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MARZO 2016 ARRIVA L’ESTATE UNGHIE PERFETTE 2 nuovo laser verde 2 universo femminile Per salvare prostata e cuore Ginecologi a confronto Abbinamento gratuito con il 2 più infermieri Meno rischio di morte ogni ultimo mercoledì del mese • www.azsalute.it facebook.com/azsalute editoriale Trasporti neonatali per le emergenze in Sicilia di Carmelo Nicolosi n ello scorso numero di febbraio, abbiamo pubblicato una nota della Società Italiana di Neonatologia (SIN). Purtroppo, conteneva notizie non aderenti alla realtà. Ma chi non si fiderebbe di un comunicato di una Società scientifica? La SIN riferiva “da dati emersi al 2015” di un’indagine sui centri attivi sul territorio nazionale di Servizi di Trasporto Emergenza Neonatale (STEN) e metteva la Sicilia tra le regioni in cui il Servizio non era completo. Sbagliato. L’Isola ha un’ottima rete dedicata non solo al trasporto urgente del neonato, ma anche a quello delle madri (Servizio di trasporto emergenza materna - STEM), sistema di trasferimento di una paziente con gravidanza a rischio che necessita di cure ad alto livello di complessità per sé o per il feto (o per entrambi), non erogabili nel punto nascita nella quale si trova. Teniamo a precisare come, proprio il Servizio di Trasporto di emergenza materna siciliano abbia salvato, di recente, nel giro di 15 giorni, ben due mamme e rispettivi nascituri. Il primo caso a Troina: placenta previa centrale accreta. In altri termini, non si stacca dal corpo dell’utero, fenomeno che provoca emorragie anche gravi. Scatta la rete di emergenza. Il medico dell’elisoccorso la prende letteralmente in braccio, la carica sull’elicottero e la trasporta in pochi minuti alla ginecologia e ostetricia dell’ospedale Umberto I di Enna, Centro di riferimento per le gravidanze ad altro rischio e per le emergenze ostetriche e ginecologiche, anche per le province di Caltanissetta e Agrigen- to. “Ancora 20-30 minuti e sarebbe morta”, spiega Ettore La Ferrera, direttore della ginecologia e ostetricia dell’ospedale. “Il quadro era drammatico. La donna era in un lago di sangue – continua La Ferrera – abbiamo impiegato ben 6 sacche di sangue e 5 di plasma. Grazie alla rete STEM abbiamo salvato la vita alla madre e alla bambina”. Altro caso simile, a distanza di quasi due settimane: questa volta la madre è di Nicosia e viene trasportata ad Enna. Altra parte quantomeno ‘strana’ del comunicato della SIN, riguarda il caso del decesso, nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2015, della neonata Nicole Di Pietro a Catania, che tanta rabbia suscitò non solo nell’Isola, ma in tutta Italia. La SIN specifica di essersi fatta parte attiva nella promozione di corsi di formazione per gli operatori dei team STEN. E prosegue nella nota scrivendo “Non è accettabile oggi che si verifichino fatti gravi quali il decesso della piccola Nicole, avve- MARZO 2016 nuto in Sicilia nel 2015, in attesa che, in assenza di un servizio dedicato e organizzato, qualcuno trovi un posto letto e qualcun altro provveda con tempestività al trasferimento”. Scherziamo? Possibile che la SIN non si sia documentata sul caso Nicole? L’autopsia, le ispezioni delle autorità sanitarie e le indagini della magistratura, hanno accertato che il decesso della neonata non era da attribuire a ritardi o errori del 118. E la procura di Catania ha messo sotto accusa sei persone della casa di cura catanese Gibiino, alla quale si era rivolta la madre di Nicole per partorire. E accusa tre medici di omicidio colposo e falso ideologico. Di una vicenda così straziante, dove la magistratura parla “di condotte gravemente colpose, attive e omissive, che hanno portato al decesso della neonata”, come può la Società Italiana di Neonatologia parlare di “assenza di servizio dedicato?”. Nel prossimo numero un servizio sul trasporto neonatale e materno-fetale in emergenza in Sicilia. 3 In questo numero ANNO XII - Numero 3 Marzo 2016 peli in eccesso? 6 Ecco come elimirarli di Cesare Betti è in arrivo l’estate Prendiamoci cura delle nostre unghie di Luca Nicolosi 9 salviamo il cibo del futuro 12 In diminuizione flora e fauna CK BLOTES O N NITÀ SA di Adelfio Elio Cardinale laser verde per la prostata e per preservare il cuore di Manuela Campanelli 16 14 universo femminile A Firenze ginecologi a confronto Direttore Responsabile Carmelo Nicolosi EDITRICE AZ Salute s.r.l. Registrazione del Tribunale di Palermo n. 22 del 14/09/2004 Pubblicità AZ Salute s.r.l. [email protected] Tipografia AGEM San Cataldo (CL) di Emanuela Medi HANNO COLLABORATO Mario Barbagallo Cesare Betti Giocchino Briguglio Manuela Campanelli Adelfio Elio Cardinale Minnie Luongo Paola Mariano Emanuela Medi Giuseppe Montalbano REDAZIONE GRAFICA GGS REDAZIONE Via Enrico Fermi, 63 90145 Palermo Tel. 091.6822361 [email protected] [email protected] FOTOGRAFIE FOTOLIA INDIRIZZI INTERNET www.azsalute.it AZ Salute è su Facebook facebook.com/azsalute.it Mensile in abbinamento gratuito con il novità per la menopausa Estrogeni coniugati e bazedoxifene Intervista ad Andrea Genazzani 20 19 sanità e complessità Sfruttare le nostre capacità aziendali di Gioacchino Briguglio più infermieri per paziente 23 e minore rischio di mortalità di Paola Mariano prurito alla testa 25 Tutti i problemi e le soluzioni di Cesare Betti la robotica che fa alzare dalla sedia a rotelle e camminare 2 anziani Integratori non sempre utili di Mario Barbagallo 29 2 bambini Nuove e vecchie alleanze di Giuseppe Montalbano 29 2 associazioni 27 2 riviste Lega Italiana Lotta Alimentazione: Prevenzione contro i tumori & benessere di Minnie Luongo 30 30 DEDICATO ALLE DONNE. Peli di troppo? È soltanto un problema ormonale di Cesare Betti Nessuna preoccupazione Vediamo come vanno eliminati n el suo romanzo Madame Bovary, lo scrittore francese Gustave Flaubert descrive nei dettagli la bellezza della protagonista, esaltando come un pregio la “lieve peluria nera che ombreggia le sue labbra carnose”. Ma questa descrizione riferita ai peli superflui, non consola di certo signore e signorine preoccupate, oltre che per motivi estetici, dall’idea che qualcosa non vada per il verso giusto. Anche se il più delle volte si tratta di un’idea sbagliata, in qualche caso può rivelarsi esatta. Come spiega il professor Andrea Genazzani, direttore della Clinica di ostetricia e ginecologia dell’università degli Studi di Pisa, è il caso di distinguere una peluria lieve e senza significato da fenomeni più rilevanti. Qual è il problema Quando sul corpo di una donna compaiono peli di troppo, si può trattare di irsutismo o di ipertricosi. 2 Nell’irsutismo, i peli sono presenti in zone che solitamente ne sono prive, come il mento, il labbro superiore, il petto e la parte inferiore della schiena. Nell’ipertricosi, invece, i peli sono presenti in quantità eccessive in zone del corpo femminile dove normalmente sono già presenti, come le ascelle, le gambe e gli avambracci. Il più delle volte, però, le due for- me non sono facilmente distinguibili, perché i casi più diffusi sono quelli misti. Le cause più importanti La causa dei peli di troppo è dovuta a un’eccessiva produzione di ormoni maschili, gli androgeni. Questi ormoni non vengono prodotti solo dal corpo maschile, ma anche da quello femminile, e quando la loro Università di Pittsburgh la meditazione allevia il mal di schiena U n programma di meditazione (mindfullness) allevierebbe il mal di schiena cronico in zona lombare, facilitando le normali attività quotidiane di chi ne soffre. Lo studio di Natalia Morone, dell’University of Pittsburgh, ha coinvolto 282 anziani con dolore cronico alla schiena e conseguenti limitazioni funzionali. Divisi in due gruppi, metà dei partecipanti ha seguito un programma di meditazione (con esercizi di respirazione, pratiche meditative e stretching), gli altri un programma sui corretti stili di vita. Dopo alcuni mesi di esercizio, il gruppo di meditazione è risultato migliorato sia sul fronte del dolore lombare percepito, sia sul fronte della propria libertà di movimento nelle attività quotidiane. 6 MARZO 2016 2 memoria La policistosi ovarica Altro disturbo abbastanza diffuso è quello che colpisce l’ovaio: in quest’organo, i follicoli ovarici crescono in eccesso e all’ecografia si possono vedere come piccole cisti. L’origine del fenomeno può dipendere da molti fattori, come la comparsa di obesità. migliora con la stimolazione del cervello L’iperplasia del surrene È l’ingrossamento dei surreni, ghiandole situate sopra ogni rene: lavorando eccessivamente, produce troppi ormoni androSopra, Marcel Duchamp: L.H.O.O.Q (1919) geni. A volte, il proquantità è abbondante, si ha la cre- blema è dovuto a un tumore bescita dei peli e, a volte, anche la ca- nigno dell’ipofisi (una ghiandola duta dei capelli. Questa eccessiva della base del cervello), altre volte produzione si verifica per molte cau- può essere legato a un tumore benigno che interessa direttamente i se, ecco le più importanti. surreni. La sindrome adreno-genitale Si manifesta già nell’infanzia e persino alla nascita. Si tratta di un disturbo di origine genetico che talvolta interessa le donne che in famiglia hanno avuto casi di irsutismo. In Italia, questo fenomeno è piuttosto diffuso nelle regioni meridionali e in Sardegna. Alterazioni e sviluppo È il caso più frequente e si verifica al momento dello sviluppo. Ad alcune giovani donne può capitare che, inizialmente, aumenti maggiormente la produzione di ormoni maschili, rispetto a quelli femminili. Come conseguenza si ha una crescita di peli in zone dove in genere il sesso femminile ne è privo. Come scoprire la causa Per scoprire la causa del disturbo, è importante conoscere le abitudini di vita della donna, i farmaci che assume, il modo e la velocità in cui sono comparsi i peli e le eventuali alterazioni del ciclo mestruale. Per una corretta diagnosi, è necessario anche sottoporre la donna a un’ecografia della pelvi, per valutare lo stato di salute delle ovaie e delle ghiandole surrenali, e a un esame del sangue, per conoscere i livelli di alcuni ormoni: il testosterone libero e totale, la proteina che lega gli ormoni sessuali, il progesterone, il 17-idrossiprogesterone, l’androstenedione, il Dheas e gli ormoni della tiroide. 3 MARZO 2016 L’ applicazione di una debole corrente elettrica al cervello, poggiando due semplici elettrodi sulla testa, rafforzerebbe le connessioni nervose e potenzierebbe la memoria. Questi i risultati di una ricerca svolta all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e pubblicata sulla rivista “Scientific Reports”. I ricercatori hanno dimostrato che si può aumentare la memoria di topolini con una singola seduta della durata di 20 minuti di “stimolazione elettrica transcranica con corrente continua” – una tecnica non invasiva già sperimentata su pazienti – che consiste nell’inviare al cervello una corrente di bassissima intensità, indolore e non percepibile dal soggetto. Una sola seduta induce nel centro della memoria – l’ippocampo – un potenziamento delle connessioni tra i neuroni e le sinapsi, indispensabili per trasmettere e immagazzinare le informazioni. I topolini hanno presentato una memoria migliore anche parecchi giorni dopo il trattamento. La corrente aumenterebbe la produzione dell’importantissimo fattore di crescita cerebrale BDNF. 7 3 Come si eliminano Anche se il più delle volte il fenomeno è legato a squilibri ormonali, l’eccessivo numero di peli può avere bisogno di cure mirate. Oltre ai metodi tradizionali, come creme e cerette, si può ricorrere anche a quelli che risolvono definitivamente il problema. L’elettrocoagulazione Con un sottile ago che emette una piccola scarica elettrica in ogni bulbo del pelo da eliminare, si può ottenere una distruzione definitiva del follicolo pilifero. È un metodo lungo, che prevede molte sedute, non sempre assicura una depilazione defini- 2 tiva e può lasciare piccole cicatrici. Il laser al rubino e all’alessandrite La loro luce distrugge le strutture che contengono la melanina, la sostanza che dà il colore scuro ai peli e alla pelle. Tuttavia, c’è il rischio che possano danneggiare anche la cute, con rossori, bolle e ustioni. Inoltre, sono efficaci solo sui peli scuri, mentre non hanno effetto su quelli biondi, bianchi o rossi. Il laser q switched La cura associa un laser che emette raggi luminosi con un colorante che penetra nel canale del pe- lo, in modo che la luce lo distrugga. A volte, questo trattamento può lasciare piccole cicatrici, perché la luce del laser ha una potenza molto elevata e può provocare la distruzione del tessuto circostante il pelo. Laser neodimio Yag a impulso lungo Grazie alla sua luce, raggiunge una profondità nella pelle di oltre 5 millimetri, dove ha origine la peluria, debellandola completamente. Questo laser è attivo su tutti i tipi di peli, tranne quelli bianchi, non lascia cicatrici né arrossamenti, non è doloroso e non crea chiazze chiare. meglio magri l’obesità annebbia la memoria L’ obesità è associata a una riduzione del 15% della memoria cosiddetta episodica, ovvero un tipo di memoria che ci consente di mantenere vivido il ricordo delle esperienze e degli avvenimenti della nostra vita. Ricercatori dell’Università di Cambridge hanno messo alla prova la memoria di un gruppo di 50 persone magre, sovrappeso e obese. Hanno osservato che più aumentano i chili di troppo, più si riducono certe capacità mnemoniche. È possibile che questa condizione di ridotta memoria sia in qualche modo la conseguenza dei chili di troppo e che al tempo stesso contribuisca a perpetuare il problema di sovrappeso, rendendo più difficile per l’individuo ricordare cosa, quanto e quando ha mangiato. 8 MARZO 2016 onicomicosi. Le possibili infezioni e i consigli del make up artist sulle novità di Luca Nicolosi t ra qualche mese arriva l’estate e con essa la voglia di scarpe aperte e sandali per il mare. E vengono messe in mostra le unghie di mani e piedi, quasi un personale ‘biglietto da visita’. Le unghie rappresentano un oggetto di seduzione e sono fortemente soggette ai capricci e ai voleri della moda. Massima attenzione quindi all’Onicomicosi, la patologia più comune delle unghie in costante aumento negli ultimi anni. Non solo le rende fragili e frastagliate, ma le imbruttisce, rendendo Ne soffre il 10 per cento degli italiani e il 40 per cento dopo i 40 anni L’onicomicosi colpisce maggiormente le unghie dei piedi. Ne sono più soggetti gli uomini, senza distinzione di razza, ma il fenomeno è in crescita, soprattutto nelle donne, a causa anche del mutamento degli stili di vita (maggiore fre- In arrivo l’estate Prendiamoci cura delle nostre unghie il loro colore antiestetico. Purtroppo, sono poche le persone consapevoli che le unghie sono soggette a malattie. Le più comuni, infezioni fungine o onicomicosi, rappresentano il 50% dei disturbi ungueali. Ne soffre il 10% degli italiani, ma in età 40-60 anni, la percentuale sale anche al 20%. Queste infezioni possono insorgere come una macchia opaca (bianca o gialla) sotto la punta di un’unghia del piede o della mano. Vanno tempestivamente curate, altrimenti si diffondono, causano scolorimento e ispessimento dell’unghia, provocano lo sfaldamento ad iniziare dai bordi. L’infezione non è pericolosa, ma rappresenta un problema estetico che può condizionare le relazioni sociali e, alla lunga, generare anche dolore. quentazione di luoghi pubblici, cure estetiche non sicure, incremento attività sportiva, utilizzo frequente di detergenti, ecc.). Onicomicosi È provocata prevalentemente da un fungo, ma la causa si può ricercare anche in lieviti e muffe. Il fungo penetra attraverso microfessure MARZO 2016 e crepe dell’unghia, abbatte lo strato di cheratina (la sostanza principale di cui è composta), ne utilizza i componenti per crescere più velocemente e modifica il PH dell’unghia (da acido ad alcalino). Le unghie dei piedi, rispetto a quelle delle mani, sono più soggette alla malattia perché restano costrette, per lungo tempo, all’interno delle scarpe, in un ambiente caldo e umido, ideale per la proliferazione dei funghi. Altra probabile causa è la più scarsa circolazione sanguigna rispetto alle mani, con conseguente minore riconoscimento ed eliminazione dell’infezione da parte del sistema immunitario. La micosi può rimanere circoscritta a un’unica unghia o intaccare anche le altre. Rare le remissioni spontanee. 9 3 Prevenzione Pochi, ma importanti accorgimenti sono indispensabili per prevenire l’onicomicosi: asciugare sempre con accuratezza mani e piedi, compresa la pelle tra le dita; prediligere calze in fibra naturale e avere cura di cambiarle spesso; alternare appena possibile le scarpe chiuse con quelle aperte; non camminare mai scalzi nei luoghi pubblici; non strappare o tagliare la pelle intorno alle unghie: si potrebbero creare lacerazioni attraverso le quali ci si può infettare. Fattori di rischio Molteplici i fattori di rischio: una sudorazione eccessiva; le Sono pochi, ma essenziali, gli accorgimenti da adottare per prevenire l’infezione fungina mani in acqua per molte ore (come parrucchieri, baristi, pasticceri, imbianchini, muratori, giardinieri); indossare calze e scarpe che impediscono la traspirazione e non assorbono il sudore; camminare a piedi nudi in ambienti pubblici umidi (piscine, palestre, spogliatoi); avere piccole lesioni o infezioni della pelle o del- le unghie; essere in età avanzata; soffrire di diabete o di disturbi circolatori a carico del sistema immunitario. Sintomi, diagnosi e cura È probabile che si soffra di onicomicosi se le unghie sono più spesse del normale e presentano deformazioni, se sono opache e non lucide, fragili o frastagliate. Fondamentale è la corretta diagnosi per la scelta della terapia più efficace. Il medico specialista di riferimento è il dermatologo. Controllerà le unghie e – se del caso – racco- cos’è l’unghia la cheratina il suo elemento principale N ata come arma di difesa, l’unghia, dal latino ungula, diminutivo di unguis, è una struttura semitrasparente indispensabile per facilitare la presa, contribuire alla stabilità strutturale delle dita, dare supporto e limitare l’usura delle estremità. Il suo elemento principale è la cheratina, suddivisa in più strati; la parte esterna è dura, con fibre perpendicolari alla direzione di crescita mentre la parte sottostante è più sottile, a struttura lamellare. È composta anche da grassi, amminoacidi, acqua, vitamine e minerali. Il suo colore naturale è rosa a causa del sangue che traspare dal derma trasparente; quando si distacca diventa giallastra come le cornee. 10 MARZO 2016 estate & colori i consigli del make up artist glierà alcuni frammenti della parte inferiore per esaminarli al microscopio; altro specialista è il podologo. Tra i rimedi più efficaci: i farmaci di uso topico, con formulazioni che permettono un’ottima penetrazione del principio attivo onde ottenere l’eradicazione del fungo responsabile. Il trattamento richiede sei mesi di terapia per le unghie delle mani e fino a dodici mesi per quelle dei piedi. Un nuovo prodotto (lo si può trovare in penna e smalto), è stato studiato per permettere di saturare l’unghia e combattere il fungo, modificando l’habitat circostante fino a renderlo inadatto allo sviluppo del fungo stesso. Contiene an- che un composto con effetto schiarente che, in circa una settimana, contribuisce a migliorare l’aspetto estetico dell’unghia attaccata dalla micosi. Nei casi gravi, si può ricorrere a farmaci per via orale o persino all’intervento chirurgico. Consigli igienici Per le unghie delle mani: lavarle dopo aver toccato un’unghia infetta; mantenerle pulite, asciutte e corte; evitare prodotti non sicuri (smalti, unghie finte) che potrebbero trattenere l’umidità aggravando l’infezione. Per quelle dei piedi, occorre evitare traumi, indossare scarpe comode, preferibilmente con tacco basso e punta larga. MARZO 2016 “P er la prossima estate le unghie tornano naturali e semplici, decorate con smalti tinta unita di tonalità pastello come il rosa baby, l’azzurro e il giallo chiaro, tinta unita rosa” - fa sapere Marco Castiglioni, make up artist e nail stylist. “Per mani davvero chic – continua Castiglioni – la tendenza è il nude sulle tinte del rosa, del beige e del bianco avorio con la french colorata, fine e delicata, su un’unghia corta e tendenzialmente squadrata. Vanno bene il rosso, il nero, il blu e il bianco e, se non si vuole rinunciare a unghie dark nemmeno durante la bella stagione, è preferibile optare per il classico nero, oppure per tinte eleganti come il rouge noir, scegliendo smalti dalla finitura super brillante per un effetto glossy. E mani e piedi dello stesso colore”. 11 block notes Esistono oggi 31 milioni di specie di piante Di queste, settemila sono coltivate e raccolte nella nostra terra da oltre diecimila anni. di Adelfio Elio Cardinale SALVIAMO IL CIBO DEL FUTURO o dissea nello spazio. Parafrasando il titolo di un famoso film, possiamo affermare: 2050 odissea del nostro pianeta, con grande diminuzione o scomparsa di innumerevoli tipologie di fauna e flora, con gravi ripercussioni sul cibo, alimentazione ed esseri viventi. Il tutto per il riscaldamento della terra e il grave aumento dell’anidride carbonica. Un vero e proprio mutamento dell’ecosistema. L’innalzamento del clima L’innalzamento previsto è di 2 gradi Celsius. Da queste previsioni – secondo risultanze riportate su Plos Biology – deriva che gli essere viventi mal si adattano a un pianeta più caldo, a causa di: tolleranza 12 no coltivate e raccolte nella nostra terra da oltre 10 mila anni. Negli scenari futuri – anche in base a studi in corso nell’ateneo di Torino – taluni prevedono il sorgere di piante alterate e deformi, assediate dai parassiti, con una agricoltura possibile solo dalla Francia settentrionale a nord. Nel Sud Europa, per contro, si potrebbero coltivare, secondo queste previsioni, solo datteri (come non ricordare La Linea della palma di Leonardo Sciascia?) e arachidi. La tutela della biodiversità è una trama e un ordito che si embrica con le specie viventi e con possibili gravi conseguenze sulla salute dell’uomo. Gli essere viventi si adattano male a un pianeta più caldo: minore tolleranza verso temperature più alte verso temperature più alte molto lenta; complessità non lineare degli ecosistemi; diversa plasticità evolutiva delle specie. Sulla scia del magistero del sommo Linneo, medico svedese dedito agli studi naturalistici, il quale definì una tassonomia o classificazione dei regni vegetali e animali, gli scienziati hanno compiuto un’analisi preoccupante. Esistono oggi 31 milioni di specie di piante. Di queste 7 mila so- MARZO 2016 La questione è ancora più rilevante perché solo 30 specie di piante coprono il 95 per cento dei bisogni alimentari del genere umano. In particolare 5 servono a nutrire oltre metà della popolazione del mondo: grano, riso, mais, sorgo, miglio. L’adattamento all’ecosistema È necessario salvare la diversità tra le piante – per esempio 100.000 varianti per il riso, 175 tipologie di patate nelle montagne delle Ande – al fine di permetterne l’adattamento al mutare dell’ecosistema, con riferimento a mutazioni di clima, diversità delle acque, modifiche dei terreni. L’equilibrio dell’ecosistema è necessario per frenare la grande diminuzione, o estinzione, di mammiferi, pesci e altre specie di fauna. le da sostentamento è divenuta base di commerci, nonché deforestazioni e disboscamenti. Salvare l’ecosistema è non solo dovere etico, ma egoistico per noi e per l’avvenire delle future generazioni. Biodiversità, diritto al cibo – sancito anche dell’Onu – lotta alla fame, prevenzione di malattie, sviluppo sostenibile, sono fattori non scindibili. Il cibo (prodotto dalla “Terra Madre”, secondo la bella espressione degli indios del Sud-America) è bene comune e fondamentale. La terra, prima che sistema economico-finanziario, è vita. Il futuro non esiste. Il futuro va pensato, organizzato e realizzato. L’equilibrio dell’ecosistema è necessario per frenare l’estinzione di mammiferi, pesci e altre specie di fauna In questo contesto contribuiscono negativamente la caccia, la qua- MARZO 2016 13 È AL TRIBORATO DI LITIO. Vaporizza la ghiandola prostatica senza sanguinamenti di Manuela Campanelli Laser verde per la prostata e per preservare il cuore p roblemi di prostata e problemi di cuore spesso si sommano, soprattutto negli over 50. C’è chi ha l’ipertrofia prostatica benigna e contemporaneamente un disturbo cardiovascolare. Tanti e tanti uomini si trovano in questa situazione critica: hanno la prostata ingrossata con tutti i sintomi associati, bisogno impellente e frequente di urinare, difficoltà a svuotare completamente la vescica e nello stesso tempo hanno avuto, per esempio, un infarto, sono portatori di uno stent coronarico o di una valvola artificiale, oppure soffrono di fibrillazione atriale. Devono pertanto prendere farmaci a base di anticoagulanti e/o antiaggreganti per fluidificare il sangue, un ostacolo all’intervento chirurgico. Per sottoporsi all’operazione devono sospendere l’assunzione di tali farmaci per ridurre il rischio di emorragia, aumentano il pericolo di avere un’ischemia cardiaca o cerebrale. Oggi, il laser al triborato di litio, detto a raggio verde, permette di intervenire sull’ipertrofia prostati- L’uso di anticoagulanti e di antiaggreganti per fluidificare il sangue sono di ostacolo all’intervento chirurgico 14 ca senza sospendere mai, neppure per un giorno, la terapia ‘salvavita’. Come funziona Il laser-verde vaporizza istantaneamente la parte interna della prostata, senza provocare sanguinamenti, sia durante l’intervento e sia nel post-operatorio. “Immaginiamo la prostata ingrossata come un’arancia dove passa il piccolo canale nel quale scorre l’urina, canale che viene compres- so dalla ghiandola prostatica quando si ingrossa. Il laser toglie la polpa dell’arancia, cioè la parte adenomatosa centrale, e lascia la sua buccia, risolvendo così l’ostruzione e ristabilendo una normale minzione”, dice Andrea Cestari, direttore dell’Unità Operativa di Urologia e del Centro Avanzato di Urotecnologie dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano. I vantaggi aggiuntivi di questo approccio mininvasivo, che impiega una tecnica endoscopica per la quale non si eseguono incisioni cutanee di alcun genere, sono diverse: il soggetto resta in ospedale un giorno, gli viene rimosso il catetere nell’arco di 24 ore e, abbreviando il percorso post-operatorio, ha una più veloce ripresa delle attività lavorative e quotidiane. MARZO 2016 Per chi è indicato L’impiego del laser a raggio verde è raccomandato non solo per chi deve assumere una terapia anticoagulante in modo continuativo, ma anche per i portatori di pacemaker, poiché evita il ricorso all’elettrobisturi che genera onde elettromagnetiche interferenti con la stimolazione elettrica dell’apparecchio. “Al laser verde possono ricorrere pure quei soggetti in cui i farmaci non sono tollerati o non riescono più a tenere sotto controllo il disturbo – prosegue il direttore Andrea Cestari – una situazione in cui si trovano i cosiddetti “grandi ritenzionisti”, persone che tratten- 2 nimento dell’ingrossamento della prostata. In questi casi viene posta l’indicazione all’intervento chirurgico che asporta il tessuto prostatico in eccesso”. La nuova soluzione tecnologica si propone, pertanto, come una modalità d’intervento che aumenta le possibilità di personalizzare la cura dell’ipertrofia prostatica, il disturbo urologico maschile che attualmente ha una frequenza pari alla decade d’età: il 60% dei sessantenni, per esempio, ne soffre. È indicato anche ai portatori di pacemaker per la difficoltà di usare l’elettrobisturi gono tanta urina in vescica e che possono pertanto andare incontro a infezioni, calcoli o blocchi urinari, sui quali non funzionano più né i farmaci alfa-litici volti a rilassare la componente muscolare della prostata e né gli inibitori della conversione del testosterone in diidrotestosterone favorenti il conte- una nuova ricerca in arizona come si protegge la memoria E ssere impegnati in varie attività quali l’uso del computer, la lettura ma anche il cucito e lo stare in mezzo agli altri, rallenta l’invecchiamento del cervello, in particolare la comparsa di problemi di memoria. Lo rivela una ricerca presentata all’American Academy of Neurology, condotta da Janina Krell-Roesch, della Mayo Clinic di Scottsdale, in Arizona. Lo studio ha coinvolto oltre 1.900 persone intervistate sulle loro attività tipiche nel tempo libero. È stato osservato che coloro che si dedicavano a varie attività, quali l’uso del computer, il cucito, la vita sociale, erano più protetti negli anni dalla comparsa di problemi di memoria. MARZO 2016 15 firenze. Quattro giorni d’incontri al XVII Congresso di ginecologia endocrinologica di Emanuela Medi Universo femminile Ginecologi a confronto q uattro giorni di sessioni, presentazione di lavori, dibattiti, incontri tra giovani ricercatori e specialisti dell’endocrinologia femminile: il 17° Congresso di Ginecologia Endocrinologica ha segnato tanti punti a suo favore, assumendo un ruolo indiscusso di leadership in questo settore. Gravidanze difficili Al congresso è stata ripetuta la pericolosità di una maternità dopo i 35 anni per gli evidenti problemi legati alla salute della madre e del feto. “Durante il periodo della gravidanza – dice la professoressa Chiara Benedetto, ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’università di Torino – l’organismo della donna è 16 sottoposto a stress: si deve adattare a notevoli cambiamenti che interessano l’apparato cardiovascolare, respiratorio, cognitivo. Più la donna avanza nell’età, meno il suo orologio biologico è in sintonia anagrafica. Addirittura, dopo i 40 anni il rischio di mortalità della donna aumenta di 8-10 volte, rispetto a una giovane”. La stampa inglese specializzata ha dato molto risalto a questo aspetto, invitando le donne a diffidare dai messaggi di gravidanze senza problemi. E in un Paese, come l’Italia, dove le culle rimangono drammaticamente vuote, con un saldo negativo – il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna, nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia (Dati Istat) – anche il non corretto stile di vita di molte giovanissime, mette a serio rischio la fertilità. Bulimia, anoressia, eccesso di carica agonistica nello sport, sono causa di gravi irregolarità del ciclo mestruale. Sport in eccesso e alimentazione errata, sono causa anche dell’ovaio policistico, patologia in sensibile aumento. Maternità difficile “Buone notizie per i nati molto prematuri (24-28 settimane) – osserva il professore Andrea Genazzani, presidente del Congresso ISGE che si è di recente tenuto a Firenze – la cui probabilità di importanti carenze cognitive è molto alta, determinata dalla non maturazione del cervello che non riceve ormoni femminili, soprattutto il progesterone, contenuto nella placen- MARZO 2016 ta della madre. Importanti ricerche hanno dimostrato che la somministrazione del progesterone dopo la nascita di questi prematuri, consente al bambino di raggiungere livelli pressoché ottimali di sviluppo cerebrale”. Il massaggio tre volte la settimana per 10 minuti, e l’ascolto della musica – è stato ricordato – sono importanti coadiuvanti nella terapia dei nati molto prematuri. Novità anche per i sanguinamenti abbondanti e l’endometriosi. In aiuto, i metodi contraccettivi che, come puntualizza il professore 2 bondanti – sostiene Simoncini – molto diffusi tra le donne dopo i 35 anni, tanto da costituire la prima causa di consulto medico, la disponibilità di preparati con estrogeni naturali, pillole con solo progestinico e dispositivi intrauterini medicati con progestinico, consentono di trattare con sicurezza queste pazienti dove il rischio trombo-embolico è alto”. Maternità difficile anche per molte coppie 3 Sottolineata la pericolosità di una maternità dopo i trentacinque anni per la madre e il bambino Tommaso Simoncini, ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’università di Pisa, non devono essere visti solo come strumento per impedire la gravidanza. “Nel caso dei sanguinamenti ab- esercizi di buon umore con venti minuti di cyclette il cervello prende il via B astano 20 minuti di cyclette per potenziare nel cervello memoria e probabilmente anche buon umore. Lo studio, pubblicato dal Journal of Neuroscience è stato portato avanti all’università della California, a Davis. Gli esperti hanno misurato le concentrazioni di due importanti molecole cerebrali – il GABA e il glutammato – e visto che queste aumentano e restano elevate per 30 minuti dopo la cyclette. A ciò corrisponde un aumento delle performance mnemoniche e, probabilmente anche il buon umore, cosa che i ricercatori stanno verificando in studi attualmente in corso. MARZO 2016 17 3 (circa 500 all’anno le italiane) che si recano al centro Dexeus di Barcellona per una gravidanza assistita. “Le percentuali di successo – puntualizza il professore Pedro Barri, direttore dell’Istituto Salute della Donna Dexeus, università Autonoma di Barcellona – sono all’incirca del 55% quando si fa ricorso all’ovodonazione. Nella fecondazione medicalmente assistita con prelievo di ovociti nella donna, il successo dipende dalla riserva ovarica. Il nostro è uno dei pochi centri europei, unico in Spagna, a offrire un test genetico messo a punto da gGenomics per diagnosticare le circa 4.000 mutazioni genetiche responsabili delle oltre 200 malattie genetiche recessive più comuni nel bacino del Mediterraneo”. La menopausa La donna trascorre oltre 30 anni della vita in menopausa. E non sono poche le donne che considerano la condizione di menopausa un sintomo inevitabile dell’invecchiamento. “Non è così – dice il professore Andrea Genazzani –. Uno dei nostri obiettivi deve essere la comunicazione ancora carente, visto che so- 18 della terapia ormonale sostitutiva. Recentemente, un editoriale apparso su Nature, ha sconfessato la ricerca statunitense”. “Il regalo più interessante – aggiunge Genazzani – è la nuova combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene, una terapia ormonale senza progestinico, in grado di alleviare i sintomi menopausali”. Oggi la menopausa non è più da considerarsi come un sintomo inevitabile dell’invecchiamento lo l’8% delle donne, in Italia, ricorre alla terapia ormonale sostitutiva. È nostro compito informare la popolazione femminile su cos’è la menopausa, sul come riconoscerla, sui sintomi, su quando iniziare la terapia ormonale, spiegando tutti i vantaggi per la loro salute. Soprattutto, dobbiamo incentivare il colloquio medico-paziente fugando dubbi, perplessità e, una volta per tutte, la paura che la terapia ormonale sostitutiva possa causare il cancro”. “Abbiamo pagato – continua Andrea Genazzani – uno scotto troppo alto, a seguito di uno studio pubblicato 15 anni fa, svolto su donne americane obese, di oltre 60 anni, e malate. Uno studio che nulla aveva a che fare con la tipologia femminile mediterranea e dove era enfatizzato il rapporto di alto rischio di incidenza di cancro al seno, a seguito La vita sessuale “Non dimentichiamo – dice la professoressa Rossella Nappi, ordinario di Ostetricia e Ginecologia all’università di Pavia – quanto incide l’atrofia vaginale nella vita sessuale della donna. Il disturbo, conseguente alla menopausa, colpisce il 50% dell’universo femminile, in particolare le donne che hanno avuto un regime chemioterapico. Oggi, si dispone di ospemifene, un modulatore selettivo del recettore eschetrogenico (della stessa famiglia del tamoxifene) che si è dimostrato valido contro l’atrofia vaginale, soprattutto in donne guarite da tumore al seno”. MARZO 2016 l’intervista ad Andrea Genazzani Ordinario di Ginecologia e Ostetricia, Università degli Studi di Pisa - Presidente ISGE Novità menopausa Estrogeni coniugati e bazedoxifene i dente alla menopausa, migliora l’umore e apporta vantaggi significativi all’intero organismo e alla qualità della vita”. n menopausa, uno dei sintomi più frequenti riguarda le vampate di calore… “La vampata di calore è una sensazione transitoria e molto soggettiva di calore intenso e improvviso, dovuta alla vasodilatazione cutanea, di durata e intensità variabile, percepita a livello del viso, del collo, del capo e del torace. Di solito è seguita da sudorazione e sensazione di freddo. La causa è la carenza di estrogeni. Si tratta di un sintomo capace di alterare negativamente e in modo significativo la vita di relazione e la qualità di vita delle donne anche perché disturba alcune delle funzioni vitali come il riposo notturno, provocando risvegli improvvisi e insonnia”. I benefici dell’utilizzo della combinazione estrogeni coniugati-bazedoxifene? Le patologie per le quali la menopausa comporta un aumento dei fattori di rischio? “La pre-menopausa e la post-menopausa sono caratterizzate da una continua oscillazione ormonale che porta alla progressiva riduzione della componente estrogenica, fenomeno che comporta modificazioni importanti a carico degli organi riproduttivi (vagina, utero, ovaie), e coinvolge anche cuore, vasi sanguigni, cervello, ossa, apparato digerente) con conseguente aumento del rischio per le principali patologie degenerative: malattie cardiovascolari in senso lato, osteoporosi e fratture, depressione, demenze”. La terapia ormonale sostitutiva? “Sostituisce ciò che è andato perduto, vale a dire gli estrogeni. La valutazione viene eseguita dal ginecologo, insieme alla paziente, in base ai disturbi e alla loro intensità, al rischio individuale di incorrere in patologie e all’approccio che la donna ha nei confronti della menopausa. Solitamente, quando la donna ha conservato l’utero, la TOS consiste nell’utilizzo continuativo o ciclico di estrogeni e progesterone o progestinici per via orale, transdermica o transvaginale. La TOS ripristina l’equilibrio ormonale antece- MARZO 2016 “È un’importante innovazione terapeutica efficace nel contrastare i sintomi correlati alla carenza di estrogeni, indicata per le donne con utero per le quali la terapia progestinica non è appropriata. Si tratta di una combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene, una terapia ormonale senza progestinico. Gli estrogeni coniugati rimpiazzano la mancata produzione estrogenica nelle donne in menopausa ed alleviano i sintomi menopausali. Poiché gli estrogeni promuovono la crescita dell’endometrio, i loro effetti, se non contrastati, aumentano il rischio di iperplasia e cancro dell’endometrio. Da qui, la necessità dell’aggiunta di bazedoxifene, che agisce come antagonista del recettore degli estrogeni nell’utero, riducendo notevolmente il rischio indotto dagli estrogeni di iperplasia endometriale in donne non isterectomizzate”. 19 l’intervento innovazione aziendale. Nel difficile contesto di crisi dell’Italia di Gioacchino Briguglio. Esperto di Innovazione aziendale nella Pubblica Amministrazione Sanità e complessità Sfruttare le nostre capacità produttive n el difficile contesto di crisi che il nostro Paese attualmente attraversa, la Sanità si trova a vivere una fase di ancora maggiore complessità, essendo, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, una delle principali fonti di spesa. Per mantenere e, possibilmente, migliorare l’attuale livello di prestazioni, in presenza di un sostanziale blocco delle risorse del Fondo Sanitario Nazionale, a carico del Bilancio dello Stato, sono necessari interventi che producano due tipi di effetti. Uno sul lato delle entrate, andando oltre la partecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria (ticket), attraverso un’utilizzazione aggiuntiva della capacità produttiva e delle eccellenze delle Aziende sanitarie pubbliche in termini di risorse professionali, apparecchiature strumentali e di ricovero, da offrire al privato pagante. Dall’altro, in termini di contenimento dei costi, attraverso una maggiore qualificazione della spesa, sia sul fronte dell’appropriatezza delle prestazioni, sia sul fronte di una migliore organizzazione dei servizi di supporto. Questi obiettivi richiedono trasferimento di know how specifico e capitali di investimento, che rendono strategica la partecipazione di privati qualificati ai complessi processi di cambiamento rivolti al miglioramento del Sistema nel suo complesso. Sul primo aspetto, riguardante l’incremento della produttività e dei ricavi, le direzioni delle Aziende 20 surgery o addirittura di ricovero. Inoltre, ben poco è stato fatto per stipulare convenzioni con i “terzi paganti” (Fondi Sanitari, Assicurazioni private, ecc.) che sono invece fortemente interessati a proporre ai propri assistiti condizioni economiche più favorevoli, trattamenti alberghieri competitivi e la qualità e sicurezza che solo le strutture ospedaliere più importanti possono garantire. Un ostacolare allo sviluppo del modello ALPI, in particolare quando esteso ai ricoveri, è rappresentato dalla necessità di rilevanti investimenti pubblici per adeguare le strutture ospedaliere al livello di confort richiesto dalle convenzio- Tra le soluzioni possibili, l’apertura d’eccellenza delle strutture pubbliche ai privati paganti Sanitarie sono interessate a sviluppare la libera professione Intramuraria (ALPI). Strategia nelle prestaioni Gran parte delle Aziende Sanitarie hanno adottato, negli anni, modelli di erogazione di prestazioni ALPI (peraltro con ricavi decrescenti nel tempo), ma limitate sostanzialmente all’area delle visite specialistiche, spingendosi in rari casi a prestazioni di diagnostica, di day- MARZO 2016 ni e dalle aspettative dei pazienti paganti. Aspettative che riguardano una realtà in rapida evoluzione, ad oggi quantificabile in circa 4,7 milioni di cittadini italiani assistiti da Fondi sanitari integrativi, Casse Aziendali e Mutue Integrative, per una spesa privata intermediata dai Fondi tra i 2,6 ed i 3,2 miliardi di euro. Considerato che il numero dei Fondi è in costante crescita grazie alla dinamica dei rinnovi dei CCNL, alcuni dei quali hanno istituito numerosi Fondi di categoria (ad es. Fondo dei lavoratori dell’industria alimentare), lo sviluppo di modelli di partership tra le ASL e i Fondi, deve essere interpretato nella prospettiva più ampia di riorganizzazione della Libera Professione e di acquisizione di domanda privata. Se, infatti, la spesa intermediata dei fondi si attesta intorno ai 3 md di euro, il totale della spesa, al netto dei consumi farmaceutici e dei ticket, si attesta poco sotto i 14 miliardi di euro. Una presenza più strutturata delle ASL nel mercato sanitario privato – fatte salve le garanzie di compatibilità e separazione rispetto al canale produttivo Servizio sanitario regionale – costituisce anche una garan- della Sicilia, presenta particolari criticità rispetto alla situazione di altri Sistemi Sanitari Regionali. Il gap va recuperato velocemente, in controtendenza rispetto ad una situazione che vede negli ultimi anni una preoccupante riduzione dei volumi di attività e dei fatturati derivanti da libera attività professionale intramuraria delle Aziende sanitarie pubbliche della Regione, anche per effetto di una sempre maggiore uscita da tale regime di medici pubblici che preferiscono optare per il rapporto di non esclusività conservando lo status di dirigenti di primo e secondo livello del SSR. Quattro milioni e 700 mila gli italiani assistiti da fondi integrativi, di categoria e casse aziendali zia di maggiore tutela dei cittadini paganti in termini di standard qualitativi. La professione intramuraria Nel contesto sopra riportato, la situazione riguardante i volumi di attività di libera professione intramuraria, svolte nell’ambito delle Aziende ospedaliere pubbliche MARZO 2016 Pubblico e Privato Ai fini di determinare in Sicilia, una graduale, ma necessaria inversione di tendenza, riteniamo possa essere strategico promuovere una collaborazione Pubblico-Privato utilizzando lo strumento del project financing. Questa sinergia, riteniamo possa essere vincente rispetto all’obiettivo di valorizzare l’importante patri- 3 21 3 monio in termini di Eccellenze Professionali operanti prevalentemente nel Pubblico (Aziende Ospedaliere, ARNAS, IRCCS, Policlinici Universitari) unitamente alle dotazioni di importanti tecnologie diagnostiche e terapeutiche, e di spazi di cui questi centri sono dotati, e che vengono sottoutilizzati, con un enorme danno per la produttività complessiva del sistema e della collettività nel suo insieme, integrandosi perfettamente con gli obiettivi della razionalizzazione della spesa e della lotta agli sprechi. Ciò comporterebbe infine, uni- 2 tamente ad un incremento dei fatturati in termini assoluti, un mix di risorse pubbliche e private utile agli aspetti peculiari della gestione aziendale della sanità pubblica. La forte volontà riformatrice L’esperienza mi ha insegnato, in oltre trent’anni di attività, quale esperto di innovazione gestionale nella Pubblica Amministrazione e, nello specifico, quale consulente ministeriale per la “Governance delle Strutture Sanitarie”, nominato dal ministro Balduzzi, che gli impianti normativi servono solo da riferimento, mentre la loro reale attuazione richiede una forte volontà riformatrice, operando sulla base di una concreta volontà politica sugli interventi da realizzare prioritariamente nei Centri di eccellenza, programmando appositi progetti di implementazione di strutture dedicate alla libera professione intramuraria (ALPI), attuando – sul modello della sperimentazione gestionale pubblico-privato, prevista nella normativa della riforma del SSN – iniziative pilota, partendo dalle realtà più favorevoli, per estendere tali interventi all’intero SSR. problemi di sonno Troppe luci in città L’ inquinamento luminoso cittadino disturberebbe il sonno. Lo studio è stato presentato al meeting annuale della American Academy of Neurology, tenutosi a Vancouver, in Canada. Condotto da Maurice Ohayon, della Stanford University, la ricerca ha coinvolto 15.863 individui nell’arco di otto anni sulle loro abitudini sul sonno e sulla sua qualità. Le risposte sono state messe a confronto con i dati sull’illuminazione nella zona di residenza di ciascuno, forniti dai satelliti utilizzati dal programma “Defense Meteorological Satellite Program”. È emerso che le persone che vivevano in aree molto illuminate, tendevano a dormire meno ore per notte, ad avere disturbi del sonno e a riferire di essere insoddisfatti della propria qualità e quantità di sonno, rispetto a persone che vivevano in aree meno illuminate (zone rurali, piccoli centri urbani). 22 MARZO 2016 CARENZA IN ITALIA. Decessi ridotti dove c’è almeno un infermiere ogni sei letti di Paola Mariano Più infermieri, meno rischio di morte g li infermieri, negli ospedali, salvano molte vite se sono in numero adeguato al flusso di pazienti. Infatti, nei reparti ospedalieri in cui il rapporto tra il numero di infermieri e il numero di pazienti è alto, risulta inferiore il tasso di mortalità dei degenti. Lo rivela uno studio britannico pubblicato sulla rivista British Medical Journal Open e condotto da Jane Ball del National Institute for Health Research Collaboration for Leadership in Applied Health Research and Care, a Southampton. I ricercatori hanno stimato che la mortalità ospedaliera è il 20% inferiore quando il rapporto infermieri-pazienti è uno a sei o ancora più alto, rispetto a un rapporto uno a dieci. L’Italia sotto la media OCSE In Italia – dove sono attualmente presenti su tutto il territorio nazionale circa 270 mila infermieri – è stata più volte denunciata una crescente carenza di questa figura professionale. Secondo i parametri internazionali dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), la caren- za di questa figura in sanità, in Italia, si aggira intorno alle 60.000 unità. L’Ocse afferma che bisogna raggiungere un rapporto tra il numero di infermieri ogni mille abitanti, pari a circa 7. Nel Paese, attualmente, tale rapporto si aggira intorno a 6, tasso che, peraltro, piazza il nostro paese ben al di sotto della media OCSE, pari a 9 infermieri ogni mille abitanti. I calcoli dell’IPASVI Secondo i calcoli della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI servono circa 18.000 infermieri solo per coprire i turni di lavoro alla luce dell’entrata in vigore della normativa europea sui riposi e sul giusto orario di lavoro in sanità, in vigore dal 25 novembre 2015. MARZO 2016 Se poi si considera che, in attuazione del Patto per la Salute, deve essere potenziata l’assistenza territoriale h24, con ospedali di comunità a gestione infermieristica, la cifra degli infermieri mancanti sale a 30.000 unità. E il dato della carenza nostrana è destinato ad aggravarsi con il blocco del turnover che vede gli infermieri andare in pensione senza essere sostituiti da giovani laureati (sono in tanti i già formati e mai assunti). Lo studio condotto nel Regno Unito suggerisce che questa cronica carenza in sanità potrebbe avere delle ripercussioni tangibili sulla salute delle persone. La ricerca inglese ha considerato il numero di infermieri professionali per letto in 137 complessi sanitari 3 23 3 per acuti (le cosiddette trust, grosso modo somiglianti alle Asl italiane), e il numero di pazienti per ogni infermiere di reparto in 46 ospedali, per un totale di 401 reparti. Rapporto infermiere-pazienti I ricercatori hanno osservato i dati sui tassi di mortalità dei degenti in reparti di medicina e chirurgia, e stimato che la mortalità è inferiore del 20% nei reparti di medicina in cui vi è un rapporto infermiere-pazienti di uno a sei o superiore, rispetto ad analoghi reparti in cui il rapporto infermiere-pazienti Nel Paese mancherebbero circa 30.000 infermieri, un fenomeno pericoloso per i pazienti ospedalizzati è uno a 10. Nei reparti di chirurgia il dato è molto simile. Si ha una riduzione del 17% della mortalità intraospedaliera quando il rapporto infermiere-pazienti è di 1 a 6 o superiore, rispetto ad analoghi reparti in Rischio dei pazienti “Per quanto i risultati di questo studio siano di per sé insufficienti a fornire delle soglie di sicurezza per lo staff infermieristico – hanno spiegato gli autori del lavoro pubblicato sulla rivista medica inglese – sulla loro base sembra possibile indicare i livelli di forza lavoro al di sotto dei quali il rischio per i pazienti è maggiore”. 2 depressione e infarto? l’eredità di neanderthal A bbiamo raccolto un’eredità pesante dal nostro lontano parente Neanderthal: la depressione e anche altre malattie potrebbero essere giunte fino a noi da lontano, dagli ‘scambi’ che i nostri antenati di Homo sapiens hanno avuto con l’uomo di Neanderthal. Lo rivela uno studio di genetica, pubblicato sulla rivista Science, condotto da Corinne Simonti e Tony Capra, della Vanderbilt University di Nashville, Usa. Gli esperti hanno studiato un database contenente dati genetici e informazioni sulla salute di 28.000 individui di origine europea. Poi, usando informazioni genetiche disponibili sui segmenti del DNA dell’uomo di Neanderthal in ciascun individuo del campione, hanno verificato se fossero ricollegabili a malattie e hanno stimato che la presenza di tracce di Dna di Neanderthal sono associate a maggior rischio di soffrire di depressione e infarto. 24 cui il rapporto infermiere-pazienti è di 1 a 10. MARZO 2016 dermatiti, ALLERGIA. Sintomi spia che non vanno assolutamente sottovalutati di Cesare Betti Quel prurito alla testa Problema esasperante, ecco le soluzioni “D ottore, mi gratto dappertutto, non ne posso più!” In effetti, niente è più esasperante del prurito, perché provoca un disagio che può essere più forte dello stesso dolore e, talora, è ancora più difficile da far sparire. Spesso, è un segno molto generico e le cause possono essere numerosissime. A volte, l’impulso irrefrenabile a grattarsi può interessare la testa ed essere la spia di alcuni problemi da non sottovalutare. Vediamo quali sono. È presente anche forfora e capelli grassi? Può trattarsi di dermatite seborroica La dermatite seborroica Il caso più frequente di prurito alla testa è quello delle persone con la dermatite seborroica, un disturbo che, in genere, peggiora in inverno, mentre diminuisce o può scomparire in estate per l’esposizione al sole. La forma grassa si manifesta con forfora, maggiore produzione di sebo che rende i capelli grassi, squame grandi e untuose. La forma secca, invece, si presenta con squame piccole e bianche che possono rimanere aderenti al cuoio capelluto o staccarsi e finire su capelli e indumenti. Le cure per la dermatite seborroica va sempre prescritta da un dermatologo e prevede alcune possibilità. Trattamenti cosmetici. Si tratta di shampoo specifici con sostanze ad azione cheratinolitica e seboregolatrice, spesso in associazione tra loro; farmaci topici: lozioni e shampoo medicinali che, a differenza di quelli cosmetici, sono farmaci a tutti gli effetti, perché hanno una composizione diversa e una concentrazione di principi attivi superiore; farmaci da prendere per bocca: si prescrivono nelle forme più gravi e si dividono in due categorie: ad azione antimicotica e antinfiammatoria; cura elioterapica: l’esposi- MARZO 2016 zione al sole negli orari protetti ha un effetto benefico perché svolge un’azione regolatrice del sebo. Problemi di allergia Hai usato un nuovo prodotto? Potrebbe essere un’allergia. Se si acquistano shampoo e balsami di marca, in genere non si corre il rischio di usare prodotti che possono scatenare un’allergia. Tuttavia, ci sono persone sensibili a certe sostanze che possono scatenare dermatiti da contatto con prurito. In questi casi, è bene sentire il parere di un dermatologo e fare i test allergici, così da conoscere la sostanza alla quale si è intolleranti e scegliere i prodotti che ne sono privi. Fai la tinta? A volte è un effetto del colore. Poiché la maggior parte delle tinte è sicura, e molte di quelle oggi in commercio sono senza ammoniaca e nichel, soltanto chi è particolarmente sensibile può avere reazioni allergiche, in particolare alla parafenilendiamina presente, 3 25 3 soprattutto, nei prodotti che coprono i capelli bianchi. Oltre ai casi di allergia, il prurito può nascere non tanto dal tipo di colore, ma da come viene applicato il prodotto, da quanto se ne usa, dal tempo di posa e se viene esposto a fonti di calore eccessive. Per non correre pericoli, quindi, le persone che si tingono i capelli a casa dovrebbero provare su una piccola ciocca i nuovi preparati, risciacquare bene i capelli con 2-3 lavaggi e aspettare almeno un mese tra una tinta e l’altra. Ti sposti spesso in moto? Può essere dovuto al casco. Con la bella stagione, chi indossa il casco ogni giorno per andare in moto suda più spesso. Succede perché il sudore è alcalino e la pelle, per riequilibrare il pH, produce più sebo: in questo modo, si irrita e si avverte prurito. Non si tratta di un problema serio, ma di un disagio che può essere ridotto e annullato utilizzando gli appositi sottocaschi in cotone. L’unico modo per eliminare questo tipo di prurito, tuttavia, è usare il meno possibile la moto nei periodi caldi. Ti cadono i capelli in alcune zo- disce i capelli. Per curare questo disturbo, occorre rivolgersi a un dermatologo. Fai una visita dal tricologo. Nella maggior parte dei casi, il prurito alla testa non è preoccupante, ma se dura da oltre una settimana, se è forte o sono presenti altri sintomi (come desquamazione, dolore, bruciore, arrossamento e perdita diffusa di capelli), è bene farsi visitare da un dermatologo specializzato in tricologia, perché potrebbe essere la spia di malattie come la follicolite o la psoriasi, ma anche di un inizio di calvizie. Effetto tinta: attenzione all’applicazione del prodotto, a quanto se ne utilizza, al tempo di posa ne? La causa è la tigna. Se il prurito è associato a perdita di capelli in alcune zone della testa, desquamazioni simili a forfora, eccessiva produzione di sebo e dolore, si potrebbe trattare di tigna, un’infezione del cuoio capelluto dovuta alla Tinea capitis, un fungo che si nutre della cheratina presente nei follicoli piliferi e nella cute, e che aggre- 2 cioccolata sprint alla nostra mente I l cioccolato, sia al latte sia fondente, potrebbe migliorare le nostre funzioni cognitive, come memoria e apprendimento, se consumato regolarmente almeno una volta a settimana. Georgie Crichton dell’Università dell’Australia del Sud, ha seguito, per 30 anni, circa 900 adulti di tutte le età, attraverso un questionario alimentare con varie domande tra le quali la frequenza di consumo di cioccolato. I volontari sono stati sottoposti a una serie di test per misurare le loro abilità cognitive. Mettendo a confronto il “diario alimentare” di ciascuno, in particolare sul consumo di cioccolato, è emersa una performance cognitiva mediamente maggiore per quanti dicevano di mangiare cioccolato almeno una volta a settimana. 26 MARZO 2016 nuove frontiere. Una tuta in acciaio e carbonio fa assaporare la gioia di stare in piedi La robotica che fa alzare dalla sedia a rotelle l a ricerca fa passi che sbalordiscono. L’ultima acquisizione è l’esoscheletro. Un concentrato sofisticatissimo di tecnologia che riesce a far deambulare chi è costretto alla sedia a rotelle. Si tratta di un robot indossabile, una tuta da fantascienza, che dà modo al paraplegico di assaporare nuovamente la gioia di stare in piedi, di godere di una relativa autonomia e vedere il mondo che lo circonda non più dal basso, da seduto, ma anche dall’alto. Per ora, la realizzazione della Ekso Bionics di Richmond, in California, è destinata a centri di riabilitazione e unità spinali, in futuro si auspica che possa essere uno strumento di libertà e autosufficienza individuale. La ‘tuta’ è costruita in acciaio e carbonio, si indossa sopra gli indumenti, ed è attivata da quattro motori elettromeccanici che vengono alimentati da due batterie, che offrono un’autonomia di quattro ore. Una volta indossata, 16 sensori riconoscono le intenzioni di chi la utilizza e, in tempo reale, compiono i movimenti voluti dal soggetto. Nel paraplegico, l’esoscheletro, può essere utilizzato con l’ausilio di un telecomando o con l’aiuto di un fisioterapista, onde imparare a coordinare i movimenti. “In una prima fase di utilizzo, il paziente riceve delle istruzioni, in altri termini ha bisogno di un aiuto, ma allorché prende confidenza con l’apparecchiatura, può fare da solo, camminare autonomamente, servendosi di un deambulatore Sedici sensori riconoscono le intenzioni del paraplegico e, in tempo reale, compiono i movimenti voluti dal soggetto o di stampelle ‘intelligenti’, spiega il professore Raoul Saggini, ordinario di medicina fisica e riabilitativa all’università di Chieti. Ekso è stato presentato questo mese alla VI edizione della Conferenza italiana per lo studio e la ricerca sulle ulcere, piaghe, ferite e riparazione tessutale, che si è tenuta a Roma, sotto la presidenza del professore Nicolò Scuderi, direttore della 1.a chirurgia plastica e ricostruttiva dell’università “La Sapienza” di Roma. MARZO 2016 Quello che è stato definito il robot per tornare a camminare, è regolabile in altezza, da un metro e cinquanta a un metro e 90 centimetri e il peso massimo che può sopportare è di 100 chilo- grammi. Per potere applicare la sofisticata tecnologia ad altre patologie che abbisognano di riabilitazione, come sequele da ictus, tetraplegie, paraplegie incomplete, sclerosi multipla, atassia, patologie demielinizzanti, è stato sviluppato un sistema denominato “Variable Assist”, che permette di rilevare la forza residua dell’arto inferiore colpito, compensarne la differenza e portarlo al normale ciclo del passo. “Variable Assist”, è applicabile a uno o a entrambi 3 27 3 gli arti inferiori. Tecnologia biofotonica Recentemente, sono state realizzate speciali apparecchiature biomediche che servono ad eradicare il biofilm, quei focolai protetti di infezione e di resistenza batterica all’interno della ferita, che offrono protezione ai batteri dall’azione degli agenti antimicrobici (antibiotici e antisettici). Tali macchine, utilizzano la rivoluzionaria piattaforma tecnologica BioFotonica e offrono una soluzione completamente nuova per il trattamento delle ferite, che sfrutta la proprietà di ri-modulare l’attività cellulare e la proprietà battericida della fluorescenza e dell’ossigeno. “Questa sinergia innesca un effetto a cascata di reazioni biologiche, che ripristinano e rimettono in moto il processo di guarigione”, spiega il professore Nicolò Scuderi. Le fabbriche di farmaci Le cellule staminali diventano vere e proprie ‘fabbriche di farmaci’: i ricercatori dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano le hanno utilizzate, per la prima volta al mondo, per ricavarne proteine e fattori di crescita e aiutare il nuova tecnica, le ferite croniche, come le ulcere diabetiche, si sono cicatrizzate in un tempo sino a due volte più breve”, osserva il professore Mauro Picardo, direttore del laboratorio di Fisiopatologia cutanea dell’Istituto dermatologico San Gallicano di Roma. L’innovativo intervento di medicina rigenerativa è possibile grazie all’uso di piccole strutture, gli scaffolds. Costituite da una sottile fibra di seNicolò Scuderi, direttore della Prima chirurgia plastica e ri- ta, vengono ‘immerse’ nelle cellule staminali costruttiva dell’università“La Sapienza” di Roma e, come spugne, si imbevono delle benefiche molecole prodotte da queste ultime. Gli scaffolds, una volta collocati nella lesione, rilasciano, poco per volta, le molecole assorbite, conducendo la ferita a una rapida corpo nel riformare, naturalmente cicatrizzazione. Si tratta di un ape più velocemente, i suoi vasi san- proccio del tutto nuovo all’uso delguigni e tessuti. “Grazie a questa le cellule staminali. Biofotonica, soluzione completamente nuova per il trattamento delle ferite croniche SCOMPENSO CARDIACO Primo impianto in Italia di nuovo defibrillatore E ffettuato in Italia il primo impianto di defibrillatore biventricolare impiantabile sottocute. L’intervento è stato attuato dal professore Antonio Curnis, direttore dell’Unità di Aritmologia degli Spedali Civili di Brescia. L’apparecchio, realizzato da Medtronic, serve a curare lo scompenso cardiaco ed è compatibile con la Risonanza Magnetica, possibilità fino ad oggi preclusa ai portatori di defibrillatore impiantabile biventricolare. Nel mondo, di scompenso cardiaco - la condizione per cui il cuore non riesce a svolgere adeguatamente la propria funzione di pompa - sono affetti ben 22 milioni di persone, con un’incidenza pari a 2 milioni di nuovi casi all’anno. Solo in Italia, i pazienti sono 747.000. La malattia, provoca l’accumulo di liquidi a livello degli arti inferiori, dei polmoni e in altri distretti, e i pazienti hanno una aspettativa di vita molto compromessa se non opportunamente trattati. Lo scompenso del cuore ha, in Italia, un costo sanitario dell’1-2% della spesa totale per l’assistenza sanitaria, spesa che potrebbe essere ridotta grazie al nuovo sistema di sincronizzazione cardiaca, di possibile utilizzo in circa il 20% dei pazienti. 28 MARZO 2016 2 anziani 2 bambini di Mario Barbagallo Professore Ordinario Direttore della Cattedra di Geriatria Università degli Studi di Palermo di Giuseppe Montalbano Pediatra di famiglia integratori non sempre utili nuove e vecchie alleanze I D n circostanze normali, una dieta adeguata ed equilibrata è in grado di fornire tutti gli elementi necessari al mantenimento in buona salute dell’organismo. La dieta tradizionale Mediterranea è una dieta equilibrata ad alto contenuto di vegetali, fibre, frutta, tutti alimenti ricchi di minerali, vitamine e composti antiossidanti, che se ben seguita, non richiede supplementazioni. Nel soggetto normalmente alimentato, non vi è pertanto indicazione a integrare la dieta con la somministrazione di nutrienti addizionali (integratori). L’elenco dei possibili integratori è lungo ed esiste un’ampia gamma di sostanze che possono far parte della loro composizione, in particolare: vitamine, minerali, micro e macro-nutrienti energetici, aminoacidi, acidi grassi, fibre, estratti vegetali, etc. Per la maggior parte di tali sostanze, la supposizione che la loro assunzione preventiva aiuti a preservare la salute o, come suggerito da certa ingannevole pubblicità, abbia effetti anti-invecchiamento, non trova riscontro nella documentazione scientifica. Al contrario, spesso, una loro assunzione, aggiuntiva alla normale alimentazione è, nella generalità dei casi, ingiustificata, inutile, e talvolta addirittura rischiosa per la salute. Vi sono tuttavia alcune specifiche situazioni cliniche di carenza in cui la somministrazione di integratori deve essere utilmente presa in considerazione, ma sempre sotto controllo medico (ad es, per ovviare a possibili carenze alimentari nelle persone più anziane e fragili, perché nell’invecchiamento si ha spesso una ridotta assunzione di vitamine e micro-macronutrienti). Inoltre, per motivi contingenti e temporanei, in alcuni casi può essere anche utile sopperire a un maggior consumo di nutrienti (ad es. intensa attività fisica, etc.). Vi sono poi situazioni cliniche (intercorrenti o croniche), o l’uso di determinati farmaci, in cui l’assunzione d’integratori vitaminici e/o minerali può trovare la sua specifica motivazione (ad es. un’integrazione con calcio e vitamina D in caso di osteoporosi, di ferro, in caso di anemia ferro-carenziale, o di magnesio e potassio in caso di terapie con diuretici a lungo termine, etc). MARZO 2016 a alcuni anni a questa parte si fa un gran parlare di “flora batterica intestinale” come di una nuova frontiera capace di aprire nuovi orizzonti nella cura di molte patologie. In effetti, la definizione “flora batterica intestinale” , alla luce di nuovi studi scientifici, appare imprecisa e limitativa: imprecisa perché, in effetti, non si tratta di “flora”, ma di una microscopica fauna; limitativa perché comprende non solo batteri, ma in misura minore, virus e miceti, ed inoltre non è presente solamente nel tratto intestinale, ma anche in altri distretti del corpo umano. Per avere un’idea di che popolazione microscopica stiamo parlando, basti pensare che per ogni cellula del corpo umano ci sono circa 10 di questi ‘ospiti’ (a questo punto non so se sono loro gli ospiti o se lo siamo noi!). Questa popolazione viene definita “microbiota” e rappresenta un formidabile alleato della nostra salute, sempreché sia presente un equilibrio tra tutte le varie componenti. Nel tratto intestinale questi “microalleati” ci aiutano non solo nei processi digestivi e fermentativi, ma verosimilmente anche nei processi immunitari. Questa ipotesi aprirebbe nuove vie terapeutiche nel trattamento di patologie intestinali e autoimmunitarie. Il fatto che il nostro sistema immunitario non aggredisca questi microorganismi rappresenta una sorta di collaborazione mutualistica tra due mondi interdipendenti. Alcuni studiosi affermano che il microbiota può essere considerato come un vero e proprio organo capace di intervenire positivamente nei vari processi fisiologici che ci permettono di vivere in salute. Poco prima della nascita il feto è un essere quasi sterile, ma appena nato viene colonizzato da un esercito di microrganismi che condizioneranno l’assetto del suo microbiota. Dato certo è che diversa è la colonizzazione, a seconda che la nascita avvenga per le vie naturali o per parto cesareo e varia anche nel caso in cui il neonato venga allattato al seno o con latte artificiale. Alla luce di queste scoperte, sono nati i “probiotici”, cioè ceppi di microrganismi che ingeriti migliorano l’assetto del microbiota umano con effetti benefici sulla salute dell’uomo. 29 2 associazioni 2 riviste di Minnie Luongo lega italiana lotta contro i tumori a nche questo mese di marzo, per la quindicesima edizione, si è svolta a Milano la “Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica”. “La nostra Associazione non si stancherà mai di sottolineare l’importanza delle attività di prevenzione e di diagnosi precoce nella lotta contro i tumori” (nella foto), dice il professor Marco Alloisio, presidente Lilt di Milano. “Del resto – continua Alloisio - i recenti dati presentati dall’Associazione italiana registri tumori (Airtum) parlano chiaro: nell’ultimo anno sono state diagnosticate 363.300 nuove neoplasie. Occorre però sapere che oltre un terzo dei tumori non si svilupperebbe se ci impegnassimo ad adottare quotidianamente una dieta sana ed equilibrata, praticare attività fisica regolare e smettere di fumare”. Nata più di 60 anni fa, la Lilt Sezione provinciale di Milano, opera sul territorio meneghino e provincia, affrontando il problema cancro nella sua globalità. Assieme alle attività di prevenzione primaria e diagnosi precoce, l’Associazione s’impegna quotidianamente a migliorare la qualità del malato attraverso l’aiuto di oltre 700 volontari. Inoltre, sostiene la ricerca clinica ed epidemiologica attraverso borse di studio ed erogazione di vari contributi. Interessante, tra le numerose altre, una recente iniziativa targata Lilt: si tratta del Progetto D.A.R.E. (Donne a rischio ereditario), che ha l’obiettivo di monitorare le donne esposte a rischio ereditario di ammalarsi di tumore al seno (sono circa il 10%), su indicazione di équipe dedicate alla consulenza genetica. Saperne di più LILT • Via Venezian 1, 20133 Milano Tel. 02.49521, fax 02.2663484 E-mail: [email protected] Sito Internet: www.legatumori.mi.it 30 alimentazione prevenzione & benessere ‘A limentazione Prevenzione & Benessere’, la rivista della Nutrition Foundation of Italy, (Pacini Editore Medicina), nel numero di Marzo 2016, tratta un argomento di grande interesse: l’alimentazione quotidiana a difesa degli occhi, con articolo di Giulio Leopardi, responsabile dell’Unità oculistica del Policlinico San Pietro di Bergamo e Paolo Marangoni, del Centro chirurgia refrattiva dell’Istituto clinico Sant’Ambrogio di Milano. Nel lavoro viene descritta la relazione tra l’alimentazione, la salute degli occhi e la funzionalità visiva, un argomento che sta trovando sempre più conferme nella letteratura scientifica degli ultimi anni. Alcune metanalisi hanno valutato il complesso dei risultati dei maggiori studi osservazionali e messo in luce l’importanza del consumo di alcuni cibi per il benessere dell’occhio. Per esempio, una dieta ricca di nitrati, presenti nelle verdure, soprattutto in quelle a foglia verde, sarebbe efficace nella protezione del nervo ottico e, quindi, anche nella prevenzione del rischio di sviluppare un glaucoma primario ad angolo aperto, la forma più diffusa di glaucoma. In evidenza, anche la relazione tra consumo di alimenti ricchi di vitamina E (spinaci, broccoli, noci) e riduzione del rischio di sviluppare la cataratta. Anche l’affaticamento visivo, nota dolente dei nostri giorni, dove si trascorrono ore e ore davanti a un monitor o a un video, a partire dalla giovanissima età, troverebbe giovamento da una supplementazione nella dieta di estratti ricchi di antocianosi, polifenoli presenti, in particolare, nel ribes nero e nel mirtillo nero (eserciterebbero un’azione benefica sul microcircolo) e dall’assunzione di luteina, un carotenoide presente nel mondo vegetale. MARZO 2016 online L’appuntamento mensile con la salute dei siciliani È sempre a portata di clic la rivista che, da dodici anni, rappresenta un punto di riferimento autorevole nel panorama dell’nformazione medica con uno sguardo particolare ai problemi della Sicilia OGNI ULTIMO MERCOLEDÌ DEL MESE IN REGALO CON IL GIORNALE DI SICILIA OGNI GIORNO SUL WEB PER PC, TABLET E SMARTPHONE www.azsalute.it facebook.com/azsalute.it