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14 marzo 2013 PAG. 5 Disoccupati al lavoro per ripulire le
14 marzo 2013
PAG. 5
Il progetto. Palazzo D’Accursio investirà circa 150 mila euro per selezionare
attraverso un bando sei persone in difficoltà
Disoccupati al lavoro per ripulire le scritte dai muri
di Daniela Corneo
Per intraprendere a pieno ritmo la sua guerra contro i graffiti e le tag, Palazzo d'Accursio
ridarà lavoro a persone disoccupate. Sperando che altri enti e altre istituzioni pubbliche e
private seguano l'esempio del Comune e facciano pulire i muri dei propri immobili da chi è
rimasto senza un lavoro.
Il progetto, gestito dall'assessorato ai Lavori pubblici di Riccardo Malagoli e da quello
all'Urbanistica di Patrizia Gabellini insieme alla Soprintendenza prevede che sei persone di
una cooperativa sociale, selezionate attraverso un bando che sarà pronto prima
dell'estate, per almeno sei mesi all'anno e dopo un'adeguata formazione tecnica
ripuliscano i muri della città, a partire da otto scuole e da 25 edifici pubblici del centro
storico. Quindi, in cima alla lista, ci sono le scuole De Amicis, le Gandino, le Zamboni, le
Ercolani, le Manzolini e le Irnerio, il Mambo, la Manifattura, la Salara e le sedi dei
Quartieri.
Ma il Comune, che per finanziare il progetto userà la tassa di soggiorno e prevede di
investire una cifra tra i 100-150 mila euro (compresi i materiali da utilizzare per la pulizia),
ha intenzione di trasformare il progetto in un'opportunità definitiva per chi è rimasto senza
occupazione. «È un progetto — ha spiegato ieri in commissione l'assessore ai Lavori
pubblici Riccardo Malagoli — che dovrebbe diventare definitivo e che impiegherebbe le
squadre di lavoratori per almeno 6 mesi all'anno, visto che i prodotti usati per la pulizia dei
muri lavorano meglio dai 10 gradi in su, quindi sono più efficaci dalla primavera
all'autunno».
Ma di più: Palazzo d'Accursio già sogna che altri seguano il suo esempio. «Questo
esperimento potrebbe essere una start up di impresa da estendere magari ai privati,
all'Università, ad Acer — dice Malagoli —: se iniziamo noi a dare l'esempio, poi altri
potrebbero seguirci in questa esperienza e dare un'occupazione a sempre più persone
che hanno perso il lavoro».
Intanto sui materiali usati per coprire i graffiti il Comune sta collaborando con la
Soprintendenza per sperimentare l'uso di nuovi solventi e vernici sia per pulire che per
ridipingere i muri. L'idea è di usare del materiale che renda più semplice la ripulitura dopo
che sono passati i graffitari.
Quanto ai graffiti sulle case Acer in periferia nati con il progetto «Frontier» e contro il quale
Pdl e Lega Nord si sono schierati più volte, Malagoli ha spiegato ieri in commissione che
«creano movimento turistico». Passando invece alla repressione dei writer «selvaggi», ha
spiegato la dirigente del settore Sicurezza Antonella Sava, nel 2011 la polizia municipale
ha redatto 36 denunce, effettuato 17 perquisizioni e sequestrato 800 bombolette. Ma per
procedere e intervenire, precisa, ci vuole la querela dei proprietari dell'immobile, che non
sempre arriva.
14 marzo 2013
PAG. 5
Il caso. Il sindaco ha detto che nei prossimi tre anni sarà potenziato il corpo della
municipale di circa 75 unità. A secco gli altri settori
Merola choc: non assumiamo più «Arriveranno solo nuovi
vigili»
Poi apre a Lega e Pdl sulla sicurezza: sì agli assistenti civici
di Olivio Romanini
Qualcuno era distratto e non ha sentito questo passaggio, ma chi lo ha sentito se lo
ricorda molto bene perché è saltato sulla sedia. Ieri il sindaco Virginio Merola, incontrando
i capigruppo dei partiti in consiglio comunale e la presidente dell'assemblea Simona Lembi
per parlare di bilancio e di problemi di sicurezza, ha detto chiaro e tondo che non ci sono
soldi e che «da qui alla fine del mandato amministrativo il Comune assumerà solo vigili
urbani, circa 25 all'anno». L'obiettivo è quello di tornare ad avere un corpo di polizia
municipale più consistente, come ai tempi dell'amministrazione Guazzaloca. Nessuno avrà
da ridire sull'assunzione dei vigili, ma c'è un rovescio della medaglia piuttosto serio:
nessun altro verrà assunto dal Comune nei prossimi tre anni. Di sicuro il tema farà
discutere perché anche se è chiaro che i vincoli del patto di stabilità e i tagli impediscono
di fare granché, c'è chi chiederà di spostare la proporzione dei nuovi assunti verso altri
settori. L'altra novità della riunione è che, pur ribadendo il suo no all'impiego di
«vigilantes» privati in supplenza alle forze dell'ordine, il sindaco Merola ha aperto alle
richieste di Pdl e Lega per tornare ad utilizzare gli assistenti civici. Un'apertura che fa felici
i berlusconiani: «Si tratta di un primo passo — spiega il capogruppo in Comune Marco
Lisei — vedremo. Sulla sicurezza abbiamo vinto una battaglia, non certo la guerra».
Contento anche il capogruppo della Lega Nord Manes Bernardini che si dice pronto a
lavorare insieme alla giunta, «ma solo se si arriva a fatti concreti e se lo si fa entro giugno
al massimo». A quanto è stato riferito al termine della riunione, il sindaco in settimana
raccoglierà tutte le proposte che gli arriveranno dai gruppi e mercoledì prossimo farà il
punto con le forze politiche. Il prossimo 25 marzo andrà in consiglio comunale per
presentare le proposte che sono state accettate. Inoltre il primo cittadino si è assunto
l'impegno di fare una relazione trimestrale sul tema sicurezza prima ai capigruppo e poi al
consiglio comunale, un impegno che rende «molto soddisfatta» la presidente
dell'assemblea, Simona Lembi. Il tema degli assistenti civici si presta come al solito a uno
scontro che è anche ideologico sulla natura del loro compito e che divide profondamente
centrodestra e centrosinistra. «Il sindaco ha aperto anche alla possibilità di aprire
all'utilizzo di soggetti privati come le pattuglie cittadine» ha detto il capogruppo del Pdl,
Marco Lisei. Pronta la replica del neocapogruppo Pd, Francesco Critelli: «No ai vigilantes
che non hanno lasciato un buon ricordo nella città». Un dibattito questo che, dopo la
stagione cofferatiana e quella delle ronde leghiste, probabilmente non interessa più i
cittadini. Storce un po' il naso sulle proposte che ha sentito la capogruppo di Sel, Cathy La
Torre: «Noi non abbiamo un approccio repressivo e securitario come il centrodestra. Per
me una città più viva è anche più sicura».
14 marzo 2013
PAG. 20
Bentivoglio. Per la morte della bambina, avvenuta domenica mattina, i sanitari sono
accusati di omicidio colposo
Due medici e due ostetriche indagati per la morte di Noemi
di Gilberto Dondi
BENTIVOGLIO — DUE MEDICI e due ostetriche sono indagati per il decesso di Noemi, la
bambina nata morta domenica mattina all’ospedale di Bentivoglio. Il pm Domenico
Ambrosino procede per omicidio colposo e ieri i carabinieri del Nas hanno notificato gli
avvisi di garanzia ai sanitari. Un atto dovuto per consentire agli interessati di nominare
propri consulenti di parte in vista dell’autopsia il cui incarico sarà conferito oggi dalla
Procura al medico legale torinese Roberto Testi. I medici indagati sono quelli del turno
notturno di sabato e mattutino di domenica. Così come le ostetriche. I genitori della
bambina, assistiti dall’avvocato Federico Canova, parteciperanno al conferimento e
nomineranno come proprio perito il medico legale Benedetto Vergari. Gli indagati, assistiti
dall’avvocato Sabrina Di Giampietro, nomineranno invece i medici legali Andrea Minarini e
Filippo Monteleone e il ginecologo Nicola Rizzo.
«HANNO aspettato troppo a far nascere la mia bambina», ha detto al Carlino Denard
Balla, elettricista albanese di 25 anni, il papà di Noemi. La mamma, barista italiana di 20
anni, era andata sabato mattina al Maggiore, dov’era stato riscontrato un calo del liquido
amniotico. I medici le avevano detto che doveva partorire entro sera, ma né lì né al
Sant’Orsola c’era posto e così era stata portata a Bentivoglio, dove i medici hanno ripetuto
gli esami. E’ arrivata la sera ed è passata la notte, poi all’alba la situazione è precipitata.
Alle 8,05, dopo un taglio cesareo, Noemi è stata estratta morta. La mamma invece sta
bene, almeno fisicamente. «La famiglia non esclude di perseguire ogni ipotesi di eventuale
responsabilità anche dei medici del Maggiore — dice l’avvocato Canova —. Stando al
racconto dei genitori, la mamma è stata inviata a Bentivoglio senza referto medico e senza
comunicare che il parto andava fatto entro la sera di sabato. Eppure era già stato
riscontrato il calo del liquido amniotico. Anche questo aspetto, dunque, potrebbe dover
essere oggetto di approfondimenti».
14 marzo 2013
PAG. 29
Referendari: «Merola contro la democrazia»
Durissima replica alle parole del sindaco che aveva definito «un delirio» la
consultazione
di Valeria Tancredi
Un «attacco gravissimo alla democrazia». Non usano mezzi termini i promotori del
referendum sui fondi alle scuole private paritarie per rispondere all’attacco sferrato ieri dal
sindaco di Bologna Virginio Merola che aveva bollato la consultazione popolare come «un
delirio che ci costa troppo».
SCONTRO APERTO Lo scontro aperto tra referendari del nuovo Comitato Articolo 33 e
giunta comunale si fa dunque sempre più duro. Con una nota, i primi invitano aspramente
Merola a rivestire «i panni di garante del diritto di partecipazione dei cittadini invece di
lanciare giudizi di parte», sottolineando che il sindaco «nonostante le nostre richieste non
ci ha ancora incontrati per discutere degli aspetti tecnici, non ci ha dato alcun preventivo,
eppure ai giornali parla di costi del referendum». Tra l’altro, osserva Articolo 33, non è
chiaro «da dove esca la cifra di 500 mila euro, visto che non esiste alcun preventivo
ufficiale poi – continua la nota - dovrebbe avere la correttezza di dire che la spesa è solo
per questo anno, mentre il finanziamento alle scuole d'infanzia private per un milione di
euro è previsto dal Comune (per scelta dell'amministrazione, non certo per obbligo)
almeno per i prossimi quattro anni e si ripete da 15». Anche perché, accusano i
referendari, il sindaco «aveva l'opportunità di favorire il risparmio delle casse pubbliche
favorendo la partecipazione», visto che «avevamo proposto l'election day» con le politiche
ma il primo cittadino «non ha voluto». Tra la Camera del Lavoro che, per voce del
segretario Danilo Gruppi, si è mostrata quantomeno fredda sul quesito («Non risolve il
problema della mancanza di posti») e il giudizio di Merola, «ci pare che qualcuno abbia
perso l'orientamento», scrivono i promotori, forti delle 13mila firme raccolte per indire la
consultazione. Sulla stessa lunghezza d’onda di Articolo 33, anche l’Assemblea genitori
insegnanti delle scuole di Bologna e provincia che in un comunicato individua in questa
«sordità» dei democratici la causa della disfatta alle politiche. Secondo l’Assemblea infatti
«è sufficiente leggere le parole del capogruppo in regione Marco Monari per capire perché
il centrosinistra perde le elezioni», attaccano. Monari, due giorni fa, aveva detto che «per
la politica e gli amministratori l'unico referendum che abbia un riscontro sono le urne, è il
voto» quindi, è il ragionamento, siccome i bolognesi hanno votato Merola e il suo
programma, egli ha tutto il diritto di decidere senza consultare nessuno. «Sarebbe come
dire – scrive l’Assemblea - che il referendum sull’acqua votato da 27 milioni di persone
non ha alcun valore perché solo due anni prima Berlusconi aveva vinto le elezioni e di
certo nel suo programma non c’era l’acqua-bene-comune». Il referendum è stato fissato
per il prossimo 26 maggio. Sarà chiesto ai cittadini come preferiscono siano utilizzate le
risorse comunali indirizzate alla scuola d’infanzia, se destinarle alle scuole pubbliche o alle
private paritarie. La convenzione attuale prevede l’erogazione di un milione di euro l’anno
ad alcune scuole paritarie convenzionate secondo vari criteri (ammontare della retta
scolastica, garanzia di accoglimento di tutti i bambini ecc). Fino al 1994-95 le scuole
private paritarie dell'infanzia non prendevano alcun finanziamento dal Comune ed erano
frequentate dal 24% dei bambini (1666 iscritti) oggi queste ospitano 1726 bambini ovvero il
22% del totale.
13 marzo 2013
Link:http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/1/178054/Nidi_e_materne%3A_i
ncertezza_sugli_sconti_delle_tariffe.html
Nidi e materne: incertezza sugli sconti delle tariffe
Sommario
di Pierluigi Dallapina
Dopo la sospensione - a questo punto si potrebbe iniziare a parlare di abolizione - del
Quoziente Parma, la giunta Pizzarotti prova a studiare qualche strategia per abbassare le
tariffe dei nidi e delle materne, in attesa di fare un proposta più concreta quando sarà
chiaro l’avanzo di bilancio.
«Non parliamo di riduzione delle rette ma di una serie di ipotesi di agevolazioni per le
famiglie con più figli. Ora aspettiamo di conoscere il consuntivo 2012 per verificare le cifre
che avremo a disposizione», premette il vicesindaco, Nicoletta Paci, nelle primissime
battute della commissione consiliare sui Servizi educativi. Va subito specificato che nelle
ipotesi del Comune le agevolazioni riguarderanno solo quelle famiglie con figli compresi
nella fascia 0-14 anni che frequentano contemporaneamente lo stesso tipo di servizio
educativo (quindi non si applicano nel caso, ad esempio, di un figlio al nido e uno alla
materna), e stando a quanto contenuto nella tabella «Agevolazioni/ Esoneri/Tariffe»
consegnata ieri sera ai consiglieri comunali, il calcolo degli sconti non è di semplicissima
comprensione
13 marzo 2013
Link: http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2013/03/13/news/abuso-di-3-bimbi-6anni-di-carcere-1.6694133
Abusò di 3 bimbi: 6 anni di carcere
Violenze a ragazzi della stessa strada: 53enne condannato con rito abbreviato
di Carlo Gregori
Condannato a sei anni di carcere. È la pena inflitta dal giudice delle udienze preliminari
Domenico Truppa a un modenese 53enne di origini meridionali accusato di violenza
sessuale su minori. Tre minori che all’epoca dei fatti erano di età dai 4 ai 7 anni e che oggi
sono adolescenti ancora segnati dall’accaduto. L’uomo è infatti al centro di tre distinti casi
che ruotano tutti attorno a una strada vicino a via Fratelli Rosselli e che hanno visto il
presunto pedofilo e sua moglie come amici di famiglia del genitori delle vittime e, in
almeno un caso, la donna come baby sitter. I fatti contestati risalgono a un periodo che va
dal 2000 al 2009 ma l’inchiesta condotta da pm Marco Niccolini è stata tutt’altro che
semplice: infatti, i primi due casi, vennero archiviati in quanto quei due ragazzi risultarono
incapaci di essere ascoltati dal giudice e dal perito del tribunale proprio per la loro tenera
età. Solo nel 2009 è arrivata la svolta con un’indagine in Procura intorno a una bimba di
otto anni, i genitori della quale avevano denunciato pesanti fatti di violenza sessuale da
parte dello stesso uomo. L’indagine arrivò fino ai due casi archiviati. Quando il pm
raccolse prove a sufficienza e soprattutto riuscì a far ascoltare i ragazzi, nel frattempo
cresciuti e in grado di testimoniare le presunte violenze sessuali subite, il gip ordinò per il
presunto pedofilo la custodia cautelare in carcere. Le indagini proseguirono focalizzando
sempre meglio i tre episodi che riguardavano i tre bambini con l’uomo, un disoccupato. Ieri
si è svolto il processo con rito abbreviato. Il difensore, l’avvocato Giampaolo Ronsisvalle,
ha messo in campo ogni possibile prova per scagionare il suo assistito, ma ha potuto poco
di fronte alle prove raccolte dal pm e alle parti civili (avvocati Antonietta Sghedoni e Valeria
De Biase) e quindi il giudice si è convinto della colpevolezza dell’uomo: lo ha condannato
a sei anni di carcere comprendendo già lo sconto di un terzo della pena (che doveva qindi
essere di nove anni), prevedendo anche una provvisionale di 20mila euro per ciascuna
vittima. La difesa annuncia che ricorrerà in appello.
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