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Le dimensioni e gli indicatori del benessere dell`OCSE (OECD -

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Le dimensioni e gli indicatori del benessere dell`OCSE (OECD -
“Measuring Progress of Societies, […] has become fundamental for development and policymaking in general.
Improving the quality of our lives should be the ultimate target of public policies”.
Angel Gurría, OECD Secretary-General
Le dimensioni e gli indicatori del benessere dell’OCSE (OECD Organisation for Economic Co-operation and Development - Organizzazione
per la cooperazione economica e lo sviluppo) nel progetto “Better Life”
La concezione del “progresso” e del “benessere” secondo l’OCSE nel
progetto “Better Life”
Ognuno aspira a vivere una vita di buona qualità e negli anni recenti, sono emerse
riflessioni critiche riguardo al fatto che gli indicatori statistici macroeconomici, come il PIL,
che sono stati a lungo usati come proxy della misura del benessere, siano insufficienti nel
fornire un’informazione adeguata delle condizioni di vita attuali e future. La crisi finanziaria
ed economica in corso ha rinforzato queste percezioni e ora è ampiamente riconosciuto
che la misura del PIL fornisce una prospettiva solo molto parziale sull’ampia gamma di
fattori che influenzano il benessere delle persone.
Anche durante i tempi di crisi finanziaria, economica e sociale che stiamo attraversando, in
cui il recupero della crescita è importante per il raggiungimento di molti esiti del benessere,
come avere un buon lavoro o l’accesso a condizioni abitative adeguate, i bisogni, le
preoccupazioni e le aspirazioni delle persone e la sostenibilità delle nostre società devono
essere posti al centro dell’azione politica. Grazie agli sforzi intrapresi dalla comunità
internazionale, le misure del benessere e del progresso sono ora all’avanguardia nelle
agende della statistica e della politica nazionali e internazionali.
Il quadro concettuale dell’OCSE per la misurazione del benessere e del progresso (vedi
figura in basso) si basa sulle raccomandazioni formulate nel 2009 dalla “Commissione
sulla Misurazione della Performance Economica e del Progresso Sociale”1 - conosciuta
anche come “Commissione E.Stiglitz–A.Sen-J:P.Fitoussi” - cui l'OCSE ha contribuito in
modo rilevante.
Esso propone una distinzione tra benessere presente e benessere futuro. Il benessere
presente è costituito da due domini principali: le condizioni materiali di vita (reddito e
ricchezza; lavoro e retribuzioni; condizioni abitative) e la qualità della vita (stato di salute;
bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro; istruzione e competenze; supporto sociale;
1
Gli scopi della Commissione sono stati: identificare i limiti del PIL come indicatore della performance economica e del
progresso sociale, considerare ulteriori informazioni per la produzione di un quadro più pertinente, esaminare il modo più
opportuno di presentare le informazioni e controllare la fattibilità degli strumenti di misurazione proposti dalla
Commissione. Vedi: E.Stiglitz, A.Sen, J:P.Fitoussi, Report by the Commission on the Measurement of Economic
Performance and Social Progress, 2009; http://www.stiglitz-sen-fitoussi.fr/documents/rapport_anglais.pdf.
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impegno civico e governance; qualità dell’ambiente fisico; sicurezza personale; benessere
soggettivo).
Il benessere futuro è costituito dal dominio della sostenibilità ed è valutato focalizzando
l’attenzione su alcune risorse fondamentali che guidano il benessere nel tempo e che sono
costantemente modificate dagli interventi odierni. Tali risorse possono essere misurate
tramite gli indicatori relativi ad alcuni tipi differenti di “capitale”: umano, sociale, economico
e naturale.
Il quadro concettuale dell’OCSE per la misurazione del benessere e del progresso
Il quadro concettuale dell’OCSE tenta di rendere operativo l'”approccio delle capacità”
elaborato da A. Sen (vedi il documento allegato alla Notizia: “La concezione del
“progresso” e del “benessere” secondo l’OCSE nel progetto “Better Life””) e di renderlo
misurabile attraverso indicatori che possano essere raccolti e utilizzati dai decisori politici e
dagli istituti nazionali di statistica, per monitorare le condizioni di benessere della
popolazione e la loro evoluzione nel tempo.
Per l’OCSE, rendere operativo il quadro significa, in primo luogo, selezionare un elenco di
funzionamenti e di capacità fondamentali e universali (le dimensioni del benessere) e, in
secondo luogo, definire gli specifici indicatori che misurino ciascuno di essi. Nei termini di
funzionamenti e di capacità, l’OCSE definisce il benessere nei due domini delle condizioni
materiali di vita e della qualità della vita, in linea con un ampio corpo di studi scientifici e di
ricerche.
Nel quadro concettuale dell’OCSE, le undici dimensioni del benessere possono essere
viste sia sotto il profilo dei funzionamenti sia sotto il profilo delle capacità. Per esempio,
essere in buona salute è un funzionamento di per sé ma è anche una capacità, poiché
rende la persona in grado di scegliere tra un numero differente di funzionamenti (es.:
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percorsi formativi, professionali, contesti di relazioni sociali, gestione del tempo libero,
ecc.). Più ampio è l’insieme delle scelte e delle potenzialità di scegliere, maggiore è lo
spazio delle capacità.
(Per un approfondimento vedi la Notizia: La concezione del “progresso” e del
“benessere” secondo l’OCSE nel progetto “Better Life” del 16 febbraio 2015)
Le dimensioni del benessere nel progetto “Better Life”
Come accennato in precedenza, i due domini delle condizioni materiali di vita e della
qualità della vita sono suddivisi in undici dimensioni. Il razionale per la selezione di queste
dimensioni è di seguito descritto.
Condizioni materiali di vita
•
Reddito e ricchezza misurano le risorse economiche che le persone possono
utilizzare oggi o potranno utilizzare in futuro per i consumi. Il denaro è un importante
mezzo per raggiungere condizioni di vita dignitose e quindi il reddito e la ricchezza
sono componenti essenziali del benessere individuale. A livello sociale, le risorse
economiche permettono ai paesi di investire nell’istruzione, nella sanità, nella
sicurezza, ecc. Se il reddito e la ricchezza non sono da soli certamente sufficienti per
garantire il benessere di un paese, sono comunque una condizione necessaria per il
suo sviluppo generale.
La capacità di controllare le risorse economiche permette alle persone di soddisfare i
bisogni materiali primari e di perseguire gli obiettivi che esse ritengono importanti per
gli aspetti materiali e non materiali delle proprie vite. Reddito e ricchezza proteggono
contro le vulnerabilità e i rischi personali, rendono sostenibili le scelte nel tempo e
potenziano la libertà delle persone di vivere la vita che esse desiderano. La
disponibilità economica incrementa le potenzialità di accedere a un’istruzione
qualificata e a condizioni abitative di buona qualità ed è associata alla soddisfazione
della vita, allo status sociale percepito e alle relazioni sociali.
Non è sufficiente esaminare semplicemente i livelli medi sia del reddito sia della
ricchezza familiare: è fondamentale valutare come le risorse economiche siano
suddivise fra le persone e i gruppi. L’informazione sulla distribuzione sia dei redditi
sia della ricchezza e su come queste sono correlate, è perciò centrale per disegnare
le politiche per il miglioramento delle condizioni materiali di vita delle popolazioni. Le
politiche devono inoltre tenere conto degli impatti di un’iniqua distribuzione per
valutare un possibile fraintendimento fra equità ed efficienza e considerare che se
alcuni gruppi sociali sono lasciati indietro, questa indifferenza costituirà un peso per
la crescita futura della comunità.
•
La disponibilità, la qualità del lavoro e le retribuzioni sono fondamentali per il
benessere delle persone e possono avere un impatto molto importante sulle
condizioni materiali e non materiali della vita. Avere un lavoro consente innanzitutto di
disporre di una fonte di reddito necessaria per soddisfare alcuni bisogni materiali e i
guadagni da lavoro rappresentano, per la maggior parte delle famiglie, la fonte
principale di reddito. Avere un lavoro è una fonte di orgoglio e di dignità, contribuisce
alla formazione dell’identità personale e per molti rappresenta il riconoscimento di un
contributo dato alla società in cui si vive. Le società con alti livelli occupazionali sono
più ricche, politicamente più stabili e maggiormente in salute.
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Essere disoccupati, viceversa, ha un impatto ampiamente negativo sulla salute fisica
e mentale e sul benessere soggettivo e collettivo. Ciò suggerisce che gli effetti
negativi della disoccupazione vadano ben oltre la perdita del reddito e perdurino nel
tempo. La disoccupazione di lungo termine comporta la perdita di competenze e di
ulteriori possibilità d’impiego ed espone le persone al rischio di esclusione sociale,
povertà e deprivazione.
Se il lavoro riduce notevolmente il rischio di povertà, non necessariamente elimina
questo rischio, poiché famiglie povere composte di persone che lavorano sono
presenti in misura significativa in tutti i paesi OCSE. Negli anni della crisi, sono
emerse evidenze sul fatto che il lavoro comporti una minore protezione dal rischio di
povertà rispetto al passato. Le donne, i giovani e gli anziani subiscono un’insicurezza
lavorativa relativamente più elevata e legami più deboli con il mercato del lavoro.
Avere un lavoro che corrisponda alle proprie aspirazioni e competenze e retribuito in
modo adeguato è un desiderio universale. La qualità del lavoro è un forte
determinante della soddisfazione di vita delle persone, essendo che una gran parte di
esse trascorre nei luoghi di lavoro la maggior parte della quotidianità e per una parte
significativa della propria vita.
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha elaborato il concetto di “lavoro
decente” quale opportunità per le donne e per gli uomini di avere un lavoro “in
condizioni di libertà, equità, sicurezza e umana dignità”. Con esso si definisce che la
qualità del lavoro dipende da alcuni fattori critici quali la salubrità e l’etica che vige sul
posto di lavoro, il reddito, la sicurezza del lavoro e il regime di protezione sociale, il
dialogo, le relazioni sociali sul posto di lavoro e la motivazione al lavoro.
La qualità del lavoro copre quindi molti aspetti diversi, che vanno dall’autonomia di
lavoro alle interazioni con i colleghi e al supporto da parte dei manager, all’assenza di
discriminazioni e alla salvaguardia della salute del lavoratore e della sua famiglia e al
rispetto della sua dignità. Ciò che tutti questi aspetti hanno in comune è che
contribuiscono al benessere delle persone.
Nella relazione tra qualità del lavoro e benessere sul luogo di lavoro, i lavoratori
europei che affrontano condizioni di lavoro stressanti riferiscono più spesso che il
lavoro danneggia la loro salute. I lavori di qualità aumentano il controllo delle persone
sulle risorse, offrono l'opportunità di realizzare le aspirazioni personali in campo
professionale, di sviluppare le proprie capacità e competenze, di sentirsi utili alla
società, di migliorare la propria autostima e l’inclusione sociale creando opportunità
per relazioni professionali e sociali in generale.
Un fattore essenziale della qualità del lavoro è la sua sicurezza. I lavoratori che
devono affrontare un elevato rischio di perdere il posto di lavoro sono più vulnerabili
nel benessere e nella qualità della vita, in particolare nei paesi con ammortizzatori
sociali esigui.
•
L’accesso all’abitazione e alle sue qualità soddisfa il bisogno primario di avere un
riparo e vivere in condizioni abitative soddisfacenti è uno degli aspetti più importanti
della vita delle persone. Non è solo una questione di avere a disposizione quattro
mura e un tetto, perché la casa dovrebbe anche essere un luogo dove le persone
possano sentirsi al sicuro, riposare, avere uno spazio privato personale ed
eventualmente crescere una famiglia. Oltre il loro valore intrinseco, le condizioni
abitative possono quindi influenzare un ampio insieme di altri esiti del benessere.
Essendo che i costi per l’abitazione assorbono un’ampia quota del bilancio familiare,
le persone, particolarmente quelle con bassi livelli di reddito, sono spesso vincolate
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dal livello di risorse residue per le ulteriori spese essenziali, quali quelle per
l’alimentazione, le cure, lo svago e l’istruzione. I costi elevati per l’abitazione possono
così minacciare il benessere materiale e la sicurezza economica delle famiglie.
Possono anche generare forme di stress abitativo che ostacolano seriamente le
relazioni tra i membri delle famiglie e danneggiare lo sviluppo dei bambini.
La povertà delle condizioni abitative (sovraffollamento, mancanza di servizi sanitari
adeguati, utenze, ecc.) è anche uno dei principali determinanti dello stato di salute,
con effetti sia su quella fisica sia su quella mentale. E’ correlata con la violenza
domestica e con scarse prestazioni scolastiche dei bambini. La possibilità
d’intrattenere attività sociali fondamentali, come invitare le persone a casa, può
anche essere minacciata dalla povertà delle condizioni abitative. Alcune ricerche
hanno evidenziato che la scarsa qualità delle condizioni abitative è associata con
bassi livelli di partecipazione ai processi democratici e più in generale, con bassi
livelli di capitale sociale.
La casa è anche la componente principale della ricchezza netta delle famiglie e i
cambiamenti del mercato immobiliare, nei termini di condizioni e di disponibilità del
credito e di prezzi delle case, possono avere un effetto sproporzionato sul benessere
materiale delle famiglie. Oltre la ragione economica dell’investimento nella casa, la
proprietà dell’abitazione offre un senso di sicurezza e di controllo sulle risorse che
non hanno gli affittuari.
Di là della loro intrinseca importanza, l’abitazione e le sue qualità sono quindi
importanti determinanti della salute e del benessere soggettivo, così come
favoriscono lo sviluppo di legami sociali, l’accesso al lavoro e ai servizi pubblici.
Qualità della vita
•
Lo stato di salute fisica e mentale è importante di per sé per il benessere degli
individui; essere sani e vivere una vita lunga libera dalle malattie e dalla disabilità ha
un valore intrinseco per le persone. Lo stato di salute, infatti, è costantemente
classificato nelle indagini dell’OCSE come uno degli aspetti più valorizzato nella vita.
Lo stato di salute ha anche un valore strumentale perché aumenta le opportunità
delle persone di partecipare ai percorsi formativi, al mercato del lavoro così come di
avere buone relazioni sociali.
A livello sociale, i paesi dotati di migliori esiti nella salute generale mostrano di avere
anche medie più elevate di reddito e ricchezza, tassi più elevati di occupazione e di
partecipazione alle attività politiche, reti di supporto sociale più solide e livelli di
soddisfazione della vita in generale più elevati. Una popolazione sana comporta
anche minori spese per l’assistenza sanitaria. Un buono stato di salute consente
quindi la partecipazione attiva a una vasta gamma di attività sociali che
contribuiscono allo sviluppo del benessere personale e collettivo.
La salute delle persone è influenzata dall’interazione di alcuni determinanti quali: le
caratteristiche individuali, come l’eredità genetica, gli stili di vita (alimentazione, fumo,
alcol, attività fisica, istruzione e cultura in generale), le circostanze dell’ambiente
fisico (inquinamento, disponibilità di spazi verdi e in generale, la qualità degli ambienti
di vita e di lavoro) e, per la maggior parte, quelle del contesto socio-economico e
culturale (mercato del lavoro, distribuzione del reddito e della ricchezza, sistemi
educativi, sanitari e socio-assistenziali, ecc.).
Ma cosa significa essere in buona salute? Nel suo senso più ampio, l’OMS definisce
la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo
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l’assenza di malattia o infermità”. Se questa definizione non si presta facilmente alle
misurazioni, illustra però bene che il concetto di salute è ampio e che la salute
influenza ed è influenzata da molte circostanze della vita. Questa definizione
evidenzia inoltre che le condizioni di salute oggettive e quelle soggettive sono
importanti per ognuno.
•
Il bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro è importante per il benessere delle
persone; la quantità di tempo che le persone possono dedicare al tempo libero, alla
cura personale e ad altre attività non lavorative aiuta gli individui a rimanere in salute
e a essere produttivi.
Il bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro si riferisce a “uno stato di equilibrio tra il
tempo di lavoro e la vita personale” (European Foundation for the Improvement of
Living and Working Conditions). Raggiungere il giusto equilibrio tra lavoro e vita
personale è un elemento chiave del benessere: troppo poco lavoro può impedire di
guadagnare a sufficienza per raggiungere il tenore di vita desiderato, ma troppo
lavoro può avere un impatto negativo sul benessere, poiché ne soffrono sia la salute
sia la vita personale.
Il giusto equilibrio tra lavoro e vita non è solo importante per il benessere della
persona, ma anche per quello di tutta la famiglia; in particolare il benessere dei figli è
fortemente influenzato dalla capacità dei genitori di gestire sia il lavoro sia la loro
cura. Le cure genitoriali sono cruciali per lo sviluppo dei bambini, soprattutto durante
l’infanzia e l’adolescenza. Trovare un adeguato equilibrio tra tempi di vita e di lavoro
è una sfida per tutti i lavoratori e soprattutto per i genitori. Alcuni di questi vorrebbero
avere più figli, ma non sono nelle condizioni di ridurre il tempo di lavoro o di avere un
reddito sufficiente. Altri genitori sono soddisfatti del numero di figli, ma vorrebbero
lavorare di più.
La distribuzione dei compiti all’interno della famiglia è ancora fortemente influenzata
dai ruoli di genere: è più probabile che gli uomini trascorrano più tempo al lavoro,
mentre le donne trascorrono più tempo nel lavoro domestico non retribuito, per la
cura dei figli, della casa e dei parenti anziani o invalidi. I decisori politici dovrebbero
affrontare più concretamente il problema incoraggiando un’organizzazione del lavoro
più flessibile e favorevole al supporto della famiglia, in modo da rendere più semplice
per gli adulti la ricerca di un buon equilibrio tra lavoro e vita familiare.
Una ripartizione equilibrata tra tempo di lavoro e vita personale è importante anche a
livello di società in generale, poiché assicura che le persone abbiano il tempo
sufficiente per socializzare e partecipare alla vita della comunità. Questa è una sfida
per i governi perché se gli adulti non possono raggiungere l’equilibrio vita/lavoro
desiderato non è solo il loro benessere a essere ridotto ma lo è anche lo sviluppo del
paese.
•
Istruzione e competenze sono componenti chiave del benessere individuale e
collettivo. Possono essere considerate sia come bisogni di base e aspirazioni di tutti
gli esseri umani sia come risorse strumentali per ottenere risultati economici, sociali e
culturali in senso lato.
Sviluppare le competenze personali è intrinsecamente importante, poiché risponde al
fondamentale bisogno d’imparare. L’istruzione costituisce inoltre una delle risorse
principali per fronteggiare i profondi e rapidi mutamenti strutturali che stanno
attraversando le società contemporanee. Ci sono molti tipi di competenze, tutti
importanti per vivere una buona vita: in generale, la capacità di comprendere il
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mondo in cui si vive offre considerevoli opportunità alle persone di aumentare il
controllo sulle proprie esistenze.
Avere una buona istruzione ha un forte impatto positivo sulle condizioni materiali di
vita, poiché l'istruzione superiore migliora la probabilità di trovare un lavoro qualificato
e meno rischioso e di avere guadagni più elevati. Individui altamente istruiti sono
meno colpiti dalle tendenze della disoccupazione, perché un livello elevato
d’istruzione rende un individuo più appetibile nel mercato del lavoro. Un’istruzione
elevata favorisce anche l’acquisizione di stili di vita più salubri, quindi le persone che
hanno un’istruzione elevata hanno anche maggiori probabilità di godere di uno stato
di salute migliore e di vivere più a lungo.
L'istruzione svolge un ruolo fondamentale nel fornire gli individui delle conoscenze,
delle abilità e delle competenze necessarie per partecipare efficacemente alla società
e all'economia. Una popolazione ben istruita è essenziale per il benessere sociale ed
economico di un paese, poiché l’istruzione promuove la consapevolezza e la
partecipazione civica e politica. Una popolazione con alti livelli d’istruzione offre
un’ampia gamma di benefici alla società, inclusi una crescita economica più levata,
una coesione sociale più forte, livelli di criminalità più bassi e un più ridotto ricorso
all’assistenza sociale.
Migliorare le competenze di coloro che sono collocati ai livelli più bassi della scala dei
redditi è fondamentale per contrastare la tendenza di lungo termine della crescita
delle disuguaglianze di reddito osservata in molti paesi OCSE.
I vantaggi di una buona istruzione tendono inoltre a cumularsi nel tempo, dai primi
anni di vita. I risultati scolastici sono molto influenzati dal contesto culturale familiare,
in particolare dal livello d’istruzione dei genitori. Ciò significa che i bambini possono
essere avvantaggiati o svantaggiati all’interno dello stesso percorso scolastico e che
le disuguaglianze riscontrate devono essere contrastate il prima possibile. I bambini
che vivono in condizioni di svantaggio socio-economico devono ricevere il supporto
adeguato dalle istituzioni scolastiche per compensare il proprio svantaggio.
L’istruzione è probabilmente la dimensione più valorizzata dai genitori per migliorare
le opportunità future dei propri figli e in un'economia della conoscenza in rapida
evoluzione, istruzione significa acquisizione di competenze per tutto il corso della
vita.
Investendo nell’istruzione, le famiglie e i governi possono raggiungere, allo stesso
tempo, molti benefici economici e sociali.
•
Le relazioni sociali hanno un valore di per sé, poiché gli esseri umani sono creature
sociali e la frequenza del nostro contatto con gli altri e la qualità dei nostri rapporti
personali sono determinanti cruciali del nostro benessere. Numerosi studi
evidenziano che il tempo trascorso con gli amici è associato a un livello medio più
alto di sentimenti positivi e a un livello medio più basso di sentimenti negativi rispetto
al tempo trascorso in altri modi. Le persone inserite in reti di relazione estese e di
supporto hanno una salute migliore, livelli di stress più bassi, tendono a vivere più a
lungo e hanno maggiori probabilità di essere impiegate.
Le relazioni sociali possono avere anche una funzione strumentale. Una forte rete
sociale può fornire un sostegno emotivo sia durante i momenti sereni sia durante
quelli più duri, oltre a fornire risorse per l'accesso al lavoro, ai servizi e ad altre
opportunità materiali. Una rete sociale debole può invece comportare limitate
possibilità economiche, la mancanza di contatto con gli altri e sentimenti
d’isolamento. L’isolamento sociale può comportare la disgregazione della famiglia, la
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perdita del lavoro, la malattia o difficoltà finanziarie. Una volta socialmente isolati, gli
individui possono incontrare maggiori difficoltà non solo nel reintegrasi nella società
come membri attivi, ma anche nel soddisfare le aspirazioni personali per quanto
riguarda il lavoro, la famiglia e gli amici.
Di là del piacere intrinseco che le persone traggono nel passare del tempo con gli
altri, le relazioni sociali hanno ricadute positive sul benessere sia dei singoli sia della
società nel suo complesso. A livello di società, le connessioni sociali possono
generare valori condivisi - come la fiducia nel prossimo e le norme di reciprocità - che
influenzano una serie di risultati, tra cui la crescita economica, la partecipazione
democratica e i livelli di criminalità. Aiutare gli altri può portare anche a stare meglio.
Le persone che fanno volontariato tendono a essere più soddisfatte della loro vita
rispetto a quelle che non lo fanno. Il tempo speso nel volontariato contribuisce anche
a una società civile più sana.
Rispetto al passato, più persone vivono da sole a causa di fattori quali
l’invecchiamento della popolazione, l’indebolimento dei legami familiari e l’aumento
della mobilità geografica: ciò implica la contrazione delle funzioni di supporto date
dalle reti informali.
Il supporto sociale, i valori e le norme condivise da esso generate sono elementi
essenziali del capitale sociale, che è sempre più considerato essere un motore di
importanti esiti del benessere quali la partecipazione democratica, bassi livelli di
criminalità, uno stato di salute migliore, la solidità dei legami comunitari e delle
economie. Il capitale sociale può perciò essere considerato sia come un bene
pubblico sia come un bene privato che genera benefici per le persone così come per
la società in generale.
•
L’impegno civico (le varie attività che le persone svolgono per esprimere la propria
opinione politica e per contribuire al funzionamento politico della società) e la
“governance” (la possibilità effettiva che i cittadini hanno di partecipare e di
controllare i processi decisionali) sono importanti per il benessere personale e
collettivo, poiché consentono alle persone di contribuire attivamente al funzionamento
della società, di avere una voce politica e un maggior controllo sulla propria
esistenza. Promuovere la partecipazione e l’accesso ai processi decisionali è una
delle vie per incrementare la fiducia nelle istituzioni, perché essa è influenzata dal
grado di contatto che le persone hanno con le istituzioni.
Avere voce politica è una delle libertà e uno dei diritti fondamentali dell’umanità. Le
persone cui è data la concreta opportunità di partecipare alle decisioni è più probabile
che le rispettino, poiché le ritengono eque. Un’alta affluenza alle urne è auspicabile in
una democrazia, perché aumenta la possibilità che il sistema politico rifletta la
volontà di un gran numero d’individui e che il governo goda di un elevato grado di
legittimità.
La “governance” riguarda le istituzioni tramite le quali è esercitata l’autorità. La qualità
di tali istituzioni condiziona fortemente la qualità della vita poiché definisce le regole,
la realizzazione delle politiche pubbliche e la buona amministrazione e stabilisce lo
stato di diritto.
Una buona governance è generalmente caratterizzata da accessibilità,
responsabilità, prevedibilità e trasparenza; permette alle persone di avere un ruolo
nelle decisioni concernenti le politiche che condizionano la loro vita e che supportano
le loro aspirazioni a vivere una vita di buona qualità, contribuendo così alle
deliberazioni che danno forma al benessere delle comunità. L’impegno civile e la
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governance permettono alle persone di sviluppare il senso di appartenenza alla
propria comunità, la fiducia nel prossimo e un sentimento d’inclusione sociale. Una
buona governance può anche essere vista come una relazione di mutuo aiuto tra i
governi, da un alto e i cittadini dall’altro.
Oggi, più che mai, i cittadini chiedono maggiore trasparenza da parte dei governi.
Informazioni sul chi, come e perché dei processi decisionali sono essenziali per
mantenere la fiducia nelle istituzioni pubbliche e per sostenere la parità di condizioni
nel rapporto con le istituzioni. Una maggiore trasparenza è la chiave per sostenere
l'integrità nel settore pubblico. L'apertura e la trasparenza possono migliorare i servizi
pubblici riducendo al minimo il rischio di frode, di corruzione e di cattiva gestione dei
fondi pubblici. La trasparenza nella comunicazione e un accesso aperto alle
normative promuovono la responsabilità del governo. Infatti, le normative di un paese
contengono molte informazioni su come una società è organizzata, sulle regole del
gioco e sulle decisioni politiche prese. Se i cittadini possono facilmente accedere e
capire i regolamenti, è inoltre più probabile che partecipino al processo legislativo e
rispettino le regole.
L’impegno civico e una buona governance aumentano quindi l’efficacia delle politiche
pubbliche, stemperano i potenziali conflitti e rafforzano la relazione fra i cittadini e i
governi. Nei paesi in cui il sistema democratico funziona bene, l’impegno civico dà
forma alle istituzioni che governano la vita delle persone e la fiducia nelle istituzioni di
governo è essenziale per la coesione sociale e per il benessere comune e personale.
•
La qualità dell’ambiente fisico in cui le persone vivono e lavorano è essenziale per
la qualità della vita e conoscenze scientifiche consolidate evidenziano che ha un
impatto diretto sulla nostra salute. L'impatto delle varie forme d’inquinamento
ambientale e delle sostanze pericolose sulla salute delle persone è notevole e circa
un quarto delle malattie e delle morti a livello mondiale sono riconducibili a condizioni
ambientali degradate. Fattori ambientali e sanitari estremi, quali cicloni, inondazioni,
siccità, epidemie e ondate di calore sono collegabili alle attività umane e possono
causare decessi, lesioni e malattie. Nel lungo termine, drastiche trasformazioni delle
condizioni ambientali possono danneggiare la salute umana tramite i cambiamenti
climatici, le trasformazioni dei cicli del carbonio e dell’acqua e la perdita della
biodiversità.
Nonostante gli interventi nazionali e internazionali e la riduzione delle principali
emissioni inquinanti, l'impatto sulla salute dell'inquinamento atmosferico urbano a
livello globale continua a peggiorare, candidandosi a diventare nel 2050 la causa
ambientale principale della mortalità prematura. L'inquinamento atmosferico nei centri
urbani, spesso causato dai trasporti e dall'uso della combustione di legno o carbone
su piccola scala, è legato a una serie di problemi di salute a breve termine
(dall’irritazione minore agli occhi a sintomi respiratori superiori) e a lungo termine
(malattie respiratorie croniche come l'asma, malattie cardiovascolari e cancro ai
polmoni). I bambini e gli anziani possono essere particolarmente vulnerabili.
L'accesso all'acqua potabile è fondamentale per il benessere umano. La gestione
dell’acqua è una grande e crescente sfida in molte parti del mondo. Milioni di persone
soffrono per la quantità e la qualità inadeguate dell'acqua. Nonostante i significativi
progressi nel ridurre l'inquinamento delle acque nei paesi OCSE, dalle sorgenti fisse
agli impianti di trattamento delle acque reflue industriali e urbane, l'inquinamento
diffuso di origine agricola e urbana rimane tuttora una sfida da vincere.
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Le persone beneficiano direttamente dei beni e dei servizi ambientali, quali acqua
pulita, servizi sanitari, aria pura, terre, foreste, spazi verdi, poiché soddisfano i loro
bisogni di base. Avere accesso a spazi verdi e a un ambiente fisico sano è fonte di
soddisfazione, migliora il benessere mentale, permette alle persone di recuperare lo
stress della vita quotidiana e di svolgere attività fisica. La qualità dell’ambiente fisico
di vita è quindi fondamentale perché permette alle persone la possibilità di
intraprendere numerose attività che generano benessere, come la crescita dei
bambini e le attività di socializzazione e del tempo libero in luoghi sani e gradevoli.
L'ambiente fisico è importante anche intrinsecamente, poiché molte persone
attribuiscono importanza alla bellezza e alla salubrità del luogo in cui vivono e perché
si preoccupano per il degrado del pianeta e per l'esaurimento delle risorse naturali.
Le nostre economie si basano non solo su lavoratori sani e produttivi, ma anche sulle
risorse naturali come l’acqua, il legno, la pesca, le piante e le colture. Proteggere il
nostro ambiente fisico e le risorse naturali è quindi una priorità a lungo termine sia
per la nostra generazione sia per quelle future: è una delle più importanti sfide da
vincere per assicurare la sostenibilità del benessere nel tempo.
Ogni paese OCSE ha le sue precipue criticità ambientali dovute a differenze nella
spoliazione delle risorse naturali, all'inquinamento dell'aria e dell'acqua, al clima, ai
danni prodotti dall'industria e dal commercio. Le diverse nazioni hanno però bisogno
di lavorare insieme poiché alcune criticità ambientali, come il cambiamento climatico
e la distruzione dell'ozono, non rispettano i confini nazionali. Le politiche ambientali
giocano quindi un ruolo critico per affrontare le priorità globali della salute e per
migliorare la qualità della vita delle persone.
•
Vivere in un ambiente sicuro, cioè in un luogo in cui i rischi di essere derubati,
aggrediti, violentati, uccisi o di cadere vittime di altri reati sono bassi, è un elemento
fondamentale per il benessere degli individui. La sicurezza personale è un concetto
ampio, poiché la gamma delle minacce all’integrità della vita delle persone include le
guerre, i conflitti politici ed etnici, il terrorismo, i pericoli dell’ambiente fisico, gli
incidenti industriali e i pericoli legati alle attività lavorative.
La sicurezza personale è quindi soggetta a una vasta gamma di minacce, una delle
più comuni, in tutti i paesi, è il crimine. Se i media pongono grande attenzione ai
crimini sensazionali, forme meno visibili, ma più diffuse, permeano la vita di molte
persone nel mondo. Il crimine comprende, infatti, un ampio numero di offese, tra le
quali l’omicidio, il furto e i danni alla proprietà, le aggressioni, gli scippi la corruzione e
le frodi. L’OCSE si concentra principalmente sui crimini violenti sia perché i dati
disponibili a livello internazionale su altre forme di crimine non sono sufficientemente
aggiornati sia perché essi hanno effetti più gravi e duraturi sul benessere delle
persone.
Alcune forme di criminalità possono portare alla perdita della vita, al danneggiamento
della salute fisica - a causa dei traumi che possono essere subiti - e mentale delle
vittime - a causa dello stress post-traumatico - sia nel breve sia nel lungo termine.
Uno dei maggiori impatti della criminalità sul benessere delle persone è quello del
senso di vulnerabilità che provoca. Vivere in comunità sicure è essenziale per il
benessere delle persone, poiché la paura del crimine e il senso d’insicurezza
vincolano i comportamenti, restringono la libertà di movimento e minacciano la
coesione della comunità.
Vivere in comunità sicure è intrinsecamente importante per il benessere delle
persone, ma è egualmente importante che le persone percepiscano di vivere in
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luoghi sicuri. La libertà dal crimine è anche importante per raggiungere il benessere
più in generale, poiché comunità sicure tendono a essere più ricche in molte altre
dimensioni, per esempio nell’intrattenere relazioni interpersonali più intime.
Se gli uomini sono esposti a un maggiore rischio di aggressioni e crimini violenti, le
donne segnalano tuttavia bassi sentimenti di sicurezza. Questo esito è stato spiegato
da una maggiore paura di aggressioni sessuali, dalla sensazione che le donne hanno
di dover proteggere i figli in una condizione di debolezza fisica e dalla loro
preoccupazione che possano essere considerate parte responsabile del crimine. La
criminalità ha anche grandi impatti diretti sul benessere di coloro che non sono
vittime dei reati, ma che vivono nella stessa comunità, a causa dell'aumento della
preoccupazione e dell’ansia.
Le politiche dovrebbero valutare i costi sociali del crimine e i benefici conseguenti a
un’alta sicurezza personale. Il crimine impone costi diretti alle vittime dei reati (perdite
conseguenti ai furti, danni alla proprietà, spese per sostenere misure per la sicurezza
personale, paura e sofferenza, danni alla salute e alla vita), ma anche alla società più
in generale, nella forma di spesa pubblica per prevenire i crimini e per rimediare alle
loro conseguenze. Stimare tali costi può aiutare a informare i decisori politici riguardo
la scala degli interventi necessari.
•
Il benessere soggettivo e la soddisfazione della vita riflettono l'idea che
l’esperienza che le persone hanno delle circostanze della vita sia importante tanto
quanto le circostanze stesse e che le persone sono i migliori giudici del modo in cui le
loro vite stanno andando. Le ricerche hanno identificato tre principali componenti del
benessere soggettivo: soddisfazione della vita, sentimenti positivi e sentimenti
negativi.
Le nozioni di “felicità”, “utilità” e “benessere” sono tradizionalmente utilizzate come
parti della concezione di una buona vita. Esse colgono la nozione che ciò che è
rilevante per una buona vita è un insieme di circostanze che riguardano la percezione
che le persone hanno della propria esistenza. I dati soggettivi possono fornire
indicazioni sulla valutazione personale sulla salute, sull’istruzione, sul reddito, sulla
realizzazione personale, sugli ambienti di vita e di lavoro e sulle condizioni sociali più
in generale.
La soddisfazione della vita è una valutazione cognitiva e misura come le persone
valutano la propria vita nel suo complesso, piuttosto che i loro sentimenti
estemporanei ed esprime una valutazione ponderata delle circostanze e delle
condizioni di vita ritenute importanti per il benessere soggettivo.
La felicità o benessere soggettivo, si misura anche dalla presenza di esperienze e
sentimenti positivi, come il piacere, la gioia, la sensazione di essere sereni e di amare
e dall’assenza di esperienze e sentimenti negativi, come il dolore, la paura, la
preoccupazione e la tristezza.
Le misure della soddisfazione della vita sono egualmente importanti rispetto agli
indicatori più tradizionali che valutano le condizioni oggettive, perché forniscono un
quadro generale del benessere che è fondato sugli aspetti della vita ritenuti prioritari
dalle persone per il proprio benessere piuttosto che su giudizi a priori. Negli ultimi
anni, è stata prodotta un’ampia letteratura sulle dimensioni che guidano la
soddisfazione della vita. Alcune delle evidenze emerse vengono di seguito
riepilogate.
Il reddito influenza la soddisfazione della vita ma tale relazione varia tra individui,
gruppi di popolazione e paesi e rispetto alla soglia di reddito raggiunta. Ricchezza,
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lavoro, istruzione, competenze, sicurezza e ambiente fisico influenzano anch’essi
positivamente la soddisfazione della vita. Lo stato di salute ha un impatto elevato
sulla soddisfazione della vita con una maggiore rilevanza della salute mentale
rispetto a quella fisica; la disabilità ha un impatto negativo permanente sulla
soddisfazione della vita. Essere disoccupato ha un impatto fortemente negativo e
duraturo sulla soddisfazione della vita, sul benessere psicologico e sugli affetti. Forti
relazioni sociali sono molto correlate con una più elevata soddisfazione della vita, con
il benessere psicologico e con gli affetti; altre misure del supporto sociale e della
fiducia sono positivamente associate con la soddisfazione della vita. Un’elevata
fiducia nel governo, la percezione di bassi livelli di corruzione e l’impegno
democratico sono correlati con alti livelli di soddisfazione della vita. Frequenti
spostamenti condizionano negativamente sia i legami affettivi sia la qualità della vita.
Per altre dimensioni della qualità della vita l’insufficienza dei dati disponibili non
consente di evidenziare delle correlazioni. Le donne dichiarano una soddisfazione
della vita leggermente superiore a quella degli uomini.
Per una valutazione complessiva della qualità della vita è quindi necessario integrare
i dati oggettivi con la percezione soggettiva che le persone hanno della propria
esistenza.
Le undici dimensioni del benessere sopra descritte sono considerate essere universali,
cioè fondamentali per le persone che vivono in tutte le società. Tuttavia, la loro importanza
relativa può variare tra i gruppi e i diversi paesi, poiché può essere attribuita un’importanza
differente alle singole dimensioni, in subordine alle scale di valori delle specifiche culture.
In aggiunta, ogni paese può adattare lo schema concettuale dell’OCSE per riflettere nel
modo più adeguato il benessere della propria popolazione (ad esempio, alcune dimensioni
possono essere unite, riformulate o integrate con dimensioni specifiche per il paese: l’Italia
ha incluso la dimensione della cultura come una delle dodici dimensioni inserite nel suo
indicatore nazionale BES - Benessere Equo e Sostenibile). La selezione degli indicatori
specifici utilizzati per monitorare i risultati raggiunti in queste dimensioni può anche
differire, per riflettere le condizioni, la storia e le sfide peculiari del Paese.
Lo schema delle dimensioni proposto dall’OCSE non è perciò da considerarsi come una
camicia di forza per i paesi che intendono perseguire le proprie iniziative nazionali nel
campo dello studio del benessere. Piuttosto, lo schema delle dimensioni e degli
indicatori deve essere considerato come un riferimento per consentire significative
comparazioni a livello internazionale.
Gli indicatori selezionati dall’OCSE per descrivere le dimensioni del
benessere nel progetto “Better Life”
Gli indicatori principali adottati in “How’s Life” soddisfano, in gradi diversi, alcuni criteri
qualitativi, come la rilevanza concettuale e politica, la qualità dei dati, la comparabilità dei
concetti e delle domande utilizzate nelle indagini sottostanti e la frequenza degli
aggiornamenti. La selezione è stata fatta nel 2011, nell’ambito di una consultazione tra gli
esperti dell’OCSE e gli uffici nazionali di statistica dei paesi aderenti all’OCSE.
L’insieme degli indicatori selezionati rappresenta, nella prospettiva dell’OCSE, il migliore
proxy disponibile degli esiti del benessere, anche se questi indicatori non soddisfano
necessariamente tutti i criteri sopra menzionati. In particolare, nei casi in cui è evidente
che i dati ufficiali esistenti non siano sufficientemente comparabili, il progetto “Better Life”
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utilizza dati provenienti da fonti non ufficiali. Queste ultime hanno dei limiti in termini di
dimensioni e basi del campione, modalità di raccolta dei dati, ecc.; esse hanno tuttavia il
vantaggio di coprire un’ampia molteplicità di paesi e di affidarsi a questionari armonizzati.
Gli indicatori basati su fonti non ufficiali hanno una funzione transitoria e saranno utilizzati
dall’OCSE fino a quando non saranno elaborate statistiche ufficiali migliori e più
comparabili. I risultati basati sulle fonti non ufficiali devono quindi essere interpretati con
cautela, così come per l’interpretazione degli indicatori soggettivi, essendo che essi
possono essere condizionati da influenze socio-culturali che limitano la rilevanza della
comparazione transnazionale.
Gli indicatori del progetto “Better Life” devono essere pertanto considerati sperimentali e in
evoluzione.
Valutare il benessere attraverso un “cruscotto” d’indicatori
La definizione di benessere adottata dall’OCSE è multidimensionale. Tradizionalmente, i
concetti multidimensionali sono stati valutati sia tramite un insieme d’indicatori (il
cosiddetto “cruscotto”) sia tramite un “indice composito o sintetico”. Gli indici compositi
sono stati tuttavia spesso criticati per la perdita di contenuto informativo implicita nel
procedimento per la loro elaborazione, così come per le assunzioni arbitrarie nella
ponderazione che deve essere applicata alle differenti dimensioni e ai loro sub-elementi,
per arrivare a un singolo indice sintetico. Il “Better Life Index” affronta il problema
dell’arbitrarietà della ponderazione consentendo agli utenti del sito di creare un proprio
indice composito, mediante la ponderazione delle varie dimensioni, in accordo con ciò che
essi considerano più importante per il proprio benessere (vedi il paragrafo “Il “Better Life
Index”: il sito dove è possibile calcolare l’indice di benessere nazionale” nel documento
allegato alla Notizia pubblicata in data 14 gennaio 2015 sul sito Arpa Piemonte).
Un’ulteriore sfida legata agli indici compositi o sintetici riguarda il livello al quale ha luogo
l’aggregazione. Gli indici sintetici che aggregano gli esiti del benessere al livello individuale
sono concettualmente migliori di quelli compositi che aggregano le medie degli esiti del
benessere di livello nazionale, poiché essi rendono possibile tenere in conto la
distribuzione congiunta degli esiti a livello individuale (ad esempio, se le persone al livello
più basso della distribuzione del reddito esperiscono anche i risultati più bassi in termini di
salute, abilità, ecc.) così come i pesi basati sulle preferenze individuali. Tuttavia questo
tipo d’indice sintetico può essere costruito solo se i dati di livello individuale e quelli di
livello nazionale sono disponibili dalla stessa fonte. Data la mancanza di tali informazioni
per la maggioranza dei paesi, le indagini di “How’s Life?” non costruiscono un indice
composito o sintetico ma presentano un “cruscotto” formato da un insieme d’indicatori
principali.
Se l’approccio del “cruscotto” ha il vantaggio di presentare un’informazione separata per
ogni dimensione del benessere, rendendo possibile valutare quali dimensioni guidano le
prestazioni generali dei paesi, non è però privo di difetti, poiché genera una
rappresentazione più complessa da comunicare e un’assenza d’informazione sulle
interrelazioni tra i diversi esiti del benessere. La “performance“ del benessere è il risultato
di fattori vari interconnessi e i paesi mostrano punti di forza e di debolezza nelle varie
dimensioni del benessere.
Analisi illustrative mostrano tuttavia che dietro le diverse performance nazionali, possono
esserci delle tendenze comuni. I paesi che ottengono dei risultati relativamente migliori
nello stato di salute, nel benessere soggettivo, nell’impegno civile e nella governance, nel
lavoro e nell’istruzione ottengono anche risultati migliori nel benessere generale.
Tendenze bilanciate degli indicatori del benessere sono più probabilmente associate con
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più elevate performance generali del benessere, cioè paesi che ottengono risultati più
uniformi nelle undici dimensioni del benessere hanno maggiori probabilità di essere posti a
un livello generale più elevato. Infine, il benessere generale è positivamente associato con
basse differenze nel benessere socioeconomico misurato in base al reddito e alle
disuguaglianze nell’istruzione.
Una relazione simile tra svantaggio sociale ed esiti medi del benessere si riscontra anche
quando si osserva la relazione tra esiti medi del benessere e povertà dei bambini, anche
dopo il controllo per livelli di PIL procapite. La povertà dei bambini ha un effetto deteriore
di lungo temine sulla progressione e sul benessere dei bambini, con un impatto su tutto il
corso della vita e sulle generazioni future. C’è un corpo di ricerche sempre maggiore che
mostra che lo scarso benessere dei bambini che crescono in condizioni di svantaggio
socioeconomico si perpetua nel tempo e condiziona fortemente quello della futura vita
adulta. Sono in ogni caso necessarie ulteriori ricerche per comprendere più
approfonditamente quali siano i fattori che guidano il benessere generale.
Gli indicatori del benessere nel progetto “Better Life”
Il quadro concettuale dell’OCSE per la misurazione del benessere e del progresso ha
guidato la selezione degli indicatori. I criteri critici considerati per la loro selezione sono
stati i seguenti:
•
gli indicatori dovrebbero catturare i raggiungimenti del benessere a livello individuale
o familiare;
•
gli indicatori dovrebbero misurare gli esiti del benessere, piuttosto che i mezzi per
raggiungerli;
•
gli indicatori dovrebbero permettere la disaggregazione, in modo da consentire la
valutazione del benessere nei diversi gruppi di popolazione;
•
gli indicatori dovrebbero valutare la distribuzione congiunta dei raggiungimenti, ad
esempio se una persona con uno svantaggio in una dimensione esperisce esiti
poveri anche in altre dimensioni.
Gli indicatori sono stati scelti in modo da: soddisfare i requisiti statistici standard (come ad
esempio offrire una misura intuitiva del concetto in questione); focalizzarsi sui risultati di
sintesi (piuttosto che sulle componenti più specifiche); essere suscettibili al cambiamento
e sensibili alle politiche d’intervento; essere comparabili tra i paesi; essere comunemente
usati e accettati come misure del benessere nelle comunità accademiche e statistiche;
fornire un’ampia copertura nazionale ed essere basati su raccolte di dati sufficientemente
frequenti e tempestive. Molti degli indicatori sono basati su dati provenienti da fonti
statistiche ufficiali e solo un piccolo numero di essi è basato su fonti statistiche non
ufficiali.
Gli indicatori inclusi per ogni dimensione sono di seguito descritti.
Condizioni materiali di vita
• Reddito e ricchezza
La misura e l’analisi delle risorse economiche disponibili per la popolazione hanno una
lunga tradizione di studio e di applicazione. Considerando ciò, gli indicatori esistenti per la
misura delle risorse economiche delle famiglie sono molto vicini agli indicatori ideali.
Il “reddito familiare netto aggiustato disponibile procapite” (HNADI) è la miglior misura
delle risorse economiche delle persone che è disponibile dai conti nazionali. Esso misura
l’ammontare massimo di reddito annuale che ogni membro della famiglia può permettersi
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di consumare senza dover ridurre i beni familiari o incrementare il suo passivo finanziario.
E’ ottenuto sommando al reddito lordo della persona (retribuzioni, reddito autonomo e da
capitale, trasferimenti monetari) i servizi sociali materiali che la famiglia riceve dallo stato
(come istruzione e sanità) e sottraendo le tasse sul reddito e sulla ricchezza, i contributi
per l’assistenza sociale pagati dalla famiglia. L’indicatore è espresso nei termini di potere
d’acquisto in dollari USA riferito all’anno 2000, per consentire una comparazione
significativa tra paesi.
La “ricchezza finanziaria familiare netta” procapite consiste di riserve valutarie, moneta e
depositi, titoli diversi dalle azioni, prestiti, azioni e partecipazioni, fondi di assicurazioni al
netto dei debiti finanziari della famiglia.
Per entrambi gli indicatori, i dati si riferiscono al totale dei nuclei familiari e sono basati sui
conti statistici nazionali raccolti dall’OCSE. La misura della ricchezza esclude però una
serie di attività che sono fondamentali per il benessere materiale delle famiglie, come le
abitazioni e i terreni, poiché i dati su tali attività non finanziarie sono attualmente disponibili
solo per una minoranza di paesi.
• Lavoro e retribuzioni
Un insieme ideale d’indicatori sul lavoro e sulle retribuzioni dovrebbe informare sia sulla
quantità sia sulla qualità del lavoro, così come sulla misura in cui le condizioni di lavoro
soddisfino le aspettative delle persone e permettano loro di ottenere delle buone
condizioni di vita.
Riguardo alla quantità di lavoro, gli indicatori ideali dovrebbero misurare sia la disponibilità
di lavori per coloro che vogliono lavorare sia l’intensità della partecipazione al mercato del
lavoro. I tassi di occupazione e di disoccupazione sono le misure convenzionali della
partecipazione al mercato del lavoro, sebbene i tassi di occupazione forniscano solo
un’informazione rudimentale sull’intensità del lavoro, poiché non danno un’indicazione sul
fatto che le persone lavorino meno di quanto vorrebbero.
Molti fattori della qualità del lavoro (salubrità, sicurezza, sfruttamento, discriminazione,
adeguatezza dei livelli retributivi, protezione sociale, dialogo e qualità delle relazioni con i
manager, sviluppo professionale, soddisfazione del lavoro in senso ampio) che informano
sulle caratteristiche sociali del lavoro non sono adeguatamente coperte dagli indicatori
esistenti disponibili a livello internazionale. Molti degli indicatori sulla qualità del lavoro
sono purtroppo affetti dalla piccola scala delle indagini esistenti e dalla mancanza di
armonizzazione a livello internazionale.
Il “tasso di occupazione” indica la quota di popolazione attiva, le “forze di lavoro” (persone
di età compresa tra 15 e 64 anni, nella maggior parte dei paesi OCSE, che hanno un
occupazione formale o che cercano attivamente un’occupazione: cioè occupati più
disoccupati) che dichiara di aver lavorato, con un lavoro retribuito formalmente registrato,
per almeno un'ora nella settimana precedente l’intervista. I dati sui tassi di occupazione
provengono dalle indagini nazionali sulle forze di lavoro (LFSs) e sono in linea con le
raccomandazioni dell'ILO.
Il “tasso di disoccupazione di lunga durata” si riferisce al numero di persone che sono
disoccupate da un anno o più, in rapporto alle forze di lavoro. I disoccupati sono definiti
come coloro che attualmente non lavorano, ma sono disposti a lavorare e sono
attivamente alla ricerca di lavoro. I dati sono tratti dalle indagini nazionali sulle forze di
lavoro (LFSs). Dalla prospettiva della valutazione del benessere, un limite di questo
indicatore è che esclude dal computo coloro che si sentono scoraggiati nella ricerca attiva
di un lavoro, perché ritengono di avere probabilità molto basse di trovarne uno.
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Le “retribuzioni medie lorde annue di dipendenti a tempo pieno” si riferiscono ai salari medi
annui di occupati a tempo pieno che lavorano in tutti i settori dell'economia e in tutti i tipi di
lavoro dipendente. Esse comprendono le retribuzioni lorde dei lavoratori dipendenti, vale a
dire prima delle detrazioni fatte in materia di tasse, contributi ai regimi di sicurezza sociale
e pensionistici, premi di assicurazione sulla vita, quote sindacali e altri obblighi dei
dipendenti. L'indicatore è dato dalla massa salariale totale divisa per il numero di
dipendenti a tempo pieno equivalenti nel totale dell'economia. Esso informa anche
riguardo al livello di equità in cui il lavoro è retribuito e considerato con rispetto e dignità.
Uno dei suoi limiti è che si riferisce ai guadagni medi e quindi non informa sulle
disuguaglianze di reddito nella popolazione. I dati provengono dai conti nazionali
dell'OCSE.
L’indicatore “sicurezza del lavoro” descrive la probabilità che un lavoratore ha di diventare
disoccupato. E’ stato calcolato in base al numero di disoccupati del 2012, ma che erano
occupati nel 2011, rispetto al numero totale di occupati del 2011. L’elaborazione è
effettuata dall’OCSE sulla base dei dati provenienti dalle statistiche sulle forze di lavoro.
• Condizioni abitative
Misurare le condizioni abitative e i loro effetti sul benessere delle persone è un compito
difficile da assolvere, perché ci sono pochi indicatori comparabili e poche indagini sulla
casa armonizzate fra i diversi paesi.
Un insieme ideale d’indicatori per misurare le condizioni abitative dovrebbe informare
riguardo sia alle caratteristiche fisiche della dimora (adeguatezza degli impianti elettrici,
idraulici, sanitari, per la cucina e del riscaldamento, qualità dei materiali edili, dei
pavimenti, degli infissi ed eventuali danni strutturali della dimora) sia alle caratteristiche
ambientali dell’area in cui sono situate le abitazioni (esposizione alle fonti inquinanti,
carenza di aree verdi e di luoghi per la socializzazione, ecc.).
L’ambiente abitativo in senso lato può essere particolarmente importante per soddisfare le
esigenze sociali percepite, mentre la difficoltà all’accesso dell’abitazione (assenza di
trasporti pubblici o dell’ascensore) può rendere le condizioni abitative molto
insoddisfacenti per gli anziani, per i disabili e per le madri con bambini piccoli. Gli indicatori
dovrebbero quindi informare anche riguardo all’impatto delle condizioni abitative sul
benessere psicologico e materiale e sulla percezione del peso dei costi sostenuti per la
casa sul bilancio familiare. L’insieme degli indicatori disponibili non consente inoltre di
tenere in conto delle persone “senza casa”, una delle condizioni più acute di deprivazione
materiale.
La misura della qualità delle condizioni abitative è quindi difficoltosa, anche perché i fattori
che le danno forma sono eterogenei, interrelati, frequentemente amplificati da elementi
coincidenti e condizionati dalla percezione soggettiva e sociale. Conseguentemente, la
valutazione riguardo la soddisfazione dei bisogni abitativi di base può variare ampiamente
tra i paesi e internamente a essi.
Il “numero di camere per persona in una dimora abitativa” segnala se le persone che
occupano una casa vivono in condizioni di sovraffollamento, che da tempo è stato
identificato come il principale problema abitativo. L’indicatore è misurato con il numero di
camere in un'abitazione (escluso angolo cottura, retrocucina/ripostiglio, bagno, wc,
garage, uffici e negozi) diviso per il numero di persone che vivono nella dimora.
L’indicatore soffre di alcuni limiti: non riferisce sulle dimensioni delle stanze e la nozione di
“spazio sufficiente” è influenzata dall’età e dal genere delle persone che compongono la
famiglia (ad esempio, figli di età e sesso differente possono richiedere una maggiore
disponibilità di spazi). L’indicatore sul sovraffollamento delle abitazioni dovrebbe quindi
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essere integrato con i dati sulla mancanza percepita di uno spazio adeguato, come
riportato nelle indagini sulle famiglie.
La “percentuale di persone che vivono in abitazioni che non hanno accesso ai servizi di
base” fornisce una valutazione delle carenze delle condizioni abitative e una misura proxy
della nozione di "alloggio decente". L'attenzione si concentra sulla mancanza di servizi al
coperto per l’igiene personale, evidentemente dannosa per la salute e per la dignità delle
persone. Questo indicatore si riferisce alla percentuale della popolazione che vive in
un’abitazione priva di servizi igienici al coperto per l’uso esclusivo della famiglia; i servizi
igienici esterni all'abitazione non sono considerati.
La “quota di reddito disponibile aggiustato speso per la casa e per la sua manutenzione” è
un indicatore dell’accessibilità all’abitazione. Come definito nel sistema dei conti nazionali
(SNA), comprende le spese per gli affitti per l'alloggio, per la manutenzione e riparazione
dell'abitazione, per la fornitura di acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili, per gli
arredi così come le spese per le tasse, le assicurazioni e gli interessi. Queste varie spese
sono aggregate ed espresse in percentuale rispetto al reddito disponibile aggiustato delle
famiglie. L’indicatore è una misura imperfetta dei costi sostenuti dalle famiglie per
l’abitazione poiché la pressione delle spese per la casa sul reddito disponibile varia
secondo l’ammontare del reddito.
Per i primi due indicatori, i dati per i paesi europei sono tratti dalle Statistiche dell'Unione
Europea sul Reddito e sulle Condizioni di vita (EU-SILC) e per i paesi extra UE, dalle
indagini nazionali comparabili. Per l'ultimo indicatore, i dati provengono dal database delle
Statistiche della Contabilità Nazionale dell’OCSE.
Qualità della vita
• Stato di salute
Misurare lo stato di salute è complesso perché sono molti i determinanti che
contribuiscono alla qualità della salute. Un insieme ideale d’indicatori dovrebbe fornire
informazioni riguardo alle più importanti malattie e condizioni che causano la cattiva
salute, la disabilità o la morte, così come ai vari fattori di rischio. Esso dovrebbe anche
informare sui collegamenti tra i vari componenti della salute e su come, per esempio, gli
aspetti psichici e quelli fisici sono correlati essendo che il funzionamento tra domini multipli
è un aspetto critico della salute. In sintesi, il quadro dello stato di salute fornito dagli
indicatori esistenti non è completo.
La ”speranza di vita alla nascita” misura quanto a lungo, in media, una persona nata oggi
può aspettarsi di vivere, in base ai tassi specifici di mortalità per età attualmente
prevalenti. E’ la misura più utilizzata della salute, anche se tiene conto solo della durata
della vita delle persone e non della qualità della vita. L’indicatore costituisce comunque
solo una stima dell’aspettativa di vita di una determinata coorte, poiché i tassi specifici di
mortalità a essa riferiti non possono essere conosciuti in anticipo. La speranza di vita alla
nascita è calcolata come media ponderata dell’aspettativa di vita per gli uomini e per le
donne. I dati si basano su statistiche nazionali ufficiali raccolte dall'OCSE.
Lo “stato di salute auto-riferita” riguarda la percentuale della popolazione di 16 anni e più
di età che riferisce di essere in condizione di salute "buona" o "molto buona". L'indicatore
si basa sulla domanda: "Come è la vostra salute in generale?", con categorie di risposta
"molto buona/buona/normale/cattiva/molto cattiva". Nonostante la natura personale di tale
domanda, le risposte ricevute sono considerate essere un buon predittore dell’utilizzo
futuro dei sistemi di cura della salute. I dati si basano su indagini generali sulle famiglie o
specifiche sulla salute intraprese nell'ambito d’indagini ufficiali nazionali.
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La morbosità (la mancanza di salute) è difficile da misurare perché il concetto è
multidimensionale, la condizione di malattia non è sempre valutabile con misure oggettive
e può richiedere follow-up longitudinali per valutare se le cattive condizioni di salute sono
temporanee o croniche. La severità delle condizioni di cattiva salute possono inoltre
variare considerevolmente tra le diverse malattie. Come risultato, gli indicatori comparativi
della morbosità fisica sono molto meno soddisfacenti di quelli che misurano la mortalità.
Gli indicatori dello stato di salute generale auto-percepita sono tra i pochi indicatori di
morbosità disponibili per tutti i paesi dell'OCSE, su base ampiamente comparabile. Hanno
il vantaggio di riassumere in un’unica misura una vasta gamma di dimensioni di morbosità,
poiché si riferiscono allo stato di salute generale dell’intervistato. Essi forniscono, tuttavia,
un proxy imperfetto del concetto sottostante di morbosità, poiché si basano sulle opinioni
soggettive degli intervistati e possono riflettere distorsioni culturali o altri fattori di contesto.
• Bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro
Misurare l’equilibrio tra i tempi di vita e di lavoro richiederebbe l’analisi di varie dimensioni
oggettive e soggettive e l’identificazione di aree di possibili conflitti tra le differenti attività
che le persone intendono o devono svolgere nella propria vita quotidiana. Solo poche
indagini misurano, però, i conflitti percepiti tra lavoro, famiglia e altre aree della vita
personale, oltre ad essere irregolari nella copertura geografica e temporale. Sviluppare
indagini migliori sul bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro è importante da una
prospettiva politica, poiché l’organizzazione del lavoro, la cura dei bambini e altre politiche
familiari influiscono fortemente sulla capacità delle persone di conciliare gli impegni di
lavoro e di vita.
“Percentuale di lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro retribuito per 50 ore alla
settimana o più”. Un orario di lavoro prolungato non ha necessariamente un effetto
negativo sul benessere se è frutto di una libera scelta, ma ci sono evidenze che
suggeriscono che se non è così, esso può danneggiare la salute personale e incrementare
il livello di stress. I dati utilizzati dall’OCSE escludono i lavoratori autonomi perché
potrebbero scegliere deliberatamente di prolungare l’orario di lavoro. La soglia è stata
fissata a 50 ore perché, se si considera anche la quantità di tempo impegnata dal
pendolarismo, al lavoro non retribuito e al soddisfacimento dei bisogni di base (come
dormire e mangiare), i lavoratori che in genere lavorano più di 50 ore alla settimana sono
suscettibili di avere a disposizione pochissime ore (non più di una o due ore al giorno) per
le altre attività. Inoltre, nei paesi in cui vi è una regolamentazione della durata massima
dell’orario di lavoro, questa è generalmente limitata a 48 ore settimanali. I dati provenienti
dalle indagini nazionali sulle forze di lavoro sono largamente comparabili tra paesi.
“Tempo dedicato al tempo libero e alla cura della persona in una giornata tipica dei
lavoratori dipendenti a tempo pieno”. Lo svago e la cura personale sono entrambi
essenziali per il benessere fisico e mentale individuale e comportano un intrinseco
maggior godimento rispetto alle attività legate al lavoro retribuito o non retribuito. Avere il
tempo per riposare è importante per la salute, per la produttività e per la riduzione dello
stress. I dati utilizzati provengono da indagini nazionali sull’uso del tempo e impegnano i
partecipanti a tenere il diario delle loro attività, per un determinato periodo. Essi sono stati
armonizzati ex-post dall'OCSE e sono ritenuti ampiamente comparabili.
Gli indicatori utilizzati forniscono una misura sia diretta sia indiretta del tempo disponibile
per attività non lavorative che contribuiscono al benessere individuale e familiare.
Misurare l'equilibrio vita-lavoro è però un compito impegnativo. In primo luogo, il modo in
cui le persone gestiscono il proprio tempo è determinato dalle necessità, dalle preferenze
individuali e dai contesti culturali, sociali e politici in cui le persone vivono: i gradi di libertà
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o di costrizione in cui le persone scelgono l’organizzazione del proprio tempo è molto
variabile. In secondo luogo, è importante osservare se le persone esperiscono la
sensazione stressante di non avere nella quotidianità il tempo sufficiente per assolvere
tutti gli impegni. Gli indicatori disponibili informano sulla ripartizione del tempo, ma non
mettono in luce la qualità del tempo trascorso al di fuori del lavoro e quindi sulla
percezione del godimento o dello stress. In terzo luogo, le indagini nazionali sull’uso del
tempo, nella maggior parte dei paesi OCSE, sono intraprese solo raramente (cioè ogni 5 o
10 anni), ciò porta a stime che non sono in genere tempestive.
Gli indicatori disponibili sono quindi degli strumenti parziali per un monitoraggio affidabile
del benessere e i confronti tra paesi in materia di bilanciamento di tempi di vita e di lavoro
devono quindi essere interpretati alla luce di questi limiti.
• Istruzione e competenze
Le misure dell’istruzione attualmente disponibili sono stabili e statisticamente adeguate. La
loro portata è tuttavia piuttosto ristretta (centrata sulle competenze cognitive, sulla quantità
d’istruzione ricevuta, sulle spese) e solitamente limitata alla popolazione giovane. Le
informazioni sugli esiti, cioè sulla qualità dell’istruzione ricevuta e sulle effettive
competenze acquisite, sono tradizionalmente meno comuni. Le indagini adottate misurano
inoltre le abilità acquisite senza informare sull’utilizzo che di tali abilità è fatto.
Per stemperare questi limiti, sono stati sviluppati alcuni strumenti, in particolare il
“Programme for International Student Assessment” (PISA), il “Trends in International
Mathematics and Science Surveys” (TIMMS), il “Progress in International Reading Literacy
Study” (PIRLS) e il “Programme for the International Assessment of Adult Competencies”
(PIAAC). Sarebbe importante elaborare strumenti armonizzati per la misura di altri tipi di
competenze critiche per l’innovazione e la crescita economica e per il miglioramento in
generale della vita. Il perfezionamento delle misure sull’istruzione potrebbe portare a una
migliore comprensione degli esiti dei percorsi formativi e all’elaborazione di politiche più
efficaci.
Il titolo di studio fornisce un’indicazione di base sul livello d’istruzione formale acquisita
dalla popolazione, è cioè un proxy della qualificazione delle risorse di capitale umano
disponibili in un paese. Il “livello d’istruzione della popolazione adulta” è definito dalla
percentuale di adulti, di età compresa tra i 25 e i 64 anni, in possesso di almeno un
diploma di scuola secondaria superiore, sulla popolazione della stessa età. La scelta di
questo indicatore è stata fatta sia perché, nei paesi OCSE, la maggioranza della
popolazione ha completato la scuola primaria sia perché le economie contemporanee
richiedono la disponibilità di forza lavoro con alti livelli d’istruzione. I dati alla base di
questo indicatore sono raccolti attraverso il questionario annuale “National Educational
Attainment Categories” (NEAC) dell'OCSE che utilizza i dati della “Labour Force Survey”
(LFS). Questo indicatore però non considera né le persone che, pur non avendo un titolo
di studio di secondo grado, hanno acquisito competenze adeguate né la qualità
dell’istruzione ricevuta.
L'”aspettativa di istruzione” informa riguardo le opportunità d’istruzione disponibili per i
giovani. E’ definita come la durata media di formazione che un bambino di 5 anni può
aspettarsi di avere durante la sua vita fino all'età di 39 anni. E’ calcolata sulla base delle
iscrizioni attuali e sui tassi d’iscrizione netti per ogni singolo anno di età, da 5 anni in poi. I
dati per questo indicatore sono raccolti attraverso l’indagine annuale dell’OCSE sulle
transizioni scuola-lavoro, che si basa principalmente sulle indagini nazionali sulle forze di
lavoro.
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Il “punteggio medio degli studenti nella lettura, nella matematica e nelle scienze” si basa
su dati raccolti attraverso il “Programme on International Students Assessment” (PISA)
coordinato dall'OCSE che coinvolge gli studenti di 15 anni di età. Il PISA misura alcune
delle conoscenze e delle competenze che sono essenziali per la piena partecipazione
nella società moderna acquisite dagli studenti verso la fine del percorso di istruzione
obbligatoria (di solito circa 15 anni). Le ricerche evidenziano che queste competenze sono
predittori più affidabili del benessere economico e sociale rispetto al numero di anni
trascorsi a scuola o nei percorsi successivi di formazione.
La “competenza media in matematica e nell’alfabetizzazione della popolazione adulta” si
basa sui dati raccolti attraverso la “Survey of Adult Skills” dell’OCSE che fa parte del
“Programme for the International Assessment of Adults Competences” (PIAAC).
L'indicatore si riferisce agli adulti di età compresa tra i 16 e i 64anni.
Un set ideale di misure dell’istruzione e delle competenze dovrebbe riferire sia sulle abilità
cognitive sia su quelle non cognitive, sulla base di punteggi standardizzati e riflettenti la
vasta gamma di compiti necessari per vivere nella società moderna. Gli indicatori utilizzati
sono, allo stato attuale delle conoscenze, proxy delle misure ideali e presentano alcuni
limiti. In primo luogo, la maggior parte di essi misura le competenze individuali acquisite,
senza informare sul modo in cui queste abilità sono effettivamente usate nella vita; in
secondo luogo, misurano le competenze cognitive mentre non colgono quelle relazionali.
• Supporto sociale
E’ difficile misurare la complessità delle relazioni umane e il loro contributo al benessere
sociale e individuale. La vita delle persone è fatta d’innumerevoli contatti sociali che
variano nei contesti e nell’intensità: famiglia, amici, vicini di casa, colleghi. Alcune
interazioni possono implicare la presenza fisica, ma, in particolare negli anni recenti,
possono svolgersi anche via mail, telefono e reti virtuali. Nonostante il crescente
riconoscimento dell’importanza di questi elementi, le statistiche ufficiali sul supporto
sociale sono scarse.
L'indicatore principale sulla qualità delle reti di relazione sociale si riferisce al “supporto
percepito sulla rete sociale”. Esso misura la percentuale di persone che rispondono
positivamente alla domanda: "Se tu fossi nei guai, hai parenti o amici su cui contare per
ottenere aiuto ogni volta che ne hai bisogno, o no?”. Mentre questa domanda non dettaglia
le tipologie di supporto che potrebbero essere attese, fornisce una misura generale del
supporto percepito sulla rete sociale. I dati per questo indicatore provengono dal “Gallup
World Poll” che ha il limite di una dimensione ridotta del campione: questo richiede
particolare cautela quando si effettuano confronti fra i paesi.
Idealmente, un insieme d’indicatori sul supporto sociale dovrebbe descrivere una serie di
relazioni diverse, così come la qualità di tali relazioni e i risultati che ne derivano sia per
l'individuo in questione (ad esempio nei termini del sostegno emotivo e finanziario, delle
opportunità di lavoro o dell’isolamento sociale) sia per la società nel suo complesso (cioè
riguardo alla fiducia negli altri, alla tolleranza, alla partecipazione democratica e
all'impegno civico).
Alcuni dei metodi più comuni per misurare il supporto sociale hanno fatto affidamento su
indicatori indiretti, come le statistiche sull’appartenenza ad associazioni (ad esempio i club
sportivi, religiosi o organizzazioni professionali) o sulla densità delle organizzazioni di
volontariato in una data area. Tuttavia, tali misure sono state criticate perché sono limitate
alla partecipazione a reti formali e non descrivono i collegamenti informali, come quelli che
le persone intrattengono con amici e parenti. Inoltre, l'adesione formale in associazioni e la
sua importanza per il benessere delle persone possono differire nel tempo e tra i paesi,
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ostacolando così la comparabilità a livello internazionale. La misurazione del supporto
sociale resta quindi una sfida ed è necessario ancora molto lavoro per sviluppare indicatori
comparabili in questo campo.
• Impegno civico e governance
Se l’impegno civico e la governance sono fondamentali per le democrazie, sono però
difficili da misurare e nessuna delle misure esistenti è realmente soddisfacente. Il concetto
diffuso di “impegno civico” include la partecipazione al voto, la sottoscrizione di petizioni,
l’utilizzo di “social network” per la condivisione d’idee politiche e di valori.
La qualità della governance comprende un ampio numero di fattori: l’efficienza e la
trasparenza dei vari istituti per la consultazione, il campo d’azione, l’effettiva accessibilità
per tutti i cittadini indipendentemente dal loro livello sociale e d’istruzione. Le persone,
inoltre, possono impegnarsi nella società in vari modi, compreso il volontariato o
l’associazionismo. Gli indicatori sull’impegno civico e sulla governance attualmente
disponibili soddisfano solo limitatamente tali bisogni informativi.
La partecipazione al voto è fondamentale per le istituzioni democratiche, perché
garantisce la responsabilità dei governi e delle istituzioni pubbliche e incrementa le
possibilità che le decisioni prese dal sistema politico riflettano la volontà di un ampio
numero di persone. Il “tasso di partecipazione al voto” misura il livello di partecipazione
elettorale alle principali elezioni nazionali ed è considerata una misura sia della fiducia che
i cittadini hanno verso il proprio sistema politico sia della loro partecipazione al processo
politico. Nel contesto del “Better Life Index”, l’affluenza alle urne misura come l’impegno
civico contribuisca al benessere delle persone e della società. Da questo punto di vista,
un’alta affluenza alle urne riflette la volontà di un numero molto elevato di persone,
indipendentemente da ciò che effettivamente spinge alla partecipazione. L'affluenza alle
urne è definita come il rapporto tra il numero di persone che ha partecipato alle elezioni e il
numero degli aventi diritto. I dati sono raccolti dagli uffici nazionali di statistica.
L'indicatore sui “processi di consultazione formali nell’elaborazione delle leggi” misura
l’ampiezza delle opportunità date ai cittadini di essere consultati nell’elaborazione di
proposte di ordinamento e di progetti di legge. Si tratta di un indicatore composito che
combina informazioni sul grado di apertura e di trasparenza dei processi di consultazione
per l’elaborazione di politiche. E’ stato calcolato sulla base delle risposte a un'indagine
OCSE sui sistemi di gestione dell’ordinamento, in cui gli intervistati erano funzionari
governativi nei paesi OCSE. Si basa su domande riguardo all’esistenza di procedure
formali che consentano al pubblico in generale, alle organizzazioni imprenditoriali e della
società civile di intervenire sull’ordinamento e di azioni governative che rendano pubbliche
le opinioni dei cittadini su tali procedure. L’indicatore non informa sull’effettiva
partecipazione dei cittadini ai processi di consultazione e sugli esiti di tale partecipazione,
cioè se la partecipazione dei cittadini influenzi realmente le decisioni prese e le politiche
adottate.
Un insieme ideale d’indicatori dell’impegno civico dovrebbe misurare se i cittadini sono
coinvolti in una gamma d’importanti attività civiche e politiche che li abilitino effettivamente
ai processi che danno forma alla società in cui vivono. La partecipazione al voto è solo un
proxy per alcune di queste attività e le differenze tra i vari paesi nelle caratteristiche dei
sistemi di voto condizionano il confronto tra paesi degli indicatori di affluenza alle urne.
Allo stesso modo, gli indicatori di qualità della governance dovrebbero misurare se le
politiche pubbliche siano efficaci e trasparenti nel raggiungimento dei propri obiettivi
dichiarati e se le persone si fidano del governo e delle istituzioni del paese in cui vivono.
L'indicatore sui processi di consultazione formali nell’elaborazione delle leggi riguarda le
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tendenze dei governi nel coinvolgere i cittadini nella vita politica e coglie la possibilità data
agli individui di avere voce in capitolo nella definizione delle nuove politiche. Tuttavia,
misura solo l’aspetto della trasparenza delle consultazioni e soffre di diversi inconvenienti
che possono ostacolare la comparabilità tra paesi. In primo luogo, anche procedure che
prevedono un'ampia consultazione dei gruppi sociali - come i sindacati, le associazioni dei
datori di lavoro o le organizzazioni di consumatori - possono non necessariamente
ottenere dei buoni risultati riguardo alle modalità con cui vengono poi prese le decisioni. In
secondo luogo, diversi metodi di consultazione potrebbero essere più appropriati in diversi
paesi, secondo i contesti culturali, istituzionali e storici specifici.
Migliorare gli indicatori della governance e dell’impegno civico è fondamentale per
comprendere se le persone sono soddisfatte quali cittadini e se esse credono che le
politiche pubbliche e le istituzioni promuovano il bene comune.
• Qualità dell’ambiente fisico
Il concetto di “qualità dell’ambiente” è ampio e un insieme ideale d’indicatori dovrebbe
informare sulle matrici ambientali (suolo, acqua, aria), sui livelli di accesso ai servizi e ai
confort ambientali, così come sui pericoli dell’ambiente per la salute umana. Purtroppo, i
dati disponibili sono frammentari e non comparabili fra nazioni diverse. Per tale ragione, gli
indicatori utilizzati dall’OCSE sono limitati a un sottoinsieme di condizioni rilevanti.
Indicatori oggettivi, come la concentrazione di particolato, sono combinati con indicatori
basati sulla percezione soggettiva della qualità dell’ambiente.
La “qualità dell'aria” è misurata come media ponderata delle concentrazioni annuali di
particolato inferiore a 10 micron di diametro (PM10) nell'aria delle città con più di 100.000
abitanti. Il particolato è costituito da piccole particelle liquide e solide che galleggiano
nell’aria e includono solfato, nitrato, carbonio, sodio e ammonio in concentrazioni variabili.
Il PM10 comprende anche particelle più piccole, come il PM2,5 che si ritiene essere il più
velenoso. I dati utilizzati dall’OCSE si basano sulle statistiche della World Bank.
Misurare l’inquinamento atmosferico è difficile, poiché la qualità dell'aria è il risultato di una
miscela complessa d’inquinanti che possono variare nel tempo, nello spazio e nella forma.
L'indicatore d’inquinamento dell'aria utilizzato dall’OCSE si basa su dati di serie temporali
di buona qualità che consentono confronti tra paesi e nel tempo. I miglioramenti realizzati
negli ultimi decenni nel controllo dell'inquinamento e nelle tecniche statistiche hanno
aumentato la capacità di misurare l'inquinamento atmosferico e hanno fornito un ampio
quadro di come l'inquinamento colpisce le persone che vivono in spazi urbani. Tuttavia,
questi dati sono limitati sotto diversi aspetti. In primo luogo, si riferiscono ai livelli annuali e
quindi non colgono importanti variazioni su scale temporali più brevi (ad esempio ore o
mesi). In secondo luogo, i dati sull’inquinamento atmosferico assumono che tutti coloro
che vivono in una zona urbana siano esposti in modo uniforme; in realtà, l'esposizione
personale varia notevolmente, a seconda dell’area in cui le persone vivono e lavorano, alle
occupazioni, agli stili di vita e ai comportamenti.
La “soddisfazione per la qualità dell'acqua” coglie l’apprezzamento soggettivo delle
persone rispetto all'ambiente in cui vivono, in particolare la qualità delle acque. Essa si
basa sulla domanda: "Nella città o nella zona in cui vive, è soddisfatto o insoddisfatto della
qualità delle acque?" e considera le persone che hanno dichiarato di essere soddisfatte
della qualità dell'acqua locale. I dati provengono dalla “Gallup World Poll”. I dati soggettivi
sulla qualità dell’ambiente forniscono informazioni critiche sulle condizioni ambientali e
sull’apprezzamento dell'ambiente in cui le persone vivono. L'indicatore di soddisfazione
per la qualità delle acque utilizzato dall’OCSE si basa su di un sondaggio non ufficiale
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caratterizzato da piccoli campioni; ciò suggerisce di prendere con la dovuta cautela le
misure presentate.
• Sicurezza personale
Una serie ideale d’indicatori sulla sicurezza personale dovrebbe informare sui vari crimini
e reati subiti dalle persone, ponderando questi crimini in base alla loro gravità. Per porre in
essere politiche preventive contro il crimine, dovrebbe essere egualmente importante che
gli indicatori riferissero informazioni dettagliate sulle vittime, sui contesti e sulle circostanze
in cui sono state attaccate e sulla paura del crimine, che può influenzare fortemente il
benessere delle persone.
Tuttavia, le registrazioni ufficiali di questi crimini non possono essere comparate a causa
delle differenze nella definizione di reato tra i diversi paesi e dei cambiamenti nelle
modalità di registrazione delle pratiche. Le statistiche ufficiali basate sulle registrazioni
della polizia raccolgono, inoltre, solo una parte dei reati, poiché molti crimini non sono né
segnalati né registrati. Gli indicatori considerati dall’OCSE forniscono quindi solo un
quadro generale della natura e delle dimensioni dei crimini e dei loro effetti sul benessere
delle persone.
L’omicidio è il tipo di crimine che è meno affetto dai problemi di comparabilità menzionati,
tuttavia i tassi di omicidio rappresentano solo la forma estrema della criminalità. Il tasso di
“omicidi riportati” misura il numero di omicidi intenzionali denunciati alla polizia ogni anno,
per 100.000 persone. I dati provengono dall'Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e sul
Crimine (UNODC) e si basano sui dati nazionali raccolti dalle forze dell'ordine, dalle
procure, dai ministeri dell'interno e della giustizia, dall’Interpol, dall’Eurostat e dagli
osservatori regionali di prevenzione della criminalità.
I dati sulla “vittimizzazione auto-riferita” riguardano la percentuale di persone che
dichiarano di essere state vittime di un reato negli ultimi 12 mesi. I dati utilizzati dall’OCSE
sono tratti dalla “Gallup World Poll”.
Le indagini sui crimini sono uno strumento fondamentale per misurare le esperienze delle
persone riguardo ai reati diversi dagli omicidi. L'indicatore utilizzato dall’OCSE si riferisce
alle aggressioni ed esclude quindi i crimini contro la proprietà che non comportano il
contatto tra la vittima e l'autore del reato. Esso si basa sui dati Gallup World Poll,
caratterizzato da campioni di piccole dimensioni, un limite che è particolarmente
importante nella misura di eventi che riguardano in genere solo un’esigua parte della
popolazione. Esistono in alcuni paesi indagini nazionali sui crimini, ma non sono basate su
standard e metodologie comuni; mentre i dati provenienti da indagini internazionali
(International Crime Survey) si riferiscono alla metà degli anni 2000 e anch’esse si basano
su piccoli campioni.
Le indagini sulla vittimizzazione tentano di mettere a fuoco la portata dei problemi di
criminalità che colpiscono i cittadini e il più delle volte - se sono condotte a intervalli
regolari e sulla base di metodologie invariate - forniscono misure del cambiamento nel
tempo dei livelli di criminalità. A causa dei limiti metodologici, le indagini sulla
vittimizzazione non forniscono però una misura definitiva del volume degli atti illegali che
sono commessi in una società. In primo luogo, alcuni reati possono essere sottovalutati o
sopravvalutati a causa dell’interpretazione soggettiva di ciò che si definisce come un reato.
Inoltre, alcune persone possono essere riluttanti a divulgare informazioni su crimini di
natura sensibile, come le violenze sessuali o la violenza subita dai partner. Infine, tipi
particolari di reato, come la corruzione, possono essere difficili da cogliere attraverso le
indagini sulle famiglie. Evidenze su altre minacce alla sicurezza personale, come la
violenza domestica, sono frammentarie e soffrono di distorsioni culturali e limiti
metodologici che ostacolano la comparabilità a livello internazionale.
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• Benessere soggettivo e soddisfazione della vita
Un approccio complessivo alla misura del benessere soggettivo dovrebbe comprendere
sia la valutazione di come le persone percepiscono le proprie condizioni di vita sia di come
esse si sentono, tenendo conto dei diversi gruppi di popolazione. Idealmente le misure
dovrebbero essere collegabili a un’ampia gamma di variabili di cui è nota l’influenza sul
benessere soggettivo. Ciò dovrebbe implicare la disponibilità d’indagini costruite su di una
molteplicità di domande e su di un ampio campione.
Al momento, però, salvo pochi paesi, tra cui l’Italia, non sono presenti programmi ufficiali
consolidati per la misura del benessere nei paesi OCSE. I dati utilizzati sono quindi rilevati
dalla “Gallup World Poll”, un sondaggio non ufficiale caratterizzato da un campione di
piccole dimensioni e basato su questionari ampiamente testati. Tale sondaggio fornisce
informazioni solo a partire dal 2005, un periodo insufficiente per identificare delle tendenze
nel tempo del grado di soddisfazione della vita. Data la dimensione ridotta del campione,
le evidenze di questo indicatore devono essere prese con cautela.
L’indicatore principale del benessere soggettivo è il grado di “soddisfazione della vita”, che
riflette la valutazione complessiva che le persone fanno della qualità della propria vita. Si
basa sulla “Cantril Ladder”, che richiede alle persone di valutare la propria vita attuale in
una scala che va da “la migliore possibile” (pari a 10) a “la peggiore possibile” (pari a 0). Il
punteggio è calcolato come la somma ponderata delle diverse categorie di risposta.
Se la “Cantril Ladder” rappresenta la migliore misura disponibile del grado di soddisfazione
della vita, ha però alcuni limiti: le risposte date possono essere influenzate dalla
personalità, dall’umore e dai valori degli intervistati. Alcuni di questi aspetti, come la
personalità e l’umore, possono essere poco influenti ai fini del confronto tra i livelli medi tra
i paesi, essendo che il campione è sufficientemente ampio. Altri fattori, come l’impatto dei
fattori culturali sugli stili di risposta, possono avere un peso più rilevante e suggeriscono
cautela nelle comparazioni fra paesi. I dati raccolti sul benessere soggettivo al fine di
informare le politiche dovrebbero basarsi su campioni di dimensioni più ampie e di
maggiore uniformità nel tempo.
Sostenibilità del benessere nel tempo
Quali sono i fattori che possono plasmare il benessere nel futuro? Come possiamo essere
sicuri che le scelte adottate per migliorare il benessere odierno non pregiudichino il
benessere delle persone nel futuro? Si tratta di questioni complesse e importanti. I
responsabili politici, i cittadini e le organizzazioni hanno bisogno d’informazioni su ciò che
sostiene il benessere nel tempo, per aiutare il processo decisionale nel presente.
Valutare la sostenibilità del benessere nel tempo è difficile: molti dei fattori che
interesseranno il futuro benessere, che vanno dai cambiamenti nei gusti ai cambiamenti
nella tecnologia, non possono essere conosciuti e misurati nel presente. E’ possibile,
tuttavia, valutare le riserve di risorse che aiutano a modellare gli esiti del benessere
presente e monitorare se tali risorse sono sostenute per l’utilizzo da parte delle
generazioni future.
Questo paragrafo si concentra su quattro tipi di risorse (o "capitale"), che possono essere
misurate oggi e che l’OCSE ritiene rilevanti per il futuro benessere: capitale economico,
naturale, umano e sociale.
Se le scorte di risorse non sono le uniche determinanti del benessere nel tempo, la loro
valutazione offre però un pratico mezzo per esaminare la relazione tra il presente e il
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futuro; attraverso l'accumulo o l'esaurimento delle scorte di risorse, le scelte fatte da una
generazione possono influenzare le opportunità per le generazioni future.
L’OCSE sostiene che tali risorse debbano essere monitorate attraverso un cruscotto
d’indicatori che misuri le scorte del capitale, alcuni dei fattori che possono causare il loro
aumento e decremento nel tempo e la loro distribuzione, in particolare quando questa può
evidenziare specifici rischi e vulnerabilità. Questo cruscotto d’indicatori dovrebbe essere
sviluppato per integrare quello riguardante gli esiti del benessere corrente, illustrato nei
paragrafi precedenti, affinché sia possibile valutare il benessere di oggi nella prospettiva
delle risorse lasciate per le generazioni future.
L’approccio del “capitale”
Misurare il benessere corrente riguarda la capacità di cogliere gli esiti: se la vita sta
migliorando e per chi. Comprendere se tali esiti sono suscettibili di essere sostenuti nel
futuro richiede di concentrare l’attenzione sui fattori che guidano il benessere nel medio e
nel lungo periodo. L’approccio adottato dall’OCSE considera le risorse che persistono nel
tempo e che possono essere concettualizzate come “capitale”, ossia risorse che sono in
grado di immagazzinare il valore e che possono generare un flusso di benefici per la
società nel tempo.
La nozione di “capitale” è ritenuta utile per comprendere la sostenibilità perché le riserve di
capitale collegano il presente con il futuro. Attraverso l’accumulo o l’esaurimento delle
riserve di capitale le scelte fatte da una generazione possono influenzare le disponibilità di
risorse per le generazioni future. Il focus sul capitale enfatizza il monitoraggio sui
movimenti delle riserve e può portare a compensarne l’esaurimento attraverso gli
investimenti e il miglioramento della gestione. In questo modo, un approccio basato sul
“capitale” può essere usato dalle nazioni per guidare le loro strategie d’investimento per la
sostenibilità.
Applicare l’approccio del “capitale” al benessere richiede il monitoraggio delle risorse che
guidano il benessere e sebbene le ricerche sulle dimensioni del benessere siano
avanzate, alcune di tali aree necessitano maggiori approfondimenti, come, ad esempio, il
bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro. Ci sono anche consistenti interazioni tra le
undici dimensioni del benessere, ciò significa che alcuni esiti del benessere possono
svolgere la funzione di traino rispetto alla realizzazione di altri esiti, come osservato in
precedenza. Sviluppare una comprensione più approfondita dei fattori che guidano il
benessere e di come essi operino nel tempo è perciò un aspetto critico per la
comprensione della sostenibilità del benessere.
Il quadro concettuale dell’OCSE per la misurazione della sostenibilità del benessere adotta
quattro diversi tipi di risorse (o "capitali") che possono essere misurate oggi e che sono
considerate rilevanti per il futuro benessere, cioè il capitale economico, quello naturale,
quello umano e quello sociale.
Il capitale economico comprende sia il capitale fisso (edifici, macchinari, infrastrutture,
apparecchiature, software, ecc.) sia il capitale finanziario (riserve valutarie, depositi,
azioni, ecc.). Entrambe le forme di capitale economico sono rilevanti per la sostenibilità del
benessere, sia come componenti della ricchezza delle famiglie sia riguardo la stabilità del
sistema economico.
Il capitale naturale è costituito da un’ampia gamma di beni propri dell’ambiente naturale.
Comprende sia singoli fattori (le risorse minerarie ed energetiche, il suolo, l’acqua, la
vegetazione, gli animali, ecc.) sia ecosistemi più ampi costituiti dall’interazione tra fattori
ambientali diversi (suolo, foreste, ambienti acquatici, atmosfera). L’OCSE definisce i beni
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ambientali come gli elementi naturali viventi e non viventi della Terra, che costituiscono
l’ambiente bio-fisico, che forniscono benefici per l’umanità.
Il capitale umano può essere definito in modi differenti, ma tipicamente si riferisce a fattori
quali le conoscenze, le competenze, le abilità e la salute. L’OCSE lo definisce come “le
conoscenze, le abilità, le competenze e gli attributi incorporati negli individui che facilitano
la creazione del benessere personale, sociale ed economico”. La definizione del concetto
di capitale umano ha le sue radici nella riflessione sull’importanza della qualità del lavoro
per la crescita economica e dei redditi; esso include gli aspetti della motivazione e del
comportamento, così come la salute fisica, emozionale e mentale delle persone. Esiti
negativi della salute deteriorano quindi le risorse di capitale umano.
Il capitale sociale è forse il meno sistematicamente definito tra quelli considerati e il più
difficile da comparare con le strutture degli altri tipi di riserve e flussi di capitale.
Nell’accezione dell’OCSE, fa riferimento alle norme sociali, alla fiducia e ai valori che
favoriscono la cooperazione all'interno o tra i diversi gruppi della società. Alcune definizioni
di capitale sociale includono anche la governance e le caratteristiche delle istituzioni.
Questi vari tipi di capitale condividono alcune caratteristiche, per esempio, hanno tutti un
certo grado di persistenza e influenzano tutti un’ampia gamma di esiti del benessere. Allo
stesso tempo differiscono per alcuni aspetti. Alcuni tipi di capitale sono proprietari e
trasferibili tra i proprietari; questo riguarda tutte le forme di capitale economico e alcune
forme di capitale naturale (come i minerali e terreni). Altri tipi di capitale sono condivisi e il
loro uso da parte di un singolo non impedisce l’utilizzo da parte di altri; questo riguarda
spesso il capitale sociale e alcuni aspetti del capitale naturale, quali gli ecosistemi. In fine,
mentre alcuni tipi di beni deperiscono nel tempo con l’uso (le infrastrutture), altri possono
essere rafforzati (istruzione e competenze, norme per la cooperazione, governance, ecc.).
Il quadro concettuale dell’OCSE dell’approccio del “capitale”
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Capitale economico e benessere
Il capitale economico – il capitale fisso e quello finanziario - è forse la forma di capitale
meglio definita e meglio adattabile ai sistemi di contabilizzazione nazionale (SNA).
Di là delle riserve totali del capitale economico di un paese, la sua distribuzione sia tra i
settori istituzionali (famiglie, governi, istituzioni non finanziarie, ecc.) sia al loro interno (ad
esempio, tra i diversi tipi di famiglie) può essere un fattore importante per la sostenibilità
del benessere. Ad esempio, se la ricchezza economica è concentrata in un sottoinsieme
molto ristretto della popolazione, solo tale sottoinsieme avrà le risorse necessarie per
tamponare improvvisi shock economici, il che potrebbe a sua volta portare a un calo del
benessere tra i meno abbienti. Squilibri insostenibili possono realizzarsi anche tra settori
diversi – ad esempio, le famiglie possono essere subissate da ingenti debiti mentre le
imprese riducono i loro.
Gli indicatori delle riserve economiche di capitale non sono generalmente riferiti a livello
procapite o familiare, ma come percentuale del PIL, rispondendo a esigenze conoscitive di
tipo macroeconomico. Tuttavia, la comprensione delle implicazioni del capitale economico
per il futuro benessere delle persone e delle famiglie comporta, in ultima analisi, che gli
indicatori debbano essere misurati su di una scala che possa essere messa in relazione
con le esperienze delle persone e delle famiglie. La misurazione procapite può anche
essere importante per comprendere l'impatto dei cambiamenti demografici sulle risorse
fisiche e finanziarie disponibili per le generazioni future. Esistono misure della ricchezza a
livello di famiglia, ma allo stato attuale, queste spesso escludono le attività non finanziarie,
come la proprietà, che costituiscono gran parte della ricchezza totale.
Il capitale economico ha un’ampia gamma di relazioni sia dirette sia indirette con gli esiti
del benessere e principalmente:
•
il capitale economico gioca un ruolo diretto nel sostenere le condizioni materiali delle
persone (o benessere economico), inclusi esiti del benessere quali l'alloggio, la
ricchezza, il lavoro e i guadagni. Più in generale, le persone traggono benessere dal
consumo di beni e servizi che sono stati prodotti tramite il capitale economico;
•
il capitale economico è utile come riserva di valore per le famiglie, al fine di garantire
la loro sicurezza economica di fronte ai vari rischi e alle scelte di vita. La ricchezza
delle famiglie contribuisce al benessere delle persone in modo diretto, fornendo una
protezione di fronte agli shock inattesi dei redditi e migliorando la libertà delle
persone di scegliere la vita che vogliono vivere. Nel lungo termine, la ricchezza delle
famiglie aiuta a garantire che gli standard materiali di vita siano sostenibili nel tempo.
Capitale naturale e benessere
Sia le risorse rinnovabili sia quelle non rinnovabili sono incluse nei beni ambientali. Le
risorse non rinnovabili sono esauribili, cioè le loro riserve naturali non possono essere
rigenerate dopo lo sfruttamento. Alcuni esempi includono i minerali, le terre, il carbone, il
petrolio e i gas. Le risorse rinnovabili sono quelle che, in teoria, possono essere rigenerate
da processi di crescita e di ricostruzione, se determinate condizioni sono soddisfatte,
come ad esempio il rispetto dei livelli critici delle scorte. Esse comprendono, tra le altre, il
legname proveniente dalle foreste, gli animali provenienti dagli allevamenti e i prodotti
derivati, i prodotti dell’agricoltura tutti gestiti con sistemi sostenibili. L’OCSE evidenzia il
ruolo sempre più importante delle fonti di energia rinnovabili (vento, onde, idroelettrica,
solare, geotermica), ma sostiene che la natura di tali risorse rende difficile la loro
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concettualizzazione nei termini di riserve fisiche, poiché non sono né esauribili con il loro
uso né rigenerabili come, ad esempio, il legname e la biomassa.
L’OCSE propone un quadro concettuale per misurare i beni ambientali nei termini di unità
sia monetarie sia fisiche. L’ambito delle valutazioni monetarie è limitato ai benefici
economici spettanti ai proprietari dei beni; ciò perciò esclude i benefici che sono più
ampiamente condivisi e ogni forma di capitale naturale, quale gli ecosistemi e i loro servizi
associati, che non ha proprietari. L’ambito dei beni naturali misurati nei termini di unità
fisiche può essere più ampio del precedente e sempre centrato sui beni che forniscono
benefici materiali diretti (ad esempio, spazi e materiali per le attività economiche). Esso
perciò esclude i benefici non materiali provenienti dall’uso indiretto dei beni e dei servizi
ambientali associati (ad esempio, l’immagazzinamento delle risorse minerarie, le
mitigazioni delle alluvioni). I beni, inoltre, sono limitati al territorio nazionale, quindi gli
impatti transfrontalieri e i beni globali condivisi (atmosfera, oceani) non sono colti in questo
quadro concettuale.
Il sistema sperimentale di valutazione degli ecosistemi allo studio presso l’OCSE dovrà
tenere conto di una gamma più ampia di benefici materiali e non materiali rispetto al
quadro concettuale definito. Tale misurazione sarà centrata sugli ecosistemi, che
consistono in gruppi differenti di beni ambientali che interagiscono in un’area spaziale
specifica. La misurazione degli ecosistemi includerà sia le riserve sia i loro cambiamenti
così come la misurazione della capacità degli ecosistemi di fornire flussi di servizi, cioè i
benefici sia per l’economia sia per l’umanità derivati dal funzionamento degli ecosistemi
(cibo, prodotti biochimici, risorse genetiche, acqua pura, regolazione climatica, controllo
delle erosioni, servizi educativi e ricreativi, funzioni estetiche, ecc.). Tali benefici forniscono
il collegamento essenziale tra beni degli ecosistemi e benessere.
Le risorse di capitale naturale producono un flusso di benefici e di servizi che influenzano il
benessere. Tali benefici possono essere percepiti direttamente (aria e acqua pure, la
protezione offerta dalle foreste contro i dissesti idro-geologici, ecc.) e indirettamente
tramite lunghe catene causali che coinvolgono la mediazione sociale, economica e politica
(tensioni politiche causate dalla competizione per le risorse naturali, riduzione dei raccolti
che incide sui prezzi degli alimenti e sulla salute nutrizionale).
Nel quadro concettuale dell’OCSE, i collegamenti tra il capitale naturale e gli esiti del
benessere includono le seguenti considerazioni:
•
il capitale naturale è direttamente correlato con la dimensione del benessere della
qualità ambientale. Ciò significa che risorse come l’aria e l’acqua pulite, l’accesso agli
spazi verdi e la soddisfazione dell’ambiente di vita hanno un valore intrinseco e
contribuiscono ad altri esiti del benessere quali la salute, il supporto sociale, la
sicurezza personale e il benessere soggettivo;
•
il capitale naturale fornisce le risorse energetiche e materiali (materie prime, acqua,
aria, terra e suolo; servizi ambientali e sociali: spazio fisico, riparo, cibo e aria pulita)
che sono alla base della produzione di altre forme di capitale e che contribuiscono
allo sviluppo del capitale economico, umano e sociale;
•
i beni naturali aiutano a generare reddito e ricchezza. I beni ambientali, per
definizione, offrono vantaggi materiali diretti (spazi, energia, materiali per le attività
economiche, cibo, acqua, ecc.). La Banca Mondiale nel 2011 ha stimato che il
capitale naturale rappresenta il 30% della ricchezza economica complessiva dei
paesi a basso reddito e il 25% dei paesi a reddito medio - basso. Le risorse naturali e
i servizi eco-sistemici aggiungono valore ad altre attività (ad esempio, i prezzi degli
immobili incorporano il valore del contesto ambientale in cui sono inseriti, il valore
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•
economico dei terreni incorpora il valore delle risorse in esso contenute o generabile
con il loro utilizzo);
il capitale naturale e i relativi servizi ecosistemici hanno importanti implicazioni per la
salute umana, per la sopravvivenza, per la qualità degli ambienti di vita, di ricreazione
e di socializzazione. I servizi ecosistemici rilevanti includono il controllo dei beni
ambientali (come la depurazione delle acque e il contenimento dell’erosione), le
funzioni di assorbimento (dell'inquinamento, dell’anidride carbonica, ecc.), la
protezione dai rischi naturali (inondazioni, raggi UV), la fornitura di spazi agricoli e di
vita e la fornitura di funzioni come l'impollinazione. Il capitale naturale offre anche
benefici educativi, ricreativi e di svago, estetici, spirituali e psicologici. Vivere in
prossimità di spazi verdi è una condizione associata con un maggior benessere
mentale e con più bassi rischi di malattia, mentre alti livelli d’inquinamento dell’aria
sono associati con più bassi livelli di soddisfazione della vita.
Capitale umano e benessere
Gli investimenti in capitale umano possono assumere molte forme, tra cui il supporto alla
genitorialità, all'istruzione formale e all'assunzione di comportamenti salubri (relativi a
fumo, alcol, dieta e esercizio fisico), la formazione sul lavoro e quella informale e
l'assistenza sanitaria. Le riserve di capitale umano possono essere influenzate dai flussi
migratori sia in entrata sia in uscita. A differenza del capitale economico e di molte forme
di quello naturale, il capitale umano può migliorare con l'uso, piuttosto che essere
impoverito. Ad esempio, l'esercizio delle competenze può servire a rafforzarle nel tempo,
mentre il loro inutilizzo (ad esempio a causa della disoccupazione involontaria) può
causare il loro deterioramento. Questo pone l’accento sul fatto che le diverse forme di
capitale hanno differenti funzionamenti in relazione alla produzione del benessere.
Tuttavia, come altre forme di capitale, le riserve di capitale umano richiedono tempo per
essere costituite e si possono svalutare se non sono effettuati sufficienti investimenti (ad
esempio le abilità possono perdersi o addirittura diventare obsolete a fronte dei
cambiamenti nella tecnologia).
Dato che il capitale umano è incorporato nelle persone, le sue riserve s’impoveriscono
quando i detentori del capitale muoiono. Nonostante ciò, le conoscenze e le abilità
possono essere trasferite tra le generazioni tramite vari mezzi. Il mantenimento delle
riserve di capitale umano può essere influenzato dal mercato sia pubblico sia privato, dagli
investimenti nell’istruzione, nella formazione e nella salute, dalle migrazioni, e dai
cambiamenti demografici. Le famiglie e il capitale sociale giocano un ruolo importante nel
trasferimento del capitale umano tra le generazioni. Per esempio, i risultati scolastici dei
giovani sono altamente correlati con quelli dei loro genitori e il coinvolgimento dei genitori
nell’istruzione e nell’apprendimento sono associati con esiti scolastici migliori per gli
studenti.
Data la vasta gamma di fattori racchiusi nella definizione di capitale umano, le misure
incorporano vari indicatori riguardanti le caratteristiche demografiche della popolazione, i
livelli d’istruzione e di competenze, nonché statistiche del lavoro, quali l'occupazione e le
retribuzioni e gli indicatori di salute, come l'aspettativa di vita e gli investimenti effettuati.
Sono disponibili misure sia monetarie sia di unità fisiche del capitale umano.
Ci sono forti collegamenti tra il capitale umano e gli esiti del benessere nel quadro
concettuale dell’OCSE:
•
il capitale umano è un contributo essenziale alla produzione economica e alla
generazione di reddito e nei paesi OCSE costituisce dal 60% al 90% della base
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•
produttiva delle economie. Nei modelli di crescita economica, è considerato un
fondamentale traino del progresso tecnologico. A livello individuale, il capitale umano
può essere considerato come un bene proprietario individuale in grado di generare
flussi di reddito nel corso della vita e di fornire un ammortizzatore contro gli shock
improvvisi dei mercati;
il capitale umano comprende intrinsecamente preziosi esiti del benessere e
contribuisce ad alti risultati monetari e non-monetari della qualità della vita. Ad
esempio, una buona salute fisica e mentale consente la partecipazione all’istruzione,
alla formazione, al mercato del lavoro e alle relazioni sociali, inoltre la salute è
fortemente correlata con il benessere soggettivo. Analogamente, alti livelli
d’istruzione e abilità sono associati a livello individuale con guadagni più elevati e
maggiori opportunità occupazionali, con uno status di salute più elevato, con
maggiore consapevolezza civica e partecipazione politica; a livello sociale, con livelli
di criminalità inferiori, con una più forte coesione sociale e con una maggiore stabilità
politica.
Capitale sociale e benessere
Per la concettualizzazione e misurazione del capitale sociale, possono essere identificati
quattro approcci:
•
le relazioni personali riferiscono delle reti di relazioni sociali (amici, parenti, ecc.) e dei
comportamenti sociali che contribuiscono a stabilire e a mantenere quelle reti, come
trascorrere del tempo con gli altri o scambiare notizie;
•
le reti di supporto sociale sono un esito diretto delle relazioni personali e riferiscono
delle risorse - emozionali, materiali, finanziarie, intellettuali, professionali – che sono
accessibili a ogni individuo tramite le proprie reti di relazioni sociali;
•
l’impegno civico comprende le attività tramite le quali le persone contribuiscono alla
vita civica e comunitaria, quali il volontariato, la partecipazione politica,
l’associazionismo e altre forme di azione comunitaria;
•
la fiducia e le norme di cooperazione riferiscono ai valori e alle aspettative condivise
che sostengono il funzionamento della società e consentono una proficua
cooperazione.
Mentre tutti e quattro i concetti sono importanti per la valutazione del benessere corrente,
è stato suggerito che la dimensione più rilevante per la sostenibilità del benessere nel
tempo è quella che comprende la fiducia e le norme di cooperazione. Ci sono due ragioni
principali a sostegno di quest’ipotesi: la prima, riguarda che la fiducia e le norme di
cooperazione si accumulano lentamente e persistono nel tempo e possono così essere
trasmesse tra le generazioni. La seconda, è che la fiducia e le norme di cooperazione
hanno un forte e ampio valore strumentale, contribuendo al funzionamento del sistema
sociale – economia, infrastrutture pubbliche, stabilità sociale – e all’azione collettiva che
sostiene le prestazioni economiche e il progresso sociale.
I due tipi di fiducia che sono più spesso considerati come forme di capitale sociale sono la
fiducia generalizzata (la fiducia negli "altri", compresi gli stranieri) e la fiducia nelle
istituzioni, che può riferirsi alle istituzioni politiche, alla magistratura, agli organi di
sicurezza, ai mezzi d'informazione e ad altri sistemi istituzionali. Le norme riferiscono
riguardo alle regole informali secondo le quali le persone dovrebbero comportarsi, diffuse
nei gruppi e nelle comunità attraverso modelli sociali, il processo di socializzazione (tra cui
l'istruzione formale) e l'uso di sanzioni in caso di non conformità.
Il capitale sociale differisce dal capitale umano, naturale ed economico poiché è di tipo
relazionale - cioè è il frutto dell'interazione tra le persone - piuttosto che essere centrato
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sulle persone, sull'economia o sulle caratteristiche dell'ambiente naturale. Quale bene
pubblico, è condiviso da un gruppo di persone o dall’intera comunità ed è esposto al
rischio di deterioramento se non sono fatti investimenti per sostenerlo (partecipazione,
trasparenza dei processi decisionali, lotta alla corruzione, equità, giustizia sociale, ecc.),
poiché la fiducia e le norme di cooperazione emergono come conseguenze non
intenzionali di varie forme d’interazione sociale. Il capitale sociale è una risorsa che, se
manutenuta, non si deteriora con l’uso che anzi la rafforza. Così come per il capitale
umano, è complesso identificare chiaramente gli elementi del capitale sociale che possono
essere trasferiti da una generazione all’altra: il capitale sociale tende a essere disponibile,
piuttosto che essere posseduto dalle persone. Ciò è coerente con ampie definizioni noneconomiche di capitale, ma implica che una sua valutazione monetaria è particolarmente
difficile.
La fiducia, le norme di cooperazione e gli accordi politici, istituzionali e legali possono
contribuire agli esiti del benessere in alcuni modi:
•
riducono i costi di transazione e migliorano i risultati economici, poiché in presenza di
elevati livelli di fiducia, è ridotta la necessità di contratti formali. Questo a sua volta
favorisce gli scambi e la produttività sia nella sfera economica sia in quella non
economica, tra cui l'occupazione e il reddito a livello individuale. Analogamente, le
aspettative comuni riducono il quantitativo di tempo che deve essere speso per
accordare uno scambio in termini esatti. Le prestazioni governative possono anche
beneficiare da maggiori livelli di fiducia che, riducendo i costi delle transazioni,
possono facilitare gli accordi, la collaborazione e l’innovazione nella burocrazia degli
stati;
•
producono un’efficiente allocazione delle risorse, poiché attivano forme di azione
collettiva che possono sostituire, supportare e gestire interventi dei mercati e dei
governi, ad esempio nelle gestione delle risorse naturali (foreste, agricoltura, pesca),
contribuendo alla conservazione della qualità dell’ambiente o nella risposta alle
emergenze, da cui dipendono alcuni aspetti del benessere generale. Questo riguardo
sia al livello nazionale sia a quello internazionale, perché la sostenibilità dei beni
pubblici globali, quali l’ambiente, la sicurezza, la stabilità economica richiede la
cooperazione sovranazionale;
•
influenzano la qualità della vita e la formazione del capitale umano, poiché le persone
che vivono in comunità fondate su alti livelli di fiducia e di comportamenti cooperativi
tendono a essere più felici, più in salute, meglio istruite, civicamente più impegnate e
meno esposte alla criminalità.
Considerazioni sulla valutazione della sostenibilità del benessere
Sostenere il benessere nel tempo significa innanzitutto conservare gli attuali livelli di
benessere nel futuro. La sostenibilità del benessere richiede di essere misurata
separatamente dagli esiti attuali del benessere e di essere centrata sui fattori trainanti del
benessere nel lungo periodo. L’approccio più promettente alla misurazione sembra essere
quello organizzato sulle riserve di capitale incorporato nel quadro concettuale elaborato
dall’OCSE per la misura del benessere. Tale approccio considera la persistenza delle
riserve del capitale economico, naturale, umano e sociale che aiuta a dare forma e a
guidare il benessere nel tempo. E’ necessario elaborare un cruscotto d’indicatori fisici e
monetari per monitorare le riserve di capitale a livello locale, nazionale e internazionale.
Monitorare i movimenti delle scorte è solo il primo passo per comprendere se il benessere
sia sostenibile nel tempo. Interpretare i dati sulle scorte e comprendere se le variazioni
delle scorte rischiano di mettere a rischio il benessere futuro, richiede ricerche che siano in
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grado di identificare i limiti in cui le scorte possono essere considerate pericolosamente
basse o distribuite in modo iniquo fra le nazioni e fra i gruppi sociali. E’ inoltre necessario
definire una gamma d’indicatori che supportino i decisori nella gestione delle scorte.
Questi dovrebbero includere informazioni riguardo alla distribuzione e agli squilibri delle
scorte, ai fattori che guidano i cambiamenti delle scorte e al loro uso efficiente. Questi
indicatori rilevanti per le politiche dovrebbero essere progettati per fornire intuizioni
riguardo ai rischi specifici e per mostrare chiaramente quando e perché le scorte possono
cambiare in modi che potrebbero minare la sostenibilità del benessere nel tempo.
Molto lavoro di analisi è ancora necessario per selezionare e produrre una serie sintetica
d’indicatori che possano riflettere con precisione quegli aspetti delle scorte di capitale e le
loro evoluzioni nel tempo che hanno la massima importanza per il futuro benessere. Un
eventuale cruscotto d’indicatori dovrebbe fornire indicazioni ai decisori politici riguardo a
come le azioni prese per favorire il benessere attuale possano influenzare le risorse che
aiutano a sostenere il benessere delle generazioni future.
Fonti: http://www.oecd.org
Elaborazione a cura di Antonio Caiazzo – Arpa Piemonte
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