Italia, ad essere sempre più bravi degli altri, più duri degli altri. Ci siamo dati dei limiti molto più stringenti
degli altri, pagando agli altri Paesi, quali Francia e Germania, il costo
della nostra purezza nel raggiungere obiettivi che di per sé sono fisicamente anche difficili da raggiungere». Queste le parole dell’amministratore delegato, che continua: «30% è il totale dei Paesi che effettivamente aderiscono a Kyoto (…), il 30% è l’ammontare di CO2
EMISSIONI DI CO2 2007-2006 [ SETTORI SOGGETTI A DIR. EUROPEA SU EMISSION TRADING ]
DATI IN MILIONI DI TONNELLATE DI CO2
EMISSIONI
DI CO2
2007
QUOTE*
ASSEGNATE
DIFFERENZA
2007
EMISSIONI
DI CO2
2006
QUOTE*
ASSEGNATE
DIFFERENZA
2006
146,6
46,7
24,3
12,5
12,5
11,9
6,6
32,1
121,9
39,9
18,1
10,0
9,8
9,9
5,2
28,9
+ 24,8
+ 6,8
+ 6,2
+ 2,5
+ 2,7
+ 2,0
+ 1,4
+ 3,2
149,0
51,6
20,3
14,1
12,7
10,5
7,1
32,7
124,7
40,6
16,2
10,3
10,2
9,1
5,3
33,0
+ 24,3
+ 11,0
+ 4,1
+ 3,8
+ 2,5
+ 1,4
+ 1,8
– 0,3
PRODUZIONE CEMENTO
ITALCEMENTI
BUZZI UNICEM
COLACEM
ALTRI IMPIANTI
31,4
8,1
5,4
4,8
13,1
28,9
7,7
5,2
4,2
11,8
+ 2,5
+ 0,4
+ 0,2
+ 0,6
+ 1,3
27,9
8,2
5,1
4,6
10,0
26,2
7,7
5,2
4,2
9,1
+ 1,7
+ 0,5
– 0,1
+ 0,4
+ 0,9
RAFFINAZIONE
ENI
ERG
SARAS
ALTRI IMPIANTI
26,0
8,5
6,3
4,1
7,1
26,9
8,2
6,2
5,1
7,5
– 0,9
+ 0,3
+ 0,1
– 1,0
– 0,4
25,3
4,5
3,6
6,2
11,0
27,3
4,6
5,1
6,1
11,5
– 2,0
– 0,1
– 1,5
+ 0,1
– 0,5
PRODUZIONE ACCIAIO
ILVA
LUCCHINI
ALTRI IMPIANTI
13,9
10,7
1,7
1,5
14,8
11,4
2,2
1,2
– 0,9
– 0,7
– 0,5
+ 0,3
13,7
10,8
1,6
1,3
14,8
11,4
2,2
1,2
– 1,1
– 0,6
– 0,6
+ 0,1
5,0
–
2,9
0,6
4,9
–
3,0
0,6
+ 0,1
–
– 0,1
+ 0,0
5,0
2,7
2,9
0,6
4,9
2,7
3,0
0,7
+ 0,1
+ 0,0
– 0,1
– 0,1
226,4
164,1
201,0
143,1
+ 25,4
+ 21,0
227,1
160,9
204,3
138,2
+ 22,8
+ 22,7
TERMOELETTRICO
ENEL
EDISON
ENDESA
EDIPOWER
ENIPOWER
TIRRENO POWER
ALTRI IMPIANTI
PRODUZIONE CARTA
PRODUZIONE CALCE
PRODUZIONE VETRO
PRODUZIONE CERAMICA
TOTALE ETS
GRANDI EMETTITORI
* ASSEGNAZIONI IMPIANTI NUOVI ENTRANTI NON CONTEGGIATI, IN QUANTO NON DISPONIBILI AL 07/07/2008
su un totale emesso dell’industria elettrica (…), il 90% è il costo che
viene addebitato all’energia elettrica. Noi emettiamo il 30% in un sistema che è il 30% del totale del mondo e vediamo addebitato il 90%
del costo e finiamo per trasferirlo in gran parte nelle bollette dei nostri clienti». Il messaggio è chiaro: se le bollette sono salate la colpa è
della severità dell’Unione europea. Enel non riesce a rispettare limiti
FONTE: ELABORAZIONE GREENPEACE SU DATI REGISTRO EUROPEO CITL E REGISTRO ITALIANO GRETA, AGGIORNATI
AL 07/07/2008SU DATI COMMISSIONE EUROPEA (CITL)
Gentili i vertici Enel durante l’assemblea degli azionisti. Ascoltano e rispondono. Peccato per le risposte: emettiamo troppa
Co2? Colpa dei limiti troppo stretti. Esce la classifica degli inquinatori in Italia. Enel è prima.
assurdi, deve sostenere dei costi per aver violato la normativa e a chi
chiede i soldi per pagare? A noi.
Carbone e cattura della Co2
Durante l’assemblea degli azionisti l’amministratore delegato lo ha
ribadito: Enel punta sul carbone come fonte energetica. Nel piano industriale si legge che l’azienda intende arrivare a coprire il 50% della
propria produzione elettrica in Italia con carbone. «Questa strategia
sembra in aperto contrasto con gli impegni assunti dal Paese per limitare le emissione dei gas serra. La sola centrale di Civitavecchia potrebbe emettere in atmosfera oltre 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno», ha sottolineato Ugo Biggeri in assemblea.
«Il carbone che ci proponiamo di utilizzare è un carbone tecnicamente assai sofisticato e ad alta efficienza che ha un rendimento che
può raggiungere il 45%», risponde Conti. E, parlando di fonti rinnovabili (Enel promette 6,8 miliardi di euro di investimenti fino al
2012), l’a.d. cita quella che lui chiama “una soluzione tecnica innovativa” per “la cattura e il sequestro della CO2”. «Rappresenta l’unico
sistema per raggiungere l’obiettivo di disporre entro il 2020 di un impianto alimentato a combustibili fossili caratterizzato da zero emissioni – dice Conti – Il progetto pilota è in corso di realizzazione nella centrale di Brindisi: vogliamo costruire un impianto dimostrativo
di 50 megawatt, per dimostrare come sia possibile catturare e successivamente sequestrare la CO2». Si tratta quindi ancora di una fase di
ricerca. «Non aiuterà a migliorare l’impatto sui cambiamenti climatici perché si prevede che la ricerca si potrà concludere verso il 2030,
le attività commerciali e l’utilizzo commerciale del carbon sink (il
processo per sottrarre anidride carbonica dall’aria n.d.r.) addirittura
tra una quarantina di anni - replica Biggeri -. Nel frattempo tutta la
produzione del gas serra dal carbone ce la prendiamo».
.
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ANNO 8 N.62
|
SETTEMBRE 2008
| valori | 39 |
| finanzaetica | credito anti-mafia |
| finanzaetica |
La Sicilia
ha sete
di finanza etica
ALI... MENTARE
LA CONOSCENZA DELLA SICILIA
UN TOUR PER LE STRADE DI PALERMO, facendo
tappa dai commercianti che si sono opposti
pubblicamente al racket, quelli che aderiscono
all’associazione Addiopizzo (sono 279, soprattutto
nel capoluogo siciliano. L’elenco sul sito
www.addiopizzo.org). Oppure una “gita” nei terreni
confiscati alla mafia, affidati a cooperative sociali
che li usano per lavorare, coltivare, produrre, educare
alla legalità. Sono solo alcune delle proposte
di “turismo responsabile” offerte dalla cooperativa ALI
(Ambiente Legalità Intercultura). Un gruppo di giovani
siciliani che ha dato vita a un progetto coraggioso
per valorizzare e far conoscere il loro territorio
e promuovere una cultura della legalità, in un luogo
una nuova porta alla città”, un progetto nato
dalla collaborazione tra la ALI e il consorzio
SALI (www.consorziosali.org), per riqualificare
l’area Tribunali-Castellammare, nel centro
storico di Palermo. Al Bab è una pagoda in stile
moderno (impossibile non notarla), un centro
di servizi per il turista, da dove partono gli itinerari
di turismo responsabile per i vicoli del capoluogo
siciliano. Per chi avesse bisogno di trovare una stanza
a Palermo, invece, c’è il progetto Alcova: una rete
di Bed & Breakfast nel centro di Palermo. Una risposta
anche per gli amanti della barca a vela, con le gite
che ALI organizza per ammirare Palermo dal mare.
www.alicooperativa.com
simbolo della non legalità. «Ci capita
spesso che i turisti ci chiedano di vedere
i luoghi dei boss mafiosi, con una curiosità
che sconfina in una sorta di ammirazione
per dei personaggi che talvolta i film
dipingono come eroi», racconta Connie, una delle
fondatrici di ALI. «Il nostro obiettivo è far cambiare
loro approccio, far comprendere i danni provocati
da una cultura mafiosa, mostrare il volto della Sicilia
che sta cambiando». Molte le attività di formazione
che ALI effettua con le scuole, la pubblicazione di guide
e materiale didattico e informativo, l’organizzazione
di congressi, conferenze, spettacoli e mostre. Un’azione
a 360 gradi per valorizzare la Sicilia. Come “Al Bab:
Cooperative sociali che tardano a ricevere finanziamenti, commercianti che hanno detto “no” al racket, il Comune di Palermo che non ha fondi per le comunità alloggio. Undici mesi di vita per la filiale di Banca Etica a Palermo, ma il lavoro non manca.
CIVOLI COLORATI, CASTELLI GONFIABILI,
mini-piscine piene di
bambini che giocano nell’acqua. Siamo a Gardaland o in
qualche altro parco di divertimenti? Niente di tutto questo! Siamo a Scopello, davanti alla spiaggia di
Guidaloca, nel comune di Castellammare, a setdi Elisabetta Tramonto
tanta chilometri da Palermo, in un terreno confiscato alla mafia. Solo otto anni fa al posto di questo paradiso per bambini c’erano una pizzeria e una discoteca di
proprietà di un boss mafioso della zona. Nel 2000 sono state confiscate e affidate, dal 2005, all’associazione Jus Vitae,
che ha rimesso in sesto un terreno e degli edifici che ormai
cadevano a pezzi e da due anni organizza campi estivi per
bambini dai tre ai tredici anni. Il presidente dell’associazione, padre Antonio Garau, da anni è impegnato nella
lotta alla mafia e da anni si occupa di
UNA NUOVA CASA PER BANCA ETICA A VICENZA
togliere i ragazzi dalle strade di Palermo. Lo fa a Papirolandia, così è stato
27 settembre, Vicenza, via Quintino Sella 85/a
battezzato il mini-parco di giochi acInaugurazione della nuova sede della filiale
quatici, che ogni giorno ospita 160
di Vicenza di Banca Etica
bambini, che arrivano in pullman da
Sarà presente il presidente di Banca Etica, Fabio
Palermo, da quartieri “vivaci” come
Salviato, e il sindaco di Vicenza, Achille Variati.
Oreto e Brancaccio. Ma anche nella
Musica dal vivo, danze africane dell’associazione
Malaki Ma Kongo e spettacoli di pupi siciliani.
parrocchia di Oreto e in un altro terwww.bancaetica.it 0444-563761
reno confiscato alla mafia, a Santa
Flavia, vicino a Bagheria. E a settem-
S
| 40 | valori |
ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
|
bre Jus Vitae aprirà una casa famiglia per ragazze da 14 a
18 anni. «Sono tutte attività che comportano molte spese
– racconta padre Garau –. Fino ad ora ce la siamo cavata
con le nostre forze, grazie ai volontari, a piccole donazioni dei parrocchiani, alla vendita dei nostri gadget e ai soldi che i soci della cooperativa hanno messo di tasca loro.
Ma ora non ce la facciamo più. Speravamo nei fondi che
ci spetterebbero grazie alla legge 285 (quella che regola i
terreni confiscati alla mafia n.d.r.), ma non abbiamo visto
un euro. Il Comune di Palermo non paga da novembre del
2007». Che si tratti di lentezza, intoppi burocratici, altre
priorità di spesa da parte del Comune, fatto sta che senza
fondi Jus Vitae non può andare avanti nelle sue attività sociali. Tanto che ora ha pensato di chiedere un prestito in
banca. Impresa tutt’altro che facile.
Un anomalo colloquio in banca
Da una parte della scrivania padre Garau e altri due fondatori dell’associazione Jus Vitae, dall’altra il direttore della filiale di Palermo di Banca Etica, Steni Di Piazza. Quello
che è avvenuto alla fine di luglio è stato un colloquio a cui
sarebbe impossibile assistere in qualsiasi altra banca. «Vediamo come possiamo fare». È stata questa la risposta del
direttore della filiale dopo che padre Garau gli ha esposto
i problemi della cooperativa. E nell’arco di dieci minuti,
dopo aver fatto qualche altra domanda e aver dato un’occhiata ai conti di Jus Vitae, Steni Di Piazza aveva pronta la
soluzione: una pratica di anticipo fatture emessa al Comune di Palermo con un tasso di interesse pari all’Euribor
a tre mesi più l’1%, da pagare una volta all’anno. In pratica Banca Etica anticiperà (appena la pratica sarà approvata) circa il 40% della cifra che il Comune dovrebbe pagare
all’associazione (circa 60 mila dei 140 mila euro dovuti). Il
Comune poi restituirà il debito direttamente a Banca Etica. La richiesta di padre Garau è in corso di valutazione e
potrebbe essere approvata in questi giorni. «Abbiamo provato a rivolgerci ad altre banche ma ci hanno chiesto
un’infinità di documenti e parlavano di 6-8 mesi di tempo per valutare la nostra richiesta», racconta padre Garau.
«È praticamente impossibile che un istituto di credito conceda credito, un fido, un anticipo fatture, a un’associazione che si occupa di attività sociali, senza alcuna garanzia
reale, come un edifico di proprietà - spiega il direttore di
Banca Etica -. È anche una questione di dimensioni. A una
banca conviene concedere un prestito di dimensioni notevoli, piuttosto che 100 piccoli. Il nostro “target” invece
sono proprio le cooperative sociali, le associazioni, le piccole realtà non profit». Ma non solo. Nel carnet della filiale di Palermo c’è anche il Comune di Palermo e i commercianti di Addiopizzo.
Una deroga più che motivata quella che la filiale palermitana di Banca etica ha concesso ai commercianti siciliani che aderiscono ad Addiopizzo. Basta una lettera di
presentazione dell’associazione per poter accedere a un
prestito, uno scoperto di conto, un anticipo fatture. «Le attività commerciali non rientrano nella tipologia di clienti
che finanziamo, solitamente ci rivolgiamo a cooperative
sociali e al mondo del non profit – spiega Claudia Ciccia,
ex “banchiere ambulante” di Banca Etica in Sicilia, oggi
nella filiale di Palermo. – Ma abbiamo ritenuto più importante premiare l’impegno per la legalità».
Ma l’ultima novità nel carnet di clienti finanziati dalla
filiale siciliana è il Comune di Palermo. «Ha un buco di vari milioni di euro nei confronti delle comunità alloggio
della zona, circa 80 che non ricevono i finanziamenti che
spettano loro dal giugno 2007. Oltre un anno senza fondi
a cui attingere per pagare gli stipendi di educatori, psicologi e di tutto il personale. Un migliaio i dipendenti che
non vedono una busta paga da mesi. Grazie alla convenzione appena firmata, Banca Etica anticiperà i fondi alle
comunità alloggio. Il Comune poi restituirà il debito con
gli interessi. E le altre banche come hanno reagito quando
gli è stata fatta la stessa richiesta. «Hanno risposto: siete
matti – racconta Claudia Ciccia –, il Comune di Palermo
non è considerato solvibile».
.
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ANNO 8 N.62
|
Nella pagina a fianco,
Papriolandia oggi:
scivoli colorati e
giochi per bambini.
Qui sopra, i lavori
di ristrutturazione,
dopo che la pizzeria
e la discoteca,
di proprietà di un
boss mafioso della
zona, sono state
confiscate e affidate
all’associazione Jus
Vitae di padre Garau.
SITI UTILI
www.jusvitae.org
www.addiopizzo.org
www.liberaterra.it
SETTEMBRE 2008
| valori | 41 |
| finanzaetica |
| finanzaislamica |
Musharakah
APPUNTAMENTI SETTEMBRE>NOVEMBRE
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A [email protected]
della filiale di Vicenza.
www.bancaetica.com
8 – 10 settembre
NIZZA (FRANCIA)
MICROFINANCE: A TOOL FOR GROWTH
AND EMPLOYMENT IN EUROPE
Quinta Conferenza annuale
dell’European Microfinance Network
www.european-microfinance.org
8 – 20 settembre
MOMBASA (KENYA)
THE SCHOOL OF APPLIED
MICROFINANCE 2008
Corso di due settimane a cadenza
annuale sui temi del microcredito
www.samtraining.org
15 – 26 settembre
BANGKOK (THAILANDIA)
WORLD BANK - ACHIEVING
THE MILLENNIUM DEVELOPMENT
GOALS: POVERTY REDUCTION,
REPRODUCTIVE HEALTH
AND HEALTH SECTOR REFORM
Il corso organizzato dalla Banca
Mondiale affronterà soprattutto il tema
della promozione e della protezione
della salute nella lotta alla povertà.
http://web.worldbank.org
16 – 17 settembre
BAKU (AZERBAIJAN)
4TH AZERBAIJAN MICROFINANCE
CONFERENCE
Evento biennale organizzato
dall’Azerbaijan Micro-finance Association
(AMFA). Titolo dell’edizione 2008:
“Microfinance-10 years of Best practice”.
www.amfa.az
18 – 20 settembre
BERGAMO (ITALIA)
BOULDER-BERGAMO FORUM
ON ACCESS TO FINANCIAL SERVICES:
EXPANDING THE RURAL FRONTIER
Realizzato dal Boulder Institute
of Microfinance, l’incontro si pone
l’obiettivo di analizzare programmi,
strategie e strumenti finanziari
in grado di essere applicati
con successo nel settore agricolo
dei Paesi in via di sviluppo.
www.bouldermft.org/bergamo
| 42 | valori |
ANNO 8 N.62
|
20 settembre
MASERADA SUL PIAVE (ITALIA)
FESTA DEI GIT NORD EST
DI BANCA ETICA
Evento dedicato alle circoscrizioni locali
della Banca (chiamate GIT) dell’area
Nord Est presso la fiera Quattro Passi
di Maserada sul Piave
www.fieraquattropassi.org
www.git-bancaetica.org
23 – 26 settembre
NEW YORK (USA)
ANNUAL MEETINGS OF THE ICCR
MEMBER ORGANIZATIONS
Incontro annuale delle organizzazioni
associate all’Interfaith Center
on Corporate Responsibility.
Attivo da 45 anni nello sviluppo
dei temi della responsabilità d’impresa
con la sua opera di azionariato attivo,
l’ICCR raccoglie 275 investitori
istituzionali di ispirazione religiosa.
www.iccr.org
24 – 25 settembre
MELBOURNE (AUSTRALIA)
RIAA INTERNATIONAL RESPONSIBLE
INVESTMENT CONFERENCE 2008
Appuntamento con l’edizione 2008
della conferenza organizzata
dalla RIAA - Responsible Investment
Association Australasia, punto
di riferimento per gli operatori
dell’investimento sostenibile in Oceania.
www.responsibleinvestment.org
25 – 26 settembre
FRANCOFORTE
(GERMANIA)
BANCA CENTRALE
EUROPEA - ELEVENTH
ANNUAL INTERNATIONAL
BANKING CONFERENCE
Al centro dell’incontro gli ultimi
sviluppi di un mercato finanziario
caratterizzato dalla crisi del credito.
A sponsorizzare l’evento c’è anche
la Federal Reserve Bank of Chicago.
www.ecb.eu
www.chicagofed.org
27 settembre
VICENZA (ITALIA)
BANCA ETICA
Inaugurazione della nuova sede
SETTEMBRE 2008
|
3 ottobre
GINEVRA (SVIZZERA)
OBSERVATOIRE
DE LA FINANCE
7TH INTERNATIONAL MEETING
ON ETHICS, FINANCE & RESPONSIBILITY
Analisi e studi di casi per comprendere
a fondo i molti punti di incontro
tra finanza ed etica.
www.obsfin.ch
6 – 7 ottobre
LUSSEMBURGO
5TH ANNUAL SEMINAR ON LEGAL
ASPECTS OF MONEY
Il seminario, giunto alla sua quinta
edizione, verterà su “The EU single
market in financial services:
regulating EU financial markets
in times of turmoil”.
www.eipa.eu
6 – 8 ottobre
L’AIA (OLANDA)
THE SECOND ANNUAL EUROPEAN ANTICORRUPTION SUMMIT
La corruzione e i reati finanziari
rappresentano una minaccia
costante. Le imprese possono vedersi
costrette ad andare incontro
a danni economici e morali di enorme
portata. Obiettivo della conferenza
l’analisi delle pratiche di prevenzione,
delle strategie e degli studi di caso.
www.ethicalcorp.com/ethicseurope
6 – 8 ottobre
ILOILO CITY (FILIPPINE)
FINANCIAL ANALYSIS FOR
MICROFINANCE INSTITUTIONS
Corso organizzato dalla Social Enterprise
Development Partnerships, Inc.
www.microfinancegateway.com
13 – 14 ottobre
PRAGA (REP. CECA)
CENTRAL AND EASTERN EUROPE
CORPORATE RESPONSIBILITY SUMMIT
La due giorni di conferenze affronterà
i temi della responsabilità aziendale
nella regione. I partecipanti avranno
modo di confrontarsi criticamente
con gli esponenti delle corporations
presenti nell’area come Shell, Nestle,
Microsoft, RWE Stoen, Danone,
System Capital Management, Czech Coal,
DHL Express, Telekomunikacja Polska,
Intesa Sanpaolo VÚB Bank, Siemens,
BP e SAB Miller.
www.csreurope.org
20 – 23 ottobre
LONDRA (UK)
ALTERNATIVE INVESTMENT
SUMMIT 2008
Incontro dedicato ai mercati
emergenti e alla Russia in particolare.
Partecipa la European Bank
for Reconstruction and Development,
istituzione creata nel 1991
con l’obiettivo di assistere
lo sviluppo dei Paesi del defunto
Patto di Varsavia.
www.ebrd.com
www.terrapinn.com/2008/AISR/
29 – 30 ottobre
LONDRA (UK)
C5’S GLOBAL SUMMIT
ON MICROFINANCE INVESTMENTS
Aumenta l’attenzione attorno ai prodotti
di microcredito. Si stima che questo
genere di assets cresca ad un ritmo
del 25% annuo registrando un giro
d’affari di circa 33 miliardi di dollari.
www.C5-Online.com
2 – 4 novembre
DUBAI (EAU)
2ND ANNUAL MIDDLE EAST CORPORATE
SOCIAL RESPONSIBILITY
Secondo vertice annuale dell’area
mediorientale sul tema della
responsabilità sociale d’impresa.
Organizzano International Humanitarian
City of Dubai (IHC), United Nations
Office for Projects Services (UNOPS)
e CSR Middle East.
www.csrwire.com
13 – 14 novembre
WASHINGTON D.C. (USA)
NINTH JACQUES POLAK ANNUAL IMF
RESEARCH CONFERENCE
In uno dei momenti più critici che
la finanza mondiale ricordi, il Fondo
Monetario Internazionale organizza una
conferenza di aggiornamento. Economisti
interni ed esterni all’organismo
condividono le loro opinioni e i risultati
delle loro ultime ricerche.
www.imf.org
Condivisione
allo stato puro
di Federica Miglietta
L MUSHARAKAH RAPPRESENTA UN CONTRATTO MOLTO COMUNE nel sistema economico islamico. La parola
musharakah, di origine araba, significa “condivisione” e indica una società nella quale ogni socio
contribuisce con l’accordo di condividere sia gli utili che le eventuali perdite. Il contributo alla società
consiste generalmente in denaro liquido, per evitare possibili discussioni relative al valore dei beni immobili
conferiti. I soci, nello stipulare il contratto, si accordano su come distribuire gli eventuali profitti; si può
decidere, per esempio, che vengano divisi in base al contributo di capitale che ciascuno ha conferito.
La stessa regola opera nella riduzione del capitale per le perdite.
Per evitare di incorrere nella riba (gli interessi, proibiti nella finanza islamica) non si può decidere
a priori che uno dei partner riceva una percentuale definita sul proprio investimento o una somma fissa,
poiché costituirebbe un ammontare che prescinde dall’effettivo risultato economico della società finanziata.
Nel mufadawah, una particolare modalità di musharakah, tutti i soci sovventori contribuiscono
nella stessa misura e hanno identici privilegi, doveri contrattuali e diritti alla distribuzione degli utili
e alla diminuzione per perdite. In altri casi, invece, come nel caso dell’inan, altra modalità comunemente
utilizzata, è possibile modulare i diritti e le perdite in base al contributo offerto alla società.
Per il ruolo egalitario assegnato ad ognuno dei contribuenti e per la condivisione alla base della società,
alcuni studiosi ritengono che la struttura del musharakah rappresenti la forma più pura di finanza. In realtà,
però, alcune ricerche dimostrano che il musharakah
I soci si accordano su come dividere
non è una scelta molto comune da parte
utili e perdite. Ma non possono
degli intermediari. Gli istituti finanziari islamici
decidere a priori la percentuale
preferiscono formule di finanziamento alternative.
di ciascuno perchè prescinderebbe
dal risultato economico della società. I motivi sono legati ad alcune caratteristiche
E si incorrerebbe nel divieto della riba del contratto che ne rendono poco efficiente
l’utilizzo in ambito bancario. Il finanziamento
di una società rappresenta, infatti, uno strumento di finanziamento a lungo termine, mentre la maggior
parte delle banche islamiche ha portafogli di raccolta caratterizzati da orizzonti temporali brevi o medi.
L’impossibilità di liquidare prima di un certo numero di anni le società finanziate può rendere preferibile
l’utilizzo di strumenti più flessibili, come per esempio l’ijiarah (che tratteremo in seguito).
Un secondo motivo alla base dello scarso uso del musharakah per il finanziamento di società di una
certa dimensione e complessità è da attribuirsi al timore, da parte degli imprenditori, di perdere il controllo
nel caso in cui un finanziatore esterno entri a far parte della compagine societaria, poiché lo schema
contrattuale prevede che ogni socio abbia diritto a prendere parte alla conduzione e alla gestione
della società e, dunque, alla condivisione dei profitti generati. Il musharakah è utilizzato principalmente
per il finanziamento di piccoli progetti, spesso a carattere rurale.
Per il tipo di struttura che lo caratterizza, il musharakah si adatta bene alla formula del venture capital,
ove il venture capitalist fornisce capitale ed expertise ad una società, spesso in fase di start-up, per condividerne
i risultati e gli eventuali profitti in conto capitale derivanti da una vendita della società partecipata.
I
.
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ANNO 8 N.62
|
SETTEMBRE 2008
| valori | 43 |
| inbreve |
| inbreve |
Scarsa istruzione significa bassa crescita >46
Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta >52
Il solare del futuro impara dagli alberi >54
economiasolidale
BIODOMENICA
IL 5 OTTOBRE
PER IL CLIMA
E LA SALUTE
CHOCOCARIBE:
UNIRE QUALITÀ
E COESIONE SOCIALE
È POSSIBILE
IN RAJASTAN
SI IMPARA
DA INSEGNANTI
“SCALZI”
EQUOSOLIDALE
RIPRESENTATA
LA PROPOSTA
DI LEGGE
CONSORZIO GOEL:
PIÙ TRASPARENZA
CON IL COLLEGIO
DI GARANZIA
LIBERA E CIA
INSIEME PER
L’AGRICOLTURA
ANTIMAFIA
Torna la “Biodomenica” per portare
la bontà del biologico nelle
piazze italiane. Giunta alla nona
edizione, la campagna, promossa
da Aiab, Legambiente e Coldiretti,
offre ai visitatori la possibilità
di comprare direttamente
dai produttori ogni tipo di cibo
bio, dalla verdura fresca, al miele,
alle confetture, al pane. E il 5
ottobre, nelle 100 città in cui sarà
allestita la “piazza bio”, si potrà
partecipare a degustazioni, giochi
e spettacoli. Per sottolineare che
il bio non fa soltanto bene alla salute
ma anche al clima, quest’anno
il tema centrale della campagna
è la lotta ai cambiamenti climatici,
provocati dall’inquinamento
dell’uomo: l’agricoltura biologica,
infatti, consuma meno energia
ed emette meno gas serra
in atmosfera rispetto all’agricoltura
convenzionale, non avendo bisogno
di pesticidi e altre sostanze la cui
produzione comporta notevoli
emissioni industriali. «Non solo:
l’agricoltura bio – spiegano
gli organizzatori – assorbe dal suolo
l’anidride carbonica emessa
dagli altri settori, dando così
un contributo rilevante per abbattere
le emissioni dell’Italia per raggiungere
gli obiettivi fissati dal Protocollo
di Kyoto. Il processo fa sì che
l’humus biologico diventi più ricco
di sostanze organiche, e più fertile».
Per conoscere le piazze coinvolte
nell’iniziativa, è attivo il sito
www.biodomenica.it.
Cinquecento delegati, 11 Paesi coinvolti, 15 aziende
italiane e 22 associazioni di produttori di cacao
provenienti dalla Repubblica Domenicana e dagli
altri Stati coinvolti. Questi i numeri di Chococaribe,
un progetto di coesione sociale e produttiva su
cacao e cioccolato che si è svolto a Santo Domingo
dal 28 luglio al 1 agosto. Cinque giorni di incontri,
seminari e corsi di formazione organizzati dall’Iila
(Istituto italo-latino americano) con il contributo
della Cooperazione italiana allo sviluppo. L’iniziativa
è nata per avvicinare chi, nell’area caraibica, il cacao
lo produce, con le aziende italiane che realizzano
prodotti cioccolatieri di alta qualità. Il tutto con
l’obiettivo di creare le basi per realizzare una filiera corta
del cacao, creando partnership
commerciali e nuovi canali
di approvvigionamento, che
permetta ai piccoli produttori
di “bypassare” gli intermediari,
aumentando i propri guadagni
e ai maestri cioccolatieri
di poter selezionare
personalmente le piantagioni di maggiore qualità.
«Il progetto – ha spiegato Gustavo Arteta,
Segretario Socio Economico dell’Iila – vuole favorire
lo sviluppo e la coesione in un settore importante
e tradizionale per America Latina, dal quale dipendono
milioni di famiglie dei 15 paesi, la maggioranza
dei quali vivono in condizioni di povertà. La coesione
sociale consiste nell’inclusione di tutti i partecipanti
nel processo, equiparando così le opportunità
a disposizione di ciascuno».
«I cioccolatieri italiani vogliono comunicare
direttamente con i produttori, per confrontarsi
e crescere insieme», ha chiarito inoltre Silvio Bessone,
presidente della Fine Chocolate Organization.
Nel 1972 scelse di abbandonare
la carriera diplomatica per dedicarsi
a migliorare le condizioni di vita
dei contadini più poveri del suo Paese.
Sanjit Bunker Roy fondò a Tilonia,
in Rajastan, il Barefoot College,
un centro di istruzione non formale
dove docenti “scalzi” (ovvero senza
titoli) educano uomini, donne
e bambini provenienti dai villaggi
più poveri a sviluppare un sapere
pratico nei settori essenziali quali
l’energia solare, la raccolta di acqua
piovana e la potabilizzazione,
la salute e l’igiene, l’habitat, il lavoro
e la preservazione comunitaria
degli ecosistemi. Il suo modello di
microeconomia a sviluppo locale,
applicato con sucesso in 110 villaggi
del Rjasthan, ha dato un lavoro
a 100.000 persone ed è stato
esportato nelle comunità più povere
di altri Paesi come Senegal, Etiopia,
Buthan, Afghanistan e Sierra Leone.
Sarà assegnato a Sanjit Bunker Roy
il premio Masi Grosso d’Oro Veneziano,
riservato a personaggi che hanno
contribuito a promuovere la solidarietà
e il progresso civile nel mondo.
La premiazione si svolgerà
alla Pieve longobarda di San Giorgio
di Valpolicella venerdì 26 settembre.
In occasione del suo arrivo in Italia
per la consegna del premio, uscirà
per Einaudi “Raggiungere l’ultimo
uomo” di Maria Pace Ottieri,
un saggio sulla vita e l’opera
di questo personaggio straordinario.
Era stata depositata alla Camera
e al Senato nell’ottobre 2006,
dopo vent’anni di impegno italiano
per lo sviluppo del commercio equo
e solidale. Ma, a causa della fine
prematura della scorsa legislatura,
come tanti altre, anche la proposta
di legge sul commercio equo
e solidale è decaduta, mentre
era in fase di analisi da parte
della commissione Attività
produttive di Montecitorio. Ora
lo stesso testo è stato ripresentato
al nuovo Parlamento da Ermete
Realacci, deputato Pd e presidente
dell’AIES (Associazione
interparlamentare sul commercio
equo e solidale). «Su questa
iniziativa – ha spiegato durante
la presentazione della campagna
Coop “Stop World Poverty” – intendo
avviare una raccolta di firme
per raccogliere più consensi possibili
da entrambi gli schieramenti».
Nella precedente legislatura
il testo della proposta (che puntava
a “riconoscere al commercio
equosolidale una funzione rilevante
nel sostegno alla crescita
economica e sociale dei Paesi
in via di sviluppo e nella pratica
di un modello di economia
partecipata, socialmente
sostenibile”) era stato sottoscritto
da 118 deputati di destra e sinistra.
Realacci ha poi lanciato la proposta
delle barriere doganali virtuose,
necessarie per sanzionare
comportamenti negativi come
il dumping ambientale e sociale.
Per chi lavora cercando di liberare la propria terra
dal giogo mafioso, credibilità e trasparenza sono
requisiti essenziali. Per questo il consorzio Goel,
che dal 2003 riunisce 15 imprese sociali e sta
promuovendo un’alleanza per la costruzione di percorsi
di giustizia sociale nella Locride, ha deciso di istituire
un “collegio di garanzia della base sociale”.
Il nuovo organismo, nominato dall’assemblea
dei soci e totalmente indipendente dal Cda, avrà
lo scopo di vigilare sull’operato delle cooperative
sociali che formano il consorzio, per garantire
la loro eticità e la coerenza con la Carta dei Valori.
Per rendere ancor più chiara
e trasparente l’azione di verifica,
saranno poi fissati degli indicatori
“standard” che ogni socio dovrà
rispettare per rimanere nel consorzio
(democraticità interna della
cooperativa, rispetto della Carta
dei valori, correttezza nei rapporti
di lavoro). La decisione di creare
il collegio di garanzia è stata
approvata all’unanimità dall’assemblea dei soci Goel.
Così come all’unanimità è stato confermato Vincenzo
Linarello alla presidenza del consorzio. «La fiducia
che abbiamo faticosamente raggiunto in questi
anni di duro lavoro – spiega Linarello – è il bene
più prezioso per un sano sviluppo industriale
e per la nostra mission di cambiamento della Calabria.
Questa iniziativa serve a tenere alta la coerenza
dei nostri soci e a tutelarci dal rischio di infiltrazioni,
sempre possibili quando si lotta per il cambiamento».
Un alleato in più per i sapori
della legalità. Libera, l’associazione
antimafia di don Ciotti,
ha infatti sottoscritto un accordo
di collaborazione con la Cia
(Confederazione italiana agricoltori)
che, attraverso le sue strutture
e i suoi tecnici, fornirà consulenza
e assistenza alle cooperative
e ai soci del progetto “Libera Terra”
nella gestione dei terreni confiscati
alla criminalità organizzata.
La Cia metterà a disposizione
delle associazioni e degli iscritti
di Libera anche il suo sistema
di servizi: il patronato Inac
per i problemi previdenziali,
assistenziali e assicurativi, il Caf
per le questioni di carattere fiscale
e tributario. «Un contributo – hanno
spiegato i presidenti delle due
associazioni, Luigi Ciotti e Giuseppe
Politi – alla crescita di tutti
quei giovani che hanno trovato,
grazie al progetto “Libera Terra”,
un’opportunità di lavoro. E un’azione
finalizzata a un’adeguata gestione
dell’attività agricola in tutti quei
terreni che sono stati sottratti
dalle mani della criminalità
e restituiti alla collettività. Con
l’accordo sarà possibile dimostrare
ulteriormente che scegliere la via
della legalità e della responsabilità
non è solo eticamente giusto
ma utile sotto il profilo economico,
politico e sociale».
| 44 | valori |
ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
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| valori | 45 |
| economiasolidale | poveri somari |
| economiasolidale |
il 20% degli italiani
“Solo
ha le competenze
adeguate per muoversi
ANDREA CARANTI / WIKIPEDIA
Ma il nostro
sistema educativo
è arretrato e male
organizzato. Siamo agli ultimi
posti negli obiettivi fissati
dall’Agenda di Lisbona.
Sconcertanti i dati
sull’analfabetismo: 20 milioni
gli analfabeti di ritorno,
33 milioni gli “illetterati”.
Ma una soluzione c’è:
rigore nelle valutazioni
e premi per chi merita.
in una società complessa
Tullio De Mauro
Tullio De Mauro, uno dei più grandi linguisti italiani, autore dell’omonimo
dizionario. Nel 2000 è stato nominato ministro della Pubblica istruzione.
A sinistra, nella foto grande, bambini prodigio sui banchi dell’università.
Milano, 1949
GRAFICO 2
PUNTEGGI OCSE-PISA 2003 PER REGIONE, MATERIA E TIPO DI SCUOLA 1
IN PERCENTUALE DELLA MEDIA ITALIANA
LICEI
”
ISTITUTI TECNICI
ISTITUTI PROFESSIONALI
COMPRENSIONE DEL TESTO
0,40
0,30
0,20
0,10
0
–0,10
–0,20
–0,30
–0,40 PIE
LOM
TN
BZ
VEN
FRI
LIG
EMI
TOS
MAR
LAZ
CAM
PUG
CAL
SIC
SAR
MATEMATICA
0,40
0,30
0,20
0,10
0
–0,10
–0,20
–0,30
–0,40 PIE
LOM
TN
BZ
VEN
FRI
LIG
EMI
TOS
MAR
LAZ
CAM
PUG
CAL
SIC
SAR
SCIENZE
0,40
Scarsa istruzione
significa
bassa crescita
S
| 46 | valori |
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SETTEMBRE 2008
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redditi individuali e il livello di sviluppo di un’economia soprattutto
attraverso l’accelerazione impressa al progresso tecnologico».
«Il capitale umano – spiega il vicedirettore generale di Bankitalia, Ignazio Visco – accresce il prodotto pro capite, sia direttamente,
sia permettendo l’adozione di metodi di produzione più efficienti.
Un aumento del capitale umano pari a un anno di istruzione in più
per la media dei lavoratori comporta un aumento del prodotto pro
capite del 5%».
Se passiamo ad osservare i vantaggi retributivi per ogni lavoratore il discorso non cambia (vedi GRAFICO 1 ): «nella maggior parte dei
Paesi Ocse – prosegue Visco - i laureati guadagnano almeno il 50%
in più dei diplomati». Qui si inserisce tuttavia la prima anomalia: secondo Antonio Ciccone, ricercatore dell’Icrea (Istituto catalano di ricerca), in Italia studiare è redditizio, ma meno che in altri Paesi Ue
ed Ocse: 8,6% contro l’8,8% della Ue, il 12,3% dell’Irlanda, l’11 del
ARCHIVIO GIANCOLOMBO / CONTRASTO
SALARI NETTI MENSILI E RENDIMENTI
MEDIA 1986-2002, A PREZZI 2002
3.000
0,20
0,10
0
–0,10
–0,20
–0,30
–0,40 PIE
LOM
TN
BZ
GRAFICO 1
RENDIMENTO SCUOLA SUPERIORE
12
RENDIMENTO UNIVERSITÀ
2.500
MEDIA O MENO
10
SECONDARIA SUPERIORE
2.000
VEN
FRI
LIG
EMI
TOS
MAR
LAZ
CAM
PUG
CAL
SIC
SAR
1] PUNTEGGI NON PONDERATI. LE REGIONI VALLE D’AOSTA, UMBRIA, ABRUZZO, MOLISE E BASILICATA SONO ESCLUSA A CAUSA DELLA SCARSA DIMENSIONE DEL CAMPIONE
PER OGNI MATERIA, LE DIFFERENZE PERCENTUALI SONO ESPRESSE RISPETTO ALLA MEDIA TOTALE TRA I TIPI DI SCUOLA
LAUREA E DOTTORATO
8
1.500
6
1.000
4
500
2
18 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 47 49 51 53 55 57 59
FONTE: BANCA D’ITALIA
PERIAMO CHE QUESTA NOTIZIA ispiri gli studenti che riprendono la scuola dopo la pausa estiva: se si innalzasse di
un anno il livello d’istruzione di ogni cittadino, il Pil
(Prodotto interno lordo) italiano segnerebbe una crescita permanente annua
di Emanuele Isonio
di mezzo punto percentuale.
Quando si affronta il “tema istruzione”, di solito se ne enfatizzano
le ricadute positive sulla qualità della vita e sulle capacità critiche
dell’opinione pubblica. Ma non c’è solo questo. Una cosa è ormai
certa: aumentare il nostro livello di formazione conviene. Anche al
nostro conto in banca.
Molte ricerche economiche hanno dimostrato che le politiche educative influiscono sulla crescita e sulla capacità di innovazione della società: «L’istruzione – si legge in un’analisi di due docenti delle università di Stanford e Monaco, Hanushek e Woessmann - può innalzare i
0,30
Regno Unito, il 10,3 della Finlandia. Una situazione che disincentiva gli investimenti in capitale umano.
Quantità non vuol dire qualità
Precisiamo però una cosa: la quantità di istruzione è importante, ma
da sola insufficiente a far aumentare produttività e salari. La qualità
della formazione ricevuta è anche più importante. Stare inerti a scaldare i banchi o ascoltare per ore docenti impreparati serve dunque a
poco. Secondo le indagini PISA (Programme for International Student Assessment) condotte dall’Ocse, la scuola italiana è infatti ampiamente incapace di fornire un’istruzione in linea con gli altri partner Ue, in ambiti essenziali come lettura, matematica, scienze e problem solving: a parità di anni di studio, è come se i quindicenni trascorressero un anno senza far nulla rispetto ai loro coetanei Ocse. Ma
l’aspetto più drammatico sta nella scarsa capacità di comprensione
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ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
| valori | 47 |
FONTE: ELABORAZIONI SU DATI OECD-PISA
Un anno in più di studi
vale mezzo punto di Pil.
| economiasolidale |
| economiasolidale |
Le sfide dell’Agenda di Lisbona
Nel Consiglio europeo del marzo 2000, i capi di Stato e di governo della Ue fissarono un obiettivo ambizioso e strategico, da raggiungere entro il 2010: «Diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e maggiore
coesione sociale». Era l’Agenda di Lisbona. La situazione italiana sottolinea l’importanza (ma anche la difficoltà) di raggiungere i cinque
obiettivi del “settore formazione”: far scendere sotto il 20% la percentuale di quindicenni con scarse capacità di lettura e sotto il 10%
quello degli under 24 con la sola licenza media. Portare all’85% i diplomati, al 15% l’incremento dei laureati in matematica e altre materie scientifiche e al 12.5% la quota di adulti coinvolti in programmi di
educazione permanente . Tranne che per l’incremento di laureati in
scienze naturali e tecnologiche – per il quale segnaliamo un ragguardevole +70% – in tutti gli altri obiettivi siamo ben lontani non solo dal
traguardo ma anche dalla media Ue. Come se non bastasse, siamo terzultimi per il numero di diplomati e laureati tra la popolazione attiva.
0
30
20
10
0
TOTALE
DI CUI PER INCIDENTI DA MEZZI DI TRASPORTO
DI CUI PER CAUSE ACCIDENTALI
migliori, attivando un circolo virtuoso: le altre sarebbero “costrette”
a migliorare i livelli di servizio per non perdere studenti.
Merito e rigore devono ispirare anche le riforme della formazione universitaria. Oggi in Italia gli studenti possono ripetere gli esami per un numero infinito di volte senza essere penalizzati in alcun
modo. In questo modo non solo si incentivano i furbi e i fuoricorso, ma il costo dell’istruzione universitaria cresce e non si concentrano le risorse sui più meritevoli. Per porre un freno al fenomeno,
altri Stati hanno deciso di istituire una sola sessione annuale di esami e gli studenti possono ripeterli una sola volta. Certo, viene da
chiedersi: chi glielo dice agli studenti ormai assuefatti ad una decennale mancanza di rigore? Ma questa è un’altra storia…
.
FONTE: ??? XXX ???
GRAFICO 5
TUTTI I LIVELLI
DI ISTRUZIONE
50
30
27,5
25
22,5
20
17,5
15
12,5
10
7,5
5
2,5
0
LAUREA
60
40
TOTALE
LICENZA MEDIA
5
QUALIFICA
SENZA ACCESSO
10
MATURITÀ
15
DOTTORATO
LAUREA
20
LICENZA ELEMENTARE
O NESSUN TITOLO
25
CORRELAZIONI TRA ISTRUZIONE E MORTALITÀ
MORTI PER 10.000 PERSONE PER GRUPPO DI CAUSE [ETÀ 18-59 ANNI]
LICENZA
MEDIA SUPERIORE
30
70
FONTE: ISTAT, INDAGINE MULTISCOPO
TASSO DI INCARCERAZIONE [PER 1.000 PERSONE]
80
INCIDENTI DOMESTICI
TOTALE
35
MALATTIE CRONICHE
LICENZA
ELEMENTARE
POPOLAZIONE CARCERARIA
FUMA
90
LICENZA
MEDIA
40
GRAFICO 4
CORRELAZIONI TRA ISTRUZIONE E SALUTE
STILI DI VITA
DIPLOMA
SUPERIORE
POPOLAZIONE
Se questa è la situazione, indagare le cause dell’arretratezza italiana è essenziale per uscire dal guado. In Italia, i rendimenti economici privati per chi si laurea sono inferiori alla media europea:
colpa dei vantaggi monetari ridotti, come abbiamo detto. Ma, secondo l’Ocse, anche di altri due fattori: in Italia il possesso di una
laurea riduce meno che altrove il rischio di essere disoccupati.
LAUREA
45
Non è un Paese per meritevoli
FONTE: ISTAT, MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
GRAFICO 3
CORRELAZIONI TRA ISTRUZIONE E PROBABILITÀ DI DELINQUERE
DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE PER TITOLO DI STUDIO
Come è possibile accelerare l’approdo dell’Italia nel gruppo degli
Stati a più elevato capitale umano? «È ovvio che non si tratta solo di
studiare di più – osserva Visco – ma anche come e che cosa. Una delle chiavi è valorizzare adeguatamente il merito, che nella moderna
società della conoscenza significa un’adeguata remunerazione degli
investimenti in istruzione». Le soluzioni concrete possono essere diverse. Ma a livello europeo, le vie seguite dai Paesi più “virtuosi” vanno in due direzioni: collegare i finanziamenti alle scuole con il numero di alunni iscritti e creare un sistema nazionale di valutazione
uniforme dei diversi istituti per garantire alle famiglie la possibilità
di una scelta informata. Ciò sposterebbe le iscrizioni verso le scuole
Su trenta Stati Ocse, solo sei spendono
più di noi per alunno e abbiamo
il rapporto studenti/docenti più basso.
Ma il nostro sistema non riesce a fornire
un’istruzione in linea al resto d’Europa
LICENZA
MEDIA INFERIORE
Alla luce di quanto detto, cosa significa essere analfabeti in una società moderna? La domanda è d’obbligo perché nel merito c’è una
vera e propria guerra di cifre, causata dai diversi criteri usati per assegnare tale “marchio” (vedi BOX ). Stando all’ultimo censimento Istat
del 2001, tale numero è pari a 782.342 unità. I dati dell’UNLA (Unione nazionale lotta all’analfabetismo) sono ben diversi: «Il 36,5% dei
nostri concittadini ha al massimo la licenza elementare – spiega il
professor Saverio Avveduto, presidente onorario dell’associazione –.
Circa 20 milioni di cittadini che non possono certo dirsi alfabetizzati». Secondo l’indagine “ALL” dell’Invalsi, il 46,1% degli italiani si
trova in condizione di “illetteralismo”, non riesce cioè a superare il
livello base di comprensione di un brano di prosa: oltre 33 milioni di
persone. Se la definizione restrittiva può andar bene per migliorare le
statistiche, economisti e linguisti sono tuttavia concordi nel sostenere che in una società complessa non si può considerare alfabetizzato
chi magari riesce a leggere un testo o a mettere la firma su un modulo ma non è in grado di fare proprie le informazioni che gli vengono
sottoposte. «Gli esperti internazionali hanno concluso che soltanto
il 20,2% della popolazione italiana possiede le competenze minime
di lettura, scrittura e calcolo indispensabili per muoversi in una società complessa: riescono cioè a leggere un grafico, controllare un
LICENZA
ELEMENTARE
L’analfabetismo “moderno”
Le vie d’uscita: merito e più rigore
«Ciò – ipotizza Ignazio Visco – potrebbe dipendere dal fatto che i
meccanismi di regolazione del mercato del lavoro hanno sempre
protetto l’occupazione dei lavoratori più deboli che di solito sono
anche i meno istruiti».
Inoltre, gli incentivi e gli aiuti pubblici per il diritto allo studio
degli studenti universitari meritevoli ed economicamente svantaggiati è molto inferiore al resto d’Europa: 12,4% contro il 17,1%.
Per quanto riguarda la scuola, spesso si denuncia come causa
predominante l’assenza di risorse adeguate. Eppure, se si confronta la nostra spesa per l’istruzione con quella dei trenta Stati Ocse,
solo sei spendono di più per singolo studente e il nostro rapporto
studenti/insegnanti è il più basso (a quota 11, contro i 15 degli Usa
e i 19 alunni di Francia e Germania).
Secondo vari economisti più preoccupante è piuttosto l’elevato turnover
che non favorisce la continuità didattica e la possibilità di progetti educativi
pluriennali (sono 130 mila su 840 mila
gli insegnanti assunti con contratti a
termine che cambiano classe ogni anno). A mancare quindi non
sono tanto i soldi quanto la capacità di sfruttarli al meglio e di organizzare il percorso formativo in modo coerente e organico.
A questo si aggiunge un fattore extrascolastico: il background familiare. «Secondo l’Ocse – spiega Pasqualino Montanaro, ricercatore di Bankitalia – le differenti condizioni sociali e culturali, già nell’età prescolare, influiscono in modo decisivo sulle abilità cognitive.
Esiste una relazione strettissima tra il tipo di scuola scelta e lo status
socio-culturale ed economico della famiglia di appartenenza». La ricerca PISA mostra come per uno studente della classe sociale più elevata, la probabilità di essere iscritto a un liceo è sette volte più alta
di quella di uno con condizioni familiari più sfavorevoli.
estratto conto in banca, leggere un giornale, un avviso o un’istruzione, sanno chi è l’Autorità per la privacy e così via», denunciava Tullio De Mauro, linguista ed ex ministro dell’Istruzione intervenendo
al FestivalEconomia di Trento dello scorso anno.
ANALFABETI
E SENZA TITOLO DI STUDIO
di ciò che si legge: il 10% dei nostri studenti è in grado di leggere un
testo ma non di comprenderne i contenuti. E al Sud la percentuale
sale al 15%. La ricerca PISA segnala inoltre un notevole ritardo dei nostri studenti nel confronto internazionale e forti divari tra le regioni
e tra le varie tipologie di scuola. I quindicenni del Mezzogiorno riportano un punteggio medio inferiore del 20% rispetto ai pari età del
Nord, dove invece i risultati si avvicinano a quelli dei paesi migliori.
Notevole è il ritardo di Calabria, Sicilia e Campania (vedi GRAFICO 2 ).
I TRE TIPI
DI ANALFABETISMO
Analfabetismo
primario strumentale
È quello di chi non ha mai imparato a leggere e
scrivere.
Analfabetismo
di ritorno strumentale
Colpisce chi ha (forse) imparato a leggere, è andato
a scuola (anche completando il ciclo di studi
dell’obbligo) ma ha poi disimparato completamente
quanto appreso.
Analfabetismo
funzionale
Categoria definita per la prima volta dall’Unesco nel
1952 nella quale ricade chi decifra uno scritto, sa
apporre una firma ma non sa poi comprendere
quanto ha letto oppure non sa fare calcoli di media
difficoltà o scrivere un testo complesso su problemi
e fatti della vita quotidiana di interesse sociale.
Effetti collaterali
Chi ha minore istruzione non solo guadagna meno, ma è più incline a commettere crimini, a fumare e la sua
che stiamo per presentarvi, probabilmente mastro Geppetto e il Grillo
parlante avrebbero fatto meno fatica a convincere Pinocchio ad andare a scuola anziché perdere tempo
con Lucignolo e il Paese dei balocchi. Studiare di
di Emanuele Isonio
A
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VESSERO AVUTO A DISPOSIZIONE I DATI
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più diminuisce la propensione a delinquere, il numero
di sigarette fumate e innalza invece l’aspettativa di vita.
Sembra fantascienza. È invece il risultato di varie ricerche, italiane ed internazionali su quelli che gli economisti chiamano “rendimenti sociali dell’istruzione”.
aspettativa di vita si riduce. Un costo per la collettività di 500 milioni di euro.
Il settore più indagato è quello del legame tra istruzione e probabilità di commettere reati. L’italiano Enrico
Moretti, docente di Economia all’università californiana
di Berkeley ha stimato, insieme al collega canadese Lance Lochner, che un aumento di un punto percentuale dei
diplomati riduce il numero di reati contro la persona dello 0,8% e contro il patrimonio dello 0,6%. La spiegazione alla base di questo dato è tutto sommato semplice:
«L’istruzione riduce gli incentivi a delinquere aumentandone il costo-opportunità, sia innalzando il rendi|
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CONCORSO PER MAGISTRATI: MIGLIAIA DI BOCCIATI PER ERRORI GRAMMATICALI
C’È CHI HA SCRITTO “RISCUOTERE” CON LA Q, chi ha fatto a pugni con le doppie e con
la punteggiatura. E addirittura chi ha parlato della possibilità di fare “ricorso alla corte di Giustizia
dell’Ajax”. Sembra la nuova antologia di errori nei temi dei bambini delle elementari. Sono invece
le “chicche” rivelate da Matteo Frasca, uno dei commissari all’ultimo concorso per l’accesso
in Magistratura di cui si conoscano gli esiti. Risultato: su 43 mila domande, 4 mila candidati alle
prove scritte, gli ammessi all’orale sono stati 322. Addirittura 58 in meno dei 380 posti disponibili.
Ovviamente, molti saranno stati respinti per deficit di conoscenza di leggi, regolamenti e procedure
ma le bocciature per la carente dimestichezza con la lingua italiana sono state moltissime, assicura
il membro della commissione d’esame. «La conoscenza della lingua italiana – spiega il magistrato –
è una precondizione per partecipare al concorso, ma alcuni candidati non ce l’avevano».
mento relativo delle attività legali sia aumentando il costo dei periodi di detenzione». In pratica, più uno studia,
più aumenta il proprio reddito, minore è la convenienza
a delinquere perché maggiore è il mancato guadagno
mentre si è in carcere (vedi GRAFICO 3 ). Tradotto in soldoni:
un risparmio per la collettività di 2.100 dollari per ogni
diplomato in più. Alcuni ricercatori italiani hanno calcolato che nel nostro Paese il risparmio complessivo si
aggirerebbe sui 500 milioni di euro. Pari allo 0,3% delle
entrate per imposte dirette o al 36% della spesa nazionale per la formazione professionale.
Più studi, più vivi
8 SETTEMBRE: GIORNATA MONDIALE PER L’ALFABETIZZAZIONE
L’8 SETTEMBRE L’UNESCO CELEBRA la Giornata mondiale dell’Alfabetizzazione. In tale occasione,
l’Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo organizza un convegno alla Camera dei deputati
dal titolo “L’Alfabetizzazione nel Mediterraneo” al quale prenderanno parte autorità e docenti di vari
paesi europei e nordafricani. Il programma completo è disponibile sul sito www.unla.it
Capitolo salute: chi ha un livello d’istruzione più elevato adotta (mediamente) stili di vita migliori, più sani e
quindi ha meno probabilità di ammalarsi. I dati sul fumo
lo dimostrano (vedi GRAFICO 4 ): tra chi ha solo la licenza elementare i fumatori sono il 55%. Percentuale che scende
al 44% tra chi consegue la licenza media, al 32% tra i di-
Con l’1% di diplomati in
più, in un Paese si
riducono i reati contro la
persona dello 0,6%
plomati e al 25% tra i laureati. «La cattiva salute – spiegano i ricercatori Bankitalia – riduce la quantità di ore lavorate e di conseguenza il reddito percepibile. Il costo
della cattiva salute è quindi tanto più elevato quanto
maggiore è il grado d’istruzione». Dati simili per gli incidenti domestici: colpiscono 1 cittadino su 4 tra quelli che
hanno la licenza elementare e solo 1 su 10 tra i laureati.
Tutto ciò si traduce in un’aspettativa di vita maggiore per
i laureati (vedi GRAFICO 5 ). Secondo le stime di Luigi Cannari e Giovanni d’Alessio, dirigenti del servizio studi della nostra banca centrale, le persone con istruzione superiore alla media hanno una probabilità di sopravvivere
più elevata del 4% di quella media.
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ANDIAMO ALLE FONTI: SU VALORI.IT DATI E RICERCHE INTEGRALI
NEGLI ARTICOLI CHE TROVATE IN QUESTE PAGINE abbiamo cercato di evidenziare gli aspetti
più interessanti di ricerche e saggi sulle ricadute economiche e sociali dell’istruzione e sui costi
dell’analfabetismo. Ma su un giornale lo spazio sarà sempre, inevitabilmente, scarso. Le nuove
tecnologie ci vengono però in soccorso. Sul nostro sito (www.valori.it) troverete pubblicati i testi
integrali di ricerche, studi e interventi:
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Pasqualino Montanaro: I divari territoriali nella preparazione degli studenti italiani. Evidenze
dalle indagini nazionali e internazionali (Banca d’Italia)
Tullio De Mauro: La barriera dell’istruzione. Intervento al Festival Economia di Trento 2007
Daniele Checchi: Il sistema formativo in Italia. Ambiente familiare e stratificazione sociale
(Università di Milano)
Commissione europea: Five education benchmark for European Union
Commissione europea: Progress towards Lisbon objectives 2010 in education and training
Saverio Avveduto: La croce del Sud. Arretratezza e squilibri educativi nell’Italia di oggi (UNLA)
Saverio Avveduto: Volar sanz’ali. Dati sui sistemi educativi dell’Italia e dei Paesi avanzati (UNLA)
LIBRI
Qualità e meritocrazia,
obiettivi indispensabili per uscire dalla crisi
«Il divario tra Nord e Sud è preoccupante e destinato ad aumentare», denuncia Daniele Checchi, preside di Scienze politiche alla Statale di Milano. «La correlazione tra istruzione e crescita economica è indubbia».
«L
di Emanuele Isonio
dati incontrovertibili come le scienze naturali» chiarisce subito Daniele
Checchi, preside della facoltà di Scienze politiche all’Università Statale di Milano, uno dei massimi esperti delle ricadute economiche e sociali dell’istruzione. «Ma è ormai acclarato che un adeguato livello di
formazione produce un impatto positivo sulla qualità della partecipazione alla vita pubblica, sulle sue
aspettative economiche e sulla crescita della società nel suo complesso».
E SCIENZE SOCIALI NON FORNISCONO
Daniele Cecchi,
preside della facoltà
di Scienze politiche
all’Università Statale
di Milano.
obiettivi dell’Agenda di Lisbona
“Gli
sono coerenti con la volontà
di creare un’economia
della conoscenza. Anche perché
servono ad innalzare sia la quantità
che la qualità dell’istruzione
”
LINK UTILI
Portale dell’Unione europea
Istituto naz. per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione
Programma internazionale dell’OCSE per la valutazione degli studenti
Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo
www.europa.eu
www.invalsi.it
www.pisa.oecd.org
www.unla.it
È stato calcolato che un anno di istruzione in
più per ogni cittadino equivale a mezzo punto
percentuale di crescita del Pil permanente.
Concorda?
La correlazione istruzione/crescita economica secondo
me è indubbia. Moltissime ricerche evidenziano un legame profondo tra livelli retributivi e anni di istruzione.
Chi studia più a lungo può avere una retribuzione più
alta. Fare una quantificazione così precisa è invece più
complicato, viste le numerose variabili in ballo.
Quali sono le variabili più rilevanti per tale relazione?
La quantità, ovviamente. Ma ancor più la qualità dell’istruzione. Inoltre le ricerche prodotte dalla Commissione europea e dal centro studi di Confindustria hanno
evidenziato che per la crescita è importante un adeguato livello medio di istruzione di tutta la popolazione,
piuttosto che un piccolo gruppo di cittadini molto
istruiti accanto a un alto numero di analfabeti.
L’Italia in questo senso non sta benissimo…
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Purtroppo no. Il divario tra le regioni è enorme. Quelle
del Nord raggiungono livelli comparabili con quelli del
resto della Ue ma nel Meridione la situazione è preoccupante. E per il futuro c’è il rischio che la forbice si ampli.
Gli obiettivi posti dall’Agenda di Lisbona possono servire da stimolo per migliorare?
Sono obiettivi sensati e coerenti con la volontà di costruire un’economia della conoscenza. Anche perché
puntano ad innalzare sia la quantità dell’istruzione sia la
qualità. L’Italia è molto indietro e difficilmente raggiungerà i traguardi entro il 2010. Tra l’altro, le politiche su
scuola e università dell’attuale governo non mi pare puntino a raggiungerli. Vanno anzi in direzione opposta.
Si riferisce ai tagli economici che colpiranno
scuole e insegnanti?
Il problema non sono tanto i soldi: nel sistema scolastico italiano si investe tanto – più che all’estero – ma i rendimenti, in termini di competenze acquisite, sono molto bassi. Quella che manca è una politica seria che colpisca le vere cause dell’arretratezza italiana.
Ovvero?
La mancanza di una organizzazione complessiva del sistema scolastico, l’innalzamento del livello di formazione degli insegnanti e il contrasto al precariato che impedisce di fare programmi educativi pluriennali.
Stessi problemi dell’università?
Nell’università la spesa è più bassa e il problema maggiore è l’assenza di meccanismi premianti. Le retribuzioni sono collegate solo all’anzianità. Le pare possibile
che non ci siano controlli sulla produttività scientifica
del corpo docente? Un’assurdità che esiste solo in Italia.
Quali sono gli interventi utili, secondo lei?
Le norme introdotte dall’ex ministro Bersani, che detassavano i profitti e i lasciti ereditari investiti in ricerca, andavano nella giusta direzione.
E le parti sociali come possono contribuire per
attivare un circolo virtuoso?
Tra gli imprenditori solo il 6% è laureato e c’è scarsa
propensione ad investire nella ricerca. Confindustria
dovrebbe creare strutture di ricerca proprie e incentivare la nascita di sistemi consortili tra le imprese, visto
che la loro piccola dimensione scoraggia gli investimenti in tal senso.
I sindacati devono invece abbandonare il loro atteggiamento tendenzialmente corporativo. Hanno insita in loro una cultura di autogestione delle istituzioni scolastiche e vedono come un’ingerenza ogni intervento esterno. Finché non cambieranno logica e capiranno che l’elemento da tutelare è il pubblico servizio
fornito dal sistema scolastico temo che la loro posizione non cambierà.
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Piero Cipolline
Paolo Sestito
Il capitale umano
Come far fruttare
i talenti
Il Mulino, 2008 €8,80
Massimiliano Bratti
Daniele Checchi
Antonio Filippin
Da dove vengono
le competenze
degli studenti?
I divari territoriali
nell’indagine OCSE
PISA 2003
Il Mulino, 2007 €32,00
Andrea Fumagalli
Bioeconomia
e capitalismo cognitivo
Verso un nuovo
paradigma
di accumulazione
Carocci, 2007 €20,30
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Tasse come armi
per difendere
il lavoro e il Pianeta
Riequilibrare la distribuzione del benessere e della ricchezza, consentire acquisti consapevoli, ridurre i danni ambientali, uscire
da una crisi economica. Se usata correttamente la politica fiscale ha potenzialità impensabili.
ogliere ai ricchi per dare ai poveri. Ma anche togliere a chi distrugge il Pianeta e dare a chi cerca di
difenderlo. Togliere a chi specula e dare a chi lavora.
Si può fare tutto questo con una
bacchetta magica chiamata “tasdi Elisabetta Tramonto
se”. Che la politica fiscale sia uno
strumento potentissimo è cosa nota. Ma, forse, ancora non ne sono
state esplorate tutte le potenzialità. Prendiamo, per esempio,
l’impennata dei prezzi delle materie prime agricole che negli ultimi
mesi ha provocato rincari incredibili in alimenti che mangiamo tutti i giorni, come la pasta, aumentata del 30% in sei mesi. “Che cosa
può fare la politica economica?”, si chiedeva i primi di luglio dalle
pagine de IlSole24Ore l’economista Guido Tabellini, appena nominato rettore dell’Università Bocconi di Milano. Abbassare le tasse sul
lavoro. Tabellini scriveva: “Gli effetti dello shock dei prezzi dovrebbero essere contrastati con la politica fiscale. Lo strumento corretto
è una riduzione delle imposte sui redditi da lavoro: dal lato dell’offerta scenderebbero i costi di produzione; dal lato della domanda si
darebbe sollievo al reddito disponibile delle famiglie, soprattutto di
quelle a basso reddito che in proporzione sono state più colpite”.
T
Meno tasse sul lavoro
«Questo mese presenteremo il rapporto sui salari degli italiani dal
2002 al 2007», anticipa Agostino Megale, presidente dell’Ires (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) e segretario confederale Cgil.
«C’è una difficoltà crescente per i lavoratori dipendenti, in termini
di reddito e di potere d’acquisto. Il governo sembra essere incapace
di dare un sostegno ai redditi, come se si fosse dimenticato dell’esistenza di un’emergenza salariale in Italia», conclude Megale.
Lo scorso novembre Cgil, Cisl e Uil hanno presentato in parlamento una piattaforma comune, poi riproposta a luglio con il nuovo governo, dove indicavano come priorità la riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati e, contemporaneamente,
l’aumento delle imposte sui redditi da investimenti finanziari speculativi. «Se le tasse devono essere proporzionali e progressive rispetto al reddito, in questo momento c’è qualcosa che non va. Chi
investe in borsa è trattato come il più povero dei contribuenti», denuncia Mario Pianta, professore di Politica economica all’università
di Urbino. «La tassazione delle rendite finanziarie, al 12,5% in Italia, è molto più bassa del prelievo fiscale medio per i lavoratori dipendenti, intorno al 30%. Non c’è equità». «Serve una vera riforma
È IL MOMENTO DI SBILANCIARSI E CHIEDERE “UN BEL LAVORO!”
LIBRI
Lester R. Brown
Piano B 3.0
Mobilitarsi per salvare
la civiltà
Ed. Ambiente, 2008
BASSI SALARI, SICUREZZA SEMPRE MENO GARANTITA, precarietà
diffusa, erosione dei diritti sociali, delocalizzazioni e nuove povertà.
Le problematiche attorno al lavoro negli ultimi anni stanno diventando
sempre più pesanti sulle spalle della società. Per questo il Forum
Sbilanciamoci! 2008 ha scelto come titolo “Un bel lavoro - Diritti,
economia di giustizia, imprese responsabili”. Per la quarta edizione
(dal 4 al 6 settembre) è stata scelta la città di Torino e, in particolare
Mirafiori, luogo simbolo dello sviluppo centrato sull’automobile, energivoro
e basato sull’utilizzo dissennato di una risorsa sempre più scarsa come
il petrolio. Torino, città delle grandi fabbriche e dell’automobile, ma anche
degli incidenti sul lavoro come è il caso della Thyssenkrupp.
Al Forum saranno presenti oltre 50 relatori, italiani e stranieri,
che interverranno in sei sessioni plenarie e dieci gruppi di lavoro tematici.
Una sessione, organizzata in collaborazione con FIOM e FIM, prevede
la partecipazione di delegati sindacali dal Brasile, dalla Serbia,
dalla Turchia, dalla Polonia: dove i temi della delocalizzazione
della produzione, delle politiche delle multinazionali e dei diritti
dei lavoratori si intrecciano con quello delle popolazioni e dei territori
oggetto delle nuove politiche di sviluppo industriale e neoliberiste.
Ma da Sbilanciamoci! arrivano anche delle proposte. Il Forum consegnerà
al Governo una proposta per la Finanziaria 2009 basata su un modello
di sviluppo sostenibile e di qualità, con al centro i diritti sociali.
UN MOVIMENTO, DUE SITI
www.sbilanciamoci.org
Per le notizie sulle iniziative, la campagna Sbilanciamoci!, gli eventi,
i rapporti pubblicati.
www.sbilanciamoci.info NUOVO!
Il nuovo sito di Sbilanciamoci! è appena nato: approfondimenti, articoli,
opinioni. Un luogo virtuale per aprire un nuovo dibattito politico.
I prezzi non
considerano
i costi
ambientali
e sociali.
Bisogna
bilanciarli
aumentando
le tasse
UN’ALTRA POLITICA ECONOMICA
È POSSIBILE
SBILANCIAMOCI! CONSEGNERÀ AL GOVERNO una proposta per la Finanziaria
2009, in questi mesi al vaglio del governo, basata su un modello di sviluppo
sostenibile e di qualità, con al centro i diritti sociali. Nella scheda
l’anticipazione delle proposte.
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FISCO
Tassazione delle rendite finanziarie al 23%, con franchigia a 250 mila euro
(esenzione con il mantenimento della tassazione attuale) per i possessori
di titoli di stato
Reintroduzione della tassa di successione, con franchigia a 500 mila euro
al di sotto della quale è prevista l’esenzione
Introduzione di una aliquota IRPEF al 45% per i redditi superiori
ai 200 mila euro
AMBIENTE
1 miliardo di euro per un piano di “piccole opere” di rilevanza strategica:
riassetto idrogeologico, approvvigionamento idrico nel Sud, adeguamento
della legge 626 per le scuole pubbliche
Piano nazionale per la mobilità sostenibile e le ferrovie locali
1 miliardo di incentivi e investimenti per le energie pulite (fotovoltaico,
eolico, ecc.)
Tassazione a 10 centesimi per i sacchetti di plastica
Reintroduzione della carbon tax
1.000 euro aggiuntivi di superbollo per i SUV
WELFARE
Abolizione dei bonus bebè e della social card
Piano nazionale per la costruzione di 5.000 asili nido
500 mila euro per il “fondo di non autosufficienza”
Abolizione dei 650 milioni di euro contributi alle scuole private
Reintegro dei fondi alla sanità pubblica
Due diligence sulle convenzioni con in privati in sanità (risparmio di 2 mld)
Rifinanziamento del fondo per il diritto allo studio e per l’edilizia scolastica
PACE E SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE
Riduzione del 20% della spesa militare
Riduzione dell’organico delle forze armate da 190 mila a 120 mila addetti
Innalzamento in tre anni allo 0,7% del PIL dell’aiuto pubblico allo sviluppo
Stanziamento di 300 milioni di euro per un fondo nazionale per la
riconversione dell’industria militare
Maggiorazione dell’imposizione fiscale del 10% su vendita e porto d’armi
Condivisione con il gruppo dei 49 delle proposte per l’introduzione di un
organico sistema di tasse globali
ECONOMIA, IMPRESE
Raddoppiamento dei fondi per la ricerca pubblica
Fondo di 500 milioni di euro per la trasformazione di 100 mila co.co.pro
in lavoratori dipendenti
Fondo per lo sviluppo dell’economia solidale (Gas, microcredito, ecc.)
Riduzione dell’ IVA al 10% per i prodotti del commercio equo e solidale
Fondo per piani di sviluppo locale
Vincoli ambientali e sociali nell’utilizzo dei fondi strutturali
La locandina del Forum
Sbilanciamoci!
Per la quarta edizione,
dedicata al tema
del lavoro, è stata
scelta la città di Torino.
fiscale che premi lavoratori e pensionati e che tenga conto delle famiglie», dichiara Annamaria Furlan, segretario confederale della Cisl. «Ma se non vogliamo premiare gli evasori, la riduzione delle tasse deve riguardare solo i lavoratori dipendenti», aggiunge Megale.
Il mercato è bugiardo,
non fa pagare i danni all’ambiente
«Serve una riforma fiscale che sposti una quota rilevante di fiscalità
dal prelievo sul lavoro al prelievo sui consumi energetici, sulla motorizzazione, sulla produzione di rifiuti, sulle emissioni», dichiara
Maurizio Gubbiotti, della Segreteria nazionale di Legambiente –. Negli ultimi dieci anni in Europa e in gran parte del mondo é cresciuta la tassazione ambientale, in Italia invece é avvenuta una controriforma fiscale che ha favorito l’inquinamento e i consumi e ha penalizzato lavoro e impresa».
Nicholas Stern, ex economista capo della Banca Mondiale, nel 2006
ha pubblicato uno studio sull’impatto economico dei cambiamenti
climatici, parlando di un imponente fallimento del mercato. Indicava come causa dell’attuale emergenza clima la mancata valutazione dei costi ambientali causati dall’uso di combustibili fossili, che
ammonterebbero a migliaia di miliardi di dollari. “La benzina dovrebbe costare 6 dollari al litro”, scrive, nel suo ultimo libro “Piano
B 3.0”, Lester Brown, fondatore del Worldwatch Institute, il più autorevole osservatorio sull’ambiente. “I prezzi della benzina non tengono conto del costo dei cambiamenti climatici, degli sgravi fiscali
alle compagnie petrolifere, delle spese militari per garantire l’accesso
alle fonti petrolifere nell’instabile situazione politica del Medio
Oriente, dei costi sanitari per la cura delle malattie respiratorie causate dall’inquinamento”, scrive Lester Brown. L’International Center for Technology Assessment ha calcolato che i costi “nascosti” in
un litro di benzina ammontano a più di 3 dollari. “Se si aggiunge il
prezzo attuale di 3 dollari della benzina – si legge in “Piano B 3.0”,
stampato a giugno di quest’anno - si ottengono i 6 dollari al litro. I
governi dovrebbero ristrutturare il sistema di tassazione, incorporando i costi indiretti, in modo che il prezzo della benzina rifletta integralmente il suo costo sociale. E, contemporaneamente, dovrebbero controbilanciare interventi di questo tipo con una riduzione
delle imposte sul lavoro”.
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www.worldwatch.org - www.earthpolicy.org
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Il solare del futuro
impara
dagli alberi
I ricercatori del Chose dell’università Tor Vergata hanno progettato celle fotovoltaiche rivoluzionarie. Mille volte più sottili
di quelle attuali, molto più efficienti ed ecologicamente sostenibili.
DUE PIÙ GRANDI LIMITI nello sfruttamento dell’energia solare, fino ad oggi, sono stati i costi elevati e i grandi spazi necessari per gli impianti. Per questo, ricercatori e
scienziati di tutto il mondo da anni tentano di
creare celle fotovoltaiche “low cost” e altamente
di Andrea Barolini
efficienti. Negli Stati Uniti si sono raggiunti alcuni
importanti risultati con il film sottile (il “thin film”),
ma i primi a far segnare quella che si annuncia come
una svolta nel campo dell’energia solare sono i tecnici
del Chose (Center for Hybrid and Organic Solar
Energy), il Polo solare organico della Regione Lazio e
dell’università Tor Vergata di Roma.
Nato nel dicembre 2006, è un centro di eccellenza
che si occupa del processo di industrializzazione delle
tecnologie organiche per la produzione di energia fotovoltaica. Il loro impiego segna una nuova frontiera per
la ricerca sull’energia elettrica prodotta grazie all’irraggiamento solare. Un vero e proprio cambio di paradigma. E una speranza concreta per il futuro del Pianeta.
I
Copiare dalle foglie
Le celle solari organiche costituiscono il cuore di una
nuova generazione di pannelli fotovoltaici, basata sull’impiego dei composti organici del carbonio.
A SCUOLA DI SOLARE
NON SOLO RICERCA SCIENTIFICA AVANZATA MA ANCHE FORMAZIONE. L’università Tor Vergata
di Roma propone un master di secondo livello in Ingegneria del fotovoltaico (MIF), che prevede
1.500 ore di attività formativa rivolta a neolaureati in discipline tecnico-scientifiche, sia italiani
che stranieri. Il corso, a numero chiuso (25 i posti disponibili) costa da 4 a 5 mila euro, in funzione
della durata. Sono previste borse di studio (per informazioni www.masterpv.org).
Inoltre, dal 22 al 26 settembre, è in programma la seconda edizione della Scuola internazionale
sul fotovoltaico organico (ISOPHOS 2008), nell’isola di Ventotene. Il corso - aperto a chimici, fisici
e ingegneri – si concentrerà sulle teorie e le tecniche applicative del fotovoltaico organico, con una
speciale sezione dedicata alle nanotecnologie applicate al solare di terza generazione.
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La struttura di una cella organica è tanto semplice
quanto efficiente: chiamata “a sandwich”, è composta
da un substrato - generalmente fatto di vetro ma anche
di plastica flessibile - e da una o più sottilissime pellicole (che contengono i materiali “fotoattivi”), frapposte tra due elettrodi.
Il tentativo dei ricercatori è stato quello di “copiare” la fotosintesi clorofilliana, utilizzando una miscela di materiali: alcuni di essi assorbono la radiazione
solare, altri estraggono la carica per produrre elettricità. E la gamma di pigmenti che possono essere impiegati ne include anche di comunissimi, a base vegetale, come le antocianine derivate dai frutti di bosco.
In alternativa, si possono utilizzare polimeri o molecole sintetizzate per massimizzare l’assorbimento dello spettro solare.
Attualmente, le celle che hanno ottenuto i migliori risultati (e per le quali è quindi più vicino un impiego industriale) sono le «Dye sensitized” (che raggiungono un’efficienza del 12%), la cui parte fotoelettricamente attiva è costituita da un pigmento, da ossido di
titanio e da un elettrolito.
“NATURE”: CONVIENE DAVVERO
PUNTARE SUL “FILM SOTTILE”?
IL FILM SOTTILE È DAVVERO IL FUTURO DEL FOTOVOLTAICO?
A porsi la domanda è la prestigiosa rivista “Nature”, che cita
Nanomarkets, società di consulenza con sede a Glen Allen,
in Virginia, secondo la quale il “thin film” raggiungerà il 50%
del mercato mondiale entro il 2015. Allo stesso modo, la Lux
Research, società di consulenza newyorkese, ha spiegato che
gli investimenti nel settore sono passati dai 481 milioni di dollari
del 2006 a 1,36 miliardi del 2007. Molte delle celle vendute
utilizzano ancora il silicio, sebbene nella sua forma amorfa
(e non più in quella cristallina), cosa che ha reso le celle ben più
economiche, ma anche meno efficienti. La speranza è di trovare
una tecnologia in grado di coniugare efficienza ed economicità.
Molti ricercatori puntano sulla tecnologia “CIGS” (Cadmium Indium
Gallium Diselenide): una lega di rame, indio, gallio e selenio
annunciata dall’industria statunitense Nanosolar come la cella
a film sottile più economica al mondo. Promette un’efficienza
di ben cinque volte superiore rispetto a quelle utilizzate fino
ad oggi. Lo scorso marzo, una cella sviluppata dal Laboratorio
Nazionale per le Energie Rinnovabili degli Usa ha raggiunto
l’efficienza record del 19,9%.
Alcuni scienziati, tuttavia, rimangono scettici circa le reali
possibilità di utilizzo in larga scala delle celle CIGS. Secondo
Martin Green, ricercatore dell’università del New South Wales,
in Australia, «si tratta di una tecnologia estremamente sensibile
al grado di umidità, e per questo di difficile produzione».
La stessa industria Nanosolar, sostiene Tonio Buonassisi,
ricercatore del MIT di Cambridge: «è ancora in fase di ricerca
e sperimentazione. E l’efficienza record raggiunta dalle celle
CIGS è tutta da verificare a livello industriale: per ora non supera
il 9%». Inoltre, se è vero che raffinare il silicio è molto costoso,
preso nella sua forma “non processata”, si tratta invece
del secondo elemento più diffuso sulla crosta terrestre.
«Al contrario, l’utilizzo su larga scala delle celle CIGS
– prosegue il ricercatore – produrrebbe un’impennata
dei prezzi di materie prime che già scarseggiano. L’ingresso
delle industrie cinesi nel mercato del silicio raffinato, invece,
A.B.
aiuterà la discesa del prezzo».
TECNOLOGIE FOTOVOLTAICHE A CONFRONTO
MATERIALE
SVANTAGGI
STATO
Silicio cristallino Alta efficienza
VANTAGGI
Celle basate su
«wafer» a silicio,
necessitano
di grandi
quantitativi
di materiale
Già introdotta su 15-22%
scala industriale
In fase di ricerca.
I fotoni sono
assorbiti da un
semiconduttore,
la cui energia
è trasformata
in elettricità
Gallio indio
phosphide
(GaInP), gallio
arsenide (GaAs)
e germanio (Ge)
a multigiunzione
Utilizzato
tradizionalmente
nello spazio,
dove ottiene
i migliori risultati
di efficienza
Elevati costi
di produzione
Ultimamente
sono aumentate
le applicazioni
terrestri
Semiconduttore
Film Sottile
Le celle tradizionali a silicio cristallino utilizzano coppie di wafer solidi. Le tecnologie a film sottile, che
possono sfruttare sia elementi organici che inorganici come semiconduttori, utilizzano invece silicio
allo stato gassoso. Ciò permette di ridurre notevolmente i costi rispetto agli impianti tradizionali
Silicio amorfo
Può essere
utilizzato come
film sottile,
a differenza del
silicio cristallino
Bassa efficienza
Incertezza sulle
sperimentazioni
di lungo termine
6-10%
Semiconduttore
Cadmio telluride
(CdTe)
Buona efficienza
e tecnologia
testata. Ottimo
in caso di bassa
radiazione solare
Difficoltà nello
smaltimento
e tossicità
degli elementi
Lanciate larghe
applicazioni
9-11%
Semiconduttore
Lega di rame
indio gallio
selenio (CIGS)
Alta efficienza
nel film sottile.
Trasparente.
Buone proprietà
ottiche
ed elettroniche
Processi
produttivi
ancora non
sufficientemente
testati
Previsto a breve
impiego
industriale
10-14%
Semiconduttore
Ottime con poca Necessità
Celle solari
«Dye sensityzed» illuminazione
di manipolare
e angoli “estremi”. elettroliti solventi
Trasparenti
e flessibili
Sperimentate
le prime
applicazioni
11%
Non è un
semiconduttore.
Utilizza processi
di fotosintesi
Organico
In fase di ricerca
2-5%
Utilizza
semiconduttori
organici
Potenzialmente
Generalmente
le più economiche. poco efficienti
Utilizzabili
e poco stabili
su innumerevoli
superfici.
Trasparenti
e flessibili
EFFICIENZA STIMATA TECNOLOGIA
Kwh/m2
>2.200
1.800
1.600
1.400
1.200
1.000
800
<600
Trasparenti, flessibili
e ultrasottili
La grande conquista ottenuta dai tecnici del Chose è
dunque quella di aver superato il problema principale
delle celle fotovoltaiche attualmente in commercio:
l’utilizzo di grandi quantitativi di silicio, che contribuisce a circa il 50% dei costi dei pannelli. Le celle organiche, invece, sono completamente biocompatibili
(tra i materiali utilizzati sono presenti anche complessi proteici fotosintetici estratti, ad esempio, dalle foglie di spinaci). Per estrarre la carica generata nel pigmento, poi, è sufficiente una pasta di ossido di titanio:
un ingrediente comune che si trova in innumerevoli
prodotti (dentifrici, vernici idrosolubili, creme solari).
Una soluzione liquida o pastosa, applicata “riciclando” il sistema delle comuni stampanti a getto
d’inchiostro, per ricavare grandi pannelli a costi contenuti. E, in più, ottenendo film fino a mille volte più
sottili dei “wafer” in silicio.
In termini economici, ciò si potrà tradurre in un incremento esponenziale delle superfici che produrranno energia fotovoltaica, portando i costi dai circa 4-7
euro per watt prodotto dei pannelli in silicio odierni ai
circa 2 euro dei pannelli organici.
.
30-40%
Qui a sinistra,
la mappa tratta
dalla rivista
“Nature”, che
mostra l’intensità
delle radiazioni
solari che
colpiscono
le diverse zone
in Europa.
DAI GAMBERETTI LA PLASTICA SPRAY
AVETE PRESENTE QUEI TELI NERI DI PLASTICA stesi per chilometri sulle nostre campagne? Servono
per pacciamare, cioè proteggere dalle infestanti, fragole, insalate e altre coltivazioni erbacee annuali.
Però incrementano l’uso dei derivati del petrolio nell’agricoltura: ogni anno in Italia vengono utilizzate
65 mila tonnellate di queste plastiche (PE e EVA), che dopo i raccolti per l’80% sono abbandonate
sui terreni o bruciate in modo incontrollato. Per eliminare questo problema e per riutilizzare scarti
della produzione industriale alimentare campana, che costituiscono un’emergenza ambientale,
l’Istituto di chimica e tecnologia dei polimeri (Ictp) del Cnr di Pozzuoli ha messo a punto un materiale
plastico biodegradabile, ottenuto da gusci di gamberi, bucce di pomodoro e scarti della lavorazione
dell’aceto. L’acqua piovana non è abbastanza acida da scioglierlo, ma i batteri del suolo possono
farlo scomparire in pochi mesi. La pellicola funziona anche da diserbante e fertilizzante. Pa. Bai.
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ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
| valori | 55 |
FONTE: NATURE
| economiasolidale | energia pulita |
| economiasolidale | consumi |
| economiasolidale |
A caccia di risparmio
La crisi entra
nei supermercati
Il quarto Rapporto sociale nazionale Coop non lascia dubbi: i consumi rallentano e anche la grande
distribuzione ne risente. E mentre è boom per i discount, l’inflazione per gli alimentari tocca il +5%.
L
la solidarietà locale e internazionale. In questa ottica Coop ha attivato una
rete di associazioni, alcune a livello territoriale, altre di portata nazionale.
E, appena un anno fa, ha siglato un accordo quadro di programma
con il forum permanente del Terzo settore. Per tutti questi progetti Coop
ha redistribuito alla comunità locale, sotto forma di beni e liquidità
direttamente donate o raccolte dai propri soci quasi 2 milioni di euro
con un incremento di oltre 100 mila euro rispetto al 2006. Inoltre,
si è diffusa a livello nazionale l’iniziativa “Buone Fine” volta al recupero
degli invenduti: sono 933 le associazioni accreditate e 41 mila le persone
aiutate (+45% rispetto al 2006).
Coop è impegnata anche nel campo della tutela dell’ambiente:
tra il 2000 al 2007 sono state risparmiate più di 9.500 tonnellate
di materiali per gli imballaggi. La vendita nelle Coop di elettrodomestici
e apparecchiature a elevata prestazione energetica, infine, ha fatto
risparmiare energia per oltre 70 milioni di kWh, pari al fabbisogno di oltre
26 mila famiglie medie e ridotto le emissioni di CO2 di 34 mila tonnellate.
ANNO 8 N.62
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8 settembre
ROMA
L’ALFABETIZZAZIONE
NEL MEDITERRANEO
Convegno organizzato
dall’Unla (Unione Nazionale
per la Lotta contro l’Analfabetismo)
in occasione della Giornata mondiale
dell’alfabetizzazione indetta dall’Unesco.
Ci saranno docenti e rettori delle
università di Algeri, Firenze, Napoli,
Parigi, Tolosa e Versailles.
Camera dei deputati - Sala delle Colonne
- Via Poli, 19 - www.unla.it
8 – 10 settembre
FANO (PS)
FIERA DELLA SOSTENIBILITÀ
Rocca Malatestiana
www.marcheinfesta.it
A CRISI DEI CONSUMI ENTRA ANCHE NEI SUPERMERCATI. Lo ha confermato Federdistribuzione (che rappresenta
oltre il 70% della grande distribuzione italiana), che ha spiegato come l’aumento del fatturato registrato nei primi cinque mesi del 2008 (+4,8%) è spiegabile soprattutto grazie all’aumento dei prezzi.
E i consumatori sono ormai sempre più in cerca di promozioni (il 21,3% del fatturato complessivo della grande distribuzione nel 2007, contro l’8,1% del 2000) e di
di Andrea Barolini
marchi meno noti e più a buon mercato (di qui il boom dei discount: +13,6% di vendite da gennaio a maggio di quest’anno rispetto al 2007). Un quadro non certo roseo, che è stato confermato anche dal quarto Rapporto sociale nazionale di Coop.
Per venire incontro alle esigenze dei clienti, infatti, supermercati ed ipermercati delle cooperative, a fronte di un aumento delle vendite del 6% hanno registrato lo scorso anno un calo degli utili
del 43%: da 379 a 162 milioni di euro rispetto al 2006. «Abbiamo
scelto di arrivare quasi a dimezzare i nostri introiti – ha spiegato
Riccardo Bagni, vicepresidente di Coop Italia – pur di difendere il
potere d’acquisto dei nostri clienti».
LA COOP SOSTENIBILE:
AMBIENTE E TERZO SETTORE
«Inoltre – prosegue Bagni – grazie alla battaglia che nel 2006
abbiamo portato avanti per le liberalizzazioni, in alcuni segmenti
di mercato i prezzi sono anche diminuiti: i farmaci da banco venCOOP È IMPEGNATA ANCHE SUL TEMA della sostenibilità sociale
duti presso la Coop constano, in media, l’11% in meno rispetto aled economica. Tra le iniziative più significative ci sono quelle che riguardano
l’anno scorso».
| 56 | valori |
APPUNTAMENTI SETTEMBRE>NOVEMBRE
SETTEMBRE 2008
|
Consumatori consumati.
Volano gli acquisti a rate
Nel rapporto c’è anche spazio per una fotografia dettagliata del
“consumatore medio” italiano. Nonostante la lenta crescita del Pil
(+1,5% nel 2007) e l’impennata dei prezzi degli alimentari (+5%)
e degli energetici (+9%), la spesa pro capite nel nostro Paese è cresciuta dell’1,4%. Le previsioni 2007-2009, tuttavia, parlano di una
diminuzione dello stesso dato dello 0,9%. Ciò è dipeso da una lunga serie di circostanze.
«Con redditi reali familiari che crescono in misura ridotta (ad
un tasso annuo dello 0,5%) – si legge nel rapporto – aumenta
l’incidenza sui consumi delle spese per abitazione, passate in un
decennio dal 20% al 26% del budget di ciascun nucleo».
Conseguentemente, il ricorso al credito al consumo è passato
dai 48 miliardi di euro del 2002, agli oltre 85 miliardi di euro del
2007, con un incremento del 78%.
.
11 – 14 settembre
AREZZO
COPYLEFT FESTIVAL 2008
Quattro giorni di dibattiti, incontri, tavole
rotonde, musica, spettacoli e proiezioni
organizzate dall’associazione
InProspettiva per parlare di Copyleft
e di licenze Creative Commons.
La città toscana diverrà per l’occasione
“Capitale della cultura libera”.
www.copyleftfestival.net
11 – 14 settembre
BOLOGNA
SANA 2008
XIX Salone internazionale del naturale
Tre le aree tematiche: la sostenibile
qualità del buon cibo, del buon abitare,
del benessere.
www.sana.it
11 – 14 settembre
SANTA LUCIA
DI SINISCOLA (NU)
FESTA DEL MARE 2008
Nel borgo di pescatori il Festival
Internazionale di Legambiente dedicato
al mare: ecologia, mangiare sano, energie
rinnovabili, tutela e protezione del territorio
e del mare, turismo responsabile.
www.lafestadelmare.it
12 – 23 settembre
PARMA
TUTTOUNALTROCAMPO
2° Fair Trade International Youth Meeting
Ragazzi e ragazze da tutto il mondo
insieme per approfondire tematiche
legate al commercio equo, per poi
collaborare all’organizzazione di
Tuttaunaltracosa. L’iniziativa è
organizzata dall’Associazione Botteghe
del Mondo e da Lunaria.
www.assobdm.it
16 – 22 settembre
SETTIMANA EUROPEA
PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE
Migliaia di iniziative in oltre duemila
città italiane ed europee per
sensibilizzare all’utilizzo di mezzi di
trasporto sostenibili al posto dell’auto
privata. Organizzato dalla direzione
Ambiente della Commissione europea.
www.mobilityweek.eu
20 – 21 settembre
PARMA
TUTTAUNALTRACOSA
XIV edizione della fiera del commercio
equo e solidale. Tema di quest’anno:
“America latina, l’economia delle ombre”
www.tuttaunaltracosa.it
20 – 21 settembre
MASERADA SUL PIAVE (TV)
QUATTRO PASSI…
VERSO UN MONDO MIGLIORE
Tema dell’edizione 2008 è “Cambiamo
la spesa!”, un percorso dedicato
ai comportamenti sostenibili da adottare
negli acquisti quotidiani.
www.fieraquattropassi.org
23 settembre – 27 novembre
BRIANZA (MILANO)
“CIBO, MONDO E SALUTE”
Cinque serate, organizzate dal comitato
“Verso il Distretto di Economia
Solidale della Brianza” insieme
all’ASL Milano 3, per discutere
di alimentazione, benessere fisico,
minacce legate alle frodi alimentari,
all’invecchiamento, allo stress
o al disordine alimentare, ma anche
di etica, diritti dei lavoratori e di un’equa
ripartizione delle risorse.
23 settembre
La leggenda del buon cibo italiano
Cesano Maderno (Mi)
7 ottobre
Biologico: mito, moda o necessità?
Triuggio (Mi)
22 ottobre
L’alimentazione naturale
Giussano (Mi)
13 novembre
Buono, giusto e pulito
Agrate Brianza (Mi)
27 novembre
Una dispensa diversa è possibile?
Monza (Mi)
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]
5 ottobre
BIODOMENICA
Nona edizione dell’iniziativa
organizzata dall’Aiab in collaborazione
con Coldiretti e Legambiente
per parlare di ambiente, tutela
della biodiversità, salute, alimentazione
e gusto, benessere animale, consumo
critico e responsabile, commercio
equo e finanza etica. Nelle piazze
di decine di città italiane.
www.biodomenica.it
25 – 26 settembre
ASOLO (TV)
MEETING DEL METADISTRETTO
DELLA BIOEDILIZIA
Esposizioni e convegni. Un momento
di confronto tra la rete delle imprese
venete dell’edilizia sostenibile
e le altre realtà italiane ed europee
che si dedicano alle costruzioni bio.
www.distrettobioedilizia.it
26 – 28 settembre
GENOVA
FÀ LA COSA GIUSTA
Dopo Milano, la fiera
del consumo critico e degli stili di vita
sostenibili fa tappa anche a Genova
e a Trento (31 ottobre – 2 novembre)
www.falacosagiusta.org
8 – 10 ottobre
RAVENNA
RAVENNA 2008
Rifiuti, acqua, energia, sviluppo locale
& Valorizzazione economica
Tre giorni di incontri informativo-formativi.
www.labelab.it
26 – 28 settembre
PORRETTA TERME (BO)
ECO APPENNINO
II Fiera delle tecnologie
per il risparmio energetico e le fonti
rinnovabili per la montagna.
www.ecoappennino.it
8 – 10 ottobre
BOLZANO
KLIMAENERGY
Fiera specializzata delle energie
rinnovabili per usi commerciali
La produzione d’energia da fonti
rinnovabili e il risparmio energetico
saranno la sfida del futuro soprattutto
per settori ad alto fabbisogno energetico
come industria e artigianato.
www.fierabolzano.it/klimaenergy2008
28 – 30 settembre
MESTRE (VE)
GAIA - FIERA DELLA CITTÀ POSSIBILE
Promossa dall’Ecoistituto del Veneto Alex
Langer e dall’associazione VeneziAmbiente.
Tema centrale: l’energia, dalle tecnologie
solari, alla bioedilizia, dalla mobilità
sostenibile all’agricoltura bio.
www.ecoistituto-italia.org
1 – 4 ottobre
ROMA
ZEROEMISSION ROME 2008
Salone internazionale delle fonti
rinnovabili per il Mediterraneo
Otto eventi dedicati a energia eolica,
fotovoltaica, emission trading, solare
termodinamico, agroenergie,
biocarburanti, cambiamenti climatici
e al nuovo mercato dell’energia. Per
la prima volta presente un Paese partner
dell’area del Mediterraneo: la Tunisia.
www.zeroemissionrome.eu
18 – 26 ottobre
TUTTA ITALIA
IO FACCIO LA SPESA GIUSTA
La settimana del commercio equo
e solidale organizzata da Fairtrade Italia
per promuovere, in oltre 3000 punti
vendita, un modo di fare la spesa che
unisca la qualità sociale e ambientale.
In più appuntamenti culturali nelle filiali
di Banca Etica, eventi in piazza con
Legambiente e nelle principali librerie
Feltrinelli “Fairtrade reading: Scrittori
del Sud - Lettori del Nord”.
www.fairtradeitalia.it
3 – 5 ottobre
MONZA
HABITAT CLIMA
IN&OUT
Terza mostra-convegno sull’efficienza
energetica, la qualità ambientale
e il benessere abitativo.
www.habitatclima.it
6 – 8 novembre
ROMA
H2ROMA - ENERGY & MOBILITY SHOW
Tema dell’edizione 2008,
“Energia e mobilità ad una svolta”.
www.h2roma.org
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ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
| valori | 57 |
| inbreve |
| inbreve |
Congo: diario di un saccheggio >60
La Banca Mondiale e i segreti sui biocarburanti >66
5° Forum Sociale Europeo: un lavoro comune >68
internazionale
PENA DI MORTE:
NEL 2007
MENO PAESI, MA
PIÙ ESECUZIONI
XXXXXX
ANCHE LA NIGERIA
AVRÀ IL SUO
FONDO SOVRANO
STATALE
PATRIMONIO
CULTURALE
ANCHE NEI
PICCOLI CENTRI
GLI USA
CHIEDONO
CLUSTER BOMBS
PIÙ “SICURE”
FUORI I SINDACATI!
WAL-MART “SUGGERISCE”
DI NON VOTARE
PER I DEMOCRATICI
L’UE SI SCHIERA
CONTRO
LA CENSURA
ON LINE
Secondo il rapporto annuale
di Nessuno Tocchi Caino, Ong
impegnata da anni nella lotta
per la moratoria della pena capitale
nel mondo, il numero delle
esecuzioni compiute nel 2007
è cresciuto a 5.851 contro le 5.635
del 2006. Sono però diminuiti
i Paesi dove vengono eseguite,
passati da 51 a 48 al 1° gennaio
del 2008, grazie all’abrogazione
della pena di morte in Ruanda,
Kirghizistan e Uzbekistan. L’Asia
si conferma al primo posto
soprattutto per il contributo
della Cina, dove le 5.000 esecuzioni
rappresentano oltre l’85% del totale
mondiale. In Medio Oriente la pena
capitale è applicata da tutti i Paesi
dell’area con l’eccezione di Israele.
Con 355 condanne eseguite nel
2007 l’Iran si conferma al secondo
posto della graduatoria mondiale,
seguito dall’Arabia Saudita dove
le esecuzioni sono quadruplicate,
da 39 del 2006 a 166 del 2007.
A seguire l’esempio degli altri Paesi
asiatici, dei 14 africani, dell’unico
europeo (la Bielurussia), dei quattro
caraibici e del Guatemala, ci sono
gli Stati Uniti, una delle dieci nazioni
democratiche (tra cui il Giappone)
in cui il boia è ancora attivo.
Comore, Corea del Sud, Guyana
e Zambia hanno superato dieci anni
senza praticare la pena di morte
trasformandosi in “abolizionisti
di fatto”. La Russia ha dato vita
a una moratoria provvisoria
promettendo di cancellare
in seguito la pena di morte.
La crescente liquidità caratterizza da qualche anno
gli esportatori di petrolio e la Nigeria, ottava nella
classifica mondiale dell’export, non fa eccezione.
Per questo anche il governo di Lagos sarebbe pronto
a dare il via libera alla creazione di un fondo sovrano
statale da finanziare con gli extra profitti del greggio
e con il quale operare investimenti la cui natura
(mercati finanziari stranieri o interventi sociali interni)
non è ancora stata chiarita. Non è noto, tra le altre
cose, il valore di partenza del fondo anche se le previsioni,
in questo caso, appaiono decisamente incoraggianti.
Il differenziale tra il prezzo atteso e quello effettivo
(divario che solitamente alimenta
direttamente il fondo) ha raggiunto
gli 88 dollari per barile a luglio quando
il prezzo del petrolio ha toccato il picco
storico. Il Paese africano, che tra
il 1970 e il 2007 ha accumulato
qualcosa come 1,2 trilioni di dollari
grazie al petrolio, dovrebbe quindi
seguire l’esempio di altre nazioni
del club degli esportatori come Arabia
Saudita, Kuwait (che nel 1953 ha fondato il primo
sovereign wealth petrolifero del mondo), Emirati Arabi
Uniti (il più grande del pianeta con i suoi 875 miliardi),
Norvegia e Venezuela. Proprio quest’ultimo Paese
ha da tempo scelto di operare sia attraverso
il finanziamento di progetti di sviluppo interno
sia attraverso le operazioni finanziarie sul mercato
estero (nello specifico l’acquisto di 5 miliardi di dollari
di obbligazioni statali argentine). Questa duplice
direzione degli investimenti potrebbe forse interessare
anche la Nigeria, una nazione che, nonostante i nuovi
maxi profitti dell’energia, continua a fronteggiare
quotidiani problemi di sottosviluppo.
Il volontariato internazionale
promosso dall’Unesco riparte
dai piccoli centri. L’agenzia parigina
della Nazioni Unite per la cultura
celebra il sessantesimo anniversario
del suo ufficio di Coordinamento
del Servizio Volontario Internazionale
(CCIVS) con dodici cantieri di lavoro
“Patrimonito” in dieci Stati.
In Italia l’Unesco ha pensato
di riunire simbolicamene il mondo
intero all’Acropoli di Arpino (la città
ciociara che diede i natali
a Cicerone e Gaio Mario).
Quattordici volontari da otto nazioni
del mondo, dalla Germania alla
Turchia, dalla Spagna al Giappone,
si sono riuniti dall’1 al 15 agosto
nella cittadina frosinate
per rivalorizzare l’Acropoli dei Volsci
(VII-VI sec. a.C.) e sensibilizzare
la popolazione locale e i giovani
del paese riguardo l’importanza
di preservare il patrimonio
artistico e culturale. È stata anche
realizzata una poesia ispirata
ai famosi “Libri di pietra”
delle vie di Arpino: ogni verso
è stato scritto in una diversa lingua
dei partecipanti, per un totale
di otto idiomi (compreso il dialetto
ciociaro arpinate). I progetti
Patrimonito 2008 nel mondo sono:
Francia, Indonesia, Italia, Giappone,
Messico, Corea del Sud, Tailandia,
Togo, Ucraina e Vietnam.
Costruire ordigni più “sicuri” capaci
di esplodere sempre (o quasi)
all’impatto con il bersaglio.
È la soluzione proposta dal segretario
alla difesa degli Stati Uniti Robert
Gates sul contestato tema delle
bombe a grappolo. L’obiettivo
dell’esercito statunitense sarebbe
quello di disporre entro il 2018
di bombe in grado di deflagrare
all’impatto in non meno del 99%
dei casi. Le autorità americane
promettono inoltre di eliminare
le forniture in eccesso di bombe
a frammentazione fino a giugno
2009. Le affermazioni di Washington
ribadiscono implicitamente
la politica di legittimazione espressa
dagli Usa nei confronti di un ordigno
molto pericoloso per la sua tendenza
a restare inesploso a terra provocando
la morte o la grave menomazione
dei civili, anche a guerra conclusa.
A giugno i rappresentanti di 100
Paesi avevano firmato a Dublino
un documento di intesa per la messa
al bando delle cluster bombs.
Il testo, fortemente sostenuto
dal segretario generale Onu Ban Ki
Moon, approderà a Oslo a dicembre
per la ratifica finale. Gli Usa,
principali produttori mondiali delle
bombe a frammentazione, faranno
quasi certamente valere il loro
diritto di veto all’Onu. Israele, India
e Pakistan non intendono firmare
il documento. Secondo l’Onu
le cluster bombs hanno ferito o ucciso
oltre 13.000 persone in tutto
il mondo. Tra i Paesi più colpiti Laos,
Vietnam e Afghanistan.
Parola d’ordine: non votare per i Democratici.
È il messaggio lanciato da Wal-Mart, il gigante
americano della grande distribuzione, ai suoi
dipendenti statunitensi. Il motivo? Molto semplice.
Se il 4 novembre Barack Obama dovesse conquistare
la Casa Bianca e il suo partito raggiungesse
nuovamente la maggioranza nel Senato (che si rinnova
per un terzo) una riforma della legislazione sul lavoro
sarebbe più che probabile e l’ingresso dei sindacati
nei punti vendita del colosso della grande distribuzione
indurrebbe i vertici aziendali a tagliare il personale.
I timori della compagnia sono concentrati su una
proposta di legge fortemente
sostenuta dal senatore
dell’Illinois, il cosiddetto
“Employee Free Choice Act”,
che prevede nuove norme
per agevolare l’ingresso
delle organizzazioni dei
lavoratori nelle imprese.
Wal-Mart è uscita allo scoperto organizzando un
intenso programma di riunioni con il personale
e avvertendo quest’ultimo dei pericoli di una vittoria
dei democratici. L’azienda si difende sostenendo
di non aver dato esplicite indicazioni di voto
ai suoi lavoratori “a ore”, cosa, per altro, illegale,
ma l’evidenza del ricatto e della minaccia di futuri
licenziamenti sembra commentarsi da sola.
Il “Free Choice” era stato approvato dal Congresso
lo scorso anno per poi essere bocciato dal Senato
e definitivamente bloccato dalla Casa Bianca
che minacciò di far valere il suo diritto di veto in caso
di voto favorevole delle camere. Secondo il Wall Street
Journal, Wal-Mart aveva erogato ai repubblicani il 98%
dei suoi contributi elettorali in occasione delle
presidenziali del 1996. Nell’occasione, il democratico
Bill Clinton era stato rieletto presidente.
L’eurodeputato olandese Maaten
ha presentato al parlamento
di Bruxelles una risoluzione tesa
a rafforzare la lotta contro la censura
nel web. Ispirato ai principi
del Global Online Freeedom Act
proposto negli Stati Uniti,
il provvedimento impegnerebbe
le aziende europee a non favorire
le iniziative di censura della rete
da parte dei regimi autoritari.
La proposta, sostenuta tra gli altri
dai popolari Fjellner ed McMillanScott, dal socialista Casaca,
dai verdi Lichtenberger e Schmidt,
e dai liberali Jørgensen e Lax, prevede
l’indicazione ogni anno dei Paesi
che limitano l’accesso a internet,
una dichiarazione dell’Ue a favore
della promozione globale della
libertà di espressione, l’erogazione
di 20 milioni di euro per finanziare
i programmi anticensura
e la classificazione delle restrizioni
a internet come una barriera
commerciale agli scambi. Secondo
Reporters sans frontières (Rsf),
quello della collaborazione
tra le aziende private occidentali
e i regimi tirannici è un fenomeno
molto vasto. Oltre al noto rapporto
tra Yahoo e le autorità di Pechino,
l’Ong ha segnalato la partecipazione
di Telecom Italia nel monopolista
telefonico (e unico internet provider)
cubano Etecsa, i rapporti d’affari
tra la francese Orange e i regimi
di Cina, Egitto e Vietnam e l’accordo
di fornitura di servizi internet
stipulato nel 2004 tra la tedesca
Kcc Europe e la Corea del Nord.
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SETTEMBRE 2008
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SETTEMBRE 2008
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RAFFAELE MASTO
| internazionale | reportage / Congo |
Diario
del saccheggio
Attorno alle ricchezze del suo sottosuolo si è combattuta quella che è stata
chiamata la Prima guerra mondiale africana, con quasi quattro
milioni di morti in cinque anni. La missione Onu non è riuscita a pacificare
il territorio dove i traffici continuano e le condizioni di lavoro sono disumane.
A sinistra, un
cercatore d’oro
nelle miniere
di Kamituga.
Nel setaccio un
frammento d’oro.
Sopra, minatori
adolescenti.
In alto a destra,
Bukavu e la Botte.
Congo, 2008
BOTTE” È UN INCANTEVOLE LEMBO DI TERRA ricoperto di lussureggiante vegetazione che si insinua nelle acque blu del lago Kivu. Questa penisola naturale esprime più
di ogni altra spiegazione o
dal nostro inviato Raffaele Masto
analisi l’essenza della città di
Bukavu: circa 500 mila abitanti, capitale del Sud Kivu, remota regione congolese ricchissima di materie prime come oro, coltan, uranio e, secondo le ultime prospezioni, anche gas naturale e greggio.
La ricchezza di questa regione la si vede alla Botte, è come se fosse concentrata tutta lì. Per il resto Bukavu è la classica città africana:
una sola strada asfaltata che va in rovina, quartieri di baracche alla
periferia, mercati, folla e una quantità di fuoristrada bianchi delle in-
“L
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A
ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
|
numerevoli agenzie umanitarie. Per il resto il parco auto è fatto da
sgangherati taxi che hanno già disfatto gli ammortizzatori nei primi
diecimila chilometri.
Alla Botte ci portano i pochi stranieri che arrivano fin qui o faccendieri e imprenditori che alloggiano o mangiano a prezzi proibitivi nei due hotel di lusso con vista sul lago e nelle splendide ville
che sorgono sulle rive della penisola. Se si chiede ai camerieri o ai
giardinieri chi sono i proprietari di queste costruzioni in stile chalet
alpino, con i tetti spioventi per la neve che qui non cade mai, le risposte sono praticamente l’elenco dei potenti della regione: dal presidente congolese Joseph Kabila a quello ruandese Paul Kagame (che
la possiede grazie a un prestanome), dal trafficante di armi ormai arrestato Viktor Bout, al faccendiere innominabile che traffica con il
coltan estratto vicino alla città ed esportato illegalmente in Ruanda.
Le ville appaiono vuote, gli hotel quasi deserti, si vede solo qualche sparuto cliente nei ristoranti, eppure tutto è mantenuto in perfetta efficienza come se si attendesse qualcosa, come se la città fosse
sospesa su un destino che da qui non è possibile condizionare.
Epicentro della “Prima guerra
mondiale africana”
In effetti le cose stanno proprio così: Bukavu e la sua regione sono
una sorta di epicentro nel quale convergono interessi enormi e si diramano diversi conflitti - armati e non - che coinvolgono l’Africa
Centrale. Non è un caso che proprio il territorio a cavallo tra il Nord
e il Sud Kivu è stato teatro di una delle più spaventose guerre della
storia recente del continente africano che ha prodotto, secondo stime delle Nazioni Unite, quasi quattro milioni di morti in meno di
cinque anni. Un conflitto che l’ex segretario di stato americano Madeleine Albright definì “La Prima Guerra Mondiale Africana” perchè
vi furono coinvolte tutte le potenze regionali, a cominciare dalle vicine Uganda, Ruanda e Burundi, ma anche quelle più lontane come
l’Angola e lo Zimbabwe. Per fermare quel conflitto l’Onu dovette
mettere in campo la più grande missione internazionale della sua storia, la Monuc, composta da 17 mila Caschi blu che ancora oggi sono
dispiegati in questo territorio dove la guerra non è mai finita e la pace rimane una speranza. L’unico risultato che la Monuc ha ottenuto
è stato il ritiro delle truppe straniere che avevano invaso il Kivu. Ma
è stato un risultato molto parziale perché i soldati delle potenze regionali sono stati sostituiti da un proliferare di formazioni guerrigliere spesso finanziate, sostenute o addirittura create, a volte, dalle
potenze regionali, dalle multinazionali interessate alle materie prime
e da lobby economiche legate a Paesi europei o Nord americani.
Le mani sulle ricchezze naturali
Ad attirare questo groviglio di interessi nel Kivu sono le enormi ricchezze contenute nel sottosuolo. La guerra di Kamituga ne è la conseguenza e quel clima di attesa che traspare dal lusso inutilizzato degli hotel e dei ristoranti della Botte è dato dal fatto che, a livello mondiale, non c’è un accordo globale sulla spartizione delle materie prime
di questo enorme forziere. Ma la mancanza di un equilibro non impedisce lo sfruttamento dell’oro, dei diamanti, del coltan, dell’uranio,
del cobalto, del rame. Nella Repubblica Democratica del Congo, sebbene sia un Paese in guerra e a rischio per la sicurezza e l’enorme corruzione, sono presenti le principali imprese multinazionali dei metalli preziosi, dell’energia atomica, dell’hi-tech, del petrolio. Per since|
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RAFFAELE MASTO
za nessun macchinario, vengono esportate ventisette tonnellate di
coltan per trentatrè settimane all’anno verso Londra, via Ruanda. Impossibile sapere quale multinazionale o mediatore sia il destinatario
nella capitale britannica. Impossibile sapere chi li riceva in Ruanda e
chi li immetta sul mercato. Buio completo sui personaggi che certamente, in Congo e in Ruanda, fanno in modo che rimanga “attaccato” alle loro mani una parte consistente del denaro di questo business
miliardario che ha origine in un improbabile cortile malfamato e assolutamente non attrezzato. Nel cortile di Muyeye, poi, non si vedono
le condizioni di estrazione del coltan, ma basta andare qualche decina di chilometri fuori Bukavu per vedere come si estrae un’altra delle
preziose materie prime del Kivu, l’oro.
Vivere nell’oro, da schiavi
rarsene basta fare un giro per le strade sterrate di Bukavu e chiedere
qualche informazione.
L’alta tecnologia ha bisogno dell’Africa
Se si vuole sapere dove viene lavorato il coltan (vedi BOX ) in molti indicano un certo Muyeye, vicino all’incrocio della cattedrale. Si capisce
di essere arrivati dal fatto che sulla strada polverosa sostano alcuni camion con il cassone aperto. L’interno è una specie di cortile coperto
per metà da una tettoia in ondulux sotto la quale sono allineati una
serie di grossi bidoni di latta, alcuni dei quali stanno per essere caricati a forza di braccia da una decina di uomini a torso nudo, sotto il cocente sole equatoriale, su uno dei camion in sosta. Per il resto il cortile è occupato da una trentina di lavoratori accosciati a terra davanti a
recipienti metallici all’interno dei quali, con grosse barre di ferro, riducono in grani delle dimensioni di un chicco di riso la pietra ricca di
coltan, estratta dalle colline circostanti. In un lato del cortile altri la setacciano e la raccolgono in montagnette che andranno, successivamente, a riempire i bidoni. Il lavoro è incessante, il rumore martellante. Dai torsi nudi degli uomini impegnati in questa catena di montaggio scendono grossi rivoli di sudore che lasciano il segno sulla polvere depositata sulla loro pelle e che impregna l’aria del cortile. Sull’attività di Muyeye si riesce a trovare anche qualche informazione ulteriore: da questo cortile dove tutto viene fatto a forza di braccia, sen-
Intorno alla città di Kamituga c’è quella che viene considerata la più
grande riserva aurifera del mondo, un insieme di colline coperte dalla
foresta pluviale che formano una cornice al cui centro c’è la città. Qui
la scena del cortile di Muyeye è moltiplicata per tutto il centro abitato
che, si dice, conti quasi un milione di persone. Kamituga si sveglia all’alba al ritmo martellante delle donne che battono la pietra per ridurla in polvere e separare piccole scaglie d’oro dalla roccia strappata alle
colline da adolescenti e bambini. Lo scenario è allucinante: il territorio
sembra uno di quei formicai brulli sul quale milioni di insetti si muovono indaffarati. I fianchi delle colline sono bucherellati come uno scolapasta e bambini e adolescenti vi penetrano muniti semplicemente di
una sbarra di ferro o, i più fortunati, di una rudimentale pala e di una
torcia elettrica che tengono legata al capo. Scavano precarie gallerie che
penetrano nelle viscere delle colline anche per chilometri e trasportano fuori a mano terra e rocce che, dalle donne, verranno poi ridotte in
polvere, esaminate, separate, pesate e vendute per pochi soldi ai mediatori locali. Tutto qui ruota intorno all’oro, non ci sono altri lavori,
non ci sono alternative, Kamituga è una città prigioniera di se stessa
dove il prezioso metallo vale appena il denaro per nutrirsi e presentarsi il giorno dopo al lavoro. L’oro acquista il suo valore man mano che
si allontana da queste colline bucherellate e a farla da padrone nello
sfruttamento e nell’immissione nei mercati internazionali del metallo
estratto a Kamituga è una multinazionale canadese, la Banro Corporation i cui uffici sul posto sono a Bukavu, in un edificio sull’unica strada asfaltata. Impossibile entrarvi, impossibile avere informazioni o incontrare qualcuno, gli uffici sono deserti.
.
IL COLTAN: LA NUOVA
CORSA ALL’ORO
È DIFFICILE IMMAGINARE qualcosa di più
lontano dall’alta tecnologia della zona del Congo
dove viene estratto il coltan. Eppure i due
minerali, la colombite (o niobio) e la tantalite
(per contrazione coltan), entrano sempre più spesso
nella produzione e negli oggetti di tutti i giorni.
Il niobio, più abbondante in natura, è adottato
soprattutto nella preparazione di leghe metalliche
con elevato punto di fusione, per aumentare
la resistenza alla corrosione in alcuni tipi di acciaio,
nelle superleghe per l’industria aerospaziale
e nella preparazione di superconduttori
elettromagnetici, che hanno tra le applicazioni
la risonanza magnetica per la diagnostica medica
e gli acceleratori di particelle per la fisica
sperimentale. L’ossido di niobio migliora l’indice
di rifrazione del vetro ottico, permettendo lenti
leggere e sottili per ottiche avanzate di macchine
fotografiche e occhiali da vista.
Il tantalio è utilizzato soprattutto nell’industria
elettronica e dei semiconduttori per la costruzione
di condensatori ad alta capacità e dimensioni
ridotte, utilizzati nei telefoni cellulari, palmari,
playstation e computer. Condensatori al tantalio
aprono in una frazione di secondo gli air bag delle
auto in caso di incidente. Ma il tantalio viene
utilizzato anche nella chimica, nella farmaceutica
di trasformazione, nella balistica, nell’industria
aerospaziale e poi nelle pale per le turbine,
nei pacemaker e perfino negli impianti per
le ricostruzioni ossee, dove il nuovo tessuto può
ricrescere attorno a “maglie” di tantalio senza
problemi di rigetto o corrosione.
Tanto è brillante la produzione industriale
a cui il coltan dà vita, quanto sono torbidi i risvolti
della sua estrazione, tanto da aver portato l’Onu
a pubblicare nel 2002 il rapporto S/2002/1146
sul saccheggio delle risorse congolesi. Nonostante
il linguaggio “senza emozione”, dal rapporto
internazionale emerge un ritratto sconvolgente
del Paese: una rete affaristica di funzionari
di governo, militari, compagnie minerarie
internazionali e congolesi, truppe ribelli, trafficanti
di armi, hanno finora gestito la guerra in funzione
dello sfruttamento delle risorse e totalmente
svuotato le casse del Congo. Non solo la guerra,
ma anche il furto sistematico delle entrate fiscali,
le fatturazioni false, le concessioni minerarie
fasulle, fanno sì che ancora oggi, dopo la firma
a Goma nel gennaio 2008 del cessate il fuoco
per la la Provincia del Kivu, muoiano almeno
1.500 persone al giorno soprattutto per denutrizione
e malattie, perché lo Stato non finanzia più
il servizio sanitario. E l’esercito, non più retribuito,
ha rivolto le armi contro la popolazione.
Anche il Tantalium-Niobium International Study
Center (TIC), organizzazione con sede in Belgio
che raggruppa circa novanta tra i maggiori
produttori, raffinatori e intermediari di tantalio
e niobio di venti nazioni, ha esortato i suoi associati
ad evitare di approvvigionarsi di columbo-tantalite
congolese e ruandese denunciando come
“eticamente inaccettabile questo commercio
in quanto la vendita del minerale in quei Paesi
finanzia e ha finanziato la guerra civile e ha creato
danni ambientali e alla fauna”. Il Pole Institute
(Institut Interculturel dans la Région des Grands
Lacs) dichiara che l’estrazione del coltan ha spinto
le popolazioni locali all’esodo e all’abbandono
dei campi coltivati e della pastorizia nella fertile
regione del Kivu, privando il Congo di fondamentali
riserve alimentari.
I danni del coltan non si limitano all’ambiente:
nel reticolo cristallino della columbite-tantalite
c’è anche dell’uranio, a cui i lavoratori sono
esposti senza nessuna protezione e che resta
sul posto nelle scorie, provocando patologie
tumorali. Per il TIC la fornitura di tantalio
dalla Rdc dovrebbe rappresentare circa il 10%
della produzione mondiale. Un dato difficilmente
riscontrabile, ma che sembra sottostimato,
visto che l’Onu calcola che almeno il 25%
della produzione delle miniere congolesi esca
in modo illegale dal Paese.
Quello che è chiaro, nella disperata situazione
del Congo, è che non servono misure come
l’embargo da parte delle nazioni ricche, visti
i mille rivoli attraverso cui la ricchezza del Paese
già viene sottratta. Nè prestiti della Banca
Mondiale in cambio di tagli alla spesa pubblica,
già inesistente. Solo un governo sovrano,
autonomo dal colonialismo di ritorno potrebbe
garantire la pace e la prosperità. Ma sono lontani
i tempi dell’indipendenza dal Belgio e del governo
del presidente Patrice Lumumba, ucciso nel 1961.
Come sembra lontano il viaggio di Ernesto “Che”
Guevara in Congo nel 1965, due anni prima
di essere ucciso, quando teorizzava l’unione
di Paesi sfruttati dal colonialismo, come Africa
e Sud America. E troppo recente (e non autonoma)
sembra l’Unione Africana, nata solo nel 2002.
Pa. Bai.
Business, armi e tesori. Dieci anni di “sistema Congo”
Canadesi e americani, occidentali e africani e adesso anche i cinesi. Da oltre un decennio il Congo è più che mai terra di conquista. Tra i traffici di oro e armi, imperversa la guerra civile. Neanche l’arrivo dell’Onu cambia la situazione, anzi.
1997, fuggendo in tutta fretta,
volse l’ultimo sguardo al suo Paese, Mobutu Sese Seko
sentì con tutta probabilità un enorme rimpianto. All’epoca aveva 66 anni, la metà dei quali trascorsi come padrone assoluto del
di Matteo Cavallito
Congo/Zaire, una delle nazioni potenzialmente più ricche del pianeta. I cinque miliardi di
dollari letteralmente rubati al suo popolo nel corso di
un trentennio rappresentavano una quota del tutto
Q
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UANDO NEL MAGGIO DEL
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SETTEMBRE 2008
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marginale dei profitti che la sua nazione avrebbe potuto garantire. Ma ormai era tardi e l’esercito ribelle si
preparava a scortare nel palazzo del potere Laurent Désiré Kabila, neo presidente e nuovo amministratore degli straordinari tesori del Paese. Iniziò così la nuova era
della grande rapina congolese, un furto senza precedenti che, per la prima volta, avrebbe coinvolto una
miriade di attori totalmente diversi tra loro ma accomunati da un solo sentimento: l’avidità.
Cercasi fondi disperatamente
L’ascesa al potere non aveva risolto i problemi di Kabila
e, come è facilmente intuibile, non avrebbe potuto essere altrimenti. Minacciato dai rivali locali e attaccato
dagli eserciti di Uganda e Ruanda, Kabila si pose
l’obiettivo di finanziare la sua guerra organizzando una
delle svendite più memorabili delle ricchezze nazionali.
Il suo assassinio nel 2001 peggiorò ancora di più la situazione facendo scivolare il Paese in una crisi sempre
più profonda e aprendo la strada al figlio e successore Joseph che offrì agli stranieri condizioni ancor più favorevoli. Nel 2003 Kabila Jr siglò un accordo con la canadese Banro Corporation ripristinando i dettagli contrattuali concessi da Mobutu. Fu costituita una joint venture, la Sakima, controllata al 74,95% dalla Banro e al 25%
dalla congolese Sominki. Quest’ultimo 25% era però
controllato in larga parte dalla Banro stessa che si ritrovò, de facto, a possedere circa il 93% della Sakima. Nel|
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Nella pagina a fianco,
cercatori d’oro nella
miniera alluvionale
di Kamituga,
la più grande riserva
aurifera del mondo.
Sono soprattutto
adolescenti,
spesso bambini.
Congo, 2008
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RAFFAELE MASTO
| internazionale |
Una donna mentre
spacca le rocce
alla ricerca del coltan.
In queste zone
un’attività riservata
al mondo femminile.
Congo, 2008
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le operazioni riguardanti l’oro il controllo di Banro fu
esteso al 100% (in cambio di una cessione di diritti sullo stagno). Come se non bastasse, lo Stato accordò alla
Sakima l’esenzione fiscale totale estendendo tale privilegio alla multinazionale canadese. I contratti facili vivevano la propria età dell’oro. Colossi come Anglogold
Ashanti (nata dalla fusione tra la sudafricana Anglogold
e la ghanese Ashanti Goldfields, prima impresa africana
ad essere quotata a Wall Street), Katanga Mining, Anglo
American e First Quantum, per citarne solo alcune, si
gettano nell’affare Congo. I profitti crescono e ai congolesi non resta quasi nulla. Mentre Kabila jr siglava
l’intesa definitiva con la Banro, la società statale MIBA
(una joint venture tra il governo e la belga Sibeka) dava
il via a un rapporto di vendita semi esclusiva (l’88% dell’output) alla Emaxon Finance International, una sussidiaria dell’israeliana DGI Group.
L’illegalità domina
E il Ruanda prospera
FILM
Lord of War
Un film di Andrew
Niccol che ripercorre
la vita di Vicktor Bout.
Con Nicolas Cage,
Ethan Hawke,
Jared Leto (2005)
All’inizio del XXI secolo il Congo sembra un territorio senza legge. Accanto alle corporation si affianca una miriade
di piccole società semi invisibili e di operatori clandestini
e a prosperare sono soprattutto i Paesi limitrofi come il
Ruanda. Le prove dei traffici sono evidenti ma tanto a nessuno sembra importare granché. Così il Congo, che secondo le stime possiederebbe l’80% del coltan mondiale,
esporta nel 2005 60 tonnellate del prezioso componente
mentre il Ruanda ne vende sui mercati internazionali 277.
Le corporation sono sospettate di condurre attività estrat-
tive illegali (sarà accusata tra le altre l’americana Bechtel il
cui vicepresidente Kenneth Davis verrà nominato Segretario all’energia dal presidente Bush nel 2004) ma quello è
forse il meno. I minatori clandestini vengono massacrati
dai trafficanti e da qualche altro operatore locale (nel 2003
il Parlamento europeo ha accusato più o meno velatamente la MIBA) e i traffici fioriscono accanto alla guerra civile. Il mercante d’armi russo Viktor Bout rifornisce tutte
le fazioni in lotta e reinveste gli introiti sul posto fondando una serie di compagnie di trasporto aereo. Tra queste la
Air Cess, che nel 2006 risultava avere una sede negli Emirati Arabi, e la Great Lakes, ora di proprietà del suo ex collaboratore Douglas Mpamo, che nel 2007 ha perso la sua
licenza di volo. Le compagnie, messe sulla lista nera dalla
Banca d’Inghilterra nel 2005, trasportano armi ma anche
minerali garantendo tanto la prosecuzione del conflitto
quanto quella dello sfruttamento illegale. Come nel
“1984” di George Orwell la guerra sembra avere un solo
scopo: mantenere invariato l’ordine esistente.
Arriva l’Onu... e tutto resta uguale
La Mission de l’Organisation des Nations Unies en République
démocratique du Congo prende il via nel 2000 segnando il
primato per l’operazione di peacekeeping più vasta e costosa del mondo. 1,3 miliardi di dollari sostengono ogni anno gli sforzi vani di circa 16 mila uomini impegnati a dare la caccia al garante numero uno dei traffici: il generale
Laurent Nkunda. Addestrato in Ruanda, Nkunda regna indisturbato nel Kivu proteggendo il ruolo geostrategico del
governo di Kigali. Un ruolo della cui importanza sembra-
no essere consce le grandi corporation canadesi che, secondo l’agenzia Grands-Lacs Confidentiel (GLAC), con il
placet del premier Stephen Harper, nell’aprile 2006 invitano a Montreal il dittatore ruandese Paul Kagame, soprannominato dai congolesi “l’Hitler africain” e accusato di
aver massacrato migliaia di Hutu rifugiatisi in Zaire nel
1996. «Il principale fallimento della Monuc va imputato
all’incapacità della comunità internazionale di rispondere
seriamente alla miriade di sfide della Guerra civile congolese – spiega Michael Deibert, autore e giornalista americano presente a Kinshasa –. Una forza di 17 mila uomini
per un Paese di oltre 60 milioni di abitanti è semplicemente insufficiente per contenere le ostilità e gli intrighi
in atto lungo la frontiera». Problemi di numeri, certo, ma
anche di affidabilità. Nel 2007 alcuni alti funzionari indiani e pakistani della Monuc sono stati accusati di aver ceduto armi ai ribelli in cambio di droga e avorio.
Ripartire oggi: negoziati e cinesi
Nella galassia delle intese raggiunte tra il 1997 e il 2006,
non un singolo contratto è stato giudicato pienamente
regolare dalla commissione ad hoc promossa dal governo di Kinshasa. A luglio 2008 sono 62 i contratti in fase
di rinegoziazione: i nomi dei responsabili congolesi del
furto sono stati celati, il rischio di trattative interminabili appare concreto. Le Ong locali e internazionali hanno
lamentato scarsa trasparenza e, solo dopo un anno di
pressioni, hanno potuto ottenere la pubblicazione delle
relazioni del comitato revisore. A complicare ulteriormente il quadro generale c’è poi la carenza di fondi. La
SOLETERRE
A BUKAVU LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE È MOLTO PRESENTE, sia con le agenzie
delle Nazioni Unite, sia con le Organizzazioni Non Governative. Quasi tutte queste organizzazioni
però lavorano sulla distribuzione di aiuti alimentari e sanitari e sull’emergenza determinata
dalla guerra. Gran parte della cooperazione lavora in collaborazione con la missione internazionale
dell’Onu, la Monuc.
Tra la popolazione civile del sud Kivu però c’è un gran bisogno di progetti orientati allo sviluppo
e non solo all’emergenza. Tra le poche organizzazioni italiane che lavorano in questo settore
c’è Soleterre che sostiene il Centre Medicale Saint Vincent, un ospedale cittadino diretto da Eustache
Kaksingi Tanganika.
Soleterre poi lavora con le donne vittime di violenza, una realtà molto diffusa che è un vero
e proprio ostacolo allo sviluppo della regione se si considera il ruolo delle donne nella società africana.
Per informazioni www.soleterre.org oppure 02 45911010
MIBA, che ha recentemente completato la prima vendita “pubblica”, necessita di almeno 120 milioni per operare a pieno regime. L’intesa con la Emaxon nel 2003 ne
aveva fruttati appena 15. Serve qualcuno con un’ampia
disponibilità di capitali, insomma, e la Cina, che ha puntato l’occhio sulle ricchezze della regione meridionale del
Katanga, non si fa certo pregare. Nell’aprile del 2008 è
stata annunciata un’intesa per una colossale joint venture
che coinvolgerà Kinshasa (20%), le cinesi China Railways,
Sinohydro e China Metalurgical Group (68%) e Societé
Immobiliere du Congo (12%). I dubbi sulla sostenibilità
finanziaria di un’operazione che prevede 2,9 miliardi di
dollari di investimenti sono già stati avanzati ma
l’ambasciatore cinese a Kinshasa Wu Zexian ha rassicurato tutti. In caso di fallimento ad assumere il controllo
della situazione sarà l’erogatore del prestito Lexim Bank,
un istituto di credito. Cinese, naturalmente.
.
LIBRI
Eugenio Melandri
L’alba
della democrazia,
viaggio nel Congo
che cambia
Emi, 2007
FONTI: YAHOO FINANCE, ADVFN.COM, OTABENGA.ORG
TUTTE LE CIFRE IN DOLLARI USA
Le grandi compagnie del settore minerario hanno registrato negli anni ottimi risultati di mercato. Ecco come sono andate otto delle principali imprese minerarie operanti nella Repubblica del Congo
I MINERALI SPLENDONO IN BORSA
BANRO CORPORATION
CANADA
TORONTO STOCK EXCHANGE
ANGLOGOLD ASHANTI
SUDAFRICA
NEW YORK STOCK EXCHANGE
FIRST QUANTUM MINERAL
CANADA
TORONTO STOCK EXCHANGE
CAPITALIZZAZIONE: 155 mln
VALORE AZIONARIO D’ESORDIO
(23/12/03): 2,88
VALORE AZIONARIO 25/07/08: 3,85
RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI:
33,68%
IN CONGO:
Possiede permessi di esplorazioni
in 13 diverse zone del Sud Kivu e delle
province di Maniema. Le sole proprietà
di Twangiza, Kamituga, Lugushwa e Nomaya
garantirebbero oltre 2 miliardi di once d’oro.
www.banro.com
CAPITALIZZAZIONE: 11,83 mld
VALORE AZIONARIO D’ESORDIO
(05/08/98): 15,55
VALORE AZIONARIO 25/07/08: 33,74
RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI:
116,98%
IN CONGO:
Terzo produttore mondiale d’oro, controllato
per il 40% da Anglo American. Nel 2007
ha investito 15 milioni di dollari
per l’esplorazione nella RDC, quasi il doppio
di quanto speso nel 2006.
www.anglogold.com
CAPITALIZZAZIONE: 4,94 mld
VALORE AZIONARIO D’ESORDIO
(30/06/00): 2,44
VALORE AZIONARIO 25/07/08: 72,00
RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI:
2850,81%
IN CONGO:
Possiede interamente la miniera di Lonshi
(rame). Controlla il 95% del deposito
di rame di Frontier e il 65% del progetto
di Kolwezi (rame e cobalto). Nel 2008
intende estrarre 310 mila tonnellate di rame
segnando così un incremento del 37%
rispetto all’anno scorso.
www.first-quantum.com
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SETTEMBRE 2008
|
CENTRAL AFRICAN MINING
& EXPLORATION COMPANY PLC
UK
LONDON STOCK EXCHANGE
CAPITALIZZAZIONE: 6,0 mld
VALORE AZIONARIO D’ESORDIO
(10/10/02): 3,44
VALORE AZIONARIO 25/07/08: 38,25
RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI:
1011,91%
IN CONGO:
Lo scorso anno ha annunciato di voler
raggiungere una produzione di 100 mila
tonnellate di rame e 12 mila di cobalto
entro la fine del 2008. Controlla il 22%
di Katanga Mining, impresa in cui vorrebbe
aumentare la partecipazione.
www.camec-plc.com
ANGLO AMERICAN
UK
LONDON STOCK EXCHANGE
MOTO GOLDMINES
CANADA
TORONTO STOCK EXCHANGE
KATANGA MINING
CANADA
TORONTO STOCK EXCHANGE
CAPITALIZZAZIONE: 35,9 mld
VALORE AZIONARIO D’ESORDIO
(01/01/03): 1.176,39
VALORE AZIONARIO 25/07/08: 2.673,00
RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI:
127,22%
IN CONGO:
La compagnia (leader mondiale nel settore
minerario) opera a Kinshasa dall’ufficio della
sudafricana DeBeers di cui possiede il 45%
delle azioni. Nel 2007 ha aperto un ufficio
a Lubumbashi annunciando un piano
quinquennale di investimenti quantificato
in 3,5 miliardi di dollari.
www.angloamerican.co.uk
CAPITALIZZAZIONE: 262,76 mln
VALORE AZIONARIO D’ESORDIO
(09/06/05): 2,05
VALORE AZIONARIO 25/07/08: 3,00
RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI:
46,34%
IN CONGO:
Ex African Gold, possiede l’80% della Kilo
Moto con annessa licenza di esplorazione
nel Nordest del Paese. Controlla interamente
il contratto Anmercosa Exploration per i diritti
di ricerca di rame, cobalto, oro e zinco
in mano fino al 2004 alla Anglo American.
www.motogoldmines.com
CAPITALIZZAZIONE: 1,9 mld
VALORE AZIONARIO D’ESORDIO
(12/01/04): 1,80
VALORE AZIONARIO 25/07/08: 9,21
RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI:
411,67%
IN CONGO:
Opera nel Sud del Paese presso la Kamoto
Underground Mine (originariamente
di proprietà della joint venture Kinross
Forrest-Gecamines) e nella miniera a cielo
aperto di KOV. Possiede altri impianti minori.
www.katangamining.com
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MWANA AFRICA
(EX AFRICAN GOLD)
SUDAFRICA - UK
LONDON STOCK EXCHANGE
CAPITALIZZAZIONE: 155 mln
VALORE AZIONARIO D’ESORDIO
(23/12/03): 2,88
VALORE AZIONARIO 25/07/08: 3,85
RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI:
33,68%
IN CONGO:
Possiede permessi di esplorazioni in 13
diverse zone del Sud Kivu e delle province di
Maniema. Le sole proprietà di Twangiza,
Kamituga, Lugushwa e Nomaya
garantirebbero oltre 2 miliardi di once d’oro.
www.banro.com
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| internazionale | crisi alimentare |
| internazionale |
SAM FENTRESS / WIKIPEDIA
Biocarburanti:
ecco quello
che la World Bank
teneva nascosto
Il 75% della crescita dei prezzi del cibo è attribuibile allo sviluppo dei biocarburanti. La Banca Mondiale
lo aveva scoperto da qualche tempo. Ma non voleva farcelo sapere.
A CRESCITA SENZA CONTROLLO DEI PREZZI del comparto alimentare è stata causata in massima parte dallo sviluppo dei biocarburanti. È una verità ormai assodata, sostenuta dai dati e dalle analisi
comparative. Ma è anche una vedi Matteo Cavallito
rità particolarmente scomoda o,
per lo meno, tale è stata ritenuta dalla Banca Mondiale che aveva
deciso di non divulgare il rapporto interno che inchiodava i biofuels (e con essi Stati Uniti, Brasile ed Unione Europea) alle proprie
responsabilità.
Tutto sarebbe rimasto chiuso in un cassetto se non fosse stato per
una fuga di notizie quanto mai provvidenziale. Le diciannove pagine della relazione firmata Donald Mitchell sono così finite nella redazione del quotidiano britannico The Guardian, che ha deciso di fa-
L
re la cosa più ovvia: rendere pubblico il rapporto. Non è difficile
comprendere come mai quelle verità risultassero così fastidiose: le
cifre, si sa, in questi casi non mentono mai.
Secondo la Banca Mondiale lo sviluppo dei biocarburanti avrebbe inciso per il 75% sulla crescita dei prezzi del cibo, evidenziando
così un impatto di mercato decisamente superiore a quello ammesso ufficialmente dal governo degli Stati Uniti, che aveva parlato di
una “responsabilità” pari a meno del 3%.
La crisi alimentare, ha sottolineato in passato la World Bank, ha
colpito in modo grave almeno 100 milioni di persone tra Africa e
Asia. Lo sviluppo dei biofuels avrebbe infatti prodotto un trasferimento di una parte dei cereali dall’offerta alimentare a quella energetica dando vita, inoltre, a una sfrenata speculazione nel mercato
dei derivati finanziari legati alle commodities. Mentre Usa ed Unio-
fuels hanno dato vita a un incremento aggregato dei prezzi di poco
superiore al 35% e siccome l’indice dei prezzi alimentari registrato
dalla World Bank tra il 2002 e il 2008 è cresciuto di 140 punti percentuali, ne consegue che, con il suo 105%, il contributo dei biocarburanti è stato pari ai 3/4 della crescita totale.
I sospetti dei critici sono stati dunque confermati ma questo, come detto, non è tutto: la World Bank ha reso pubblica una versione
sostanzialmente identica del rapporto solo dopo l’esclusiva del
Guardian. Tra i vertici dell’organismo nessuno ha voluto commentare l’accaduto scegliendo di ignorare la clamorosa gaffe. Noi, nel
frattempo, restiamo appesi ai nostri sospetti, mentre fissiamo quelle cinque parole “not for citation or circulation” che dall’intestazione del rapporto originale fanno calare sull’istituzione regolatrice
un’ombra tanto inquietante quanto imbarazzante.
ne Europea vedevano crescere esponenzialmente il proprio export,
alcuni Paesi produttori delle aree in via di sviluppo innalzavano barriere alle esportazioni per tenere sotto controllo i prezzi del mercato
interno: tale mossa contribuiva alla riduzione delle scorte facendo
lievitare ulteriormente i prezzi.
Gli Stati Uniti hanno sempre imputato l’insorgenza della crisi all’espansione della domanda di Cina e India ma le cifre, anche in
questo caso, risultano impietose: il massimo che gli appetiti alimentari indo-cinesi hanno saputo produrre è stato un aumento
dell’1,7% nel consumo di grano tra il 2000 e il 2007. La crescita delle tariffe nel comparto energetico e l’aumento dei prezzi dei fertilizzanti hanno determinato un aumento del 15% mentre la svalutazione del dollaro ha prodotto una crescita dei prezzi pari al 20%.
Insomma, tutti i fattori chiamati in causa dai difensori dei bio-
.
Le ragioni del bioetanolo, la campagna intempestiva
Una massiccia campagna stampa per difendere i carburanti verdi. Ma arriva l’outing della Banca Mondiale sui danni causati dalla coltivazione di mais per biofuels. E i titoli Albengoa precipitano. In un anno dimezzato il loro valore.
C
di M.Cav.
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generano mostruosi costi sociali? Tanti analisti e numerosi osservatori, compresi
quelli dell’imbarazzatissima Banca Mondiale, ma non
certo i ricercatori della multinazionale spagnola dell’energia Abengoa, un colosso da 3,2 miliardi di euro
di ricavi annui (con una crescita del 550% dal 1996 al
2007) impegnato nello sviluppo dei carburanti verdi
in Europa, Stati Uniti e Brasile.
La popolarità dei biofuels, si sa, è ai minimi storici.
HI HA DETTO CHE I BIOFUELS
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Proprio per questo l’a.d. Javier Salgado e suoi hanno
lanciato da Madrid una offensiva informativa tesa a
“controbattere alle numerose menzogne sul bioetanolo e la sua industria” (sic) attraverso una massiccia campagna stampa che interesserà fino a ottobre alcuni dei
maggiori quotidiani di Olanda, Belgio, Regno Unito,
Francia, Italia, Germania e Spagna.
Dei vantaggi dei biocarburanti (riduzione della
CO2 nell’atmosfera, calo della dipendenza petrolifera)
sappiamo già tutto ma che dire del loro impatto sui
prezzi delle materie prime del comparto alimentare?
La tesi di Abengoa, manco a dirlo, assolve i carburanti verdi chiamando in causa l’ormai mitologico appetito degli asiatici che, reclamando ciotole di riso
sempre piene, avrebbero fatto schizzare alle stelle il
prezzo dei cereali. Peccato però che questa tesi (che attribuiva al contempo ai biofuels una quota di responsabilità non superiore al 3%) sia stata clamorosamente
smentita dalla World Bank quando i responsabili della
comunicazione del gruppo spagnolo avevano già preparato i loro dossier difensivi.
Un ennesimo brutto colpo per l’azienda spagnola,
che dal luglio 2007 al luglio 2008 ha vissuto il suo annus horribilis. Le azioni, che nell’estate scorsa avevano toccato il picco massimo di 35 euro ciascuna, hanno perso oltre la metà del proprio valore nell’arco di
12 mesi.
Sopra, mais
per biofuels.
L’Unione europea
ha fissato
un obiettivo:
entro il 2020
il 10% dell’energia
per i trasporti
dovrà derivare
da biocarburanti.
.
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| internazionale | occupazione, diritti e clima |
| internazionale |
5° Forum Sociale
Europeo:
un lavoro comune
APPUNTAMENTI SETTEMBRE>NOVEMBRE
dei temi del lavoro e dei diritti,
per un’Europa più giusta, democratica
e sostenibile. Ma anche di cambiamenti
climatici.
www.esf2008.org
5 – 6 settembre
ANGOLA
ELEZIONI PARLAMENTARI
18 settembre
VANUATU
ELEZIONI PARLAMENTARI
7 settembre
HONG KONG
ELEZIONI PARLAMENTARI
Quarto appuntamento per la regione
ad “amministrazione speciale”.
L’assemblea legislativa si compone
di 60 seggi.
Rappresentanti dei sindacati da tutto il mondo, movimenti di precari, organizzazioni giovanili e ambientalisti. Oltre ventimila
attivisti nel cuore della Svezia per parlare di lavoro, ma anche di delocalizzazione e cambiamenti climatici.
I
L VENTO DEL NORD SEMBRA AVER DATO NUOVO VIGORE al Forum So-
razione Europea dei Sindacati (CES) nonché del LO, principale sindacato svedese; Josie Riffaud, francese, di Via Campesina e un sindacalista del Social Forum turco. Una presenza dei sindacati nuova al
Forum, segnale di avvicinamento alle altre forme di lotte sociali e ambientali e di ricerca di nuovi alleati. A cominciare dai movimenti dei
precari: la lotta al precariato e la “flexicurity” sono centrali nell’asse
tematico sul lavoro: “Costruire strategie per un lavoro decente e dignitoso – contro la precarietà e lo sfruttamento”. E molti seminari si
rifanno alle politiche dell’Unione europea, ad esempio “contro
l’attacco alle leggi sul lavoro in Europa, in particolare rispetto alle implicazioni delle sentenze della Corte Europea di Giustizia” (sulla questione della parità di trattamento tra lavoratori stabili e precari).
ciale Europeo, che quest’anno si svolge nella cittadina di
Malmö, sud della Svezia, dal 17 al 21 settembre. Al grido di
“Fare un’altra Europa è possibile – Est e Ovest alleati per le lotte comuni e le alternative
di Jason Nardi
(al neoliberismo)”, oltre ventimila attivisti si
incontreranno per discutere quali strategie comuni adottare. Nei
250 seminari previsti (risultato di oltre 800 proposte iniziali) emerge forte il tema del lavoro e una presenza rilevante dei sindacati, da
quelli internazionali a quelli di base, passando per le organizzazioni
giovanili e dei precari.
Il sindacalismo sta attraversando oggi una delle sue peggiori crisi
storiche, ma al tempo stesso sembra essere nelle condizioni di una
maggiore apertura all’innovazione. I movimenti di lavoratori non
Dal clima alla delocalizzazione
sindacalizzati, di precari e disoccupati si stanno facendo strada, menSindacati e attivisti da molti Paesi si stanno unendo al movimento
tre si rafforzano le reti del Sud globale come quella contadina di Via
sul cambiamento climatico per fare pressione contemporaneaCampesina o come quella delle donne che fanno commercio al mimente su datori di lavoro e sui governi. Organizzazioni internazionuto per strada di StreetNet. Molte di queste iniziative sono ispirate
nali come Via Campesina e Friends of the Earth promuovono insieai movimenti di giustizia globale e trovano un terreno di confronto
me il campo della gioventù del Forum, con lo slogan “Coltivare un
ricettivo, sia con i movimenti sociali sia con i sindacati tradizionali.
pianeta fresco. Alternative vive”.
A differenza di quest’ultimi, le nuove forme di movimenti sul lavoro
Altro tema importante riguarda le dinamiche della delocalizzasono reticolari e operano principalmente comunicando
zione della produzione verso i paesi dell’Est Europa e le
su internet. Tema principale di dibattito nei loro siti: lamigrazioni di lavoratori in senso inverso: “quali battaglie
voro e globalizzazione.
comuni per la protezione dei diritti del lavoro e casi speIl programma del Forum è indicativo di come questi
cifici come quelli di Nokia, Dacia Renault ed Electrolux”.
SITI UTILI
temi non siano più settoriali, ma di interesse generale.
E ancora, si parlerà di “modello sociale europeo: strategie
Nella manifestazione di apertura, il benvenuto sarà dato
per reclamare i diritti sociali e i servizi pubblici per tutti”
www.fse-esf.org
da Carmen Blanco, ex metalmeccanica sindacalista, ine dell’impatto delle “politiche di commercio estero eurowww.esf2008.org
www.viacampesina.org
dia Quechua del Perù e presidente dei gruppi latinoamepeo sul lavoro e le alternative al libero mercato”...
www.foe.co.uk
ricani in Svezia per molti anni. Oltre a lei prenderanno la
Appuntamento in Svezia, dunque, per un intenso e
www.streetnet.org.za
parola Wanja Lundby-Wedin, presidente della Confedefruttuoso lavoro comune.
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9 – 10 settembre
WILMINGTON (DELAWARE, USA)
AWEA OFFSHORE WIND PROJECT
WORKSHOP
Ultime novità dal settore dell’energia
eolica, un segmento in espansione anche
negli Stati Uniti. Al centro dell’attenzione
i nuovi progetti di regolamentazione
e l’esempio dell’Europa.
www.awea.org
15 – 18 settembre
RWANDA
ELEZIONI PARLAMENTARI
21 settembre
SLOVENIA
ELEZIONI PARLAMENTARI
Il parlamento sloveno si compone
di 88 seggi. Principali formazioni
politiche il partito socialdemocratico
(Slovenska demokratska stranka)
e il partito liberaldemocratico
(Liberalna demokracija Slovenije).
21 settembre
RIYADH, ARABIA SAUDITA
EU-OPEC ROUNDTABLE
ON CARBON DIOXIDE
CAPTURE & STORAGE
Unione Europea e Opec (l’Organizzazione
dei paesi esportatori di petrolio)
confrontano gli studi e le sperimentazioni
in corso sulla cattura e lo stoccaggio
dell’anidride carbonica, nell’ambito
della ricerca sulla riduzione dei gas serra.
www.opec.org
16 settembre
NEW YORK, USA
APERTURA
DELLA 63MA SESSIONE
DELL’ASSEMBLEA GENERALE
DELLE NAZIONI UNITE
www.un.org
23 settembre
ECUADOR
REFERENDUM COSTITUZIONALE
I cittadini ecuadoregni sono chiamati
ad esprimersi in merito alla richiesta
di ratifica della nuova costituzione.
L’assemblea costituente, fortemente
sostenuta dal presidente Rafael Correa
(foto), è stata eletta il 30 settembre 2007.
17 – 21 settembre
MALMÖ, SVEZIA
EUROPEAN SOCIAL FORUM 2008
Partito da Firenze nel 2002, il Forum
Sociale Europeo si dà appuntamento
nella cittadina svedese per discutere
1 – 3 ottobre
ROMA (ITALIA)
FAO
RIGHT TO FOOD FORUM
Dopo il vertice romano di giugno la FAO
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]
all’ennesimo plebiscito. Nel marzo 2006
Alexander Lukashenko (foto) è stato
eletto capo di Stato con l’82%
dei voti in una consultazione
giudicata dall’OSCE “non all’altezza
degli standard internazionali”.
Alle elezioni del 2004 i cinque
partiti della Narodnaja kaalicyja,
principale fronte di opposizione
al presidente, non hanno ottenuto
neanche un seggio.
torna a parlare di crisi nutrizionale.
Il documento conclusivo sull’emergenza
alimentare è stato firmato il 5 giugno.
Il vertice è stato giudicato scarsamente
significativo da molti osservatori.
www.fao.org
6 – 10 ottobre
VIETNAM
4TH MEETING OF THE CONFERENCE
OF THE PARTIES TO THE ASEAN
AGREEMENT ON TRANSBOUNDARY
HAZE POLLUTION
Ambiente, inquinamento e gestione
delle calamità. Costituiscono
l’ordine del giorno del meeting
dell’ASEAN (Associazione dei Paesi
del Sudest asiatico).
www.aseansec.org
12 ottobre
LITUANIA
ELEZIONI PARLAMENTARI
7 – 10 ottobre
SINGAPORE
CONFERENZE SULL’ENERGIA
Tre incontri sui temi caldi del mercato
energetico: energia solare, etanolo
e biocombuustibili, carbon market.
www.terrapinn.com/2008
15 ottobre
AZERBAIJAN
ELEZIONI PRESIDENZIALI
24 – 25 ottobre
REPUBBLICA CECA
ELEZIONE DEI MEMBRI DEL SENATO
10 ottobre
MALDIVE
ELEZIONI PRESIDENZIALI
4 novembre
STATI UNITI
ELEZIONI PRESIDENZIALI
La campagna elettorale più globalizzata
del mondo arriva finalmente
a conclusione. Dopo otto anni firmati
George W. Bush, l’America deve scegliere
tra Barack Obama e John McCain.
www.barackobama.com
www.johnmccain.com
10 ottobre
WHO – WORLD HEALTH ORGANIZATION
WORLD MENTAL HEALTH DAY
Si discute di malattie, investimenti,
cure e prevenzione. Secondo la WHO
tra il 2002 e il 2004 154 milioni
di persone in tutto il mondo
soffrivano di depressione. Le stime
sul totale dei pazienti affetti
da una forma qualsiasi di disturbo
mentale non sono disponibili.
www.who.int
17 – 19 novembre
BAMAKO, MALI
GLOBAL MINISTERIAL FORUM ON
RESEARCH FOR HEALTH
Il Forum ministeriale per la ricerca
sulla salute dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità.
www.who.int
25 – 26 novembre
THAILANDIA
11TH ASEAN CENTRE FOR ENERGY
(ACE)
Riunione del Consiglio direttivo
e riunione speciale di alti funzionari
per l’energia.
www.aseansec.org
12 ottobre
BIELORUSSIA
ELEZIONI PARLAMENTARI
Tuttora sotto il giogo del suo presidente,
la Bielorussia rischia di assistere
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economiaefinanza
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altrevoci
CRESCITA ILLIMITATA
E BIOSFERA
NON SONO
COMPATIBILI
DON MILANI
LA SCUOLA
E LE PAROLE
UTILI
IL NUOVO
RAPPORTO
SUI DIRITTI
GLOBALI
GUIDO CARLI
E GLI ANNI
DELLA
FORMAZIONE
LA BUGIA
INIZIA
LA VITA
DA ADULTI
DIECI
REGOLE
PER UNA VITA
DRAMMATICA
«Per noi che viviamo in un Paese ricco,
che fa parte del G8, che quando torniamo
a casa abbiamo una tv che riempie il tempo
non lavorativo con messaggi rassicuranti,
per noi che abbiamo in media due auto
a famiglia, per noi che abbiamo raggiunto tutto
questo a meno di 60 anni da una guerra
disastrosa, risulta strano dover pensare
che il modello di sviluppo che ci ha portato
tutto questo sia messo in discussione».
Questo libro è però un utile strumento
per gli scettici: offre infatti la dimostrazione
scientifica che una crescita illimitata
come quella perseguita dall’uomo
contemporaneo, è in evidente contrasto
con il funzionamento della biosfera,
e oltre a non avere prospettive future mette
a rischio il suo stesso funzionamento.
L’autore – Andrea Masullo – è un ingegnere
ambientalista, docente di Fondamenti
di sostenibilità ambientale. Già membro
del direttivo WWF Italia, di cui è oggi
responsabile scientifico per l’energia
e i rifiuti, presiede anche il Comitato
scientifico dell’associazione Greenaccord.
La politica e l’economia
di oggi avrebbero bisogno
dell’insegnamento
di don Lorenzo Milani.
La spiritualità e il rigore
intellettuale del prete
di Barbiana troverebbero,
nella dimensione sociale
e globalizzata, ancora
il terreno di espressione
più adatto. Il libro di Corzo
riporta in vita la sua eredità
pedagogica con metodo
storico e scientifico,
sottolineando la scomodità
del pensiero di don Milani
e quindi la sua innovatività,
soprattutto nel campo
dell’insegnamento scolastico.
La parola e la forza
della conoscenza
dei significati assumono
ulteriore energia nella loro
dimensione didattica
collettiva. Come avveniva,
appunto, nell’“esilio”
fiorente e ispirato
della scuola di Barbiana.
Il libro ha una postfazione
di Paolo Perticari e una nota
di Michele Ranchetti.
“Il rapporto sui diritti globali”
è ormai un appuntamento
irrinunciabile con l’editoria
di servizio.
Oltre 1300 pagine di dati,
analisi, buone notizie e buone
pratiche. Una serie esaustiva
di capitoli: economia e lavoro,
sicurezza e salute sul lavoro,
diritti sociali, carcere
e giustizia, politiche e mercati
della paura, mutualismo,
cittadinanza, stili di consumo,
diritti umani, civili e politici,
violazioni e discriminazioni,
profughi, rifugiati e migranti,
guerre e terrorismi globali,
ambiente e beni comuni,
la globalizzazione.
Per ogni capitolo le schede,
i fatti, le parole chiave,
i numeri e le prospettive.
Uno strumento utilissimo
per comprendere il mondo
e i fenomeni che lo governano.
Su Guido Carli si è già scritto
molto, ma quasi esclusivamente
sul periodo in cui fu
un protagonista della vita
economica e politica italiana.
Ben poco si sa sul periodo
formativo, difficile
e tormentato, durante il quale
si dette solide fondamenta,
ideali e tecniche,
che gli tornarono poi utili
per tutta la vita. Con questo
primo volume delle opere,
attraverso la ripubblicazione
di alcuni scritti poco noti
e una introduzione nella quale
si ricorre a materiale
di archivio finora non utilizzato,
si può ricostruire il periodo
che va dal 1936 al 1944,
durante il quale Guido Carli
poté trarre vantaggio dal suo
rapporto con l’economista
Marco Fanno e con il padre.
La giovanile esperienza di Carli
è presentata attraverso la sua
collaborazione con alcune
riviste fasciste, poi nel suo
lavoro all’Iri, nel deludente
rapporto con l’università,
nel suo irrompere nella vita
politica nelle file del Partito
liberale italiano negli anni
della ricostruzione.
Cinque racconti ambientati
negli anni più teneri,
più violenti, più tormentati
della nostra vita. Ereditiere
perverse e affascinanti
rinchiuse in una clinica
per anoressiche, figli
scaraventati dai genitori
nel naufragio del loro
matrimoni e di un’epoca,
orfane di giocatori d’azzardo
che trovano salvezza
nell’immaginazione.
Cinque storie accomunate
dal momento in cui si prende
coscienza della propria
identità, del sesso,
dell’amicizia, della crudeltà
del mondo. Un’età linea
d’ombra che attraversiamo
con un atto di rivolta.
Paolo Cognetti fotografa
la quotidianità nascosta,
evocando il senso profondo
dell’esistenza. E come
di fronte a uno specchio
la sua scrittura ci riporta
alla nostra vera identità.
«È bella assaie Vanessa».
Le donne quando si mettono
la gonna corta paiono femmine.
Reibàn se ne va in giro
con l’amico Rolèx (l’accento
è per la pronuncia)
e Panzarotto. Un tredicenne
uccide la madre sofferente.
Basta mettere su un cd
di Nino D’Angelo, la tv
che manda un cartone
di Braccio di Ferro a tutto
volume e buttare giù due
limoncelli. Il cuscino e...
Un mondo di marginali
ed emarginati che non stanno
dentro le convenzioni sociali,
pagando a volte un prezzo
troppo alto per una scelta
necessitata.
Longo non spreca
le parole. Racconti essenziali
come i suoi personaggi
che vivono in una Napoli
globalizzata eppure ancora
capace di stupire con la sua
dimensione originale,
irripetibile nel bene
e soprattutto nel male.
ANDREA MASULLO
LA SFIDA DEL BRUCO
QUANDO L’ECONOMIA SUPERA I LIMITI DELLA BIOSFERA
Franco Muzzio Editore, 2008
JOSÉ LUIS CORZO
LORENZO MILANI
A CURA DI ASSOCIAZIONE
SOCIETÀ INFORMAZIONE
RAPPORTO
SUI DIRITTI GLOBALI 2008
Ediesse, 2008
PAOLO COGNETTI
UNA COSA PICCOLA
STA PER ESPLODERE
ANDREJ LONGO
DIECI
Minimum fax, 2008
Adelphi, 2008
narrativa
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LUOGHI
PROVVISORI
PER TROVARE
LA VITA
AUTISMO
E GENIALITÀ
UN MISTERO
DELLA MENTE
Avete mai provato ad associare sensazioni
tattili, olfattive o visive ai numeri? Daniel sì.
Lui vede i numeri come forme e colori che
si combinano in calcoli mentali istantanei.
Il 37 è grumoso come semolino. La sua
data di nascita è azzurro, i numeri primi sono
lisci come i ciottoli levigati dall’acqua del mare.
Non è un segreto e tantomeno una magia.
Daniel è affetto dalla sindrome di Asperger,
una forma di autismo che si accompagna
a qualità straordinarie, come una memoria
strabiliante, e al tempo stesso a paure terrificanti
che non gli permettono di affrontare la vita.
Quelli come Daniel devono difendersi
dal mondo grezzo che non intercetta la loro
sensibilità. Rimangono la famiglia e gli amici
con il loro scudo di sentimenti che protegge
e al tempo stesso aiuta ad aprirsi verso gli altri.
Questo libro è una testimonianza unica
e un viaggio meraviglioso dentro la psiche
di un genio. Una storia che tramuta il dolore
in forza grazie all’amore, l’unica arma con cui
Daniel puo’ vincere la sua battaglia.
DANIEL TAMMET
NATO IN UN GIORNO AZZURRO
Rizzoli, 2008
Periferie indefinite
che si dissolvono in uno sputo
di terra tra Torvajanica
e le prime colline di Acilia,
si cammina lungo le strade
che si allontanano
dalla metropoli e che non
portano da nessuna parte.
È nei luoghi provvisori
segnati dal passaggio distratto
e onnivoro della modernità
che troviamo un nostro
inverosimile approdo.
In queste città costruite
dall’oggi al domani basterebbe
fermarsi un attimo e mettersi
in ascolto per incontrare
personaggi e storie
di quotidiana malia.
Busti di statue profane,
vecchie benzinaie che
lanciano profezie, antichità
sepolte e pesche sportive.
Sono cronache periferiche
che conducono il lettore
in luoghi dove il progresso
ha fatto vedere solo la sua
ombra e nemmeno per intero.
Spazi di transito
malinconici, ma pieni di vita,
capaci di tenere in bilico
tra realtà e sogno.
MARCO BALIANI
LA METÀ DI SOPHIA
Servitium, 2008
Rizzoli, 2008
A CURA DI PIERO BIANUCCI
VOL.1 GUIDO CARLI
Bollati Boringhieri, 2008
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fotografia
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IDENTITÀ
COLLETTIVE
AL SIFEST
DI SAVIGNANO
DALLE METROPOLI
ALLE BARACCOPOLI
IL NUOVO URBANESIMO
SENZA PROGRESSO
La fotografia è di nuovo
protagonista a Savignano
sul Rubicone (Fc) per una tre
giorni che coinvolgerà la città
disegnando luoghi e percorsi
grazie a mostre, proiezioni
e installazioni video.
Grandi protagonisti
della fotografia internazionale
si ritroveranno il 12, 13 e 14
settembre sotto l’attenta regia
del curatore Laura Serani,
per proporre una riflessione
sull’immagine e sul suo
divenire con grande attenzione
all’evoluzione della società
e a quella dei linguaggi
fotografici che la interpretano
e la materializzano. L’edizione
2008 ruoterà intorno al tema
dell’identità, individuale
e collettiva, sociale
e territoriale, con una
particolare attenzione
quest’anno ai concetti
di origine e appartenenza
e alle loro rappresentazioni.
Le mostre e gli incontri
affrontano la questione
dell’identità e gli interrogativi
che ne derivano: la percezione
e la ricerca dell’immagine
di sé e dell’altro, il bisogno
di modelli, l’identificazione
e il riconoscimento.
multimedia
|
Gli anni 2007-2008 hanno testimoniato
un grande cambiamento: per la prima volta
nel mondo, gli abitanti delle città hanno
superato il numero di quanti vivono in zone
rurali. Questo trionfo dell’urbanesimo non
comporta necessariamente il progresso visto
che la maggior parte delle persone vive
in bidonville e baraccopoli spesso in situazioni
terribili. In tutto il mondo, la gente che vive
in questo modo supera il miliardo e questo
significa che, ben presto, un tugurio
in una baraccopoli delle grandi città diventerà
la maniera più “normale” di pensare a un luogo
dove vivere.
Negli ultimi anni il fotografo e giornalista
di Magnum Jonas Bendiksen ha documentato
la vita delle mega-bidonville in quattro diverse
città: Nairobi in Kenya, Mumbai in India,
Caracas in Venezuela e Jakarta in Indonesia.
“I luoghi in cui viviamo” propone una serie
di grandi immagini che dimostrano
come alcuni problemi generali – le scarse
condizioni igieniche, la difficoltà
di allacciamenti elettrici e idrici, la precaria
situazione sanitaria – leghino le diverse
baraccopoli del mondo l’una all’altra: il vero
volto del nostro problematico pianeta.
Jonas Bendiksen
I LUOGHI IN CUI VIVIAMO
Contrasto, 2008
LA GUERRA
IN VIETNAM
VISTA
DA IACOBUCCI
DOPO
IL VAJONT
CASE
DI CARTONE
LA POLITICA
DEVE FARE
I CONTI CON
FACEBOOK
Ennio Iacobucci per anni
ha testimoniato il conflitto
in Vietnam sulle pagine
dei giornali di tutto il mondo.
Nella mostra al museo
di Trastevere (Ennio Iacobucci
1968-1975) sono esposte
per la prima volta in Italia 120
fotografie, che percorrono tutto
l’arco della guerra del Vietnam.
Le foto di questo reporter ,
scomparso prematuramente,
hanno ispirato registi e direttori
della fotografia dei film
sul conflitto nel sud-est
asiatico. Verso la fine
degli anni Sessanta, Iacobucci
dalle montagne dell’Abruzzo
arrivò in Vietnam. Qui conobbe
giornalisti passati alla storia
come Oriana Fallaci, all’epoca
inviata dell’Europeo,
e Derek Wilson. In sette anni,
il fotoreporter ha testimoniato
il conflitto, la tragedia
americana e la sua evoluzione,
comprese le invasioni
di Laos e Camboglia.
La mostra “Case di Cartone”
è un progetto Wom (Working
on Memory) ed è inserita
nel programma di Spilimbergo
Fotografia 2008. Nella Villa
Savorgnan di Lestans
le fotografie e video di Marissa
Morelli e Max Romme,
documentano ciò che rimane
di un villaggio di sfollati
del Vajont, confinato
fuori Claut, in provincia
di Pordenone.
Le strutture precarie
adibite ad abitazione hanno
continuato ad esistere
per oltre 40 anni, sfidando
le leggi del tempo, creando
una memoria di quartiere,
trasformando il paesaggio,
tracciando ed allargando
confini.
Il progetto indaga
su ciò che rimane dell’identità
di quei luoghi e della memoria
privata e collettiva
degli abitanti.
Walter Veltroni è un politico
che ama l’innovazione
e le nuove tecnologie. E con
soddisfazione ha detto di aver
raggiunto i cinquemila amici
su Facebook, social netwok
tra i più visitati al mondo.
Fan e ammiratori
del leader del Pd, proposte
e consigli, ma non c’è solo
la voce del consenso.
Sulla bacheca di Veltroni
ci sono anche molte critiche,
ad esempio su come è stato
gestito il caso di Eluana.
I politici, come fu
per Second Life, hanno capito
che avere un piede nella rete
può far bene alla loro carriera.
E non sono solo quelli del Pd
a crederci, ma anche quelli
della Pdl. Infatti, il premier
Berlusconi è iscritto
a Facebook e ha tra i suoi
supporter (categoria diversa
dagli amici) oltre cinquemila
persone, circa due volte
quelli di Veltroni.
La campagna elettorale
su Facebook è già iniziata.
Fino al 28 settembre
Fino al 14 settembre
Museo di Roma
in Trastevere
Villa Savorgnan Lestans
(Pn)
it.facebook.com
I NAVIGATORI ITALIANI
SALVANO LE CITTÀ
CON I NUOVI
SOCIAL NETWORK
I social network stanno conquistando
i navigatori del Bel Paese, e non solo.
MySpaces e Fecebook continuano a crescere
e stanno raggiungendo le comunità di libero
e Virgilio. Crescono anche gli aggregati
della piattaforma Ning, che ha il numero
più alto di social network attivi nel mondo,
oltre trecentomila. Tra quelli italiani
che utilizzano questa piattaforma
c’è www.40xvenezia.it, ning quarantenni
il cui obbiettivo è salvare Venezia.
Sono partiti prima di Natale che erano
poco più di 40 oggi sfiorano il migliaio. Si sono
ritrovati in una libreria, si sono contati e hanno
deciso di dar vita ad un social network ning.
Commentano, si riuniscono, formano gruppi
di lavoro e commissioni. Insomma, proprio
come accadeva negli Anni 70, sono le nuove
leve di un impegno civile a tutto tondo
per cambiare una città perennemente
in pericolo. Le loro proposte e campagne
di pressione riguardano il carnevale, il turismo,
il problema delle case e della mobilità,
la sanità, l’inquinamento. Tutti temi
che interessano i veneziani, ampiamente
condivisi sulla rete con la pubblicazione
di documenti e appelli. Con la loro azione
hanno già influenzato lo statuto
della fondazione dei musei e innescato
un dibattito sulla legge regionale riguardante
il turismo.
ETICHETTE
INDIPENDENTI
AL MEI
DI FAENZA
LA STORIA
DI JOE
STRUMMER
IN DVD
Per gli appassionati di musica
sarà un appuntamento
da non perdere. Nell’ultimo
week-end di novembre
a Faenza si terrà il Mei 2008,
meeting delle etichette
indipendenti.
Il festival delle produzioni
musicali e culturali libere,
giunge quest’anno alla sua
dodicesima edizione, che sarà
ispirata al ‘68. Non poteva
dunque mancare la presenza
di Mario Capanna, storico
protagonista di quell’epoca
che porterà uno spezzone
del suo spettacolo “Formidabili
quegli anni”. Ci saranno
dibattiti, ma soprattutto
molto nuovo materiale
musicale indipendente.
Una serie di iniziative
per aprire un momento
di riflessione sugli ultimi
15 anni di musica libera
in Italia e anche sul suo futuro.
Ora la storia di Joe
Strummer, storico fondatore
dei Clash, è disponibile in dvd.
Julien Temple ha ricostruito
l’epopea di quegli anni
e la figura dell’artista
attraverso super8, materiali
d’archivio, fotografie, vignette,
realizzate dallo stesso
Strummer, spezzoni
di film, interviste d’epoca
e testimonianze di artisti
che lo hanno conosciuto
o ne sono stati ispirati:
Bono Vox, Martin Scorsese,
Steve Buscemi, Jim Jarmusch,
Flea e Anthony Kiedis dei Red
Hot Chili Peppers .
Nel cast oltre a Strummer,
ci sono Jim Jarmush, Steve
Buscemi e Johnny Depp.
Un documentario importante
che testimonia la grande
vitalità artistica di un periodo
che ha segnato profondamente
la cultura musicale
contemporanea.
Nella sua carriera
di regista Temple ha lavorato
con i Sex Pistols, i Rolling
Stones, David Bowie, Tupac
Shakur.
www.audiocoop.it
JULIEN TEMPLE
IL FUTURO NON È SCRITTO.
JOE STRUMMER
12, 13 ,14 settembre
Ripleys film, 2008
www.40xvenezia.it
Savignano sul Rubicone
(Fc)
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terrafutura
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L’AMBIENTE
HA BISOGNO
DI TECNICI
E SPECIALISTI
CLEANTECH
LA REGINA
DEL MERCATO
FUTURO
Per anni era stato considerato
quasi marginale nel mercato
del lavoro. Oggi l’emergenza
inquinamento ha aumentato
le richieste di lavoratori
specializzati in materia
ambientale. Negli Usa sono
tra i più ricercati.
E non si tratta solo
di una denominazione,
come si usa in Italia,
per non offendere il vecchio
spazzino. Bensì di qualifiche
concrete: gestire i rifiuti,
risanare il suolo, proteggere
le biodiversità, organizzaree
progettare impianti di energia
alternativa.
Gli ultimi dati Istat
ci dicono che questo tipo
di lavoro è in ascesa: in Italia
nel 2005 i lavoratori in questo
settore erano quasi 340 mila,
con un aumento del 18
per cento rispetto a dieci
anni prima. Solo nel 2006
in Germania le energie
rinnovabili hanno garantito
direttamente o indirettamente
250 mila posti di lavoro.
Numeri destinati a salire
a oltre 700 mila unità
nei prossimi anni. Stesso
discorso per Spagna e Francia.
Uno studio commissionato dall’Unep
(l’agenzia per l’ambiente dell’Onu) a New
Energy Finance, centro studi che si occupa
di cleantech, afferma che le attività che
si riferiscono alle energie sostenibili
se sommate insieme danno una cifra pari
a 148 milairdi di dollari, contro i 92 del 2006.
Solo nello scorso anno, eolico, solare,
geotermico, biomasse e idroelettrico
hanno generato progetti per 108 miliardi
di dollari e circa 31 gigawatt.
Sono aumentati anche gli investimenti
nelle nuove aziende cleantech e il lancio
di nuovi fondi legati al settore. In crescita
anche i cdm, progetti di disinquinamento
e di riduzione di emissioni previsti nel trattato
di Kyoto, e non solo in Cina, ma anche
in India e in Brasile, tanto che nel solo 2007
hanno guadagnato 10 punti. Un aumento
equivalente a 26 miliardi di mercato,
cresciuto di 14 volte rispetto a prima.
Secondo il rapporto, con un più 78 per
cento, sarà il settore dell’efficienza energetica
a giocare un ruolo strategico in futuro.
www.sefi.unep.org
C’ENTRO
IN BICI
BOOM DEL
BIKE SHARING
AUTO
IBRIDE
IN ARRIVO
PER TUTTI
Ad Arezzo chi non è soddisfatto
di come si raccolgono e lavorano
i rifiuti si potrà rivolgere
al gruppo di acquisto solidale
(Gas) che ha composto una
apposita commissione rifiuti.
L’iniziativa prevede
la raccolta di “scarti”
particolari che saranno
destinati al riuso e al riciclo,
perché si parte dal presupposto
che non tutto ciò che usiamo
è destinato a diventare
un rifiuto da buttare.
Si è iniziato con la raccolta,
in piazza Sant’Agostino,
di olio alimentare usato,
cellulari guasti e usati,
occhiali da vista usati,
tappi di sughero e cartucce
per stampanti. Alcuni di questi
oggetti possono esser infatti
o rigenerati o riutilizzati
direttamente (pensiamo
agli occhiali da vista
o ai materiali informatici).
Le raccolte continueranno
ogni primo sabato del mese,
in corrispondenza
con il mercatino biologico
Mercatale Campagna Aperta.
Le bici che circolano
sui 120 chilometri di pista
ciclabile a Modena
sono passate, in poco tempo,
da 50 unità a 224.
Nella città emiliana
è scoppiata la febbre
dello bike sharing
e la mobilità sostenibile
è ormai una realtà.
Un sondaggio ha prima
vagliato i desideri degli utenti
e sulla base dei risultati
è stato impostato il servizio.
Senza appoggiarsi
a finanziamenti statali,
il comune stanzia ogni anno
30 mila euro per questo
servizio, soldi che servono
alla manutenzione della pista
ciclabile e all’acquisto
di nuove unità.
I modenesi si trattano
bene perché le biciclette
messe a loro disposizione
sono di ultima generazione.
Al progetto “C’entro
in bici” aderiscono altre città.
E così chi va in visita a Padova
o a Ravenna può utilizzare
la chiave, codificata
e non duplicabile, che apre
tutte le biciclette presenti
nei 67 comuni aderenti.
Auto ibride per tutti entro
il 2020. La previsione
non è di uno sfegatato fan
delle energie compatibili,
ma di Ibm che ha redatto uno
studio secondo cui la tendenza
in atto tra le principali case
automobilistiche internazionali
è quella di produrre veicoli
ibridi. Le autovetture in grado
di coniugare l’alimentazione
a energia elettrica con quella
derivante da petrolio o altre
forme di alimentazione sono
attualmente al vaglio dei centri
studi e ricerche di tutti
i 125 marchi interpellati
in 15 diversi Paesi. Il rapporto
finale è disponibile sul sito
di Ibm. Tra le motivazioni
che hanno spinto a intraprendere
questo percorso di ricerca
a tappe sufficientemente
accelerato un deciso cambio
di atteggiamento dei consumatori,
in particolare nordamericani,
verso forme maggiormente
“ecocompatibili” di trasporto.
A questo cambio di indirizzo
si unisce anche una tendenza
a vedere nel rispetto ambientale
un carattere di distinzione etica
e sociale. Va in questa direzione
anche il lancio, dal contenuto
decisamente più elitario,
del primo yacht ibrido,
un oggetto del desiderio
per nuovi ricchi con animo
ecologista che sarà presentato
a Genova al prossimo Salone
della Nautica.
www.arezzoricicla.it
www.istat.it
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NON
BUTTARLI
PORTALI
DA NOI
www.centroinbici.it
ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
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SOLIDI RIPARI
PER EMERGENZE
CON L’AIUTO
DI ACQUA E ARIA
Concrete Canvas è una abitazione
di emergenza che può offrire un riparo solido
e sicuro in situazioni estreme. Ideata
da un team di ingegneri londinesi, la “tenda
portatile” ha la particolare caratteristica
di poter assumere la solidità di un edificio
prefabbricato. Ideale quindi il suo utilizzo
in situazioni di emergenza in cui le condizioni
metereologiche e climatiche sono
particolarmente avverse. In dodici ore
Concrete Canvas assume una struttura rigida
grazie al particolare tessuto combinato
con l’azione di acqua e aria. Si prevede
che l’utilizzo prevalente sarà quello
della gestione di situazioni umanitarie.
Il tema delle soluzioni abitative di emergenza
è sempre più frequentemente trattato
da architetti ed ingegneri, anche a seguito
di eventi naturali di particolare impatto legati
ai mutamenti climatici. Tra gli architetti
che si sono dedicati al tema si annoverano
Archigram, Ufo e in tempi più recenti Frei Otto,
autore di tensostrutture realizzate con reti
e pali metallici che riprendono la tipologia
della tenda noma posizionata tuttavia
ad un’altezza da terra che permette di creare
spazi coperti, vivibili, ma aperti.
future
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MODULI
ABITATIVI
PER LUOGHI
IMPREVISTI
TOXIC TOUR,
IL TURISMO
TRA I FUMI DI
LOS ANGELES
Berlino è ormai ritenuta
un luogo di ricerca nei settori
del design e dell’architettura
con una forte connotazione
tra necessità urbanistico
architettoniche ed etica.
Le sperimentazioni di alloggi
provvisori o per situazioni
impreviste avvengono
nel contesto di una città che
in realtà non soffre di alcuna
emergenza abitativa e che,
quindi, può spesso integrare
nel progetto la dimensione
del sogno e del fantastico.
Haus am Wald See a Berlino
offre fino alla fine di settembre
un programma eclettico
che include la presentazione
del prototipo di Loftcube,
l’abitazione studiata da Werner
Aisslinger in stile casa
delle favole contemporanea,
pienamente autosufficiente.
L’architetto Suo Fujimoto invece
propone Next Generation
House, un piccolo modulo
abitativo realizzato al limite
di una foresta a Kumakura,
costituito da un cubo di quattro
metri di lato, realizzato
assemblando blocchi
di cedro giapponese massiccio
connessi da cavi metallici.
Sperimentazioni in questo
ambito sono interessanti anche
per lo sviluppo di nuovi aree
abitative che coniughino
sensibilità ambientale,
dignità abitativa e fruibilità
a costi contenuti.
Come dare una percezione
visiva e olfattiva del degrado
di Los Angeles ai particolari
turisti desiderosi di esperienze
di conoscenza riservate
agli abitanti della città
californiana? Communities
for a Better Environment
ha deciso di offrire visite
guidate tra cui un “Toxic tour”
di Los Angeles, un percorso
turistico tra le zone più
inquinate della città che
si snoda tra le vie della parte
più povera della città ma finisce
inaspettatamente in una
tranquilla strada residenziale.
Il trucco viene presto svelato:
alla fine della stradina, dopo
le villette con il giardino curato,
si stagliano le torri di una
grande raffineria. Il tour prevede
soste alla collina di macerie
accumulate dopo il terremoto
del 1994, chiamata “La Montana”.
Nella zona si sono registrati
negli anni numerosi casi
di malattie respiratorie.
Tra le altre soste, Bell Gardens
dove si sono evidenziati decessi
e malformazioni dovute
al cromo esavalente esalato
da una industria chimica
della zona e Hungtington Park,
chiamato “città dell’asma”
a causa della malattia
che ha come vittime nella zona
soprattutto i bambini. L’azione
di sensibilizzazione fa parte
di un programma più esteso
di azioni della Ong californiana.
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indiceetico
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VALORI NEW ENERGY INDEX
Farfalle d’inverno, un libro edito dalla Cooperativa Editoriale Etica
di Lucia Valcepina con fotografie di Fabrizio Padovani
È uscito!
NOME TITOLO
ATTIVITÀ
BORSA
Abengoa
Ballard Power
First Solar
Canadian Hydro
Conergy
Solar Millennium
Fuel Cell Energy
Gamesa
Novozymes
Ocean Power Tech
Biogas Nord
Phoenix Solar
Q-Cells
RePower
Solarworld
Solon
Schmack Biogas
Sunways
Suntech Power
Vestas Wind Systems
Biocarburanti/solare
Tecnologie dell’idrogeno
Pannelli solari
Energia idroelettrica/eolica
Pannelli solari
Pannelli solari
Tecnologie dell’idrogeno
Pale eoliche
Enzimi/biocarburanti
Energia del moto ondoso
Biogas
Pannelli solari
Pannelli solari
Pale eoliche
Pannelli solari
Pannelli solari
Biogas
Pannelli solari
Pannelli solari
Pale eoliche
Siviglia, Spagna
Vancouver, Canada
Phoenix, USA
Calgary, Canada
Amburgo, Germania
Erlangen, Germania
Danbury, CT-USA
Madrid, Spagna
Bagsværd, Danimarca
Warwick, Gran Bretagna
Bielefeld, Germania
Sulzemoos, Germania
Thalheim, Germania
Amburgo, Germania
Bonn, Germania
Berlino, Germania
Schwandorf, Germania
Konstanz, Germania
Wuxi, Cina
Randers, Danimarca
CORSO DELL’AZIONE
22.08.2008
RENDIMENTO
DAL 30.09.06 AL 22.08.2008
22,69 €
6,40 CAD
107,36 €
5,34 CAD
38,09 €
49,20 €
7,61 $
17,28 €
448,50 DKK
14,50 $
22,89 €
14,70 €
32,30 €
55,60 €
43,33 €
29,57 €
28,28 €
7,52 €
25,83 $
157,00 DKK
-26,53%
-31,98%
5,97%
-25,66%
-75,85%
-76,96%
-4,34%
77,60%
14,72%
-49,27%
-90,80%
242,18%
110,06%
282,77%
-17,79%
43,90%
-70,10%
-11,04%
22,37%
327,14%
+43,88%
€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi
I titoli di First Solar, Solar Millennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice il 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker)
Nuove energie contro
insaccati finanziari
Farfalle d’inverno, un diario di viaggio con i contenuti del reportage e i colori del romanzo, un racconto illustra-
di Mauro Meggiolaro
to che si addentra nel mondo del non profit attraverso l’incontro con quattordici realtà italiane sostenute da Banca Etica.
ALE EOLICHE SOPRA I GRATTACIELI DI MANHATTAN. Mulini a vento al largo
4,50%
dell’Atlantico. Michael Bloomberg, il sindaco di New York, sembra
Amex Oil Index [in Euro]
crederci. Si immagina una città tappezzata di turbine, percorsa da taxi
43,88%
elettrici, ricoperta di pannelli solari. Una provocazione, lanciata in pasto alla stamValori New Energy Index [in Euro]
pa a fine agosto. Ma presto idee del genere potrebbero cominciare a realizzarsi in
Rendimenti dal 30.09.2006 al 22.08.2008
ogni angolo del pianeta. Gli investimenti nelle
energie rinnovabili sono più che triplicati negli
ultimi tre anni. 148,4 miliardi di dollari alla fine
Sunways
www.sunways.de
Sede
Konstanz, Germania
dell’anno scorso, di cui almeno un terzo in proBorsa
Frankfurt Stock Exchange
getti collegati all’energia eolica. La capitalizzazioRendimento
29.09.06
–
22.08.08
–11,04%
ne in borsa delle imprese del settore è raddoppiaAttività
Fondata nel 1993, Sunways è un’impresa tedesca specializzata nella
ta nel 2007, così come gli investimenti dei fondi
produzione di convertitori, moduli e celle solari.
di private equity. Non a caso i titoli del solare e delQuotata in borsa dal 2001, nel gennaio del 2008 ha aperto a Bologna
la sua prima sede italiana.
l’eolico sono tra i pochi che continuano a non deludere nonostante la crisi dei mercati. L’Indice
Ricavi [Milioni di $]
Utile [Milioni di $]
Numero dipendenti
2006
verde di Valori, intanto, non ferma la sua corsa.
2007
258
241
213,5
Dal settembre del 2006, quando abbiamo iniziato il gioco, ha reso il 43,88%. Il Dow Jones si è fer152,3
mato a -0,44%, l’italiano S&P/MIB a -27%. Nuove energie contro vecchi insaccati finanziari.
1,7
1,3
Continua a non esserci partita.
PREZZO DI COPERTINA
euro 14
PREZZO SCONTATO PER ABBONATI E LETTORI DELLA RIVISTA VALORI
euro 12
COME EFFETTUARE IL VERSAMENTO
con bollettino postale sul C/C 28027324 intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, Via Copernico 1, 20125 Milano
con bonifico bancario sul C/C EU IBAN: IT29 Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica, intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1, 20125 Milano
causale: inserire nome e cognome, indirizzo completo ed e-mail del destinatario specificando “acquisto libro Farfalle d’inverno”
Per ulteriori informazioni, telefona dalle ore 9,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 18,00 al numero 02.67199099, scrivi a [email protected] o entra nel sito www.valori.it
P
UN’IMPRESA AL MESE
La testimonianza, dai toni multiformi, onirici e realistici, poetici e concreti, s’intreccia con il percorso esistenziale del protagonista, nel confronto vitale con un universo sommerso e operoso ispirato dai valori della Socialità.
A orientare l’opera, la convinzione che il progresso sociale sia principalmente un processo creativo, nato dalla capacità di
immaginare, reinventare, trasformare il vivere grazie a un atteggiamento lucido e sognante, irriverente e provocatorio, tenace
e disincantato. Gli attori della sfida hanno gli occhi di un clown, lo sguardo di chi dedica la propria vita all’accoglienza e alla
marginalità, la voce di chi lancia una sfida alla Storia, di chi trasforma luoghi di conflitto in terre di pace... I loro volti, i gesti,
i vissuti accompagnano il viaggiatore nel cuore della lotta al disagio, della cooperazione internazionale, della produzione artistica condivisa. Dal confronto non può che nascere il cambiamento e la persuasione che chiunque è parte, anche se inconsapevole, della Rete sociale e, per questo, chiamato a operare una scelta.
.
in collaborazione con www.eticasgr.it
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ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
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| lavanderia |
Sdk e Wirecard
Anno 8 numero 62.
Settembre 2008.
€ 3,50
valori
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
Dieci numeri annui
di Valori
+
Fotoreportage > Dharavi Slum
Undici numeri annui
di Nigrizia
DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
Il crollo dell’ultima
istanza di controllo
Dossier > La speculazione che solleva il mondo potrebbe distruggerlo
Tiriamo giù la leva
di Paolo Fusi
Internazionale > Reportage esclusivo nella schiavitù delle miniere del Congo
Finanza > L’impresa sociale: partecipazione, trasparenza, affidabilità
Economia solidale > Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta
a
47 euro
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.
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ANNO 8 N.62
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SETTEMBRE 2008
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valori
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
M E N S I L E D E L L A CA R I TA S I TA L I A N A - O R G A N I S M O PA S T O R A L E D E L L A C E I - A N N O X L I - N U M E RO 6 - W W W. CA R I TA S I TA L I A N A . I T
luglio / agosto 2008
Dieci numeri annui
di Valori
+
Fotoreportage > Dharavi Slum
Dieci numeri annui
di Italia Caritas
Dossier > La speculazione che solleva il mondo potrebbe distruggerlo
Tiriamo giù la leva
Internazionale > Reportage esclusivo nella schiavitù delle miniere del Congo
Finanza > L’impresa sociale: partecipazione, trasparenza, affidabilità
Economia solidale > Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta
a
40 euro
POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1 COMMA 2 DCB - ROMA
U
come di consueto, all’assemblea dei soci della Wirecard e ha proposto il solito elenco di lamentele e accuse.
Queste associazioni sono rimaste l’ultimo controllo sulle società per azioni, dato che i revisori dei conti,
gli auditors o i collegi dei sindaci sono pagati profumatamente per firmare e tenere il becco chiuso. Le autorità
di controllo sono cieche, sorde, mute, o tutte e tre le cose insieme, come le scimmiette. E le associazioni
come SdK fanno ciò che dovrebbero fare tutta una serie di altre entità: controllano che la finanza e l’industria
non calpestino troppo palesemente le leggi e non danneggino troppo brutalmente gli azionisti.
Wirecard ufficialmente è una società che controlla il traffico internet sulle carte di credito. Il suo scopo
è evitare che il vostro numero di carta, con tutte le password possibili e immaginabili, divenga di pubblico
dominio. Per questo motivo tali società dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto. SdK invece scopre
che Wirecard, con il controllo delle carte di credito, perde soldi. Allo stesso tempo guadagna cifre
da capogiro che investe fondando una propria banca. Il che aveva già insospettito i soci più smaliziati.
SdK scopre che Wirecard i soldi li guadagna con i casinò online, proibiti in Germania. Wirecard risponde
che i server dei suoi casinò non sono in Germania. SdK costringe le autorità all’intervento. Si sospetta
che Wirecard (attivissima a Gibilterra, a Cipro e in altri Paesi offshore) in realtà sia una gigantesca macchina
da riciclaggio che usa anche le nostre carte di credito per nascondere transazioni innominabili. SdK non
lo dice apertamente, ma la procura di Monaco di Baviera capisce
Il presidente di un’associazione benissimo l’antifona e manda un’informativa a tutti gli enti
di piccoli azionisti tedeschi
preposti. Che continuano a dormire.
specula sulla socicietà che
Generalmente queste storie finiscono qui. Wirecard perde
dovrebbe controllare. Che cosa alcuni
milioni di capitalizzazione alla Borsa, dato che il valore
succede? Poco o niente.
delle
sue
azioni scende precipitosamente in cantina. Ma tutti
Viene licenziato. E basta
sanno che queste cose sono cicliche e che, non appena i broker
si saranno accorti che la giustizia non ha intenzione di reagire, pian pianino le azioni risaliranno. Stavolta
invece è successo qualcos’altro. Il presidente della SdK, Markus Straub, un paio di settimane prima di lanciare
il sasso nello stagno, si è messo a speculare in Borsa insieme al suo vecchio amico Tobias Bösler, ex portavoce
della SdK, ora broker. I due si buttano sui short selling contracts e scommettono a tutta birra che il titolo Wirecard
nell’arco di un mese perderà oltre il 10%. In questo modo Straub e Bösler guadagnano un fracco di soldi
e con loro la banca tedesca Sal. Oppenheim, che li appoggia e naturalmente scommette anche del suo.
A questo punto Wirecard denuncia tutti per insider trading (a ragione). Straub invoca l’attenuante
del lavoro volontaristico: come presidente di SdK non guadagna un centesimo, lo fa solo per la gloria.
La stessa SdK lo caccia via. Ma le conseguenze gravissime non si sono ancora pienamente manifestate.
Innanzi tutto sulle gravi illegalità che potrebbero essere state commesse dalla Wirecard scende il silenzio:
l’inchiesta si chiude alla svelta e senza investigare. Peggio ancora: l’intera stampa tedesca ora si batte
per la libertà e per l’indipendenza del mercato, chiedendo a gran voce (e con un certo seguito) lo scioglimento
delle associazioni di difesa dei consumatori e dei piccoli azionisti, che altro non sarebbero se non traditori,
distruttori di posti di lavoro e di ricchezza nazionale. L’ultima istanza di controllo democratico della finanza
muore per l’avidità e la stupidità di due bottegai tedeschi. E noi guardiamo Pechino. Che scemi.
Anno 8 numero 62.
Settembre 2008.
€ 3,50
DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
NA DELLE DUE PIÙ GRANDI ASSOCIAZIONI DI PICCOLI AZIONISTI DELLA GERMANIA, la SdK, circa un mese fa si è presentata,
Italia Caritas
SICUREZZA E MIGRAZIONI, I LIMITI DELLE NUOVE NORME
PACCHETTO. E IL PROGETTO?
RUMENI D’ITALIA ORMAI SONO UN MILIONE: RISORSE, NON “MOSTRI”
RICERCA SUI CONFLITTI L’AMBIENTE VA ALLA GUERRA
CUBA RIVOLUZIONE AL BIVIO, LA CHIESA ASPETTA LE APERTURE
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.
Leggo doppio
Leggo solidale
Valori a casa vostra, insieme a Nigrizia, l’unico mensile dell’Africa e del mondo nero,
oppure insieme a IC, il mensile della Caritas Italiana,
per capire meglio la società e il mondo che ci ruotano attorno, nel segno della solidarietà.
Alleanza di pagine e idee, a un prezzo conveniente.
Bollettino postale
c/c n° 28027324
Intestato a:
Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano
Causale:
Abbonamento “Valori + Nigrizia” oppure “Valori + Italia Caritas”
Bonifico bancario
c/c n° EU IBAN: IT29 Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica
Intestato a:
Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano
Causale:
“Valori + Nigrizia” + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato
oppure “Valori + Italia Caritas” + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato
Attenzione:
Per l’attivazione immediata dell’abbonamento si prega di inviare copia del
bonifico al fax 02 67491691 oppure file pdf all’indirizzo [email protected]
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