Ricordatevi di giocare Difficile da capire Nessuno ha visto
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Ricordatevi di giocare Difficile da capire Nessuno ha visto
N° 6 - LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE 2006 Ricordatevi di giocare Difficile da capire Nessuno ha visto w in ww fo .a @ zz az ur zu ro rr ro or sa os .it a. it Periodico di informazione a cura dell’ Associazione Telefono Azzurro Rosa - anno XVII - N°6 euro 1 - POSTE ITALIANE S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. In Legge 27/2/2004 n. 46) art. 1, Comma 1, DCB Milano 030.3530301 800-001122 Ph. Favretto Ph. Favretto Ph. Favretto Sommario Direttore Responsabile: Fernando Micieli Direttore Editoriale: Ivana Giannetti Segretario Provinciale C.O.I.S.P. Sindacato di Polizia Comitato di Redazione: Mario Donati, Anna Fadenti, Angela Giuliani, Annalisa Pola, Carlo Alberto Romano Anno 17 - N° 6 Luglio Agosto Settembre RUBRICHE 3-4 5 Prima pagina Ricordatevi di giocare Marcello Detto tra noi Difficile da capire Angiolino Donati Redazione, Direzione e Pubblicità: Via S. Zeno 174 - Brescia Tel. 030.3530301 Fax 030.3531365 Hanno collaborato: Ivana Giannetti, Angiolino Donati, Mario Donati, Valeria Gasperi, Gruppo Studio Telefono Azzurro Rosa 4 La corte ha detto no 6 Nessuno ha visto E’ violenza Sempre donne 7 Ringraziamenti Fotografie: Umberto Favretto Chiara Soana Foto di copertina: Umberto Favretto Aut. Tribunale di Brescia 47/1990 del 29/9/1990 Abbonamento annuo Sostenitore da euro 37 in su Benemerito da euro 52 in su Il nostro indirizzo è: Telefono Azzurro Rosa via San Zeno 174 - Brescia tel. 030.3530301 fax 030.3531165 http://www.azzurrorosa.it e-mail: [email protected] Impaginazione: Annalisa Pola Fotocomposizione e stampa: Parole Nuove - Brugherio (MI) App. Edit. Stef.Al.Pe Srl - Vimercate (MI ) Informiamo i lettori che in ogni articolo pubblicato viene espresso il libero pensiero dell’autore. Informiamo i lettori che le foto pubblicate su tutti i numeri del giornale non sono in alcun caso attinenti con gli articoli trattati. 2 prima pagina Anno 17 - N°6 Luglio Agosto Settembre 2006 Ricordatevi di giocare Marcello È estate, la stagione più bella. I nostri cuccioli ci insegnano a riprendercela Tempo di ferie. Stanchi, spossati, lo sguardo perso nel vuoto, gli adulti si recano al lavoro come automi. Tra la stanchezza e la noia è di conforto il pensiero che di tratta dell’ultimo sforzo. Pochissimi giorni e poi ci sarà il mare, la sdraio, il giornale da leggere come sola incombenza quotidiana. Poi le creme solari, il gossip per le signore, le partite di volley sulla sabbia per mariti, fidanzati, fratelli. In molti casi bastano quindici giorni per farsi venire il sospetto che, mutata la scena, introdotto l’azzurro dell’acqua e l’ambra della sabbia, non mutano poi tanto i ritmi di vita. È quello che pare di capire durante i pasti al ristorante, tutti in fila al buffet o ad attendere famelici che passi il cameriere, a chiedersi cos’avrà da dilungarsi tanto al tavolo là, dei Rossi. Si paga tutti uguale, no? In quindici giorni può venire il sospetto, fondato, che anche le agognate ferie, che sono mediamente la mèta e il conforto di undici mesi di vessazioni in ambienti chiusi, conservino ritmi e modalità della vita impiegatizia. L’intenzione ora non è prendere a picconate il mito delle due settimane d’agosto a Cesenatico: che resti, per la tutela del PIL e in generale delle costumanze del Paese, ma di proporre qualche osservazione a proposito dell’habitus comportamentale di quelli che consideriamo adulti responsabili contro quelli che non lo potrebbero mai essere, né per età né per condizioni di vita. Proprio in questi giorni, dovunque ci si trovi, le voci dei bambini si alzano vivaci e allegre. Spesso capita di camminare per strada e accorgersi come perfino un balcone in città possa diventare teatro di gioco, con due testoline che si sporgono curiose a guardare i rari passanti che sfidano la canicola. In questa scena, che veramente non ispira alcun sentimento, i bambini riescono spontaneamente a collocare una situazione, una storia: qualcosa che li diverta. Non hanno per loro fortuna la necessità di “far passare” il tempo ma di “viverlo” e, ammettiamolo, sanno farlo al meglio. Tutti quei Ph. Favretto 3 genitori che passano il mese di luglio aspettando quello di agosto hanno sperimentato che al crescere a dismisura della loro irritazione, in parallelo cresceva il mondo fantastico del figlio, portato in qualche meraviglioso parco dai nonni disponibili al bisogno o iscritto ai centri ricreativi. Queste due, che nel linguaggio degli adulti si qualificano come “risorse”, nell’esperienza del bambino rappresentano in sé delle avventure. Tanto per cominciare non vi è interruzione nelle relazioni, ma anzi queste si rinnovano e si arricchiscono di nuove conoscenze. A questo si aggiunge che durante la giornata le attività sono programmate, a escludere la noia ma anche a dare un senso e un ritmo alle ore che scorrono. Oggetti, disegni, giocattoli su cui i piccoli si concentrano danno conto del loro continuo essere occupati e della creatività che in loro non va in ferie. Quando poi arriva il giorno della piscina, ecco delle manifestazioni di entusiasmo che nessun adulto avrebbe più, di fronte al mare cristallino (di Riccione)… Insomma tutto questo dà modo di riflettere su caratteristiche che sono proprie dei piccoli e vanno incoraggiate. Si esprimono generalmente nella domanda di gioco, e non dovrebbero andare mai disattese anche perché le capacità dei soggetti di inscenare situazioni adatte allo svago e di trarne grande divertimento è veramente alta. In questo periodo, fa da contraltare alla nostra stanchezza lo sguardo fresco segue a pagina 4.... INIZIATIVA DEL TELEFONO AZZURRO ROSA ... segue da pagina 3 dei bambini, che non ci chiedono di “cambiare aria”, ma di essere messi in condizione di inventare, far vivere personaggi e storie… in una parola, di “giocare”. Fare mente locale sugli spazi verdi in città e sulle attrezzature, nei parchi ad esempio, può essere una buona idea: portarci il nostro cucciolo, ancora di più. È un forte condizionamento quello che fa dei mesi estivi un periodo “vuoto”, condizione mentale che poi pervade, fisicamente, anche le strade e le piazze. Ma per i bambini la differenza è in termini di temperatura, soprattutto. Per loro non c’è motivo di non ricevere stimoli e di non tradurli in entusiasmo, in sensazioni positive per il tramite del gioco. Soprattutto nelle nostre campagne i nonni raccontano di come l’estate corrispondesse a una stagione meravigliosa di scorribande: ma non è che la scena che era familiare mutasse. Bastava un po’ di organizzazione per trasformare la roggia in piscina e un vecchio copertone in salvagente. Siamo molto fortunati perché nel continuo cambiare del mondo la tenerezza e la tendenze alla gioia dei bambini restano sempre uguali e dovremmo veramente farne scuola. E non solo dovremmo “ascoltare” i nostri piccoli, ma guardarli mentre godono con pienezza del tempo, lo utilizzano per costruire universi fantastici in cui ogni cosa è possibile, ma soprattutto la vita è senza dubbio bella. Credo che valga la pena di prendersi qualche ora di vacanza, anche in assenza di mare e ombrelloni e di stare insieme ai propri figli a giocare. Giocare e basta? Giocare e basta, e poi ci riaggiorniamo. …ANCHE TU DICI DI ESSERE CADUTA DALLE SCALE? SE NON RIESCI A TROVARE LA FORZA DI ANDARE OLTRE LE SOLITE SCUSE…CHIAMACI ! Con questo slogan il TELEFONO AZZURRO ROSA – ONLUS, che da anni si occupa di violenza ai bambini e alle donne, in collaborazione con l’associazione IL FILO D’ERBA – ONLUS e grazie al cofinanziamento della regione Lombardia, attiverà presso la propria sede lo SPORTELLO PER L’AIUTO PSICOLOGICOLEGALE a disposizione delle donne maltrattate di Brescia e provincia. Dall’ 8 MAGGIO 2006, infatti, avvocati e psicologi saranno a disposizione presso la sede del Telefono Azzurro Rosa di Brescia, Via S. Zeno n. 174 (a fianco del Palabrescia), ogni lunedì pomeriggio. Le donne interessate potranno telefonare per prendere appuntamento al numero dell’associazione Telefono Azzurro Rosa: 030.3530301 mercoledì dalle 18.00 alle 21.00 giovedì dalle 09.00 alle 12.00 La corte ha detto no La legge del nostro paese prevede norme molto severe in tema di adozione. Ne sanno qualcosa coloro che ogni anno si rivolgono verso le adozioni internazionali per evitare le lungaggini che rendono invece quelle nazionali più lente. La legge è molto rigida e stabilisce criteri e modalità di comportamento per tutte le parti coinvolte. Compreso l’adottato, verso il quale sono previsti i maggiori scrupoli e i maggiori vantaggi. Negli anni ottanta la legge italiana ha riconosciuto all’adottato, che abbia raggiunto i 25 anni di età, …TI AIUTEREMO…INSIEME POSSIAMO RICOMINCIARE ! la possibilità di conoscere i nomi dei genitori naturali. Fatto importantissimo questo, che permette ad una persona di conoscere le proprie origini. Bene, nei mesi scorsi un uomo ha presentato al tribunale della sua città una richiesta al fine di conoscere il nome dei suoi genitori naturali. Il tribunale ha però detto di no. Ed il motivo è semplice: al momento della nascita la madre non aveva voluto essere nominata nel certificato di nascita. L’uomo non si arrende e si rivolge alla Corte Costituzionale. Ma 4 anche la suprema corte riconosce la legittimità della norma e quindi della sentenza del tribunale. La tutela del segreto del nome materno deve prevalere sul diritto riconosciuto all’adottato dalla legge circa la conoscenza del nome dei genitori. Se così non fosse, chiarisce la motivazione della Corte, se cioè la madre, in questo caso, non avesse avuto la garanzia dell’anonimato concesso dalla legge, avrebbe allora avuto come soluzione alternativa l’aborto. detto fra noi Anno 17 - N°6 Luglio Agosto Settembre 2006 Difficile da capire Angiolino Donati Molte volte il linguaggio della legge è incomprensibile e così succede che… Capita molto spesso di sentire la gente lamentarsi di questa o di quella legge. Specialmente nel campo penale si sentono le critiche più severe ed è quando succedono certi fatti di cronaca che si dà fuoco alle micce. E a ragione, mi verrebbe da dire. Del resto la legge, da sempre, è espressione della coscienza comune, del cosiddetto comune sentire. Guai se l’opinione e quindi il pensiero della gente non fossero tenuti in considerazione dal legislatore. Diversamente il cittadino comune non ha una piena consapevolezza del lavoro che sta dietro al percorso burocratico di una legge. Di tutti i principi che la possono ispirare e condizionare. E di tutti gli equilibri che si devono garantire. Il cittadino medio vede solo il risultato. E cioè se una legge funziona oppure no. E molte volte è no. Ma in questi casi non è proprio la legge che non funziona a dovere. Neppure la sua applicazione pratica dovrebbe essere contestata. Casomai è un problema che poco ha a che vedere con i timbri e gli incartamenti. Le polemiche riguardano in genere le norma penale, ritenuta troppo spesso di manica larga. “ Ci vorrebbe ben altro per quelli lì…” sentenzia qualcuno. A volte giustamente, altre volte no. Ultimamente mi è capitato di sentire riflessioni del genere, ed altre molto più colorite, circa fatti gravissimi che sono successi sia da noi che all’estero. Chi può dimenticare la sorte toccata al piccolo Tommaso, ucciso brutalmente senza un vero perché. In questo caso si è scoperto che l’assassino era un uomo già precedente condannato per un reato di stupro e che, nonostante il magistrato di sorveglianza ne avesse sottolineato la pericolosità sociale, era stato rimesso in libertà. Succede più o meno lo stesso in Belgio pochi giorni fa. Un uomo, già condannato per reati di pedofilia, viene scarcerato. Questa volta però i giudici dicono che si tratta di un soggetto sano. Ormai recuperato. Passano pochi mesi e l’uomo uccide due bambine di dieci anni e getta lungo una scarpata. Allora, dov’è l’errore? Certo non è nella volontà di minimizzare e neppure si può parlare di incapacità di chi è ai posti di comando. Il lavoro è molto più complesso e le ragioni, penso, non si possono indagare del tutto. Resta comunque la sensazione che verso certe situazioni e verso chi le ha determinate non si sia fatto abbastanza e che maggior fiducia non si possa riporre nel futuro. Il valore della legge penale è improntato al principio della rieducazione del condannato, tutti coloro che masticano un po’ di diritto lo sanno. La fiducia è quindi prima di tutto riposta nel tentativo di ridare a chi commette un reato l’opportunità di ritrovare un equilibrio altrimenti perduto. Ma come la mettiamo quando vengono chiamate in cause delle devianze gravissime come nel caso del pedofilo del Belgio. Da noi la legge è molto chiara e direi giustamente severa. Le valutazioni di recupero sono però basate su valutazioni scientifiche e psicologiche. Attraverso quindi parametri e strumenti che non sono né qualificabili tecnicamente e neppure quantificabili. Meno che mai estensibili. Quello che può andare bene per un soggetto, può risultare del tutto inutile per un altro. E di più, bisogna rendersi conto che i risultati delle osservazioni delle dinamiche mentali sono altamente probabilistici e non danno garanzie assolute nel caso di reinserimento sociale di un soggetto ritenuto “rieducato”. Ecco perché un soggetto ritorna a vivere in mondo equilibrato ed un altro ricade nello stesso clichè. E’ difficile da capire. Me ne rendo conto. Ph. Favretto 5 Nessuno ha visto Circa un mese una notizia ha scosso l’intera opinione pubblica italiana. Non si è trattato di un fatto di terrorismo, non si è trattato nemmeno di un fatto di sangue legato alla pedofilia, ma si è trattato di un fatto di ordinaria imbecillità. Non sarà così grave, verrebbe da die, eppure lo è. Davvero gravissimo. La cronaca racconta di due ragazzi di circa vent’anni, di un paese vicino a Rimini, che in un pomeriggio come un altro decidono di divertirsi un po’. Non sanno cosa fare, e poi trovano un ragazzo disabile e pensano di coinvolgerlo. Anzi, lo costringono al punto di legarlo. Sì, lo legano mani e piedi ad una croce di ferro. Compiuto il gesto, uno dei due pensa di estrarre il telefonino per fare un foto. Un ricordo del momento, o forse solo uno scatto da mandare a qualche amico che si è perso il divertimento. Per fortuna sopraggiunge un’auto dei carabinieri che intervengono tempestivamente. Il giovane disabile viene soccorso e due bulli vengono accompagnati in caserma. Nessuno dice di aver visto niente. Eppure la croce di ferro si trova al centro della piazza del paese. Case, bar, negozi…tante finestre che si affacciano ma dalle quali nessuno ha visto. Il sindaco ha detto di non criminalizzare e che in fondo si è trattata di una ragazzata. Grave, ma pur sempre una ragazzata. Oltre che non vedere a volte sarebbe meglio anche non sentire. E’ violenza Una coppia di sposi non più giovanissimi sono finiti davanti al giudice. E dov’è la novità? Sono migliaia le coppie che ogni anno portano in tribunale le loro discussioni. Questa volta però il fatto ha destato interesse perché il nodo da sciogliere riguardava la vecchia e tanto penosa materia dei rapporti patrimoniali. Stante la vigente normativa i rapporti patrimoniali tra coniugi sono regolati dalla “comunione legale”. Nel caso gli sposi lo vogliano, possono decidere al mo- mento del matrimonio o anche in seguito rivolgendosi ad un notaio di variare la norma e di adottare quindi il sistema della “separazione” dei beni che ha qualche vantaggio quando ci sono da contare tanti interessi soprattutto legati al mondo del lavoro. Fatto sta che un marito voleva assolutamente ottenere dalla moglie il consenso per passare dalla comunione alla separazione dei beni. Non essendo la signora molto convinta, il marito ha cercato di convincerla ricorrendo anche alle minacce e alle violenze psicologiche. Il caso è finito davanti ai giudici. L’uomo si è difeso dicendo che voleva solo tutelare un suo diritto e che quindi l’unico “reato” di cui poteva venire incolpato era l’eccesso di tutela di un proprio diritto. La Cassazione ha respinto la tesi difensiva, sostenendo che il signore non era titolare di un diritto visto che il diritto non era ancora venuto in esistenza attraverso l’atto notarile che avrebbe cambiato il regime patrimoniale della famiglia. Sempre donne L’associazione internazionale Società Informazione ha diffuso in questi giorni i dati relativi allo “stato” dei diritti globali nel 2006. Il rapporto è chiaro e si evince che c’è ancora molto lavoro da fare. Prima di tutto le donne. Si legge che più di 40 paesi del mondo ci leggi che hanno il preciso scopo di discriminare le donne. Di più, si legge che il 70% della popolazione mondiale che vive in povertà e i 2/3 di quella che vive in condizioni di assoluto analfabetismo è composta da donne.Pochi sono gli sforzi compiuti fino ad oggi e non si può concretamente sperare che la situazione migliori senza interventi decisivi. Importante è il ruolo svolto dalle Nazioni Unite e dalle agenzie di controllo internazionali che cercano di monitorare la situazione. Il discorso è però molto complicato perché non si ci sono strumenti che permettano di intervenire concretamente nella politica interna dei paesi. Specialmente di quelli di 6 religione islamica dove sono stati registrati gli indici più alti di discriminazione. Tra questi paesi solo pochi, come la Tunisia, il Marocco o la Turchia hanno introdotto nelle loro legislazioni dei provvedimenti specifici che danno alla donna una dignità civile e politica se non proprio pari, quantomeno non molto distante da quella riconosciuta agli uomini. Nei restanti paesi interessati il cammino è ancora lungo. Ed è tutto in salita. ESTATE 2006 Grazie agli amici del Vespa Club che, in occasione del loro raduno, hanno voluto ricordare la nostra Associazione sottoscrivendo una raccolta fondi. Grazie alla “Vigilanza” di Brescia che, festeggiando il sessantesimo anniversario della propria fondazione, ha organizzato lo scorso 10 giugno 2006 un concerto al Teatro Grande di Brescia, dove si è esibita l’artita bresciana Luisa Corna e nel corso del quale è stata riconosciuta la validità del nostro operato e devoluto un contributo. Ph. Favretto Il 16 giugno 2006 due amici, Paolo Dalla Bona e Federico Nicoli Cristiani, hanno riunito per il loro 40° compleanno parenti e amici presso le Cantine Bersi Serlini di Provalio di Iseo, chiedendo loro un contributo per la nostra Associazione e per il Centro Fibrosi Cistica - Chirurgia Pediatrica Spedali Civili di Brescia. Il generoso contributo della serata è stato poi donato, per metà, alla nostra Associazione con la speranza di “far tornare il sorriso a chi ne ha bisogno”. Grazie ai due amici Chicco e Paolo e a tutti quelli che hanno contribuito. Quest’estate è aperto MORBIDO’ il PARCO GIOCHI DEL TELEFONO AZZURRO ROSA tutti i giorni dalle 16 alle 22. Aspettiamo tutti i bambini che vorranno venire a trovarci in compagnia dei loro genitori, e a divertirsi nel nostro giardino con i meravigiosi giochi che la nostra associazione mette a disposizione. A richiesta, possiamo organizzare feste di compleanno. Per informazioni telefonare a 030.3530301. Analoga iniziativa, sempre a partire da giugno, è l’apertura del parco giochi di MORBIDO’ a FORLIMPOPOLI (FC - Forlì Cesena) 7 L’associazione Telefono Azzurro Rosa ha inaugurato la propria attività nel 1988 per iniziativa di alcuni poliziotti aderenti al sindacato di Polizia. Nata come punto di riferimento telefonico legato in particolare all’emergenza ed al grave maltrattamento, il Telefono Azzurro Rosa fornisce anche risposte specifiche ai bisogni più differenziati sia dei bambini in stato di disagio che dei loro genitori e più in generale degli adulti, in un’ottica prevalentemente di prevenzione. Pur non avendo la presunzione di fornire soluzione a tutti i problemi della famiglia, della violenza e dell’abuso sui bambini, la nostra Associazione, che si occupa delle tutela all’infanzia, svolge un ruolo significativo perché rappresenta una forma di supporto sociale, un punto di riferimento importante. Favorisce innanzitutto il coordinamento tra entità diverse che si occupano di tali problemi, ognuno muovendo da una specificità; sopperisce in più alle carenze strutturali e burocratiche delle strutture sociali, sanitarie, giudiziarie ed educative esistenti, le quali non sempre intervengono direttamente e tempestivamente. Attualmente sono attivi presso il Telefono Azzurro Rosa molti operatori di cui la gran parte impegnata direttamente nell’attività telefonica e la presa in carico dei casi. Questi operatori hanno seguito corsi di preparazione specifici su argomenti legali, sociali, psicologici, mentre altri sono coinvolti in attività di relazioni esterne (rapporto con i mass media, istituzioni pubbliche e private) e raccolta di fondi. Tutti gli operatori offrono attività di volontariato gratuita per la prevenzione e per far emergere, attraverso l’offerta di un “aiuto telefonico”, situazioni di violenza, disagio, abbandono e trascuratezza in particolare dei minori. L’Associazione Telefono Azzurro Rosa ringrazia: Amelia Giordani, Maria Rosa Galli, Tina Shlude, Luisa Rivetta, Liliana Pizzicara e Luisa Ghidini, Presidenti dei 6 Inner Wheel Club bresciani (Brescia – Brescia Nord – Salò e Desenzano – Brescia Sud – Brescia Vittoria Alata – Val Trompia), che per la prima volta si sono uniti tutti insieme nella grande iniziativa di raccogliere fondi per terminare la ristrutturazione della “Casa Azzurro Rosa” (4 bilocali e 9 monolocali presso la Cascina Botà sede della nostra Associazione) per accogliere bambini e mamme in grave difficoltà, vittime di abusi, violenze e maltrattamenti. Per tale scopo è stata organizzata una serata presso il Ristorante Carlo Magno di Brescia con un incontro che visto protagonisti Vittorio Feltri – direttore del quotidiano Libero – e il Senatore Sandro Fontana – docente di storia contemporanea – moderati dalla Dr.ssa Luisa Monini Brunelli. Ad un parterre eccezionale di oltre mille persone, è stata proposta una serie interessantissima di riflessioni sul giornalismo italiano e sull’impatto che i mass-media hanno sul pubblico in rapporto alle tematiche di violenza. Tutti i presenti sono stati generosissimi e, al termine della gara di solidarietà, che ha fatto raccogliere una ragguardevole cifra, una donatrice bresciana (Mara Articoli), in memoria del defunto marito grande sostenitore dei diritti dei bambini, ha offerto una cifra pari al valore raggiunto dalla iniziativa dei Club Inner Wheel. Da parte di tutti i bambini e le mamme che utilizzeranno la “Casa Azzurro Rosa”, dei volontari che l’hanno ideata e voluta, un grazie di cuore a tanta generosità e solidarietà.