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PROGETTO - Unifarm Intesa

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PROGETTO - Unifarm Intesa
PROGETTO
IGIENE INTIMA
SOMMARIO
Cenni storici
3
Igiene intima
5
• Igiene intima femminile
Sistemi di difesa dell’apparato genitale femminile
Irritazioni intime
Detergenza femminile
• Igiene intima maschile
Detergenza maschile
5
6
6
9
11
12
Saponi tradizionali e altri detergenti
13
Composizione di un detergente
14
Estratti vegetali e detergenza intima
18
Altri componenti
19
Caratteristiche di un detergente intimo ideale
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Approfondimento:
• Tensioattivi
• Caratteristiche dei Tensioattivi
• Sostanza attiva lavante (SAL)
• Funzioni dei Tensioattivi
21
21
22
24
24
Parametri per la creazione delle Indicazioni Intesa
25
Bibliografia
27
CENNI STORICI
La cura e la pulizia del corpo costituiscono, sin dall’antichità, uno dei passaggi
fondamentali per il mantenimento di un buono stato di salute.
Studi storici hanno evidenziato come i popoli dell’area del Mediterraneo utilizzassero
preparazioni oleose, più o meno aromatiche, per la pulizia del corpo.
Il contatto con le popolazioni del nord Europa ha portato successivamente alla
diffusione di prodotti come il “sapo gallicorum”, sostanza descritta da Plinio ed utilizzata
dalle popolazioni galliche per la pulizia del corpo e delle vesti. Il sapone quindi trae
origine dalla trasformazione del grasso animale da parte delle popolazioni “barbariche”
del nord Europa e, per moltissimi secoli, ha costituito il solo mezzo di pulizia del corpo e
delle zone intime.
Durante l’età precristiana la cultura pagana è molto legata al mito della fecondità e la
funzione sacerdotale, spesso associata alla donna, vede l’impiego di forme di abluzione
rituale e di pulizia del corpo. Il cristianesimo mira invece ad annullare tali aspetti,
esaltando, al contrario, la verginità femminile ed allontanando l’acqua dal corpo,
soprattutto in relazione al suo utilizzo nell’igiene intima.
Nel corso dei secoli tende sempre più ad emergere con forza l’idea che una donna
virtuosa si debba lavare con parsimonia; questo per differenziarsi dalle attrici e dalle
prostitute che, per la loro attività, sono “costrette” a bagni frequenti.
Le abluzioni costituiscono inoltre fonte di preoccupazione morale in quanto possono
portare
a
mollezze,
compiacimenti
e
autocontemplazioni
del
proprio
corpo.
Inevitabilmente queste idee così radicate concorsero a frenare per lunghi secoli la
diffusione dell’igiene intima personale.
Va ricordato come l’abitudine di eseguire delle abluzioni alle zone intime fosse già in
uso all’epoca delle Crociate. Risale, infatti, al tardo medioevo l’invenzione del bidoaille,
precursore del bidet: una tazza che poteva essere usata sia dagli uomini che dalle
donne con lo scopo di facilitare il lavaggio delle parti intime. Tuttavia, per avere il vero e
proprio bidet bisogna attendere il XVII secolo*.
Nei secoli passati il corpo era quindi considerato un oggetto peccaminoso, non doveva
essere né guardato né toccato al fine di non incorrere nel peccato e la nudità era da
evitare il più possibile, sia per gli uomini sia, soprattutto, per le donne.
* Il bidet vero e proprio è, quasi sicuramente, un’invenzione dei francesi del diciassettesimo secolo. Le prime notizie sul bidet risalgono al 1710;
tuttavia non si conoscono né la data esatta della sua invenzione né il nome del suo ideatore. Il primo bidet ad essere qualcosa in più di una semplice
tazza su piedistallo fu quello a getto, inventato nel 1750: veniva messo in funzione manualmente e produceva un getto regolabile d’acqua. Con la
Rivoluzione Industriale il bidet divenne uno “status symbol” della nuova borghesia.
3
L’igiene intima era considerata una pratica oscena da riservare solo alle prostitute e non
alle “donne per bene”.Era inoltre credenza diffusa che, senza la presenza di “odori forti”
sul corpo, l’attrazione sessuale esercitata dalle donne fosse scarsa o mediocre.
Nel corso del XIX secolo, con l’evoluzione delle conoscenze scientifiche, si presta
maggiore attenzione agli aspetti igienico-sanitari e si inizia di conseguenza ad attribuire
notevole importanza alla pulizia del corpo e all’igiene intima come mezzo di
prevenzione dalle infezioni.
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IGIENE INTIMA
La derivazione etimologica del termine “igiene” risale alla parola greca “Igea” (salute),
una delle figlie di Esculapio (Dio della medicina) a cui si rivolgevano i sani per
mantenere il più a lungo possibile il proprio stato di salute.
Un giusto livello di pulizia è infatti alla base di una vita più sana e sicura ed un’adeguata
igiene è indispensabile anche per la protezione delle parti intime.
Igiene intima femminile
Una corretta igiene intima è fondamentale per prevenire irritazioni ed infezioni a carico
dell’apparato genitale femminile e contribuisce, inoltre, ad uno stato di benessere
fornendo un’adeguata risposta alle differenti esigenze e problematiche associate alle
diverse età della donna.
La cura dell’igiene intima passa attraverso l’adozione di una serie di pratiche e
comportamenti che concorrono a mantenere in salute gli organi genitali ed il sistema
riproduttivo.
Un consiglio pratico può essere quello di effettuare le abluzioni due volte al giorno,
mattina e sera, incrementandole durante il periodo mestruale e integrandole nel caso di
attività sportiva, prima e dopo i rapporti sessuali e dopo la defecazione.
La pulizia e l’asciugatura del perineo devono essere effettuate in direzione
anteroposteriore al fine di impedire la contaminazione della vagina da parte di batteri
intestinali.
Nel caso di impossibilità ad utilizzare acqua corrente si può, occasionalmente, ricorrere
a salviette “monouso” inumidite specifiche per l’igiene intima.
Nel periodo mestruale si consiglia di cambiare frequentemente l’assorbente (almeno
quattro volte al giorno), al fine di ridurre il rischio di irritazioni ed infezioni. Nelle ore
notturne si sconsiglia l’uso di assorbenti interni, mentre in soggetti sensibili o allergici
l’uso di assorbenti e salva slip, costituiti da materiale sintetico, può essere causa
primaria di irritazioni e pruriti.
Nei soggetti in menopausa conviene integrare la detersione con prodotti che reidratino
la mucosa, ridonandole elasticità e riducendone gli arrossamenti.
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Sistemi di difesa dell’apparato genitale femminile
Il sistema femminile vulvovaginale possiede una serie di sistemi di difesa, meccanici e
chimici, dalle aggressioni dei microrganismi (virus, funghi, batteri).
I sistemi protettivi di natura meccanica sono strettamente legati alla conformazione
anatomica “chiusa” dell’apparato genitale femminile e alle strutture anatomiche ad esso
annesse: pelo pubico, mantello idrolipidico caratteristico delle grandi labbra, struttura
della mucosa vaginale e secreto cervicale.
Il secreto della cervice possiede, inoltre, una funzione lubrificante che concorre a
rendere più difficile l’adesione della flora microbica alle mucose vaginali. Allo stesso
muco si riconosce un’importante funzione battericida e fungicida legata alla presenza di
sostanze quali lisozima, lattoferrina, zinco, fibronectina.
L’acidità del secreto ha una funzione fondamentale nella protezione delle mucose
intime: concorre al mantenimento dell’elasticità e della resistenza delle stesse, creando
un ambiente ostile all’insediamento di colonie batteriche parassite.
Sulla superficie della mucosa intima sono presenti batteri saprofiti indispensabili per
mantenere acido il pH delle mucose. Tra questi il più importante è il lactobacillo di
Döderlein, in grado di convertire il glicogeno presente nell’epitelio delle mucose in acido
lattico, mantenendo il pH della mucosa vaginale ad un valore inferiore alle 4 – 5 unità.
La produzione di acido lattico è, quindi, strettamente legata alla quantità di glicogeno
presente che, a sua volta, è regolata dagli estrogeni. Le variazioni del livello ormonale
tipiche del ciclo femminile comportano quindi una modifica dell’acidità della mucosa
intima. Infatti una diminuita quantità di glicogeno porta ad una minore attività del
lactobacillo di Döderlein e una variazione del pH delle mucose verso valori più elevati.
Quando ciò accade, si vengono a creare condizioni favorevoli allo sviluppo di batteri e
miceti come la Candida albicans, germe opportunista, che può proliferare e dare origine
a vaginiti.
Irritazioni intime
Può accadere che il sistema naturale di difesa dell’apparato genitale femminile non sia
sufficiente a proteggere l’ambiente vulvovaginale da attacchi ed infezioni. Si osserva in
questo caso l’insorgere di alterazioni dell’ecosistema intimo con comparsa di prurito,
dolori e bruciori, sintomi che solitamente si accompagnano a infiammazioni ed
6
arrossamenti delle zone intime.
I materiali sintetici utilizzati nella preparazione degli assorbenti e dei proteggi slip, il
lattice con cui sono preparati i profilattici, alcuni tipi di tensioattivi presenti nelle
formulazioni di detergenti intimi e nei detersivi per il bucato sono spesso causa di
arrossamenti e allergie delle zone intime.
L’utilizzo di biancheria troppo aderente o di body con bottoni o ganci in grado di
produrre piccole lesioni locali, la pratica di attività sportive, ad esempio equitazione e
ciclismo, un’intensa attività sessuale possono causare irritazione meccanica.
Altri fattori, quali stress o affaticamento, possono provocare irritazioni alle mucose
intime: una condizione psicofisica non ottimale comporta una variazione dello stato
ormonale con conseguente alterazione del sistema di difesa del microambiente
vaginale.
L’assunzione di antibiotici, stati di immunodepressione e la presenza di malattie
croniche, come il diabete, predispongono all’insorgenza di infiammazioni ed irritazioni
vulvovaginali.
In tutti i casi citati ciò che si verifica è una modifica del pH vaginale con creazione di un
ambiente favorevole alla proliferazione di una flora microbica parassita (batteri, miceti e
virus) e conseguente formazione di infezioni locali, fenomeno sempre più diffuso fra le
giovanissime.
Si tratta di affezioni, generalmente di tipo benigno, che però non debbono essere
sottovalutate. Infatti, se non adeguatamente trattate, possono essere fonte di problemi
al sistema riproduttivo e dare luogo alla formazione di salpingiti e dolore pelvico cronico,
con peggioramento della qualità della vita.
Le infezioni ginecologiche possono avere varia origine. Spesso sono dovute ad uno
squilibrio tra le varie specie di microrganismi che colonizzano la mucosa intima. Non di
rado si può assistere, in condizioni d’alterazione del delicato equilibrio, all’insorgenza di
infezioni da Candida albicans o alla colonizzazione delle mucose da parte di
enterobatteri come Escherichia coli o Enterococcus foecalis, saprofiti intestinali, che
possono, in zone diverse da quelle fisiologiche, essere causa di infezioni.
Spesso la contaminazione è dovuta all’involontario trasferimento di batteri nei pressi
della zona vaginale durante la pulizia legata all’evacuazione.
Come osservato, le cause dell’insorgenza di infiammazioni e di arrossamenti nelle zone
intime sono le più diversificate, tra queste possiamo aggiungere, non ultime, la
gravidanza e la menopausa, fasi della vita caratterizzate dalla modifica dello stato
dell’epitelio vaginale.
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Altro fattore di infiammazione intima è sicuramente dovuto al contatto con
microrganismi a trasmissione sessuale. Si tratta di infezioni legate all’immissione in
vagina di microrganismi infettivi che, proliferando, possono dar luogo a diverse
patologie. Tra le più diffuse:
Gardnerellosi dovuta alla Gardnerella vaginalis e spesso legata al caldo e
all’umidità tipici della stagione estiva. Dà luogo ad un aumento del pH vaginale
con formazione di perdite grigiastre e maleodoranti.
Candidosi legata alla proliferazione della Candida albicans, lievito sempre
presente, ma in piccole quantità, nella mucosa vaginale. E’ fonte di prurito intenso,
bruciore e dolore con formazione di perdite bianco-verdastre e maleodoranti.
Tricomoniasi dovuta a un protozoo, il Trichomonas. L’infezione dà origine a
bruciore e prurito con difficoltà di minzione e dolore nei rapporti sessuali; sono
presenti perdite giallo-verdastre schiumose e maleodoranti.
Cistiti spesso legate alla contaminazione batterica con Escherichia coli ed
Enterococcus foecalis di provenienza intestinale. In questi casi si assiste a
bruciore e problemi durante la minzione. Al fine di prevenire la contaminazione si
consiglia sempre di eseguire la pulizia in senso anteroposteriore.
Infezione da Human Papilloma Virus (HPV) costituisce sicuramente una delle
affezioni più serie. Si tratta di un virus oncogeno che può, in alcuni casi, provocare
la modifica delle mucose che rivestono il collo dell’utero, determinandone la
trasformazione in cellule tumorali e dando così origine al tumore del collo
dell’utero. Alcuni tipi di HPV possono provocare condilomi genitali focalizzati nella
zona vulvare.
Nell’ambito delle infezioni da virus, un posto di primo piano viene assunto
dall’herpes genitale provocato dall’Herpes genitalis. E’ un’infezione che si
manifesta con l’insorgenza di un forte dolore e di una sensazione di gonfiore delle
mucose genitali. Si assiste anche all’ingrossamento dei linfonodi inguinali con
dolore e bruciore rettale ed a un aumento della frequenza nella minzione.
Alla sintomatologia locale si possono associare una serie di sintomi sistemici quali
mal di testa, febbre leggera e malessere generale.
8
Nella prevenzione dei disturbi e delle infiammazioni delle zone intime un ruolo
importante possono avere alcuni piccoli accorgimenti. Ad esempio, contrariamente a
quanto si può essere indotti a pensare, un eccessivo utilizzo di detergenti intimi e, ancor
peggio, un abuso di lavande vaginali comporta la compromissione della microflora
vaginale con rimozione di uno dei principali ostacoli all’insediamento di microrganismi
parassiti.
Detergenza femminile
Il detergente utilizzato non deve alterare il pH fisiologico della mucosa intima.
Generalmente si consigliano prodotti che non producono molta schiuma, per cui sono
da prediligere i detergenti delicati, pessimi schiumogeni. Questi non provocano
esfoliazione della mucosa intima, fenomeno che concorrerebbe ad un abbassamento
delle difese dell’organismo.
I prodotti utilizzati nell’igiene intima dovrebbero essere privi di alcool e profumazione, al
fine di ridurre la presenza di sostanze potenzialmente allergizzanti all’interno della
preparazione. Trattandosi, infatti, di prodotti da utilizzare quotidianamente, anche più
volte al giorno, un eventuale effetto sensibilizzante, seppur blando, risulterebbe
moltiplicato nel tempo.
Il detergente non deve inoltre influire drasticamente sulla flora batterica della zona
intima, in quanto può alterare il sistema di difesa fisiologico.
Nella scelta del detergente intimo va rammentato come la fisiologia individuale muti con
il trascorrere del tempo per cui è bene utilizzare un detergente adatto alle varie fasi
della vita (prepuberale, fertile, puerperio, menopausa e senile), concorrendo così a
potenziare il sistema di difesa dell’organismo.
Durante il periodo mestruale, in gravidanza, in fase di malattie croniche o debilitanti,
oppure semplicemente quando non sia possibile utilizzare acqua a basso contenuto di
batteri, può essere utile utilizzare un detergente in grado di inibire lo sviluppo batterico,
grazie alla presenza di blandi antisettici.
Sino alla pubertà non è necessario l’uso di un detergente a pH acido, dal momento che,
in assenza di stimoli ormonali, il pH delle zone intime è praticamente neutro vista la
scarsissima attività della flora batterica locale.
Una situazione simile si può riscontrare in menopausa o in età senile. L’assenza di
9
estrogeni concorre ad una riduzione dell’attività batterica e si assiste inoltre ad un
assottigliamento dello spessore della mucosa con l’insorgenza di fenomeni di
secchezza locale. In questi casi, come nella prepubertà, si deve ricorrere a detergenti
con pH neutro, ai quali si può associare l’uso di creme o geli con attività idratante, al
fine di aumentare la protezione delle aree vulvari.
In età fertile invece, il detergente deve presentare un pH circa 4 ed una capacità lavante
moderata, per non alterare e danneggiare la mucosa intima.
10
Igiene intima maschile
Parlando di igiene intima solitamente ci si riferisce a quella femminile, molto raramente
si parla di igiene intima maschile e la stessa letteratura medica è scarsissima a tale
riguardo.
Ciò dipende da molti fattori, non ultimo quello culturale, che vede l’uomo al di sopra
delle problematiche che possono assillare il “sesso debole”.
Per la cura dell’apparato genitale maschile, fondamentale è la detersione del pene ed in
particolare la pulizia della zona legata al prepuzio.
Al momento della nascita il prepuzio è, da un punto di vista anatomico, praticamente
incollato al glande, lo supera abbondantemente in dimensioni e termina con un
restringimento che lascia libero solo il meato urinario.
È chiaro che un tale sistema si è sviluppato in natura per minimizzare i rischi di
infezione legati all’intimo contatto che nei neonati si ha tra le feci e l’area genitale e per
proteggere queste zone delicate dall’azione aggressiva dell’ammoniaca, presente
nell’urina, solo parzialmente compensata dalla presenza di oligosaccaridi. La perfetta
aderenza del prepuzio al glande è dovuta al collagene.
Nei tre anni successivi alla nascita, il pene cresce di circa un paio di centimetri restando
di queste dimensioni sino alla pubertà. Durante questo periodo l’adesione del prepuzio
al glande si riduce progressivamente sino a permettere la sua completa retrazione già
qualche tempo prima della pubertà. Tale processo presenta comunque una elevata
variabilità individuale.
Durante la pubertà il pene si sviluppa raggiungendo le sue dimensioni definitive nel giro
di un paio di anni. Il prepuzio, già sovrabbondante, non sempre segue tale crescita in
modo equivalente, tuttavia, nella maggior parte dei casi, viene raggiunto un buon
equilibrio.
Ai fini dell’igiene intima non va sottovalutata l’eventuale circoncisione del soggetto.
I sostenitori della circoncisione, in prevalenza nord – americani, ritengono che tale
pratica sia utile per prevenire alcuni tipi di infezione, evitando così la permanenza dello
smegma* e facilitando la pulizia (la Società Americana di Pediatria raccomanda la
circoncisione come presidio igienico).
* Lo smegma, traslitterazione del greco σμήγμα, sapone, è una combinazione di cellule epiteliali esfoliate, secrezioni della pelle e
materiali umidi che si possono accumulare sotto il prepuzio nei maschi, e nella zona della vulva nelle femmine, con un
caratteristico odore pungente.
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I sostenitori della non circoncisione, al contrario, ritengono che la conservazione del
prepuzio sia di fondamentale importanza per la protezione del glande.
Detergenza maschile
Ai fini della detersione e dell’igiene intima maschile bisogna tener conto di tali aspetti,
ma soprattutto della fasce di età.
Nel trattamento delle zone intime del bambino piccolo è necessario utilizzare prodotti
formulati con un sistema tensioattivo delicato, in grado di rispettare la fisiologia e la
sensibilità di una pelle già di per sé delicata e soggetta inoltre al continuo contatto con
l’urina e le feci. In ogni caso non bisogna forzare il distacco del glande dal prepuzio.
Durante la fase di scollamento, anche parziale, andrà pulita la parte scollata, con
estrema delicatezza, al fine di allontanare lo smegma che si può formare nelle zone più
interne, impedendo così l’eventuale irritazione delle mucose.
La non corretta detersione e un non sufficiente allontanamento dello smegma
incrementano la possibilità di sviluppare infezioni batteriche o virali in chi è poco
abituato a lavarsi rispetto a chi si lava o a chi è circonciso. Tuttavia, è altrettanto
frequente il riscontro di patologie legate ad un eccesso di detersione.
L’uso di prodotti detergenti non adatti, caratterizzati da basi lavanti troppo ricche (con
elevato contenuto di tensioattivi) può provocare l’insorgenza di balaniti o balanoprostiti,
a causa dell’eccessivo allontanamento delle sostanze lipidiche prodotte dalle mucose.
Tali sostanze costituiscono infatti una barriera fisica importante contro batteri, virus,
funghi ed altre sostanze tossiche che possono giungere a contatto delle zone intime
maschili (coloranti presenti negli indumenti intimi, residui di detersivi non ben
risciacquati durante il lavaggio, ecc.).
Fondamentale, dunque, la scelta del detergente: è opportuno preferire un prodotto
delicato e tenere presente la fascia di età (infantile, adolescente, adulta) a cui è
indirizzato nel pieno rispetto delle fisiologiche difese dell’individuo.
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Saponi tradizionali e altri detergenti
I saponi presentano delle caratteristiche chimico fisiche poco adatte alla pulizia delle
zone intime. Ad essi si associa un pH alcalino legato all’idrolisi alcalina degli acidi
grassi, una pessima capacità lavante in presenza di acque dure, una elevata capacità di
allontanamento dei lipidi cutanei, causando così un danno alla struttura lipidica dello
strato corneo ed un aumento della secchezza e della desquamazione cutanea.
In tempi recenti si è assistito allo sviluppo di prodotti specifici, dedicati alla detersione
intima. Questi prodotti sono caratterizzati da una maggiore dermocompatibilità derivante
da una componente tensioattiva costituita da molecole con caratteristiche specifiche.
L’attività tensioattiva è legata alla natura lipofilo/idrofila della molecola. Questa
caratteristica permette di determinare una riduzione della tensione superficiale tra
acqua e sudiciume, un incremento del potere bagnante dell’acqua, un aumento
dell’angolo di contatto tra l’olio (sudiciume) ed il solido permettendone l’allontanamento
dalla cute.
La pulizia, grazie ai detergenti, avviene attraverso un fenomeno di adsorbimento del
tensioattivo sullo sporco (affinità lipidica), successivo avvolgimento delle particelle
lipidiche in strutture micellari che sono poi in grado di essere risciacquate con acqua.
I detergenti possono essere classificati in saponi classici (solidi), saponi non saponi in
forma solida (syndet), detergenti fluidi (liquidi, cremosi, gel) caratterizzati dalla presenza
di differenti tipi di tensioattivi con diversa aggressività e capacità sgrassante.
Osservando i tensioattivi che concorrono alla preparazione dei detergenti, emerge
come la componente lipofila sia sempre la stessa. In genere si tratta di una catena
idrocarburica compresa tra 10 e 20 atomi di carbonio che trae origine da alcoli ed acidi
grassi naturali o sintetici.
E’ stato dimostrato come le migliori caratteristiche lavanti siano associate a catene della
lunghezza di 12 – 14 atomi di carbonio.
La componente idrofila delle molecole tensioattive varia a seconda delle caratteristiche
del prodotto considerato e concorre in maniera fondamentale a definire la delicatezza e
l’aggressività del prodotto cosmetico.
I tensioattivi presenti nei prodotti di detergenza sono classificabili in anionici (la
componente idrofila è costituita da un gruppo carbossilico, solforico o solfonico),
cationici (la cui componente idrofila è costituita dalla presenza di un azoto quaternario),
anfoteri (la componente idrofila presenta sia cariche positive sia negative), non ionici (in
13
essi la componente idrofila è costituita da catene poliossietileniche, zuccherine o
polisaccaridiche), (vedi approfondimento).
Composizione di un detergente
Un buon detergente, intimo o meno che sia, dipende in massima parte dalla bontà del
sistema tensioattivo, mentre l’eventuale presenza di estratti o altri agenti funzionali,
concorre solo in maniera minima agli effetti cutanei del prodotto, anche in relazione al
ridotto tempo di applicazione.
La composizione tipica di un detergente può essere così esemplificata:
Attività
%
Tens. Anionico delicato
(agente tensioattivo primario)
10.0 ÷ 15.0
Tens. Anfotero
(tensioattivo secondario)
10.0 ÷ 15.0
Viscosizzante non alcanolamidico
(agenti di controllo della viscosità)
0.5 ÷ 2.0
Tensioattivo non ionico
(stabilizzatori della schiuma)
2.0 ÷ 2.5
Regolatore del pH: acido citrico o
lattico q.b. a pH 4 ÷ 5
0.0 ÷ 1.0
Conservante
0.05 ÷ 1.0
Fragranza
0.1 ÷ 2.0
Agenti funzionali
0.0 ÷ 1.0
Acqua
a 100
All’interno di un prodotto possiamo evidenziare la presenza del tensioattivo primario,
che costituisce l’elemento base del prodotto detergente. In genere è costituito da
tensioattivi anionici e può essere sostituito, nei prodotti a maggiore delicatezza, da
tensioattivi anfoteri e non ionici.
Il tensioattivo secondario svolge la funzione di ridurre l’aggressività della formulazione
ma ha anche lo scopo di migliorare l’aspetto, la qualità della schiuma e lo skin feeling.
14
Sono poi presenti agenti di controllo della viscosità (sostanze di varia natura quali
cloruro di sodio, cloruro di ammonio, ossidi di ammonio, alcanolammidi, gomme, ecc.)
che permettono di raccogliere il prodotto nel palmo di una mano senza che sfugga.
Proseguendo nell’analisi della formula cosmetica, si può osservare la presenza di
stabilizzatori della schiuma [Sarcosinati, Acilglutammati, Ossidi di ammine o anche
basse concentrazioni di gomme cellulosiche (0,05 – 0,1%)], tensioattivi che hanno la
funzione di mantenere elevata l’attività schiumogena del prodotto.
Importanti per la fisiologicità del prodotto sono i correttori di pH, in genere sostanze
come l’acido lattico o l’acido citrico, che svolgono la funzione di correggere il pH della
preparazione e di allinearlo ai valori fisiologici tipici della cute sana.
Per assicurare la salubrità del prodotto e determinare bassi livelli di contaminazione
microbica i detergenti sono addizionati di sostanze conservanti.
Al fine di incrementare la gradevolezza e l’appagamento provenienti dall’uso della
preparazione cosmetica, si introducono in formula delle fragranze che hanno lo scopo
di nascondere gli eventuali odori delle materie prime utilizzate e costituiscono spesso la
ragione della scelta di un prodotto cosmetico rispetto ad un altro. Si osserva infatti come
siano molto rari i casi di prodotti cosmetici, soprattutto di detergenza, privi di profumo.
Spesso, inoltre, alle fragranze viene associata anche una azione deodorante.
Infine in un detergente cosmetico sono presenti sostanze funzionali che donano
qualità aggiuntive al prodotto e sono spesso utilizzate come fattore di richiamo per la
vendita del prodotto stesso. Non di rado accade di osservare la presenza in commercio
di prodotti detergenti che possono vantare, ad esempio, proprietà lenitive o anti-irritanti,
associandole alla presenza di estratto di camomilla o proprietà sebo regolatrici legate
alla presenza di estratti di ortica.
I detergenti intimi sono inoltre caratterizzati da una ridotta sostanza attiva lavante “SAL”
(vedi approfondimento) al fine di limitare l’aggressività della formulazione nei confronti
delle mucose genitali.
15
La composizione dei detergenti intimi può essere la più varia ma è riconducibile alla
presenza di tensioattivi delicati che assicurino una ridotta delipidazione e buona
dermocompatilibità.
Tra le classi di tensioattivi utilizzati ricordiamo gli anionici delicati (solfosuccinati,
alcoilpolipeptidi, acilglutammati, taurati, isetionati, derivati dell’acidio citrico e tartarico,
achileteri carbossilasi) e gli anfoteri delicati (betaine, imidazoline).
Dovrebbero essere scarsamente o per nulla utilizzati tensioattivi come: sodium lauryl
sulfate, sodium laureth sulfate, ammonium lauryl sulfate, TEA-laureth sulfate, TEAlauryl sulfate, in quanto fortemente aggressivi e delipidizzanti.
Esempio di formulazione di detergente intimo:
La pelle ha un pH acido che oscilla tra 4,5 e 6,5.
Il pH di un prodotto dermatologico dovrebbe essere il più simile possibile al pH della
cute della zona trattata.
In ogni caso va ricordato che la pelle sana è in grado di ripristinare rapidamente il
proprio pH in seguito alle modifiche apportate dall’utilizzo di detergenti o prodotti topici.
16
Spesso il pH dei prodotti topici viene mantenuto acido non solo per garantire una azione
eudermica maggiore ma anche perché l’ambiente acido migliora l’efficacia dei sistemi
conservanti introdotti nella formulazione.
Tuttavia valori di pH troppo bassi (2 – 4) o troppo elevati (> 8) comportano la comparsa
di bruciore e altre sensazioni sgradevoli (secchezza, prurito,…), in particolar modo se
utilizzati su cute lesa o infiammata.
17
Estratti vegetali e detergenza intima
All’interno delle formulazioni cosmetiche destinate alla detergenza intima sono spesso
presenti componenti ad azione lenitiva e rinfrescante che svolgono la funzione di
rendere più gradevole l’uso del prodotto e di giustificarne, in alcuni casi, la scelta.
Tra queste sostanze possiamo ricordare alcuni estratti vegetali:
9 Calendula (Calendula officinalis), Camomilla (Chamomilla recutita) e Tiglio (Tilia
cordata) con funzioni emollienti, rinfrescanti e lenitive.
9 Aloe vera (Aloe bàrbadensis), Malva (Malva silvestris) e Amamelide (Hamamelis
virginiana) che svolgono attività idratante e disarossante (antinfiammatoria).
9 Salvia (Salvia officinalis) ad azione deodorante, dermopurificante e astringente.
9 Lavanda (Lavandula angustifolia) ed Equiseto (Equisetum arvense) in grado di
svolgere un’azione disarossante nei confronti delle mucose.
9 Mentolo (Mentha piperita) ed Eucaliptolo (Eucayiptus globulus) spesso introdotti
per la loro azione rinfrescante.
9 Timo (Thymus vulgaris) per la sua blanda azione antisettica, associata ad una
funzione tonicizzante, stimolante e depurativa della cute.
9 Viperina piantaginea (Echium plantagineum) da cui si ricava un estratto in grado di
svolgere un’azione idratante e protettiva delle zone intime.
9 Avena (Avena sativa) in grado di contrastare gli arrossamenti grazie ad un’efficace
azione protettiva, lenitiva e riepitelizzante.
9 Tea Tree Oil (Melaleuca alternifolia) spesso introdotto all’interno delle formulazioni
cosmetiche per la sua azione antisettica, utile nel controllo della flora batterica
parassita.
9 Fitoestrogeni derivati da Soia (Glycine soia) che concorrono a restituire alla mucosa
elasticità e morbidezza.
9 Pungitopo, meglio noto con il nome di Rusco (Ruscus aculeatus), utile per l’azione
lenitiva.
9 Aristolochia (Aristolochia clematitis) con azione lenitiva e calmante, utile nella
preparazione di prodotti per l'igiene personale tipo saponi e detergenti intimi.
9 Lichene islandico (Cetraria islandica), grazie alla presenza dell'acido usnico,
presenta un'azione antibatterica svolta nel rispetto dell'equilibrio delle mucose.
L’Acido usnico come tale (in forma di sale di sodio o di rame) trova impiego con
specifica funzione preservante, antimicrobica e deodorante.
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9 Mirtillo (Vaccinium myrtillus) ad azione antinfiammatoria e lenitiva utilizzato spesso
in associazione con altri estratti vegetali tipo Calendula, Salvia, Iperico, ecc.
9 Ippocastano (Aesculus hippocastanum) costituisce una delle piante di primario
interesse cosmetico. Si utilizzano gli estratti (fluido, glicolico, molle, secco) o la sola
Escina con funzionalità rinfrescanti, disarrossanti, lenitive.
9 Achillea (Achillea millefolium) viene utilizzata per le propietà protettive e rinfrescanti.
9 Ratania (Krameria triandra) con proprietà astringenti, purificanti e disarrossanti. Il
suo uso è fortemente limitato dal colore rosso bruno dei suoi estratti.
9 Menta (Mentha piperita) utilizzata per la sua azione moderatamente rinfrescante e
dermopurificante.
Altri componenti
In alcuni casi all’interno del prodotto cosmetico di detergenza possono essere introdotte
sostanze sintetiche ad attività antibatterica:
• la clorexidina in grado di impedire lo sviluppo dei batteri per inibizione enzimatica e
di distruggere la loro membrana plasmatica;
• il triclosan svolge la sua azione agendo sulle membrane citoplasmatiche batteriche
distruggendole;
• l’acido lattico e altre sostanze similari in grado di creare un ambiente ostile allo
sviluppo di ceppi microbici parassiti.
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Caratteristiche di un detergente intimo ideale
Un sistema detergente ideale dovrebbe presentare:
bassa concentrazione di tensioattivi aggressivi (in genere alchilsolfati);
tensioattivi delicati che concorrono a ridurre l’aggressività complessiva della
preparazione;
assenza di alcanolamidi quali agenti viscosizzanti, in quanto queste sostanze
possono essere fonte di nitrosammine cancerogene;
un contenuto in sostanza attiva lavante ridotto;
sostanze attive quali estratti vegetali o altri ingredienti funzionali, come idrolizzati
proteici, ad azione specifica, lenitiva, disarossante, ecc.
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APPROFONDIMENTO
Tensioattivi
I tensioattivi possono essere classificati come primari e secondari a seconda dell’utilizzo
che di essi viene fatto nella formulazione ma anche in base alle loro caratteristiche
chimiche.
Tutti i tensioattivi utilizzati in cosmesi possono essere ricondotti ad un unico schema
generale costituito da due parti, una idrofila (affine all’acqua) e una lipofila (affine ai
grassi).
CODA LIPOFILA
TESTA IDROFILA
La polarità della componente idrofila permette di classificare il Tensioattivo nelle
seguenti classi:
CLASSE
Anionici
Cationici
Anfoteri
Non ionici
CARATTERISTICA
Una o più cariche negative.
Molecole nelle quali la parte idrofila si carica negativamente.
Una o più cariche positive.
Contengono uno o più atomi di Azoto quaternario carico
positivamente.
Entrambe le cariche.
Contengono nella stessa molecola cariche positive e negative.
Non possiedono cariche.
Contengono solo gruppi idrofili (ossidrili o catene poli-ossietileniche.
Questa, come altre classificazioni, non può essere assoluta; esistono infatti tensioattivi
che presentano caratteristiche intermedie tra due o più categorie.
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Scala di irritabilità dei Tensioattivi
MENO IRRITANTI
NOME
Acilglutamati
Coccolipoilpeptide K
Coccolipoilpeptide TEA
C 8-10 glucosio
Saccarosio monolaurato
Alchietossi B – aminopropionato
Alchiletossiglicinati
Alchiletossicarbossilati
Sorbitan (20)OE laurato
Olio di ricino (40)OE
Ricinoleoilamido semisolfosuccinato
Lanolinoleilaminosemisolfosuccinato
Alchillaurati
Alchilisetionati
Laurilamidoetossisolfato TEA
Cocco(2)OE solfato Mg
Miristil(2)OE solfato Na
Cocco (2)OE solfato Na
Lauril(3)OE solfato Na
Laurilsolfato MEA
Laurilsolfato NH4
Laurilsolfato TEA
Alchilamidoemiossidi
Alchilaminossidi
Alcooletanolammidi
Laurilsolfato Na
PIÙ IRRITANTI
Caratteristiche dei Tensioattivi
I tensioattivi presentano delle caratteristiche peculiari e tra queste una delle più
interessanti è certamente la Concentrazione Micellare Critica (CMC).
A determinate concentrazioni di Tensioattivo in soluzione, si formano aggregati di
molecole di quest’ultimo detti “micelle”. La quantità di tensioattivo necessaria perché si
verifichi questa situazione viene detta Concentrazione Micellare Critica ed è
caratteristica di ogni tensioattivo. Raggiunta questa situazione un’ulteriore aggiunta di
Tensioattivo non porta ad un aumento della quantità disciolta (monomero), ma tutto
l’eccesso concorre alla formazione di nuove micelle o all’espansione di quelle esistenti
con un incremento della CMC.
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Quindi all’aumentare della CMC si incrementano il numero delle micelle mentre la
concentrazione del monomero resta costante per cui, essendo il monomero
(Tensioattivo non coinvolto nella formazione delle micelle) a permettere la funzione
lavante, non si assiste ad alcun aumento di tale capacità.
Diversi studi hanno dimostrato la correlazione tra la CMC e l’aggressività dei
tensioattivi.
Ogni tensioattivo è caratterizzato da una propria CMC. A elevati valori di CMC
corrispondono elevate concentrazioni di monomero e dal momento che è quest’ultimo
ad interagire con la cute tanto più alto sarà il suo valore tanto maggiori saranno gli
effetti lesivi.
Tensioattivi come i Lauril Solfati sono caratterizzati da elevati valori di CMC e
manifestano quindi un maggior effetto irritante per la cute.
Si è osservato che associando diversi tensioattivi si ha una diminuzione della CMC con
conseguente diminuzione del potere irritante della miscela.
Ad esempio associando tensioattivi ad elevata CMC (Lauril Solfati) con tensioattivi a
bassa CMC (Tensioattivi non ionici) si abbassa notevolmente la CMC finale con
conseguente diminuzione del potere irritante della miscela.
Il valore della CMC è influenzato da diversi parametri:
•
Caratteristica della parte
lipofila del Tensioattivo
Catene idrocarburiche lunghe diminuiscono la CMC.
La presenza di insaturazioni aumenta la CMC.
•
Caratteristica della parte
idrofila del Tensioattivo
La quantità di carica influenza la CMC, in genere
Tensioattivi anionici o cationici manifestano, a parità
di catena lipofila, una CMC più elevata rispetto ai
Tensioattivi non ionici.
•
Temperatura
La temperatura influenza la CMC in maniera
abbastanza modesta e con un andamento
discontinuo (prima diminuisce, poi aumenta la
CMC).
•
Presenza di elettroliti
L’aggiunta di elettroliti (esempio NaCl) determina
una diminuzione della CMC. I metalli bivalenti
diminuiscono la CMC in maniera molto superiore
rispetto ai metalli alcalini.
Sostanza attiva lavante (SAL)
Nella valutazione della tollerabilità di un prodotto detergente, un fattore fondamentale è
costituito dalla determinazione della sostanza attiva lavante (SAL) che equivale alla
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reale concentrazione di tensioattivo contenuta all’interno del detergente.
La SAL determina l’entità della capacità pulente del prodotto e al contempo
l’aggressività cutanea della preparazione stessa.
Le sostanze tensioattive vengono in genere inserite all’interno della preparazione sotto
forma di soluzione, per cui l’effettiva concentrazione del Tensioattivo all’interno del
detergente intimo è inferiore alla quantità introdotta all’atto della formulazione del
prodotto.
Poiché la concentrazione dei tensioattivi determina sia la capacità pulente del
detergente intimo sia la sua aggressività, diviene necessario calcolare, sulla base di
quanto dichiarato dal fornitore della materia prima, la reale concentrazione del
Tensioattivo.
Per esempio se inseriamo un 25% di Tensioattivo anionico, di cui viene dichiarata una
SAL del 75%, la reale concentrazione introdotta è data da:
25 ⋅ 0.75 = 18.75
ovvero la reale concentrazione inserita è del 18.75% e non del 25%.
Funzioni dei tensioattivi
I tensioattivi presenti nei detergenti cosmetici svolgono diverse funzioni, tra queste le
principali sono:
detergente - legata alla capacità di rimuovere lo sporco;
bagnante - utilizzata nei cosmetici che richiedono uno stretto contatto tra la cute ed il
prodotto;
schiumogena - importante in alcuni tipi di prodotti cosmetici, quali i dentifrici o i
bagno schiuma;
emulsionante - molto utilizzata nella preparazione di emulsioni cosmetiche e legata
alla capacità del prodotto di disporsi all’interfaccia tra due liquidi immiscibili;
solubilizzante - importante nelle preparazioni che richiedono di introdurre prodotti
insolubili all’interno delle preparazioni cosmetiche, pur mantenendo un elevata
trasparenza del prodotto.
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PARAMETRI PER LA CREAZIONE DELLE INDICAZIONI INTESA
Nell’analisi dei prodotti sono stati considerati i seguenti fattori:
•
Sono state analizzate le formule qualitative riportate in etichetta considerando la
funzione di ogni componente sulla base di quanto stabilito nell’Inventario Europeo
degli Ingredienti Cosmetici; di conseguenza si è valutata la corrispondenza tra le
caratteristiche vantate del prodotto e gli ingredienti presenti in etichetta.
•
La presenza (assenza) di sostanze detergenti anioniche particolarmente aggressive.
•
La presenza di estratti vegetali attivi sulla mucosa intima e/o dotati di dimostrata
efficacia.
•
La presenza di sistemi conservanti non aggressivi (particolare attenzione alla
presenza del preservante Kathon CG).
•
La presenza di Trietanolammina quale controione nei tensioattivi anionici, alla luce
della documentata attività sensibilizzante di questi prodotti nei confronti di una certa
fascia di popolazione.
Note: se non c’è corrispondenza tra info sulla confezione e proprietà reali, queste sono
segnalate nella parte finale delle Indicazioni Intesa come “Info da confezione”.
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Questo lavoro è stato realizzato con la consulenza di:
Dott. Mario Zappaterra, Scuola di Specializzazione in Scienza e Tecnologia
Cosmetiche dell’Università di Ferrara
Un ringraziamento alla Dott.ssa Stefania Abenante per la collaborazione al progetto.
Coordinamento scientifico a cura di Unifarm S.p.A.
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Finito di stampare
Giugno 2008
Fly UP