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Concorso letterario VALEGGIO FUTURA 2015
Concorso letterario VALEGGIO FUTURA 2015 IX edizione Presentiamo con piacere l’Antologia del concorso di poesia “Valeggio Futura”, evento culturale che in questa IX edizione ha superato il successo dell’anno passato. Sono passati molti anni oramai dall’inizio del concorso letterario; questa è un’ altra tappa che serve per rafforzare un appuntamento storico e presenta tutti i presupposti per arrivare all’anno prossimo e festeggiare il decimo anniversario. Per secoli i poeti erano considerati dei maestri, persone colte, ricercate e stimate. Essi erano in grado di dare musicalità ai propri pensieri e renderli cosi opere d’arte. La poesia diventava popolare sulla spinta delle grande cause, delle grandi emozioni, delle grandi idee ed una di queste è proprio il tema che quest’ anno ha ispirato i nostri poeti: “vivere la libertà”. La poesia non è solo un modo per esprimersi ma anche un modo per stimolare la mente ed i sentimenti più profondi dell’animo umano. Se morisse la poesia allora si atrofizzerebbe e si impoverirebbe anche il linguaggio ed il pensiero. Un grazie a chi ha creduto nella riuscita di “Valeggio Futura”, agli insegnanti ed i dirigenti scolastici delle scuole partecipanti, bambini, ragazzi, giovani e di particolare significato il coinvolgimento degli adulti per le poesie dialettali che hanno reso una competizione meritevole di plauso. Un grazie di cuore alla giuria, che con sensibilità ha lavorato molto per la seria riuscita dell’evento, all’associazione Pro Loco , agli Assessori e all’Amministrazione Comunale, infine ai collaboratori del comitato di gestione della biblioteca senza i quali questa serata e questa pubblicazione non avrebbe avuto esito. Grazie a tutti ed arrivederci al prossimo anno per festeggiare il 10 anniversario! Il Comitato di gestione della Biblioteca di Valeggio sul Mincio 1 Relazione del Presidente della Giuria Deve essere, anzitutto, evidenziato e sottolineato che, ancora una volta, il Comitato di gestione della locale Biblioteca, pur di recente insediato, ha fornito una insostituibile e preziosa collaborazione all’operato, talora non agevole, della Giuria. Vada pertanto a tutti i suoi componenti il nostro ringraziamento più cordiale e sincero. Il Concorso Letterario “Valeggio Futura” è giunto alla sua 9ª Edizione e non sembra dare segni di stanchezza, anzi. Merito anche di un sempre più diffuso utilizzo degli strumenti multimediali e mezzi di comunicazione, ha visto quest’anno, segnatamente nella “Sezione Adulti” una nutrita ed apprezzabile partecipazione di autori dislocati in diverse regioni del nostro territorio nazionale, sia per quanto riguarda le poesie a tema libero, sia per quelle a tema “Vivere la libertà” e tanto è motivo di soddisfazione vuoi per il Comitato, vuoi per la Giuria. Una partecipazione assai più consistente e parimenti apprezzabile, rispetto agli anni passati, si registra anche per le poesie in lingua veronese e in lingua valeggiana. Bastino questi due dati per sottolineare il fatto che il Concorso sta assumendo più ampia e qualificata dimensione rispetto all’originario progetto di concorso poetico riservato, prevalentemente, alle scolaresche. E si ritiene di poter fondatamente aggiungere che, sia in ordine alla poesia in lingua italiana, sia in ordine alla poesia scritta nella lingua succhiata con il latte materno (amo ripetere questa definizione), il valore poetico dei componimenti viene valutato, complessivamente, di buon livello. Motivo di particolare soddisfazione, per chi scrive, ma anche per tutti gli altri componenti la Giuria, è il fatto che quasi la metà delle poesie in dialetto (e non dialettali che è cosa diversa), sarebbero state meritevoli di premio o menzione. Poesie apprezzabili non soltanto per i contenuti e per l’andamento ritmico, ma anche per l’esattezza della scrittura per quanto qualcuno seguiti a non usare correttamente la “s” e la “z” dimenticando che in dialetto si deve scrivere come si parla. Voglio sperare venga accolto il mio precedente suggerimento di consultare il libretto di cui ho fatto dono alla locale Biblioteca dal titolo “Dialetto - Regolette e Fantasia”. Quanto superiormente scritto permette di comprendere la ragione per la quale il Comitato, dimostrando particolare sensibilità, ha accolto la richiesta della Giuria di aggiungere al previsto primo premio del Bando di Concorso, un secondo ed un terzo premio oltre a cinque segnalazioni o menzioni. 2 Ciò detto con grande soddisfazione ed obiettività, deve anche aggiungersi che i risultati, relativi alla “Sezione Bambini, Ragazzi e Giovani”, sono stati complessivamente modesti e al di sotto delle aspettative non soltanto per quanto riguarda il numero dei partecipanti, ma anche per quanto riguarda il valore dei componimenti, eccezion fatta per le poesie a tema libero della “Sezione Bambini” per le quali si esprime un giudizio del tutto positivo. Tanto si ritiene di poter affermare in relazione agli ottimi risultati di queste Sezioni in qualche precedente edizione del Concorso. Per tali motivi la Giuria ha ritenuto di ridurre, rispetto a quanto previsto nel Bando di Concorso, il numero dei premi da assegnare. Concludo, sul punto, ribadendo quanto già ebbi a suggerire nella relazione dello scorso anno: vedano gli organizzatori del Concorso le ragioni di questa, per così dire, flessione partecipativa da parte delle scolaresche. Chi scrive e tutti i componenti la Giuria si augurano il ritorno all’entusiasmo delle precedenti edizioni. Deve essere infine messo in evidenza (e ciò ha da valere per tutti) che la differenza di punteggio tra le poesie premiate e quelle segnalate o menzionate, è veramente esigua ma, alla fine, come in tutti i concorsi, bisogna fare delle scelte, ragion per cui nessun partecipante al Concorso deve sentirsi penalizzato attesa l’imparzialità di giudizio di tutti i componenti la Giuria che propone, per la prossima edizione, un allargamento della forbice di valutazione assegnando un punteggio da 1 a 10 e non più da 1 a 5. Propone ancora la Giuria di porre, nel Bando di Concorso, un limite di lunghezza delle poesie presentate, limite che viene indicato nel massimo di 40 versi. Da ultimo un caloroso “in bocca al lupo” a tutti i partecipanti che nulla hanno ricevuto quest’anno perché abbiano a conseguire appaganti risultati nella prossima Edizione. LA GIURIA Castelletti Bruno poeta e Presidente della Giuria Campi Elvio insegnante di scuola superiore e artista Gatti Luciana scrittrice, poetessa e Cavaliere al merito della Repubblica Lovato Odilla insegnante di scuola primaria Morandini Grazia insegnante di scuola superiore Zoppei Elisa scrittrice e poetessa 3 4 SEZIONE BAMBINI CONCORSO A TEMA LIBERO 5 1° POESIA CLASSIFICATA VOLI DI FARFALLE Si librano … E come d’incanto mille scie colorate dipingono l’aria. Volteggiano, si rincorrono, danzano, planano alla ricerca di nuovi inebrianti profumi. Meraviglie della natura, simboli di grazia e di libertà, infondono tanta serenità. Braggio Dafne - Cordioli Gabriele Rambaldo Giulia – Sassu Davide Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe V^ A di Valeggio sul Mincio Nel volo lirico delle farfalle si innesta il volo della poesia sulle ali della fantasia. 6 2° POESIA CLASSIFICATA L’AMICIZIA SPETTACOLARE L’amicizia fa brutti scherzi risolverli non è un problema ! Facciamoli volare in cielo con allegria e felicità. Vorrei essere un gigante e portarti sulle spalle, vorrei essere un delfino e portarti sulle pinne, vorrei essere un’aquila e portarti sulle ali, ma sono un amico e ti porto nel cuore così potrai camminare, nuotare, volare verso la strada della gioia. L’amicizia vera, bella come una rosa, delicata come una carezza recuperare potremo. Filtra il sole nei nostri occhi sguardi profondi su volti sereni appaiono i nostri amici più fedeli e sinceri. Remelli Sara – Locatello Laura Mazzi Mirco – Cordioli Lorenzo Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe V^ B di Valeggio sul Mincio. Pensieri di spessore poetico profumati di veri slanci positivi verso il valore dell’amicizia. 7 3° POESIA CLASSIFICATA SOFFIONI DANZANTI Nei verdi prati spumeggiano soffici nuvole: sono i soffioni che regalano tante emozioni. Gioiscono dal vento cullati ed ecco in volo uno sciame di semi ovattati. Come leggere ballerine di cristallo, danzano sfiorando il magnifico sole giallo ed io guardo incantata quella strana nevicata. Vorrei essere un soffione per vivere ogni giorno una nuova emozione. Barbazza Irene – Dejana Laura Locatello Tommaso – Marinelli Matteo Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe V^ A di Valeggio sul Mincio. Immagini poetiche stupende espresse in versi ricchi di musicalità. 8 EX EQUO 3° POESIA CLASSIFICATA MUSICHE PRIMAVERILI Nel cielo azzurro danza la musica, leggera come il vento. Lassù incontra un uccellino che la saluta con un leggiadro cinguettio. La brezza primaverile vibra come un violino, con note armoniose dai mille colori. Squillano festose le campane, mentre un ruscello, dalle acque cristalline, mormora allegramente. Il dolce concerto vaga nell’aria e accarezza delicatamente i vellutati petali. E noi cantiamo insieme alla natura gioiose melodie. Albertini Tomas – Cetojevic Chiaraluna Pizzini Chiara – Speri Pilar Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe V^ A di Valeggio sul Mincio. La primavera è poeticamente cantata in un concerto di versi in gara con le note musicali 9 MENZIONE LA PACE La pace è l’abbraccio avvolgente di mamma e papà è una tiepida pioggerellina è il blu del mare d’estate è il dolce canto degli uccelli è il rilassante rumore delle onde è una lucciola che rischiara la notte è l’allegria dello sguardo di una persona cara è il rosa dei fiori di pesco è l’amicizia è il sudore dopo una gara è il profumo dell’aria in primavera. La pace è una famiglia a passeggio nel parco. Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe III^ D di Valeggio sul Mincio. Poesia che illumina il mondo della pace attraverso occhi incantati di fanciullo che sa dare un senso alle piccole / grandi cose della vita. 10 MENZIONE PESCHI IN FIORE Primavera, non ti rendi conto di quanto triste è il mondo, ma quando arriverai tutto rallegrerai. Le mani dei peschi aprirai e in una rosea aurora la campagna avvolgerai. In quell’immenso cielo incantato petali rosa chiaro, rosa intenso, rosa perlato … la dolce brezza accarezzerà. E come per magia, le danze prenderanno il via, così scomparirà ogni malinconia. Fiorillo Andrea – Remelli Beatrice Remelli Julian – Truta Annamaria Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe V^ A di Valeggio sul Mincio. Poesia gioiosa e coinvolgente che saluta con accenti poetici l’arrivo della primavera. 11 MENZIONE POESIA DELLE NUVOLE Nuvole dolci, dolci come zucchero filato, morbide come cuscini. Dalla più piccola alla più grande con tante forme, dinosauri - draghi - usignoli e cammelli con tanti passeri e un gigante prato fiorito nuvole che assomigliano a farfalle, stregoni e giganti scarponi. Becchi di piccioni e denti di leoni fanno dei grossi nuvoloni col colore del pelo dei gattoni con gli occhi da dragoni. Dolci nuvole, aiutatemi a sognare perché un bambino voglio restare. Alessandro Magalini Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe V^ B di Valeggio sul Mincio. Poesia scelta per le poetiche immagini che aiutano a sognare. 12 MENZIONE LA PACE La pace è la fragranza del pane appena sfornato è il giallo del sole d’estate è una dolce caramella è l’allegro sorriso di un bimbo è preziosa gioia di vivere è un caldo abbraccio è il battito delle ali di una farfalla. La pace è la mia famiglia che mi vuole bene. Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe III^ B di Valeggio sul Mincio. Bella e luminose le immagini poetiche della pace che toccano gli occhi e il cuore. 13 SEZIONE BAMBINI CONCORSO A TEMA “VIVERE LA LIBERTÀ” 14 1° POESIA CLASSIFICATA LA LIBERTÀ Sono uscita da un recinto Che giaceva nel mio cuore Senza amore. Il vento mi ha spinto verso la libertà Che stava là ad aspettarmi Ma senza la speranza di trovarmi. Ho corso per mari e monti Per trovare la felicità, ma in realtà mi serviva solo un po’ di libertà. Victoria Karol Trettene Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe IV^ A di Valeggio sul Mincio. L’anima fanciulla viaggia nei cieli della libertà librandosi in versi poetici in corsa verso la felicità. 15 MENZIONE QUESTO SONO IO Io sono pieno di libertà quando sono all’aria aperta e mi rotolo di qua e di là. Sono come un sol rotondo che accoglie in sé tutto il mondo in un grande girotondo di libertà che si espandein tutte le città. Cordioli Francesco e Donà Riccardo Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe III^ A di Valeggio sul Mincio. Parole che giocano in un felice girotondo di libertà. 16 MENZIONE GIOCO Gioco: corro, salto, tiro, urlo, gli occhi sono colmi di gioia, il cuore mi batte forte forte, le guance diventano rosse, sembrano un frutto maturo bagnato di pioggia. L’erba sotto i piedi è un tappeto verde, mi butto per terra e guardo l’azzurro lassù: piccoli giocosi si rincorrono in cielo. È come se volassi insieme a loro. La brezza mi accarezza e il sole mi invita a ripartire. Siamo cuccioli, giochiamo !! Dejana Paolo e Scandola Alessia Scuola primaria “Carlo Collodi” Classe III^ A di Valeggio sul Mincio. I versi giocosi esprimono tutta la gioia di vivere. 17 SEZIONE RAGAZZI CONCORSO A TEMA LIBERO 18 1° POESIA CLASSIFICATA CORAGGIO Coraggio vuol dire molte cose, chiedere scusa a persone a cui si è fatto un torto essere disposti a perdere una parte di sé, per aiutare gli altri. Come un raggio Che ha il coraggio, di lasciarsi il sole dietro sé e si sacrifica, perdendo la sua essenza di raggio, ma diventando luce, per noi. Ghirlanda Luca scuola Don Nicola Mazza, Verona. Componimento poetico intenso di significato coerente con immagini di rara forza espressiva. 19 MENZIONE DOLCE MARGHERITA Tu sei Margherita Tu sei la grande storia della mia vita Tu sei il mio amore Tu sei il bene che ho nel cuore Tu sei un sentimento da provare un dolce profumo da respirare. Sei forte come uno scoglio sulla riva del mare, che dalle onde si fa cullare. Con te non esiste il dolore, un tuo abbraccio ed ecco il buon umore. Io e te la luna a rimirare con gli occhi sognanti a fantasticare. Sei la stella guida dei miei pensieri che guardano il domani e mai l’ieri. Adel El Khair Scuola secondaria “Jacopo Foroni” Classe II^ E di Valeggio sul Mincio. Poesia che si fa canzone piena di ritmo e di brio. 20 MENZIONE VOGLIA DI AMARE La vita è fatta così, prima le cose te le dà e poi te le toglie. Si, tutto, ma non questo: la voglia di sognare, la voglia di cantare e la voglia di amare. Tiengo Nicole scuola Don Nicola Mazza Classe II^ A di Verona. I versi ritmati mettono la voglia di essere in sintonia con la vita. 21 MENZIONE L’AMORE NON SI CREA L’amore non si crea, l’amore si vive, l’amore fa riflettere; e può anche far cambiare una persona. Un uomo senza amore è come la luna: senza il riflesso del sole non può brillare, è persa come una barca nel mare. È solo un satellite che se ne sta lì A girare attorno ad un mondo che può insegnare di tutto. Tranne l’amore perché L’amore non è un oggetto Non puoi imparare come si costruisce; l’amore se si è fortunati da trovarlo, lo si segue. Mantovanelli Emma scuola Don Nicola Mazza di Verona. Immagini originali espresse in versi liberi musicalmente orecchiabili. 22 MENZIONE QUANDO IMMERSA Quando immersa Nella calda vasca bianca Mi giro e rigiro In quella totale apnea Penso a quell’acqua Che mi circonda Mi sovrasta. I capelli si gonfiano e Come per uno strano incantesimo Emetto bolle dalla bocca. L’acqua calda dà piacere sulla pelle Che cerca di nuotare come un pesce. Penso di poter essere quello Che voglio e respiro A fatica, ma l’apnea mi dà Gioia. Girelli Anna scuola Don Nicola Mazza di Verona. La poesia si snoda nella trama dei sensi chiamati a partecipare alla gioia di sentirsi vivi. 23 MENZIONE ... SOLA E scrivo leggermente, con la penna in mano questa poesia, la mia biografia. Parole comprensibili mi affollano la mente poi le poso sul foglio delicatamente. Il soffitto pien di muffa il pavimento antico io scrivo attentamente questo piccolo libro. Sola nel silenzio, rileggo le rime, chiudo gli occhi per non soffrire La lacrima scende, fino alla guancia, un breve sentiero che lentamente lascia. Lacrima, limpida ed infinita, rabbiosa e sconvolgente che segue i giorni, i mesi, gli anni che ci separano dalla fine. E capisco ormai che quel che resta è questa vita spietata vissuta da sola. Claudia Bichis scuola secondaria “Jacopo Foroni”, Valeggio sul Mincio. Emerge nel giovane poetare dell’autrice una prospettiva di disagio. Viene disegnata con mano delicata per non disturbare il silenzio della solitudine, vergando la pagina e la guancia con una lacrima indefinita, “limpida… e sconvolgente”. 24 SEZIONE RAGAZZI CONCORSO A TEMA “VIVERE LA LIBERTÀ” 25 1° POESIA CLASSIFICATA VOLO Volo, libera come una colomba Nel cielo altissimo Con le mia candide piume bianche Che si rispecchiano nell’acqua. Come figli della libertà Andiamo verso il nostro rosso patibolo A lottare per una terra Che non potrà mai essere nostra. Seduta su uno scoglio in mezzo al mare Con i capelli che vengono attraversati dal vento Cerco di scorgere una lontana libertà. Come il pensatore Io sono qui, sola fra tutte, a cercare Una lontana libertà. Girelli Anna scuola Don Nicola Mazza, Verona Liricamente impostata e ricca di profondi significati la poesia è pervasa di un’ansia di libertà inappagata. 26 MENZIONE STRA ORDINARIO Ti fermi, seduto su quella sedia sgangherata e solitaria, per sfogare il tacito tumulto dei tuoi pensieri. Tendi un orecchio e ascolti la tua mente trascinarsi pigramente come gli pneumatici sulla via, incespicare, cadere, rialzarsi e cambiare rotta, come una piccola creatura che muove il primo passo verso il mondo. Cos’è la libertà? La libertà non è parte di te, piccolo uomo, no, cosa ne sai tu, schiavo del profitto e della tua vita, da cosi tanto tempo? Puoi immaginarla come quell’esule rondine che si libera nel cielo, la vedi nell’acqua di quel ruscello che scorre agile tra i massi, quanto la ragione tra le tue dita. La puoi sentire nel soffio della brezza gelida che ti graffia le gote, ma sarà sempre qualcosa in più. Quindi, piccolo stolto uomo, soffermati a rimirar l’orizzonte, soffermati a bramare quella virtù che tutti desiderano, ma che nessuno tenta mai di afferrare, e ricordati che solamente chi non teme la morte la potrà conquistare. Mezzani Alice Istituto Don Allegri La poesia rivela un pensiero maturo didascalico di poeta in cammino per conquistare nuove mete. 27 MENZIONE VIVERE LA LIBERTÀ Che cos’è per noi la libertà? Fare quello che vogliamo; e che cos’è la libertà per lui, maltrattato e disprezzato? Fare qualcosa che non sia sottomettersi. E noi come la viviamo? Trasgredendo; e se lo fa lui? Niente, perché mai lo farà. E noi cosa facciamo per aiutarlo? Niente; e lui che fine farà? Nella spazzatura, come tutto quello che non ci riguarda. Tiengo Nicole scuola Don Nicola Mazza Classe II^ A di Verona. La poesia lascia un messaggio dalle tinte scure che talvolta risponde alla realtà di chi ama la libertà. 28 MENZIONE IL SOGNO Io guardo e ammiro il blu pensando di volare, di scappare sempre di più di correre senza mai una fine e per la prima volta di poter scomparire, come una barca navigano i pensieri miei contenuti in quella perla che in mano tenei. Io sogno di vedere sul limpido mare carezzato dal sole un fittissimo e delicato mazzo di viole, di esser nell’acqua libera come un pesce dice una tartaruga che dal guscio non esce, bramo di essere un libero gabbiano e dissolvermi come il sale in mano, spensierato come un gaio bambino ed avere la gioia di un uccello canterino, vorrei su un lago poter planare ed infine il mio mondo poter osservare. Adel El Khair scuola secondaria “Jacopo Foroni” Classe II^ E Valeggio sul Mincio. Bella poesia che tra le rime racchiude vivi aneliti di libertà. 29 SEZIONE GIOVANI CONCORSO A TEMA LIBERO 30 1° POESIA CLASSIFICATA SCENDE LA SERA Scende la sera su un paesino di campagna, solo l’acqua sulle strade è rimasta, ristagna. Non un rumore, un sussurro, una voce, solo la pioggia dalle grondaie scende veloce. Con il suo tintinnio, una goccia, un minuto, scandisce il tempo che corre, silenzioso e risoluto. Come piccole stelle, ormai consumate, i lampioni illuminano figure offuscate. Scende la notte nel paesino di campagna, la pioggia si è fermata e tutta l’acqua ristagna; è scesa la notte nel paesino, sulla sua erba, ma nessuno è ancora sveglio, nessuno lo osserva. Lonardi Sofia 1^B Liceo Medi, Villafranca di Verona Il poeta posa il suo sensibile sguardo sul quadro che ritrae un paesino di campagna bagnato dalla pioggia, forse cercando che non scompaiano le pennellate stese a fissare quel paesaggio nell’indifferenza immobile, sui cui l’unico tintinnio è quello delle gocce. 31 MENZIONE LA VITA sono speciali composti da cadute pianti e ferite al cuore come una tagliente, [lama ma l’importante è sapersi rialzare e vedere un nuovo orizzonte, una nuova alba. La vita è come un fiore nasce cresce e muore. Nella vita bisogna apprezzare ogni attimo, perché se non c’è attimo non c’è vita. La vita è composta da passato presente e futuro come foto appese alle pareti. La vita continua come una giostra che continua a girare, al centro di una piazza con i bambini che guardano e vogliono salire senza conoscere i lati oscuri della giostra. La vita è un insieme di attimi che scorrono, come l’acqua di un torrente. Gli attimi della vita Sara Titoni Classe II^D ITC “Ettore Bolisani”, Villafranca di Verona La poesia tratteggia compiutamente il percorso della vita, visto nel roteare di una giostra, nello scorrere dell’acqua in un torrente, nell’immaginare trabocchetti di difficoltà, da allontanare con vigoria volgendo instancabilmente verso un orizzonte nuovo. 32 MENZIONE PIOGGIA Pioggia. Anime disperse che cadono dal cielo. Sbattono a terra, frantumano la loro immagine. Cadono perché sono troppo pesanti. Cadono perché sono colme di peccati, di dolore. Sono anime pesanti, sono anime impure. Mandate qui perché non meritano di volare. Mandate qui perché non si sono pentite. Cadono a terra, si rompono Come anime sperdute. Fanno rumore, è un grido silenzioso della Natura. È l’urlo di dolore del mondo che le deve accogliere. Ce ne sono troppe, Lo stanno distruggendo. Il loro peso di rimorsi opprime la purezza naturale. Pioggia. Lacrime del cielo per noi uomini. Lacrime del tuono per la rabbia E la tristezza di aver perso tutti i suoi figli. Lacrime pesanti di disperazione, colme di impurezza. Lacrime del cielo. Anime sperdute. Piogge brevemente lunghe. Pioggia. Cavazza Erica III^ A Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona È un’accusa forte quella lanciata da questa poesia contro un gravame di coscienze che cade e si sbriciola deturpando la purezza. Si immagina il tutto come una pioggia greve sulla coscienza della terra. 33 MENZIONE BARCONI DI FUOCO Muri d’acqua sprangano le uscite. Vendiamo a Caronte care le nostre vite. Siamo all’Inferno, le ali al Falso paradiso. Attendiamo angeli ribelli esigenti il nostro grido. Perché, Noi vagammo molte notti in cerca di salvezza, ben sapendo che Libertà spesso rima con Tristezza. Marta Armigliato III^ M Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona Il giovane poeta con l’asta di parole stringate spranga la porta della speranza, nella consapevolezza della lotta perenne in cui si divincola la fatica di vivere, una volta che si sale sulla barca tra flutti di “fuoco”. 34 SEZIONE GIOVANI CONCORSO A TEMA “VIVERE LA LIBERTÀ” 35 1° POESIA CLASSIFICATA VIVERE LA LIBERTÀ Ti sei visto in uno specchio, riflesso di anime deviate. E ti ci sei immerso dentro, reduce di vite passate; perché la vita camminava lontano da te, in questo mondo senza Premi. Eppure un giorno hai deciso di spiccare il volo, con le catene strette ai piedi ed il cuore in un pugno solo; anche se la vita camminava lontano da te, in questo mondo senza Schemi. Sei invecchiato molte salite, sei caduto per lunghe vite, hai assaggiato molte labbra: non sapevano che di sale e ortiche; e intanto la vita continuava lontano da te, in questo mondo senza Freni. Tutti quei nomi senza colore da cui mai hai ottenuto calore. Hai vinto solo perché eri ultimo, e ora corri mentre sei livido. Ma non capisci che la vita cammina senza di te, che non esiste il mondo per cui Tremi? Tu hai sorriso nei silenzi, spacciandoli per emozioni. Tu sai che la libertà ci rende soli: perché non puoi mai distrarti mentre Voli. Marta Armigliato III^ M Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona S’addice questa poesia ad uno stato d’animo disincantato, colto nella sequenza di immagini che corrono lungo uno scosceso pendio, da cui risulta arduo risalire. Si trasfigura la vita senza riposare in momenti di speranza, volando con le ali di una libertà improbabile, preclusa dagli eventi. 36 2° POESIA CLASSIFICATA LA LIBERTÀ La libertà sta negli occhi di un bambino, che, in un pugno di monete, non vede del denaro, ma lo scintillio dorato della luce del mattino. La libertà sta nei petali di un fiore, che addolcisce un mondo amaro, senza paga né vantaggi, solamente per amore. La libertà sta nel volo di un gabbiano, che fa nascere un sorriso nel cuore di un essere umano. La libertà sta negli occhi di un bambino, che, durante un temporale, non teme il cielo nero, ma aspetta con speranza l’arrivo dell’arcobaleno. La libertà non è ricevere ma donare, è la forza di scoprire l’importanza dell’essere e non dell’avere. La libertà è rinchiusa in ogni cuore, serve solo aver coraggio per poterla liberare. Lonardi Sofia I^ B Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona L’abbaglio dell’oro sprizza da questi versi ricolmi di positività. Si libra la libertà anche nel vortice di un cielo burrascoso verso la meraviglia di un arcobaleno. Le sue mani generose regalano fiori di speranza per dare un grato profumo all’impegno coraggioso di vivere. 37 3° POESIA CLASSIFICATA LIBERTA’ D’ESSER UOMINI Siamo come polvere nell’aria, siamo particelle nel cielo azzurro che si perdono tra gli altri. Siamo molecole di materia sulle quali la luce rimbalza, donandoci colori di emozioni infrangibili. Siamo fragili, siamo creature che non si spezzano. Siamo animali che popolano il mondo. Siamo individui che distruggono le cose sorridendo. Siamo esseri capaci di pensare, e vivere l’intera esistenza in un unico secondo. Siamo coloro che non imparano dalla storia. Siamo uomini liberi. Cavazza Erica III^ A Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona La libertà viene vista con il lume della consapevolezza in un rapido andare di sfaccettature. Con il tocco ripetuto sul cuore si elenca il nostro limite, la nostra percezione, in cui alle volte sfugge il valore di quanto siamo disposti a perdere. Si coglie che in un luogo oscuro ai nostri occhi non si legge l’insegnamento della storia. 38 SEZIONE ADULTI CONCORSO A TEMA LIBERO 39 1° POESIA CLASSIFICATA L’ESATTA CRONOLOGIA DELL’AMORE (con la partecipazione di Mirko Bassi) Là il colore caldo dei cedri [a tinteggiare le mani dell’orizzonte e il silenzio senza odore dei pescatori in attesa, l’azzurro onesto di un giorno che precede i suoi figli come un padre e la dolce malinconia che va a braccetto con la bellezza quando si apre a ventaglio senza tuffarsi mai. Al primo tornante di salsedine, quello che apre le porte al paradiso, [hai rubato un mio bacio come dalla coppa si succhia l’ultima goccia di Syrah. Era un bacio a mezzogiorno sulla linea d’unione tra terra e labbra, mare e cuore, dove l’orma della carne giunge per tramutarsi in [criniera di cavallo al vento, che porta con sé dai grembi di conchiglia il cuore. Al secondo tornante ero già tuo prigioniero d’amore, tra arenaria saracena e ciottoli di muschio, in apertura a precipizio sulla battigia dove, altri prima di noi, si sono già riversi nella [sospensione morbida del tempo, per imprimere anche loro, la promessa. [Tornante dopo tornante, abbiamo lasciato alle nostre spalle una cronologia esatta di chi siamo stati per essere chi siamo oggi, origami di sguardi e carezze, [un rincorrersi parallelo dove tintinnano le onde madide di luna [quando il mare canta con noi, le ligule di zafferano quando sfiorano come dita il cielo, i fichi che si sposano al profumo viola dei ciclamini al tramonto, e i sogni che abbiamo seminato insieme là, nella terra di scogli e sirene, [di agrumi e poeti, stagione dopo stagione. Davide Rocco Colacrai Terranuova Bracciolini (AR) Un susseguirsi di immagini, con riuscito gioco retorico, intersecano visioni e suggestioni, impressioni e abbandoni, per scandire le tappe di una relazione d’amore che si è determinata con passione voluttuosa in svariati e seducenti ambienti naturali. 40 2° POESIA CLASSIFICATA IL PERDONO “[…] E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.” Eugenio Montale: “Meriggiare pallido e assorto” Promettevi che tutto s’aggiusta. Con la vinilica, il fil di ferro e pure un abbraccio. Il perdono. Per quale dolore ci si aspetta risarcimento? Come se ne avesse elenco o si tirasse a caso, e si spuntasse poi sull’immaginato inventario, - un segno e via - passando oltre, assolvendo da ogni mancanza, riscattando da ogni dovere. Resteranno il vetro rotto, oltre cui spiare veloci insofferenti passanti, la lampada esplosa, i cocci aguzzi disseminati coi versi di Montale, la paura di non possedere tempo a sufficienza. Io avrò solamente domande, nessuna risposta per questo tuo corpo malato, difficilmente riparabile. Potrò farti da notte, dentro cui vorrai nasconderti, e per farti inghiottire potrei farmi collo di bottiglia. Sarai cieco, silenzioso, ebbro di morfina. Una pioggia dispettosa laverà gli indizi: mai, mai si potrà sospettare di me, dopo che ti avrò chiuso gli occhi. Bruno Centomo Santorso (VI) Una situazione drammatica che allude ad una difficile decisione, aspra e dura per ragioni e comportamento, sensibile e forte per l’amore che la determina. Lo scorrere “oggettivo” delle immagini raggiunge un sensibile e pregnante esito poetico e provoca un vuoto che rimane irreparabile. 41 3° POESIA CLASSIFICATA LA VITA MIA Potrei mai prenderla, io, questa vita e trascinarla per i [capelli, sbatterla in qualche angolo buio della città e lasciarla marcire come immondizia? Potrei mai schiacciarla contro un muro cadente di sporcizia e vecchi manifesti prenderla a calci e farla sanguinare? Potrei mai immobilizzarla al riparo da occhi altrui questa vita e violentarla una dieci cento volte fino a sentirla urlare di dolore!? La sento lontana eppur così dentro che quasi il suo respiro travalica le mie narici. La posso sentire impastare la mia saliva, bagnare le mie mani e i miei occhi Ma dica, lei signore, sente nulla? Sente rumori o voci [uscire da me? È lei! È lei, lo so! È la mia vita. Non la conosco, non la vedo. La sento stridere in questo palcoscenico, la sento graffiare lo stomaco dentro me! Mi fa star male mio Dio! Qualcuno mi aiuti! Dov’è la luce, lei vuole la luce, lei vuole uscire. Datele una via, datemi una via che io la possa aiutare. Non so il colore dei suoi capelli e il sapore della sua pelle ma riconoscerei fra mille la sua voce e il suo pianto struggente dietro le mie mani e il suo riso sfrenato dietro i miei occhi. Ma uditela cantare e gioire per un amore! Ascoltate le sue bestemmie e le sue preghiere 42 Squartate il mio torace che lei possa fuggire, andare, volare via, libera di esplodere nel mondo. Potrei mai bruciarla questa vita? Appenderla a qualche ponte o dissanguarla dai polsi!? E dove mai potrebbe scappare sentendosi perduta [battuta sconfitta. Dove mai potrebbe trovare un rifugio se non da me, che mai l’ho vista e mai l’ho toccata ma che io e io solo conosco Perché so il suo pianto struggente e il suo riso sfrenato la sua bestemmia e la sua preghiera. Resta con me delicata farfalla, sii le ali dei pensieri miei, sii tu, per, sempre la Vita mia. Donati Stefano Valeggio sul Mincio (VR) Domande e invocazioni si alternano, in un discorsivo susseguirsi strofico, dove il poeta si rivolge a se stesso, poi ad un generico interlocutore e infine alla vita stessa, personificata in diverse suggestioni, nell’urgenza di esplodere e realizzarsi autonomamente. La concitazione arriva alfine a placarsi nell’ultima terzina, con l’intima richiesta di una possibile identità: “Resta con me ... sii le ali dei pensieri miei“. 43 MENZIONE POZZE D’AMORE NASCOSTE Camminare nel vento che scompiglia i lecci e soffia dentro gli usci storie arcane finché si spegne l’infuocato cielo sull’ala lenta d’un astore tardivo. E già la luna artiglia stelle tremule… Cerco di dipanare inesplicabili percorsi con la bussola del cuore ricalcando fresche tracce sulla rena di uomini saggi che mi conducano lontano dagli spalti insanguinati, dalle gorgone orrende scolpite sulle pietre. Caparbiamente cerco pozze d’amore nascoste per la mia sete insaziabile di pace. Danzi Marisa Verona (VR) Il poeta ci conduce con sé con la suggestione di immagini efficaci della natura in un suo cammino evocato fino a notte, quando la ricerca diventa inquieta e le suggestioni si fanno vivide fino alla caparbia ricerca di residuali sedimenti d’amore, che possano alleviare la “sete insaziabile di pace”. 44 MENZIONE STANNO LE MIE RUGHE Stanno le mie rughe a segnare il tempo I sentimenti più profondi emergono si adagiano in esigui spazi Là dove la lacrima silenziosa si disperde Nel mare dei giorni la mia ora sa di sale Goccia dopo goccia cerco di bere la mia essenza Come onda sto nel continuo dubbio Annerisco momenti che muoiono all’istante Cerco di tradurre l’anima coi pensieri ma è solo un vortice di parole Confusa dall’illusione fisso un numero vuoto in un calendario mentre io sono già passato Sono in lotta coi nomi che etichettano le cose In silenzio mi plasmo per ritrovare la mia origine Ma anche il tempo non sa e non muove nulla perché anche lui vive in un immenso mistero. Rita Mazzon Padova (PD) Lo scorrere del tempo che passa contrassegnato dalle rughe che compaiono. Una sequenza di pensieri lineari scandiscono la ricerca esistenziale dell’”essenza di sé”, che ha consistenza nel dubbio, trova l’attonita fissità di un numero vuoto e il mistero del tempo. 45 MENZIONE MIO PADRE, LA TERRA, IL SUO SOGNO È pregna la terra d’antichi sudori dei vecchi miei nonni e di mio padre. “La patata-diceva- è un dono divino concesso per noi che calmiamo la fame, da sempre ai “poareti” nemica. Ma onesta è la terra e il seme, che in solchi io spargo, fidente l’affido alla pioggia, alla neve ed al sole... che lieta e feconda lo covi la madre e, fatto virgulto robusto, vi cresca e rinnovi la vita nelle mie braccia e nella mia sposa, che aspetta un nuovo sussulto ridente nel grembo”. E già primavera allora splendeva nel pruno annidato ai bordi del campo e il melo, nei fiori velato di rosa, rosse fragranze donava all’autunno. E giugno vestiva di sole le spighe cullate leggere dal vento e profumo di pane mio padre sentiva, felice di nuovi vagiti e del turgido seno. La neve furtiva fasciava i rumori e nella stalla d’inverno la gente contava vicende di fole lontane. Rivedo mio padre e il suo lavoro, le mani grandi dalla fatica, il viso bronzeo tra forti braccia ed il sogno... di questa mia terra esser padrone a lungo cosparsa dal suo sudore. Giuseppe Reversi Peschiera del Garda (VR) Il poeta ci affida un canto cordiale di immediata adesione affettiva alla natura, alla campagna, alla dimensione del passato. Tutto è venato di un’empatica nostalgia per atteggiamenti, comportamenti e ricordi su cui l’emblematica figura del padre prende il rilievo di reverente ammirazione. 46 MENZIONE L’ULTIMO BAGLIORE Lacrime discrete di un’alba soporosa di nebbia segnano i giorni degli anziani all’ospizio. Ogni parola oramai sembra vuota e priva di significato. Lunghi silenzi annegano nel cuore i ricordi che come scrigno li custodisce. Ma per la loro anima il cielo è così azzurro da non poterlo avvolgere con lo sguardo. Poi l’ultimo bagliore del tramonto. Giorgio Sembenini Pastrengo (VR) Un argomento difficile trattato con sobria e discreta lievità per “degli anziani all’ospizio”. Una sequenza di immagini in cui un cielo avvolge ben oltre lo sguardo terreno e un tramonto ha un bagliore di buon auspicio e di rasserenante conforto. 47 SEZIONE ADULTI CONCORSO A TEMA “VIVERE LA LIBERTÀ” 48 1° POESIA CLASSIFICATA LE CANTILENE DI PAROLE … non mi ha voluto dire il nome, mendica sul Naviglio, dice dormire in stazione, dice non sentirsi randagio, ma libero (non sa se andrà ad Expo 2015, ma ne ha letto sui giornali dentro cui s’avvolge) … Quanto valgono le cantilene degli echi delle nostre parole commiserevoli, per noi che passiamo accanto, sfioriamo appena il sipario della tua solitudine? Ricucite ad ogni più piccola immagine, ad un tuo sì, al no malcelato, al rammendo sconsolato e unto del misero attore di tanta esistenza. Le voci ignare sgomitano, poggiate ai marciapiedi dove trascini i graffi d’impazienza, i cartoni rammendati attorno alla miseria, all’abbandono caparbio. Quanti ricordi hai messo nel gelo incauto della notte: paiono cucirsi addosso, farsi toppe, rammendi per ogni sbrego del cappotto, ogni strappo della vita. Sono memorie che da tanto non sai più: bastavano e non servono più! Chiedi solamente quel po’ di cibo che necessita, una coperta logora, un palcoscenico di lacrime che non abbia spettatori. Alla tua recita, intatta, di libertà. Bruno Centomo Santorso (VI) Da un lato “cantilene, echi di parole... voci ignare che sgomitano” di chi passa e vede un “barbone” che méndica solo l’essenziale necessario per sopravvivere; d’altro lato “ricordi nel gelo, memorie che non servono” di chi vuole affermare un proprio tipo di esistenza ai margini, per vivere una vita che ha dignità proprio nella volontà di affermare la libertà, a costo di recitarla: immagini simboliche e metaforiche sciolte in un andamento complesso e una sonorità dura, come il modo di vivere di ormai troppe persone costrette alla povertà. 49 MENZIONE PER ELSA La mano mia non regge la scrittura mi dici rassegnata nel presente di un letto affiancato dalle sbarre che dei tuoi voli han tarpato l’ali. M’inviti a trapassare le pareti mentre il tuo labbro mormora parole sgorgate dal tuo cuore di ragazza: con la mia mano stretta nella tua mi rammenti i luoghi dell’infanzia legati a profumi di colline ed i tuoi versi liberi, sereni spalancano persino il davanzale. S’imbevono i miei occhi d’una pioggia salvifica che parla di poesia a liberarci oltre la sofferenza e sorvoliamo cieli smisurati limpidi sul verde dei prativi: s’azzurrano d’incanto le pupille poi fletti il capo, stanca sul guanciale. Urla sconnesse dalle stanze accanto… Domani, domani ancora la libertà oltre queste pareti d’ospedale: raggiungeremo come rondinelle il mare immenso della fantasia amica cara, cara amica mia. Danzi Marisa Verona (VR) Semplice e lineare, il dettato colloquiale sembra suggerire a mezza voce l’affettuoso e partecipe invito a sopportare gli ultimi attimi di sofferenza per poi potersi staccare dalla malattia verso una rinnovata libertà di fantasia. 50 MENZIONE LA FABBRICA DEL SILENZIO Non consegnai le mie idee al nemico né le vele dello sciabecco che mi portava nelle notti dolenti e dai silenzi inquieti che spesso mi vennero a cercare. La pletora goffa di stolti in camicia di forza aziendale ordinava confini cappi saldava intorno a regole diritti divellendo da occhi giovani a metà. Avevo fucili zoppi a guardia e assenze sonore a sostegno quando nubi collose e putridi plotoni s’adunavano intorno a trappole letali. Scavai trincee di giorni e di anni nel tempo che il nemico calcò pugnali su carte bollate di giustizia la vita violando con scarponi di viltà. Resistere è verbo che scolpisce dolore arrivando alle vene del dissenziente che seppure con l’albero morso e il timone insabbiato non smette la rotta e impara a penare. Dall’alto di questi versi del cuore li rivedo lontani lontani piazzisti del nulla arlecchini svestiti assiderati in un lago refrattario ai valori. Marchierò la parola lottare sul diario di chi prenderà la mia penna a venire armando le pagine con l’ultimo colpo da eternare: la dignità. Giuseppe Mandia Perugia (PG) Una lunga sequenza di immagini concettose, collegate da associazioni analogiche e da una versificazione talora sperimentale, evidenziano un percorso esistenziale combattuto, resistente, lottato, rivolto a mantenere e ribadirci un valore umano, che deve mantenersi libero da condizionamenti e limitazioni oppressive: la dignità. 51 MENZIONE DALLA CIMA Il cielo s’aprì come un sipario ed il sole apparve così luminoso da accendere il paesaggio sottostante proiettando ombre sommesse. L’eterea leggerezza dello sguardo allargava l’immaginazione penetrando i confini dei sogni. La mia anima si fondeva nello spazio infinito costellando d’argento la cupola del cielo. Era un giorno di addio all’estate dalla cima di una montagna. Giorgio Sembenini Pastrengo (VR) Immagini snodate con linearità, sinteticamente enunciate, per dare espansione alla visione naturale che dalla cima di una montagna può liberarsi e raggiungere così il nostro animo. 52 CONCORSO SPECIALE DI POESIA DIALETTALE 53 1° POESIA CLASSIFICATA GH’È DE I RICORDI Gh’è de i ricordi che ancora me incanta... come el sbrissiar de i fili de lana su le quatro uce de i feri da calsa che i parea zugar, tra i diei de me mama. E intanto la gata co’ la coa alta la se strussiava tra ‘na carega e l’altra slargando i oci giali come ori fin che i ponti i parea ‘ndar da par lori. Gh’è de i ricordi che ancora me toca... come el tenaro s-ciocar de la so boca, nel baso de la bona note, dopo averme combinà le cuerte e serà i scuri de le finestre. E intanto la campana de la ciésa dondolandose come en te ‘na cuna la ciamava en sèna la bela luna a intonarme la nina nana. Gh’è de i ricordi che ancora me improfuma... come el boior de la lissia co la so s-ciùma, la voia de moreti de ligorissia l’udor del brusin del late che va de sora. E intanto la vanilina vanitosa la imboressava i brufoli de la sbrisolona, fin che el cucù el saltava fora a descantar el tempo, de ora en ora. Gh’è de i ricordi che ancora me comove... come el fià su i veri quando piove, l’alba ,el tramonto, vardè par la prima olta e le orassion... dite a pian,a pian, fin che nissun me scolta. E i è sti ricordi ,che me iuta, che me iuta a capir, che la vita bison vivarla, vivarla tuta... Anita Peloso Vallarsa Arcé di Pescantina (VR) I ricordi sono un marchio indelebile sul pulsare dei giorni e s’intrecciano in uno spazio privilegiato di materne premure scandite da un orologio a “cucù”. Fronteggia, la poesia, la serena bellezza di un tempo percorso lungo i sentieri familiari con la dinamica coscienza d’assaggiare fino in fondo il sapore aspro e pur sapido della vita. 54 2° POESIA CLASSIFICATA SERCO Mi; che camino co scarpe grosse, stonarea se cercasse parole, grande, sgionfe de saver. Mi vao a la zerca par le stradele de la me contrà parole da late, s-cete, che sa da bon, e drento le piasse de la me sità, fole de storia, de batalie e de amori, drento ’n te i veci vicoli, vece parole, che le possa ricordarme cossa l’è l’onestà. Serco drento a le cese grande, la belessa, e in quele minude, s-ciarade apena da qualche lumin; novene e orassioni, e adrio le rive de ‘l me Adese sgoli libari de cocai, che i porta fin a le porte de ‘l cèl, sogni che no i è boni de ciapar ‘l volo. Serco silensi drento ‘l bosco, là in colina, silensi che spande armonie e profumi, e tra le onde del me lago besbei de sinfonie, drento casa serco; calor, amor, teneressa e na piova de parole, imbombeghè de poesia, par sorarme stà sé, che me brusa l’anema. Anna Maria Lavarini Verona (VR) I versi poetici, in un paragone di sfida nella stanza profonda del cuore, cercano luoghi di luce e armonia, ombre intime di chiese e il librare di bianche ali sull’Adige per portare in alto i sogni smarriti in uno stanco ciabattare. All’ambiente di città si contrappone l’abbraccio del bosco in una collina che succhia i riflessi del lago. 55 3° POESIA CLASSIFICATA LAVANDARE DE UN TEMPO ANDA’ Prima ch’el sol basasse i campanili le lavandare descantava i borghi nel strapegàr de sòcoli e savate urtando scariolade de ninsoi da imbruschinar de lena su le brèle postade tra ‘l stomego e le piere par tégnar bota a l’Adese imbissà che ‘l resentava a stento brassi e cor imbombeghè de crussi e de fadighe. Lavandare che parfìn su l’alzaro fiolava co’ ‘na strusa moia in boca a stuàr el sigo ultimo missià a quel riciamo alegro de cocài, lavandare in sentòn su quei giaroni co’l sen desquerto invenà d’amor e passiensa a nutrir l’ultimo nato. Lavandare piturè con quei sorisi busiari su la tela del Da l’Oca e par sfondo ninsoi destesi al vento come bianchi sogni s-gionfi de gnente sensa oridèl e sensa tramadura nel rifar verso ‘l disnàr la strada in pressia a brustolàr polenta e àme co’ i pié missi e ingiassadi de realtà: lavandare sbasìe de un tempo andà. Danzi Marisa Verona (VR) È forte l’impeto che imprimono i colori della poesia sulla tela della realtà di un tempo, quando le lavandaie mettevano le mani gocciolanti di fatica sul seno per allattare l’ultimo nato. Compensava un giorno trascorso sulla ghiaia della riva una fetta di polenta abbrustolita, da intingere nel succo di un verseggiare accorato e consapevole. 56 MENZIONE L’OSTARIA Cica in boca, e un bicer de vin, in meso al fumo siga i xugadori, briscola, scopa, trisete o spaentin co le carte in man i ostia fra lori. “Torna se busso!” “Ciapa sempre i ori!” “Dame un carico no voi el scartin!” “Tendi ‘sa i missia che i è metidori!” “No sparigliar se no nemo in casin!” L’ultima carta la toca la tola e na rebolgia taca in ostarìa, catii ci perde fra lori se sgola tirando a le olte calche rasìa: “Te sì un bon da gnente, torna a scola, par colpa tua s’à perso sta partìa!” Tempo che na falìa se mola al sole, dura la sfuriada: “Dai Toni! Missia che ghe den la biada!” Italo Dal Forno Illasi (VR) Sonetto caudato nel quale il poeta, con brio ed immagini efficaci, descrive i rimbrotti di un giocatore nei confronti del compagno nel gioco delle carte in osteria, rimbrotti che, alla fine, si risolvono nella pacificazione e nel desiderio di rivincita. La scrittura, corretta per il resto, non può essere condivisa per quanto riguarda la parola “xugadori” anziché “zugadori”. 57 MENZIONE FIN L’UTLIMO SCAURIO Toh, el m’à tapà de jeja incupìa l’autuno infassà da le borane, i pensieri ciapa siera stravanìa, dal sguelto revegner de le stimane. Onbre rùsteghe fa trista conpagnia ai me magoni nel scartabelare fra le zojose pagine voltà via che recorda gran vodi da colmare. Magre speranse s’intersa a giro refolà da bave che no consola, sol la pase del scrìvar dà respiro ai crussi ch’incateja la me fola fin l’ultimo scaurìo tegnù in tiro dal dir che se vive na volta sola. Vittorio Ingegneri Noventa Padovana (PD) In questo sonetto, per quanto “irregolare” (le rime nella seconda quartina non sono totalmente uguali alle rime della prima quartina), il poeta descrive, con buon andamento ritmico e belle immagini, l’inarrestabile scorrere del tempo e la consolazione che gli deriva soltanto dalla poesia. 58 MENZIONE ‘NA SERA EN FILO’ Jè le siè de la sera, d’en dì de genàr, oramai n’di camp no ghè pu gnent da far. En sul fogolar se bruza el stagnà ch’el pioa o ch’el fioca, edarema domà. La mama la parecia i piac’ e i bicèr, el popà el ghe dà la foia ai caalèr. Mi, da boceta, sera sempre n’di pè, la nona la ostiàa dizendo:”Sta ndrè! Se salta le sbrofe, la polenta la scota, alora te pianze e el nono ‘l te cioca!”. Finida la sena, scomensia el filò, se va n’dela stala, altrochè trevisiò! Fora ghè en nebiò da taiar col cortèl, entant se presenta el prim filosèr. I omegn i discori de ache e de tera, i veci, envesse, i ricorda la guera. La mama la rìa, co’n pècher de vì: “Bona sera, scaldeve, beìne en gossì!”. I cioca ala porta, se slarga el filò, e la nona cole uce la slonga el maiò. Tra cicole e ciacole, proerbi e nduinèi, ci no dormi al pu prest, el mandem par famèi. Zughi de briscola, mora e trisèt, rìa l’ora par tuc’ de nar en del lèt! Vittorio Bertaiola Valeggio sul Mincio (VR) Il poeta descrive, in dialetto valeggiano, con autentica partecipazione emotiva e con immagini molto efficaci, una sera di gennaio dei tempi andati. È quadretto ben riuscito che la Giuria ha molto apprezzato. 59 MENZIONE CIAO POETA El s’à fato muto el to parlar. Nuvole grise le à cuertà el to paese fato de poche case pitoche. È restà la to poesia che ingorda de speransa la me gira ‘n torno su na giostra de ricordi. E la me se fraca ne le pieghe del cor ensieme ai giorni più bei. Sul leto dei prè mace de fiori i spetarà par gnente el canto che l’è partio con ti en serca de ‘n cel. En cel più grando. Giorgio Sembenini Pastrengo (VR) Lirica semplice, ma intensa nella quale vengono espressi sentimenti di grande ammirazione e di rimpianto per la scomparsa di un amico poeta. Corretta la scrittura in lingua veronese. 60 MENZIONE LA RACOLA Na matina, fin che fasea scola, se presenta a l’us na maestra en pensiò, na cara dona che prima de nar fora la gavea ensegnà anca a me fiol. “Desturbo?” la domanda con far prudente. “Ma va là, figurate!” mi ghe rispondo e tutta la piassa la denta silente, dato che el noo l’encanta anca el mondo. Cossì la ven dentro e la saluda i puteleti, sprissando entusiasmo da tuti i so’ pori, po la me ven visin con gioiosi passeti, con la promessa de enpiener i cori. “T’ò portà na roba par el me putì!” e, cavando na racola da la so sporta, la le meti en mostra de parte a mi. Boche verte entorno, ma ciacola morta. “Nata da le mane de ‘n artesà, me amic, fresca de intaio e de legn profumada, l’è en regal sincer de ‘n artista!” la dis. E pian pian la matassa la ve dipanada. Delicata, da man a man, la me le passa, ‘sta picola fiola de tanta pasiensa, come se la fuse de porcelana na tassa, con dentro ancor no sò quala sostansa. “El set cosa l’è?” la me domanda. “El so cosa l’è!” ghe rispondo mi, tra le face encredule de la me banda, ma no sò parchè la tendi ‘sto fil. E a chel punto, du brilanti par oci, 61 la scomensia:”Na olta che gaveen gnent, barete storte e desquerti i zenoci, ne godeen depù de ades tanta zent. D’istà e d’inverno, sensa pensieri, vestidi de aria, facì birichin, faseen cantar le racole, liseri, girandole forte opure a pianin. L’ era el pu bel zugo de tanti puteleti tacar storie ai giri de sto ingranagio, musica e canson de naontri poareti, pensieri, speranse e sogni de coragio. E al Vendri Santo, canpane ligade, par rispeto al Signor, morto en cros, naseen tra le case co le raganele leade a ciamar tuti a pregar, compresi i balos”. Quando la se ferma, però, en po’ la sospira, parchè la sa che de la so vita, ‘sta puntada, trabocante de corse e de vento che tira, l’è za stada trasmessa e no la sarà replicada. E dopo la zonta con aria implorante: “Dighelo, sèto, dighelo al me scolar, a lu che l’è ancor da la sera distante, parchè quel che è stà, nol sia desmentegà!”. E mi la ringrasio, a parole e dentro de mi, parchè, par tramandar en toco de storia, tra tuti, caro fiol, l’à pensà proprio a ti, fato custode de na presiosa memoria. Tosoni Lavinia Valeggio sul Mincio (VR) Di questa poesia in dialetto valeggiano, per verità un po’ troppo lunga, la Commissione Giudicatrice ha voluto premiare il ricordo di un arnese (la racola) ormai non più in uso e che i nostri giovani neppure conoscono. Traspare, nei versi, il rimpianto e la sottile nostalgia per il tempo andato. 62 Indice Sezione Bambini Concorso a tema libero Concorso speciale a tema 5 14 Sezione Ragazzi Concorso a tema libero Concorso speciale a tema 18 25 Sezione Giovani Concorso a tema libero Concorso speciale a tema 30 35 Sezione Adulti Concorso a tema libero Concorso speciale a tema Concorso speciale di poesia dialettale 39 48 53 finito di stampare nel mese di maggio 2015 da articolor, verona www.articolor.it