Le dimensioni e gli indicatori del benessere dell`OCSE (OECD -
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Le dimensioni e gli indicatori del benessere dell`OCSE (OECD -
“Measuring Progress of Societies, […] has become fundamental for development and policymaking in general. Improving the quality of our lives should be the ultimate target of public policies”. Angel Gurría, OECD Secretary-General Le dimensioni e gli indicatori del benessere dell’OCSE (OECD Organisation for Economic Co-operation and Development - Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo) nel progetto “Better Life” La concezione del “progresso” e del “benessere” secondo l’OCSE nel progetto “Better Life” Ognuno aspira a vivere una vita di buona qualità e negli anni recenti, sono emerse riflessioni critiche riguardo al fatto che gli indicatori statistici macroeconomici, come il PIL, che sono stati a lungo usati come proxy della misura del benessere, siano insufficienti nel fornire un’informazione adeguata delle condizioni di vita attuali e future. La crisi finanziaria ed economica in corso ha rinforzato queste percezioni e ora è ampiamente riconosciuto che la misura del PIL fornisce una prospettiva solo molto parziale sull’ampia gamma di fattori che influenzano il benessere delle persone. Anche durante i tempi di crisi finanziaria, economica e sociale che stiamo attraversando, in cui il recupero della crescita è importante per il raggiungimento di molti esiti del benessere, come avere un buon lavoro o l’accesso a condizioni abitative adeguate, i bisogni, le preoccupazioni e le aspirazioni delle persone e la sostenibilità delle nostre società devono essere posti al centro dell’azione politica. Grazie agli sforzi intrapresi dalla comunità internazionale, le misure del benessere e del progresso sono ora all’avanguardia nelle agende della statistica e della politica nazionali e internazionali. Il quadro concettuale dell’OCSE per la misurazione del benessere e del progresso (vedi figura in basso) si basa sulle raccomandazioni formulate nel 2009 dalla “Commissione sulla Misurazione della Performance Economica e del Progresso Sociale”1 - conosciuta anche come “Commissione E.Stiglitz–A.Sen-J:P.Fitoussi” - cui l'OCSE ha contribuito in modo rilevante. Esso propone una distinzione tra benessere presente e benessere futuro. Il benessere presente è costituito da due domini principali: le condizioni materiali di vita (reddito e ricchezza; lavoro e retribuzioni; condizioni abitative) e la qualità della vita (stato di salute; bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro; istruzione e competenze; supporto sociale; 1 Gli scopi della Commissione sono stati: identificare i limiti del PIL come indicatore della performance economica e del progresso sociale, considerare ulteriori informazioni per la produzione di un quadro più pertinente, esaminare il modo più opportuno di presentare le informazioni e controllare la fattibilità degli strumenti di misurazione proposti dalla Commissione. Vedi: E.Stiglitz, A.Sen, J:P.Fitoussi, Report by the Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress, 2009; http://www.stiglitz-sen-fitoussi.fr/documents/rapport_anglais.pdf. Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico 1 Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] impegno civico e governance; qualità dell’ambiente fisico; sicurezza personale; benessere soggettivo). Il benessere futuro è costituito dal dominio della sostenibilità ed è valutato focalizzando l’attenzione su alcune risorse fondamentali che guidano il benessere nel tempo e che sono costantemente modificate dagli interventi odierni. Tali risorse possono essere misurate tramite gli indicatori relativi ad alcuni tipi differenti di “capitale”: umano, sociale, economico e naturale. Il quadro concettuale dell’OCSE per la misurazione del benessere e del progresso Il quadro concettuale dell’OCSE tenta di rendere operativo l'”approccio delle capacità” elaborato da A. Sen (vedi il documento allegato alla Notizia: “La concezione del “progresso” e del “benessere” secondo l’OCSE nel progetto “Better Life””) e di renderlo misurabile attraverso indicatori che possano essere raccolti e utilizzati dai decisori politici e dagli istituti nazionali di statistica, per monitorare le condizioni di benessere della popolazione e la loro evoluzione nel tempo. Per l’OCSE, rendere operativo il quadro significa, in primo luogo, selezionare un elenco di funzionamenti e di capacità fondamentali e universali (le dimensioni del benessere) e, in secondo luogo, definire gli specifici indicatori che misurino ciascuno di essi. Nei termini di funzionamenti e di capacità, l’OCSE definisce il benessere nei due domini delle condizioni materiali di vita e della qualità della vita, in linea con un ampio corpo di studi scientifici e di ricerche. Nel quadro concettuale dell’OCSE, le undici dimensioni del benessere possono essere viste sia sotto il profilo dei funzionamenti sia sotto il profilo delle capacità. Per esempio, essere in buona salute è un funzionamento di per sé ma è anche una capacità, poiché rende la persona in grado di scegliere tra un numero differente di funzionamenti (es.: Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 2 percorsi formativi, professionali, contesti di relazioni sociali, gestione del tempo libero, ecc.). Più ampio è l’insieme delle scelte e delle potenzialità di scegliere, maggiore è lo spazio delle capacità. (Per un approfondimento vedi la Notizia: La concezione del “progresso” e del “benessere” secondo l’OCSE nel progetto “Better Life” del 16 febbraio 2015) Le dimensioni del benessere nel progetto “Better Life” Come accennato in precedenza, i due domini delle condizioni materiali di vita e della qualità della vita sono suddivisi in undici dimensioni. Il razionale per la selezione di queste dimensioni è di seguito descritto. Condizioni materiali di vita • Reddito e ricchezza misurano le risorse economiche che le persone possono utilizzare oggi o potranno utilizzare in futuro per i consumi. Il denaro è un importante mezzo per raggiungere condizioni di vita dignitose e quindi il reddito e la ricchezza sono componenti essenziali del benessere individuale. A livello sociale, le risorse economiche permettono ai paesi di investire nell’istruzione, nella sanità, nella sicurezza, ecc. Se il reddito e la ricchezza non sono da soli certamente sufficienti per garantire il benessere di un paese, sono comunque una condizione necessaria per il suo sviluppo generale. La capacità di controllare le risorse economiche permette alle persone di soddisfare i bisogni materiali primari e di perseguire gli obiettivi che esse ritengono importanti per gli aspetti materiali e non materiali delle proprie vite. Reddito e ricchezza proteggono contro le vulnerabilità e i rischi personali, rendono sostenibili le scelte nel tempo e potenziano la libertà delle persone di vivere la vita che esse desiderano. La disponibilità economica incrementa le potenzialità di accedere a un’istruzione qualificata e a condizioni abitative di buona qualità ed è associata alla soddisfazione della vita, allo status sociale percepito e alle relazioni sociali. Non è sufficiente esaminare semplicemente i livelli medi sia del reddito sia della ricchezza familiare: è fondamentale valutare come le risorse economiche siano suddivise fra le persone e i gruppi. L’informazione sulla distribuzione sia dei redditi sia della ricchezza e su come queste sono correlate, è perciò centrale per disegnare le politiche per il miglioramento delle condizioni materiali di vita delle popolazioni. Le politiche devono inoltre tenere conto degli impatti di un’iniqua distribuzione per valutare un possibile fraintendimento fra equità ed efficienza e considerare che se alcuni gruppi sociali sono lasciati indietro, questa indifferenza costituirà un peso per la crescita futura della comunità. • La disponibilità, la qualità del lavoro e le retribuzioni sono fondamentali per il benessere delle persone e possono avere un impatto molto importante sulle condizioni materiali e non materiali della vita. Avere un lavoro consente innanzitutto di disporre di una fonte di reddito necessaria per soddisfare alcuni bisogni materiali e i guadagni da lavoro rappresentano, per la maggior parte delle famiglie, la fonte principale di reddito. Avere un lavoro è una fonte di orgoglio e di dignità, contribuisce alla formazione dell’identità personale e per molti rappresenta il riconoscimento di un contributo dato alla società in cui si vive. Le società con alti livelli occupazionali sono più ricche, politicamente più stabili e maggiormente in salute. Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 3 Essere disoccupati, viceversa, ha un impatto ampiamente negativo sulla salute fisica e mentale e sul benessere soggettivo e collettivo. Ciò suggerisce che gli effetti negativi della disoccupazione vadano ben oltre la perdita del reddito e perdurino nel tempo. La disoccupazione di lungo termine comporta la perdita di competenze e di ulteriori possibilità d’impiego ed espone le persone al rischio di esclusione sociale, povertà e deprivazione. Se il lavoro riduce notevolmente il rischio di povertà, non necessariamente elimina questo rischio, poiché famiglie povere composte di persone che lavorano sono presenti in misura significativa in tutti i paesi OCSE. Negli anni della crisi, sono emerse evidenze sul fatto che il lavoro comporti una minore protezione dal rischio di povertà rispetto al passato. Le donne, i giovani e gli anziani subiscono un’insicurezza lavorativa relativamente più elevata e legami più deboli con il mercato del lavoro. Avere un lavoro che corrisponda alle proprie aspirazioni e competenze e retribuito in modo adeguato è un desiderio universale. La qualità del lavoro è un forte determinante della soddisfazione di vita delle persone, essendo che una gran parte di esse trascorre nei luoghi di lavoro la maggior parte della quotidianità e per una parte significativa della propria vita. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha elaborato il concetto di “lavoro decente” quale opportunità per le donne e per gli uomini di avere un lavoro “in condizioni di libertà, equità, sicurezza e umana dignità”. Con esso si definisce che la qualità del lavoro dipende da alcuni fattori critici quali la salubrità e l’etica che vige sul posto di lavoro, il reddito, la sicurezza del lavoro e il regime di protezione sociale, il dialogo, le relazioni sociali sul posto di lavoro e la motivazione al lavoro. La qualità del lavoro copre quindi molti aspetti diversi, che vanno dall’autonomia di lavoro alle interazioni con i colleghi e al supporto da parte dei manager, all’assenza di discriminazioni e alla salvaguardia della salute del lavoratore e della sua famiglia e al rispetto della sua dignità. Ciò che tutti questi aspetti hanno in comune è che contribuiscono al benessere delle persone. Nella relazione tra qualità del lavoro e benessere sul luogo di lavoro, i lavoratori europei che affrontano condizioni di lavoro stressanti riferiscono più spesso che il lavoro danneggia la loro salute. I lavori di qualità aumentano il controllo delle persone sulle risorse, offrono l'opportunità di realizzare le aspirazioni personali in campo professionale, di sviluppare le proprie capacità e competenze, di sentirsi utili alla società, di migliorare la propria autostima e l’inclusione sociale creando opportunità per relazioni professionali e sociali in generale. Un fattore essenziale della qualità del lavoro è la sua sicurezza. I lavoratori che devono affrontare un elevato rischio di perdere il posto di lavoro sono più vulnerabili nel benessere e nella qualità della vita, in particolare nei paesi con ammortizzatori sociali esigui. • L’accesso all’abitazione e alle sue qualità soddisfa il bisogno primario di avere un riparo e vivere in condizioni abitative soddisfacenti è uno degli aspetti più importanti della vita delle persone. Non è solo una questione di avere a disposizione quattro mura e un tetto, perché la casa dovrebbe anche essere un luogo dove le persone possano sentirsi al sicuro, riposare, avere uno spazio privato personale ed eventualmente crescere una famiglia. Oltre il loro valore intrinseco, le condizioni abitative possono quindi influenzare un ampio insieme di altri esiti del benessere. Essendo che i costi per l’abitazione assorbono un’ampia quota del bilancio familiare, le persone, particolarmente quelle con bassi livelli di reddito, sono spesso vincolate Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 4 dal livello di risorse residue per le ulteriori spese essenziali, quali quelle per l’alimentazione, le cure, lo svago e l’istruzione. I costi elevati per l’abitazione possono così minacciare il benessere materiale e la sicurezza economica delle famiglie. Possono anche generare forme di stress abitativo che ostacolano seriamente le relazioni tra i membri delle famiglie e danneggiare lo sviluppo dei bambini. La povertà delle condizioni abitative (sovraffollamento, mancanza di servizi sanitari adeguati, utenze, ecc.) è anche uno dei principali determinanti dello stato di salute, con effetti sia su quella fisica sia su quella mentale. E’ correlata con la violenza domestica e con scarse prestazioni scolastiche dei bambini. La possibilità d’intrattenere attività sociali fondamentali, come invitare le persone a casa, può anche essere minacciata dalla povertà delle condizioni abitative. Alcune ricerche hanno evidenziato che la scarsa qualità delle condizioni abitative è associata con bassi livelli di partecipazione ai processi democratici e più in generale, con bassi livelli di capitale sociale. La casa è anche la componente principale della ricchezza netta delle famiglie e i cambiamenti del mercato immobiliare, nei termini di condizioni e di disponibilità del credito e di prezzi delle case, possono avere un effetto sproporzionato sul benessere materiale delle famiglie. Oltre la ragione economica dell’investimento nella casa, la proprietà dell’abitazione offre un senso di sicurezza e di controllo sulle risorse che non hanno gli affittuari. Di là della loro intrinseca importanza, l’abitazione e le sue qualità sono quindi importanti determinanti della salute e del benessere soggettivo, così come favoriscono lo sviluppo di legami sociali, l’accesso al lavoro e ai servizi pubblici. Qualità della vita • Lo stato di salute fisica e mentale è importante di per sé per il benessere degli individui; essere sani e vivere una vita lunga libera dalle malattie e dalla disabilità ha un valore intrinseco per le persone. Lo stato di salute, infatti, è costantemente classificato nelle indagini dell’OCSE come uno degli aspetti più valorizzato nella vita. Lo stato di salute ha anche un valore strumentale perché aumenta le opportunità delle persone di partecipare ai percorsi formativi, al mercato del lavoro così come di avere buone relazioni sociali. A livello sociale, i paesi dotati di migliori esiti nella salute generale mostrano di avere anche medie più elevate di reddito e ricchezza, tassi più elevati di occupazione e di partecipazione alle attività politiche, reti di supporto sociale più solide e livelli di soddisfazione della vita in generale più elevati. Una popolazione sana comporta anche minori spese per l’assistenza sanitaria. Un buono stato di salute consente quindi la partecipazione attiva a una vasta gamma di attività sociali che contribuiscono allo sviluppo del benessere personale e collettivo. La salute delle persone è influenzata dall’interazione di alcuni determinanti quali: le caratteristiche individuali, come l’eredità genetica, gli stili di vita (alimentazione, fumo, alcol, attività fisica, istruzione e cultura in generale), le circostanze dell’ambiente fisico (inquinamento, disponibilità di spazi verdi e in generale, la qualità degli ambienti di vita e di lavoro) e, per la maggior parte, quelle del contesto socio-economico e culturale (mercato del lavoro, distribuzione del reddito e della ricchezza, sistemi educativi, sanitari e socio-assistenziali, ecc.). Ma cosa significa essere in buona salute? Nel suo senso più ampio, l’OMS definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 5 l’assenza di malattia o infermità”. Se questa definizione non si presta facilmente alle misurazioni, illustra però bene che il concetto di salute è ampio e che la salute influenza ed è influenzata da molte circostanze della vita. Questa definizione evidenzia inoltre che le condizioni di salute oggettive e quelle soggettive sono importanti per ognuno. • Il bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro è importante per il benessere delle persone; la quantità di tempo che le persone possono dedicare al tempo libero, alla cura personale e ad altre attività non lavorative aiuta gli individui a rimanere in salute e a essere produttivi. Il bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro si riferisce a “uno stato di equilibrio tra il tempo di lavoro e la vita personale” (European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions). Raggiungere il giusto equilibrio tra lavoro e vita personale è un elemento chiave del benessere: troppo poco lavoro può impedire di guadagnare a sufficienza per raggiungere il tenore di vita desiderato, ma troppo lavoro può avere un impatto negativo sul benessere, poiché ne soffrono sia la salute sia la vita personale. Il giusto equilibrio tra lavoro e vita non è solo importante per il benessere della persona, ma anche per quello di tutta la famiglia; in particolare il benessere dei figli è fortemente influenzato dalla capacità dei genitori di gestire sia il lavoro sia la loro cura. Le cure genitoriali sono cruciali per lo sviluppo dei bambini, soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza. Trovare un adeguato equilibrio tra tempi di vita e di lavoro è una sfida per tutti i lavoratori e soprattutto per i genitori. Alcuni di questi vorrebbero avere più figli, ma non sono nelle condizioni di ridurre il tempo di lavoro o di avere un reddito sufficiente. Altri genitori sono soddisfatti del numero di figli, ma vorrebbero lavorare di più. La distribuzione dei compiti all’interno della famiglia è ancora fortemente influenzata dai ruoli di genere: è più probabile che gli uomini trascorrano più tempo al lavoro, mentre le donne trascorrono più tempo nel lavoro domestico non retribuito, per la cura dei figli, della casa e dei parenti anziani o invalidi. I decisori politici dovrebbero affrontare più concretamente il problema incoraggiando un’organizzazione del lavoro più flessibile e favorevole al supporto della famiglia, in modo da rendere più semplice per gli adulti la ricerca di un buon equilibrio tra lavoro e vita familiare. Una ripartizione equilibrata tra tempo di lavoro e vita personale è importante anche a livello di società in generale, poiché assicura che le persone abbiano il tempo sufficiente per socializzare e partecipare alla vita della comunità. Questa è una sfida per i governi perché se gli adulti non possono raggiungere l’equilibrio vita/lavoro desiderato non è solo il loro benessere a essere ridotto ma lo è anche lo sviluppo del paese. • Istruzione e competenze sono componenti chiave del benessere individuale e collettivo. Possono essere considerate sia come bisogni di base e aspirazioni di tutti gli esseri umani sia come risorse strumentali per ottenere risultati economici, sociali e culturali in senso lato. Sviluppare le competenze personali è intrinsecamente importante, poiché risponde al fondamentale bisogno d’imparare. L’istruzione costituisce inoltre una delle risorse principali per fronteggiare i profondi e rapidi mutamenti strutturali che stanno attraversando le società contemporanee. Ci sono molti tipi di competenze, tutti importanti per vivere una buona vita: in generale, la capacità di comprendere il Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 6 mondo in cui si vive offre considerevoli opportunità alle persone di aumentare il controllo sulle proprie esistenze. Avere una buona istruzione ha un forte impatto positivo sulle condizioni materiali di vita, poiché l'istruzione superiore migliora la probabilità di trovare un lavoro qualificato e meno rischioso e di avere guadagni più elevati. Individui altamente istruiti sono meno colpiti dalle tendenze della disoccupazione, perché un livello elevato d’istruzione rende un individuo più appetibile nel mercato del lavoro. Un’istruzione elevata favorisce anche l’acquisizione di stili di vita più salubri, quindi le persone che hanno un’istruzione elevata hanno anche maggiori probabilità di godere di uno stato di salute migliore e di vivere più a lungo. L'istruzione svolge un ruolo fondamentale nel fornire gli individui delle conoscenze, delle abilità e delle competenze necessarie per partecipare efficacemente alla società e all'economia. Una popolazione ben istruita è essenziale per il benessere sociale ed economico di un paese, poiché l’istruzione promuove la consapevolezza e la partecipazione civica e politica. Una popolazione con alti livelli d’istruzione offre un’ampia gamma di benefici alla società, inclusi una crescita economica più levata, una coesione sociale più forte, livelli di criminalità più bassi e un più ridotto ricorso all’assistenza sociale. Migliorare le competenze di coloro che sono collocati ai livelli più bassi della scala dei redditi è fondamentale per contrastare la tendenza di lungo termine della crescita delle disuguaglianze di reddito osservata in molti paesi OCSE. I vantaggi di una buona istruzione tendono inoltre a cumularsi nel tempo, dai primi anni di vita. I risultati scolastici sono molto influenzati dal contesto culturale familiare, in particolare dal livello d’istruzione dei genitori. Ciò significa che i bambini possono essere avvantaggiati o svantaggiati all’interno dello stesso percorso scolastico e che le disuguaglianze riscontrate devono essere contrastate il prima possibile. I bambini che vivono in condizioni di svantaggio socio-economico devono ricevere il supporto adeguato dalle istituzioni scolastiche per compensare il proprio svantaggio. L’istruzione è probabilmente la dimensione più valorizzata dai genitori per migliorare le opportunità future dei propri figli e in un'economia della conoscenza in rapida evoluzione, istruzione significa acquisizione di competenze per tutto il corso della vita. Investendo nell’istruzione, le famiglie e i governi possono raggiungere, allo stesso tempo, molti benefici economici e sociali. • Le relazioni sociali hanno un valore di per sé, poiché gli esseri umani sono creature sociali e la frequenza del nostro contatto con gli altri e la qualità dei nostri rapporti personali sono determinanti cruciali del nostro benessere. Numerosi studi evidenziano che il tempo trascorso con gli amici è associato a un livello medio più alto di sentimenti positivi e a un livello medio più basso di sentimenti negativi rispetto al tempo trascorso in altri modi. Le persone inserite in reti di relazione estese e di supporto hanno una salute migliore, livelli di stress più bassi, tendono a vivere più a lungo e hanno maggiori probabilità di essere impiegate. Le relazioni sociali possono avere anche una funzione strumentale. Una forte rete sociale può fornire un sostegno emotivo sia durante i momenti sereni sia durante quelli più duri, oltre a fornire risorse per l'accesso al lavoro, ai servizi e ad altre opportunità materiali. Una rete sociale debole può invece comportare limitate possibilità economiche, la mancanza di contatto con gli altri e sentimenti d’isolamento. L’isolamento sociale può comportare la disgregazione della famiglia, la Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 7 perdita del lavoro, la malattia o difficoltà finanziarie. Una volta socialmente isolati, gli individui possono incontrare maggiori difficoltà non solo nel reintegrasi nella società come membri attivi, ma anche nel soddisfare le aspirazioni personali per quanto riguarda il lavoro, la famiglia e gli amici. Di là del piacere intrinseco che le persone traggono nel passare del tempo con gli altri, le relazioni sociali hanno ricadute positive sul benessere sia dei singoli sia della società nel suo complesso. A livello di società, le connessioni sociali possono generare valori condivisi - come la fiducia nel prossimo e le norme di reciprocità - che influenzano una serie di risultati, tra cui la crescita economica, la partecipazione democratica e i livelli di criminalità. Aiutare gli altri può portare anche a stare meglio. Le persone che fanno volontariato tendono a essere più soddisfatte della loro vita rispetto a quelle che non lo fanno. Il tempo speso nel volontariato contribuisce anche a una società civile più sana. Rispetto al passato, più persone vivono da sole a causa di fattori quali l’invecchiamento della popolazione, l’indebolimento dei legami familiari e l’aumento della mobilità geografica: ciò implica la contrazione delle funzioni di supporto date dalle reti informali. Il supporto sociale, i valori e le norme condivise da esso generate sono elementi essenziali del capitale sociale, che è sempre più considerato essere un motore di importanti esiti del benessere quali la partecipazione democratica, bassi livelli di criminalità, uno stato di salute migliore, la solidità dei legami comunitari e delle economie. Il capitale sociale può perciò essere considerato sia come un bene pubblico sia come un bene privato che genera benefici per le persone così come per la società in generale. • L’impegno civico (le varie attività che le persone svolgono per esprimere la propria opinione politica e per contribuire al funzionamento politico della società) e la “governance” (la possibilità effettiva che i cittadini hanno di partecipare e di controllare i processi decisionali) sono importanti per il benessere personale e collettivo, poiché consentono alle persone di contribuire attivamente al funzionamento della società, di avere una voce politica e un maggior controllo sulla propria esistenza. Promuovere la partecipazione e l’accesso ai processi decisionali è una delle vie per incrementare la fiducia nelle istituzioni, perché essa è influenzata dal grado di contatto che le persone hanno con le istituzioni. Avere voce politica è una delle libertà e uno dei diritti fondamentali dell’umanità. Le persone cui è data la concreta opportunità di partecipare alle decisioni è più probabile che le rispettino, poiché le ritengono eque. Un’alta affluenza alle urne è auspicabile in una democrazia, perché aumenta la possibilità che il sistema politico rifletta la volontà di un gran numero d’individui e che il governo goda di un elevato grado di legittimità. La “governance” riguarda le istituzioni tramite le quali è esercitata l’autorità. La qualità di tali istituzioni condiziona fortemente la qualità della vita poiché definisce le regole, la realizzazione delle politiche pubbliche e la buona amministrazione e stabilisce lo stato di diritto. Una buona governance è generalmente caratterizzata da accessibilità, responsabilità, prevedibilità e trasparenza; permette alle persone di avere un ruolo nelle decisioni concernenti le politiche che condizionano la loro vita e che supportano le loro aspirazioni a vivere una vita di buona qualità, contribuendo così alle deliberazioni che danno forma al benessere delle comunità. L’impegno civile e la Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 8 governance permettono alle persone di sviluppare il senso di appartenenza alla propria comunità, la fiducia nel prossimo e un sentimento d’inclusione sociale. Una buona governance può anche essere vista come una relazione di mutuo aiuto tra i governi, da un alto e i cittadini dall’altro. Oggi, più che mai, i cittadini chiedono maggiore trasparenza da parte dei governi. Informazioni sul chi, come e perché dei processi decisionali sono essenziali per mantenere la fiducia nelle istituzioni pubbliche e per sostenere la parità di condizioni nel rapporto con le istituzioni. Una maggiore trasparenza è la chiave per sostenere l'integrità nel settore pubblico. L'apertura e la trasparenza possono migliorare i servizi pubblici riducendo al minimo il rischio di frode, di corruzione e di cattiva gestione dei fondi pubblici. La trasparenza nella comunicazione e un accesso aperto alle normative promuovono la responsabilità del governo. Infatti, le normative di un paese contengono molte informazioni su come una società è organizzata, sulle regole del gioco e sulle decisioni politiche prese. Se i cittadini possono facilmente accedere e capire i regolamenti, è inoltre più probabile che partecipino al processo legislativo e rispettino le regole. L’impegno civico e una buona governance aumentano quindi l’efficacia delle politiche pubbliche, stemperano i potenziali conflitti e rafforzano la relazione fra i cittadini e i governi. Nei paesi in cui il sistema democratico funziona bene, l’impegno civico dà forma alle istituzioni che governano la vita delle persone e la fiducia nelle istituzioni di governo è essenziale per la coesione sociale e per il benessere comune e personale. • La qualità dell’ambiente fisico in cui le persone vivono e lavorano è essenziale per la qualità della vita e conoscenze scientifiche consolidate evidenziano che ha un impatto diretto sulla nostra salute. L'impatto delle varie forme d’inquinamento ambientale e delle sostanze pericolose sulla salute delle persone è notevole e circa un quarto delle malattie e delle morti a livello mondiale sono riconducibili a condizioni ambientali degradate. Fattori ambientali e sanitari estremi, quali cicloni, inondazioni, siccità, epidemie e ondate di calore sono collegabili alle attività umane e possono causare decessi, lesioni e malattie. Nel lungo termine, drastiche trasformazioni delle condizioni ambientali possono danneggiare la salute umana tramite i cambiamenti climatici, le trasformazioni dei cicli del carbonio e dell’acqua e la perdita della biodiversità. Nonostante gli interventi nazionali e internazionali e la riduzione delle principali emissioni inquinanti, l'impatto sulla salute dell'inquinamento atmosferico urbano a livello globale continua a peggiorare, candidandosi a diventare nel 2050 la causa ambientale principale della mortalità prematura. L'inquinamento atmosferico nei centri urbani, spesso causato dai trasporti e dall'uso della combustione di legno o carbone su piccola scala, è legato a una serie di problemi di salute a breve termine (dall’irritazione minore agli occhi a sintomi respiratori superiori) e a lungo termine (malattie respiratorie croniche come l'asma, malattie cardiovascolari e cancro ai polmoni). I bambini e gli anziani possono essere particolarmente vulnerabili. L'accesso all'acqua potabile è fondamentale per il benessere umano. La gestione dell’acqua è una grande e crescente sfida in molte parti del mondo. Milioni di persone soffrono per la quantità e la qualità inadeguate dell'acqua. Nonostante i significativi progressi nel ridurre l'inquinamento delle acque nei paesi OCSE, dalle sorgenti fisse agli impianti di trattamento delle acque reflue industriali e urbane, l'inquinamento diffuso di origine agricola e urbana rimane tuttora una sfida da vincere. Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 9 Le persone beneficiano direttamente dei beni e dei servizi ambientali, quali acqua pulita, servizi sanitari, aria pura, terre, foreste, spazi verdi, poiché soddisfano i loro bisogni di base. Avere accesso a spazi verdi e a un ambiente fisico sano è fonte di soddisfazione, migliora il benessere mentale, permette alle persone di recuperare lo stress della vita quotidiana e di svolgere attività fisica. La qualità dell’ambiente fisico di vita è quindi fondamentale perché permette alle persone la possibilità di intraprendere numerose attività che generano benessere, come la crescita dei bambini e le attività di socializzazione e del tempo libero in luoghi sani e gradevoli. L'ambiente fisico è importante anche intrinsecamente, poiché molte persone attribuiscono importanza alla bellezza e alla salubrità del luogo in cui vivono e perché si preoccupano per il degrado del pianeta e per l'esaurimento delle risorse naturali. Le nostre economie si basano non solo su lavoratori sani e produttivi, ma anche sulle risorse naturali come l’acqua, il legno, la pesca, le piante e le colture. Proteggere il nostro ambiente fisico e le risorse naturali è quindi una priorità a lungo termine sia per la nostra generazione sia per quelle future: è una delle più importanti sfide da vincere per assicurare la sostenibilità del benessere nel tempo. Ogni paese OCSE ha le sue precipue criticità ambientali dovute a differenze nella spoliazione delle risorse naturali, all'inquinamento dell'aria e dell'acqua, al clima, ai danni prodotti dall'industria e dal commercio. Le diverse nazioni hanno però bisogno di lavorare insieme poiché alcune criticità ambientali, come il cambiamento climatico e la distruzione dell'ozono, non rispettano i confini nazionali. Le politiche ambientali giocano quindi un ruolo critico per affrontare le priorità globali della salute e per migliorare la qualità della vita delle persone. • Vivere in un ambiente sicuro, cioè in un luogo in cui i rischi di essere derubati, aggrediti, violentati, uccisi o di cadere vittime di altri reati sono bassi, è un elemento fondamentale per il benessere degli individui. La sicurezza personale è un concetto ampio, poiché la gamma delle minacce all’integrità della vita delle persone include le guerre, i conflitti politici ed etnici, il terrorismo, i pericoli dell’ambiente fisico, gli incidenti industriali e i pericoli legati alle attività lavorative. La sicurezza personale è quindi soggetta a una vasta gamma di minacce, una delle più comuni, in tutti i paesi, è il crimine. Se i media pongono grande attenzione ai crimini sensazionali, forme meno visibili, ma più diffuse, permeano la vita di molte persone nel mondo. Il crimine comprende, infatti, un ampio numero di offese, tra le quali l’omicidio, il furto e i danni alla proprietà, le aggressioni, gli scippi la corruzione e le frodi. L’OCSE si concentra principalmente sui crimini violenti sia perché i dati disponibili a livello internazionale su altre forme di crimine non sono sufficientemente aggiornati sia perché essi hanno effetti più gravi e duraturi sul benessere delle persone. Alcune forme di criminalità possono portare alla perdita della vita, al danneggiamento della salute fisica - a causa dei traumi che possono essere subiti - e mentale delle vittime - a causa dello stress post-traumatico - sia nel breve sia nel lungo termine. Uno dei maggiori impatti della criminalità sul benessere delle persone è quello del senso di vulnerabilità che provoca. Vivere in comunità sicure è essenziale per il benessere delle persone, poiché la paura del crimine e il senso d’insicurezza vincolano i comportamenti, restringono la libertà di movimento e minacciano la coesione della comunità. Vivere in comunità sicure è intrinsecamente importante per il benessere delle persone, ma è egualmente importante che le persone percepiscano di vivere in Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 10 luoghi sicuri. La libertà dal crimine è anche importante per raggiungere il benessere più in generale, poiché comunità sicure tendono a essere più ricche in molte altre dimensioni, per esempio nell’intrattenere relazioni interpersonali più intime. Se gli uomini sono esposti a un maggiore rischio di aggressioni e crimini violenti, le donne segnalano tuttavia bassi sentimenti di sicurezza. Questo esito è stato spiegato da una maggiore paura di aggressioni sessuali, dalla sensazione che le donne hanno di dover proteggere i figli in una condizione di debolezza fisica e dalla loro preoccupazione che possano essere considerate parte responsabile del crimine. La criminalità ha anche grandi impatti diretti sul benessere di coloro che non sono vittime dei reati, ma che vivono nella stessa comunità, a causa dell'aumento della preoccupazione e dell’ansia. Le politiche dovrebbero valutare i costi sociali del crimine e i benefici conseguenti a un’alta sicurezza personale. Il crimine impone costi diretti alle vittime dei reati (perdite conseguenti ai furti, danni alla proprietà, spese per sostenere misure per la sicurezza personale, paura e sofferenza, danni alla salute e alla vita), ma anche alla società più in generale, nella forma di spesa pubblica per prevenire i crimini e per rimediare alle loro conseguenze. Stimare tali costi può aiutare a informare i decisori politici riguardo la scala degli interventi necessari. • Il benessere soggettivo e la soddisfazione della vita riflettono l'idea che l’esperienza che le persone hanno delle circostanze della vita sia importante tanto quanto le circostanze stesse e che le persone sono i migliori giudici del modo in cui le loro vite stanno andando. Le ricerche hanno identificato tre principali componenti del benessere soggettivo: soddisfazione della vita, sentimenti positivi e sentimenti negativi. Le nozioni di “felicità”, “utilità” e “benessere” sono tradizionalmente utilizzate come parti della concezione di una buona vita. Esse colgono la nozione che ciò che è rilevante per una buona vita è un insieme di circostanze che riguardano la percezione che le persone hanno della propria esistenza. I dati soggettivi possono fornire indicazioni sulla valutazione personale sulla salute, sull’istruzione, sul reddito, sulla realizzazione personale, sugli ambienti di vita e di lavoro e sulle condizioni sociali più in generale. La soddisfazione della vita è una valutazione cognitiva e misura come le persone valutano la propria vita nel suo complesso, piuttosto che i loro sentimenti estemporanei ed esprime una valutazione ponderata delle circostanze e delle condizioni di vita ritenute importanti per il benessere soggettivo. La felicità o benessere soggettivo, si misura anche dalla presenza di esperienze e sentimenti positivi, come il piacere, la gioia, la sensazione di essere sereni e di amare e dall’assenza di esperienze e sentimenti negativi, come il dolore, la paura, la preoccupazione e la tristezza. Le misure della soddisfazione della vita sono egualmente importanti rispetto agli indicatori più tradizionali che valutano le condizioni oggettive, perché forniscono un quadro generale del benessere che è fondato sugli aspetti della vita ritenuti prioritari dalle persone per il proprio benessere piuttosto che su giudizi a priori. Negli ultimi anni, è stata prodotta un’ampia letteratura sulle dimensioni che guidano la soddisfazione della vita. Alcune delle evidenze emerse vengono di seguito riepilogate. Il reddito influenza la soddisfazione della vita ma tale relazione varia tra individui, gruppi di popolazione e paesi e rispetto alla soglia di reddito raggiunta. Ricchezza, Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 11 lavoro, istruzione, competenze, sicurezza e ambiente fisico influenzano anch’essi positivamente la soddisfazione della vita. Lo stato di salute ha un impatto elevato sulla soddisfazione della vita con una maggiore rilevanza della salute mentale rispetto a quella fisica; la disabilità ha un impatto negativo permanente sulla soddisfazione della vita. Essere disoccupato ha un impatto fortemente negativo e duraturo sulla soddisfazione della vita, sul benessere psicologico e sugli affetti. Forti relazioni sociali sono molto correlate con una più elevata soddisfazione della vita, con il benessere psicologico e con gli affetti; altre misure del supporto sociale e della fiducia sono positivamente associate con la soddisfazione della vita. Un’elevata fiducia nel governo, la percezione di bassi livelli di corruzione e l’impegno democratico sono correlati con alti livelli di soddisfazione della vita. Frequenti spostamenti condizionano negativamente sia i legami affettivi sia la qualità della vita. Per altre dimensioni della qualità della vita l’insufficienza dei dati disponibili non consente di evidenziare delle correlazioni. Le donne dichiarano una soddisfazione della vita leggermente superiore a quella degli uomini. Per una valutazione complessiva della qualità della vita è quindi necessario integrare i dati oggettivi con la percezione soggettiva che le persone hanno della propria esistenza. Le undici dimensioni del benessere sopra descritte sono considerate essere universali, cioè fondamentali per le persone che vivono in tutte le società. Tuttavia, la loro importanza relativa può variare tra i gruppi e i diversi paesi, poiché può essere attribuita un’importanza differente alle singole dimensioni, in subordine alle scale di valori delle specifiche culture. In aggiunta, ogni paese può adattare lo schema concettuale dell’OCSE per riflettere nel modo più adeguato il benessere della propria popolazione (ad esempio, alcune dimensioni possono essere unite, riformulate o integrate con dimensioni specifiche per il paese: l’Italia ha incluso la dimensione della cultura come una delle dodici dimensioni inserite nel suo indicatore nazionale BES - Benessere Equo e Sostenibile). La selezione degli indicatori specifici utilizzati per monitorare i risultati raggiunti in queste dimensioni può anche differire, per riflettere le condizioni, la storia e le sfide peculiari del Paese. Lo schema delle dimensioni proposto dall’OCSE non è perciò da considerarsi come una camicia di forza per i paesi che intendono perseguire le proprie iniziative nazionali nel campo dello studio del benessere. Piuttosto, lo schema delle dimensioni e degli indicatori deve essere considerato come un riferimento per consentire significative comparazioni a livello internazionale. Gli indicatori selezionati dall’OCSE per descrivere le dimensioni del benessere nel progetto “Better Life” Gli indicatori principali adottati in “How’s Life” soddisfano, in gradi diversi, alcuni criteri qualitativi, come la rilevanza concettuale e politica, la qualità dei dati, la comparabilità dei concetti e delle domande utilizzate nelle indagini sottostanti e la frequenza degli aggiornamenti. La selezione è stata fatta nel 2011, nell’ambito di una consultazione tra gli esperti dell’OCSE e gli uffici nazionali di statistica dei paesi aderenti all’OCSE. L’insieme degli indicatori selezionati rappresenta, nella prospettiva dell’OCSE, il migliore proxy disponibile degli esiti del benessere, anche se questi indicatori non soddisfano necessariamente tutti i criteri sopra menzionati. In particolare, nei casi in cui è evidente che i dati ufficiali esistenti non siano sufficientemente comparabili, il progetto “Better Life” Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 12 utilizza dati provenienti da fonti non ufficiali. Queste ultime hanno dei limiti in termini di dimensioni e basi del campione, modalità di raccolta dei dati, ecc.; esse hanno tuttavia il vantaggio di coprire un’ampia molteplicità di paesi e di affidarsi a questionari armonizzati. Gli indicatori basati su fonti non ufficiali hanno una funzione transitoria e saranno utilizzati dall’OCSE fino a quando non saranno elaborate statistiche ufficiali migliori e più comparabili. I risultati basati sulle fonti non ufficiali devono quindi essere interpretati con cautela, così come per l’interpretazione degli indicatori soggettivi, essendo che essi possono essere condizionati da influenze socio-culturali che limitano la rilevanza della comparazione transnazionale. Gli indicatori del progetto “Better Life” devono essere pertanto considerati sperimentali e in evoluzione. Valutare il benessere attraverso un “cruscotto” d’indicatori La definizione di benessere adottata dall’OCSE è multidimensionale. Tradizionalmente, i concetti multidimensionali sono stati valutati sia tramite un insieme d’indicatori (il cosiddetto “cruscotto”) sia tramite un “indice composito o sintetico”. Gli indici compositi sono stati tuttavia spesso criticati per la perdita di contenuto informativo implicita nel procedimento per la loro elaborazione, così come per le assunzioni arbitrarie nella ponderazione che deve essere applicata alle differenti dimensioni e ai loro sub-elementi, per arrivare a un singolo indice sintetico. Il “Better Life Index” affronta il problema dell’arbitrarietà della ponderazione consentendo agli utenti del sito di creare un proprio indice composito, mediante la ponderazione delle varie dimensioni, in accordo con ciò che essi considerano più importante per il proprio benessere (vedi il paragrafo “Il “Better Life Index”: il sito dove è possibile calcolare l’indice di benessere nazionale” nel documento allegato alla Notizia pubblicata in data 14 gennaio 2015 sul sito Arpa Piemonte). Un’ulteriore sfida legata agli indici compositi o sintetici riguarda il livello al quale ha luogo l’aggregazione. Gli indici sintetici che aggregano gli esiti del benessere al livello individuale sono concettualmente migliori di quelli compositi che aggregano le medie degli esiti del benessere di livello nazionale, poiché essi rendono possibile tenere in conto la distribuzione congiunta degli esiti a livello individuale (ad esempio, se le persone al livello più basso della distribuzione del reddito esperiscono anche i risultati più bassi in termini di salute, abilità, ecc.) così come i pesi basati sulle preferenze individuali. Tuttavia questo tipo d’indice sintetico può essere costruito solo se i dati di livello individuale e quelli di livello nazionale sono disponibili dalla stessa fonte. Data la mancanza di tali informazioni per la maggioranza dei paesi, le indagini di “How’s Life?” non costruiscono un indice composito o sintetico ma presentano un “cruscotto” formato da un insieme d’indicatori principali. Se l’approccio del “cruscotto” ha il vantaggio di presentare un’informazione separata per ogni dimensione del benessere, rendendo possibile valutare quali dimensioni guidano le prestazioni generali dei paesi, non è però privo di difetti, poiché genera una rappresentazione più complessa da comunicare e un’assenza d’informazione sulle interrelazioni tra i diversi esiti del benessere. La “performance“ del benessere è il risultato di fattori vari interconnessi e i paesi mostrano punti di forza e di debolezza nelle varie dimensioni del benessere. Analisi illustrative mostrano tuttavia che dietro le diverse performance nazionali, possono esserci delle tendenze comuni. I paesi che ottengono dei risultati relativamente migliori nello stato di salute, nel benessere soggettivo, nell’impegno civile e nella governance, nel lavoro e nell’istruzione ottengono anche risultati migliori nel benessere generale. Tendenze bilanciate degli indicatori del benessere sono più probabilmente associate con Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico 13 Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] più elevate performance generali del benessere, cioè paesi che ottengono risultati più uniformi nelle undici dimensioni del benessere hanno maggiori probabilità di essere posti a un livello generale più elevato. Infine, il benessere generale è positivamente associato con basse differenze nel benessere socioeconomico misurato in base al reddito e alle disuguaglianze nell’istruzione. Una relazione simile tra svantaggio sociale ed esiti medi del benessere si riscontra anche quando si osserva la relazione tra esiti medi del benessere e povertà dei bambini, anche dopo il controllo per livelli di PIL procapite. La povertà dei bambini ha un effetto deteriore di lungo temine sulla progressione e sul benessere dei bambini, con un impatto su tutto il corso della vita e sulle generazioni future. C’è un corpo di ricerche sempre maggiore che mostra che lo scarso benessere dei bambini che crescono in condizioni di svantaggio socioeconomico si perpetua nel tempo e condiziona fortemente quello della futura vita adulta. Sono in ogni caso necessarie ulteriori ricerche per comprendere più approfonditamente quali siano i fattori che guidano il benessere generale. Gli indicatori del benessere nel progetto “Better Life” Il quadro concettuale dell’OCSE per la misurazione del benessere e del progresso ha guidato la selezione degli indicatori. I criteri critici considerati per la loro selezione sono stati i seguenti: • gli indicatori dovrebbero catturare i raggiungimenti del benessere a livello individuale o familiare; • gli indicatori dovrebbero misurare gli esiti del benessere, piuttosto che i mezzi per raggiungerli; • gli indicatori dovrebbero permettere la disaggregazione, in modo da consentire la valutazione del benessere nei diversi gruppi di popolazione; • gli indicatori dovrebbero valutare la distribuzione congiunta dei raggiungimenti, ad esempio se una persona con uno svantaggio in una dimensione esperisce esiti poveri anche in altre dimensioni. Gli indicatori sono stati scelti in modo da: soddisfare i requisiti statistici standard (come ad esempio offrire una misura intuitiva del concetto in questione); focalizzarsi sui risultati di sintesi (piuttosto che sulle componenti più specifiche); essere suscettibili al cambiamento e sensibili alle politiche d’intervento; essere comparabili tra i paesi; essere comunemente usati e accettati come misure del benessere nelle comunità accademiche e statistiche; fornire un’ampia copertura nazionale ed essere basati su raccolte di dati sufficientemente frequenti e tempestive. Molti degli indicatori sono basati su dati provenienti da fonti statistiche ufficiali e solo un piccolo numero di essi è basato su fonti statistiche non ufficiali. Gli indicatori inclusi per ogni dimensione sono di seguito descritti. Condizioni materiali di vita • Reddito e ricchezza La misura e l’analisi delle risorse economiche disponibili per la popolazione hanno una lunga tradizione di studio e di applicazione. Considerando ciò, gli indicatori esistenti per la misura delle risorse economiche delle famiglie sono molto vicini agli indicatori ideali. Il “reddito familiare netto aggiustato disponibile procapite” (HNADI) è la miglior misura delle risorse economiche delle persone che è disponibile dai conti nazionali. Esso misura l’ammontare massimo di reddito annuale che ogni membro della famiglia può permettersi Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 14 di consumare senza dover ridurre i beni familiari o incrementare il suo passivo finanziario. E’ ottenuto sommando al reddito lordo della persona (retribuzioni, reddito autonomo e da capitale, trasferimenti monetari) i servizi sociali materiali che la famiglia riceve dallo stato (come istruzione e sanità) e sottraendo le tasse sul reddito e sulla ricchezza, i contributi per l’assistenza sociale pagati dalla famiglia. L’indicatore è espresso nei termini di potere d’acquisto in dollari USA riferito all’anno 2000, per consentire una comparazione significativa tra paesi. La “ricchezza finanziaria familiare netta” procapite consiste di riserve valutarie, moneta e depositi, titoli diversi dalle azioni, prestiti, azioni e partecipazioni, fondi di assicurazioni al netto dei debiti finanziari della famiglia. Per entrambi gli indicatori, i dati si riferiscono al totale dei nuclei familiari e sono basati sui conti statistici nazionali raccolti dall’OCSE. La misura della ricchezza esclude però una serie di attività che sono fondamentali per il benessere materiale delle famiglie, come le abitazioni e i terreni, poiché i dati su tali attività non finanziarie sono attualmente disponibili solo per una minoranza di paesi. • Lavoro e retribuzioni Un insieme ideale d’indicatori sul lavoro e sulle retribuzioni dovrebbe informare sia sulla quantità sia sulla qualità del lavoro, così come sulla misura in cui le condizioni di lavoro soddisfino le aspettative delle persone e permettano loro di ottenere delle buone condizioni di vita. Riguardo alla quantità di lavoro, gli indicatori ideali dovrebbero misurare sia la disponibilità di lavori per coloro che vogliono lavorare sia l’intensità della partecipazione al mercato del lavoro. I tassi di occupazione e di disoccupazione sono le misure convenzionali della partecipazione al mercato del lavoro, sebbene i tassi di occupazione forniscano solo un’informazione rudimentale sull’intensità del lavoro, poiché non danno un’indicazione sul fatto che le persone lavorino meno di quanto vorrebbero. Molti fattori della qualità del lavoro (salubrità, sicurezza, sfruttamento, discriminazione, adeguatezza dei livelli retributivi, protezione sociale, dialogo e qualità delle relazioni con i manager, sviluppo professionale, soddisfazione del lavoro in senso ampio) che informano sulle caratteristiche sociali del lavoro non sono adeguatamente coperte dagli indicatori esistenti disponibili a livello internazionale. Molti degli indicatori sulla qualità del lavoro sono purtroppo affetti dalla piccola scala delle indagini esistenti e dalla mancanza di armonizzazione a livello internazionale. Il “tasso di occupazione” indica la quota di popolazione attiva, le “forze di lavoro” (persone di età compresa tra 15 e 64 anni, nella maggior parte dei paesi OCSE, che hanno un occupazione formale o che cercano attivamente un’occupazione: cioè occupati più disoccupati) che dichiara di aver lavorato, con un lavoro retribuito formalmente registrato, per almeno un'ora nella settimana precedente l’intervista. I dati sui tassi di occupazione provengono dalle indagini nazionali sulle forze di lavoro (LFSs) e sono in linea con le raccomandazioni dell'ILO. Il “tasso di disoccupazione di lunga durata” si riferisce al numero di persone che sono disoccupate da un anno o più, in rapporto alle forze di lavoro. I disoccupati sono definiti come coloro che attualmente non lavorano, ma sono disposti a lavorare e sono attivamente alla ricerca di lavoro. I dati sono tratti dalle indagini nazionali sulle forze di lavoro (LFSs). Dalla prospettiva della valutazione del benessere, un limite di questo indicatore è che esclude dal computo coloro che si sentono scoraggiati nella ricerca attiva di un lavoro, perché ritengono di avere probabilità molto basse di trovarne uno. Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 15 Le “retribuzioni medie lorde annue di dipendenti a tempo pieno” si riferiscono ai salari medi annui di occupati a tempo pieno che lavorano in tutti i settori dell'economia e in tutti i tipi di lavoro dipendente. Esse comprendono le retribuzioni lorde dei lavoratori dipendenti, vale a dire prima delle detrazioni fatte in materia di tasse, contributi ai regimi di sicurezza sociale e pensionistici, premi di assicurazione sulla vita, quote sindacali e altri obblighi dei dipendenti. L'indicatore è dato dalla massa salariale totale divisa per il numero di dipendenti a tempo pieno equivalenti nel totale dell'economia. Esso informa anche riguardo al livello di equità in cui il lavoro è retribuito e considerato con rispetto e dignità. Uno dei suoi limiti è che si riferisce ai guadagni medi e quindi non informa sulle disuguaglianze di reddito nella popolazione. I dati provengono dai conti nazionali dell'OCSE. L’indicatore “sicurezza del lavoro” descrive la probabilità che un lavoratore ha di diventare disoccupato. E’ stato calcolato in base al numero di disoccupati del 2012, ma che erano occupati nel 2011, rispetto al numero totale di occupati del 2011. L’elaborazione è effettuata dall’OCSE sulla base dei dati provenienti dalle statistiche sulle forze di lavoro. • Condizioni abitative Misurare le condizioni abitative e i loro effetti sul benessere delle persone è un compito difficile da assolvere, perché ci sono pochi indicatori comparabili e poche indagini sulla casa armonizzate fra i diversi paesi. Un insieme ideale d’indicatori per misurare le condizioni abitative dovrebbe informare riguardo sia alle caratteristiche fisiche della dimora (adeguatezza degli impianti elettrici, idraulici, sanitari, per la cucina e del riscaldamento, qualità dei materiali edili, dei pavimenti, degli infissi ed eventuali danni strutturali della dimora) sia alle caratteristiche ambientali dell’area in cui sono situate le abitazioni (esposizione alle fonti inquinanti, carenza di aree verdi e di luoghi per la socializzazione, ecc.). L’ambiente abitativo in senso lato può essere particolarmente importante per soddisfare le esigenze sociali percepite, mentre la difficoltà all’accesso dell’abitazione (assenza di trasporti pubblici o dell’ascensore) può rendere le condizioni abitative molto insoddisfacenti per gli anziani, per i disabili e per le madri con bambini piccoli. Gli indicatori dovrebbero quindi informare anche riguardo all’impatto delle condizioni abitative sul benessere psicologico e materiale e sulla percezione del peso dei costi sostenuti per la casa sul bilancio familiare. L’insieme degli indicatori disponibili non consente inoltre di tenere in conto delle persone “senza casa”, una delle condizioni più acute di deprivazione materiale. La misura della qualità delle condizioni abitative è quindi difficoltosa, anche perché i fattori che le danno forma sono eterogenei, interrelati, frequentemente amplificati da elementi coincidenti e condizionati dalla percezione soggettiva e sociale. Conseguentemente, la valutazione riguardo la soddisfazione dei bisogni abitativi di base può variare ampiamente tra i paesi e internamente a essi. Il “numero di camere per persona in una dimora abitativa” segnala se le persone che occupano una casa vivono in condizioni di sovraffollamento, che da tempo è stato identificato come il principale problema abitativo. L’indicatore è misurato con il numero di camere in un'abitazione (escluso angolo cottura, retrocucina/ripostiglio, bagno, wc, garage, uffici e negozi) diviso per il numero di persone che vivono nella dimora. L’indicatore soffre di alcuni limiti: non riferisce sulle dimensioni delle stanze e la nozione di “spazio sufficiente” è influenzata dall’età e dal genere delle persone che compongono la famiglia (ad esempio, figli di età e sesso differente possono richiedere una maggiore disponibilità di spazi). L’indicatore sul sovraffollamento delle abitazioni dovrebbe quindi Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 16 essere integrato con i dati sulla mancanza percepita di uno spazio adeguato, come riportato nelle indagini sulle famiglie. La “percentuale di persone che vivono in abitazioni che non hanno accesso ai servizi di base” fornisce una valutazione delle carenze delle condizioni abitative e una misura proxy della nozione di "alloggio decente". L'attenzione si concentra sulla mancanza di servizi al coperto per l’igiene personale, evidentemente dannosa per la salute e per la dignità delle persone. Questo indicatore si riferisce alla percentuale della popolazione che vive in un’abitazione priva di servizi igienici al coperto per l’uso esclusivo della famiglia; i servizi igienici esterni all'abitazione non sono considerati. La “quota di reddito disponibile aggiustato speso per la casa e per la sua manutenzione” è un indicatore dell’accessibilità all’abitazione. Come definito nel sistema dei conti nazionali (SNA), comprende le spese per gli affitti per l'alloggio, per la manutenzione e riparazione dell'abitazione, per la fornitura di acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili, per gli arredi così come le spese per le tasse, le assicurazioni e gli interessi. Queste varie spese sono aggregate ed espresse in percentuale rispetto al reddito disponibile aggiustato delle famiglie. L’indicatore è una misura imperfetta dei costi sostenuti dalle famiglie per l’abitazione poiché la pressione delle spese per la casa sul reddito disponibile varia secondo l’ammontare del reddito. Per i primi due indicatori, i dati per i paesi europei sono tratti dalle Statistiche dell'Unione Europea sul Reddito e sulle Condizioni di vita (EU-SILC) e per i paesi extra UE, dalle indagini nazionali comparabili. Per l'ultimo indicatore, i dati provengono dal database delle Statistiche della Contabilità Nazionale dell’OCSE. Qualità della vita • Stato di salute Misurare lo stato di salute è complesso perché sono molti i determinanti che contribuiscono alla qualità della salute. Un insieme ideale d’indicatori dovrebbe fornire informazioni riguardo alle più importanti malattie e condizioni che causano la cattiva salute, la disabilità o la morte, così come ai vari fattori di rischio. Esso dovrebbe anche informare sui collegamenti tra i vari componenti della salute e su come, per esempio, gli aspetti psichici e quelli fisici sono correlati essendo che il funzionamento tra domini multipli è un aspetto critico della salute. In sintesi, il quadro dello stato di salute fornito dagli indicatori esistenti non è completo. La ”speranza di vita alla nascita” misura quanto a lungo, in media, una persona nata oggi può aspettarsi di vivere, in base ai tassi specifici di mortalità per età attualmente prevalenti. E’ la misura più utilizzata della salute, anche se tiene conto solo della durata della vita delle persone e non della qualità della vita. L’indicatore costituisce comunque solo una stima dell’aspettativa di vita di una determinata coorte, poiché i tassi specifici di mortalità a essa riferiti non possono essere conosciuti in anticipo. La speranza di vita alla nascita è calcolata come media ponderata dell’aspettativa di vita per gli uomini e per le donne. I dati si basano su statistiche nazionali ufficiali raccolte dall'OCSE. Lo “stato di salute auto-riferita” riguarda la percentuale della popolazione di 16 anni e più di età che riferisce di essere in condizione di salute "buona" o "molto buona". L'indicatore si basa sulla domanda: "Come è la vostra salute in generale?", con categorie di risposta "molto buona/buona/normale/cattiva/molto cattiva". Nonostante la natura personale di tale domanda, le risposte ricevute sono considerate essere un buon predittore dell’utilizzo futuro dei sistemi di cura della salute. I dati si basano su indagini generali sulle famiglie o specifiche sulla salute intraprese nell'ambito d’indagini ufficiali nazionali. Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico 17 Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] La morbosità (la mancanza di salute) è difficile da misurare perché il concetto è multidimensionale, la condizione di malattia non è sempre valutabile con misure oggettive e può richiedere follow-up longitudinali per valutare se le cattive condizioni di salute sono temporanee o croniche. La severità delle condizioni di cattiva salute possono inoltre variare considerevolmente tra le diverse malattie. Come risultato, gli indicatori comparativi della morbosità fisica sono molto meno soddisfacenti di quelli che misurano la mortalità. Gli indicatori dello stato di salute generale auto-percepita sono tra i pochi indicatori di morbosità disponibili per tutti i paesi dell'OCSE, su base ampiamente comparabile. Hanno il vantaggio di riassumere in un’unica misura una vasta gamma di dimensioni di morbosità, poiché si riferiscono allo stato di salute generale dell’intervistato. Essi forniscono, tuttavia, un proxy imperfetto del concetto sottostante di morbosità, poiché si basano sulle opinioni soggettive degli intervistati e possono riflettere distorsioni culturali o altri fattori di contesto. • Bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro Misurare l’equilibrio tra i tempi di vita e di lavoro richiederebbe l’analisi di varie dimensioni oggettive e soggettive e l’identificazione di aree di possibili conflitti tra le differenti attività che le persone intendono o devono svolgere nella propria vita quotidiana. Solo poche indagini misurano, però, i conflitti percepiti tra lavoro, famiglia e altre aree della vita personale, oltre ad essere irregolari nella copertura geografica e temporale. Sviluppare indagini migliori sul bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro è importante da una prospettiva politica, poiché l’organizzazione del lavoro, la cura dei bambini e altre politiche familiari influiscono fortemente sulla capacità delle persone di conciliare gli impegni di lavoro e di vita. “Percentuale di lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro retribuito per 50 ore alla settimana o più”. Un orario di lavoro prolungato non ha necessariamente un effetto negativo sul benessere se è frutto di una libera scelta, ma ci sono evidenze che suggeriscono che se non è così, esso può danneggiare la salute personale e incrementare il livello di stress. I dati utilizzati dall’OCSE escludono i lavoratori autonomi perché potrebbero scegliere deliberatamente di prolungare l’orario di lavoro. La soglia è stata fissata a 50 ore perché, se si considera anche la quantità di tempo impegnata dal pendolarismo, al lavoro non retribuito e al soddisfacimento dei bisogni di base (come dormire e mangiare), i lavoratori che in genere lavorano più di 50 ore alla settimana sono suscettibili di avere a disposizione pochissime ore (non più di una o due ore al giorno) per le altre attività. Inoltre, nei paesi in cui vi è una regolamentazione della durata massima dell’orario di lavoro, questa è generalmente limitata a 48 ore settimanali. I dati provenienti dalle indagini nazionali sulle forze di lavoro sono largamente comparabili tra paesi. “Tempo dedicato al tempo libero e alla cura della persona in una giornata tipica dei lavoratori dipendenti a tempo pieno”. Lo svago e la cura personale sono entrambi essenziali per il benessere fisico e mentale individuale e comportano un intrinseco maggior godimento rispetto alle attività legate al lavoro retribuito o non retribuito. Avere il tempo per riposare è importante per la salute, per la produttività e per la riduzione dello stress. I dati utilizzati provengono da indagini nazionali sull’uso del tempo e impegnano i partecipanti a tenere il diario delle loro attività, per un determinato periodo. Essi sono stati armonizzati ex-post dall'OCSE e sono ritenuti ampiamente comparabili. Gli indicatori utilizzati forniscono una misura sia diretta sia indiretta del tempo disponibile per attività non lavorative che contribuiscono al benessere individuale e familiare. Misurare l'equilibrio vita-lavoro è però un compito impegnativo. In primo luogo, il modo in cui le persone gestiscono il proprio tempo è determinato dalle necessità, dalle preferenze individuali e dai contesti culturali, sociali e politici in cui le persone vivono: i gradi di libertà Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 18 o di costrizione in cui le persone scelgono l’organizzazione del proprio tempo è molto variabile. In secondo luogo, è importante osservare se le persone esperiscono la sensazione stressante di non avere nella quotidianità il tempo sufficiente per assolvere tutti gli impegni. Gli indicatori disponibili informano sulla ripartizione del tempo, ma non mettono in luce la qualità del tempo trascorso al di fuori del lavoro e quindi sulla percezione del godimento o dello stress. In terzo luogo, le indagini nazionali sull’uso del tempo, nella maggior parte dei paesi OCSE, sono intraprese solo raramente (cioè ogni 5 o 10 anni), ciò porta a stime che non sono in genere tempestive. Gli indicatori disponibili sono quindi degli strumenti parziali per un monitoraggio affidabile del benessere e i confronti tra paesi in materia di bilanciamento di tempi di vita e di lavoro devono quindi essere interpretati alla luce di questi limiti. • Istruzione e competenze Le misure dell’istruzione attualmente disponibili sono stabili e statisticamente adeguate. La loro portata è tuttavia piuttosto ristretta (centrata sulle competenze cognitive, sulla quantità d’istruzione ricevuta, sulle spese) e solitamente limitata alla popolazione giovane. Le informazioni sugli esiti, cioè sulla qualità dell’istruzione ricevuta e sulle effettive competenze acquisite, sono tradizionalmente meno comuni. Le indagini adottate misurano inoltre le abilità acquisite senza informare sull’utilizzo che di tali abilità è fatto. Per stemperare questi limiti, sono stati sviluppati alcuni strumenti, in particolare il “Programme for International Student Assessment” (PISA), il “Trends in International Mathematics and Science Surveys” (TIMMS), il “Progress in International Reading Literacy Study” (PIRLS) e il “Programme for the International Assessment of Adult Competencies” (PIAAC). Sarebbe importante elaborare strumenti armonizzati per la misura di altri tipi di competenze critiche per l’innovazione e la crescita economica e per il miglioramento in generale della vita. Il perfezionamento delle misure sull’istruzione potrebbe portare a una migliore comprensione degli esiti dei percorsi formativi e all’elaborazione di politiche più efficaci. Il titolo di studio fornisce un’indicazione di base sul livello d’istruzione formale acquisita dalla popolazione, è cioè un proxy della qualificazione delle risorse di capitale umano disponibili in un paese. Il “livello d’istruzione della popolazione adulta” è definito dalla percentuale di adulti, di età compresa tra i 25 e i 64 anni, in possesso di almeno un diploma di scuola secondaria superiore, sulla popolazione della stessa età. La scelta di questo indicatore è stata fatta sia perché, nei paesi OCSE, la maggioranza della popolazione ha completato la scuola primaria sia perché le economie contemporanee richiedono la disponibilità di forza lavoro con alti livelli d’istruzione. I dati alla base di questo indicatore sono raccolti attraverso il questionario annuale “National Educational Attainment Categories” (NEAC) dell'OCSE che utilizza i dati della “Labour Force Survey” (LFS). Questo indicatore però non considera né le persone che, pur non avendo un titolo di studio di secondo grado, hanno acquisito competenze adeguate né la qualità dell’istruzione ricevuta. L'”aspettativa di istruzione” informa riguardo le opportunità d’istruzione disponibili per i giovani. E’ definita come la durata media di formazione che un bambino di 5 anni può aspettarsi di avere durante la sua vita fino all'età di 39 anni. E’ calcolata sulla base delle iscrizioni attuali e sui tassi d’iscrizione netti per ogni singolo anno di età, da 5 anni in poi. I dati per questo indicatore sono raccolti attraverso l’indagine annuale dell’OCSE sulle transizioni scuola-lavoro, che si basa principalmente sulle indagini nazionali sulle forze di lavoro. Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 19 Il “punteggio medio degli studenti nella lettura, nella matematica e nelle scienze” si basa su dati raccolti attraverso il “Programme on International Students Assessment” (PISA) coordinato dall'OCSE che coinvolge gli studenti di 15 anni di età. Il PISA misura alcune delle conoscenze e delle competenze che sono essenziali per la piena partecipazione nella società moderna acquisite dagli studenti verso la fine del percorso di istruzione obbligatoria (di solito circa 15 anni). Le ricerche evidenziano che queste competenze sono predittori più affidabili del benessere economico e sociale rispetto al numero di anni trascorsi a scuola o nei percorsi successivi di formazione. La “competenza media in matematica e nell’alfabetizzazione della popolazione adulta” si basa sui dati raccolti attraverso la “Survey of Adult Skills” dell’OCSE che fa parte del “Programme for the International Assessment of Adults Competences” (PIAAC). L'indicatore si riferisce agli adulti di età compresa tra i 16 e i 64anni. Un set ideale di misure dell’istruzione e delle competenze dovrebbe riferire sia sulle abilità cognitive sia su quelle non cognitive, sulla base di punteggi standardizzati e riflettenti la vasta gamma di compiti necessari per vivere nella società moderna. Gli indicatori utilizzati sono, allo stato attuale delle conoscenze, proxy delle misure ideali e presentano alcuni limiti. In primo luogo, la maggior parte di essi misura le competenze individuali acquisite, senza informare sul modo in cui queste abilità sono effettivamente usate nella vita; in secondo luogo, misurano le competenze cognitive mentre non colgono quelle relazionali. • Supporto sociale E’ difficile misurare la complessità delle relazioni umane e il loro contributo al benessere sociale e individuale. La vita delle persone è fatta d’innumerevoli contatti sociali che variano nei contesti e nell’intensità: famiglia, amici, vicini di casa, colleghi. Alcune interazioni possono implicare la presenza fisica, ma, in particolare negli anni recenti, possono svolgersi anche via mail, telefono e reti virtuali. Nonostante il crescente riconoscimento dell’importanza di questi elementi, le statistiche ufficiali sul supporto sociale sono scarse. L'indicatore principale sulla qualità delle reti di relazione sociale si riferisce al “supporto percepito sulla rete sociale”. Esso misura la percentuale di persone che rispondono positivamente alla domanda: "Se tu fossi nei guai, hai parenti o amici su cui contare per ottenere aiuto ogni volta che ne hai bisogno, o no?”. Mentre questa domanda non dettaglia le tipologie di supporto che potrebbero essere attese, fornisce una misura generale del supporto percepito sulla rete sociale. I dati per questo indicatore provengono dal “Gallup World Poll” che ha il limite di una dimensione ridotta del campione: questo richiede particolare cautela quando si effettuano confronti fra i paesi. Idealmente, un insieme d’indicatori sul supporto sociale dovrebbe descrivere una serie di relazioni diverse, così come la qualità di tali relazioni e i risultati che ne derivano sia per l'individuo in questione (ad esempio nei termini del sostegno emotivo e finanziario, delle opportunità di lavoro o dell’isolamento sociale) sia per la società nel suo complesso (cioè riguardo alla fiducia negli altri, alla tolleranza, alla partecipazione democratica e all'impegno civico). Alcuni dei metodi più comuni per misurare il supporto sociale hanno fatto affidamento su indicatori indiretti, come le statistiche sull’appartenenza ad associazioni (ad esempio i club sportivi, religiosi o organizzazioni professionali) o sulla densità delle organizzazioni di volontariato in una data area. Tuttavia, tali misure sono state criticate perché sono limitate alla partecipazione a reti formali e non descrivono i collegamenti informali, come quelli che le persone intrattengono con amici e parenti. Inoltre, l'adesione formale in associazioni e la sua importanza per il benessere delle persone possono differire nel tempo e tra i paesi, Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 20 ostacolando così la comparabilità a livello internazionale. La misurazione del supporto sociale resta quindi una sfida ed è necessario ancora molto lavoro per sviluppare indicatori comparabili in questo campo. • Impegno civico e governance Se l’impegno civico e la governance sono fondamentali per le democrazie, sono però difficili da misurare e nessuna delle misure esistenti è realmente soddisfacente. Il concetto diffuso di “impegno civico” include la partecipazione al voto, la sottoscrizione di petizioni, l’utilizzo di “social network” per la condivisione d’idee politiche e di valori. La qualità della governance comprende un ampio numero di fattori: l’efficienza e la trasparenza dei vari istituti per la consultazione, il campo d’azione, l’effettiva accessibilità per tutti i cittadini indipendentemente dal loro livello sociale e d’istruzione. Le persone, inoltre, possono impegnarsi nella società in vari modi, compreso il volontariato o l’associazionismo. Gli indicatori sull’impegno civico e sulla governance attualmente disponibili soddisfano solo limitatamente tali bisogni informativi. La partecipazione al voto è fondamentale per le istituzioni democratiche, perché garantisce la responsabilità dei governi e delle istituzioni pubbliche e incrementa le possibilità che le decisioni prese dal sistema politico riflettano la volontà di un ampio numero di persone. Il “tasso di partecipazione al voto” misura il livello di partecipazione elettorale alle principali elezioni nazionali ed è considerata una misura sia della fiducia che i cittadini hanno verso il proprio sistema politico sia della loro partecipazione al processo politico. Nel contesto del “Better Life Index”, l’affluenza alle urne misura come l’impegno civico contribuisca al benessere delle persone e della società. Da questo punto di vista, un’alta affluenza alle urne riflette la volontà di un numero molto elevato di persone, indipendentemente da ciò che effettivamente spinge alla partecipazione. L'affluenza alle urne è definita come il rapporto tra il numero di persone che ha partecipato alle elezioni e il numero degli aventi diritto. I dati sono raccolti dagli uffici nazionali di statistica. L'indicatore sui “processi di consultazione formali nell’elaborazione delle leggi” misura l’ampiezza delle opportunità date ai cittadini di essere consultati nell’elaborazione di proposte di ordinamento e di progetti di legge. Si tratta di un indicatore composito che combina informazioni sul grado di apertura e di trasparenza dei processi di consultazione per l’elaborazione di politiche. E’ stato calcolato sulla base delle risposte a un'indagine OCSE sui sistemi di gestione dell’ordinamento, in cui gli intervistati erano funzionari governativi nei paesi OCSE. Si basa su domande riguardo all’esistenza di procedure formali che consentano al pubblico in generale, alle organizzazioni imprenditoriali e della società civile di intervenire sull’ordinamento e di azioni governative che rendano pubbliche le opinioni dei cittadini su tali procedure. L’indicatore non informa sull’effettiva partecipazione dei cittadini ai processi di consultazione e sugli esiti di tale partecipazione, cioè se la partecipazione dei cittadini influenzi realmente le decisioni prese e le politiche adottate. Un insieme ideale d’indicatori dell’impegno civico dovrebbe misurare se i cittadini sono coinvolti in una gamma d’importanti attività civiche e politiche che li abilitino effettivamente ai processi che danno forma alla società in cui vivono. La partecipazione al voto è solo un proxy per alcune di queste attività e le differenze tra i vari paesi nelle caratteristiche dei sistemi di voto condizionano il confronto tra paesi degli indicatori di affluenza alle urne. Allo stesso modo, gli indicatori di qualità della governance dovrebbero misurare se le politiche pubbliche siano efficaci e trasparenti nel raggiungimento dei propri obiettivi dichiarati e se le persone si fidano del governo e delle istituzioni del paese in cui vivono. L'indicatore sui processi di consultazione formali nell’elaborazione delle leggi riguarda le Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 21 tendenze dei governi nel coinvolgere i cittadini nella vita politica e coglie la possibilità data agli individui di avere voce in capitolo nella definizione delle nuove politiche. Tuttavia, misura solo l’aspetto della trasparenza delle consultazioni e soffre di diversi inconvenienti che possono ostacolare la comparabilità tra paesi. In primo luogo, anche procedure che prevedono un'ampia consultazione dei gruppi sociali - come i sindacati, le associazioni dei datori di lavoro o le organizzazioni di consumatori - possono non necessariamente ottenere dei buoni risultati riguardo alle modalità con cui vengono poi prese le decisioni. In secondo luogo, diversi metodi di consultazione potrebbero essere più appropriati in diversi paesi, secondo i contesti culturali, istituzionali e storici specifici. Migliorare gli indicatori della governance e dell’impegno civico è fondamentale per comprendere se le persone sono soddisfatte quali cittadini e se esse credono che le politiche pubbliche e le istituzioni promuovano il bene comune. • Qualità dell’ambiente fisico Il concetto di “qualità dell’ambiente” è ampio e un insieme ideale d’indicatori dovrebbe informare sulle matrici ambientali (suolo, acqua, aria), sui livelli di accesso ai servizi e ai confort ambientali, così come sui pericoli dell’ambiente per la salute umana. Purtroppo, i dati disponibili sono frammentari e non comparabili fra nazioni diverse. Per tale ragione, gli indicatori utilizzati dall’OCSE sono limitati a un sottoinsieme di condizioni rilevanti. Indicatori oggettivi, come la concentrazione di particolato, sono combinati con indicatori basati sulla percezione soggettiva della qualità dell’ambiente. La “qualità dell'aria” è misurata come media ponderata delle concentrazioni annuali di particolato inferiore a 10 micron di diametro (PM10) nell'aria delle città con più di 100.000 abitanti. Il particolato è costituito da piccole particelle liquide e solide che galleggiano nell’aria e includono solfato, nitrato, carbonio, sodio e ammonio in concentrazioni variabili. Il PM10 comprende anche particelle più piccole, come il PM2,5 che si ritiene essere il più velenoso. I dati utilizzati dall’OCSE si basano sulle statistiche della World Bank. Misurare l’inquinamento atmosferico è difficile, poiché la qualità dell'aria è il risultato di una miscela complessa d’inquinanti che possono variare nel tempo, nello spazio e nella forma. L'indicatore d’inquinamento dell'aria utilizzato dall’OCSE si basa su dati di serie temporali di buona qualità che consentono confronti tra paesi e nel tempo. I miglioramenti realizzati negli ultimi decenni nel controllo dell'inquinamento e nelle tecniche statistiche hanno aumentato la capacità di misurare l'inquinamento atmosferico e hanno fornito un ampio quadro di come l'inquinamento colpisce le persone che vivono in spazi urbani. Tuttavia, questi dati sono limitati sotto diversi aspetti. In primo luogo, si riferiscono ai livelli annuali e quindi non colgono importanti variazioni su scale temporali più brevi (ad esempio ore o mesi). In secondo luogo, i dati sull’inquinamento atmosferico assumono che tutti coloro che vivono in una zona urbana siano esposti in modo uniforme; in realtà, l'esposizione personale varia notevolmente, a seconda dell’area in cui le persone vivono e lavorano, alle occupazioni, agli stili di vita e ai comportamenti. La “soddisfazione per la qualità dell'acqua” coglie l’apprezzamento soggettivo delle persone rispetto all'ambiente in cui vivono, in particolare la qualità delle acque. Essa si basa sulla domanda: "Nella città o nella zona in cui vive, è soddisfatto o insoddisfatto della qualità delle acque?" e considera le persone che hanno dichiarato di essere soddisfatte della qualità dell'acqua locale. I dati provengono dalla “Gallup World Poll”. I dati soggettivi sulla qualità dell’ambiente forniscono informazioni critiche sulle condizioni ambientali e sull’apprezzamento dell'ambiente in cui le persone vivono. L'indicatore di soddisfazione per la qualità delle acque utilizzato dall’OCSE si basa su di un sondaggio non ufficiale Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 22 caratterizzato da piccoli campioni; ciò suggerisce di prendere con la dovuta cautela le misure presentate. • Sicurezza personale Una serie ideale d’indicatori sulla sicurezza personale dovrebbe informare sui vari crimini e reati subiti dalle persone, ponderando questi crimini in base alla loro gravità. Per porre in essere politiche preventive contro il crimine, dovrebbe essere egualmente importante che gli indicatori riferissero informazioni dettagliate sulle vittime, sui contesti e sulle circostanze in cui sono state attaccate e sulla paura del crimine, che può influenzare fortemente il benessere delle persone. Tuttavia, le registrazioni ufficiali di questi crimini non possono essere comparate a causa delle differenze nella definizione di reato tra i diversi paesi e dei cambiamenti nelle modalità di registrazione delle pratiche. Le statistiche ufficiali basate sulle registrazioni della polizia raccolgono, inoltre, solo una parte dei reati, poiché molti crimini non sono né segnalati né registrati. Gli indicatori considerati dall’OCSE forniscono quindi solo un quadro generale della natura e delle dimensioni dei crimini e dei loro effetti sul benessere delle persone. L’omicidio è il tipo di crimine che è meno affetto dai problemi di comparabilità menzionati, tuttavia i tassi di omicidio rappresentano solo la forma estrema della criminalità. Il tasso di “omicidi riportati” misura il numero di omicidi intenzionali denunciati alla polizia ogni anno, per 100.000 persone. I dati provengono dall'Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e sul Crimine (UNODC) e si basano sui dati nazionali raccolti dalle forze dell'ordine, dalle procure, dai ministeri dell'interno e della giustizia, dall’Interpol, dall’Eurostat e dagli osservatori regionali di prevenzione della criminalità. I dati sulla “vittimizzazione auto-riferita” riguardano la percentuale di persone che dichiarano di essere state vittime di un reato negli ultimi 12 mesi. I dati utilizzati dall’OCSE sono tratti dalla “Gallup World Poll”. Le indagini sui crimini sono uno strumento fondamentale per misurare le esperienze delle persone riguardo ai reati diversi dagli omicidi. L'indicatore utilizzato dall’OCSE si riferisce alle aggressioni ed esclude quindi i crimini contro la proprietà che non comportano il contatto tra la vittima e l'autore del reato. Esso si basa sui dati Gallup World Poll, caratterizzato da campioni di piccole dimensioni, un limite che è particolarmente importante nella misura di eventi che riguardano in genere solo un’esigua parte della popolazione. Esistono in alcuni paesi indagini nazionali sui crimini, ma non sono basate su standard e metodologie comuni; mentre i dati provenienti da indagini internazionali (International Crime Survey) si riferiscono alla metà degli anni 2000 e anch’esse si basano su piccoli campioni. Le indagini sulla vittimizzazione tentano di mettere a fuoco la portata dei problemi di criminalità che colpiscono i cittadini e il più delle volte - se sono condotte a intervalli regolari e sulla base di metodologie invariate - forniscono misure del cambiamento nel tempo dei livelli di criminalità. A causa dei limiti metodologici, le indagini sulla vittimizzazione non forniscono però una misura definitiva del volume degli atti illegali che sono commessi in una società. In primo luogo, alcuni reati possono essere sottovalutati o sopravvalutati a causa dell’interpretazione soggettiva di ciò che si definisce come un reato. Inoltre, alcune persone possono essere riluttanti a divulgare informazioni su crimini di natura sensibile, come le violenze sessuali o la violenza subita dai partner. Infine, tipi particolari di reato, come la corruzione, possono essere difficili da cogliere attraverso le indagini sulle famiglie. Evidenze su altre minacce alla sicurezza personale, come la violenza domestica, sono frammentarie e soffrono di distorsioni culturali e limiti metodologici che ostacolano la comparabilità a livello internazionale. Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico 23 Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] • Benessere soggettivo e soddisfazione della vita Un approccio complessivo alla misura del benessere soggettivo dovrebbe comprendere sia la valutazione di come le persone percepiscono le proprie condizioni di vita sia di come esse si sentono, tenendo conto dei diversi gruppi di popolazione. Idealmente le misure dovrebbero essere collegabili a un’ampia gamma di variabili di cui è nota l’influenza sul benessere soggettivo. Ciò dovrebbe implicare la disponibilità d’indagini costruite su di una molteplicità di domande e su di un ampio campione. Al momento, però, salvo pochi paesi, tra cui l’Italia, non sono presenti programmi ufficiali consolidati per la misura del benessere nei paesi OCSE. I dati utilizzati sono quindi rilevati dalla “Gallup World Poll”, un sondaggio non ufficiale caratterizzato da un campione di piccole dimensioni e basato su questionari ampiamente testati. Tale sondaggio fornisce informazioni solo a partire dal 2005, un periodo insufficiente per identificare delle tendenze nel tempo del grado di soddisfazione della vita. Data la dimensione ridotta del campione, le evidenze di questo indicatore devono essere prese con cautela. L’indicatore principale del benessere soggettivo è il grado di “soddisfazione della vita”, che riflette la valutazione complessiva che le persone fanno della qualità della propria vita. Si basa sulla “Cantril Ladder”, che richiede alle persone di valutare la propria vita attuale in una scala che va da “la migliore possibile” (pari a 10) a “la peggiore possibile” (pari a 0). Il punteggio è calcolato come la somma ponderata delle diverse categorie di risposta. Se la “Cantril Ladder” rappresenta la migliore misura disponibile del grado di soddisfazione della vita, ha però alcuni limiti: le risposte date possono essere influenzate dalla personalità, dall’umore e dai valori degli intervistati. Alcuni di questi aspetti, come la personalità e l’umore, possono essere poco influenti ai fini del confronto tra i livelli medi tra i paesi, essendo che il campione è sufficientemente ampio. Altri fattori, come l’impatto dei fattori culturali sugli stili di risposta, possono avere un peso più rilevante e suggeriscono cautela nelle comparazioni fra paesi. I dati raccolti sul benessere soggettivo al fine di informare le politiche dovrebbero basarsi su campioni di dimensioni più ampie e di maggiore uniformità nel tempo. Sostenibilità del benessere nel tempo Quali sono i fattori che possono plasmare il benessere nel futuro? Come possiamo essere sicuri che le scelte adottate per migliorare il benessere odierno non pregiudichino il benessere delle persone nel futuro? Si tratta di questioni complesse e importanti. I responsabili politici, i cittadini e le organizzazioni hanno bisogno d’informazioni su ciò che sostiene il benessere nel tempo, per aiutare il processo decisionale nel presente. Valutare la sostenibilità del benessere nel tempo è difficile: molti dei fattori che interesseranno il futuro benessere, che vanno dai cambiamenti nei gusti ai cambiamenti nella tecnologia, non possono essere conosciuti e misurati nel presente. E’ possibile, tuttavia, valutare le riserve di risorse che aiutano a modellare gli esiti del benessere presente e monitorare se tali risorse sono sostenute per l’utilizzo da parte delle generazioni future. Questo paragrafo si concentra su quattro tipi di risorse (o "capitale"), che possono essere misurate oggi e che l’OCSE ritiene rilevanti per il futuro benessere: capitale economico, naturale, umano e sociale. Se le scorte di risorse non sono le uniche determinanti del benessere nel tempo, la loro valutazione offre però un pratico mezzo per esaminare la relazione tra il presente e il Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 24 futuro; attraverso l'accumulo o l'esaurimento delle scorte di risorse, le scelte fatte da una generazione possono influenzare le opportunità per le generazioni future. L’OCSE sostiene che tali risorse debbano essere monitorate attraverso un cruscotto d’indicatori che misuri le scorte del capitale, alcuni dei fattori che possono causare il loro aumento e decremento nel tempo e la loro distribuzione, in particolare quando questa può evidenziare specifici rischi e vulnerabilità. Questo cruscotto d’indicatori dovrebbe essere sviluppato per integrare quello riguardante gli esiti del benessere corrente, illustrato nei paragrafi precedenti, affinché sia possibile valutare il benessere di oggi nella prospettiva delle risorse lasciate per le generazioni future. L’approccio del “capitale” Misurare il benessere corrente riguarda la capacità di cogliere gli esiti: se la vita sta migliorando e per chi. Comprendere se tali esiti sono suscettibili di essere sostenuti nel futuro richiede di concentrare l’attenzione sui fattori che guidano il benessere nel medio e nel lungo periodo. L’approccio adottato dall’OCSE considera le risorse che persistono nel tempo e che possono essere concettualizzate come “capitale”, ossia risorse che sono in grado di immagazzinare il valore e che possono generare un flusso di benefici per la società nel tempo. La nozione di “capitale” è ritenuta utile per comprendere la sostenibilità perché le riserve di capitale collegano il presente con il futuro. Attraverso l’accumulo o l’esaurimento delle riserve di capitale le scelte fatte da una generazione possono influenzare le disponibilità di risorse per le generazioni future. Il focus sul capitale enfatizza il monitoraggio sui movimenti delle riserve e può portare a compensarne l’esaurimento attraverso gli investimenti e il miglioramento della gestione. In questo modo, un approccio basato sul “capitale” può essere usato dalle nazioni per guidare le loro strategie d’investimento per la sostenibilità. Applicare l’approccio del “capitale” al benessere richiede il monitoraggio delle risorse che guidano il benessere e sebbene le ricerche sulle dimensioni del benessere siano avanzate, alcune di tali aree necessitano maggiori approfondimenti, come, ad esempio, il bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro. Ci sono anche consistenti interazioni tra le undici dimensioni del benessere, ciò significa che alcuni esiti del benessere possono svolgere la funzione di traino rispetto alla realizzazione di altri esiti, come osservato in precedenza. Sviluppare una comprensione più approfondita dei fattori che guidano il benessere e di come essi operino nel tempo è perciò un aspetto critico per la comprensione della sostenibilità del benessere. Il quadro concettuale dell’OCSE per la misurazione della sostenibilità del benessere adotta quattro diversi tipi di risorse (o "capitali") che possono essere misurate oggi e che sono considerate rilevanti per il futuro benessere, cioè il capitale economico, quello naturale, quello umano e quello sociale. Il capitale economico comprende sia il capitale fisso (edifici, macchinari, infrastrutture, apparecchiature, software, ecc.) sia il capitale finanziario (riserve valutarie, depositi, azioni, ecc.). Entrambe le forme di capitale economico sono rilevanti per la sostenibilità del benessere, sia come componenti della ricchezza delle famiglie sia riguardo la stabilità del sistema economico. Il capitale naturale è costituito da un’ampia gamma di beni propri dell’ambiente naturale. Comprende sia singoli fattori (le risorse minerarie ed energetiche, il suolo, l’acqua, la vegetazione, gli animali, ecc.) sia ecosistemi più ampi costituiti dall’interazione tra fattori ambientali diversi (suolo, foreste, ambienti acquatici, atmosfera). L’OCSE definisce i beni Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 25 ambientali come gli elementi naturali viventi e non viventi della Terra, che costituiscono l’ambiente bio-fisico, che forniscono benefici per l’umanità. Il capitale umano può essere definito in modi differenti, ma tipicamente si riferisce a fattori quali le conoscenze, le competenze, le abilità e la salute. L’OCSE lo definisce come “le conoscenze, le abilità, le competenze e gli attributi incorporati negli individui che facilitano la creazione del benessere personale, sociale ed economico”. La definizione del concetto di capitale umano ha le sue radici nella riflessione sull’importanza della qualità del lavoro per la crescita economica e dei redditi; esso include gli aspetti della motivazione e del comportamento, così come la salute fisica, emozionale e mentale delle persone. Esiti negativi della salute deteriorano quindi le risorse di capitale umano. Il capitale sociale è forse il meno sistematicamente definito tra quelli considerati e il più difficile da comparare con le strutture degli altri tipi di riserve e flussi di capitale. Nell’accezione dell’OCSE, fa riferimento alle norme sociali, alla fiducia e ai valori che favoriscono la cooperazione all'interno o tra i diversi gruppi della società. Alcune definizioni di capitale sociale includono anche la governance e le caratteristiche delle istituzioni. Questi vari tipi di capitale condividono alcune caratteristiche, per esempio, hanno tutti un certo grado di persistenza e influenzano tutti un’ampia gamma di esiti del benessere. Allo stesso tempo differiscono per alcuni aspetti. Alcuni tipi di capitale sono proprietari e trasferibili tra i proprietari; questo riguarda tutte le forme di capitale economico e alcune forme di capitale naturale (come i minerali e terreni). Altri tipi di capitale sono condivisi e il loro uso da parte di un singolo non impedisce l’utilizzo da parte di altri; questo riguarda spesso il capitale sociale e alcuni aspetti del capitale naturale, quali gli ecosistemi. In fine, mentre alcuni tipi di beni deperiscono nel tempo con l’uso (le infrastrutture), altri possono essere rafforzati (istruzione e competenze, norme per la cooperazione, governance, ecc.). Il quadro concettuale dell’OCSE dell’approccio del “capitale” Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 26 Capitale economico e benessere Il capitale economico – il capitale fisso e quello finanziario - è forse la forma di capitale meglio definita e meglio adattabile ai sistemi di contabilizzazione nazionale (SNA). Di là delle riserve totali del capitale economico di un paese, la sua distribuzione sia tra i settori istituzionali (famiglie, governi, istituzioni non finanziarie, ecc.) sia al loro interno (ad esempio, tra i diversi tipi di famiglie) può essere un fattore importante per la sostenibilità del benessere. Ad esempio, se la ricchezza economica è concentrata in un sottoinsieme molto ristretto della popolazione, solo tale sottoinsieme avrà le risorse necessarie per tamponare improvvisi shock economici, il che potrebbe a sua volta portare a un calo del benessere tra i meno abbienti. Squilibri insostenibili possono realizzarsi anche tra settori diversi – ad esempio, le famiglie possono essere subissate da ingenti debiti mentre le imprese riducono i loro. Gli indicatori delle riserve economiche di capitale non sono generalmente riferiti a livello procapite o familiare, ma come percentuale del PIL, rispondendo a esigenze conoscitive di tipo macroeconomico. Tuttavia, la comprensione delle implicazioni del capitale economico per il futuro benessere delle persone e delle famiglie comporta, in ultima analisi, che gli indicatori debbano essere misurati su di una scala che possa essere messa in relazione con le esperienze delle persone e delle famiglie. La misurazione procapite può anche essere importante per comprendere l'impatto dei cambiamenti demografici sulle risorse fisiche e finanziarie disponibili per le generazioni future. Esistono misure della ricchezza a livello di famiglia, ma allo stato attuale, queste spesso escludono le attività non finanziarie, come la proprietà, che costituiscono gran parte della ricchezza totale. Il capitale economico ha un’ampia gamma di relazioni sia dirette sia indirette con gli esiti del benessere e principalmente: • il capitale economico gioca un ruolo diretto nel sostenere le condizioni materiali delle persone (o benessere economico), inclusi esiti del benessere quali l'alloggio, la ricchezza, il lavoro e i guadagni. Più in generale, le persone traggono benessere dal consumo di beni e servizi che sono stati prodotti tramite il capitale economico; • il capitale economico è utile come riserva di valore per le famiglie, al fine di garantire la loro sicurezza economica di fronte ai vari rischi e alle scelte di vita. La ricchezza delle famiglie contribuisce al benessere delle persone in modo diretto, fornendo una protezione di fronte agli shock inattesi dei redditi e migliorando la libertà delle persone di scegliere la vita che vogliono vivere. Nel lungo termine, la ricchezza delle famiglie aiuta a garantire che gli standard materiali di vita siano sostenibili nel tempo. Capitale naturale e benessere Sia le risorse rinnovabili sia quelle non rinnovabili sono incluse nei beni ambientali. Le risorse non rinnovabili sono esauribili, cioè le loro riserve naturali non possono essere rigenerate dopo lo sfruttamento. Alcuni esempi includono i minerali, le terre, il carbone, il petrolio e i gas. Le risorse rinnovabili sono quelle che, in teoria, possono essere rigenerate da processi di crescita e di ricostruzione, se determinate condizioni sono soddisfatte, come ad esempio il rispetto dei livelli critici delle scorte. Esse comprendono, tra le altre, il legname proveniente dalle foreste, gli animali provenienti dagli allevamenti e i prodotti derivati, i prodotti dell’agricoltura tutti gestiti con sistemi sostenibili. L’OCSE evidenzia il ruolo sempre più importante delle fonti di energia rinnovabili (vento, onde, idroelettrica, solare, geotermica), ma sostiene che la natura di tali risorse rende difficile la loro Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 27 concettualizzazione nei termini di riserve fisiche, poiché non sono né esauribili con il loro uso né rigenerabili come, ad esempio, il legname e la biomassa. L’OCSE propone un quadro concettuale per misurare i beni ambientali nei termini di unità sia monetarie sia fisiche. L’ambito delle valutazioni monetarie è limitato ai benefici economici spettanti ai proprietari dei beni; ciò perciò esclude i benefici che sono più ampiamente condivisi e ogni forma di capitale naturale, quale gli ecosistemi e i loro servizi associati, che non ha proprietari. L’ambito dei beni naturali misurati nei termini di unità fisiche può essere più ampio del precedente e sempre centrato sui beni che forniscono benefici materiali diretti (ad esempio, spazi e materiali per le attività economiche). Esso perciò esclude i benefici non materiali provenienti dall’uso indiretto dei beni e dei servizi ambientali associati (ad esempio, l’immagazzinamento delle risorse minerarie, le mitigazioni delle alluvioni). I beni, inoltre, sono limitati al territorio nazionale, quindi gli impatti transfrontalieri e i beni globali condivisi (atmosfera, oceani) non sono colti in questo quadro concettuale. Il sistema sperimentale di valutazione degli ecosistemi allo studio presso l’OCSE dovrà tenere conto di una gamma più ampia di benefici materiali e non materiali rispetto al quadro concettuale definito. Tale misurazione sarà centrata sugli ecosistemi, che consistono in gruppi differenti di beni ambientali che interagiscono in un’area spaziale specifica. La misurazione degli ecosistemi includerà sia le riserve sia i loro cambiamenti così come la misurazione della capacità degli ecosistemi di fornire flussi di servizi, cioè i benefici sia per l’economia sia per l’umanità derivati dal funzionamento degli ecosistemi (cibo, prodotti biochimici, risorse genetiche, acqua pura, regolazione climatica, controllo delle erosioni, servizi educativi e ricreativi, funzioni estetiche, ecc.). Tali benefici forniscono il collegamento essenziale tra beni degli ecosistemi e benessere. Le risorse di capitale naturale producono un flusso di benefici e di servizi che influenzano il benessere. Tali benefici possono essere percepiti direttamente (aria e acqua pure, la protezione offerta dalle foreste contro i dissesti idro-geologici, ecc.) e indirettamente tramite lunghe catene causali che coinvolgono la mediazione sociale, economica e politica (tensioni politiche causate dalla competizione per le risorse naturali, riduzione dei raccolti che incide sui prezzi degli alimenti e sulla salute nutrizionale). Nel quadro concettuale dell’OCSE, i collegamenti tra il capitale naturale e gli esiti del benessere includono le seguenti considerazioni: • il capitale naturale è direttamente correlato con la dimensione del benessere della qualità ambientale. Ciò significa che risorse come l’aria e l’acqua pulite, l’accesso agli spazi verdi e la soddisfazione dell’ambiente di vita hanno un valore intrinseco e contribuiscono ad altri esiti del benessere quali la salute, il supporto sociale, la sicurezza personale e il benessere soggettivo; • il capitale naturale fornisce le risorse energetiche e materiali (materie prime, acqua, aria, terra e suolo; servizi ambientali e sociali: spazio fisico, riparo, cibo e aria pulita) che sono alla base della produzione di altre forme di capitale e che contribuiscono allo sviluppo del capitale economico, umano e sociale; • i beni naturali aiutano a generare reddito e ricchezza. I beni ambientali, per definizione, offrono vantaggi materiali diretti (spazi, energia, materiali per le attività economiche, cibo, acqua, ecc.). La Banca Mondiale nel 2011 ha stimato che il capitale naturale rappresenta il 30% della ricchezza economica complessiva dei paesi a basso reddito e il 25% dei paesi a reddito medio - basso. Le risorse naturali e i servizi eco-sistemici aggiungono valore ad altre attività (ad esempio, i prezzi degli immobili incorporano il valore del contesto ambientale in cui sono inseriti, il valore Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 28 • economico dei terreni incorpora il valore delle risorse in esso contenute o generabile con il loro utilizzo); il capitale naturale e i relativi servizi ecosistemici hanno importanti implicazioni per la salute umana, per la sopravvivenza, per la qualità degli ambienti di vita, di ricreazione e di socializzazione. I servizi ecosistemici rilevanti includono il controllo dei beni ambientali (come la depurazione delle acque e il contenimento dell’erosione), le funzioni di assorbimento (dell'inquinamento, dell’anidride carbonica, ecc.), la protezione dai rischi naturali (inondazioni, raggi UV), la fornitura di spazi agricoli e di vita e la fornitura di funzioni come l'impollinazione. Il capitale naturale offre anche benefici educativi, ricreativi e di svago, estetici, spirituali e psicologici. Vivere in prossimità di spazi verdi è una condizione associata con un maggior benessere mentale e con più bassi rischi di malattia, mentre alti livelli d’inquinamento dell’aria sono associati con più bassi livelli di soddisfazione della vita. Capitale umano e benessere Gli investimenti in capitale umano possono assumere molte forme, tra cui il supporto alla genitorialità, all'istruzione formale e all'assunzione di comportamenti salubri (relativi a fumo, alcol, dieta e esercizio fisico), la formazione sul lavoro e quella informale e l'assistenza sanitaria. Le riserve di capitale umano possono essere influenzate dai flussi migratori sia in entrata sia in uscita. A differenza del capitale economico e di molte forme di quello naturale, il capitale umano può migliorare con l'uso, piuttosto che essere impoverito. Ad esempio, l'esercizio delle competenze può servire a rafforzarle nel tempo, mentre il loro inutilizzo (ad esempio a causa della disoccupazione involontaria) può causare il loro deterioramento. Questo pone l’accento sul fatto che le diverse forme di capitale hanno differenti funzionamenti in relazione alla produzione del benessere. Tuttavia, come altre forme di capitale, le riserve di capitale umano richiedono tempo per essere costituite e si possono svalutare se non sono effettuati sufficienti investimenti (ad esempio le abilità possono perdersi o addirittura diventare obsolete a fronte dei cambiamenti nella tecnologia). Dato che il capitale umano è incorporato nelle persone, le sue riserve s’impoveriscono quando i detentori del capitale muoiono. Nonostante ciò, le conoscenze e le abilità possono essere trasferite tra le generazioni tramite vari mezzi. Il mantenimento delle riserve di capitale umano può essere influenzato dal mercato sia pubblico sia privato, dagli investimenti nell’istruzione, nella formazione e nella salute, dalle migrazioni, e dai cambiamenti demografici. Le famiglie e il capitale sociale giocano un ruolo importante nel trasferimento del capitale umano tra le generazioni. Per esempio, i risultati scolastici dei giovani sono altamente correlati con quelli dei loro genitori e il coinvolgimento dei genitori nell’istruzione e nell’apprendimento sono associati con esiti scolastici migliori per gli studenti. Data la vasta gamma di fattori racchiusi nella definizione di capitale umano, le misure incorporano vari indicatori riguardanti le caratteristiche demografiche della popolazione, i livelli d’istruzione e di competenze, nonché statistiche del lavoro, quali l'occupazione e le retribuzioni e gli indicatori di salute, come l'aspettativa di vita e gli investimenti effettuati. Sono disponibili misure sia monetarie sia di unità fisiche del capitale umano. Ci sono forti collegamenti tra il capitale umano e gli esiti del benessere nel quadro concettuale dell’OCSE: • il capitale umano è un contributo essenziale alla produzione economica e alla generazione di reddito e nei paesi OCSE costituisce dal 60% al 90% della base Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 29 • produttiva delle economie. Nei modelli di crescita economica, è considerato un fondamentale traino del progresso tecnologico. A livello individuale, il capitale umano può essere considerato come un bene proprietario individuale in grado di generare flussi di reddito nel corso della vita e di fornire un ammortizzatore contro gli shock improvvisi dei mercati; il capitale umano comprende intrinsecamente preziosi esiti del benessere e contribuisce ad alti risultati monetari e non-monetari della qualità della vita. Ad esempio, una buona salute fisica e mentale consente la partecipazione all’istruzione, alla formazione, al mercato del lavoro e alle relazioni sociali, inoltre la salute è fortemente correlata con il benessere soggettivo. Analogamente, alti livelli d’istruzione e abilità sono associati a livello individuale con guadagni più elevati e maggiori opportunità occupazionali, con uno status di salute più elevato, con maggiore consapevolezza civica e partecipazione politica; a livello sociale, con livelli di criminalità inferiori, con una più forte coesione sociale e con una maggiore stabilità politica. Capitale sociale e benessere Per la concettualizzazione e misurazione del capitale sociale, possono essere identificati quattro approcci: • le relazioni personali riferiscono delle reti di relazioni sociali (amici, parenti, ecc.) e dei comportamenti sociali che contribuiscono a stabilire e a mantenere quelle reti, come trascorrere del tempo con gli altri o scambiare notizie; • le reti di supporto sociale sono un esito diretto delle relazioni personali e riferiscono delle risorse - emozionali, materiali, finanziarie, intellettuali, professionali – che sono accessibili a ogni individuo tramite le proprie reti di relazioni sociali; • l’impegno civico comprende le attività tramite le quali le persone contribuiscono alla vita civica e comunitaria, quali il volontariato, la partecipazione politica, l’associazionismo e altre forme di azione comunitaria; • la fiducia e le norme di cooperazione riferiscono ai valori e alle aspettative condivise che sostengono il funzionamento della società e consentono una proficua cooperazione. Mentre tutti e quattro i concetti sono importanti per la valutazione del benessere corrente, è stato suggerito che la dimensione più rilevante per la sostenibilità del benessere nel tempo è quella che comprende la fiducia e le norme di cooperazione. Ci sono due ragioni principali a sostegno di quest’ipotesi: la prima, riguarda che la fiducia e le norme di cooperazione si accumulano lentamente e persistono nel tempo e possono così essere trasmesse tra le generazioni. La seconda, è che la fiducia e le norme di cooperazione hanno un forte e ampio valore strumentale, contribuendo al funzionamento del sistema sociale – economia, infrastrutture pubbliche, stabilità sociale – e all’azione collettiva che sostiene le prestazioni economiche e il progresso sociale. I due tipi di fiducia che sono più spesso considerati come forme di capitale sociale sono la fiducia generalizzata (la fiducia negli "altri", compresi gli stranieri) e la fiducia nelle istituzioni, che può riferirsi alle istituzioni politiche, alla magistratura, agli organi di sicurezza, ai mezzi d'informazione e ad altri sistemi istituzionali. Le norme riferiscono riguardo alle regole informali secondo le quali le persone dovrebbero comportarsi, diffuse nei gruppi e nelle comunità attraverso modelli sociali, il processo di socializzazione (tra cui l'istruzione formale) e l'uso di sanzioni in caso di non conformità. Il capitale sociale differisce dal capitale umano, naturale ed economico poiché è di tipo relazionale - cioè è il frutto dell'interazione tra le persone - piuttosto che essere centrato Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico 30 Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] sulle persone, sull'economia o sulle caratteristiche dell'ambiente naturale. Quale bene pubblico, è condiviso da un gruppo di persone o dall’intera comunità ed è esposto al rischio di deterioramento se non sono fatti investimenti per sostenerlo (partecipazione, trasparenza dei processi decisionali, lotta alla corruzione, equità, giustizia sociale, ecc.), poiché la fiducia e le norme di cooperazione emergono come conseguenze non intenzionali di varie forme d’interazione sociale. Il capitale sociale è una risorsa che, se manutenuta, non si deteriora con l’uso che anzi la rafforza. Così come per il capitale umano, è complesso identificare chiaramente gli elementi del capitale sociale che possono essere trasferiti da una generazione all’altra: il capitale sociale tende a essere disponibile, piuttosto che essere posseduto dalle persone. Ciò è coerente con ampie definizioni noneconomiche di capitale, ma implica che una sua valutazione monetaria è particolarmente difficile. La fiducia, le norme di cooperazione e gli accordi politici, istituzionali e legali possono contribuire agli esiti del benessere in alcuni modi: • riducono i costi di transazione e migliorano i risultati economici, poiché in presenza di elevati livelli di fiducia, è ridotta la necessità di contratti formali. Questo a sua volta favorisce gli scambi e la produttività sia nella sfera economica sia in quella non economica, tra cui l'occupazione e il reddito a livello individuale. Analogamente, le aspettative comuni riducono il quantitativo di tempo che deve essere speso per accordare uno scambio in termini esatti. Le prestazioni governative possono anche beneficiare da maggiori livelli di fiducia che, riducendo i costi delle transazioni, possono facilitare gli accordi, la collaborazione e l’innovazione nella burocrazia degli stati; • producono un’efficiente allocazione delle risorse, poiché attivano forme di azione collettiva che possono sostituire, supportare e gestire interventi dei mercati e dei governi, ad esempio nelle gestione delle risorse naturali (foreste, agricoltura, pesca), contribuendo alla conservazione della qualità dell’ambiente o nella risposta alle emergenze, da cui dipendono alcuni aspetti del benessere generale. Questo riguardo sia al livello nazionale sia a quello internazionale, perché la sostenibilità dei beni pubblici globali, quali l’ambiente, la sicurezza, la stabilità economica richiede la cooperazione sovranazionale; • influenzano la qualità della vita e la formazione del capitale umano, poiché le persone che vivono in comunità fondate su alti livelli di fiducia e di comportamenti cooperativi tendono a essere più felici, più in salute, meglio istruite, civicamente più impegnate e meno esposte alla criminalità. Considerazioni sulla valutazione della sostenibilità del benessere Sostenere il benessere nel tempo significa innanzitutto conservare gli attuali livelli di benessere nel futuro. La sostenibilità del benessere richiede di essere misurata separatamente dagli esiti attuali del benessere e di essere centrata sui fattori trainanti del benessere nel lungo periodo. L’approccio più promettente alla misurazione sembra essere quello organizzato sulle riserve di capitale incorporato nel quadro concettuale elaborato dall’OCSE per la misura del benessere. Tale approccio considera la persistenza delle riserve del capitale economico, naturale, umano e sociale che aiuta a dare forma e a guidare il benessere nel tempo. E’ necessario elaborare un cruscotto d’indicatori fisici e monetari per monitorare le riserve di capitale a livello locale, nazionale e internazionale. Monitorare i movimenti delle scorte è solo il primo passo per comprendere se il benessere sia sostenibile nel tempo. Interpretare i dati sulle scorte e comprendere se le variazioni delle scorte rischiano di mettere a rischio il benessere futuro, richiede ricerche che siano in Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico 31 Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] grado di identificare i limiti in cui le scorte possono essere considerate pericolosamente basse o distribuite in modo iniquo fra le nazioni e fra i gruppi sociali. E’ inoltre necessario definire una gamma d’indicatori che supportino i decisori nella gestione delle scorte. Questi dovrebbero includere informazioni riguardo alla distribuzione e agli squilibri delle scorte, ai fattori che guidano i cambiamenti delle scorte e al loro uso efficiente. Questi indicatori rilevanti per le politiche dovrebbero essere progettati per fornire intuizioni riguardo ai rischi specifici e per mostrare chiaramente quando e perché le scorte possono cambiare in modi che potrebbero minare la sostenibilità del benessere nel tempo. Molto lavoro di analisi è ancora necessario per selezionare e produrre una serie sintetica d’indicatori che possano riflettere con precisione quegli aspetti delle scorte di capitale e le loro evoluzioni nel tempo che hanno la massima importanza per il futuro benessere. Un eventuale cruscotto d’indicatori dovrebbe fornire indicazioni ai decisori politici riguardo a come le azioni prese per favorire il benessere attuale possano influenzare le risorse che aiutano a sostenere il benessere delle generazioni future. Fonti: http://www.oecd.org Elaborazione a cura di Antonio Caiazzo – Arpa Piemonte Arpa Piemonte – Ente di diritto pubblico Epidemiologia e salute ambientale - Prevenzione e previsione dei rischi sanitari Via Pio VII, n. 9 – 10135 – Torino – Italia [email protected] 32