Gli individui affetti da demenza di Alzheimer (AD) mostrano un
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Gli individui affetti da demenza di Alzheimer (AD) mostrano un
DIPARTIMENTO DI FARMACOLOGIA PRECLINICA E CLINICA "MARIO AIAZZI MANCINI" UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE ____________________ 50139 FIRENZE Viale G. Pieraccini, 6 Tel. (055) 4271.288 Fax: (055) 4271.280 PROGETTO di RICERCA: Titolo: Studio di farmaci neuroprotettivi nella tossicità da ß-amiloide RESPONSABILE del PROGETTO:Prof.ssa Fiorella Casamenti La neuropatologia della malattia di Alzheimer (AD) è caratterizzata da marcata perdita di neuroni nella corteccia e nell’ippocampo, dalla presenza di grovigli neurofibrillari (NFT) costituiti da depositi intracellulari di proteina tau iperfosforilata e dalla formazione di placche senili a localizzazione extracellulare. Il core delle placche senili è costituito da un nucleo di proteina ßamiloide (Aß), aggregata in forma fibrillare (La Ferla et al. 2007). La proteina Aß e' un peptide di 39-42 aa. secreto per proteolisi dalla proteina APP. I meccanismi responsabili dell'accumulo di peptidi Aß come oligomeri solubili e/o fibrille insolubili non sono ancora noti. In accordo con l'ipotesi della cascata amiloide, l'accumulo di Aß è un fenomeno età-dipendente e svolge un ruolo primario nella patogenesi dell’ AD. Fino ad oggi è stato possibile intervenire terapeuticamente sull'AD solo sugli effetti degenerativi secondari, con strategie mirate al potenziamento della funzionalità del sistema colinergico (Kafki et al. 2006). Allo scopo di favorire la ricerca di nuove strategie terapeutiche nell’AD, risulta oggi estremamente importante la conoscenza delle relazioni esistenti tra deposizione di Aß ed alterazioni biochimiche e comportamentali, la caratterizzazione rigorosa degli aspetti molecolari che si associano alle placche senili, sia prima che durante la sperimentazione clinica di un farmaco. Infatti, un fattore ostacolante lo sviluppo di nuove e più efficaci strategie terapeutiche nell’AD potrebbe derivare dalla insufficiente caratterizzazione degli eventi a monte e a valle della deposizione di Aß, come il danno ossidativo, i meccanismi di degradazione proteasomale e l’autofagia nonché le vie di segnale intracellulare, responsabili della formazione di tau filamentosa e morte neuronale. Il ruolo svolto dall’autofagia e dai meccanismi epigenetici nell’ AD non è chiaro ma rappresentano attualmente un’importante linea di ricerca sia negli studi di patogenesi che di terapia. Diverse linee di ricerca suggeriscono l’esistenza di una compromissione dell’autofagia con ridotta attività autofagosoma-lisosoma e diminuita efficacia del sistema lisosomiale (Nixon et al. 2007). Inoltre recenti ricerche descrivono che meccanismi epigenetici contribuiscono nei disordini cognitivi associati all’AD, in particolare il blocco dell’espressione di geni implicati nella plasticità sinaptica mediato dall’HDAC2. Questi studi suggeriscono come l’inibizione di questo istone insieme alla riduzione della presenza di Aß rappresentino dei potenziali bersagli per contrastare il declino cognitivo nell’AD (Gräff et al. 2012) Descrizione del programma Il progetto di ricerca si propone di analizzare in vivo la presenza di alterazioni nella degradazione proteica mediata dagli autofagosomi e di valutare l’effetto del trattamento cronico con oleuropeina aglicone nel modello murino di deposizione di β-amiloide TgCRND8. L'uso di modelli animali nello studio dell’AD è essenziale per approfondire le conoscenze sui meccanismi patogenetici, nonchè per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici. Il topo transgenico TgCRND8, che esprime la ßAPP695 umana mutata (K670/M671L e V717F), è tra i modelli animali che più fedelmente rappresentano la patologia umana. I topi eterozigoti TgCRND8 sviluppano, già ad undici settimane, deposizione cerebrale di A e deficit di memoria spaziale, con comparsa di patologia neuritica all’età di 5 mesi (Janus et al. 2000). Questa linea di topi transgenici è disponibile come colonia presso questa unità di ricerca. I topi sono stabulati (stabulario CESAL dell’Università di Firenze) in gabbie di plexiglas con accesso libero a cibo ed acqua e sottoposti ad un ciclo luce-oscurità di 12 ore a temperatura costante di 23 °C. Tutti gli esperimenti sono eseguiti in accordo con le linee guida dell’ European Community's Council for Animal Experiments (DL 116/92). Sarà utilizzato ogni accorgimento per rendere minima la sofferenza degli animali. La caratterizzazione morfologica e funzionale del suddetto modello murino di AD ha dimostrato in corteccia ed in ippocampo, aree cerebrali che presentano il maggior numero di placche senili e di grovigli neurofibrillari nei pazienti AD, la presenza di un’estesa deposizione di Aβ e di gliosi reattiva ad essa associata, l’induzione di marker infiammatori, iNOS, stress nitrosativo, iperfosforilazione di tau e marcata perdita neuronale, nonché una compromissione del sistema colinergico corticale con conseguenti deficit comportamentali e disfunzioni della via di segnale intracellulare Wnt/ß-catenina. Questo studio è stato oggetto di tre pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali (Bellucci et al. 2006 e 2007; Rosi et al 2010). Inoltre i nostri studi hanno dimostrato che il trattamento per 4-5 settimane con Cliochinolo di topi TgCRND8 di 4 mesi di età riduce significativamente i depositi di Aß in corteccia ed ippocampo e migliora le funzioni cognitive (Grossi et al. 2009). Considerata la rilevanza dei sopra citati risultati per la delucidazione dei meccanismi patogenetici della malattia di AD e per l’individuazione di nuovi target terapeutici, riteniamo di estrema importanza poter proseguire le nostre indagini scientifiche. ci proponiamo di effettuare in vivo un’ analisi approfondita delle relazioni esistenti tra la deposizione di Aß e gli eventi intracellulari che conducono a morte neuronale nei topi transgenici TgCRND8 (tg) e in aree cerebrali di interesse come la corteccia, ippocampo. A varie età degli animali, partendo dalla fase presintomatica di 2 mesi fino agli 10-12 mesi di età quando la patologia è nella sua massima espressione in termini di deposizione di ß-amiloide, con studi di immunoistochimica e di Western blotting sarà studiato l’effetto protettivo della somministrazione cronica di oleuropeina sulla neuropatologia e deficit cognitivi. E noto che l’aglicone dell’oleuropeina, un polifenolo abbondante nell’olio extravergine di oliva è in grado di eliminare la comparsa delle forme oligomeriche di Aß, dotate della massima citotossicità, proteggendo le cellule dall’azione tossica del peptide. Pertanto, in un gruppo di topi saranno valutati gli effetti del trattamento cronico, 8 settimane, con oleuropeina aglicone o veicolo (somministrati attraverso la dieta, alla dose di 50 mg per kg dieta, dose che corrisponde all’apporto giornaliero medio di questi composti nei paesi mediterranei). In particolare saranno valutati gli effetti a carico della deposizione di Aβ mediante studi quali-quantitativi di immunoistochimica, western blotting mediante anticorpi specifici per i diversi stadi di aggregazione del peptide (monomeri, dimeri, oligomeri, fibrille), volti a chiare la tossicità e il possibile intervento di queste sostanze nel processo di fibrillogenesi di Aβ. Verranno valutati mediante studi di immunoistochimica e di western blotting marker caratteristici della neurodegenerazione neuronale e sinaptica, della neuroinfiammazione (GFAP, IbaI) Lo stato di attivazione dell’autofagia sara valutato con marker precoci, come Beclina 1 e LC3-I e II e tardivi come la Catepsina D lisosomiale. A livello epigenetico con tecniche di Western Blotting e PCR sara’ valutato lo stato di acetilazione di alcuni istoni. Gli effetti a livello delle funzioni cognitive di topi TgCRND8 e di controllo verranno studiate mediante i test comportamentali Object Recognition Test (ORT) e Morris water maze. Questi studi ci forniranno informazioni utili sulle proprietà neuro protettive e terapeutiche dell’ oleuropeina aglicone. Referenze 1.LaFerla FM et al (2007) Nat Rev Neurosci 8:499-509 2.Butterfield DA and Sultana R (2007) J Alzheimers Dis 12:61-72 3.Haass C and Selkoe DJ (2007) Nat Rev Mol Cell Biol 8:101-112 4.Selkoe DJ (1999) Nature 399:A23-A31 5.Nunomura A et al (2001) J Neuropathol Exp Neurol 60:759-767 6.Chauhan VChauhan A (2006) Pathophysiology 13:195-20 7.Klafki HW et al (2006) Brain 129:2840-2855 8.Nixon RA (2007) J Cell Sci 120:4081-4091 9.Gräff Jet al. (2012) Nature 483: 222-226 10.Janus C et al (2000) Nature 408:979-982 11.Bellucci et al. (2006) Neurobiol Dis. 23:260-72 12.Bellucci et al (2007 Neurobiol Dis. 27 :328-38 13.Rosi et al. (2010) J Neurochem. 2010 112:1539-51 14.Grossi et al. (2009) J Alzheimers Dis. 2009 17:423-40