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CXV. LE “IGNOMINOSE NEFANDEZZE” DEI PAPI SANTIFICATI
CXV. LE “IGNOMINOSE NEFANDEZZE” DEI PAPI SANTIFICATI FERNANDO LIGGIO Dal IV secolo in poi dell’“Era Volgare” il “movimento settario (1) messianico” (il “cristianesimo”), distaccatosi da oltre tre secoli dall’“organizzazione religiosa giudaica”, diffondendo la propria ideologia, estremamente vantaggiosa all’organizzazione “plutocratica” (“capitalistica”) dell’Impero Romano, fu istituzionalizzato come incontrastata religione ufficiale dello Stato con l’“EDITTO DI TESSALONICA” — promulgato il 27 febbraio del 380 ed, in pratica, reso esecutivo nel 391 per decreto dell’imperatore Teodosio I (378-392) ― e tra i suoi gerarchi si iniziò ad eleggere il Capo in Assoluto che, nel 384, assunse il titolo di “Papa”. Quindi inevitabilmente, la maggior parte dei “Papi”, non solo si rese direttamente responsabile di orrende atrocità, ma ha anche favorito ingenti azioni delittuose ed illegalità di ogni genere. Ciò nonostante non pochi di essi, per opportunità politiche, alla loro morte furono santificati! Pertanto, nella presente trattazione si è ritenuto opportuno esaminare esclusivamente le ignominiose nefandezze dei “Papi Santi” in gran parte omesse o non approfondite nel saggio sui “Papi scellerati” (Liggio, 2009). Dei 265 Papi, eletti fino ad oggi, ne sono stati santificati 85 (quasi tutti nominati “Santi” ad onorem, senza alcun processo specifico) di cui 16 (il 18,82%) si sono resi autori di “ignominiose nefandezze”; mentre, dei 180 Papi non santificati, quelli che si sono resi autori di “ignominiose nefandezze” sono stati 91 (il 50,55%) come ampiamente documentato in altra sede, mentre nella totalità dei 265 Papi quelli che si sono macchiati di “ignominiose nefandezze” risultano 107 (il 40,37%). Dalla ricognizione dei 16 Papi “santificati” che hanno commesso “ignominiose nefandezze” sono emersi i seguenti. Il Papa Damaso I (366-384) per poter essere eletto Pontefice dovette abbandonare la moglie e le tre figlie avute dal matrimonio con lei ed, appena eletto, approfittò della sua posizione per ottenere notevoli donazioni di beni materiali e numerose donazioni corporali da parte delle matrone romane tanto che lo storico Ammiano Marcellino (330-391), suo contemporaneo, in “Res Gestae” scrive riuscire ad essere eletto “Papa” «…è un premio così ambito che accende il desiderio di uomini maliziosi da determinare le lotte più feroci di Roma. Una volta raggiunto il posto, si gode in santa pace della fortuna assicurata dalle donazioni delle matrone, si va in giro su un cocchio vestiti elegantemente, si partecipa a banchetti il cui lusso supera quello della tavola imperiale: questo è il compenso per un’ambizione che trionfa…». Infatti, Papa Damaso I (366-384) organizzava sontuosi banchetti a cui invitava i più autorevoli nobili romani ed approfittava per organizzare rapporti carnali con le moglie di quei nobili, il cui marito desiderasse accedere alla fruttuosa cerchia ecclesiastica. A riguardo, come documenta Cawthorne (1996), Girolamo di 1 Stridone (340-420) — l’Autore della cosiddetta “Vulgata” (versione Latina del testo greco della “Bibbia”), segretario del Predetto Papa, anch’egli santificato! — raccomandava alle matrone romane e, soprattutto alle loro giovani figlie, di tenersi alla larga dagli ambienti papali in quanto il Papa Damaso I (366-384) si era circondato di una corte di giovanissimi sacerdoti che adocchiavano le suore votate alla verginità, le vedove e tutte le donne cristiane che sotto l’influenza del papa si erano pervertite. Rappaport (1995) riferisce che i giovani preti che attorniavano il Papa Damaso I (366-384) accettavano tacitamente l’ordine di non sposarsi, ma nelle loro case si circondavano di belle schiave trascurando le funzioni ecclesiastiche, tanto che Girolamo in una lettera ad una donna le consigliava di tenersi lontana dai seguaci di Papa Damaso I (366-384) se voleva mantenere la propria purezza. Il Papa Damaso I (366-384) per incentivare i giovani al sacerdozio autorizzò il libero accesso nei conventi in cui si trovavano le giovane vergini ai sacerdoti. A riguardo Girolamo sentì il dovere di ammonire quanto segue: «…alcuni si fanno consacrare diaconi e preti solo per poter fare visita liberamente alle donne. Pensano solo a vestirsi bene e profumarsi di mille odori […]. Si arricciano i capelli col calamistro; le dita sono sfolgoranti di anelli […]. Una donna romana, faccia in modo di non rimanere mai sola con un sacerdote. Qualora si creasse tale situazione, dovrebbe dire che ha bisogno di uscire per orinare o evacuare […]. Non deve mai entrare nelle loro case né rimanere sola in loro compagnia…». Il Papa Damaso I (366-384) fu persino processato perché era stato scoperto mentre aveva rapporti sessuali con la figlia quattordicenne e mentre aveva rapporti sessuali con una capra! Tuttavia, allorché era sul punto di essere deposto e condannato, per intervento dell’Imperatore Teodosio (347-395) a suo favore, non solo fu assolto, ma appena morto fu anche santificato! Il Papa Anastasio I (399-401), durante il sacerdozio da una relazione ebbe un figlio — che divenne suo successore il Papa Innocenzo I (401-417) ― e durante il suo breve pontificato visse nel lusso sfrenato circondato da numerose “schiave” prodigandosi a riempire di onorificenze ecclesiastiche il figlio Innocenzo onde prepararlo a divenire suo successore. Il Papa Anastasio I (399-401), fu santificato l’anno successivo al suo decesso! Il Papa Innocenzo I (401-417) nel 410 visse tragicamente l’assedio ed il sacco di Roma da parte dei Visigoti di Alarico i quali invasero la città mettendola a ferro e fuoco distruggendo le chiese e violentando le donne cristiane e, mentre accadeva tutto ciò, il Papa Innocenzo I (401-417) invece di adoperarsi a proteggere il popolo cristiano, codardamente si rifugiava a Ravenna presso la corte corrotta dell’imperatore Onorio trascorrendo il tempo in compagnia di ragazze adolescenti e rientrò a Roma solo quando l’ordine fu ripristinato Cawthorne (1996). Anche tale 2 Papa fu santificato l’anno dopo del suo decesso! Il Papa Sisto III (432-440) è storicamente noto per la sua ossessiva attrazione verso le giovani donne tanto che una mattina, attratto da due giovanissime novizie, chiese loro di assisterlo nella celebrazione della “Santa Messa”, ma mentre si stavano preparando ne afferrò una con violenza stuprandola. Nel contempo, l’altra riuscì a fuggire e denunziò quanto era accaduto. I vescovi del “Tribunale Ecclesiastico” deliberarono la sua deposizione ritenendolo colpevole di comportamento nefando. Tuttavia, riuscì ad ottenere l’assoluzione pronunziando la frase evangelica “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”! Anche questo papa appena dopo la sua morte fu santificato! Il Papa Leone I (440-461) promosse la prima sanguinosa lotta “pro fide agere” (“agire per la fede”) contro i non cristiani giustificando per loro la pena di morte poiché non erano degni di “continuare a vivere” e la loro eresia “deve essere estirpata dal corpo della chiesa” (“haereses a corpore ecclesiae resecantur”): dichiarando di essere il “lungo braccio di Dio” sosteneva che i non cristiani devono essere perseguitati, oltre che “con la spada sguainata”, anche usando “la lingua come spada” (cfr. Leone I: «Epistulae» e «Sermones»). Il Papa Leone I (440-461) fu il primo accanito persecutore degli ebrei che paragonava ad “animali selvaggi” insultandoli continuamente come “scellerati”, “empi”, “abietti”, “miscredenti”, “sacrileghi”, “carnefici di Dio” ― nonostante, con palese contraddizione, ammettesse che “Dio, secondo il suo piano di salvezza, ha voluto essere ucciso da loro per poter salvare l’umanità”! ―, “criminali”, “assetati di sangue”, “dissoluti”, “Servi e mercenari di Satana”, ecc. Inoltre, il Papa Leone I (440-461) presenziava abitualmente alle più sfrenate “orge” ma limitandosi semplicemente a guardare essendo un accanito “voyeur” (“guardone”). Galla Placidia per gratitudine dei favori ricevuti gli offerse la vergine figlia appena quattordicenne restando enormemente sorpresa quando scopri che la ragazzina rimase incinta, credendo che Papa Leone I (440-461) fosse esclusivamente “voyeuriste”. Per interessamento dello stesso Papa la ragazzina fu rinchiusa in un convento, ma riuscì a mandare un messaggio ad Attila, Re degli Unni, promettendogli di donargli la propria dote ― che consisteva in una buona metà dell’Italia ― se avesse occupato Roma e tirata fuori dal convento! Attila accettò la proposta, ma fu sconfitto prima di arrivare alle porte di Roma. Il Papa Leone I (440-461) raggiunse lo sconfitto Attila a Mantova suggerendogli di ritirarsi in Pannonia. Per tale azione il Papa Leone I (440-461) fu considerato il “Grande Salvatore di Roma” (Man, 2006)! Il Papa Leone I (440-461) perseguitò atrocemente il “manicheismo”, presenziando alle torture a cui erano sottoposti gli adepti prima di essere uccisi dichiarando sfacciatamente, come 3 documentato da Cawthorne (1996), “il papa è l’unico che ha il diritto di uccidere gli eretici”! Tale papa fu santificato! Il Papa Felice III (483-492), come attestano Paredes e Coll. (1998), all’epoca della sua elezione a Pontefice era vedovo con due figli e durante tutto il suo pontificato intratteneva rapporti sessuali con numerose schiave, organizzando frequenti “baccanali” (“festini orgiastici del culto orfico dionisiaco”)! Anche questo papa fu santificato! Il Papa Felice IV (526-530) con un decreto emesso nel 529 ordinò la distruzione di tutte le sinagoghe dei samaritani, ai quali fece sequestrare i beni, e stabilì severe punizioni per chi tentasse di ricostruirle (cfr. Codex Justinianus), come attesta Procopio di Cesarea (500-565) furono decapitati circa centomila samaritani e ventimila, tra donne e bambini samaritani furono venduti come schiavi (cfr. Procopio: «Historia Arcana»). Anche tale papa fu santificato! Il Papa Gregorio I (590-604), il quale protesse il Vescovo Andrea di Taranto che aveva rapporti sessuali con le parrocchiane e picchiò violentemente una povera donna da farla morire per le lesioni riportate, ordinò la reclusione dei “peccatori carnali” in segrete paragonabili alle “antiche gabbie per schiavi” dove i reclusi erano talmente compressi da non poter muovere un passo (Kober, 1875). Egli fu il primo Papa a vendere “indulgenze” ed “assoluzioni”. Il Papa Gregorio I (590-604) allorché apprese che vi erano casi di suore che raggiungevano l’“orgasmo” quando erano fustigate provocando sconvolgenti sensazioni nella persona incaricata di infliggere la punizione fustigativa, decise di assistere a tali castighi. Sia per lui che per altri eminenti della chiesa flagellare le donne peccatrici divenne un ricercato “gioco sessuale”, per cui le religiose più giovani e belle che confessavano di avere “cattivi pensieri” erano spogliate, incatenate in una parete con le natiche ben esposte e colpite a sangue (Rishard, 1997). Il Papa Gregorio I (590-604)divenne un appassionato assiduo frequentatore di questo tipo di spettacolo in una particolare occasione ben documentata si è occupato personalmente di infiggere la punizione. Si trattò di due suore di un convento nei pressi di Roma che erano state sorprese mentre avevano un rapporto sessuale lesbico. Le due donne furono legate separatamente Un prete assistente unse le natiche delle peccatrici con olio e Papa Gregorio I (590-604), con una frusta di cuoio inflisse la severa punizione (forse piacevole!) alle predette peccatrici. Conseguentemente, come riporta Chandelle (2006), si seppe che un Vescovo — il quale rivelò pubblicamente che a Sua Santità Gregorio I piaceva molto eseguire questo castigo, riservando per sé l’esecuzione delle più belle peccatrici — morì avvelenato! Tale papa, non solo fu santificato, ma anche onorato col titolo di 4 “Magno”! Il Papa Sergio I (687-701) si fece eleggere Papa in cambio di denaro (Schandelle, 2006) e non ha esitato a stuprare una giovane suora che si era recata in udienza da lui per consegnargli una lettera da parte della Madre Superiora del suo Convento. Sua Santità fece uscire i consiglieri presenti e, poco dopo che la porta fu chiusa, si sentì la voce piangente della giovane che cercava di opporsi invano ai tentativi del papa di violentarla, cosa che in breve riuscì a fare, ma nessuno dei consiglieri se la sentì di intervenire, nonostante rimasero meravigliati che il predetto Papa, impegnato ad imporre il celibato al clero, si dedicasse a violentare una povera suora nella solitudine del suo ufficio. Tale Papa, tollerante per lo “stupro”, promulgò assurde punizioni per la “sodomia” come riportato da Cawthorne (1996). Qualora il “sodomita” fosse un prelato deve essere punito con venti frustate ed ostracizzato, mentre e se il “sodomizzato” fosse un prelato deve essere punito con cinquanta frustate e con l’abbassamento del grado gerarchico. Se la “sodomizzata” fosse una suora deve essere condannata a cento frustrate, a portare i capelli rasati a zero ad essere marchiata con un ferro rovente sulle natiche! Anche questo papa fu santificato dopo la morte! Il Papa Zaccaria I (741-752) ebbe ad equiparare le relazioni sessuali con gli ebrei alla “zoofilia” e, come riportano Ford e Beach (1951), asseriva che avere rapporti sessuali con una donna ebrea era come averli con una mucca o con un cane e deve essere punito allo stesso modo precisando, inoltre, che se venisse sorpreso in flagrante un uomo cristiano ad avere rapporti sessuali con una donna non cristiana devono essere giustiziati immediatamente sul posto! Tale Papa, che morì durante un rapporto sessuale con una sedicenne, fu santificato! Il Papa Leone IV (847-855) «… Prima della battaglia navale di Ostia aveva promesso ai suoi guerrieri, in caso di morte, la “divina mercede”: la più antica anticipazione dell’indulgenza delle crociate, una promessa di cui molti Santi Padri hanno largheggiato, sapendo di mentire, nei tempi futuri. Qui accadde, per la prima volta, che un papa garantisse generosamente il cielo a tutti coloro che fossero morti per la “vera fede, per la salvezza della patria e per la difesa della cristianità” [!!] [ancora oggi continua ad essere garantito il “paradiso” per chi si sacrifica nel provocare le stragi terroristiche!]. E così l’impresa divenne un successo travolgente. [...]. I bravi credenti, tuttavia, trucidarono i naufraghi, che erravano inermi sulla costa, o appendendoli alle forche “perché il loro numero non sembrasse troppo grande”, o trascinandoli in catene a Roma, dove servirono come schiavi di guerra alla costruzione della fortezza vaticana e dove l’impresa fu esaltata come un miracolo 5 operato dal principe degli apostoli [San Pietro]. [...]. Dunque, ad una “pax” così concepita, può seguire di tutto: conflitti ed atrocità, anzi senz’altro guerra qualora venga lesa la “iustitia” ed il “giusto ordine”, quello cristiano, appunto. E questo, non è difficile dimostrarlo, è così ancora oggi. Pace ad ogni costo è qualcosa che la storia del cristianesimo non conosce. “Libertà”, “ordine”, ossia i “valori cristiani di base” devono essere preservati e difesi fino al sangue, fino alla totale rovina dello stesso oggetto da difendere…» (Deschner, 1997). Anche questo papa è stato santificato! Il Papa Adriano III (884885), come riporta Chandelle (2006), conviveva in Laterano con una giovane ventenne e molte altre concubine. Tuttavia, si atteggiava ad estremo morigerato. Infatti, come riporta Cawthorne (1997), poiché ad una donna che, per eccessiva scollatura, gli sporse fuori un seno durante un banchetto, ordinò di farla alzare la donna, di spogliarla davanti a tutti i commensali e fustigarla, anche se poi si seppe che in realtà la poveretta era stata punita poiché in precedenza non aveva ceduto alle avance di Sua Santità! Anche Papa Adriano III fu santificato! Il Papa Gregorio VII (1073-1085) fece avvelenare sei Vescovi per il semplice motivo che non condividevano il suo operato, tanto che, come riporta Chamberlain (2003) da un Cardinale della Curia fu soprannominato “San Satana”. Egli, mentre faceva di tutto per impedire il concubinato dei gestori della Chiesa, aveva per amante la Contessa Matilde di Canossa. Nel 1075 in occasione del Sinodo Quaresimale di Roma impose l’obbligo tassativo del celibato a tutto il clero e destituì tutti i preti sposati lasciando nell’indigenza le loro compagne ed i loro figli. Le sue continue arringhe sulla necessità di “uccidere i sacerdoti sposati” provocarono un’ondata di omicidi in Italia ed in molti paesi europei, tanto che l’Arcivescovo di Magonza sentì il dovere di protestare affermando “Questo papa, così sudicio e fornicatore, ha proibito il matrimonio casto tra i sacerdoti”! La conseguenza della lotta intrapresa dal Papa Gregorio VII (1073-1085) contro i preti sposati fu l’abbandono all’indigenza di migliaia di mogli innocenti. Molte di queste donne si suicidarono o si prostituirono! Ma, ciò nonostante, alcuni vescovi sostenitori del predetto Papa, incitavano i fedeli durante la “Santa messa” anche dicendo, come è il caso del VescovoBurckhard di Halberstadt, persino “Maledetto l’uomo che rifiuta di impugnare la spada! Uccidere certi sacerdoti non è un crimine, mentre lo è che questi amino le proprie mogli” (Deschner, 1978). Inoltre, il Papa Gregorio VII (1073-1085) fece uccidere il Marito della Duchessa di Canossa, il Duca Goffredo III, poiché gli rendeva difficoltosa la relazione intrapresa con sua moglie (Spik, 2004). Il povero Duca Goffredo III fu ucciso dal proprio servo “fedele” che allo scopo, come attesta Fiorentini (1756), gli introdusse una spada nell’ano! Ma, il Papa Gregorio VII (1073-1085), al pari di tanti altri Papi della Roma papalina non a caso definita 6 “patria delle truffe”, è stato soprattutto un abilissimo “falsario”. Infatti, , come attesta De Rosa (1988), «…andò ben oltre la Donazione di Costantino [notissimo falso]: aveva intorno a sé un’intera scuola di falsari che sfornavano un documento dopo l’altro con il sigillo del papa per soddisfare qualsiasi sua esigenza. I rappresentanti principali della scuola erano Anselmo da Lucca, nipote del pontefice precedente, il cardinale Adeodato e, successivamente, il cardinale Gregorio da Pavia. Ad esempio il Papa aveva bisogno di giustificare un’azione, quei prelati producevano letteralmente il documento appropriato. […]. Molti scritti di epoche anteriori furono ritoccati in modo che dicessero il contrario di quello che dicevano in origine, anche se molti di essi erano già di per sé contraffatti. La scuola di Gregorio trattava tutti i documenti, veri o falsi che fossero, con la stessa imparziale disonestà, anticipando di nove secoli il 1984 di Owell, non in uno stato ateo agli ordini del Grande Fratello, ma nel cuore del Cattolicesimo romano in favore del papa. Questo metodo istantaneo di inventare la storia ebbe un successo fantastico, specialmente perché le falsità venivano inserite immediatamente nella legge canonica. Attraverso innumerevoli sottili mutamenti fecero si che il Cattolicesimo apparisse immutabile, e trasformarono l’“oggi” nel “fu così e lo sarà sempre” che tutt’ora contraddistingue il Cattolicesimo, nonostante le scoperte della storia. […]. Non avrebbe funzionato in un’era di alfabetizzazione universale, stampa, fotocopie e datazione al carbonio; ma precedette senza intoppi in un’epoca in cui i manoscritti erano rari, gli studiosi inetti e persino certi imperatori non sapevano né leggere né scrivere. […]. Il suo Decretum, o codice di legge canonica, fu il libro più influente mai scritto da un cattolico; era un miscuglio di tre secoli di truffe, delle conclusioni da esse tratte e fantasiose aggiunte dell’autore. Dei 324 brani citati da Graziano come opera di papi vissuti nei primi quattro secoli, solo undici sono autentici. Tra le aggiunte personali vi era una serie di canoni che trattavano come eretici tutti gli scomunicati; e ciò era allarmante, visto come erano trattati gli eretici a quell’epoca. Infatti, Urbano II, alla fine dell’undicesimo secolo, aveva decretato che dovessero essere torturati ed uccisi. Graziano inventò un modo nuovo per estendere il potere papale. Il papa, dichiarò, guadagnandosi l’approvazione di Roma, è superiore a tutte le leggi e ne è la fonte, senza limitazioni; perciò deve essere posto su un piano di parità con il Figlio di Dio Quest’ipotesi ispirò la Curia, che agiva in nome del papa, ed ogni scribacchino era quindi, in un certo senso, un Dio […]. San Tommaso afferma che gli eretici dovrebbero essere giustiziati allo stesso modo dei falsari, in quanto non falsificano il denaro, ma qualcosa di ben più prezioso: la fede. Non si chiese quale fosse la punizione più appropriata per i criminali che falsificavano i documenti […], come aveva fatto anche lui. Le falsità di Gregorio VII avevano il vantaggio di essere nello stesso tempo originali e sacrosante, nuove ed antiche […]. La storia divenne una 7 branca minore della teologia, e tale è rimasta; dopotutto nemmeno la storia può contraddire la verità infallibile [!!]. Di conseguenza negli anni in cui si costituì il Cristianesimo Cattolico Romano, tutte le discussioni vennero soffocate facendo ricorso ad “autorità” fabbricate al momento. Gli sviluppi non si verificarono spontaneamente, ma secondo rigidi schemi prestabiliti […]. Opinioni discusse e talvolta ridicole divennero dogmi inconfutabili, e pareri di parte furono consacrati come insegnamenti cattolici irreversibili e senza tempo. Ma non è cosa da poco fabbricare la Storia. Appena eletto Gregorio VII si mise in moto per attuare numerose riforme. In primo luogo, per assicurarsi che le proprietà della Chiesa non passassero mai di mano, tentò di eliminare la “fornicazione” universale, cioè il matrimonio degli ecclesiastici […]. Egli decretò che se i sacerdoti non si fossero adeguati, sarebbero stati sospesi ed i laici non avrebbero potuto accettare da loro alcun sacramento […]. L’effetto di questa legislazione fu di “creare migliaia di virtuali prostitute tra le mogli innocenti di piccoli sacerdoti confusi ed adirati”. “Quando furono separate in gran numero dai mariti per opera di Gregorio VII, molte mogli di sacerdoti, indifese, distrutte dal dolore e con il cuore spezzato, decisero di abbreviare quell’agonia con il suicidio” […]. Se Gregorio VII avesse messo in pratica la minaccia di sospendere i sacerdoti intemperanti, avrebbe praticamente cancellato il Cattolicesimo, ma non si sa se questa sia o meno una fortuna, la sua campagna non ebbe successo duraturo. Riuscì infatti a far rispettare il celibato, ma non la castità; comunque, attraverso il celibato, istituzionalizzò il sistema di apartheid da sempre vigente nel Cattolicesimo, in cui gli ecclesiastici, che godono di diritti, sono separati dai laici che non ne hanno alcuno. Curiosamente furono più numerosi i laici che si separarono dalle mogli, forse maggiormente colpiti dagli ideali ascetici di Gregorio VII. I sacerdoti, dopo breve tregua, continuarono a comportarsi come se ciò che facevano a letto fosse solo affare loro» (De Rosa, 1988). Infine, per completare la documentazione sulla vergognosa spudorata personalità del Papa Gregorio VII, innalzato per convenienza politica agli “Altari” è doveroso concludere con alcuni particolari essenziali, rilevati da Deschner (1999), come segue: «…Questo papa fu innamorato della guerra e non è un caso che uno dei più antichi documenti abbastanza dettagliati ― se non in assoluto la più antica testimonianza della fede di Gregorio VII nell’aiuto dal cielo ― faccia esplicito riferimento proprio alla guerra: cioè alla fede dei cristiani nel fatto che il papa dal cielo avrebbe protetto i suoi in battaglia e mandato in soccorso l’arcangelo Michele alla testa di tutele schiere elisie […]. Gregorio dimostrò precocemente grande interesse per le armi e le imprese belliche. I suoi scritti papali sono costellati di modi di dire corrispondenti. Più di altri “vicari” egli si serve del linguaggio marziale, evocando spade e proiettili, ferite e morte, con ricorrenti espressioni di militia Christi, militia sancti Petri, christiana militia e simili. Parla senza tregua di “bravi soldati di 8 Cristo” e di “combattenti regali”, con cui naturalmente allude ai “santi vescovi”; parla di “scudo della fede”, di “spada di Cristo”, “brando della parola divina”, “spada del brando universale”, di “spada della vendetta apostolica, un’arma che inguaribilmente ferisce dalla pianta dei piedi fino alla testa”. Ed incessante ricorre il suo motto ispiratore, il versetto della bibbia: “Maledetto l’uomo che trattiene la sua spada dal sangue” […]. Naturalmente, Gregorio VII dichiarò l’uso delle armi lecito […] per la difesa dell’ordinamento stabilito da Dio [!!]. Certo, ciò che intende per […] ordinamento divino, altro non è se non ciò che torna a lui utile, ovvero quanto è di vantaggio per il papato e la Chiesa […]. Difatti egli vuole governare in luogo dei principi, vuole governare su di loro: per questo non fa altro che denigrarli, strapazzandoli di continuo accusandoli […] di alterigia, di rapina, di infedeltà, di assassinio, “delitti di ogni specie, compiuti per incitamento del diavolo. Principe del mondo” [!!]; ed afferma che costoro vogliono dominare gli uomini con cieca bramosia, con insopportabile arroganza, ecc, precisamente quello che anche lui vuole! Tutte le pretese di primato dei papi si conformarono in lunghi periodi e s’andarono sempre più accrescendo visto che, alla fin fine, ambizione e sete di potere di questi umili “servi dei servi di Dio”, non conobbero praticamente nessun limite […]. Gregorio VII vorrebbe rendere docili e malleabili anche gli imperatori, subordinando in maniera assoluta i sovrani. Egli non esita a capovolgere le cose, le leggi, la storia, le realtà gerarchiche. Per raggiungere questo fine, o non possiede alcun titolo, oppure ne ricava da colossali imposture clericali, in special modo dai famigerati Decretali pseudo-isidoriani, cioè dai “falsi più fortunati” di tutti i tempi. […]. Gregorio VII era dominato dalla fissazione, da una sua idea peculiare: che il papa fosse il signore del mondo. Infatti lui […] è più di tutti ossessionato dal potere. Chiunque altro, sia vescovo sia re, è tenuto a ubbidirgli e servirlo. Soltanto il papa deve avere precedenza e privilegi su tutti. In fondo egli disprezza tutti e vuole essere stimato da tutti. Nel modo più pregnante, la sua esorbitante megalomania fa sfoggio di sé nel famigerato “Dictatus papae”, di cui si riportano alcune delle 27 concise e disordinate pseudo-proposizioni […] che probabilmente dovevano costituire il nucleo fondamentale di una nuova silloge giuridica: VII) “solo a lui è consentito, in corrispondenza con le esigenze del tempo, proporre leggi nuove, formare nuove comunità”; IX) “tutti i principi bacino solo i piedi del papa”; XII) “solo a lui è consentito di detronizzare gli imperatori ed il suo verdetto non può essere ritrattato da nessuno, lui è l’unico a poter revocare sentenze e giudizi”; XVIII “lui non può essere giudicato da nessuno”; XXII) “la Chiesa di Roma non è mai caduta in errore e, secondo la testimonianza della scrittura, non errerà mai per l’eternità” […]. Gregorio voleva sottoporre al proprio comando niente di meno che il mondo intero. […]. Le armi, per papa Gregorio, furono sempre le benvenute, le predilette, purché 9 combattessero per lui. Tant’è vero che, nel gennaio del 1075, provò a sondare presso il re danese Sven Estridsen: “Nel caso che la Santa romana madre Chiesa avesse bisogno di combattenti e di spade mondane contro i senzadio e i nemici di Dio, vorremo sapere, tramite discreti messaggi, quale speranza potremmo riporre in Te”. […]. Gregorio ― beatificato nel 1584 e canonizzato nel 1606 [!!] da Paolo V (16051621) ― pretese dal potere politico, non solo guerre a favore della Chiesa, ma anche guerre promosse dalla Chiesa stessa. Subito dopo l’insediamento nella carica, egli si occupò intensamente del riarmo, dedicandosi ai preparativi bellici. Collette e donazioni, che confluivano di continuo a Roma […] furono adoperate per dar vita ad un’armata. Per i suoi attacchi egli ammassava truppe senza tregua e, poiché non ne aveva mai abbastanza, giunse a dichiarare che fosse compito del credente quello di consacrarsi alla “militia sancti Petri” (un concetto coniato da lui). Arrivò così a sancire anche la guerra di aggressione. Anzi, mantenne da sé un esercito alla testa del quale troneggiava sul suo destriero […]. [“…Tutti i gregoriani sono favorevoli ad una guerra della Chiesa, all’applicazione della forza delle armi per amore della religione…” (Erdmann, 1966)]. Per sua Santità non potevano mai esserci abbastanza caduti né abbastanza vittime in battaglia. Gregorio se ne rammarica dinanzi ai fedelissimi della Santa Sede: “Fino ad oggi solo pochi dei nostri seguaci hanno resistito agli empi infedeli fino a versare il loro sangue […]. Così l’indignato e deluso pontefice prega, implora e incalza senza sosta; ed ovviamente solo “da parte del santo Pietro (ex parte beate Petri)”, affinché i credenti scendano in campo “per il re celeste”, per la “celeste aristocrazia” (celestem nobilitatem), quale che sia il significato dell’espressione […]. Ai suoi guerrieri, nonché alle sue vittime, comunque, il papa promette di più. Perché facendo speciale affidamento ― in tutti i suoi progetti di aggressione ― in volontari afflussi di truppe, egli garantisce a tutti una ricompensa in cielo […]. Gregorio promette: “Per la vostra temporanea fatica (momentaneum laborem) potrete conseguire l’eterna mercede”. E nel suo ultimo appello dopo la perdita di Roma: “accorrete in aiuto se volete avere remissione dei peccati, benedizione e grazia in questa e nell’altra vita” […]. Gregorio VII, per colpa del quale grande parte dell’urbe era stata trasformata in cumuli di macerie, distrutta dal fuoco e spopolata, non poteva più restare a Roma: lo si sarebbe linciato per tutto quello sfacelo. Per mettere al sicuro dalla rabbia popolare, tagliò la corda insieme con Roberto il Guiscardo dopo essere stato liberato da Normanni e musulmani [si pensi alla stretta analogia con Benito Mussolini che fu liberato dai Tedeschi]: questi portarono via, come prigionieri e schiavi, un gran numero di pecorelle romane, oltre agli innumerevoli carri carichi di bottino […]. Il 25 maggio del 1085 morì Gregorio VII, del quale molti teologi e storici cristiani, soprattutto cattolici, tessono l’apoteosi, proclamandolo non di rado il più grande di tutti i papi 10 [!!]…» (Deschner, 1999). Il Papa Pio V (1566-1572), come riporta Cawthorne (1997), era padre di tre figli avuti dalla sua amante quando Vescovo inquisitore a Bergamo, dove era stato soprannominato il “Boia di Bergamo” per il gran numero di persone che aveva mandato al rogo e nelle terribili stanze di tortura del “Santo Uffizio”, oltre gli accusati di “eresia”, anche gli “omosessuali” e le “donne adultere” che, prima di essere giustiziate erano fatte rapare a zero! Il Papa Pio V (1566-1572) organizzò persino un servizio d’inelligence, denominandolo "Santa Alleanza" allo scopo, come precisa Frattini (2004), di fare uccidere la Regina Elisabetta I (considerata eretica) per porre al trono dell'Inghilterra la cattolica Maria Stuarda Regina di Scozia! Questo Pkapa obbligò gli ebrei ad indossare un segno di riconoscimento oltre a relegarli nei "ghetti", da dove non potevano uscire senza il permesso dell’autorità ecclesiastica del posto! Tale Papa — torturatore, assassino ed accanito antisemita — fu santificato nel 1712 dal Pontefice Clemente XI (1700-1721)! Il Papa Pio IX (1848-1878) soffriva di ricorrenti improvvise “crisi epilettiche” post traumatiche, postume di un pregresso trauma cranico conseguente ad una brutta caduta in un torrente capitatagli all’età di 5 anni nell’ottobre del 1797, crisi regredite, come di norma, dopo poco meno di una ventina d’ anni dal trauma. Nel 1852, quattro anni dopo la sua elezione a Papa, allorché le autorità austriache richiesero la “sconsacrazione” di don Errico Tazioli al fine di poterne eseguire la condanna a morte perché simpatizzante del movimento della “Giovane Italia” di Giuseppe Mazzini, ordinò tale “sconsacrazione”, nonostante fosse stata negata dal Vecovo di Mantova permettendo l’impiccagione del predetto sacerdote. Il Papa Pio IX (1848-1878) l’8 dicembre 1854, spinto da impellenti necessità politiche, emise l’enciclica “Ineffabilis Deus” con la quale proclamò “Dogma di fede l’Immacolata concezione”, promovendone un’immediata capillare diffusione, tanto da indurre la straordinaria frequenza allucinatoria di “apparizioni” dell’“Immacolata Concezione” in molte adolescenti, favorita soprattutto, come sostiene Ricca (1979), dal fatto che «…il cristianesimo, avendo associato l’attività sessuale all’impurità ed al “peccato”, l’invenzione dell’“atto impuro” ha avuto la conseguenza di scatenare morbosità […] e di ingenerare un moralismo ipocrita e convenzionale…». Il 14 giugno 1859, per insofferenza al dominio papale, insorse la città di Perugia che instaurò un governo provvisorio, per cui il legato pontificio dovette tornarsene a Roma. Il Papa Pio IX (1848-1878) reagì in maniera dura, ordinando la repressione inviando 2.000 guardie svizzere comandate dal Colonnello Schmit autorizzando il saccheggio della città. Le truppe delle guardie svizzere il 20 giugno 1859 entrarono in Perugia e fecero strage dei rivoltosi senza risparmiare donne e bambini. Cinque anni dopo Pio IX, con 11 l’enciclica “Quanta cura” e con il “Sillabo degli Errori”, emessi contemporaneamente l’8 dicembre 1864, condannò in blocco tutte le dottrine anticattoliche dal “panteismo” al “naturalismo”, al “razionalismo” ed al “modernismo” (2), dal “socialismo” al “comunismo” ed al “liberalismo” (cioè la “libertà di coscienza ed i conseguenti valori civili”), riaffermando l’“origine divina di Chiesa e Stato” e ribadendo definitivamente l’impossibilità di una riconciliazione del pontefice (da lui proclamato “infallibile”!) “…con il progresso, con il liberalismo, con la società moderna…”. Tale papa fu così criminale che non esitò ad armare eserciti, a firmare un numero esorbitante di condanne capitali (3) ― tra le quali si ricordano quella di Romoli Salvatori, fatto decapitare il 10 settembre 1851 per avere consegnato ai carabinieri l’arciprete di Anagni, quella di Antonio Felici, fatto decapitare 24 gennaio 1854 per avere attentato al Cardinale Antonelli, e quella dei due patrioti Monti e Tognetti fatti inesorabilmente decapitare il 24 novembre 1868 nonostante l’insistente richiesta di grazia da parte del Re Vittorio Emanuele II ― ed a riempire le carceri pontificie di tanti innocenti che, quando i patrioti dell’unificazione d’Italia vi entrarono per liberare le centinaia di prigionieri che vi erano stati costretti a vivere incatenati per un tempo talmente protratto, li trovarono talmente malridotti tanto che molti di essi avevano perso l’uso della vista e degli arti! Inoltre, nei bui ed umidi sotterranei furono trovati mucchi di scheletri e di cadaveri in decomposizione commisti a mucchi di tonache (di frati e di suore), di vestiti civili (di uomini e di donne), di divise militari, ecc., di scarpe, di giocattoli vicino a scheletri di bambini incarcerati insieme ai genitori, ecc., né più né meno di quanto fu rinvenuto nei lager nazisti! Tale papa, imperterrito antisemita al punto di chiamare gli ebrei “cani” fino a dichiarare espressamente “di questi cani cen’ha pur troppi oggidì in Roma, e li sentiamo latrare per tutte le vie, e ci vanno molestando per tutti i luoghi”, fece nuovamente rinchiudere gli ebrei nel “ghetto”ed impose ai commercianti ebrei a dovergli pagare il “pizzo”, proibì ai medici ebrei di esercitare la professione, fece incarcerare un ebreo benestante per il semplice motivo di avere assunto come lavandaia una donna cristiana (Roth, 1941) ed arrivò persino a fare rapire, per farli crescere nella “vera religione”, tre bambini ebrei (Edgardo Mortara, Giuseppe Michele Coen e Graziosa Cavigli) (Kertzer, 1997), battezzati nascostamente dalla rispettive bambinaie cristiane! Proibì ai comuni cittadini ebrei di Roma di lasciare la città senza il permesso della “Santa Inquisizione” e mantenne in vigore la legge che permetteva di condannare a morte un ebreo se un cristiano dichiarava di averlo visto o o sentito offendere un sacerdote cattolico (De Rosa, 1988). Si pensi che questo pontefice è stato beatificato, da Papa Giovanni Paolo II, il 3 settembre 2000, nonostante il giudizio estremamente negativo sulla sua persona, espresso da Giuseppe Garibaldi ― in una lettera scritta l’8 dicembre 1869 in occasione del Concilio 12 Vaticano che sancì l’“infallibilità del papa” e la “perpetua Verginità” di Myriam Bar-Yeôyakim (Maria Figlia di Gioacchino) “ante partum, in partu et post partum” ― come segue: «…nella contaminata vecchia capitale del mondo, si discuterà sulla verginità di Maria, che partorì un bel maschio sono ora 18 secoli (e ciò importa veramente molto alle affamate popolazioni); sulla eucaristia, cioè sul modo di far inghiottire il reggitore dei mondi, e depositarlo poi in un closet qualunque. Sacrilegio, che prova l’imbecillità degli uomini che […] così sfacciatamente si fa beffa di loro […] sull’infallibilità di quel metro cubo di letame che si chiama Pio IX…» (Ciampoli, 1907). D’altra parte, alla sua morte il popolo romano inferocito attaccò il corteo funebre con sassi e bastoni gridando “al fiume il papa porco” con l’intendo di fare gettare la salma di Pio IX nel Tevere! Il Papa Pio IX (1848-1878) fu di mentalità talmente retrograda che proibì la lettura delle opere di Charles Darwin e di Karl Marx poiché per la sua mentalità era impensabile che la specie umana derivasse da un processo evolutivo di lontani progenitori comuni con le scimmie, e che l’umanità non dovesse più essere legata al sacrificio ed alla sofferenza e poter ottenere vantaggi terreni e non le ricompense nel “Regno dei Cieli”! Egli dichiarò categoricamente che tali idee derivavano da un pensiero eretico e che la Chiesa Cattolica è la sola a possedere la verità, considerando il progresso ed il liberalismo nemici da sconfiggere! Nonostante quanto ben documentato riguardo la sua retrograda deleteria personalità, l’11 febbraio 1907, esclusivamente per impellenti esigenze politiche, fu iniziato il procedimento per la sua “beatificazione” che, non potendo essere ragionevolmente concluso fu sospeso. Soltanto il 7 dicembre del 1954, per vantaggi di politica ecclesiastica, per concludere almeno la cosiddetta “fase apostolica” finché, dopo 19 anni di sosta, per iniziativa di quattro cardinali (Pietro Parente, Sergio Guerri, Umberto Mozzoni e Pietro Palazzini) il 6 novembre 1973 fu inoltrata una supplica al Papa PaoloVI (1963-1978) affinché disponesse la ripresa della causa di beatificazione di Pio IX, ma durante le sedute preparatorie emersero 13 obiezioni. Quindi, fu nominato un nuovo coordinatore che il 7 ottobre 1984 presentò esaurienti risposte a ciascuna delle 13 obiezioni, per cui la commissione giudicatrice le ritenne ineccepibili anche sull’aspetto metodologico, ed il 6 luglio 1985 Pio IX fu nominato “venerabile”! Finalmente, per necessità di accreditamento della fede religiosa, è stato nominato “beato” da Papa Giovanni Paolo II (1978-2005) dopo che la “Chiesa Cattolica” ha riconosciuto l’autenticità (!!!), per “intercessione” di Pio IX, del “miracolo” (!!!) da suor Marie-Thérèse de St-Paul di 37 anni, che soffriva di una sintomatologia dolorosa ad un ginocchio conseguente a “frattura della rotula con pseudoartrosi” (!!!) ritenuta non spiegabile secondo le attuali conoscenze mediche (4)! 13 Il Papa Pio X (1903-1914) non riconobbe agli ebrei, addirittura, il “diritto di esistere” tanto che, come si rileva dal diario di Theodor Herzl (1904), il fondatore del “Sionismo” (movimento politico per la rinascita nazionale ebraica), ebbe a dire ad Herzl ― che gli faceva notare come “terrore e persecuzione potrebbero non essere stati i mezzi giusti per illuminare gli ebrei” ―, con riprovevole arroganza, quanto segue: «Gli ebrei hanno avuto tutto il tempo di riconoscere la divinità di Gesù, senza che venisse esercitata su di essi alcuna pressione. Ma fino ad oggi non l’hanno fatto. […]. Gli ebrei non hanno riconosciuto il nostro Signore, pertanto non possiamo riconoscere il popolo ebraico […]. La religione ebraica ha costituito il fondamento della nostra; ma gli insegnamenti di Cristo [di Unto] l’hanno sostituita, e non possiamo concederle ulteriore validità» (Patai, 1960). Questo Papa è stato regolarmente “beatificato” il 3 giugno 1951 e regolarmente “canonizzato” (cioè, il suo processo di “santificazione” è stato eseguito secondo la completa procedura legale) il 29 maggio 1954 sotto il pontificato del Papa Pio XII (1939-1958). In definitiva, non è da meravigliarsi se i gestori della “Chiesa cristianacattolica” siano stati, e permangono, fondamentalmente fautori di comportamenti illegali e, spesso, anche criminosi, poiché il loro vero “fine” è condizionare psicologicamente i propri fedeli con promesse di premi e minacce di castighi, continuando imperterriti a convincerli dell’esistenza di una originaria colpa collettiva e di colpe individuali da scontare. I Papi tuttora, coadiuvati da un efferato sistema gerarchico — non solo continuano ad organizzare frequentemente immensi raduni di giovani, seguendo le tecniche proprie delle “ideologie totalitarie” (al pari del nazismo, del fascismo, ecc.). per accattivarsi le loro ingenue menti immature, pertanto facilmente condizionabili, allo scopo di garantirsi la continua sussistenza nel futuro — continuano ad elevare a santità più persone possibili per mantenere sempre più crescente il numero di fedeli e dei vantaggi che ciò comporta, tanto che il Papa Giovanni Paolo II (1978-2005), durante i 26 anni del suo Ponteficato, ha elevato a santità ben 483 persone, creando più santi di quanti ne abbiano creato tutti suoi predecessori messi insieme! Con i Papi, l’ideologia del movimento cristiano ― divulgata fin dall’origine come fondata sulla bontà, umiltà, rassegnazione e perdono ― in pratica non ha tardato rivelarsi sempre più «…intollerante, implacabile e minacciosa contro tutti coloro che, in un modo o nell’altro, le si oppongono o che, più semplicemente, si rifiutano di accettarla…» (Ricca, 1979), tanto che la relativa adesione richiede ai fedeli una completa accettazione incondizionata di pratiche fino a poter implicare difficoltà nelle relazioni socio-ambientali laiche, per cui gli adepti al cristianesimo, alle origini, dovevano considerare come nemico chiunque non era cristiano! L’ideologia del “Cristianesimo” (“Untianesimo” = “Messianesimo”) è 14 stata subito carpita e sfruttata dalle classi dominanti, le quali avevano interesse a condizionare il popolo nello spirito di sottomissione servile, onde poter mantenere la loro impostazione feudale con la propria gerarchia imperniata su rigide normative per l’efficace controllo delle masse popolari. Infatti, le virtù e l’onestà, ostentate dal cristianesimo, consentivano ai ricchi detentori del potere di godere impunemente in apparente rettitudine il diritto dei relativi privilegi, in quanto esse, nel contempo, risultavano efficaci a persuadere i poveri a vivere con gioiosa rassegnazione nella propria miseria. Inoltre, è comprensibile che il “cristianesimo” abbia raccolto ampio consenso dall’apparato burocratico del potere in quanto si è dimostrato in grado di funzionare come valido strumento per controllare le masse popolari mediante l’irresistibile effetto psicologico derivante dalla pretesa investitura divina del potere, oltre che con l’offerta agli sfruttati della speranza di felicità eterna ultraterrena. L’organizzazione governativa continua a ritenere la religione “Cristiana-Cattolica” come strumento fondamentale per il mantenimento del potere statale sul popolo. In ultima analisi, non vi è alcun dubbio che la tale“religione” non ha altro scopo che quello di consolidare gli interessi comuni tra i gestori dell’“organizzazione governativa” ed i gestori dell’“organizzazione religiosa” che continuano impunemente a rendersi responsabili di ogni genere di illegalità. I veri e propri comportamenti riprovevoli dei Papi si svilupparono nel IV secolo, allorché essi pretesero la prosternazione ed il baciamano dei fedeli, per inasprirsi progressivamente nei secoli successivi tanto che, come precisa Deschner (1962), «… Nel Medioevo l’ambizione dei gerarchi cattolici divenne abnorme e rimase tale. Persino i Patti Lateranensi, stipulati nel 1929 fra l’Italia e Vaticano, contengono nell’art. 21 la frase seguente: “Tutti i Cardinali godono in Italia degli onori spettanti ai Principi di sangue” […]. Alla completa mondializzazione della Chiesa contribuì l’afflusso della nobiltà, che dopo l’innalzamento del Cristianesimo a Religione di Stato ed il suo adeguamento totale ai rapporti sociali dominanti cominciò a diventare non solo cristiana, ma persino “clericale”, giacché il clero venne gratificato con privilegi di status sociale sempre più allettanti. La maggior parte dei Vescovi venne così a trovarsi in una situazione invidiabile e i rappresentanti più eminenti della Chiesa non furono per nulla inferiori ai gradi più elevati della burocrazia statale…», evidentemente, perché faceva loro comodo, per continuare ad ingannare e sfruttare le masse dei fedeli sprovveduti e continuare ad alimentare la loro potente organizzazione politico-capitalistica internazionale! Infatti, se si considerano le enormi somme di capitali movimentate dalle banche di proprietà del “Vaticano” (lo Stato della “Chiesa Cattolica”, chiesa di una religione che pretende di costituire uno stato!) (5) ― la cui polimorfa attività verte in notevoli operazioni finanziarie internazionali, nel controllo e nella diretta gestione delle organizzazioni devolute alla 15 raccolta dei fondi per le popolazioni sottosviluppate, in ingenti investimenti patrimoniali nell’acquisto di beni immobili, nelle recenti vistose campagne pubblicitarie promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ecc. ― si deduce che esso è, in realtà, una potente azienda multinazionale tesa ad accumulare ricchezza e capace di condizionare il mercato in ogni paese del mondo! Ciò fa riflettere sulla concretezza della “carità” cristiana sciorinata dalla Chiesa Cattolica poiché tale “carità”, come hanno ben evidenziato Manacorda e Franzoni (1999), «…è quella “carità solidale” che non serve a mutare, ma a conservare i ricchi e i poveri nelle strutture sociali esistenti e a far guadagnare ai ricchi la riconoscenza dei poveri […]. Che, peraltro, lo ha fatto sempre grazie agli aiuti pubblici e privati, dello Stato e degli individui; mai, che si sappia, spogliando le sue ricchissime chiese. È dunque questa la solidarietà della Chiesa? Le parole suonano belle, ma dove sono i fatti? In realtà, questa solidarietà tra diversi ― ricchi e poveri ― destinati a restare tali per sempre in una società mondiale naturaliter divisa tra zone di opulenza e zone di miseria, ad altro non serve che a conservare questa divisione, di cui non si prospetta in alcun modo la fine. Come la divisione, per mantenersi ha bisogno di solidarietà tra i diversi, così la solidarietà, per giustificarsi, ha bisogno della divisione. Alla conservazione di questa diversità “solidale” tra ricchi e poveri serve anche la divisione tra clero e laici, […] tra una parte, il clero, opulenta di ricchezze […] e l’altra parte, la grande maggioranza degli uomini, incapace di distinguere il bene dal male. L’enciclica sullo Spirito e quella sulla società si danno così la mano, ribadendo la divisione tra chi possiede la ricchezza, materiale e spirituale, e chi non possiede né l’una né l’altra…». Pertanto, il “Vaticano” si configura come sede centrale di un’organizzazione criminale legalizzata e ben protetta dall’efficacissima copertura mimetica, costituita dall’ostentamento di azioni benefiche, abilmente intessuta e continuamente rinforzata dal “potere politico governativo” (6). NOTE (1) L’aggettivo “settario”, derivato dal verbo passivo latino “sequor, secutus sum, sequi” (“seguire”, “andare dietro”, “essere trascinato”, ecc.), è usato per qualificare un’associazione minoritaria di adepti che si distacca da una confessione religiosa predominante già affermata e che inizialmente tende ad assumere caratteristiche criminali a seconda della disponibilità al proselitismo in cui degli organizzatori carismatici attuano nei confronti degli adepti una graduale manipolazione al fine di farsi attribuire capacità soprannaturali e farsi venerare come portatori di “salvezza”. I membri si convincono di divenire essi stessi apportatori di “salvezza” per l’intera umanità nonostante siano sottoposti ad assurdi rituali ed a disciplina estenuante. Essi finiscono per ridurre i contatti sociali con amici, conoscenti e parenti, tuttavia fanno pressione verso di loro per cercare di convertirli alla loro idelogia. Ma ben presto gli adepti sono costretti a versare dei contributi poiché il raggiungimento della salvezza viene fatto dipendere da costi sempre crescenti, tanto che i membri sono esortati a mendicare ed a chiedere continuamente dei contributi, dopo 16 essere stati obbligati a consegnare ai gestori tutto il loro patrimonio, proprio come veniva fatto con le prime reclute del “cristianesimo” esordiente. Chi tenta di sciogliersi dal movimento settario è minacciato di severe punizioni divine ed anche sottoposto a violenze corporali di ogni genere fino anche all’uccisione. (2) Il neologismo “modernismo”, sorto nell’ambito letterario verso la fine del XIX secolo, si è subito riversato inevitabilmente nel contesto religioso, stabilizzandosi come lessico ecclesiastico (Ranchetti, 1963; Scoppola, 1969; Bedeschi, 1975; Boland, 1980; ecc.), sostanzialmente, per designare l’esordiente critica rinnovatrice riguardo la natura dei “dogmi” imposti dalla Chiesa Cattolica. Il “modernismo” fu aspramente attaccato dal Papa Pio X (1903-1914) che con l’enciclica “Lamentabili”, stilata nel luglio del 1907, rasenta il “delirio di persecuzione” in quanto vi afferma che «…Questi “Modernisti” non credono nella rivelazione, né in Dio, né nella Chiesa come istituzione divina. Costituiscono un’organizzazione molto solida e si nascondono ovunque: nella filosofia, nella teologia, negli studi biblici, nella politica […], si celano nel seno della Chiesa con l’unico scopo di distruggerla diffondendo la loro miscredenza…» (De Rosa, 1988). (3) Sotto il ponteficato di Pio IX (1848-1878) le pene capitali erano eseguite nei modi più svariati che andavano dal taglio della testa mediante la scure, allo squartamento, al mazzolamento, all’impiccaggione, ecc. Al servizio del papa Pio IX (1848-1878) vi fu il famoso boia Giambattista Bugatti, soprannominato “Mastro Titta”, il quale nella sua lunga carriera uccise ben 517 condannati! (4) Cfr. la Relazione sulla Seduta della Consulta Medica della S.C. per le Cause dei Santi del 15 gennaio 1986. (5) A riguardo, si deve menzionare lo IOR, ossia “Istituto per le Opere di Religione” (!!), denominazione della principale Banca Vaticana, attraverso cui è avvenuta l’esportazione illecita di valuta dall’Italia all’estero, e che, tra l’altro, ha investito capitali nel Casinò di Monte Carlo, nell’industria di armi da fuoco Beretta, in un’industria canadese di contraccettivi orali, ecc. (Morgan-Witts e Gordon, 1989). Inoltre, la Banca Vaticana, già trent’anni fa, gestiva un capitale lordo superiore a 1 miliardo di dollari tanto che «... I suoi profitti annuali, nel 1978, erano superiori a 120 milioni di dollari; per l’85 per cento erano appannaggio del papa che li adoperava come meglio credeva. I suoi conti correnti erano più di 11.000 […], solo 1.047 appartenevano agli ordini e agli istituti religiosi, 312 alle parrocchie e 290 alle diocesi. I rimanenti 9.351 erano di proprietà di diplomatici, prelati, e “cittadini privilegiati”; un cospicuo numero di appartenenti a quest’ultima categoria non erano neanche cittadini italiani. Quattro fra costoro erano Sindona [«…Paolo VI avrebbe definito Sindona, con il suo piano per moltiplicare i capitali vaticani così come Cristo aveva moltiplicato i pani e i pesci, “un uomo mandato da Dio”…» (Willey, London, 1992)], Calvi, Gelli ed Ortolani. Altri conti erano posseduti da importanti uomini politici di qualsiasi partito e da grandi industriali. Molti dei proprietari usavano le facilitazioni come un canale occulto attraverso cui esportare illegalmente valuta fuori dall’Italia. Qualsiasi deposito fatto non era soggetto a nessuna tassazione [si pensi come una nefanda religione possa contribuire a determinare il crollo economico di una nazione!]…» (Yallop, 1984). (6) Il “potere politico governativo” è, come il mitico “Cerbero”, un mostro con tre teste. Tali teste sono costituite da tre attive organizzazioni tra loro compiacenti: 1) l’“organizzazione criminale”, 2) l’“organizzazione governativa”, 3) l’“organizzazione religiosa”. L’organizzazione centrale, quella governativa, si sostiene necessariamente sull’appoggio delle altre due organizzazioni collaterali. Pertanto, l’“organizzazione governativa”, pur potenzialmente potendo con facilità sopprimere definitivamente le altre due, si limita ad ostentare un continuo esasperante controllo sulla prima (l’“organizzazione criminale”), mantenendone limitato il livello d’azione al grado della propria convenienza ed, a sua volta, accetta di subire un larvato controllo da parte della terza (l’“organizzazione religiosa”) al fine di garantirsi la protezione ed il tornaconto di altri notevoli vantaggi che, non a caso, finiscono sempre per risultare a discapito degli ignari governati! 17 BIBLIOGRAFIA Ammiano M. 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