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Oceani in pericolo: pesca eccessiva
Report QUENTIN BATES / WWF-CANON Oceani in pericolo: pesca eccessiva Flotte di pescherecci dotati delle attrezzature più moderne saccheggiano i mari, le tecniche di pesca non selettive determinano grandi quantitativi di catture accidentali (dette anche bycatch), le reti a strascico danneggiano i fondali marini, gli allevamenti ittici industriali inquinano estese zone costiere. L’uomo non ha alcun rispetto per i mari. Indice: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Pesca eccessiva Catture accidentali Politica ittica inefficiente Pesca illegale Il marchio MSC per una pesca che tuteli il mare Pesce e frutti di mare d’allevamento Marchi bio per gli allevamenti ittici ecosostenibili Pesce e frutti di mare in Svizzera: consumo, tendenze e conseguenze WWF Report pesca eccessiva febbraio 2013 WWF Report 1 Pesca eccessiva Circa l’87% del patrimonio ittico utilizzato a scopo commerciale è oggetto di pesca eccessiva o si trova poco al di sotto della soglia di guardia Ogni anno vengono pescati circa 79 milioni di tonnellate di pesce e frutti di mare1, un quantitativo quadruplicato rispetto a 50 anni fa. L’87% del patrimonio ittico utilizzato a scopo commerciale nel mondo è già oggetto di pesca eccessiva o si trova poco al di sotto della soglia di guardia, pertanto serve una gestione efficace e preventiva2. La situazione è particolarmente critica per l’halibut atlantico, la rana pescatrice, lo scorfano atlantico e il pesce spada. Numerosi grandi predatori, come il tonno pinna azzurra e diverse specie di squali e razze, sono addirittura in via d’estinzione. dell’attuale consistenza degli stock della specie pescata, sia dell’influsso della pesca sulle diverse componenti dell’ecosistema collegato alla specie in questione. La pesca eccessiva ha conseguenze particolarmente gravi sui pesci abissali Negli ultimi decenni è considerevolmente aumentata la pesca di specie quali lo scorfano, il pesce specchio atlantico, la molva e il pesce San Pietro neozelandese. A causa delle loro caratteristiche biologiche, queste specie risentono fortemente della pesca eccessiva: sono infatti molto longeve, crescono lentamente, raggiungono tardi la maturità sessuale e molte hanno un basso tasso di riproduzione. Fonte: FAO 2009 Fonte: FAO 2013 Non è garantito che uno stock oggetto di pesca eccessiva sia in grado di ristabilirsi una volta allentata la pressione della pesca. Ci sono riusciti i banchi di aringhe nell’Atlantico nordorientale grazie all’applicazione, per molti anni, di regolamenti rigidi sulle quote di pescato. Dall’introduzione del divieto di pesca nel 1992, la popolazione di merluzzi lungo la costa orientale canadese è riuscita a rigenerarsi con alcuni stock giovani, ma poiché gli esemplari di questa specie vengono spesso catturati come bycatch, la situazione è ancora molto precaria. Le difficoltà di ripopolamento dipendono dalle molteplici interazioni e dai complessi intrecci all’interno degli ecosistemi marini. Quando una specie è decimata, in determinate circostanze un’altra prende il suo posto nella catena alimentare distruggendo irrimediabilmente l’equilibrio ecologico. È pertanto importante introdurre una gestione efficace della pesca che tenga conto sia 2 2 Catture accidentali Gli elevati tassi di bycatch causati da tecniche di pesca poco selettive rappresentano un problema centrale della pesca commerciale odierna. Di norma i pescherecci sono specializzati nella lavorazione di una o di poche specie ittiche, ma raramente operano in modo così selettivo da pescare soltanto i pesci “target”. Si stima che il 40% delle catture sia costituito da pesci di specie diverse dal target o addirittura non commercializzabili3. Una parte del bycatch viene utilizzato, ma molti degli animali “indesiderati” che rimangono impigliati nelle reti vengono rigettati in mare, morti o feriti. Vittime delle catture accidentali possono essere altri pesci commestibili, oltre a crostacei, molluschi, rettili, volatili e mammiferi marini. Ogni anno 300 000 balene e delfini, 100 milioni di squali e 300 000 uccelli marini muoiono in questo modo4. WWF Report pesca eccessiva febbraio 2013 WWF Report Per un chilo di gamberetti da pesca selvatica si contano dai 5 ai 20 chili di bycatch La quantità di catture accidentali correlate a una specifica attività di pesca dipende prevalentemente dalla tecnica utilizzata, dalla composizione delle quote di pescato valide per il peschereccio, dall’attrezzatura e dalle condizioni dell’habitat della specie “target”. Mentre alcune attività ittiche non comportano catture accidentali, in altre il bycatch può arrivare a superare il cento per cento. La pesca dei gamberetti tropicali detiene il triste primato della maggiore quantità di catture accidentali: dai 5 ai 20 chili di bycatch per kg di prodotto4. Per 500 g di sogliola muoiono fino a 3 kg di altri animali marini utilizzate soprattutto nella cattura dei pleuronettidi come la platessa/passera, la sogliola5 o il rombo, ma anche la rana pescatrice o il merluzzo. Non solo le reti a strascico, ma anche i palamiti causano molto bycatch Non sono solo le reti a strascico a mettere in pericolo la vita marina: anche i palamiti, lenze lunghe fino a 100 chilometri con anche 20 000 ami e relative esche, provocano grandi quantità di catture accidentali. Oltre ai tonni e ai pesci spada, che sono normalmente pescati con i palamiti, restano agganciati agli ami anche uccelli e tartarughe marine. Ogni anno più di 250 000 tartarughe marine comuni e tartarughe liuto vi rimangono impigliate e annegano6. Le catture accidentali sono particolarmente elevate per tutti i pesci pescati con le sfogliare, Strumenti per la cattura Specie pescate Tasso di bycatch Reti a strascico di fondo Pleuronettidi, merluzzo nero, merluzzo, merluzzo dell’Alaska ecc. 35% Sfogliare Pleuronettidi e altre specie che vivono sui fondali marini 90% Reti da traino pelagiche Merluzzo nero, merluzzo dell’Alaska, sgombro, sardina ecc. 5% Reti da circuizione a chiusura Tonno, sgombro, sardina 5% Reti da imbocco (tutti i tipi) Specie che vivono lungo le coste 15% Palamiti galleggianti Tonno e altri predatori 30% Palamiti demersali Soprattutto merluzzo, merluzzo nero 10% Nasse Specie pelagiche e che vivono sui fondali 5% Reti a strascico di fondo per gamberetti tropicali Tutti i gamberetti tropicali 95% Reti a strascico di fondo per gamberetti d’acqua fredda Gamberetti d’acqua fredda del genere Pandalus 5% Fonte: FAO 2006 Esistono metodi efficaci per ridurre il bycatch, ma non vengono utilizzati Anche per le tecniche di pesca attualmente in uso esiste la possibilità di ridurre considerevolmente le catture accidentali. In particolare l’utilizzo di reti a maglie più larghe, reti a maglie quadrate anziché romboidali, reti con porta di uscita, sportelli di fuga per i mammiferi marini, palamiti con pesi o calati a una certa profondità, ami tondi invece che a forma di J darebbero un enorme contributo. Il WWF è impegnato al fianco di aziende ittiche, università e governi per sviluppare e diffondere queste tecniche (si veda in proposito www.smartgear.org). 3 Politica ittica inefficiente Navi officina sovvenzionate scovano gli ultimi fondali pescosi nelle zone di cattura Grazie alle tecnologie più moderne come ecoscandagli, apparecchi a ultrasuoni, sistemi elettronici di navigazione, elicotteri e immagini satellitari, i pescatori riescono a individuare i banchi di pesci anche nelle acque più torbide e profonde e possono calare le loro enormi reti a colpo sicuro. A ciò si aggiunga che, rifacendosi a considerazioni economiche poco lungimiranti, alcuni Paesi impediscono di definire quote di pescato basate su considerazioni scientifiche. Per parecchi stock vengono fissate quote molto superiori al livello che gli scienziati considerano WWF Report pesca eccessiva febbraio 2013 3 WWF Report adeguato per la loro sussistenza. L’enorme potere detenuto dalla lobby dell’industria ittica è evidenziato non da ultimo dal fatto che molti Stati, anche all’interno dell’UE, sovvenzionano ampiamente le proprie flotte. Le quote di pescato stabilite sono spesso troppo elevate Poiché fino ad oggi la politica ittica dell’UE non si è preoccupata di fissare quote di pescato che garantiscano la sopravvivenza degli stock e di introdurre controlli efficaci, i mari europei, in particolare l’Atlantico nord-orientale, rappre- sentano le acque maggiormente sottoposte a pesca eccessiva al mondo. L’Atlantico nord-orientale è la regione maggiormente sottoposta a pesca eccessiva Oggi non vi sono più motivi per ritenere che si possano prelevare dagli oceani quantità ancora maggiori di pesci selvatici. Nonostante la pressione sui mari continui ad aumentare, i profitti della pesca di specie selezionate nell’Atlantico nord-orientale sono in calo da anni. Composizione delle quote di pescato per 107 stock ittici nell’Atlantico nord-orientale Supplemento consentito dai ministri Quota di pescato nonostante i dati carenti Consigliata dall’ICES Quota di pescato inferiore alle indicazioni dell’ICES ICES = International Council for the Exploration of the Sea Fonte: WWF Germania Gran parte dei pesci e dei frutti di mare consumati in Europa proviene da acque extraeuropee Per soddisfare la crescente richiesta di pesce e frutti di mare, gli importatori ripiegano verso altri mari e specie diverse. Accade così che nelle teche delle pescherie si trovino sempre più spesso pesci provenienti da regioni lontane del mondo, ad esempio la lampuga del Pacifico o la sogliola tropicale. Già nel 2006 il 60% del pesce consumato sulle tavole europee era di origine asiatica o africana7. Ma i problemi non si risolvono attingendo ad altri fondali pescosi, vengono soltanto estesi ad ulteriori zone di caccia. 4 Pesca illegale Il 18% dei pesci proviene dalla pesca illegale Poiché un gran numero di pescatori non rispetta le quote di pescato stabilite, gli stock ittici continuano a diminuire. Ogni anno nel mondo circa il 18% del pescato proviene da attività illegali8. 4 Nel Mediterraneo, un terzo dei tonni pinna azzurra è pescato illegalmente Una delle principali vittime della pesca illegale è il tonno rosso del Mediterraneo, un pesce che può arrivare a pesare fino a 700 chili. Conosciuto anche con il nome di tonno pinna azzurra, è un ingrediente principe per la preparazione del sushi e sui banchi dei mercati raggiunge prezzi altissimi; un fatto che non manca di richiamare l’interesse di “affaristi” privi di scrupoli. Si ritiene che un terzo dei tonni rossi catturati nel Mediterraneo sia pescato illegalmente9. Spesso il pesce viene lavorato direttamente a bordo e caricato su grandi navi frigo, che portano le prede al di fuori del Mediterraneo, verso il Giappone o altre destinazioni extraeuropee, senza che il carico illegale passi per un porto dell’UE per essere scaricato e registrato. Anche il legine australe che vive lungo le coste antartiche e sudamericane condivide questo destino. WWF Report pesca eccessiva febbraio 2013 WWF Report La soluzione: controlli più severi in mare L’esempio della Gran Bretagna, che sta gestendo le sorti di un piccolo stock presso le isole della Georgia del Sud, mostra che concedendo il permesso di pesca con molta oculatezza e attuando severi controlli in mare è possibile impedire la pesca illegale del legine australe. 5 Il marchio MSC per una pesca che tuteli il mare Il marchio MSC come alternativa sostenibile per il pesce e i frutti di mare da pesca selvatica Per il pesce selvatico, ad oggi, il marchio più solido in materia di pesca sostenibile è il Marine Stewardship Council (MSC), l’unico che, peraltro, gode di un ampio sostegno. Si tratta di un programma che soddisfa ampiamente i requisiti di una certificazione efficace e attendibile per una pesca capace di gestire adeguatamente le popolazioni ittiche. Insieme a scienziati, esperti di pesca e organizzazioni ambientaliste, MSC ha sviluppato uno standard che si basa sui seguenti principi fondamentali: 1.È consentito pescare unicamente una quantità di pesce proporzionale alle capacità di riprodursi della specie. Se una popolazione è già vittima della pesca eccessiva o è decimata, occorre permetterne la ripresa degli effettivi. 2.La pesca non deve compromettere la struttura, la varietà e la produttività del relativo ecosistema e di tutte le specie che lo abitano. 3.L’azienda ittica interessata deve elaborare un piano di gestione che illustri le modalità con cui vengono soddisfatte le esigenze in termini di ecologia, legislazione e politica sociale. Nel quadro del processo di certificazione, le aziende ittiche si sottopongono a un’estesa analisi scientifica. Inoltre si impegnano nella gestione sostenibile a lungo termine di uno stock e ad attivarsi immediatamente se non vengono rispettati importanti parametri di riferimento. Le aziende certificate MSC e tutte quelle impegnate nella lavorazione successiva sono sottoposte regolarmente a controlli da parte di enti indipendenti. Complessivamente, le 189 imprese certificate pescano oltre 7 milioni di tonnellate di pesce e frutti di mare, circa l’8% del pescato selvatico mondiale. Attualmente in Svizzera sono già disponibili 783 prodotti a marchio MSC10. 6 Pesce e frutti di mare d’allevamento Il 47% del pesce e dei frutti di mare prodotti nel mondo proviene da acquacoltura Per far fronte alla notevole richiesta di pesce e frutti di mare, si ricorre sempre più di frequente ai prodotti ittici di allevamento. L’acquacoltura è il settore della produzione alimentare che vanta la crescita più rapida a livello mondiale. Nel 1980 il 9% dei pesci, crostacei e molluschi proveniva da acquacoltura; nel 2010 la percentuale ha toccato il 47%11. Per produrre un chilo di pesce d’allevamento sono necessari mediamente fino a 4 kg di mangime di origine ittica I prodotti di allevamento aumentano considerevolmente anche sul mercato svizzero e oggi rappresentano circa un terzo della quantità complessiva di pesce e frutti di mare. L’olio e le farine di pesce utilizzati nei mangimi per acquacoltura creano una situazione paradossale: l’allevamento convenzionale consuma più pesce e frutti di mare di quanti ne produce. Per ogni chilo di pesce e crostacei provenienti da acquacoltura sono necessari fino a 4 kg di pescato selvatico, in quanto gli animali allevati sono prevalentemente predatori12. Molto meno esigenti sotto questo punto di vista sono i pesci come la carpa o la tilapia, che si nutrono principalmente o esclusivamente di piante. Ulteriori problemi dell’acquacoltura convenzionale sono rappresentati da: · Densità di occupazione e sistemi di detenzione non adeguati alla specie. · Impiego massiccio di sostanze chimiche e antibiotici. · Eccessiva fertilizzazione dell’acqua naturale con acque di scarico. · Danneggiamento o distruzione di ecosistemi sensibili a causa degli impianti di allevamento. · Pericolo di perdita della biodiversità nei dintorni degli allevamenti per la fuoriuscita di pesci, germi e parassiti. · Gli allevamenti di anguille sono popolati da giovani esemplari pescati allo stato libero, WWF Report pesca eccessiva febbraio 2013 5 WWF Report quelli di tonni e merluzzi, invece, da esemplari adulti. L’allevamento consiste semplicemente nel rimpinzare di cibo i pesci, in modo che ingrassino velocemente13. Tutto ciò contribuisce a ridurre ulteriormente gli stock selvatici e ne impedisce la riproduzione naturale. · Non si ricorra all’ingegneria genetica. · Gli effetti negativi per l’ambiente siano ridotti al minimo. Si tutelano gli ecosistemi adiacenti, come ad es. le foreste di mangrovie. · Vigano il divieto di aggiunta di aromi e coloranti e limitazioni nell’utilizzo di conservanti. 7 Marchi bio per gli allevamenti ittici ecosostenibili 8 Pesce e frutti di mare in Svizzera: consumo, tendenze e conseguenze Pesce d’allevamento biologico come scelta sostenibile Cresce la voglia di pesce e frutti di mare Il livello di coinvolgimento di un allevamento ittico in merito alle conseguenze negative sopra elencate dipende dal fabbisogno di olio o farina di pesce della specie allevata, dal metodo di produzione e dal quadro legislativo vigente nel Paese produttore, oltre che dallo stile manageriale aziendale. Le acquacolture, però, attualmente non possono rinunciare alla farina e all’olio di pesce, poiché la maggior parte dei pesci d’allevamento sono predatori e necessitano assolutamente delle proteine contenute nella farina di pesce. Ma potrebbero diventare più sostenibili dal punto di vista ambientale se utilizzassero scarti di pesce. La certificazione delle relative aziende ittiche con un marchio consigliabile rappresenta un altro passo importante. Un approccio promettente è anche il maggiore utilizzo di insetti al posto della farina di pesce, ma richiede ulteriori ricerche. Già oggi esistono allevamenti che rispettano i criteri di sostenibilità ittica. È quindi possibile consumare tranquillamente tutti i pesci provenienti da allevamenti biologici. Acquistando pesci d’allevamento bio si ha la garanzia che: · Il mangime sia ottenuto da fonti sostenibili. La farina di pesce proviene solo dagli scarti dell’industria ittica alimentare o da pesca sostenibile certificata. · La detenzione e densità di occupazione siano rispettose degli animali. · Vengano rispettate prescrizioni rigorose per il trattamento con medicinali, ad esempio antibiotici e ormoni. È vietato l’utilizzo di antibiotici nell’allevamento di gamberetti. 6 In Svizzera sembra essere di moda portare in tavola pesce e frutti di mare: nessun altro settore alimentare ha rilevato un incremento così elevato negli ultimi decenni. Dal 1991 a oggi, il consumo nazionale di pesce e frutti di mare è aumentato di oltre il 35%, superando le 72 000 tonnellate, equivalenti a un consumo pro capite di 9,3 kg14,15. Circa il 96% dei prodotti ittici presenti sul mercato svizzero è importato I lati oscuri e le conseguenze del crescente consumo di pesce non si palesano in Svizzera, bensì nei Paesi d’origine e nei mari del mondo. In nessun altro settore alimentare svizzero la dipendenza dall’estero è maggiore: circa il 96% dei prodotti ittici presenti sul mercato elvetico è importato14,15. Per contro, il consumo di pesce nazionale è calato di un terzo negli ultimi 20 anni12. I dati del WWF dimostrano che l’offerta e il consumo di prodotti ittici in Svizzera non seguono una rotta sostenibile. Il pesce e i frutti di mare consumati nel nostro Paese sono costati la vita a 250 000 tonnellate di animali marini. Queste cifre sono in gran parte riconducibili al bycatch generato da molte aziende ittiche e al fabbisogno di farina di pesce nelle acquacolture12. Con il Seafood Group: a piccoli passi nella direzione giusta Aderendo al WWF Seafood Group, le aziende partner accettano di adeguare gradualmente il proprio assortimento, impegnandosi a non commercializzare più specie a rischio di estinzione e a trovare alternative per tutte le altre specie oggetto di pesca eccessiva o prodotte secondo criteri non sostenibili. Qualora ciò non fosse possibile, tali specie andranno eliminate dalla gamma dei prodotti offerti. Nel contempo, i partner ampliano gradualmente la quota di prodotti dei marchi consigliabili. WWF Report pesca eccessiva febbraio 2013 WWF Report Fonti di grafici e tabelle FAO (2006). A global assessment of fisheries bycatch and discards. FAO Fisheries Technical Paper 339. FAO Rome 2006. FAO (2009). Review of the state of world marine fishery resources 2011. World Deep-sea fisheries, 2009. FIRMS Reports. In: Fishery Resources Monitoring System (FIRMS) [online]. Rome. http://firms.fao.org/firms/fishery/755/en, 05.02.2013. FAO. Global Statistical Collection [online]. http://www.fao.org/fishery/statistics/en, febbraio 2013 Elenco fonti bibliografiche 1 FAO (2011). Fisheries and Aquaculture Departement. Food and Agriculture organization of the United States, Rome. The State of World Fisheries and Aquaculture, 2012. 2 FAO (2009). Fisheries and Aquaculture Departement. Food and Agriculture organization of the United States, Rome. The State of World Fisheries and Aquaculture, 2012. 3 Davies, R.W.D., et al., (2009). Defining and estimating global marine bycatch. Marine Policy (2009). doi:10.1016/j.marpol.2009.01.003. 4 WW F Internazionale (2009). Factsheet Bycatch. Internet: http://assets. panda.org/downloads/ bycatch_factsheet.pdf. 29. 8. 2009. 5 WW F Germania, Beifangrechner, http://www.wwf.de/beifangrechner/popup.html, 05.02.2013. 6 Lewison, R. et al. (2004). Quantifying the effects of fisheries on threatened species: the impact of pelagic longlines on loggerhead and leatherback sea turtles Ecology Letters, 15 vol. 7, 2004, pp. 221-231. 7 WW F Internazionale (2006). Fish Dish, Exposing the Unacceptable Face of Seafood. 8 Agnew D.J., Pearce J., Pramod G., Peatman T., Watson R., et al., (2009). Estimating the worldwide extent of illegal fishing. PLoS one 4(2): e4570.doi:10.1371/jpurnal.pone.0004570. 9 WW F Germania (2012). Illegale Fischerei. http://www.wwf.de/themenprojekte/meere-kuesten/fischerei/ueberfischung/illegale-fischerei/, 05.02.2013. 10 MSC (2013). Aktuelle Zahlen. http://www.msc.org/ueber-uns/der-msc-inzahlen, Stand 31.01.2013. 11 FAO (2012). Fisheries and Aquaculture Departement. Food and Agriculture organization of the United States, Rome. The State of World Fisheries and Aquaculture, 2012. 12 WW F Svizzera e Blueyou (2008). Studie: Fisch und Seafood Schweiz, Aktueller Konsum, Trends und Folgen. 13 FAO (2009). Fisheries and Aquaculture Departement. Food and Agriculture organization of the United States, Rome. The State of World Fisheries and Aquaculture, 2008. 14 Proviande (2011). http://www.schweizerfleisch.ch/nc/proviande/statistik.html 15 © 1986 Panda simbolo WWF ® «WWF» è un marchio registrato del WWF BAFU (2009). http://www.bafu.admin.ch/jagdfischerei/07831/07867/index.html?lang=de WWF Svizzera Piazza Indipendenza 6 Casella postale 6501 Bellinzona Tel.: +41 (0) 91 820 60 00 Fax: +41 (0) 91 820 60 08 E-mail: [email protected] www.wwf.ch Offerte: PC 80-470-3 WWF Report pesca eccessiva febbraio 2013 7