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Tiriamo giù la leva
Anno 8 numero 62. Settembre 2008. € 3,50 valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO Fotoreportage > Dharavi Slum Dossier > La speculazione che solleva il mondo potrebbe distruggerlo Tiriamo giù la leva Internazionale > Reportage esclusivo nella schiavitù delle miniere del Congo Finanza > L’impresa sociale: partecipazione, trasparenza, affidabilità Economia solidale > Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R. | editoriale | X Festival Nazionale dei Primi Piatti Nel buio della crisi subito nuove regole Foligno 25-28 Settembre 2008 Un segno concreto per lo sviluppo sostenibile di Andrea Di Stefano NA CRISI SENZA FINE. U EcoComunicazione.it progetti di comunicazione ecologica Mater-Bi® significa bioplastiche. Da vent’anni Novamont coltiva il futuro sviluppando tecnologie per la produzione di plastiche biodegradabili partendo da materie prime naturali come amidi, cellulose e oli vegetali. Un’ulteriore evoluzione del modello di sviluppo di Novamont è la “bioraffineria integrata nel territorio”: una filiera che prevede l’utilizzo di materie prime rinnovabili prodotte localmente, per prodotti che nascono dalla terra e che alla terra ritornano. “I Primi d’Italia”, il decimo Festival Nazionale dei Primi Piatti che si svolgerà a Foligno dal 25 al 28 Settembre 2008, ha scelto Mater-Bi® per posate, bicchieri e piatti a dimostrazione che il buon mangiare va d’accordo con l’ambiente. www.iprimiditalia.it Lo sviluppo sostenibile è una necessità per tutti. Per Novamont è già una realtà. Annunciata più volte, la conclusione dell’incubo che da più di un anno ossessiona il mondo sembra molto lontana. I mercati finanziari non vedono una fine al pessimo risveglio dal sonno della ragione, iniziato con l’avvio della globalizzazione finanziaria, osannata come la panacea di tutti i mali del Pianeta, compresa la povertà e la diseguaglianza sociale. L’analisi più oggettiva di quello che è accaduto l’ha fatta un circolo di banchieri che, sino all’agosto dello scorso anno, erano gli oracoli dell’Olimpo dei ricchi e, oggi, annaspano cercando di trovare qualcuno disposto a mettere sul piatto danaro per non farli fallire. Un gruppo di lavoro delle principali banche d’affari (Goldman Sachs, Lehman Brothers, Morgan Stanley, Citigroup, JP Morgan Chase, Bank of America, Blue Montain Capital Management, Blackrock, Bnp Paribas), presieduto da Gerald Corrigan, direttore generale di Goldman Sachs, ha inviato un voluminoso rapporto al Segretario al Tesoro Usa, Paulson, dal titolo emblematico: “Containing Systemic Risk: The Road to Reform” (Contenere il rischio sistemico: la strada per la riforma), disponibile in versione integrale sul sito dell’Osservatorio sulla Finanza (www.osservatoriofinanza.it), promosso da Valori insieme a Mani Tese e alla Fondazione Culturale Responsabilità Etica. “Il sistema finanziario, per una serie di complesse ragioni - scrivono i banchieri - è diventato estremamente complesso e ha prodotto un’allocazione delle risorse che non sempre è in linea con gli indispensabili criteri della stabilità finanziaria”. I piromani, dopo aver irrorato di napalm e incendiato tutto quello che si poteva distruggere, fanno un po’ di ammenda e propongono per l’ennesima volta di autoregolamentarsi. Tanto i colossali buchi li coprono le Banche centrali e i Governi, utilizzando le risorse collettive come è accaduto con Bear Stearns, Northern Rock, Indymac e, a breve, accadrà anche con Fannie Mae e Freddie Mac. Intanto i bilanci degli Stati americani, a causa della crisi innescata dallo sgonfiamento della bolla immobiliare, tagliano le risorse e migliaia di bambini rischiano di rimanere senza la copertura sanitaria, perché nessuno, o quasi, ha il coraggio di utilizzare l’unica leva redistributiva in grado di riequilibrare il sistema: quella fiscale. Per arginare la dinamica speculativa sui mercati di derivati e opzioni, per colpire i prodotti energivori realizzati con manodopera super sfruttata e senza diritti, per orientare le scelte d’acquisto dei cittadini è indispensabile riformare in modo radicale le tasse spostandole dal lavoro al consumo. È una soluzione fattibile e concreta, attuabile in tempi abbastanza rapidi, che richiede un’azione coordinata di tutti i soggetti sociali che si pongono come obiettivo quello dell’equità, non solo all’interno dei singoli Paesi, ma anche nelle relazioni internazionali. Per esempio, per arginare la bolla speculativa sulle materie prime, un importante contributo potrebbe venire dall’introduzione di una misura fiscale che colpisca i contratti in derivati e opzioni, agendo sui margini di deposito, indispensabili per operare, oppure sui volumi del sottostante, cioè del bene fisico che teoricamente si compra e si vende finanziariamente. Ipotesi di questa natura sono all’ordine del giorno nel dibattito al Congresso degli Stati Uniti e sono state avanzate in sede europea dalla Germania. Analogamente è possibile elevare in modo considerevole l’Iva sui prodotti che bruciano ingenti quantità di risorse nelle fasi di trasformazione e di consumo (ipotesi allo studio in Francia) o il prelievo fiscale sul packaging non riciclabile (già esistente in California). . Novamont S.p.A. - Via G. Fauser 8, 28100 Novara - Tel. 0321 699611- [email protected] - www.novamont.com | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 3 | | sommario | settembre 2008 mensile www.valori.it anno 8 numero 62 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005 editore Società Cooperativa Editoriale Etica Via Copernico, 1 - 20125 Milano promossa da Banca Etica soci Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione Autonoma Bancari Italiani, Publistampa, Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava consiglio di amministrazione Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva ([email protected]), Sergio Slavazza direzione generale Giancarlo Roncaglioni ([email protected]) collegio dei sindaci Giuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone direttore editoriale Ugo Biggeri ([email protected]) DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO valori Una donna e dei bambini mentre cercano materiale metallico tra la spazzatura. L’industria del riciclo è tra le più attive e fiorenti della baraccopoli. I materiali vengono rivenduti ai piccoli produttori. Mumbai, 2007 bandabassotti fotoreportage. Dharavi Slum dossier. Abbassiamo la leva 7 8 16 18 20 22 24 24 25 26 Freniamo l’industria più distruttiva della storia Fannie Mae e Freddie Mac, mutui a colazione La fine della crisi comincia dal basso Over the counter, speculazione impunita Contro la crisi, tassi alti e tasse basse Lo strano destino dei Crt Contro la leva, nuove regole per derivati e opzioni direttore responsabile Andrea Di Stefano ([email protected]) redazione ([email protected]) CISL Via Copernico, 1 - 20125 Milano Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Paola Fiorio, Emanuele Isonio, Michele Mancino, Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi, Francesca Paola Rampinelli, Elisabetta Tramonto progetto grafico e impaginazione Francesco Camagna ([email protected]) Simona Corvaia ([email protected]) fotografie Giancolombo, Raffaele Masto, Davide Monteleone, Alessandro Vasari (Archivio Giancolombo /Contrasto / Greenpeace) stampa Publistampa Arti grafiche Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento) abbonamento annuale ˜ 10 numeri Euro 30,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 40,00 ˜ enti pubblici, aziende Euro 60,00 ˜ sostenitore abbonamento biennale ˜ 20 numeri Euro 55,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 75,00 ˜ enti pubblici, aziende come abbonarsi bollettino postale c/c n° 28027324 Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori I bonifico bancario c/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin Z Iban: IT29Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato I carta di credito sul sito www.valori.it sezione come abbonarsi Causale: abbonamento/Rinnovo Valori È consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli purché venga citata la fonte. Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche eseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente disponibile ad adempiere ai propri doveri. Carta ecologica Sappi Presto da gr. 90 e Sappi Magno da gr. 150, sbiancata senza uso di cloro o biossido di cloro, ottenuta da cellulosa proveniente da foreste ambientalmente certificate. I finanzaetica Tesori nascosti nello scrigno del non profit L’impresa sociale è legge, solo un punto di partenza Per Montepaschi fusione in salita. Cauti i sindacati, tiepidi gli analisti Enel vuole migliorare il mondo, per il momento lo inquina. Più di tutti La Sicilia ha sete di finanza etica finanzaislamica economiasolidale 28 30 33 36 38 40 43 Scarsa istruzione significa bassa crescita Poveri somari. Effetti collaterali: più reati, fumo e malattie Qualità e meritocrazia, indispensabili per uscire dalla crisi Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta Il solare del futuro impara dagli alberi A caccia di risparmio, la crisi entra nei supermercati internazionale Congo: diario di un saccheggio Dieci anni di business, armi e tesori Il coltan, la nuova corsa all’oro Biocarburanti: quello che la Banca Mondiale teneva nascosto 5° Forum Sociale Europeo: un lavoro comune altrevoci indiceetico lavanderia 44 46 48 50 52 54 56 58 60 62 63 66 68 70 77 78 LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTI COMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ Società Cooperativa Editoriale Etica Sisifo italia srl Via Copernico 1, 20125 Milano tel. 02.67199099 fax 02.67491691 e-mail [email protected] ˜ [email protected] [email protected] ˜[email protected] Via Don Soldà 8, 36061 Bassano del Grappa tel. 0424.505218 fax 0424.508136 e-mail [email protected] www.sisifo.eu | bandabassotti | Da Capitalia a Generali Geronzi è sempre inarrestabile di Matteo Cavallito NCHE SE L’UFFICIALITÀ DEL CAMBIO DI STATUTO non arriverà prima di metà settembre, l’esperimento della governance duale che per un anno aveva caratterizzato Mediobanca può dirsi di fatto concluso. Il presidente del consiglio di sorveglianza Cesare Geronzi ha ottenuto l’agognata riforma che riunisce il board dei supervisori e il cda operativo abolendo quella divisione che, a detta dello stesso Geronzi, “penalizzava l’efficienza dell’istituto”. L’abolizione del sistema duale (benedetta, pare, da Mario Draghi in persona) abroga implicitamente il divieto dei supervisori di sedere nel consiglio d’amministrazione di Generali, la compagnia assicuratrice controllata per il 16% dalla stessa Mediobanca. La possibilità di estendere la propria influenza diretta sul terzo insurer europeo diventa ora decisamente concreta trasformando Geronzi, ha scritto il Financial Times, nel vero e proprio “custode” del sistema finanziario italiano. Un ruolo raggiunto pazientemente grazie alla gestione di Capitalia il cui valore azionario era aumentato di otto volte nello spazio di un quinquennio. Proprio la cessione di quest’ultima a Unicredit, nota il FT, aveva spianato a Geronzi la strada verso Mediobanca di cui Unicredit è tuttora il principale azionista. Erano stati proprio gli anni della presidenza di Capitalia a segnare l’escalation decisiva per il banchiere di Marino che, dopo essersi dato all’editoria si era lanciato sul promettente mondo del calcio. Siamo all’inizio degli anni 2000 e alcuni club presentano indebitamenti che sembrano già l’anticamera del fallimento. A tenerli in vita ci pensa proprio Geronzi che, dopo L’opinione del Financial essersi preso un pezzo di Italpetroli (l’azienda che controlla l’AS Roma), Times: l’ex numero uno concede prestiti al patron della SS Lazio Sergio Cragnotti, al Parma di Capitalia ha ottenuto Calcio di Calisto Tanzi e al Perugia di Luciano Gaucci di cui Capitalia ciò che voleva e ora può prende in pegno il 99,5% del capitale. Nel frattempo il numero uno estendere la sua influenza sidell’ex Banco di Roma estende la sua influenza alla Gea, principale anche a Generali società di procura dell’universo calcistico e regno indiscusso di Alessandro Moggi, sangue del sangue del potentissimo Luciano, direttore generale della Juventus e figura più influente del settore. Il terremoto “calciopoli” colpisce duro la Gea che viene incriminata per associazione a delinquere finalizzata all’illecita concorrenza tramite minaccia e violenza privata lasciando però indenne il nostro eroe. E così dallo tsunami dell’estate 2006 resterà fuori proprio colui che, tre anni prima, il più diffuso quotidiano del Paese aveva definito “il vero padrone del calcio italiano”. Nel corso degli anni Geronzi ha sviluppato una certa immunità tanto per le disgrazie che lo circondano quanto per i piccoli “incidenti di percorso”. È stato rinviato a giudizio (ma pende il decreto “salva premier”) nel caso Parmalat per estorsione (Eurolat), usura e concorso in bancarotta (Ciappazzi) e nel processo Cirio (bancarotta e truffa), è stato condannato in primo grado con la condizionale a 1 anno e 8 mesi di galera nella vicenda Italcase e dal marzo scorso è indagato per false dichiarazioni al pm nell’indagine sul fallimento del Perugia Calcio; eppure è sempre lì, imperterrito nel suo processo di assimilazione di potere, pronto a superare nemici e avversari. Ad ostacolarlo, ha ipotizzato di recente Il Sole 24 Ore, ci penseranno forse gli insoddisfatti azionisti di Unicredit che tenteranno di affiancargli i propri manager di fiducia nel nuovo vertice di Mediobanca. Una mossa pensata forse per rallentarne l’ascesa. Fermare quest’ultima, invece, non sembra al momento umanamente possibile. A ETICA SGR . | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 7 | DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO | fotoreportage | > Dharavi Slum foto di Davide Monteleone / Contrasto È il paradigma della globalizzazione. Il gigantesco slum alle porte di Mumbai non è solo un inferno di baracche di lamiera, canali putridi e aria irrespirabile. La sua popolazione, nonostante le condizioni di vita, ha generato una fiorente attività industriale. Sull’area, strategica per la sua posizione e il suo Pil, hanno puntato costruttori e speculatori. D | 8 | valori | haravi è la baraccopoli più grande e più antica di Mumbai (India) e probabilmente dell’Asia, la seconda al mondo per estensione. Spalmata su un’area grande duecentoventi ettari, tra i suoi vicoli angusti, fogne a cielo aperto, montagne di spazzatura, canali torbidi, fabbriche, laboratori artigianali, vivono 700 mila persone. Quest’area così degradata è anche un grande metadistretto industriale, con un Pil che sfiora il miliardo di dollari. Qui si concentrano alcune industrie tra le più importanti di Mumbai e dell’India. Concerie, fabbriche di vasi di terracotta, confezioni di abbigliamento, piccole fonderie, ma soprattutto riciclaggio e recupero dei rifiuti. Scodelle, ciotole, manufatti metallici, saponette, magliette, camicie prendono la via delle grandi città, non solo indiane, dove andranno a riempire gli scaffali dei negozi e i banchi dei mercati. A Dharavi non si butta via nulla, si ricicla tutto, dalla plastica ai metalli. Ma il nuovo affare è il mercato immobiliare. Si stima infatti che il valore di quest’area, dove ci sono baracche di lamiera a più piani, nei prossimi dieci anni potrebbe superare i 100 miliardi di dollari (oggi ne vale 15). La ragione è semplice: un tessuto industriale così attivo e diversificato, una tale concentrazione di saperi manuali, la sua posizione strategica (Dharavi è vicina alle principali infrastrutture finanziarie e logistiche), sono il luogo ideale per realizzare una cittadella del business e dell’economia. Le imprese di costruzioni hanno, dunque, messo gli occhi e le mani sullo slum, ma le case belle non sono per tutti. Con un salario medio che si attesta tra i 4 e 5 euro al giorno (circa 100 rupie), accollarsi il costo dell’affitto di un’abitazione modesta, che sfiora le 2.500 rupie al mese, diventa proibitivo. E così accanto alle baracche di lamiera, che sono circa 80 mila (ma è un dato approssimato per difetto), a Dharavi sono sorti i primi quartieri residenziali, quelli destinati alla classe media che ancora non c’è, perché alla crescita del Pil non c’è stata una congruente crescita del sistema dei diritti dei lavoratori. E, nonostante le autorità abbiano dichiarato di voler riqualificare l’intera area, gli abitanti non vogliono lasciare le loro abitazioni. Questa baraccopoli, definita “l’inferno”, è dunque il paradigma perfetto della globalizzazione e delle sue contraddizioni. A Dharavi, dove l’economia fa a pugni con i diritti, il rispetto ambientale e la giustizia, quattro anni fa è stato organizzato il quarto appuntamento del Social forum mondiale. In quell’occasione venne lanciato il marchio Fto (Fair trade organization) che rappresenta e riunisce tutte le realtà del commercio equo del mondo. «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior» (da “Via Del Campo”, Fabrizio De Andrè, Volume I, 1967). ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | L’AUTORE Davide Monteleone è nato a Potenza nel 1974. Si è occupato di cronaca, conflitti e di aspetti sociali. Nel 2002 si trasferisce a Mosca e da questa esperienza nasce il progetto che segna la sua crescita professionale. Non dimentica l’attualità internazionale e nel 2007 vince il World Press Photo con le immagini di Beirut. Sempre nel 2007 pubblica il libro “Dusha-Anima Russa” che racconta per immagini i 5 anni trascorsi nell’ex Unione Sovietica. Il volume raccoglie molti riconoscimenti: la menzione come miglior libro al Festival della fotografia di Roma, menzione Bastianelli come miglior “Primo libro”, premio Taf (LuccaDigitalFotoFest 2007, Italy). Il lavoro viene esposto in molte città, tra cui Roma e Hannover. Nel 2006 con “C’era una volta CCCP” ottiene al Fnac la menzione e il premio “Talento fotografico Fnac”. Lo stesso lavoro aveva ottenuto, l’anno prima, il secondo premio Amilcare Ponchielli di Milano. Il fotoreporter partecipa a molte mostre, collettive e personali. Nel 2005 alla collettiva 9X100 presso la Galleria Santa Cecilia di Roma e nel 2003 alla collettiva “circa 35” High Society, allestita al Festival internazionale di Roma. Nello stesso anno la sua “Bolshoi, il teatro dei sogni” è ospitata presso la prestigiosa Accademia diplomatica di Mosca. Davide Monteleone è membro dell’Agenzia Contrasto dal 2001. Conceria nel distretto di Dharavi. Quella del cuoio è una lavorazione tradizionale ma in grande calo. Le concerie, il cui impatto ambientale è devastante, sono state tra le prime industrie nate nella baraccopoli. > Dharavi Slum Mumbai, 2007 | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 9 | DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO | fotoreportage | A sinistra, bambini giocano tra i camion di Meherali Road. Sopra, dall’alto in basso: ritratto di una sposa e ritratto di un ragazzo. La baraccopoli fa gola ai costruttori e agli speculatori immobiliari. Complessi residenziali, uffici e sedi di multinazionali stanno trasformando l’identità di Dharavi. Ma i salari sono ancora troppo bassi per permettere a tutti di comprare le nuove abitazioni. Per questo motivo migliaia di persone dovranno lasciare le baraccopoli, che saranno rase al suolo. Mumbai, 2007 > Dharavi Slum | 10 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 11 | DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO Sopra, una delle vie del quartiere. Sotto, un uomo dorme in un vicolo e, nella pagina a fianco, uno scorcio del distretto di Dharavi, dove vive circa un milione di persone, impossibile sapere la cifra esatta. In “case” di 30 metri quadrati possono abitare anche 10-15 persone. > Dharavi Slum Mumbai, 2007 | 12 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 13 | DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO | fotoreportage | A sinistra, il riciclo delle lattine utilizzate per l’olio alimentare. I lavoratori le puliscono, le riparano se hanno perdite o ammaccature, per rivenderle alle fabbriche petrolifere. Sopra, dall’alto in basso: l’industria del riciclo dei tessuti nel distretto e quella del riciclo del vetro. I materiali vengono poi rivenduti ai piccoli produttori. Magliette, pantaloni, saponette, bottiglie, candele e una svariata quantità di oggetti prodotti a Dharavi ogni giorno prendono la via delle grandi metropoli asiatiche e dell’occidente. Mumbai, 2007 > Dharavi Slum | 14 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 15 | dossier DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO a cura di Paola Baiocchi, Matteo Cavallito, Andrea Di Stefano e Mauro Meggiolaro Freniamo l’industria più distruttiva della storia >18 Fannie Mae e Freddie Mac. Mutui a colazione >20 La fine della crisi comincia dal basso >22 La ricetta: tassi alti e tasse basse >24 Contro la leva nuove regole per derivati e opzioni >26 Veduta notturna di 90 Feet Road, una delle strade principali di Dharavi. Lo slum più grande dell’Asia è un ricco piatto per i costruttori. Il suo valore potrebbe crescere fino a 100 miliardi di dollari. Mumbai, 2007 Crisi della finanza Abbassiamo la terribile leva La globalizzazione finanziaria ha prodotto un’idra incontrollabile che sta distruggendo le risorse del Pianeta e l’economia reale. È l’ora delle regole | 16 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 17 | | dossier | mercati in caduta libera | Freniamo l’industria più distruttiva della storia CHI HA PERSO DI PIÙ? GLOSSARIO Le perdite delle più grandi banche del mondo da agosto 2007 ad agosto 2008 PRINCIPALI BANCHE MONDIALI SVALUTAZIONI E PERDITE [IN MILIARDI DI DOLLARI] DESTINO DELL’A.D. RENDIMENTO IN BORSA (%) 54,6 51,8 38,2 27,4 22 21,2 15,9 15,2 14,8 14,4 Sostituito Sostituito Sostituito Confermato Sostituito Confermato Sostituito Confermato Confermato Confermato - 58 - 62 - 63 -6 - 61 - 31 - 83 - 53 - 86 - 30 Citigroup Merrill Lynch UBS HSBC Wachovia Bank of America Ikb Royal Bank of Scotland Washington Mutual Morgan Stanley DERIVATO: strumento finanziario il cui prezzo/rendimento deriva dai parametri di prezzo/rendimento di un altro strumento finanziario principale detto sottostante. Presentano un elevato livello di rischio e possono essere usati per operazioni speculative o di copertura. Rientrano in questa categoria i future, le opzioni e gli swap. EFFETTO RICCHEZZA: si tratta del tramite attraverso cui incrementi di valore dei mercati finanziari possono generare effetti reali sulla domanda aggregata: gli investitori, godendo di plusvalenze sui titoli che hanno in portafoglio, si sentono più ricchi (anche se questa maggior ricchezza è in un certo senso potenziale, non si è ancora concretizzata) e dunque aumentano i propri consumi, generando un effetto positivo sulla domanda aggregata. FONTE: THOMSON DATASTREAM, PER IL FINANCIAL TIMES | dossier | mercati in caduta libera | di Mauro Meggiolaro I Investiti negli hedge funds 39 miliardi di dollari nel 1990, 1.800 miliardi alla fine del 2007. Sono una scommessa. Se si azzecca, i profitti sono stratosferici. Se si sbaglia, le perdite possono far crollare il sistema | 18 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | Se sbagliano, le perdite si amplificano e possono destabilizzare tutto il sistema. Nel 1990 erano investiti in queste mine vaganti 39 miliardi di dollari. A fine 2007 la quota è arrivata a 1.800 miliardi, quasi il doppio del prodotto interno lordo italiano. Dopo le scommesse sbagliate sul mercato immobiliare, molti hedge sono stati costretti a chiudere bottega. Carlyle Capital, Old Lane, Tribeca, Blue Wave, ogni settimana c’è un nuovo necrologio sulle pagine dei quotidiani finanziari. Ma lo spettacolo deve continuare. Nel solo mese di maggio Greg Coffey, la superstar del fondo speculativo londinese GLG Partners (150 milioni di dollari il suo stipendio nel 2007), ha cambiato tutti i titoli in portafoglio 56 volte. «Negli ultimi mesi il tasso medio di movimentazione dei portafogli è quasi raddoppiato», spiega il Wall Street Journal. «Gli hedge reagiscono in modo sempre più attivo alla volatilità dei mercati. Il caso di Coffey è un esempio straordinario». La madre di tutte le crisi Comprare, vendere, ricomprare, rivendere. Il mostro è ferito, ran- LEVA FINANZIARIA: indebitamento con lo scopo di investire il capitale preso a prestito. La leva finanziaria è conveniente per l’investitore solo se il rendimento dell’investimento è superiore all’interesse richiesto dal prestatore. L’uso della leva finanziaria è tipico dei fondi hedge, dei derivati e dei private equity. POLITICA FISCALE: la manovra di bilancio dello Stato e di altri enti pubblici con finalità di variazione del reddito e dell’occupazione nel breve periodo. POLITICA MONETARIA: le scelte dell’autorità monetaria (di solito la Banca Centrale) riguardo all’offerta di moneta. Una riduzione dell’offerta di moneta (politica monetaria restrittiva) comporta un aumento dei tassi e una diminuzione dei prezzi. Un aumento dell’offerta di moneta (politica monetaria espansiva), genera una diminuzione dei tassi e può portare all’aumento dell’inflazione. SOTTOSTANTE: strumento finanziario dal cui valore dipende quello di un titolo derivato o strutturato. I sottostanti tipici di un derivato sono azioni, obbligazioni, indici, tassi di interesse, ma anche valute e materie prime. VALORE NOZIONALE (DI UN DERIVATO): valore complessivo delle valute, delle merci, delle azioni sottostanti ai derivati. Ad esempio, per uno swap sui tassi d’interesse, il valore nozionale è il capitale su cui sono calcolati gli interessi scambiati dalle controparti. FONTI: FOREX, PATTI CHIARI, WIKIPEDIA, BORSAITALIANA, N. GREGORY MANKIW, MACROECONOMIA, ZANICHELLI l mostro non dorme mai. Sotto il ghiaccio dei mercati bloccati dalla crisi si agita, riparte all’attacco, azzanna nuove prede. Non è mai sazio. Le ultime statistiche della Cayman Islands Monetary Authority, rese pubbliche in agosto, lo festeggiano con entusiasmo: «i fondi speculativi (hedge) registrati off-shore nell’isola dei Caraibi hanno raggiunto quota 10.000, aumentando del 12% in un anno. È un traguardo storico per l’industria finanziaria, in un contesto di grave deterioramento dei mercati internazionali». Gli hedge sono tra gli strumenti finanziari meno regolati e meno trasparenti del mondo. Non sono tenuti a dire dove investono, possono speculare al ribasso, indebitarsi per comprare titoli facendo “leva” fino a 10, in alcuni casi anche 50 volte il proprio patrimonio. Se azzeccano le scommesse portano a casa profitti stratosferici. FONDI HEDGE: definiti in Italia “fondi speculativi”, sono prodotti di investimento che ricercano un rendimento assoluto, indipendentemente dall’andamento dei mercati. Hanno la possibilità, negata ai fondi tradizionali, di usare uno o più strumenti o strategie di investimento sofisticati quali “short selling” (vendita allo scoperto), derivati, e leverage (o leva finanziaria). In Italia sono regolamentati dal decreto 228/1999, che limita l’adesione ad un singolo fondo hedge ad un massimo di 200 partecipanti, con un investimento minimo non inferiore a 500.000 euro. tola, ma quando meno te l’aspetti ritrova lo slancio, rialza la testa. Anche se questa crisi l’ha colpito nel vivo. Più di ogni altra negli ultimi settant’anni. Tutto inizia nell’agosto del 2007, con l’esplosione della bomba immobiliare. Il marciume dei mutui subprime affiora in ogni angolo della terra e porta alla deriva le banche, le borse e milioni di persone che avevano sognato una casa di proprietà. In un anno le banche bruciano 1.600 miliardi di dollari di valore. Il gigante americano Citigroup iscrive a bilancio perdite per 54,6 miliardi. Ma non è il solo. Lo seguono i pilastri di Wall Street: Merril Lynch, Morgan Stanley, JPMorgan, Bear Stearns. Dall’altra parte dell’oceano crolla UBS, piangono Credit Suisse e Deutsche Bank, l’inglese Northern Rock è costretta al salvataggio statale. Le banche centrali reagiscono iniettando miliardi di dollari di liquidità nel sistema, la Federal Reserve taglia i tassi di interesse, come aveva sempre fatto in casi del genere. Ma stavolta non funziona. The Big Freeze, il grande congelamento dei mercati, che doveva sciogliersi a novembre dell’anno scorso, continua più forte che mai. Il fondo dell’abisso sembra ancora lontano, e ogni giorno si leggono nuove profezie di sventura. «Prima della fine della crisi ci potrebbero essere numerose banche e altre istituzioni finanziarie che, sull’orlo del fallimento, finiranno per essere salvate dai governi», ha dichiarato Alan Greenspan, ex presidente della Fed (Banca Centrale USA, ndr). Un piccolo assaggio lo abbiamo avuto a metà luglio, quando è fallita Indymac, una cassa di risparmio californiana: il terzo fallimento bancario di tutti i tempi in America. Quasi negli stessi giorni crollavano Fannie Mae e Freddie Mac, le due centrali dei mutui USA, garantite “implicitamente” dallo Stato (vedi ARTICOLO a pag 20). Presto potrebbe essere l’ora del credito al consumo, delle assicurazioni, delle grandi società immobiliari. Come la spagnola Martinsa Fadesa, che in luglio ha dichiarato bancarotta, sepolta dai debiti. Intanto, mentre scriviamo, stanno scendendo i prezzi delle materie prime perché molti di quelli che | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 19 | | dossier | mercati in caduta libera | “Nelle sale ad agosto. Quando il debito americano sarà pari a 9.500 miliardi di dollari”. Compariva questa scritta sul sito Internet dedicato all’ultimo documentario di denuncia della crisi economica americana. Una carrellata di interviste a personaggi come Warren Buffett, Alan Greenspan, Paul O’Neill, Robert Rubin e Paul Volcker per “svegliare l’America” (così scrive il sito) su quello che potrebbe essere un disastro epocale. www.iousathemovie.com | 20 | valori | Home, sweet home Il nome Fannie Mae sta per Federal National Mortgage Association, un nomignolo inventato dal Congresso Usa nel 1938 quando creò l’ente, all’uscita dalla depressione. Accanto agli affitti calmierati dell’edilizia popolare classica, Fannie Mae doveva servire a mettere sul mercato mutui a più basso costo, per garantire a tutti il sogno della casa di proprietà. Era l’epoca che Robert B. Reich, nel suo libro Supercapitalismo, come cambia l’economia globale e i rischi per la democrazia ha definito “capitalismo democratico” (un ossimoro come “guerra umanitaria”) in cui il capitalismo ha permesso ai lavoratori, indebitandosi facilmente, di diventare classe media: impiegati e operai, che potevano permettersi lussi che noi vediamo solo nei film di Hollywood. La General Motors era il più grande datore di ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | “F” come federale Dal 1968 Fannie Mae è una corporation privata quotata in borsa. Successivamente è stata quotata anche Freddie Mac. Private, ma la “F” del loro nome sta per “Federale” e questo rappresenta una differenza e un’anomalia. Perché quando le due sorelle dei mutui chiedono prestiti alle banche, li ottengono a tasso agevolato ed è implicita per gli investitori la garanzia che Fannie e Freddie non possono fallire come tutti gli altri istituti, ma ci sarà sempre lo Stato ad intervenire. Quello che Paul Krugman sul New York Times ha definito “privatizzare i profitti e socializzare le perdite”. E, infatti, a fine luglio il Senato ha approvato, in un’insolita seduta di sabato, un ingente provvedimento di salvataggio per il mercato immobiliare, offrendo finanziamenti di emergenza a Fannie Mae e Freddie Mac, che potrebbero garantirgli la sopravvivenza per i prossimi 18 mesi e ha creato un nuovo organo regolatore per i giganti del mutuo. Ora il provvedimento è legge, dopo la firma del presidente Bush, ma le perdite continuano: Freddie Mac ha accumulato nel secondo trimestre del 2008 una perdita da 821 milioni di dollari (1,63 dollari per azione) a fronte di un utile di 729 milioni di dollari nello stesso perio- [ VARIAZIONE % ANNUA ] I prezzi delle case americane continuano a scendere. A maggio (ultima rilevazione) avevano raggiunto il livello dell’agosto 2004. L’indice S&P/CaseShiller, che misura il mercato immobiliare nelle prime 20 città Usa, in un anno è calato del 15,8% Flettersi e fluttuare, in mezzo le persone All’inizio di agosto il ministro del Tesoro Usa, Henry Paulson, ha annunciato che non interverrà con ulteriori rifinanziamenti alle due società. Aprendo la porta agli speculatori e mettendo la sordina alle critiche dei cantori del libero mercato, come il premio Nobel per l’economia Edmund Phelps, che, in un’intervista su La Stampa, suggerisce di lasciar fluttuare i mercati, lasciare che l’occupazione fletta perché si tratta della fine del boom immobiliare, nient’altro che “uno sviluppo strutturale” che corregge la sopravvalutazione delle case. La soluzione quindi - suggerisce Phelps - sta nell’approfittare del rallentamento delle attività per “concentrarsi sulle riforme strutturali di base”. Purtroppo l’intervistatore non ha chiesto a Phelps di chiarire a quali riforme pensasse e l’economista (con una deformazione professionale tipica della categoria) non considera che nelle “flessioni e fluttuazioni” del mercato ci sono le persone. 12 6 0 –6 I piromani che vogliono riscrivere le leggi 2008 2006 2004 2002 2000 –18 1998 –12 1996 do del 2007. Si tratta del quarto trimestre in rosso consecutivo: in un anno Freddie Mac ha cumulato un buco da 4,6 miliardi di dollari. L’istituto ha fatto sapere di aver avviato procedure di pignoramento su ben 22 mila proprietà immobiliari. E prevede di perdere fino al 26% del valore di ciascun mutuo erogato. Mentre le insolvenze aumentano è stato deliberato un taglio del dividendo dell’80 per cento. Fannie Mae ha chiuso i conti del secondo trimestre con una perdita di 2,3 miliardi di dollari (2,54 dollari per azione) anche se le stime del mercato erano decisamente più caute, orientate per una perdita di 0,70 dollari. Nel primo trimestre le perdite erano state di 2,2 miliardi, contro un utile di 1,8 miliardi nello stesso periodo dell’anno precedente. 18 1994 S lavoro degli Usa, ma dava garanzie e stipendi annui pari a 60 mila dollari attuali, mentre Wal-Mart, l’attuale più grande datore di lavoro del mondo, retribuisce i suoi dipendenti con circa 17.500 dollari l’anno. Freddie Mac viene creata nel 1975, sempre dal Congresso; il suo nome completo è Federal Home Loan and Mortgage Corporation. Il meccanismo con cui operano le due agenzie è lo stesso: comprano mutui già emessi da istituti finanziari e cartolarizzano il debito raggruppandolo in emissioni di maxibond, poi spezzettati in obbligazioni acquistate dagli investitori. FONTE: STANDARD & POOR’S E FISERV CASE: CADUTA SENZA FINE, SI TORNA AI PREZZI DEL 2004 Limitare la crescita speculativa del valore delle case. È la lezione che ci arriva dalla crisi immobiliare Usa, da rimettere al centro dell’agenda politica per non vivere nuovi crack. ONO LE DUE GIGANTESCHE CENTRALI AMERICANE DEI MUTUI, Fannie Mae e Freddie Mac, il metro per capire la portata e la pericolosità della grande crisi finanziaria partita dagli Stati Uniti. Con quei nomi da mucche da gran premio, i due enti paradi Paola Baiocchi governativi portano in pancia numeri da paura: bond in circolazione per 5 mila miliardi di dollari che coprono circa la metà dei 12 mila miliardi di prestiti immobiliari erogati. I loro bond corrispondono a più di un terzo del Pil statunitense (14 mila miliardi) mentre il debito federale, tra titoli pubblici FILM emessi (5300 miliardi) e impegni previdenziali o altro (4300 miliardi), rappresenta meno del doppio del valore globale dei bond Fannie e Freddie. Una mostruosità per dimensioni (il fallimento Bear Stearns era da 29 miliardi), un bilancio federale dentro il bilancio federale, una mina vagante all’interno dell’economia I.O.U.S.A. egemone nel mondo, a cui mettere mano con cautela, One nation. perché il suo salvataggio potrebbe raddoppiare il deUnder stress. In debt. bito degli States. . NUMERI I momenti di crisi, sostiene Naomi Klein in Shock Eco1.600 nomy, l’ascesa del capitalismo dei disastri, sono i miglioMILIARDI DI DOLLARI ri per far passare i provvedimenti più antidemocratici, Il valore totale della capitalizzazione con la tattica dello Shock and Awe, “colpire quando tutpersa nell’ultimo anno ti sono sotto shock”. Per studiare la cura della crisi di (al 1 agosto 2008) Freddie Mac e Fannie Mae, il Tesoro americano ha asdai titoli del settore bancario. segnato una consulenza alla banca di investimenti Morgan Stanley: come chiamare il piromane a spegnere il fuoco, scrive su Il Sole 24 Ore Donato Masciandaro, professore di Economia della regolamentazione finanziaria all’università Bocconi di Milano, riferendosi al ruolo della Fed, ma anche di Fannie e Freddie, nella crescita dell’indebitamento privato e nella “tracimazione” della leva finanziaria. Limitare la crescita speculativa del valore delle case, considerandole solo un bene primario è l’obiettivo VOLUME DEI MUTUI USA [ IN MIGLIAIA DI MLD DI $ ] da rimettere al centro dell’agenda politica per risolvere la 6.880 6.000 crisi finanziaria. «Che non può 5.000 essere affrontata da un solo 4.000 Paese – afferma il sociologo te3.000 desco Ulrich Beck - ma deve 2.000 3.000 passare attraverso una regola2.200 1.000 zione transnazionale tra Stati, FANNIE MAE ALTRI 0 FREDDIE MAC perché anche i fautori del libe- | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 FONTE: THOMSON DATASTREAM E OFHEO Fannie Mae e Freddie Mac Mutui a colazione accumulato scommesse finanziarie in strumenti derivati per 676.000 miliardi di dollari. Dodici volte il valore dell’economia reale mondiale. Bastano piccole scintille, per farlo saltare in aria. Dalla politica e dai mercati stanno arrivando le prime, timide, ammissioni di colpa, le prime proposte di riforma. La strada da percorrere è questa: per ripartire servono nuove regole, capaci di sgonfiare il ventre abnorme del mostro finanziario. Altrimenti, dopo periodi di tregua sempre più brevi, tornerà inevitabilmente a colpire. 1992 C’è una via di uscita alla crisi? Per ora sembrerebbe di no. Probabilmente perché si stanno cercando le soluzioni nei posti sbagliati. Dalla fine degli anni ottanta la Fed risponde alle crisi finanziarie abbas- mondo fosse veramente cambiato», ha dichiarato Larry Fink, direttore del gruppo finanziario BlackRock. «Si è creata una fiducia incrollabile nel capitale intellettuale di Wall Street, supportata dal fatto che le banche per anni hanno continuato a guadagnare tantissimo». Poi la fiducia è crollata. Le banche centrali hanno risposto all’incendio gettando benzina sul fuoco, cercando di placare la fame del mostro con bocconi sempre più grandi. Ma il mostro è ormai fuori controllo. E ha sempre più fame. Negli ultimi dieci anni ha 1990 È ora di affamare il mostro sando i tassi di interesse e iniettando liquidità. La cosiddetta “Dottrina Greenspan” ha sempre permesso ai mercati di ripartire. Sicuri che la banca centrale americana sarebbe sempre intervenuta a togliere le castagne dal fuoco, i grandi operatori finanziari hanno continuato a innovare, inventando scommesse sempre più sofisticate. I rischi sono stati spezzettati, impacchettati, spediti in ogni angolo del mondo, con l’illusione che sarebbero diventati sempre più piccoli, fino quasi a scomparire. «La gente ha cominciato a credere che il 1988 avevano puntato sulla nuova bolla stanno realizzando per compensare, almeno in parte, le perdite subite sui subprime e poi sui mercati borsistici. | dossier | mercati in caduta libera | | valori | 21 | | dossier | mercati in caduta libera | ro mercato manifestano sempre più esplicitamente il dubbio che dopo il collasso del comunismo sia rimasto soltanto un avversario della libera economia di mercato – ossia la libera economia di mercato senza briglie - che ha dimenticato le sue responsabilità per la democrazia e la società e agisce esclusivamente in base al principio della massimizzazione dei profitti a breve termine». Lo strapotere della finanza ha creato instabilità e una distribuzione iniqua del reddito. E perché la crisi non sembra di facile soluzione? Non possiamo rispondere a queste domande senza capire le dinamiche della finanziarizzazione, cioè il dirottamento di Andrea Fumagalli del risparmio delle famiglie sui titoli e Stefano Lucarelli* azionari. L’economia americana dopo gli anni Ottanta è caratterizzata dal processo di liberalizzazione dei mercati e dalla conseguente esplosione di nuovi strumenti di investimento. La valutazione borsistica diventa il principale indicatore economico, la chiave che governa tanto l’investimento quanto il consumo (attraverso l’effetto ricchezza, vedi GLOSSARIO ). Questo fenomeno apre la strada a scenari inediti. Se la finanziarizzazione è molto sviluppata, cioè se la ric- P INCONTRI SU QUESTI TEMI E DOMANDE, il 12 e 13 settembre presso la Facoltà di Scienze Politiche a Bologna, si terrà un incontro di riflessione e discussione organizzato dalla rete Uninomade Italia, un network di studiosi e ricercatori. PROGRAMMA VENERDÌ 12 SETTEMBRE Crisi della finanza, trasformazioni della democrazia, critica della politica. Seminario di studio Ore 10-13 Dinamiche e crisi dei mercati finanziari Introduce: Sandro Mezzadra (Università di Bologna) Christian Marazzi (SUPSI – Lugano) Andrea Di Stefano (direttore della rivista «Valori»): Crisi finanziaria e leva finanziaria tra banche centrali e fondi sovrani Discussant: Adelino Zanini (Università di Ancona) Ore 15-18 Le conseguenze sociali della crisi finanziaria Introduce: Federico Chicchi (Università di Bologna) Carlo Vercellone (Università di Paris I – Sorbonne) Stefano Lucarelli (Università di Bergamo): Il biopotere della finanza Discussant: Andrea Fumagalli (Università di Pavia) SABATO 13 SETTEMBRE Ore 10-14 Scenari politici nella crisi finanziaria. Discussione generale Introducono: Sandro Mezzadra (Università di Bologna) Toni Negri (Uninomade, Venezia) Interverranno tra gli altri: Beppe Caccia, Federico Chicchi, Sandro Chignola, Alessandro Pandolfi, Tiziana Terranova, Benedetto Vecchi, Matko Mestrovic. | 22 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | VARIAZIONI DEGLI INDICI AZIONARI NELL’ULTIMO ANNO [ AL 18 AGOSTO 2008 ] LONDRA FTSE 100 . La fine della crisi comincia dal basso ERCHÉ I MERCATI SONO DI NUOVO IN CRISI? IL TONFO DELLE BORSE MONDIALI –13,80% PARIGI CAC 40 NEW YORK NASDAQ –3,51 chezza delle famiglie dipende più dalla quota di reddito proveniente dai mercati finanziari che dal salario, una moderazione salariale, che favorisce la redditività delle imprese quotate in borsa, può favorire i consumi delle famiglie (arricchite dall’investimento in Borsa) anche in presenza di salari reali decrescenti. Questo fenomeno capovolge le relazioni fra la sfera reale e la sfera finanziaria, mettendo in crisi il paradigma fordista-keynesiano: il nesso tra produttività, salario reale (e quello produzione) e consumo di massa. In pratica, la dinamica borsista finisce per rimpiazzare il salario come fonte di crescita. Le magnifiche sorti della borsa Nel periodo 1993-2000, la borsa di New York esplode verso l’alto. Si afferma un regime di accumulazione guidato dalla finanza e strettamente connesso alle innovazioni nel campo delle tecnologie informatiche (la cosiddetta new economy). In questo regime di accumulazione si sviluppano forme di remunerazione legate al rendimento in borsa delle imprese: il fenomeno delle stock options per i manager ma anche per molti quadri intermedi coinvolge anche i fondi pensione e di investimento che si convincono che la remunerazione in azioni possa assicurare una maggiore attenzione alla “creazione di valore” per l’azionista. Queste forme di remunerazione in realtà si sono tradotte in gravissime manipolazioni dell’andamento delle quotazioni, come certificato da decine di inchieste giudiziarie, alcune sfociate in pesanti condanne per i manager coinvolti. Di fatto in assenza di un’adeguata politica di redistribuzione il sistema viene condotto all’instabilità. Oltre a distribuire in modo diseguale i nuovi redditi borsistici, il ponte di comando della new economy li crea distruggendo salario e stabilità occupazionale, in linea con un nuovo senso comune: per creare valore azionario bisogna promuovere processi di ristrutturazione aziendale, delocalizzazione, outsourcing, fusione e acquisizione. I capitali necessari a queste ristrutturazioni sono di fatto sottratti alla remunerazione della forza lavoro. La crisi del marzo 2000, con lo scoppio della bolla della new economy, alimenta una nuova fase di crescita della finanziarizzazione. Mentre i mercati scendono, la Fed aumenta straordinariamente la liquidità a disposizione delle borse. Il 97% della popolazione americana, colpita dall’abbassamento dei salari, riesce a conservare il proprio tenore di vita grazie al rialzo del prezzo degli immobili, alla generosità con cui funziona il mercato del credito americano e al basso prezzo dei manufatti importati dall’Asia. Nel 2003 le borse cominciano a riprendersi, ma solo grazie al boom del mercato degli immobili. Dopo aver esaurito le prospettive e le aspirazioni dei salariati vendendo loro i sogni del- NEW YORK NYSE MOSCA MICEX TOKIO NIKKEY 225 –13,30% FONTE: BLOOMBERG | dossier | mercati in caduta libera | –13,80% FRANCOFORTE DAX –12,81%* –17,06% –10,13 +2,67 MADRID IBEX 100 MILANO S&PMIB HONG KONG HANG SENG BOMBAY SENSEX –17,98% –25,43% –29,79% SINGAPORE STRAITS TIME –9,38 +9,82%* SHANGAI SE COMP SAN PAOLO BOVESPA +5,08% Tutti i rendimenti sono in valuta locale senza reinvestimento dei dividendi tranne: * Rendimenti total return con il reinvestimento dei dividendi –50,18% JOHANNESBURG TOP 40 le borse, comincia la vendita di un altro sogno: la casa acquistabile con merciale quasi 100 dollari di scambi finanziari, ciò che avviene nei il denaro concesso a credito: un credito infinito e a forte rischio di in- mercati finanziari non può non avere immediati effetti sull’economia globale. L’inflazione da finanza necessiterebbe quindi di un insolvenza (ecco comparire i subprime). tervento di regolazione dall’alto dei mercati finanziari che oggi appare di difficile realizzazione: le autorità monetarie e politiche Un nuovo ciclo di lotte sociali La crisi dell’agosto 2007 arriva dopo un periodo di forte espansione del preposte al controllo e alla regolazione sono le prime a sostenere le credito immobiliare: la finanziarizzazione per funzionare ha infatti bi- attività speculative per evitare una crisi degli stessi mercati finanziasogno di includere un numero crescente di economie domestiche nel- ri, che avrebbe ripercussioni drammatiche. I fattori di instabilità sono così destinati ad acuirsi, a meno che tala creazione di valore. Oggi però, nel mezzo della crisi, i fattori di instabilità stanno aumentando. Gli interventi di politica economica sia le regolazione non venga imposta da vincoli che sorgano da un pronegli Stati Uniti che in Europa non sembrano adeguati alle novità ap- cesso di pressione dal basso. Alcuni segnali di resistenza, seppur ancoportate dall’attuale situazione. Alle tensioni presenti sui mercati finan- ra embrionali, sono già presenti: nuove concezioni di azione sindacale ziari si aggiunge l’instabilità dei prezzi. Ma l’inflazione, che in Europa legati al web 2.0, la nascita di agenzie per il conflitto sul lavoro precaè tornata a superare il 4%, non è né inflazione da domanda, né infla- rio, forme nuove di agitazione culturale sparse un po’ in tutto il monzione da salari. Si tratta piuttosto di un’inflazione trainata dalla specu- do. Non sarà nell’immediato, ma è comunque chiaro che un nuovo cilazione finanziaria sulle materie prime (alimentari e non). Un’inflazio- clo di lotte è destinato ad aprirsi nel prossimo futuro, magari nell’arco ne da finanza. Un fenomeno del tutto nuovo, rispetto al quale le dei prossimi sette anni. manovre sui tassi d’interesse non riescono ad incidere. L’inflazione da finanza conferma che i mercati finanziari svol- * Andrea Fumagalli è docente di economia politica all’Università gono un ruolo “reale” nell’economia, non sono affatto neutrali. A degli Studi di Pavia. Stefano Lucarelli è professore associato di scienza fronte di una situazione che vede per ogni dollaro di scambio comdelle finanze all’Università di Bergamo. . | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 23 | AGO 1929 MAR 1933 Grande depressione, fallimenti bancari e industriali a catena, crack della borsa 100.000 10.000 1.000 NOV 1948 OTT 1949 FEB 1945 OTT 1945 MAG 1937 GIU 1938 APR 1960 FEB 1961 APR 1960 FEB 1961 DIC 1969 NOV 1970 NOV 1973 MAR 1975 La prima crisi petrolifera e le spese per il Vietnam portano gli Usa alla stagflazione LUG 1981 NOV 1982 La stretta monetaria Usa per combattere l’inflazione porta a una fase recessiva 1985 1975 1965 1955 1945 1935 1925 LUG 1990 MAR 1991 La crisi delle borse dopo lo scoppio della bolla internet causa una breve fase recessiva in Usa La caduta dei Junk Bonds e il Credit Crunch provocano il calo del 25% del Pil Usa 100 10 MAR 2001 NOV 2001 DERIVATI SCAMBIATI NEL MONDO Dicembre 2007: 676.600 mld di $ I dati fanno riferimento al valore nozionale dei derivati MERCATI REGOLAMENTATI 12% CRESCITA DERIVATI NEGOZIATI OTC I dati fanno riferimento al valore nozionale dei derivati 600 595,0 500 516,4 400 414,3 369,5 300 297,7 OTC (OVER THE COUNTER) 200 88% 100 2005 1.000.000 LUG 1953 MAG 1954 Recessione dopo la guerra di Corea, dovuta a politiche monetarie restrittive e agli alti tassi 1995 OTT 1926 NOV 1927 [ BASE 1925 = 100 ] 0 DIC 05 GIU 06 DIC 06 GIU 07 DIC 07 Over the counter: speculazione impunita I mercati fuori dalle borse sono difficilmente controllabili. Per gli operatori più spericolati è un ambiente ideale dove il valore dei derivati sfiora i 600 mila miliardi di dollari. e mezzo mondo da comprare”, ripetono i guru delle tecniche di vendita. Ma, se è evidente che il mondo è grande, è altrettanto ovvio che le piazze regolamentate risultano troppo piccole per contenerlo. Nascono così le zone franche di di Matteo Cavallito scambio semi-invisibili e, per questo, particolarmente attraenti per la finanza: i mercati Over the counter (OTC), vere e proprie “borse fuori dalle borse”. A costituire l’OTC è qualsiasi negoziazione che avvenga al di fuori dei circuiti ufficiali di Borsa. Lo sviluppo della telematica ha permesso di annullare le distanze, aprendo la strada a una miriade di piazze virtuali dove una telefonata o un input informatico possono spostare titoli per milioni di dollari. Gli Stati Uniti sono stati dei precursori: nel 1990 hanno inaugurato l’Otc Bulletin Board, un sistema di contrattazione elettronica che avrebbe ispirato nove anni dopo il suo gemello, il Pink Sheets. Nei mercati Over the counter possono teoricamente trovare spazio tutti i titoli non quotati nelle borse ufficiali. Possono esserci azioni in attesa di debutto a Wall Street, ma anche titoli rischiosi con un rating particolarmente basso. Una popolazione piuttosto varia, insomma, con un’unica caratteristica in comune: una diffusa deregolamentazione che spazia dall’assenza di modalità standard di “C’ È MEZZO MONDO DA VENDERE scambio alla mancanza di obbligo informativo. Quest’ultimo punto rappresenta oggi il problema numero uno. Senza regole, i derivati sguazzano Verificare la liceità delle operazioni OTC è spesso impossibile e gli speculatori possono assumere posizioni distorsive nell’assoluta impunità. Il problema si aggrava notevolmente quando nel contesto Over the counter si inseriscono i titoli derivati, di per sè dotati di maggiore volatilità e, per questo, inclini alla speculazione. Gli ultimi dati resi noti dalla Banca dei Regolamenti Internazionali hanno stimato in 596 mila miliardi di dollari il valore complessivo del mercato dei derivati OTC, un nozionale senza eguali superato solo dall’omologo di borsa (692 mila miliardi, +30% rispetto alla fine del 2006). È evidente che una simile esposizione continua a rappresentare una colossale anomalia, contro la quale i regolatori possono fare ben poco. I derivati, che funzionano come “assicurazione” d’investimento, possono essere costruiti potenzialmente su qualsiasi cosa, dalle valute agli indici, dalle obbligazioni alle materie prime. L’apporto di operazioni speculative trasforma i derivati in vere e proprie scommesse, ma, a differenza di quanto accade in un’agenzia di bookmakers (dove il rendimento promesso, cioè la quotazione, è facilmente controllato e modificato in base alla domanda e la crescita di puntate sospette può indurre i gestori a sospendere il “titolo”), in un mercato OTC non c’è la possibilità di bloccare un’impennata di puntate sul fallimento di una società da parte, ad esempio, dei sottoscrittori di credit default swaps (CDS). Un tentativo di arginare il problema Molti osservatori americani hanno attribuito alla speculazione OTC sulle materie prime la responsabilità del rialzo dei prezzi nel comparto energetico e alimentare. Le autorità Usa hanno provato a estendere il proprio potere di controllo sulle piattaforme virtuali. A giugno il Wall Street Journal ha riferito di un accordo siglato tra la Commodity Futures Trading Commission e la Financial Services Authority britannica per ricevere aggiornamenti sui movimenti sospetti in atto presso l’Inter Continental Exchange (di base a Londra) e sul raggiungimento di livelli speculativi assimilabili a quelli fissati per il NYMEX di New York. È un inizio ma ancora non basta. La Casa Bianca si rifiuta di approvare l’abolizione dell’Enron Loophole (Valori n. 61, luglio-agosto 2008) che garantisce ampia libertà agli operatori finanziari dell’energia. La strada da percorrere resta ancora molto lunga. . Contro la crisi, tassi alti e tasse basse La politica monetaria deve andare contro vento: essere restrittiva di fronte a una rapida crescita del credito (lo sostiene anche Draghi). Ma serve anche una politica fiscale espansiva. di Alberto Berrini* | 24 | valori | ANNO 8 N.62 «L | SETTEMBRE 2008 | A PROTRATTA ESPANSIONE MONETARIA NEGLI STATI UNITI e in altri Paesi si è propagata alle maggiori economie emergenti a causa del sostanziale ancoraggio del loro cambio al dollaro. La fragilità dei mercati ha trovato origine in un terreno regolamentare lacunoso e si è ampliata per gli incentivi perversi che hanno alimentato la crescita tu- multuosa dell’industria finanziaria. Ma la sua radice, come quella della stessa debolezza del dollaro, sta anche in politiche monetarie troppo accomodanti». Le parole sono di Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, tratte dal suo intervento all’assemblea dell’ABI (Associazione Ban- FONTE: BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI LE RECESSIONI NEGLI USA E L’ANDAMENTO DELL’INDICE S&P 500, DELLE 500 AZIENDE STATUNITENSI A MAGGIORE CAPITALIZZAZIONE FONTE: BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI | dossier | mercati in caduta libera | GLOBAL FINANCIAL DATA, NIBER, WEGELIN & CO. | dossier | mercati in caduta libera | LO STRANO DESTINO DEI CRT VALUTAZIONI ERRATE, scarsa trasparenza ed eccessiva complessità hanno permesso al credito strutturato e ai prodotti di trasferimento del rischio (credit risk transfer – CRT) di svilupparsi in modo inadeguato tra il 2005 e il 2007 aprendo la strada a quella crisi che tuttora attanaglia il mercato globale. È la conclusione raggiunta dal Joint Forum del Comitato di Basilea nel rapporto “Risk Transfer Developments from 2005 to 2007”, reso pubblico a fine luglio dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI). Un destino beffardo quello che ha accompagnato i CRT, trasformandoli da strumenti “assicurativi” in veri e propri veicoli di contagio nell’epidemia subprime, pur non evidenziando responsabilità dirette in quel colossale investimento fallimentare che è stato il mercato dei mutui Usa. Un mercato che, a ben vedere, sembrava evidenziare fin da subito preoccupanti anomalie. Gli standard di sicurezza dei mortgage (mutui), si sottolinea nel rapporto, risultavano spesso inadeguati soprattutto a causa di gravi carenze informative come quelle, ad esempio, relative alle garanzie patrimoniali dei sottoscrittori. È stato così che l’ingresso sulla scena di derivati CRT come le Collateralized Debt Obligations (CDOs) sulle AssetBacked Securities (ABS) ha fatto aumentare paradossalmente proprio il livello del rischio, incrementando la complessità dei prodotti in gioco. Siamo alla fine del 2006 e il collasso è dietro l’angolo. Gli scarsi rendimenti dei CDOs (che si erano sobbarcati i rischi) si accompagnano alla recessione che, proprio in quel momento, travolge il mercato immobiliare. Gli investitori che avevano puntato sui CRT cercano di ritirarsi dal mercato attingendo alla propria liquidità bancaria e così gli istituti che avevano emesso ampi quantitativi di CDOs si ritrovano a patire un’inaspettata carenza di fondi o, per dirla con il Joint Forum, a vivere il passaggio da un “fenomeno di credito ad uno di liquidità”. Il meccanismo è assodato, dunque, ma qual è in definitiva la causa ultima del disastro? Per gli analisti del JF non ci sono dubbi: gli investitori (comprese le principali banche d’affari del mondo) avrebbero sottostimato i rischi, facendo un eccessivo affidamento ai giudizi, per loro natura parziali, delle agenzie di rating. Queste ultime, è bene ricordarlo, si limitano a certificare la qualità di un credito senza esprimere previsioni circa l’andamento del mercato sul quale i prodotti derivati vengono costruiti. È un fatto noto eppure le banche non sembrano essersene accorte in tempo utile, preferendo, per usare un espressione da economia industriale, “deverticalizzare” l’analisi del rischio all’insaputa delle stesse agenzie di rating. E le conseguenze? Ironicamente a pagare lo scotto di mercato potrebbero essere le obbligazioni del tipo “Collateralized Loan” e “Collateralized Debt” che, allo stato attuale, rischiano addirittura di sparire. Alle società del settore, invece, spetterà l’onere di sviluppare strumenti di analisi più accurati per incrementare il livello di trasparenza da offrire agli investitori. Nel frattempo, ha sottolineato la BRI, il comportamento di questi ultimi ha evidenziato “un cauto ritorno della tolleranza verso il rischio”. M.C. | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 25 | | dossier | mercati in caduta libera | | dossier | mercati in caduta libera | una più alta inflazione, i cui danni sociali sono già sotto gli occhi di tutti. È un fatto che il tasso di riferimento statunitense al 2%, ampiamente negativo in termini reali, stia destabilizzando, attraverso la debolezza del dollaro, l’economia mondiale. Al contrario io condivido l’idea della BRI che la politica monetaria debba “andare contro vento”: essere restrittiva di fronte a una preoccupante combinazione di rapida crescita del credito e delle quotazioni di borsa. Insomma, a differenza di quanto comunemente si crede, lo scontro Fed–Bce non riguarda la diversa priorità che le due banche centrali attribuiscono a crescita ed inflazione. Il punto controverso è piuttosto il rapporto tra la politica monetaria e l’inflazione finanziaria, ossia il rapporto tra Banche Centrali e bolle. L’evoluzione dei mercati finanziari impone un nuovo approccio alla politica monetaria. L’odierna crisi finanziaria ha evidenziato, al di là di ogni possibile dubbio, che è necessario contrastare una crescita troppo rapida del credito: un eccessivo aumento della leva finanziaria è alla base degli attuali squilibri. E le Banche centrali hanno sicuramente la responsabilità di non aver prestato sufficiente attenzione a tale fenomeno. È lo stesso Draghi, nel passaggio citato, a denunciare la fragilità del sistema finanziario. Ma tale fragilità ha una connotazione endogena, cioè dipende dalla tendenza delle singole unità (gli operatori che compongono il sistema finanziario) ad adottare comportamenti e strutture di finanziamento dal carattere fortemente speculativo, con un eccessivo livello di indebitamento. Dunque, in ultima analisi, il grado di fragilità dipende dal livello di leverage (indebitamento rispetto al capitale) raggiunto dal sistema finanziario. Il grado di leverage, oltre che dalla propensio- - 0,25 10 aprile 2008 2,75 + 0,25 13 sett. 2007 VALUTAZIONE ATTRAENTE 10 0 FONTE: CLARIDENLEU 5 2007 Banca d’Inghilterra * Economista, ha scritto “Le crisi finanziarie – oltre la cronaca”, editrice Monti, 2007 20 2005 30 aprile 2008 2003 - 0,25 . SOPRAVVALUTAZIONE 30 2001 2 È L’INDICATORE EMPIRICO per valutare se conviene investire in borsa. Si ottiene sommando il p/e (rapporto tra il prezzo del titolo e gli utili della società) dell’indice S&P 500 e il tasso di inflazione americana. Se è superiore a 20, il mercato è sopravvalutato (non conviene investire). Se è inferiore a 20, è sottovalutato (conveniente), se è attorno a 20, è correttamente valutato. Oggi il p/e dell’S&P 500 è 16, il tasso di inflazione statunitense 4,2%. La somma è 20, quindi non c’è da aspettarsi un granchè dalla Borsa. 1999 Fed – Federal Reserve (Usa) Banca Nazionale Svizzera DATA 1997 3 luglio 2008 1995 + 0,25 1993 ULTIMA VARIAZIONE 4,25 A tutti questi ragionamenti si potrebbe obiettare che non tengono in considerazione l’altro aspetto su cui impatta la politica monetaria: la crescita. Ma di sviluppo si dovrebbero occupare principalmente i governi attraverso una politica economica (fiscale) espansiva, non le Banche Centrali con il controllo dell’offerta di moneta. Nei periodi di crisi, una politica fiscale espansiva dovrebbe accompagnare una politica monetaria necessariamente restrittiva, perché volta al controllo dell’inflazione e della stabilità finanziaria. Per rilanciare la crescita non serve quindi una “nuova” leva finanziaria, ma piuttosto una “vecchia” leva fiscale, che rilanci la domanda a partire dai consumi dei ceti più deboli. È per questo che si parla troppo e solo di politica monetaria. Perché non si vuole tornare a discutere di distribuzione del reddito. Un vero tabù per le politiche liberiste. Un tema che, però, va affrontato con urgenza se si vuole dare una risposta duratura all’attuale crisi. LA REGOLA DEL 20 (PER LA BORSA DI WALL STREET) 1991 TASSO ATTUALE Bce – Banca Centrale europea Torniamo alla leva fiscale Pa. Bai. 1989 I MOVIMENTI DELLE BANCHE CENTRALI FONTE: IL SOLE 24 ORE Questa “scuola”, ancora una volta, rischia di affrontare il problema dei “cattivi debiti” utilizzando un’ulteriore espansione del credito e FINO AD OGGI NARVIK, comune norvegese di 18 mila abitanti, era ricordata dagli esperti di storia per la battaglia navale combattuta nel suo fiordo durante la Seconda guerra mondiale, ed era conosciuta dai filatelici per un francobollo francese emesso nel 1952 in ricordo dello scontro. Ora è nota per aver massicciamente investito in prodotti ad alto rischio “loan limon” e per aver perso, a causa dei subprime, 25 milioni di dollari, un quarto del bilancio comunale. Tanto da aver annunciato al Guardian che saranno costretti a tagliare la spesa sociale almeno per i prossimi quattro anni. Assieme a Narvik altri sette comuni del Circolo Polare Artico sono caduti nella trappola dei prodotti finanziari della banca statunitense Citigroup, commercializzati dal brooker norvegese Terra Securities, fallito dopo la revoca della licenza da parte dell’autorità di controllo, per non aver informato gli amministratori pubblici dei rischi (erano convinti di comprare titoli norvegesi al 100 per cento). La battaglia legale è in corso, ma la notizia in tutto ciò è che il governo norvegese non ha nessuna intenzione di intervenire: «Non siamo un’assicurazione politica per gli amministratori che prendono cattive decisioni» ha affermato il premier laburista Jens Stoltenberg. 1987 Pompieri contro piromani ne al rischio degli operatori, dipende dalla disponibilità di credito e dunque ha a che fare con le politiche monetarie delle Banche centrali e, in particolare, con la struttura dei tassi di interesse che esse impongono alle economie. Del resto “la teoria della Fed” sostiene che è suo compito raccogliere i cocci dopo che il danno è avvenuto, cioè, come si dice, “fare pulizia” ex post (dopo). Tutto l’opposto di ciò che andrebbe fatto: intervenire ex ante (prima). AL CIRCOLO POLARE ARTICO NON TI FIDARE DEI CREDITI AL LIMONE 1985 caria Italiana) del 9 luglio scorso. Sono parole che pesano come macigni in ciascuna delle tre frasi citate. Nella prima si accenna ad un sistema monetario internazionale in cui i rapporti di cambio delle singole valute sono ben lontaAlberto Berrini ni dal costituire un elemento di riequilibrio Le crisi finanziarie, tra le varie economie nazionali, come invece oltre la cronaca dovrebbe essere secondo il credo liberista. Editrice Monti 2007 Piuttosto sono l’espressione dell’incapacità di governare la globalizzazione che la stessa politica neo-liberista ha prodotto. Nella seconda si denuncia l’assenza di un’adeguata regolamentazione dei mercati finanziari che, in un contesto di frenetica innovazione finanziaria, ha determinato la fragilità dei mercati stessi. Ma è l’ultima frase che più sorprende: un’accusa precisa ed esplicita alla politica monetaria dell’ex governatore della Federal Reserve (la Banca Centrale USA) Alan Greenspan. Il riferimento è al passato. Ma il tema riguarda come uscire dall’attuale crisi finanziaria perché vi sono due scuole a confronto. La “scuola BRI” (Banca dei Regolamenti Internazionali, ossia la Banca delle Banche Centrali) che annovera tra i suoi adepti principali Bce (Banca centrale europea) e Banca del Giappone. E la “scuola Fed”. LIBRI Quasi il 50% degli operatori che lavorano sul mercato dei futures petrolifero hanno un profilo puramente speculativo, secondo la commissione di controllo Usa che per anni è stata mantenuta nell’oblio Contro la leva nuove regole per derivati e opzioni A partire dal petrolio, dove il mercato dei future è cresciuto di 1.000 volte rispetto agli anni Settanta, si moltiplicano le proposte di riforma. In Italia la Cisl ha preparato una piattaforma che sarà lanciata in autunno. BBASSIAMO LA LEVA. La finanza mondiale in meno di vent’anni ha prodotto un gigantesco castello di carte che rischia di franare ad ogni puntura di spillo: tra derivati e prodotti assicurativi che dovrebbero garandi Andrea Di Stefano tire dai rischi derivanti dal debito delle grandi aziende (i famigerati credit default swap), sono in circolazione almeno 700.000 miliardi di dollari, oltre 10 volte il prodotto interno lordo di tutto il mondo. È arrivato il momento di mettere fine alle dinamiche più perverse, restituendo al regolatore il ruolo fondamentale di argine nei confronti di quella che i più benevoli chiamano “euforia irrazionale” dei mercati e che molto più concretamente sembra essere, a tutti gli effetti, la vera emergenza per il sistema economico mondiale. A | 26 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | Andiamo verso una situazione nuova, caratterizzata da una domanda crescente, persino degli attori più spregiudicati, di nuove regole che siano in grado di ristabilire la fiducia che, a dispetto di quello che si può pensare, è il primo carburante per il mondo finanziario. E nel mirino ci sono soprattutto derivati e opzioni. Dopo anni di oblio la commissione federale Usa, che dovrebbe vigilare sui contratti future, CFTC, sta preparando un rapporto sulle responsabilità di questi prodotti finanziari, nati originariamente per proteggersi dalle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime (energetiche ma non solo), nell’ascesa dei prezzi del petrolio. Un deciso cambio di rotta rispetto alla cultura del libero mercato “capace di autoregolarsi” che per anni ha caratterizzato la CFTC stessa. Le spinte al giro di vite da parte del Congresso e del Senato sembrerebbero in grado di prevalere sulle pressioni condotte in senso contrario dalle lobbies di Wall Street preoccupate da un’eccessiva offensiva regolamentare. La CFTC ribatte sottolineando come l’evoluzione del mercato dei derivati implichi un nuovo impegno da parte dei supervisori. Il mercato dei futures petroliferi è aumentato di 1000 volte rispetto agli anni Settanta ma, nel corso degli ultimi tre decenni, la CFTC ha visto il proprio personale ridursi di pari passo con il suo budget che, nel 2007, ha toccato il minimo storico di 98 milioni di dollari (un decimo di quanto gestito dalla SEC). Lo stesso Wall Street Journal, dopo il crollo delle quotazioni dei future sul petrolio e la fase di ipervolati- lità che ha portato a fluttuazioni giornaliere dei prezzi anche di 6 dollari, ha evidenziato che secondo le nuove analisi gli operatori attivi al Nymex (il mercato delle opzioni di New York) che hanno un profilo eminentemente speculativo rappresentano il 49% di un mercato stimato in 4,78 trilioni di dollari. In Italia anche la Cisl sta ultimando una proposta di riforma dei mercati finanziari che contiene una serie di proposte volte a regolamentare il sistema di derivati e opzioni: dall’obbligo di maggiore trasparenza che permetta di identificare con ragionevole chiarezza la leva finanziaria utilizzata da ogni singolo operatore all’obbligo di deposito in percentuale rispetto al volume nozionale dei contratti siglati. . | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 27 | | inbreve | | inbreve | Tesori nascosti nello scrigno del non profit >30 L’impresa sociale è legge. Solo un punto di partenza >33 Enel vuole migliorare il mondo. Per ora lo inquina >38 finanzaetica MILLANTATA ETICA: PAX WORLD MANAGEMENT PATTEGGIA UNA MULTA CON LA SEC CHAVEZ VERSO IL MODELLO CAIXA DO BRASIL NORVEGIA GLI INVESTITORI CHIEDONO STANDARD ETICI AL SANA IL BIOLOGICO INCONTRA LA FINANZA ETICA CUBA L’ONU FINANZIA 11 MILA CONTADINI CON IL MICROCREDITO MICROFINANZA ISLAMICA IN ESPANSIONE IN INDIA Mezzo milione di dollari di multa per non aver rispettato quei criteri che avrebbero dovuto renderlo un fondo “etico”. È la conseguenza cui è andata incontro la Pax World Management Corporation, la società che gestisce i fondi Pax World. I dettagli sono stati resi noti a fine luglio con una lettera pubblica firmata dall’attuale amministratore delegato della società Joseph Keefe. I fatti si riferiscono al periodo 2001 – 2005 (quando Keefe, per altro, non ricopriva il ruolo di ad), l’intervallo di tempo preso in esame dagli inquirenti della Securities and Exchange Commission statunitense (SEC) che nel dicembre 2004 avevano iniziato a indagare sulla disinvolta gestione della Pax World. Lo scandalo ha riguardato le operazioni condotte da due fondi, il Pax World Growth e il Pax World High Yield che avevano investito in settori dichiaratamente off-limits come l’alcool, il gioco d’azzardo, l’esplorazione petrolifera e quella del gas naturale per un totale di ben 41 securities incompatibili con i princìpi etici del gruppo. L’investimento in questi settori, ovviamente, non è di per sé illegale ma il fatto che un fondo etico realizzi questo genere di operazioni costituisce una frode implicita per i suoi investitori che, si suppone, scelgono di affidarsi al fondo non solo per via dei rendimenti attesi ma anche per ragioni di coscienza. La sentenza della SEC, notano gli osservatori, costituisce un importantissimo precedente per il mercato americano dell’investimento responsabile, un segmento finanziario dal valore di circa 2,7 trilioni di dollari. Gli operatori del settore sono avvertiti. Nazionalizzare il Banco de Venezuela dando vita a una banca “socialista” che ricalchi il modello della Caixa do Brasil, una delle principali banche a vocazione etica del Sudamerica: è l’obiettivo annunciato in agosto dal presidente venezuelano Hugo Chávez. Caixa do Brasil conta oltre 33 milioni di clienti, provenienti in larga parte dalle classi più disagiate, e continua a costituire un modello fortemente apprezzato tanto per la sua funzione sociale (aumenta l’erogazione di microcredito ai più poveri), quanto per i suoi successi in campo finanziario (un turnover da 93 miliardi di dollari e profitti in crescita). Lo sviluppo di un istituto simile sarebbe certamente utile al Venezuela, dove restano molti cittadini poveri e privi di servizi bancari, anche per il contributo che potrebbe dare ai programmi di sviluppo già sostenuti dal Fonden, il fondo sovrano in cui confluiscono gli extra profitti del petrolio. Le perplessità, tuttavia, non mancano. Santander aveva acquistato il 93% del Banco de Venezuela nel 1994 sborsando 351 milioni di dollari. Ad oggi, Caracas dovrebbe spenderne almeno 1.600, che, sommati al miliardo di dollari recentemente versato alla Russia in cambio di armi, prosciugherebbero parte delle casse dello Stato rendendo più difficile, affermano gli osservatori di JP Morgan, la riacquisizione del debito nazionale. I principali investitori istituzionali della Norvegia chiederanno formalmente alle maggiori compagnie del Paese di rendere pubblici i loro standard etici in merito alle questioni più sensibili come l’ambiente, i diritti dei lavoratori e i diritti umani in generale. L’iniziativa coinvolgerebbe attori di primaria importanza a cominciare dal fondo pensione nazionale (già distintosi in passato per l’esclusione delle aziende del settore degli armamenti dalla lista dei suoi investitori), che amministra 267 miliardi di euro. Tra gli altri promotori dell’iniziativa il Folketrygfondet (che gestisce 25 miliardi di euro di assets per finanziare il sistema di previdenza sociale nazionale) e altri operatori finanziari come Nordea, Storebrand, KLP e DNBNor. Secondo il portale Responsible Investor (RI), molti analisti lamenterebbero tuttora la propria impossibilità di ricavare informazioni sufficienti sugli indicatori chiave della politica delle imprese nonostante la presenza di sistemi di monitoraggio già attivi come la Global Reporting Initiative. Sempre secondo RI, la European Federation of Financial Analysts Societies (EFFAS) sarebbe in procinto di adottare un sistema di 30 indicatori base da applicare alle compagnie allo scopo di poter disporre di dati certi e comparabili sul livello etico delle operazioni condotte da queste ultime. Anche quest’anno al “Salone internazionale del naturale”, il Sana, a Bologna, dall’11 al 14 settembre, NaturaSì allestirà il supermercato del bio. Uno spazio di 850 metri quadrati dove conoscere i prodotti biologici, oltre 4000, grazie a un esperto, che accompagnerà gruppi di visitatori in una passeggiata all’interno del negozio e illustrerà il lavoro che sta dietro ai prodotti biologici. Obiettivo di NaturaSì è creare un supermercato a impatto zero. Sarà il tema della tavola rotonda che si terrà domenica 14 settembre, alle 11, promossa da NaturaSì, Banca Etica ed Ecor (azienda leader in Italia nella distribuzione di prodotti biologici). «Abbiamo in mente un percorso in più tappe al termine del quale “l’impatto zero” dei nostri supermercati sarà realtà – promette Roberto Zanoni, direttore generale di NaturaSì – Ci daremo appuntamento al Sana 2009 per verificare a che punto siamo». Il significato attribuito al concetto di “impatto zero” è ampio e comprende altri principi come l’uso cosciente del denaro. Per questo, al Sana, NaturaSì offrirà ai visitatori, attraverso un incaricato di Banca Etica presente all’interno del supermercato, informazioni e consigli su un modo più etico di gestire i propri risparmi e investimenti. www.naturasi.it Oltre 11 mila contadini cubani riceveranno un finanziamento di tipo micro-creditizio dalla Nazioni Unite nella speranza che possa stimolare lo sviluppo agrario dell’isola. Lo ha reso noto in estate il quotidiano ecuadoregno El Telégrafo citando un’intesa tra l’Onu e l’istituto Obra Social Caja Granada che contribuisce all’operazione con 130 mila pesos “convertibili” (circa 90 mila euro). Se andrà a buon fine, il progetto permetterà agli agricoltori delle province di Las Tunas e Holguín di ricevere piccoli prestiti a bassi interessi da restituire in due anni. Secondo quanto specificato da El Telégrafo, la gestione dei fondi è stata affidata al Fondo Rotativo para Iniciativas de Desarrollo Local (FRIDEL), il “braccio finanziario” del programma di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite a Cuba. Tuttora frenata nello sviluppo economico, la popolazione cubana resta ostaggio tanto della dittatura quanto dell’embargo economico statunitense. Il presidente Raúl Castro ha annunciato importanti novità in occasione del prossimo congresso del Partito Comunista Cubano prefigurando alcune riforme in senso liberale che non dovrebbero però intaccare il sistema monopartitico nazionale. L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha più volte approvato a larghissima maggioranza l’abrogazione del blocco economico all’isola da parte degli Stati Uniti che, per tutta risposta, hanno fatto valere il proprio diritto di veto per stoppare sul nascere la risoluzione. L’Islamic Business Finance Network (IBF) ha inaugurato nella provincia indiana di Orissa un’istituzione dedicata specificamente alla promozione di progetti di microcredito. Si chiama Institute of Microfinance and Development (IMAD) e mira a diventare un “centro di eccellenza per la promozione della partecipazione e di una finanza equa, nonché dello sviluppo di microimprese che costituiscano uno strumento per alleviare la povertà”. Sebbene l’India, Paese nel quale vivono oltre 130 milioni di musulmani, non sia affatto insensibile alla finanza islamica, la diffusione di operazioni ispirate ai principi della Shariah ha interessato fino ad oggi una parte minoritaria della popolazione. La grande maggioranza dei musulmani indiani vive in condizioni di estrema povertà risultando così esclusa dai tipici servizi bancari. Lo sviluppo di programmi di microcredito pensati esclusivamente per la clientela islamica più povera rappresenta quindi un’autentica rivoluzione. Secondo quanto reso noto dall’IBF, il piano micro finanziario intende puntare molto sulla formazione, una risorsa dalla quale i contadini sono solitamente esclusi. Accanto all’iniziativa specifica si collocano workshop sul microcredito che interesseranno in questi mesi le città di Chennai (4-5 ottobre), New Delhi (11-12 ottobre) e Mumbai (27-28 dicembre). | 28 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 29 | | finanzaetica | misurare l’intangibile | | finanzaetica | Tesori nascosti nello scrigno del “non profit” Le imprese “for profit” da anni misurano il valore intangibile che producono: conoscenza, relazioni, reputazione. Elementi chiave per il terzo settore, che però ancora non quantifica. Sarà il tema chiave alle Giornate di Bertinoro. Q di Alessia Vinci settore” muova circa 40 miliardi di euro all’anno», spiega Stefano Zamagni, presidente della commissione scientifica di AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non profit). «Ma è una stima assolutamente al ribasso. È solo una valutazione ai prezzi di mercato dei beni e dei servizi prodotti dalle diverse associazioni, cooperative e imprese sociali. Non considera, ad esempio, il valore sociale generato dal volontariato. Ci sono quattro milioni di volontari attivi, che lavorano in media tre ore a testa alla settimana. Se moltiplichiamo le ore lavorate da un volontario per un salario orario minimo, otteniamo una cifra enorme». Peccato che uno strumento per misurare il valore prodotto dal terzo settore non esista ancora. «Una lacuna che non è più tollerabile, con le cooperative sociali, le fondazioni e le imprese sociali entrate a produrrebbe un giro d’affari da 1.900 miliardi pieno titolo nella sfera economica - agdi dollari e darebbe lavoro in media a 48,4 giunge Zamagni -. Basta pensare ai posti di milioni di persone, il 4,6% della popolazione lavoro che creano, circa un milione oggi in attiva (il 14% della forza lavoro nei Paesi Bassi, Italia. Il paradosso è che il settore “for prol’11,1% in Canada, ma si scende allo 0,8% fit” da anni applica metodologie pratiche in Polonia e Romania e allo 0,4% in Messico). per misurare il valore di fattori come la coIl 56% del personale è pagato, gli altri sono noscenza o le relazioni, mentre le cooperavolontari. Un settore che risulta in costante tive sociali, che si basano su questi elecrescita: + 8,1% all’anno, contro una media menti intangibili, non lo fanno». del +4,1% dell’economia “profit”. Punte UANTO VALE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA AGLI ANZIANI, ai disabili o ai malati di Alzheimer? Quanta ricchezza produce l’attività dei volontari sulle ambulanze? O la ricerca sull’aids e sul cancro, il recupero di minorenni soli, la formazione universitaria o una qualsiasi delle moltissime attività che appartengono alla sfera del welfare e che sempre più vengono affidate al mondo del non profit? Difficile dare una risposta, di certo non basta cercarla nella contabilità delle associazioni, cooperative, onlus che offrono i servizi. «Si calcola che oggi in Italia il “terzo IL “TERZO SETTORE” PESA QUANTO LA FINANZA IL 5% DEL PIL DI UNA NAZIONE generato dal “non profit”. Un risultato sorprendente quello ottenuto dal Centro studi sulla società civile dell’università statunitense John Hopkins di Baltimora. Soprattutto considerando che i servizi finanziari producono in media il 5,6% del Prodotto interno lordo. Lo studio, condotto da Lester Salamon, ha preso in considerazione quaranta Paesi sviluppati. Obiettivo: definire standard comuni per raccogliere dati economici sul non profit e creare dei “bilanci satellite” paralleli al bilancio nazionale, che rilevino il valore di un dato settore. Risultato: il non profit eccezionali in Repubblica Ceca: +16,6% all’anno, contro il 6,7% dell’economia nazionale. www.epc.eu Paradossi: il “for profit” valuta la conoscenza... Gli economisti ne parlano da quasi vent’anni: l’elemento principale che determina il | 30 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | VALORIZZARE IL CAPITALE INTELLETTUALE UNA MARCIA IN PIÙ PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE «IL NOSTRO PAESE SEMBRA AFFLITTO da un paradosso: tutti gli indici europei sull’innovazione ci vedono a metà classifica, in realtà le nostre piccole e medie imprese hanno un’alta capacità di innovare e di competere. Lo testimoniano l’aumento dell’export e la forza di alcuni settori come il design e la moda. Il fatto è che quegli indici non tengono conto degli asset intangibili». Ad affermarlo è Fabio Terragni, presidente del BIC (Business Innovation Center) La Fucina, il centro servizi per lo sviluppo e l’innovazione imprenditoriale di Sesto San Giovanni (Mi), che opera nella provincia di Milano. Insieme al professor Stefano Zambon dell’università di Ferrara, La Fucina ha avviato Geosystems, Eurotron, Prima, Teleclient System Integration, Utility Diadora. Tutte, tranne l’ultima, che non superano i dieci milioni di fatturato. Per due anni, dal 2006 al 2008, sono state affiancate nella stesura di un “Rapporto sul capitale intellettuale”. «Bisogna costruire un sistema di misure e di informazioni focalizzate sulla creazione di valore, in aggiunta ai bilanci aziendali», continua il professor Zambon. «Il capitale intellettuale così misurato rende più chiaro e sostenibile il valore dell’azienda ai suoi interlocutori: le banche, le società di revisione, gli analisti finanziari, i possibili finanziatori, i soci». www.biconline.it il progetto VALorizza l’intangibile, per “educare” le piccole e medie imprese ad identificare, misurare, valorizzare, documentare e gestire le proprie risorse intangibili. «In particolare per le piccole e medie imprese ad alta intensità di conoscenza, che operano in settori tecnologici e innovativi, il capitale intellettuale è la principale fonte di valore – spiega il professor Zambon –. Nell’attuale scenario economico è l’unica risorsa in grado di garantire un vantaggio competitivo nel lungo termine». Raramente però queste realtà sono in grado di stimare e valorizzare i fattori intangibili. Da questa constatazione è nato il progetto. Coinvolte cinque imprese: “bilancio dell’intangibile” (Guzzini, Granarolo, Savalore di un’impresa non sono certo la produzione o le baf, Telecom). Ma perché il settore “non profit” non vendite o le risorse materiali che l’azienda possiede. È fa altrettanto? intangibile, legato alla conoscenza: l’esperienza accumulata, l’abilità del personale, la capacità di innovare, le relazioni instaurate con clienti e fornitori, la reputa...il non profit no zione, l’immagine. Colossi come Coca Cola, Microsoft, «È un problema culturale, più che tecnico – spiega il Disney o Google hanno costruito la propria forza su professor Zamagni –. Avremmo le competenze tecniche questi ingredienti invisibili. Basta pensare al “prezzo” necessarie per sviluppare degli strumenti ad hoc per miche viene attribuito a un marchio: un nome, un caratsurare il valore aggiunto sociale generato dal terzo settere particolare, dei colori scelti con cura che nel temtore. Ma nel mondo del non profit è diffusa l’idea che po acquistano un valore che non ha niente a che vedele tecniche del management siano proprie solo del “for re con il prodotto, i macchinari, la dimensione profit”. Nei prossimi anni una fetta rilevante dei servidell’azienda. Ogni anno la rivista americana Newsweek, zi alla persona saranno gestiti dal terzo settore. È foninsieme alla società di ricerca Interbrand, stila la classidamentale un’adeguata misurazione del valore che è in fica dei marchi più “preziosi” al mondo. Al primo pogrado di produrre. Gli strumenti di misurazione devosto, da anni, c’è Coca Cola. Nel 2007 il suo brand venino essere creati all’interno del “non profit” e pensati ad va valutato 65,3 miliardi di dollari. hoc per il mondo del “non profit”». «I pochi strumenErano i primi anni Novanta quando il gruppo asti applicati finora invece, oltre che insufficienti, erano sicurativo svedese Skandia sviluppò, anche fuorvianti, perché calati dall’alPAROLA AL TERZO SETTORE per la prima volta al mondo, uno struto», sostiene Ivo Colozzi, docente all’umento in grado di misurare il capitale niversità di Bologna e membro della intangibile dell’azienda. 64 indicatori commissione scientifica di AICCON. suddivisi in cinque maxi-aree: investimenti, clienti, processi interni, conoServe un metro scenza, capacità future. La prima imsu misura presa italiana ad introdurlo è stata «Negli ultimi anni la presenza delle orLe Giornate di Bertinoro per l’economia civile Brembo, leader nella produzione di siganizzazioni non profit nel welfare è VIII edizione stemi frenanti per auto e moto, nel cresciuta esponenzialmente, ma in moQualità e Valore nel Terzo Settore 1999 (il bilancio è scaricabile dal sito do confuso e non programmato – spie10 e 11 ottobre 2008 www.brembo.com). Da allora sempre ga Colozzi -. Solo in un secondo moBertinoro (Forlì) più imprese “for profit”, accanto alla mento la pubblica amministrazione ha www.legiornatedibertinoro.it contabilità tradizionale, redigono un avviato un processo di auto-riforma, | ANNO 8 N.62 | LIBRI Franco D’Egidio Il bilancio dell’intangibile. Per determinare il valore futuro dell’impresa Franco Angeli, 2005 Sono quattro, secondo l’autore, le voci da inserire nel bilancio dell’intangibile: 1. il capitale umano: le competenze delle persone che operano nell’azienda; 2. il capitale strutturale: la conoscenza accumulata dall’azienda: i diritti legali di proprietà, il sapere scientifico avanzato, la strategia, la cultura, le strutture, i sistemi e le procedure organizzative; 3. il capitale relazionale: i rapporti di un’organizzazione con le persone con cui fa affari; 4. il capitale di relazioni sociali: l’insieme delle relazioni interne all’azienda SETTEMBRE 2008 | valori | 31 | | finanzaetica | | workshop nazionale | finanzaetica | UN VOTO ALLA RESPONSABILITÀ SOCIALE DIRITTI UMANI, CONDIZIONI di lavoro (pari opportunità, non discriminazione, salute e sicurezza, lavoro minorile, orari, libertà di associazione e di contrattazione collettiva, retribuzione), condizioni di vita, protezione dell’ambiente, trasparenza e rendicontazione, condizioni per un mercato corretto (politiche verso i fornitori, politiche distributive, rifiuto della corruzione). Sono alcune voci che compaiono nella pagella che l’associazione “Valore sociale” redige per le aziende che vogliono essere certificate. Uno standard di certificazione che valuta l’impatto sociale ed etico dell’operato dell’impresa, sia sulla propria struttura, sia sulle comunità in cui opera. È il frutto di due anni di studio del gruppo di lavoro che ha dato vita all’associazione (Action Aid, Amnesty International Italia, ARCI, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Mani Tese, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, UCODEP) insieme a Ong, università, sindacati e associazioni imprenditoriali. Può chiedere la certificazione qualsiasi azienda pubblica o privata operante dettato da motivi economici e di adeguamento alle direttive europee. Il tema della valutazione quindi è stato imposto dall’esterno. È essenzialmente improntato al “controllo di gestione” e non considera fattori specifici del terzo settore come la relazione o la fiducia. Molte organizzazioni non profit hanno seguito la strada della certificazione di qualità secondo le norme ISO 9000 o Vision 2000. Secondo alcuni c’è il rischio che questa corsa alla certificazione produca una burocratizzazione delle organizzazioni, se non, addirittura, un peggioramento della qualità. Per altri la certificazione nell’agricoltura, nell’industria, nell’artigianato, nel commercio o nei servizi. Ma dovrà prima aver ottenuto la certificazione del proprio sistema di gestione della responsabilità sociale da parte di Icea (Istituto per la certificazione etica e ambientale). Tassativamente escluse invece le imprese coinvolte, anche indirettamente, in attività contrarie ai principi di Valore Sociale (produzione o commercio di armi, pornografia, gioco d’azzardo). www.valoresociale.it www.icea.info non offre nessuna garanzia che i servizi offerti ai cittadini rispondano ai loro bisogni». «È necessario invece mettere a punto altri approcci per misurare la qualità del terzo settore, che tengano conto di elementi distintivi come la capacità di far crescere le reti sociali, la fiducia, la reciprocità e il senso di appartenenza – conclude Colozzi -. Non esiste un software già pronto in cui inserire dei dati, bisogna creare da zero un modello, che nasca all’interno delle stesse organizzazioni. Un lavoro che le Giornate di Bertinoro intendono avviare». . L’impresa sociale è legge Solo un punto di partenza Si è concluso il lungo iter legislativo. Ma la norma è solo l’inizio. Serve un dibattito tra tutti i soggetti interessati, soprattutto la pubblica amministrazione. Appuntamento a Riva del Garda il 18 e 19 settembre. I di Carlo Borzaga e Flaviano Zandonai L LUNGO E TORMENTATO PERCORSO DI RIFORMA della legislazione italiana in materia di impresa sociale si è finalmente concluso. Si è protratto per oltre tre anni, con un’alternanza di brevi momenti di visibilità e interesse e ben più lunghi periodi di oblio, non solo nelle aule parlamentari, ma anche nelle “agende” di molte importanti organizzazioni di rappresentanza del settore. Il 24 gennaio scorso i ministeri della Solidarietà sociale e dello Sviluppo economico hanno emanato i decreti attuativi. D’ora in poi sarà possibile dar vita a iniziative di impresa che producono “beni di utilità sociale” con l’obiettivo di realizzare “finalità di interesse generale” in diversi settori di attività e ricorrendo a svariati modelli organizzativi e giuridici. Accanto all’esperienza più diffusa e consolidata della cooperazione sociale, che si concentra quasi esclusivamente nel settore dei servizi sociali e dell’inclusione lavorativa di soggetti deboli, si potrà fare impresa sociale utilizzando altre forme giuridiche, sia di tipo non profit che commerciale, e in settori diversi: dall’ambiente alla cultura, dal turismo sociale alla formazione (vedi SCHEDA pag 35). Ma esistono dei vincoli: oltre ai settori d’intervento, l’informazione e il coinvolgimento di diversi portatori di interesse, la distribuzione degli utili generati non fra i soci ma come investimento per lo sviluppo dell’impresa, il rendiconto economico e sociale delle attività. La legge rappresenta un importante tassello del percorso di progressiva affermazione di un inedito modello imprenditoriale che, a quasi trent’anni dalle prime esperienze pioniere, aspira ad essere riconosciuto come una nuova forma istituzionale, accanto allo Stato e al mercato, ma anche rispetto ad altre iniziative non profit. La nuova legge, infatti, consente di tracciare una più chiara demarcazione tra iniziative non lucrative che non intendono dar vita a forme imprenditoriali di produzione di beni e servizi ed altre che invece hanno sviluppato questa vocazione, ma che fino ad oggi non avevano a disposizione un adeguato “contenitore giuridico” in grado di mettere in luce questo loro specifico profilo identitario, ingenerando così sovrapposizioni e confusioni di ruoli. È necessario promuovere l’impresa sociale in settori dall’elevato potenziale di sviluppo. Restare o meno in una nicchia dipenderà dalle politiche intraprese UN’OCCASIONE DI DIBATTITO Governare e gestire l’impresa sociale VI Workshop nazionale sull’impresa sociale 18-19 settembre 2008 Riva del Garda (Trento) www.impresasociale.info Una legge non basta... Questo processo di institution building non può però essere delegato esclusivamente a un provvedimento normativo, che, oltre a lasciare aperte diverse questioni a livello interpretativo e applicativo, giunge in una fase di sviluppo del fenomeno in cui si manifestano esigenze diverse e piuttosto complesse sia sul fronte | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 33 | | finanzaetica | | finanzaetica | ANCORA MOLTI PUNTI DI DOMANDA UNA RICERCA CONDOTTA alla fine del 2007 da Aster-x, agenzia per la promozione e lo sviluppo del terzo settore in Italia, per l’Isfol e coordinata da Flaviano Zandonai, ha rilevato punti deboli e carenze informative della normativa sull’impresa sociale. Eccone una sintesi: degli statuti) o, nel migliore dei casi, come un “marchio” dalle ancora non chiare qualità, da applicare, assieme ad altri, vicino alla denominazione sociale; svolto un importante ruolo di sostegno, soprattutto sul fronte economico-finanziario come le fondazioni bancarie e gli istituti di credito (specializzati o meno). pratiche manageriali che si alimentano non solo dal rispetto della normativa, ma anche dalle culture organizzative della singola impresa (o di gruppi di imprese) e, in senso lato, dalle dinamiche che connotano il contesto socio economico in cui quest’ultima si trova a operare. ...serve un dibattito Verso una “multi-partecipazione” Le questioni e le problematicità insite in questa particolare fase di svimanca una banca dati unitaria sull’impresa luppo rendono quindi necessario sociale. È necessario fare un “collage” riaprire, o ridare forza, ad un dibata più di due anni dall’approvazione di varie fonti (con contenuti e livelli qualitativi tito sull’impresa sociale dove siano della legge quadro, molte organizzazioni molto diversi); attivamente coinvolti tutti i soggetnon conoscono la normativa, in particolare ti appena citati in un processo di ponel mondo del non profit spesso risulta molto associazioni e fondazioni; licy making che prenda avvio procomplesso estrapolare i soggetti di natura prio al termine dell’iter normativo, scarsa l’utilità percepita della legge. Molte imprenditoriale (ad esempio nell’ambito evitando così il rischio, peraltro non delle organizzazioni intervistate non sono dell’associazionismo); così remoto, che la legge rimanga in grado (o si rifiutano) di esprimere giudizi i settori di attività previsti dalla legge lettera morta. in merito; non trovano un corrispettivo preciso nelle Uno degli spazi di dialogo in tal in molti casi la norma è vissuta come classificazioni ufficiali (Ateco, Icnpo). Quindi senso è rappresentato dal “Workun mero adempimento formale (modifica è molto difficile compiere analisi dettagliate. shop nazionale sull’impresa sociale” che si terrà a Riva del Garda, in Trentino, il prossimo 18 e 19 settembre. Si tratta di un appuntaregolativo che promozionale. Da un lato, infatti, emergono queSITI UTILI mento di confronto e scambio tra stioni, anche urgenti, di governo della crescita delle forme di imgli operatori del settore e la comupresa sociale più istituzionalizzate, come la cooperazione sociale. www.impresasociale.info nità scientifica associata a Iris Basti ricordare, a solo titolo di esempio, le inchieste di alcuni mass www.nonprofitonline.it Network, una rete di oltre trenta media che, pur con modalità criticabili, hanno messo in luce un www.csvnet.it istituti di ricerca italiani, che ricoutilizzo opportunistico, ai limiti della legalità (se non oltre), di nosce nell’imprenditoria sociale un questa forma giuridica. importante oggetto di studio e di riflessione. D’altro canto sembra necessario promuovere la diffusione delIl filo conduttore di questa edizione del Workshop sarà “gol’impresa sociale in settori dal potenziale di sviluppo piuttosto vernare e gestire l’impresa sociale”. Si tratta di un tema dai forti acconsistente, ma, come dimostrano alcune recenti ricerche, caratcenti gestionali che riconosce nella governance, ovvero negli asterizzati da una presenza ancora marginale. setti adottati dalle imprese sociali per distribuire e gestire la risorsa In definitiva, il fatto che l’impresa sociale possa essere riconodel potere, una delle questioni cruciali per sostenere, anche all’insciuta, a tutti gli effetti, come una inedita forma di gestione delterno dei propri “confini organizzativi”, quel percorso di legittil’attività economica e sociale non riconducibile a modelli pre-esimazione in termini sostanziali a cui si accennava. stenti, oppure, all’opposto, il fatto che permanga confinata all’interno di una nicchia, più o meno esposta a rischi di spiazzamento da parte di altri modelli gestionali, può certamente dipenAl centro la governance dere da una buona tutela normativa, ma anche - e soprattutto - da La centralità della governance per un’impresa sociale è legata alla adeguate politiche intraprese ai vari livelli. È innanzitutto un riricerca di una maggiore coerenza con la propria missione; tra ciò chiamo alla pubblica amministrazione, con una coerenza tra amche essa dichiara e le sue modalità di azione. Se, infatti, la finalità bito nazionale, contesti locali e livello comunitario, e ad altri soggetti è “l’interesse generale” allora per queste imprese è necessario doprivati che intendono sostenere la diffusione e il consolidamento tarsi di un sistema di governo in grado di dare voce a diverse dell’impresa sociale: le organizzazioni di rappresentanza e coordiespressioni, individuali e collettive, formali e informali, della pronamento del settore e tutti quei soggetti che in questi anni hanno pria comunità di riferimento. Su questo punto il dettato normativo è francamente deludente, in quanto riduce il coinvolgimento dei portatori di interesse (stakeholder) dell’impresa sociale ai soli, pur rilevanti, lavoratori e beneficiari delle attività, ma soprattutto prevede modalità piuttosto blande basate su un mero scambio di informazioni che può essere messo in atto da una qualsiasi azienda socialmente responsabile. Per questo emerge con forza il carattere rilevante delle . . . . . . Centrale per un’impresa sociale la questione governance. Peccato che la norma preveda solo due “portatori di interesse”: lavoratori e beneficiari delle attività | 34 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | Il riconoscimento e la reputazione dell’impresa sociale, sia al proprio interno che presso i propri interlocutori esterni, deriva quindi sempre più da pratiche volontarie orientate non solo a certificare prodotti, servizi e relativi processi produttivi, ma anche le modalità attraverso cui si definiscono assetti di tipo multi-stakeholder basati su un effettivo coinvolgimento e partecipazione di lavoratori, volontari, utenti, rappresentanti di istituzioni pubbliche e private. A tal fine è però necessario prevedere strumenti e pratiche adeguate per limitare, da un lato, l’inevitabile aumento dei costi di transazione – o meglio di relazione – che caratterizzano gli assetti di tipo partecipativo. D’altro canto gli stessi strumenti e le stesse pratiche devono essere in grado di mettere a valore e rendicontare i molteplici benefici che derivano sia per l’efficacia dell’azione imprenditoriale – ad esempio nell’attrarre risorse di natura e fonte diversa – sia per soddisfare fattori sostanziali - quali l’equità, la qualità delle relazioni, ecc. - che caratterizzano in modo preponderante l’impegno di coloro che, a diverso titolo, sono coinvolti in queste iniziative. L’ABC DELL’IMPRESA SOCIALE CHI PUÒ CHIAMARSI “IMPRESA SOCIALE”? .. . .. .. .. .. . organizzazioni private senza scopo di lucro… …che esercitano in via stabile e principale un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi di utilità sociale… …diretta a realizzare finalità di interesse generale. I SETTORI AMMESSI assistenza sociale, sanitaria e socio-sanitaria; educazione, istruzione e formazione, scolastica ed extra-scolastica; formazione universitaria e post-universitaria; tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; valorizzazione del patrimonio culturale; turismo sociale; ricerca ed erogazione di servizi culturali; servizi strumentali alle imprese sociali: indipendentemente dai settori di attività, le organizzazioni che esercitano attività d’impresa al fine dell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e disabili, che rappresentino almeno il 30% del personale. Alcune raccomandazioni Gli stimoli proposti richiedono riflessioni mirate e analisi di dettaglio, ma anche capacità di comunicazione a più ampio raggio, al fine di rendere sempre più aperto un dibattito che, paradossalmente, rischia di essere confinato ai soli “addetti ai lavori”, pur in presenza di un oggetto di discussione dal forte accento “pubblico”. Per questa ragione a conclusione dei lavori del Workshop verrà presentato agli esponenti del mondo politico e al pubblico in generale un policy paper per lo sviluppo dell’impresa sociale in Italia curato dai ricercatori di Iris Network. Si tratta di un contributo che, a partire da una rilettura dei principali contributi scientifici elaborati in questi ultimi anni, proporrà in forma divulgativa alcune “raccomandazioni” i cui principali destinatari saranno i decisori pubblici. Fra le varie proposte in corso di elaborazione, una in particolare merita di essere anticipata. Si tratta di una campagna informativa a livello nazionale, simile a quanto recentemente realizzato dal governo inglese, e finalizzata a promuovere l’impresa sociale presso un ampio spettro di attori, non solo quelli che ancora non conoscono questa realtà, ma anche quelli che, pur conoscendola, ne hanno spesso una rappresentazione ancora parziale. Ecco allora che uno dei principali “target” dovrebbe proprio essere la pubblica amministrazione in quanto, al di là delle previsione normative, essa ha mostrato troppo spesso, soprattutto in alcune zone del Paese, un approccio riduttivo e residuale all’impresa sociale, considerandola un mero strumento per risparmiare sul costo dei servizi e non invece un partner privilegiato con il quale realizzare obiettivi comuni di sviluppo e coesione sociale, in particolare a livello locale. . LA FORMA GIURIDICA . . . enti senza fini di lucro e con finalità etico-sociali: associazioni, fondazioni, comitati (libro I del Codice Civile) società (di persone e di capitali), cooperative, consorzi (libro V del Codice Civile) escluse le Amministrazioni Pubbliche, compresi istituti e scuole, istituzioni educative, le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità montane, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale I PRINCIPALI VINCOLI . .. .. . non distribuire gli utili, ma destinarli allo svolgimento dell’attività statutaria o ad incremento del patrimonio; avere una struttura democratica; redigere e depositare presso il registro delle imprese un documento che rappresenti lo stato patrimoniale e finanziario dell’impresa; redigere il bilancio sociale; coinvolgere lavoratori e destinatari delle attività nella gestione; avere la maggioranza degli amministratori soci. LE NORME .. Legge 118/2005 Decreto legislativo 155/2006 | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 35 | Per Montepaschi fusione in salita Cauti i sindacati, tiepidi gli analisti | finanzaetica | FONTE: BILANCI DELLE IMPRESE | finanzaetica | fusioni bancarie / 5 | Montepaschi-Antonveneta | I NUMERI PRIMA DELLA FUSIONE AL 31.12.2007 ANTONVENETA Dipendenti: 9.492 Sportelli: 996 Totale attivo: 50,73 miliardi di euro Crediti verso clientela: 30,57 miliardi di euro Raccolta clientela: 25,14 miliardi di euro Perdita: 5,9 milioni di euro MONTEPASCHI Dipendenti: 24.863 Sportelli: 2.094 Totale attivo: 161,98 miliardi di euro Crediti verso clientela: 106,322 miliardi di euro Raccolta clientela: 113,347 miliardi di euro Utile: 1,44 miliardi di euro OBIETTIVI DELLA FUSIONE Capitalizzazione Tipo di fusione Sinergie stimate Esuberi Oltre 10 miliardi di euro Fusione per incorporazione di Banca Antonveneta nel Gruppo Montepaschi. L’operazione è costata a Montepaschi 9 miliardi di euro, di cui 5 sono stati raccolti attraverso un aumento di capitale. 360 milioni di euro di sinergie stimate, di cui 220 da risparmi nei costi. n. d. PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA DELLA FUSIONE . .. PUNTI DI FORZA Relazioni industriali buone e consolidate in entrambe le banche Ma l’accoglienza dei mercati è ancora tiepida. E i sindacati chiedono più chiarezza. NCORA NEL MEZZO DEL TUNNEL”. Inizia così l’ultimo rapporto di Morgan Stanley sul Gruppo Montepaschi. Dopo l’aumento di capitale da cinque miliardi di euro, chiuso con successo a metà maggio, per la banca di Siena si intravede un futuro denso di incognite. «Nel medi Mauro Meggiolaro dio periodo le sfide da affrontare saranno impegnative», spiega Andrea Bua, analista di Morgan Stanley. «L’integrazione di Antonveneta, la cessione di asset per due miliardi di euro, la crescita dei costi di finanziamento e lo scenario macroeconomico non possono lasciare spazio ad errori». A preoccupare i mercati sono soprattutto la «debolezza» della rete di Antonveneta, che «necessita di essere potenziata e completamente ristrutturata» e il tasso di capitalizzazione (Core Tier 1), «ancora basso nonostante il recente aumento di capitale». In particolare, continua Bua, «per rilanciare Antonveneta c’è bisogno di rinnovare i prodotti di investimento, di formare lo staff». Un processo lungo e lento che, almeno all’inizio, potrebbe portare ad aumenti nei costi. Mentre «ulteriori pressioni sui ricavi» potrebbero arrivare dall’unificazione della piattaforma informatica, che sarà completata entro la fine dell’anno. “A La fine dell’odissea Antonveneta Il logo del Monte dei Paschi di Siena che ora ha acquisito Antonveneta. | 36 | valori | Sacrifici, investimenti, pressioni. Per Montepaschi il prezzo da pagare è alto. Ma sembra inevitabile per uscire dall’isolamento e consolidarsi come terzo gruppo bancario italiano. Per i dipendenti di Banca Antonveneta, acquisita nel novembre del 2007, è la fine di una lunga odissea durata quasi tre anni, dopo una serie rocambolesca di cessioni e acquisizioni. Sfuggita alle grinfie dei “furbetti del quartieri- ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | no” guidati da Gianpiero Fiorani (Popolare di Lodi) e dal governatore di Bankitalia Fazio, la banca padovana finisce agli olandesi di ABN Amro nel gennaio del 2006. Ma nell’estate del 2007 è la stessa ABN a finire preda di un consorzio di banche formato da Santander, RBS e Fortis. E Antonveneta passa di nuovo di mano. A sorpresa la acquista Montepaschi, pochi mesi dopo, per 9 miliardi di euro, un prezzo a forte premio rispetto al valore di mercato. Antonveneta torna italiana e a Padova non nascondono la soddisfazione. «Stiamo costruendo il terzo gruppo bancario italiano, non possiamo che essere orgogliosi», spiega Alessio Vascello, del sindacato Fiba-Cisl. «Le relazioni industriali sono forti e consolidate in Montepaschi come in Antonveneta. Lo stesso vale per le relazioni con le comunità locali. Abbiamo la sensazione che Siena creda nel progetto molto di più di quanto abbia fatto ABN. Montepaschi è controllata da una fondazione, è legata al territorio. Non è ossessionata dalla produzione di valore per gli azionisti». La sfida, però, non si limita all’integrazione di Antonveneta. «È in corso un processo di riorganizzazione dell’intero gruppo che prevede anche l’incorporazione di BAM (Banca Agricola Mantovana, ndr) e la cessione di sportelli di Banca Toscana», aggiunge Giuliano De Filippis, Segretario Nazionale del sindacato FABI e dipendente MPS. « È una fase delicata per i rapporti tra lavoratori e azienda, ma nella cultura Montepaschi tutte le trattative si sono svolte finora in un clima di reciproco rispetto. Siamo fiduciosi». I dubbi del sindacato Il sindacato rema a favore e apprezza le aperture di MPS, Culture simili: banche molto legate al territorio Buono il piano di formazione dei dipendenti durante il processo di fusione Manca un accordo quadro. Non c’è ancora un piano per gli esuberi Non c’è chiarezza sul destino di Banca Toscana che ha aperto un “tavolo di negoziazione permanente” con le parti sociali, dove siede il Vice Direttore Generale Giuseppe Menzi. Il piano di formazione è giudicato “molto completo” e, da parte di Antonveneta non si temono “colonizzazioni”. «Le due anime coesisteranno», spiega ospita Anno 8 numero 62. Settembre 2008. € 3,50 valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità . valori Fotoreportage > Dharavi Slum DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO Da banca regionale al podio dei grandi gruppi italiani: Montepaschi si prepara al grande salto. . . . PUNTI DI DEBOLEZZA Operazione costosa per MPS in una fase di mercato non favorevole De Filippis, «da una parte un forte gruppo regionale radicato nel nord-est , che conserverà il suo marchio e le sue specificità, dall’altra la capogruppo Montepaschi, che incorporerà BAM e Banca Toscana». Ma le preoccupazioni non mancano. In luglio le principali sigle sindacali sono uscite con un comunicato stampa, chiedendo “chiarezza sul piano di riorganizzazione del gruppo”, in particolare per quanto riguarda le sorti di Banca Toscana, che potrebbe essere ceduta. «Il problema è che manca un accordo quadro: non è chiaro quanti esuberi saranno proposti e come saranno gestiti», spiega Alessio Vascello, «in più non sappiamo se il piano industriale resterà uguale a quello che ci fu presentato a marzo, stanti le voci sul futuro di Banca Toscana». «Temiamo che l’azienda proceda a colpi di singole ristrutturazioni aziendali, trattando separatamente con le singole realtà che compongono il gruppo», continua Vascello. «Noi chiediamo invece una trattativa di gruppo, in cui partecipino tutti i soggetti, come previsto dall’art. 18 del contratto nazionale». Intanto l’integrazione della piattaforma informatica procede a marce forzate, i lavoratori sono sotto pressione, e, soprattutto nelle sedi periferiche, manca un’adeguata integrazione degli organici. «I colleghi che hanno lavorato per anni con un sistema, ora devono utilizzare procedure diverse. È normale che ci siano delle difficoltà», spiega De Filippis. Ma per il Segretario FABI è ancora presto per tirare le conclusioni sul processo di fusione. «Siamo agli inizi, la vera partita inizia dopo l’estate». È lì che capiremo se Montepaschi avrà le forze per “uscire dal tunnel” e per convincere i mercati che è sulla strada giusta. Dossier > La speculazione che solleva il mondo potrebbe distruggerlo Tiriamo giù la leva Internazionale > Reportage esclusivo nella schiavitù delle miniere del Congo Finanza > L’impresa sociale: partecipazione, trasparenza, affidabilità Economia solidale > Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R. Per le librerie che vogliano ospitare la rivista e chiunque si offra di promuoverla valori cerca casa valori il mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità www.valori.it Telefona dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00 al numero 02.67199099 o scrivi a: [email protected] | finanzaetica | azionariato critico | Greenpeace pubblica la classifica 2007 delle emissioni di anidride carbonica (CO2) delle industrie in Italia. E quella dei venti impianti più inquinanti (sul sito www.greenpeace.org). ALESSANDRO VASARI / GREENPEACE Enel vuole migliorare il mondo Per il momento lo inquina Più di tutti NQUINATE, MOLTISSIMO. BEN PIÙ DI QUANTO CONCESSO DALLA «I NORMATIVA EUROPEA». «Ma siamo migliorati rispetto all’anno scorso». «La scelta di puntare sul carbone come fonte energetica, non rientra certo in una politica di riduziodi Elisabetta Tramonto ne delle emissioni di Co2». «Ma il nostro carbone è pulito». «Forse lo sarà tra trent’anni…e nel frattempo?». Ecco la sintesi di uno scambio di battute avvenuto lo scorso 10 luglio, all’assemblea degli azionisti Enel, tra Fulvio Conti, amministratore delegato della società, e Ugo Biggeri, presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica (i verbali dell’assemblea sul sito www.enel.it). I titoli Enel acquistati dalla Fondazione hanno permesso a Biggeri di intervenire in assemblea: quindici minuti per esporre, dati alla mano, le critiche all’azienda (due le questioni su cui la Fondazione ha scelto di puntare: il completamento della centrale nucleare di Mochovce, in Slovacchia, e la realizzazione di un sistema di dighe nella Patagonia cilena. Oltre che l’impatto dell’azienda sui cambiamenti climatici e le emissioni di CO2). La buona notizia è che il dibattito in assemblea c’è stato e che Enel si è dimostrata disponibile a rispondere (lo stesso non si può dire di Eni. Durante il suo intervento in assemblea, Biggeri è stato interrotto più volte dal presidente del C.d.A., Roberto Poli, che lo ha liquidato con un: «le sue domande non rientrano nell’ordine del giorno»). Ma c’è anche una cattiva notizia: mentre Fulvio Conti era impegnato a dimostrare come Enel stia facendo di tutto per «realizzare un mondo migliore» (parole sue), gli impianti dell’azienda spargevano nell’atmosfera anidride carbonica, più di ogni altra azienda in Italia. Enel: inquinatrice numero uno All’inizio di agosto Greenpeace ha pubblicato la classifica 2007 del| 38 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | le emissioni di anidride carbonica in Italia (vedi tabella e www.greenpeace.it). Enel è al primo posto. Con 46,7 milioni di tonnellate di Co2 emesse nel 2007, è l’azienda che inquina di più. “Da sola emette quanto la somma del comparto della raffinazione, dell’acciaio e della carta”, si legge nel rapporto di Greenpeace. E, ancora una volta, ha superato i limiti di emissione stabiliti dall’Ue: le famose quote, assegnate a ogni Paese e poi alle singole aziende, che se vengono superate devono essere acquistate (sul mercato del carbon trading). Violare le regole significa, quindi, pagare un prezzo. E non in senso figurato. Dal rapporto di Greenpeace emerge che in totale l’industria italiana nel 2007 ha superato i limiti di emissioni di Co2 con 25,4 milioni di tonnellate (+22,8 milioni nel 2006), Enel con 6,8 milioni (+11 milioni nel 2006). “Attualmente le quote di CO2 vengono scambiate a un prezzo di 27-28 euro a tonnellata – scrive Greenpeace - Se lo stesso disavanzo venisse ripetuto nel 2008, il Paese andrebbe incontro a un costo di circa 700 milioni di euro”. E chi pagherebbe questo prezzo? Noi, non certo l’amministratore delegato. L’extra costo viene spalmato sulle nostre bollette. Limiti troppo stretti E qual è la risposta di Fulvio Conti alla critica di non rispettare i limiti di emissioni previsti dall’Europa? Con un giro di parole dichiara che i limiti sono troppo stretti. «Abbiamo la tendenza, in particolare qui in Europa, e soprattutto in Italia, ad essere sempre più bravi degli altri, più duri degli altri. Ci siamo dati dei limiti molto più stringenti degli altri, pagando agli altri Paesi, quali Francia e Germania, il costo della nostra purezza nel raggiungere obiettivi che di per sé sono fisicamente anche difficili da raggiungere». Queste le parole dell’amministratore delegato, che continua: «30% è il totale dei Paesi che effettivamente aderiscono a Kyoto (…), il 30% è l’ammontare di CO2 EMISSIONI DI CO2 2007-2006 [ SETTORI SOGGETTI A DIR. EUROPEA SU EMISSION TRADING ] DATI IN MILIONI DI TONNELLATE DI CO2 EMISSIONI DI CO2 2007 QUOTE* ASSEGNATE DIFFERENZA 2007 EMISSIONI DI CO2 2006 QUOTE* ASSEGNATE DIFFERENZA 2006 146,6 46,7 24,3 12,5 12,5 11,9 6,6 32,1 121,9 39,9 18,1 10,0 9,8 9,9 5,2 28,9 + 24,8 + 6,8 + 6,2 + 2,5 + 2,7 + 2,0 + 1,4 + 3,2 149,0 51,6 20,3 14,1 12,7 10,5 7,1 32,7 124,7 40,6 16,2 10,3 10,2 9,1 5,3 33,0 + 24,3 + 11,0 + 4,1 + 3,8 + 2,5 + 1,4 + 1,8 – 0,3 PRODUZIONE CEMENTO ITALCEMENTI BUZZI UNICEM COLACEM ALTRI IMPIANTI 31,4 8,1 5,4 4,8 13,1 28,9 7,7 5,2 4,2 11,8 + 2,5 + 0,4 + 0,2 + 0,6 + 1,3 27,9 8,2 5,1 4,6 10,0 26,2 7,7 5,2 4,2 9,1 + 1,7 + 0,5 – 0,1 + 0,4 + 0,9 RAFFINAZIONE ENI ERG SARAS ALTRI IMPIANTI 26,0 8,5 6,3 4,1 7,1 26,9 8,2 6,2 5,1 7,5 – 0,9 + 0,3 + 0,1 – 1,0 – 0,4 25,3 4,5 3,6 6,2 11,0 27,3 4,6 5,1 6,1 11,5 – 2,0 – 0,1 – 1,5 + 0,1 – 0,5 PRODUZIONE ACCIAIO ILVA LUCCHINI ALTRI IMPIANTI 13,9 10,7 1,7 1,5 14,8 11,4 2,2 1,2 – 0,9 – 0,7 – 0,5 + 0,3 13,7 10,8 1,6 1,3 14,8 11,4 2,2 1,2 – 1,1 – 0,6 – 0,6 + 0,1 5,0 – 2,9 0,6 4,9 – 3,0 0,6 + 0,1 – – 0,1 + 0,0 5,0 2,7 2,9 0,6 4,9 2,7 3,0 0,7 + 0,1 + 0,0 – 0,1 – 0,1 226,4 164,1 201,0 143,1 + 25,4 + 21,0 227,1 160,9 204,3 138,2 + 22,8 + 22,7 TERMOELETTRICO ENEL EDISON ENDESA EDIPOWER ENIPOWER TIRRENO POWER ALTRI IMPIANTI PRODUZIONE CARTA PRODUZIONE CALCE PRODUZIONE VETRO PRODUZIONE CERAMICA TOTALE ETS GRANDI EMETTITORI * ASSEGNAZIONI IMPIANTI NUOVI ENTRANTI NON CONTEGGIATI, IN QUANTO NON DISPONIBILI AL 07/07/2008 su un totale emesso dell’industria elettrica (…), il 90% è il costo che viene addebitato all’energia elettrica. Noi emettiamo il 30% in un sistema che è il 30% del totale del mondo e vediamo addebitato il 90% del costo e finiamo per trasferirlo in gran parte nelle bollette dei nostri clienti». Il messaggio è chiaro: se le bollette sono salate la colpa è della severità dell’Unione europea. Enel non riesce a rispettare limiti FONTE: ELABORAZIONE GREENPEACE SU DATI REGISTRO EUROPEO CITL E REGISTRO ITALIANO GRETA, AGGIORNATI AL 07/07/2008SU DATI COMMISSIONE EUROPEA (CITL) Gentili i vertici Enel durante l’assemblea degli azionisti. Ascoltano e rispondono. Peccato per le risposte: emettiamo troppa Co2? Colpa dei limiti troppo stretti. Esce la classifica degli inquinatori in Italia. Enel è prima. assurdi, deve sostenere dei costi per aver violato la normativa e a chi chiede i soldi per pagare? A noi. Carbone e cattura della Co2 Durante l’assemblea degli azionisti l’amministratore delegato lo ha ribadito: Enel punta sul carbone come fonte energetica. Nel piano industriale si legge che l’azienda intende arrivare a coprire il 50% della propria produzione elettrica in Italia con carbone. «Questa strategia sembra in aperto contrasto con gli impegni assunti dal Paese per limitare le emissione dei gas serra. La sola centrale di Civitavecchia potrebbe emettere in atmosfera oltre 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno», ha sottolineato Ugo Biggeri in assemblea. «Il carbone che ci proponiamo di utilizzare è un carbone tecnicamente assai sofisticato e ad alta efficienza che ha un rendimento che può raggiungere il 45%», risponde Conti. E, parlando di fonti rinnovabili (Enel promette 6,8 miliardi di euro di investimenti fino al 2012), l’a.d. cita quella che lui chiama “una soluzione tecnica innovativa” per “la cattura e il sequestro della CO2”. «Rappresenta l’unico sistema per raggiungere l’obiettivo di disporre entro il 2020 di un impianto alimentato a combustibili fossili caratterizzato da zero emissioni – dice Conti – Il progetto pilota è in corso di realizzazione nella centrale di Brindisi: vogliamo costruire un impianto dimostrativo di 50 megawatt, per dimostrare come sia possibile catturare e successivamente sequestrare la CO2». Si tratta quindi ancora di una fase di ricerca. «Non aiuterà a migliorare l’impatto sui cambiamenti climatici perché si prevede che la ricerca si potrà concludere verso il 2030, le attività commerciali e l’utilizzo commerciale del carbon sink (il processo per sottrarre anidride carbonica dall’aria n.d.r.) addirittura tra una quarantina di anni - replica Biggeri -. Nel frattempo tutta la produzione del gas serra dal carbone ce la prendiamo». . | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 39 | | finanzaetica | credito anti-mafia | | finanzaetica | La Sicilia ha sete di finanza etica ALI... MENTARE LA CONOSCENZA DELLA SICILIA UN TOUR PER LE STRADE DI PALERMO, facendo tappa dai commercianti che si sono opposti pubblicamente al racket, quelli che aderiscono all’associazione Addiopizzo (sono 279, soprattutto nel capoluogo siciliano. L’elenco sul sito www.addiopizzo.org). Oppure una “gita” nei terreni confiscati alla mafia, affidati a cooperative sociali che li usano per lavorare, coltivare, produrre, educare alla legalità. Sono solo alcune delle proposte di “turismo responsabile” offerte dalla cooperativa ALI (Ambiente Legalità Intercultura). Un gruppo di giovani siciliani che ha dato vita a un progetto coraggioso per valorizzare e far conoscere il loro territorio e promuovere una cultura della legalità, in un luogo una nuova porta alla città”, un progetto nato dalla collaborazione tra la ALI e il consorzio SALI (www.consorziosali.org), per riqualificare l’area Tribunali-Castellammare, nel centro storico di Palermo. Al Bab è una pagoda in stile moderno (impossibile non notarla), un centro di servizi per il turista, da dove partono gli itinerari di turismo responsabile per i vicoli del capoluogo siciliano. Per chi avesse bisogno di trovare una stanza a Palermo, invece, c’è il progetto Alcova: una rete di Bed & Breakfast nel centro di Palermo. Una risposta anche per gli amanti della barca a vela, con le gite che ALI organizza per ammirare Palermo dal mare. www.alicooperativa.com simbolo della non legalità. «Ci capita spesso che i turisti ci chiedano di vedere i luoghi dei boss mafiosi, con una curiosità che sconfina in una sorta di ammirazione per dei personaggi che talvolta i film dipingono come eroi», racconta Connie, una delle fondatrici di ALI. «Il nostro obiettivo è far cambiare loro approccio, far comprendere i danni provocati da una cultura mafiosa, mostrare il volto della Sicilia che sta cambiando». Molte le attività di formazione che ALI effettua con le scuole, la pubblicazione di guide e materiale didattico e informativo, l’organizzazione di congressi, conferenze, spettacoli e mostre. Un’azione a 360 gradi per valorizzare la Sicilia. Come “Al Bab: Cooperative sociali che tardano a ricevere finanziamenti, commercianti che hanno detto “no” al racket, il Comune di Palermo che non ha fondi per le comunità alloggio. Undici mesi di vita per la filiale di Banca Etica a Palermo, ma il lavoro non manca. CIVOLI COLORATI, CASTELLI GONFIABILI, mini-piscine piene di bambini che giocano nell’acqua. Siamo a Gardaland o in qualche altro parco di divertimenti? Niente di tutto questo! Siamo a Scopello, davanti alla spiaggia di Guidaloca, nel comune di Castellammare, a setdi Elisabetta Tramonto tanta chilometri da Palermo, in un terreno confiscato alla mafia. Solo otto anni fa al posto di questo paradiso per bambini c’erano una pizzeria e una discoteca di proprietà di un boss mafioso della zona. Nel 2000 sono state confiscate e affidate, dal 2005, all’associazione Jus Vitae, che ha rimesso in sesto un terreno e degli edifici che ormai cadevano a pezzi e da due anni organizza campi estivi per bambini dai tre ai tredici anni. Il presidente dell’associazione, padre Antonio Garau, da anni è impegnato nella lotta alla mafia e da anni si occupa di UNA NUOVA CASA PER BANCA ETICA A VICENZA togliere i ragazzi dalle strade di Palermo. Lo fa a Papirolandia, così è stato 27 settembre, Vicenza, via Quintino Sella 85/a battezzato il mini-parco di giochi acInaugurazione della nuova sede della filiale quatici, che ogni giorno ospita 160 di Vicenza di Banca Etica bambini, che arrivano in pullman da Sarà presente il presidente di Banca Etica, Fabio Palermo, da quartieri “vivaci” come Salviato, e il sindaco di Vicenza, Achille Variati. Oreto e Brancaccio. Ma anche nella Musica dal vivo, danze africane dell’associazione Malaki Ma Kongo e spettacoli di pupi siciliani. parrocchia di Oreto e in un altro terwww.bancaetica.it 0444-563761 reno confiscato alla mafia, a Santa Flavia, vicino a Bagheria. E a settem- S | 40 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | bre Jus Vitae aprirà una casa famiglia per ragazze da 14 a 18 anni. «Sono tutte attività che comportano molte spese – racconta padre Garau –. Fino ad ora ce la siamo cavata con le nostre forze, grazie ai volontari, a piccole donazioni dei parrocchiani, alla vendita dei nostri gadget e ai soldi che i soci della cooperativa hanno messo di tasca loro. Ma ora non ce la facciamo più. Speravamo nei fondi che ci spetterebbero grazie alla legge 285 (quella che regola i terreni confiscati alla mafia n.d.r.), ma non abbiamo visto un euro. Il Comune di Palermo non paga da novembre del 2007». Che si tratti di lentezza, intoppi burocratici, altre priorità di spesa da parte del Comune, fatto sta che senza fondi Jus Vitae non può andare avanti nelle sue attività sociali. Tanto che ora ha pensato di chiedere un prestito in banca. Impresa tutt’altro che facile. Un anomalo colloquio in banca Da una parte della scrivania padre Garau e altri due fondatori dell’associazione Jus Vitae, dall’altra il direttore della filiale di Palermo di Banca Etica, Steni Di Piazza. Quello che è avvenuto alla fine di luglio è stato un colloquio a cui sarebbe impossibile assistere in qualsiasi altra banca. «Vediamo come possiamo fare». È stata questa la risposta del direttore della filiale dopo che padre Garau gli ha esposto i problemi della cooperativa. E nell’arco di dieci minuti, dopo aver fatto qualche altra domanda e aver dato un’occhiata ai conti di Jus Vitae, Steni Di Piazza aveva pronta la soluzione: una pratica di anticipo fatture emessa al Comune di Palermo con un tasso di interesse pari all’Euribor a tre mesi più l’1%, da pagare una volta all’anno. In pratica Banca Etica anticiperà (appena la pratica sarà approvata) circa il 40% della cifra che il Comune dovrebbe pagare all’associazione (circa 60 mila dei 140 mila euro dovuti). Il Comune poi restituirà il debito direttamente a Banca Etica. La richiesta di padre Garau è in corso di valutazione e potrebbe essere approvata in questi giorni. «Abbiamo provato a rivolgerci ad altre banche ma ci hanno chiesto un’infinità di documenti e parlavano di 6-8 mesi di tempo per valutare la nostra richiesta», racconta padre Garau. «È praticamente impossibile che un istituto di credito conceda credito, un fido, un anticipo fatture, a un’associazione che si occupa di attività sociali, senza alcuna garanzia reale, come un edifico di proprietà - spiega il direttore di Banca Etica -. È anche una questione di dimensioni. A una banca conviene concedere un prestito di dimensioni notevoli, piuttosto che 100 piccoli. Il nostro “target” invece sono proprio le cooperative sociali, le associazioni, le piccole realtà non profit». Ma non solo. Nel carnet della filiale di Palermo c’è anche il Comune di Palermo e i commercianti di Addiopizzo. Una deroga più che motivata quella che la filiale palermitana di Banca etica ha concesso ai commercianti siciliani che aderiscono ad Addiopizzo. Basta una lettera di presentazione dell’associazione per poter accedere a un prestito, uno scoperto di conto, un anticipo fatture. «Le attività commerciali non rientrano nella tipologia di clienti che finanziamo, solitamente ci rivolgiamo a cooperative sociali e al mondo del non profit – spiega Claudia Ciccia, ex “banchiere ambulante” di Banca Etica in Sicilia, oggi nella filiale di Palermo. – Ma abbiamo ritenuto più importante premiare l’impegno per la legalità». Ma l’ultima novità nel carnet di clienti finanziati dalla filiale siciliana è il Comune di Palermo. «Ha un buco di vari milioni di euro nei confronti delle comunità alloggio della zona, circa 80 che non ricevono i finanziamenti che spettano loro dal giugno 2007. Oltre un anno senza fondi a cui attingere per pagare gli stipendi di educatori, psicologi e di tutto il personale. Un migliaio i dipendenti che non vedono una busta paga da mesi. Grazie alla convenzione appena firmata, Banca Etica anticiperà i fondi alle comunità alloggio. Il Comune poi restituirà il debito con gli interessi. E le altre banche come hanno reagito quando gli è stata fatta la stessa richiesta. «Hanno risposto: siete matti – racconta Claudia Ciccia –, il Comune di Palermo non è considerato solvibile». . | ANNO 8 N.62 | Nella pagina a fianco, Papriolandia oggi: scivoli colorati e giochi per bambini. Qui sopra, i lavori di ristrutturazione, dopo che la pizzeria e la discoteca, di proprietà di un boss mafioso della zona, sono state confiscate e affidate all’associazione Jus Vitae di padre Garau. SITI UTILI www.jusvitae.org www.addiopizzo.org www.liberaterra.it SETTEMBRE 2008 | valori | 41 | | finanzaetica | | finanzaislamica | Musharakah APPUNTAMENTI SETTEMBRE>NOVEMBRE PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A [email protected] della filiale di Vicenza. www.bancaetica.com 8 – 10 settembre NIZZA (FRANCIA) MICROFINANCE: A TOOL FOR GROWTH AND EMPLOYMENT IN EUROPE Quinta Conferenza annuale dell’European Microfinance Network www.european-microfinance.org 8 – 20 settembre MOMBASA (KENYA) THE SCHOOL OF APPLIED MICROFINANCE 2008 Corso di due settimane a cadenza annuale sui temi del microcredito www.samtraining.org 15 – 26 settembre BANGKOK (THAILANDIA) WORLD BANK - ACHIEVING THE MILLENNIUM DEVELOPMENT GOALS: POVERTY REDUCTION, REPRODUCTIVE HEALTH AND HEALTH SECTOR REFORM Il corso organizzato dalla Banca Mondiale affronterà soprattutto il tema della promozione e della protezione della salute nella lotta alla povertà. http://web.worldbank.org 16 – 17 settembre BAKU (AZERBAIJAN) 4TH AZERBAIJAN MICROFINANCE CONFERENCE Evento biennale organizzato dall’Azerbaijan Micro-finance Association (AMFA). Titolo dell’edizione 2008: “Microfinance-10 years of Best practice”. www.amfa.az 18 – 20 settembre BERGAMO (ITALIA) BOULDER-BERGAMO FORUM ON ACCESS TO FINANCIAL SERVICES: EXPANDING THE RURAL FRONTIER Realizzato dal Boulder Institute of Microfinance, l’incontro si pone l’obiettivo di analizzare programmi, strategie e strumenti finanziari in grado di essere applicati con successo nel settore agricolo dei Paesi in via di sviluppo. www.bouldermft.org/bergamo | 42 | valori | ANNO 8 N.62 | 20 settembre MASERADA SUL PIAVE (ITALIA) FESTA DEI GIT NORD EST DI BANCA ETICA Evento dedicato alle circoscrizioni locali della Banca (chiamate GIT) dell’area Nord Est presso la fiera Quattro Passi di Maserada sul Piave www.fieraquattropassi.org www.git-bancaetica.org 23 – 26 settembre NEW YORK (USA) ANNUAL MEETINGS OF THE ICCR MEMBER ORGANIZATIONS Incontro annuale delle organizzazioni associate all’Interfaith Center on Corporate Responsibility. Attivo da 45 anni nello sviluppo dei temi della responsabilità d’impresa con la sua opera di azionariato attivo, l’ICCR raccoglie 275 investitori istituzionali di ispirazione religiosa. www.iccr.org 24 – 25 settembre MELBOURNE (AUSTRALIA) RIAA INTERNATIONAL RESPONSIBLE INVESTMENT CONFERENCE 2008 Appuntamento con l’edizione 2008 della conferenza organizzata dalla RIAA - Responsible Investment Association Australasia, punto di riferimento per gli operatori dell’investimento sostenibile in Oceania. www.responsibleinvestment.org 25 – 26 settembre FRANCOFORTE (GERMANIA) BANCA CENTRALE EUROPEA - ELEVENTH ANNUAL INTERNATIONAL BANKING CONFERENCE Al centro dell’incontro gli ultimi sviluppi di un mercato finanziario caratterizzato dalla crisi del credito. A sponsorizzare l’evento c’è anche la Federal Reserve Bank of Chicago. www.ecb.eu www.chicagofed.org 27 settembre VICENZA (ITALIA) BANCA ETICA Inaugurazione della nuova sede SETTEMBRE 2008 | 3 ottobre GINEVRA (SVIZZERA) OBSERVATOIRE DE LA FINANCE 7TH INTERNATIONAL MEETING ON ETHICS, FINANCE & RESPONSIBILITY Analisi e studi di casi per comprendere a fondo i molti punti di incontro tra finanza ed etica. www.obsfin.ch 6 – 7 ottobre LUSSEMBURGO 5TH ANNUAL SEMINAR ON LEGAL ASPECTS OF MONEY Il seminario, giunto alla sua quinta edizione, verterà su “The EU single market in financial services: regulating EU financial markets in times of turmoil”. www.eipa.eu 6 – 8 ottobre L’AIA (OLANDA) THE SECOND ANNUAL EUROPEAN ANTICORRUPTION SUMMIT La corruzione e i reati finanziari rappresentano una minaccia costante. Le imprese possono vedersi costrette ad andare incontro a danni economici e morali di enorme portata. Obiettivo della conferenza l’analisi delle pratiche di prevenzione, delle strategie e degli studi di caso. www.ethicalcorp.com/ethicseurope 6 – 8 ottobre ILOILO CITY (FILIPPINE) FINANCIAL ANALYSIS FOR MICROFINANCE INSTITUTIONS Corso organizzato dalla Social Enterprise Development Partnerships, Inc. www.microfinancegateway.com 13 – 14 ottobre PRAGA (REP. CECA) CENTRAL AND EASTERN EUROPE CORPORATE RESPONSIBILITY SUMMIT La due giorni di conferenze affronterà i temi della responsabilità aziendale nella regione. I partecipanti avranno modo di confrontarsi criticamente con gli esponenti delle corporations presenti nell’area come Shell, Nestle, Microsoft, RWE Stoen, Danone, System Capital Management, Czech Coal, DHL Express, Telekomunikacja Polska, Intesa Sanpaolo VÚB Bank, Siemens, BP e SAB Miller. www.csreurope.org 20 – 23 ottobre LONDRA (UK) ALTERNATIVE INVESTMENT SUMMIT 2008 Incontro dedicato ai mercati emergenti e alla Russia in particolare. Partecipa la European Bank for Reconstruction and Development, istituzione creata nel 1991 con l’obiettivo di assistere lo sviluppo dei Paesi del defunto Patto di Varsavia. www.ebrd.com www.terrapinn.com/2008/AISR/ 29 – 30 ottobre LONDRA (UK) C5’S GLOBAL SUMMIT ON MICROFINANCE INVESTMENTS Aumenta l’attenzione attorno ai prodotti di microcredito. Si stima che questo genere di assets cresca ad un ritmo del 25% annuo registrando un giro d’affari di circa 33 miliardi di dollari. www.C5-Online.com 2 – 4 novembre DUBAI (EAU) 2ND ANNUAL MIDDLE EAST CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY Secondo vertice annuale dell’area mediorientale sul tema della responsabilità sociale d’impresa. Organizzano International Humanitarian City of Dubai (IHC), United Nations Office for Projects Services (UNOPS) e CSR Middle East. www.csrwire.com 13 – 14 novembre WASHINGTON D.C. (USA) NINTH JACQUES POLAK ANNUAL IMF RESEARCH CONFERENCE In uno dei momenti più critici che la finanza mondiale ricordi, il Fondo Monetario Internazionale organizza una conferenza di aggiornamento. Economisti interni ed esterni all’organismo condividono le loro opinioni e i risultati delle loro ultime ricerche. www.imf.org Condivisione allo stato puro di Federica Miglietta L MUSHARAKAH RAPPRESENTA UN CONTRATTO MOLTO COMUNE nel sistema economico islamico. La parola musharakah, di origine araba, significa “condivisione” e indica una società nella quale ogni socio contribuisce con l’accordo di condividere sia gli utili che le eventuali perdite. Il contributo alla società consiste generalmente in denaro liquido, per evitare possibili discussioni relative al valore dei beni immobili conferiti. I soci, nello stipulare il contratto, si accordano su come distribuire gli eventuali profitti; si può decidere, per esempio, che vengano divisi in base al contributo di capitale che ciascuno ha conferito. La stessa regola opera nella riduzione del capitale per le perdite. Per evitare di incorrere nella riba (gli interessi, proibiti nella finanza islamica) non si può decidere a priori che uno dei partner riceva una percentuale definita sul proprio investimento o una somma fissa, poiché costituirebbe un ammontare che prescinde dall’effettivo risultato economico della società finanziata. Nel mufadawah, una particolare modalità di musharakah, tutti i soci sovventori contribuiscono nella stessa misura e hanno identici privilegi, doveri contrattuali e diritti alla distribuzione degli utili e alla diminuzione per perdite. In altri casi, invece, come nel caso dell’inan, altra modalità comunemente utilizzata, è possibile modulare i diritti e le perdite in base al contributo offerto alla società. Per il ruolo egalitario assegnato ad ognuno dei contribuenti e per la condivisione alla base della società, alcuni studiosi ritengono che la struttura del musharakah rappresenti la forma più pura di finanza. In realtà, però, alcune ricerche dimostrano che il musharakah I soci si accordano su come dividere non è una scelta molto comune da parte utili e perdite. Ma non possono degli intermediari. Gli istituti finanziari islamici decidere a priori la percentuale preferiscono formule di finanziamento alternative. di ciascuno perchè prescinderebbe dal risultato economico della società. I motivi sono legati ad alcune caratteristiche E si incorrerebbe nel divieto della riba del contratto che ne rendono poco efficiente l’utilizzo in ambito bancario. Il finanziamento di una società rappresenta, infatti, uno strumento di finanziamento a lungo termine, mentre la maggior parte delle banche islamiche ha portafogli di raccolta caratterizzati da orizzonti temporali brevi o medi. L’impossibilità di liquidare prima di un certo numero di anni le società finanziate può rendere preferibile l’utilizzo di strumenti più flessibili, come per esempio l’ijiarah (che tratteremo in seguito). Un secondo motivo alla base dello scarso uso del musharakah per il finanziamento di società di una certa dimensione e complessità è da attribuirsi al timore, da parte degli imprenditori, di perdere il controllo nel caso in cui un finanziatore esterno entri a far parte della compagine societaria, poiché lo schema contrattuale prevede che ogni socio abbia diritto a prendere parte alla conduzione e alla gestione della società e, dunque, alla condivisione dei profitti generati. Il musharakah è utilizzato principalmente per il finanziamento di piccoli progetti, spesso a carattere rurale. Per il tipo di struttura che lo caratterizza, il musharakah si adatta bene alla formula del venture capital, ove il venture capitalist fornisce capitale ed expertise ad una società, spesso in fase di start-up, per condividerne i risultati e gli eventuali profitti in conto capitale derivanti da una vendita della società partecipata. I . | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 43 | | inbreve | | inbreve | Scarsa istruzione significa bassa crescita >46 Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta >52 Il solare del futuro impara dagli alberi >54 economiasolidale BIODOMENICA IL 5 OTTOBRE PER IL CLIMA E LA SALUTE CHOCOCARIBE: UNIRE QUALITÀ E COESIONE SOCIALE È POSSIBILE IN RAJASTAN SI IMPARA DA INSEGNANTI “SCALZI” EQUOSOLIDALE RIPRESENTATA LA PROPOSTA DI LEGGE CONSORZIO GOEL: PIÙ TRASPARENZA CON IL COLLEGIO DI GARANZIA LIBERA E CIA INSIEME PER L’AGRICOLTURA ANTIMAFIA Torna la “Biodomenica” per portare la bontà del biologico nelle piazze italiane. Giunta alla nona edizione, la campagna, promossa da Aiab, Legambiente e Coldiretti, offre ai visitatori la possibilità di comprare direttamente dai produttori ogni tipo di cibo bio, dalla verdura fresca, al miele, alle confetture, al pane. E il 5 ottobre, nelle 100 città in cui sarà allestita la “piazza bio”, si potrà partecipare a degustazioni, giochi e spettacoli. Per sottolineare che il bio non fa soltanto bene alla salute ma anche al clima, quest’anno il tema centrale della campagna è la lotta ai cambiamenti climatici, provocati dall’inquinamento dell’uomo: l’agricoltura biologica, infatti, consuma meno energia ed emette meno gas serra in atmosfera rispetto all’agricoltura convenzionale, non avendo bisogno di pesticidi e altre sostanze la cui produzione comporta notevoli emissioni industriali. «Non solo: l’agricoltura bio – spiegano gli organizzatori – assorbe dal suolo l’anidride carbonica emessa dagli altri settori, dando così un contributo rilevante per abbattere le emissioni dell’Italia per raggiungere gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. Il processo fa sì che l’humus biologico diventi più ricco di sostanze organiche, e più fertile». Per conoscere le piazze coinvolte nell’iniziativa, è attivo il sito www.biodomenica.it. Cinquecento delegati, 11 Paesi coinvolti, 15 aziende italiane e 22 associazioni di produttori di cacao provenienti dalla Repubblica Domenicana e dagli altri Stati coinvolti. Questi i numeri di Chococaribe, un progetto di coesione sociale e produttiva su cacao e cioccolato che si è svolto a Santo Domingo dal 28 luglio al 1 agosto. Cinque giorni di incontri, seminari e corsi di formazione organizzati dall’Iila (Istituto italo-latino americano) con il contributo della Cooperazione italiana allo sviluppo. L’iniziativa è nata per avvicinare chi, nell’area caraibica, il cacao lo produce, con le aziende italiane che realizzano prodotti cioccolatieri di alta qualità. Il tutto con l’obiettivo di creare le basi per realizzare una filiera corta del cacao, creando partnership commerciali e nuovi canali di approvvigionamento, che permetta ai piccoli produttori di “bypassare” gli intermediari, aumentando i propri guadagni e ai maestri cioccolatieri di poter selezionare personalmente le piantagioni di maggiore qualità. «Il progetto – ha spiegato Gustavo Arteta, Segretario Socio Economico dell’Iila – vuole favorire lo sviluppo e la coesione in un settore importante e tradizionale per America Latina, dal quale dipendono milioni di famiglie dei 15 paesi, la maggioranza dei quali vivono in condizioni di povertà. La coesione sociale consiste nell’inclusione di tutti i partecipanti nel processo, equiparando così le opportunità a disposizione di ciascuno». «I cioccolatieri italiani vogliono comunicare direttamente con i produttori, per confrontarsi e crescere insieme», ha chiarito inoltre Silvio Bessone, presidente della Fine Chocolate Organization. Nel 1972 scelse di abbandonare la carriera diplomatica per dedicarsi a migliorare le condizioni di vita dei contadini più poveri del suo Paese. Sanjit Bunker Roy fondò a Tilonia, in Rajastan, il Barefoot College, un centro di istruzione non formale dove docenti “scalzi” (ovvero senza titoli) educano uomini, donne e bambini provenienti dai villaggi più poveri a sviluppare un sapere pratico nei settori essenziali quali l’energia solare, la raccolta di acqua piovana e la potabilizzazione, la salute e l’igiene, l’habitat, il lavoro e la preservazione comunitaria degli ecosistemi. Il suo modello di microeconomia a sviluppo locale, applicato con sucesso in 110 villaggi del Rjasthan, ha dato un lavoro a 100.000 persone ed è stato esportato nelle comunità più povere di altri Paesi come Senegal, Etiopia, Buthan, Afghanistan e Sierra Leone. Sarà assegnato a Sanjit Bunker Roy il premio Masi Grosso d’Oro Veneziano, riservato a personaggi che hanno contribuito a promuovere la solidarietà e il progresso civile nel mondo. La premiazione si svolgerà alla Pieve longobarda di San Giorgio di Valpolicella venerdì 26 settembre. In occasione del suo arrivo in Italia per la consegna del premio, uscirà per Einaudi “Raggiungere l’ultimo uomo” di Maria Pace Ottieri, un saggio sulla vita e l’opera di questo personaggio straordinario. Era stata depositata alla Camera e al Senato nell’ottobre 2006, dopo vent’anni di impegno italiano per lo sviluppo del commercio equo e solidale. Ma, a causa della fine prematura della scorsa legislatura, come tanti altre, anche la proposta di legge sul commercio equo e solidale è decaduta, mentre era in fase di analisi da parte della commissione Attività produttive di Montecitorio. Ora lo stesso testo è stato ripresentato al nuovo Parlamento da Ermete Realacci, deputato Pd e presidente dell’AIES (Associazione interparlamentare sul commercio equo e solidale). «Su questa iniziativa – ha spiegato durante la presentazione della campagna Coop “Stop World Poverty” – intendo avviare una raccolta di firme per raccogliere più consensi possibili da entrambi gli schieramenti». Nella precedente legislatura il testo della proposta (che puntava a “riconoscere al commercio equosolidale una funzione rilevante nel sostegno alla crescita economica e sociale dei Paesi in via di sviluppo e nella pratica di un modello di economia partecipata, socialmente sostenibile”) era stato sottoscritto da 118 deputati di destra e sinistra. Realacci ha poi lanciato la proposta delle barriere doganali virtuose, necessarie per sanzionare comportamenti negativi come il dumping ambientale e sociale. Per chi lavora cercando di liberare la propria terra dal giogo mafioso, credibilità e trasparenza sono requisiti essenziali. Per questo il consorzio Goel, che dal 2003 riunisce 15 imprese sociali e sta promuovendo un’alleanza per la costruzione di percorsi di giustizia sociale nella Locride, ha deciso di istituire un “collegio di garanzia della base sociale”. Il nuovo organismo, nominato dall’assemblea dei soci e totalmente indipendente dal Cda, avrà lo scopo di vigilare sull’operato delle cooperative sociali che formano il consorzio, per garantire la loro eticità e la coerenza con la Carta dei Valori. Per rendere ancor più chiara e trasparente l’azione di verifica, saranno poi fissati degli indicatori “standard” che ogni socio dovrà rispettare per rimanere nel consorzio (democraticità interna della cooperativa, rispetto della Carta dei valori, correttezza nei rapporti di lavoro). La decisione di creare il collegio di garanzia è stata approvata all’unanimità dall’assemblea dei soci Goel. Così come all’unanimità è stato confermato Vincenzo Linarello alla presidenza del consorzio. «La fiducia che abbiamo faticosamente raggiunto in questi anni di duro lavoro – spiega Linarello – è il bene più prezioso per un sano sviluppo industriale e per la nostra mission di cambiamento della Calabria. Questa iniziativa serve a tenere alta la coerenza dei nostri soci e a tutelarci dal rischio di infiltrazioni, sempre possibili quando si lotta per il cambiamento». Un alleato in più per i sapori della legalità. Libera, l’associazione antimafia di don Ciotti, ha infatti sottoscritto un accordo di collaborazione con la Cia (Confederazione italiana agricoltori) che, attraverso le sue strutture e i suoi tecnici, fornirà consulenza e assistenza alle cooperative e ai soci del progetto “Libera Terra” nella gestione dei terreni confiscati alla criminalità organizzata. La Cia metterà a disposizione delle associazioni e degli iscritti di Libera anche il suo sistema di servizi: il patronato Inac per i problemi previdenziali, assistenziali e assicurativi, il Caf per le questioni di carattere fiscale e tributario. «Un contributo – hanno spiegato i presidenti delle due associazioni, Luigi Ciotti e Giuseppe Politi – alla crescita di tutti quei giovani che hanno trovato, grazie al progetto “Libera Terra”, un’opportunità di lavoro. E un’azione finalizzata a un’adeguata gestione dell’attività agricola in tutti quei terreni che sono stati sottratti dalle mani della criminalità e restituiti alla collettività. Con l’accordo sarà possibile dimostrare ulteriormente che scegliere la via della legalità e della responsabilità non è solo eticamente giusto ma utile sotto il profilo economico, politico e sociale». | 44 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 45 | | economiasolidale | poveri somari | | economiasolidale | il 20% degli italiani “Solo ha le competenze adeguate per muoversi ANDREA CARANTI / WIKIPEDIA Ma il nostro sistema educativo è arretrato e male organizzato. Siamo agli ultimi posti negli obiettivi fissati dall’Agenda di Lisbona. Sconcertanti i dati sull’analfabetismo: 20 milioni gli analfabeti di ritorno, 33 milioni gli “illetterati”. Ma una soluzione c’è: rigore nelle valutazioni e premi per chi merita. in una società complessa Tullio De Mauro Tullio De Mauro, uno dei più grandi linguisti italiani, autore dell’omonimo dizionario. Nel 2000 è stato nominato ministro della Pubblica istruzione. A sinistra, nella foto grande, bambini prodigio sui banchi dell’università. Milano, 1949 GRAFICO 2 PUNTEGGI OCSE-PISA 2003 PER REGIONE, MATERIA E TIPO DI SCUOLA 1 IN PERCENTUALE DELLA MEDIA ITALIANA LICEI ” ISTITUTI TECNICI ISTITUTI PROFESSIONALI COMPRENSIONE DEL TESTO 0,40 0,30 0,20 0,10 0 –0,10 –0,20 –0,30 –0,40 PIE LOM TN BZ VEN FRI LIG EMI TOS MAR LAZ CAM PUG CAL SIC SAR MATEMATICA 0,40 0,30 0,20 0,10 0 –0,10 –0,20 –0,30 –0,40 PIE LOM TN BZ VEN FRI LIG EMI TOS MAR LAZ CAM PUG CAL SIC SAR SCIENZE 0,40 Scarsa istruzione significa bassa crescita S | 46 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | redditi individuali e il livello di sviluppo di un’economia soprattutto attraverso l’accelerazione impressa al progresso tecnologico». «Il capitale umano – spiega il vicedirettore generale di Bankitalia, Ignazio Visco – accresce il prodotto pro capite, sia direttamente, sia permettendo l’adozione di metodi di produzione più efficienti. Un aumento del capitale umano pari a un anno di istruzione in più per la media dei lavoratori comporta un aumento del prodotto pro capite del 5%». Se passiamo ad osservare i vantaggi retributivi per ogni lavoratore il discorso non cambia (vedi GRAFICO 1 ): «nella maggior parte dei Paesi Ocse – prosegue Visco - i laureati guadagnano almeno il 50% in più dei diplomati». Qui si inserisce tuttavia la prima anomalia: secondo Antonio Ciccone, ricercatore dell’Icrea (Istituto catalano di ricerca), in Italia studiare è redditizio, ma meno che in altri Paesi Ue ed Ocse: 8,6% contro l’8,8% della Ue, il 12,3% dell’Irlanda, l’11 del ARCHIVIO GIANCOLOMBO / CONTRASTO SALARI NETTI MENSILI E RENDIMENTI MEDIA 1986-2002, A PREZZI 2002 3.000 0,20 0,10 0 –0,10 –0,20 –0,30 –0,40 PIE LOM TN BZ GRAFICO 1 RENDIMENTO SCUOLA SUPERIORE 12 RENDIMENTO UNIVERSITÀ 2.500 MEDIA O MENO 10 SECONDARIA SUPERIORE 2.000 VEN FRI LIG EMI TOS MAR LAZ CAM PUG CAL SIC SAR 1] PUNTEGGI NON PONDERATI. LE REGIONI VALLE D’AOSTA, UMBRIA, ABRUZZO, MOLISE E BASILICATA SONO ESCLUSA A CAUSA DELLA SCARSA DIMENSIONE DEL CAMPIONE PER OGNI MATERIA, LE DIFFERENZE PERCENTUALI SONO ESPRESSE RISPETTO ALLA MEDIA TOTALE TRA I TIPI DI SCUOLA LAUREA E DOTTORATO 8 1.500 6 1.000 4 500 2 18 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 47 49 51 53 55 57 59 FONTE: BANCA D’ITALIA PERIAMO CHE QUESTA NOTIZIA ispiri gli studenti che riprendono la scuola dopo la pausa estiva: se si innalzasse di un anno il livello d’istruzione di ogni cittadino, il Pil (Prodotto interno lordo) italiano segnerebbe una crescita permanente annua di Emanuele Isonio di mezzo punto percentuale. Quando si affronta il “tema istruzione”, di solito se ne enfatizzano le ricadute positive sulla qualità della vita e sulle capacità critiche dell’opinione pubblica. Ma non c’è solo questo. Una cosa è ormai certa: aumentare il nostro livello di formazione conviene. Anche al nostro conto in banca. Molte ricerche economiche hanno dimostrato che le politiche educative influiscono sulla crescita e sulla capacità di innovazione della società: «L’istruzione – si legge in un’analisi di due docenti delle università di Stanford e Monaco, Hanushek e Woessmann - può innalzare i 0,30 Regno Unito, il 10,3 della Finlandia. Una situazione che disincentiva gli investimenti in capitale umano. Quantità non vuol dire qualità Precisiamo però una cosa: la quantità di istruzione è importante, ma da sola insufficiente a far aumentare produttività e salari. La qualità della formazione ricevuta è anche più importante. Stare inerti a scaldare i banchi o ascoltare per ore docenti impreparati serve dunque a poco. Secondo le indagini PISA (Programme for International Student Assessment) condotte dall’Ocse, la scuola italiana è infatti ampiamente incapace di fornire un’istruzione in linea con gli altri partner Ue, in ambiti essenziali come lettura, matematica, scienze e problem solving: a parità di anni di studio, è come se i quindicenni trascorressero un anno senza far nulla rispetto ai loro coetanei Ocse. Ma l’aspetto più drammatico sta nella scarsa capacità di comprensione | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 47 | FONTE: ELABORAZIONI SU DATI OECD-PISA Un anno in più di studi vale mezzo punto di Pil. | economiasolidale | | economiasolidale | Le sfide dell’Agenda di Lisbona Nel Consiglio europeo del marzo 2000, i capi di Stato e di governo della Ue fissarono un obiettivo ambizioso e strategico, da raggiungere entro il 2010: «Diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e maggiore coesione sociale». Era l’Agenda di Lisbona. La situazione italiana sottolinea l’importanza (ma anche la difficoltà) di raggiungere i cinque obiettivi del “settore formazione”: far scendere sotto il 20% la percentuale di quindicenni con scarse capacità di lettura e sotto il 10% quello degli under 24 con la sola licenza media. Portare all’85% i diplomati, al 15% l’incremento dei laureati in matematica e altre materie scientifiche e al 12.5% la quota di adulti coinvolti in programmi di educazione permanente . Tranne che per l’incremento di laureati in scienze naturali e tecnologiche – per il quale segnaliamo un ragguardevole +70% – in tutti gli altri obiettivi siamo ben lontani non solo dal traguardo ma anche dalla media Ue. Come se non bastasse, siamo terzultimi per il numero di diplomati e laureati tra la popolazione attiva. 0 30 20 10 0 TOTALE DI CUI PER INCIDENTI DA MEZZI DI TRASPORTO DI CUI PER CAUSE ACCIDENTALI migliori, attivando un circolo virtuoso: le altre sarebbero “costrette” a migliorare i livelli di servizio per non perdere studenti. Merito e rigore devono ispirare anche le riforme della formazione universitaria. Oggi in Italia gli studenti possono ripetere gli esami per un numero infinito di volte senza essere penalizzati in alcun modo. In questo modo non solo si incentivano i furbi e i fuoricorso, ma il costo dell’istruzione universitaria cresce e non si concentrano le risorse sui più meritevoli. Per porre un freno al fenomeno, altri Stati hanno deciso di istituire una sola sessione annuale di esami e gli studenti possono ripeterli una sola volta. Certo, viene da chiedersi: chi glielo dice agli studenti ormai assuefatti ad una decennale mancanza di rigore? Ma questa è un’altra storia… . FONTE: ??? XXX ??? GRAFICO 5 TUTTI I LIVELLI DI ISTRUZIONE 50 30 27,5 25 22,5 20 17,5 15 12,5 10 7,5 5 2,5 0 LAUREA 60 40 TOTALE LICENZA MEDIA 5 QUALIFICA SENZA ACCESSO 10 MATURITÀ 15 DOTTORATO LAUREA 20 LICENZA ELEMENTARE O NESSUN TITOLO 25 CORRELAZIONI TRA ISTRUZIONE E MORTALITÀ MORTI PER 10.000 PERSONE PER GRUPPO DI CAUSE [ETÀ 18-59 ANNI] LICENZA MEDIA SUPERIORE 30 70 FONTE: ISTAT, INDAGINE MULTISCOPO TASSO DI INCARCERAZIONE [PER 1.000 PERSONE] 80 INCIDENTI DOMESTICI TOTALE 35 MALATTIE CRONICHE LICENZA ELEMENTARE POPOLAZIONE CARCERARIA FUMA 90 LICENZA MEDIA 40 GRAFICO 4 CORRELAZIONI TRA ISTRUZIONE E SALUTE STILI DI VITA DIPLOMA SUPERIORE POPOLAZIONE Se questa è la situazione, indagare le cause dell’arretratezza italiana è essenziale per uscire dal guado. In Italia, i rendimenti economici privati per chi si laurea sono inferiori alla media europea: colpa dei vantaggi monetari ridotti, come abbiamo detto. Ma, secondo l’Ocse, anche di altri due fattori: in Italia il possesso di una laurea riduce meno che altrove il rischio di essere disoccupati. LAUREA 45 Non è un Paese per meritevoli FONTE: ISTAT, MINISTERO DELLA GIUSTIZIA GRAFICO 3 CORRELAZIONI TRA ISTRUZIONE E PROBABILITÀ DI DELINQUERE DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE PER TITOLO DI STUDIO Come è possibile accelerare l’approdo dell’Italia nel gruppo degli Stati a più elevato capitale umano? «È ovvio che non si tratta solo di studiare di più – osserva Visco – ma anche come e che cosa. Una delle chiavi è valorizzare adeguatamente il merito, che nella moderna società della conoscenza significa un’adeguata remunerazione degli investimenti in istruzione». Le soluzioni concrete possono essere diverse. Ma a livello europeo, le vie seguite dai Paesi più “virtuosi” vanno in due direzioni: collegare i finanziamenti alle scuole con il numero di alunni iscritti e creare un sistema nazionale di valutazione uniforme dei diversi istituti per garantire alle famiglie la possibilità di una scelta informata. Ciò sposterebbe le iscrizioni verso le scuole Su trenta Stati Ocse, solo sei spendono più di noi per alunno e abbiamo il rapporto studenti/docenti più basso. Ma il nostro sistema non riesce a fornire un’istruzione in linea al resto d’Europa LICENZA MEDIA INFERIORE Alla luce di quanto detto, cosa significa essere analfabeti in una società moderna? La domanda è d’obbligo perché nel merito c’è una vera e propria guerra di cifre, causata dai diversi criteri usati per assegnare tale “marchio” (vedi BOX ). Stando all’ultimo censimento Istat del 2001, tale numero è pari a 782.342 unità. I dati dell’UNLA (Unione nazionale lotta all’analfabetismo) sono ben diversi: «Il 36,5% dei nostri concittadini ha al massimo la licenza elementare – spiega il professor Saverio Avveduto, presidente onorario dell’associazione –. Circa 20 milioni di cittadini che non possono certo dirsi alfabetizzati». Secondo l’indagine “ALL” dell’Invalsi, il 46,1% degli italiani si trova in condizione di “illetteralismo”, non riesce cioè a superare il livello base di comprensione di un brano di prosa: oltre 33 milioni di persone. Se la definizione restrittiva può andar bene per migliorare le statistiche, economisti e linguisti sono tuttavia concordi nel sostenere che in una società complessa non si può considerare alfabetizzato chi magari riesce a leggere un testo o a mettere la firma su un modulo ma non è in grado di fare proprie le informazioni che gli vengono sottoposte. «Gli esperti internazionali hanno concluso che soltanto il 20,2% della popolazione italiana possiede le competenze minime di lettura, scrittura e calcolo indispensabili per muoversi in una società complessa: riescono cioè a leggere un grafico, controllare un LICENZA ELEMENTARE L’analfabetismo “moderno” Le vie d’uscita: merito e più rigore «Ciò – ipotizza Ignazio Visco – potrebbe dipendere dal fatto che i meccanismi di regolazione del mercato del lavoro hanno sempre protetto l’occupazione dei lavoratori più deboli che di solito sono anche i meno istruiti». Inoltre, gli incentivi e gli aiuti pubblici per il diritto allo studio degli studenti universitari meritevoli ed economicamente svantaggiati è molto inferiore al resto d’Europa: 12,4% contro il 17,1%. Per quanto riguarda la scuola, spesso si denuncia come causa predominante l’assenza di risorse adeguate. Eppure, se si confronta la nostra spesa per l’istruzione con quella dei trenta Stati Ocse, solo sei spendono di più per singolo studente e il nostro rapporto studenti/insegnanti è il più basso (a quota 11, contro i 15 degli Usa e i 19 alunni di Francia e Germania). Secondo vari economisti più preoccupante è piuttosto l’elevato turnover che non favorisce la continuità didattica e la possibilità di progetti educativi pluriennali (sono 130 mila su 840 mila gli insegnanti assunti con contratti a termine che cambiano classe ogni anno). A mancare quindi non sono tanto i soldi quanto la capacità di sfruttarli al meglio e di organizzare il percorso formativo in modo coerente e organico. A questo si aggiunge un fattore extrascolastico: il background familiare. «Secondo l’Ocse – spiega Pasqualino Montanaro, ricercatore di Bankitalia – le differenti condizioni sociali e culturali, già nell’età prescolare, influiscono in modo decisivo sulle abilità cognitive. Esiste una relazione strettissima tra il tipo di scuola scelta e lo status socio-culturale ed economico della famiglia di appartenenza». La ricerca PISA mostra come per uno studente della classe sociale più elevata, la probabilità di essere iscritto a un liceo è sette volte più alta di quella di uno con condizioni familiari più sfavorevoli. estratto conto in banca, leggere un giornale, un avviso o un’istruzione, sanno chi è l’Autorità per la privacy e così via», denunciava Tullio De Mauro, linguista ed ex ministro dell’Istruzione intervenendo al FestivalEconomia di Trento dello scorso anno. ANALFABETI E SENZA TITOLO DI STUDIO di ciò che si legge: il 10% dei nostri studenti è in grado di leggere un testo ma non di comprenderne i contenuti. E al Sud la percentuale sale al 15%. La ricerca PISA segnala inoltre un notevole ritardo dei nostri studenti nel confronto internazionale e forti divari tra le regioni e tra le varie tipologie di scuola. I quindicenni del Mezzogiorno riportano un punteggio medio inferiore del 20% rispetto ai pari età del Nord, dove invece i risultati si avvicinano a quelli dei paesi migliori. Notevole è il ritardo di Calabria, Sicilia e Campania (vedi GRAFICO 2 ). I TRE TIPI DI ANALFABETISMO Analfabetismo primario strumentale È quello di chi non ha mai imparato a leggere e scrivere. Analfabetismo di ritorno strumentale Colpisce chi ha (forse) imparato a leggere, è andato a scuola (anche completando il ciclo di studi dell’obbligo) ma ha poi disimparato completamente quanto appreso. Analfabetismo funzionale Categoria definita per la prima volta dall’Unesco nel 1952 nella quale ricade chi decifra uno scritto, sa apporre una firma ma non sa poi comprendere quanto ha letto oppure non sa fare calcoli di media difficoltà o scrivere un testo complesso su problemi e fatti della vita quotidiana di interesse sociale. Effetti collaterali Chi ha minore istruzione non solo guadagna meno, ma è più incline a commettere crimini, a fumare e la sua che stiamo per presentarvi, probabilmente mastro Geppetto e il Grillo parlante avrebbero fatto meno fatica a convincere Pinocchio ad andare a scuola anziché perdere tempo con Lucignolo e il Paese dei balocchi. Studiare di di Emanuele Isonio A | 48 | valori | VESSERO AVUTO A DISPOSIZIONE I DATI ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | più diminuisce la propensione a delinquere, il numero di sigarette fumate e innalza invece l’aspettativa di vita. Sembra fantascienza. È invece il risultato di varie ricerche, italiane ed internazionali su quelli che gli economisti chiamano “rendimenti sociali dell’istruzione”. aspettativa di vita si riduce. Un costo per la collettività di 500 milioni di euro. Il settore più indagato è quello del legame tra istruzione e probabilità di commettere reati. L’italiano Enrico Moretti, docente di Economia all’università californiana di Berkeley ha stimato, insieme al collega canadese Lance Lochner, che un aumento di un punto percentuale dei diplomati riduce il numero di reati contro la persona dello 0,8% e contro il patrimonio dello 0,6%. La spiegazione alla base di questo dato è tutto sommato semplice: «L’istruzione riduce gli incentivi a delinquere aumentandone il costo-opportunità, sia innalzando il rendi| ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 49 | | economiasolidale | | economiasolidale | CONCORSO PER MAGISTRATI: MIGLIAIA DI BOCCIATI PER ERRORI GRAMMATICALI C’È CHI HA SCRITTO “RISCUOTERE” CON LA Q, chi ha fatto a pugni con le doppie e con la punteggiatura. E addirittura chi ha parlato della possibilità di fare “ricorso alla corte di Giustizia dell’Ajax”. Sembra la nuova antologia di errori nei temi dei bambini delle elementari. Sono invece le “chicche” rivelate da Matteo Frasca, uno dei commissari all’ultimo concorso per l’accesso in Magistratura di cui si conoscano gli esiti. Risultato: su 43 mila domande, 4 mila candidati alle prove scritte, gli ammessi all’orale sono stati 322. Addirittura 58 in meno dei 380 posti disponibili. Ovviamente, molti saranno stati respinti per deficit di conoscenza di leggi, regolamenti e procedure ma le bocciature per la carente dimestichezza con la lingua italiana sono state moltissime, assicura il membro della commissione d’esame. «La conoscenza della lingua italiana – spiega il magistrato – è una precondizione per partecipare al concorso, ma alcuni candidati non ce l’avevano». mento relativo delle attività legali sia aumentando il costo dei periodi di detenzione». In pratica, più uno studia, più aumenta il proprio reddito, minore è la convenienza a delinquere perché maggiore è il mancato guadagno mentre si è in carcere (vedi GRAFICO 3 ). Tradotto in soldoni: un risparmio per la collettività di 2.100 dollari per ogni diplomato in più. Alcuni ricercatori italiani hanno calcolato che nel nostro Paese il risparmio complessivo si aggirerebbe sui 500 milioni di euro. Pari allo 0,3% delle entrate per imposte dirette o al 36% della spesa nazionale per la formazione professionale. Più studi, più vivi 8 SETTEMBRE: GIORNATA MONDIALE PER L’ALFABETIZZAZIONE L’8 SETTEMBRE L’UNESCO CELEBRA la Giornata mondiale dell’Alfabetizzazione. In tale occasione, l’Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo organizza un convegno alla Camera dei deputati dal titolo “L’Alfabetizzazione nel Mediterraneo” al quale prenderanno parte autorità e docenti di vari paesi europei e nordafricani. Il programma completo è disponibile sul sito www.unla.it Capitolo salute: chi ha un livello d’istruzione più elevato adotta (mediamente) stili di vita migliori, più sani e quindi ha meno probabilità di ammalarsi. I dati sul fumo lo dimostrano (vedi GRAFICO 4 ): tra chi ha solo la licenza elementare i fumatori sono il 55%. Percentuale che scende al 44% tra chi consegue la licenza media, al 32% tra i di- Con l’1% di diplomati in più, in un Paese si riducono i reati contro la persona dello 0,6% plomati e al 25% tra i laureati. «La cattiva salute – spiegano i ricercatori Bankitalia – riduce la quantità di ore lavorate e di conseguenza il reddito percepibile. Il costo della cattiva salute è quindi tanto più elevato quanto maggiore è il grado d’istruzione». Dati simili per gli incidenti domestici: colpiscono 1 cittadino su 4 tra quelli che hanno la licenza elementare e solo 1 su 10 tra i laureati. Tutto ciò si traduce in un’aspettativa di vita maggiore per i laureati (vedi GRAFICO 5 ). Secondo le stime di Luigi Cannari e Giovanni d’Alessio, dirigenti del servizio studi della nostra banca centrale, le persone con istruzione superiore alla media hanno una probabilità di sopravvivere più elevata del 4% di quella media. . ANDIAMO ALLE FONTI: SU VALORI.IT DATI E RICERCHE INTEGRALI NEGLI ARTICOLI CHE TROVATE IN QUESTE PAGINE abbiamo cercato di evidenziare gli aspetti più interessanti di ricerche e saggi sulle ricadute economiche e sociali dell’istruzione e sui costi dell’analfabetismo. Ma su un giornale lo spazio sarà sempre, inevitabilmente, scarso. Le nuove tecnologie ci vengono però in soccorso. Sul nostro sito (www.valori.it) troverete pubblicati i testi integrali di ricerche, studi e interventi: . . . . . . . Pasqualino Montanaro: I divari territoriali nella preparazione degli studenti italiani. Evidenze dalle indagini nazionali e internazionali (Banca d’Italia) Tullio De Mauro: La barriera dell’istruzione. Intervento al Festival Economia di Trento 2007 Daniele Checchi: Il sistema formativo in Italia. Ambiente familiare e stratificazione sociale (Università di Milano) Commissione europea: Five education benchmark for European Union Commissione europea: Progress towards Lisbon objectives 2010 in education and training Saverio Avveduto: La croce del Sud. Arretratezza e squilibri educativi nell’Italia di oggi (UNLA) Saverio Avveduto: Volar sanz’ali. Dati sui sistemi educativi dell’Italia e dei Paesi avanzati (UNLA) LIBRI Qualità e meritocrazia, obiettivi indispensabili per uscire dalla crisi «Il divario tra Nord e Sud è preoccupante e destinato ad aumentare», denuncia Daniele Checchi, preside di Scienze politiche alla Statale di Milano. «La correlazione tra istruzione e crescita economica è indubbia». «L di Emanuele Isonio dati incontrovertibili come le scienze naturali» chiarisce subito Daniele Checchi, preside della facoltà di Scienze politiche all’Università Statale di Milano, uno dei massimi esperti delle ricadute economiche e sociali dell’istruzione. «Ma è ormai acclarato che un adeguato livello di formazione produce un impatto positivo sulla qualità della partecipazione alla vita pubblica, sulle sue aspettative economiche e sulla crescita della società nel suo complesso». E SCIENZE SOCIALI NON FORNISCONO Daniele Cecchi, preside della facoltà di Scienze politiche all’Università Statale di Milano. obiettivi dell’Agenda di Lisbona “Gli sono coerenti con la volontà di creare un’economia della conoscenza. Anche perché servono ad innalzare sia la quantità che la qualità dell’istruzione ” LINK UTILI Portale dell’Unione europea Istituto naz. per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione Programma internazionale dell’OCSE per la valutazione degli studenti Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo www.europa.eu www.invalsi.it www.pisa.oecd.org www.unla.it È stato calcolato che un anno di istruzione in più per ogni cittadino equivale a mezzo punto percentuale di crescita del Pil permanente. Concorda? La correlazione istruzione/crescita economica secondo me è indubbia. Moltissime ricerche evidenziano un legame profondo tra livelli retributivi e anni di istruzione. Chi studia più a lungo può avere una retribuzione più alta. Fare una quantificazione così precisa è invece più complicato, viste le numerose variabili in ballo. Quali sono le variabili più rilevanti per tale relazione? La quantità, ovviamente. Ma ancor più la qualità dell’istruzione. Inoltre le ricerche prodotte dalla Commissione europea e dal centro studi di Confindustria hanno evidenziato che per la crescita è importante un adeguato livello medio di istruzione di tutta la popolazione, piuttosto che un piccolo gruppo di cittadini molto istruiti accanto a un alto numero di analfabeti. L’Italia in questo senso non sta benissimo… | 50 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | Purtroppo no. Il divario tra le regioni è enorme. Quelle del Nord raggiungono livelli comparabili con quelli del resto della Ue ma nel Meridione la situazione è preoccupante. E per il futuro c’è il rischio che la forbice si ampli. Gli obiettivi posti dall’Agenda di Lisbona possono servire da stimolo per migliorare? Sono obiettivi sensati e coerenti con la volontà di costruire un’economia della conoscenza. Anche perché puntano ad innalzare sia la quantità dell’istruzione sia la qualità. L’Italia è molto indietro e difficilmente raggiungerà i traguardi entro il 2010. Tra l’altro, le politiche su scuola e università dell’attuale governo non mi pare puntino a raggiungerli. Vanno anzi in direzione opposta. Si riferisce ai tagli economici che colpiranno scuole e insegnanti? Il problema non sono tanto i soldi: nel sistema scolastico italiano si investe tanto – più che all’estero – ma i rendimenti, in termini di competenze acquisite, sono molto bassi. Quella che manca è una politica seria che colpisca le vere cause dell’arretratezza italiana. Ovvero? La mancanza di una organizzazione complessiva del sistema scolastico, l’innalzamento del livello di formazione degli insegnanti e il contrasto al precariato che impedisce di fare programmi educativi pluriennali. Stessi problemi dell’università? Nell’università la spesa è più bassa e il problema maggiore è l’assenza di meccanismi premianti. Le retribuzioni sono collegate solo all’anzianità. Le pare possibile che non ci siano controlli sulla produttività scientifica del corpo docente? Un’assurdità che esiste solo in Italia. Quali sono gli interventi utili, secondo lei? Le norme introdotte dall’ex ministro Bersani, che detassavano i profitti e i lasciti ereditari investiti in ricerca, andavano nella giusta direzione. E le parti sociali come possono contribuire per attivare un circolo virtuoso? Tra gli imprenditori solo il 6% è laureato e c’è scarsa propensione ad investire nella ricerca. Confindustria dovrebbe creare strutture di ricerca proprie e incentivare la nascita di sistemi consortili tra le imprese, visto che la loro piccola dimensione scoraggia gli investimenti in tal senso. I sindacati devono invece abbandonare il loro atteggiamento tendenzialmente corporativo. Hanno insita in loro una cultura di autogestione delle istituzioni scolastiche e vedono come un’ingerenza ogni intervento esterno. Finché non cambieranno logica e capiranno che l’elemento da tutelare è il pubblico servizio fornito dal sistema scolastico temo che la loro posizione non cambierà. . | ANNO 8 N.62 | Piero Cipolline Paolo Sestito Il capitale umano Come far fruttare i talenti Il Mulino, 2008 €8,80 Massimiliano Bratti Daniele Checchi Antonio Filippin Da dove vengono le competenze degli studenti? I divari territoriali nell’indagine OCSE PISA 2003 Il Mulino, 2007 €32,00 Andrea Fumagalli Bioeconomia e capitalismo cognitivo Verso un nuovo paradigma di accumulazione Carocci, 2007 €20,30 SETTEMBRE 2008 | valori | 51 | | economiasolidale | Sbilanciamoci | | economiasolidale | Tasse come armi per difendere il lavoro e il Pianeta Riequilibrare la distribuzione del benessere e della ricchezza, consentire acquisti consapevoli, ridurre i danni ambientali, uscire da una crisi economica. Se usata correttamente la politica fiscale ha potenzialità impensabili. ogliere ai ricchi per dare ai poveri. Ma anche togliere a chi distrugge il Pianeta e dare a chi cerca di difenderlo. Togliere a chi specula e dare a chi lavora. Si può fare tutto questo con una bacchetta magica chiamata “tasdi Elisabetta Tramonto se”. Che la politica fiscale sia uno strumento potentissimo è cosa nota. Ma, forse, ancora non ne sono state esplorate tutte le potenzialità. Prendiamo, per esempio, l’impennata dei prezzi delle materie prime agricole che negli ultimi mesi ha provocato rincari incredibili in alimenti che mangiamo tutti i giorni, come la pasta, aumentata del 30% in sei mesi. “Che cosa può fare la politica economica?”, si chiedeva i primi di luglio dalle pagine de IlSole24Ore l’economista Guido Tabellini, appena nominato rettore dell’Università Bocconi di Milano. Abbassare le tasse sul lavoro. Tabellini scriveva: “Gli effetti dello shock dei prezzi dovrebbero essere contrastati con la politica fiscale. Lo strumento corretto è una riduzione delle imposte sui redditi da lavoro: dal lato dell’offerta scenderebbero i costi di produzione; dal lato della domanda si darebbe sollievo al reddito disponibile delle famiglie, soprattutto di quelle a basso reddito che in proporzione sono state più colpite”. T Meno tasse sul lavoro «Questo mese presenteremo il rapporto sui salari degli italiani dal 2002 al 2007», anticipa Agostino Megale, presidente dell’Ires (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) e segretario confederale Cgil. «C’è una difficoltà crescente per i lavoratori dipendenti, in termini di reddito e di potere d’acquisto. Il governo sembra essere incapace di dare un sostegno ai redditi, come se si fosse dimenticato dell’esistenza di un’emergenza salariale in Italia», conclude Megale. Lo scorso novembre Cgil, Cisl e Uil hanno presentato in parlamento una piattaforma comune, poi riproposta a luglio con il nuovo governo, dove indicavano come priorità la riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati e, contemporaneamente, l’aumento delle imposte sui redditi da investimenti finanziari speculativi. «Se le tasse devono essere proporzionali e progressive rispetto al reddito, in questo momento c’è qualcosa che non va. Chi investe in borsa è trattato come il più povero dei contribuenti», denuncia Mario Pianta, professore di Politica economica all’università di Urbino. «La tassazione delle rendite finanziarie, al 12,5% in Italia, è molto più bassa del prelievo fiscale medio per i lavoratori dipendenti, intorno al 30%. Non c’è equità». «Serve una vera riforma È IL MOMENTO DI SBILANCIARSI E CHIEDERE “UN BEL LAVORO!” LIBRI Lester R. Brown Piano B 3.0 Mobilitarsi per salvare la civiltà Ed. Ambiente, 2008 BASSI SALARI, SICUREZZA SEMPRE MENO GARANTITA, precarietà diffusa, erosione dei diritti sociali, delocalizzazioni e nuove povertà. Le problematiche attorno al lavoro negli ultimi anni stanno diventando sempre più pesanti sulle spalle della società. Per questo il Forum Sbilanciamoci! 2008 ha scelto come titolo “Un bel lavoro - Diritti, economia di giustizia, imprese responsabili”. Per la quarta edizione (dal 4 al 6 settembre) è stata scelta la città di Torino e, in particolare Mirafiori, luogo simbolo dello sviluppo centrato sull’automobile, energivoro e basato sull’utilizzo dissennato di una risorsa sempre più scarsa come il petrolio. Torino, città delle grandi fabbriche e dell’automobile, ma anche degli incidenti sul lavoro come è il caso della Thyssenkrupp. Al Forum saranno presenti oltre 50 relatori, italiani e stranieri, che interverranno in sei sessioni plenarie e dieci gruppi di lavoro tematici. Una sessione, organizzata in collaborazione con FIOM e FIM, prevede la partecipazione di delegati sindacali dal Brasile, dalla Serbia, dalla Turchia, dalla Polonia: dove i temi della delocalizzazione della produzione, delle politiche delle multinazionali e dei diritti dei lavoratori si intrecciano con quello delle popolazioni e dei territori oggetto delle nuove politiche di sviluppo industriale e neoliberiste. Ma da Sbilanciamoci! arrivano anche delle proposte. Il Forum consegnerà al Governo una proposta per la Finanziaria 2009 basata su un modello di sviluppo sostenibile e di qualità, con al centro i diritti sociali. UN MOVIMENTO, DUE SITI www.sbilanciamoci.org Per le notizie sulle iniziative, la campagna Sbilanciamoci!, gli eventi, i rapporti pubblicati. www.sbilanciamoci.info NUOVO! Il nuovo sito di Sbilanciamoci! è appena nato: approfondimenti, articoli, opinioni. Un luogo virtuale per aprire un nuovo dibattito politico. I prezzi non considerano i costi ambientali e sociali. Bisogna bilanciarli aumentando le tasse UN’ALTRA POLITICA ECONOMICA È POSSIBILE SBILANCIAMOCI! CONSEGNERÀ AL GOVERNO una proposta per la Finanziaria 2009, in questi mesi al vaglio del governo, basata su un modello di sviluppo sostenibile e di qualità, con al centro i diritti sociali. Nella scheda l’anticipazione delle proposte. . . . . .. .. . .. .. .. . .. .. .. .. .. .. FISCO Tassazione delle rendite finanziarie al 23%, con franchigia a 250 mila euro (esenzione con il mantenimento della tassazione attuale) per i possessori di titoli di stato Reintroduzione della tassa di successione, con franchigia a 500 mila euro al di sotto della quale è prevista l’esenzione Introduzione di una aliquota IRPEF al 45% per i redditi superiori ai 200 mila euro AMBIENTE 1 miliardo di euro per un piano di “piccole opere” di rilevanza strategica: riassetto idrogeologico, approvvigionamento idrico nel Sud, adeguamento della legge 626 per le scuole pubbliche Piano nazionale per la mobilità sostenibile e le ferrovie locali 1 miliardo di incentivi e investimenti per le energie pulite (fotovoltaico, eolico, ecc.) Tassazione a 10 centesimi per i sacchetti di plastica Reintroduzione della carbon tax 1.000 euro aggiuntivi di superbollo per i SUV WELFARE Abolizione dei bonus bebè e della social card Piano nazionale per la costruzione di 5.000 asili nido 500 mila euro per il “fondo di non autosufficienza” Abolizione dei 650 milioni di euro contributi alle scuole private Reintegro dei fondi alla sanità pubblica Due diligence sulle convenzioni con in privati in sanità (risparmio di 2 mld) Rifinanziamento del fondo per il diritto allo studio e per l’edilizia scolastica PACE E SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE Riduzione del 20% della spesa militare Riduzione dell’organico delle forze armate da 190 mila a 120 mila addetti Innalzamento in tre anni allo 0,7% del PIL dell’aiuto pubblico allo sviluppo Stanziamento di 300 milioni di euro per un fondo nazionale per la riconversione dell’industria militare Maggiorazione dell’imposizione fiscale del 10% su vendita e porto d’armi Condivisione con il gruppo dei 49 delle proposte per l’introduzione di un organico sistema di tasse globali ECONOMIA, IMPRESE Raddoppiamento dei fondi per la ricerca pubblica Fondo di 500 milioni di euro per la trasformazione di 100 mila co.co.pro in lavoratori dipendenti Fondo per lo sviluppo dell’economia solidale (Gas, microcredito, ecc.) Riduzione dell’ IVA al 10% per i prodotti del commercio equo e solidale Fondo per piani di sviluppo locale Vincoli ambientali e sociali nell’utilizzo dei fondi strutturali La locandina del Forum Sbilanciamoci! Per la quarta edizione, dedicata al tema del lavoro, è stata scelta la città di Torino. fiscale che premi lavoratori e pensionati e che tenga conto delle famiglie», dichiara Annamaria Furlan, segretario confederale della Cisl. «Ma se non vogliamo premiare gli evasori, la riduzione delle tasse deve riguardare solo i lavoratori dipendenti», aggiunge Megale. Il mercato è bugiardo, non fa pagare i danni all’ambiente «Serve una riforma fiscale che sposti una quota rilevante di fiscalità dal prelievo sul lavoro al prelievo sui consumi energetici, sulla motorizzazione, sulla produzione di rifiuti, sulle emissioni», dichiara Maurizio Gubbiotti, della Segreteria nazionale di Legambiente –. Negli ultimi dieci anni in Europa e in gran parte del mondo é cresciuta la tassazione ambientale, in Italia invece é avvenuta una controriforma fiscale che ha favorito l’inquinamento e i consumi e ha penalizzato lavoro e impresa». Nicholas Stern, ex economista capo della Banca Mondiale, nel 2006 ha pubblicato uno studio sull’impatto economico dei cambiamenti climatici, parlando di un imponente fallimento del mercato. Indicava come causa dell’attuale emergenza clima la mancata valutazione dei costi ambientali causati dall’uso di combustibili fossili, che ammonterebbero a migliaia di miliardi di dollari. “La benzina dovrebbe costare 6 dollari al litro”, scrive, nel suo ultimo libro “Piano B 3.0”, Lester Brown, fondatore del Worldwatch Institute, il più autorevole osservatorio sull’ambiente. “I prezzi della benzina non tengono conto del costo dei cambiamenti climatici, degli sgravi fiscali alle compagnie petrolifere, delle spese militari per garantire l’accesso alle fonti petrolifere nell’instabile situazione politica del Medio Oriente, dei costi sanitari per la cura delle malattie respiratorie causate dall’inquinamento”, scrive Lester Brown. L’International Center for Technology Assessment ha calcolato che i costi “nascosti” in un litro di benzina ammontano a più di 3 dollari. “Se si aggiunge il prezzo attuale di 3 dollari della benzina – si legge in “Piano B 3.0”, stampato a giugno di quest’anno - si ottengono i 6 dollari al litro. I governi dovrebbero ristrutturare il sistema di tassazione, incorporando i costi indiretti, in modo che il prezzo della benzina rifletta integralmente il suo costo sociale. E, contemporaneamente, dovrebbero controbilanciare interventi di questo tipo con una riduzione delle imposte sul lavoro”. . www.worldwatch.org - www.earthpolicy.org | 52 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 53 | | economiasolidale | Il solare del futuro impara dagli alberi I ricercatori del Chose dell’università Tor Vergata hanno progettato celle fotovoltaiche rivoluzionarie. Mille volte più sottili di quelle attuali, molto più efficienti ed ecologicamente sostenibili. DUE PIÙ GRANDI LIMITI nello sfruttamento dell’energia solare, fino ad oggi, sono stati i costi elevati e i grandi spazi necessari per gli impianti. Per questo, ricercatori e scienziati di tutto il mondo da anni tentano di creare celle fotovoltaiche “low cost” e altamente di Andrea Barolini efficienti. Negli Stati Uniti si sono raggiunti alcuni importanti risultati con il film sottile (il “thin film”), ma i primi a far segnare quella che si annuncia come una svolta nel campo dell’energia solare sono i tecnici del Chose (Center for Hybrid and Organic Solar Energy), il Polo solare organico della Regione Lazio e dell’università Tor Vergata di Roma. Nato nel dicembre 2006, è un centro di eccellenza che si occupa del processo di industrializzazione delle tecnologie organiche per la produzione di energia fotovoltaica. Il loro impiego segna una nuova frontiera per la ricerca sull’energia elettrica prodotta grazie all’irraggiamento solare. Un vero e proprio cambio di paradigma. E una speranza concreta per il futuro del Pianeta. I Copiare dalle foglie Le celle solari organiche costituiscono il cuore di una nuova generazione di pannelli fotovoltaici, basata sull’impiego dei composti organici del carbonio. A SCUOLA DI SOLARE NON SOLO RICERCA SCIENTIFICA AVANZATA MA ANCHE FORMAZIONE. L’università Tor Vergata di Roma propone un master di secondo livello in Ingegneria del fotovoltaico (MIF), che prevede 1.500 ore di attività formativa rivolta a neolaureati in discipline tecnico-scientifiche, sia italiani che stranieri. Il corso, a numero chiuso (25 i posti disponibili) costa da 4 a 5 mila euro, in funzione della durata. Sono previste borse di studio (per informazioni www.masterpv.org). Inoltre, dal 22 al 26 settembre, è in programma la seconda edizione della Scuola internazionale sul fotovoltaico organico (ISOPHOS 2008), nell’isola di Ventotene. Il corso - aperto a chimici, fisici e ingegneri – si concentrerà sulle teorie e le tecniche applicative del fotovoltaico organico, con una speciale sezione dedicata alle nanotecnologie applicate al solare di terza generazione. | 54 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | La struttura di una cella organica è tanto semplice quanto efficiente: chiamata “a sandwich”, è composta da un substrato - generalmente fatto di vetro ma anche di plastica flessibile - e da una o più sottilissime pellicole (che contengono i materiali “fotoattivi”), frapposte tra due elettrodi. Il tentativo dei ricercatori è stato quello di “copiare” la fotosintesi clorofilliana, utilizzando una miscela di materiali: alcuni di essi assorbono la radiazione solare, altri estraggono la carica per produrre elettricità. E la gamma di pigmenti che possono essere impiegati ne include anche di comunissimi, a base vegetale, come le antocianine derivate dai frutti di bosco. In alternativa, si possono utilizzare polimeri o molecole sintetizzate per massimizzare l’assorbimento dello spettro solare. Attualmente, le celle che hanno ottenuto i migliori risultati (e per le quali è quindi più vicino un impiego industriale) sono le «Dye sensitized” (che raggiungono un’efficienza del 12%), la cui parte fotoelettricamente attiva è costituita da un pigmento, da ossido di titanio e da un elettrolito. “NATURE”: CONVIENE DAVVERO PUNTARE SUL “FILM SOTTILE”? IL FILM SOTTILE È DAVVERO IL FUTURO DEL FOTOVOLTAICO? A porsi la domanda è la prestigiosa rivista “Nature”, che cita Nanomarkets, società di consulenza con sede a Glen Allen, in Virginia, secondo la quale il “thin film” raggiungerà il 50% del mercato mondiale entro il 2015. Allo stesso modo, la Lux Research, società di consulenza newyorkese, ha spiegato che gli investimenti nel settore sono passati dai 481 milioni di dollari del 2006 a 1,36 miliardi del 2007. Molte delle celle vendute utilizzano ancora il silicio, sebbene nella sua forma amorfa (e non più in quella cristallina), cosa che ha reso le celle ben più economiche, ma anche meno efficienti. La speranza è di trovare una tecnologia in grado di coniugare efficienza ed economicità. Molti ricercatori puntano sulla tecnologia “CIGS” (Cadmium Indium Gallium Diselenide): una lega di rame, indio, gallio e selenio annunciata dall’industria statunitense Nanosolar come la cella a film sottile più economica al mondo. Promette un’efficienza di ben cinque volte superiore rispetto a quelle utilizzate fino ad oggi. Lo scorso marzo, una cella sviluppata dal Laboratorio Nazionale per le Energie Rinnovabili degli Usa ha raggiunto l’efficienza record del 19,9%. Alcuni scienziati, tuttavia, rimangono scettici circa le reali possibilità di utilizzo in larga scala delle celle CIGS. Secondo Martin Green, ricercatore dell’università del New South Wales, in Australia, «si tratta di una tecnologia estremamente sensibile al grado di umidità, e per questo di difficile produzione». La stessa industria Nanosolar, sostiene Tonio Buonassisi, ricercatore del MIT di Cambridge: «è ancora in fase di ricerca e sperimentazione. E l’efficienza record raggiunta dalle celle CIGS è tutta da verificare a livello industriale: per ora non supera il 9%». Inoltre, se è vero che raffinare il silicio è molto costoso, preso nella sua forma “non processata”, si tratta invece del secondo elemento più diffuso sulla crosta terrestre. «Al contrario, l’utilizzo su larga scala delle celle CIGS – prosegue il ricercatore – produrrebbe un’impennata dei prezzi di materie prime che già scarseggiano. L’ingresso delle industrie cinesi nel mercato del silicio raffinato, invece, A.B. aiuterà la discesa del prezzo». TECNOLOGIE FOTOVOLTAICHE A CONFRONTO MATERIALE SVANTAGGI STATO Silicio cristallino Alta efficienza VANTAGGI Celle basate su «wafer» a silicio, necessitano di grandi quantitativi di materiale Già introdotta su 15-22% scala industriale In fase di ricerca. I fotoni sono assorbiti da un semiconduttore, la cui energia è trasformata in elettricità Gallio indio phosphide (GaInP), gallio arsenide (GaAs) e germanio (Ge) a multigiunzione Utilizzato tradizionalmente nello spazio, dove ottiene i migliori risultati di efficienza Elevati costi di produzione Ultimamente sono aumentate le applicazioni terrestri Semiconduttore Film Sottile Le celle tradizionali a silicio cristallino utilizzano coppie di wafer solidi. Le tecnologie a film sottile, che possono sfruttare sia elementi organici che inorganici come semiconduttori, utilizzano invece silicio allo stato gassoso. Ciò permette di ridurre notevolmente i costi rispetto agli impianti tradizionali Silicio amorfo Può essere utilizzato come film sottile, a differenza del silicio cristallino Bassa efficienza Incertezza sulle sperimentazioni di lungo termine 6-10% Semiconduttore Cadmio telluride (CdTe) Buona efficienza e tecnologia testata. Ottimo in caso di bassa radiazione solare Difficoltà nello smaltimento e tossicità degli elementi Lanciate larghe applicazioni 9-11% Semiconduttore Lega di rame indio gallio selenio (CIGS) Alta efficienza nel film sottile. Trasparente. Buone proprietà ottiche ed elettroniche Processi produttivi ancora non sufficientemente testati Previsto a breve impiego industriale 10-14% Semiconduttore Ottime con poca Necessità Celle solari «Dye sensityzed» illuminazione di manipolare e angoli “estremi”. elettroliti solventi Trasparenti e flessibili Sperimentate le prime applicazioni 11% Non è un semiconduttore. Utilizza processi di fotosintesi Organico In fase di ricerca 2-5% Utilizza semiconduttori organici Potenzialmente Generalmente le più economiche. poco efficienti Utilizzabili e poco stabili su innumerevoli superfici. Trasparenti e flessibili EFFICIENZA STIMATA TECNOLOGIA Kwh/m2 >2.200 1.800 1.600 1.400 1.200 1.000 800 <600 Trasparenti, flessibili e ultrasottili La grande conquista ottenuta dai tecnici del Chose è dunque quella di aver superato il problema principale delle celle fotovoltaiche attualmente in commercio: l’utilizzo di grandi quantitativi di silicio, che contribuisce a circa il 50% dei costi dei pannelli. Le celle organiche, invece, sono completamente biocompatibili (tra i materiali utilizzati sono presenti anche complessi proteici fotosintetici estratti, ad esempio, dalle foglie di spinaci). Per estrarre la carica generata nel pigmento, poi, è sufficiente una pasta di ossido di titanio: un ingrediente comune che si trova in innumerevoli prodotti (dentifrici, vernici idrosolubili, creme solari). Una soluzione liquida o pastosa, applicata “riciclando” il sistema delle comuni stampanti a getto d’inchiostro, per ricavare grandi pannelli a costi contenuti. E, in più, ottenendo film fino a mille volte più sottili dei “wafer” in silicio. In termini economici, ciò si potrà tradurre in un incremento esponenziale delle superfici che produrranno energia fotovoltaica, portando i costi dai circa 4-7 euro per watt prodotto dei pannelli in silicio odierni ai circa 2 euro dei pannelli organici. . 30-40% Qui a sinistra, la mappa tratta dalla rivista “Nature”, che mostra l’intensità delle radiazioni solari che colpiscono le diverse zone in Europa. DAI GAMBERETTI LA PLASTICA SPRAY AVETE PRESENTE QUEI TELI NERI DI PLASTICA stesi per chilometri sulle nostre campagne? Servono per pacciamare, cioè proteggere dalle infestanti, fragole, insalate e altre coltivazioni erbacee annuali. Però incrementano l’uso dei derivati del petrolio nell’agricoltura: ogni anno in Italia vengono utilizzate 65 mila tonnellate di queste plastiche (PE e EVA), che dopo i raccolti per l’80% sono abbandonate sui terreni o bruciate in modo incontrollato. Per eliminare questo problema e per riutilizzare scarti della produzione industriale alimentare campana, che costituiscono un’emergenza ambientale, l’Istituto di chimica e tecnologia dei polimeri (Ictp) del Cnr di Pozzuoli ha messo a punto un materiale plastico biodegradabile, ottenuto da gusci di gamberi, bucce di pomodoro e scarti della lavorazione dell’aceto. L’acqua piovana non è abbastanza acida da scioglierlo, ma i batteri del suolo possono farlo scomparire in pochi mesi. La pellicola funziona anche da diserbante e fertilizzante. Pa. Bai. | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 55 | FONTE: NATURE | economiasolidale | energia pulita | | economiasolidale | consumi | | economiasolidale | A caccia di risparmio La crisi entra nei supermercati Il quarto Rapporto sociale nazionale Coop non lascia dubbi: i consumi rallentano e anche la grande distribuzione ne risente. E mentre è boom per i discount, l’inflazione per gli alimentari tocca il +5%. L la solidarietà locale e internazionale. In questa ottica Coop ha attivato una rete di associazioni, alcune a livello territoriale, altre di portata nazionale. E, appena un anno fa, ha siglato un accordo quadro di programma con il forum permanente del Terzo settore. Per tutti questi progetti Coop ha redistribuito alla comunità locale, sotto forma di beni e liquidità direttamente donate o raccolte dai propri soci quasi 2 milioni di euro con un incremento di oltre 100 mila euro rispetto al 2006. Inoltre, si è diffusa a livello nazionale l’iniziativa “Buone Fine” volta al recupero degli invenduti: sono 933 le associazioni accreditate e 41 mila le persone aiutate (+45% rispetto al 2006). Coop è impegnata anche nel campo della tutela dell’ambiente: tra il 2000 al 2007 sono state risparmiate più di 9.500 tonnellate di materiali per gli imballaggi. La vendita nelle Coop di elettrodomestici e apparecchiature a elevata prestazione energetica, infine, ha fatto risparmiare energia per oltre 70 milioni di kWh, pari al fabbisogno di oltre 26 mila famiglie medie e ridotto le emissioni di CO2 di 34 mila tonnellate. ANNO 8 N.62 | 8 settembre ROMA L’ALFABETIZZAZIONE NEL MEDITERRANEO Convegno organizzato dall’Unla (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo) in occasione della Giornata mondiale dell’alfabetizzazione indetta dall’Unesco. Ci saranno docenti e rettori delle università di Algeri, Firenze, Napoli, Parigi, Tolosa e Versailles. Camera dei deputati - Sala delle Colonne - Via Poli, 19 - www.unla.it 8 – 10 settembre FANO (PS) FIERA DELLA SOSTENIBILITÀ Rocca Malatestiana www.marcheinfesta.it A CRISI DEI CONSUMI ENTRA ANCHE NEI SUPERMERCATI. Lo ha confermato Federdistribuzione (che rappresenta oltre il 70% della grande distribuzione italiana), che ha spiegato come l’aumento del fatturato registrato nei primi cinque mesi del 2008 (+4,8%) è spiegabile soprattutto grazie all’aumento dei prezzi. E i consumatori sono ormai sempre più in cerca di promozioni (il 21,3% del fatturato complessivo della grande distribuzione nel 2007, contro l’8,1% del 2000) e di di Andrea Barolini marchi meno noti e più a buon mercato (di qui il boom dei discount: +13,6% di vendite da gennaio a maggio di quest’anno rispetto al 2007). Un quadro non certo roseo, che è stato confermato anche dal quarto Rapporto sociale nazionale di Coop. Per venire incontro alle esigenze dei clienti, infatti, supermercati ed ipermercati delle cooperative, a fronte di un aumento delle vendite del 6% hanno registrato lo scorso anno un calo degli utili del 43%: da 379 a 162 milioni di euro rispetto al 2006. «Abbiamo scelto di arrivare quasi a dimezzare i nostri introiti – ha spiegato Riccardo Bagni, vicepresidente di Coop Italia – pur di difendere il potere d’acquisto dei nostri clienti». LA COOP SOSTENIBILE: AMBIENTE E TERZO SETTORE «Inoltre – prosegue Bagni – grazie alla battaglia che nel 2006 abbiamo portato avanti per le liberalizzazioni, in alcuni segmenti di mercato i prezzi sono anche diminuiti: i farmaci da banco venCOOP È IMPEGNATA ANCHE SUL TEMA della sostenibilità sociale duti presso la Coop constano, in media, l’11% in meno rispetto aled economica. Tra le iniziative più significative ci sono quelle che riguardano l’anno scorso». | 56 | valori | APPUNTAMENTI SETTEMBRE>NOVEMBRE SETTEMBRE 2008 | Consumatori consumati. Volano gli acquisti a rate Nel rapporto c’è anche spazio per una fotografia dettagliata del “consumatore medio” italiano. Nonostante la lenta crescita del Pil (+1,5% nel 2007) e l’impennata dei prezzi degli alimentari (+5%) e degli energetici (+9%), la spesa pro capite nel nostro Paese è cresciuta dell’1,4%. Le previsioni 2007-2009, tuttavia, parlano di una diminuzione dello stesso dato dello 0,9%. Ciò è dipeso da una lunga serie di circostanze. «Con redditi reali familiari che crescono in misura ridotta (ad un tasso annuo dello 0,5%) – si legge nel rapporto – aumenta l’incidenza sui consumi delle spese per abitazione, passate in un decennio dal 20% al 26% del budget di ciascun nucleo». Conseguentemente, il ricorso al credito al consumo è passato dai 48 miliardi di euro del 2002, agli oltre 85 miliardi di euro del 2007, con un incremento del 78%. . 11 – 14 settembre AREZZO COPYLEFT FESTIVAL 2008 Quattro giorni di dibattiti, incontri, tavole rotonde, musica, spettacoli e proiezioni organizzate dall’associazione InProspettiva per parlare di Copyleft e di licenze Creative Commons. La città toscana diverrà per l’occasione “Capitale della cultura libera”. www.copyleftfestival.net 11 – 14 settembre BOLOGNA SANA 2008 XIX Salone internazionale del naturale Tre le aree tematiche: la sostenibile qualità del buon cibo, del buon abitare, del benessere. www.sana.it 11 – 14 settembre SANTA LUCIA DI SINISCOLA (NU) FESTA DEL MARE 2008 Nel borgo di pescatori il Festival Internazionale di Legambiente dedicato al mare: ecologia, mangiare sano, energie rinnovabili, tutela e protezione del territorio e del mare, turismo responsabile. www.lafestadelmare.it 12 – 23 settembre PARMA TUTTOUNALTROCAMPO 2° Fair Trade International Youth Meeting Ragazzi e ragazze da tutto il mondo insieme per approfondire tematiche legate al commercio equo, per poi collaborare all’organizzazione di Tuttaunaltracosa. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione Botteghe del Mondo e da Lunaria. www.assobdm.it 16 – 22 settembre SETTIMANA EUROPEA PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE Migliaia di iniziative in oltre duemila città italiane ed europee per sensibilizzare all’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili al posto dell’auto privata. Organizzato dalla direzione Ambiente della Commissione europea. www.mobilityweek.eu 20 – 21 settembre PARMA TUTTAUNALTRACOSA XIV edizione della fiera del commercio equo e solidale. Tema di quest’anno: “America latina, l’economia delle ombre” www.tuttaunaltracosa.it 20 – 21 settembre MASERADA SUL PIAVE (TV) QUATTRO PASSI… VERSO UN MONDO MIGLIORE Tema dell’edizione 2008 è “Cambiamo la spesa!”, un percorso dedicato ai comportamenti sostenibili da adottare negli acquisti quotidiani. www.fieraquattropassi.org 23 settembre – 27 novembre BRIANZA (MILANO) “CIBO, MONDO E SALUTE” Cinque serate, organizzate dal comitato “Verso il Distretto di Economia Solidale della Brianza” insieme all’ASL Milano 3, per discutere di alimentazione, benessere fisico, minacce legate alle frodi alimentari, all’invecchiamento, allo stress o al disordine alimentare, ma anche di etica, diritti dei lavoratori e di un’equa ripartizione delle risorse. 23 settembre La leggenda del buon cibo italiano Cesano Maderno (Mi) 7 ottobre Biologico: mito, moda o necessità? Triuggio (Mi) 22 ottobre L’alimentazione naturale Giussano (Mi) 13 novembre Buono, giusto e pulito Agrate Brianza (Mi) 27 novembre Una dispensa diversa è possibile? Monza (Mi) PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected] 5 ottobre BIODOMENICA Nona edizione dell’iniziativa organizzata dall’Aiab in collaborazione con Coldiretti e Legambiente per parlare di ambiente, tutela della biodiversità, salute, alimentazione e gusto, benessere animale, consumo critico e responsabile, commercio equo e finanza etica. Nelle piazze di decine di città italiane. www.biodomenica.it 25 – 26 settembre ASOLO (TV) MEETING DEL METADISTRETTO DELLA BIOEDILIZIA Esposizioni e convegni. Un momento di confronto tra la rete delle imprese venete dell’edilizia sostenibile e le altre realtà italiane ed europee che si dedicano alle costruzioni bio. www.distrettobioedilizia.it 26 – 28 settembre GENOVA FÀ LA COSA GIUSTA Dopo Milano, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili fa tappa anche a Genova e a Trento (31 ottobre – 2 novembre) www.falacosagiusta.org 8 – 10 ottobre RAVENNA RAVENNA 2008 Rifiuti, acqua, energia, sviluppo locale & Valorizzazione economica Tre giorni di incontri informativo-formativi. www.labelab.it 26 – 28 settembre PORRETTA TERME (BO) ECO APPENNINO II Fiera delle tecnologie per il risparmio energetico e le fonti rinnovabili per la montagna. www.ecoappennino.it 8 – 10 ottobre BOLZANO KLIMAENERGY Fiera specializzata delle energie rinnovabili per usi commerciali La produzione d’energia da fonti rinnovabili e il risparmio energetico saranno la sfida del futuro soprattutto per settori ad alto fabbisogno energetico come industria e artigianato. www.fierabolzano.it/klimaenergy2008 28 – 30 settembre MESTRE (VE) GAIA - FIERA DELLA CITTÀ POSSIBILE Promossa dall’Ecoistituto del Veneto Alex Langer e dall’associazione VeneziAmbiente. Tema centrale: l’energia, dalle tecnologie solari, alla bioedilizia, dalla mobilità sostenibile all’agricoltura bio. www.ecoistituto-italia.org 1 – 4 ottobre ROMA ZEROEMISSION ROME 2008 Salone internazionale delle fonti rinnovabili per il Mediterraneo Otto eventi dedicati a energia eolica, fotovoltaica, emission trading, solare termodinamico, agroenergie, biocarburanti, cambiamenti climatici e al nuovo mercato dell’energia. Per la prima volta presente un Paese partner dell’area del Mediterraneo: la Tunisia. www.zeroemissionrome.eu 18 – 26 ottobre TUTTA ITALIA IO FACCIO LA SPESA GIUSTA La settimana del commercio equo e solidale organizzata da Fairtrade Italia per promuovere, in oltre 3000 punti vendita, un modo di fare la spesa che unisca la qualità sociale e ambientale. In più appuntamenti culturali nelle filiali di Banca Etica, eventi in piazza con Legambiente e nelle principali librerie Feltrinelli “Fairtrade reading: Scrittori del Sud - Lettori del Nord”. www.fairtradeitalia.it 3 – 5 ottobre MONZA HABITAT CLIMA IN&OUT Terza mostra-convegno sull’efficienza energetica, la qualità ambientale e il benessere abitativo. www.habitatclima.it 6 – 8 novembre ROMA H2ROMA - ENERGY & MOBILITY SHOW Tema dell’edizione 2008, “Energia e mobilità ad una svolta”. www.h2roma.org | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 57 | | inbreve | | inbreve | Congo: diario di un saccheggio >60 La Banca Mondiale e i segreti sui biocarburanti >66 5° Forum Sociale Europeo: un lavoro comune >68 internazionale PENA DI MORTE: NEL 2007 MENO PAESI, MA PIÙ ESECUZIONI XXXXXX ANCHE LA NIGERIA AVRÀ IL SUO FONDO SOVRANO STATALE PATRIMONIO CULTURALE ANCHE NEI PICCOLI CENTRI GLI USA CHIEDONO CLUSTER BOMBS PIÙ “SICURE” FUORI I SINDACATI! WAL-MART “SUGGERISCE” DI NON VOTARE PER I DEMOCRATICI L’UE SI SCHIERA CONTRO LA CENSURA ON LINE Secondo il rapporto annuale di Nessuno Tocchi Caino, Ong impegnata da anni nella lotta per la moratoria della pena capitale nel mondo, il numero delle esecuzioni compiute nel 2007 è cresciuto a 5.851 contro le 5.635 del 2006. Sono però diminuiti i Paesi dove vengono eseguite, passati da 51 a 48 al 1° gennaio del 2008, grazie all’abrogazione della pena di morte in Ruanda, Kirghizistan e Uzbekistan. L’Asia si conferma al primo posto soprattutto per il contributo della Cina, dove le 5.000 esecuzioni rappresentano oltre l’85% del totale mondiale. In Medio Oriente la pena capitale è applicata da tutti i Paesi dell’area con l’eccezione di Israele. Con 355 condanne eseguite nel 2007 l’Iran si conferma al secondo posto della graduatoria mondiale, seguito dall’Arabia Saudita dove le esecuzioni sono quadruplicate, da 39 del 2006 a 166 del 2007. A seguire l’esempio degli altri Paesi asiatici, dei 14 africani, dell’unico europeo (la Bielurussia), dei quattro caraibici e del Guatemala, ci sono gli Stati Uniti, una delle dieci nazioni democratiche (tra cui il Giappone) in cui il boia è ancora attivo. Comore, Corea del Sud, Guyana e Zambia hanno superato dieci anni senza praticare la pena di morte trasformandosi in “abolizionisti di fatto”. La Russia ha dato vita a una moratoria provvisoria promettendo di cancellare in seguito la pena di morte. La crescente liquidità caratterizza da qualche anno gli esportatori di petrolio e la Nigeria, ottava nella classifica mondiale dell’export, non fa eccezione. Per questo anche il governo di Lagos sarebbe pronto a dare il via libera alla creazione di un fondo sovrano statale da finanziare con gli extra profitti del greggio e con il quale operare investimenti la cui natura (mercati finanziari stranieri o interventi sociali interni) non è ancora stata chiarita. Non è noto, tra le altre cose, il valore di partenza del fondo anche se le previsioni, in questo caso, appaiono decisamente incoraggianti. Il differenziale tra il prezzo atteso e quello effettivo (divario che solitamente alimenta direttamente il fondo) ha raggiunto gli 88 dollari per barile a luglio quando il prezzo del petrolio ha toccato il picco storico. Il Paese africano, che tra il 1970 e il 2007 ha accumulato qualcosa come 1,2 trilioni di dollari grazie al petrolio, dovrebbe quindi seguire l’esempio di altre nazioni del club degli esportatori come Arabia Saudita, Kuwait (che nel 1953 ha fondato il primo sovereign wealth petrolifero del mondo), Emirati Arabi Uniti (il più grande del pianeta con i suoi 875 miliardi), Norvegia e Venezuela. Proprio quest’ultimo Paese ha da tempo scelto di operare sia attraverso il finanziamento di progetti di sviluppo interno sia attraverso le operazioni finanziarie sul mercato estero (nello specifico l’acquisto di 5 miliardi di dollari di obbligazioni statali argentine). Questa duplice direzione degli investimenti potrebbe forse interessare anche la Nigeria, una nazione che, nonostante i nuovi maxi profitti dell’energia, continua a fronteggiare quotidiani problemi di sottosviluppo. Il volontariato internazionale promosso dall’Unesco riparte dai piccoli centri. L’agenzia parigina della Nazioni Unite per la cultura celebra il sessantesimo anniversario del suo ufficio di Coordinamento del Servizio Volontario Internazionale (CCIVS) con dodici cantieri di lavoro “Patrimonito” in dieci Stati. In Italia l’Unesco ha pensato di riunire simbolicamene il mondo intero all’Acropoli di Arpino (la città ciociara che diede i natali a Cicerone e Gaio Mario). Quattordici volontari da otto nazioni del mondo, dalla Germania alla Turchia, dalla Spagna al Giappone, si sono riuniti dall’1 al 15 agosto nella cittadina frosinate per rivalorizzare l’Acropoli dei Volsci (VII-VI sec. a.C.) e sensibilizzare la popolazione locale e i giovani del paese riguardo l’importanza di preservare il patrimonio artistico e culturale. È stata anche realizzata una poesia ispirata ai famosi “Libri di pietra” delle vie di Arpino: ogni verso è stato scritto in una diversa lingua dei partecipanti, per un totale di otto idiomi (compreso il dialetto ciociaro arpinate). I progetti Patrimonito 2008 nel mondo sono: Francia, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Corea del Sud, Tailandia, Togo, Ucraina e Vietnam. Costruire ordigni più “sicuri” capaci di esplodere sempre (o quasi) all’impatto con il bersaglio. È la soluzione proposta dal segretario alla difesa degli Stati Uniti Robert Gates sul contestato tema delle bombe a grappolo. L’obiettivo dell’esercito statunitense sarebbe quello di disporre entro il 2018 di bombe in grado di deflagrare all’impatto in non meno del 99% dei casi. Le autorità americane promettono inoltre di eliminare le forniture in eccesso di bombe a frammentazione fino a giugno 2009. Le affermazioni di Washington ribadiscono implicitamente la politica di legittimazione espressa dagli Usa nei confronti di un ordigno molto pericoloso per la sua tendenza a restare inesploso a terra provocando la morte o la grave menomazione dei civili, anche a guerra conclusa. A giugno i rappresentanti di 100 Paesi avevano firmato a Dublino un documento di intesa per la messa al bando delle cluster bombs. Il testo, fortemente sostenuto dal segretario generale Onu Ban Ki Moon, approderà a Oslo a dicembre per la ratifica finale. Gli Usa, principali produttori mondiali delle bombe a frammentazione, faranno quasi certamente valere il loro diritto di veto all’Onu. Israele, India e Pakistan non intendono firmare il documento. Secondo l’Onu le cluster bombs hanno ferito o ucciso oltre 13.000 persone in tutto il mondo. Tra i Paesi più colpiti Laos, Vietnam e Afghanistan. Parola d’ordine: non votare per i Democratici. È il messaggio lanciato da Wal-Mart, il gigante americano della grande distribuzione, ai suoi dipendenti statunitensi. Il motivo? Molto semplice. Se il 4 novembre Barack Obama dovesse conquistare la Casa Bianca e il suo partito raggiungesse nuovamente la maggioranza nel Senato (che si rinnova per un terzo) una riforma della legislazione sul lavoro sarebbe più che probabile e l’ingresso dei sindacati nei punti vendita del colosso della grande distribuzione indurrebbe i vertici aziendali a tagliare il personale. I timori della compagnia sono concentrati su una proposta di legge fortemente sostenuta dal senatore dell’Illinois, il cosiddetto “Employee Free Choice Act”, che prevede nuove norme per agevolare l’ingresso delle organizzazioni dei lavoratori nelle imprese. Wal-Mart è uscita allo scoperto organizzando un intenso programma di riunioni con il personale e avvertendo quest’ultimo dei pericoli di una vittoria dei democratici. L’azienda si difende sostenendo di non aver dato esplicite indicazioni di voto ai suoi lavoratori “a ore”, cosa, per altro, illegale, ma l’evidenza del ricatto e della minaccia di futuri licenziamenti sembra commentarsi da sola. Il “Free Choice” era stato approvato dal Congresso lo scorso anno per poi essere bocciato dal Senato e definitivamente bloccato dalla Casa Bianca che minacciò di far valere il suo diritto di veto in caso di voto favorevole delle camere. Secondo il Wall Street Journal, Wal-Mart aveva erogato ai repubblicani il 98% dei suoi contributi elettorali in occasione delle presidenziali del 1996. Nell’occasione, il democratico Bill Clinton era stato rieletto presidente. L’eurodeputato olandese Maaten ha presentato al parlamento di Bruxelles una risoluzione tesa a rafforzare la lotta contro la censura nel web. Ispirato ai principi del Global Online Freeedom Act proposto negli Stati Uniti, il provvedimento impegnerebbe le aziende europee a non favorire le iniziative di censura della rete da parte dei regimi autoritari. La proposta, sostenuta tra gli altri dai popolari Fjellner ed McMillanScott, dal socialista Casaca, dai verdi Lichtenberger e Schmidt, e dai liberali Jørgensen e Lax, prevede l’indicazione ogni anno dei Paesi che limitano l’accesso a internet, una dichiarazione dell’Ue a favore della promozione globale della libertà di espressione, l’erogazione di 20 milioni di euro per finanziare i programmi anticensura e la classificazione delle restrizioni a internet come una barriera commerciale agli scambi. Secondo Reporters sans frontières (Rsf), quello della collaborazione tra le aziende private occidentali e i regimi tirannici è un fenomeno molto vasto. Oltre al noto rapporto tra Yahoo e le autorità di Pechino, l’Ong ha segnalato la partecipazione di Telecom Italia nel monopolista telefonico (e unico internet provider) cubano Etecsa, i rapporti d’affari tra la francese Orange e i regimi di Cina, Egitto e Vietnam e l’accordo di fornitura di servizi internet stipulato nel 2004 tra la tedesca Kcc Europe e la Corea del Nord. | 58 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 59 | RAFFAELE MASTO | internazionale | reportage / Congo | Diario del saccheggio Attorno alle ricchezze del suo sottosuolo si è combattuta quella che è stata chiamata la Prima guerra mondiale africana, con quasi quattro milioni di morti in cinque anni. La missione Onu non è riuscita a pacificare il territorio dove i traffici continuano e le condizioni di lavoro sono disumane. A sinistra, un cercatore d’oro nelle miniere di Kamituga. Nel setaccio un frammento d’oro. Sopra, minatori adolescenti. In alto a destra, Bukavu e la Botte. Congo, 2008 BOTTE” È UN INCANTEVOLE LEMBO DI TERRA ricoperto di lussureggiante vegetazione che si insinua nelle acque blu del lago Kivu. Questa penisola naturale esprime più di ogni altra spiegazione o dal nostro inviato Raffaele Masto analisi l’essenza della città di Bukavu: circa 500 mila abitanti, capitale del Sud Kivu, remota regione congolese ricchissima di materie prime come oro, coltan, uranio e, secondo le ultime prospezioni, anche gas naturale e greggio. La ricchezza di questa regione la si vede alla Botte, è come se fosse concentrata tutta lì. Per il resto Bukavu è la classica città africana: una sola strada asfaltata che va in rovina, quartieri di baracche alla periferia, mercati, folla e una quantità di fuoristrada bianchi delle in- “L | 60 | valori | A ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | numerevoli agenzie umanitarie. Per il resto il parco auto è fatto da sgangherati taxi che hanno già disfatto gli ammortizzatori nei primi diecimila chilometri. Alla Botte ci portano i pochi stranieri che arrivano fin qui o faccendieri e imprenditori che alloggiano o mangiano a prezzi proibitivi nei due hotel di lusso con vista sul lago e nelle splendide ville che sorgono sulle rive della penisola. Se si chiede ai camerieri o ai giardinieri chi sono i proprietari di queste costruzioni in stile chalet alpino, con i tetti spioventi per la neve che qui non cade mai, le risposte sono praticamente l’elenco dei potenti della regione: dal presidente congolese Joseph Kabila a quello ruandese Paul Kagame (che la possiede grazie a un prestanome), dal trafficante di armi ormai arrestato Viktor Bout, al faccendiere innominabile che traffica con il coltan estratto vicino alla città ed esportato illegalmente in Ruanda. Le ville appaiono vuote, gli hotel quasi deserti, si vede solo qualche sparuto cliente nei ristoranti, eppure tutto è mantenuto in perfetta efficienza come se si attendesse qualcosa, come se la città fosse sospesa su un destino che da qui non è possibile condizionare. Epicentro della “Prima guerra mondiale africana” In effetti le cose stanno proprio così: Bukavu e la sua regione sono una sorta di epicentro nel quale convergono interessi enormi e si diramano diversi conflitti - armati e non - che coinvolgono l’Africa Centrale. Non è un caso che proprio il territorio a cavallo tra il Nord e il Sud Kivu è stato teatro di una delle più spaventose guerre della storia recente del continente africano che ha prodotto, secondo stime delle Nazioni Unite, quasi quattro milioni di morti in meno di cinque anni. Un conflitto che l’ex segretario di stato americano Madeleine Albright definì “La Prima Guerra Mondiale Africana” perchè vi furono coinvolte tutte le potenze regionali, a cominciare dalle vicine Uganda, Ruanda e Burundi, ma anche quelle più lontane come l’Angola e lo Zimbabwe. Per fermare quel conflitto l’Onu dovette mettere in campo la più grande missione internazionale della sua storia, la Monuc, composta da 17 mila Caschi blu che ancora oggi sono dispiegati in questo territorio dove la guerra non è mai finita e la pace rimane una speranza. L’unico risultato che la Monuc ha ottenuto è stato il ritiro delle truppe straniere che avevano invaso il Kivu. Ma è stato un risultato molto parziale perché i soldati delle potenze regionali sono stati sostituiti da un proliferare di formazioni guerrigliere spesso finanziate, sostenute o addirittura create, a volte, dalle potenze regionali, dalle multinazionali interessate alle materie prime e da lobby economiche legate a Paesi europei o Nord americani. Le mani sulle ricchezze naturali Ad attirare questo groviglio di interessi nel Kivu sono le enormi ricchezze contenute nel sottosuolo. La guerra di Kamituga ne è la conseguenza e quel clima di attesa che traspare dal lusso inutilizzato degli hotel e dei ristoranti della Botte è dato dal fatto che, a livello mondiale, non c’è un accordo globale sulla spartizione delle materie prime di questo enorme forziere. Ma la mancanza di un equilibro non impedisce lo sfruttamento dell’oro, dei diamanti, del coltan, dell’uranio, del cobalto, del rame. Nella Repubblica Democratica del Congo, sebbene sia un Paese in guerra e a rischio per la sicurezza e l’enorme corruzione, sono presenti le principali imprese multinazionali dei metalli preziosi, dell’energia atomica, dell’hi-tech, del petrolio. Per since| ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 61 | | internazionale | | internazionale | RAFFAELE MASTO za nessun macchinario, vengono esportate ventisette tonnellate di coltan per trentatrè settimane all’anno verso Londra, via Ruanda. Impossibile sapere quale multinazionale o mediatore sia il destinatario nella capitale britannica. Impossibile sapere chi li riceva in Ruanda e chi li immetta sul mercato. Buio completo sui personaggi che certamente, in Congo e in Ruanda, fanno in modo che rimanga “attaccato” alle loro mani una parte consistente del denaro di questo business miliardario che ha origine in un improbabile cortile malfamato e assolutamente non attrezzato. Nel cortile di Muyeye, poi, non si vedono le condizioni di estrazione del coltan, ma basta andare qualche decina di chilometri fuori Bukavu per vedere come si estrae un’altra delle preziose materie prime del Kivu, l’oro. Vivere nell’oro, da schiavi rarsene basta fare un giro per le strade sterrate di Bukavu e chiedere qualche informazione. L’alta tecnologia ha bisogno dell’Africa Se si vuole sapere dove viene lavorato il coltan (vedi BOX ) in molti indicano un certo Muyeye, vicino all’incrocio della cattedrale. Si capisce di essere arrivati dal fatto che sulla strada polverosa sostano alcuni camion con il cassone aperto. L’interno è una specie di cortile coperto per metà da una tettoia in ondulux sotto la quale sono allineati una serie di grossi bidoni di latta, alcuni dei quali stanno per essere caricati a forza di braccia da una decina di uomini a torso nudo, sotto il cocente sole equatoriale, su uno dei camion in sosta. Per il resto il cortile è occupato da una trentina di lavoratori accosciati a terra davanti a recipienti metallici all’interno dei quali, con grosse barre di ferro, riducono in grani delle dimensioni di un chicco di riso la pietra ricca di coltan, estratta dalle colline circostanti. In un lato del cortile altri la setacciano e la raccolgono in montagnette che andranno, successivamente, a riempire i bidoni. Il lavoro è incessante, il rumore martellante. Dai torsi nudi degli uomini impegnati in questa catena di montaggio scendono grossi rivoli di sudore che lasciano il segno sulla polvere depositata sulla loro pelle e che impregna l’aria del cortile. Sull’attività di Muyeye si riesce a trovare anche qualche informazione ulteriore: da questo cortile dove tutto viene fatto a forza di braccia, sen- Intorno alla città di Kamituga c’è quella che viene considerata la più grande riserva aurifera del mondo, un insieme di colline coperte dalla foresta pluviale che formano una cornice al cui centro c’è la città. Qui la scena del cortile di Muyeye è moltiplicata per tutto il centro abitato che, si dice, conti quasi un milione di persone. Kamituga si sveglia all’alba al ritmo martellante delle donne che battono la pietra per ridurla in polvere e separare piccole scaglie d’oro dalla roccia strappata alle colline da adolescenti e bambini. Lo scenario è allucinante: il territorio sembra uno di quei formicai brulli sul quale milioni di insetti si muovono indaffarati. I fianchi delle colline sono bucherellati come uno scolapasta e bambini e adolescenti vi penetrano muniti semplicemente di una sbarra di ferro o, i più fortunati, di una rudimentale pala e di una torcia elettrica che tengono legata al capo. Scavano precarie gallerie che penetrano nelle viscere delle colline anche per chilometri e trasportano fuori a mano terra e rocce che, dalle donne, verranno poi ridotte in polvere, esaminate, separate, pesate e vendute per pochi soldi ai mediatori locali. Tutto qui ruota intorno all’oro, non ci sono altri lavori, non ci sono alternative, Kamituga è una città prigioniera di se stessa dove il prezioso metallo vale appena il denaro per nutrirsi e presentarsi il giorno dopo al lavoro. L’oro acquista il suo valore man mano che si allontana da queste colline bucherellate e a farla da padrone nello sfruttamento e nell’immissione nei mercati internazionali del metallo estratto a Kamituga è una multinazionale canadese, la Banro Corporation i cui uffici sul posto sono a Bukavu, in un edificio sull’unica strada asfaltata. Impossibile entrarvi, impossibile avere informazioni o incontrare qualcuno, gli uffici sono deserti. . IL COLTAN: LA NUOVA CORSA ALL’ORO È DIFFICILE IMMAGINARE qualcosa di più lontano dall’alta tecnologia della zona del Congo dove viene estratto il coltan. Eppure i due minerali, la colombite (o niobio) e la tantalite (per contrazione coltan), entrano sempre più spesso nella produzione e negli oggetti di tutti i giorni. Il niobio, più abbondante in natura, è adottato soprattutto nella preparazione di leghe metalliche con elevato punto di fusione, per aumentare la resistenza alla corrosione in alcuni tipi di acciaio, nelle superleghe per l’industria aerospaziale e nella preparazione di superconduttori elettromagnetici, che hanno tra le applicazioni la risonanza magnetica per la diagnostica medica e gli acceleratori di particelle per la fisica sperimentale. L’ossido di niobio migliora l’indice di rifrazione del vetro ottico, permettendo lenti leggere e sottili per ottiche avanzate di macchine fotografiche e occhiali da vista. Il tantalio è utilizzato soprattutto nell’industria elettronica e dei semiconduttori per la costruzione di condensatori ad alta capacità e dimensioni ridotte, utilizzati nei telefoni cellulari, palmari, playstation e computer. Condensatori al tantalio aprono in una frazione di secondo gli air bag delle auto in caso di incidente. Ma il tantalio viene utilizzato anche nella chimica, nella farmaceutica di trasformazione, nella balistica, nell’industria aerospaziale e poi nelle pale per le turbine, nei pacemaker e perfino negli impianti per le ricostruzioni ossee, dove il nuovo tessuto può ricrescere attorno a “maglie” di tantalio senza problemi di rigetto o corrosione. Tanto è brillante la produzione industriale a cui il coltan dà vita, quanto sono torbidi i risvolti della sua estrazione, tanto da aver portato l’Onu a pubblicare nel 2002 il rapporto S/2002/1146 sul saccheggio delle risorse congolesi. Nonostante il linguaggio “senza emozione”, dal rapporto internazionale emerge un ritratto sconvolgente del Paese: una rete affaristica di funzionari di governo, militari, compagnie minerarie internazionali e congolesi, truppe ribelli, trafficanti di armi, hanno finora gestito la guerra in funzione dello sfruttamento delle risorse e totalmente svuotato le casse del Congo. Non solo la guerra, ma anche il furto sistematico delle entrate fiscali, le fatturazioni false, le concessioni minerarie fasulle, fanno sì che ancora oggi, dopo la firma a Goma nel gennaio 2008 del cessate il fuoco per la la Provincia del Kivu, muoiano almeno 1.500 persone al giorno soprattutto per denutrizione e malattie, perché lo Stato non finanzia più il servizio sanitario. E l’esercito, non più retribuito, ha rivolto le armi contro la popolazione. Anche il Tantalium-Niobium International Study Center (TIC), organizzazione con sede in Belgio che raggruppa circa novanta tra i maggiori produttori, raffinatori e intermediari di tantalio e niobio di venti nazioni, ha esortato i suoi associati ad evitare di approvvigionarsi di columbo-tantalite congolese e ruandese denunciando come “eticamente inaccettabile questo commercio in quanto la vendita del minerale in quei Paesi finanzia e ha finanziato la guerra civile e ha creato danni ambientali e alla fauna”. Il Pole Institute (Institut Interculturel dans la Région des Grands Lacs) dichiara che l’estrazione del coltan ha spinto le popolazioni locali all’esodo e all’abbandono dei campi coltivati e della pastorizia nella fertile regione del Kivu, privando il Congo di fondamentali riserve alimentari. I danni del coltan non si limitano all’ambiente: nel reticolo cristallino della columbite-tantalite c’è anche dell’uranio, a cui i lavoratori sono esposti senza nessuna protezione e che resta sul posto nelle scorie, provocando patologie tumorali. Per il TIC la fornitura di tantalio dalla Rdc dovrebbe rappresentare circa il 10% della produzione mondiale. Un dato difficilmente riscontrabile, ma che sembra sottostimato, visto che l’Onu calcola che almeno il 25% della produzione delle miniere congolesi esca in modo illegale dal Paese. Quello che è chiaro, nella disperata situazione del Congo, è che non servono misure come l’embargo da parte delle nazioni ricche, visti i mille rivoli attraverso cui la ricchezza del Paese già viene sottratta. Nè prestiti della Banca Mondiale in cambio di tagli alla spesa pubblica, già inesistente. Solo un governo sovrano, autonomo dal colonialismo di ritorno potrebbe garantire la pace e la prosperità. Ma sono lontani i tempi dell’indipendenza dal Belgio e del governo del presidente Patrice Lumumba, ucciso nel 1961. Come sembra lontano il viaggio di Ernesto “Che” Guevara in Congo nel 1965, due anni prima di essere ucciso, quando teorizzava l’unione di Paesi sfruttati dal colonialismo, come Africa e Sud America. E troppo recente (e non autonoma) sembra l’Unione Africana, nata solo nel 2002. Pa. Bai. Business, armi e tesori. Dieci anni di “sistema Congo” Canadesi e americani, occidentali e africani e adesso anche i cinesi. Da oltre un decennio il Congo è più che mai terra di conquista. Tra i traffici di oro e armi, imperversa la guerra civile. Neanche l’arrivo dell’Onu cambia la situazione, anzi. 1997, fuggendo in tutta fretta, volse l’ultimo sguardo al suo Paese, Mobutu Sese Seko sentì con tutta probabilità un enorme rimpianto. All’epoca aveva 66 anni, la metà dei quali trascorsi come padrone assoluto del di Matteo Cavallito Congo/Zaire, una delle nazioni potenzialmente più ricche del pianeta. I cinque miliardi di dollari letteralmente rubati al suo popolo nel corso di un trentennio rappresentavano una quota del tutto Q | 62 | valori | UANDO NEL MAGGIO DEL ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | marginale dei profitti che la sua nazione avrebbe potuto garantire. Ma ormai era tardi e l’esercito ribelle si preparava a scortare nel palazzo del potere Laurent Désiré Kabila, neo presidente e nuovo amministratore degli straordinari tesori del Paese. Iniziò così la nuova era della grande rapina congolese, un furto senza precedenti che, per la prima volta, avrebbe coinvolto una miriade di attori totalmente diversi tra loro ma accomunati da un solo sentimento: l’avidità. Cercasi fondi disperatamente L’ascesa al potere non aveva risolto i problemi di Kabila e, come è facilmente intuibile, non avrebbe potuto essere altrimenti. Minacciato dai rivali locali e attaccato dagli eserciti di Uganda e Ruanda, Kabila si pose l’obiettivo di finanziare la sua guerra organizzando una delle svendite più memorabili delle ricchezze nazionali. Il suo assassinio nel 2001 peggiorò ancora di più la situazione facendo scivolare il Paese in una crisi sempre più profonda e aprendo la strada al figlio e successore Joseph che offrì agli stranieri condizioni ancor più favorevoli. Nel 2003 Kabila Jr siglò un accordo con la canadese Banro Corporation ripristinando i dettagli contrattuali concessi da Mobutu. Fu costituita una joint venture, la Sakima, controllata al 74,95% dalla Banro e al 25% dalla congolese Sominki. Quest’ultimo 25% era però controllato in larga parte dalla Banro stessa che si ritrovò, de facto, a possedere circa il 93% della Sakima. Nel| ANNO 8 N.62 | Nella pagina a fianco, cercatori d’oro nella miniera alluvionale di Kamituga, la più grande riserva aurifera del mondo. Sono soprattutto adolescenti, spesso bambini. Congo, 2008 SETTEMBRE 2008 | valori | 63 | RAFFAELE MASTO | internazionale | Una donna mentre spacca le rocce alla ricerca del coltan. In queste zone un’attività riservata al mondo femminile. Congo, 2008 | internazionale | le operazioni riguardanti l’oro il controllo di Banro fu esteso al 100% (in cambio di una cessione di diritti sullo stagno). Come se non bastasse, lo Stato accordò alla Sakima l’esenzione fiscale totale estendendo tale privilegio alla multinazionale canadese. I contratti facili vivevano la propria età dell’oro. Colossi come Anglogold Ashanti (nata dalla fusione tra la sudafricana Anglogold e la ghanese Ashanti Goldfields, prima impresa africana ad essere quotata a Wall Street), Katanga Mining, Anglo American e First Quantum, per citarne solo alcune, si gettano nell’affare Congo. I profitti crescono e ai congolesi non resta quasi nulla. Mentre Kabila jr siglava l’intesa definitiva con la Banro, la società statale MIBA (una joint venture tra il governo e la belga Sibeka) dava il via a un rapporto di vendita semi esclusiva (l’88% dell’output) alla Emaxon Finance International, una sussidiaria dell’israeliana DGI Group. L’illegalità domina E il Ruanda prospera FILM Lord of War Un film di Andrew Niccol che ripercorre la vita di Vicktor Bout. Con Nicolas Cage, Ethan Hawke, Jared Leto (2005) All’inizio del XXI secolo il Congo sembra un territorio senza legge. Accanto alle corporation si affianca una miriade di piccole società semi invisibili e di operatori clandestini e a prosperare sono soprattutto i Paesi limitrofi come il Ruanda. Le prove dei traffici sono evidenti ma tanto a nessuno sembra importare granché. Così il Congo, che secondo le stime possiederebbe l’80% del coltan mondiale, esporta nel 2005 60 tonnellate del prezioso componente mentre il Ruanda ne vende sui mercati internazionali 277. Le corporation sono sospettate di condurre attività estrat- tive illegali (sarà accusata tra le altre l’americana Bechtel il cui vicepresidente Kenneth Davis verrà nominato Segretario all’energia dal presidente Bush nel 2004) ma quello è forse il meno. I minatori clandestini vengono massacrati dai trafficanti e da qualche altro operatore locale (nel 2003 il Parlamento europeo ha accusato più o meno velatamente la MIBA) e i traffici fioriscono accanto alla guerra civile. Il mercante d’armi russo Viktor Bout rifornisce tutte le fazioni in lotta e reinveste gli introiti sul posto fondando una serie di compagnie di trasporto aereo. Tra queste la Air Cess, che nel 2006 risultava avere una sede negli Emirati Arabi, e la Great Lakes, ora di proprietà del suo ex collaboratore Douglas Mpamo, che nel 2007 ha perso la sua licenza di volo. Le compagnie, messe sulla lista nera dalla Banca d’Inghilterra nel 2005, trasportano armi ma anche minerali garantendo tanto la prosecuzione del conflitto quanto quella dello sfruttamento illegale. Come nel “1984” di George Orwell la guerra sembra avere un solo scopo: mantenere invariato l’ordine esistente. Arriva l’Onu... e tutto resta uguale La Mission de l’Organisation des Nations Unies en République démocratique du Congo prende il via nel 2000 segnando il primato per l’operazione di peacekeeping più vasta e costosa del mondo. 1,3 miliardi di dollari sostengono ogni anno gli sforzi vani di circa 16 mila uomini impegnati a dare la caccia al garante numero uno dei traffici: il generale Laurent Nkunda. Addestrato in Ruanda, Nkunda regna indisturbato nel Kivu proteggendo il ruolo geostrategico del governo di Kigali. Un ruolo della cui importanza sembra- no essere consce le grandi corporation canadesi che, secondo l’agenzia Grands-Lacs Confidentiel (GLAC), con il placet del premier Stephen Harper, nell’aprile 2006 invitano a Montreal il dittatore ruandese Paul Kagame, soprannominato dai congolesi “l’Hitler africain” e accusato di aver massacrato migliaia di Hutu rifugiatisi in Zaire nel 1996. «Il principale fallimento della Monuc va imputato all’incapacità della comunità internazionale di rispondere seriamente alla miriade di sfide della Guerra civile congolese – spiega Michael Deibert, autore e giornalista americano presente a Kinshasa –. Una forza di 17 mila uomini per un Paese di oltre 60 milioni di abitanti è semplicemente insufficiente per contenere le ostilità e gli intrighi in atto lungo la frontiera». Problemi di numeri, certo, ma anche di affidabilità. Nel 2007 alcuni alti funzionari indiani e pakistani della Monuc sono stati accusati di aver ceduto armi ai ribelli in cambio di droga e avorio. Ripartire oggi: negoziati e cinesi Nella galassia delle intese raggiunte tra il 1997 e il 2006, non un singolo contratto è stato giudicato pienamente regolare dalla commissione ad hoc promossa dal governo di Kinshasa. A luglio 2008 sono 62 i contratti in fase di rinegoziazione: i nomi dei responsabili congolesi del furto sono stati celati, il rischio di trattative interminabili appare concreto. Le Ong locali e internazionali hanno lamentato scarsa trasparenza e, solo dopo un anno di pressioni, hanno potuto ottenere la pubblicazione delle relazioni del comitato revisore. A complicare ulteriormente il quadro generale c’è poi la carenza di fondi. La SOLETERRE A BUKAVU LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE È MOLTO PRESENTE, sia con le agenzie delle Nazioni Unite, sia con le Organizzazioni Non Governative. Quasi tutte queste organizzazioni però lavorano sulla distribuzione di aiuti alimentari e sanitari e sull’emergenza determinata dalla guerra. Gran parte della cooperazione lavora in collaborazione con la missione internazionale dell’Onu, la Monuc. Tra la popolazione civile del sud Kivu però c’è un gran bisogno di progetti orientati allo sviluppo e non solo all’emergenza. Tra le poche organizzazioni italiane che lavorano in questo settore c’è Soleterre che sostiene il Centre Medicale Saint Vincent, un ospedale cittadino diretto da Eustache Kaksingi Tanganika. Soleterre poi lavora con le donne vittime di violenza, una realtà molto diffusa che è un vero e proprio ostacolo allo sviluppo della regione se si considera il ruolo delle donne nella società africana. Per informazioni www.soleterre.org oppure 02 45911010 MIBA, che ha recentemente completato la prima vendita “pubblica”, necessita di almeno 120 milioni per operare a pieno regime. L’intesa con la Emaxon nel 2003 ne aveva fruttati appena 15. Serve qualcuno con un’ampia disponibilità di capitali, insomma, e la Cina, che ha puntato l’occhio sulle ricchezze della regione meridionale del Katanga, non si fa certo pregare. Nell’aprile del 2008 è stata annunciata un’intesa per una colossale joint venture che coinvolgerà Kinshasa (20%), le cinesi China Railways, Sinohydro e China Metalurgical Group (68%) e Societé Immobiliere du Congo (12%). I dubbi sulla sostenibilità finanziaria di un’operazione che prevede 2,9 miliardi di dollari di investimenti sono già stati avanzati ma l’ambasciatore cinese a Kinshasa Wu Zexian ha rassicurato tutti. In caso di fallimento ad assumere il controllo della situazione sarà l’erogatore del prestito Lexim Bank, un istituto di credito. Cinese, naturalmente. . LIBRI Eugenio Melandri L’alba della democrazia, viaggio nel Congo che cambia Emi, 2007 FONTI: YAHOO FINANCE, ADVFN.COM, OTABENGA.ORG TUTTE LE CIFRE IN DOLLARI USA Le grandi compagnie del settore minerario hanno registrato negli anni ottimi risultati di mercato. Ecco come sono andate otto delle principali imprese minerarie operanti nella Repubblica del Congo I MINERALI SPLENDONO IN BORSA BANRO CORPORATION CANADA TORONTO STOCK EXCHANGE ANGLOGOLD ASHANTI SUDAFRICA NEW YORK STOCK EXCHANGE FIRST QUANTUM MINERAL CANADA TORONTO STOCK EXCHANGE CAPITALIZZAZIONE: 155 mln VALORE AZIONARIO D’ESORDIO (23/12/03): 2,88 VALORE AZIONARIO 25/07/08: 3,85 RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI: 33,68% IN CONGO: Possiede permessi di esplorazioni in 13 diverse zone del Sud Kivu e delle province di Maniema. Le sole proprietà di Twangiza, Kamituga, Lugushwa e Nomaya garantirebbero oltre 2 miliardi di once d’oro. www.banro.com CAPITALIZZAZIONE: 11,83 mld VALORE AZIONARIO D’ESORDIO (05/08/98): 15,55 VALORE AZIONARIO 25/07/08: 33,74 RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI: 116,98% IN CONGO: Terzo produttore mondiale d’oro, controllato per il 40% da Anglo American. Nel 2007 ha investito 15 milioni di dollari per l’esplorazione nella RDC, quasi il doppio di quanto speso nel 2006. www.anglogold.com CAPITALIZZAZIONE: 4,94 mld VALORE AZIONARIO D’ESORDIO (30/06/00): 2,44 VALORE AZIONARIO 25/07/08: 72,00 RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI: 2850,81% IN CONGO: Possiede interamente la miniera di Lonshi (rame). Controlla il 95% del deposito di rame di Frontier e il 65% del progetto di Kolwezi (rame e cobalto). Nel 2008 intende estrarre 310 mila tonnellate di rame segnando così un incremento del 37% rispetto all’anno scorso. www.first-quantum.com | 64 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | CENTRAL AFRICAN MINING & EXPLORATION COMPANY PLC UK LONDON STOCK EXCHANGE CAPITALIZZAZIONE: 6,0 mld VALORE AZIONARIO D’ESORDIO (10/10/02): 3,44 VALORE AZIONARIO 25/07/08: 38,25 RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI: 1011,91% IN CONGO: Lo scorso anno ha annunciato di voler raggiungere una produzione di 100 mila tonnellate di rame e 12 mila di cobalto entro la fine del 2008. Controlla il 22% di Katanga Mining, impresa in cui vorrebbe aumentare la partecipazione. www.camec-plc.com ANGLO AMERICAN UK LONDON STOCK EXCHANGE MOTO GOLDMINES CANADA TORONTO STOCK EXCHANGE KATANGA MINING CANADA TORONTO STOCK EXCHANGE CAPITALIZZAZIONE: 35,9 mld VALORE AZIONARIO D’ESORDIO (01/01/03): 1.176,39 VALORE AZIONARIO 25/07/08: 2.673,00 RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI: 127,22% IN CONGO: La compagnia (leader mondiale nel settore minerario) opera a Kinshasa dall’ufficio della sudafricana DeBeers di cui possiede il 45% delle azioni. Nel 2007 ha aperto un ufficio a Lubumbashi annunciando un piano quinquennale di investimenti quantificato in 3,5 miliardi di dollari. www.angloamerican.co.uk CAPITALIZZAZIONE: 262,76 mln VALORE AZIONARIO D’ESORDIO (09/06/05): 2,05 VALORE AZIONARIO 25/07/08: 3,00 RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI: 46,34% IN CONGO: Ex African Gold, possiede l’80% della Kilo Moto con annessa licenza di esplorazione nel Nordest del Paese. Controlla interamente il contratto Anmercosa Exploration per i diritti di ricerca di rame, cobalto, oro e zinco in mano fino al 2004 alla Anglo American. www.motogoldmines.com CAPITALIZZAZIONE: 1,9 mld VALORE AZIONARIO D’ESORDIO (12/01/04): 1,80 VALORE AZIONARIO 25/07/08: 9,21 RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI: 411,67% IN CONGO: Opera nel Sud del Paese presso la Kamoto Underground Mine (originariamente di proprietà della joint venture Kinross Forrest-Gecamines) e nella miniera a cielo aperto di KOV. Possiede altri impianti minori. www.katangamining.com | MWANA AFRICA (EX AFRICAN GOLD) SUDAFRICA - UK LONDON STOCK EXCHANGE CAPITALIZZAZIONE: 155 mln VALORE AZIONARIO D’ESORDIO (23/12/03): 2,88 VALORE AZIONARIO 25/07/08: 3,85 RENDIMENTO DALL’ESORDIO A OGGI: 33,68% IN CONGO: Possiede permessi di esplorazioni in 13 diverse zone del Sud Kivu e delle province di Maniema. Le sole proprietà di Twangiza, Kamituga, Lugushwa e Nomaya garantirebbero oltre 2 miliardi di once d’oro. www.banro.com ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 65 | | internazionale | crisi alimentare | | internazionale | SAM FENTRESS / WIKIPEDIA Biocarburanti: ecco quello che la World Bank teneva nascosto Il 75% della crescita dei prezzi del cibo è attribuibile allo sviluppo dei biocarburanti. La Banca Mondiale lo aveva scoperto da qualche tempo. Ma non voleva farcelo sapere. A CRESCITA SENZA CONTROLLO DEI PREZZI del comparto alimentare è stata causata in massima parte dallo sviluppo dei biocarburanti. È una verità ormai assodata, sostenuta dai dati e dalle analisi comparative. Ma è anche una vedi Matteo Cavallito rità particolarmente scomoda o, per lo meno, tale è stata ritenuta dalla Banca Mondiale che aveva deciso di non divulgare il rapporto interno che inchiodava i biofuels (e con essi Stati Uniti, Brasile ed Unione Europea) alle proprie responsabilità. Tutto sarebbe rimasto chiuso in un cassetto se non fosse stato per una fuga di notizie quanto mai provvidenziale. Le diciannove pagine della relazione firmata Donald Mitchell sono così finite nella redazione del quotidiano britannico The Guardian, che ha deciso di fa- L re la cosa più ovvia: rendere pubblico il rapporto. Non è difficile comprendere come mai quelle verità risultassero così fastidiose: le cifre, si sa, in questi casi non mentono mai. Secondo la Banca Mondiale lo sviluppo dei biocarburanti avrebbe inciso per il 75% sulla crescita dei prezzi del cibo, evidenziando così un impatto di mercato decisamente superiore a quello ammesso ufficialmente dal governo degli Stati Uniti, che aveva parlato di una “responsabilità” pari a meno del 3%. La crisi alimentare, ha sottolineato in passato la World Bank, ha colpito in modo grave almeno 100 milioni di persone tra Africa e Asia. Lo sviluppo dei biofuels avrebbe infatti prodotto un trasferimento di una parte dei cereali dall’offerta alimentare a quella energetica dando vita, inoltre, a una sfrenata speculazione nel mercato dei derivati finanziari legati alle commodities. Mentre Usa ed Unio- fuels hanno dato vita a un incremento aggregato dei prezzi di poco superiore al 35% e siccome l’indice dei prezzi alimentari registrato dalla World Bank tra il 2002 e il 2008 è cresciuto di 140 punti percentuali, ne consegue che, con il suo 105%, il contributo dei biocarburanti è stato pari ai 3/4 della crescita totale. I sospetti dei critici sono stati dunque confermati ma questo, come detto, non è tutto: la World Bank ha reso pubblica una versione sostanzialmente identica del rapporto solo dopo l’esclusiva del Guardian. Tra i vertici dell’organismo nessuno ha voluto commentare l’accaduto scegliendo di ignorare la clamorosa gaffe. Noi, nel frattempo, restiamo appesi ai nostri sospetti, mentre fissiamo quelle cinque parole “not for citation or circulation” che dall’intestazione del rapporto originale fanno calare sull’istituzione regolatrice un’ombra tanto inquietante quanto imbarazzante. ne Europea vedevano crescere esponenzialmente il proprio export, alcuni Paesi produttori delle aree in via di sviluppo innalzavano barriere alle esportazioni per tenere sotto controllo i prezzi del mercato interno: tale mossa contribuiva alla riduzione delle scorte facendo lievitare ulteriormente i prezzi. Gli Stati Uniti hanno sempre imputato l’insorgenza della crisi all’espansione della domanda di Cina e India ma le cifre, anche in questo caso, risultano impietose: il massimo che gli appetiti alimentari indo-cinesi hanno saputo produrre è stato un aumento dell’1,7% nel consumo di grano tra il 2000 e il 2007. La crescita delle tariffe nel comparto energetico e l’aumento dei prezzi dei fertilizzanti hanno determinato un aumento del 15% mentre la svalutazione del dollaro ha prodotto una crescita dei prezzi pari al 20%. Insomma, tutti i fattori chiamati in causa dai difensori dei bio- . Le ragioni del bioetanolo, la campagna intempestiva Una massiccia campagna stampa per difendere i carburanti verdi. Ma arriva l’outing della Banca Mondiale sui danni causati dalla coltivazione di mais per biofuels. E i titoli Albengoa precipitano. In un anno dimezzato il loro valore. C di M.Cav. | 66 | valori | generano mostruosi costi sociali? Tanti analisti e numerosi osservatori, compresi quelli dell’imbarazzatissima Banca Mondiale, ma non certo i ricercatori della multinazionale spagnola dell’energia Abengoa, un colosso da 3,2 miliardi di euro di ricavi annui (con una crescita del 550% dal 1996 al 2007) impegnato nello sviluppo dei carburanti verdi in Europa, Stati Uniti e Brasile. La popolarità dei biofuels, si sa, è ai minimi storici. HI HA DETTO CHE I BIOFUELS ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | Proprio per questo l’a.d. Javier Salgado e suoi hanno lanciato da Madrid una offensiva informativa tesa a “controbattere alle numerose menzogne sul bioetanolo e la sua industria” (sic) attraverso una massiccia campagna stampa che interesserà fino a ottobre alcuni dei maggiori quotidiani di Olanda, Belgio, Regno Unito, Francia, Italia, Germania e Spagna. Dei vantaggi dei biocarburanti (riduzione della CO2 nell’atmosfera, calo della dipendenza petrolifera) sappiamo già tutto ma che dire del loro impatto sui prezzi delle materie prime del comparto alimentare? La tesi di Abengoa, manco a dirlo, assolve i carburanti verdi chiamando in causa l’ormai mitologico appetito degli asiatici che, reclamando ciotole di riso sempre piene, avrebbero fatto schizzare alle stelle il prezzo dei cereali. Peccato però che questa tesi (che attribuiva al contempo ai biofuels una quota di responsabilità non superiore al 3%) sia stata clamorosamente smentita dalla World Bank quando i responsabili della comunicazione del gruppo spagnolo avevano già preparato i loro dossier difensivi. Un ennesimo brutto colpo per l’azienda spagnola, che dal luglio 2007 al luglio 2008 ha vissuto il suo annus horribilis. Le azioni, che nell’estate scorsa avevano toccato il picco massimo di 35 euro ciascuna, hanno perso oltre la metà del proprio valore nell’arco di 12 mesi. Sopra, mais per biofuels. L’Unione europea ha fissato un obiettivo: entro il 2020 il 10% dell’energia per i trasporti dovrà derivare da biocarburanti. . | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 67 | | internazionale | occupazione, diritti e clima | | internazionale | 5° Forum Sociale Europeo: un lavoro comune APPUNTAMENTI SETTEMBRE>NOVEMBRE dei temi del lavoro e dei diritti, per un’Europa più giusta, democratica e sostenibile. Ma anche di cambiamenti climatici. www.esf2008.org 5 – 6 settembre ANGOLA ELEZIONI PARLAMENTARI 18 settembre VANUATU ELEZIONI PARLAMENTARI 7 settembre HONG KONG ELEZIONI PARLAMENTARI Quarto appuntamento per la regione ad “amministrazione speciale”. L’assemblea legislativa si compone di 60 seggi. Rappresentanti dei sindacati da tutto il mondo, movimenti di precari, organizzazioni giovanili e ambientalisti. Oltre ventimila attivisti nel cuore della Svezia per parlare di lavoro, ma anche di delocalizzazione e cambiamenti climatici. I L VENTO DEL NORD SEMBRA AVER DATO NUOVO VIGORE al Forum So- razione Europea dei Sindacati (CES) nonché del LO, principale sindacato svedese; Josie Riffaud, francese, di Via Campesina e un sindacalista del Social Forum turco. Una presenza dei sindacati nuova al Forum, segnale di avvicinamento alle altre forme di lotte sociali e ambientali e di ricerca di nuovi alleati. A cominciare dai movimenti dei precari: la lotta al precariato e la “flexicurity” sono centrali nell’asse tematico sul lavoro: “Costruire strategie per un lavoro decente e dignitoso – contro la precarietà e lo sfruttamento”. E molti seminari si rifanno alle politiche dell’Unione europea, ad esempio “contro l’attacco alle leggi sul lavoro in Europa, in particolare rispetto alle implicazioni delle sentenze della Corte Europea di Giustizia” (sulla questione della parità di trattamento tra lavoratori stabili e precari). ciale Europeo, che quest’anno si svolge nella cittadina di Malmö, sud della Svezia, dal 17 al 21 settembre. Al grido di “Fare un’altra Europa è possibile – Est e Ovest alleati per le lotte comuni e le alternative di Jason Nardi (al neoliberismo)”, oltre ventimila attivisti si incontreranno per discutere quali strategie comuni adottare. Nei 250 seminari previsti (risultato di oltre 800 proposte iniziali) emerge forte il tema del lavoro e una presenza rilevante dei sindacati, da quelli internazionali a quelli di base, passando per le organizzazioni giovanili e dei precari. Il sindacalismo sta attraversando oggi una delle sue peggiori crisi storiche, ma al tempo stesso sembra essere nelle condizioni di una maggiore apertura all’innovazione. I movimenti di lavoratori non Dal clima alla delocalizzazione sindacalizzati, di precari e disoccupati si stanno facendo strada, menSindacati e attivisti da molti Paesi si stanno unendo al movimento tre si rafforzano le reti del Sud globale come quella contadina di Via sul cambiamento climatico per fare pressione contemporaneaCampesina o come quella delle donne che fanno commercio al mimente su datori di lavoro e sui governi. Organizzazioni internazionuto per strada di StreetNet. Molte di queste iniziative sono ispirate nali come Via Campesina e Friends of the Earth promuovono insieai movimenti di giustizia globale e trovano un terreno di confronto me il campo della gioventù del Forum, con lo slogan “Coltivare un ricettivo, sia con i movimenti sociali sia con i sindacati tradizionali. pianeta fresco. Alternative vive”. A differenza di quest’ultimi, le nuove forme di movimenti sul lavoro Altro tema importante riguarda le dinamiche della delocalizzasono reticolari e operano principalmente comunicando zione della produzione verso i paesi dell’Est Europa e le su internet. Tema principale di dibattito nei loro siti: lamigrazioni di lavoratori in senso inverso: “quali battaglie voro e globalizzazione. comuni per la protezione dei diritti del lavoro e casi speIl programma del Forum è indicativo di come questi cifici come quelli di Nokia, Dacia Renault ed Electrolux”. SITI UTILI temi non siano più settoriali, ma di interesse generale. E ancora, si parlerà di “modello sociale europeo: strategie Nella manifestazione di apertura, il benvenuto sarà dato per reclamare i diritti sociali e i servizi pubblici per tutti” www.fse-esf.org da Carmen Blanco, ex metalmeccanica sindacalista, ine dell’impatto delle “politiche di commercio estero eurowww.esf2008.org www.viacampesina.org dia Quechua del Perù e presidente dei gruppi latinoamepeo sul lavoro e le alternative al libero mercato”... www.foe.co.uk ricani in Svezia per molti anni. Oltre a lei prenderanno la Appuntamento in Svezia, dunque, per un intenso e www.streetnet.org.za parola Wanja Lundby-Wedin, presidente della Confedefruttuoso lavoro comune. . | 68 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | 9 – 10 settembre WILMINGTON (DELAWARE, USA) AWEA OFFSHORE WIND PROJECT WORKSHOP Ultime novità dal settore dell’energia eolica, un segmento in espansione anche negli Stati Uniti. Al centro dell’attenzione i nuovi progetti di regolamentazione e l’esempio dell’Europa. www.awea.org 15 – 18 settembre RWANDA ELEZIONI PARLAMENTARI 21 settembre SLOVENIA ELEZIONI PARLAMENTARI Il parlamento sloveno si compone di 88 seggi. Principali formazioni politiche il partito socialdemocratico (Slovenska demokratska stranka) e il partito liberaldemocratico (Liberalna demokracija Slovenije). 21 settembre RIYADH, ARABIA SAUDITA EU-OPEC ROUNDTABLE ON CARBON DIOXIDE CAPTURE & STORAGE Unione Europea e Opec (l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) confrontano gli studi e le sperimentazioni in corso sulla cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica, nell’ambito della ricerca sulla riduzione dei gas serra. www.opec.org 16 settembre NEW YORK, USA APERTURA DELLA 63MA SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE www.un.org 23 settembre ECUADOR REFERENDUM COSTITUZIONALE I cittadini ecuadoregni sono chiamati ad esprimersi in merito alla richiesta di ratifica della nuova costituzione. L’assemblea costituente, fortemente sostenuta dal presidente Rafael Correa (foto), è stata eletta il 30 settembre 2007. 17 – 21 settembre MALMÖ, SVEZIA EUROPEAN SOCIAL FORUM 2008 Partito da Firenze nel 2002, il Forum Sociale Europeo si dà appuntamento nella cittadina svedese per discutere 1 – 3 ottobre ROMA (ITALIA) FAO RIGHT TO FOOD FORUM Dopo il vertice romano di giugno la FAO PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected] all’ennesimo plebiscito. Nel marzo 2006 Alexander Lukashenko (foto) è stato eletto capo di Stato con l’82% dei voti in una consultazione giudicata dall’OSCE “non all’altezza degli standard internazionali”. Alle elezioni del 2004 i cinque partiti della Narodnaja kaalicyja, principale fronte di opposizione al presidente, non hanno ottenuto neanche un seggio. torna a parlare di crisi nutrizionale. Il documento conclusivo sull’emergenza alimentare è stato firmato il 5 giugno. Il vertice è stato giudicato scarsamente significativo da molti osservatori. www.fao.org 6 – 10 ottobre VIETNAM 4TH MEETING OF THE CONFERENCE OF THE PARTIES TO THE ASEAN AGREEMENT ON TRANSBOUNDARY HAZE POLLUTION Ambiente, inquinamento e gestione delle calamità. Costituiscono l’ordine del giorno del meeting dell’ASEAN (Associazione dei Paesi del Sudest asiatico). www.aseansec.org 12 ottobre LITUANIA ELEZIONI PARLAMENTARI 7 – 10 ottobre SINGAPORE CONFERENZE SULL’ENERGIA Tre incontri sui temi caldi del mercato energetico: energia solare, etanolo e biocombuustibili, carbon market. www.terrapinn.com/2008 15 ottobre AZERBAIJAN ELEZIONI PRESIDENZIALI 24 – 25 ottobre REPUBBLICA CECA ELEZIONE DEI MEMBRI DEL SENATO 10 ottobre MALDIVE ELEZIONI PRESIDENZIALI 4 novembre STATI UNITI ELEZIONI PRESIDENZIALI La campagna elettorale più globalizzata del mondo arriva finalmente a conclusione. Dopo otto anni firmati George W. Bush, l’America deve scegliere tra Barack Obama e John McCain. www.barackobama.com www.johnmccain.com 10 ottobre WHO – WORLD HEALTH ORGANIZATION WORLD MENTAL HEALTH DAY Si discute di malattie, investimenti, cure e prevenzione. Secondo la WHO tra il 2002 e il 2004 154 milioni di persone in tutto il mondo soffrivano di depressione. Le stime sul totale dei pazienti affetti da una forma qualsiasi di disturbo mentale non sono disponibili. www.who.int 17 – 19 novembre BAMAKO, MALI GLOBAL MINISTERIAL FORUM ON RESEARCH FOR HEALTH Il Forum ministeriale per la ricerca sulla salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. www.who.int 25 – 26 novembre THAILANDIA 11TH ASEAN CENTRE FOR ENERGY (ACE) Riunione del Consiglio direttivo e riunione speciale di alti funzionari per l’energia. www.aseansec.org 12 ottobre BIELORUSSIA ELEZIONI PARLAMENTARI Tuttora sotto il giogo del suo presidente, la Bielorussia rischia di assistere | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 69 | | economiaefinanza | | altrevoci CRESCITA ILLIMITATA E BIOSFERA NON SONO COMPATIBILI DON MILANI LA SCUOLA E LE PAROLE UTILI IL NUOVO RAPPORTO SUI DIRITTI GLOBALI GUIDO CARLI E GLI ANNI DELLA FORMAZIONE LA BUGIA INIZIA LA VITA DA ADULTI DIECI REGOLE PER UNA VITA DRAMMATICA «Per noi che viviamo in un Paese ricco, che fa parte del G8, che quando torniamo a casa abbiamo una tv che riempie il tempo non lavorativo con messaggi rassicuranti, per noi che abbiamo in media due auto a famiglia, per noi che abbiamo raggiunto tutto questo a meno di 60 anni da una guerra disastrosa, risulta strano dover pensare che il modello di sviluppo che ci ha portato tutto questo sia messo in discussione». Questo libro è però un utile strumento per gli scettici: offre infatti la dimostrazione scientifica che una crescita illimitata come quella perseguita dall’uomo contemporaneo, è in evidente contrasto con il funzionamento della biosfera, e oltre a non avere prospettive future mette a rischio il suo stesso funzionamento. L’autore – Andrea Masullo – è un ingegnere ambientalista, docente di Fondamenti di sostenibilità ambientale. Già membro del direttivo WWF Italia, di cui è oggi responsabile scientifico per l’energia e i rifiuti, presiede anche il Comitato scientifico dell’associazione Greenaccord. La politica e l’economia di oggi avrebbero bisogno dell’insegnamento di don Lorenzo Milani. La spiritualità e il rigore intellettuale del prete di Barbiana troverebbero, nella dimensione sociale e globalizzata, ancora il terreno di espressione più adatto. Il libro di Corzo riporta in vita la sua eredità pedagogica con metodo storico e scientifico, sottolineando la scomodità del pensiero di don Milani e quindi la sua innovatività, soprattutto nel campo dell’insegnamento scolastico. La parola e la forza della conoscenza dei significati assumono ulteriore energia nella loro dimensione didattica collettiva. Come avveniva, appunto, nell’“esilio” fiorente e ispirato della scuola di Barbiana. Il libro ha una postfazione di Paolo Perticari e una nota di Michele Ranchetti. “Il rapporto sui diritti globali” è ormai un appuntamento irrinunciabile con l’editoria di servizio. Oltre 1300 pagine di dati, analisi, buone notizie e buone pratiche. Una serie esaustiva di capitoli: economia e lavoro, sicurezza e salute sul lavoro, diritti sociali, carcere e giustizia, politiche e mercati della paura, mutualismo, cittadinanza, stili di consumo, diritti umani, civili e politici, violazioni e discriminazioni, profughi, rifugiati e migranti, guerre e terrorismi globali, ambiente e beni comuni, la globalizzazione. Per ogni capitolo le schede, i fatti, le parole chiave, i numeri e le prospettive. Uno strumento utilissimo per comprendere il mondo e i fenomeni che lo governano. Su Guido Carli si è già scritto molto, ma quasi esclusivamente sul periodo in cui fu un protagonista della vita economica e politica italiana. Ben poco si sa sul periodo formativo, difficile e tormentato, durante il quale si dette solide fondamenta, ideali e tecniche, che gli tornarono poi utili per tutta la vita. Con questo primo volume delle opere, attraverso la ripubblicazione di alcuni scritti poco noti e una introduzione nella quale si ricorre a materiale di archivio finora non utilizzato, si può ricostruire il periodo che va dal 1936 al 1944, durante il quale Guido Carli poté trarre vantaggio dal suo rapporto con l’economista Marco Fanno e con il padre. La giovanile esperienza di Carli è presentata attraverso la sua collaborazione con alcune riviste fasciste, poi nel suo lavoro all’Iri, nel deludente rapporto con l’università, nel suo irrompere nella vita politica nelle file del Partito liberale italiano negli anni della ricostruzione. Cinque racconti ambientati negli anni più teneri, più violenti, più tormentati della nostra vita. Ereditiere perverse e affascinanti rinchiuse in una clinica per anoressiche, figli scaraventati dai genitori nel naufragio del loro matrimoni e di un’epoca, orfane di giocatori d’azzardo che trovano salvezza nell’immaginazione. Cinque storie accomunate dal momento in cui si prende coscienza della propria identità, del sesso, dell’amicizia, della crudeltà del mondo. Un’età linea d’ombra che attraversiamo con un atto di rivolta. Paolo Cognetti fotografa la quotidianità nascosta, evocando il senso profondo dell’esistenza. E come di fronte a uno specchio la sua scrittura ci riporta alla nostra vera identità. «È bella assaie Vanessa». Le donne quando si mettono la gonna corta paiono femmine. Reibàn se ne va in giro con l’amico Rolèx (l’accento è per la pronuncia) e Panzarotto. Un tredicenne uccide la madre sofferente. Basta mettere su un cd di Nino D’Angelo, la tv che manda un cartone di Braccio di Ferro a tutto volume e buttare giù due limoncelli. Il cuscino e... Un mondo di marginali ed emarginati che non stanno dentro le convenzioni sociali, pagando a volte un prezzo troppo alto per una scelta necessitata. Longo non spreca le parole. Racconti essenziali come i suoi personaggi che vivono in una Napoli globalizzata eppure ancora capace di stupire con la sua dimensione originale, irripetibile nel bene e soprattutto nel male. ANDREA MASULLO LA SFIDA DEL BRUCO QUANDO L’ECONOMIA SUPERA I LIMITI DELLA BIOSFERA Franco Muzzio Editore, 2008 JOSÉ LUIS CORZO LORENZO MILANI A CURA DI ASSOCIAZIONE SOCIETÀ INFORMAZIONE RAPPORTO SUI DIRITTI GLOBALI 2008 Ediesse, 2008 PAOLO COGNETTI UNA COSA PICCOLA STA PER ESPLODERE ANDREJ LONGO DIECI Minimum fax, 2008 Adelphi, 2008 narrativa | LUOGHI PROVVISORI PER TROVARE LA VITA AUTISMO E GENIALITÀ UN MISTERO DELLA MENTE Avete mai provato ad associare sensazioni tattili, olfattive o visive ai numeri? Daniel sì. Lui vede i numeri come forme e colori che si combinano in calcoli mentali istantanei. Il 37 è grumoso come semolino. La sua data di nascita è azzurro, i numeri primi sono lisci come i ciottoli levigati dall’acqua del mare. Non è un segreto e tantomeno una magia. Daniel è affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo che si accompagna a qualità straordinarie, come una memoria strabiliante, e al tempo stesso a paure terrificanti che non gli permettono di affrontare la vita. Quelli come Daniel devono difendersi dal mondo grezzo che non intercetta la loro sensibilità. Rimangono la famiglia e gli amici con il loro scudo di sentimenti che protegge e al tempo stesso aiuta ad aprirsi verso gli altri. Questo libro è una testimonianza unica e un viaggio meraviglioso dentro la psiche di un genio. Una storia che tramuta il dolore in forza grazie all’amore, l’unica arma con cui Daniel puo’ vincere la sua battaglia. DANIEL TAMMET NATO IN UN GIORNO AZZURRO Rizzoli, 2008 Periferie indefinite che si dissolvono in uno sputo di terra tra Torvajanica e le prime colline di Acilia, si cammina lungo le strade che si allontanano dalla metropoli e che non portano da nessuna parte. È nei luoghi provvisori segnati dal passaggio distratto e onnivoro della modernità che troviamo un nostro inverosimile approdo. In queste città costruite dall’oggi al domani basterebbe fermarsi un attimo e mettersi in ascolto per incontrare personaggi e storie di quotidiana malia. Busti di statue profane, vecchie benzinaie che lanciano profezie, antichità sepolte e pesche sportive. Sono cronache periferiche che conducono il lettore in luoghi dove il progresso ha fatto vedere solo la sua ombra e nemmeno per intero. Spazi di transito malinconici, ma pieni di vita, capaci di tenere in bilico tra realtà e sogno. MARCO BALIANI LA METÀ DI SOPHIA Servitium, 2008 Rizzoli, 2008 A CURA DI PIERO BIANUCCI VOL.1 GUIDO CARLI Bollati Boringhieri, 2008 | 70 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 71 | | fotografia | IDENTITÀ COLLETTIVE AL SIFEST DI SAVIGNANO DALLE METROPOLI ALLE BARACCOPOLI IL NUOVO URBANESIMO SENZA PROGRESSO La fotografia è di nuovo protagonista a Savignano sul Rubicone (Fc) per una tre giorni che coinvolgerà la città disegnando luoghi e percorsi grazie a mostre, proiezioni e installazioni video. Grandi protagonisti della fotografia internazionale si ritroveranno il 12, 13 e 14 settembre sotto l’attenta regia del curatore Laura Serani, per proporre una riflessione sull’immagine e sul suo divenire con grande attenzione all’evoluzione della società e a quella dei linguaggi fotografici che la interpretano e la materializzano. L’edizione 2008 ruoterà intorno al tema dell’identità, individuale e collettiva, sociale e territoriale, con una particolare attenzione quest’anno ai concetti di origine e appartenenza e alle loro rappresentazioni. Le mostre e gli incontri affrontano la questione dell’identità e gli interrogativi che ne derivano: la percezione e la ricerca dell’immagine di sé e dell’altro, il bisogno di modelli, l’identificazione e il riconoscimento. multimedia | Gli anni 2007-2008 hanno testimoniato un grande cambiamento: per la prima volta nel mondo, gli abitanti delle città hanno superato il numero di quanti vivono in zone rurali. Questo trionfo dell’urbanesimo non comporta necessariamente il progresso visto che la maggior parte delle persone vive in bidonville e baraccopoli spesso in situazioni terribili. In tutto il mondo, la gente che vive in questo modo supera il miliardo e questo significa che, ben presto, un tugurio in una baraccopoli delle grandi città diventerà la maniera più “normale” di pensare a un luogo dove vivere. Negli ultimi anni il fotografo e giornalista di Magnum Jonas Bendiksen ha documentato la vita delle mega-bidonville in quattro diverse città: Nairobi in Kenya, Mumbai in India, Caracas in Venezuela e Jakarta in Indonesia. “I luoghi in cui viviamo” propone una serie di grandi immagini che dimostrano come alcuni problemi generali – le scarse condizioni igieniche, la difficoltà di allacciamenti elettrici e idrici, la precaria situazione sanitaria – leghino le diverse baraccopoli del mondo l’una all’altra: il vero volto del nostro problematico pianeta. Jonas Bendiksen I LUOGHI IN CUI VIVIAMO Contrasto, 2008 LA GUERRA IN VIETNAM VISTA DA IACOBUCCI DOPO IL VAJONT CASE DI CARTONE LA POLITICA DEVE FARE I CONTI CON FACEBOOK Ennio Iacobucci per anni ha testimoniato il conflitto in Vietnam sulle pagine dei giornali di tutto il mondo. Nella mostra al museo di Trastevere (Ennio Iacobucci 1968-1975) sono esposte per la prima volta in Italia 120 fotografie, che percorrono tutto l’arco della guerra del Vietnam. Le foto di questo reporter , scomparso prematuramente, hanno ispirato registi e direttori della fotografia dei film sul conflitto nel sud-est asiatico. Verso la fine degli anni Sessanta, Iacobucci dalle montagne dell’Abruzzo arrivò in Vietnam. Qui conobbe giornalisti passati alla storia come Oriana Fallaci, all’epoca inviata dell’Europeo, e Derek Wilson. In sette anni, il fotoreporter ha testimoniato il conflitto, la tragedia americana e la sua evoluzione, comprese le invasioni di Laos e Camboglia. La mostra “Case di Cartone” è un progetto Wom (Working on Memory) ed è inserita nel programma di Spilimbergo Fotografia 2008. Nella Villa Savorgnan di Lestans le fotografie e video di Marissa Morelli e Max Romme, documentano ciò che rimane di un villaggio di sfollati del Vajont, confinato fuori Claut, in provincia di Pordenone. Le strutture precarie adibite ad abitazione hanno continuato ad esistere per oltre 40 anni, sfidando le leggi del tempo, creando una memoria di quartiere, trasformando il paesaggio, tracciando ed allargando confini. Il progetto indaga su ciò che rimane dell’identità di quei luoghi e della memoria privata e collettiva degli abitanti. Walter Veltroni è un politico che ama l’innovazione e le nuove tecnologie. E con soddisfazione ha detto di aver raggiunto i cinquemila amici su Facebook, social netwok tra i più visitati al mondo. Fan e ammiratori del leader del Pd, proposte e consigli, ma non c’è solo la voce del consenso. Sulla bacheca di Veltroni ci sono anche molte critiche, ad esempio su come è stato gestito il caso di Eluana. I politici, come fu per Second Life, hanno capito che avere un piede nella rete può far bene alla loro carriera. E non sono solo quelli del Pd a crederci, ma anche quelli della Pdl. Infatti, il premier Berlusconi è iscritto a Facebook e ha tra i suoi supporter (categoria diversa dagli amici) oltre cinquemila persone, circa due volte quelli di Veltroni. La campagna elettorale su Facebook è già iniziata. Fino al 28 settembre Fino al 14 settembre Museo di Roma in Trastevere Villa Savorgnan Lestans (Pn) it.facebook.com I NAVIGATORI ITALIANI SALVANO LE CITTÀ CON I NUOVI SOCIAL NETWORK I social network stanno conquistando i navigatori del Bel Paese, e non solo. MySpaces e Fecebook continuano a crescere e stanno raggiungendo le comunità di libero e Virgilio. Crescono anche gli aggregati della piattaforma Ning, che ha il numero più alto di social network attivi nel mondo, oltre trecentomila. Tra quelli italiani che utilizzano questa piattaforma c’è www.40xvenezia.it, ning quarantenni il cui obbiettivo è salvare Venezia. Sono partiti prima di Natale che erano poco più di 40 oggi sfiorano il migliaio. Si sono ritrovati in una libreria, si sono contati e hanno deciso di dar vita ad un social network ning. Commentano, si riuniscono, formano gruppi di lavoro e commissioni. Insomma, proprio come accadeva negli Anni 70, sono le nuove leve di un impegno civile a tutto tondo per cambiare una città perennemente in pericolo. Le loro proposte e campagne di pressione riguardano il carnevale, il turismo, il problema delle case e della mobilità, la sanità, l’inquinamento. Tutti temi che interessano i veneziani, ampiamente condivisi sulla rete con la pubblicazione di documenti e appelli. Con la loro azione hanno già influenzato lo statuto della fondazione dei musei e innescato un dibattito sulla legge regionale riguardante il turismo. ETICHETTE INDIPENDENTI AL MEI DI FAENZA LA STORIA DI JOE STRUMMER IN DVD Per gli appassionati di musica sarà un appuntamento da non perdere. Nell’ultimo week-end di novembre a Faenza si terrà il Mei 2008, meeting delle etichette indipendenti. Il festival delle produzioni musicali e culturali libere, giunge quest’anno alla sua dodicesima edizione, che sarà ispirata al ‘68. Non poteva dunque mancare la presenza di Mario Capanna, storico protagonista di quell’epoca che porterà uno spezzone del suo spettacolo “Formidabili quegli anni”. Ci saranno dibattiti, ma soprattutto molto nuovo materiale musicale indipendente. Una serie di iniziative per aprire un momento di riflessione sugli ultimi 15 anni di musica libera in Italia e anche sul suo futuro. Ora la storia di Joe Strummer, storico fondatore dei Clash, è disponibile in dvd. Julien Temple ha ricostruito l’epopea di quegli anni e la figura dell’artista attraverso super8, materiali d’archivio, fotografie, vignette, realizzate dallo stesso Strummer, spezzoni di film, interviste d’epoca e testimonianze di artisti che lo hanno conosciuto o ne sono stati ispirati: Bono Vox, Martin Scorsese, Steve Buscemi, Jim Jarmusch, Flea e Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers . Nel cast oltre a Strummer, ci sono Jim Jarmush, Steve Buscemi e Johnny Depp. Un documentario importante che testimonia la grande vitalità artistica di un periodo che ha segnato profondamente la cultura musicale contemporanea. Nella sua carriera di regista Temple ha lavorato con i Sex Pistols, i Rolling Stones, David Bowie, Tupac Shakur. www.audiocoop.it JULIEN TEMPLE IL FUTURO NON È SCRITTO. JOE STRUMMER 12, 13 ,14 settembre Ripleys film, 2008 www.40xvenezia.it Savignano sul Rubicone (Fc) | 72 | valori | ANNO 8 N.62 | | SETTEMBRE 2008 | | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 73 | | terrafutura | | L’AMBIENTE HA BISOGNO DI TECNICI E SPECIALISTI CLEANTECH LA REGINA DEL MERCATO FUTURO Per anni era stato considerato quasi marginale nel mercato del lavoro. Oggi l’emergenza inquinamento ha aumentato le richieste di lavoratori specializzati in materia ambientale. Negli Usa sono tra i più ricercati. E non si tratta solo di una denominazione, come si usa in Italia, per non offendere il vecchio spazzino. Bensì di qualifiche concrete: gestire i rifiuti, risanare il suolo, proteggere le biodiversità, organizzaree progettare impianti di energia alternativa. Gli ultimi dati Istat ci dicono che questo tipo di lavoro è in ascesa: in Italia nel 2005 i lavoratori in questo settore erano quasi 340 mila, con un aumento del 18 per cento rispetto a dieci anni prima. Solo nel 2006 in Germania le energie rinnovabili hanno garantito direttamente o indirettamente 250 mila posti di lavoro. Numeri destinati a salire a oltre 700 mila unità nei prossimi anni. Stesso discorso per Spagna e Francia. Uno studio commissionato dall’Unep (l’agenzia per l’ambiente dell’Onu) a New Energy Finance, centro studi che si occupa di cleantech, afferma che le attività che si riferiscono alle energie sostenibili se sommate insieme danno una cifra pari a 148 milairdi di dollari, contro i 92 del 2006. Solo nello scorso anno, eolico, solare, geotermico, biomasse e idroelettrico hanno generato progetti per 108 miliardi di dollari e circa 31 gigawatt. Sono aumentati anche gli investimenti nelle nuove aziende cleantech e il lancio di nuovi fondi legati al settore. In crescita anche i cdm, progetti di disinquinamento e di riduzione di emissioni previsti nel trattato di Kyoto, e non solo in Cina, ma anche in India e in Brasile, tanto che nel solo 2007 hanno guadagnato 10 punti. Un aumento equivalente a 26 miliardi di mercato, cresciuto di 14 volte rispetto a prima. Secondo il rapporto, con un più 78 per cento, sarà il settore dell’efficienza energetica a giocare un ruolo strategico in futuro. www.sefi.unep.org C’ENTRO IN BICI BOOM DEL BIKE SHARING AUTO IBRIDE IN ARRIVO PER TUTTI Ad Arezzo chi non è soddisfatto di come si raccolgono e lavorano i rifiuti si potrà rivolgere al gruppo di acquisto solidale (Gas) che ha composto una apposita commissione rifiuti. L’iniziativa prevede la raccolta di “scarti” particolari che saranno destinati al riuso e al riciclo, perché si parte dal presupposto che non tutto ciò che usiamo è destinato a diventare un rifiuto da buttare. Si è iniziato con la raccolta, in piazza Sant’Agostino, di olio alimentare usato, cellulari guasti e usati, occhiali da vista usati, tappi di sughero e cartucce per stampanti. Alcuni di questi oggetti possono esser infatti o rigenerati o riutilizzati direttamente (pensiamo agli occhiali da vista o ai materiali informatici). Le raccolte continueranno ogni primo sabato del mese, in corrispondenza con il mercatino biologico Mercatale Campagna Aperta. Le bici che circolano sui 120 chilometri di pista ciclabile a Modena sono passate, in poco tempo, da 50 unità a 224. Nella città emiliana è scoppiata la febbre dello bike sharing e la mobilità sostenibile è ormai una realtà. Un sondaggio ha prima vagliato i desideri degli utenti e sulla base dei risultati è stato impostato il servizio. Senza appoggiarsi a finanziamenti statali, il comune stanzia ogni anno 30 mila euro per questo servizio, soldi che servono alla manutenzione della pista ciclabile e all’acquisto di nuove unità. I modenesi si trattano bene perché le biciclette messe a loro disposizione sono di ultima generazione. Al progetto “C’entro in bici” aderiscono altre città. E così chi va in visita a Padova o a Ravenna può utilizzare la chiave, codificata e non duplicabile, che apre tutte le biciclette presenti nei 67 comuni aderenti. Auto ibride per tutti entro il 2020. La previsione non è di uno sfegatato fan delle energie compatibili, ma di Ibm che ha redatto uno studio secondo cui la tendenza in atto tra le principali case automobilistiche internazionali è quella di produrre veicoli ibridi. Le autovetture in grado di coniugare l’alimentazione a energia elettrica con quella derivante da petrolio o altre forme di alimentazione sono attualmente al vaglio dei centri studi e ricerche di tutti i 125 marchi interpellati in 15 diversi Paesi. Il rapporto finale è disponibile sul sito di Ibm. Tra le motivazioni che hanno spinto a intraprendere questo percorso di ricerca a tappe sufficientemente accelerato un deciso cambio di atteggiamento dei consumatori, in particolare nordamericani, verso forme maggiormente “ecocompatibili” di trasporto. A questo cambio di indirizzo si unisce anche una tendenza a vedere nel rispetto ambientale un carattere di distinzione etica e sociale. Va in questa direzione anche il lancio, dal contenuto decisamente più elitario, del primo yacht ibrido, un oggetto del desiderio per nuovi ricchi con animo ecologista che sarà presentato a Genova al prossimo Salone della Nautica. www.arezzoricicla.it www.istat.it | 74 | valori | NON BUTTARLI PORTALI DA NOI www.centroinbici.it ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | SOLIDI RIPARI PER EMERGENZE CON L’AIUTO DI ACQUA E ARIA Concrete Canvas è una abitazione di emergenza che può offrire un riparo solido e sicuro in situazioni estreme. Ideata da un team di ingegneri londinesi, la “tenda portatile” ha la particolare caratteristica di poter assumere la solidità di un edificio prefabbricato. Ideale quindi il suo utilizzo in situazioni di emergenza in cui le condizioni metereologiche e climatiche sono particolarmente avverse. In dodici ore Concrete Canvas assume una struttura rigida grazie al particolare tessuto combinato con l’azione di acqua e aria. Si prevede che l’utilizzo prevalente sarà quello della gestione di situazioni umanitarie. Il tema delle soluzioni abitative di emergenza è sempre più frequentemente trattato da architetti ed ingegneri, anche a seguito di eventi naturali di particolare impatto legati ai mutamenti climatici. Tra gli architetti che si sono dedicati al tema si annoverano Archigram, Ufo e in tempi più recenti Frei Otto, autore di tensostrutture realizzate con reti e pali metallici che riprendono la tipologia della tenda noma posizionata tuttavia ad un’altezza da terra che permette di creare spazi coperti, vivibili, ma aperti. future | MODULI ABITATIVI PER LUOGHI IMPREVISTI TOXIC TOUR, IL TURISMO TRA I FUMI DI LOS ANGELES Berlino è ormai ritenuta un luogo di ricerca nei settori del design e dell’architettura con una forte connotazione tra necessità urbanistico architettoniche ed etica. Le sperimentazioni di alloggi provvisori o per situazioni impreviste avvengono nel contesto di una città che in realtà non soffre di alcuna emergenza abitativa e che, quindi, può spesso integrare nel progetto la dimensione del sogno e del fantastico. Haus am Wald See a Berlino offre fino alla fine di settembre un programma eclettico che include la presentazione del prototipo di Loftcube, l’abitazione studiata da Werner Aisslinger in stile casa delle favole contemporanea, pienamente autosufficiente. L’architetto Suo Fujimoto invece propone Next Generation House, un piccolo modulo abitativo realizzato al limite di una foresta a Kumakura, costituito da un cubo di quattro metri di lato, realizzato assemblando blocchi di cedro giapponese massiccio connessi da cavi metallici. Sperimentazioni in questo ambito sono interessanti anche per lo sviluppo di nuovi aree abitative che coniughino sensibilità ambientale, dignità abitativa e fruibilità a costi contenuti. Come dare una percezione visiva e olfattiva del degrado di Los Angeles ai particolari turisti desiderosi di esperienze di conoscenza riservate agli abitanti della città californiana? Communities for a Better Environment ha deciso di offrire visite guidate tra cui un “Toxic tour” di Los Angeles, un percorso turistico tra le zone più inquinate della città che si snoda tra le vie della parte più povera della città ma finisce inaspettatamente in una tranquilla strada residenziale. Il trucco viene presto svelato: alla fine della stradina, dopo le villette con il giardino curato, si stagliano le torri di una grande raffineria. Il tour prevede soste alla collina di macerie accumulate dopo il terremoto del 1994, chiamata “La Montana”. Nella zona si sono registrati negli anni numerosi casi di malattie respiratorie. Tra le altre soste, Bell Gardens dove si sono evidenziati decessi e malformazioni dovute al cromo esavalente esalato da una industria chimica della zona e Hungtington Park, chiamato “città dell’asma” a causa della malattia che ha come vittime nella zona soprattutto i bambini. L’azione di sensibilizzazione fa parte di un programma più esteso di azioni della Ong californiana. | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 75 | indiceetico | | VALORI NEW ENERGY INDEX Farfalle d’inverno, un libro edito dalla Cooperativa Editoriale Etica di Lucia Valcepina con fotografie di Fabrizio Padovani È uscito! NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA Abengoa Ballard Power First Solar Canadian Hydro Conergy Solar Millennium Fuel Cell Energy Gamesa Novozymes Ocean Power Tech Biogas Nord Phoenix Solar Q-Cells RePower Solarworld Solon Schmack Biogas Sunways Suntech Power Vestas Wind Systems Biocarburanti/solare Tecnologie dell’idrogeno Pannelli solari Energia idroelettrica/eolica Pannelli solari Pannelli solari Tecnologie dell’idrogeno Pale eoliche Enzimi/biocarburanti Energia del moto ondoso Biogas Pannelli solari Pannelli solari Pale eoliche Pannelli solari Pannelli solari Biogas Pannelli solari Pannelli solari Pale eoliche Siviglia, Spagna Vancouver, Canada Phoenix, USA Calgary, Canada Amburgo, Germania Erlangen, Germania Danbury, CT-USA Madrid, Spagna Bagsværd, Danimarca Warwick, Gran Bretagna Bielefeld, Germania Sulzemoos, Germania Thalheim, Germania Amburgo, Germania Bonn, Germania Berlino, Germania Schwandorf, Germania Konstanz, Germania Wuxi, Cina Randers, Danimarca CORSO DELL’AZIONE 22.08.2008 RENDIMENTO DAL 30.09.06 AL 22.08.2008 22,69 € 6,40 CAD 107,36 € 5,34 CAD 38,09 € 49,20 € 7,61 $ 17,28 € 448,50 DKK 14,50 $ 22,89 € 14,70 € 32,30 € 55,60 € 43,33 € 29,57 € 28,28 € 7,52 € 25,83 $ 157,00 DKK -26,53% -31,98% 5,97% -25,66% -75,85% -76,96% -4,34% 77,60% 14,72% -49,27% -90,80% 242,18% 110,06% 282,77% -17,79% 43,90% -70,10% -11,04% 22,37% 327,14% +43,88% € = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi I titoli di First Solar, Solar Millennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice il 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker) Nuove energie contro insaccati finanziari Farfalle d’inverno, un diario di viaggio con i contenuti del reportage e i colori del romanzo, un racconto illustra- di Mauro Meggiolaro to che si addentra nel mondo del non profit attraverso l’incontro con quattordici realtà italiane sostenute da Banca Etica. ALE EOLICHE SOPRA I GRATTACIELI DI MANHATTAN. Mulini a vento al largo 4,50% dell’Atlantico. Michael Bloomberg, il sindaco di New York, sembra Amex Oil Index [in Euro] crederci. Si immagina una città tappezzata di turbine, percorsa da taxi 43,88% elettrici, ricoperta di pannelli solari. Una provocazione, lanciata in pasto alla stamValori New Energy Index [in Euro] pa a fine agosto. Ma presto idee del genere potrebbero cominciare a realizzarsi in Rendimenti dal 30.09.2006 al 22.08.2008 ogni angolo del pianeta. Gli investimenti nelle energie rinnovabili sono più che triplicati negli ultimi tre anni. 148,4 miliardi di dollari alla fine Sunways www.sunways.de Sede Konstanz, Germania dell’anno scorso, di cui almeno un terzo in proBorsa Frankfurt Stock Exchange getti collegati all’energia eolica. La capitalizzazioRendimento 29.09.06 – 22.08.08 –11,04% ne in borsa delle imprese del settore è raddoppiaAttività Fondata nel 1993, Sunways è un’impresa tedesca specializzata nella ta nel 2007, così come gli investimenti dei fondi produzione di convertitori, moduli e celle solari. di private equity. Non a caso i titoli del solare e delQuotata in borsa dal 2001, nel gennaio del 2008 ha aperto a Bologna la sua prima sede italiana. l’eolico sono tra i pochi che continuano a non deludere nonostante la crisi dei mercati. L’Indice Ricavi [Milioni di $] Utile [Milioni di $] Numero dipendenti 2006 verde di Valori, intanto, non ferma la sua corsa. 2007 258 241 213,5 Dal settembre del 2006, quando abbiamo iniziato il gioco, ha reso il 43,88%. Il Dow Jones si è fer152,3 mato a -0,44%, l’italiano S&P/MIB a -27%. Nuove energie contro vecchi insaccati finanziari. 1,7 1,3 Continua a non esserci partita. PREZZO DI COPERTINA euro 14 PREZZO SCONTATO PER ABBONATI E LETTORI DELLA RIVISTA VALORI euro 12 COME EFFETTUARE IL VERSAMENTO con bollettino postale sul C/C 28027324 intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, Via Copernico 1, 20125 Milano con bonifico bancario sul C/C EU IBAN: IT29 Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica, intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1, 20125 Milano causale: inserire nome e cognome, indirizzo completo ed e-mail del destinatario specificando “acquisto libro Farfalle d’inverno” Per ulteriori informazioni, telefona dalle ore 9,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 18,00 al numero 02.67199099, scrivi a [email protected] o entra nel sito www.valori.it P UN’IMPRESA AL MESE La testimonianza, dai toni multiformi, onirici e realistici, poetici e concreti, s’intreccia con il percorso esistenziale del protagonista, nel confronto vitale con un universo sommerso e operoso ispirato dai valori della Socialità. A orientare l’opera, la convinzione che il progresso sociale sia principalmente un processo creativo, nato dalla capacità di immaginare, reinventare, trasformare il vivere grazie a un atteggiamento lucido e sognante, irriverente e provocatorio, tenace e disincantato. Gli attori della sfida hanno gli occhi di un clown, lo sguardo di chi dedica la propria vita all’accoglienza e alla marginalità, la voce di chi lancia una sfida alla Storia, di chi trasforma luoghi di conflitto in terre di pace... I loro volti, i gesti, i vissuti accompagnano il viaggiatore nel cuore della lotta al disagio, della cooperazione internazionale, della produzione artistica condivisa. Dal confronto non può che nascere il cambiamento e la persuasione che chiunque è parte, anche se inconsapevole, della Rete sociale e, per questo, chiamato a operare una scelta. . in collaborazione con www.eticasgr.it | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori | 77 | | lavanderia | Sdk e Wirecard Anno 8 numero 62. Settembre 2008. € 3,50 valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità Dieci numeri annui di Valori + Fotoreportage > Dharavi Slum Undici numeri annui di Nigrizia DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO Il crollo dell’ultima istanza di controllo Dossier > La speculazione che solleva il mondo potrebbe distruggerlo Tiriamo giù la leva di Paolo Fusi Internazionale > Reportage esclusivo nella schiavitù delle miniere del Congo Finanza > L’impresa sociale: partecipazione, trasparenza, affidabilità Economia solidale > Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta a 47 euro Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R. . | 78 | valori | ANNO 8 N.62 | SETTEMBRE 2008 | valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità M E N S I L E D E L L A CA R I TA S I TA L I A N A - O R G A N I S M O PA S T O R A L E D E L L A C E I - A N N O X L I - N U M E RO 6 - W W W. CA R I TA S I TA L I A N A . I T luglio / agosto 2008 Dieci numeri annui di Valori + Fotoreportage > Dharavi Slum Dieci numeri annui di Italia Caritas Dossier > La speculazione che solleva il mondo potrebbe distruggerlo Tiriamo giù la leva Internazionale > Reportage esclusivo nella schiavitù delle miniere del Congo Finanza > L’impresa sociale: partecipazione, trasparenza, affidabilità Economia solidale > Tasse come armi, per difendere il lavoro e il Pianeta a 40 euro POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1 COMMA 2 DCB - ROMA U come di consueto, all’assemblea dei soci della Wirecard e ha proposto il solito elenco di lamentele e accuse. Queste associazioni sono rimaste l’ultimo controllo sulle società per azioni, dato che i revisori dei conti, gli auditors o i collegi dei sindaci sono pagati profumatamente per firmare e tenere il becco chiuso. Le autorità di controllo sono cieche, sorde, mute, o tutte e tre le cose insieme, come le scimmiette. E le associazioni come SdK fanno ciò che dovrebbero fare tutta una serie di altre entità: controllano che la finanza e l’industria non calpestino troppo palesemente le leggi e non danneggino troppo brutalmente gli azionisti. Wirecard ufficialmente è una società che controlla il traffico internet sulle carte di credito. Il suo scopo è evitare che il vostro numero di carta, con tutte le password possibili e immaginabili, divenga di pubblico dominio. Per questo motivo tali società dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto. SdK invece scopre che Wirecard, con il controllo delle carte di credito, perde soldi. Allo stesso tempo guadagna cifre da capogiro che investe fondando una propria banca. Il che aveva già insospettito i soci più smaliziati. SdK scopre che Wirecard i soldi li guadagna con i casinò online, proibiti in Germania. Wirecard risponde che i server dei suoi casinò non sono in Germania. SdK costringe le autorità all’intervento. Si sospetta che Wirecard (attivissima a Gibilterra, a Cipro e in altri Paesi offshore) in realtà sia una gigantesca macchina da riciclaggio che usa anche le nostre carte di credito per nascondere transazioni innominabili. SdK non lo dice apertamente, ma la procura di Monaco di Baviera capisce Il presidente di un’associazione benissimo l’antifona e manda un’informativa a tutti gli enti di piccoli azionisti tedeschi preposti. Che continuano a dormire. specula sulla socicietà che Generalmente queste storie finiscono qui. Wirecard perde dovrebbe controllare. Che cosa alcuni milioni di capitalizzazione alla Borsa, dato che il valore succede? Poco o niente. delle sue azioni scende precipitosamente in cantina. Ma tutti Viene licenziato. E basta sanno che queste cose sono cicliche e che, non appena i broker si saranno accorti che la giustizia non ha intenzione di reagire, pian pianino le azioni risaliranno. Stavolta invece è successo qualcos’altro. Il presidente della SdK, Markus Straub, un paio di settimane prima di lanciare il sasso nello stagno, si è messo a speculare in Borsa insieme al suo vecchio amico Tobias Bösler, ex portavoce della SdK, ora broker. I due si buttano sui short selling contracts e scommettono a tutta birra che il titolo Wirecard nell’arco di un mese perderà oltre il 10%. In questo modo Straub e Bösler guadagnano un fracco di soldi e con loro la banca tedesca Sal. Oppenheim, che li appoggia e naturalmente scommette anche del suo. A questo punto Wirecard denuncia tutti per insider trading (a ragione). Straub invoca l’attenuante del lavoro volontaristico: come presidente di SdK non guadagna un centesimo, lo fa solo per la gloria. La stessa SdK lo caccia via. Ma le conseguenze gravissime non si sono ancora pienamente manifestate. Innanzi tutto sulle gravi illegalità che potrebbero essere state commesse dalla Wirecard scende il silenzio: l’inchiesta si chiude alla svelta e senza investigare. Peggio ancora: l’intera stampa tedesca ora si batte per la libertà e per l’indipendenza del mercato, chiedendo a gran voce (e con un certo seguito) lo scioglimento delle associazioni di difesa dei consumatori e dei piccoli azionisti, che altro non sarebbero se non traditori, distruttori di posti di lavoro e di ricchezza nazionale. L’ultima istanza di controllo democratico della finanza muore per l’avidità e la stupidità di due bottegai tedeschi. E noi guardiamo Pechino. Che scemi. Anno 8 numero 62. Settembre 2008. € 3,50 DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO NA DELLE DUE PIÙ GRANDI ASSOCIAZIONI DI PICCOLI AZIONISTI DELLA GERMANIA, la SdK, circa un mese fa si è presentata, Italia Caritas SICUREZZA E MIGRAZIONI, I LIMITI DELLE NUOVE NORME PACCHETTO. E IL PROGETTO? RUMENI D’ITALIA ORMAI SONO UN MILIONE: RISORSE, NON “MOSTRI” RICERCA SUI CONFLITTI L’AMBIENTE VA ALLA GUERRA CUBA RIVOLUZIONE AL BIVIO, LA CHIESA ASPETTA LE APERTURE Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R. Leggo doppio Leggo solidale Valori a casa vostra, insieme a Nigrizia, l’unico mensile dell’Africa e del mondo nero, oppure insieme a IC, il mensile della Caritas Italiana, per capire meglio la società e il mondo che ci ruotano attorno, nel segno della solidarietà. Alleanza di pagine e idee, a un prezzo conveniente. Bollettino postale c/c n° 28027324 Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: Abbonamento “Valori + Nigrizia” oppure “Valori + Italia Caritas” Bonifico bancario c/c n° EU IBAN: IT29 Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: “Valori + Nigrizia” + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato oppure “Valori + Italia Caritas” + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato Attenzione: Per l’attivazione immediata dell’abbonamento si prega di inviare copia del bonifico al fax 02 67491691 oppure file pdf all’indirizzo [email protected]