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XXV n.3-2015 - Gruppo Valdinievole

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XXV n.3-2015 - Gruppo Valdinievole
XXV n.3-2015
Sappiamo
giocare?
in questo numero
Notiziario del gruppo Valdinievole
anno XXV n. 3 | 2015
Sommario
Editoriale
Il pensiero del Fondatore
Sappiamo ancora divertirci?
Pensieri
TROPPA DIFFERENZA di Libero Palombo
IL PENSIERO DI ALVERIO
CHE BELLA STORIA LA VITA
Famiglie
3
5
Divertirsi, ossia “divergere
Cara Cooperativa Valdinievole...
Il paradiso all’improvviso
“Sorrido e piango”
Vita in Comunità
6
7
8
9
Gita fuori programma
di Gianna Raimondi11
Una giornata alla Capraia
di Dante e Sergio13
Sapore di libertà
di Letizia Faccenda15
Le ferie in comunità a macchino
di Marvin17
SOno volate così in fretta
di Riccardo22
SENZA VERGOGNA ALCUNA
Di Gianluca Bui e Emiliano Balduinotti
25
Attualità
La Grande guerra
di don Amleto Spicciani
Sport
27
Flavia Pennetta e Roberta Vinci:
storia di un sogno di bambine
dalla redazione28
Arte e cultura
Ricette - Penne con zucca, pancetta e aceto balsamico
35
Ricette - Gnocchi di burro, zucca e salvia 36
... IL VINO GIUSTO
Bianco di Pitigliano DOC Rasenno
37
Nuvole di china38
Notiziario del Gruppo Valdinievole
anno XXV n. 3 | 2015
Responsabile Editoriale
Marco vom Bruck
hanno collaborato alla
realizzazione di questo numero:
Marco vom Bruck
Libero Palombo
Gianna Raimondi
Dante e Sergio
Letizia Faccenda
Marvin
Riccardo
Gianluca Bui
Emiliano Balduinotti
don Amleto Spicciani
i ragazzi e le ragazze del Gruppo
Valdinievole e Alverio
editoriale 3
Il pensiero del Fondatore
I
n questa estate fumosa dove nostri
giovani per ballare hanno lasciato a
terra la propria vita, dove le teste rotolano insanguinate sulle sponde del
mediterraneo, dove per troppe volte
gli italiani non hanno potuto esprimere il loro voto ma accettare supinamente governi calati dalla prepotenza nazista, una calda estate invasa da orde
di disgraziati senza patria in fuga dalla
morte.
Una estate strana, confusa, veloce, dove la città più bella e importante del
mondo è predonata dal malaffare, prepotenza, sudicio e gestita da nessuno.
Un expo insignificante, un giubileo inutile dove si predica bene e come spesso
accade si razzola male, anzi malissimo!
L’estate è finita ma i nostri giovani continueranno a lasciare le loro energie sul
selciato perché noi grandi continuiamo
a mettere la testa sotto la sabbia e niente e nessuno è in grado di intervenire. I
naufragi continuano tutti i giorni, ... e il
governo italiano chiude le discoteche.
Il disorientamento è totale. Ci vuole un
punto fermo da cui ripartire e tanto,
tanto buon senso. Grazie GM.
Sappiamo ancora divertirci?
di Marco vom Bruck
S
iamo nell’era del digitale, tutto è più
veloce, più facile da raggiungere, riusciamo a metterci in contatto con
persone in qualsiasi parte del mondo, in
qualunque momento. I giovani sono certamente i più coinvolti nella spirale delle nuove tecnologie e spesso subiscono senza rendersi conto e con passività i
condizionamenti che tutto ciò comporta.
Ma riescono ancora a divertirsi? Riescono
ancora a giocare? Sanno ancora giocare?
Sappiamo noi tutti ancora giocare? Spesso si pensa che le persone che si divertono di più sono i giovani: tra videogiochi,
discoteche, social network e tutta la tecnologia che ci circonda sembra proprio
che sia impossibile non divertirsi. I nostri
nonni avevano giochi molto semplici e si
divertivano un mondo! E noi, con tutta la
tecnologia che abbiamo a disposizione
riusciamo a fare altrettanto? Davanti ad
un videogioco possiamo perdere il senso del tempo e della realtà senza vivere
alcuna emozione; soli nella nostra stanza
affrontando sfide contro un partner virtuale dimentichiamo la gioia del dialogo,
dello scherzo e delle risate con gli amici. Se uno è solo può anche avere tutto:
Phoenix • n. 3 anno 2015
Playstation, x-box, wii, iphone, ipod, facebook, twitter, ma a lungo andare ci si
annoia. Perché. Certo, i tempi sono cambiati, anni fa per decidere con gli amici
quando uscire, bisognava incontrarsi di
persona, ci si riuniva in gruppo a giocare
a pallone, biglie, carte, batti muro ecc…
mentre adesso, si decide e ci si incontra
tramite i social network.. Cosa si può fare al parco, sicuramente si potrebbe giocare a calcio o qualche altro gioco, invece no appena arrivati si tira fuori il proprio
“SmartPhone” e tic tic tic tac. Quindi Internet può essere un vantaggio come uno
svantaggio per il mondo del divertimento, perché limita le “classiche” uscite dei
giovani, che nel loro tempo libero invece
di divertirsi facendo una passeggiata con
gli amici, facendo shopping o leggendo,
preferiscono stare incollati davanti allo
schermo del computer su facebook o su
videogiochi. I ragazzi di oggi usufruiscono della tecnologia anche troppo. Ormai
sono come schiavi sempre attaccati allo
schermo del computer, come zombie.
Man mano che la società si evolve anche i giochi si evolvono, ma sono anche
sempre più violenti, incitando poi con un
senso di emulazione quei gesti
rabbiosi che forse inconsciamente sono dettati anche da frustrazioni e impedimenti che si vivono tra
le mura domestiche. Allora bullismo in
classe a scuola, oppure violenze gratuite su compagni ma ancora peggio sulle
ragazze; causa del cybersesso e delle difficoltà a mettersi in confronto con la ragazza invece di pensare solo al mero atto
di prestazione invece di una condivisione dei sentimenti. Difficoltà congenita
dei giorni nostri. Noi in Comunità troviamo il modo di coinvolgere i ragazzi con
giochi semplici oppure con sport e attività ludiche. Crediamo fermamente che
l’esempio e la condivisione sono i mezzi
e il sistema con cui noi adulti possiamo
dimostrare ed insegnare ai ragazzi quei
giochi che malgrado semplici sono tuttora speciali.
Dobbiamo essere in grado con coerenza,
come hanno fatto con noi, di trovare dei
momenti per giocare insieme trasmettendoci quei valori basilari, che hanno
fatto di noi delle persone migliori.
4
pensieri
Troppa indifferenza!
A
lcune settimane fa due giovani sono morti per ecstasy
e dei minorenni sono finiti
in coma etilico. Il problema sembra esploso all’improvviso, ma ci
conviviamo da anni, in silenzio.
Fino a quando succede la tragedia.
La televisione coglie la palla al
balzo per creare i suoi talk show
e discute sul tema, improvvisamente con la verità in mano,
puntando il dito verso uno o l’altro colpevole; ma non c’è un colpevole. Lo siamo tutti, per non
aver cercato di migliorare le cose, per aver lasciato le regole allo
sbando. E solo ora se ne parla, ora
si fanno campagne anti-droga e
maggiori controlli, ora, quando
ormai è tardi.
È incredibile come per risolvere un problema sia necessario
che questo arrivi al suo culmine
e che non si venga a dire “io non
sapevo”, perché purtroppo basta
guardare negli angoli delle piazze per vedere ragazzini con una
bottiglia di birra in mano e una
sigaretta, che ahimè, paradossalmente sarebbe meglio fosse
davvero una sigaretta.
Lamberto Lucaccioni aveva soltanto 16 anni la notte i cui ha perso la vita per dell’ecstasy. Si trovava con degli amici alla discoteca
Cocoricò a Riccione. Il pusher è
un ragazzo di 19 anni, conoscente di Lamberto ed ha venduto
loro 3 gr di mdma che Lamberto e amici avrebbero poi sciolto
in una bottiglietta, dividendosela tra loro. Lamberto si è sentito
male alle 4 del mattino e all’arrivo in ospedale non c’è stato più
nulla da fare. Di Ilaria Boemi si è
parlato moltissimo a causa anche di alcuni commenti inappropriati sul suo look, quando invece il problema è un altro: era una
ragazza di sedici anni che quella
brutta sera è stata trovata morta
sulla spiaggia di Messina dopo
che due amici hanno dato l’allarme per poi scappare. Si crede
che Ilaria e amici avessero comprato dell’ecstasy da un 25enne.
L’ecstasy è stata poi sciolta nella
birra, mix che è stato letale per
Ilaria che è stata accompagnata
dagli amici a prender aria sulla
spiaggia per riprendersi, invano.
Il problema sta nell’educazione
di questi ragazzi. Un adolescente è facilmente influenzabile
dall’ambiente esterno di coetanei e ragazzi poco più grandi ed
è ribelle, soprattutto nei confronti delle proibizioni dei genitori. E’
vero, il proibizionismo non serve a nulla, ma anche concedere
tutto è altrettanto sbagliato. La
legalizzazione delle droghe leggere non può essere la soluzione
al problema. Se in una città tutti buttano immondizie a terra, la
soluzione non è una legge che lo
permette. In questo modo si fo-
di libero Palombo
menta il degrado sociale.
Ormai la maggioranza dei giovani fa un uso di droga, autorità e tutti lo sanno bene, eppure
non si fa nulla. Con questa indifferenza è come se la droga fosse
già legalizzata. Non è possibile
che per divertirsi ci sia bisogno
dell’aiutino. E’ giusto che i ragazzi facciano le loro esperienze,
che si divertano, ma non fino alla
morte. I ragazzi hanno bisogno
di stimoli per crescere e di aiuto perché possano trovare un loro posto nel mondo, conoscendo il valore della vita.
Il mondo sta cambiando, anzi è
già cambiato. Stiamo vivendo
una sorta di disagio della civiltà post moderna, vogliamo toglierci l’etichetta di conservatori per quella di liberali; ma non
è accettando tutto senza regole
che lo si diventa. Così facendo si
fomenta il degrado e il disagio.
In questi termini non si sta parlando solo del tema della droga,
ovvio. Dovremmo riflettere sui
disagi che attanagliano il nostro
paese tra cui il problema qui discusso.
Quelli qui esposti sono spunti di riflessione perché qualcosa
smuova le coscienze, così da cominciare a curare, il disagio culturale e sociale di oggi e far sì
che le nuove generazioni crescano in un mondo in sviluppo, non
in degrado.
Phoenix • n. 3 anno 2015
pensieri 5
q uand
( c a ni , b o i p i c c o l i d
i
ra nz i n
i , cer v i tutt e le s p e c
i ne s p e
rie
, a
ie
i nt er v e nz a r is c h i a n p i e ma i a l i )
ngo no
p er
o la v i
m
t
a
e
,
t
t
i gra n
p er s o
d
p rav v iv e n d o l o r o d e
d is u m a
l l e re g i
er e , t r a
o le
n a c he
n ne l a
giovan
l
s
a
p
s
e
ci
c
i no n
i nt er v e a m o r ire i p i e
ne n d o ,
ro
d i et ro n as c o n p r i
p arav e
nt i et i
co-soc dendosi
i ali .
L a d ro
ga ucc
ide!
"Che bella storia
la vita"
Ogni giorno cerco di fare spazio nella mia
vita, perche' ci possa rientrare anche quel
poco o tanto di te che riesci a dare.
Vorrei farti vedere il senso di quello che
con forza cerco di esprimerti, quando
non vedi, non senti. Ti prendo per mano ti
accompagno ma tu la lasci andare , quella
mano che vorrebbe tenerti stretta, affinche'
tu possa capire.
Intorno a te c'e' amore , ma tu non vedi,
sei cieca davanti a cosi' tanta vita, a cosi'
tanta richiesta di te presente?! Non sai e
non vuoi sapere, non vuoi varcare quella
soglia, scopriresti un mondo che non
conosci, ne hai paura!!!
I tuoi ogghi allo stesso tempo esprimono
curiosita', ti piace il gesto d'affetto, quello
semplice pero', dove non c'e' nessun tipo di
Phoenix • n. 3 anno 2015
interesse; ma solo affetto….
Vai avanti sai di non poter fermare questo
treno a cui hai affidato la tua vita, la
corsa va avanti, non ci sono fermate, solo
strapiombi.
Accarezza cio' che hai e fai in modo di far
crescere in te la speranza, quella che non
hai, e falla diventare certezza.
Corri nei prati del tuo immaginario,
divertiti, la vita e' una sfida fagli spazio,
ma fallo con il cuore… non siamo perfetti
ma riusciamo anche ad essere grandi,
scoprilo.
Fa che la vita venga a te, cosi' com'e', ogni
lato dell'essere umano nasconde un colore
dentro se, sta a te scoprire le affinita' di
quel colore con il tuo… abbi fede…
La storia e' la tua e di nessun altro, fa che
possa diventare; la storia della tua vita…
Con tanto affetto Clelia
6
famiglie
Divertirsi, ossia “divergere
R
iusciamo ancora a divertirci, senza perderci, senza
farci del male?
Partendo da questo interrogativo la Comunità Valdinievole ha
proposto una sfida ai giovani
che sono stati protagonisti dei
Giochi estivi all’interno della comunità.
Divertirsi, ossia “divergere” dalle
fatiche del lavoro quotidiano per
ricrearsi, per rigenerare il corpo
e lo spirito. Il desiderio di divertirsi penso sia connaturato al nostro essere e dovrebbe essere un
fatto naturale, ma invece siamo
testimoni ogni giorno del fatto
che, spesso, viene frainteso col
bisogno di colmare un vuoto, un
malessere esistenziale profondo che porta a superare i limiti
per andare oltre sé stessi, alla ricerca dello sballo, aiutati in questo dall’uso di sostanze. Ho visto
questo tipo di smarrimento negli
occhi di mio figlio ed il ricordo ritorna talvolta alla mente insieme
al dolore per l’allontanamento,
la separazione (seppur necessaria) per poter poi ritrovarsi, per
trovare dentro di noi la forza di
ripartire.
Riconoscere le nostre fragilità,
affrontarle, imparare a superarle giorno per giorno, con fatica e
determinazione: questo si impara in Comunità. Ma si può anche
imparare il modo per ritornare a
divertirci senza annientarci, facendo riemergere la nostra creatività, la nostra voglia di metterci
in gioco, di sostenerci e di coltivare amicizie profonde.
In questo senso la comunità rappresenta un viaggio alla riscoperta di stare bene con sé stessi
e con gli altri. Anche noi genitori, come nostro figlio, stiamo percorrendo un viaggio alla riscoperta del piacere di stare bene
insieme, ritrovando gesti semplici, ma autentici che aiutano a
guarire le ferite e a proseguire
con coraggio e fiducia.
Percepire nelle parole e negli oc-
chi del figlio il desiderio di vivere
serve ad allontanare sempre di
più la paura di affrontare le difficoltà della vita quotidiana e l’incognita del futuro.
A poco a poco ci stiamo rendendo conto che una parte del viaggio è stata compiuta anche se
resta ancora un po’ di strada da
fare per consolidare le “buone
pratiche” messe in atto affinché
possano trasformarsi in “conquiste” da mantenere nel tempo.
Lidia
Phoenix • n. 3 anno 2015
famiglie 7
Cara Cooperativa Valdinievole...
T
i conosciamo da poco tempo, ma sentiamo già il bisogno di ringraziarti, di manifestarti tutta la nostra gratitudine
per ciò che stai facendo, per la nostra famiglia, per Isaias e per tutti
“i ragazzi “ come dite voi della Comunità.
Siamo la famiglia Ciappi-Bellacchini o, meglio, Bellacchini- Ciappi di
Isaias che, da febbraio, è membro
attivo della vostra Comunità che
ne fa parecchie di cose concrete.
Siamo una famiglia “normale”, come dovrebbe esserlo il mondo nel
XXI° secolo, variopinto e multirazziale, molto unita per il fatto che,
attraverso l’adozione, siamo diventati volontariamente per scelta , genitori, figli, fratelli e nipoti e
siamo legati da un vincolo molto
forte che è il nostro cuore che ha
lo stesso colore degli altri e che soprattutto batte all’unisono quando ci vediamo e abbrracciamo.
Da sette anni, però, si è insinuata fra di noi una brutta Bestia che
ha tentato in tutti i modi di dividerci, di rompere i nostri legami e
Phoenix • n. 3 anno 2015
di annientare la vita di uno splendido ragazzo dal nome Isaias. Lui
ha vissuto dei momenti terribili,
noi disastrati , impauriti e incapaci di affrontare un simile flagello.
Abbiamo passato questi anni fra
una Comunità e l’altra inframezzati da periodi passati insieme in
famiglia, momenti belli e terribii,
abbiamo riso, poco, e pianto, molto, condiviso delle belle emozioni
e separati in maniera anche violenta, ci siamo odiati e amati, ma
soprattutto siamo sopravvissuti
e siamo cresciuti insieme. Oggi si
è aperta una nuova fase e condividiamo con Isaias e la Cooperativa un nuovo e importantissimo
Progetto e Obbiettivo che vale di
più di qualsiasi Diploma o Laurea
o Titolo che Isaias potrebbe conseguire. Per noi quest o Progetto
valemolto, molto di più e consiste
nel raggiungimento della piena e
totale Libertà da qualsiasi dipendenza e schiavitù sua e degli altri
“ragazzi”, la piena consapevolezza
di un ragazzo che attraverso tante vicissitudini e sofferenze, diventerà finalmente un uomo grazie
al vostro aiuto e soprattutto al vostro grande cuore. Perché, anche
se ci conosciamo da poco, una cosa abbiamo capito, che il vostro
grande cuore che mettete tutti i
giorni nelle vostre azioni, nelle relazioni con i ragazzi, la fisicità buona del “grande” Roberto, la disarmante onestà e “nudità” rispetto
alle proprie esperienze passate di
Marco, la saggezza di chi ha sof-
ferto di Clelia, la forza e il coraggio
straordinario di Camilla e l’amore,
l‘aiuto dei ragazzi verso chi si trova in difficoltà rappresentano di
fatto la più grande ed efficace terapia di gruppo che abbiamo visto praticare rispetto a quelle dei
“professionisti” di turno che si sono susseguiti in questi anni. Non
conosciamo l’esito finale di questi
grandi, piccoli Progetti di Libertà e
di Vita perché sono legati alla storia individuale e alle capacità di
ciascun ragazzo, ma una cosa certa è che la Cooperativa Valdinievole offre tutto ciò che ha e può dare
da un punto di vista economico ,
ma soprattutto umano e QUESTO
OGGI NON E’ SCONTATO.
Da parte della nostra famiglia ci
uniamo con un abbraccio fraterno
e collettivo con tutti i membri della Comunità e al nostro caro Isaias.
FORZA RAGAZZI, CE LA FARETE,
CE LA FAREMO. La famiglia Ciappi-Bellacchini o meglio Bellacchini-Ciappi.
8
famiglie
Il paradiso all’improvviso
C
iao sono Jody, ho tredici anni e piano piano capirete
perché come titolo del mio
“racconto”ho usato il titolo di un
film di Leonardo Pieraccioni. Tutto è cominciato quando all’età
di otto anni mia mamma entrò
in Comunità. Ancora non capivo
bene cosa stava accadendo intorno a me, ricordo che ce l’avevo a morte con Antonio e Clelia
perché mi avevano portato via
mia mamma. Sapevo che l’avevano portata via per curarsi, ma
pensavo lo stesso che erano cattive persone. Invece oggi li ringrazio per tutto quello che hanno fatto per me e la mia famiglia
(non solo loro due).
Da piccola feci questo paragone
che ancora ricorso: la mia vita era
come i film horror, io e la mia famiglia eravamo le classiche brave persone che stavano in una
casa apparentemente tranquilla, finché un giorno mia mamma
trovò per caso la tavoletta ouja e
si mise a giocare da sola, (non si
deve fare lo sanno tutti), si mise
in contatto con uno spirito cattivo che riuscì a d evadere dalla
tavoletta e d a possedere la mia
mamma, indovinate chi è lo spirito cattivo!? Esatto la droga, ma
torniamo al paragone, avevo associato la comunità all’esorcista
che doveva liberare mia mamma dallo spirito. Potrà sembrare
un paragone stupido ma per me
aveva senso ed era l’unico modo
che avevo per capire la situazione.
Prima che mia mamma entrasse in comunità, la vedevo stare
sempre male, sempre stanca e
sempre con quei maledetti aghi
in mano, l’avrò vista una decina
di volte collassata in terra, volte che non dimenticherò facilmente. Non scorderò mai i giorni in cui lei mi portava con sé a
comprare la DROGA, una parola
ed un milione di problemi, le acque si calmarono quando entrò
in comunità.
Dopo diversi mesi però usci sen-
za aver finito il suo programma
e quindi ri-iniziarono i problemi:
gli aghi, i collassamenti e tutte le
conseguenze. Circa un anno fa
mia mamma rientrò in comunità e sinceramente ascoltandola e
guardandola ora mi sembra molto più convinta di uscire dall’inferno di prima e se seguissi ancora il mio paragone direi che
l’esorcista è riuscito a liberare
mia madre dallo spirito e noi da
una vita letteralmente di merda.
Grazie Jody Poli
Phoenix • n. 3 anno 2015
famiglie 9
“Sorrido e piango”
B
uongiorno, mi chiamo Pierina
mamma di 2 figli, Riccardo 33,
anni Sergio 31. Nel 1991 con
mio marito Maurizio, Riccardo 10 anni e Sergio 8 ci siamo trasferiti da Genova a Grosseto in un piccolo paesino (Seggiano) ai piedi del Monte
Amiata. Mio marito facendo l’autista
partiva il lunedì mattina e rientrava
il venerdì sera, io mi sono dedicata a
crescere i miei figli, bambini sereni e
vivaci. La vita scorreva in tranquillità
fino a quando entrati alle scuole medie si cominciano ad avvertire i primi cambiamenti. Riccardo è sempre
stato indipendente, ha seguito la sua
strada senza grossi problemi e soprattutto si è gestito da solo. Oggi si
è sposato con Lorella e padre di un
bellissimo bambino, il nostro adorato
nipote Paolo che con il suo sorriso ed
il suo amore riesce a smussare quel
malessere che ci ha avvolto e che ci fa
vivere nella disperazione. Si, proprio
la disperazione, perché Sergio già
dalle medie ha cominciato ad avere
sbalzi di umore ed attacchi di ira. Inconsapevolmente, si pensa sempre
che tutto sia dovuto all’adolescenza,
le ragazze e gli amici sbagliati. All’età
di 16 anni il primo colpo, vengo chiamata dalla Questura, Sergio era stato fermato per possesso di cannabis.
Per noi non è stata una doccia fredda,
ma ghiacciata. Da lì, la convocazione
al Ser.T. di Grosseto per un colloquio.
Esco praticamente stravolta, l’operatore senza nessun rispetto mi dice
di non preoccuparmi perché le canne fanno meno male delle sigarette.
Dopo poco è arrivata la prima fuga da
casa, pochi giorni, ma per noi come
se fossero mesi, per un genitore non
Phoenix • n. 3 anno 2015
sapere dove è suo figlio è devastante,
giorni di ricerche, notti insonni fino al
suo ritorno a casa. Sono seguiti periodi con alti e bassi, quando lavorava e
viveva da solo tutto era nella normalità, quando veniva a mancare il lavoro precipitava di nuovo nel baratro e
con lui anche tutta la famiglia. Cominciano così entrate ed uscite dal Ser.T
di Castel del Piano. La goccia che ha
fatto traboccare il vaso, a seguito di
un periodo inattivo di Sergio è quando entrando in camera sua per fargli
gli auguri di buon anno l’ho trovato in
terra incosciente a seguito di una dose. Lì ti crolla veramente il mondo addosso. In lacrime vado al Ser.T. di Castel del Piano, lì trovo nonostante la
mia disperazione due persone fantastiche, la Dott.ssa Ornella e l’infermiera Barbara, che mi hanno sostenuta
ed hanno fatto capire a Sergio che
era ora di curarsi. Tramite loro, a maggio è arrivato per Sergio il suo angelo custode, per un colloquio, Marco.
Si, Marco del G.V.N. che dopo un’ora
ha convinto Sergio ad entrare in comunità. Arriva il 25 maggio e con mio
marito andiamo ad accompagnare
Sergio. Non è facile venire via ed essere consapevoli di lasciare tuo figlio
con persone che nemmeno conosci,
ma hai la consapevolezza anche per
sentito dire, che quello è il posto giusto per mio figlio. Sono seguiti giorni
di ansia, ma anche di tranquillità sapendo che lui era al sicuro, soprattutto oggi che frequento i gruppi a
Montecatini, dove ho conosciuto Clelia, Camilla e Roberto e i componenti delle famiglie dei compagni di viaggio di Sergio, mi sento più serena. Mi
sono soffermata più volte per capire
come sono diversi i miei figli, ma sono
certa che li ho cresciuti nello stesso
modo, anzi Sergio essendo più piccolo ha avuto più attenzioni di Riccardo.
Sono 4 mesi che Sergio è in comunità, sta facendo il suo percorso, io lo
seguo con il mio, per ora ci sono solo
stati scambi di lettere dove ci raccontiamo il quotidiano e i progressi che
facciamo. Sorrido e piango perché si
avvicina il momento che potrò vederlo e abbracciarlo. Ringrazio mio figlio
per aver capito che era il momento di
fermarsi, lo ammiro per la sua scelta,
lo sostengo e sono orgogliosa di lui
e con me tutta la famiglia. A tutto il
G.V.N. rivolgo il mio affetto e la mia
gratitudine per il sostegno che ci dà.
Un ringraziamento speciale a Clelia,
Camilla, Roberto e Marco. A tutti indistintamente un abbraccio.
Grazie, Pierina la mamma di Sergio
Valdinievole.pdf
1
15/09/14
10:16
Phoenix • n. 3 anno 2015
vita in comunità 11
Gita fuori programma
C
iao a tutti mi chiamo Gianna, ho 31 anni, e sono entrata a far parte di questa grande famiglia da quattro
mesi. Con fatica sto cercando
di raggiungere i miei obbiettivi, superando tante insicurezze,
paure, paranoie. Cerco di vivere pienamente ogni giorno , per
lo più caratterizzato dal lavoro
e dal confronto continuo con le
altre ragazze, e dalla coperta di
me stessa. Ma vi sono anche dei
giorni speciali, che capitano raramente, come quello trascorso
sull’isola della Capraia. Un piccolo paradiso terrestre dove vorresti che il tempo si fermasse per
poterti godere ogni minima sensazione e emozione.
Quando mi hanno informata di
questa “Gita fuori programma”,
la mia reazione è stata fredda e
distaccata, perché ero troppo
presa dalla mia sofferenza e da
Phoenix • n. 3 anno 2015
di Gianna Raimondi
egoista non ho dato importanza alla gentilezza e cortesia del
Fondatore Giovanni Moschini e
di sua moglie Margherita, che
con impegno, insieme alla loro
famiglia ed a tutti i suoi collaboratori, ci hanno regalato una
giornata speciale. Ricca di nuove sensazioni, vissute e viste con
lucidità e sentendosi parte di un
gruppo unito e disponibile, al
quale affidarsi. E fidarsi.
Domenica 4 Agosto 2015 questa
data sarà sempre impressa nella
mia mente e nel mio cuore. Tutto ha inizio alle ore 6 del mattino.
Noi ragazze, ci ritroviamo con le
altre strutture Macchino e Romita più i Responsabili alla Cooperativa e distribuendoci sui vari
carichi ci siamo avviati, ancora
mezzi addormentati verso il Porto di Livorno, ove ci attendeva il
Traghetto per l’isola della Capraia. Il tragitto con il Vivaro è sta-
to più breve del previsto, grazie
anche all’atmosfera creata dalle
ragazze e dal driver “Skizzo”, che
mi hanno trasmesso tanta energia e voglia di vivermi al meglio
questa giornata. Mi sono sentita
emozionata, come una bambina
che sale per la prima volta su di
un traghetto. Sentire il vento nei
capelli e sul viso insieme alle piccole gocce di d’acqua del mare,
ri-accendevano in me vecchi ricordi e sensazioni piacevoli e familiari!
Se devo essere sincera, non ero
del tutto tranquilla, la sfortuna vuole che la sottoscritta soffra di mal di mare, e il mio stomaco ha vissuto alcuni momenti
atroci. Nonostante questo mio
piccolo malessere, sono riuscita a rilassarmi al sole con le ragazze e ritrovare il piacere di ridere e di divertirmi come facevo
da ragazza prima di inciampare
12 vita in comunità
nelle sostanze, nei psicofarmaci
e nell’alcol. Prima di arrivare alla tanto attesa meta, l’isola di Capraia, ho avuto il piacere di parlare a lungo con una persona
che vedevo esclusivamente come una figura autoritaria e severa, il nostro Presidente Federico
Bertocci.
Onestamente mi sono dovuta ricredere, è un uomo con diversi aspetti e che attraverso le
sue parole mi ha trasmesso tanta umanità e umiltà.
Dopo tre ore di viaggio siamo
arrivati al Porto della Capraia,
un vero e proprio concentrato di
pace e tranquillità, dove a farla
da padrone è il mare, il verde le
coste frastagliate e la brezza marina.
Scesi dal traghetto ci accolgono calorosamente Giovanni e la
sua famiglia, e successivamente ci conducono ad una piccola
spiaggia dove sdraiarci e sistemarci per qualche oretta.
Il tempo di fare un invasione di
massa e metterci il costume, ci
siamo diretti come dei bambini, verso il mare per nuotare e
giocare. Senza curarci di quello
che la gente e il modo potesse
pensare. Vivendo dei momenti di spensieratezza e gioia reale. Come in tutte le cose belle, il
tempo vola, e in poco tempo ci
siamo preparati e abbiamo raggiunto il Ristorante per pranzare.
Dove ad aspettarci c’era il nostro
Fondatore sua moglie Margherita che generosamente ci hanno
deliziato con la loro compagnia
e con un appetitoso pranzo. Ovviamente a base di pesce, come
si conviene in un isola.
Anche in questo momento, tante emozioni hanno preso il sopravvento, la gioia, l’ansia e
poco dopo la paura. Tutto cambiava in un attimo, ma presto il
mio stato d‘animo è tornato alle
stelle. Grazie, all’ultima inaspettata sorpresa, che ci ha organizzato Giovanni; un giro sul
peschereccio dell’amico Fabio
intorno al porto e poi in mare
aperto. Terminata questa escursione, ringraziamo e salutiamo
coloro che ci hanno aperto le
porte a questo piccolo paradiso
terrestre. Dopo i ringraziamenti, i saluti e gli abbracci con i no-
stri anfitrioni abbiamo ripreso il
traghetto verso casa, stanchi ma
soddisfatti.
Che dire, è stata una esperienza
spettacolare, compreso anche il
viaggio di ritorno malgrado la
stanchezza si faceva sentire, ma
a vincere su di essa c’era il ricordo vivo della giornata trascorsa
che ci ha dato la forza di continuare a ridere e a scherzare serenamente.
Per concludere non poteva mancare un lieto fine; arrivati a Livorno nello scendere le scale dal
traghetto ho pensato di cadere
con tutto il mio dolce peso sulla
caviglia ovviamente tutti si sono
girati verso di me e per non fare la figura della bambina fragile, ho sorriso sdrammatizzando.
Qualcuno si è accorto della mia
disgrazia e mi ha soccorso.
Grazie mille a Federico, Camilla,
Clelia e a tutte le ragazze che anche in questa occasione si sono
presi cura di me.
Per concludere, nonostante l’ultimo incidente di percorso, ricorderò con piacere questa giornata o meglio questa “gita fuori
programma”.
Phoenix • n. 4 anno 2014
vita in comunità 13
Una giornata alla Capraia
C
iao a tutti e benvenuti alla terza Riunione del 2015
a Macchino. Voglio raccontarvi una bella giornata sull’isola della Capraia regalataci da
Giovanni Moschini Fondatore di
questa Comunità. Quando ci avvisarono che il giorno 2 Agosto
saremmo andati su quest’isola, tutti eravamo curiosi e impazienti di conoscerla e ognuno di
noi fantasticava a suo modo. Partenza di buon mattino, destinazione Porto di Livorno; circa un
ora di viaggio. Arrivati all’imbarco la curiosità aumentava. Il traghetto era grande e la voglia di
salirci era tanta. Una volta imbarcati, l’entusiasmo era alle stelle, e
seduti comodi, comodi sul ponte di prua ci siamo goduti il viaggio cullati dal mare. Chi chiacchierava, chi prendeva il sole, chi
dormiva, tutti in completo relax. Dopo tre ore di viaggio siamo finalmente arrivati. Scesi dal
traghetto abbiamo trovato l’accoglienza di Giovanni e famiglia;
che abitano sull’isola nei mesi
estivi e che ci hanno fatto da guida per tutta la giornata. Abbiamo passato le prime ore su una
spiaggetta dove abbiamo avuto
la possibilità di ammirare il bel
posto e fare il bagno, e devo dire
che in quell’acqua così limpida è
stato proprio un bel piacere. Arrivati all’ora di pranzo, gambe in
spalla ci siamo diretti su un colle dove Giovanni ci ha offerto
un buon pranzo in un ristoranPhoenix • n. 3 anno 2015
di Dante e Sergio
14 vita in comunità
te del posto. Abbiamo mangiato
un menù semplice ma di buon
gradimento con sorpresa finale di Branzini pescati dal Fondatore, poi caffè e gelato. Con noi
c’era anche Fabio un caro amico
di Giovanni, pescatore del luogo
che con il suo peschereccio ci ha
fatto fare un giro intorno al porto. A gruppi siamo saliti sulla sua
barca e ci ha fatto vedere le varie
parti del peschereccio spiegandoci come lavora un pescatore,
è incredibile vedere quanti pesci
di varia grandezza ci sono nelle reti. Tutti noi siamo contenti e
soddisfatti e mentre salutavamo
l’isola e il nostro pensiero era rivolto verso una persona speciale...
Grazie Giovanni
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Phoenix • n. 3 anno 2015
vita in comunità 15
Sapore di libertà
C
iao a tutti! Mi chiamo Letizia ed è da 7 mesi ormai
che faccio parte del Gruppo Valdinievole. Alla XVIII Edizione dei Giochi estivi del 2015
c’ero anch’io, Letizia. Finalmente
dopo tanta attesa anche per noi
sono arrivate le FERIE! VACANZA
!! Sono iniziate esattamente il 17
Agosto e finite il 22. Sono state brevi, diciamolo ma ricche di
emozioni. Proprio quelle che mi
hanno fatto sempre più paura.
Come tutti gli anni è stato svolto
il saluto “rito” pre-ferie con cerchio in capannone per l’estrazione dei partecipanti (dei nomi di
tutti i ragazzi e ragazze della comunità compresi i Responsabili
ed il Presidente) e la suddivisione in squadre.
Durante i giorni lavorativi, ogni
squadra nelle pause si raggruppava a turno, per organizzarsi ri-
Phoenix • n. 3 anno 2015
guardo le scelte del nome e della preparazione del totem. La
mia squadra composta da tutto
il gruppo donne più sei uomini
e le nostre responsabili hanno
scelto di chiamarci: Il Camaleonte. Inizialmente sono stata un po’
scettica per la scelta poi, ripensandoci su, ci si addiceva perfettamente a tutte quante noi!
Nella vita infatti, spesso mi sono
ritrovata a dovermi trasformare
in ciò che non ero… per paura,
per interesse, e per sopravvivenza!? Fatto sta che ero diventata
totalmente abile nel farlo da dimenticare il mio vero colore. In
una seconda cerchia al capannone abbiamo scoperto anche i
nomi delle altre squadre, I Tornado, I com’è tutto bene? Ed infine
gli Ever Green. Tutte composte
dai soli ragazzi e Responsabili.
Il primo giorno di ferie, l’abbia-
di Letizia Faccenda
mo trascorso a Macchino dove
vi è stata la presentazione dei
Totem. Al che i giudici di gara
hanno effettuato una votazione tenuta segreta fino all’ultimo giorno dove Il Camaleonte,
la mia squadra siamo arrivati secondi. Il tempo ci ha aiutato a
passare una serena giornata e
serata in piacevole compagnia
tra relax e risate.
Questa atmosfera di unione ci ha
aiutate per affrontare con maggiore tranquillità spensieratezza e forza l’evento che ha fatto
parlare parecchio tutta la comunità anche nei giorni successivi. La scenetta del Camaleonte.
In questa devo affermare che ci
siamo impegnate tanto, sfoggiando la nostra ironia e creatività dimostrando ancora una volta
l’unione che ci accomuna.
In questa manifestazione siamo
16 vita in comunità
arrivate prima in classifica facendo sorridere e ridere di gusto tutti quanti! E’ stato un bellissimo
momento e anche gratificante per l’impegno che ognuno di
noi ha messo in scena.
I giorni seguenti li abbiamo passati in piscina e al mare. Era da
nove mesi, da quando sono entrata in clinica e poi in comunità che avevo dimenticato cosa significasse ritornare a vivere
ed in queste ferie l’ho riscoperto assaporando tutto in maniera completamente diversa, quasi fossi ritornata indietro ai miei
7 anni. Ho ricordato di quando
andavo in piscina con gli amici
e l’ultimo periodo della mia vita
passato al mare, lo stesso mare
che mi ha preso un pezzo di cuore ed in quel giorno me l’ha ridonato con tutta la sua energia.
Mi sono divertita tanto, ci siamo
completamente rilassate, abbronzate, tuffate dal trampolino
e giù dallo scivolo come bambi-
ni … è stato sorprendente correre
incontro alle onde e restare sulla
cresta di esse facendosi trasportare. Camminare sulla spiaggia
e vedere che non restavano solo le mie impronte; non ero da
sola questa volta e questo mi ha
colmato il cuore e rasserenato
tutta. Il giorno dopo ci aspettava una giornata intensa in quanto era arrivato il nostro giorno:
ciò significa che dovevamo occuparci dei ragazzi e dei responsabili rimasti alla casa di Macchino preparando poi merenda e
pranzo. Dopo di questo ci siamo
concentrate nella preparazione
della cena, della sala, allestimento dell’ambiente attaccando piccoli e medi e grandi camaleonti
all’ingresso, agli alberi ed intorno alla nostra sala avendo scelto di cenare all’aperto. Il tempo
non è stato gentile con noi.
Il freddo inaspettato di quella
sera di metà agosto ci ha scombussolato i piani. è stata comun-
que una bella giornata seppure
un po’ più impegnativa e difficile da gestire ed allo stesso modo
difficile da dimenticare. Seppur
stanchi, abbiamo unito le nostre
energie e finalmente alle 2 del
mattino abbiamo visto brillare
tutto il nostro impegno.
La mattina del sabato dopo aver
giocato le ultime partite a pingpong, biliardino e pallavolo ci
sono state le tanto attese premiazioni dei giochi estivi di Macchino 2015. Rulli di tamburo, si
sono scatenati per ogni squadra
fino ad arrivare a quel primo posto tanto ambito da tutti quanti.
Inaspettatamente ma sicuramente guadagnato con il 110 e
lode per l’impegno e la partecipazione, Il camaleonte con tutto
il team, ha avuto il primo posto
!!! Ed è la prima volta in tutta la
storia del G.V. che il gruppo delle
donne riescono a conquistarsi il
gradino più alto del podio.
Le nostre Responsabili sono state fiere ed orgogliose di noi e
per il risultato raggiunto. Vorrei
ringraziare per questa vicinanza perché è grazie anche al loro
sostegno, esempio, competitività che ci hanno trasmesso facendoci capire quanto l’unione fa la
forza. Tutto questo mi ha spronata ed incuriosita a conoscere
maggiormente me stesa.
Ringrazio tutte le squadre, i ragazzi ed i Responsabili del G.V.
per avermi fatto passare delle
belle ferie, ma il ringraziamento
più caloroso lo faccio a tutte le
mie compagne ed alle Responsabili di avventura, sono stata
bene con tutti voi.
Grazie Leti.
Phoenix • n. 3 anno 2015
vita in comunità 17
Le ferie in Comunità a Macchino
è
la prima volta che sono in
comunità e sinceramente
in testa avevo una idea totalmente sbagliata per quanto
riguarda il concetto comunità.
Per quanto mi riguarda non avevo minimamente idea che in un
luogo come questo avrei trovato
persone con le quali avrei potuto crearci un legame di amicizia
e man mano che passa il tempo
il legame che si crea è sempre
più forte.
A proposito di legami in questa
Phoenix • n. 3 anno 2015
di Marvin
settimana di ferie ho avuto modo di potermi rapportare con diverse persone che prima salutavo senza averci mai parlato.
Durante questa settimana di ferie tutta la comunità si è divisa
in quattro squadre che a giro
dovevano organizzare la giornata per le altre, dovevamo pensare dal pranzo al sacco per chi doveva andare al mare o in piscina
alla merenda delle 17 al rientro.
Ogni squadra aveva un menù
da preparare per cena così per
quattro sere si sono mangiate
prelibatezze da pesce fresco agli
stinchi di maiale.
La cosa che mi ha stupito, ma
tanto, è che nonostante qui dentro tutti abbiamo dei passati da
dimenticare perché burrascosi
con fatica e tanto anzi tantissimo impegno di ognuno di noi
si è riusciti a passare delle giornate rilassanti accompagnate da
buon cibo tutto rigorosamente
da noi cucinato.
Oltre al mare piscina e buon ci-
innovatori
18
vita in comunità
18 Rubrica
Phoenix • n. 3 anno 2015
vita in comunità 19
bo, abbiamo fatto anche dei tornei di: pallavolo, tennis, pingpong, calcio balilla e cerchia di
carte. Il vedere una sana rivalità di gioco che si creava tra il tifo delle squadre e gli stessi giocatori era molto divertente. Ho
pensato anche al fatto che tutti
qui dentro abbiamo un potenziale enorme perché in qualsiasi
cosa o dovere in cui ci cimentiamo riusciamo sempre ad uscirne
vincenti e questo lo dico perché
dopo ogni cena a giro le squadre
dovevano inventarsi una scenetta comica tipo cabaret. Infatti ci
siamo dovuti arrangiare su tut-
Phoenix • n. 3 anno 2015
to; dai costumi, trucco, parrucche e a tutta la scenografia.
A parere mio tutte e quattro le
squadre sono riuscite nell’intento di farci divertire e ridere di gusto. E come ciliegina sulla torta
per chiudere in bellezza ci sono
state le premiazioni con tanto di
medaglie, i punteggi sono stati
assegnati in base al totem; che è
la rappresentazione fisica della
propria squadra, in base alla cena, la scenetta teatrale, e tutti i
tornei sportivi. Sfortunatamente
la squadra di cui facevo parte è
arrivata terza ma almeno siamo
arrivati primi nella rappresen-
tazione del totem, piccola ma
grande soddisfazione.
Tengo tanto a precisare che
ognuno di noi se si prefissa un
obiettivo e ci crede fino in fondo
con tutte le sue forze può farcela tranquillamente, l’importante
è avere piena fiducia in te ed in
ciò che fai.
Ringrazio tutta la comunità per
la possibilità di farci tornare a vivere in modo decoroso e per ridarci la possibilità di riprenderci
la nostra vita in mano sempre a
patto che lo si voglia.
Grazie Marvin
20 vita in comunità
Phoenix • n. 3 anno 2015
vita in comunità 21
Phoenix • n. 3 anno 2015
22 vita in comunità
Sono volate così in fretta
B
uonasera a tutti mi chiamo
Castiglioni Riccardo in questo momento mi trovo nella Comunità Gruppo Valdinievole
dal 23 Marzo di questo anno. Siamo circa 90 residenti divisi in tre
strutture e tutte le mattine andiamo a lavorare in Cooperativa per
svolgere quelle attività formative
che ci daranno l’opportunità di riprendere la nostra vita in mano.
Come tanti di voi sapete ogni anno il Gruppo Valdinievole nel mese di Agosto va in ferie per una
settimana. Quest’anno le ferie si
sono svolte dal 17 al 22 Agosto
nella struttura di Macchino infatti
in questi cinque giorni abbiamo
svolto i nostri Giochi Estivi.
Tutti noi eravamo divisi in quattro squadre; La prima, I Camaleonti, che era composta da tutte
le ragazze e sei ragazzi, la seconda, Comé ? Tutto Bene, la terza,
Evergreen e l’ultima i Tornado. Io
personalmente ero nella squadra
degli Evergreen e vorrei spiegarvi tutti i giochi che abbiamo fatto:
Torneo di Carte, Torneo di PingPong, Torneo di Pallavolo, Torneo di Calcio Balilla, la Scenetta
di Squadra, il Totem di squadra e
una giornata di servizio compresa la merenda e la Cena di Squadra.
La nostra giornata è iniziata alle
sei. All’inizio per la preparazione
dei panini e il pranzo per le altre
squadre, che andavano al mare o
in piscina. Io ho passato la nostra
giornata in cucina tra lavare pentole, vassoi e piatti mentre il resto
della squadra era fuori a preparare l’allestimento per la cena.
Sistemare i tavoli, apparecchiare,
abbellire cercando di fare il meglio. Credo di avere battuto ogni
record nel lavaggio, sono riuscito
tra pentole e vassoi a lavare 400
piatti tre volte in un ora e mezza, e dal mio punto di vista ho veramente dato il massimo di me
di Riccardo
stesso. Signori, una cosa che tengo a dire e che la mia squadra nei
giochi estivi ha vinto il Torneo di
Ping-Pong e la Cena di Squadra,
per il resto abbiamo fatto pietà.
Ma l’importante non è arrivare
primi, ma partecipare e divertirsi anche con gli sfidanti e passare
delle giornate diverse dalle altre.
Voglio altresì aggiungere che
un’altra cosa che mi è rimasta nel
cuore e il fatto che siamo andati
due volte al mare a Marina di Vecchiana, e in queste due giornate
di sole sono stato benissimo, rilassato sdraiato crogiolandomi ai
raggi del sole e tutto il resto del
tempo in acqua al fare bagni e
tuffi.
Non mi scorderò mai queste bellissime ferie e di questo voglio
ringraziare i responsabili che sono riusciti ad organizzare tutta
questa settimana nel migliore dei
modi facendoci passare dei momenti indimenticabili riuscendo
Phoenix • n. 3 anno 2015
vita in comunità 23
a non farci mai pensare ai nostri
problemi, ma invece facendoci
divertire e affiatare. Spero vivamente che mi crediate , mi sono
veramente divertito tanto. L’unico dispiacere e che siano volati
così in fretta. Siamo riusciti a dimostrare che possiamo divertirci
semplicemente stando insieme.
Squadra Evergreen
Ciao a tutti, mi chiamo Gabriele
e ho 39 anni. Non sono da molto tempo al Gruppo Valdinievole
ma dopo appena un mese e mezzo che sono entrato ho avuto il
piacere di partecipare ai Giochi
delle ferie estivi. Sono stati cinque giorni nei quali, vivendoli mi
sono ricreduto su molte cose che
non provavo da tanto tempo...
Ad esempio di andare al mare a
Marina di Vecchiana con tutta la
mia squadra e in aggiunta anche un’altra, insomma quaranta
persone che tutte insieme, felici,
contenti e senza discutere si sono
raggruppati e sono riusciti a godersi una giornata al mare.
Cose che in passato non abbiamo
mai fatto, anche se il mare mi era
a due passi. Io sono stato estratto
come tutti gli altri ragazzi e sono
entrato a far parte della squadra
degli “Evergreen” (sempre verdi) e il logo che ci rappresentava
era una faccia stilizzata verde come la speranza. Ci abbiamo messo molto impegno nel preparare
tutto, il nostro logo, e soprattutto il nostro bellissimo Totem, per
non parlare della magnifica cena
che abbiamo preparato per la nostra serata; il Totem che abbiamo
costruito era un prato coltivato
con dell’erbetta e con un trattorino messo nel mezzo con un albePhoenix • n. 3 anno 2015
rello Olivo e un pozzetto dal quale sgorgava anche l’acqua.
Secondo me il nostro Totem ha
un importante significato e cioè
che ciò che ogni persona coltiva
di buono nel suo percorso di vita raccoglie i suoi buoni frutti e
quello che per me rappresenta è
davvero importante.
Quando ci è toccata la nostra
giornata, abbiamo incominciato preparando i panini per tutti
i ragazzi e ragazze che andavano al mare o in piscina. Poi dopo il pranzo abbiamo iniziato con
l’allestire il banchetto davanti alle case di Macchino per servire la
merenda: un ottima schiacciatina
fatta al forno a legna con la nutella e un buon succo di frutta.
Ah dimenticavo che accanto al
nostro banchetto abbiamo riproposto il nostro pozzo (fonte di vita) a grandezza naturale
con l’acqua che sgorgava a ciclo
continuo, contornato da pietre
che riproducevano un pozzo vero. Nonostante la parecchia fatica fatta sono stato veramente
contento ed ora vi racconto della
cena... Preparativi maniacali che
solo nei buoni ristoranti ho visto
fare, soprattutto per l’organizzazione, dell’apparecchiatura singolare delle tavole con addirittura come centro tavola dei vasetti
con petali di fiori, chi non ha assistito non può neanche immaginare... per non parlare del modo
dinamico e professionale con il
quale abbiamo servito ogni portata.
Portate ottime davvero al punto
che tutta la nostra giornata/cena
alla votazione finale ha ricevuto
il 1° posto, confermando quello
che già avevamo ricevuto durante la sera con complimenti e sorrisi. Mai ho provato una soddisfazione così grande.
Grazie soprattutto alla collaborazione molto affiatata di tutto
lo staff; questo grazie soprattutto a Maurizio la penna, Libero Palombo e Francesco D’addario e i
responsabili che ci hanno indirizzato con esperienza e professionalità nel migliore dei modi.
vita in comunità 25
“Senza vergogna alcuna”
Di Gianluca Bui e Emiliano Balduinotti
E
ra già primavera quando il
lavoro calò e cominciò ad
alleggiare su di noi la quasi
triste certezza che non si sarebbero passate le ferie estive a Marina di Massa, bensì in Comunità
a Macchino!
Poi, in una torrida mattina di Luglio, nell’arsura del Capannone
della Cooperativa, tra bancali e
carrelli elevatori, scatoline e scatoloni, arrivò il sorteggio delle
squadre.
Gli occhi erano puntati tutti sul
Vom Bruck e ciò che reggeva: la
Coppa/urna con i nomi da estrarre. Si formarono le squadre: “Il
Camaleonte” (le donne), “Comé?
Phoenix • n. 3 anno 2015
Tutto bene”, gli “Evergreen” e ultima ma non ultimi “Tornado” la
nostra squadra.
In formazione, tra i responsabili, il
Maggi, Roby Benelli, il lupachiotto Vom Bruck, la stella Michelin Chef Marchioli e il panettiere
Matterazzo. Dal giorno dell’ufficializzazione dei Team fino a
Ferragosto e trascorso un mese
caratterizzato da misteri, loschi
approvvigionamenti di materiale per la creazione dei Totem di
squadra (simbolo della squadra),
voci di corridoio sapientemente
architettate, depistaggi, persone che si eclissavano e poi magicamente ricomparivano in linea,
costruzioni e decostruzioni, rivalità e diffidenze in esponenziale
aumento.
Il 17 Agosto, nella splendida cornice Macchiniana, la presentazione delle giornate e l’apertura
dei tornei di Pallavolo, biliardino
e cerchia.
Il secondo giorno, per la gioia di
noi Tornado, si è andati al mare
in compagnia degli Evergreen.
Una giornata di relax, sole, bocce, beach-volley ed “onde oceaniche da surf”, con le quali abbiamo fatto esasperare il bagnino
ed il suo fischietto. Molti di noi
invece lo guardavamo ma non
lo vedevano e sentivano affat-
26 vita in comunità
to e ci si può immaginare il perché. Quel giorno al mare è stato
molto importante perché ci siamo sentiti un gruppo di persone
semplici, tutti uguali, con i nostri
pregi e i nostri difetti.
E la spensieratezza e il sorriso
hanno sempre avuto la meglio.
Il 3° giorno, quello organizzato dai “Tornado” è stato un vero Tour de Force, dalle 04:30 del
mattino alle due di notte del
giorno dopo.
In cucina sembrava di essere sotto le armi, in guerra , con il Marchioli in plancia di comando.
Dall’iniziale scenografia alla Full
Metal Jacket, la cucina di Macchino si è trasformata in quella
di un ristorante d’alta classe.
Si è sapientemente creato una
sofisticata merenda per i ragazzi che tornavano dal mare in stile “finger-food” a base di dolci,
in seguito una magistrale cena
a base di pesce. La riuscita della
cena e della giornata intera sono stati il simbolo della coesione
tra i ragazzi della nostra squadra, suddivisa tra la cucina, servizio in sala, allestimento chioschi
e decorazioni. Si è lavorato molto, con fatica sfibrante, ma appagante, risultato di una grande
forza di aggregazione, squadra
e reciproco rispetto, emozioni e
sensazioni che la dipendenza ti
fa dimenticare di possedere.
Il giorno successivo ci si è dedicati alla continuazione dei tornei
e soprattutto, alla nostra scenetta della sera, “partorita” inizialmente con difficoltà, ma che poi
ha visto la partecipazione e l’impegno di tutti. Ognuno di noi si
è messo in gioco, senza vergogna alcuna, proprio come quan-
do s’affrontano le difficoltà nel
quotidiano qui al Gruppo Valdinievole.
Il Venerdì ci siamo dedicati al più
completo relax.
Il “ramo toscano” della squadra
non ha resistito al richiamo del
Tirreno ed ha optato per la spiaggia di Marina di Vecchiana (PI).
Mentre la colonna “veneta”, ha
preferito la piscina olimpionica
ed i trampolini del “Don Carlos”
di Chiesina Uzzanese.
L’ultimo giorno, quello delle premiazioni, ha visto noi Tornado
prevalere ai giochi, secondi nella
cena, secondi a pari merito nella
scenetta e ultimi, ma con grande
umiltà e sportività, nel Totem.
Nel giudizio complessivo e fina-
le ci siamo aggiudicati la medaglia d’argento e ad un punto dalla squadra vincente, quella delle
donne. Anche se inizialmente la
location non è stata poi quella
tanto sperata, queste ferie a Macchino c’hanno trasmesso quella
voglia di stare insieme agli altri,
di fare gruppo, di condividere le
fatiche e i trionfi, gli applausi e i
fischi, senza doversi sentire giudicati e nascondersi . Unicamente vivendosi le emozioni istante
per istante, nude e crude, senza
ricorrere a quella nostra classica “schermatura” prodotta dagli
stupefacenti e dall’alcol, che ci
rubano il potere di essere semplicemente noi stessi.
Phoenix • n. 3 anno 2015
attualità 27
La grande guerra
“
Non si va lontani dal vero”
leggo nel glorioso manuale di
storia della Chiesa del BihlmeyenTuechte – se si considera la prima
guerra mondiale, con le sue cause,
i fenomeni che l’hanno accompagnata e le sue conseguenze, come
una svolta molto incisiva nella storia mondiale ed eclesiastica. Essa fu
il frutto maturo del fatale sviluppo
dell’Ottocento, e segnò l’esplosione
aperta di gravi crisi sociali e spirituali che da lungo tempo si andavano
preparando. Le cause più profonde
di questa catastrofe mondiale furono, nonostante tutto, ideologiche.
Secondo il pensiero di Papa Benedetto XV furono: l’allontanamento
da Dio degli Stati e dei popoli; la loro
defezione dagli ideali cristiani e dallo spirito comunitario del passato; il
loro deliberato orientamento verso i
beni materiali e l’egoismo Nazionale.
Le conseguenze di questa conflagrazione mondiale, attizzata o perlomeno favorita “come diceva il Papa”
da una mentalità irreligiosa furono
comunque terribili: autodistruzione gigantesca di una civiltà tecnica
sviluppata al massimo; lotta spietata contro l’esistenza dei popoli avversari e dei loro individui singoli;
perdita di circa di 10 milioni di vite
umane, con 20 milioni di feriti; carestie, pestilenze e indigenze per innumerevoli milioni di uomini; reciproco odio nazionale esasperato fino al
parossismo, sconvolgimento e crollo
degli stessi fondamenti della convivenza sociale. Le vicende puramente
militari del conflitto sono ben lontane dall’esaurire il significato compiu-
Phoenix • n. 3 anno 2015
di don Amleto Spicciani
to della prima guerra mondiale, leggo su un buon libro per intendere
il quale occorre riferirsi anche ad
un altro ordine di riflessioni. Essa si
presenta ormai come Guerra “totale” che impegna non solo gli eserciti, ma l’intera compagine delle nazioni che vi partecipano: l’economia,
le capacità produttive, le risorse rurali, le strutture politiche e sociali vi
sono tutte egualmente messe alla
prova. Questo carattere di “totalità”
è reso anche più evidente dal fatto
che, al di là dei contrasti di interessi,
la guerra viene presentata dalle opposte propagande come un conflitto di idee e di culture, viene vissuta
non solo come lotta e confronto di
sistemi politici, ma addirittura come
scontro fra diverse concezioni del
mondo e persino come insanabile
contrasto di razze. L’accademia delle scienze morali di Parigi dichiarava:
“la lotta impegnata contro la Germania è la lotta stessa della civiltà contro la barbarie”. E’ interessante sottolineare come le potenze dell’Intesa
– soprattutto la Francia e l’Inghilterrra – riuscissero a mascherare i loro
interessi di dominazione presentandosi agli occhi del mondo come difensori della civiltà sulla barbarie.
Anche gli Stati Uniti d’America quando il 6 Aprile 1917 scesero in guerra
a fianco dell’Intesa, proclamarono di
farlo con l’idea di trasformare la guerra in una crociata per la democrazia e
per un nuovo ordine internazionale.
Pure l’interventismo italiano assunse
gli stessi toni ideologici di lotta della civiltà contro la barbaria austro-tedesca. Però il neutralismo cattolico
non ebbe in Italia l’acredine antiprotestante che ebbe in
Francia, e caso mai fu accusato di austrofilia, poiché comunque l’impero
austriaco rappresentava pur sempre
la realizzazione di uno stato cattolico
conservatore. Nel complesso tuttavia il mondo cattolico italiano fu sinceramente neutralista, anche se non
riuscì ad arrivare ad un concorde e
diffuso pacifismo capace di imporsi come opinione pubblica contraria
alla guerra. Anche perché i cattolici
nella loro azione di sensibilizzazione
politica trovarono un limite invalicabile nel proclamato rispetto e nella
ubbidienza verso il potere costituito
dello Stato.
In Toscana “ad esempio” il giornale
fiorentino “Unità Cattolica”, nell’ambito del vecchio intransingentismo
papalino, espresse un neutralismo
assoluto, senza mezzi termini, almeno fino al momento della nostra dichiarazione di guerra. Ma intanto
respinse vivacemente l’immagine
proposta dagli interventisti di una
guerra della civiltà contro la barbarie. Non ci lasciamo turpinare diceva il giornale diretto da don Cavallanti il conflitto è in realtà un cozzo
formidabile di rivalità industriali e
commerciali, di cupidigie di dominio
e d’oro. Tuttavia il 21 maggio 1915
oramai nella sicura imminenza della dichiarazione di guerra all’Austria,
la “Unità Cattolica” scrive queste testuali parole: “non vi siano più dissensi, più discordie tra noi, quanti
sono italiani facciano il loro dovere
e primi a dare l’esempio siamo i cattolici”.
28 sport
Flavia Pennetta e Roberta Vinci:
storia di un sogno di bambine
R
oberta Vinci e Flavia Pennetta hanno preso una racchetta in mano per la prima volta a sei anni. Mentre le altre
bambine pettinavano le bambole,
le due piccole pugliesi ricamavano effetti con la racchetta da tennis. Poi a 16 anni si sono ritrovate
in finale in un torneo junores a Parigi e hanno continuato a sognare fino agli US Open 2015, quando in un week-end di fine estate
a New York, insieme sono entrate
nella storia dello sport italiano e
mondiale Cosa si prova a veder realizzati i
propri sogni? I sogni ce li portiamo
dietro da bambini. Sogniamo di
diventare grandi ed una volta cresciuti i sogni si frantumano spesso
davanti al muro fatto di mattoni
tenuti assieme dal cemento delle
tristi realtà quotidiane. Da piccoli i sogni ci aiutano a crescere, per
questo li coltiviamo come fossero
scrigni preziosi. Li culliamo, li coccoliamo e poi ce ne dimentichiamo ma restano sempre dentro di
noi, nascosti da qualche parte. A
volte riaffiorano prepotenti ed a
stento li ricacciamo indietro. Altre
volte irrompono con la brutalità
invadente della gioia, ed è proprio
allora che ci accorgiamo di vivere
in una situazione in cui la realtà assomiglia ad un sogno. Anzi, a volte lo supera. Roberta Vinci e Flavia
Pennetta hanno preso una rac-
chetta in mano per la prima volta
a sei anni. Mentre le altre bambine pettinavano le bambole, loro
ricamavano effetti con la racchetta
da tennis. Flavia è stata più prolifica in tema di successi. E’ stata la prima italiana ad entrare di diritto tra
le prime dieci giocatrici del mondo, ed è con ogni probabilità la
miglior giocatrice italiana di sempre. Roberta Vinci è professionista
dal 1999, fa fatica ad esprimersi in
singolare ma trova impulsi fecondi
nel doppio dove con la sua compagna Sara Errani ha praticamente
vinto tutto. Scalano assieme vette
sportive e personali fino ad arrivare prime del ranking mondiale nell’Ottobre del 2012. Poi tra le
due qualcosa si rompe ed il delicato meccanismo che le univa di colpo pare non funzionare a dovere.
Uno scialbo comunicato stampa
mette definitivamente la parola fine al legame sportivo arrivando ad
incrinare perfino una solida amicizia. Ad Indian Wells le due si parlano appena. Ma quando si spegne
un sentimento, qualcosa poi rinasce sempre. Uno stimolo ulteriore
per affrontare in solitaria quel poco di percorso professionale che
la vita e gli anni ancora riservano
alle due amiche. numero 2 del tennis mondiale, la
Halep. Ma la conquista della finale
non suscita troppo clamore, la vittoria è nelle sue corde, e ci può anche stare, pur essendo comunque
un evento a dir poco memorabile.
Roberta Vinci da Taranto era arrivata agli US Open come numero
46 del mondo. Un anno appena accennato con le
tiepide vittorie di Toronto, sconfitta poi dalla Dea del tennis, Serena
Williams e le opache e poco esaustive prove a Cincinnati e New Haven, dove non brilla pur mostrando il solito buon tennis, fatto di
ricami e “slices” . Un tennis di altri
tempi. La natura le ha dato in sorte un fisico minuto, le “pallettate”
da fondo campo non è il genere di
tennis che le si addice. Poi gli US
Open alle porte, settembre 2015 .
Parte in sordina come sempre, come il suo carattere. Vince con la
Mladenovic ai quarti in tre set ma
non si illude troppo. Alle semifinali incontrerà Serena Williams, la
Dea. La tennista che più associa il
suo nome al tennis mondiale ed
alle vittorie. In ogni angolo remoto del mondo se chiedi di Serena
Williams ti risponderanno come in
un sillabario “Tennis Numero Uno”.
La sua fama la precede ovunque,
una certezza rassicurante come
WTA - US Open
quando hai fame ed a qualsiasi
Compie l’ impresa Flavia Pennet- latitudine appare dal nulla un Mc
ta, che arriva in finale battendo la Donald’s.
Phoenix • n. 3 anno 2015
sport 29
Serena Vs Roberta
Il giorno della semifinale è un giorno come un altro per entrambe.
Serena annoiata e sicura corre per
il Grande Slam e pare infastidita
dall”altra”, un italiana che parte già
sconfitta. La Vinci non si culla di illusioni, il giorno della gara si sveglia e non pensa all’avversaria ma
solo “a mettere la pallina al di là
della rete e correre”. Antidoto che
si rivelerà efficace contro i colpi
potenti velenosi della americana.
Brutto affare per l’italiana giocare
questa semifinale in una data tristemente storica per l’America. Le
celebrazioni per l’undici settembre scaldano i cuori del pubblico,
lo rendono più compatto e vicino alla Williams, un sentimento
patriottico oltre ogni limite. L’ambiente non è dei migliori per la
Vinci e la rassegnazione sembra
dietro l’angolo.
Il primo set scorre senza patemi.
Un timido accenno di gioco della
Vinci viene subito annichilito dalla solidità tennistica di Serena, fisicamente esuberante rispetto alla
minuzia di Roberta, che accarezza
la pallina e gioca con un elegante
back di rovescio, il suo colpo più
eccelso. Corre su e giù per il campo, Roberta. Un Forrest Gump edizione tascabile al femminile che
approfitta delle sue doti di leggiadria per sconfiggere Golia.
Il primo set se ne va, sei giochi
contro i due dell’italiana. I sogni
muoiono all’alba, ma qui è solo
pomeriggio inoltrato. Una ingiustizia letteraria.
Roberta stringe i denti, serra le ganasce ed i ranghi, pensa solo a rimandare la pallina oltre la rete
e correre… correre. L’americana
sente la pressione per la storica
occasione che ha davanti. Il Grande Slam, riuscito solo a Stefi Graff
nel 1988. La svolta nel quinto gioco del secondo set, in cui la Vinci strappa un break all’americana
e lo vince per 6 giochi a un 4. Ora
siamo un set pari, Serena comincia
a preoccuparsi, quell’italiana si sta
rivelando più difficile del previsto ,
sul piatto c’è la storia. Roberta sente che ce la può fare. Ha tutto dalla
sua parte, non ha un centesimo da
perdere. Deve solo correre. Il Capolavoro Roberta Vinci
durante la partita vinta
contro Serena Williams.
Il settimo game del terzo set racchiude qualcosa di drammatico.
Siamo sul tre pari. Serve la Williams. Roberta Vinci trattiene il
fiato e risponde con il suo colpo
preferito: il back di rovescio. Si avventa come un leone Serena e scarica una tonnellata di megatoni oltre la rete. Roberta risponde colpo
su colpo. I proiettili dell’americana
sono accompagnati dal suo urlo di
battaglia come fosse uno “Stuka”
in picchiata. Roberta Vinci non si
scompone, replica con affanno ma
anche con un certo stile, l’americana intercetta e risponde profondo.
Roberta recupera la pallina che è
quasi fuori di due piedi in corridoio e scambia con il dritto.
Il Comune di Buggiano
con il Gruppo Valdinievole
contro la droga
Phoenix • n. 3 anno 2015
IL COMUNE
DI MONTECATINI
CONTRO LA DROGA.
UN IMPEGNO
NON COMUNE
Il Comune di Montecatini Terme
affronta in maniera decisa il problema della droga,
sostenendo l’Associazione Famiglie Gruppo Valdinievole
impegnata nel recupero dei tossicodipendenti.
Un impegno concreto, che richiede la sensibilità
di tutti i cittadini per un problema che nessuno
può non considerare anche suo
sport 31
La Williams risponde di rovescio
ma troppo centralmente, l’italiana ci arriva agevolmente e piazza il
suo colpo mortale.
Con il back infila l’angolo alla destra dell’avversaria che arriva sulla pallina come può. Roberta intuisce ed è già sotto rete, con
una volee di dritto assesta il feral
morbo che disintegra le speranze
dell’americana.
Roberta Vinci si volta verso il pubblico con una frase che resterà nella storia del tennis italiano e che
non verrà ripetuta nei salotti da
the: “Ed ora applaudite anche me,
Cazzo!”. La Vinci accarezza il sogno,
la Williams è alle corde e sente le
trombe della sua personale Waterloo che annunciano la ritirata.
La semifinale finisce 2-6, 6-4, 6-4.
Roberta Vinci ha sconfitto un mito
e ne ha creato un altro. Se stessa.
La Finale.
L’apertura di tutti i notiziari italiani ha come oggetto la finale degli US Open di New York. Perfino
la signora Maria che come sport
conosce solo quello della pulizia
dell’androne del condominio mi
ferma e mi chiede a che ora giocano le due italiane. Una passioPhoenix • n. 3 anno 2015
di set e di games, di lob, smash e
volee con leggerezza e malcelata conoscenza. La verità è che oggi siamo tutti un po’ più orgogliosi di essere italiani. Il tricolore che
accompagna la finale degli USA
nella terra di molti nostri concittadini oggi risplende di un colore diverso, il nostro Paese che ha
subito notevoli sciagure in passato ora sembra soccombere dal peso sempre più opprimente di una
crisi eterna ed irrisolvibile, una burocrazia schiacciante ed un futuro
ne insolita assale gli italiani in que- senza colori. Ci volevano due raste ore di attesa. I telegiornali sono gazze del Sud dell’Italia, nate a posincronizzati nel dare le ultime no- chi kilometri di distanza per farci
tizie e si affannano ad anticiparsi rivivere le emozioni dei Mondiali
per comunicare in esclusiva le ul- del 2006 e del 1982, e renderci antime news da New York. Il pubbli- cora una volta uniti, almeno nello
co appassionato di tennis non è sport.
assolutamente paragonabile alle
moltitudini di fede calcistica. E’ un Flushing Meadows
pubblico snob, ragiona con stile I biglietti della finale erano “Sold
e con un linguaggio differente ri- Out” da tempo, gli americani tifosi
spetto ai pallonari da cortile. “l’or- della Williams aspettavano l’occarendo calcio” citava Gianni Clerici sione unica del grande Slam.
nelle sue telecronache tennistiche La finale degli US Open di oggi
si presta ad una duplice lettura:
di qualche anno fa.
Ma oggi il miracolo sta per avve- mentre per i media americani querarsi. Gli italiani si sono riscoperti sta è la finale con il minor numero
tutti intenditori di tennis, parlano di collegamenti e di pubblico in
32 sport
assoluto con un crollo degli indici
di riferimento ai minimi storici, in
Italia sono tutti (o quasi) incollati al
televisore per assistere alla finale
tutta italiana delle due ragazze, un
evento accuratamente evitato dai
canali RAI, ovviamente.
Un inversione di polarità che si trasmette per il globo e raggiunge
le nostre coste trasmettendo una
passione che è l’esatto opposto rispetto alle attrattive del pubblico
americano, che, considerati i larghi vuoti sulle gradinate ha preferito, bontà loro, disertare l’evento.
Spalti prontamente riempiti in extremis da mezza Brooklyn che si è
precipitata dai bagarini per accaparrarsi gli ultimi tagliandi venduti
a caro prezzo.
Dopo il consueto cerimoniale
stars-and-stripes Roberta Vinci e
Flavia Pennetta entrano sul Deco
Turf dell’Arthur Ashe Stadium e
prima di scaldare le articolazioni
si concedono ai flash dei fotografi.
Abbracciate sul campo, separate
soltanto dalla rete, assumono una
posa che la memoria rimanda indietro di un decennio.
A Parigi , nella finale juniores del
Roland Garros le due ragazze appena sedicenni si fanno immortalare allo stesso modo e mai avrebbero immaginato che dopo 16
anni avrebbero ripetuto quella foto in finale agli US Open.
Qualcosa è rimasto ancora oggi
in queste due ragazze. Hanno lo
stesso sorriso di sedici anni fa.
Ha vinto la Pennetta in due set,
7-6, 6-2 praticamente senza partita. Il giorno di riposo ha giovato
a Flavia, e lo scarico emozionale di
ieri è stato fatale alla Vinci.
Si conoscono troppo le due tenniste, ed è solo il fattore apprensivo
che ha fatto la differenza.
Ma alla fine hanno vinto tutti. Le
due ragazze alla fine dell’incontro
si siedono assieme, come fossero
al campo di allenamento del loro
club e non al campo centrale dopo una finale degli US Open...
Si scambiano battute, gesti, parlano tranquillamente e sorridono.
Un colloquio fatto di ricordi, di anni di amicizia, e di sogni finalmente realizzati. E la dichiarazione della Pennetta al pubblico di New
York ha del sensazionale. In un inglese semplice e fluente manifesta
la sua intenzione di lasciare il tennis. Una decisione maturata con
il tempo che rispettiamo solennemente tra le note dell’inno Nazionale.
Che mette i brividi agli italiani presenti a Flushing Meadows ed un
pochino anche a noi che grazie a
Roberta e Flavia ci siamo riscoperti tennisti professionisti e moderatamente anche un po’ più italiani.
Pennetta regina degli Us Open
Il successo vale 3,3 milioni. Ora è la
n.8 del mondo, ma a fine anno lascerà il tennis
1
Flavia Pennetta ha vinto il suo primo Slam al 49esimo tentativo:
nessuna fra le tenniste che ne hanno in bacheca almeno uno aveva
mai aspettato tanto. Anche in termini di età: a 33 anni è la tennista
che ha vinto più tardi il suo primo
major. 2 La vittoria a Flushing Meadows le
ha fruttato anche la sua miglior
posizione di sempre nella classifica mondiale: da domani sarà
n.8 (era stata al massimo 10 nel
2009). In doppio invece è stata n.1
nel 2011. 3 Suo e di Roberta Vinci anche di
maturità “combinata”: con 66 anni
e 19 giorni battono il record per la
finale più anziana della storia che
era detenuto da Virginia Wade e
Betty Stove, 63 anni e 11 mesi a
Wimbledon 1977. Phoenix • n. 3 anno 2015
sport 33
4 Quella di ieri è stata la 13esima finale Slam fra connazionali in campo femminile. In nove casi si è trattato di un derby statunitense, le
altre volte era toccato ad Australia,
Russia e Belgio. 5 Prima dell’inizio del torneo i bookmakers quotavano una sua vittoria finale 150/1. La Vinci addirittura 300/1. 6 Gli Stati Uniti sono decisamente
il suo paese preferito, tennisticamente parlando. Nel 2009 entrò
fra le prime 10 grazie al successo
a Los Angeles, nel 2014 è stata la
prima italiana a vincere un torneo
Premier a Indian Wells (Califor-
Phoenix • n. 3 anno 2015
nia), e agli Us Open oltre alla vittoria di ieri vanta un’altra semifinale
(2013) e ben sei quarti di finale. 7 In carriera Flavia ha vinto 10,5 milioni di dollari, a cui vanno aggiunti i 3,3 intascati come primo premio
a New York. Per la Vinci l’assegno è
stato di 1,6 milioni di dollari. 8 Quella contro la Halep in semifinale è stata la sua 29esima vittoria in
carriera contro una top-10. Due invece le giocatrici battute quando
erano n.1 (Wozniacki e Jankovic).
In carriera Flavia vanta comunque
quattro successi su Venus Williams
e tre su Maria Sharapova. 9 La sua è una famiglia di tennisti:
papà Oronzo, mamma Concita e
la sorella maggiore Giorgia giocano tutti a livello dilettantistico.
Papà Pennetta è stato anche presidente del CT Brindisi dove Flavia
ha iniziato a giocare a 5 anni. 10 Flavia è ora una delle solo 10 giocatrici ancora in attività ad aver
vinto almeno uno Slam: Serena
e venus Williams, Maria Sharapova, Svetlana Kuznetsova, Vika Azarenka, Petra Kvitova, Ana Ivanovic,
Franscesca Schiavone e Sanatha
Stosur. I maschi sono solo 8: Roger
Federer, Rafa Nadal, Novak Djokovic, Andy Murray, Juan Martin Del
Potro, Stan Wawrinka, Lleyton
Hewitt, Marin Cilic. 34 sport
A cura dell’Amministrazione Comunale - Piazza Mazzini, 1 - 51017 PESCIA
Tel. 0572.4920 - e-mail: [email protected]
Servizi Sociali - Tel. 0572.492303 Phoenix • n. 3 anno 2015
arte e cultura 35
Ricette...
PENNE CON ZUCCA,
PANCETTA E ACETO BALSAMICO
Il sugo di zucca e pancetta si abbina alla perfezione alle penne in un primo piatto avvolgente da
preparare in Autunno.
INGREDIENTI:
per 4 persone
•
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•
•
•
•
300 g di zucca
100 g di pancetta affumicata
60 g di Parmigiano Reggiano
prezzemolo q.b.
rosmarino q.b.
uno Spicchio d’aglio
Qualche goccia di Aceto balsamico
tradizionale di Modena affinato
½ cipolla
2 cl di olio extravergine di oliva
320 g di penne rigate
Preparazione
Pelare la zucca e togliere i semi.
Tagliare una parte di zucca in cubetti di circa 1 cm
di lato. Porre la restante zucca, la cipolla e un poco di sale in una padella: coprire con acqua e portare a bollore. Una volta che le verdure saranno
Phoenix • n. 3 anno 2015
cotte, frullare fino ad ottenere una crema. Prima
tagliare la pancetta affumicata in striscioline di 3
mm di lunghezza, poi tagliarla à la julienne. Tritare il rosmarino, l’aglio e il prezzemolo separatamente. Mettere la padella su un fuoco medio, aggiungere un goccio d’olio e rosolare la pancetta.
Togliere la pancetta dalla padella, aggiungere i
cubetti di zucca e farla cuocere per qualche minuto: insaporire con sale e pepe a piacere.
Aggiungere il rosmarino e l’aglio tritati e la pancetta rosolata. In abbondante acqua bollente salata, cuocere la pasta, scolarla e versarla nel sugo. Mescolare, finire con il Parmigiano Reggiano grattugiato e impiattare.
Aggiungere un po’ di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena prima di servire.
36 arte e cultura
Ricette...
Gnocchi di zucca burro e salvia.
Tipica ricetta di ottobre. La zucca è la regina
delle tavole ad ottobre, il mese che culmina con
la festa di Halloween. Alimento di origini povere,
un tempo riservato soltanto ai contadini, oggi la
zucca è impiegata dai grandi chef per preparazioni
gastronomiche raffinate. Tra i piatti semplici della
tradizione italiana e toscana a base di Cucurbita
Maxima, la zucca per antonomasia dal colore giallo intenso e dalla polpa carnosa, sono i risotti, le servire come snack da aperitivo, dopo averli fatti tostare in forno a 180° su una teglia ricoperta
zuppe, i tortelli e gli gnocchi.
da carta forno. Lessare la polpa della zucca, poi
passarla con lo schiacciapatate o al setaccio per
Ingredienti per 4 persone
ottenere una purea. Dopo averla fatta freddare,
incorporare la farina, l’uovo e il sale e mescola• 500 grammi di zucca gialla
re fino ad ottenere un composto omogeneo.
• 200 grammi di farina bianca “00”
Far bollire abbondante acqua in una pentola lar• 1 uovo
ga, aggiungere il sale ad ebollizione raggiunta e
• sale q.b.
versare l›impasto di zucca a cucchiaiate formando
• 100 grammi di burro
degli gnocchi grandi di forma irregolare. Il piatto
• salvia q.b.
deve avere un aspetto casereccio. Scaldare le foglie di salvia nel burro fuso, che deve acquisire un
aspetto dorato. Scolare gli gnocchi con un mestoPreparazione:
Tagliare la zucca per ricavare la polpa. Elimina- lo forato appena emergono in superficie e saltarli
re la buccia e conservare i semi. I semi di zuc- in padella con il burro fuso e la salvia. Servire in
ca sono infatti ricchi di minerali e si possono tavola spolverizzati con formaggio parmigiano.
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arte e cultura 37
...il vino giusto
Bianco di Pitigliano Doc
Rasenno
Uve: Trebbiano 85%, Chardonnay 15%
Sistema di allevamento: cordone speronato
Densità d’impianto: 4500 ceppi / ettaro
Tipologia di terreno: da arenareo limoso a tufaceo
Altitudine: 150 metri s.l.m.
Età dei vigneti: 15-20 anni
Epoca di vendemmia: fine settembre
Modalità di fermentazione: raccolta e conservazione delle uve con
neve carbonica. Pressatura a bassa temperatura in atmosfera inerte;
fermentazione del mosto fiore a temperatura controllata (max 16°C)
in acciaio inox. Fermentazione malolattica non svolta.
Maturazione: in acciaio per tre mesi con le fecce fini.
Imbottigliamento: a partire dal mese di gennaio successivo
alla vendemmia.
Capacità d’invecchiamento: il Bianco di Pitigliano Rasenno è
un vino da bersi giovane, entro i 2 anni dalla vendemmia.
Descrizione: Il Bianco di Pitigliano Doc Rasenno è di colore giallo
paglierino carico. Delicato ed elegante all’olfatto, con le note
più decise fruttate che si arricchiscono di sfumature floreali
e di bergamotto. Secco, giustamente morbido, in bocca
si caratterizza per il carattere minerale che viene rafforzato
dalla freschezza pronunciata dando grande godibilità all’assaggio.
Lungo finale giocato sulle note fruttate e minerali.
Abbinamento: la struttura, la persistenza e l’ottimo equilibrio
lo rendono adatto ad abbinamenti diversi, dagli antipasti di
pesce o verdure leggere come zucca ai primi piatti,
ai secondi a base di pesce o carni bianche.
Temperatura di servizio: 10-12°C
Bicchiere ideale: tulipano di medie dimensioni.
Phoenix • n. 3 anno 2015
38 arte e cultura
Nuvole di china
a cura di
Laura De Rossi
Phoenix • n. 3 anno 2015
NOTIZIARIO ASSOCIAZIONE GRUPPO VALDINIEVOLE LOTTA ALLA DROGA
SEDE LEGALE E SEGRETERIA C/O SOCIETÀ DI SOCCORSO PUBBLICO: VIA MANIN, 22 - MONTECATINI TERME
TEL E FAX 0572.930073 e-mail: [email protected] www.gruppovaldinievole.it
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