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arriva l`estate unghie perfette arriva l`estate unghie perfette

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arriva l`estate unghie perfette arriva l`estate unghie perfette
MARZO 2016
ARRIVA L’ESTATE
UNGHIE PERFETTE
2 nuovo laser verde
2 universo femminile
Per salvare prostata e cuore Ginecologi a confronto
Abbinamento gratuito con il 2 più infermieri
Meno rischio di morte
ogni ultimo mercoledì del mese • www.azsalute.it
facebook.com/azsalute
editoriale
Trasporti neonatali
per le emergenze in Sicilia
di Carmelo Nicolosi
n
ello scorso numero
di febbraio, abbiamo
pubblicato una nota
della Società Italiana
di Neonatologia (SIN).
Purtroppo, conteneva notizie non
aderenti alla realtà. Ma chi non si fiderebbe di un comunicato di una
Società scientifica?
La SIN riferiva “da dati emersi al
2015” di un’indagine sui centri attivi sul territorio nazionale di Servizi
di Trasporto Emergenza Neonatale
(STEN) e metteva la Sicilia tra le regioni in cui il Servizio non era completo. Sbagliato. L’Isola ha un’ottima
rete dedicata non solo al trasporto urgente del neonato, ma anche a quello delle madri (Servizio di trasporto
emergenza materna - STEM), sistema di trasferimento di una paziente
con gravidanza a rischio che necessita di cure ad alto livello di complessità per sé o per il feto (o per entrambi), non erogabili nel punto nascita
nella quale si trova.
Teniamo a precisare come, proprio il Servizio di Trasporto di emergenza materna siciliano abbia salvato, di recente, nel giro di 15 giorni, ben due mamme e rispettivi nascituri. Il primo caso a Troina: placenta previa centrale accreta. In altri termini, non si stacca dal corpo
dell’utero, fenomeno che provoca
emorragie anche gravi. Scatta la rete di emergenza. Il medico dell’elisoccorso la prende letteralmente
in braccio, la carica sull’elicottero e
la trasporta in pochi minuti alla ginecologia e ostetricia dell’ospedale Umberto I di Enna, Centro di riferimento per le gravidanze ad altro rischio e per le emergenze ostetriche e ginecologiche, anche per le
province di Caltanissetta e Agrigen-
to. “Ancora 20-30 minuti e sarebbe
morta”, spiega Ettore La Ferrera, direttore della ginecologia e ostetricia
dell’ospedale. “Il quadro era drammatico. La donna era in un lago di
sangue – continua La Ferrera – abbiamo impiegato ben 6 sacche di
sangue e 5 di plasma. Grazie alla rete STEM abbiamo salvato la vita alla
madre e alla bambina”.
Altro caso simile, a distanza di
quasi due settimane: questa volta la
madre è di Nicosia e viene trasportata ad Enna.
Altra parte quantomeno ‘strana’
del comunicato della SIN, riguarda il
caso del decesso, nella notte tra l’11
e il 12 febbraio 2015, della neonata
Nicole Di Pietro a Catania, che tanta rabbia suscitò non solo nell’Isola,
ma in tutta Italia.
La SIN specifica di essersi fatta parte attiva nella promozione di
corsi di formazione per gli operatori
dei team STEN. E prosegue nella nota scrivendo “Non è accettabile oggi che si verifichino fatti gravi quali
il decesso della piccola Nicole, avve-
MARZO 2016
nuto in Sicilia nel 2015, in attesa che,
in assenza di un servizio dedicato e organizzato, qualcuno trovi un
posto letto e qualcun altro provveda con tempestività al trasferimento”. Scherziamo? Possibile che la SIN
non si sia documentata sul caso Nicole? L’autopsia, le ispezioni delle
autorità sanitarie e le indagini della
magistratura, hanno accertato che
il decesso della neonata non era da
attribuire a ritardi o errori del 118. E
la procura di Catania ha messo sotto
accusa sei persone della casa di cura catanese Gibiino, alla quale si era
rivolta la madre di Nicole per partorire. E accusa tre medici di omicidio colposo e falso ideologico. Di
una vicenda così straziante, dove la
magistratura parla “di condotte gravemente colpose, attive e omissive,
che hanno portato al decesso della
neonata”, come può la Società Italiana di Neonatologia parlare di “assenza di servizio dedicato?”.
Nel prossimo numero un servizio sul trasporto neonatale e materno-fetale in emergenza in Sicilia.
3
In questo numero
ANNO XII - Numero 3
Marzo 2016
peli in eccesso?
6
Ecco come elimirarli
di Cesare Betti
è in arrivo l’estate
Prendiamoci cura delle nostre unghie
di Luca Nicolosi 9
salviamo il cibo del futuro
12
In diminuizione flora e fauna
CK
BLOTES
O
N NITÀ
SA
di Adelfio Elio Cardinale
laser verde per la prostata
e per preservare il cuore
di Manuela Campanelli
16
14
universo femminile
A Firenze ginecologi a confronto
Direttore Responsabile
Carmelo Nicolosi
EDITRICE
AZ Salute s.r.l.
Registrazione del Tribunale
di Palermo n. 22 del 14/09/2004
Pubblicità
AZ Salute s.r.l.
[email protected]
Tipografia
AGEM San Cataldo (CL)
di Emanuela Medi
HANNO COLLABORATO
Mario Barbagallo
Cesare Betti
Giocchino Briguglio
Manuela Campanelli
Adelfio Elio Cardinale
Minnie Luongo
Paola Mariano
Emanuela Medi
Giuseppe Montalbano
REDAZIONE GRAFICA
GGS
REDAZIONE
Via Enrico Fermi, 63
90145 Palermo
Tel. 091.6822361
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FOTOGRAFIE
FOTOLIA
INDIRIZZI INTERNET
www.azsalute.it
AZ Salute è su Facebook
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Mensile in abbinamento gratuito con il
novità per la menopausa
Estrogeni coniugati e bazedoxifene
Intervista ad Andrea Genazzani 20
19
sanità e complessità
Sfruttare le nostre capacità aziendali
di Gioacchino Briguglio
più infermieri per paziente
23
e minore rischio di mortalità
di Paola Mariano
prurito alla testa
25
Tutti i problemi e le soluzioni
di Cesare Betti
la robotica che fa alzare
dalla sedia a rotelle e camminare
2 anziani
Integratori
non sempre utili
di Mario Barbagallo
29
2 bambini
Nuove e vecchie
alleanze
di Giuseppe Montalbano
29
2 associazioni
27
2 riviste
Lega Italiana Lotta Alimentazione:
Prevenzione
contro i tumori
& benessere
di Minnie Luongo
30
30
DEDICATO ALLE DONNE. Peli di troppo? È soltanto un problema ormonale
di Cesare Betti
Nessuna preoccupazione
Vediamo come vanno eliminati
n
el suo romanzo Madame Bovary, lo scrittore francese Gustave Flaubert descrive
nei dettagli la bellezza della protagonista, esaltando come un pregio la “lieve peluria nera che ombreggia le sue labbra carnose”. Ma questa descrizione riferita ai peli superflui, non consola
di certo signore e signorine preoccupate, oltre che per motivi estetici, dall’idea che qualcosa non vada
per il verso giusto.
Anche se il più delle volte si tratta
di un’idea sbagliata, in qualche caso può rivelarsi esatta. Come spiega il professor Andrea Genazzani,
direttore della Clinica di ostetricia
e ginecologia dell’università degli
Studi di Pisa, è il caso di distinguere
una peluria lieve e senza significato
da fenomeni più rilevanti.
Qual è il problema
Quando sul corpo di una donna compaiono peli di troppo, si può
trattare di irsutismo o di ipertricosi.
2
Nell’irsutismo, i peli sono presenti in zone che solitamente ne
sono prive, come il mento, il labbro
superiore, il petto e la parte inferiore della schiena.
Nell’ipertricosi, invece, i peli sono presenti in quantità eccessive in
zone del corpo femminile dove normalmente sono già presenti, come
le ascelle, le gambe e gli avambracci. Il più delle volte, però, le due for-
me non sono facilmente distinguibili, perché i casi più diffusi sono
quelli misti.
Le cause più importanti
La causa dei peli di troppo è dovuta a un’eccessiva produzione di ormoni maschili, gli androgeni. Questi ormoni non vengono prodotti solo dal corpo maschile, ma anche da
quello femminile, e quando la loro
Università di Pittsburgh
la meditazione allevia il mal di schiena
U
n programma di meditazione (mindfullness) allevierebbe il mal di schiena
cronico in zona lombare, facilitando le normali attività quotidiane di chi ne
soffre. Lo studio di Natalia Morone, dell’University of Pittsburgh, ha coinvolto 282 anziani con dolore cronico alla schiena e conseguenti limitazioni funzionali. Divisi in due gruppi, metà dei partecipanti ha seguito un programma di meditazione (con esercizi di respirazione, pratiche meditative e stretching), gli altri un
programma sui corretti stili di vita. Dopo alcuni mesi di esercizio, il gruppo di meditazione è risultato migliorato sia sul fronte del dolore lombare percepito, sia sul
fronte della propria libertà di movimento nelle attività quotidiane.
6
MARZO 2016
2 memoria
La policistosi
ovarica
Altro disturbo abbastanza diffuso è quello
che colpisce l’ovaio: in
quest’organo, i follicoli
ovarici crescono in eccesso e all’ecografia si
possono vedere come
piccole cisti. L’origine
del fenomeno può dipendere da molti fattori, come la comparsa di obesità.
migliora con
la stimolazione
del cervello
L’iperplasia
del surrene
È l’ingrossamento
dei surreni, ghiandole
situate sopra ogni rene: lavorando eccessivamente, produce
troppi ormoni androSopra, Marcel Duchamp: L.H.O.O.Q (1919)
geni. A volte, il proquantità è abbondante, si ha la cre- blema è dovuto a un tumore bescita dei peli e, a volte, anche la ca- nigno dell’ipofisi (una ghiandola
duta dei capelli. Questa eccessiva della base del cervello), altre volte
produzione si verifica per molte cau- può essere legato a un tumore benigno che interessa direttamente i
se, ecco le più importanti.
surreni.
La sindrome adreno-genitale
Si manifesta già nell’infanzia e
persino alla nascita. Si tratta di un
disturbo di origine genetico che talvolta interessa le donne che in famiglia hanno avuto casi di irsutismo. In Italia, questo fenomeno è
piuttosto diffuso nelle regioni meridionali e in Sardegna.
Alterazioni e sviluppo
È il caso più frequente e si verifica al momento dello sviluppo. Ad
alcune giovani donne può capitare che, inizialmente, aumenti maggiormente la produzione di ormoni maschili, rispetto a quelli femminili. Come conseguenza si ha una
crescita di peli in zone dove in genere il sesso femminile ne è privo.
Come scoprire la causa
Per scoprire la causa del disturbo, è importante conoscere le abitudini di vita della donna, i farmaci
che assume, il modo e la velocità in
cui sono comparsi i peli e le eventuali alterazioni del ciclo mestruale.
Per una corretta diagnosi, è necessario anche sottoporre la donna a
un’ecografia della pelvi, per valutare lo stato di salute delle ovaie e delle ghiandole surrenali, e a un esame
del sangue, per conoscere i livelli di
alcuni ormoni: il testosterone libero e totale, la proteina che lega gli
ormoni sessuali, il progesterone, il
17-idrossiprogesterone, l’androstenedione, il Dheas e gli ormoni della tiroide.
3
MARZO 2016
L’
applicazione di una debole corrente elettrica al cervello, poggiando due semplici elettrodi sulla testa, rafforzerebbe le connessioni nervose e potenzierebbe la
memoria. Questi i risultati di una ricerca svolta all’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Roma e pubblicata sulla rivista “Scientific Reports”.
I ricercatori hanno dimostrato che si
può aumentare la memoria di topolini con una singola seduta della durata
di 20 minuti di “stimolazione elettrica
transcranica con corrente continua”
– una tecnica non invasiva già sperimentata su pazienti – che consiste
nell’inviare al cervello una corrente
di bassissima intensità, indolore e non
percepibile dal soggetto. Una sola seduta induce nel centro della memoria – l’ippocampo – un potenziamento delle connessioni tra i neuroni e
le sinapsi, indispensabili per trasmettere e immagazzinare le informazioni.
I topolini hanno presentato una memoria migliore anche parecchi giorni
dopo il trattamento. La corrente aumenterebbe la produzione dell’importantissimo fattore di crescita cerebrale BDNF.
7
3 Come si eliminano
Anche se il più delle volte il fenomeno è legato a squilibri ormonali, l’eccessivo numero di peli può
avere bisogno di cure mirate. Oltre
ai metodi tradizionali, come creme
e cerette, si può ricorrere anche a
quelli che risolvono definitivamente il problema.
L’elettrocoagulazione
Con un sottile ago che emette una
piccola scarica elettrica in ogni bulbo del pelo da eliminare, si può ottenere una distruzione definitiva del
follicolo pilifero. È un metodo lungo,
che prevede molte sedute, non sempre assicura una depilazione defini-
2
tiva e può lasciare piccole cicatrici.
Il laser al rubino
e all’alessandrite
La loro luce distrugge le strutture
che contengono la melanina, la sostanza che dà il colore scuro ai peli e alla pelle. Tuttavia, c’è il rischio
che possano danneggiare anche la
cute, con rossori, bolle e ustioni.
Inoltre, sono efficaci solo sui peli
scuri, mentre non hanno effetto su
quelli biondi, bianchi o rossi.
Il laser q switched
La cura associa un laser che
emette raggi luminosi con un colorante che penetra nel canale del pe-
lo, in modo che la luce lo distrugga.
A volte, questo trattamento può lasciare piccole cicatrici, perché la luce del laser ha una potenza molto
elevata e può provocare la distruzione del tessuto circostante il pelo.
Laser neodimio Yag
a impulso lungo
Grazie alla sua luce, raggiunge
una profondità nella pelle di oltre
5 millimetri, dove ha origine la peluria, debellandola completamente. Questo laser è attivo su tutti i
tipi di peli, tranne quelli bianchi,
non lascia cicatrici né arrossamenti, non è doloroso e non crea chiazze chiare.
meglio magri
l’obesità annebbia la memoria
L’
obesità è associata a una riduzione del 15% della memoria cosiddetta episodica, ovvero un tipo di memoria che ci consente di mantenere vivido il ricordo delle esperienze e degli avvenimenti della nostra vita. Ricercatori dell’Università di Cambridge hanno messo alla prova la memoria di un gruppo di 50 persone magre, sovrappeso e obese. Hanno osservato che più aumentano i chili di
troppo, più si riducono certe capacità mnemoniche. È possibile che questa condizione di ridotta memoria sia in qualche modo la conseguenza dei chili di troppo e
che al tempo stesso contribuisca a perpetuare il problema di sovrappeso, rendendo più difficile per l’individuo ricordare cosa, quanto e quando ha mangiato.
8
MARZO 2016
onicomicosi. Le possibili infezioni e i consigli del make up artist sulle novità
di Luca Nicolosi
t
ra qualche mese arriva l’estate e con essa la
voglia di scarpe aperte
e sandali per il mare. E
vengono messe in mostra le unghie di mani e piedi, quasi
un personale ‘biglietto da visita’.
Le unghie rappresentano un oggetto di seduzione e sono fortemente soggette ai capricci e ai voleri della moda. Massima attenzione quindi all’Onicomicosi, la patologia più comune delle unghie in
costante aumento negli ultimi anni. Non solo le rende fragili e frastagliate, ma le imbruttisce, rendendo
Ne soffre il 10 per
cento degli italiani
e il 40 per cento
dopo i 40 anni
L’onicomicosi colpisce maggiormente le unghie dei piedi. Ne sono più soggetti gli uomini, senza distinzione di razza, ma il fenomeno
è in crescita, soprattutto nelle donne, a causa anche del mutamento degli stili di vita (maggiore fre-
In arrivo l’estate
Prendiamoci cura
delle nostre unghie
il loro colore antiestetico.
Purtroppo, sono poche le persone consapevoli che le unghie sono
soggette a malattie. Le più comuni, infezioni fungine o onicomicosi,
rappresentano il 50% dei disturbi
ungueali. Ne soffre il 10% degli italiani, ma in età 40-60 anni, la percentuale sale anche al 20%.
Queste infezioni possono insorgere come una macchia opaca (bianca o gialla) sotto la punta
di un’unghia del piede o della mano. Vanno tempestivamente curate, altrimenti si diffondono, causano scolorimento e ispessimento
dell’unghia, provocano lo sfaldamento ad iniziare dai bordi. L’infezione non è pericolosa, ma rappresenta un problema estetico che può
condizionare le relazioni sociali e,
alla lunga, generare anche dolore.
quentazione di luoghi pubblici, cure estetiche non sicure, incremento
attività sportiva, utilizzo frequente
di detergenti, ecc.).
Onicomicosi
È provocata prevalentemente da
un fungo, ma la causa si può ricercare anche in lieviti e muffe. Il fungo penetra attraverso microfessure
MARZO 2016
e crepe dell’unghia, abbatte lo strato di cheratina (la sostanza principale di cui è composta), ne utilizza
i componenti per crescere più velocemente e modifica il PH dell’unghia (da acido ad alcalino).
Le unghie dei piedi, rispetto a
quelle delle mani, sono più soggette alla malattia perché restano
costrette, per lungo tempo, all’interno delle scarpe, in un ambiente caldo e umido, ideale per la proliferazione dei funghi. Altra probabile causa è la più scarsa circolazione sanguigna rispetto alle mani,
con conseguente minore riconoscimento ed eliminazione dell’infezione da parte del sistema immunitario. La micosi può rimanere circoscritta a un’unica unghia o
intaccare anche le altre. Rare le remissioni spontanee.
9
3 Prevenzione
Pochi, ma importanti accorgimenti sono indispensabili per
prevenire l’onicomicosi: asciugare sempre con accuratezza mani e
piedi, compresa la pelle tra le dita;
prediligere calze in fibra naturale e
avere cura di cambiarle spesso; alternare appena possibile le scarpe
chiuse con quelle aperte; non camminare mai scalzi nei luoghi pubblici; non strappare o tagliare la
pelle intorno alle unghie: si potrebbero creare lacerazioni attraverso le
quali ci si può infettare.
Fattori di rischio
Molteplici i fattori di rischio:
una sudorazione eccessiva; le
Sono pochi, ma essenziali,
gli accorgimenti
da adottare per prevenire
l’infezione fungina
mani in acqua per molte ore (come parrucchieri, baristi, pasticceri, imbianchini, muratori, giardinieri); indossare calze e scarpe
che impediscono la traspirazione
e non assorbono il sudore; camminare a piedi nudi in ambienti pubblici umidi (piscine, palestre, spogliatoi); avere piccole lesioni o infezioni della pelle o del-
le unghie; essere in
età avanzata; soffrire
di diabete o di disturbi circolatori a carico
del sistema immunitario.
Sintomi, diagnosi
e cura
È probabile che si soffra di onicomicosi se le unghie sono più
spesse del normale e presentano deformazioni, se sono opache
e non lucide, fragili o frastagliate.
Fondamentale è la corretta diagnosi per la scelta della terapia più efficace. Il medico specialista di riferimento è il dermatologo. Controllerà le unghie e – se del caso – racco-
cos’è l’unghia
la cheratina il suo elemento principale
N
ata come arma di difesa, l’unghia, dal latino ungula, diminutivo di unguis, è una
struttura semitrasparente indispensabile per facilitare la presa, contribuire alla
stabilità strutturale delle dita, dare supporto e limitare l’usura delle estremità. Il suo elemento principale è la cheratina, suddivisa in più strati; la parte esterna è
dura, con fibre perpendicolari alla direzione di crescita mentre la parte sottostante è
più sottile, a struttura lamellare. È composta anche da grassi, amminoacidi, acqua, vitamine e minerali. Il suo colore naturale è rosa a causa del sangue che traspare dal derma trasparente; quando si distacca diventa giallastra come le cornee.
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MARZO 2016
estate
& colori
i consigli
del make up
artist
glierà alcuni frammenti della parte
inferiore per esaminarli al microscopio; altro specialista è il podologo. Tra i rimedi più efficaci: i farmaci di uso topico, con formulazioni che permettono un’ottima penetrazione del principio attivo onde
ottenere l’eradicazione del fungo
responsabile. Il trattamento richiede sei mesi di terapia per le unghie
delle mani e fino a dodici mesi per
quelle dei piedi.
Un nuovo prodotto (lo si può
trovare in penna e smalto), è stato
studiato per permettere di saturare
l’unghia e combattere il fungo, modificando l’habitat circostante fino a renderlo inadatto allo sviluppo del fungo stesso. Contiene an-
che un composto con effetto schiarente che, in circa una settimana,
contribuisce a migliorare l’aspetto
estetico dell’unghia attaccata dalla
micosi. Nei casi gravi, si può ricorrere a farmaci per via orale o persino all’intervento chirurgico.
Consigli igienici
Per le unghie delle mani: lavarle dopo aver toccato un’unghia infetta; mantenerle pulite, asciutte
e corte; evitare prodotti non sicuri (smalti, unghie finte) che potrebbero trattenere l’umidità aggravando l’infezione. Per quelle dei piedi, occorre evitare traumi, indossare scarpe comode, preferibilmente
con tacco basso e punta larga.
MARZO 2016
“P
er la prossima estate le unghie tornano naturali e semplici, decorate con smalti
tinta unita di tonalità pastello come
il rosa baby, l’azzurro e il giallo chiaro, tinta unita rosa” - fa sapere Marco Castiglioni, make up artist e nail
stylist. “Per mani davvero chic – continua Castiglioni – la tendenza è il nude sulle tinte del rosa, del beige e del
bianco avorio con la french colorata, fine e delicata, su un’unghia corta
e tendenzialmente squadrata. Vanno
bene il rosso, il nero, il blu e il bianco
e, se non si vuole rinunciare a unghie
dark nemmeno durante la bella stagione, è preferibile optare per il classico nero, oppure per tinte eleganti
come il rouge noir, scegliendo smalti
dalla finitura super brillante per un effetto glossy. E mani e piedi dello stesso colore”.
11
block notes
Esistono oggi 31 milioni di specie di piante
Di queste, settemila sono coltivate e raccolte
nella nostra terra da oltre diecimila anni.
di Adelfio Elio Cardinale
SALVIAMO IL CIBO
DEL FUTURO
o
dissea nello spazio. Parafrasando il titolo di
un famoso film, possiamo affermare: 2050
odissea del nostro pianeta, con grande diminuzione o
scomparsa di innumerevoli tipologie di fauna e flora, con gravi ripercussioni sul cibo, alimentazione ed
esseri viventi. Il tutto per il riscaldamento della terra e il grave aumento dell’anidride carbonica. Un vero
e proprio mutamento dell’ecosistema.
L’innalzamento del clima
L’innalzamento previsto è di 2
gradi Celsius. Da queste previsioni – secondo risultanze riportate su
Plos Biology – deriva che gli essere
viventi mal si adattano a un pianeta più caldo, a causa di: tolleranza
12
no coltivate e raccolte nella nostra terra da oltre 10 mila anni. Negli scenari futuri
– anche in base a studi in corso nell’ateneo
di Torino – taluni prevedono il sorgere di
piante alterate e deformi, assediate dai parassiti, con
una agricoltura possibile solo dalla
Francia settentrionale a nord.
Nel Sud Europa, per contro, si
potrebbero coltivare, secondo queste previsioni, solo datteri (come
non ricordare La Linea della palma di Leonardo Sciascia?) e arachidi. La tutela della biodiversità è
una trama e un ordito che si embrica con le specie viventi e con possibili gravi conseguenze sulla salute dell’uomo.
Gli essere viventi si adattano
male a un pianeta più
caldo: minore tolleranza
verso temperature più alte
verso temperature più alte molto
lenta; complessità non lineare degli
ecosistemi; diversa plasticità evolutiva delle specie.
Sulla scia del magistero del sommo Linneo, medico svedese dedito
agli studi naturalistici, il quale definì una tassonomia o classificazione dei regni vegetali e animali, gli
scienziati hanno compiuto un’analisi preoccupante.
Esistono oggi 31 milioni di specie di piante. Di queste 7 mila so-
MARZO 2016
La questione è ancora più rilevante perché solo 30 specie di piante coprono il 95 per cento dei bisogni alimentari del genere umano. In
particolare 5 servono a nutrire oltre
metà della popolazione del mondo:
grano, riso, mais, sorgo, miglio.
L’adattamento all’ecosistema
È necessario salvare la diversità
tra le piante – per esempio 100.000
varianti per il riso, 175 tipologie di
patate nelle montagne delle Ande –
al fine di permetterne l’adattamento al mutare dell’ecosistema, con
riferimento a mutazioni di clima,
diversità delle acque, modifiche dei
terreni.
L’equilibrio dell’ecosistema è
necessario per frenare la grande diminuzione, o estinzione, di mammiferi, pesci e altre specie di fauna.
le da sostentamento è
divenuta base di commerci, nonché deforestazioni e disboscamenti.
Salvare l’ecosistema è non solo dovere etico, ma egoistico
per noi e per l’avvenire
delle future generazioni. Biodiversità, diritto al cibo – sancito anche
dell’Onu – lotta alla fame, prevenzione di malattie, sviluppo sostenibile, sono fattori non scindibili. Il
cibo (prodotto dalla “Terra Madre”,
secondo la bella espressione degli
indios del Sud-America) è bene comune e fondamentale.
La terra, prima che sistema economico-finanziario, è vita. Il futuro
non esiste. Il futuro va pensato, organizzato e realizzato.
L’equilibrio dell’ecosistema
è necessario per frenare
l’estinzione di mammiferi,
pesci e altre specie di fauna
In questo contesto contribuiscono negativamente la caccia, la qua-
MARZO 2016
13
È AL TRIBORATO DI LITIO. Vaporizza la ghiandola prostatica senza sanguinamenti
di Manuela Campanelli
Laser verde per la prostata
e per preservare il cuore
p
roblemi
di prostata
e
problemi
di cuore spesso si sommano, soprattutto negli over 50. C’è chi ha
l’ipertrofia prostatica benigna e contemporaneamente un disturbo cardiovascolare. Tanti e tanti uomini
si trovano in questa situazione critica: hanno la prostata ingrossata con tutti i sintomi associati, bisogno
impellente e frequente di urinare, difficoltà
a svuotare completamente la vescica e nello stesso tempo hanno
avuto, per esempio,
un infarto, sono portatori di uno stent coronarico o di una valvola artificiale, oppure
soffrono di fibrillazione atriale. Devono pertanto prendere farmaci a base di anticoagulanti e/o antiaggreganti per fluidificare il sangue, un ostacolo all’intervento chirurgico. Per sottoporsi all’operazione devono sospendere l’assunzione di tali farmaci per ridurre il rischio di emorragia, aumentano il pericolo di avere un’ischemia cardiaca o cerebrale. Oggi, il laser al triborato di litio,
detto a raggio verde, permette di
intervenire sull’ipertrofia prostati-
L’uso di anticoagulanti e di
antiaggreganti per fluidificare
il sangue sono di ostacolo
all’intervento chirurgico
14
ca senza sospendere mai, neppure
per un giorno, la terapia ‘salvavita’.
Come funziona
Il laser-verde vaporizza istantaneamente la parte interna della
prostata, senza provocare sanguinamenti, sia durante l’intervento e
sia nel post-operatorio.
“Immaginiamo la prostata ingrossata come un’arancia dove passa il piccolo canale nel quale scorre
l’urina, canale che viene compres-
so dalla ghiandola prostatica quando si ingrossa. Il laser toglie la polpa dell’arancia, cioè la parte adenomatosa centrale, e lascia la sua buccia, risolvendo così l’ostruzione e
ristabilendo una normale minzione”, dice Andrea Cestari, direttore
dell’Unità Operativa di Urologia e
del Centro Avanzato di Urotecnologie dell’Istituto Auxologico Italiano
di Milano.
I vantaggi aggiuntivi di questo
approccio mininvasivo, che impiega una tecnica endoscopica per la
quale non si eseguono incisioni cutanee di alcun genere, sono diverse: il soggetto resta in ospedale un
giorno, gli viene rimosso il catetere nell’arco di 24 ore e, abbreviando
il percorso post-operatorio, ha una
più veloce ripresa delle attività lavorative e quotidiane.
MARZO 2016
Per chi è indicato
L’impiego del laser a raggio verde è raccomandato non solo per chi
deve assumere una terapia anticoagulante in modo continuativo, ma
anche per i portatori di pacemaker,
poiché evita il ricorso all’elettrobisturi che genera onde elettromagnetiche interferenti con la stimolazione elettrica dell’apparecchio.
“Al laser verde possono ricorrere pure quei soggetti in cui i farmaci non sono tollerati o non riescono più a tenere sotto controllo
il disturbo – prosegue il direttore
Andrea Cestari – una situazione in
cui si trovano i cosiddetti “grandi
ritenzionisti”, persone che tratten-
2
nimento dell’ingrossamento della prostata. In questi casi viene posta l’indicazione
all’intervento chirurgico che asporta il tessuto prostatico in eccesso”.
La nuova soluzione tecnologica si propone, pertanto, come una modalità d’intervento che aumenta le possibilità di
personalizzare la cura dell’ipertrofia prostatica, il disturbo urologico
maschile che attualmente ha una
frequenza pari alla decade d’età: il
60% dei sessantenni, per esempio,
ne soffre.
È indicato anche
ai portatori di pacemaker
per la difficoltà di usare
l’elettrobisturi
gono tanta urina in vescica e che
possono pertanto andare incontro
a infezioni, calcoli o blocchi urinari, sui quali non funzionano più né
i farmaci alfa-litici volti a rilassare la componente muscolare della prostata e né gli inibitori della
conversione del testosterone in diidrotestosterone favorenti il conte-
una nuova ricerca in arizona
come si protegge la memoria
E
ssere impegnati in varie attività quali l’uso del computer, la lettura ma anche
il cucito e lo stare in mezzo agli altri, rallenta l’invecchiamento del cervello,
in particolare la comparsa di problemi di memoria. Lo rivela una ricerca presentata all’American Academy of Neurology, condotta da Janina Krell-Roesch,
della Mayo Clinic di Scottsdale, in Arizona. Lo studio ha coinvolto oltre 1.900 persone intervistate sulle loro attività tipiche nel tempo libero. È stato osservato che
coloro che si dedicavano a varie attività, quali l’uso del computer, il cucito, la vita
sociale, erano più protetti negli anni dalla comparsa di problemi di memoria.
MARZO 2016
15
firenze. Quattro giorni d’incontri al XVII Congresso di ginecologia endocrinologica
di Emanuela Medi
Universo femminile
Ginecologi a confronto
q
uattro giorni di sessioni, presentazione di lavori, dibattiti, incontri
tra giovani ricercatori e specialisti dell’endocrinologia femminile: il 17° Congresso di Ginecologia Endocrinologica ha segnato tanti punti a suo favore, assumendo un ruolo indiscusso di leadership in questo settore.
Gravidanze difficili
Al congresso è stata ripetuta la
pericolosità di una maternità dopo
i 35 anni per gli evidenti problemi
legati alla salute della madre e del
feto.
“Durante il periodo della gravidanza – dice la professoressa Chiara Benedetto, ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’università di
Torino – l’organismo della donna è
16
sottoposto a stress: si deve adattare a notevoli cambiamenti che interessano l’apparato cardiovascolare,
respiratorio, cognitivo. Più la donna avanza nell’età, meno il suo orologio biologico è in sintonia anagrafica. Addirittura, dopo i 40 anni il rischio di mortalità della donna aumenta di 8-10 volte, rispetto a
una giovane”.
La stampa inglese specializzata ha dato molto risalto a questo
aspetto, invitando le donne a diffidare dai messaggi di gravidanze
senza problemi. E in un Paese, come l’Italia, dove le culle rimangono drammaticamente vuote, con
un saldo negativo – il 2015 è stato
il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35
figli per donna, nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia (Dati Istat) –
anche il non corretto stile di vita di
molte giovanissime, mette a serio
rischio la fertilità. Bulimia, anoressia, eccesso di carica agonistica nello sport, sono causa di gravi irregolarità del ciclo mestruale. Sport in
eccesso e alimentazione errata, sono causa anche dell’ovaio policistico, patologia in sensibile aumento.
Maternità difficile
“Buone notizie per i nati molto prematuri (24-28 settimane) –
osserva il professore Andrea Genazzani, presidente del Congresso
ISGE che si è di recente tenuto a Firenze – la cui probabilità di importanti carenze cognitive è molto alta,
determinata dalla non maturazione del cervello che non riceve ormoni femminili, soprattutto il progesterone, contenuto nella placen-
MARZO 2016
ta della madre. Importanti ricerche
hanno dimostrato che la somministrazione del progesterone dopo la
nascita di questi prematuri, consente al bambino di raggiungere livelli pressoché ottimali di sviluppo
cerebrale”. Il massaggio tre volte la
settimana per 10 minuti, e l’ascolto della musica – è stato ricordato –
sono importanti coadiuvanti nella
terapia dei nati molto prematuri.
Novità anche per i sanguinamenti abbondanti e l’endometriosi. In aiuto, i metodi contraccettivi
che, come puntualizza il professore
2
bondanti – sostiene Simoncini – molto diffusi tra le donne dopo
i 35 anni, tanto da costituire la prima causa di consulto medico, la disponibilità di
preparati con estrogeni naturali, pillole con
solo progestinico e dispositivi intrauterini medicati con progestinico, consentono di trattare con sicurezza queste pazienti dove il rischio
trombo-embolico è alto”. Maternità difficile anche per molte coppie 3
Sottolineata la pericolosità
di una maternità
dopo i trentacinque anni
per la madre e il bambino
Tommaso Simoncini, ordinario di
Ginecologia e Ostetricia all’università di Pisa, non devono essere visti
solo come strumento per impedire
la gravidanza.
“Nel caso dei sanguinamenti ab-
esercizi di buon umore
con venti minuti di cyclette
il cervello prende il via
B
astano 20 minuti di cyclette per potenziare nel cervello memoria e probabilmente anche buon umore. Lo studio, pubblicato dal Journal of Neuroscience è stato portato avanti all’università della California, a Davis. Gli esperti
hanno misurato le concentrazioni di due importanti molecole cerebrali – il GABA e il glutammato – e visto che queste aumentano e restano elevate per 30 minuti dopo la cyclette. A ciò corrisponde un aumento delle performance mnemoniche e, probabilmente anche il buon umore, cosa che i ricercatori stanno verificando in studi attualmente in corso.
MARZO 2016
17
3 (circa 500 all’anno le italiane) che si
recano al centro Dexeus di Barcellona per una gravidanza assistita.
“Le percentuali di successo –
puntualizza il professore Pedro
Barri, direttore dell’Istituto Salute
della Donna Dexeus, università Autonoma di Barcellona – sono all’incirca del 55% quando si fa ricorso
all’ovodonazione. Nella fecondazione medicalmente assistita con
prelievo di ovociti nella donna, il
successo dipende dalla riserva ovarica. Il nostro è uno dei pochi centri europei, unico in Spagna, a offrire un test genetico messo a punto da gGenomics per diagnosticare
le circa 4.000 mutazioni genetiche
responsabili delle oltre 200 malattie
genetiche recessive più comuni nel
bacino del Mediterraneo”.
La menopausa
La donna trascorre oltre 30 anni
della vita in menopausa. E non sono poche le donne che considerano la condizione di menopausa un
sintomo inevitabile dell’invecchiamento.
“Non è così – dice il professore
Andrea Genazzani –. Uno dei nostri
obiettivi deve essere la comunicazione ancora carente, visto che so-
18
della terapia ormonale sostitutiva. Recentemente, un editoriale
apparso su Nature, ha
sconfessato la ricerca
statunitense”.
“Il regalo più interessante – aggiunge
Genazzani – è la nuova combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene, una terapia ormonale senza progestinico,
in grado di alleviare i sintomi menopausali”.
Oggi la menopausa
non è più da considerarsi
come un sintomo inevitabile
dell’invecchiamento
lo l’8% delle donne, in Italia, ricorre alla terapia ormonale sostitutiva. È nostro compito informare la
popolazione femminile su cos’è la
menopausa, sul come riconoscerla, sui sintomi, su quando iniziare
la terapia ormonale, spiegando tutti i vantaggi per la loro salute. Soprattutto, dobbiamo incentivare il
colloquio medico-paziente fugando dubbi, perplessità e, una volta
per tutte, la paura che la terapia ormonale sostitutiva possa causare il
cancro”.
“Abbiamo pagato – continua Andrea Genazzani – uno scotto troppo
alto, a seguito di uno studio pubblicato 15 anni fa, svolto su donne
americane obese, di oltre 60 anni, e
malate. Uno studio che nulla aveva
a che fare con la tipologia femminile mediterranea e dove era enfatizzato il rapporto di alto rischio di incidenza di cancro al seno, a seguito
La vita sessuale
“Non dimentichiamo – dice la
professoressa Rossella Nappi, ordinario di Ostetricia e Ginecologia
all’università di Pavia – quanto incide l’atrofia vaginale nella vita sessuale della donna. Il disturbo, conseguente alla menopausa, colpisce il 50% dell’universo femminile,
in particolare le donne che hanno avuto un regime chemioterapico. Oggi, si dispone di ospemifene,
un modulatore selettivo del recettore eschetrogenico (della stessa famiglia del tamoxifene) che si è dimostrato valido contro l’atrofia vaginale, soprattutto in donne guarite
da tumore al seno”.
MARZO 2016
l’intervista
ad Andrea Genazzani
Ordinario di Ginecologia e Ostetricia, Università degli Studi di Pisa - Presidente ISGE
Novità menopausa
Estrogeni coniugati e bazedoxifene
i
dente alla menopausa,
migliora l’umore e apporta vantaggi significativi all’intero organismo e alla qualità della vita”.
n menopausa, uno dei
sintomi più frequenti
riguarda le vampate di
calore…
“La vampata di calore è una sensazione transitoria e
molto soggettiva di calore intenso
e improvviso, dovuta alla vasodilatazione cutanea, di durata e intensità variabile, percepita a livello del
viso, del collo, del capo e del torace.
Di solito è seguita da sudorazione e
sensazione di freddo. La causa è la
carenza di estrogeni. Si tratta di un
sintomo capace di alterare negativamente e in modo significativo la
vita di relazione e la qualità di vita
delle donne anche perché disturba
alcune delle funzioni vitali come il
riposo notturno, provocando risvegli improvvisi e insonnia”.
I benefici dell’utilizzo della combinazione
estrogeni coniugati-bazedoxifene?
Le patologie per le quali la menopausa comporta un aumento dei
fattori di rischio?
“La pre-menopausa e la post-menopausa sono caratterizzate da
una continua oscillazione ormonale che porta alla progressiva riduzione della componente estrogenica, fenomeno che comporta modificazioni importanti a carico degli
organi riproduttivi (vagina, utero,
ovaie), e coinvolge anche cuore, vasi sanguigni, cervello, ossa, apparato digerente) con conseguente aumento del rischio per le principali patologie degenerative: malattie
cardiovascolari in senso lato, osteoporosi e fratture, depressione, demenze”.
La terapia ormonale sostitutiva?
“Sostituisce ciò che è andato perduto, vale a dire gli estrogeni. La valutazione viene eseguita dal ginecologo, insieme alla paziente, in base
ai disturbi e alla loro intensità, al rischio individuale di incorrere in patologie e all’approccio che la donna ha nei confronti della menopausa. Solitamente, quando la donna
ha conservato l’utero, la TOS consiste nell’utilizzo continuativo o ciclico di estrogeni e progesterone o
progestinici per via orale, transdermica o transvaginale. La TOS ripristina l’equilibrio ormonale antece-
MARZO 2016
“È un’importante innovazione terapeutica efficace nel contrastare i sintomi correlati alla carenza di
estrogeni,
indicata
per le donne con utero per le quali la terapia progestinica non
è appropriata. Si tratta di una combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene, una terapia ormonale senza progestinico. Gli estrogeni
coniugati rimpiazzano la mancata produzione estrogenica nelle donne in menopausa
ed alleviano i sintomi menopausali. Poiché gli estrogeni promuovono la crescita dell’endometrio, i
loro effetti, se non contrastati, aumentano il rischio di iperplasia e
cancro dell’endometrio. Da qui,
la necessità dell’aggiunta di bazedoxifene, che agisce come antagonista del recettore degli estrogeni
nell’utero, riducendo notevolmente il rischio indotto dagli estrogeni
di iperplasia endometriale in donne non isterectomizzate”.
19
l’intervento
innovazione aziendale. Nel difficile contesto di crisi dell’Italia
di Gioacchino Briguglio. Esperto di Innovazione aziendale nella Pubblica Amministrazione
Sanità e complessità
Sfruttare le nostre capacità produttive
n
el difficile contesto di
crisi che il nostro Paese attualmente attraversa, la Sanità si trova
a vivere una fase di ancora maggiore complessità, essendo, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, una delle
principali fonti di spesa.
Per mantenere e, possibilmente, migliorare l’attuale livello di prestazioni, in presenza di un sostanziale blocco delle risorse del Fondo Sanitario Nazionale, a carico del
Bilancio dello Stato, sono necessari interventi che producano due tipi di effetti. Uno sul lato delle entrate, andando oltre la partecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria
(ticket), attraverso un’utilizzazione
aggiuntiva della capacità produttiva e delle eccellenze delle Aziende
sanitarie pubbliche in termini di
risorse professionali, apparecchiature strumentali e di ricovero, da
offrire al privato pagante. Dall’altro,
in termini di contenimento dei costi, attraverso una maggiore qualificazione della spesa, sia sul fronte dell’appropriatezza delle prestazioni, sia sul fronte di una migliore
organizzazione dei servizi di supporto. Questi obiettivi richiedono
trasferimento di know how specifico e capitali di investimento, che
rendono strategica la partecipazione di privati qualificati ai complessi
processi di cambiamento rivolti al
miglioramento del Sistema nel suo
complesso.
Sul primo aspetto, riguardante l’incremento della produttività e
dei ricavi, le direzioni delle Aziende
20
surgery o addirittura di ricovero. Inoltre,
ben poco è stato fatto
per stipulare convenzioni con i “terzi paganti” (Fondi Sanitari,
Assicurazioni private,
ecc.) che sono invece
fortemente interessati a proporre ai propri assistiti condizioni economiche più favorevoli, trattamenti alberghieri competitivi e la qualità e sicurezza che solo
le strutture ospedaliere più importanti possono garantire.
Un ostacolare allo sviluppo del
modello ALPI, in particolare quando esteso ai ricoveri, è rappresentato dalla necessità di rilevanti investimenti pubblici per adeguare
le strutture ospedaliere al livello di
confort richiesto dalle convenzio-
Tra le soluzioni possibili,
l’apertura d’eccellenza
delle strutture pubbliche
ai privati paganti
Sanitarie sono interessate a sviluppare la libera professione Intramuraria (ALPI).
Strategia nelle prestaioni
Gran parte delle Aziende Sanitarie hanno adottato, negli anni, modelli di erogazione di prestazioni
ALPI (peraltro con ricavi decrescenti nel tempo), ma limitate sostanzialmente all’area delle visite specialistiche, spingendosi in rari casi
a prestazioni di diagnostica, di day-
MARZO 2016
ni e dalle aspettative dei pazienti
paganti. Aspettative che riguardano una realtà in rapida evoluzione,
ad oggi quantificabile in circa 4,7
milioni di cittadini italiani assistiti da Fondi sanitari integrativi, Casse Aziendali e Mutue Integrative,
per una spesa privata intermediata dai Fondi tra i 2,6 ed i 3,2 miliardi
di euro. Considerato che il numero dei Fondi è in costante crescita
grazie alla dinamica dei rinnovi dei
CCNL, alcuni dei quali hanno istituito numerosi Fondi di categoria
(ad es. Fondo dei lavoratori dell’industria alimentare), lo sviluppo di
modelli di partership tra le ASL e
i Fondi, deve essere interpretato
nella prospettiva più ampia di riorganizzazione della Libera Professione e di acquisizione di domanda privata. Se, infatti, la spesa intermediata dei fondi si attesta intorno ai 3 md di euro, il totale della spesa, al netto dei consumi farmaceutici e dei ticket, si attesta poco sotto i 14 miliardi di euro. Una
presenza più strutturata delle ASL
nel mercato sanitario privato – fatte salve le garanzie di compatibilità e separazione rispetto al canale
produttivo Servizio sanitario regionale – costituisce anche una garan-
della Sicilia, presenta particolari criticità
rispetto alla situazione di altri Sistemi Sanitari Regionali. Il gap
va recuperato velocemente, in controtendenza rispetto ad una
situazione che vede
negli ultimi anni una preoccupante riduzione dei volumi di attività e
dei fatturati derivanti da libera attività professionale intramuraria delle Aziende sanitarie pubbliche della Regione, anche per effetto di una
sempre maggiore uscita da tale regime di medici pubblici che preferiscono optare per il rapporto di
non esclusività conservando lo status di dirigenti di primo e secondo
livello del SSR.
Quattro milioni e 700 mila
gli italiani assistiti da fondi
integrativi, di categoria
e casse aziendali
zia di maggiore tutela dei cittadini
paganti in termini di standard qualitativi.
La professione intramuraria
Nel contesto sopra riportato, la
situazione riguardante i volumi di
attività di libera professione intramuraria, svolte nell’ambito delle Aziende ospedaliere pubbliche
MARZO 2016
Pubblico e Privato
Ai fini di determinare in Sicilia,
una graduale, ma necessaria inversione di tendenza, riteniamo possa essere strategico promuovere
una collaborazione Pubblico-Privato utilizzando lo strumento del
project financing.
Questa sinergia, riteniamo possa
essere vincente rispetto all’obiettivo di valorizzare l’importante patri- 3
21
3 monio in termini di Eccellenze Professionali operanti prevalentemente nel Pubblico (Aziende Ospedaliere, ARNAS, IRCCS, Policlinici
Universitari) unitamente alle dotazioni di importanti tecnologie diagnostiche e terapeutiche, e di spazi di cui questi centri sono dotati, e
che vengono sottoutilizzati, con un
enorme danno per la produttività
complessiva del sistema e della collettività nel suo insieme, integrandosi perfettamente con gli obiettivi
della razionalizzazione della spesa
e della lotta agli sprechi.
Ciò comporterebbe infine, uni-
2
tamente ad un incremento dei fatturati in termini assoluti, un mix
di risorse pubbliche e private utile
agli aspetti peculiari della gestione
aziendale della sanità pubblica.
La forte volontà riformatrice
L’esperienza mi ha insegnato,
in oltre trent’anni di attività, quale esperto di innovazione gestionale nella Pubblica Amministrazione
e, nello specifico, quale consulente ministeriale per la “Governance delle Strutture Sanitarie”, nominato dal ministro Balduzzi, che gli
impianti normativi servono solo da
riferimento, mentre la loro reale attuazione richiede una forte volontà riformatrice, operando sulla base di una concreta volontà politica
sugli interventi da realizzare prioritariamente nei Centri di eccellenza,
programmando appositi progetti di
implementazione di strutture dedicate alla libera professione intramuraria (ALPI), attuando – sul modello della sperimentazione gestionale pubblico-privato, prevista nella normativa della riforma del SSN
– iniziative pilota, partendo dalle
realtà più favorevoli, per estendere
tali interventi all’intero SSR.
problemi di sonno
Troppe luci in città
L’
inquinamento luminoso cittadino disturberebbe il sonno. Lo studio è stato
presentato al meeting annuale della American Academy of Neurology, tenutosi a Vancouver, in Canada. Condotto da Maurice Ohayon, della Stanford
University, la ricerca ha coinvolto 15.863 individui nell’arco di otto anni sulle loro abitudini sul sonno e sulla sua qualità. Le risposte sono state messe a confronto con i dati sull’illuminazione nella zona di residenza di ciascuno, forniti dai satelliti utilizzati dal programma “Defense Meteorological Satellite Program”. È emerso
che le persone che vivevano in aree molto illuminate, tendevano a dormire meno
ore per notte, ad avere disturbi del sonno e a riferire di essere insoddisfatti della
propria qualità e quantità di sonno, rispetto a persone che vivevano in aree meno
illuminate (zone rurali, piccoli centri urbani).
22
MARZO 2016
CARENZA IN ITALIA. Decessi ridotti dove c’è almeno un infermiere ogni sei letti
di Paola Mariano
Più infermieri,
meno rischio di morte
g
li infermieri, negli ospedali, salvano molte vite se sono in numero adeguato al flusso di pazienti. Infatti,
nei reparti ospedalieri
in cui il rapporto tra il
numero di infermieri e
il numero di pazienti è
alto, risulta inferiore il
tasso di mortalità dei
degenti.
Lo rivela uno studio
britannico pubblicato
sulla rivista British Medical Journal Open e
condotto da Jane Ball
del National Institute for Health Research Collaboration for Leadership in Applied Health Research and Care, a Southampton.
I ricercatori hanno stimato che
la mortalità ospedaliera è il 20% inferiore quando il rapporto infermieri-pazienti è uno a sei o ancora
più alto, rispetto a un rapporto uno
a dieci.
L’Italia sotto la media OCSE
In Italia – dove sono attualmente presenti su tutto il territorio nazionale circa 270 mila infermieri
– è stata più volte denunciata una
crescente carenza di questa figura
professionale. Secondo i parametri internazionali dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e
lo sviluppo economico), la caren-
za di questa figura in sanità, in Italia, si aggira intorno alle 60.000 unità. L’Ocse afferma che bisogna raggiungere un rapporto tra il numero di infermieri ogni mille abitanti,
pari a circa 7. Nel Paese, attualmente, tale rapporto si aggira intorno a
6, tasso che, peraltro, piazza il nostro paese ben al di sotto della media OCSE, pari a 9 infermieri ogni
mille abitanti.
I calcoli dell’IPASVI
Secondo i calcoli della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI
servono circa 18.000 infermieri solo
per coprire i turni di lavoro alla luce
dell’entrata in vigore della normativa europea sui riposi e sul giusto
orario di lavoro in sanità, in vigore
dal 25 novembre 2015.
MARZO 2016
Se poi si considera che, in attuazione del Patto per la Salute, deve
essere potenziata l’assistenza territoriale h24, con ospedali di comunità a gestione infermieristica, la cifra degli infermieri mancanti sale a
30.000 unità. E il dato della carenza
nostrana è destinato ad aggravarsi con il blocco del turnover che vede gli infermieri andare in pensione senza essere sostituiti da giovani
laureati (sono in tanti i già formati e
mai assunti).
Lo studio condotto nel Regno
Unito suggerisce che questa cronica carenza in sanità potrebbe avere delle ripercussioni tangibili sulla
salute delle persone.
La ricerca inglese ha considerato
il numero di infermieri professionali per letto in 137 complessi sanitari 3
23
3 per acuti (le cosiddette trust, grosso modo somiglianti alle Asl italiane), e il numero di pazienti per ogni
infermiere di reparto in 46 ospedali, per un totale di 401 reparti.
Rapporto infermiere-pazienti
I ricercatori hanno osservato i
dati sui tassi di mortalità dei degenti in reparti di medicina e chirurgia, e stimato che la mortalità è
inferiore del 20% nei reparti di medicina in cui vi è un rapporto infermiere-pazienti di uno a sei o superiore, rispetto ad analoghi reparti in
cui il rapporto infermiere-pazienti
Nel Paese mancherebbero
circa 30.000 infermieri,
un fenomeno pericoloso
per i pazienti ospedalizzati
è uno a 10.
Nei reparti di chirurgia il dato
è molto simile. Si ha una riduzione del 17% della mortalità intraospedaliera quando il rapporto infermiere-pazienti è di 1 a 6 o superiore, rispetto ad analoghi reparti in
Rischio dei pazienti
“Per quanto i risultati di questo studio
siano di per sé insufficienti a fornire delle
soglie di sicurezza per lo staff infermieristico – hanno spiegato gli autori del lavoro pubblicato sulla rivista medica inglese – sulla loro base
sembra possibile indicare i livelli di
forza lavoro al di sotto dei quali il rischio per i pazienti è maggiore”.
2 depressione e infarto?
l’eredità di neanderthal
A
bbiamo raccolto un’eredità pesante dal nostro lontano parente Neanderthal: la depressione e anche altre malattie potrebbero essere giunte fino a
noi da lontano, dagli ‘scambi’ che i nostri antenati di Homo sapiens hanno
avuto con l’uomo di Neanderthal. Lo rivela uno studio di genetica, pubblicato sulla rivista Science, condotto da Corinne Simonti e Tony Capra, della Vanderbilt
University di Nashville, Usa. Gli esperti hanno studiato un database contenente
dati genetici e informazioni sulla salute di 28.000 individui di origine europea. Poi,
usando informazioni genetiche disponibili sui segmenti del DNA dell’uomo di Neanderthal in ciascun individuo del campione, hanno verificato se fossero ricollegabili a malattie e hanno stimato che la presenza di tracce di Dna di Neanderthal sono associate a maggior rischio di soffrire di depressione e infarto.
24
cui il rapporto infermiere-pazienti è di 1
a 10.
MARZO 2016
dermatiti, ALLERGIA. Sintomi spia che non vanno assolutamente sottovalutati
di Cesare Betti
Quel prurito
alla testa
Problema esasperante,
ecco le soluzioni
“D
ottore, mi gratto dappertutto, non ne
posso più!” In effetti, niente è più esasperante del prurito,
perché provoca un disagio che può
essere più forte dello stesso dolore
e, talora, è ancora più difficile da far
sparire. Spesso, è un segno molto
generico e le cause possono essere
numerosissime. A volte, l’impulso
irrefrenabile a grattarsi può interessare la testa ed essere la spia di alcuni problemi da non sottovalutare. Vediamo quali sono.
È presente anche forfora e capelli grassi? Può trattarsi di dermatite
seborroica
La dermatite seborroica
Il caso più frequente di prurito alla testa è quello delle persone
con la dermatite seborroica, un disturbo che, in genere, peggiora in
inverno, mentre diminuisce o può
scomparire in estate per l’esposizione al sole.
La forma grassa si manifesta con
forfora, maggiore produzione di sebo che rende i capelli grassi, squame grandi e untuose. La forma secca, invece, si presenta con squame
piccole e bianche che possono rimanere aderenti al cuoio capelluto
o staccarsi e finire su capelli e indumenti. Le cure per la dermatite seborroica va sempre prescritta da un
dermatologo e prevede alcune possibilità.
Trattamenti cosmetici. Si tratta
di shampoo specifici con sostanze
ad azione cheratinolitica e seboregolatrice, spesso in associazione tra
loro; farmaci topici: lozioni e shampoo medicinali che, a differenza
di quelli cosmetici, sono farmaci a
tutti gli effetti, perché hanno una
composizione diversa e una concentrazione di principi attivi superiore; farmaci da prendere per bocca: si prescrivono nelle forme più
gravi e si dividono in due categorie:
ad azione antimicotica e antinfiammatoria; cura elioterapica: l’esposi-
MARZO 2016
zione al sole negli orari protetti ha
un effetto benefico perché svolge
un’azione regolatrice del sebo.
Problemi di allergia
Hai usato un nuovo prodotto?
Potrebbe essere un’allergia. Se si
acquistano shampoo e balsami di
marca, in genere non si corre il rischio di usare prodotti che possono scatenare un’allergia. Tuttavia,
ci sono persone sensibili a certe sostanze che possono scatenare dermatiti da contatto con prurito. In
questi casi, è bene sentire il parere
di un dermatologo e fare i test allergici, così da conoscere la sostanza
alla quale si è intolleranti e scegliere i prodotti che ne sono privi.
Fai la tinta? A volte è un effetto
del colore. Poiché la maggior parte
delle tinte è sicura, e molte di quelle oggi in commercio sono senza
ammoniaca e nichel, soltanto chi è
particolarmente sensibile può avere reazioni allergiche, in particolare
alla parafenilendiamina presente, 3
25
3 soprattutto, nei prodotti che coprono i capelli bianchi. Oltre ai
casi di allergia, il prurito può nascere non
tanto dal tipo di colore, ma da come viene
applicato il prodotto,
da quanto se ne usa,
dal tempo di posa e se
viene esposto a fonti di calore eccessive.
Per non correre pericoli, quindi, le persone
che si tingono i capelli a casa dovrebbero
provare su una piccola
ciocca i nuovi preparati, risciacquare bene
i capelli con 2-3 lavaggi e aspettare almeno un mese tra
una tinta e l’altra.
Ti sposti spesso in moto? Può essere dovuto al casco. Con la bella
stagione, chi indossa il casco ogni
giorno per andare in moto suda più
spesso. Succede perché il sudore è
alcalino e la pelle, per riequilibrare il pH, produce più sebo: in questo modo, si irrita e si avverte prurito. Non si tratta di un problema serio, ma di un disagio che può essere ridotto e annullato utilizzando
gli appositi sottocaschi in cotone.
L’unico modo per eliminare questo tipo di prurito, tuttavia, è usare
il meno possibile la moto nei periodi caldi.
Ti cadono i capelli in alcune zo-
disce i capelli. Per curare questo disturbo,
occorre rivolgersi a un
dermatologo.
Fai una visita dal tricologo. Nella maggior
parte dei casi, il prurito alla testa non è preoccupante, ma se dura da oltre una settimana, se è forte o sono presenti altri sintomi (come desquamazione, dolore, bruciore, arrossamento e perdita diffusa di capelli), è bene farsi visitare da un dermatologo specializzato
in tricologia, perché potrebbe essere la spia di malattie come la follicolite o la psoriasi, ma anche di un
inizio di calvizie.
Effetto tinta: attenzione
all’applicazione del
prodotto, a quanto se
ne utilizza, al tempo di posa
ne? La causa è la tigna. Se il prurito è associato a perdita di capelli in
alcune zone della testa, desquamazioni simili a forfora, eccessiva produzione di sebo e dolore, si potrebbe trattare di tigna, un’infezione
del cuoio capelluto dovuta alla Tinea capitis, un fungo che si nutre
della cheratina presente nei follicoli piliferi e nella cute, e che aggre-
2 cioccolata
sprint alla nostra mente
I
l cioccolato, sia al latte sia fondente, potrebbe migliorare le nostre funzioni cognitive, come memoria e apprendimento, se consumato regolarmente almeno
una volta a settimana. Georgie Crichton dell’Università dell’Australia del Sud,
ha seguito, per 30 anni, circa 900 adulti di tutte le età, attraverso un questionario
alimentare con varie domande tra le quali la frequenza di consumo di cioccolato.
I volontari sono stati sottoposti a una serie di test per misurare le loro abilità cognitive. Mettendo a confronto il “diario alimentare” di ciascuno, in particolare sul
consumo di cioccolato, è emersa una performance cognitiva mediamente maggiore per quanti dicevano di mangiare cioccolato almeno una volta a settimana.
26
MARZO 2016
nuove frontiere. Una tuta in acciaio e carbonio fa assaporare la gioia di stare in piedi
La robotica che fa alzare
dalla sedia a rotelle
l
a ricerca fa passi che
sbalordiscono. L’ultima acquisizione è
l’esoscheletro. Un concentrato sofisticatissimo di tecnologia che riesce a far
deambulare chi è costretto alla sedia a rotelle. Si tratta di un robot indossabile, una tuta da fantascienza,
che dà modo al paraplegico di assaporare nuovamente la gioia di stare in piedi, di godere di una relativa
autonomia e vedere il mondo che
lo circonda non più dal basso, da
seduto, ma anche dall’alto. Per ora,
la realizzazione della Ekso Bionics
di Richmond, in California, è destinata a centri di riabilitazione e unità spinali, in futuro si auspica che
possa essere uno strumento di libertà e autosufficienza individuale.
La ‘tuta’ è costruita in acciaio e
carbonio, si indossa sopra gli indumenti, ed è attivata da quattro motori elettromeccanici che vengono
alimentati da due batterie, che offrono un’autonomia di quattro ore.
Una volta indossata, 16 sensori riconoscono le intenzioni di chi la
utilizza e, in tempo reale, compiono i movimenti voluti dal soggetto.
Nel paraplegico, l’esoscheletro,
può essere utilizzato con l’ausilio di
un telecomando o con l’aiuto di un
fisioterapista, onde imparare a coordinare i movimenti.
“In una prima fase di utilizzo, il
paziente riceve delle istruzioni, in
altri termini ha bisogno di un aiuto, ma allorché prende confidenza
con l’apparecchiatura, può fare da
solo, camminare autonomamente, servendosi di un deambulatore
Sedici sensori riconoscono
le intenzioni del paraplegico
e, in tempo reale, compiono
i movimenti voluti dal soggetto
o di stampelle ‘intelligenti’, spiega
il professore Raoul Saggini, ordinario di medicina fisica e riabilitativa
all’università di Chieti.
Ekso è stato presentato questo
mese alla VI edizione della Conferenza italiana per lo studio e la ricerca sulle ulcere, piaghe, ferite e riparazione tessutale, che si è tenuta a Roma, sotto la presidenza del
professore Nicolò Scuderi, direttore della 1.a chirurgia plastica e ricostruttiva dell’università “La Sapienza” di Roma.
MARZO 2016
Quello che è stato definito il robot per
tornare a camminare,
è regolabile in altezza, da un metro e cinquanta a un metro e
90 centimetri e il peso
massimo che può sopportare è di 100 chilo-
grammi.
Per potere applicare la sofisticata tecnologia ad altre patologie che
abbisognano di riabilitazione, come sequele da ictus, tetraplegie, paraplegie incomplete, sclerosi multipla, atassia, patologie demielinizzanti, è stato sviluppato un sistema
denominato “Variable Assist”, che
permette di rilevare la forza residua
dell’arto inferiore colpito, compensarne la differenza e portarlo al normale ciclo del passo. “Variable Assist”, è applicabile a uno o a entrambi 3
27
3 gli arti inferiori.
Tecnologia biofotonica
Recentemente, sono state realizzate speciali apparecchiature biomediche che servono ad eradicare il biofilm, quei focolai protetti di
infezione e di resistenza batterica
all’interno della ferita, che offrono
protezione ai batteri dall’azione degli agenti antimicrobici (antibiotici
e antisettici). Tali macchine, utilizzano la rivoluzionaria piattaforma
tecnologica BioFotonica e offrono una soluzione completamente
nuova per il trattamento delle ferite, che sfrutta la proprietà di ri-modulare l’attività cellulare e la proprietà battericida della fluorescenza e dell’ossigeno. “Questa sinergia
innesca un effetto a cascata di reazioni biologiche, che ripristinano
e rimettono in moto il processo di
guarigione”, spiega il professore Nicolò Scuderi.
Le fabbriche di farmaci
Le cellule staminali diventano
vere e proprie ‘fabbriche di farmaci’: i ricercatori dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano le
hanno utilizzate, per la prima volta al mondo, per ricavarne proteine e fattori di crescita e aiutare il
nuova tecnica, le ferite
croniche, come le ulcere diabetiche, si sono cicatrizzate in un
tempo sino a due volte più breve”, osserva il professore Mauro Picardo, direttore
del laboratorio di Fisiopatologia cutanea
dell’Istituto dermatologico San Gallicano
di Roma. L’innovativo
intervento di medicina rigenerativa è possibile grazie all’uso di
piccole strutture, gli
scaffolds. Costituite da
una sottile fibra di seNicolò Scuderi, direttore della Prima chirurgia plastica e ri- ta, vengono ‘immerse’
nelle cellule staminali
costruttiva dell’università“La Sapienza” di Roma
e, come spugne, si imbevono delle benefiche molecole prodotte da queste ultime.
Gli scaffolds, una volta
collocati nella lesione,
rilasciano, poco per
volta, le molecole assorbite, conducendo
la ferita a una rapida
corpo nel riformare, naturalmente cicatrizzazione. Si tratta di un ape più velocemente, i suoi vasi san- proccio del tutto nuovo all’uso delguigni e tessuti. “Grazie a questa le cellule staminali.
Biofotonica, soluzione
completamente nuova
per il trattamento
delle ferite croniche
SCOMPENSO CARDIACO
Primo impianto in Italia
di nuovo defibrillatore
E
ffettuato in Italia il primo impianto di defibrillatore biventricolare impiantabile sottocute. L’intervento è stato attuato
dal professore Antonio Curnis, direttore dell’Unità di Aritmologia degli Spedali Civili di Brescia. L’apparecchio, realizzato da
Medtronic, serve a curare lo scompenso cardiaco ed è compatibile con la Risonanza Magnetica, possibilità fino ad oggi preclusa ai
portatori di defibrillatore impiantabile biventricolare. Nel mondo, di scompenso cardiaco - la condizione per cui il cuore
non riesce a svolgere adeguatamente la propria funzione di pompa - sono affetti ben 22 milioni di persone, con un’incidenza pari a 2 milioni di nuovi casi all’anno. Solo in Italia, i pazienti sono 747.000. La malattia, provoca l’accumulo di liquidi a livello degli arti inferiori, dei polmoni e in altri distretti, e i pazienti hanno una aspettativa di vita molto compromessa se non opportunamente trattati. Lo scompenso del cuore ha, in Italia, un costo sanitario dell’1-2% della spesa totale
per l’assistenza sanitaria, spesa che potrebbe essere ridotta grazie al nuovo sistema di sincronizzazione cardiaca, di possibile utilizzo in circa il 20% dei pazienti.
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MARZO 2016
2 anziani
2 bambini
di Mario Barbagallo
Professore Ordinario
Direttore della Cattedra di Geriatria
Università degli Studi di Palermo
di Giuseppe Montalbano
Pediatra di famiglia
integratori
non sempre utili
nuove
e vecchie alleanze
I
D
n circostanze normali, una dieta adeguata ed equilibrata è in grado di fornire tutti gli elementi necessari al mantenimento in buona salute dell’organismo. La dieta tradizionale Mediterranea è una dieta
equilibrata ad alto contenuto di vegetali, fibre, frutta,
tutti alimenti ricchi di minerali, vitamine e composti
antiossidanti, che se ben seguita, non richiede supplementazioni. Nel soggetto normalmente alimentato, non vi è pertanto indicazione a integrare la dieta con la somministrazione di nutrienti addizionali
(integratori). L’elenco dei possibili integratori è lungo
ed esiste un’ampia gamma di sostanze che possono
far parte della loro composizione, in particolare: vitamine, minerali, micro e macro-nutrienti energetici,
aminoacidi, acidi grassi, fibre, estratti vegetali, etc.
Per la maggior parte di tali sostanze, la supposizione che la loro assunzione preventiva aiuti a preservare la salute o, come suggerito da certa ingannevole pubblicità, abbia effetti anti-invecchiamento, non trova riscontro nella documentazione scientifica. Al contrario, spesso, una loro assunzione, aggiuntiva alla normale alimentazione è, nella generalità dei casi, ingiustificata, inutile, e talvolta addirittura rischiosa per la salute. Vi sono tuttavia alcune specifiche situazioni cliniche di carenza in cui
la somministrazione di integratori deve essere utilmente presa in considerazione, ma sempre sotto
controllo medico (ad es, per ovviare a possibili carenze alimentari nelle persone più anziane e fragili,
perché nell’invecchiamento si ha spesso una ridotta assunzione di vitamine e micro-macronutrienti).
Inoltre, per motivi contingenti e temporanei, in alcuni casi può essere anche utile sopperire a un maggior consumo di nutrienti (ad es. intensa attività fisica, etc.). Vi sono poi situazioni cliniche (intercorrenti o croniche), o l’uso di determinati farmaci, in
cui l’assunzione d’integratori vitaminici e/o minerali può trovare la sua specifica motivazione (ad es.
un’integrazione con calcio e vitamina D in caso di
osteoporosi, di ferro, in caso di anemia ferro-carenziale, o di magnesio e potassio in caso di terapie con
diuretici a lungo termine, etc).
MARZO 2016
a alcuni anni a questa parte si fa un gran parlare di “flora batterica intestinale” come di una
nuova frontiera capace di aprire nuovi orizzonti nella cura di molte patologie. In effetti, la definizione “flora batterica intestinale” , alla luce di nuovi studi scientifici, appare imprecisa e limitativa: imprecisa perché, in effetti, non si tratta di “flora”, ma
di una microscopica fauna; limitativa perché comprende non solo batteri, ma in misura minore, virus e miceti, ed inoltre non è presente solamente nel
tratto intestinale, ma anche in altri distretti del corpo
umano. Per avere un’idea di che popolazione microscopica stiamo parlando, basti pensare che per ogni
cellula del corpo umano ci sono circa 10 di questi
‘ospiti’ (a questo punto non so se sono loro gli ospiti
o se lo siamo noi!). Questa popolazione viene definita “microbiota” e rappresenta un formidabile alleato
della nostra salute, sempreché sia presente un equilibrio tra tutte le varie componenti. Nel tratto intestinale questi “microalleati” ci aiutano non solo nei
processi digestivi e fermentativi, ma verosimilmente
anche nei processi immunitari. Questa ipotesi aprirebbe nuove vie terapeutiche nel trattamento di patologie intestinali e autoimmunitarie. Il fatto che il
nostro sistema immunitario non aggredisca questi
microorganismi rappresenta una sorta di collaborazione mutualistica tra due mondi interdipendenti.
Alcuni studiosi affermano che il microbiota può essere considerato come un vero e proprio organo capace di intervenire positivamente nei vari processi
fisiologici che ci permettono di vivere in salute. Poco prima della nascita il feto è un essere quasi sterile, ma appena nato viene colonizzato da un esercito
di microrganismi che condizioneranno l’assetto del
suo microbiota. Dato certo è che diversa è la colonizzazione, a seconda che la nascita avvenga per le
vie naturali o per parto cesareo e varia anche nel caso in cui il neonato venga allattato al seno o con latte artificiale. Alla luce di queste scoperte, sono nati i
“probiotici”, cioè ceppi di microrganismi che ingeriti migliorano l’assetto del microbiota umano con effetti benefici sulla salute dell’uomo.
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2 associazioni
2 riviste
di Minnie Luongo
lega italiana lotta
contro i tumori
a
nche questo mese di marzo, per la quindicesima edizione, si è svolta a Milano la “Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica”.
“La nostra Associazione non si stancherà mai di sottolineare l’importanza delle attività di prevenzione e di diagnosi precoce nella lotta contro i tumori” (nella foto), dice il
professor Marco Alloisio,
presidente Lilt di Milano.
“Del resto – continua Alloisio - i recenti dati presentati dall’Associazione
italiana registri tumori
(Airtum) parlano chiaro:
nell’ultimo anno sono
state diagnosticate 363.300 nuove neoplasie. Occorre però sapere che oltre un terzo dei tumori non si
svilupperebbe se ci impegnassimo ad adottare quotidianamente una dieta sana ed equilibrata, praticare attività fisica regolare e smettere di fumare”.
Nata più di 60 anni fa, la Lilt Sezione provinciale
di Milano, opera sul territorio meneghino e provincia, affrontando il problema cancro nella sua globalità. Assieme alle attività di prevenzione primaria e
diagnosi precoce, l’Associazione s’impegna quotidianamente a migliorare la qualità del malato attraverso
l’aiuto di oltre 700 volontari. Inoltre, sostiene la ricerca clinica ed epidemiologica attraverso borse di studio ed erogazione di vari contributi.
Interessante, tra le numerose altre, una recente
iniziativa targata Lilt: si tratta del Progetto D.A.R.E.
(Donne a rischio ereditario), che ha l’obiettivo di monitorare le donne esposte a rischio ereditario di ammalarsi di tumore al seno (sono circa il 10%), su indicazione di équipe dedicate alla consulenza genetica.
Saperne di più
LILT • Via Venezian 1, 20133 Milano
Tel. 02.49521, fax 02.2663484
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.legatumori.mi.it
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alimentazione
prevenzione & benessere
‘A
limentazione Prevenzione & Benessere’, la rivista della Nutrition Foundation of Italy, (Pacini Editore Medicina), nel numero di Marzo
2016, tratta un argomento di grande interesse: l’alimentazione quotidiana a difesa degli occhi, con articolo di Giulio Leopardi, responsabile dell’Unità oculistica del Policlinico San Pietro di Bergamo e Paolo
Marangoni, del Centro chirurgia refrattiva dell’Istituto clinico Sant’Ambrogio di Milano.
Nel lavoro viene descritta la relazione tra l’alimentazione, la salute degli occhi e la funzionalità visiva, un argomento che sta trovando sempre
più conferme nella letteratura scientifica degli ultimi anni. Alcune metanalisi hanno valutato il complesso dei risultati dei maggiori studi osservazionali
e messo in luce l’importanza del consumo di alcuni
cibi per il benessere dell’occhio.
Per esempio, una dieta ricca di nitrati, presenti nelle verdure, soprattutto in quelle a foglia verde,
sarebbe efficace nella protezione del nervo ottico e,
quindi, anche nella prevenzione del rischio di sviluppare un glaucoma primario ad angolo aperto, la
forma più diffusa di glaucoma. In evidenza, anche
la relazione tra consumo di alimenti ricchi di vitamina E (spinaci, broccoli, noci) e riduzione del rischio di sviluppare la cataratta. Anche l’affaticamento visivo, nota dolente dei nostri giorni, dove si
trascorrono ore e ore davanti a un monitor o a un video, a partire dalla giovanissima età, troverebbe giovamento da una supplementazione nella dieta di
estratti ricchi di antocianosi, polifenoli presenti, in
particolare, nel ribes nero e nel mirtillo nero (eserciterebbero un’azione benefica sul microcircolo) e
dall’assunzione di luteina, un carotenoide presente
nel mondo vegetale.
MARZO 2016
online
L’appuntamento mensile con la salute dei siciliani
È sempre a portata di clic la rivista che, da dodici anni, rappresenta
un punto di riferimento autorevole nel panorama dell’nformazione
medica con uno sguardo particolare ai problemi della Sicilia
OGNI ULTIMO MERCOLEDÌ DEL MESE IN REGALO CON IL GIORNALE DI SICILIA
OGNI GIORNO SUL WEB PER PC, TABLET E SMARTPHONE
www.azsalute.it
facebook.com/azsalute.it
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