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Concorso letterario VALEGGIO FUTURA 2015

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Concorso letterario VALEGGIO FUTURA 2015
Concorso letterario
VALEGGIO FUTURA
2015
IX edizione
Presentiamo con piacere l’Antologia del concorso di poesia “Valeggio Futura”, evento culturale che in questa IX edizione ha
superato il successo dell’anno passato.
Sono passati molti anni oramai dall’inizio del concorso letterario; questa è un’ altra tappa che serve per rafforzare un appuntamento storico e presenta tutti i presupposti per arrivare all’anno
prossimo e festeggiare il decimo anniversario.
Per secoli i poeti erano considerati dei maestri, persone colte, ricercate e stimate. Essi erano in grado di dare musicalità ai propri
pensieri e renderli cosi opere d’arte. La poesia diventava popolare sulla spinta delle grande cause, delle grandi emozioni, delle
grandi idee ed una di queste è proprio il tema che quest’ anno ha
ispirato i nostri poeti: “vivere la libertà”.
La poesia non è solo un modo per esprimersi ma anche un modo
per stimolare la mente ed i sentimenti più profondi dell’animo
umano. Se morisse la poesia allora si atrofizzerebbe e si impoverirebbe anche il linguaggio ed il pensiero.
Un grazie a chi ha creduto nella riuscita di “Valeggio Futura”,
agli insegnanti ed i dirigenti scolastici delle scuole partecipanti,
bambini, ragazzi, giovani e di particolare significato il coinvolgimento degli adulti per le poesie dialettali che hanno reso una
competizione meritevole di plauso.
Un grazie di cuore alla giuria, che con sensibilità ha lavorato
molto per la seria riuscita dell’evento, all’associazione Pro Loco
, agli Assessori e all’Amministrazione Comunale, infine ai collaboratori del comitato di gestione della biblioteca senza i quali
questa serata e questa pubblicazione non avrebbe avuto esito.
Grazie a tutti ed arrivederci al prossimo anno per festeggiare il
10 anniversario!
Il Comitato di gestione
della Biblioteca di Valeggio sul Mincio
1
Relazione del Presidente della Giuria
Deve essere, anzitutto, evidenziato e sottolineato che, ancora una volta,
il Comitato di gestione della locale Biblioteca, pur di recente insediato, ha
fornito una insostituibile e preziosa collaborazione all’operato, talora non
agevole, della Giuria. Vada pertanto a tutti i suoi componenti il nostro
ringraziamento più cordiale e sincero.
Il Concorso Letterario “Valeggio Futura” è giunto alla sua 9ª Edizione e
non sembra dare segni di stanchezza, anzi.
Merito anche di un sempre più diffuso utilizzo degli strumenti multimediali e mezzi di comunicazione, ha visto quest’anno, segnatamente nella
“Sezione Adulti” una nutrita ed apprezzabile partecipazione di autori
dislocati in diverse regioni del nostro territorio nazionale, sia per quanto
riguarda le poesie a tema libero, sia per quelle a tema “Vivere la libertà” e
tanto è motivo di soddisfazione vuoi per il Comitato, vuoi per la Giuria.
Una partecipazione assai più consistente e parimenti apprezzabile, rispetto agli anni passati, si registra anche per le poesie in lingua veronese e in
lingua valeggiana.
Bastino questi due dati per sottolineare il fatto che il Concorso sta assumendo più ampia e qualificata dimensione rispetto all’originario progetto
di concorso poetico riservato, prevalentemente, alle scolaresche.
E si ritiene di poter fondatamente aggiungere che, sia in ordine alla poesia
in lingua italiana, sia in ordine alla poesia scritta nella lingua succhiata
con il latte materno (amo ripetere questa definizione), il valore poetico dei
componimenti viene valutato, complessivamente, di buon livello.
Motivo di particolare soddisfazione, per chi scrive, ma anche per tutti gli
altri componenti la Giuria,
è il fatto che quasi la metà delle poesie in dialetto (e non dialettali che è
cosa diversa), sarebbero state meritevoli di premio o menzione.
Poesie apprezzabili non soltanto per i contenuti e per l’andamento ritmico, ma anche per l’esattezza della scrittura per quanto qualcuno seguiti
a non usare correttamente la “s” e la “z” dimenticando che in dialetto si
deve scrivere come si parla.
Voglio sperare venga accolto il mio precedente suggerimento di consultare il libretto di cui ho fatto dono alla locale Biblioteca dal titolo “Dialetto
- Regolette e Fantasia”.
Quanto superiormente scritto permette di comprendere la ragione per la
quale il Comitato, dimostrando particolare sensibilità, ha accolto la richiesta della Giuria di aggiungere al previsto primo premio del Bando
di Concorso, un secondo ed un terzo premio oltre a cinque segnalazioni
o menzioni.
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Ciò detto con grande soddisfazione ed obiettività, deve anche aggiungersi
che i risultati, relativi alla “Sezione Bambini, Ragazzi e Giovani”, sono
stati complessivamente modesti e al di sotto delle aspettative non soltanto
per quanto riguarda il numero dei partecipanti, ma anche per quanto
riguarda il valore dei componimenti, eccezion fatta per le poesie a tema
libero della “Sezione Bambini” per le quali si esprime un giudizio del
tutto positivo.
Tanto si ritiene di poter affermare in relazione agli ottimi risultati di queste Sezioni in qualche precedente edizione del Concorso.
Per tali motivi la Giuria ha ritenuto di ridurre, rispetto a quanto previsto
nel Bando di Concorso, il numero dei premi da assegnare.
Concludo, sul punto, ribadendo quanto già ebbi a suggerire nella relazione dello scorso anno: vedano gli organizzatori del Concorso le ragioni
di questa, per così dire, flessione partecipativa da parte delle scolaresche.
Chi scrive e tutti i componenti la Giuria si augurano il ritorno all’entusiasmo delle precedenti edizioni.
Deve essere infine messo in evidenza (e ciò ha da valere per tutti) che la
differenza di punteggio tra le poesie premiate e quelle segnalate o menzionate, è veramente esigua ma, alla fine, come in tutti i concorsi, bisogna
fare delle scelte, ragion per cui nessun partecipante al Concorso deve sentirsi penalizzato attesa l’imparzialità di giudizio di tutti i componenti la
Giuria che propone, per la prossima edizione, un allargamento della forbice di valutazione assegnando un punteggio da 1 a 10 e non più da 1 a 5.
Propone ancora la Giuria di porre, nel Bando di Concorso, un limite di
lunghezza delle poesie presentate, limite che viene indicato nel massimo
di 40 versi.
Da ultimo un caloroso “in bocca al lupo” a tutti i partecipanti che nulla
hanno ricevuto quest’anno perché abbiano a conseguire appaganti risultati nella prossima Edizione.
LA GIURIA
Castelletti Bruno poeta e Presidente della Giuria
Campi Elvio insegnante di scuola superiore e artista
Gatti Luciana scrittrice, poetessa
e Cavaliere al merito della Repubblica
Lovato Odilla insegnante di scuola primaria
Morandini Grazia insegnante di scuola superiore
Zoppei Elisa scrittrice e poetessa
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4
SEZIONE BAMBINI
CONCORSO A TEMA LIBERO
5
1° POESIA CLASSIFICATA
VOLI DI FARFALLE
Si librano …
E come d’incanto
mille scie colorate
dipingono l’aria.
Volteggiano, si rincorrono,
danzano, planano
alla ricerca di nuovi
inebrianti profumi.
Meraviglie della natura,
simboli di grazia
e di libertà,
infondono tanta serenità.
Braggio Dafne - Cordioli Gabriele
Rambaldo Giulia – Sassu Davide
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe V^ A di Valeggio sul Mincio
Nel volo lirico delle farfalle si innesta il volo della poesia sulle
ali della fantasia.
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2° POESIA CLASSIFICATA
L’AMICIZIA SPETTACOLARE
L’amicizia fa brutti scherzi
risolverli non è un problema !
Facciamoli volare in cielo con allegria e felicità.
Vorrei essere un gigante e portarti sulle spalle,
vorrei essere un delfino e portarti sulle pinne,
vorrei essere un’aquila e portarti sulle ali,
ma sono un amico e ti porto nel cuore
così potrai camminare, nuotare, volare verso la strada
della gioia.
L’amicizia vera, bella
come una rosa, delicata
come una carezza
recuperare potremo.
Filtra il sole nei nostri occhi
sguardi profondi su volti sereni
appaiono i nostri amici
più fedeli e sinceri.
Remelli Sara – Locatello Laura
Mazzi Mirco – Cordioli Lorenzo
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe V^ B di Valeggio sul Mincio.
Pensieri di spessore poetico profumati di veri slanci positivi
verso il valore dell’amicizia.
7
3° POESIA CLASSIFICATA
SOFFIONI DANZANTI
Nei verdi prati
spumeggiano soffici nuvole:
sono i soffioni
che regalano tante emozioni.
Gioiscono dal vento cullati
ed ecco in volo
uno sciame di semi ovattati.
Come leggere ballerine di cristallo,
danzano sfiorando il magnifico sole giallo
ed io guardo incantata
quella strana nevicata.
Vorrei essere un soffione
per vivere ogni giorno
una nuova emozione.
Barbazza Irene – Dejana Laura
Locatello Tommaso – Marinelli Matteo
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe V^ A di Valeggio sul Mincio.
Immagini poetiche stupende espresse in versi ricchi di musicalità.
8
EX EQUO 3° POESIA CLASSIFICATA
MUSICHE PRIMAVERILI
Nel cielo azzurro
danza la musica,
leggera come il vento.
Lassù incontra un uccellino
che la saluta
con un leggiadro cinguettio.
La brezza primaverile
vibra come un violino,
con note armoniose dai mille colori.
Squillano festose le campane,
mentre un ruscello, dalle acque cristalline,
mormora allegramente.
Il dolce concerto vaga nell’aria
e accarezza delicatamente
i vellutati petali.
E noi cantiamo
insieme alla natura
gioiose melodie.
Albertini Tomas – Cetojevic Chiaraluna
Pizzini Chiara – Speri Pilar
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe V^ A di Valeggio sul Mincio.
La primavera è poeticamente cantata in un concerto di versi in
gara con le note musicali
9
MENZIONE
LA PACE
La pace è l’abbraccio avvolgente di mamma e papà
è una tiepida pioggerellina
è il blu del mare d’estate
è il dolce canto degli uccelli
è il rilassante rumore delle onde
è una lucciola che rischiara la notte
è l’allegria dello sguardo di una persona cara
è il rosa dei fiori di pesco
è l’amicizia
è il sudore dopo una gara
è il profumo dell’aria in primavera.
La pace è una famiglia a passeggio nel parco.
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe III^ D di Valeggio sul Mincio.
Poesia che illumina il mondo della pace attraverso occhi incantati di fanciullo che sa dare un senso alle piccole / grandi cose
della vita.
10
MENZIONE
PESCHI IN FIORE
Primavera, non ti rendi conto
di quanto triste è il mondo,
ma quando arriverai
tutto rallegrerai.
Le mani dei peschi aprirai
e in una rosea aurora
la campagna avvolgerai.
In quell’immenso cielo incantato
petali rosa chiaro, rosa intenso,
rosa perlato …
la dolce brezza accarezzerà.
E come per magia,
le danze prenderanno il via,
così scomparirà ogni malinconia.
Fiorillo Andrea – Remelli Beatrice
Remelli Julian – Truta Annamaria
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe V^ A di Valeggio sul Mincio.
Poesia gioiosa e coinvolgente che saluta con accenti poetici l’arrivo della primavera.
11
MENZIONE
POESIA DELLE NUVOLE
Nuvole dolci,
dolci come zucchero filato,
morbide come cuscini.
Dalla più piccola alla più grande
con tante forme,
dinosauri - draghi - usignoli e
cammelli con tanti passeri
e un gigante prato fiorito
nuvole che assomigliano a farfalle, stregoni e giganti scarponi.
Becchi di piccioni e denti di leoni
fanno dei grossi nuvoloni
col colore del pelo dei gattoni
con gli occhi da dragoni.
Dolci nuvole,
aiutatemi a sognare
perché un bambino voglio restare.
Alessandro Magalini
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe V^ B di Valeggio sul Mincio.
Poesia scelta per le poetiche immagini che aiutano a sognare.
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MENZIONE
LA PACE
La pace è la fragranza del pane appena sfornato
è il giallo del sole d’estate
è una dolce caramella
è l’allegro sorriso di un bimbo
è preziosa gioia di vivere
è un caldo abbraccio
è il battito delle ali di una farfalla.
La pace è la mia famiglia
che mi vuole bene.
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe III^ B di Valeggio sul Mincio.
Bella e luminose le immagini poetiche della pace che toccano gli
occhi e il cuore.
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SEZIONE BAMBINI
CONCORSO A TEMA
“VIVERE LA LIBERTÀ”
14
1° POESIA CLASSIFICATA
LA LIBERTÀ
Sono uscita da un recinto
Che giaceva nel mio cuore
Senza amore.
Il vento mi ha spinto verso la libertà
Che stava là ad aspettarmi
Ma senza la speranza di trovarmi.
Ho corso per mari e monti
Per trovare la felicità,
ma in realtà mi serviva solo un po’ di libertà.
Victoria Karol Trettene
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe IV^ A di Valeggio sul Mincio.
L’anima fanciulla viaggia nei cieli della libertà librandosi in versi poetici in corsa verso la felicità.
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MENZIONE
QUESTO SONO IO
Io sono pieno di libertà
quando sono all’aria aperta
e mi rotolo di qua e di là.
Sono come un sol rotondo
che accoglie in sé tutto il mondo
in un grande girotondo
di libertà che si espandein tutte le città.
Cordioli Francesco e Donà Riccardo
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe III^ A di Valeggio sul Mincio.
Parole che giocano in un felice girotondo di libertà.
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MENZIONE
GIOCO
Gioco: corro, salto, tiro, urlo,
gli occhi sono colmi di gioia,
il cuore mi batte forte forte,
le guance diventano rosse,
sembrano un frutto maturo bagnato di pioggia.
L’erba sotto i piedi è un tappeto verde,
mi butto per terra e guardo l’azzurro lassù:
piccoli giocosi si rincorrono in cielo.
È come se volassi insieme a loro.
La brezza mi accarezza e il sole mi invita a ripartire.
Siamo cuccioli, giochiamo !!
Dejana Paolo e Scandola Alessia
Scuola primaria “Carlo Collodi”
Classe III^ A di Valeggio sul Mincio.
I versi giocosi esprimono tutta la gioia di vivere.
17
SEZIONE RAGAZZI
CONCORSO A TEMA LIBERO
18
1° POESIA CLASSIFICATA
CORAGGIO
Coraggio vuol dire molte cose,
chiedere scusa a persone a cui si è fatto un torto
essere disposti a perdere una parte di sé,
per aiutare gli altri.
Come un raggio
Che ha il coraggio,
di lasciarsi il sole dietro sé
e si sacrifica,
perdendo la sua essenza di raggio,
ma diventando luce,
per noi.
Ghirlanda Luca
scuola Don Nicola Mazza, Verona.
Componimento poetico intenso di significato coerente con immagini di rara forza espressiva.
19
MENZIONE
DOLCE MARGHERITA
Tu sei Margherita
Tu sei la grande storia della mia vita
Tu sei il mio amore
Tu sei il bene che ho nel cuore
Tu sei un sentimento da provare
un dolce profumo da respirare.
Sei forte come uno scoglio sulla riva del mare,
che dalle onde si fa cullare.
Con te non esiste il dolore,
un tuo abbraccio ed ecco il buon umore.
Io e te la luna a rimirare
con gli occhi sognanti a fantasticare.
Sei la stella guida dei miei pensieri
che guardano il domani e mai l’ieri.
Adel El Khair
Scuola secondaria “Jacopo Foroni”
Classe II^ E di Valeggio sul Mincio.
Poesia che si fa canzone piena di ritmo e di brio.
20
MENZIONE
VOGLIA DI AMARE
La vita è fatta così,
prima le cose te le dà e
poi te le toglie.
Si, tutto, ma non questo:
la voglia di sognare,
la voglia di cantare e
la voglia di amare.
Tiengo Nicole
scuola Don Nicola Mazza
Classe II^ A di Verona.
I versi ritmati mettono la voglia di essere in sintonia con la
vita.
21
MENZIONE
L’AMORE NON SI CREA
L’amore non si crea, l’amore si vive,
l’amore fa riflettere;
e può anche far cambiare una persona.
Un uomo senza amore è come la luna:
senza il riflesso del sole non può brillare,
è persa come una barca nel mare.
È solo un satellite che se ne sta lì
A girare attorno ad un mondo che può insegnare di tutto.
Tranne l’amore perché
L’amore non è un oggetto
Non puoi imparare come si costruisce;
l’amore se si è fortunati da trovarlo,
lo si segue.
Mantovanelli Emma
scuola Don Nicola Mazza di Verona.
Immagini originali espresse in versi liberi musicalmente orecchiabili.
22
MENZIONE
QUANDO IMMERSA
Quando immersa
Nella calda vasca bianca
Mi giro e rigiro
In quella totale apnea
Penso a quell’acqua
Che mi circonda
Mi sovrasta.
I capelli si gonfiano e
Come per uno strano incantesimo
Emetto bolle dalla bocca.
L’acqua calda dà piacere sulla pelle
Che cerca di nuotare come un pesce.
Penso di poter essere quello
Che voglio e respiro
A fatica, ma l’apnea mi dà
Gioia.
Girelli Anna
scuola Don Nicola Mazza di Verona.
La poesia si snoda nella trama dei sensi chiamati a partecipare
alla gioia di sentirsi vivi.
23
MENZIONE
... SOLA
E scrivo leggermente,
con la penna in mano
questa poesia, la mia biografia.
Parole comprensibili
mi affollano la mente
poi le poso sul foglio
delicatamente.
Il soffitto pien di muffa
il pavimento antico
io scrivo attentamente
questo piccolo libro.
Sola nel silenzio,
rileggo le rime,
chiudo gli occhi per non soffrire
La lacrima scende,
fino alla guancia,
un breve sentiero
che lentamente lascia.
Lacrima,
limpida ed infinita,
rabbiosa e sconvolgente
che segue
i giorni, i mesi, gli anni
che ci separano
dalla fine.
E capisco ormai
che quel che resta
è questa vita spietata
vissuta da sola.
Claudia Bichis
scuola secondaria “Jacopo Foroni”, Valeggio sul Mincio.
Emerge nel giovane poetare dell’autrice una prospettiva di disagio. Viene disegnata con mano delicata per non disturbare il
silenzio della solitudine, vergando la pagina e la guancia con
una lacrima indefinita, “limpida… e sconvolgente”.
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SEZIONE RAGAZZI
CONCORSO A TEMA
“VIVERE LA LIBERTÀ”
25
1° POESIA CLASSIFICATA
VOLO
Volo, libera come una colomba
Nel cielo altissimo
Con le mia candide piume bianche
Che si rispecchiano nell’acqua.
Come figli della libertà
Andiamo verso il nostro rosso patibolo
A lottare per una terra
Che non potrà mai essere nostra.
Seduta su uno scoglio in mezzo al mare
Con i capelli che vengono attraversati dal vento
Cerco di scorgere una lontana libertà.
Come il pensatore
Io sono qui, sola fra tutte, a cercare
Una lontana libertà.
Girelli Anna
scuola Don Nicola Mazza, Verona
Liricamente impostata e ricca di profondi significati la poesia è
pervasa di un’ansia di libertà inappagata.
26
MENZIONE
STRA ORDINARIO
Ti fermi, seduto
su quella sedia sgangherata e solitaria,
per sfogare il tacito tumulto dei tuoi pensieri.
Tendi un orecchio e ascolti
la tua mente trascinarsi pigramente
come gli pneumatici sulla via,
incespicare, cadere, rialzarsi
e cambiare rotta,
come una piccola creatura
che muove il primo passo verso il mondo.
Cos’è la libertà?
La libertà non è parte di te, piccolo uomo,
no, cosa ne sai tu,
schiavo del profitto e della tua vita,
da cosi tanto tempo?
Puoi immaginarla
come quell’esule rondine che si libera nel cielo,
la vedi nell’acqua di quel ruscello
che scorre agile tra i massi,
quanto la ragione tra le tue dita.
La puoi sentire nel soffio
della brezza gelida che ti graffia le gote,
ma sarà sempre qualcosa in più.
Quindi, piccolo stolto uomo,
soffermati a rimirar l’orizzonte,
soffermati a bramare
quella virtù che tutti desiderano,
ma che nessuno tenta mai di afferrare, e ricordati
che solamente chi non teme la morte
la potrà conquistare.
Mezzani Alice
Istituto Don Allegri
La poesia rivela un pensiero maturo didascalico di poeta in cammino per conquistare nuove mete.
27
MENZIONE
VIVERE LA LIBERTÀ
Che cos’è per noi la libertà?
Fare quello che vogliamo;
e che cos’è la libertà per lui,
maltrattato e disprezzato?
Fare qualcosa che non sia sottomettersi.
E noi come la viviamo?
Trasgredendo;
e se lo fa lui?
Niente, perché mai lo farà.
E noi cosa facciamo per aiutarlo?
Niente;
e lui che fine farà?
Nella spazzatura, come tutto quello che non ci riguarda.
Tiengo Nicole
scuola Don Nicola Mazza
Classe II^ A di Verona.
La poesia lascia un messaggio dalle tinte scure che talvolta risponde alla realtà di chi ama la libertà.
28
MENZIONE
IL SOGNO
Io guardo e ammiro il blu
pensando di volare, di scappare sempre di più
di correre senza mai una fine
e per la prima volta di poter scomparire,
come una barca navigano i pensieri miei
contenuti in quella perla che in mano tenei.
Io sogno di vedere sul limpido mare carezzato dal sole
un fittissimo e delicato mazzo di viole,
di esser nell’acqua libera come un pesce
dice una tartaruga che dal guscio non esce,
bramo di essere un libero gabbiano
e dissolvermi come il sale in mano,
spensierato come un gaio bambino
ed avere la gioia di un uccello canterino,
vorrei su un lago poter planare
ed infine il mio mondo poter osservare.
Adel El Khair
scuola secondaria “Jacopo Foroni”
Classe II^ E Valeggio sul Mincio.
Bella poesia che tra le rime racchiude vivi aneliti di libertà.
29
SEZIONE GIOVANI
CONCORSO A TEMA LIBERO
30
1° POESIA CLASSIFICATA
SCENDE LA SERA
Scende la sera su un paesino di campagna,
solo l’acqua sulle strade è rimasta, ristagna.
Non un rumore, un sussurro, una voce,
solo la pioggia dalle grondaie scende veloce. Con
il suo tintinnio, una goccia, un minuto, scandisce il
tempo che corre, silenzioso e risoluto. Come
piccole stelle, ormai consumate,
i lampioni illuminano figure offuscate.
Scende la notte nel paesino di campagna,
la pioggia si è fermata e tutta l’acqua ristagna;
è scesa la notte nel paesino, sulla sua erba,
ma nessuno è ancora sveglio, nessuno lo osserva.
Lonardi Sofia
1^B Liceo Medi, Villafranca di Verona
Il poeta posa il suo sensibile sguardo sul quadro che ritrae un
paesino di campagna bagnato dalla pioggia, forse cercando che
non scompaiano le pennellate stese a fissare quel paesaggio
nell’indifferenza immobile, sui cui l’unico tintinnio è quello
delle gocce.
31
MENZIONE
LA VITA
sono speciali
composti
da cadute
pianti
e ferite al cuore come una
tagliente,
[lama
ma l’importante è
sapersi rialzare
e vedere un nuovo
orizzonte,
una nuova alba.
La vita è come un fiore
nasce
cresce
e muore.
Nella vita bisogna
apprezzare ogni
attimo,
perché se
non c’è
attimo non
c’è vita.
La vita è composta da
passato
presente
e futuro
come foto appese alle
pareti.
La vita continua
come una giostra
che continua a girare,
al centro di una piazza
con i bambini
che guardano
e vogliono salire
senza conoscere
i lati oscuri
della giostra.
La vita è un insieme
di attimi
che scorrono,
come l’acqua di
un torrente.
Gli attimi della vita
Sara Titoni
Classe II^D ITC “Ettore Bolisani”,
Villafranca di Verona
La poesia tratteggia compiutamente il percorso della vita, visto
nel roteare di una giostra, nello scorrere dell’acqua in un torrente, nell’immaginare trabocchetti di difficoltà, da allontanare con
vigoria volgendo instancabilmente verso un orizzonte nuovo.
32
MENZIONE
PIOGGIA
Pioggia.
Anime disperse che cadono dal cielo.
Sbattono a terra, frantumano la loro immagine.
Cadono perché sono troppo pesanti.
Cadono perché sono colme di peccati, di dolore.
Sono anime pesanti, sono anime impure.
Mandate qui perché non meritano di volare.
Mandate qui perché non si sono pentite.
Cadono a terra, si rompono
Come anime sperdute.
Fanno rumore, è un grido silenzioso della Natura.
È l’urlo di dolore del mondo che le deve accogliere.
Ce ne sono troppe,
Lo stanno distruggendo.
Il loro peso di rimorsi opprime la purezza naturale.
Pioggia.
Lacrime del cielo per noi uomini.
Lacrime del tuono per la rabbia
E la tristezza di aver perso tutti i suoi figli.
Lacrime pesanti di disperazione, colme di impurezza.
Lacrime del cielo.
Anime sperdute.
Piogge brevemente lunghe.
Pioggia.
Cavazza Erica
III^ A Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona
È un’accusa forte quella lanciata da questa poesia contro un gravame di coscienze che cade e si sbriciola deturpando la purezza. Si immagina il tutto come una pioggia greve sulla coscienza della terra.
33
MENZIONE
BARCONI DI FUOCO
Muri d’acqua
sprangano le uscite.
Vendiamo a Caronte
care le nostre vite.
Siamo all’Inferno,
le ali al Falso paradiso.
Attendiamo angeli ribelli
esigenti il nostro grido.
Perché, Noi
vagammo molte notti
in cerca di salvezza,
ben sapendo che Libertà
spesso rima con Tristezza.
Marta Armigliato
III^ M Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona
Il giovane poeta con l’asta di parole stringate spranga la porta
della speranza, nella consapevolezza della lotta perenne in cui
si divincola la fatica di vivere, una volta che si sale sulla barca
tra flutti di “fuoco”.
34
SEZIONE GIOVANI
CONCORSO A TEMA
“VIVERE LA LIBERTÀ”
35
1° POESIA CLASSIFICATA
VIVERE LA LIBERTÀ
Ti sei visto in uno specchio,
riflesso di anime deviate.
E ti ci sei immerso dentro,
reduce di vite passate;
perché la vita camminava lontano da te,
in questo mondo senza Premi.
Eppure un giorno
hai deciso di spiccare il volo,
con le catene strette ai piedi
ed il cuore in un pugno solo;
anche se la vita camminava lontano da te,
in questo mondo senza Schemi.
Sei invecchiato molte salite,
sei caduto per lunghe vite,
hai assaggiato molte labbra:
non sapevano che di sale e ortiche;
e intanto la vita continuava lontano da te,
in questo mondo senza Freni.
Tutti quei nomi senza colore da
cui mai hai ottenuto calore.
Hai vinto solo perché eri ultimo, e
ora corri mentre sei livido.
Ma non capisci che la vita cammina senza di te,
che non esiste il mondo per cui Tremi?
Tu hai sorriso nei silenzi,
spacciandoli per emozioni.
Tu sai che la libertà ci rende soli:
perché non puoi mai distrarti mentre Voli.
Marta Armigliato
III^ M Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona
S’addice questa poesia ad uno stato d’animo disincantato, colto
nella sequenza di immagini che corrono lungo uno scosceso
pendio, da cui risulta arduo risalire. Si trasfigura la vita senza
riposare in momenti di speranza, volando con le ali di una libertà improbabile, preclusa dagli eventi.
36
2° POESIA CLASSIFICATA
LA LIBERTÀ
La libertà sta negli occhi di un bambino,
che, in un pugno di monete, non vede del denaro,
ma lo scintillio dorato della luce del mattino.
La libertà sta nei petali di un fiore,
che addolcisce un mondo amaro,
senza paga né vantaggi, solamente per amore.
La libertà sta nel volo di un gabbiano,
che fa nascere un sorriso
nel cuore di un essere umano.
La libertà sta negli occhi di un bambino,
che, durante un temporale, non teme il cielo nero,
ma aspetta con speranza l’arrivo dell’arcobaleno.
La libertà non è ricevere ma donare,
è la forza di scoprire
l’importanza dell’essere e non dell’avere.
La libertà è rinchiusa in ogni cuore,
serve solo aver coraggio
per poterla liberare.
Lonardi Sofia
I^ B Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona
L’abbaglio dell’oro sprizza da questi versi ricolmi di positività.
Si libra la libertà anche nel vortice di un cielo burrascoso verso
la meraviglia di un arcobaleno. Le sue mani generose regalano
fiori di speranza per dare un grato profumo all’impegno coraggioso di vivere.
37
3° POESIA CLASSIFICATA
LIBERTA’ D’ESSER UOMINI
Siamo come polvere nell’aria,
siamo particelle nel cielo azzurro che si perdono tra gli altri.
Siamo molecole di materia sulle quali la luce rimbalza,
donandoci colori di emozioni infrangibili.
Siamo fragili, siamo creature che non si spezzano.
Siamo animali che popolano il mondo.
Siamo individui che distruggono le cose sorridendo.
Siamo esseri capaci di pensare,
e vivere l’intera esistenza in un unico secondo.
Siamo coloro che non imparano dalla storia.
Siamo uomini liberi.
Cavazza Erica
III^ A Liceo statale Enrico Medi, Villafranca di Verona
La libertà viene vista con il lume della consapevolezza in un
rapido andare di sfaccettature. Con il tocco ripetuto sul cuore
si elenca il nostro limite, la nostra percezione, in cui alle volte
sfugge il valore di quanto siamo disposti a perdere. Si coglie che
in un luogo oscuro ai nostri occhi non si legge l’insegnamento
della storia.
38
SEZIONE ADULTI
CONCORSO A TEMA LIBERO
39
1° POESIA CLASSIFICATA
L’ESATTA CRONOLOGIA DELL’AMORE
(con la partecipazione di Mirko Bassi)
Là il colore caldo dei cedri
[a tinteggiare le mani dell’orizzonte
e il silenzio senza odore dei pescatori in attesa,
l’azzurro onesto di un giorno che precede i suoi figli come un padre
e la dolce malinconia che va a braccetto con la bellezza
quando si apre a ventaglio senza tuffarsi mai.
Al primo tornante di salsedine,
quello che apre le porte al paradiso,
[hai rubato un mio bacio
come dalla coppa si succhia l’ultima goccia di Syrah.
Era un bacio a mezzogiorno
sulla linea d’unione tra terra e labbra, mare e cuore,
dove l’orma della carne giunge per tramutarsi in
[criniera di cavallo al vento,
che porta con sé dai grembi di conchiglia il cuore.
Al secondo tornante ero già tuo prigioniero d’amore,
tra arenaria saracena e ciottoli di muschio,
in apertura a precipizio sulla battigia
dove, altri prima di noi, si sono già riversi nella
[sospensione morbida del tempo,
per imprimere anche loro, la promessa. [Tornante dopo tornante,
abbiamo lasciato alle nostre spalle una cronologia esatta di chi siamo
stati per essere chi siamo oggi,
origami di sguardi e carezze,
[un rincorrersi parallelo
dove tintinnano le onde madide di luna [quando il mare canta con noi,
le ligule di zafferano quando sfiorano come dita il cielo,
i fichi che si sposano al profumo viola dei ciclamini al tramonto,
e i sogni che abbiamo seminato insieme là,
nella terra di scogli e sirene,
[di agrumi e poeti,
stagione dopo stagione.
Davide Rocco Colacrai
Terranuova Bracciolini (AR)
Un susseguirsi di immagini, con riuscito gioco retorico, intersecano visioni e suggestioni, impressioni e abbandoni, per scandire
le tappe di una relazione d’amore che si è determinata con passione voluttuosa in svariati e seducenti ambienti naturali.
40
2° POESIA CLASSIFICATA
IL PERDONO
“[…] E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.”
Eugenio Montale: “Meriggiare pallido e assorto”
Promettevi che tutto s’aggiusta. Con la vinilica,
il fil di ferro e pure un abbraccio. Il perdono.
Per quale dolore ci si aspetta risarcimento?
Come se ne avesse elenco o si tirasse a caso,
e si spuntasse poi sull’immaginato inventario,
- un segno e via - passando oltre, assolvendo
da ogni mancanza, riscattando da ogni dovere.
Resteranno il vetro rotto, oltre cui spiare veloci
insofferenti passanti, la lampada esplosa,
i cocci aguzzi disseminati coi versi di Montale,
la paura di non possedere tempo a sufficienza.
Io avrò solamente domande, nessuna risposta
per questo tuo corpo malato, difficilmente riparabile.
Potrò farti da notte, dentro cui vorrai nasconderti,
e per farti inghiottire potrei farmi collo di bottiglia.
Sarai cieco, silenzioso, ebbro di morfina.
Una pioggia dispettosa laverà gli indizi:
mai, mai si potrà sospettare di me,
dopo che ti avrò chiuso gli occhi.
Bruno Centomo
Santorso (VI)
Una situazione drammatica che allude ad una difficile decisione, aspra e
dura per ragioni e comportamento, sensibile e forte per l’amore che la determina. Lo scorrere “oggettivo” delle immagini raggiunge un sensibile e
pregnante esito poetico e provoca un vuoto che rimane irreparabile.
41
3° POESIA CLASSIFICATA
LA VITA MIA
Potrei mai prenderla, io, questa vita e trascinarla per i
[capelli,
sbatterla in qualche angolo buio della città
e lasciarla marcire come immondizia?
Potrei mai schiacciarla contro un muro
cadente di sporcizia e vecchi manifesti
prenderla a calci e farla sanguinare?
Potrei mai immobilizzarla al riparo da occhi altrui
questa vita e violentarla una dieci cento volte
fino a sentirla urlare di dolore!?
La sento lontana eppur così dentro
che quasi il suo respiro travalica le mie narici.
La posso sentire impastare la mia saliva,
bagnare le mie mani e i miei occhi
Ma dica, lei signore, sente nulla? Sente rumori o voci
[uscire da me?
È lei! È lei, lo so!
È la mia vita. Non la conosco, non la vedo.
La sento stridere in questo palcoscenico,
la sento graffiare lo stomaco dentro me!
Mi fa star male mio Dio! Qualcuno mi aiuti!
Dov’è la luce, lei vuole la luce, lei vuole uscire.
Datele una via, datemi una via che io la possa aiutare.
Non so il colore dei suoi capelli e il sapore della sua pelle
ma riconoscerei fra mille la sua voce
e il suo pianto struggente dietro le mie mani
e il suo riso sfrenato dietro i miei occhi.
Ma uditela cantare e gioire per un amore!
Ascoltate le sue bestemmie e le sue preghiere
42
Squartate il mio torace che lei possa fuggire,
andare, volare via, libera di esplodere nel mondo.
Potrei mai bruciarla questa vita?
Appenderla a qualche ponte o dissanguarla dai polsi!?
E dove mai potrebbe scappare sentendosi perduta
[battuta sconfitta.
Dove mai potrebbe trovare un rifugio
se non da me, che mai l’ho vista e mai l’ho toccata
ma che io e io solo conosco
Perché so il suo pianto struggente e il suo riso sfrenato
la sua bestemmia e la sua preghiera.
Resta con me delicata farfalla,
sii le ali dei pensieri miei,
sii tu, per, sempre la Vita mia.
Donati Stefano
Valeggio sul Mincio (VR)
Domande e invocazioni si alternano, in un discorsivo susseguirsi strofico, dove il poeta si rivolge a se stesso, poi ad un generico
interlocutore e infine alla vita stessa, personificata in diverse
suggestioni, nell’urgenza di esplodere e realizzarsi autonomamente. La concitazione arriva alfine a placarsi nell’ultima terzina, con l’intima richiesta di una possibile identità: “Resta con
me ... sii le ali dei pensieri miei“.
43
MENZIONE
POZZE D’AMORE NASCOSTE
Camminare nel vento
che scompiglia i lecci
e soffia dentro gli usci
storie arcane finché
si spegne l’infuocato
cielo sull’ala lenta
d’un astore tardivo.
E già la luna artiglia
stelle tremule…
Cerco di dipanare
inesplicabili percorsi
con la bussola del cuore
ricalcando fresche
tracce sulla rena
di uomini saggi
che mi conducano
lontano dagli spalti
insanguinati,
dalle gorgone orrende
scolpite sulle pietre.
Caparbiamente cerco
pozze d’amore nascoste
per la mia sete
insaziabile di pace.
Danzi Marisa
Verona (VR)
Il poeta ci conduce con sé con la suggestione di immagini efficaci
della natura in un suo cammino evocato fino a notte, quando
la ricerca diventa inquieta e le suggestioni si fanno vivide fino
alla caparbia ricerca di residuali sedimenti d’amore, che possano
alleviare la “sete insaziabile di pace”.
44
MENZIONE
STANNO LE MIE RUGHE
Stanno le mie rughe
a segnare il tempo
I sentimenti più profondi
emergono
si adagiano in esigui spazi
Là dove la lacrima silenziosa
si disperde
Nel mare dei giorni
la mia ora sa di sale
Goccia dopo goccia
cerco di bere la mia essenza
Come onda
sto nel continuo dubbio
Annerisco momenti
che muoiono all’istante
Cerco di tradurre l’anima
coi pensieri
ma è solo un vortice di parole
Confusa dall’illusione
fisso un numero vuoto
in un calendario
mentre io sono già passato
Sono in lotta coi nomi
che etichettano le cose
In silenzio mi plasmo
per ritrovare la mia origine
Ma anche il tempo
non sa e non muove nulla
perché anche lui vive
in un immenso mistero.
Rita Mazzon
Padova (PD)
Lo scorrere del tempo che passa contrassegnato dalle rughe che compaiono. Una sequenza di pensieri lineari scandiscono la ricerca esistenziale
dell’”essenza di sé”, che ha consistenza nel dubbio, trova l’attonita fissità
di un numero vuoto e il mistero del tempo.
45
MENZIONE
MIO PADRE, LA TERRA, IL SUO SOGNO
È pregna la terra d’antichi sudori
dei vecchi miei nonni e di mio padre.
“La patata-diceva- è un dono divino
concesso per noi che calmiamo
la fame, da sempre ai “poareti”
nemica. Ma onesta è la terra e il seme,
che in solchi io spargo, fidente l’affido
alla pioggia, alla neve ed al sole...
che lieta e feconda lo covi la madre
e, fatto virgulto robusto, vi cresca
e rinnovi la vita nelle mie braccia
e nella mia sposa, che aspetta
un nuovo sussulto ridente nel grembo”.
E già primavera allora splendeva
nel pruno annidato ai bordi del campo
e il melo, nei fiori velato di rosa,
rosse fragranze donava all’autunno.
E giugno vestiva di sole le spighe
cullate leggere dal vento e profumo
di pane mio padre sentiva, felice
di nuovi vagiti e del turgido seno.
La neve furtiva fasciava i rumori
e nella stalla d’inverno la gente
contava vicende di fole lontane.
Rivedo mio padre e il suo lavoro,
le mani grandi dalla fatica, il viso
bronzeo tra forti braccia ed il sogno...
di questa mia terra esser padrone
a lungo cosparsa dal suo sudore.
Giuseppe Reversi
Peschiera del Garda (VR)
Il poeta ci affida un canto cordiale di immediata adesione affettiva alla
natura, alla campagna, alla dimensione del passato. Tutto è venato di
un’empatica nostalgia per atteggiamenti, comportamenti e ricordi su cui
l’emblematica figura del padre prende il rilievo di reverente ammirazione.
46
MENZIONE
L’ULTIMO BAGLIORE
Lacrime discrete
di un’alba soporosa di nebbia
segnano i giorni
degli anziani all’ospizio.
Ogni parola oramai
sembra vuota
e priva di significato.
Lunghi silenzi
annegano nel cuore i ricordi
che come scrigno li custodisce.
Ma per la loro anima
il cielo è così azzurro
da non poterlo avvolgere
con lo sguardo.
Poi
l’ultimo bagliore del tramonto.
Giorgio Sembenini
Pastrengo (VR)
Un argomento difficile trattato con sobria e discreta lievità per
“degli anziani all’ospizio”. Una sequenza di immagini in cui un
cielo avvolge ben oltre lo sguardo terreno e un tramonto ha un
bagliore di buon auspicio e di rasserenante conforto.
47
SEZIONE ADULTI
CONCORSO A TEMA
“VIVERE LA LIBERTÀ”
48
1° POESIA CLASSIFICATA
LE CANTILENE DI PAROLE
… non mi ha voluto dire il nome, mendica sul Naviglio,
dice dormire in stazione, dice non sentirsi randagio, ma libero
(non sa se andrà ad Expo 2015, ma ne ha letto sui giornali
dentro cui s’avvolge) …
Quanto valgono le cantilene degli echi
delle nostre parole commiserevoli,
per noi che passiamo accanto, sfioriamo appena
il sipario della tua solitudine?
Ricucite ad ogni più piccola immagine,
ad un tuo sì, al no malcelato, al rammendo
sconsolato e unto del misero attore di tanta esistenza.
Le voci ignare sgomitano,
poggiate ai marciapiedi dove trascini
i graffi d’impazienza, i cartoni rammendati
attorno alla miseria, all’abbandono caparbio.
Quanti ricordi hai messo nel gelo incauto della notte:
paiono cucirsi addosso, farsi toppe, rammendi
per ogni sbrego del cappotto, ogni strappo della vita.
Sono memorie che da tanto non sai più:
bastavano e non servono più!
Chiedi solamente quel po’ di cibo che necessita,
una coperta logora, un palcoscenico di lacrime
che non abbia spettatori. Alla tua recita, intatta, di libertà.
Bruno Centomo
Santorso (VI)
Da un lato “cantilene, echi di parole... voci ignare che sgomitano” di chi
passa e vede un “barbone” che méndica solo l’essenziale necessario per
sopravvivere; d’altro lato “ricordi nel gelo, memorie che non servono” di
chi vuole affermare un proprio tipo di esistenza ai margini, per vivere una
vita che ha dignità proprio nella volontà di affermare la libertà, a costo
di recitarla: immagini simboliche e metaforiche sciolte in un andamento
complesso e una sonorità dura, come il modo di vivere di ormai troppe
persone costrette alla povertà.
49
MENZIONE
PER ELSA
La mano mia non regge la scrittura mi dici rassegnata nel presente
di un letto affiancato dalle sbarre
che dei tuoi voli han tarpato l’ali.
M’inviti a trapassare le pareti
mentre il tuo labbro mormora parole
sgorgate dal tuo cuore di ragazza:
con la mia mano stretta nella tua
mi rammenti i luoghi dell’infanzia
legati a profumi di colline
ed i tuoi versi liberi, sereni
spalancano persino il davanzale.
S’imbevono i miei occhi d’una pioggia
salvifica che parla di poesia
a liberarci oltre la sofferenza
e sorvoliamo cieli smisurati
limpidi sul verde dei prativi:
s’azzurrano d’incanto le pupille
poi fletti il capo, stanca sul guanciale.
Urla sconnesse dalle stanze accanto…
Domani, domani ancora la libertà
oltre queste pareti d’ospedale:
raggiungeremo come rondinelle
il mare immenso della fantasia
amica cara, cara amica mia.
Danzi Marisa
Verona (VR)
Semplice e lineare, il dettato colloquiale sembra suggerire a mezza
voce l’affettuoso e partecipe invito a sopportare gli ultimi attimi di
sofferenza per poi potersi staccare dalla malattia verso una rinnovata
libertà di fantasia.
50
MENZIONE
LA FABBRICA DEL SILENZIO
Non consegnai le mie idee al nemico
né le vele dello sciabecco che mi portava
nelle notti dolenti e dai silenzi inquieti
che spesso mi vennero a cercare.
La pletora goffa di stolti
in camicia di forza aziendale ordinava confini
cappi saldava intorno a regole
diritti divellendo da occhi giovani a metà.
Avevo fucili zoppi a guardia
e assenze sonore a sostegno
quando nubi collose e putridi plotoni
s’adunavano intorno a trappole letali.
Scavai trincee di giorni e di anni
nel tempo che il nemico calcò pugnali
su carte bollate di giustizia
la vita violando con scarponi di viltà.
Resistere è verbo che scolpisce dolore
arrivando alle vene del dissenziente
che seppure con l’albero morso
e il timone insabbiato non smette la rotta
e impara a penare. Dall’alto di questi versi del cuore
li rivedo lontani lontani piazzisti del nulla
arlecchini svestiti assiderati in un lago
refrattario ai valori.
Marchierò la parola lottare sul diario di chi prenderà
la mia penna a venire armando le pagine
con l’ultimo colpo da eternare: la dignità.
Giuseppe Mandia
Perugia (PG)
Una lunga sequenza di immagini concettose, collegate da associazioni analogiche e da una versificazione talora sperimentale, evidenziano un percorso esistenziale combattuto, resistente, lottato, rivolto a
mantenere e ribadirci un valore umano, che deve mantenersi libero da
condizionamenti e limitazioni oppressive: la dignità.
51
MENZIONE
DALLA CIMA
Il cielo s’aprì come un sipario
ed il sole apparve così luminoso
da accendere il paesaggio sottostante
proiettando ombre sommesse.
L’eterea leggerezza dello sguardo
allargava l’immaginazione
penetrando i confini dei sogni.
La mia anima si fondeva nello spazio infinito
costellando d’argento la cupola del cielo.
Era un giorno di addio all’estate
dalla cima di una montagna.
Giorgio Sembenini
Pastrengo (VR)
Immagini snodate con linearità, sinteticamente enunciate, per dare
espansione alla visione naturale che dalla cima di una montagna può
liberarsi e raggiungere così il nostro animo.
52
CONCORSO SPECIALE DI POESIA DIALETTALE
53
1° POESIA CLASSIFICATA
GH’È DE I RICORDI
Gh’è de i ricordi che ancora me incanta...
come el sbrissiar de i fili de lana su le quatro uce de i feri da calsa
che i parea zugar, tra i diei de me mama.
E intanto la gata co’ la coa alta la se strussiava tra ‘na carega e l’altra
slargando i oci giali come ori fin che i ponti i parea ‘ndar da par lori.
Gh’è de i ricordi che ancora me toca...
come el tenaro s-ciocar de la so boca,
nel baso de la bona note, dopo averme combinà le cuerte
e serà i scuri de le finestre.
E intanto la campana de la ciésa
dondolandose come en te ‘na cuna
la ciamava en sèna la bela luna a intonarme la nina nana.
Gh’è de i ricordi che ancora me improfuma...
come el boior de la lissia co la so s-ciùma,
la voia de moreti de ligorissia l’udor del brusin del late che va de sora.
E intanto la vanilina vanitosa
la imboressava i brufoli de la sbrisolona,
fin che el cucù el saltava fora a descantar el tempo, de ora en ora.
Gh’è de i ricordi che ancora me comove...
come el fià su i veri quando piove,
l’alba ,el tramonto, vardè par la prima olta
e le orassion... dite a pian,a pian, fin che nissun me scolta.
E i è sti ricordi ,che me iuta,
che me iuta a capir, che la vita bison vivarla, vivarla tuta...
Anita Peloso Vallarsa
Arcé di Pescantina (VR)
I ricordi sono un marchio indelebile sul pulsare dei giorni e s’intrecciano in uno spazio privilegiato di materne premure scandite da un
orologio a “cucù”. Fronteggia, la poesia, la serena bellezza di un tempo
percorso lungo i sentieri familiari con la dinamica coscienza d’assaggiare fino in fondo il sapore aspro e pur sapido della vita.
54
2° POESIA CLASSIFICATA
SERCO
Mi; che camino co scarpe grosse,
stonarea se cercasse parole,
grande, sgionfe de saver.
Mi vao a la zerca
par le stradele de la me contrà
parole da late, s-cete, che sa da bon,
e drento le piasse de la me sità,
fole de storia, de batalie e de amori,
drento ’n te i veci vicoli,
vece parole, che le possa
ricordarme cossa l’è l’onestà.
Serco drento a le cese grande, la belessa,
e in quele minude, s-ciarade apena
da qualche lumin; novene e orassioni,
e adrio le rive de ‘l me Adese
sgoli libari de cocai,
che i porta fin a le porte de ‘l cèl,
sogni che no i è boni de ciapar ‘l volo.
Serco silensi drento ‘l bosco, là in colina,
silensi che spande armonie e profumi,
e tra le onde del me lago besbei de sinfonie,
drento casa serco; calor, amor, teneressa
e na piova de parole,
imbombeghè de poesia,
par sorarme stà sé, che me brusa l’anema.
Anna Maria Lavarini
Verona (VR)
I versi poetici, in un paragone di sfida nella stanza profonda del
cuore, cercano luoghi di luce e armonia, ombre intime di chiese e
il librare di bianche ali sull’Adige per portare in alto i sogni smarriti in uno stanco ciabattare. All’ambiente di città si contrappone
l’abbraccio del bosco in una collina che succhia i riflessi del lago.
55
3° POESIA CLASSIFICATA
LAVANDARE DE UN TEMPO ANDA’
Prima ch’el sol basasse i campanili
le lavandare descantava i borghi
nel strapegàr de sòcoli e savate
urtando scariolade de ninsoi
da imbruschinar de lena su le brèle
postade tra ‘l stomego e le piere
par tégnar bota a l’Adese imbissà
che ‘l resentava a stento brassi e cor
imbombeghè de crussi e de fadighe.
Lavandare che parfìn su l’alzaro
fiolava co’ ‘na strusa moia in boca
a stuàr el sigo ultimo missià
a quel riciamo alegro de cocài,
lavandare in sentòn su quei giaroni
co’l sen desquerto invenà d’amor
e passiensa a nutrir l’ultimo nato.
Lavandare piturè con quei sorisi
busiari su la tela del Da l’Oca
e par sfondo ninsoi destesi al vento
come bianchi sogni s-gionfi de gnente
sensa oridèl e sensa tramadura
nel rifar verso ‘l disnàr la strada
in pressia a brustolàr polenta e àme
co’ i pié missi e ingiassadi de realtà:
lavandare sbasìe de un tempo andà.
Danzi Marisa
Verona (VR)
È forte l’impeto che imprimono i colori della poesia sulla tela della
realtà di un tempo, quando le lavandaie mettevano le mani gocciolanti di fatica sul seno per allattare l’ultimo nato.
Compensava un giorno trascorso sulla ghiaia della riva una fetta
di polenta abbrustolita, da intingere nel succo di un verseggiare
accorato e consapevole.
56
MENZIONE
L’OSTARIA
Cica in boca, e un bicer de vin,
in meso al fumo siga i xugadori,
briscola, scopa, trisete o spaentin
co le carte in man i ostia fra lori.
“Torna se busso!” “Ciapa sempre i ori!”
“Dame un carico no voi el scartin!”
“Tendi ‘sa i missia che i è metidori!”
“No sparigliar se no nemo in casin!”
L’ultima carta la toca la tola
e na rebolgia taca in ostarìa,
catii ci perde fra lori se sgola
tirando a le olte calche rasìa:
“Te sì un bon da gnente, torna a scola,
par colpa tua s’à perso sta partìa!”
Tempo che na falìa
se mola al sole, dura la sfuriada:
“Dai Toni! Missia che ghe den la biada!”
Italo Dal Forno
Illasi (VR)
Sonetto caudato nel quale il poeta, con brio ed immagini efficaci,
descrive i rimbrotti di un giocatore nei confronti del compagno
nel gioco delle carte in osteria, rimbrotti che, alla fine, si risolvono
nella pacificazione e nel desiderio di rivincita. La scrittura, corretta per il resto, non può essere condivisa per quanto riguarda la
parola “xugadori” anziché “zugadori”.
57
MENZIONE
FIN L’UTLIMO SCAURIO
Toh, el m’à tapà de jeja incupìa
l’autuno infassà da le borane,
i pensieri ciapa siera stravanìa,
dal sguelto revegner de le stimane.
Onbre rùsteghe fa trista conpagnia
ai me magoni nel scartabelare
fra le zojose pagine voltà via
che recorda gran vodi da colmare.
Magre speranse s’intersa a giro
refolà da bave che no consola,
sol la pase del scrìvar dà respiro
ai crussi ch’incateja la me fola
fin l’ultimo scaurìo tegnù in tiro
dal dir che se vive na volta sola.
Vittorio Ingegneri
Noventa Padovana (PD)
In questo sonetto, per quanto “irregolare” (le rime nella seconda
quartina non sono totalmente uguali alle rime della prima quartina), il poeta descrive, con buon andamento ritmico e belle immagini, l’inarrestabile scorrere del tempo e la consolazione che gli
deriva soltanto dalla poesia.
58
MENZIONE
‘NA SERA EN FILO’
Jè le siè de la sera, d’en dì de genàr,
oramai n’di camp no ghè pu gnent da far.
En sul fogolar se bruza el stagnà
ch’el pioa o ch’el fioca, edarema domà.
La mama la parecia i piac’ e i bicèr,
el popà el ghe dà la foia ai caalèr.
Mi, da boceta, sera sempre n’di pè,
la nona la ostiàa dizendo:”Sta ndrè!
Se salta le sbrofe, la polenta la scota,
alora te pianze e el nono ‘l te cioca!”.
Finida la sena, scomensia el filò,
se va n’dela stala, altrochè trevisiò!
Fora ghè en nebiò da taiar col cortèl,
entant se presenta el prim filosèr.
I omegn i discori de ache e de tera,
i veci, envesse, i ricorda la guera.
La mama la rìa, co’n pècher de vì:
“Bona sera, scaldeve, beìne en gossì!”.
I cioca ala porta, se slarga el filò,
e la nona cole uce la slonga el maiò.
Tra cicole e ciacole, proerbi e nduinèi,
ci no dormi al pu prest, el mandem par famèi.
Zughi de briscola, mora e trisèt,
rìa l’ora par tuc’ de nar en del lèt!
Vittorio Bertaiola
Valeggio sul Mincio (VR)
Il poeta descrive, in dialetto valeggiano, con autentica partecipazione emotiva e con immagini molto efficaci, una sera di gennaio
dei tempi andati. È quadretto ben riuscito che la Giuria ha molto
apprezzato.
59
MENZIONE
CIAO POETA
El s’à fato muto
el to parlar.
Nuvole grise
le à cuertà el to paese
fato de poche case pitoche.
È restà la to poesia
che ingorda de speransa
la me gira ‘n torno
su na giostra de ricordi.
E la me se fraca
ne le pieghe del cor
ensieme ai giorni più bei.
Sul leto dei prè
mace de fiori
i spetarà par gnente
el canto
che l’è partio con ti
en serca de ‘n cel.
En cel più grando.
Giorgio Sembenini
Pastrengo (VR)
Lirica semplice, ma intensa nella quale vengono espressi sentimenti di grande ammirazione e di rimpianto per la scomparsa di
un amico poeta. Corretta la scrittura in lingua veronese.
60
MENZIONE
LA RACOLA
Na matina, fin che fasea scola,
se presenta a l’us na maestra en pensiò,
na cara dona che prima de nar fora
la gavea ensegnà anca a me fiol.
“Desturbo?” la domanda con far prudente.
“Ma va là, figurate!” mi ghe rispondo
e tutta la piassa la denta silente,
dato che el noo l’encanta anca el mondo.
Cossì la ven dentro e la saluda i puteleti,
sprissando entusiasmo da tuti i so’ pori,
po la me ven visin con gioiosi passeti,
con la promessa de enpiener i cori.
“T’ò portà na roba par el me putì!”
e, cavando na racola da la so sporta,
la le meti en mostra de parte a mi.
Boche verte entorno, ma ciacola morta.
“Nata da le mane de ‘n artesà, me amic,
fresca de intaio e de legn profumada,
l’è en regal sincer de ‘n artista!” la dis.
E pian pian la matassa la ve dipanada.
Delicata, da man a man, la me le passa,
‘sta picola fiola de tanta pasiensa,
come se la fuse de porcelana na tassa,
con dentro ancor no sò quala sostansa.
“El set cosa l’è?” la me domanda.
“El so cosa l’è!” ghe rispondo mi,
tra le face encredule de la me banda,
ma no sò parchè la tendi ‘sto fil.
E a chel punto, du brilanti par oci,
61
la scomensia:”Na olta che gaveen gnent,
barete storte e desquerti i zenoci,
ne godeen depù de ades tanta zent.
D’istà e d’inverno, sensa pensieri,
vestidi de aria, facì birichin,
faseen cantar le racole, liseri,
girandole forte opure a pianin.
L’ era el pu bel zugo de tanti puteleti
tacar storie ai giri de sto ingranagio,
musica e canson de naontri poareti,
pensieri, speranse e sogni de coragio.
E al Vendri Santo, canpane ligade,
par rispeto al Signor, morto en cros,
naseen tra le case co le raganele leade
a ciamar tuti a pregar, compresi i balos”.
Quando la se ferma, però, en po’ la sospira,
parchè la sa che de la so vita, ‘sta puntada,
trabocante de corse e de vento che tira,
l’è za stada trasmessa e no la sarà replicada.
E dopo la zonta con aria implorante:
“Dighelo, sèto, dighelo al me scolar,
a lu che l’è ancor da la sera distante,
parchè quel che è stà, nol sia desmentegà!”.
E mi la ringrasio, a parole e dentro de mi,
parchè, par tramandar en toco de storia,
tra tuti, caro fiol, l’à pensà proprio a ti,
fato custode de na presiosa memoria.
Tosoni Lavinia
Valeggio sul Mincio (VR)
Di questa poesia in dialetto valeggiano, per verità un po’ troppo lunga, la
Commissione Giudicatrice ha voluto premiare il ricordo di un arnese (la
racola) ormai non più in uso e che i nostri giovani neppure conoscono.
Traspare, nei versi, il rimpianto e la sottile nostalgia per il tempo andato.
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Indice
Sezione Bambini
Concorso a tema libero
Concorso speciale a tema
5
14
Sezione Ragazzi
Concorso a tema libero
Concorso speciale a tema
18
25
Sezione Giovani
Concorso a tema libero
Concorso speciale a tema
30
35
Sezione Adulti
Concorso a tema libero
Concorso speciale a tema
Concorso speciale di poesia dialettale
39
48
53
finito di stampare
nel mese di maggio 2015
da articolor, verona
www.articolor.it
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