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mari e oceani soffocati dalla plastica

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mari e oceani soffocati dalla plastica
mari e oceani
soffocati dalla plastica
SEMPRE
PIÙ GRANDE
~
È chiamata in modi diversi:
“minestrone di plastica”, “il
gorgo dell’immondizia del Pacifico”, ma in sostanza è un’enorme isola spazzatura, formata
in prevalenza da rifiuti di plastica, che galleggia su un’area
grande due volte la superficie
degli Stati Uniti. È tenuta insieme dalle correnti sottomarine,
cresce a un ritmo vertiginoso e
costituisce di fatto la più grande
discarica del mondo.
COM’È NATA
L’ISOLA
SPAZZATURA?
~
L’isola galleggiante, scrive l’Independent, inizia a formarsi 500
miglia al largo della California,
attraversa il Pacifico meridionale, oltrepassa le Hawaii e arriva
fin quasi al Giappone. Ma da
dove può essere nata una tale
marea di plastica e rifiuti non
biodegradabili? Di sicuro non
può essere semplicemente frutto del rilascio di oggetti o scarti
da parte di navi in transito nei
mari del Pacifico. Forse si tratta
di rifiuti domestici che nessuno
voleva, provenienti da parti del
mondo dove lo stoccaggio e lo
smaltimento dei rifiuti rappresenta un grosso problema. Nella
sterminata discarica si può trovare un po’ di tutto, dai palloni
da calcio ai mattoncini del Lego,
fino ai famigerati sacchetti di
plastica. E quando si avvicina
alla terraferma, come succe-
dal mare e, quindi, anche per
noi esseri umani. Purtroppo le
condizioni di salute del nostro
Mar Mediterraneo non sono
migliori, secondo il dossier di
Arpa e Legambiente “L’impatto della plastica e dei sacchetti
sull’ambiente marino”, il Mediterraneo è letteralmente invaso
da rifiuti plastici, in gran parte
sacchetti. Le stime parlano di
circa 500 tonn. su tutta la superficie, con una concentrazione,
davvero allarmante, di 892.000
frammenti di plastica rinvenuti
in ogni chilometro quadrato di
mare intorno all’Isola d’Elba,
contro una media di 115.000.
I dati sono confermati da Arpa
Toscana, secondo cui 4 Kg di
rifiuti emergono in superficie
per ogni sessanta minuti di pesca a strascico, il 73% dei quali
è composto da materiale plastico, in gran parte raccolti dai
corsi d’acqua affluenti durante
il loro percorso. La plastica si
disintegra in pezzi sempre più
piccoli e inganna i molluschi
che se ne nutrono scambiandola per zooplancton. La busta di
plastica che qualcuno ha gettato
SITUAZIONE
in mare un anno fa potrebbe riDRAMMATICA
comparire nel nostro piatto sotto forma del pesce che stiamo
~
Qualcuno potrebbe pensare che per mangiare. E che dire delle
tutto sommato il mare è talmen- povere tartarughe che muoiono
te grande che prima o poi rias- per aver inghiottito sacchetti di
sorbirà anche l’odiata plastica. plastica scambiati per meduse?
Ma il problema vero è che la O di quella balena trovata morplastica non si distrugge mai ta sulla spiaggia che aveva nello
completamente, si trasforma in stomaco ben 800 kg di sacchetti
polvere di plastica tossica che di plastica?
viene ingerita dagli animali marini, con un effetto nocivo per
la catena alimentare che nasce
de all’arcipelago delle Hawaii,
considerato un autentico paradiso ecologico, le conseguenza
sono drammatiche. Dall’analisi
delle correnti marine gli esperti
ritengono che possa provenire
solo da nord e più esattamente
dal Mare di Bering dove si affacciano solo lo Stato americano dell’Alaska e la Federazione
Russa. L’Alaska è sempre stato
molto attento all’ambiente, oltretutto il mare di Bering è da
sempre un’importante risorsa ittica per gli Stati Uniti e il governo americano ha creato diverse
aree marine protette. È difficile
pensare che si siano disfatti dei
rifiuti vicino alle proprie coste.
Dall’altra parte del mare di Bering, invece, c’è la Russia, che
da anni riceve numerosi ammonizioni internazionali per la
scarsa attenzione all’ambiente.
È possibile che i russi, in qualche maniera, siano responsabili
di questo disastro ecologico?
Non possiamo saperlo ma ci
auguriamo che le agenzie ambientali internazionali facciano
le opportune indagini.
29
i tempi di degrado
dei rifiuti
ATTENZIONE
AI GESTI DISTRATTI
~
Basta solo un secondo per gettare un rifiuto e abbandonarlo in strada, ma quello che
può sembrare il gesto distratto di un attimo
ha il potere di creare seri danni all’ambiente. La salvaguardia del nostro Pianeta passa
anche dai comportamenti e dalle azioni che
compiamo quotidianamente.
Per esempio, uno dei rifiuti più comuni è il
mozzicone di sigaretta, da quando è entrata
in vigore la legge che impone il divieto di
fumare nei locali pubblici, negli uffici e sui
treni se ne vedono molti di più nelle strade.
Esistono rifiuti che non subiscono alcun degrado e restano lì a sporcare e a inquinare
l’ambiente per sempre, altri invece hanno
un processo di decomposizione solitamente
molto lungo e, anche loro, per tutta la durata di quel tempo, contribuiscono a sporcare
il suolo, l’acqua e l’aria.
Per comprendere meglio gli effetti di questi
gesti incauti (e incivili) basterebbe considerare i tempi in cui si degradano, sporcando
e contaminando, alcuni oggetti d’uso comune.
In questa scheda segnaliamo i tempi di decomposizione di alcuni rifiuti, sono solo indicativi perché dipendono fortemente dalle
condizioni ambientali. Infatti, la degradazione può essere influenzata, ad esempio,
dall’azione del sole, dell’acqua salata o
dolce, dagli esseri viventi, dai batteri, dai
funghi, ecc. A seconda dei fattori coinvolti
si parla di decomposizione fisica, chimica
o biologica.
Per darti un’idea più concreta e permetterti
di fare un confronto ecco i tempi di degrado
degli stessi rifiuti nel caso in cui siano abbandonati sul terreno o nel mare.
Rifiuti abbandonati
nel terreno
Tempi medi di
degradazione
nel terreno
Tempi medi di
degradazione
nel mare
Gomma da
masticare
5 anni
5 anni
Lattina alluminio
10-100 anni
500 anni
Contenitore
polistirolo
Oltre 1000
anni
100-1000 anni
Scheda ricarica
telefonica
Oltre 100 anni
1000 anni
Mozzicone di
sigaretta
1-2 anni
2-5 anni
Torsolo di mela
3 mesi
3-6 mesi
Fiammiferi
6 mesi
6 mesi
Giornali
6 mesi
2 mesi
Riviste
Oltre 10 anni
2 mesi
Bottiglia di vetro
400 anni
1000 anni
Bottiglia o sacchetto
di plastica
100-1000 anni
450-1000 anni
Piatti e posate di
plastica
100-1000 anni
10-1000 anni
Pannolino usa e
getta
400 anni
200 anni
Indumento di lana o
cotone
1 anno
8-10 mesi
Fazzoletti e
tovaglioli di carta
3 mesi
3 mesi
Cartone di latte o
succo
1 anno
1 anno
Scatola di cartone
2 mesi
1 mese
Fonte: legaambienteonline - www.ecowarriors.it
30
arriva la plastica
biodegradabile
EVVIVA!
~
La notizia è di quelle che ti fanno fare un salto sulla sedia: scoperto il modo per rendere biodegradabile la plastica.
Fantastico! Abbiamo risolto
buona parte dei problemi creati dai rifiuti plastici. La parola magica all’origine di questa
scoperta sensazionale è “biopo-
ecc. , mentre i biopolimeri sono
ricavati da materie prime di origine vegetale, quindi biodegradabili e non tossici.
Approfondendo meglio l’argomento, però scopriamo che
i biopolimeri si conoscono da
molto tempo (cellulosici, nylon
11, gomme naturali) ma con lo
sviluppo delle più economiche
tecnologie basate su risorse fossili avevano progressivamente
perso d’importanza.
Dagli anni ’90, grazie alla crescente sensibilità ambientale, si
è cercato di sviluppare materiali
recuperabili e, in effetti esistono
prodotti riservati al mercato alimentare che si possono definire
biodegradabili e compostabili.
Allora dov’è il problema?
SI CREA UN ALTRO
PROBLEMA
~
limeri”.
Per capire meglio di cosa si tratta bisogna fare un paragone con
i polimeri che, in sostanza, sono
il materiale base con il quale si
produce la plastica e che si ricava dalla lavorazione del petrolio, quindi di origine sintetica,
non biodegradabili, inquinante,
L’argomento è complesso ma,
semplificando, prendiamo come
esempio i biopolimeri ricavati
dal mais e proviamo a immaginare quanti milioni di ettari di
coltivazioni a mais sarebbero
necessari per produrre la stessa
quantità di plastica che utilizziamo oggi. Forse non basterebbe tutta la Terra e a sostegno di
questa verità, in Messico, il costo del mais è andato alle stelle
creando non pochi problemi alle
tasche dei messicani, abituati a
mangiare tortillas, prodotte appunto col mais.
E stiamo parlando di una produzione molto limitata di plastica
biodegradabile. Ma il problema
31
è ancora più ampio perché per
produrre le materie prime di origine agricola si utilizzano fertilizzanti e pesticidi, si consuma
molta energia nelle pratiche di
coltivazione e si sottrae suolo
alla coltivazione alimentare.
Allora la questione non è solo la
biodegradabilità della plastica
ma la sua sostenibilità.
NON È
SOSTENIBILE
~
Uno sviluppo sostenibile è quello capace di garantire una migliore qualità della vita per tutti,
nel presente e per le generazioni future, quindi se per produrre
una grande quantità di plastica
biodegradabile avveleno l’ambiente con i pesticidi, inquino
l’aria con elevati consumi energetici e provoco uno squilibrio
economico, dov’è il vantaggio
rispetto all’impiego del petrolio? Stiamo vivendo un momento di svolta e gli sforzi devono
concentrarsi verso l’individuazione di processi che siano ecocompatibili per tutto il ciclo di
lavorazione e di smaltimento.
È accettabile produrre plastica biodegradabile utilizzando
solo gli scarti vegetali esistenti,
mentre non lo è in condizioni
diverse.
IL GIOCO VALE
LA CANDELA
LA RETE
DELLA VITA
~
Fritjof Capra, nel suo libro
“La rete della vita” parla della natura e degli esseri viventi
(uomini, piante, animali) non
come entità isolate, ma come
“sistemi viventi” dove il singolo è in stretto rapporto di interdipendenza con i suoi simili
e con tutto ciò che lo circonda.
La somma di queste relazioni è
una rete: la rete della vita.
Solo se l’uomo riuscirà a comprendere l’importanza di questa trama invisibile, nella quale
anche il gesto apparentemente
più insignificante ha un peso
fondamentale per la sopravvivenza della Terra e dei suoi
abitanti, allora potrà vincere
la sfida del vero cambiamento.
Sarà un uomo nuovo, più felice
e responsabile, pronto a rifiutare qualsiasi azione che possa distruggere la natura, aperto all’amore e a un nuovo senso della
vita.
Credere nella rete della vita significa dare sempre il proprio
contributo senza condizioni,
così i nostri comportamenti
avranno un valore ben più importante per noi e per gli altri.
IL NOSTRO
CONTRIBUTO
~
Vediamo in concreto come si
può tradurre il nostro impegno
nell’immediato.
Al primo posto c’è sicuramente la raccolta differenziata che,
ad oggi, rappresenta il modo
migliore per preservare e mantenere le risorse naturali, favorendo un sostanzioso risparmio
di petrolio e di CO2. Separare
plastica, carta, cartone, vetro,
organico, alluminio, pile scariche e farmaci, è un’attività
che sicuramente la tua famiglia
già pratica ma che, con un po’
più di attenzione, potrebbe essere aumentata differenziando
meglio le singole categorie di
rifiuti. Forse non sai che i Consorzi incaricati della raccolta of-
sorzi sono costretti a portarli in
discarica, rendendo inutili gli
sforzi dei cittadini, danneggiando l’ambiente e aumentando le
spese dei Comuni per lo smaltimento.
A COSA PUOI
RINUNCIARE?
~
Non è così difficile modificare alcune abitudini quotidiane,
per esempio andando a fare la
spesa con borse riutilizzabili;
bere l’acqua del rubinetto che
è ottima e controllata, evitando
di acquistare l’acqua minerale confezionata in bottiglie di
plastica; sostituire le bevande
gassate (che fanno male) con
succhi e sciroppi preparati in
casa, e imparare ad acquistare il
latte crudo alla spina; non usare
stoviglie usa e getta in occasione di feste e pic-nic; acquistare
per le pulizie di casa detersivi e
detergenti alla spina; riscoprire
il piacere della saponetta, molto
più ecocompatibile, per l’igiene
personale; evitare i prodotti con
troppi imballaggi e acquistare
frutta e verdura sfuse evitando
quelle già pesate e imballate in
vaschette di polistirolo.
Avrai notato che queste abitudini riguardano esclusivamente
contenitori di plastica, ebbene
frono ai Comuni un contributo se riuscirai a metterle tutte in
in denaro per il ritiro dei rifiuti pratica risparmierai almeno 20
separati. Chiedono però che la kg di plastica l’anno. Non sempercentuale di “impuro” non su- bra anche a te che il gioco valga
peri certi limiti, significa che se la candela?
i rifiuti sono sporchi o mescolati ad altre tipologie non possono essere riciclati, così i Con32
CURIOSITA’
LA PLASTICA ORA SI iti all’80% da lolla del riso e al plastica e generici), devono
essere buttati dai cittadini in
15% di impasto vegetale.
PUÒ RIPARARE
Hanno una durata variabile da 1 colonnine sparse lungo le stra~
a 24 mesi, consentono alla pianA Pescara c’è un’azienda che ha
brevettato la tecnologia “Ecorepair”. Attraverso questo brevetto particolarmente innovativo, che permette la saldatura a
caldo della plastica, può riparare tutti quei grandi oggetti di
plastica che fino ad oggi restavano inutilizzati e abbandonati perché rotti. Per il momento
si possono riparare: cassette,
contenitori per l’agricoltura,
cassonetti per i rifiuti RSU (di
qualsiasi dimensione e tipologia), contenitori per l’industria,
contenitori in genere, cisterne,
serbatoi, vasche e qualsiasi oggetto realizzato in PE (polietilene) e PP (polipropilene). Stanno
studiando miscele saldanti per
aggiustare anche i paraurti delle auto e, sicuramente, in futuro saranno in grado di riparare
qualsiasi tipo di plastica. Un
bel risparmio, soprattutto se si
ta di respirare e, soprattutto, non
pensa a quanta plastica viene
inquinano e sono biodegradabiutilizzata per questo genere di
li. Al termine del loro ciclo di
contenitori.
vita si buttano nell’umido o si
rinvasano, con tutta la pianta, in
GIARDINI E
un altro vaso green.
BALCONI
ECOLOGICI
~
Nelle nostre aree verdi è sempre
più frequente l’impiego di vasi,
vasetti e vasoni di plastica che
offrono l’indiscutibile vantaggio, rispetto a quelli in cotto,
d’essere infrangibili e leggeri.
Per limitare il consumo di plastica oggi possono essere sostituiti con vasi ecologici costitu-
IN SCANDINAVIA
LA RACCOLTA
RIFIUTI FUNZIONA
COSÌ
~
Alcune città scandinave hanno
creato una rete di immondizia
sotterranea. Funziona così: i
sacchi dei rifiuti, opportunamente differenziati (tra carta,
33
de (una ogni 150 abitanti), che
sono poi i punti di accesso alle
condotte sotterranee.
I sacchi arrivano in contenitori speciali dotati di sensori che
mandano un segnale quando
sono colmi, a quel punto si attiva il sistema di aspirazione che
trascina i rifiuti nei tubi sotterranei, facendoli viaggiare a 70
chilometri orari. I rifiuti arrivano in una centrale di smistamento, dove i mezzi degli spazzini li
aspettano per portare tutto alla
discarica o a termovalorizzatore o al centro di riciclaggio.
Lungo il percorso speciali filtri
provvedono a eliminare polveri
e cattivi odori dall’aria prima di
restituirla all’ambiente.
Mentre dai computer, a distanza, gli addetti controllano che
tutto funzioni a dovere.
I vantaggi sono evidenti: il traffico dei camion dei rifiuti si riduce del 90%, così diminuisce
l’inquinamento
atmosferico
prodotto dai mezzi di trasporto
ma anche quello dei rifiuti stessi, che non marciscono più nei
cassonetti. Si elimina il rumore di tutti i camioncini carichi
di immondizia, si eliminano i
problemi che questi causano al
traffico e ai parcheggi.
Spariscono i cassonetti e al loro
posto compaiono le molto più
gestibili colonnine.
1
Rinunceresti a dormire
15 minuti in meno per
andare a scuola a piedi
o in autobus?
2
Ti preoccupi di spegnere
le luci, il computer e la
televisione quando non
ti servono più?
3
Se ti dicessero che
puoi scegliere un modo
per non produrre CO2
spendendo 10 euro in
più al mese di corrente
elettrica, lo adotteresti?
Passarono parecchie settimane e presto mi
dimenticai degli strani sogni e del mistero
racchiuso nella testolina metallica di Pettibot. Il tempo scorreva veloce e io ero completamente assorbito dallo studio per la fine
del quadrimestre, oltre che dalla imminente
partita di Pallavolo, durante la quale avrei finalmente potuto dimostrare a MariaBella (si,
sempre quella) che non ero solo un Nerd tutto occhiali e cervello, ma che avevo anche un
fisico, e che fisico!! (ehm...)
Quel pomeriggio la mamma mi stava portando in palestra per il consueto allenamento
pre-partita, quando improvvisamente l’automobile si fermò. “Accidenti alla crisi!!
– sbottò la mamma – per colpa sua restiamo a piedi noi!! Mi dispiace Giovannino: te la devi fare a piedi
per oggi”.
“Ma come? – feci io – non
possiamo andare dal benzinaio a prenderne una
tanica? Come hai fatto
quella volta al mare...”
“Purtroppo no Giò,
se oltre ai cartoni animati guardassi anche
il Telegiornale qualche volta, sapresti che
c’è il razionamento della
benzina, perché i pozzi
arabi si stanno prosciugando! Mi spiace, ma oggi si va a piedi.
Adesso andiamo che se perdo il turno
per l’uso della corrente elettrica la tua
divisa per la partita la devo lavare dopodomani! A dopooo”.
Così dicendo la mamma se ne andò correndo
verso casa, mentre io mi preparai psicologicamente ai 3 chilometri di strada fino alla
palestra. Camminando rimuginai a lungo
sull’accaduto: la carenza di energia era ormai
un problema quotidiano, tutte le materie prime usate dall’uomo si stavano velocemente
esaurendo. Entro 50 anni il petrolio sarebbe
finito e allora? L’uomo dovrebbe studiare una
nuova forma di energia pulita e sostenibile,
invece di studiare nuove armi o nuovi modi
per fare soldi!!!
Uno strano ticchettio proveniva dalla mia
borsa, mi sedetti su una panchina, la aprii
e, tra scarpe sportive, asciugamani e tuta da
ginnastica mi ritrovai tra le mani... Pettibot!
“Ma tu che ci fai qui? sono sicurissimo di
non averti messo in borsa... hey, ma cosa
succede, oh no, ancoraa???”
Gli occhi dell’uccellino-robot mi assorbirono
in un vortice di colori, l’ormai familiare odore di muschio mi riempì le narici mentre la
strada, le case, la panchina stessa svanirono
in un nulla lattiginoso... poi svenni.
Quando riaprii gli occhi capii subito che ero
capitato in un altro dei miei sogni, e che questa volta avevo davvero esagerato!
La piazza era piuttosto piccola, faceva freddo
ed era tutto buio. Alcune figure stavano seduta qua e là, in silenzio. Quando mi avvicinai
mi accorsi che non erano “umani”
ma delle specie di... Blob gelatinosi con occhi naso e tutto il
resto. Mi avvicinai e chiesi
“Buongiorno signore,
posso sapere dove mi
trovo?”, tra le lacrime
quello rispose “Nella piazza centrale
di Bacionia, sigh,
sigh...”.
Sembrava davvero disperato e, guardandomi intorno, mi resi conto che tutti i
presenti stavano piangendo
sconsolati, allora mi avvicinai a quella che
sembrava una signora e chiesi “posso fare
qualcosa per lei? Mi dispiace vederla così
triste...” “Non puoi fare niente figliolo, a meno che tu possa restituirci il
nostro amato Re!”. “Ehm... il RE? ...cioè
quello con la corona e tutto il resto?” chiesi incredulo. “Si, il nostro Re Amo, il
gentile e amato sovrano di Bacionia,
rapito tre giorni fa sigh sigh, tutto
il regno in lutto, senza di lui siamo
perduti bhuaaaaaaaa...” e così piangendo se ne andò lasciandosi dietro una pozzanghera di lacrime.
“Psssst, pssssst, hey tu...”
Da un vicolo oscuro mi giunse un sussurro
“Hey tu, coso, vieni qui dài, non avere
paura” mi avvicinai alla figura alta e scura
34
35
che si nascondeva tra le ombre umide del viottolo. Non
aveva l’aspetto degli altri abitanti di Bacionia, era magrissimo, con un volto quasi umano e due occhi scuri e penetranti.
“Tu non sei di qui vero? – disse con una vocetta stridula – io vengo da pianeta Cahos e sono uno scienziato. Senti Coso, che ne dici di un affarone?” “Ehm,
mi scusi ma veramente io…” “OK, OK, ti spiego: ho
per le mani una fonte di energia rinnovabile eterna
e a costo zero! Eh? Vedi che adesso ti interessa?”
“Si ma io...” “Seguimi bamboccio, te la faccio vedere
e poi parliamo di affari!”, così dicendo il losco figuro
mi prese per il braccio trascinandomi in un labirinto di
stradine oscure.
Camminavamo da parecchio, faceva freddo e il selciato
bagnato dalla pioggia rifletteva le pareti degli innumerevoli viottoli che attraversavamo. “Ma perché vuoi vendere
proprio a me questa cosa?”, chiesi dubbioso , “Nessuno ha parlato di vendere bamboccio, la mia è
una proposta di collaborazione!!” disse mentre tirava
un calcione ad una porta di legno tutta sbrecciata. Entrammo in una stanza spoglia e gelida, senza finestre e
completamente buia. “Ecco, ci siamo – pensai – adesso
mi dà una botta in testa e... addio Giovannino!!”.
Invece, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle il
tipaccio accese una torcia che, evidentemente,
aveva preparato in precedenza:
“TA-TAAAAAA, ecco qui il mio tesoro!!”.
In un angolo sudicio della stanza c’era una
piccola sedia e su di essa, legato e imbavagliato, un piccolo Blob (così ormai avevo soprannominato gli abitanti gelatinosi
di quello strano luogo)... con una corona in
testa!
“M-Ma questo è un essere vivente, mica una fonte di energia...!!!” dissi incredulo e frastornato, “eh
no Coso, ti sbagli, - fece il tipaccio - questa che
vedi è l’unica fonte di energia di tutto questo
stramaledetto pianeta!! Capisci?? Tutto qui
dentro!!!” disse picchiettando sulla testa del povero Blob. “Tu sei pazzo - feci io - e poi… quella corona…non mi dirai che è il Re Amo???
L’hai rapito tu ??!!”
“Ehm, si, diciamo che l’ho preso in prestito... a tempo indeterminato. Ma bando
alle ciance: hai notato che tutta la città
è al buio?” “Si” feci io , “Ebbene questo accade esattamente da tre giorni, e cioè da
quando l’ho rapito! È la dimostrazione lampante della mia teoria: l’unica fonte di energia del pianeta è proprio lui!! Da quando è
sparito non funziona più niente, tutto fermo, tutto
spento!! È lui che fa funzionare tutto!!” “Te lo ripeto:
tu sei pazzo!! – dissi io – e poi che cosa vuoi da me??”
“Solo collaborazione fratellino! – la sua voce si fece
mielosa – vedi, ho un piccolo problema: non riesco a
capire cosa devo fare per fargli produrre energia!
Ma ci pensi? Se riusciamo a farlo “funzionare” lo
potremo vendere al miglior offerente, saremo ricchissimi!!!! Che ne dici, eh, … socio?”
Stavo per urlargli in faccia tutto il mio disprezzo quando
accadde una cosa stranissima: sentii qualcosa muoversi
nel cappello che avevo in testa, come un fruscio e, di colpo, persi completamente l’uso del mio corpo. Ero perfettamente lucido e presente ma non potevo muovermi né
parlare. Qualcosa invece, come una forza estranea che si
era insinuata nel mio corpo, di colpo disse (con la mia
voce): “Ok amico, affare fatto, però voglio il 50%!!”
“Ah ah ah, lo sapevo! Ho capito subito che eri un
tipo tosto – sghignazzò il “rapitore di Blob” – allora che
facciamo socio? Cosa suggerisci?” “Mmmm, - disse
la mia voce - hai già provato a chiederglielo?” “Ovvio, per chi mi hai preso?!!” “Analisi del sangue?
Analisi chimica? Radiografia?” “SIIII, fatto tutto
ma nessun risultato, sembra un Bacioniano
come tutti gli altri, anche se Re.”
“OK – fece la mia voce – allora non resta che
una cosa da fare: aprirlo!”
“Aprirlo???”, chiese incredulo il tipaccio,
“Ovvio: una bella vivisezione! Ci
guardiamo dentro e vedrai che ne
scopriremo il segreto!!” ribatté la
mia voce con leggerezza. A questo punto avrei voluto urlare, scalciare, scappare…
insomma fare qualcosa e, invece, fui costretto
a restare lì incredulo e inorridito. A dire il vero
anche il tipaccio non sembrava proprio a suo agio:
era diventato pallido e disse con voce incerta “eehm, o-ok, mi sembra una buona idea socio, p-però vedi, ecco, …io non sono molto
bravo coi bisturi, forse ci vorrebbe un
chirurgo…”
“Macchè chirurgo, ci penso io, ne ho
squartati di poveracci sul mio pianeta!!!” la mia mano estrasse con abilità il
coltello dalla cintura del rapitore e lo fece
girare due volte tra le dita con incredibile velocità. “Allora socio – feci io (“io” per
modo di dire ovviamente) – prendilo e legalo al soffitto, poi me lo tieni fermo e lo
squartiamo” “Ah si, lo farei vo-volentieri
– fece lui sudando copiosamente – ma ecco,
36
37
“Amo Re! Amo Re! Amo Re!”
vedi, mi sono ricordato proprio adesso che ho lasciato acceso il gas in cucina! Devo scappare solo
un attimo. Se vuoi cominciare tu, poi ti raggiungo,
ok?”, così dicendo si precipitò fuori dalla stanza lasciandomi solo con il povero Re ancora imbavagliato.
Essere posseduto era davvero una cosa terrificante, ma
sapere quello che il mio “possessore” si accingeva a fare
mi faceva infuriare al punto che mi sentivo esplodere di
rabbia. Il mio corpo, guidato da chissà quale volontà, si
mosse verso il poverino col coltello spianato, lo raggiunse in tre falcate, sollevò la lama e... ZAC, con un preciso
fendente tagliò le corde in un colpo solo,... liberandolo!!
Incredulo sentii la mia voce dire: “Giovannino, smet-
E fu allora che accadde una cosa incredibile: i corpi dei
popolani festanti iniziarono a luccicare debolmente, poi
sempre di più, fino a che sfavillarono di luci colorate. Di
colpo i lampioni della piazza si accesero, tutti assieme e
subito dopo le finestre dei palazzi intorno brillarono, in
breve tempo tutta la piazza era un meraviglioso luccichio
di colori e urla di gioia e, di seguito, tutta la città, a perdita
d’occhio, si accese come un albero di Natale. “Ma allora
è vero, sei davvero tu la fonte di energia di Bacionia!”
dissi al Re, “No mio caro – disse con un sorriso indicandomi il popolo festante – sono loro, non io, che con
il loro amore creano l’energia che fa funzionare la città.
L ’ unica fonte di energia del nostro pianeta è…
l’ amore!”
tila di ribollire di rabbia. La mia era solo
una “messa in scena” per mandare via
quell’allocco. Adesso ti restituisco
il tuo corpo e vedi di correre più
che puoi, mentre tu, signor Re, ci
dovrai guidare il più in fretta
possibile al tuo Palazzo, dove
saremo finalmente al sicuro!”
Tac.
“Che carinoo, un uccellino robot!
Ma funziona? Cinguetta?” Pro-
prio lei, MariaBella, mi si era fermata accanto, attratta da Pettibot,
che tenevo ancora in mano.
Avvertii una forte sensazione di...
scollamento e fui di nuovo padrone di me stesso!
“Presto amico mio – disse il Re –
“Uè TerraTerra, ti sei imbambolato qui in mezzo alla strada?”
mi disse, vedendomi lì fermo in
silenzio “Ehm no – risposi io ancora intontito dal brusco “ritorno”
alla realtà – cioè, ecco vedi... stavo
cercando...” “Ok, sei il solito con la testa nelle NuvoleNuvole! hihihihi” e così
dicendo si girò, in una cascata di riccioli biondi e se ne andò ridacchiando con le sue amiche Marta e
Poppy. Avevo sprecato l’unica occasione di dire qualcosa
che la colpisse e la facesse interessare a me!! Che idiota!!!
Quella sera, a casa, ripensai al sogno. Sarebbe davvero geniale riuscire a ricavare energia dall’amore, sarebbe stata
di sicuro energia pulita e soprattutto... infinita!
Del resto, pensai, l’amore è effettivamente una forma di
energia: quando penso a MariaBella mi viene un caldo
pazzesco e mi diventano le orecchie rosse, anche quando
la mamma mi abbraccia sento il suo calore che mi riscalda il cuore! Iniziai a fare calcoli sempre più complessi e
continuai per un mese intero, ma alla fine avevo messo
le basi per quella che oggi viene chiamata la: “batteria
ricaricable universale a energia affettiva”.
Una sola cosa mi assillava e mi toglieva il sonno: durante
i VeroSogni (così avevo chiamato quei sogni così reali)
c’era “qualcosa” nel cappello che portavo sulla testa. Un
qualcosa che sapeva parlare con la mia voce e poteva
prendere possesso del mio corpo... e la cosa non mi piaceva per niente!
dobbiamo scappare prima che quel
delinquente ritorni, seguimi!”
Non ebbi tempo di chiedermi cosa
fosse successo e chi mi avesse manovrato così pazzescamente perché il Re mi
prese per mano e iniziò una corsa disperata tra
vicoli e palazzi, androni umidi e porticati antichi, sempre
nell’ombra e sempre col terrore di incappare nell’oscuro rapitore. Ci fermammo più volte, ansimando, nascosti
in un portone o dietro una siepe, ascoltando nel buio lo
scalpiccio frettoloso di qualcuno o l’abbaiare improvviso
di chissà quale Blob-cane.
Ma finalmente giungemmo all’ampia scalinata che conduceva al Palazzo Reale e alla salvezza! La sorpresa delle
guardie e dei Ciambellani di corte fu superata solo dalla
gioia di riavere il loro amatissimo Re Amo di nuovo sul
trono. In brevissimo tempo furono inviati veloci Messi
Reali ad annunciare la lieta novella in tutto il regno, e in
men che non si dica una folla enorme si raccolse nella
piazza ai piedi del Balcone Reale, chiedendo di vedere il
Re. Amo fu molto gentile con me, mi ringraziò mille volte
per il “mio” coraggio e la “mia” scaltrezza, chiedendomi
di affacciarmi con lui al Balcone Reale, in veste di Salvatore del Re. Quando uscimmo un boato riempì l’aria
fredda della sera: mille voci intonarono un festoso “Hurrà” di gioia che si trasformò in un altrettanto gioioso coro:
38
39
STORIA DELLE FONTI
DI ENERGIA
NEL PASSATO
FUOCO, VENTO
E ACQUA
~
La prima fonte di energia scoperta dall’uomo è stato il fuoco, ben un milione di anni fa.
All’inizio lo raccoglieva dagli
incendi provocati dai fulmini
e lo conservava nella fiamma
del villaggio, successivamente
l’uomo scopre la possibilità di
accendere il fuoco con la pietra focaia. Nasce così la prima
fonte energetica della storia. Da
allora passò molto tempo prima
che si potessero sfruttare altri
tipi d’energia, perché mancavano la conoscenza e i supporti
tecnologici. Finalmente, circa
4.000 anni fa si inizia a sfruttare la forza del vento per la navigazione fluviale e marittima,
e l’impiego del vento resterà
l’unico modo per solcare i mari
fino al XIX secolo. Senza il
vento Cristoforo Colombo non
avrebbe mai scoperto l’America. Gradualmente l’uomo impara a sfruttare il vento anche per
muovere la macine, compito
affidato fino ad allora agli animali da tiro (asini e cavalli). I
primi mulini a vento compaiono in Persia nel 644 a.C. a cui
seguiranno in Europa, circa mille anni dopo, i mulini a vento a
pale verticali.
Un’altra fonte di energia del
passato è la forza dell’acqua.
Nel 100 a.C. compaiono in
Anatolia i primi mulini ad acqua. Pochi anni dopo i romani
sviluppano e ingegnerizzano la
scoperta realizzando la ruota ad
acqua che sarà diffusa in tutto
l’impero romano.
Nel mondo antico la combustione del legno (oggi si chiamerebbe biomassa) è stata la prima
fonte di energia termica, utilizzata per riscaldare l’ambiente interno o per cuocere i cibi,
prima ancora della costruzione
delle prime palafitte. Queste
fonti di energia resteranno tali
e quali fino alla fine del Medioevo. Hai fatto caso che questo
genere di energie sono le stesse
che oggi chiamiamo “rinnovabili”? Chissà, forse gli antichi
erano più saggi di noi e avevano
già capito che la Terra offre tutto ciò che ci serve, basta saper
usare bene i suoi doni.
NEL PRESENTE
PETROLIO,
CARBONE E GAS
~
La scoperta delle fonti di energia fossile è un capitolo molto
recente nella storia dell’uomo.
Nel 1300 il carbone inizia ad
essere utilizzato come sostituto
della legna da ardere. Nel 1650
il petrolio viene distillato per la
prima volta per ottenere un prodotto sgrassante delle ruote dei
carri o per alimentare le prime
lampade a combustibile. Ma la
vera rivoluzione energetica comincia con l’invenzione della
pentola a vapore di Papin nel
1680 e della macchina a vapo40
re di Watt nel 1765. Le nuove
macchine si sostituiscono alla
forza animale ed in parte alla
forza lavoro. Le botteghe artigianali sono soppiantate dalle
prime fabbriche. La società si
trasforma diventando sempre
più dipendente dal consumo
delle materie prime energetiche, necessarie per alimentare il
funzionamento delle macchine
di produzione. Nell’Ottocento
il progresso tecnologico è ulteriormente accelerato dall’invenzione del primo motore
elettrico di J.Henry nel 1831 e
delle prime turbine. Nel 1882
l’energia vapore viene utilizzata per generare elettricità nelle prime centrali elettriche di
Londra e New York. La produzione dell’elettricità consente
di distribuire l’energia su un
territorio molto ampio rispetto
ai combustibili fossili e al gas.
Consente, inoltre, di slegare la
produzione di energia dal luogo
di consumo finale.
Nell’Ottocento sono sviluppate
anche le prime centrali idroelettriche ai piedi delle cascate, la
prima in assoluto è realizzata
negli Stati Uniti alle cascate del
Niagara nel 1895. Il Novecento
si apre con un grande ottimismo
dell’uomo nei confronti della
scienza e della tecnologia. La
commercializzazione dell’automobile nel primo Novecento
spingerà ulteriormente al consumo del petrolio per produrre
benzine e carburanti. Con la
scoperta della turbina a gas negli anni ‘30 entrano in funzione le prime centrali elettriche a
gas che si affiancano a quelle a
carbone e ad olio combustibile
(petrolio).
SOTTO TERRA C’È
L’ENERGIA CHE FINIRÀ
no (nelle miniere) ed è pronto
all’uso. Questo combustibile
consente di produrre circa un
quarto dell’elettricità in tutto il
mondo.
INQUINAMENTO E
DIFFICOLTÀ
~
ENERGIA FOSSILE
~
L’estrazione e la combustione
di queste fonti energetiche danneggiano l’ambiente e generano
un elevato inquinamento. Quando il petrolio entra in combinazione con l’ossigeno produce
anidride carbonica (CO2) che si
disperde nell’atmosfera, diventando la causa principale degli
attuali mutamenti climatici (gas
serra). Stessa cosa accade per
l’impiego del carbone la cui richiesta è, purtroppo, in continuo
aumento da parte di paesi come
la Cina e l’India, nuovi consumatori d’energia. Contrariamente a quanto è stato detto nel
passato, il gas naturale non può
essere classificato come fonte
di energia pulita, anch’esso produce una certa quantità di emissioni inquinanti. Infine, un’ulteriore causa d’inquinamento è
dovuta alle navi petroliere che,
in caso di incidenti, sversano in
acqua decine di migliaia di tonnellate di petrolio. Negli ultimi
50 anni si sono verificati ben
1300 incidenti che hanno danneggiato fragili ecosistemi in
tutto il mondo, dall’Alaska alla
Spagna.
L’energia che oggi usiamo impiega fonti di natura prevalentemente fossile che si formano,
nell’arco di milioni di anni, sotto la superficie terrestre, per decomposizione di organismi marini e di piante che crescono sui
fondali oceanici. Le principali
fonti sono:
Petrolio: un liquido denso e
infiammabile, la cui estrazione
danneggia pesantemente l’ambiente, in particolare il fondale
marino, le alghe e gli organismi fondamentali nella catena
alimentare marina. Per essere
utilizzato “il greggio” deve essere inviato in una raffineria e
sottoposto a un processo di raffinazione dal quale si ottengono
anche altri prodotti (chiamati
“derivati”) come la benzina, il
gasolio, gli oli lubrificanti, il
catrame, ecc.
Gas naturale: si trova spesso
assieme al petrolio o in giacimenti naturali che si trovano in
Olanda, in Siberia e in Algeria
FONTI NON
oppure si produce dalla fermenRINNOVABILI
tazione dei rifiuti (biogas). Dal
~
gas naturale si estrae il metano.
Le
risorse
petrolifere
sono in
Carbone: di colore nero o bruno scuro, si estrae dal terre- mano a pochi Paesi, il più gran41
de produttore è l’Arabia Saudita, seguito dalla Russia e dagli
Stati Uniti, mentre i Paesi che si
possono definire petrolio-dipendenti sono praticamente quasi
tutti, sia quelli ricchi, sia quelli emergenti, anzi questi ultimi
sono diventati grandi divoratori d’energia e per raggiungere
velocemente un buon livello di
benessere sono fortemente legati ai consumi, senza alcuna
attenzione agli sprechi. Ai ritmi
di consumo attuale gli esperti
hanno stimato che le riserve di
petrolio potranno garantire altri 50 anni di disponibilità, ma
probabilmente è un dato destinato a scendere perché, prima o
poi, ci sarà una ripresa economica, India, Cina e Russia aumenteranno il proprio bisogno
energetico ed è ipotizzabile che
lo stesso accadrà per tanti altri
Paesi destinati a crescere sopra l’attuale soglia di povertà.
Quindi resteremo senza petrolio
perché questo tipo di energia
non è rinnovabile. Il processo
di fossilizzazione delle sostanze
organiche, infatti, è molto lungo (milioni di anni) e la quantità che si fossilizza è minima
rispetto al fabbisogno energetico dell’uomo. Tutto sommato
questa non è una brutta notizia,
se ci impegneremo a sviluppare di più le energie rinnovabili e impareremo a consumare
energia in modo intelligente,
senza sprechi, non correremo
il rischio di rendere invivibile
la Terra e avremo uno sviluppo
sostenibile per l’intera umanità.
ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI NON SONO LA STESSA COSA
DI COSA STIAMO
PARLANDO?
~
Energie alternative ed energie
rinnovabili, c’è differenza? In
effetti facciamo tutti un po’ di
confusione e a volte si utilizzano entrambi i termini come se
fossero sinonimi. Per far chiarezza è bene sapere che le energie rinnovabili sono generate da
fonti che non sono esauribili e
il cui utilizzo non ne riduce la
disponibilità in futuro, perché si
rinnovano continuamente. Ci riferiamo al sole, al vento, all’acqua e al calore della terra. Invece si parla di energie alternative
quando si vuol fare riferimento,
in modo più generico, a tutte le
fonti energetiche esistenti, nucleare compreso, eccetto quelle
fossili, cioè il petrolio, il carbone e il gas naturale. Quindi,
quando si parla di energie alternative sono comprese anche
quelle pulite e rinnovabili.
LE RINNOVABILI
SONO PULITE
~
La nostra società ha una dipendenza eccessiva dai combustibili fossili per la produzione di
energia: per fare qualsiasi cosa
in casa o per trasferirci a scuola
o in ufficio, dobbiamo impiegare energia che inquina ed è destinata ad esaurirsi.
Le energie rinnovabili, invece,
vengono impiegate “tali e quali” la natura le crea, senza essere
trasformate dall’uomo e, quindi,
non producono scorie e rifiuti
nocivi, o per lo meno in misura
molto contenuta. Le principali
fonti rinnovabili sono:
Energia idroelettrica: molti
anni fa l’acqua era l’unica fonte
energetica esistente, già le civiltà greca e romana conoscevano
la sua forza e la usavano per
far girare i mulini e macinare
il grano. Poi qualcuno scoprì
che quando l’acqua di un fiume
“cade” da una cascata, libera
una grande quantità di energia
che, se collegata a una turbina,
si trasforma in energia elettrica.
Allora l’uomo iniziò a costruire le dighe e a provocare ampi
salti, imitando le cascate vere,
ottenendo così una quantità di
energia costante. Purtroppo la
richiesta di energia è andata
sempre più crescendo e l’acqua
disponibile è troppo poca per
coprire tutto il fabbisogno degli
uomini. Ma pur quel poco è importante perché significa usare
meno petrolio.
Energia solare: il sole ha un’energia fortissima, riesce a inviare sulla Terra, in qualsiasi
momento, più di mille WATT
di energia per metro quadrato.
Il problema è che tutta questa
energia bisogna concentrarla
e conservarla per usarla quando serve. Per questo sono stati inventati pannelli speciali,
chiamati fotovoltaici, che trasformano la “forza del sole” in
elettricità. Oppure ci sono i pannelli solari termici che usano il
sole per scaldare speciali liquidi
che, a loro volta, scaldano e accumulano in un apposito serbatoio l’acqua da utilizzare per usi
domestici e industriali.
Energia eolica: anche il vento
42
quando ci si mette ha una grande forza e per sfruttarla l’uomo
ha costruito dei pali speciali,
alti come un palazzo di 35 piani
e ha montato sulle punte ventole giganti, grandi come campi di
calcio. Si chiamano pali eolici
che vengono sistemati, in gran
numero, in territori molto vasti,
i parchi eolici; quando il vento
soffia le eliche girano fortissimo producendo un’energia che
viene raccolta e custodita. Il suo
contributo è importante per ridurre l’impiego di combustibili
fossili, ma anche questa risorsa
non può coprire tutta la richiesta
di energia perché non tutti i luoghi sono molto ventosi, inoltre
il vento non è sempre costante e
a volte non c’è per niente.
Energia geotermica: il cuore della Terra ha una struttura simile a quella di un uovo.
Il tuorlo rappresenta il nucleo
centrale, l’albume è il mantello
e il guscio la crosta terrestre. Lo
strato superiore del mantello, su
cui poggia la crosta, è costituito da un fluido caldo chiamato
magma che, quando trova una
via d’uscita verso la superficie,
dà origine ai vulcani e prende
il nome di lava. Quando piove
l’acqua penetra in profondità
nel terreno fino ad arrivare al
magma che la riscalda producendo vapore, l’energia geotermica non è altro che il recupero
di questo vapore incanalato in
tubi e collegato a una turbina
per produrre energia elettrica
oppure calore per riscaldare le
abitazioni (teleriscaldamento).
EFFETTO SERRA
E BUCO NELL’OZONO
ALLE PIANTE È
CONSENTITO,
ALL’UOMO NO
~
Quando si parla di attività dannose per l’ambiente si fa sempre
riferimento all’anidride carbonica: “bisogna eliminare tutti i
combustibili fossili perché producono troppa CO2”, “se lasciamo a casa la macchina e usiamo
la bicicletta ci sarà meno CO2
nell’aria”, “sarebbe meglio non
bruciare la legna per evitare di
produrre CO2”. E così via. Tutto vero, è proprio lei, l’anidride
carbonica, la principale imputata e dunque ci mettiamo d’impegno e tentiamo di eliminare o
ridurre qualsiasi attività che ne
favorisca la formazione. A un
certo punto, però, può accadere
di ritrovarsi un po’ confusi, per
esempio studiando la respirazione delle piante scopriamo che
anche loro producono anidride
carbonica, ma non producevano
ossigeno? Nell’acqua frizzante c’è anidride carbonica, farà
male? Anche gli uomini e gli
animali, quando espirano, buttano fuori anidride carbonica.
Un dubbio potrebbe insinuarsi
nella nostra mente: se tagliassimo tutte le piante e smettessimo di respirare, potremmo dare
una mano all’ambiente e ridurre
questa caspita di anidride carbonica? Prima che accada l’irreparabile è meglio fare chiarezza. L’anidride carbonica è
un prodotto di scarto che si crea
quando bruciamo qualcosa, un
combustibile, un oggetto o lo
stesso ossigeno che respiriamo;
ma è anche un gas presente in
piccola concentrazione nell’atmosfera terrestre, un gas completamente innocuo per l’uomo,
ma in concentrazioni elevate
contribuisce alla formazione del
cosiddetto effetto serra. Fino a
quando le attività dell’uomo
erano ridotte o prevalentemente manuali, il processo naturale
della respirazione delle piante e
della decomposizione di materia organica, con la conseguente
produzione di anidride carbonica, era in totale equilibrio con
la capacità della vegetazione
terrestre di assorbirla. Purtroppo, nel tempo sono diminuite le
aree boschive (deforestazione)
e aumentate tutte quelle attività umane responsabili di circa
l’80% (25 miliardi di tonnellate
l’anno) delle emissioni di CO2
della nostra società (riscaldamento, raffrescamento, trasporti, industrie, attività agricole,
ecc.) e ora le piante non ce la
fanno più, non sono in grado
di assorbire una quantità così
grande di CO2. Tocca a noi produrne meno.
te per riscaldare la Terra, ma a
causa di un’eccessiva quantità
di CO2, e di altri gas, questo effetto viene prolungato e diventa
responsabile del surriscaldamento, che a sua volta agisce
pericolosamente sul clima,
provocando disastri ambientali, distruggendo l’ecosistema,
causando la desertificazione e
mettendo a rischio la salute degli uomini per un eccesso di radiazioni.
BUCO
NELL’OZONO
~
L’ozono è un gas naturale instabile, di colore azzurro, con
un odore pungente e penetrante,
pericoloso da respirare perché
attacca le mucose. Negli strati
alti dell’atmosfera ha il compito
di proteggere la vita sulla Terra creando uno scudo protettivo
che filtra i raggi ultravioletti del
sole. La dispersione nell’aria di
prodotti chimici inquinanti danneggia lo strato di ozono, assottigliandolo pericolosamente
e producendo quello che chiaEFFETTO SERRA
miamo “il buco nell’ozono”.
~
Gli esseri viventi (tra cui l’uoNe sentiamo parlare così tanto mo), senza lo scudo dell’ozono
che è diventato un argomento non sono in grado di difendersi
noioso, ma sappiamo esatta- dall’azione dei raggi UV non
mente cosa significa? Intanto è filtrati, perché danneggiano la
bene stabilire che l’effetto serra salute, favorendo lo sviluppo di
è un fenomeno benefico e na- gravi malattie della pelle e deturale (sissignori!), il proble- gli occhi. Per questo è sempre
ma sta nel fatto che l’uomo lo buona norma proteggersi con le
sta facendo crescere troppo e il creme protettive, cappelli e octroppo fa sempre male.
chiali da sole.
L’effetto serra ha il compito di
trattenere le radiazioni e il calore del sole il tempo sufficien43
BIOMASSA: IERI UN COSTO,
OGGI UN COMBUSTIBILE
DOVE SI TROVA?
~
Pensa ai campi agricoli, alle
segherie, alle serre, ai vigneti,
agli oliveti, alla coltivazione
degli ortaggi e immagina quanti scarti producono queste attività. Ecco, la biomassa è esattamente questo: tutti gli scarti
vegetali che non hanno subito
alcun trattamento chimico. La
trovi in grande quantità anche
nei boschi perché tutto il legno
è considerato biomassa, anzi si
fanno addirittura opere di riforestazione, recuperando terreni
abbandonati, per produrne in
grande quantità e, contemporaneamente, migliorare la qualità
dell’aria grazie alla funzione di
“polmone verde” delle piante.
E puoi aggiungerne all’infinito,
dalla paglia, ai gusci di frutta
secca, agli scarti dell’industria
agroalimentare ai batteri. In un
metroquadro. di prato sono presenti circa 2 kg di biomassa sotto forma di batteri, funghi e alghe, mentre in un bosco vi sono
circa 10 kg per metroquadro di
biomassa, principalmente sotto
forma di alberi, cespugli e piante erbacee.
DIVENTA
COMBUSTIBILE
~
Dunque, la biomassa è una fonte di energia pulita, un combustibile a tutti gli effetti ed è
sempre più utilizzato per sostituire i tradizionali e inquinanti
petrolio, carbone e gas naturale, riducendo così la dipendenza dalle fonti di natura fossile.
Quando si brucia la biomassa
non si producono ulteriori emissioni nocive, perché la CO2 liberata durante la combustione
corrisponde esattamente alla
quantità della CO2 che avrebbero prodotto quelle piante se non
fossero morte e diventate, quindi, scarti vegetali.
ALTRI IMPORTANTI
VANTAGGI
~
Il fatto che l’energia dalle biomasse si basi soprattutto sugli
scarti di produzione delle varie
attività è un’ulteriore vantaggio economico e sociale perché riutilizza e smaltisce rifiuti
in modo ecologico. In pratica,
quello che un tempo era un costo da sostenere (smaltimento),
oggi si è trasformato in un’opportunità da non perdere e sfruttare per produrre preziosa energia elettrica. Un bell’esempio di
questo recupero è rappresentato
dalla Finlandia, perché gran
parte degli scarti di lavorazione
della carta e del legno dell’industria finlandese sono destinati
alle centrali termiche per pro44
durre energia da biomassa. Evitando, in questo modo, di dover
portare gli scarti in discarica o
pagare per il loro incenerimento. Per evitare qualsiasi forma
di inquinamento si tende a utilizzare biomassa proveniente
da colture locali, così non c’è
neanche il problema delle emissioni prodotte dal trasporto.
I PRINCIPALI
IMPIEGHI
~
La biomassa è utilizzata prevalentemente per la produzione di
energia termica (acqua calda, riscaldamento, industria), di energia elettrica e come biocarburante. Alcuni di questi impieghi
utilizzano direttamente la biomassa allo stato naturale, senza
modifiche alla sua struttura originaria, (ad esempio la legna),
altri usi invece, richiedono dei
“processi di trasformazione”
a forme liquida o gassosa, per
consentire una maggiore versatilità del suo utilizzo. In Italia
si fa molto uso di biomassa per
produrre sia energia termica, sia
energia elettrica e la fonte più
utilizzata è il legno; seguono
gli scarti dell’agricoltura (solidi
e liquidi) e gli scarti dell’industria del legno. Si può affermare
con decisione che, se utilizzata
in modo corretto, la biomassa
rappresenta, allo stato attuale,
una fonte di energia rinnovabile e disponibile localmente che
offre un contributo decisivo alla
sostenibilità.
CHI INQUINA DI PIU’?
LE PAGELLE
~
Ma chi saranno i Paesi che inquinano di più? Credevamo
d’esserci posti una domanda
semplice, addirittura un po’ banale, fino a quando non abbiamo
messo il naso nelle statistiche e
nelle classifiche degli istituti
di rilevazione di inquinamento
ambientale. Un caos! Il problema non è la mancanza di dati,
ma proprio la sovrabbondanza
di rilevazioni e classifiche che
tengono conto di parametri differenti. Abbiamo rinunciato ad
assegnare le eco-pagelle perché è praticamente impossibile
individuare un valore assoluto
e, cercando di semplificare, abbiamo tenuto conto di due parametri, sui quali c’è il maggiore
consenso: la quantità totale di
emissioni inquinanti e le emissioni procapite (per ogni abitante). In pratica si contendono
il podio le grandi potenze che,
proprio perché molto industrializzate, hanno più fame di energia e le nazioni emergenti che
invece hanno fretta di crescere.
Per quanto riguarda le emissioni totali, stando ai dati 2009
della National Energy Administration americana, al primo
posto c’è la Cina con 7.711.000
tonnellate (molto più di tutta
l’Europa) di anidride carbonica,
l’astro nascente dell’economia
globale, seguita da USA e India. Il calcolo è stato fatto sommando tutti i combustibili fossili utilizzati e convertiti in CO2.
Ma è un valore che può ingannare, perché non tiene conto del
consumo pro capite che nel caso
di Cina e India, paesi molto popolosi, risulta decisamente più
basso. Infatti utilizzando questo criterio ogni abitante USA
produce 17,7 tonnellate di CO2
annue, mentre la Cina solo (si fa
per dire) 5,8 tonnellate. Così la
classifica pro capite vede schizzare ai primi posti piccoli paesi ricchi e scarsamente abitati,
come il Qatar e il Bahrein (se ti
sfugge la loro posizione geografica consulta l’atlante). Se volessimo essere pignoli dovremmo prendere in considerazione
tutti i gas che alterano il clima,
non solo l’anidride carbonica,
allora in questo caso vediamo
al primo posto Cina, Brasile e
Indonesia. Volendo aggiungere
un pizzico di pignoleria in più
valutiamo anche la CO2 emessa
nel passato, perché purtroppo
resta nell’atmosfera per secoli
e quindi quelle emissioni sono
importanti tanto quanto quelle attuali; quindi sommando
passato e presente (dal 1850 al
2009) al primo posto ci sono gli
USA, staccati di parecchi punti
percentuali dalla Russia e dalla
Cina che seguono a pari merito.
Però se si incrociano i dati con
i consumi procapite la classifica cambia ancora, al primo posto c’è il Lussemburgo (!!!), al
secondo l’Inghilterra e al terzo
gli USA. Ok, basta! Tutti questi dati ci fanno girare la testa e
l’unica cosa che sembra essere
abbastanza chiara è che USA e
Cina sono i principali inquinatori mondiali, perché tra i più
grandi e popolati Paesi del mondo. Restiamo con un pensiero
che ci tormenta: quando Cina
45
e India raggiungeranno il grado di industrializzazione degli
USA (manca poco) riusciremo
ancora a respirare o dovremo
rifugiarci tutti ad Antigua o alle
Barbados, i Paesi più “verdi”?
E L’ITALIA?
~
Altra faticaccia. In questo caso
le statistiche sono state effettuate dal World Resources Institute e l’International Energy
Statistics. Non si trovano molti dati sul nostro Paese perché,
fortunatamente, non essendo ai
primi posti non riceve le stesse
attenzioni delle grandi Nazioni.
In ogni caso i risultati non sono
per nulla confortanti perché l’Italia inquina più di tanti altri Paesi diverse volte più grandi. In
questa classifica l’Italia arriva
diciassettesima con un’emissione di CO2 pari a circa 407 milioni di tonnellate, leggermente in
calo rispetto agli anni precedenti. Numeri alti se pensiamo che
altri come i Paesi Bassi emettono la metà di quanto emette l’Italia, o la Spagna emette quasi
100 milioni di tonnellate di CO2
in meno. Ma è sul totale delle
emissioni di gas serra (quindi
non solo CO2) che l’Italia dà
il peggio di sé, dato che prendendo in considerazione anche
il metano, l’ossido di diazoto, i
perfluorocarburi, l’HFC e l’esafluoro di zolfo, il nostro Paese
sale fino alla posizione numero
13 dietro ovviamente la Cina e
gli Stati Uniti, ma anche il Brasile, l’Indonesia, la Russia e
l’India.
1
Quando fai una gita in
montagna ti accorgi
che l’aria è più pulita?
Come ti senti?
2
Hai mai proposto ai
tuoi genitori di passare
una serata in casa senza
utilizzare l’energia
elettrica? Solo candele
per illuminare e tutti gli
elettrodomestici spenti.
Potresti scoprire che è
molto divertente.
3
Quando la mamma fa
la spesa consigliale di
acquistare solo prodotti
locali e di stagione.
È un gesto importante
per limitare i trasporti e
ridurre l’inquinamento.
“Brooooooom”, un enorme TIR passò nella
stradina davanti casa scuotendomi dai miei
pensieri. Un fetido puzzo di gas di scarico
ammorbò la mia camera, costringendomi a
chiudere le finestre. Pensai che ormai eravamo tutti abituati all’aria inquinata, del resto
i trasporti sono necessari, come potremmo
farne a meno? Certo che sarebbe bello inventare una fonte di energia alternativa, che non
inquini l’aria e l’acqua della Terra! L’idea mi
piaceva e, reso sicuro di me dalle tante invenzioni che avevo già elaborato, mi misi a
cercare la soluzione: il Professor TerraTerra
avrebbe risolto il problema! Purtroppo però,
dopo molte ore di studio ed esperimenti non
avevo ancore risolto niente… guardai Pettibot, tranquillamente appoggiato alla mensola, e gli chiesi: “Tu cosa faresti amico mio?
Mi puoi aiutare a trovare una soluzione?”
Gli occhioni metallici brillarono, compresi
subito che, in qualche modo, il giocattolo robot aveva capito. Mi sentii cadere in basso,
mentre tutto diventava trasparente, chiusi gli
occhi e mi abbandonai a quella sensazione
ormai così familiare….…un nuovo VeroSogno stava iniziando.
Mi risvegliai in una stanza grandissima…
e puzzolente. Sembrava la sala di aspetto
dell’aeroporto in cui ero stato con mamma
e papà l’anno scorso. Una enorme vetrata lasciava vedere uno spettacolo mozzafiato: una
città sterminata si estendeva fino all’orizzonte, sotto un cielo cupo e triste. I palazzi erano
altissimi, strani veicoli volavano in ogni dove
emettendo sordi brontolii e spruzzi di fumo
nero. Al centro della vetrata campeggiava un
palazzo di dimensioni inimmaginabili, a forma di cono rovesciato, percorso da una fitta
rete di tubi di cemento. Alla sua sommità vi
era una voragine tonda, da cui usciva una
colonna di fumo nero e denso. Nell’insieme
ricordava un enorme vulcano… ma fatto
dall’uomo. Ai piedi della torre nera migliaia
di veicoli di ogni dimensione percorrevano
un dedalo di strade su più livelli. Il fumo si
innalzava fino al cielo e, compresi, generava
quella cappa di smog che oscurava persino
il sole.
Nella stanza alcune persone stavano in piedi
davanti alla vetrata. Uomini grandi e grossi,
vestiti elegantemente di grigio o di nero, e
tutti portavano una maschera ad ossigeno sul
volto. Uno di loro si girò verso di me e disse:
“E tu da dove salti fuori? Chi ti ha fatto
entrare?” “Ehm, ecco, io sono…” non feci
in tempo a rispondere che un altro, anch’esso mascherato, disse con voce squillante:
“Credo sia il signor Y, il nuovo Consulente
Per L’aria signor Presidente, l’ho convocato
proprio stamattina!” “AH, bene bene – disse il Presidente – allora mettiamoci subito
al lavoro: ha portato le statistiche sulla
CO2? A che punto siamo, quanto ci resta?”
Decisi che era meglio stare al gioco, fingendo
di essere questo “signor Y” e dissi: “… A dire
il vero non ancora, potreste aggiornarmi
sulla situazione intanto?” “Che razza di
consulente ha convocato signor H? – fece
il Presidente stizzito – non dovrebbe esse-
re lui ad aggiornarci??” “Si, vostra Vastità,
- rispose il signor H – ma sa, questi consulenti amano sempre farsi desiderare…
ci penso io!” Rivolgendosi a me con uno
sguardo di disapprovazione disse: “ Allora:
la situazione è critica, come sapete. L’aria è ormai irrespirabile e tutte le misure
precauzionali che abbiamo provato non
hanno dato risultati! La nostra Gloriosa
Tecnologia non riesce a far fronte all’emergenza aria. I cittadini di Tecnopoli stanno
cominciando ad ammalarsi, le riserve di
ossigeno si assottigliano e quei maledetti
selvaggi continuano ad abbattere le loro
foreste per toglierci l’ossigeno e finalmente distruggere la nostra civiltà. Dobbiamo
assolutamente fare qualcosa!!” “Ah, ehm
– dissi io – mi parli dei “selvaggi”, non che
non sappia già tutto ovviamente, ma preferisco avere una relazione da voi, signor H”
“Ci fa perdere tempo prezioso!! Ma dove
l’ha scovato questo saccentone, eh H?”. Il
Presidente era visibilmente irritato, ma non
potevo farci niente, non avevo ancora capito
cosa succedeva in questo strano mondo inquinato. “Come sapete – continuò H irritato
– da millenni i selvaggi, poco più che animali senzienti, vivono nelle foreste intorno
a Tecnopoli, vogliono distruggerci perché
sono invidiosi della nostra tecnologia così
evoluta e del nostro altissimo tenore di
46
47
vita. Del resto, che il Sacro Pistone mi perdoni l’eresia,
posso anche capirli: hanno a malapena da vivere, non
hanno nemmeno delle case vere e proprie, si vestono
di stracci e, soprattutto, non hanno mezzi di trasporto… SI SPOSTANO A PIEDI, ma ve lo immaginate?? Ovvio che ci odino! E così, dopo millenni di tentativi per
superare le Sacre Porte di Tecnopoli hanno trovato la
strategia vincente: distruggere le foreste che ci procurano l’ossigeno!” “E quale aspetto hanno? – chiesi io
– voglio dire: sono umani ? parlano la nostra lingua?”
“Ma che domande fate? – urlò il Presidente – come fac-
ciamo a saperlo?? Non ne vediamo uno da millenni, se
solo provassero ad avvicinarsi alle Porte della Città li
ammazzeremmo senza pietà! Altro che parlarci!! LORO
SONO IL NEMICO!” “Non adiratevi Vostra Saggezza –
disse H – forse il signor Y intendeva solo provocarvi,
sapete come sono questi consulenti” “Scusate le mia
arroganza signor Presidente – dissi io, temendo il
peggio – volevo solo dire che anche sul mio pianet…..
pianerottolo ci sono persone che non conoscevo e che
credevo fossero degli idioti, ma poi quando li ho finalmente conosciuti ho scoperto che mi ero ingannato! E
poi ragionate, vostra Grandiosità: se distruggessero le
foreste che producono ossigeno ne resterebbero senza
anche loro… non vi sembra una cosa sciocca?” “Sciocca? SCIOCCA? MI STATE DANDO DELLO SCIOCCO? Venite qui a dirmi che i selvaggi, quelle… BESTIE, non
ci vogliono distruggere? State dicendo che la SACRA
STORIA DI TECNOPOLI È FALSA? Vorreste magari farci
credere che sono amici? O forse siete una loro spia?
MA CERTO, VI HANNO MANDATO QUI PER CONFONDERCI E FARCI PERDERE TEMPO PREZIOSO! GUARDIE!!
PRENDETE QUESTO ERETICO E BUTTATELO FUORI DALLE MURA, IMMEDIATAMENTE!!”.
In quattro e quattr’otto due energumeni mi presero in
malo modo e mi trascinarono fuori dalla sala mentre il
povero signor H cercava di calmare il Presidente furioso.
Fui sbattuto su uno strano veicolo a sei ruote, che partì
a razzo in una nuvola di fumo nero schizzando su una
strada a otto corsie tra veicoli di tutti i tipi e di tutte le forme. Durante il tragitto riuscii a vedere un pezzo di città:
cemento e asfalto, acciaio e plastica ovunque. Nessuno
camminava per le strade, non c’erano alberi o parchi o aiuole ad abbellire quel grigiore. Solo l’onnipresente fumo
nero che avvolgeva tutto e, incombente come un incubo,
la torre nera che eruttava fumo e polveri tossiche. Questa
gente si era affidata completamente alla tecnologia e ora
ne pagava, inconsapevole, le conseguenze.
Quando le porte della città si aprirono restai sorpreso:
mi aspettavo altro cemento e invece mi ritrovai, solo, su
una grande spianata di terra, la città alle spalle e davan-
ti, all’orizzonte, alberi a perdita d’occhio. Mi incamminai
timoroso di incontrare questi “selvaggi” ma pensando
che, in fondo, peggio di così non sarebbe potuta andare.
Dopo molte ore giunsi ai primi alberi della foresta e vidi
qualcosa di inquietante: molti tronchi erano coperti da
una strana patina nera e oleosa, le foglie erano avvizzite
e bruciate, tanti alberi erano crollati al suolo, non abbattuti dall’uomo, ma essicati e svuotati da quella orribile
sostanza nera. Continuai a camminare, il paesaggio era
triste e desolato, tutta quella vita prosciugata e distrutta.
Mano mano che mi allontanavo dalla città il fenomeno si
affievoliva, erano sempre più gli alberi ancora vivi e verdi
e sempre meno quelli malati e morenti. Cominciai a scorgere alcuni animali: conigli, uccellini, persino una volpe.
Mi sentivo meglio, l’aria non puzzava più di smog ma era
dolce e profumata di mille essenze, la mia testa, che aveva cominciato a dolere (forse a causa della mancanza di
ossigeno), si schiarì di nuovo e cominciai a canticchiare.
“ALTOLÀ” il comando perentorio mi fece trasalire, un
ragazzo magro e seminudo era comparso dal nulla, tra le
felci basse, davanti a me. Aveva la carnagione scura di chi
vive all’aperto, indossava molte collane di bacche, semi
e fiori intrecciati ed era coperto dalla vita in giù da una
pelliccia. La lancia rudimentale che mi puntava contro
mi suggerì di andarci cauto e quindi dissi: “Salve amico,
io sono Giovannino TerraTerra e … vengo in pace”.
Altri uomini uscirono dalle felci alte, tutti seri e silenziosi, tutti armati. “È un Tecnopoliano: uccidiamolo subito!”
disse uno minacciosamente, “Si, è un nemico, facciamolo
a fette!” rispose un altro, ed altri ancora assentirono avvicinandomi le lance appuntite. “Fermi! – il ragazzo levò la
voce sul brusio – per adesso non lo uccidiamo, lasceremo
decidere all’Anziano”. Fui legato e bendato, poi iniziò una
lunghissima camminata, resa faticosa dalla mia temporanea cecità e dal terreno sempre più accidentato. Dopo
un tempo interminabile iniziai a sentire diversi rumori
di gente, di stoviglie e animali domestici, e quando fui
sbendato mi avvidi di essere all’interno di un villaggio.
Capanne di tronchi e fango con tetti di foglie, piante e fiori dappertutto, cani, gatti, galline e conigli gironzolavano
liberamente tra le case, assieme a frotte di bambini urlanti che giocavano a rincorrersi. Molte donne e uomini
si affollavano intorno a me, tutti vestiti di pelli o tessuti
grezzi dai colori sgargianti, tutti curiosi di vedere questo
Tecnopoliano improvvisamente giunto tra loro. Fui condotto alla capanna più grande del villaggio: evidentemente
la casa dell’Anziano. All’interno l’ambiente profumava di
fiori e muschio, la luce, del mattino che entrava da un
foro nel soffitto, rischiarava a sprazzi la penombra fresca e
accogliente. Al centro della grande sala, seduto su un tappeto di erba e fiori, c’era un vecchio magro ed emaciato,
48
49
che emanava un’aura di grande saggezza e serenità.
“Siediti Tecnopoliano - mi disse gentilmente - Vieni da
noi rischiando la tua vita: il tuo popolo ci sta uccidendo,
giorno dopo giorno, senza pietà. Perché sei qui?” “In veri-
tà …non sono un Tecnopoliano, - risposi - sono giunto
qui da un altro mondo e gli uomini della città mi hanno cacciato perché ho detto cose per loro sbagliate…i
Tecnopoliani pensano che voi stiate uccidendo loro,
abbattendo la foresta per rendere l’aria irrespirabile e,
in effetti, è quello che ho visto succedere: il loro ossigeno sta finendo”
“Ma questa è un’eresia! Il fumo emesso dalla loro puzzolente città sta uccidendo gli alberi della nostra foresta, lo
hai visto coi tuoi occhi. Si stanno uccidendo da soli con la
loro maledetta tecnologia trascinando anche noi e tutto il
pianeta nella loro follia… e osano dare la colpa a noi??”
“Ma cosa possono fare? – chiesi io – hanno bisogno
del petrolio per far �nzionare le macchine che amano
tanto e venerano come Dei, non hanno alternativa!”
“L’alternativa c’è sempre – rispose stancamente
l’Anziano – da millenni cerchiamo di parlare
con loro, ma appena ci avviciniamo
alla città veniamo uccisi dalle loro armi, come cani.
Da millenni cerchiamo di
svelare loro il modo per
vivere meglio, senza
distruggere la vita,
ma non ci ascoltano,
ci odiano troppo”
“E quale sarebbe questo
modo? – domandai incuriosito – dovrebbero anche
loro vivere nella foresta
come voi? Non credo sia
possibile, la loro civiltà è
diversa, non ci riuscirebbero
mai!”
“Questo pianeta è coperto
d’acqua, acqua che dà la vita
a tutti noi. Moltissimi
anni fa, quando fummo
scacciati dalla città perché
volevamo vivere secondo
natura, cercammo un modo
per produrre l’energia che
ci serviva senza rovinare la natura. Fu così che
scoprimmo che l’acqua,
opportunamente trattata,
può liberare un’energia
molto più potente del petrolio, senza inquinare l’ambiente
e senza produrre sostanze tossiche. Creammo una batteria
che può muovere macchine anche più grandi di quelle dei
Tecnopoliani, ne costruimmo persino una, in grado di volare, … ma non riuscimmo mai a portarla nella città: l’odio
reciproco ci allontanò sempre più, fino a che tutti si dimenticarono dell’esistenza della batteria ad acqua, troppo presi
a farsi la guerra.”
“Ma allora è semplice! Ci penso io a svelare il segreto ai Tecnopoliani! - dissi io entusiasta – dov’è questa
macchina volante?” “È proprio qui, sotto il villaggio, ma
se tornerai ti uccideranno, proprio come fanno con noi!”
“Nei miei viaggi – risposi - ho imparato una cosa: ci
vuole coraggio per fare ciò che è giusto! Datemi la
macchina e li costringerò ad ascoltarmi!”
E così fecero: a bordo del velivolo, silenzioso come il vento, volai sulla città. Non mi sentirono arrivare e quando
atterrai sul tetto del Palazzo Presidenziale furono talmente sconvolti nel vedermi tornare
che dimenticarono le loro armi. Parlai a lungo col Presidente e gli spiegai che era il
loro stesso smog a uccidere la foresta e a togliere loro l’ossigeno prodotto dalle piante.
Gli spiegai che i “selvaggi”
erano molto più evoluti di
loro, perché avevano
trovato il modo per
produrre
energia
senza rovinare la natura
e glielo offrivano in dono in
cambio della pace.
Non feci in tempo a vedere
tutto questo realizzato, il
VeroSogno era finito e fui
catapultato di nuovo a casa,
alla mia scrivania. Ma tra le
mani mi ritrovai un piccolo
oggetto cilindrico pieno d’acqua, e capii subito cosa era!
Questa volta, pensai, nessuno si era intrufolato nei
miei pensieri o mi aveva
rubato la voce… forse
avevo fatto la cosa giusta
e non era stato necessario.
Guardai Pettibot sulla mensola e
per un istante mi sembrò sorridere…
ma forse era solo la mia fantasia.
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51
I PAESI CHE HANNO A
CUORE L’AMBIENTE
IL PROTOCOLLO
DI KYOTO
~
come la Cina e l’India. Questi
Paesi non furono coinvolti nel
trattato perché considerati in via
di sviluppo e, quindi, essendo
meno industrializzati degli altri,
si riconobbe che contribuissero
in forma minore all’inquinamento. Gli Stati Uniti, invece,
vedono Cina e India come una
minaccia per la propria economia, la loro concorrenza non sarebbe ad armi pari visto che per
ridurre l’inquinamento le industrie devono investire denaro
che si traduce in un aumento dei
costi.
Anche il Canada si è ritirato dal
trattato, facendo due conti ritiene di non poter diminuire le
emissioni nocive se non eliminando tutti i veicoli a motore e
tagliando il riscaldamento degli
edifici. Se aderisse, vista l’impossibilità di ridurre le emissioni, come imposto dal protocollo, dovrebbe pagare 14 miliardi
di dollari di multa.
Nel 1997, a Kyoto in Giappone,
si riunirono oltre 160 Paesi per
affrontare il problema dell’inquinamento ambientale e, in
particolare, il preoccupante riscaldamento globale e i cambiamenti climatici che stanno
interessando il nostro Pianeta.
Si decise di firmare un accordo
(trattato) internazionale che impegnasse ogni Paese industrializzato a ridurre almeno del 5%,
dal 2005, la quantità di emissioni nocive, cioè tutti quegli elementi inquinanti che industrie e
veicoli disperdono nell’aria. Il
trattato sarebbe stato valido se
l’avessero sottoscritto almeno
55 Nazioni, raggiungendo così
il 55% di riduzione totale delle
emissioni. Ad oggi sono 184 i
Paesi che hanno firmato il “protocollo di Kyoto” e che producono il 61,6% delle emissioni
globali di gas serra. Non tutti,
A CHE PUNTO
però, l’hanno ratificato, in praSIAMO
tica si sono presi genericamente
~
l’impegno ma non l’hanno anCon
l’adesione
della Russia
cora convalidato.
è stata raggiunta la soglia del
55%, ma i risultati tardano a
I PAESI CHE NON
farsi sentire e nel frattempo il
ADERISCONO
clima peggiora. Gli Stati con~
tinuano a discutere per cercare
Gli Stati Uniti rappresentano
nuove proposte che possano acun ampio territorio altamente
contentare tutti. In parole poveindustrializzato e sono responre il cuore del problema sta nel
sabili di circa ¼ delle emissioni
fatto che, per ridurre gli agenti
nocive mondiali; inizialmente
inquinanti, bisogna rinunciasottoscrissero il trattato, ma poi
re all’impiego di combustibili
ritirarono la propria adesione
fossili o penalizzare le industrie
giudicandolo ingiusto perché
con un danno insostenibile per
escludeva Paesi molto popolosi,
l’economia. Per questo motivo
52
si vorrebbe studiare un nuovo
accordo, con obblighi per tutti
i grandi Paesi inquinatori, che
permetta sia di creare occupazione, sia di avere una crescita
economica. Su questa linea si
trovano d’accordo molti Paesi
(Stati Unti, Australia, Nuova
Zelanda, Giappone, Russia, alcuni paesi dell’Ue, anche alcuni
Stati in via di sviluppo), ma il
problema non è di facile soluzione, allo stato attuale,
ricorda un po’ troppo
il proverbio: “voglio la botte piena e la moglie
ubriaca”. I
climatologi
sono molto
sconfortati, sostengono che
non serve
ridurre le
emissioni
del 5%, per
avere risultati
interessanti ci vorrebbero tagli molto
più significativi, attorno
al 60%. Concludendo, tra una
discussione e tante nuove proposte si è giunti al termine della
prima fase del trattato di Kyoto il quale prevede, dal 2012 in
poi, che gli Stati proseguano
nell’impegno di riduzione dei
gas serra su basi volontarie, in
attesa che in sede Onu si riesca
mettere a punto un nuovo trattato vincolante. Fino ad allora
ci auguriamo che il nostro ambiente riesca a trovare la forza
per resistere.
L’IMPRONTA AMBIENTALE
Un recente studio australiano
classifica 228 nazioni in base
alla loro impronta ambientale, calcola il consumo umano
di risorse naturali sulla base
della capacità della Terra di rigenerarle. In pratica misura il
grado di sostenibilità, cioè di
quanta Terra uno Stato avrebbe
bisogno per sostenere i consumi totali. Lo studio si basa su
sette parametri: deforestazione,
trasformazione di habitat
naturali in zone residenziali, agricole o
industriali, volumi di pesca, utilizzo di fertilizzanti chimici,
inquinamento
delle acque,
emissioni di
CO2 e le specie animali a
rischio. Il primo
risultato evidenzia
che i paesi più ricchi sono anche quelli
che hanno l’impatto più
devastante
sull’ambiente.
Con l’aumento del benessere
dovrebbe aumentare la coscienza ecologica invece sembra che
non sia così. Ecco la classifica
dei 10 Paesi che, per un motivo
o per l’altro, costituiscono una
minaccia per la sostenibilità
ambientale.
10a posizione: Perù
Si è guadagnato questa posizione per la pesca indiscriminata e
il commercio illegale di animali
protetti.
9a posizione: Australia
È il settimo paese al mondo di balena, ne uccide circa 1000
per conversione degli habitat e esemplari l’anno. 6° Paese al
il decimo per perdita di foreste mondo per emissioni di CO2 e
5° per conversione degli habinaturali.
tat.
8a posizione: Russia
Meno di metà della popolazione
russa ha libero accesso all’acqua
potabile perché le falde e le sorgenti sono inquinate dai liquami
delle discariche di immondizia
e da scorie radioattive. 4° paese
al mondo per contaminazione
delle acque. Ma anche l’aria è
pessima: in oltre 200 città i livelli di inquinamento sono altissimi. Inoltre è il 7° Paese al
mondo per volumi di pescato.
7a posizione: India
2° posto per l’uso di concimi
artificiali, tanto che la resa di
alcuni cereali sta diminuendo.
Le attività agricole e industriali,
e il consumo di energia stanno
riducendo le risorse idriche e le
poche acque disponibili sono
inquinatissime: è tra i tre paesi con le acque più sporche al
mondo.
4a posizone: Indonesia
In 50 anni le foreste indonesiane
si sono ridotte del 40%, è al 2°
posto nella classifica dei paesi
più colpiti dalla deforestazione.
4° posto per numero di animali
a rischio ed emissioni di CO2.
3a posizione: Cina
Ha le acque più inquinate al
mondo. Più di 20 milioni di cinesi non hanno accesso all’acqua potabile e il 70% delle acque del paese è contaminato.
Nonostante questo è il primo
paese al mondo per volumi di
pescato. 2° produttore mondiale
di CO2.
2a posizione: USA
1° posto per utilizzo di fertilizzanti chimici ed emissioni di
CO2, 2° per inquinamento delle
acque e 3° per volumi di pescato: grazie a questi record sono la
6a posizione: Messico
2^ nazione con l’impronta amPossedeva la più grande biodi- bientale più pesante.
versità (animali e piante), ora è
al primo posto per il numero di 1a posizione: Brasile
specie in via di estinzione e per 1° posto per deforestazione, 3°
l’elevata deforestazione che mi- per conversione degli habitat e
per uso di fertilizzanti, 4° per
naccia i loro habitat.
numero di specie a rischio e per
5a posizione: Giappone
emissioni di CO2, 8° per inqui4^ nazione per volumi di pesca- namento delle acque.
to, detiene il 25% del commer- Ma l’aspetto più preoccupante è
cio mondiale delle 5 più gran- lo sterminio della foresta amazdi specie di tonno in pericolo zonica.
di estinzione. È anche uno dei
principali consumatori di carne
53
LE STRADE
DEL RISPARMIO
sia in netto aumento il numero
di visitatori alle fiere per l’edilizia che propongono novità nel
campo dell’efficienza energeNon c’è dubbio che per mantica e della sostenibilità. È un
tenere le nostre abitudini consegnale positivo, significa che
sumiamo parecchia energia;
si sta diffondendo una maggiore
non possiamo rinunciarvi persensibilità a questo problema.
ché ne abbiamo bisogno noi e
ne avranno bisogno anche quei
popoli che ancora non godono
del privilegio di vivere bene e
a lungo come noi occidentali.
È quindi immaginabile che la
richiesta di energia continuerà a
crescere, il problema è che non
potremo produrne all’infinito,
ecco perché è importante cercare nuove soluzioni per ridurre i
consumi e imparare a eliminare
gli sprechi, affinché si possa far
fronte alle richieste di tutti e salvaguardare il nostro ecosistema.
SEMPRE PIU’
RICHIESTA
~
COME SI RISPARMIA L’ENERGIA?
~
La risposta a questa domanda
non è facile perché coinvolge i
cittadini, le aziende, i progettisti, gli amministratori dei condomini, le istituzioni, ecc. C’è
bisogno di uno sforzo comune
in modo che con il contributo
di tutti si possano raggiungere
risultati significativi. Esistono,
però, settori attraverso i quali
si ottengono risparmi maggiori,
come l’illuminazione pubblica e
l’edilizia residenziale che comprende la gestione del riscaldamento, dell’illuminazione,
della bioedilizia (intesa come
materiali e tecniche di costruzione); a questo proposito non
è un caso che negli ultimi anni
no ridurre i consumi energetici
del 40%. Ma il dato più sostanzioso riguarda il riscaldamento
che “brucia” il 76% delle spese
totali (cioè di quel 44% che abbiamo citato sopra), per questo
motivo sono state studiate soluzioni in grado di garantire un risparmio interessante, tra queste
c’è il Teleriscaldamento.
COS’È IL TELERISCALDAMENTO?
~
È un sistema di riscaldamento
a distanza che, attraverso una
rete di condutture sotterranee,
trasporta il calore, generato da
una sola grande centrale di teleriscaldamento, alle case.
La centrale di cogenerazione produce energia elettrica e
recupera il calore, che si sprigiona durante questo processo,
per scaldare l’acqua distribuita
dalle condutture. Nelle centrali
elettriche tradizionali il calore
viene disperso nell’atmosfera
come “scarto”, in questo caso,
invece, è utilizzato per scaldare le abitazioni. Per rispettare
QUALCHE DATO
l’ambiente circostante, la cen~
trale può utilizzare un combuIl Comune nel quale abiti spenstibile ecologico costituito o da
de per l’illuminazione pubblibiomasse (scarti di origine veca dal 15% al 25% delle spese
getale organica) o dalla termoenergetiche complessive, è tanvalorizzazione dei rifiuti solidi
to vero? Mentre i consumi del
urbani. I vantaggi sono molti:
settore abitativo costituiscono il
riduce l’inquinamento locale,
44% del fabbisogno energetico
sfrutta le risorse naturali evicomplessivo, un dato così signitando l’impiego di combustibili
ficativo spiega meglio l’interesfossili, costa meno ed elimina
se che ruota attorno alle nuove
qualsiasi rischio di esplosione o
tecniche edilizie, infatti adotdi intossicazione da fumi perché
tando sistemi di costruzione e
in casa non serve più la caldaia.
di isolamento avanzati si posso-
54
I CONSUMI
DOMESTICI INUTILI
Se ascoltiamo le discussioni
spicciole, quelle tipiche da bar,
sulle soluzioni che si potrebbero adottare per migliorare le
condizioni dell’ambiente, c’è
la tendenza sbagliata a sostenere che i singoli cittadini possano
fare ben poco per ridurre l’inquinamento, perché la colpa è
delle industrie. È vero, le industrie sono sicuramente al primo
posto, ma subito dopo vengono
i trasporti e poi il riscaldamento
delle abitazioni e così via fino
a coinvolgere ognuno di noi in
questo danno ambientale che
peggiora anno dopo anno. È
fuori discussione che anche noi
semplici cittadini possiamo ridurre le emissioni di CO2 nell’aria, basta solo che ci impegniamo a rendere più sostenibili le
nostre abitudini quotidiane. Sarebbe bello poterti dire quanta
CO2 potrebbe “risparmiare” la
tua famiglia, ma gli esperti hanno modi così complicati di fare i
conti con tanti zeri che la nostra
semplice calcolatrice non è neanche in grado di registrarli. Ti
basti sapere che se riducessimo
di un solo grado il riscaldamento di casa, ogni abitazione non
produrrebbe 300 kg di CO2 l’anno. Se volessimo sapere quanta
anidride carbonica potrebbe risparmiare l’Europa, dovremmo
partire dal numero di abitanti
(731.000.000) che potrebbero
tradursi in 245.000.000 di famiglie, che moltiplicate per 300
kg danno 75.000.000.000…
uff…l’avevo detto che ci sono
troppi zeri. Beh, continua tu che
sei fresco di scuola, poi leggi
questi semplici ma preziosi sug-
gerimenti e cerca di metterne in
pratica il più possibile.
staccare i carica batterie di
telefoni, computer, ecc quando
hanno terminato il caricamento;
staccare qualsiasi presa inutilizzata e installare prese con
interruttore per gli elettrodomestici, gli apparecchi lasciati
in standby continuano a consumare, spegnendo l’interruttore
si risparmia il 10% di elettricità;
prima di acquistare un elet-
trodomestico controllare sempre l’etichetta che riporta l’efficienza energetica (A+);
tenere il riscaldamento a
una temperatura media di 20°
di giorno e 16° di notte, fare la
manutenzione della caldaia una
volta l’anno e il controllo fumi
ogni due anni, sostituire la vecchia caldaia con un modello più
recente e con elevati rendimenti, aerare gli ambienti al mattino e per pochi minuti, sostituire
scaldabagni elettrici con caldaie
a gas e regolare il termostato a
55
45° in estate e 60° in inverno;
usare più spesso i mezzi di
trasporto pubblici;
fare la doccia anziché il bagno;
chiudere l’acqua quando ci si
lava i denti;
utilizzare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico, non
eccedere col detersivo, spegnere la lavastoviglie prima del
programma di asciugatura, evitare il ciclo di prelavaggio della
lavatrice;
applicare a rubinetti e doccia i filtri che aumentano la
quantità d’aria e fanno risparmiare acqua;
se il rubinetto o lo scarico del
water perdono chiamare subito
l’idraulico;
regolare i termostati del frigorifero e del congelatore su
una posizione intermedia, tenere aperti gli sportelli il meno
possibile, controllare che le
guarnizioni chiudano bene, non
posizionarli vicino al forno,
sbrinarli con una certa frequenza e tenere pulite le serpentine
sul retro, se impolverate sprecano il 30% di elettricità;
evitare di scongelare gli alimenti nel microonde, toglierli
dal congelatore la notte precedente.
spegnere gas e forno un po’
prima di aver terminato la cottura;
cuocere in forno più alimenti
contemporaneamente;
mettere sempre il coperchio
alle pentole.
COSA POTREBBE
ACCADERE ALLA TERRA?
L’AMBIENTE È UN
ORGANISMO
~
Si parla di degrado ambientale
e di come sia legato alla sopravvivenza dell’uomo, ma non tutti sanno esattamente che cos’è
l’ambiente: “è la natura” oppure “è il
verde che ci circonda”. Invece si
tratta di una realtà
ben più complessa
perché l’ambiente funziona come
un organismo,
nel quale
un
singolo
intervento
locale ha
conseguenze
sull’int e r o
sistema.
Poiché i vari elementi sono collegati tra loro da
una stretta rete
di relazioni si parla
di rete della vita e se si rompe
questo equilibrio il sistema viene distrutto. L’uomo svolge un
ruolo fondamentale all’interno
di questo organismo, facendo
scelte che hanno trasformato la
Terra in un mondo costituito più
da cemento che dal verde, contribuendo a creare il degrado
ambientale che è strettamente
collegato al degrado della vita
di tutti gli esseri viventi, uomo
compreso.
ANDIAMO VERSO
L’ESTINZIONE?
~
Il problema dell’inquinamento
ha assunto proporzioni drammatiche. L’estensione delle
zone contaminate sta per raggiungere tutto il pianeta e stiamo avvelenando tutta la Terra.
Oggi scopriamo che la natura
non è un bene inesauribile, al
contrario è un bene di cui vi è
molta scarsità e non è affatto
gratuito. Per proteggerlo è necessario mettersi in una posizione assai diversa da quella che ci
è stata imposta negli ultimi due
secoli: si è avuto un culto per il
progresso scientifico e tecnico,
una grande fiducia nei vantaggi
dell’urbanizzazione ed entusiasmo per il progresso industriale.
Tutte le preoccupazioni dell’umanità dovrebbero concentrarsi
sulla ricerca di nuovi metodi e
di nuove tecniche che permettano il progresso dell’uomo senza
recare danno all’ambiente
naturale. L’effetto serra nel passato ha causato un’estinzione di massa e oggi
molti scienziati
mettono in guardia da quello che
potrebbe succedere se continuiamo a immettere
anidride carbonica
nell’atmosfera.
Incendi, oceani acidificati e
temperature elevatissime furono le principali cause dell’estinzione del 95% delle specie
marine e del 70% di quelle terrestri, 252 milioni di anni fa.
56
Lo afferma Charles Henderson,
professore di geologia presso l’Università di Calgary, che
sostiene che questa fase critica
durò per ben 20mila anni.
La causa di questi cambiamenti
è riconducibile a molte eruzioni
vulcaniche che hanno rilasciato
nell’atmosfera ingenti quantità di CO2. Le preoccupazioni
attuali sul riscaldamento globale sono legate ai gas serra e
siamo diventati noi il ‘nuovo
vulcano’; ci sono voluti almeno
20.000 anni per raggiungere livelli di CO2 tali da provocare la
più grande estinzione nella storia della Terra. I gas serra hanno ucciso (e potrebbero farlo
ancora) la maggior parte delle
specie terrestri; per scatenare
una reazione a catena potrebbe
bastare una prolungata emissione di CO2, proprio come stiamo facendo da troppo tempo.
L’ONU, in un recente studio,
sostiene che bisogna investire
quasi 2.000 miliardi
di dollari l’anno in
tecnologie verdi
se vogliamo
evitare una
catastrofe
globale.
“Nei prossimi 30/40
anni, l’umanità dovrà
intraprendere
cambiamenti tecnologici fondamentali
nei processi produttivi, paragonabili a quelli delle prima rivoluzione industriale”.
Non possiamo più far finta di
niente.
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