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XXV n.3-2015 - Gruppo Valdinievole
XXV n.3-2015 Sappiamo giocare? in questo numero Notiziario del gruppo Valdinievole anno XXV n. 3 | 2015 Sommario Editoriale Il pensiero del Fondatore Sappiamo ancora divertirci? Pensieri TROPPA DIFFERENZA di Libero Palombo IL PENSIERO DI ALVERIO CHE BELLA STORIA LA VITA Famiglie 3 5 Divertirsi, ossia “divergere Cara Cooperativa Valdinievole... Il paradiso all’improvviso “Sorrido e piango” Vita in Comunità 6 7 8 9 Gita fuori programma di Gianna Raimondi11 Una giornata alla Capraia di Dante e Sergio13 Sapore di libertà di Letizia Faccenda15 Le ferie in comunità a macchino di Marvin17 SOno volate così in fretta di Riccardo22 SENZA VERGOGNA ALCUNA Di Gianluca Bui e Emiliano Balduinotti 25 Attualità La Grande guerra di don Amleto Spicciani Sport 27 Flavia Pennetta e Roberta Vinci: storia di un sogno di bambine dalla redazione28 Arte e cultura Ricette - Penne con zucca, pancetta e aceto balsamico 35 Ricette - Gnocchi di burro, zucca e salvia 36 ... IL VINO GIUSTO Bianco di Pitigliano DOC Rasenno 37 Nuvole di china38 Notiziario del Gruppo Valdinievole anno XXV n. 3 | 2015 Responsabile Editoriale Marco vom Bruck hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Marco vom Bruck Libero Palombo Gianna Raimondi Dante e Sergio Letizia Faccenda Marvin Riccardo Gianluca Bui Emiliano Balduinotti don Amleto Spicciani i ragazzi e le ragazze del Gruppo Valdinievole e Alverio editoriale 3 Il pensiero del Fondatore I n questa estate fumosa dove nostri giovani per ballare hanno lasciato a terra la propria vita, dove le teste rotolano insanguinate sulle sponde del mediterraneo, dove per troppe volte gli italiani non hanno potuto esprimere il loro voto ma accettare supinamente governi calati dalla prepotenza nazista, una calda estate invasa da orde di disgraziati senza patria in fuga dalla morte. Una estate strana, confusa, veloce, dove la città più bella e importante del mondo è predonata dal malaffare, prepotenza, sudicio e gestita da nessuno. Un expo insignificante, un giubileo inutile dove si predica bene e come spesso accade si razzola male, anzi malissimo! L’estate è finita ma i nostri giovani continueranno a lasciare le loro energie sul selciato perché noi grandi continuiamo a mettere la testa sotto la sabbia e niente e nessuno è in grado di intervenire. I naufragi continuano tutti i giorni, ... e il governo italiano chiude le discoteche. Il disorientamento è totale. Ci vuole un punto fermo da cui ripartire e tanto, tanto buon senso. Grazie GM. Sappiamo ancora divertirci? di Marco vom Bruck S iamo nell’era del digitale, tutto è più veloce, più facile da raggiungere, riusciamo a metterci in contatto con persone in qualsiasi parte del mondo, in qualunque momento. I giovani sono certamente i più coinvolti nella spirale delle nuove tecnologie e spesso subiscono senza rendersi conto e con passività i condizionamenti che tutto ciò comporta. Ma riescono ancora a divertirsi? Riescono ancora a giocare? Sanno ancora giocare? Sappiamo noi tutti ancora giocare? Spesso si pensa che le persone che si divertono di più sono i giovani: tra videogiochi, discoteche, social network e tutta la tecnologia che ci circonda sembra proprio che sia impossibile non divertirsi. I nostri nonni avevano giochi molto semplici e si divertivano un mondo! E noi, con tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione riusciamo a fare altrettanto? Davanti ad un videogioco possiamo perdere il senso del tempo e della realtà senza vivere alcuna emozione; soli nella nostra stanza affrontando sfide contro un partner virtuale dimentichiamo la gioia del dialogo, dello scherzo e delle risate con gli amici. Se uno è solo può anche avere tutto: Phoenix • n. 3 anno 2015 Playstation, x-box, wii, iphone, ipod, facebook, twitter, ma a lungo andare ci si annoia. Perché. Certo, i tempi sono cambiati, anni fa per decidere con gli amici quando uscire, bisognava incontrarsi di persona, ci si riuniva in gruppo a giocare a pallone, biglie, carte, batti muro ecc… mentre adesso, si decide e ci si incontra tramite i social network.. Cosa si può fare al parco, sicuramente si potrebbe giocare a calcio o qualche altro gioco, invece no appena arrivati si tira fuori il proprio “SmartPhone” e tic tic tic tac. Quindi Internet può essere un vantaggio come uno svantaggio per il mondo del divertimento, perché limita le “classiche” uscite dei giovani, che nel loro tempo libero invece di divertirsi facendo una passeggiata con gli amici, facendo shopping o leggendo, preferiscono stare incollati davanti allo schermo del computer su facebook o su videogiochi. I ragazzi di oggi usufruiscono della tecnologia anche troppo. Ormai sono come schiavi sempre attaccati allo schermo del computer, come zombie. Man mano che la società si evolve anche i giochi si evolvono, ma sono anche sempre più violenti, incitando poi con un senso di emulazione quei gesti rabbiosi che forse inconsciamente sono dettati anche da frustrazioni e impedimenti che si vivono tra le mura domestiche. Allora bullismo in classe a scuola, oppure violenze gratuite su compagni ma ancora peggio sulle ragazze; causa del cybersesso e delle difficoltà a mettersi in confronto con la ragazza invece di pensare solo al mero atto di prestazione invece di una condivisione dei sentimenti. Difficoltà congenita dei giorni nostri. Noi in Comunità troviamo il modo di coinvolgere i ragazzi con giochi semplici oppure con sport e attività ludiche. Crediamo fermamente che l’esempio e la condivisione sono i mezzi e il sistema con cui noi adulti possiamo dimostrare ed insegnare ai ragazzi quei giochi che malgrado semplici sono tuttora speciali. Dobbiamo essere in grado con coerenza, come hanno fatto con noi, di trovare dei momenti per giocare insieme trasmettendoci quei valori basilari, che hanno fatto di noi delle persone migliori. 4 pensieri Troppa indifferenza! A lcune settimane fa due giovani sono morti per ecstasy e dei minorenni sono finiti in coma etilico. Il problema sembra esploso all’improvviso, ma ci conviviamo da anni, in silenzio. Fino a quando succede la tragedia. La televisione coglie la palla al balzo per creare i suoi talk show e discute sul tema, improvvisamente con la verità in mano, puntando il dito verso uno o l’altro colpevole; ma non c’è un colpevole. Lo siamo tutti, per non aver cercato di migliorare le cose, per aver lasciato le regole allo sbando. E solo ora se ne parla, ora si fanno campagne anti-droga e maggiori controlli, ora, quando ormai è tardi. È incredibile come per risolvere un problema sia necessario che questo arrivi al suo culmine e che non si venga a dire “io non sapevo”, perché purtroppo basta guardare negli angoli delle piazze per vedere ragazzini con una bottiglia di birra in mano e una sigaretta, che ahimè, paradossalmente sarebbe meglio fosse davvero una sigaretta. Lamberto Lucaccioni aveva soltanto 16 anni la notte i cui ha perso la vita per dell’ecstasy. Si trovava con degli amici alla discoteca Cocoricò a Riccione. Il pusher è un ragazzo di 19 anni, conoscente di Lamberto ed ha venduto loro 3 gr di mdma che Lamberto e amici avrebbero poi sciolto in una bottiglietta, dividendosela tra loro. Lamberto si è sentito male alle 4 del mattino e all’arrivo in ospedale non c’è stato più nulla da fare. Di Ilaria Boemi si è parlato moltissimo a causa anche di alcuni commenti inappropriati sul suo look, quando invece il problema è un altro: era una ragazza di sedici anni che quella brutta sera è stata trovata morta sulla spiaggia di Messina dopo che due amici hanno dato l’allarme per poi scappare. Si crede che Ilaria e amici avessero comprato dell’ecstasy da un 25enne. L’ecstasy è stata poi sciolta nella birra, mix che è stato letale per Ilaria che è stata accompagnata dagli amici a prender aria sulla spiaggia per riprendersi, invano. Il problema sta nell’educazione di questi ragazzi. Un adolescente è facilmente influenzabile dall’ambiente esterno di coetanei e ragazzi poco più grandi ed è ribelle, soprattutto nei confronti delle proibizioni dei genitori. E’ vero, il proibizionismo non serve a nulla, ma anche concedere tutto è altrettanto sbagliato. La legalizzazione delle droghe leggere non può essere la soluzione al problema. Se in una città tutti buttano immondizie a terra, la soluzione non è una legge che lo permette. In questo modo si fo- di libero Palombo menta il degrado sociale. Ormai la maggioranza dei giovani fa un uso di droga, autorità e tutti lo sanno bene, eppure non si fa nulla. Con questa indifferenza è come se la droga fosse già legalizzata. Non è possibile che per divertirsi ci sia bisogno dell’aiutino. E’ giusto che i ragazzi facciano le loro esperienze, che si divertano, ma non fino alla morte. I ragazzi hanno bisogno di stimoli per crescere e di aiuto perché possano trovare un loro posto nel mondo, conoscendo il valore della vita. Il mondo sta cambiando, anzi è già cambiato. Stiamo vivendo una sorta di disagio della civiltà post moderna, vogliamo toglierci l’etichetta di conservatori per quella di liberali; ma non è accettando tutto senza regole che lo si diventa. Così facendo si fomenta il degrado e il disagio. In questi termini non si sta parlando solo del tema della droga, ovvio. Dovremmo riflettere sui disagi che attanagliano il nostro paese tra cui il problema qui discusso. Quelli qui esposti sono spunti di riflessione perché qualcosa smuova le coscienze, così da cominciare a curare, il disagio culturale e sociale di oggi e far sì che le nuove generazioni crescano in un mondo in sviluppo, non in degrado. Phoenix • n. 3 anno 2015 pensieri 5 q uand ( c a ni , b o i p i c c o l i d i ra nz i n i , cer v i tutt e le s p e c i ne s p e rie , a ie i nt er v e nz a r is c h i a n p i e ma i a l i ) ngo no p er o la v i m t a e , t t i gra n p er s o d p rav v iv e n d o l o r o d e d is u m a l l e re g i er e , t r a o le n a c he n ne l a giovan l s a p s e ci c i no n i nt er v e a m o r ire i p i e ne n d o , ro d i et ro n as c o n p r i p arav e nt i et i co-soc dendosi i ali . L a d ro ga ucc ide! "Che bella storia la vita" Ogni giorno cerco di fare spazio nella mia vita, perche' ci possa rientrare anche quel poco o tanto di te che riesci a dare. Vorrei farti vedere il senso di quello che con forza cerco di esprimerti, quando non vedi, non senti. Ti prendo per mano ti accompagno ma tu la lasci andare , quella mano che vorrebbe tenerti stretta, affinche' tu possa capire. Intorno a te c'e' amore , ma tu non vedi, sei cieca davanti a cosi' tanta vita, a cosi' tanta richiesta di te presente?! Non sai e non vuoi sapere, non vuoi varcare quella soglia, scopriresti un mondo che non conosci, ne hai paura!!! I tuoi ogghi allo stesso tempo esprimono curiosita', ti piace il gesto d'affetto, quello semplice pero', dove non c'e' nessun tipo di Phoenix • n. 3 anno 2015 interesse; ma solo affetto…. Vai avanti sai di non poter fermare questo treno a cui hai affidato la tua vita, la corsa va avanti, non ci sono fermate, solo strapiombi. Accarezza cio' che hai e fai in modo di far crescere in te la speranza, quella che non hai, e falla diventare certezza. Corri nei prati del tuo immaginario, divertiti, la vita e' una sfida fagli spazio, ma fallo con il cuore… non siamo perfetti ma riusciamo anche ad essere grandi, scoprilo. Fa che la vita venga a te, cosi' com'e', ogni lato dell'essere umano nasconde un colore dentro se, sta a te scoprire le affinita' di quel colore con il tuo abbi fede La storia e' la tua e di nessun altro, fa che possa diventare; la storia della tua vita… Con tanto affetto Clelia 6 famiglie Divertirsi, ossia “divergere R iusciamo ancora a divertirci, senza perderci, senza farci del male? Partendo da questo interrogativo la Comunità Valdinievole ha proposto una sfida ai giovani che sono stati protagonisti dei Giochi estivi all’interno della comunità. Divertirsi, ossia “divergere” dalle fatiche del lavoro quotidiano per ricrearsi, per rigenerare il corpo e lo spirito. Il desiderio di divertirsi penso sia connaturato al nostro essere e dovrebbe essere un fatto naturale, ma invece siamo testimoni ogni giorno del fatto che, spesso, viene frainteso col bisogno di colmare un vuoto, un malessere esistenziale profondo che porta a superare i limiti per andare oltre sé stessi, alla ricerca dello sballo, aiutati in questo dall’uso di sostanze. Ho visto questo tipo di smarrimento negli occhi di mio figlio ed il ricordo ritorna talvolta alla mente insieme al dolore per l’allontanamento, la separazione (seppur necessaria) per poter poi ritrovarsi, per trovare dentro di noi la forza di ripartire. Riconoscere le nostre fragilità, affrontarle, imparare a superarle giorno per giorno, con fatica e determinazione: questo si impara in Comunità. Ma si può anche imparare il modo per ritornare a divertirci senza annientarci, facendo riemergere la nostra creatività, la nostra voglia di metterci in gioco, di sostenerci e di coltivare amicizie profonde. In questo senso la comunità rappresenta un viaggio alla riscoperta di stare bene con sé stessi e con gli altri. Anche noi genitori, come nostro figlio, stiamo percorrendo un viaggio alla riscoperta del piacere di stare bene insieme, ritrovando gesti semplici, ma autentici che aiutano a guarire le ferite e a proseguire con coraggio e fiducia. Percepire nelle parole e negli oc- chi del figlio il desiderio di vivere serve ad allontanare sempre di più la paura di affrontare le difficoltà della vita quotidiana e l’incognita del futuro. A poco a poco ci stiamo rendendo conto che una parte del viaggio è stata compiuta anche se resta ancora un po’ di strada da fare per consolidare le “buone pratiche” messe in atto affinché possano trasformarsi in “conquiste” da mantenere nel tempo. Lidia Phoenix • n. 3 anno 2015 famiglie 7 Cara Cooperativa Valdinievole... T i conosciamo da poco tempo, ma sentiamo già il bisogno di ringraziarti, di manifestarti tutta la nostra gratitudine per ciò che stai facendo, per la nostra famiglia, per Isaias e per tutti “i ragazzi “ come dite voi della Comunità. Siamo la famiglia Ciappi-Bellacchini o, meglio, Bellacchini- Ciappi di Isaias che, da febbraio, è membro attivo della vostra Comunità che ne fa parecchie di cose concrete. Siamo una famiglia “normale”, come dovrebbe esserlo il mondo nel XXI° secolo, variopinto e multirazziale, molto unita per il fatto che, attraverso l’adozione, siamo diventati volontariamente per scelta , genitori, figli, fratelli e nipoti e siamo legati da un vincolo molto forte che è il nostro cuore che ha lo stesso colore degli altri e che soprattutto batte all’unisono quando ci vediamo e abbrracciamo. Da sette anni, però, si è insinuata fra di noi una brutta Bestia che ha tentato in tutti i modi di dividerci, di rompere i nostri legami e Phoenix • n. 3 anno 2015 di annientare la vita di uno splendido ragazzo dal nome Isaias. Lui ha vissuto dei momenti terribili, noi disastrati , impauriti e incapaci di affrontare un simile flagello. Abbiamo passato questi anni fra una Comunità e l’altra inframezzati da periodi passati insieme in famiglia, momenti belli e terribii, abbiamo riso, poco, e pianto, molto, condiviso delle belle emozioni e separati in maniera anche violenta, ci siamo odiati e amati, ma soprattutto siamo sopravvissuti e siamo cresciuti insieme. Oggi si è aperta una nuova fase e condividiamo con Isaias e la Cooperativa un nuovo e importantissimo Progetto e Obbiettivo che vale di più di qualsiasi Diploma o Laurea o Titolo che Isaias potrebbe conseguire. Per noi quest o Progetto valemolto, molto di più e consiste nel raggiungimento della piena e totale Libertà da qualsiasi dipendenza e schiavitù sua e degli altri “ragazzi”, la piena consapevolezza di un ragazzo che attraverso tante vicissitudini e sofferenze, diventerà finalmente un uomo grazie al vostro aiuto e soprattutto al vostro grande cuore. Perché, anche se ci conosciamo da poco, una cosa abbiamo capito, che il vostro grande cuore che mettete tutti i giorni nelle vostre azioni, nelle relazioni con i ragazzi, la fisicità buona del “grande” Roberto, la disarmante onestà e “nudità” rispetto alle proprie esperienze passate di Marco, la saggezza di chi ha sof- ferto di Clelia, la forza e il coraggio straordinario di Camilla e l’amore, l‘aiuto dei ragazzi verso chi si trova in difficoltà rappresentano di fatto la più grande ed efficace terapia di gruppo che abbiamo visto praticare rispetto a quelle dei “professionisti” di turno che si sono susseguiti in questi anni. Non conosciamo l’esito finale di questi grandi, piccoli Progetti di Libertà e di Vita perché sono legati alla storia individuale e alle capacità di ciascun ragazzo, ma una cosa certa è che la Cooperativa Valdinievole offre tutto ciò che ha e può dare da un punto di vista economico , ma soprattutto umano e QUESTO OGGI NON E’ SCONTATO. Da parte della nostra famiglia ci uniamo con un abbraccio fraterno e collettivo con tutti i membri della Comunità e al nostro caro Isaias. FORZA RAGAZZI, CE LA FARETE, CE LA FAREMO. La famiglia Ciappi-Bellacchini o meglio Bellacchini-Ciappi. 8 famiglie Il paradiso all’improvviso C iao sono Jody, ho tredici anni e piano piano capirete perché come titolo del mio “racconto”ho usato il titolo di un film di Leonardo Pieraccioni. Tutto è cominciato quando all’età di otto anni mia mamma entrò in Comunità. Ancora non capivo bene cosa stava accadendo intorno a me, ricordo che ce l’avevo a morte con Antonio e Clelia perché mi avevano portato via mia mamma. Sapevo che l’avevano portata via per curarsi, ma pensavo lo stesso che erano cattive persone. Invece oggi li ringrazio per tutto quello che hanno fatto per me e la mia famiglia (non solo loro due). Da piccola feci questo paragone che ancora ricorso: la mia vita era come i film horror, io e la mia famiglia eravamo le classiche brave persone che stavano in una casa apparentemente tranquilla, finché un giorno mia mamma trovò per caso la tavoletta ouja e si mise a giocare da sola, (non si deve fare lo sanno tutti), si mise in contatto con uno spirito cattivo che riuscì a d evadere dalla tavoletta e d a possedere la mia mamma, indovinate chi è lo spirito cattivo!? Esatto la droga, ma torniamo al paragone, avevo associato la comunità all’esorcista che doveva liberare mia mamma dallo spirito. Potrà sembrare un paragone stupido ma per me aveva senso ed era l’unico modo che avevo per capire la situazione. Prima che mia mamma entrasse in comunità, la vedevo stare sempre male, sempre stanca e sempre con quei maledetti aghi in mano, l’avrò vista una decina di volte collassata in terra, volte che non dimenticherò facilmente. Non scorderò mai i giorni in cui lei mi portava con sé a comprare la DROGA, una parola ed un milione di problemi, le acque si calmarono quando entrò in comunità. Dopo diversi mesi però usci sen- za aver finito il suo programma e quindi ri-iniziarono i problemi: gli aghi, i collassamenti e tutte le conseguenze. Circa un anno fa mia mamma rientrò in comunità e sinceramente ascoltandola e guardandola ora mi sembra molto più convinta di uscire dall’inferno di prima e se seguissi ancora il mio paragone direi che l’esorcista è riuscito a liberare mia madre dallo spirito e noi da una vita letteralmente di merda. Grazie Jody Poli Phoenix • n. 3 anno 2015 famiglie 9 “Sorrido e piango” B uongiorno, mi chiamo Pierina mamma di 2 figli, Riccardo 33, anni Sergio 31. Nel 1991 con mio marito Maurizio, Riccardo 10 anni e Sergio 8 ci siamo trasferiti da Genova a Grosseto in un piccolo paesino (Seggiano) ai piedi del Monte Amiata. Mio marito facendo l’autista partiva il lunedì mattina e rientrava il venerdì sera, io mi sono dedicata a crescere i miei figli, bambini sereni e vivaci. La vita scorreva in tranquillità fino a quando entrati alle scuole medie si cominciano ad avvertire i primi cambiamenti. Riccardo è sempre stato indipendente, ha seguito la sua strada senza grossi problemi e soprattutto si è gestito da solo. Oggi si è sposato con Lorella e padre di un bellissimo bambino, il nostro adorato nipote Paolo che con il suo sorriso ed il suo amore riesce a smussare quel malessere che ci ha avvolto e che ci fa vivere nella disperazione. Si, proprio la disperazione, perché Sergio già dalle medie ha cominciato ad avere sbalzi di umore ed attacchi di ira. Inconsapevolmente, si pensa sempre che tutto sia dovuto all’adolescenza, le ragazze e gli amici sbagliati. All’età di 16 anni il primo colpo, vengo chiamata dalla Questura, Sergio era stato fermato per possesso di cannabis. Per noi non è stata una doccia fredda, ma ghiacciata. Da lì, la convocazione al Ser.T. di Grosseto per un colloquio. Esco praticamente stravolta, l’operatore senza nessun rispetto mi dice di non preoccuparmi perché le canne fanno meno male delle sigarette. Dopo poco è arrivata la prima fuga da casa, pochi giorni, ma per noi come se fossero mesi, per un genitore non Phoenix • n. 3 anno 2015 sapere dove è suo figlio è devastante, giorni di ricerche, notti insonni fino al suo ritorno a casa. Sono seguiti periodi con alti e bassi, quando lavorava e viveva da solo tutto era nella normalità, quando veniva a mancare il lavoro precipitava di nuovo nel baratro e con lui anche tutta la famiglia. Cominciano così entrate ed uscite dal Ser.T di Castel del Piano. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, a seguito di un periodo inattivo di Sergio è quando entrando in camera sua per fargli gli auguri di buon anno l’ho trovato in terra incosciente a seguito di una dose. Lì ti crolla veramente il mondo addosso. In lacrime vado al Ser.T. di Castel del Piano, lì trovo nonostante la mia disperazione due persone fantastiche, la Dott.ssa Ornella e l’infermiera Barbara, che mi hanno sostenuta ed hanno fatto capire a Sergio che era ora di curarsi. Tramite loro, a maggio è arrivato per Sergio il suo angelo custode, per un colloquio, Marco. Si, Marco del G.V.N. che dopo un’ora ha convinto Sergio ad entrare in comunità. Arriva il 25 maggio e con mio marito andiamo ad accompagnare Sergio. Non è facile venire via ed essere consapevoli di lasciare tuo figlio con persone che nemmeno conosci, ma hai la consapevolezza anche per sentito dire, che quello è il posto giusto per mio figlio. Sono seguiti giorni di ansia, ma anche di tranquillità sapendo che lui era al sicuro, soprattutto oggi che frequento i gruppi a Montecatini, dove ho conosciuto Clelia, Camilla e Roberto e i componenti delle famiglie dei compagni di viaggio di Sergio, mi sento più serena. Mi sono soffermata più volte per capire come sono diversi i miei figli, ma sono certa che li ho cresciuti nello stesso modo, anzi Sergio essendo più piccolo ha avuto più attenzioni di Riccardo. Sono 4 mesi che Sergio è in comunità, sta facendo il suo percorso, io lo seguo con il mio, per ora ci sono solo stati scambi di lettere dove ci raccontiamo il quotidiano e i progressi che facciamo. Sorrido e piango perché si avvicina il momento che potrò vederlo e abbracciarlo. Ringrazio mio figlio per aver capito che era il momento di fermarsi, lo ammiro per la sua scelta, lo sostengo e sono orgogliosa di lui e con me tutta la famiglia. A tutto il G.V.N. rivolgo il mio affetto e la mia gratitudine per il sostegno che ci dà. Un ringraziamento speciale a Clelia, Camilla, Roberto e Marco. A tutti indistintamente un abbraccio. Grazie, Pierina la mamma di Sergio Valdinievole.pdf 1 15/09/14 10:16 Phoenix • n. 3 anno 2015 vita in comunità 11 Gita fuori programma C iao a tutti mi chiamo Gianna, ho 31 anni, e sono entrata a far parte di questa grande famiglia da quattro mesi. Con fatica sto cercando di raggiungere i miei obbiettivi, superando tante insicurezze, paure, paranoie. Cerco di vivere pienamente ogni giorno , per lo più caratterizzato dal lavoro e dal confronto continuo con le altre ragazze, e dalla coperta di me stessa. Ma vi sono anche dei giorni speciali, che capitano raramente, come quello trascorso sull’isola della Capraia. Un piccolo paradiso terrestre dove vorresti che il tempo si fermasse per poterti godere ogni minima sensazione e emozione. Quando mi hanno informata di questa “Gita fuori programma”, la mia reazione è stata fredda e distaccata, perché ero troppo presa dalla mia sofferenza e da Phoenix • n. 3 anno 2015 di Gianna Raimondi egoista non ho dato importanza alla gentilezza e cortesia del Fondatore Giovanni Moschini e di sua moglie Margherita, che con impegno, insieme alla loro famiglia ed a tutti i suoi collaboratori, ci hanno regalato una giornata speciale. Ricca di nuove sensazioni, vissute e viste con lucidità e sentendosi parte di un gruppo unito e disponibile, al quale affidarsi. E fidarsi. Domenica 4 Agosto 2015 questa data sarà sempre impressa nella mia mente e nel mio cuore. Tutto ha inizio alle ore 6 del mattino. Noi ragazze, ci ritroviamo con le altre strutture Macchino e Romita più i Responsabili alla Cooperativa e distribuendoci sui vari carichi ci siamo avviati, ancora mezzi addormentati verso il Porto di Livorno, ove ci attendeva il Traghetto per l’isola della Capraia. Il tragitto con il Vivaro è sta- to più breve del previsto, grazie anche all’atmosfera creata dalle ragazze e dal driver “Skizzo”, che mi hanno trasmesso tanta energia e voglia di vivermi al meglio questa giornata. Mi sono sentita emozionata, come una bambina che sale per la prima volta su di un traghetto. Sentire il vento nei capelli e sul viso insieme alle piccole gocce di d’acqua del mare, ri-accendevano in me vecchi ricordi e sensazioni piacevoli e familiari! Se devo essere sincera, non ero del tutto tranquilla, la sfortuna vuole che la sottoscritta soffra di mal di mare, e il mio stomaco ha vissuto alcuni momenti atroci. Nonostante questo mio piccolo malessere, sono riuscita a rilassarmi al sole con le ragazze e ritrovare il piacere di ridere e di divertirmi come facevo da ragazza prima di inciampare 12 vita in comunità nelle sostanze, nei psicofarmaci e nell’alcol. Prima di arrivare alla tanto attesa meta, l’isola di Capraia, ho avuto il piacere di parlare a lungo con una persona che vedevo esclusivamente come una figura autoritaria e severa, il nostro Presidente Federico Bertocci. Onestamente mi sono dovuta ricredere, è un uomo con diversi aspetti e che attraverso le sue parole mi ha trasmesso tanta umanità e umiltà. Dopo tre ore di viaggio siamo arrivati al Porto della Capraia, un vero e proprio concentrato di pace e tranquillità, dove a farla da padrone è il mare, il verde le coste frastagliate e la brezza marina. Scesi dal traghetto ci accolgono calorosamente Giovanni e la sua famiglia, e successivamente ci conducono ad una piccola spiaggia dove sdraiarci e sistemarci per qualche oretta. Il tempo di fare un invasione di massa e metterci il costume, ci siamo diretti come dei bambini, verso il mare per nuotare e giocare. Senza curarci di quello che la gente e il modo potesse pensare. Vivendo dei momenti di spensieratezza e gioia reale. Come in tutte le cose belle, il tempo vola, e in poco tempo ci siamo preparati e abbiamo raggiunto il Ristorante per pranzare. Dove ad aspettarci c’era il nostro Fondatore sua moglie Margherita che generosamente ci hanno deliziato con la loro compagnia e con un appetitoso pranzo. Ovviamente a base di pesce, come si conviene in un isola. Anche in questo momento, tante emozioni hanno preso il sopravvento, la gioia, l’ansia e poco dopo la paura. Tutto cambiava in un attimo, ma presto il mio stato d‘animo è tornato alle stelle. Grazie, all’ultima inaspettata sorpresa, che ci ha organizzato Giovanni; un giro sul peschereccio dell’amico Fabio intorno al porto e poi in mare aperto. Terminata questa escursione, ringraziamo e salutiamo coloro che ci hanno aperto le porte a questo piccolo paradiso terrestre. Dopo i ringraziamenti, i saluti e gli abbracci con i no- stri anfitrioni abbiamo ripreso il traghetto verso casa, stanchi ma soddisfatti. Che dire, è stata una esperienza spettacolare, compreso anche il viaggio di ritorno malgrado la stanchezza si faceva sentire, ma a vincere su di essa c’era il ricordo vivo della giornata trascorsa che ci ha dato la forza di continuare a ridere e a scherzare serenamente. Per concludere non poteva mancare un lieto fine; arrivati a Livorno nello scendere le scale dal traghetto ho pensato di cadere con tutto il mio dolce peso sulla caviglia ovviamente tutti si sono girati verso di me e per non fare la figura della bambina fragile, ho sorriso sdrammatizzando. Qualcuno si è accorto della mia disgrazia e mi ha soccorso. Grazie mille a Federico, Camilla, Clelia e a tutte le ragazze che anche in questa occasione si sono presi cura di me. Per concludere, nonostante l’ultimo incidente di percorso, ricorderò con piacere questa giornata o meglio questa “gita fuori programma”. Phoenix • n. 4 anno 2014 vita in comunità 13 Una giornata alla Capraia C iao a tutti e benvenuti alla terza Riunione del 2015 a Macchino. Voglio raccontarvi una bella giornata sull’isola della Capraia regalataci da Giovanni Moschini Fondatore di questa Comunità. Quando ci avvisarono che il giorno 2 Agosto saremmo andati su quest’isola, tutti eravamo curiosi e impazienti di conoscerla e ognuno di noi fantasticava a suo modo. Partenza di buon mattino, destinazione Porto di Livorno; circa un ora di viaggio. Arrivati all’imbarco la curiosità aumentava. Il traghetto era grande e la voglia di salirci era tanta. Una volta imbarcati, l’entusiasmo era alle stelle, e seduti comodi, comodi sul ponte di prua ci siamo goduti il viaggio cullati dal mare. Chi chiacchierava, chi prendeva il sole, chi dormiva, tutti in completo relax. Dopo tre ore di viaggio siamo finalmente arrivati. Scesi dal traghetto abbiamo trovato l’accoglienza di Giovanni e famiglia; che abitano sull’isola nei mesi estivi e che ci hanno fatto da guida per tutta la giornata. Abbiamo passato le prime ore su una spiaggetta dove abbiamo avuto la possibilità di ammirare il bel posto e fare il bagno, e devo dire che in quell’acqua così limpida è stato proprio un bel piacere. Arrivati all’ora di pranzo, gambe in spalla ci siamo diretti su un colle dove Giovanni ci ha offerto un buon pranzo in un ristoranPhoenix • n. 3 anno 2015 di Dante e Sergio 14 vita in comunità te del posto. Abbiamo mangiato un menù semplice ma di buon gradimento con sorpresa finale di Branzini pescati dal Fondatore, poi caffè e gelato. Con noi c’era anche Fabio un caro amico di Giovanni, pescatore del luogo che con il suo peschereccio ci ha fatto fare un giro intorno al porto. A gruppi siamo saliti sulla sua barca e ci ha fatto vedere le varie parti del peschereccio spiegandoci come lavora un pescatore, è incredibile vedere quanti pesci di varia grandezza ci sono nelle reti. Tutti noi siamo contenti e soddisfatti e mentre salutavamo l’isola e il nostro pensiero era rivolto verso una persona speciale... Grazie Giovanni PENSIONE per cani contatti telefono 0572.919266 www.gruppodogsvillage.it Pensione per Cani Attività cinofile Tel 0572 91 92 66 Email : [email protected] [email protected] A VENDnscIT hnauzer cuccioli Riese Phoenix • n. 3 anno 2015 vita in comunità 15 Sapore di libertà C iao a tutti! Mi chiamo Letizia ed è da 7 mesi ormai che faccio parte del Gruppo Valdinievole. Alla XVIII Edizione dei Giochi estivi del 2015 c’ero anch’io, Letizia. Finalmente dopo tanta attesa anche per noi sono arrivate le FERIE! VACANZA !! Sono iniziate esattamente il 17 Agosto e finite il 22. Sono state brevi, diciamolo ma ricche di emozioni. Proprio quelle che mi hanno fatto sempre più paura. Come tutti gli anni è stato svolto il saluto “rito” pre-ferie con cerchio in capannone per l’estrazione dei partecipanti (dei nomi di tutti i ragazzi e ragazze della comunità compresi i Responsabili ed il Presidente) e la suddivisione in squadre. Durante i giorni lavorativi, ogni squadra nelle pause si raggruppava a turno, per organizzarsi ri- Phoenix • n. 3 anno 2015 guardo le scelte del nome e della preparazione del totem. La mia squadra composta da tutto il gruppo donne più sei uomini e le nostre responsabili hanno scelto di chiamarci: Il Camaleonte. Inizialmente sono stata un po’ scettica per la scelta poi, ripensandoci su, ci si addiceva perfettamente a tutte quante noi! Nella vita infatti, spesso mi sono ritrovata a dovermi trasformare in ciò che non ero… per paura, per interesse, e per sopravvivenza!? Fatto sta che ero diventata totalmente abile nel farlo da dimenticare il mio vero colore. In una seconda cerchia al capannone abbiamo scoperto anche i nomi delle altre squadre, I Tornado, I com’è tutto bene? Ed infine gli Ever Green. Tutte composte dai soli ragazzi e Responsabili. Il primo giorno di ferie, l’abbia- di Letizia Faccenda mo trascorso a Macchino dove vi è stata la presentazione dei Totem. Al che i giudici di gara hanno effettuato una votazione tenuta segreta fino all’ultimo giorno dove Il Camaleonte, la mia squadra siamo arrivati secondi. Il tempo ci ha aiutato a passare una serena giornata e serata in piacevole compagnia tra relax e risate. Questa atmosfera di unione ci ha aiutate per affrontare con maggiore tranquillità spensieratezza e forza l’evento che ha fatto parlare parecchio tutta la comunità anche nei giorni successivi. La scenetta del Camaleonte. In questa devo affermare che ci siamo impegnate tanto, sfoggiando la nostra ironia e creatività dimostrando ancora una volta l’unione che ci accomuna. In questa manifestazione siamo 16 vita in comunità arrivate prima in classifica facendo sorridere e ridere di gusto tutti quanti! E’ stato un bellissimo momento e anche gratificante per l’impegno che ognuno di noi ha messo in scena. I giorni seguenti li abbiamo passati in piscina e al mare. Era da nove mesi, da quando sono entrata in clinica e poi in comunità che avevo dimenticato cosa significasse ritornare a vivere ed in queste ferie l’ho riscoperto assaporando tutto in maniera completamente diversa, quasi fossi ritornata indietro ai miei 7 anni. Ho ricordato di quando andavo in piscina con gli amici e l’ultimo periodo della mia vita passato al mare, lo stesso mare che mi ha preso un pezzo di cuore ed in quel giorno me l’ha ridonato con tutta la sua energia. Mi sono divertita tanto, ci siamo completamente rilassate, abbronzate, tuffate dal trampolino e giù dallo scivolo come bambi- ni è stato sorprendente correre incontro alle onde e restare sulla cresta di esse facendosi trasportare. Camminare sulla spiaggia e vedere che non restavano solo le mie impronte; non ero da sola questa volta e questo mi ha colmato il cuore e rasserenato tutta. Il giorno dopo ci aspettava una giornata intensa in quanto era arrivato il nostro giorno: ciò significa che dovevamo occuparci dei ragazzi e dei responsabili rimasti alla casa di Macchino preparando poi merenda e pranzo. Dopo di questo ci siamo concentrate nella preparazione della cena, della sala, allestimento dell’ambiente attaccando piccoli e medi e grandi camaleonti all’ingresso, agli alberi ed intorno alla nostra sala avendo scelto di cenare all’aperto. Il tempo non è stato gentile con noi. Il freddo inaspettato di quella sera di metà agosto ci ha scombussolato i piani. è stata comun- que una bella giornata seppure un po’ più impegnativa e difficile da gestire ed allo stesso modo difficile da dimenticare. Seppur stanchi, abbiamo unito le nostre energie e finalmente alle 2 del mattino abbiamo visto brillare tutto il nostro impegno. La mattina del sabato dopo aver giocato le ultime partite a pingpong, biliardino e pallavolo ci sono state le tanto attese premiazioni dei giochi estivi di Macchino 2015. Rulli di tamburo, si sono scatenati per ogni squadra fino ad arrivare a quel primo posto tanto ambito da tutti quanti. Inaspettatamente ma sicuramente guadagnato con il 110 e lode per l’impegno e la partecipazione, Il camaleonte con tutto il team, ha avuto il primo posto !!! Ed è la prima volta in tutta la storia del G.V. che il gruppo delle donne riescono a conquistarsi il gradino più alto del podio. Le nostre Responsabili sono state fiere ed orgogliose di noi e per il risultato raggiunto. Vorrei ringraziare per questa vicinanza perché è grazie anche al loro sostegno, esempio, competitività che ci hanno trasmesso facendoci capire quanto l’unione fa la forza. Tutto questo mi ha spronata ed incuriosita a conoscere maggiormente me stesa. Ringrazio tutte le squadre, i ragazzi ed i Responsabili del G.V. per avermi fatto passare delle belle ferie, ma il ringraziamento più caloroso lo faccio a tutte le mie compagne ed alle Responsabili di avventura, sono stata bene con tutti voi. Grazie Leti. Phoenix • n. 3 anno 2015 vita in comunità 17 Le ferie in Comunità a Macchino è la prima volta che sono in comunità e sinceramente in testa avevo una idea totalmente sbagliata per quanto riguarda il concetto comunità. Per quanto mi riguarda non avevo minimamente idea che in un luogo come questo avrei trovato persone con le quali avrei potuto crearci un legame di amicizia e man mano che passa il tempo il legame che si crea è sempre più forte. A proposito di legami in questa Phoenix • n. 3 anno 2015 di Marvin settimana di ferie ho avuto modo di potermi rapportare con diverse persone che prima salutavo senza averci mai parlato. Durante questa settimana di ferie tutta la comunità si è divisa in quattro squadre che a giro dovevano organizzare la giornata per le altre, dovevamo pensare dal pranzo al sacco per chi doveva andare al mare o in piscina alla merenda delle 17 al rientro. Ogni squadra aveva un menù da preparare per cena così per quattro sere si sono mangiate prelibatezze da pesce fresco agli stinchi di maiale. La cosa che mi ha stupito, ma tanto, è che nonostante qui dentro tutti abbiamo dei passati da dimenticare perché burrascosi con fatica e tanto anzi tantissimo impegno di ognuno di noi si è riusciti a passare delle giornate rilassanti accompagnate da buon cibo tutto rigorosamente da noi cucinato. Oltre al mare piscina e buon ci- innovatori 18 vita in comunità 18 Rubrica Phoenix • n. 3 anno 2015 vita in comunità 19 bo, abbiamo fatto anche dei tornei di: pallavolo, tennis, pingpong, calcio balilla e cerchia di carte. Il vedere una sana rivalità di gioco che si creava tra il tifo delle squadre e gli stessi giocatori era molto divertente. Ho pensato anche al fatto che tutti qui dentro abbiamo un potenziale enorme perché in qualsiasi cosa o dovere in cui ci cimentiamo riusciamo sempre ad uscirne vincenti e questo lo dico perché dopo ogni cena a giro le squadre dovevano inventarsi una scenetta comica tipo cabaret. Infatti ci siamo dovuti arrangiare su tut- Phoenix • n. 3 anno 2015 to; dai costumi, trucco, parrucche e a tutta la scenografia. A parere mio tutte e quattro le squadre sono riuscite nell’intento di farci divertire e ridere di gusto. E come ciliegina sulla torta per chiudere in bellezza ci sono state le premiazioni con tanto di medaglie, i punteggi sono stati assegnati in base al totem; che è la rappresentazione fisica della propria squadra, in base alla cena, la scenetta teatrale, e tutti i tornei sportivi. Sfortunatamente la squadra di cui facevo parte è arrivata terza ma almeno siamo arrivati primi nella rappresen- tazione del totem, piccola ma grande soddisfazione. Tengo tanto a precisare che ognuno di noi se si prefissa un obiettivo e ci crede fino in fondo con tutte le sue forze può farcela tranquillamente, l’importante è avere piena fiducia in te ed in ciò che fai. Ringrazio tutta la comunità per la possibilità di farci tornare a vivere in modo decoroso e per ridarci la possibilità di riprenderci la nostra vita in mano sempre a patto che lo si voglia. Grazie Marvin 20 vita in comunità Phoenix • n. 3 anno 2015 vita in comunità 21 Phoenix • n. 3 anno 2015 22 vita in comunità Sono volate così in fretta B uonasera a tutti mi chiamo Castiglioni Riccardo in questo momento mi trovo nella Comunità Gruppo Valdinievole dal 23 Marzo di questo anno. Siamo circa 90 residenti divisi in tre strutture e tutte le mattine andiamo a lavorare in Cooperativa per svolgere quelle attività formative che ci daranno l’opportunità di riprendere la nostra vita in mano. Come tanti di voi sapete ogni anno il Gruppo Valdinievole nel mese di Agosto va in ferie per una settimana. Quest’anno le ferie si sono svolte dal 17 al 22 Agosto nella struttura di Macchino infatti in questi cinque giorni abbiamo svolto i nostri Giochi Estivi. Tutti noi eravamo divisi in quattro squadre; La prima, I Camaleonti, che era composta da tutte le ragazze e sei ragazzi, la seconda, Comé ? Tutto Bene, la terza, Evergreen e l’ultima i Tornado. Io personalmente ero nella squadra degli Evergreen e vorrei spiegarvi tutti i giochi che abbiamo fatto: Torneo di Carte, Torneo di PingPong, Torneo di Pallavolo, Torneo di Calcio Balilla, la Scenetta di Squadra, il Totem di squadra e una giornata di servizio compresa la merenda e la Cena di Squadra. La nostra giornata è iniziata alle sei. All’inizio per la preparazione dei panini e il pranzo per le altre squadre, che andavano al mare o in piscina. Io ho passato la nostra giornata in cucina tra lavare pentole, vassoi e piatti mentre il resto della squadra era fuori a preparare l’allestimento per la cena. Sistemare i tavoli, apparecchiare, abbellire cercando di fare il meglio. Credo di avere battuto ogni record nel lavaggio, sono riuscito tra pentole e vassoi a lavare 400 piatti tre volte in un ora e mezza, e dal mio punto di vista ho veramente dato il massimo di me di Riccardo stesso. Signori, una cosa che tengo a dire e che la mia squadra nei giochi estivi ha vinto il Torneo di Ping-Pong e la Cena di Squadra, per il resto abbiamo fatto pietà. Ma l’importante non è arrivare primi, ma partecipare e divertirsi anche con gli sfidanti e passare delle giornate diverse dalle altre. Voglio altresì aggiungere che un’altra cosa che mi è rimasta nel cuore e il fatto che siamo andati due volte al mare a Marina di Vecchiana, e in queste due giornate di sole sono stato benissimo, rilassato sdraiato crogiolandomi ai raggi del sole e tutto il resto del tempo in acqua al fare bagni e tuffi. Non mi scorderò mai queste bellissime ferie e di questo voglio ringraziare i responsabili che sono riusciti ad organizzare tutta questa settimana nel migliore dei modi facendoci passare dei momenti indimenticabili riuscendo Phoenix • n. 3 anno 2015 vita in comunità 23 a non farci mai pensare ai nostri problemi, ma invece facendoci divertire e affiatare. Spero vivamente che mi crediate , mi sono veramente divertito tanto. L’unico dispiacere e che siano volati così in fretta. Siamo riusciti a dimostrare che possiamo divertirci semplicemente stando insieme. Squadra Evergreen Ciao a tutti, mi chiamo Gabriele e ho 39 anni. Non sono da molto tempo al Gruppo Valdinievole ma dopo appena un mese e mezzo che sono entrato ho avuto il piacere di partecipare ai Giochi delle ferie estivi. Sono stati cinque giorni nei quali, vivendoli mi sono ricreduto su molte cose che non provavo da tanto tempo... Ad esempio di andare al mare a Marina di Vecchiana con tutta la mia squadra e in aggiunta anche un’altra, insomma quaranta persone che tutte insieme, felici, contenti e senza discutere si sono raggruppati e sono riusciti a godersi una giornata al mare. Cose che in passato non abbiamo mai fatto, anche se il mare mi era a due passi. Io sono stato estratto come tutti gli altri ragazzi e sono entrato a far parte della squadra degli “Evergreen” (sempre verdi) e il logo che ci rappresentava era una faccia stilizzata verde come la speranza. Ci abbiamo messo molto impegno nel preparare tutto, il nostro logo, e soprattutto il nostro bellissimo Totem, per non parlare della magnifica cena che abbiamo preparato per la nostra serata; il Totem che abbiamo costruito era un prato coltivato con dell’erbetta e con un trattorino messo nel mezzo con un albePhoenix • n. 3 anno 2015 rello Olivo e un pozzetto dal quale sgorgava anche l’acqua. Secondo me il nostro Totem ha un importante significato e cioè che ciò che ogni persona coltiva di buono nel suo percorso di vita raccoglie i suoi buoni frutti e quello che per me rappresenta è davvero importante. Quando ci è toccata la nostra giornata, abbiamo incominciato preparando i panini per tutti i ragazzi e ragazze che andavano al mare o in piscina. Poi dopo il pranzo abbiamo iniziato con l’allestire il banchetto davanti alle case di Macchino per servire la merenda: un ottima schiacciatina fatta al forno a legna con la nutella e un buon succo di frutta. Ah dimenticavo che accanto al nostro banchetto abbiamo riproposto il nostro pozzo (fonte di vita) a grandezza naturale con l’acqua che sgorgava a ciclo continuo, contornato da pietre che riproducevano un pozzo vero. Nonostante la parecchia fatica fatta sono stato veramente contento ed ora vi racconto della cena... Preparativi maniacali che solo nei buoni ristoranti ho visto fare, soprattutto per l’organizzazione, dell’apparecchiatura singolare delle tavole con addirittura come centro tavola dei vasetti con petali di fiori, chi non ha assistito non può neanche immaginare... per non parlare del modo dinamico e professionale con il quale abbiamo servito ogni portata. Portate ottime davvero al punto che tutta la nostra giornata/cena alla votazione finale ha ricevuto il 1° posto, confermando quello che già avevamo ricevuto durante la sera con complimenti e sorrisi. Mai ho provato una soddisfazione così grande. Grazie soprattutto alla collaborazione molto affiatata di tutto lo staff; questo grazie soprattutto a Maurizio la penna, Libero Palombo e Francesco D’addario e i responsabili che ci hanno indirizzato con esperienza e professionalità nel migliore dei modi. vita in comunità 25 “Senza vergogna alcuna” Di Gianluca Bui e Emiliano Balduinotti E ra già primavera quando il lavoro calò e cominciò ad alleggiare su di noi la quasi triste certezza che non si sarebbero passate le ferie estive a Marina di Massa, bensì in Comunità a Macchino! Poi, in una torrida mattina di Luglio, nell’arsura del Capannone della Cooperativa, tra bancali e carrelli elevatori, scatoline e scatoloni, arrivò il sorteggio delle squadre. Gli occhi erano puntati tutti sul Vom Bruck e ciò che reggeva: la Coppa/urna con i nomi da estrarre. Si formarono le squadre: “Il Camaleonte” (le donne), “Comé? Phoenix • n. 3 anno 2015 Tutto bene”, gli “Evergreen” e ultima ma non ultimi “Tornado” la nostra squadra. In formazione, tra i responsabili, il Maggi, Roby Benelli, il lupachiotto Vom Bruck, la stella Michelin Chef Marchioli e il panettiere Matterazzo. Dal giorno dell’ufficializzazione dei Team fino a Ferragosto e trascorso un mese caratterizzato da misteri, loschi approvvigionamenti di materiale per la creazione dei Totem di squadra (simbolo della squadra), voci di corridoio sapientemente architettate, depistaggi, persone che si eclissavano e poi magicamente ricomparivano in linea, costruzioni e decostruzioni, rivalità e diffidenze in esponenziale aumento. Il 17 Agosto, nella splendida cornice Macchiniana, la presentazione delle giornate e l’apertura dei tornei di Pallavolo, biliardino e cerchia. Il secondo giorno, per la gioia di noi Tornado, si è andati al mare in compagnia degli Evergreen. Una giornata di relax, sole, bocce, beach-volley ed “onde oceaniche da surf”, con le quali abbiamo fatto esasperare il bagnino ed il suo fischietto. Molti di noi invece lo guardavamo ma non lo vedevano e sentivano affat- 26 vita in comunità to e ci si può immaginare il perché. Quel giorno al mare è stato molto importante perché ci siamo sentiti un gruppo di persone semplici, tutti uguali, con i nostri pregi e i nostri difetti. E la spensieratezza e il sorriso hanno sempre avuto la meglio. Il 3° giorno, quello organizzato dai “Tornado” è stato un vero Tour de Force, dalle 04:30 del mattino alle due di notte del giorno dopo. In cucina sembrava di essere sotto le armi, in guerra , con il Marchioli in plancia di comando. Dall’iniziale scenografia alla Full Metal Jacket, la cucina di Macchino si è trasformata in quella di un ristorante d’alta classe. Si è sapientemente creato una sofisticata merenda per i ragazzi che tornavano dal mare in stile “finger-food” a base di dolci, in seguito una magistrale cena a base di pesce. La riuscita della cena e della giornata intera sono stati il simbolo della coesione tra i ragazzi della nostra squadra, suddivisa tra la cucina, servizio in sala, allestimento chioschi e decorazioni. Si è lavorato molto, con fatica sfibrante, ma appagante, risultato di una grande forza di aggregazione, squadra e reciproco rispetto, emozioni e sensazioni che la dipendenza ti fa dimenticare di possedere. Il giorno successivo ci si è dedicati alla continuazione dei tornei e soprattutto, alla nostra scenetta della sera, “partorita” inizialmente con difficoltà, ma che poi ha visto la partecipazione e l’impegno di tutti. Ognuno di noi si è messo in gioco, senza vergogna alcuna, proprio come quan- do s’affrontano le difficoltà nel quotidiano qui al Gruppo Valdinievole. Il Venerdì ci siamo dedicati al più completo relax. Il “ramo toscano” della squadra non ha resistito al richiamo del Tirreno ed ha optato per la spiaggia di Marina di Vecchiana (PI). Mentre la colonna “veneta”, ha preferito la piscina olimpionica ed i trampolini del “Don Carlos” di Chiesina Uzzanese. L’ultimo giorno, quello delle premiazioni, ha visto noi Tornado prevalere ai giochi, secondi nella cena, secondi a pari merito nella scenetta e ultimi, ma con grande umiltà e sportività, nel Totem. Nel giudizio complessivo e fina- le ci siamo aggiudicati la medaglia d’argento e ad un punto dalla squadra vincente, quella delle donne. Anche se inizialmente la location non è stata poi quella tanto sperata, queste ferie a Macchino c’hanno trasmesso quella voglia di stare insieme agli altri, di fare gruppo, di condividere le fatiche e i trionfi, gli applausi e i fischi, senza doversi sentire giudicati e nascondersi . Unicamente vivendosi le emozioni istante per istante, nude e crude, senza ricorrere a quella nostra classica “schermatura” prodotta dagli stupefacenti e dall’alcol, che ci rubano il potere di essere semplicemente noi stessi. Phoenix • n. 3 anno 2015 attualità 27 La grande guerra “ Non si va lontani dal vero” leggo nel glorioso manuale di storia della Chiesa del BihlmeyenTuechte – se si considera la prima guerra mondiale, con le sue cause, i fenomeni che l’hanno accompagnata e le sue conseguenze, come una svolta molto incisiva nella storia mondiale ed eclesiastica. Essa fu il frutto maturo del fatale sviluppo dell’Ottocento, e segnò l’esplosione aperta di gravi crisi sociali e spirituali che da lungo tempo si andavano preparando. Le cause più profonde di questa catastrofe mondiale furono, nonostante tutto, ideologiche. Secondo il pensiero di Papa Benedetto XV furono: l’allontanamento da Dio degli Stati e dei popoli; la loro defezione dagli ideali cristiani e dallo spirito comunitario del passato; il loro deliberato orientamento verso i beni materiali e l’egoismo Nazionale. Le conseguenze di questa conflagrazione mondiale, attizzata o perlomeno favorita “come diceva il Papa” da una mentalità irreligiosa furono comunque terribili: autodistruzione gigantesca di una civiltà tecnica sviluppata al massimo; lotta spietata contro l’esistenza dei popoli avversari e dei loro individui singoli; perdita di circa di 10 milioni di vite umane, con 20 milioni di feriti; carestie, pestilenze e indigenze per innumerevoli milioni di uomini; reciproco odio nazionale esasperato fino al parossismo, sconvolgimento e crollo degli stessi fondamenti della convivenza sociale. Le vicende puramente militari del conflitto sono ben lontane dall’esaurire il significato compiu- Phoenix • n. 3 anno 2015 di don Amleto Spicciani to della prima guerra mondiale, leggo su un buon libro per intendere il quale occorre riferirsi anche ad un altro ordine di riflessioni. Essa si presenta ormai come Guerra “totale” che impegna non solo gli eserciti, ma l’intera compagine delle nazioni che vi partecipano: l’economia, le capacità produttive, le risorse rurali, le strutture politiche e sociali vi sono tutte egualmente messe alla prova. Questo carattere di “totalità” è reso anche più evidente dal fatto che, al di là dei contrasti di interessi, la guerra viene presentata dalle opposte propagande come un conflitto di idee e di culture, viene vissuta non solo come lotta e confronto di sistemi politici, ma addirittura come scontro fra diverse concezioni del mondo e persino come insanabile contrasto di razze. L’accademia delle scienze morali di Parigi dichiarava: “la lotta impegnata contro la Germania è la lotta stessa della civiltà contro la barbarie”. E’ interessante sottolineare come le potenze dell’Intesa – soprattutto la Francia e l’Inghilterrra – riuscissero a mascherare i loro interessi di dominazione presentandosi agli occhi del mondo come difensori della civiltà sulla barbarie. Anche gli Stati Uniti d’America quando il 6 Aprile 1917 scesero in guerra a fianco dell’Intesa, proclamarono di farlo con l’idea di trasformare la guerra in una crociata per la democrazia e per un nuovo ordine internazionale. Pure l’interventismo italiano assunse gli stessi toni ideologici di lotta della civiltà contro la barbaria austro-tedesca. Però il neutralismo cattolico non ebbe in Italia l’acredine antiprotestante che ebbe in Francia, e caso mai fu accusato di austrofilia, poiché comunque l’impero austriaco rappresentava pur sempre la realizzazione di uno stato cattolico conservatore. Nel complesso tuttavia il mondo cattolico italiano fu sinceramente neutralista, anche se non riuscì ad arrivare ad un concorde e diffuso pacifismo capace di imporsi come opinione pubblica contraria alla guerra. Anche perché i cattolici nella loro azione di sensibilizzazione politica trovarono un limite invalicabile nel proclamato rispetto e nella ubbidienza verso il potere costituito dello Stato. In Toscana “ad esempio” il giornale fiorentino “Unità Cattolica”, nell’ambito del vecchio intransingentismo papalino, espresse un neutralismo assoluto, senza mezzi termini, almeno fino al momento della nostra dichiarazione di guerra. Ma intanto respinse vivacemente l’immagine proposta dagli interventisti di una guerra della civiltà contro la barbarie. Non ci lasciamo turpinare diceva il giornale diretto da don Cavallanti il conflitto è in realtà un cozzo formidabile di rivalità industriali e commerciali, di cupidigie di dominio e d’oro. Tuttavia il 21 maggio 1915 oramai nella sicura imminenza della dichiarazione di guerra all’Austria, la “Unità Cattolica” scrive queste testuali parole: “non vi siano più dissensi, più discordie tra noi, quanti sono italiani facciano il loro dovere e primi a dare l’esempio siamo i cattolici”. 28 sport Flavia Pennetta e Roberta Vinci: storia di un sogno di bambine R oberta Vinci e Flavia Pennetta hanno preso una racchetta in mano per la prima volta a sei anni. Mentre le altre bambine pettinavano le bambole, le due piccole pugliesi ricamavano effetti con la racchetta da tennis. Poi a 16 anni si sono ritrovate in finale in un torneo junores a Parigi e hanno continuato a sognare fino agli US Open 2015, quando in un week-end di fine estate a New York, insieme sono entrate nella storia dello sport italiano e mondiale Cosa si prova a veder realizzati i propri sogni? I sogni ce li portiamo dietro da bambini. Sogniamo di diventare grandi ed una volta cresciuti i sogni si frantumano spesso davanti al muro fatto di mattoni tenuti assieme dal cemento delle tristi realtà quotidiane. Da piccoli i sogni ci aiutano a crescere, per questo li coltiviamo come fossero scrigni preziosi. Li culliamo, li coccoliamo e poi ce ne dimentichiamo ma restano sempre dentro di noi, nascosti da qualche parte. A volte riaffiorano prepotenti ed a stento li ricacciamo indietro. Altre volte irrompono con la brutalità invadente della gioia, ed è proprio allora che ci accorgiamo di vivere in una situazione in cui la realtà assomiglia ad un sogno. Anzi, a volte lo supera. Roberta Vinci e Flavia Pennetta hanno preso una rac- chetta in mano per la prima volta a sei anni. Mentre le altre bambine pettinavano le bambole, loro ricamavano effetti con la racchetta da tennis. Flavia è stata più prolifica in tema di successi. E’ stata la prima italiana ad entrare di diritto tra le prime dieci giocatrici del mondo, ed è con ogni probabilità la miglior giocatrice italiana di sempre. Roberta Vinci è professionista dal 1999, fa fatica ad esprimersi in singolare ma trova impulsi fecondi nel doppio dove con la sua compagna Sara Errani ha praticamente vinto tutto. Scalano assieme vette sportive e personali fino ad arrivare prime del ranking mondiale nell’Ottobre del 2012. Poi tra le due qualcosa si rompe ed il delicato meccanismo che le univa di colpo pare non funzionare a dovere. Uno scialbo comunicato stampa mette definitivamente la parola fine al legame sportivo arrivando ad incrinare perfino una solida amicizia. Ad Indian Wells le due si parlano appena. Ma quando si spegne un sentimento, qualcosa poi rinasce sempre. Uno stimolo ulteriore per affrontare in solitaria quel poco di percorso professionale che la vita e gli anni ancora riservano alle due amiche. numero 2 del tennis mondiale, la Halep. Ma la conquista della finale non suscita troppo clamore, la vittoria è nelle sue corde, e ci può anche stare, pur essendo comunque un evento a dir poco memorabile. Roberta Vinci da Taranto era arrivata agli US Open come numero 46 del mondo. Un anno appena accennato con le tiepide vittorie di Toronto, sconfitta poi dalla Dea del tennis, Serena Williams e le opache e poco esaustive prove a Cincinnati e New Haven, dove non brilla pur mostrando il solito buon tennis, fatto di ricami e “slices” . Un tennis di altri tempi. La natura le ha dato in sorte un fisico minuto, le “pallettate” da fondo campo non è il genere di tennis che le si addice. Poi gli US Open alle porte, settembre 2015 . Parte in sordina come sempre, come il suo carattere. Vince con la Mladenovic ai quarti in tre set ma non si illude troppo. Alle semifinali incontrerà Serena Williams, la Dea. La tennista che più associa il suo nome al tennis mondiale ed alle vittorie. In ogni angolo remoto del mondo se chiedi di Serena Williams ti risponderanno come in un sillabario “Tennis Numero Uno”. La sua fama la precede ovunque, una certezza rassicurante come WTA - US Open quando hai fame ed a qualsiasi Compie l’ impresa Flavia Pennet- latitudine appare dal nulla un Mc ta, che arriva in finale battendo la Donald’s. Phoenix • n. 3 anno 2015 sport 29 Serena Vs Roberta Il giorno della semifinale è un giorno come un altro per entrambe. Serena annoiata e sicura corre per il Grande Slam e pare infastidita dall”altra”, un italiana che parte già sconfitta. La Vinci non si culla di illusioni, il giorno della gara si sveglia e non pensa all’avversaria ma solo “a mettere la pallina al di là della rete e correre”. Antidoto che si rivelerà efficace contro i colpi potenti velenosi della americana. Brutto affare per l’italiana giocare questa semifinale in una data tristemente storica per l’America. Le celebrazioni per l’undici settembre scaldano i cuori del pubblico, lo rendono più compatto e vicino alla Williams, un sentimento patriottico oltre ogni limite. L’ambiente non è dei migliori per la Vinci e la rassegnazione sembra dietro l’angolo. Il primo set scorre senza patemi. Un timido accenno di gioco della Vinci viene subito annichilito dalla solidità tennistica di Serena, fisicamente esuberante rispetto alla minuzia di Roberta, che accarezza la pallina e gioca con un elegante back di rovescio, il suo colpo più eccelso. Corre su e giù per il campo, Roberta. Un Forrest Gump edizione tascabile al femminile che approfitta delle sue doti di leggiadria per sconfiggere Golia. Il primo set se ne va, sei giochi contro i due dell’italiana. I sogni muoiono all’alba, ma qui è solo pomeriggio inoltrato. Una ingiustizia letteraria. Roberta stringe i denti, serra le ganasce ed i ranghi, pensa solo a rimandare la pallina oltre la rete e correre… correre. L’americana sente la pressione per la storica occasione che ha davanti. Il Grande Slam, riuscito solo a Stefi Graff nel 1988. La svolta nel quinto gioco del secondo set, in cui la Vinci strappa un break all’americana e lo vince per 6 giochi a un 4. Ora siamo un set pari, Serena comincia a preoccuparsi, quell’italiana si sta rivelando più difficile del previsto , sul piatto c’è la storia. Roberta sente che ce la può fare. Ha tutto dalla sua parte, non ha un centesimo da perdere. Deve solo correre. Il Capolavoro Roberta Vinci durante la partita vinta contro Serena Williams. Il settimo game del terzo set racchiude qualcosa di drammatico. Siamo sul tre pari. Serve la Williams. Roberta Vinci trattiene il fiato e risponde con il suo colpo preferito: il back di rovescio. Si avventa come un leone Serena e scarica una tonnellata di megatoni oltre la rete. Roberta risponde colpo su colpo. I proiettili dell’americana sono accompagnati dal suo urlo di battaglia come fosse uno “Stuka” in picchiata. Roberta Vinci non si scompone, replica con affanno ma anche con un certo stile, l’americana intercetta e risponde profondo. Roberta recupera la pallina che è quasi fuori di due piedi in corridoio e scambia con il dritto. Il Comune di Buggiano con il Gruppo Valdinievole contro la droga Phoenix • n. 3 anno 2015 IL COMUNE DI MONTECATINI CONTRO LA DROGA. UN IMPEGNO NON COMUNE Il Comune di Montecatini Terme affronta in maniera decisa il problema della droga, sostenendo l’Associazione Famiglie Gruppo Valdinievole impegnata nel recupero dei tossicodipendenti. Un impegno concreto, che richiede la sensibilità di tutti i cittadini per un problema che nessuno può non considerare anche suo sport 31 La Williams risponde di rovescio ma troppo centralmente, l’italiana ci arriva agevolmente e piazza il suo colpo mortale. Con il back infila l’angolo alla destra dell’avversaria che arriva sulla pallina come può. Roberta intuisce ed è già sotto rete, con una volee di dritto assesta il feral morbo che disintegra le speranze dell’americana. Roberta Vinci si volta verso il pubblico con una frase che resterà nella storia del tennis italiano e che non verrà ripetuta nei salotti da the: “Ed ora applaudite anche me, Cazzo!”. La Vinci accarezza il sogno, la Williams è alle corde e sente le trombe della sua personale Waterloo che annunciano la ritirata. La semifinale finisce 2-6, 6-4, 6-4. Roberta Vinci ha sconfitto un mito e ne ha creato un altro. Se stessa. La Finale. L’apertura di tutti i notiziari italiani ha come oggetto la finale degli US Open di New York. Perfino la signora Maria che come sport conosce solo quello della pulizia dell’androne del condominio mi ferma e mi chiede a che ora giocano le due italiane. Una passioPhoenix • n. 3 anno 2015 di set e di games, di lob, smash e volee con leggerezza e malcelata conoscenza. La verità è che oggi siamo tutti un po’ più orgogliosi di essere italiani. Il tricolore che accompagna la finale degli USA nella terra di molti nostri concittadini oggi risplende di un colore diverso, il nostro Paese che ha subito notevoli sciagure in passato ora sembra soccombere dal peso sempre più opprimente di una crisi eterna ed irrisolvibile, una burocrazia schiacciante ed un futuro ne insolita assale gli italiani in que- senza colori. Ci volevano due raste ore di attesa. I telegiornali sono gazze del Sud dell’Italia, nate a posincronizzati nel dare le ultime no- chi kilometri di distanza per farci tizie e si affannano ad anticiparsi rivivere le emozioni dei Mondiali per comunicare in esclusiva le ul- del 2006 e del 1982, e renderci antime news da New York. Il pubbli- cora una volta uniti, almeno nello co appassionato di tennis non è sport. assolutamente paragonabile alle moltitudini di fede calcistica. E’ un Flushing Meadows pubblico snob, ragiona con stile I biglietti della finale erano “Sold e con un linguaggio differente ri- Out” da tempo, gli americani tifosi spetto ai pallonari da cortile. “l’or- della Williams aspettavano l’occarendo calcio” citava Gianni Clerici sione unica del grande Slam. nelle sue telecronache tennistiche La finale degli US Open di oggi si presta ad una duplice lettura: di qualche anno fa. Ma oggi il miracolo sta per avve- mentre per i media americani querarsi. Gli italiani si sono riscoperti sta è la finale con il minor numero tutti intenditori di tennis, parlano di collegamenti e di pubblico in 32 sport assoluto con un crollo degli indici di riferimento ai minimi storici, in Italia sono tutti (o quasi) incollati al televisore per assistere alla finale tutta italiana delle due ragazze, un evento accuratamente evitato dai canali RAI, ovviamente. Un inversione di polarità che si trasmette per il globo e raggiunge le nostre coste trasmettendo una passione che è l’esatto opposto rispetto alle attrattive del pubblico americano, che, considerati i larghi vuoti sulle gradinate ha preferito, bontà loro, disertare l’evento. Spalti prontamente riempiti in extremis da mezza Brooklyn che si è precipitata dai bagarini per accaparrarsi gli ultimi tagliandi venduti a caro prezzo. Dopo il consueto cerimoniale stars-and-stripes Roberta Vinci e Flavia Pennetta entrano sul Deco Turf dell’Arthur Ashe Stadium e prima di scaldare le articolazioni si concedono ai flash dei fotografi. Abbracciate sul campo, separate soltanto dalla rete, assumono una posa che la memoria rimanda indietro di un decennio. A Parigi , nella finale juniores del Roland Garros le due ragazze appena sedicenni si fanno immortalare allo stesso modo e mai avrebbero immaginato che dopo 16 anni avrebbero ripetuto quella foto in finale agli US Open. Qualcosa è rimasto ancora oggi in queste due ragazze. Hanno lo stesso sorriso di sedici anni fa. Ha vinto la Pennetta in due set, 7-6, 6-2 praticamente senza partita. Il giorno di riposo ha giovato a Flavia, e lo scarico emozionale di ieri è stato fatale alla Vinci. Si conoscono troppo le due tenniste, ed è solo il fattore apprensivo che ha fatto la differenza. Ma alla fine hanno vinto tutti. Le due ragazze alla fine dell’incontro si siedono assieme, come fossero al campo di allenamento del loro club e non al campo centrale dopo una finale degli US Open... Si scambiano battute, gesti, parlano tranquillamente e sorridono. Un colloquio fatto di ricordi, di anni di amicizia, e di sogni finalmente realizzati. E la dichiarazione della Pennetta al pubblico di New York ha del sensazionale. In un inglese semplice e fluente manifesta la sua intenzione di lasciare il tennis. Una decisione maturata con il tempo che rispettiamo solennemente tra le note dell’inno Nazionale. Che mette i brividi agli italiani presenti a Flushing Meadows ed un pochino anche a noi che grazie a Roberta e Flavia ci siamo riscoperti tennisti professionisti e moderatamente anche un po’ più italiani. Pennetta regina degli Us Open Il successo vale 3,3 milioni. Ora è la n.8 del mondo, ma a fine anno lascerà il tennis 1 Flavia Pennetta ha vinto il suo primo Slam al 49esimo tentativo: nessuna fra le tenniste che ne hanno in bacheca almeno uno aveva mai aspettato tanto. Anche in termini di età: a 33 anni è la tennista che ha vinto più tardi il suo primo major. 2 La vittoria a Flushing Meadows le ha fruttato anche la sua miglior posizione di sempre nella classifica mondiale: da domani sarà n.8 (era stata al massimo 10 nel 2009). In doppio invece è stata n.1 nel 2011. 3 Suo e di Roberta Vinci anche di maturità “combinata”: con 66 anni e 19 giorni battono il record per la finale più anziana della storia che era detenuto da Virginia Wade e Betty Stove, 63 anni e 11 mesi a Wimbledon 1977. Phoenix • n. 3 anno 2015 sport 33 4 Quella di ieri è stata la 13esima finale Slam fra connazionali in campo femminile. In nove casi si è trattato di un derby statunitense, le altre volte era toccato ad Australia, Russia e Belgio. 5 Prima dell’inizio del torneo i bookmakers quotavano una sua vittoria finale 150/1. La Vinci addirittura 300/1. 6 Gli Stati Uniti sono decisamente il suo paese preferito, tennisticamente parlando. Nel 2009 entrò fra le prime 10 grazie al successo a Los Angeles, nel 2014 è stata la prima italiana a vincere un torneo Premier a Indian Wells (Califor- Phoenix • n. 3 anno 2015 nia), e agli Us Open oltre alla vittoria di ieri vanta un’altra semifinale (2013) e ben sei quarti di finale. 7 In carriera Flavia ha vinto 10,5 milioni di dollari, a cui vanno aggiunti i 3,3 intascati come primo premio a New York. Per la Vinci l’assegno è stato di 1,6 milioni di dollari. 8 Quella contro la Halep in semifinale è stata la sua 29esima vittoria in carriera contro una top-10. Due invece le giocatrici battute quando erano n.1 (Wozniacki e Jankovic). In carriera Flavia vanta comunque quattro successi su Venus Williams e tre su Maria Sharapova. 9 La sua è una famiglia di tennisti: papà Oronzo, mamma Concita e la sorella maggiore Giorgia giocano tutti a livello dilettantistico. Papà Pennetta è stato anche presidente del CT Brindisi dove Flavia ha iniziato a giocare a 5 anni. 10 Flavia è ora una delle solo 10 giocatrici ancora in attività ad aver vinto almeno uno Slam: Serena e venus Williams, Maria Sharapova, Svetlana Kuznetsova, Vika Azarenka, Petra Kvitova, Ana Ivanovic, Franscesca Schiavone e Sanatha Stosur. I maschi sono solo 8: Roger Federer, Rafa Nadal, Novak Djokovic, Andy Murray, Juan Martin Del Potro, Stan Wawrinka, Lleyton Hewitt, Marin Cilic. 34 sport A cura dell’Amministrazione Comunale - Piazza Mazzini, 1 - 51017 PESCIA Tel. 0572.4920 - e-mail: [email protected] Servizi Sociali - Tel. 0572.492303 Phoenix • n. 3 anno 2015 arte e cultura 35 Ricette... PENNE CON ZUCCA, PANCETTA E ACETO BALSAMICO Il sugo di zucca e pancetta si abbina alla perfezione alle penne in un primo piatto avvolgente da preparare in Autunno. INGREDIENTI: per 4 persone • • • • • • • • • • 300 g di zucca 100 g di pancetta affumicata 60 g di Parmigiano Reggiano prezzemolo q.b. rosmarino q.b. uno Spicchio d’aglio Qualche goccia di Aceto balsamico tradizionale di Modena affinato ½ cipolla 2 cl di olio extravergine di oliva 320 g di penne rigate Preparazione Pelare la zucca e togliere i semi. Tagliare una parte di zucca in cubetti di circa 1 cm di lato. Porre la restante zucca, la cipolla e un poco di sale in una padella: coprire con acqua e portare a bollore. Una volta che le verdure saranno Phoenix • n. 3 anno 2015 cotte, frullare fino ad ottenere una crema. Prima tagliare la pancetta affumicata in striscioline di 3 mm di lunghezza, poi tagliarla à la julienne. Tritare il rosmarino, l’aglio e il prezzemolo separatamente. Mettere la padella su un fuoco medio, aggiungere un goccio d’olio e rosolare la pancetta. Togliere la pancetta dalla padella, aggiungere i cubetti di zucca e farla cuocere per qualche minuto: insaporire con sale e pepe a piacere. Aggiungere il rosmarino e l’aglio tritati e la pancetta rosolata. In abbondante acqua bollente salata, cuocere la pasta, scolarla e versarla nel sugo. Mescolare, finire con il Parmigiano Reggiano grattugiato e impiattare. Aggiungere un po’ di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena prima di servire. 36 arte e cultura Ricette... Gnocchi di zucca burro e salvia. Tipica ricetta di ottobre. La zucca è la regina delle tavole ad ottobre, il mese che culmina con la festa di Halloween. Alimento di origini povere, un tempo riservato soltanto ai contadini, oggi la zucca è impiegata dai grandi chef per preparazioni gastronomiche raffinate. Tra i piatti semplici della tradizione italiana e toscana a base di Cucurbita Maxima, la zucca per antonomasia dal colore giallo intenso e dalla polpa carnosa, sono i risotti, le servire come snack da aperitivo, dopo averli fatti tostare in forno a 180° su una teglia ricoperta zuppe, i tortelli e gli gnocchi. da carta forno. Lessare la polpa della zucca, poi passarla con lo schiacciapatate o al setaccio per Ingredienti per 4 persone ottenere una purea. Dopo averla fatta freddare, incorporare la farina, l’uovo e il sale e mescola• 500 grammi di zucca gialla re fino ad ottenere un composto omogeneo. • 200 grammi di farina bianca “00” Far bollire abbondante acqua in una pentola lar• 1 uovo ga, aggiungere il sale ad ebollizione raggiunta e • sale q.b. versare l›impasto di zucca a cucchiaiate formando • 100 grammi di burro degli gnocchi grandi di forma irregolare. Il piatto • salvia q.b. deve avere un aspetto casereccio. Scaldare le foglie di salvia nel burro fuso, che deve acquisire un aspetto dorato. Scolare gli gnocchi con un mestoPreparazione: Tagliare la zucca per ricavare la polpa. Elimina- lo forato appena emergono in superficie e saltarli re la buccia e conservare i semi. I semi di zuc- in padella con il burro fuso e la salvia. Servire in ca sono infatti ricchi di minerali e si possono tavola spolverizzati con formaggio parmigiano. Phoenix • n. 3 anno 2015 arte e cultura 37 ...il vino giusto Bianco di Pitigliano Doc Rasenno Uve: Trebbiano 85%, Chardonnay 15% Sistema di allevamento: cordone speronato Densità d’impianto: 4500 ceppi / ettaro Tipologia di terreno: da arenareo limoso a tufaceo Altitudine: 150 metri s.l.m. Età dei vigneti: 15-20 anni Epoca di vendemmia: fine settembre Modalità di fermentazione: raccolta e conservazione delle uve con neve carbonica. Pressatura a bassa temperatura in atmosfera inerte; fermentazione del mosto fiore a temperatura controllata (max 16°C) in acciaio inox. Fermentazione malolattica non svolta. Maturazione: in acciaio per tre mesi con le fecce fini. Imbottigliamento: a partire dal mese di gennaio successivo alla vendemmia. Capacità d’invecchiamento: il Bianco di Pitigliano Rasenno è un vino da bersi giovane, entro i 2 anni dalla vendemmia. Descrizione: Il Bianco di Pitigliano Doc Rasenno è di colore giallo paglierino carico. Delicato ed elegante all’olfatto, con le note più decise fruttate che si arricchiscono di sfumature floreali e di bergamotto. Secco, giustamente morbido, in bocca si caratterizza per il carattere minerale che viene rafforzato dalla freschezza pronunciata dando grande godibilità all’assaggio. Lungo finale giocato sulle note fruttate e minerali. Abbinamento: la struttura, la persistenza e l’ottimo equilibrio lo rendono adatto ad abbinamenti diversi, dagli antipasti di pesce o verdure leggere come zucca ai primi piatti, ai secondi a base di pesce o carni bianche. Temperatura di servizio: 10-12°C Bicchiere ideale: tulipano di medie dimensioni. Phoenix • n. 3 anno 2015 38 arte e cultura Nuvole di china a cura di Laura De Rossi Phoenix • n. 3 anno 2015 NOTIZIARIO ASSOCIAZIONE GRUPPO VALDINIEVOLE LOTTA ALLA DROGA SEDE LEGALE E SEGRETERIA C/O SOCIETÀ DI SOCCORSO PUBBLICO: VIA MANIN, 22 - MONTECATINI TERME TEL E FAX 0572.930073 e-mail: [email protected] www.gruppovaldinievole.it