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IL VOTO DI BEETLE BAILEY

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IL VOTO DI BEETLE BAILEY
Camp Bondsteel, Kossovo, una sala mensa (Foto AP).
IL VOTO
DI BEETLE BAILEY
di Franco Aramini
B
EETLE BAILEY, IL SIMPATICO
E SCALCAGNATO NAIONE
AMERICANO LE CUI STRIP
SONO STATE PORTATE ALLA
celebrità dalla matita magica di Mort
Walker, vota anche questa volta nella sua base militare a migliaia di chilometri dagli States come fa da decenni, cioè da quando esiste la legge che consente agli americani di
votare all’estero e per posta. Orrore.
Solo un popolo barbaro tratta
così una cosa sacra come le elezioni.
Forse. In realtà se votare come se
si ordinasse un tostapane a Postal
Market può sembrare strano, la nostra stantìa liturgia elettorale che
non fa votare il Presidente della Repubblica se il giorno delle elezioni
si trova a Nizza e non può tornare
al suo seggio romano, fa di noi agli
occhi di molte Paesi un popolo di
trogloditi. Giustamente.
Desta invece interesse un altro
aspetto “in divisa” di queste elezioni presidenziali.
Da sempre, infatti, la società militare americana in generale e l’US
Army in particolare, accetta (dire
tollera sa un po’ di bestemmia ma se
sarebbe più giusto) pur rispettandoli
@lfabravocharlie
scrupolosamente, i Presidenti democratici; in realtà il suo cuore batte in maggioranza per l’elefantino
repubblicano.
Ma in questa benedetta elezione
il candidato George Bush junior durante la sua campagna ha espresso,
se eletto, l’intenzione di richiamare
in Patria i boys che si trovano nei
Balcani, e questa era una mossa che
ci si poteva aspettare da un democratico figlio dei fiori, non da un
repubblicano tutto d’un pezzo.
Molti italiani hanno commenta-
1
to “è una balla elettorale” perché
sono viziati dai nostri bizantinismi e
doppi giochi. Attenzione, negli Stati Uniti il politico che fa promesse,
specie se di rilievo, e poi non le mantiene, può dire addio a qualsiasi carriera. Per una malversazione o per un
sexual harrassment che niente hanno a che vedere con la validità politica dell’individuo, Presidenti e senatori sono sprofondati nell’oblio.
Se Bush ha detto quello che ha
detto è perché in un modo o nell’altro ha intenzione di farlo. Toccando però in maniera non gradita
la società militare. Per motivi economici, politici, tecnici, sentimentali.
In fin dei conti è come se Beetle
Bailey si sentisse richiamato a casa
perché la nonna ha scritto al suo
senatore dell’Alabama esponendogli
validi motivi per riavere il nipote vicino, e il senatore lo avesse fatto
rimpatriare.
Qualcuno può aver pensato che
in fin dei conti è meglio un democratico dalla mentalità più aperta di
un repubblicano fautore di una sorta di isolazionismo. E certi serbatoi
di voti, una volta persi non si riconquistano più.
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novembre 2000
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