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CXV. LE “IGNOMINOSE NEFANDEZZE” DEI PAPI SANTIFICATI

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CXV. LE “IGNOMINOSE NEFANDEZZE” DEI PAPI SANTIFICATI
CXV. LE “IGNOMINOSE NEFANDEZZE” DEI PAPI SANTIFICATI
FERNANDO LIGGIO
Dal IV secolo in poi dell’“Era Volgare” il “movimento settario (1)
messianico” (il “cristianesimo”), distaccatosi da oltre tre secoli dall’“organizzazione
religiosa giudaica”, diffondendo la propria ideologia, estremamente vantaggiosa
all’organizzazione “plutocratica” (“capitalistica”) dell’Impero Romano, fu
istituzionalizzato come incontrastata religione ufficiale dello Stato con l’“EDITTO
DI TESSALONICA” — promulgato il 27 febbraio del 380 ed, in pratica, reso
esecutivo nel 391 per decreto dell’imperatore Teodosio I (378-392) ― e tra i suoi
gerarchi si iniziò ad eleggere il Capo in Assoluto che, nel 384, assunse il titolo di
“Papa”. Quindi inevitabilmente, la maggior parte dei “Papi”, non solo si rese
direttamente responsabile di orrende atrocità, ma ha anche favorito ingenti azioni
delittuose ed illegalità di ogni genere. Ciò nonostante non pochi di essi, per
opportunità politiche, alla loro morte furono santificati! Pertanto, nella presente
trattazione si è ritenuto opportuno esaminare esclusivamente le ignominiose
nefandezze dei “Papi Santi” in gran parte omesse o non approfondite nel saggio sui
“Papi scellerati” (Liggio, 2009). Dei 265 Papi, eletti fino ad oggi, ne sono stati
santificati 85 (quasi tutti nominati “Santi” ad onorem, senza alcun processo
specifico) di cui 16 (il 18,82%) si sono resi autori di “ignominiose nefandezze”;
mentre, dei 180 Papi non santificati, quelli che si sono resi autori di “ignominiose
nefandezze” sono stati 91 (il 50,55%) come ampiamente documentato in altra sede,
mentre nella totalità dei 265 Papi quelli che si sono macchiati di “ignominiose
nefandezze” risultano 107 (il 40,37%). Dalla ricognizione dei 16 Papi “santificati”
che hanno commesso “ignominiose nefandezze” sono emersi i seguenti.
Il Papa Damaso I (366-384) per poter essere eletto Pontefice dovette
abbandonare la moglie e le tre figlie avute dal matrimonio con lei ed, appena eletto,
approfittò della sua posizione per ottenere notevoli donazioni di beni materiali e
numerose donazioni corporali da parte delle matrone romane tanto che lo storico
Ammiano Marcellino (330-391), suo contemporaneo, in “Res Gestae” scrive
riuscire ad essere eletto “Papa” «…è un premio così ambito che accende il desiderio
di uomini maliziosi da determinare le lotte più feroci di Roma. Una volta raggiunto il
posto, si gode in santa pace della fortuna assicurata dalle donazioni delle matrone, si
va in giro su un cocchio vestiti elegantemente, si partecipa a banchetti il cui lusso
supera quello della tavola imperiale: questo è il compenso per un’ambizione che
trionfa…». Infatti, Papa Damaso I (366-384) organizzava sontuosi banchetti a cui
invitava i più autorevoli nobili romani ed approfittava per organizzare rapporti carnali
con le moglie di quei nobili, il cui marito desiderasse accedere alla fruttuosa cerchia
ecclesiastica. A riguardo, come documenta Cawthorne (1996), Girolamo di
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Stridone (340-420) — l’Autore della cosiddetta “Vulgata” (versione Latina del testo
greco della “Bibbia”), segretario del Predetto Papa, anch’egli santificato! —
raccomandava alle matrone romane e, soprattutto alle loro giovani figlie, di tenersi
alla larga dagli ambienti papali in quanto il Papa Damaso I (366-384) si era
circondato di una corte di giovanissimi sacerdoti che adocchiavano le suore votate
alla verginità, le vedove e tutte le donne cristiane che sotto l’influenza del papa si
erano pervertite. Rappaport (1995) riferisce che i giovani preti che attorniavano il
Papa Damaso I (366-384) accettavano tacitamente l’ordine di non sposarsi, ma nelle
loro case si circondavano di belle schiave trascurando le funzioni ecclesiastiche, tanto
che Girolamo in una lettera ad una donna le consigliava di tenersi lontana dai seguaci
di Papa Damaso I (366-384) se voleva mantenere la propria purezza. Il Papa Damaso
I (366-384) per incentivare i giovani al sacerdozio autorizzò il libero accesso nei
conventi in cui si trovavano le giovane vergini ai sacerdoti. A riguardo Girolamo
sentì il dovere di ammonire quanto segue: «…alcuni si fanno consacrare diaconi e
preti solo per poter fare visita liberamente alle donne. Pensano solo a vestirsi bene e
profumarsi di mille odori […]. Si arricciano i capelli col calamistro; le dita sono
sfolgoranti di anelli […]. Una donna romana, faccia in modo di non rimanere mai
sola con un sacerdote. Qualora si creasse tale situazione, dovrebbe dire che ha
bisogno di uscire per orinare o evacuare […]. Non deve mai entrare nelle loro case né
rimanere sola in loro compagnia…». Il Papa Damaso I (366-384) fu persino
processato perché era stato scoperto mentre aveva rapporti sessuali con la figlia
quattordicenne e mentre aveva rapporti sessuali con una capra! Tuttavia, allorché era
sul punto di essere deposto e condannato, per intervento dell’Imperatore Teodosio
(347-395) a suo favore, non solo fu assolto, ma appena morto fu anche santificato!
Il Papa Anastasio I (399-401), durante il sacerdozio da una relazione ebbe un
figlio — che divenne suo successore il Papa Innocenzo I (401-417) ― e durante il
suo breve pontificato visse nel lusso sfrenato circondato da numerose “schiave”
prodigandosi a riempire di onorificenze ecclesiastiche il figlio Innocenzo onde
prepararlo a divenire suo successore. Il Papa Anastasio I (399-401), fu santificato
l’anno successivo al suo decesso!
Il Papa Innocenzo I (401-417) nel 410 visse tragicamente l’assedio ed il sacco
di Roma da parte dei Visigoti di Alarico i quali invasero la città mettendola a ferro e
fuoco distruggendo le chiese e violentando le donne cristiane e, mentre accadeva tutto
ciò, il Papa Innocenzo I (401-417) invece di adoperarsi a proteggere il popolo
cristiano, codardamente si rifugiava a Ravenna presso la corte corrotta
dell’imperatore Onorio trascorrendo il tempo in compagnia di ragazze adolescenti e
rientrò a Roma solo quando l’ordine fu ripristinato Cawthorne (1996). Anche tale
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Papa fu santificato l’anno dopo del suo decesso!
Il Papa Sisto III (432-440) è storicamente noto per la sua ossessiva attrazione
verso le giovani donne tanto che una mattina, attratto da due giovanissime novizie,
chiese loro di assisterlo nella celebrazione della “Santa Messa”, ma mentre si
stavano preparando ne afferrò una con violenza stuprandola. Nel contempo, l’altra
riuscì a fuggire e denunziò quanto era accaduto. I vescovi del “Tribunale
Ecclesiastico” deliberarono la sua deposizione ritenendolo colpevole di
comportamento nefando. Tuttavia, riuscì ad ottenere l’assoluzione pronunziando la
frase evangelica “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”! Anche questo papa
appena dopo la sua morte fu santificato!
Il Papa Leone I (440-461) promosse la prima sanguinosa lotta “pro fide
agere” (“agire per la fede”) contro i non cristiani giustificando per loro la pena di
morte poiché non erano degni di “continuare a vivere” e la loro eresia “deve essere
estirpata dal corpo della chiesa” (“haereses a corpore ecclesiae resecantur”):
dichiarando di essere il “lungo braccio di Dio” sosteneva che i non cristiani devono
essere perseguitati, oltre che “con la spada sguainata”, anche usando “la lingua
come spada” (cfr. Leone I: «Epistulae» e «Sermones»). Il Papa Leone I (440-461) fu
il primo accanito persecutore degli ebrei che paragonava ad “animali selvaggi”
insultandoli continuamente come “scellerati”, “empi”, “abietti”, “miscredenti”,
“sacrileghi”, “carnefici di Dio” ― nonostante, con palese contraddizione,
ammettesse che “Dio, secondo il suo piano di salvezza, ha voluto essere ucciso da
loro per poter salvare l’umanità”! ―, “criminali”, “assetati di sangue”,
“dissoluti”, “Servi e mercenari di Satana”, ecc. Inoltre, il Papa Leone I (440-461)
presenziava abitualmente alle più sfrenate “orge” ma limitandosi semplicemente a
guardare essendo un accanito “voyeur” (“guardone”). Galla Placidia per gratitudine
dei favori ricevuti gli offerse la vergine figlia appena quattordicenne restando
enormemente sorpresa quando scopri che la ragazzina rimase incinta, credendo che
Papa Leone I (440-461) fosse esclusivamente “voyeuriste”. Per interessamento dello
stesso Papa la ragazzina fu rinchiusa in un convento, ma riuscì a mandare un
messaggio ad Attila, Re degli Unni, promettendogli di donargli la propria dote ―
che consisteva in una buona metà dell’Italia ― se avesse occupato Roma e tirata
fuori dal convento! Attila accettò la proposta, ma fu sconfitto prima di arrivare alle
porte di Roma. Il Papa Leone I (440-461) raggiunse lo sconfitto Attila a Mantova
suggerendogli di ritirarsi in Pannonia. Per tale azione il Papa Leone I (440-461) fu
considerato il “Grande Salvatore di Roma” (Man, 2006)! Il Papa Leone I (440-461)
perseguitò atrocemente il “manicheismo”, presenziando alle torture a cui erano
sottoposti gli adepti prima di essere uccisi dichiarando sfacciatamente, come
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documentato da Cawthorne (1996), “il papa è l’unico che ha il diritto di uccidere gli
eretici”! Tale papa fu santificato!
Il Papa Felice III (483-492), come attestano Paredes e Coll. (1998), all’epoca
della sua elezione a Pontefice era vedovo con due figli e durante tutto il suo
pontificato intratteneva rapporti sessuali con numerose schiave, organizzando
frequenti “baccanali” (“festini orgiastici del culto orfico dionisiaco”)! Anche questo
papa fu santificato!
Il Papa Felice IV (526-530) con un decreto emesso nel 529 ordinò la
distruzione di tutte le sinagoghe dei samaritani, ai quali fece sequestrare i beni, e
stabilì severe punizioni per chi tentasse di ricostruirle (cfr. Codex Justinianus), come
attesta Procopio di Cesarea (500-565) furono decapitati circa centomila samaritani e
ventimila, tra donne e bambini samaritani furono venduti come schiavi (cfr. Procopio:
«Historia Arcana»). Anche tale papa fu santificato!
Il Papa Gregorio I (590-604), il quale protesse il Vescovo Andrea di Taranto
che aveva rapporti sessuali con le parrocchiane e picchiò violentemente una povera
donna da farla morire per le lesioni riportate, ordinò la reclusione dei “peccatori
carnali” in segrete paragonabili alle “antiche gabbie per schiavi” dove i reclusi
erano talmente compressi da non poter muovere un passo (Kober, 1875). Egli fu il
primo Papa a vendere “indulgenze” ed “assoluzioni”. Il Papa Gregorio I (590-604)
allorché apprese che vi erano casi di suore che raggiungevano l’“orgasmo” quando
erano fustigate provocando sconvolgenti sensazioni nella persona incaricata di
infliggere la punizione fustigativa, decise di assistere a tali castighi. Sia per lui che
per altri eminenti della chiesa flagellare le donne peccatrici divenne un ricercato
“gioco sessuale”, per cui le religiose più giovani e belle che confessavano di avere
“cattivi pensieri” erano spogliate, incatenate in una parete con le natiche ben esposte
e colpite a sangue (Rishard, 1997). Il Papa Gregorio I (590-604)divenne un
appassionato assiduo frequentatore di questo tipo di spettacolo in una particolare
occasione ben documentata si è occupato personalmente di infiggere la punizione. Si
trattò di due suore di un convento nei pressi di Roma che erano state sorprese mentre
avevano un rapporto sessuale lesbico. Le due donne furono legate separatamente Un
prete assistente unse le natiche delle peccatrici con olio e Papa Gregorio I (590-604),
con una frusta di cuoio inflisse la severa punizione (forse piacevole!) alle predette
peccatrici. Conseguentemente, come riporta Chandelle (2006), si seppe che un
Vescovo — il quale rivelò pubblicamente che a Sua Santità Gregorio I piaceva molto
eseguire questo castigo, riservando per sé l’esecuzione delle più belle peccatrici —
morì avvelenato! Tale papa, non solo fu santificato, ma anche onorato col titolo di
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“Magno”!
Il Papa Sergio I (687-701) si fece eleggere Papa in cambio di denaro
(Schandelle, 2006) e non ha esitato a stuprare una giovane suora che si era recata in
udienza da lui per consegnargli una lettera da parte della Madre Superiora del suo
Convento. Sua Santità fece uscire i consiglieri presenti e, poco dopo che la porta fu
chiusa, si sentì la voce piangente della giovane che cercava di opporsi invano ai
tentativi del papa di violentarla, cosa che in breve riuscì a fare, ma nessuno dei
consiglieri se la sentì di intervenire, nonostante rimasero meravigliati che il predetto
Papa, impegnato ad imporre il celibato al clero, si dedicasse a violentare una povera
suora nella solitudine del suo ufficio. Tale Papa, tollerante per lo “stupro”, promulgò
assurde punizioni per la “sodomia” come riportato da Cawthorne (1996). Qualora il
“sodomita” fosse un prelato deve essere punito con venti frustate ed ostracizzato,
mentre e se il “sodomizzato” fosse un prelato deve essere punito con cinquanta
frustate e con l’abbassamento del grado gerarchico. Se la “sodomizzata” fosse una
suora deve essere condannata a cento frustrate, a portare i capelli rasati a zero ad
essere marchiata con un ferro rovente sulle natiche! Anche questo papa fu santificato
dopo la morte!
Il Papa Zaccaria I (741-752) ebbe ad equiparare le relazioni sessuali con gli
ebrei alla “zoofilia” e, come riportano Ford e Beach (1951), asseriva che avere
rapporti sessuali con una donna ebrea era come averli con una mucca o con un cane e
deve essere punito allo stesso modo precisando, inoltre, che se venisse sorpreso in
flagrante un uomo cristiano ad avere rapporti sessuali con una donna non cristiana
devono essere giustiziati immediatamente sul posto! Tale Papa, che morì durante un
rapporto sessuale con una sedicenne, fu santificato!
Il Papa Leone IV (847-855) «… Prima della battaglia navale di Ostia aveva
promesso ai suoi guerrieri, in caso di morte, la “divina mercede”: la più antica
anticipazione dell’indulgenza delle crociate, una promessa di cui molti Santi Padri
hanno largheggiato, sapendo di mentire, nei tempi futuri. Qui accadde, per la prima
volta, che un papa garantisse generosamente il cielo a tutti coloro che fossero morti
per la “vera fede, per la salvezza della patria e per la difesa della cristianità” [!!]
[ancora oggi continua ad essere garantito il “paradiso” per chi si sacrifica nel
provocare le stragi terroristiche!]. E così l’impresa divenne un successo travolgente.
[...]. I bravi credenti, tuttavia, trucidarono i naufraghi, che erravano inermi sulla
costa, o appendendoli alle forche “perché il loro numero non sembrasse troppo
grande”, o trascinandoli in catene a Roma, dove servirono come schiavi di guerra
alla costruzione della fortezza vaticana e dove l’impresa fu esaltata come un miracolo
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operato dal principe degli apostoli [San Pietro]. [...]. Dunque, ad una “pax” così
concepita, può seguire di tutto: conflitti ed atrocità, anzi senz’altro guerra qualora
venga lesa la “iustitia” ed il “giusto ordine”, quello cristiano, appunto. E questo, non
è difficile dimostrarlo, è così ancora oggi. Pace ad ogni costo è qualcosa che la storia
del cristianesimo non conosce. “Libertà”, “ordine”, ossia i “valori cristiani di base”
devono essere preservati e difesi fino al sangue, fino alla totale rovina dello stesso
oggetto da difendere…» (Deschner, 1997). Anche questo papa è stato santificato!
Il Papa Adriano III (884885), come riporta Chandelle (2006), conviveva in
Laterano con una giovane ventenne e molte altre concubine. Tuttavia, si atteggiava ad
estremo morigerato. Infatti, come riporta Cawthorne (1997), poiché ad una donna
che, per eccessiva scollatura, gli sporse fuori un seno durante un banchetto, ordinò di
farla alzare la donna, di spogliarla davanti a tutti i commensali e fustigarla, anche se
poi si seppe che in realtà la poveretta era stata punita poiché in precedenza non aveva
ceduto alle avance di Sua Santità! Anche Papa Adriano III fu santificato!
Il Papa Gregorio VII (1073-1085) fece avvelenare sei Vescovi per il semplice
motivo che non condividevano il suo operato, tanto che, come riporta Chamberlain
(2003) da un Cardinale della Curia fu soprannominato “San Satana”. Egli, mentre
faceva di tutto per impedire il concubinato dei gestori della Chiesa, aveva per amante
la Contessa Matilde di Canossa. Nel 1075 in occasione del Sinodo Quaresimale di
Roma impose l’obbligo tassativo del celibato a tutto il clero e destituì tutti i preti
sposati lasciando nell’indigenza le loro compagne ed i loro figli. Le sue continue
arringhe sulla necessità di “uccidere i sacerdoti sposati” provocarono un’ondata di
omicidi in Italia ed in molti paesi europei, tanto che l’Arcivescovo di Magonza sentì
il dovere di protestare affermando “Questo papa, così sudicio e fornicatore, ha
proibito il matrimonio casto tra i sacerdoti”! La conseguenza della lotta intrapresa
dal Papa Gregorio VII (1073-1085) contro i preti sposati fu l’abbandono all’indigenza
di migliaia di mogli innocenti. Molte di queste donne si suicidarono o si
prostituirono! Ma, ciò nonostante, alcuni vescovi sostenitori del predetto Papa,
incitavano i fedeli durante la “Santa messa” anche dicendo, come è il caso del
VescovoBurckhard di Halberstadt, persino “Maledetto l’uomo che rifiuta di
impugnare la spada! Uccidere certi sacerdoti non è un crimine, mentre lo è che
questi amino le proprie mogli” (Deschner, 1978). Inoltre, il Papa Gregorio VII
(1073-1085) fece uccidere il Marito della Duchessa di Canossa, il Duca Goffredo III,
poiché gli rendeva difficoltosa la relazione intrapresa con sua moglie (Spik, 2004). Il
povero Duca Goffredo III fu ucciso dal proprio servo “fedele” che allo scopo, come
attesta Fiorentini (1756), gli introdusse una spada nell’ano! Ma, il Papa Gregorio VII
(1073-1085), al pari di tanti altri Papi della Roma papalina non a caso definita
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“patria delle truffe”, è stato soprattutto un abilissimo “falsario”. Infatti, , come
attesta De Rosa (1988), «…andò ben oltre la Donazione di Costantino [notissimo
falso]: aveva intorno a sé un’intera scuola di falsari che sfornavano un documento
dopo l’altro con il sigillo del papa per soddisfare qualsiasi sua esigenza. I
rappresentanti principali della scuola erano Anselmo da Lucca, nipote del pontefice
precedente, il cardinale Adeodato e, successivamente, il cardinale Gregorio da Pavia.
Ad esempio il Papa aveva bisogno di giustificare un’azione, quei prelati producevano
letteralmente il documento appropriato. […]. Molti scritti di epoche anteriori furono
ritoccati in modo che dicessero il contrario di quello che dicevano in origine, anche se
molti di essi erano già di per sé contraffatti. La scuola di Gregorio trattava tutti i
documenti, veri o falsi che fossero, con la stessa imparziale disonestà, anticipando di
nove secoli il 1984 di Owell, non in uno stato ateo agli ordini del Grande Fratello, ma
nel cuore del Cattolicesimo romano in favore del papa. Questo metodo istantaneo di
inventare la storia ebbe un successo fantastico, specialmente perché le falsità
venivano inserite immediatamente nella legge canonica. Attraverso innumerevoli
sottili mutamenti fecero si che il Cattolicesimo apparisse immutabile, e trasformarono
l’“oggi” nel “fu così e lo sarà sempre” che tutt’ora contraddistingue il
Cattolicesimo, nonostante le scoperte della storia. […]. Non avrebbe funzionato in
un’era di alfabetizzazione universale, stampa, fotocopie e datazione al carbonio; ma
precedette senza intoppi in un’epoca in cui i manoscritti erano rari, gli studiosi inetti e
persino certi imperatori non sapevano né leggere né scrivere. […]. Il suo Decretum, o
codice di legge canonica, fu il libro più influente mai scritto da un cattolico; era un
miscuglio di tre secoli di truffe, delle conclusioni da esse tratte e fantasiose aggiunte
dell’autore. Dei 324 brani citati da Graziano come opera di papi vissuti nei primi
quattro secoli, solo undici sono autentici. Tra le aggiunte personali vi era una serie di
canoni che trattavano come eretici tutti gli scomunicati; e ciò era allarmante, visto
come erano trattati gli eretici a quell’epoca. Infatti, Urbano II, alla fine
dell’undicesimo secolo, aveva decretato che dovessero essere torturati ed uccisi.
Graziano inventò un modo nuovo per estendere il potere papale. Il papa, dichiarò,
guadagnandosi l’approvazione di Roma, è superiore a tutte le leggi e ne è la fonte,
senza limitazioni; perciò deve essere posto su un piano di parità con il Figlio di Dio
Quest’ipotesi ispirò la Curia, che agiva in nome del papa, ed ogni scribacchino era
quindi, in un certo senso, un Dio […]. San Tommaso afferma che gli eretici
dovrebbero essere giustiziati allo stesso modo dei falsari, in quanto non falsificano il
denaro, ma qualcosa di ben più prezioso: la fede. Non si chiese quale fosse la
punizione più appropriata per i criminali che falsificavano i documenti […], come
aveva fatto anche lui. Le falsità di Gregorio VII avevano il vantaggio di essere nello
stesso tempo originali e sacrosante, nuove ed antiche […]. La storia divenne una
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branca minore della teologia, e tale è rimasta; dopotutto nemmeno la storia può
contraddire la verità infallibile [!!]. Di conseguenza negli anni in cui si costituì il
Cristianesimo Cattolico Romano, tutte le discussioni vennero soffocate facendo
ricorso ad “autorità” fabbricate al momento. Gli sviluppi non si verificarono
spontaneamente, ma secondo rigidi schemi prestabiliti […]. Opinioni discusse e
talvolta ridicole divennero dogmi inconfutabili, e pareri di parte furono consacrati
come insegnamenti cattolici irreversibili e senza tempo. Ma non è cosa da poco
fabbricare la Storia. Appena eletto Gregorio VII si mise in moto per attuare numerose
riforme. In primo luogo, per assicurarsi che le proprietà della Chiesa non passassero
mai di mano, tentò di eliminare la “fornicazione” universale, cioè il matrimonio degli
ecclesiastici […]. Egli decretò che se i sacerdoti non si fossero adeguati, sarebbero
stati sospesi ed i laici non avrebbero potuto accettare da loro alcun sacramento […].
L’effetto di questa legislazione fu di “creare migliaia di virtuali prostitute tra le
mogli innocenti di piccoli sacerdoti confusi ed adirati”. “Quando furono separate in
gran numero dai mariti per opera di Gregorio VII, molte mogli di sacerdoti, indifese,
distrutte dal dolore e con il cuore spezzato, decisero di abbreviare quell’agonia con
il suicidio” […]. Se Gregorio VII avesse messo in pratica la minaccia di sospendere i
sacerdoti intemperanti, avrebbe praticamente cancellato il Cattolicesimo, ma non si sa
se questa sia o meno una fortuna, la sua campagna non ebbe successo duraturo.
Riuscì infatti a far rispettare il celibato, ma non la castità; comunque, attraverso il
celibato, istituzionalizzò il sistema di apartheid da sempre vigente nel Cattolicesimo,
in cui gli ecclesiastici, che godono di diritti, sono separati dai laici che non ne hanno
alcuno. Curiosamente furono più numerosi i laici che si separarono dalle mogli, forse
maggiormente colpiti dagli ideali ascetici di Gregorio VII. I sacerdoti, dopo breve
tregua, continuarono a comportarsi come se ciò che facevano a letto fosse solo affare
loro» (De Rosa, 1988). Infine, per completare la documentazione sulla vergognosa
spudorata personalità del Papa Gregorio VII, innalzato per convenienza politica agli
“Altari” è doveroso concludere con alcuni particolari essenziali, rilevati da Deschner
(1999), come segue: «…Questo papa fu innamorato della guerra e non è un caso che
uno dei più antichi documenti abbastanza dettagliati ― se non in assoluto la più
antica testimonianza della fede di Gregorio VII nell’aiuto dal cielo ― faccia esplicito
riferimento proprio alla guerra: cioè alla fede dei cristiani nel fatto che il papa dal
cielo avrebbe protetto i suoi in battaglia e mandato in soccorso l’arcangelo Michele
alla testa di tutele schiere elisie […]. Gregorio dimostrò precocemente grande
interesse per le armi e le imprese belliche. I suoi scritti papali sono costellati di modi
di dire corrispondenti. Più di altri “vicari” egli si serve del linguaggio marziale,
evocando spade e proiettili, ferite e morte, con ricorrenti espressioni di militia Christi,
militia sancti Petri, christiana militia e simili. Parla senza tregua di “bravi soldati di
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Cristo” e di “combattenti regali”, con cui naturalmente allude ai “santi vescovi”;
parla di “scudo della fede”, di “spada di Cristo”, “brando della parola divina”,
“spada del brando universale”, di “spada della vendetta apostolica, un’arma che
inguaribilmente ferisce dalla pianta dei piedi fino alla testa”. Ed incessante ricorre il
suo motto ispiratore, il versetto della bibbia: “Maledetto l’uomo che trattiene la sua
spada dal sangue” […]. Naturalmente, Gregorio VII dichiarò l’uso delle armi lecito
[…] per la difesa dell’ordinamento stabilito da Dio [!!]. Certo, ciò che intende per
[…] ordinamento divino, altro non è se non ciò che torna a lui utile, ovvero quanto è
di vantaggio per il papato e la Chiesa […]. Difatti egli vuole governare in luogo dei
principi, vuole governare su di loro: per questo non fa altro che denigrarli,
strapazzandoli di continuo accusandoli […] di alterigia, di rapina, di infedeltà, di
assassinio, “delitti di ogni specie, compiuti per incitamento del diavolo. Principe del
mondo” [!!]; ed afferma che costoro vogliono dominare gli uomini con cieca
bramosia, con insopportabile arroganza, ecc, precisamente quello che anche lui
vuole! Tutte le pretese di primato dei papi si conformarono in lunghi periodi e
s’andarono sempre più accrescendo visto che, alla fin fine, ambizione e sete di potere
di questi umili “servi dei servi di Dio”, non conobbero praticamente nessun limite
[…]. Gregorio VII vorrebbe rendere docili e malleabili anche gli imperatori,
subordinando in maniera assoluta i sovrani. Egli non esita a capovolgere le cose, le
leggi, la storia, le realtà gerarchiche. Per raggiungere questo fine, o non possiede
alcun titolo, oppure ne ricava da colossali imposture clericali, in special modo dai
famigerati Decretali pseudo-isidoriani, cioè dai “falsi più fortunati” di tutti i tempi.
[…]. Gregorio VII era dominato dalla fissazione, da una sua idea peculiare: che il
papa fosse il signore del mondo. Infatti lui […] è più di tutti ossessionato dal potere.
Chiunque altro, sia vescovo sia re, è tenuto a ubbidirgli e servirlo. Soltanto il papa
deve avere precedenza e privilegi su tutti. In fondo egli disprezza tutti e vuole essere
stimato da tutti. Nel modo più pregnante, la sua esorbitante megalomania fa sfoggio
di sé nel famigerato “Dictatus papae”, di cui si riportano alcune delle 27 concise e
disordinate pseudo-proposizioni […] che probabilmente dovevano costituire il nucleo
fondamentale di una nuova silloge giuridica: VII) “solo a lui è consentito, in
corrispondenza con le esigenze del tempo, proporre leggi nuove, formare nuove
comunità”; IX) “tutti i principi bacino solo i piedi del papa”; XII) “solo a lui è
consentito di detronizzare gli imperatori ed il suo verdetto non può essere ritrattato
da nessuno, lui è l’unico a poter revocare sentenze e giudizi”; XVIII “lui non può
essere giudicato da nessuno”; XXII) “la Chiesa di Roma non è mai caduta in errore
e, secondo la testimonianza della scrittura, non errerà mai per l’eternità” […].
Gregorio voleva sottoporre al proprio comando niente di meno che il mondo intero.
[…]. Le armi, per papa Gregorio, furono sempre le benvenute, le predilette, purché
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combattessero per lui. Tant’è vero che, nel gennaio del 1075, provò a sondare presso
il re danese Sven Estridsen: “Nel caso che la Santa romana madre Chiesa avesse
bisogno di combattenti e di spade mondane contro i senzadio e i nemici di Dio,
vorremo sapere, tramite discreti messaggi, quale speranza potremmo riporre in Te”.
[…]. Gregorio ― beatificato nel 1584 e canonizzato nel 1606 [!!] da Paolo V (16051621) ― pretese dal potere politico, non solo guerre a favore della Chiesa, ma anche
guerre promosse dalla Chiesa stessa. Subito dopo l’insediamento nella carica, egli si
occupò intensamente del riarmo, dedicandosi ai preparativi bellici. Collette e
donazioni, che confluivano di continuo a Roma […] furono adoperate per dar vita ad
un’armata. Per i suoi attacchi egli ammassava truppe senza tregua e, poiché non ne
aveva mai abbastanza, giunse a dichiarare che fosse compito del credente quello di
consacrarsi alla “militia sancti Petri” (un concetto coniato da lui). Arrivò così a
sancire anche la guerra di aggressione. Anzi, mantenne da sé un esercito alla testa del
quale troneggiava sul suo destriero […]. [“…Tutti i gregoriani sono favorevoli ad
una guerra della Chiesa, all’applicazione della forza delle armi per amore della
religione…” (Erdmann, 1966)]. Per sua Santità non potevano mai esserci abbastanza
caduti né abbastanza vittime in battaglia. Gregorio se ne rammarica dinanzi ai
fedelissimi della Santa Sede: “Fino ad oggi solo pochi dei nostri seguaci hanno
resistito agli empi infedeli fino a versare il loro sangue […]. Così l’indignato e
deluso pontefice prega, implora e incalza senza sosta; ed ovviamente solo “da parte
del santo Pietro (ex parte beate Petri)”, affinché i credenti scendano in campo “per il
re celeste”, per la “celeste aristocrazia” (celestem nobilitatem), quale che sia il
significato dell’espressione […]. Ai suoi guerrieri, nonché alle sue vittime,
comunque, il papa promette di più. Perché facendo speciale affidamento ― in tutti i
suoi progetti di aggressione ― in volontari afflussi di truppe, egli garantisce a tutti
una ricompensa in cielo […]. Gregorio promette: “Per la vostra temporanea fatica
(momentaneum laborem) potrete conseguire l’eterna mercede”. E nel suo ultimo
appello dopo la perdita di Roma: “accorrete in aiuto se volete avere remissione dei
peccati, benedizione e grazia in questa e nell’altra vita” […]. Gregorio VII, per
colpa del quale grande parte dell’urbe era stata trasformata in cumuli di macerie,
distrutta dal fuoco e spopolata, non poteva più restare a Roma: lo si sarebbe linciato
per tutto quello sfacelo. Per mettere al sicuro dalla rabbia popolare, tagliò la corda
insieme con Roberto il Guiscardo dopo essere stato liberato da Normanni e
musulmani [si pensi alla stretta analogia con Benito Mussolini che fu liberato dai
Tedeschi]: questi portarono via, come prigionieri e schiavi, un gran numero di
pecorelle romane, oltre agli innumerevoli carri carichi di bottino […]. Il 25 maggio
del 1085 morì Gregorio VII, del quale molti teologi e storici cristiani, soprattutto
cattolici, tessono l’apoteosi, proclamandolo non di rado il più grande di tutti i papi
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[!!]…» (Deschner, 1999).
Il Papa Pio V (1566-1572), come riporta Cawthorne (1997), era padre di tre
figli avuti dalla sua amante quando Vescovo inquisitore a Bergamo, dove era stato
soprannominato il “Boia di Bergamo” per il gran numero di persone che aveva
mandato al rogo e nelle terribili stanze di tortura del “Santo Uffizio”, oltre gli
accusati di “eresia”, anche gli “omosessuali” e le “donne adultere” che, prima di
essere giustiziate erano fatte rapare a zero! Il Papa Pio V (1566-1572) organizzò
persino un servizio d’inelligence, denominandolo "Santa Alleanza" allo scopo, come
precisa Frattini (2004), di fare uccidere la Regina Elisabetta I (considerata eretica) per
porre al trono dell'Inghilterra la cattolica Maria Stuarda Regina di Scozia! Questo
Pkapa obbligò gli ebrei ad indossare un segno di riconoscimento oltre a relegarli nei
"ghetti", da dove non potevano uscire senza il permesso dell’autorità ecclesiastica del
posto! Tale Papa — torturatore, assassino ed accanito antisemita — fu santificato
nel 1712 dal Pontefice Clemente XI (1700-1721)!
Il Papa Pio IX (1848-1878) soffriva di ricorrenti improvvise “crisi
epilettiche” post traumatiche, postume di un pregresso trauma cranico conseguente
ad una brutta caduta in un torrente capitatagli all’età di 5 anni nell’ottobre del 1797,
crisi regredite, come di norma, dopo poco meno di una ventina d’ anni dal trauma.
Nel 1852, quattro anni dopo la sua elezione a Papa, allorché le autorità austriache
richiesero la “sconsacrazione” di don Errico Tazioli al fine di poterne eseguire la
condanna a morte perché simpatizzante del movimento della “Giovane Italia” di
Giuseppe Mazzini, ordinò tale “sconsacrazione”, nonostante fosse stata negata dal
Vecovo di Mantova permettendo l’impiccagione del predetto sacerdote. Il Papa Pio
IX (1848-1878) l’8 dicembre 1854, spinto da impellenti necessità politiche, emise
l’enciclica “Ineffabilis Deus” con la quale proclamò “Dogma di fede l’Immacolata
concezione”, promovendone un’immediata capillare diffusione, tanto da indurre la
straordinaria frequenza allucinatoria di “apparizioni” dell’“Immacolata Concezione”
in molte adolescenti, favorita soprattutto, come sostiene Ricca (1979), dal fatto che
«…il cristianesimo, avendo associato l’attività sessuale all’impurità ed al “peccato”,
l’invenzione dell’“atto impuro” ha avuto la conseguenza di scatenare morbosità […]
e di ingenerare un moralismo ipocrita e convenzionale…». Il 14 giugno 1859, per
insofferenza al dominio papale, insorse la città di Perugia che instaurò un governo
provvisorio, per cui il legato pontificio dovette tornarsene a Roma. Il Papa Pio IX
(1848-1878) reagì in maniera dura, ordinando la repressione inviando 2.000 guardie
svizzere comandate dal Colonnello Schmit autorizzando il saccheggio della città. Le
truppe delle guardie svizzere il 20 giugno 1859 entrarono in Perugia e fecero strage
dei rivoltosi senza risparmiare donne e bambini. Cinque anni dopo Pio IX, con
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l’enciclica “Quanta cura” e con il “Sillabo degli Errori”, emessi
contemporaneamente l’8 dicembre 1864, condannò in blocco tutte le dottrine
anticattoliche dal “panteismo” al “naturalismo”, al “razionalismo” ed al
“modernismo” (2), dal “socialismo” al “comunismo” ed al “liberalismo” (cioè la
“libertà di coscienza ed i conseguenti valori civili”), riaffermando l’“origine divina
di Chiesa e Stato” e ribadendo definitivamente l’impossibilità di una riconciliazione
del pontefice (da lui proclamato “infallibile”!) “…con il progresso, con il
liberalismo, con la società moderna…”. Tale papa fu così criminale che non esitò ad
armare eserciti, a firmare un numero esorbitante di condanne capitali (3) ― tra le
quali si ricordano quella di Romoli Salvatori, fatto decapitare il 10 settembre 1851
per avere consegnato ai carabinieri l’arciprete di Anagni, quella di Antonio Felici,
fatto decapitare 24 gennaio 1854 per avere attentato al Cardinale Antonelli, e quella
dei due patrioti Monti e Tognetti fatti inesorabilmente decapitare il 24 novembre
1868 nonostante l’insistente richiesta di grazia da parte del Re Vittorio Emanuele II
― ed a riempire le carceri pontificie di tanti innocenti che, quando i patrioti
dell’unificazione d’Italia vi entrarono per liberare le centinaia di prigionieri che vi
erano stati costretti a vivere incatenati per un tempo talmente protratto, li trovarono
talmente malridotti tanto che molti di essi avevano perso l’uso della vista e degli arti!
Inoltre, nei bui ed umidi sotterranei furono trovati mucchi di scheletri e di cadaveri in
decomposizione commisti a mucchi di tonache (di frati e di suore), di vestiti civili (di
uomini e di donne), di divise militari, ecc., di scarpe, di giocattoli vicino a scheletri di
bambini incarcerati insieme ai genitori, ecc., né più né meno di quanto fu rinvenuto
nei lager nazisti! Tale papa, imperterrito antisemita al punto di chiamare gli ebrei
“cani” fino a dichiarare espressamente “di questi cani cen’ha pur troppi oggidì in
Roma, e li sentiamo latrare per tutte le vie, e ci vanno molestando per tutti i luoghi”,
fece nuovamente rinchiudere gli ebrei nel “ghetto”ed impose ai commercianti ebrei a
dovergli pagare il “pizzo”, proibì ai medici ebrei di esercitare la professione, fece
incarcerare un ebreo benestante per il semplice motivo di avere assunto come
lavandaia una donna cristiana (Roth, 1941) ed arrivò persino a fare rapire, per farli
crescere nella “vera religione”, tre bambini ebrei (Edgardo Mortara, Giuseppe
Michele Coen e Graziosa Cavigli) (Kertzer, 1997), battezzati nascostamente dalla
rispettive bambinaie cristiane! Proibì ai comuni cittadini ebrei di Roma di lasciare la
città senza il permesso della “Santa Inquisizione” e mantenne in vigore la legge che
permetteva di condannare a morte un ebreo se un cristiano dichiarava di averlo visto
o o sentito offendere un sacerdote cattolico (De Rosa, 1988). Si pensi che questo
pontefice è stato beatificato, da Papa Giovanni Paolo II, il 3 settembre 2000,
nonostante il giudizio estremamente negativo sulla sua persona, espresso da Giuseppe
Garibaldi ― in una lettera scritta l’8 dicembre 1869 in occasione del Concilio
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Vaticano che sancì l’“infallibilità del papa” e la “perpetua Verginità” di Myriam
Bar-Yeôyakim (Maria Figlia di Gioacchino) “ante partum, in partu et post partum”
― come segue: «…nella contaminata vecchia capitale del mondo, si discuterà sulla
verginità di Maria, che partorì un bel maschio sono ora 18 secoli (e ciò importa
veramente molto alle affamate popolazioni); sulla eucaristia, cioè sul modo di far
inghiottire il reggitore dei mondi, e depositarlo poi in un closet qualunque. Sacrilegio,
che prova l’imbecillità degli uomini che […] così sfacciatamente si fa beffa di loro
[…] sull’infallibilità di quel metro cubo di letame che si chiama Pio IX…»
(Ciampoli, 1907). D’altra parte, alla sua morte il popolo romano inferocito attaccò il
corteo funebre con sassi e bastoni gridando “al fiume il papa porco” con l’intendo di
fare gettare la salma di Pio IX nel Tevere! Il Papa Pio IX (1848-1878) fu di mentalità
talmente retrograda che proibì la lettura delle opere di Charles Darwin e di Karl Marx
poiché per la sua mentalità era impensabile che la specie umana derivasse da un
processo evolutivo di lontani progenitori comuni con le scimmie, e che l’umanità non
dovesse più essere legata al sacrificio ed alla sofferenza e poter ottenere vantaggi
terreni e non le ricompense nel “Regno dei Cieli”! Egli dichiarò categoricamente che
tali idee derivavano da un pensiero eretico e che la Chiesa Cattolica è la sola a
possedere la verità, considerando il progresso ed il liberalismo nemici da sconfiggere!
Nonostante quanto ben documentato riguardo la sua retrograda deleteria personalità,
l’11 febbraio 1907, esclusivamente per impellenti esigenze politiche, fu iniziato il
procedimento per la sua “beatificazione” che, non potendo essere ragionevolmente
concluso fu sospeso. Soltanto il 7 dicembre del 1954, per vantaggi di politica
ecclesiastica, per concludere almeno la cosiddetta “fase apostolica” finché, dopo 19
anni di sosta, per iniziativa di quattro cardinali (Pietro Parente, Sergio Guerri,
Umberto Mozzoni e Pietro Palazzini) il 6 novembre 1973 fu inoltrata una supplica al
Papa PaoloVI (1963-1978) affinché disponesse la ripresa della causa di beatificazione
di Pio IX, ma durante le sedute preparatorie emersero 13 obiezioni. Quindi, fu
nominato un nuovo coordinatore che il 7 ottobre 1984 presentò esaurienti risposte a
ciascuna delle 13 obiezioni, per cui la commissione giudicatrice le ritenne
ineccepibili anche sull’aspetto metodologico, ed il 6 luglio 1985 Pio IX fu nominato
“venerabile”! Finalmente, per necessità di accreditamento della fede religiosa, è stato
nominato “beato” da Papa Giovanni Paolo II (1978-2005) dopo che la “Chiesa
Cattolica” ha riconosciuto l’autenticità (!!!), per “intercessione” di Pio IX, del
“miracolo” (!!!) da suor Marie-Thérèse de St-Paul di 37 anni, che soffriva di una
sintomatologia dolorosa ad un ginocchio conseguente a “frattura della rotula con
pseudoartrosi” (!!!) ritenuta non spiegabile secondo le attuali conoscenze
mediche (4)!
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Il Papa Pio X (1903-1914) non riconobbe agli ebrei, addirittura, il “diritto di
esistere” tanto che, come si rileva dal diario di Theodor Herzl (1904), il fondatore del
“Sionismo” (movimento politico per la rinascita nazionale ebraica), ebbe a dire ad
Herzl ― che gli faceva notare come “terrore e persecuzione potrebbero non essere
stati i mezzi giusti per illuminare gli ebrei” ―, con riprovevole arroganza, quanto
segue: «Gli ebrei hanno avuto tutto il tempo di riconoscere la divinità di Gesù, senza
che venisse esercitata su di essi alcuna pressione. Ma fino ad oggi non l’hanno fatto.
[…]. Gli ebrei non hanno riconosciuto il nostro Signore, pertanto non possiamo
riconoscere il popolo ebraico […]. La religione ebraica ha costituito il fondamento
della nostra; ma gli insegnamenti di Cristo [di Unto] l’hanno sostituita, e non
possiamo concederle ulteriore validità» (Patai, 1960). Questo Papa è stato
regolarmente “beatificato” il 3 giugno 1951 e regolarmente “canonizzato” (cioè, il
suo processo di “santificazione” è stato eseguito secondo la completa procedura
legale) il 29 maggio 1954 sotto il pontificato del Papa Pio XII (1939-1958).
In definitiva, non è da meravigliarsi se i gestori della “Chiesa cristianacattolica” siano stati, e permangono, fondamentalmente fautori di comportamenti
illegali e, spesso, anche criminosi, poiché il loro vero “fine” è condizionare
psicologicamente i propri fedeli con promesse di premi e minacce di castighi,
continuando imperterriti a convincerli dell’esistenza di una originaria colpa collettiva
e di colpe individuali da scontare. I Papi tuttora, coadiuvati da un efferato sistema
gerarchico — non solo continuano ad organizzare frequentemente immensi raduni di
giovani, seguendo le tecniche proprie delle “ideologie totalitarie” (al pari del
nazismo, del fascismo, ecc.). per accattivarsi le loro ingenue menti immature,
pertanto facilmente condizionabili, allo scopo di garantirsi la continua sussistenza nel
futuro — continuano ad elevare a santità più persone possibili per mantenere sempre
più crescente il numero di fedeli e dei vantaggi che ciò comporta, tanto che il Papa
Giovanni Paolo II (1978-2005), durante i 26 anni del suo Ponteficato, ha elevato a
santità ben 483 persone, creando più santi di quanti ne abbiano creato tutti suoi
predecessori messi insieme! Con i Papi, l’ideologia del movimento cristiano ―
divulgata fin dall’origine come fondata sulla bontà, umiltà, rassegnazione e perdono
― in pratica non ha tardato rivelarsi sempre più «…intollerante, implacabile e
minacciosa contro tutti coloro che, in un modo o nell’altro, le si oppongono o che, più
semplicemente, si rifiutano di accettarla…» (Ricca, 1979), tanto che la relativa
adesione richiede ai fedeli una completa accettazione incondizionata di pratiche fino
a poter implicare difficoltà nelle relazioni socio-ambientali laiche, per cui gli adepti al
cristianesimo, alle origini, dovevano considerare come nemico chiunque non era
cristiano! L’ideologia del “Cristianesimo” (“Untianesimo” = “Messianesimo”) è
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stata subito carpita e sfruttata dalle classi dominanti, le quali avevano interesse a
condizionare il popolo nello spirito di sottomissione servile, onde poter mantenere la
loro impostazione feudale con la propria gerarchia imperniata su rigide normative per
l’efficace controllo delle masse popolari. Infatti, le virtù e l’onestà, ostentate dal
cristianesimo, consentivano ai ricchi detentori del potere di godere impunemente in
apparente rettitudine il diritto dei relativi privilegi, in quanto esse, nel contempo,
risultavano efficaci a persuadere i poveri a vivere con gioiosa rassegnazione nella
propria miseria. Inoltre, è comprensibile che il “cristianesimo” abbia raccolto ampio
consenso dall’apparato burocratico del potere in quanto si è dimostrato in grado di
funzionare come valido strumento per controllare le masse popolari mediante
l’irresistibile effetto psicologico derivante dalla pretesa investitura divina del potere,
oltre che con l’offerta agli sfruttati della speranza di felicità eterna ultraterrena.
L’organizzazione governativa continua a ritenere la religione “Cristiana-Cattolica”
come strumento fondamentale per il mantenimento del potere statale sul popolo. In
ultima analisi, non vi è alcun dubbio che la tale“religione” non ha altro scopo che
quello di consolidare gli interessi comuni tra i gestori dell’“organizzazione
governativa” ed i gestori dell’“organizzazione religiosa” che continuano
impunemente a rendersi responsabili di ogni genere di illegalità. I veri e propri
comportamenti riprovevoli dei Papi si svilupparono nel IV secolo, allorché essi
pretesero la prosternazione ed il baciamano dei fedeli, per inasprirsi progressivamente
nei secoli successivi tanto che, come precisa Deschner (1962), «… Nel Medioevo
l’ambizione dei gerarchi cattolici divenne abnorme e rimase tale. Persino i Patti
Lateranensi, stipulati nel 1929 fra l’Italia e Vaticano, contengono nell’art. 21 la frase
seguente: “Tutti i Cardinali godono in Italia degli onori spettanti ai Principi di
sangue” […]. Alla completa mondializzazione della Chiesa contribuì l’afflusso della
nobiltà, che dopo l’innalzamento del Cristianesimo a Religione di Stato ed il suo
adeguamento totale ai rapporti sociali dominanti cominciò a diventare non solo
cristiana, ma persino “clericale”, giacché il clero venne gratificato con privilegi di
status sociale sempre più allettanti. La maggior parte dei Vescovi venne così a
trovarsi in una situazione invidiabile e i rappresentanti più eminenti della Chiesa non
furono per nulla inferiori ai gradi più elevati della burocrazia statale…»,
evidentemente, perché faceva loro comodo, per continuare ad ingannare e sfruttare le
masse dei fedeli sprovveduti e continuare ad alimentare la loro potente
organizzazione politico-capitalistica internazionale! Infatti, se si considerano le
enormi somme di capitali movimentate dalle banche di proprietà del “Vaticano” (lo
Stato della “Chiesa Cattolica”, chiesa di una religione che pretende di costituire uno
stato!) (5) ― la cui polimorfa attività verte in notevoli operazioni finanziarie
internazionali, nel controllo e nella diretta gestione delle organizzazioni devolute alla
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raccolta dei fondi per le popolazioni sottosviluppate, in ingenti investimenti
patrimoniali nell’acquisto di beni immobili, nelle recenti vistose campagne
pubblicitarie promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ecc. ― si deduce
che esso è, in realtà, una potente azienda multinazionale tesa ad accumulare ricchezza
e capace di condizionare il mercato in ogni paese del mondo! Ciò fa riflettere sulla
concretezza della “carità” cristiana sciorinata dalla Chiesa Cattolica poiché tale
“carità”, come hanno ben evidenziato Manacorda e Franzoni (1999), «…è quella
“carità solidale” che non serve a mutare, ma a conservare i ricchi e i poveri nelle
strutture sociali esistenti e a far guadagnare ai ricchi la riconoscenza dei poveri […].
Che, peraltro, lo ha fatto sempre grazie agli aiuti pubblici e privati, dello Stato e degli
individui; mai, che si sappia, spogliando le sue ricchissime chiese. È dunque questa la
solidarietà della Chiesa? Le parole suonano belle, ma dove sono i fatti? In realtà,
questa solidarietà tra diversi ― ricchi e poveri ― destinati a restare tali per sempre
in una società mondiale naturaliter divisa tra zone di opulenza e zone di miseria, ad
altro non serve che a conservare questa divisione, di cui non si prospetta in alcun
modo la fine. Come la divisione, per mantenersi ha bisogno di solidarietà tra i diversi,
così la solidarietà, per giustificarsi, ha bisogno della divisione. Alla conservazione di
questa diversità “solidale” tra ricchi e poveri serve anche la divisione tra clero e laici,
[…] tra una parte, il clero, opulenta di ricchezze […] e l’altra parte, la grande
maggioranza degli uomini, incapace di distinguere il bene dal male. L’enciclica sullo
Spirito e quella sulla società si danno così la mano, ribadendo la divisione tra chi
possiede la ricchezza, materiale e spirituale, e chi non possiede né l’una né l’altra…».
Pertanto, il “Vaticano” si configura come sede centrale di un’organizzazione
criminale legalizzata e ben protetta dall’efficacissima copertura mimetica, costituita
dall’ostentamento di azioni benefiche, abilmente intessuta e continuamente rinforzata
dal “potere politico governativo” (6).
NOTE
(1) L’aggettivo “settario”, derivato dal verbo passivo latino “sequor, secutus sum, sequi” (“seguire”,
“andare dietro”, “essere trascinato”, ecc.), è usato per qualificare un’associazione minoritaria di adepti che
si distacca da una confessione religiosa predominante già affermata e che inizialmente tende ad assumere
caratteristiche criminali a seconda della disponibilità al proselitismo in cui degli organizzatori carismatici
attuano nei confronti degli adepti una graduale manipolazione al fine di farsi attribuire capacità
soprannaturali e farsi venerare come portatori di “salvezza”. I membri si convincono di divenire essi stessi
apportatori di “salvezza” per l’intera umanità nonostante siano sottoposti ad assurdi rituali ed a disciplina
estenuante. Essi finiscono per ridurre i contatti sociali con amici, conoscenti e parenti, tuttavia fanno
pressione verso di loro per cercare di convertirli alla loro idelogia. Ma ben presto gli adepti sono costretti a
versare dei contributi poiché il raggiungimento della salvezza viene fatto dipendere da costi sempre
crescenti, tanto che i membri sono esortati a mendicare ed a chiedere continuamente dei contributi, dopo
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essere stati obbligati a consegnare ai gestori tutto il loro patrimonio, proprio come veniva fatto con le prime
reclute del “cristianesimo” esordiente. Chi tenta di sciogliersi dal movimento settario è minacciato di severe
punizioni divine ed anche sottoposto a violenze corporali di ogni genere fino anche all’uccisione.
(2) Il neologismo “modernismo”, sorto nell’ambito letterario verso la fine del XIX secolo, si è subito
riversato inevitabilmente nel contesto religioso, stabilizzandosi come lessico ecclesiastico (Ranchetti, 1963;
Scoppola, 1969; Bedeschi, 1975; Boland, 1980; ecc.), sostanzialmente, per designare l’esordiente critica
rinnovatrice riguardo la natura dei “dogmi” imposti dalla Chiesa Cattolica. Il “modernismo” fu aspramente
attaccato dal Papa Pio X (1903-1914) che con l’enciclica “Lamentabili”, stilata nel luglio del 1907, rasenta il
“delirio di persecuzione” in quanto vi afferma che «…Questi “Modernisti” non credono nella rivelazione,
né in Dio, né nella Chiesa come istituzione divina. Costituiscono un’organizzazione molto solida e si
nascondono ovunque: nella filosofia, nella teologia, negli studi biblici, nella politica […], si celano nel seno
della Chiesa con l’unico scopo di distruggerla diffondendo la loro miscredenza…» (De Rosa, 1988).
(3) Sotto il ponteficato di Pio IX (1848-1878) le pene capitali erano eseguite nei modi più svariati che
andavano dal taglio della testa mediante la scure, allo squartamento, al mazzolamento, all’impiccaggione,
ecc. Al servizio del papa Pio IX (1848-1878) vi fu il famoso boia Giambattista Bugatti, soprannominato
“Mastro Titta”, il quale nella sua lunga carriera uccise ben 517 condannati!
(4) Cfr. la Relazione sulla Seduta della Consulta Medica della S.C. per le Cause dei Santi del 15 gennaio
1986.
(5) A riguardo, si deve menzionare lo IOR, ossia “Istituto per le Opere di Religione” (!!), denominazione
della principale Banca Vaticana, attraverso cui è avvenuta l’esportazione illecita di valuta dall’Italia
all’estero, e che, tra l’altro, ha investito capitali nel Casinò di Monte Carlo, nell’industria di armi da fuoco
Beretta, in un’industria canadese di contraccettivi orali, ecc. (Morgan-Witts e Gordon, 1989). Inoltre, la
Banca Vaticana, già trent’anni fa, gestiva un capitale lordo superiore a 1 miliardo di dollari tanto che «... I
suoi profitti annuali, nel 1978, erano superiori a 120 milioni di dollari; per l’85 per cento erano appannaggio
del papa che li adoperava come meglio credeva. I suoi conti correnti erano più di 11.000 […], solo 1.047
appartenevano agli ordini e agli istituti religiosi, 312 alle parrocchie e 290 alle diocesi. I rimanenti 9.351
erano di proprietà di diplomatici, prelati, e “cittadini privilegiati”; un cospicuo numero di appartenenti a
quest’ultima categoria non erano neanche cittadini italiani. Quattro fra costoro erano Sindona [«…Paolo VI
avrebbe definito Sindona, con il suo piano per moltiplicare i capitali vaticani così come Cristo aveva
moltiplicato i pani e i pesci, “un uomo mandato da Dio”…» (Willey, London, 1992)], Calvi, Gelli ed
Ortolani. Altri conti erano posseduti da importanti uomini politici di qualsiasi partito e da grandi industriali.
Molti dei proprietari usavano le facilitazioni come un canale occulto attraverso cui esportare illegalmente
valuta fuori dall’Italia. Qualsiasi deposito fatto non era soggetto a nessuna tassazione [si pensi come una
nefanda religione possa contribuire a determinare il crollo economico di una nazione!]…» (Yallop, 1984).
(6) Il “potere politico governativo” è, come il mitico “Cerbero”, un mostro con tre teste. Tali teste sono
costituite da tre attive organizzazioni tra loro compiacenti: 1) l’“organizzazione criminale”, 2)
l’“organizzazione governativa”, 3) l’“organizzazione religiosa”. L’organizzazione centrale, quella
governativa, si sostiene necessariamente sull’appoggio delle altre due organizzazioni collaterali. Pertanto,
l’“organizzazione governativa”, pur potenzialmente potendo con facilità sopprimere definitivamente le altre
due, si limita ad ostentare un continuo esasperante controllo sulla prima (l’“organizzazione criminale”),
mantenendone limitato il livello d’azione al grado della propria convenienza ed, a sua volta, accetta di subire
un larvato controllo da parte della terza (l’“organizzazione religiosa”) al fine di garantirsi la protezione ed il
tornaconto di altri notevoli vantaggi che, non a caso, finiscono sempre per risultare a discapito degli ignari
governati!
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