Il gioco delle dosi negli studi clinici controllati: il caso degli
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Il gioco delle dosi negli studi clinici controllati: il caso degli
bollettino d’informazione sui farmaci 72 AGGIORNAMENTI Il gioco delle dosi negli studi clinici controllati: il caso degli antidepressivi ➤ PREMESSA “giocando” con le dosi dei farmaci in competizione. A seconda dei casi, il gioco delle dosi può concretarsi in un aumento o in una diminuzione delle dosi del farmaco “nuovo” o di quello di confronto. Si potrebbero, ad esempio, diminuire le dosi del farmaco di controllo (quando si vogliono aumentare le probabilità che il farmaco sperimentale risulti più efficace), o aumentarle al di sopra delle dosi standard, quando si vuole dare più chance al farmaco sperimentale di risultare, a parità di effetto terapeutico, meglio tollerato e scevro da effetti collaterali2. Naturalmente, è impossibile dimostrare la presenza di un bias sistematico di questo tipo analizzando singole sperimentazioni cliniche. Tuttavia, analizzando tutti i trial condotti su uno specifico argomento, è possibile esplorare queste fonti di distorsione con grande precisione. Recentemente è stata portata a termine la raccolta sistematica di tutti i RCT che hanno confrontato la fluoxetina, un antidepressivo (AD) appartenente alla classe degli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) con i vecchi triciclici (TCA), con altri SSRI e con gli AD di nuova generazione nei soggetti con depressione maggiore3. In questi studi la fluoxetina è stata utilizzata come farmaco sperimentale in confronto ai vecchi TCA. Con il passare degli anni, tuttavia, la fluoxetina è divenuta essa stessa un farmaco di riferimento, uno standard verso cui confrontare altri AD della stessa classe o di classi più recenti. La duplice veste in cui la fluoxetina è stata impiegata nei RCT – farmaco sperimentale se confrontata con i vecchi AD e farmaco di controllo se confrontata con i nuovi AD – ha permesso di testare se i dosaggi di fluoxetina fossero elevati nel primo caso (fluoxetina = farmaco sperimentale) e bassi nel secondo (fluoxetina = farmaco di controllo), e se tali differenze di dosaggio avessero influenzato i tassi di soggetti che hanno risposto alla fluoxetina ed i tassi di soggetti che hanno interrotto prematuramente lo studio (drop-out). In ogni ambito della medicina, per ogni specifico problema clinico, possono essere a disposizione nessuno, pochi o molti studi clinici controllati (RCT, dall’inglese randomised clinical trials). Questi studi costituiscono il bagaglio di conoscenze, dette anche evidenze o prove di efficacia, disponibili per ciascun argomento, da utilizzarsi come guida nella pratica clinica quotidiana. Il lavoro di raccogliere, argomento per argomento, tutte le prove di efficacia pubblicate nella letteratura internazionale e di analizzarle in modo sistematico (al fine di presentare sinteticamente ciò che è noto per ciascun argomento) viene denominato revisione sistematica (SR) della letteratura. In alcuni casi le SR si preoccupano di estrarre da ogni studio considerato le informazioni più rilevanti, di solito quelle che hanno a che vedere con l’efficacia e la tollerabilità dell’intervento oggetto del trial, e di metterle tutte assieme, a costituire un unico ipotetico studio molto vasto, sommatoria di tutti i trial inclusi nella SR. Questo permette di compiere una nuova analisi statistica dei dati, denominata metanalisi. I risultati delle metanalisi vengono in questo modo a rappresentare il sunto delle prove di efficacia disponibili per ciascun argomento1. Naturalmente, la raccolta sistematica di tutti i RCT che studiano un determinato trattamento permette anche di valutare, in aggiunta all’efficacia e alla tollerabilità del trattamento stesso, le caratteristiche metodologiche delle sperimentazioni, alla ricerca di possibili distorsioni sistematiche, dette anche “bias”. Il bias delle dosi Tipicamente, i promotori delle sperimentazioni desiderano dimostrare la superiorità dei nuovi farmaci rispetto ai vecchi. Questo interesse commerciale (legittimo dal punto di vista dell’industria, ma non necessariamente coincidente con gli interessi dei consumatori, del Sistema Sanitario Nazionale e della salute pubblica) può essere privilegiato selezionando, nel disegno della sperimentazione, farmaci di confronto non molto efficaci, oppure Lo studio L’analisi è stata eseguita includendo 103 RCT condotti su pazienti depressi4. In 60 studi (58%), la Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 73 ANNO IX N. 6 Commento fluoxetina era il farmaco sperimentale, in 43 (42%) era il farmaco di controllo nei confronti del quale veniva testata l’efficacia di nuovi AD. I due gruppi di sperimentazioni erano del tutto simili nel setting, nella durata del follow-up, nei criteri diagnostici e nella gravità dei pazienti al reclutamento. I due gruppi differivano, tuttavia, nei dosaggi di fluoxetina impiegati (figura 1). Confrontando il range di dosaggio dichiarato nei metodi, si evidenziava che il 60% degli studi del gruppo 1 (fluoxetina = farmaco sperimentale) utilizzava un range che superava i 40mg/die di fluoxetina, mentre solo il 27% degli studi del gruppo 2 (fluoxetina = farmaco di controllo) utilizzava un range di dosaggio superiore a 40mg/die di fluoxetina (figura 1, A). Circa la dose media di fluoxetina somministrata durante lo studio, il 43% degli studi del gruppo 1 (fluoxetina = farmaco sperimentale) utilizzava dosaggi superiori a 30mg/die di fluoxetina, mentre solo il 12,5% degli studi del gruppo 2 (fluoxetina = farmaco di controllo) utilizzava dosaggi superiori a 30mg/die di fluoxetina (figura 1, B). Queste differenze di dosaggio avevano importanti conseguenze sia sui tassi di soggetti in remissione al follow-up, sia sui tassi di drop-out, ossia sulla proporzione di soggetti che interrompeva prematuramente lo studio. Nel gruppo 1, il 70,8% (intervallo di confidenza 67,4 – 72,8) dei soggetti era in remissione al termine dello studio, mentre nel gruppo 2 tale proporzione era solamente del 57,9% (57,2 – 58,7). In altre parole, laddove i dosaggi di fluoxetina erano più elevati vi era una maggiore percentuale di soggetti in remissione, e viceversa. Per quanto riguarda i tassi di drop-out, nel gruppo 1 il 28,8% (intervallo di confidenza 28,2 – 29,3) dei soggetti interrompeva prematuramente lo studio, mentre nel gruppo 2 tale proporzione era del 23,0% (22,7 – 23,4). In altre parole, laddove i dosaggi di fluoxetina erano più elevati vi era una maggiore percentuale di soggetti che interrompevano prematuramente lo studio, e viceversa. L’evidenza che i dosaggi di fluoxetina sono più elevati nelle sperimentazioni condotte con l’obiettivo di dimostrare la superiore efficacia della fluoxetina rispetto ad un AD di confronto, e più bassi in quelle condotte con l’obiettivo di dimostrare la superiore efficacia dei nuovi AD rispetto alla fluoxetina, suggerisce la presenza di una distorsione sistematica. Tale distorsione ha importanti conseguenze, in quanto i dosaggi elevati inducono maggiore remissione sintomatologica e – verosimilmente attraverso l’induzione di maggiori effetti collaterali – più elevati tassi di drop-out. Questo bias potrebbe spiegare, per lo meno in parte, la grande variabilità di risposta agli AD che si osserva nelle sperimentazioni. Tale variabilità di risposta viene spesso menzionata per supportare la presenza di un braccio di soggetti randomizzato al placebo. Senza il placebo, infatti, nel caso di assenza di differenze tra AD, è difficile stabilire se entrambi i farmaci siano risultati efficaci o se entrambi siano risultati inefficaci. Probabilmente, anziché invocare la necessità del placebo in patologie in cui sono presenti trattamenti efficaci, si potrebbe tentare di ridurre la variabilità di risposta agli AD utilizzando protocolli di studio rigorosi, che campionino i soggetti depressi in modo adeguato e che assicurino dosaggi adeguati indipendentemente dagli obiettivi della sperimentazione. Enfatizzare oltremodo l’effetto dei farmaci sperimentali rispetto ai vecchi rischia, infine, di indurre - nella pratica clinica quotidiana - l’utilizzo di nuovi farmaci che potrebbero non conferire alcun vantaggio rispetto ad altri già a nostra disposizione. A cura di C. Barbui, Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica, Sezione di Psichiatria, Università di Verona. Bibliografia Figura 1 – Proporzione di sperimentazioni che utilizzano dosaggi elevati di fluoxetina. A. range > 40 mg/die B. dose media > 30 mg/die 0 1. Barbui C. Medicina basata sulle prove di efficacia e pratica clinica quotidiana: il caso degli antidepressivi. Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2002; 11:152-8. 2. Horton R. The less acceptable face of bias. Lancet 2000; 356:959-60. 3. Cipriani A, Brambilla P, Barbui C, Hotopf M. Fluoxetine versus other types of pharmacotherapy for depression [Cochrane Protocol]. The Cochrane Library 2003, in press. 4. Barbui C, Hotopf M, Garattini S. Fluoxetine dose and outcome in antidepressant drug trials. Eur J Clin Pharmacol 2002; 58:379-86. gruppo 2 gruppo 1 gruppo 2 gruppo 1 20 40 60 % degli studi inclusi 80 Ministero della Salute