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Il bello della gita!

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Il bello della gita!
Il bello della gita!
È meraviglioso avere la possibilità di studiare sui libri certe opere d’arte o certi fenomeni naturali
e poi poterli vedere dal vivo: poter visitare musei e città e essere capaci di saper descrivere ciò
che si ha davanti.
Tutto ciò è possibile grazie ai viaggi d’ istruzione: poter viaggiare per vedere con i tuoi stessi
occhi quello che hai letto sui manuali e non solo ? poter visitare anche qualche cosa di nuovo!
Bhe che dire: questa è la visione dei professori ? la nostra è LEGGERMENTE diversa!
Già dal fatto che una delle domande che poniamo agli insegnanti il primo giorno di scuola sia:“
dove andiamo in gita quest’anno?”, oltre a :“ quando finisce la scuola?”, la dice lunga.
La maggior parte di noi (non dico “tutti”, perché penso che comunque a una buona parte
interessi veramente visitare posti nuovi e conoscerne l’arte e la storia ) pensa più a divertirsi,
stare in compagnia, cantare a squarcia gola canzoni in pullman, dormire 3 ore a notte cercando
di “fare after” per poi svegliarsi con delle occhiaie da far paura e vagare come degli zombie per i
musei, cercando la prima poltrona su cui riposare anche solo per due secondi! Alla fine ciò che
rimane più impresso nella nostra mente sono proprio queste “bischerate”, quelle che forse un
giorno racconteremo fieri e malinconici ai nostri nipoti!
L’atmosfera che c’è durante un viaggio d’ istruzione è magica.. tutto nasce qualche settimana
prima della partenza, quando in classe si inizia a fare il conto alla rovescia.
Poi arriva la vigilia del GIORNO X stabilito e ora si pone un problema: la preparazione della
valigia..qui bisogna notare una netta differenza tra i sessi: per i ragazzi non persiste alcun
problema, infatti loro si portano dietro solo lo stretto indispensabile; per la maggior parte delle
ragazze si tratta di un vero e proprio momento di panico: (lasciando da parte tutti gli accordi con
le compagne di classe prima di partire, della serie: “ok?allora..tu porti i trucchi e io
la piastra!”) pur di portarsi con sé metà guardaroba e
metà comodino, si siedono o saltano sulla valigia fino a
quando, per alcune anche dopo aver aperto le cerniere
che fanno aumentare di volume il bagaglio, riescono a
chiuderla.
Finalmente giunge la data della partenza,uno dei pochi
giorni in cui non ti dispiace alzarti anche alle 5 della
mattina! Si arriva al punto di ritrovo e ti vedi davanti il
pullman, fonte di immensa felicità!
Le ragazze in gruppetto che discutono, tipo: “ allora
dimmi,tu cosa hai portato?” oppure “ guarda come è
grande la mia valigia! ( ci credo! Un negozio di
abbigliamento in confronto è piu piccolo!!!)? e i ragazzi
“ allora frè siam carichi? Dobbiamo conquistare eh! (per
non riportare i loro modi poco fini e educati che La catastrofe creata dalle valigie!
andrebbero sostituiti alla parola “conquistare”).
Il viaggio di andata: c’è chi dorme,chi canta, chi ascolta musica e chi legge.
Si arriva all’hotel. Qui nascono le prime
discussioni: c’è chi vuole stare in stanza con
delle determinate persone oppure chi preferisce
dormire in un letto piuttosto che in un
altro..inevitabili le litigate per i turni della doccia
e le lamentele sulle condizioni dell’alloggio.
Non possono mancare poi quelle frasi che si
rifanno a una determinata situazione
(solitamente brutte figure o eventi memorabili)
che, quando si ritorna in classe, vengono ripetute
in continuazione fino alla fine della scuola.
Il pullman (o meglio, il letto, durante le gite)
che non dimenticheremo mai!
Una delle tante esperienze memorabili mi è capitata quest’anno a Roma.
La mattina del rientro a casa: eravamo 5 ragazze in una camera; siamo state sveglie fino alle
4.30 della notte a parlare, scherzare e far foto; avevamo programmato 3 sveglie per le ore 7.00
e in più c’era l’hotel che avrebbe chiamato alle 7.30, in modo da essere pronte per le 9.00 ,
come aveva detto il prof, con valigie e colazione già fatte. Nessuna di noi ha alcuna sveglia... io
mi sono alzata tranquillamente perché il sole che entrava dalla persiana mi stava battendo sul
viso e, convinta che le sveglie dovessero ancora suonare, ho guardato l’ora sul cellulare e
erano le 8.54! ho svegliato tutte urlando: “è TARDISSIMO!”. Nel frattempo il prof ci ha chiamate
dicendoci di muoverci. Non si sa per quale miracolo divino siamo riuscite a prepararci in circa 1 5
minuti raccogliendo tutte le nostre cose sparpagliate nella camera e gettandole alla rinfusa nelle
valigie e , senza colazione, trucco e parrucco, siamo salite in pullman dove tutti ci stavano
aspettando!
Questa è una piccola disavventura e sono convinta che ognuno di voi ne abbia almeno una da
raccontare!
Posso dire che le gite o viaggi d’istruzione, in qualsiasi modo li si voglia chiamare, sono parte
fondamentale dell’anno scolastico, in quanto insegnano, oltre all’arte e alla storia, a essere in un
certo modo indipendenti dai genitori, a cercare di riuscire a cavarsela da soli, a convivere con
altre persone e a rispettare i bisogni altrui, senza dimenticare di divertirsi in compagnia.
[E. Bertoneri]
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