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Committente SMC Smaltimenti Controllati SpA Via G
Committente SMC Smaltimenti Controllati SpA Via G. Bensi 12/3 - Milano 20152 Tel. +39 02.413051 – Fax. +39 02.41272733 Provincia TORINO Comune Chivasso Oggetto PROGETTO DEFINITIVO Coordinamento Generale Progettazione Architetto Giorgio Giani - archistudio associati Lungo po cadorna 5, 10124 torino - tel/fax +39 011 8128756 – email [email protected] Relazione PRESENTAZIONE INIZIATIVA Titolo Progettisti documento Codice commessa Revisione Data 00 Ottobre 2014 01 02 01_R01 Ing Pierpaolo Mariani SMC Smaltimenti Controllati SpA Arch. Giorgio Giani archistudio associati Dott. Roberto Cavallo Coop ERICA DICH12014ZJ Redazione documento Verifica documento Validazione documento UFFICIO TECNICO RESPONSABILE COMMESSA Geom. Massimo Cozzi Ing. Pierpaolo Mariani Ing. Federico Sauer Ing. Pierpaolo Mariani Sommario 1 WastEnd – l’officina del futuro – SMC una società del territorio, per il territorio................. 3 2 1.1 Inquadramento ............................................................................................................. 3 1.2 Un po’ di storia ............................................................................................................ 3 1.3 SMC e il territorio ........................................................................................................ 5 1.4 SMC tra passato e futuro .............................................................................................. 6 WastEnd – l’officina del futuro – L’impiantistica a servizio di una strategia verso rifiuti Zero............................................................................................................................................ 8 3 WastEnd – l’officina del futuro – Approccio Metodologico Condiviso Alla Progettazione 14 1 2 1 WASTEND – L’OFFICINA DEL FUTURO – SMC UNA SOCIETÀ DEL TERRITORIO, PER IL TERRITORIO. La società Smaltimenti Controllati SMC SpA così come attualmente controllata e partecipata da Waste Italia SpA inizia la gestione del sito di Chivasso ex Fornace Slet a partire dagli anni 2000, rilevando dalla precedente proprietà in capo all’americana Waste Management la titolarità e la gestione dell’intero insediamento industriale. 1.1 Inquadramento Il sito industriale di SMC è localizzato sul territorio del Comune di Chivasso (TO), in corrispondenza di una ex cava oggetto in passato di attività estrattive per laterizi, a servizio della vicina Fornace Slet. Il sito in oggetto, comprende al suo interno un impianto di selezione, cernita e valorizzazione dei rifiuti speciali non pericolosi, che confina a nord con la discarica esaurita di 1a categoria denominata “Chivasso 1”, a sud con la discarica esaurita denominata “Chivasso 2” e ad ovest con la discarica ancora attiva denominata “Chivasso 3”. A sud della discarica Chivasso 2 ed all’interno dell’insediamento è presente anche la discarica Chivasso 0, la cui autorizzazione è attualmente in capo alla società Seta Spa. 1.2 Un po’ di storia L’attività di smaltimento rifiuti ha avuto inizio con la realizzazione di una discarica, denominata Chivasso 0, realizzata in regime di Ordinanza del Comune di Chivasso ex art. 12 del D.P.R. 915/82. Tale discarica è stata realizzata agli inizi degli anni ’80 senza presidi ambientali e l’attività di conferimento rifiuti è cessata nell’anno 1985. Nell’anno 2009, la provincia di Torino con D.D. 130-26649/2009 del 30/06/2009 ha autorizzato la Società Seta Spa, società pubblica operante nella gestione integrata dei rifiuti solidi urbani prodotti dai Comuni del Bacino 16, ad un intervento di bonifica dell’area oggetto dei precedenti scarichi attraverso la costruzione di una nuova discarica denominata Chivasso 0 lotto 1 e 2 con la contestuale rimozione di rifiuti deposti nei primi anni 80. In virtù del contratto sottoscritto in data 13/10/2009 tra SMC e SETA S.p.A., sono state affidate ad SMC la realizzazione, la gestione e la chiusura della discarica Chivasso 0. 3 Nel 1985 con Determina della Giunta Regionale (“D.G.R.”) n° 153-43743 veniva rilasciata un’autorizzazione provvisoria alla SO.CO.P.S. (rinominata successivamente Smaltimenti Controllati S.p.A. “SMC”) per la gestione di una discarica di 1^ cat per rifiuti urbani (“RSU”) e speciali assimilabili agli urbani (“RSAU”) denominata Chivasso 1. L’attività di abbancamento rifiuti ha coperto un periodo interessato tra il 1987 e il 1995, con un volume di rifiuti conferiti pari a circa 395.000 m3. Attualmente la discarica è in fase di post gestione e sull’area è stato realizzato ed è attivo un parco fotovoltaico da 994KW. Nel 1990 SMC ha ottenuto un’autorizzazione alla realizzazione di una nuova discarica per RSU e RSAU, denominata Chivasso 2, che è stata concessa con DGR n° 52-38875 del 03/07/1990. La discarica di Chivasso 2, costituita da tre celle, è stata attiva dal 1992 al 2001, con un volume di rifiuti conferiti pari a circa 1.485.000 m3. Attualmente la discarica è in fase di post gestione e risulta recuperata a verde. A partire dal 2000 SMC è stata successivamente autorizzata con D.G.P. 1235-232023 dalla Provincia di Torino, alla realizzazione di una nuova discarica per rifiuti speciali non pericolosi, denominata Chivasso 3. L’attività di deposito nella discarica di Chivasso 3, costituita inizialmente da 4 lotti idraulicamente separati, è iniziata nell’ottobre del 2001. Con autorizzazione D.D. n. 113-147650/2006 del 10/05/2006 e con autorizzazione D.D. n. 236 1221686/2007 del 22/10/2007 SMC ha ottenuto successivamente un adeguamento volumetrico che ha portato la volumetria complessiva autorizzata a 859.841 m3. Con D.D. n. 288-62959/2008 la Chivasso 3 è stato autorizzato l’abbattimento, bonifica e definitiva messa in sicurezza degli ex edifici ancora esistenti della fornace autorizzando su parte dell’area la realizzazione di ultriori due lotti gestionali (5 e 6) portando la volumetria complessiva autorizzata pari a 1.606.961 m3 attualmente in fase di esaurimento. Nel piazzale antistante la discarica Chivasso 3 settore est è presente l’impianto di estrazione/combustione con recupero energetico del biogas, costituito da una centrale di estrazione e combustione dotata di due torce e da un motore per la produzione di energia da fonti rinnovabili da 834Kwp. All’interno dell’area tecnica dell’insediamento, nel piazzale situato tra la discarica di Chivasso 3 e la discarica di Chivasso 1 è presente l’impianto di selezione, cernita e valorizzazione rifiuti 4 speciali non pericolosi e di triturazione pneumatici. Tale attività è autorizzata con Determina Dirigenziale n. 208-295551/2006 rilasciata dalla Provincia di Torino in data 14/09/2006. In virtù del Permesso a costruire n. 109/10 rilasciato in data 4/8/10 dal Comune di Chivasso e della D.D. n. 20-14515/2010 di esclusione dalla fase di valutazione di impatto ambientale rilasciata dalla Provincia di Torino in data 12/04/2010, nell’aprile 2011 sono stati avviati i lavori di realizzazione di un parco fotovoltaico realizzato sulla discarica esaurita ora in fase di postgestione Chivasso 1. Il parco è costituito da moduli fotovoltaici ancorati a strutture metalliche appoggiate a terra per una potenza complessivamente installata pari a 994 Kwp, e la messa in esercizio è avvenuta nel mese di agosto 2011. Nell’ambito dell’ultima Determina di AIA (D.D. n. 288-62959/2008 del 12/12/2008) relativa alla Chivasso 3 è stato indicato di provvedere alla riqualificazione di un’area dislocata a Nord del sito di SMC nei pressi della frazione Pogliani e Crova. Tale area in passato era stata oggetto di conferimenti di materiali inerti provenienti dal Comune di Chivasso ed al suo interno risulta presente ancora una vasta zona depressa non recuperata. L’intervento ancora in corso prevede oltre al riempimento ancora in corso della zona depressa anche la realizzazione già parzialmente effettuata di parco a verde pubblico attrezzato con uno chalet adibito ad centro di ritrovo, un campo polivalente, due campi da bocce, un parcheggio per le auto in ingresso al parco, un’area picnic e un’area parco giochi. 1.3 SMC e il territorio La Società SMC oggi gestisce presso il sito le seguenti attività industriali: - la discarica Chivasso 3 in fase di esaurimento dei volumi autorizzati; - la discarica Chivasso 0 per il conferimento dei rifiuti urbani proveniente dal Bacino 16 per conto di Seta; - gli impianti per la selezione, la cernita e la valorizzazione dei rifiuti speciali non pericolosi raccolti dal circuito di raccolta Waste Italia SpA e dal bacino territoriale urbano; - l’impianto per il recupero energetico del biogas da discarica; - il parco fotovoltaico sulla discarica Chivasso 1. 5 Tali attività rientrano nell’ambito di un modello di gestione complessivo dei rifiuti, che vedono SMC e la società Waste Italia e le sue controllate impegnate a diversi livelli sia nelle attività di gestione dei rifiuti provenienti dal circuito classico delle raccolte del Gruppo, ovvero quelle rivolte ai clienti della piccola e media impresa e della GDO, sia nelle attività di recupero e valorizzazione delle frazioni recuperabili, sia nell’ambito dello smaltimento finale degli scarti non valorizzabili. Contestualmente alle suddette attività produttive SMC gestisce presso il sito tutta una serie di attività legate alla gestione degli aspetti ambientali ed al ripristino del sito, quali - la post gestione e lo smaltimento dei percolati provenienti dalle discariche dismesse di Chivasso 1 e 2; - le attività di bonifica delle acque sotterranee legate alla gestione delle discariche esaurite o realizzate senza i moderni presidi; - i monitoraggi ambientali legati alle attività in essere ed alle discariche esaurite. Queste attività rientrano tra quelle che il Gestore deve garantire al fine di mantenere un costante presidio e monitoraggio delle matrici ambientali potenzialmente interessate dall’esercizio degli impianti durante il loro funzionamento e nel caso delle discariche anche per una durata di oltre 30 anni dalla loro chiusura definitiva. E’ chiaro quindi come la presenza di SMC sul territorio sia fortemente legata con l’esigenza di qualificarsi sempre di più come realtà industriale consolidata da un lato e realtà ambientalmente consapevole e impegnata dall’altro. 1.4 SMC tra passato e futuro In un momento storico che vede un ripensamento complessivo del modello di gestione dei rifiuti sia urbani che industriali sempre più rivolto ad un sistema che premia il recupero e la valorizzazione dei rifiuti, che affida sempre più ai cittadini il compito di essere soggetti attivi e responsabili, che impone alle imprese di proporre soluzioni tecnologiche sempre più rispettose dell’ambiente e del territorio che le ospita, SMC si struttura per essere operatore attivo e sempre più moderno nella gestione dei propri rifiuti e dei rifiuti del territorio. 6 Com’è noto SMC si è aggiudicata la gara per l’individuazione del socio privato in SETA SpA, la società pubblica che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti per il Consorzio di Bacino 16. L’entrata in SETA SpA al 49% consentirà ad SMC di qualificarsi come operatore attivo nella gestione operativa della società al fine di cogliere obbiettivi di efficienza e di performance anche nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani. Il Piano Industriale recentemente presentato da SMC all’Assemblea dei Soci di SETA SpA vede la concretizzazione di questi principi cardine di efficienza e miglioramento dei risultati. In maniera naturale rispetto agli scenari appena rappresentati viene a delinearsi il progetto Wastend, l’Officina del Futuro, che ha l’obbiettivo di cogliere due risultati principali: - Un progetto di rilancio e consolidamento dell’attività SMC sul sito, volto alla massimizzazione del concetto di recupero e valorizzazione dei rifiuti; - Un impianto di servizio al bacino di raccolta di SETA SpA ed al bacino più ampio dell’area torinese per la valorizzazione dei rifiuti urbani e delle raccolte differenziate. Il progetto Wastend, l’Officina del Futuro vuole infatti essere un impulso innovativo alla gestione dei rifiuti sia industriali che urbani, un complesso industriale innovativo capace di fornire le risposte alle esigenze territoriali di modernità nella gestione dei rifiuti, efficienza, riciclo e recupero dei materiali. Il progetto Wastend, l’Officina del Futuro vuole caratterizzare sempre più SMC come società leader nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani e industriali, azienda capace di cambiare pelle e cogliere e vincere le nuove sfide. 7 2 WASTEND – L’OFFICINA DEL FUTURO – L’IMPIANTISTICA A SERVIZIO DI UNA STRATEGIA VERSO RIFIUTI ZERO “Il termine “zero waste “ fu usato per la prima volta per pubblicizzare il nome di una società, la Zero Waste Systems Inc. (ZWS), fondata dal chimico Paul Palmer a metà degli anni ‘70 in Oakland, California. L’obiettivo era trovare sbocchi per molte sostanze chimiche prodotte dalla nascente industria elettronica. Il successo fu tale che l’azienda accettava gratuitamente un ventaglio sempre più alto di scarti chimici, solventi e reagenti. ZWS è stato pioniere di numerosissimi progetti di recupero. Lo Zero Waste Institute (ZWI), fondato anch’esso da Paul Palmer (www.zerowasteinstitute.org), dall’esperienza della ZWS, ha voluto sviluppare un approccio che andasse oltre il riciclo. Uno dei principi fondanti dello ZWI è l’ecodesign dei prodotti nelle diverse fasi, dall’industria al commercio, così da azzerare gli sprechi sia nel processo produttivo che al momento dell’utilizzo del bene. Lo ZWI basa la sua teoria sul principio che lo smaltimento è un momento critico, in quanto rappresenta una rottura del processo di vita di un prodotto, con conseguente trasferimento della responsabilità: è il gestore della discarica o dell’inceneritore che ha la responsabilità della gestione dell’impianto e dunque delle possibili conseguenze negative, mentre chi ha buttato via il materiale interrato o bruciato non ne è più responsabile! Lo ZWI insiste sull’importanza della corresponsabilità in ogni fase del ciclo di produzione e utilizzo di un bene o prodotto. Aziende come Subaru, Xerox o Anheuser-Busch, seguite da ZWI, hanno impostato le loro produzioni secondo l’approccio Zero Waste1”. È da questo principio ispiratore che il progetto WastEnd trae origine. Molto si è fatto in questi ultimi dieci anni per cercare di trasferire l’approccio Zero Waste anche ai rifiuti urbani. Su questo tema il teorico senza dubbio più influente è il prof. Paul Connet della NY University. Connet ha studiato da vicino le realtà statunitensi, in particolare californiane, canadesi e australiane, ma, senza tema di smentita, un grande impulso alla sua teorizzazione è venuto dall’Italia. 1 Tratto da “Dieci Azioni per Zero Rifiuti” a cura di Roberto Cavallo. Ed. Ambiente, 2013. 8 Lo stesso Connet oggi afferma come l’Italia sia il primo stato al mondo con un numero così alto di amministrazioni, movimenti, realtà territoriali, impegnate nel cammino “verso rifiuti zero”. Il ventennale lavoro di Enzo Favoino e della Scuola Agraria del Parco di Monza, le migliaia di amministrazioni impegnate con i tecnici della cooperativa ERICA e il profondo impegno di Rossano Ercolini, hanno portato Connet a riconoscere in queste esperienze “i tre ambasciatori di Rifiuti Zero”. Il lavoro comune di molte persone ha condotto alla codifica dell’approccio «verso rifiuti zero», ratificato dalla Carta di Napoli, il 22 febbraio 2009. La carta di Napoli2 a sua volta sviluppa il concetto dei “dieci passi” teorizzati da Paul Connet in collaborazione con il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori3. 1.separazione alla fonte: organizzare la raccolta differenziata. La gestione dei rifiuti non e’ un problema tecnologico, ma organizzativo, dove il valore aggiunto non e’ quindi la tecnologia, ma il coinvolgimento della comunità chiamata a collaborare in un passaggio chiave per attuare la sostenibilità ambientale. 2.raccolta porta a porta: organizzare una raccolta differenziata “porta a porta”, che appare l’unico sistema efficace di RD in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote percentuali superiori al 70%. Quattro contenitori per organico, carta, multi materiale e residuo, il cui ritiro e’ previsto secondo un calendario settimanale prestabilito. 3.compostaggio: realizzazione di un impianto di compostaggio da prevedere prevalentemente in aree rurali e quindi vicine ai luoghi di utilizzo da parte degli agricoltori. 4.riciclaggio: realizzazione di piattaforme impiantistiche per il riciclaggio e il recupero dei materiali, finalizzato al reinserimento nella filiera produttiva. 5.riduzione dei rifiuti: diffusione del compostaggio domestico, sostituzione delle stoviglie e bottiglie in plastica, utilizzo dell’acqua del rubinetto (più sana e controllata di quella in bottiglia), utilizzo dei pannolini lavabili, acquisto alla spina di latte, bevande, detergenti, prodotti alimentari, sostituzione degli shoppers in plastica con sporte riutilizzabili. 6.riuso e riparazione: realizzazione di centri per la riparazione, il riuso e la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli, mobili, vestiti, infissi, sanitari, elettrodomestici, vengono riparati, riutilizzati e venduti. Questa tipologia di materiali, che costituisce circa il 3% del totale degli scarti, riveste però un grande 2 http://www.rifiutizerocapannori.it/rifiutizero/carta-di-napoli/ 3 http://www.rifiutizerocapannori.it/rifiutizero/dieci-passi-verso-rifiuti-zero/ 9 valore economico, che può arricchire le imprese locali, con un’ottima resa occupazionale dimostrata da molte esperienze in Nord America e in Australia. 7. tariffazione puntuale: introduzione di sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei cittadini e li incoraggia ad acquisti piu’ consapevoli. 8. recupero dei rifiuti: realizzazione di un impianto di recupero e selezione dei rifiuti, in modo da recuperare altri materiali riciclabili sfuggiti alla RD, impedire che rifiuti tossici possano essere inviati nella discarica pubblica transitoria e stabilizzare la frazione organica residua. 9. centro di ricerca e riprogettazione: chiusura del ciclo e analisi del residuo a valle di RD, recupero, riutilizzo, riparazione, riciclaggio, finalizzata alla riprogettazione industriale degli oggetti non riciclabili, e alla fornitura di un feedback alle imprese (realizzando la Responsabilità Estesa del Produttore) e alla promozione di buone pratiche di acquisto, produzione e consumo. 10. azzeramento rifiuti: raggiungimento entro il 2020 dell’ azzeramento dei rifiuti, ricordando che la strategia Rifiuti Zero si situa oltre il riciclaggio. In questo modo Rifiuti Zero, innescato dal “trampolino” del porta a porta, diviene a sua volta “trampolino” per un vasto percorso di sostenibilità, che in modo concreto ci permette di mettere a segno scelte a difesa del pianeta. L’obiettivo dunque è quello di cercare di abbassare il più possibile la quota di rifiuto non differenziato e differenziabile avvicinandosi appunto a zero: lo stesso approccio della direttiva 98/08 che chiede l’applicazione della gerarchia da un lato e la responsabilità estesa del produttore dall’altro. Approccio sottolineato dallo stesso Commissario Europeo in un tweet del 5 aprile del 2013 quando scrisse “Good waste management needs good will and good organisation: "zero waste" is completely possible”. Tale affermazione è certamente frutto delle indicazioni date dal Parlamento Europeo, il quale, nei lavori delle Commissioni per la preparazione del Settimo Programma d’Azione a favore dell’Ambiente e in vista della revisione dei target di riciclo della direttiva comunitaria 98/2008, ha adottato la risoluzione “2011/2068(INI) sull’uso efficiente delle risorse. La risoluzione vuole promuovere un graduale abbandono delle discariche di rifiuti e invita la Commissione a presentare proposte in tal senso entro la fine del 2014. Al punto 33 di tale risoluzione viene affermato che queste proposte devono essere promulgate “al fine di introdurre gradualmente un divieto generale dell’utilizzo delle discariche di rifiuti a livello europeo e al 10 fine di eliminare, entro la fine del decennio, l’incenerimento di rifiuti riciclabili e compostabili”; queste modifiche dovrebbero essere accompagnate da misure di transizione adeguate, comprese l'ulteriore sviluppo di standard comuni basati sulla logica del ciclo di vita.4” Più recentemente (luglio, 2014) la Commissione Europea ha pubblicato una “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni” (COM(2014) 398 final) dal titolo “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”5 al quale si rimanda. È utile comunque sottolineare alcuni tratti di tale pubblicazione: “Nei sistemi di economia circolare i prodotti mantengono il loro valore aggiunto il più a lungo possibile e non ci sono rifiuti. Quando un prodotto raggiunge la fine del ciclo di vita, le risorse restano all’interno del sistema economico, in modo da poter essere riutilizzate più volte a fini produttivi e creare così nuovo valore. Per passare ad un’economia più circolare occorre apportare cambiamenti nell’insieme delle catene di valore, dalla progettazione dei prodotti ai modelli di mercato e di impresa, dai metodi di trasformazione dei rifiuti in risorse alle modalità di consumo: ciò implica un vero e proprio cambiamento sistemico e un forte impulso innovativo, non solo sul piano della tecnologia, ma anche dell’organizzazione, della società, dei metodi di finanziamento e delle politiche. Anche in un’economia fortemente circolare permane qualche elemento di linearità, poiché non si arresta la domanda di risorse vergini e si producono rifiuti residui che vanno smaltiti. Il settore industriale ha già ravvisato le grandi opportunità legate all’aumento della produttività delle risorse. Si stima che un uso più efficiente delle risorse lungo l’intera catena di valore potrebbe ridurre il fabbisogno di fattori produttivi materiali del 17%-24% entro il 20306, con risparmi per l’industria europea dell’ordine di 630 miliardi di euro l’anno7. Secondo studi commissionati da imprese e basati sulla modellizzazione a livello di prodotti, adottando approcci fondati sull’economia circolare l’industria europea potrebbe realizzare notevoli 4 http://www.europarl.europa.eu/pdfs/news/expert/infopress/20120523IPR45699/20120523IPR45699_en.pdf 5 http://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:50edd1fd-01ec-11e4-831f- 01aa75ed71a1.0022.02/DOC_1&format=DOC 6 7 Meyer, B. et al., Macroeconomic modelling of sustainable development and the links between the economy and the environment, 2011. Studio realizzato per conto della Commissione europea (DG Ambiente), consultabile alla pagina http://ec.europa.eu/environment/enveco/studies_modelling/pdf/report_macroeconomic.pdf Guide to resource efficiency in manufacturing: Experiences from improving resource efficiency in manufacturing companies, Europe INNOVA, 2012. 11 risparmi sul costo delle materie e innalzare potenzialmente il PIL dell’UE fino al 3,9%8, attraverso la creazione di nuovi mercati e nuovi prodotti e grazie al relativo valore per le aziende”. Nel paragrafo relativo al riciclo dei rifiuti evidenziamo come sia intenzione della Commissione dare “segnali politici forti per garantire la prevedibilità a lungo termine necessaria ad attrarre investimenti e a innescare cambiamenti, affinché materiali quali la plastica, il vetro, i metalli, la carta, il legno, la gomma e altri materiali riciclabili siano reimmessi nell’economia come materie prime secondarie a prezzi concorrenziali. La definizione di obiettivi precisi di riciclaggio per il periodo fino al 2030 assicurerà tale prevedibilità e la raccolta differenziata alla fonte, accompagnata da metodi affidabili di calcolo delle percentuali di riciclaggio, garantirà un riciclaggio di qualità e concorrerà allo sviluppo di mercati di materie prime secondarie di pari qualità. A tal fine occorre precisare il metodo di misurazione da utilizzarsi per valutare quel che è effettivamente riciclato, poiché alcuni Stati membri attualmente dichiarano come rifiuti riciclati quelli che sono semplicemente rifiuti raccolti, ignorando le perdite importanti di materiali verificatesi tra queste fasi”. In questo quadro legislativo, ma soprattutto economico è evidente come l’approccio Zero Waste nell’ambito di una politica di economia circolare necessiti di un nuovo approccio impiantistico volto principalmente al recupero. Oggi in Europa e nel mondo esistono sistemi impiantistici specializzati nelle singole filiere di recupero, la sfida di WastEnd è quella di abbinare più filiere di recupero in modo che, proprio secondo la filosofia Zero Waste, gli scarti di un processo possano diventare imput per un altro, in particolare pensiamo alle impurità della filiera dell’organico, che sono principalmente plastici possano essere rilavorati nell’impianto di trattamento meccanico biologico e dunque a loro volta introdotti in una possibile filiera di recupero dei materiali plastici. Infine WastEnd propone per la prima volta in Italia nuove filiere di recupero: 8 Ellen MacArthur Foundation, Towards the Circular Economy: Economic and business rationale for an accelerated transition, 2012. 12 - la filiera di riciclo materassi, oggi principalmente destinati alla discarica o spesso abbandonati su strada, tecnologia proveniente dal Canada ed attivata per la prima volta nel 2012 in Francia, oggi in espansione - la filiera di riciclo dei pannolini usa-e-getta, attualmente a livello sperimentale con il coinvolgimento del Comune di Ponte nelle Alpi e in progettazione anche per il consorzio Priula della Provincia di Treviso, eccellenza assoluta nel panorama italiano per le raccolte differenziate e il riciclo - l’analisi del secco residuo con individuazione di possibili nuove raccolte e relativi recuperi sul modello di Terra Cycle società con la quale si sta stringendo uno specifico accordo di programma. Il sistema impiantistico di recupero è accompagnato, secondo il principio Zero Waste, da un centro di ricerca che ha specifici obiettivi di feedback: - analizzare il contenuto dell’indifferenziato al fine di migliorare le raccolte - analizzare il contenuto dell’indifferenziato al fine di pubblicare il risultato della ricerca per innescare un principio di responsabilità condivisa con il comparto produttivo - analizzare l’evoluzione del mercato delle materie così da individuare nuove possibilità di ricicli secondo il modello Terra Cycle (ad es: abiti da lavoro – guanti monouso – mozziconi di sigaretta – penne e strumenti usa-e-getta di scrittura – rasoi e altri materiali personali usa-e-getta, ecc.), così da comprendere la dimensione ideale per attivare raccolte monospecifiche, e/o procedere all’adeguamento delle linee di trattamento con specifico riferimento alla linea TMB e la linea di trattamento delle plastiche così da migliorare ulteriormente le pratiche di riciclo L’intero sistema impiantistico grazie al centro di ricerca e alle procedure di monitoraggio e feedback sarà caratterizzato da un miglioramento costante delle performance, anche in funzione del miglioramento delle raccolte e dunque del materiale in ingresso, tanto da tendere ad un obiettivo finale pari all’85% di riciclo entro i primi 10 anni di attività. 13 3 WASTEND – L’OFFICINA DEL FUTURO – APPROCCIO METODOLOGICO CONDIVISO ALLA PROGETTAZIONE La progettazione di un sistema complesso che ha rilevanza sullo scenario territoriale e sulle politiche locali di area vasta, non può essere affrontato come un mero problema tecnico. Le variabili che intervengono nel processo di formazione del progetto sono innumerevoli, non ultima quella relativa alla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti sia istituzionali e di rappresentanza elettiva, sia di carattere amministrativo e tecnico, stakeholders sino al coinvolgimento diretto dei cittadini. La qualità tecnica di un progetto che intervenga a trasformare sensibilmente un territorio o che lo attraversi o che comunque ne segni una qualche ricaduta diffusa, per quanto possa essere considerata positiva da chi lo propone, può essere migliorato anche sensibilmente da un processo di confronto e condivisione in fase di formazione e precisazione del progetto stesso. L’avvio del lavoro necessita tuttavia di una proposta precisa sulla quale strutturare il confronto una esplicitazione del profilo del progetto stesso, delle sue modalità attuative, dei suoi obiettivi, senza il quale non può esistere un confronto attivo. Utilizzare la partecipazione pubblica nella gestione del territorio comporta tuttavia ulteriori complessità ed apparentemente una dilatazione dei tempi, ma accresce il sentimento di appartenenza ad una comunità. La conoscenza e comprensione delle strategie adottate determina quindi un processo di “appropriazione” che rende il sistema consapevole e accresce le probabilità di esito positivo delle azioni, progetti e strategie di gestione. Benché non si tratti in senso classico di un processo di progettazione partecipata, il progetto WastEnd-Officina del Futuro, ha seguito un percorso di coinvolgimento attivo multilivello promosso dall’amministrazione di Chivasso e condiviso da SMC che ha proposto il progetto. WastEnd costituisce infatti un progetto complesso, che interviene su un tema ed un’area di attenzione particolare per i cittadini Chivassesi e non solo. Si tratta di un progetto innovativo, capace nell’intuizione politica dell’amministrazione di trasformare un problematica che esiste in opportunità per il territorio, valeva perciò la pena di predisporre un percorso di approfondimento e verifica della sussistenza di un interesse pubblico in un investimento privato e condividere il processo di approfondimento e conoscenza con associazioni e cittadini. Tutto questo è alla base del percorso che per quasi un anno ha caratterizzato la formazione del progetto WastEnd ed ha coinvolto la consulta ambientale del comune di Chivasso a partire da gennaio e successivamente sia consessi di discussione specifica locale, sia consultazioni 14 preventive con gli organi della Provincia di Torino per valutare temi di carattere procedurale amministrativo ed aspetti tecnici di formazione del progetto. In conclusione del processo avviato, possiamo dire che il progetto WastEnd è sensibilmente cambiato rispetto al suo disegno iniziale e per molti aspetti migliorato, rielaborando le sollecitazioni del complesso degli attori della consulta, sia nell’ambito della sezione impiantistica sia nella sezione della discarica. Il progetto della discarica è stato trasformato sia per ciò che riguarda i conferimenti della fase di start up sia nella successiva di affiancamento agli impianti; il diagramma di flusso presenta oggi quantità iniziali decisamente inferiori alle prime proposte e, le quantità della fase di gestione di WastEnd, hanno una diversa distribuzione nel tempo margine di sicurezza temporale nel processo di efficientamento ed avvicinamento al punto “rifiuto zero”. Il periodo di 10 anni iniziale ora è programmato su 14 anni e consente di evidenziare temporalmente il punto in cui i conferimenti deriveranno esclusivamente dal sistema impiantistico interno. Anche per ciò che riguarda la collocazione della quantità complessiva dei rifiuti, il profilo è sensibilmente cambiato così come il punto di allocazione all’interno della discarica esistente. Una conformazione modificata anche seguendo le osservazioni preliminari sulle tecniche di impianto poste dagli specifici uffici della Provincia. Anche la sezione impiantistica si è progressivamente trasformata seguendo il progredire della discussione anche conseguenti alle ricerche ed alle visite a siti riconosciuti come best practice negli specifici ambiti di trattamento. La gestione condivisa della fase preliminare della progettazione ha consentito una stesura definitiva del progetto oggi disponibile, rispondente ad un primo punto di equilibrio fra le 15 esigenze di bilancio tecnico economico del proponente e la tutela dell’interesse pubblico del territorio interessato. I prossimi passi di tipo amministrativo e procedurale potranno così essere già stati depurati da alcune problematiche assunte in sede di formazione del progetto e arricchite di nuovi obiettivi che ne qualificheranno i risultati. 16