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Testimonianze
Il mio segreto diario di guerra Ada Vita Proponiamo l’introduzione al libro di Ada Vita dedicato alle sue esperienze a Bolzano durante la Seconda Guerra mondiale. È dalle mille domande che i nipoti rivolgono ad Ada Vita quando scoprono una serie di vecchi documenti conservati nei cassetti di casa che nasce questo libro, un diario che conduce per mano i lettori attraverso i grovigli degli anni di guerra. (mc) 1 Testimonianze a cura di Milena Cossetto Ada Vita Silvana Cumer Luigi Coccia 92 storiae È un monotono pomeriggio invernale, fuori nevica ed è freddo. Sono ospiti, provenienti da Verona, i miei nipoti: Valeria e Michele. Con questa nevicata non possono andare a sciare ma nemmeno passeggiare o “esplorare” Bolzano con le loro biciclette. Li ho lasciati nel mio studio seduti davanti alla televisione, stavano guardando una trasmissione sportiva. Ma ora c’è un’atmosfera particolare, la TV tace, questo profondo silenzio dovrebbe essere complice di qualche marachella. Piano piano apro la porta, sono seduti per terra attorniati da cartelle, contenitori, fogli; ma… sono tutti i miei ricordi!!!! Cosa fanno? Perché ficcano il naso nella mia documentazione? Perché hanno tirato fuori tutto questo carteggio? Gelosa m’indispettisco, anche perché sono anni che io stessa non tocco quei documenti. È una raccolta di ricordi: francobolli diplomi foto, ritagli di giornale che io pazientemente tenevo per puro piacere di conservare, ma che poi, raggruppati per anno o per argomento, non ho più guardato. «Zia che bello! Ma eri presente anche tu? Ma è vero quello che hai scritto qua?» Mi riempiono di domande. lo invece di sgridarli o dir loro che non si deve leggere e frugare fra queste documentazioni senza chiedermi il permesso, mi metto anch’io per terra e... e sfoglio. È meraviglioso, trovo di tutto, anche le mie pagelle dalle elementari in poi, la prima pagella è rilasciata dalla Scuola elementare femminile “Alberto da Giussano” situata in Bastioni di Porla Nuova di Milano ed è l’ammissione alla terza elementare in data 4 luglio 1932. Nel ricordo rivedo la mia prima maestra, Ida Lolli, un’austera signora vestita all’antica che ci intimidiva solo a guardarla. Diverso è invece il ricordo delle maestre bolzanine, i nomi li ricavo dalle “conservare” pagelle: la bella e valente Valeria Ferrari (della conosciuta famiglia Ferrari - Zanoni e poi Ceccarelli, Salvina e l’austera ma bravissima Vincenzi). E poi trovo l’attestazione della prima comunione - 1934 - il diploma di “oro alla Patria” 1935 - e tanti diplomi ed attestazioni rilasciatemi per la mia attività di Piccola e Giovane Italiana, c’è addirittura una Croce al Merito. Rammento con quanto entusiasmo frequentavo i corsi indetti dalla nostra Federazione (credo si denominasse così): economia domestica, ricamo; ma quello che m’interessava di più era il sabato fascista, i “Ludi Juveniles “ed i Campeggi. Questa attività, che affascinava noi giovani non era troppo gradita né condivisa dai miei genitori: accondiscendevano ai miei desideri perché eravamo entusiasti e vivevamo in quella atmosfera. Bloccata, con in mano un attestato, la mia mente spazia nei ricordi: rivedo il periodo della guerra d’Africa, Etiopia, Somalia, nomi che riempiono i tempi della gioventù; rivedo il “Negus”, un re negro i cui baffi si sarebbero potuti adoperare per pulire (credo) le scar- pe; paradossi che urlavamo durante le manifestazioni che ci davano la possibilità di marinare (legalmente) la scuola; la mancanza di banane, di limoni e le altre restrizioni di quei periodo erano considerati “sacrifici importanti”. Rivedo l’entusiasmo delle mie compagne di lingua madre tedesca che, grazie alle colonie indette dal PNF vedevano il mare per la prima volta; a me personalmente, abituata andare al mare annualmente questo entusiasmo faceva piacere. Rivedo la successiva dichiarazione di guerra, l’obbligata chiusura delle scuole... e...: «Ma zia ci senti? A cosa pensi?» Ecco interrompere la mia “visione” di ricordi mi ritrovo nel mio studio, seduta per terra attorniata dai miei nipoti che hanno in mano dei block notes che stanno sfogliando; i singoli fogli sono tenuti insieme da un spago inserito tra due buchi, i foglietti sono stinti ed alcuni si leggono a mala pena, la scrittura è minuta, certamente non è una bella scrittura. Sono tre librettini di cm. 6x10 che negli anni 1942-1943 tenevo nascosti sotto l’ascella affinché non li scoprissero. Rileggendoli, curiosando in questo carteggio ho trovato lo stimolo il desiderio di trascrivere questi appunti in maniera più razionale e leggibile. Oltre a questi libretti ho ritenuto di riportare anche il contenuto di alcune delle molte lettere conservate tra la corrispondenza che nel periodo successivo (1944-1945), era intercorsa tra me ed i miei famigliari sfollati nella Val dei Mocheni (Pergine). Gli appunti dei libretti contengono concetti un po’ troppo personali, imprecisi e non interessanti, ma esaminandoli introspettivamente, mettono bene in evidenza il periodo nel quale si viveva e permettono di evidenziare come da delle semplici e 3 2 banali descrizioni dì avvenimenti riportati nel primo periodo, troviamo negli episodi descritti successivamente l’evoluzione delle vicende, come la ricerca frenetica di cibo, la marcata graduale delusione provata in rapporto ai nostri entusiasmi giovanili, l’obbligato adattamento - quasi passivo - della popolazione alla grave situazione creatasi in quegli anni. Ecco come è nato e cosa descrive il mio libro che non è un romanzo ma è solo un insieme cronologico di avvenimenti che riportano anche le paure, le emozioni della vita vissuta in quegli anni dalla mia famiglia; emozioni difficoltà e stati d’animo che contemporaneamente possiamo attribuire a tutte le famiglie italiane. Credo però di non essere riuscita a trasmettere il vero stato d’animo vissuto in quel periodo, forse perché le mie lettere riportando freddamente gli avvenimenti tendevano a nascondere alla mamma i pericoli corsi o ai quali saremmo andati incontro. Ritengo comunque difficile, direi impossibile, esternare e trascrivere tutto quello che un essere umano ha interiorizzato in quelle tragiche situazioni. 1. Ada Vita, Il mio “segreto” diario di guerra, Laives (BZ) 2006, copertina, nella foto ufficiali del presidio militare di Bolzano vengono concentrati prima nei pressi del Palazzo Alti Comandi per essere poi trasferiti nei Lager germanici. 2. Ingresso delle truppe americane a Bolzano, 3 maggio 1945. 3. Galleria, rifugio di Gries, foto ricordo durante un’attesa, 14 dicembre 1943. storiae 93 Tutto è grigio ora per noi 1 Silvana Cumer Silvana Cumer ha 14 anni quando scrive il suo diario. Vive a Bolzano e sperimenta gli anni più cupi della Seconda Guerra mondiale, filtrandoli con una sensibilità adolescenziale ma al tempo stesso profondamente matura. Nelle sue parole si alternano momenti di speranza e di disperazione, fiducia nel futuro e inquietudine per il presente. È costretta alla fuga da Bolzano, ma il suo ultimo sguardo si incrocia con un soldato della Wehrmacht stanco di imbracciare il fucile. La speranza della pace diventa possibile. (mc) Anno di Guerra 1943-44 21 marzo 1943 XXI “Questo è poco, ma è sicuro. Questo è il mio diario, e non il diario di papà, mamma, Adriano, Ferruccio, Flavia. Parlerò sì anche di essi, ma in relazione a me. Ed un’altra cosa certa è questa: è il primo giorno di primavera; non ho scelto affatto questo giorno. Sarebbe una stupidaggine. Oggi è un giorno come gli altri, come ieri, come domani. Perché? Perché? Perché? Ci sono tanti perché. Faccio la quarta ginnasio. Studio per sapere, naturalmente. Ma più studio più scopro che meno so. Allora è stupido studiare. Per diventare professoressa, dottoressa o che so io. In fondo non ha importanza. E poi? Lavorerò. Perché? Per vivere. Non nego che a vivere ci siano soddisfazioni. Oh, no, ce ne sono molte, e grandi. Mi piace vivere. Ma forse è solo curiosità, e nient’altro. Certo che, se mi dicessero: vuoi morire? io direi di no. Si può tranquillamente morire quando si ha lasciato qualunque cosa dietro di sè. Invece io non ho lasciato nulla. Io credo che le altre due saprebbero benissimo trovare una terza unità. Lydia e Leonella, intendo. Credo di disegnare abbastanza bene. Ma sono convinta di non divenire mai una vera artista. Credo di saper scrivere abbastanza bene. Ma non potrò mai diventare una scrittrice. Credo di non essere brutta. Ma non potrò mai essere bella. Credo di essere intelligente, ma non mai un genio. Ed allora? Mediocrità, e nient’altro. Non ci può essere un modo per uscirne?” (p. 53) 2 94 storiae 6 giugno - La guerra “Voglio scrivere un poco della guerra, quel poco che so, che mi concerne. Quando anche questa prova tremenda sarà passata, quando tutto sarà finito, rileggerò queste pagine, se sarò ancor viva. Sì, bisogna che aggiunga - se sarò ancor viva. La nostra vita è ora così incerta, vorrei dire così problematica! Io prego Iddio che, se venisse un bombardamento, mi risparmi; ma se dovessi morire morissi almeno sul colpo, senza rimanere lunghe ore sepolta sotto le macerie, a perire lentamente di inedia e di languore. No, non sarei abbastanza forte, lo so, lo sento. Diverrei pazza. Conservi il cielo questa mia casa, questo mio piccolo mondo. Ma non voglio essere egoista, Dio lo sa. Sebbene dire questo mi strazi, sebbene io sappia che donerei me stessa per la mia Patria, ebbene, io sono forzata a pregare: Finisca, finisca, finisca la guerra, Dio, Signore, come tu vuoi. Se tu non vuoi che la Vittoria ci arrida, ebbene, dacci, oh, dacci forza nella sconfitta. Proteggici e aiutaci, noi, Italiani, povero popolo che ti bestemmia, talvolta, ma che ora soffre, piangendo lacrime amare di amore e di odio sui cadaveri dei piccoli figli, delle madri inermi, dei vecchi impotenti”. (p. 79) 1. Silvana Cumer, Tutto è grigio ora per noi. Diario di guerra di una quattordicenne. Bolzano 1943, versione bilingue, 2007, copertina. 2. Silvana Cumer, autoritratto.