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SCELGO ANCORA TE

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SCELGO ANCORA TE
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Queste pagine vogliono aiutare
le coppie a recuperare un dialo-
go autentico che permetta loro di
affrontare i problemi che le hanno
portate alla situazione di crisi o di separazione e da qui avviare un’auten-
tica riconciliazione. Le storie e le
Scelgo ancor a te
rienziale offerto a coppie sposate
o conviventi con fi gli che soffrono
gravi problemi di relazione, che
sono in procinto di separarsi o già
separate o divorziate, che intendono ricostruire la loro relazione
d’amore lavorando per salvare il
loro matrimonio in crisi, ferito e
lacerato.
Retrouvaille è una parola francese che significa “ritrovarsi”. Vuole
essere un segno di speranza per
queste coppie, un raggio di luce in
una società dove i media propongono come unica alternativa ai
problemi di coppia la separazione
o il divorzio.
R ETROU VA ILLE
SCELGO
A NCOR A TE
R E T R O U VA I L L E
Retrouvaille è un servizio espe-
R ITROVAR SI
esperienze condivise desiderano solo
testimoniare che è possibile rico-
minciare una vita a due, che non
sempre tutto è perduto, che la
speranza collabora con la volontà di
fare nuovi passi verso il coniuge
che, come noi, è deluso o ferito.
dopo l a cr isi
di coppia
Essere coppia non significa es-
sere due single che vivono accanto,
stringono delle alleanze e trovano
dei compromessi funzionali. Essere coppia è complementarietà di
vita, accoglienza dell’altro. La vita
del mio partner è già una storia,
ha già una storia passata che lo ha
reso unico e irripetibile. Solo chiudendo la porta alle nostre spalle
possiamo trovarci nella totalità,
possiamo tentare di costruire un
“noi” che è una nuova storia, frutto delle storie di entrambi. Questa
è la verità di ognuno: una storia,
una realtà, fatta di cose belle e di
cose brutte, di lati luminosi e di
lati oscuri. Donare tutto me stesso
è la cosa più bella e preziosa che io
possa fare. Lasciare che l’altro mi
ami e mi accolga. Accogliere tutto
per come l’altro è e mi è stato donato, affi nché la storia del nostro
“noi” sia il tesoro più prezioso da
custodire insieme.
€ 12,00
9 788821 598029
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In copertina:
© Fona2/Thinkstock
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Retrouvaille
SCELGO ANCORA TE
Ritrovarsi dopo la crisi di coppia
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© EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2016
Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano)
www.edizionisanpaolo.it
Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l.
Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano)
ISBN 978-88-215-9802-9
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INTRODUZIONE
Questo libro nasce perché avvertiamo un dovere. Il
dovere di raccontare ciò che abbiamo visto e ascoltato
in questi anni: ogni storia d’amore può essere recuperata. L’amore, anche quando sembra ormai finito,
può risorgere e rilanciarsi e, se lo si vuole, evitare di
morire.
La nostra intenzione è quella di scardinare i tanti
luoghi comuni che portano a credere che la crisi di
coppia sia sinonimo soltanto di separazione e divisione. Luoghi comuni che fanno coincidere la crisi con
la fine di una relazione. Certo, i dati parlano chiaro: la
situazione del matrimonio e della famiglia nella società attuale è a dir poco disastrosa. La paura di sposarsi
e di sigillare il “per sempre” serpeggia tra i nostri giovani proprio perché due coppie su tre, mediamente,
scelgono di interrompere il loro legame. Purtroppo, la
notizia che una coppia si separa non desta più sorpresa
e preoccupazione. Anzi, è diventato un fenomeno praticamente “normale”, all’ordine del giorno. Basti pensare che nelle classi delle nostre scuole i figli di genitori
separati sono più numerosi dei figli che appartengono
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a una famiglia in cui madre e padre hanno una relazione stabile e duratura e che, addirittura, rappresenta
ancora la “prima”. Bisogna ricordare, inoltre, che negli
ultimi vent’anni le separazioni sono aumentate del
70,7% e i divorzi sono quasi raddoppiati.
Ma non finisce qui. Due single che vivono l’uno
accanto all’altra non formano necessariamente una
“coppia”. Il dialogo profondo che giunge fino alla
condivisione dei sentimenti più intimi non è una banalità. Non si impara in poco tempo. Non si acquisisce
solo con lo stare insieme. Ha bisogno di essere assimilato, praticato, vissuto, desiderato e coltivato. Tra l’altro,
non possiamo pensare che tutta la vita matrimoniale si
dipinga, sempre e continuamente, come una spensierata allegria. E, soprattutto, non possiamo pensare che
l’altro o l’altra sarà per me, e con me, solo la causa e la
fonte della mia gioia infinita. La realtà presuppone che
io non sia perfetto/a e che sia sposato/a con un partner
che non è perfetto/a. Nessuna coppia, nel momento in
cui si promette amore e cura reciproca nel ribadire il
suo “per sempre”, vorrebbe mai immaginare un divorzio o una separazione. Purtroppo, però, i dati mettono nero su bianco e non lasciano scampo. Allora: cosa
succede ai coniugi? Quali sono gli elementi che minano il rapporto di coppia nella società attuale? Non è
affatto facile rispondere a queste domande. Se, tuttavia, riuscissimo a comprendere che il dialogo va sempre mantenuto, che la relazione di coppia va sempre custodita, che non sempre tutto va avanti con le
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ali di Peter Pan, forse qualcosa si potrebbe migliorare.
E poi ancora: il Sacramento del matrimonio? È dato
solo per chi lo celebra? Oppure è fatto anche per allargare il Regno di Dio? Se Dio entrasse nella nostra relazione d’amore come Sposo fedele costituirebbe una
risorsa? Potrebbe darsi il fatto che se noi coltivassimo
la relazione con Lui, Lui potrebbe insegnarci qual è l’amore duraturo che sa andare oltre i nostri limiti, i nostri difetti, errori e peccati? Noi crediamo di sì!
Le pagine che seguono costituiscono pezzi di vita
che noi vogliamo mettere a vostra disposizione. Non
c’è nulla di inventato. Sono la nostra esperienza di vita. Vita di persone che hanno fatto concretamente
esperienza di dolore e di risurrezione. Che si sono
scelte un’altra volta. Che si sono fidate l’una dell’altra
riattivando l’ascolto reciproco e la comprensione. Sono storie piene di sofferenza che, nella realtà, hanno
attraversato il dolore per poi sfociare in una rinascita.
Vi parleremo di Retrouvaille, un programma per
coppie in crisi portato avanti da coppie che sono state
in crisi ma che, con l’impegno e la grazia di Dio, sono
risorte. Presente in Italia a partire dal 2001, Retrouvaille nasce in Canada nel 1977 e, attualmente, è diffuso in numerosi Paesi del mondo. Più precisamente,
si tratta di un servizio offerto a coppie sposate o conviventi che vivono gravi problemi di relazione, che sono in procinto di separarsi o che sono già separate e/o
divorziate. Nella maggior parte dei casi, queste coppie
hanno smesso di “discutere insieme” dei loro disagi
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e tendono a percepirsi fredde, sole e distaccate. Allo
stesso tempo, però, desiderano “ricostruire” la loro
relazione d’amore ferita e lacerata, lavorando per salvarla dalla crisi.
Il programma si fonda su due pilastri fondamentali:
l’esperienza di vita di chi è già passato da certe situazioni dolorose e una tecnica di dialogo. Praticamente,
prevede un weekend iniziale e 12 incontri distribuiti
nei tre mesi successivi chiamati post weekend.
Il weekend, di tipo residenziale, è presentato e animato da tre coppie che a loro volta hanno vissuto le
stesse difficoltà nella relazione, e da un sacerdote. Il
weekend non consiste in un ritiro spirituale, in una
terapia di gruppo o di coppia, in un seminario o in
una consulenza. Alle coppie che scelgono di partecipare non viene chiesto di condividere i loro problemi
con nessun altro.
Il percorso del programma prosegue con i 12 incontri settimanali di post weekend che iniziano, generalmente, la settimana successiva al weekend iniziale. In questi incontri vengono approfonditi i temi
abbozzati nel primo step. La fase del post weekend è
la fase cruciale, il cuore stesso del programma per il
superamento della crisi relazionale, dove inizia il vero
cambiamento.
Il programma di Retrouvaille non è gestito da esperti e non intende elargire “ricette” o “soluzioni prefabbricate”. Le coppie animatrici, nel condividere le loro
vite con i momenti di grave crisi e il superamento di
questi, danno speranza alle coppie partecipanti.
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L’obiettivo alla base del percorso è, prima di tutto,
recuperare nelle coppie un dialogo autentico che
permetta loro di affrontare i problemi che le hanno
portate alla situazione di crisi o di separazione e da
qui avviare un’autentica riconciliazione. Le esperienze condivise desiderano solo testimoniare che è possibile ricominciare una vita a due, che non sempre
tutto è perduto, che la speranza collabora con la volontà di fare nuovi passi verso il coniuge che, come
noi, è deluso o ferito. Sentendosi accolti e non giudicati, coloro che vivono in difficoltà riescono, a poco a
poco, a riconquistare la fiducia e a credere che è possibile uscire dal tunnel non solo attraverso l’avvocato
che legalizza la separazione! Ma, in alternativa, attraverso un programma che ha come metodo il “processo” di ascolto, di perdono, di comunicazione e di
dialogo, e che offre “strumenti” che diventano potenti
mezzi per la riconciliazione e la ricostruzione del rapporto di coppia.
Certo, non è una bacchetta magica. Non sarebbe
serio! Ma è una proposta, è una mano tesa a chi non
vuole arrendersi, a chi non vuole cedere di fronte alle difficoltà.
Vogliamo essere testimoni che il conflitto non necessariamente porta alla separazione. Anzi, proprio la
crisi può essere una risorsa per nuovi passi in avanti
di bellezza e di fortezza.
Retrouvaille è un programma in cui il Sacramento
del matrimonio e il Sacramento dell’ordine esprimono
la loro missione propria e specifica. Già nella Costitu9
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zione Pastorale Lumen Gentium del Concilio Ecumenico Vaticano II si afferma che la Chiesa ha ricevuto
dal Signore due Sacramenti per la costruzione del Regno di Dio: l’ordine e il matrimonio. Da ciò si ricava
con chiarezza che gli sposi, al pari dei presbiteri, anche se con modalità differenti sono, in forza del loro
Sacramento, veri e propri soggetti di pastorale. Il Sacramento del matrimonio svolge un ruolo vitale per la
Chiesa e, come tale, qualifica il laicato “titolare” di una
precisa azione pastorale, in accordo con tutto il corpo
della Chiesa (quindi anche con i vescovi e i presbiteri). Fa eco all’insegnamento del Concilio un articolo
del Catechismo della Chiesa Cattolica, che così dice:
«Due altri Sacramenti, l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso
il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione
particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del
popolo di Dio» (cfr. CCC 1534).
È in forza del Sacramento che le coppie presentatrici offrono la loro vita come testimonianza di risurrezione. Questo è un modo specifico e particolare di
costruire il Regno di Dio.
Alcune storie le troverete nelle prossime pagine. Vi
preghiamo di farne buon uso…
Giulia e Simone Fatai e don Maurizio Del Bue
Retrouvaille Italia
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Anna&Giulio
ALLA FERMATA DELL’AUTOBUS
Né vittime, né carnefici.
La causa di una rottura di matrimonio non può essere un evento grave come un tradimento. Quel fatto, come tanti altri possibili
fatti, sono semmai la conseguenza: la conseguenza di una relazione che non sta funzionando, che si è ammalata. È scandaloso
pensare e proporre un modello, uno stile d’amore in cui non sia
previsto il perdono. Nella relazione d’amore coniugale, come in
tutte le relazioni d’amore, il perdono è una sottocartella dell’amore. Tantissime volte nelle relazioni ferite, che ci fanno anche soffrire, non esiste né una vittima né un carnefice. La colpa e la responsabilità non sono da una sola parte. La relazione si è deteriorata
e questo ha provocato atti e situazioni estremamente dolorose.
L’uomo, quando non vive l’amore, quando non è amato e non
ama, scappa. E, purtroppo, scappando, si va da tante parti. Ma
non è il “dove sono andato” il problema. Il problema è che la mia
relazione non funziona e ciò genera in me sofferenza e dolore. Le
nostre debolezze ci possono spingere a fuggire e a non avere più
la voglia di tornare lì dove io sento dolore. Se ci limitiamo a credere
che l’amore sia solo un sentimento, allora sarà naturale abbandonare quella relazione che, per me, è fonte di dolore.
Anna
Una mattina d’autunno. Ero in ritardo, come ogni
giorno. Avrei sicuramente perso il pullman che mi
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portava alla scuola superiore. Arrivata trafelata, chiesi
a un ragazzo: «È passato il 67?». Mi rispose di no e cominciammo a parlare. Rimasi colpita dal suo sguardo
e dall’interesse che provava per me. Si chiamava Giulio. Da quel giorno arrivai sempre puntuale alla fermata del bus!
Giulio
Ogni mattina la aspettavo con ansia, carico di entusiasmo. L’accoglievo con un sorriso. Prendevamo posto in fondo all’autobus e restavamo abbracciati, incuranti degli sguardi e dei commenti. Esistevamo noi
due soli e il nostro mondo.
Anna
Tremavo all’idea di non vederlo per quindici giorni, durante le vacanze di Natale, ma lui mi diede un
appuntamento, il primo, nel giorno della vigilia. Abbiamo pattinato e da quel giorno è cominciata la nostra storia.
Era il periodo in cui Questo piccolo grande amore di
Baglioni aveva avuto un grande successo ed era diventata la nostra canzone, da ascoltare e cantare insieme.
Mi scriveva poesie e mi spiegava la matematica. Trascorrevamo molto tempo insieme in parrocchia: condividevamo lo stesso desiderio di vivere il Vangelo, dedicandoci agli altri. Un giorno gli rivelai il mio sogno
più grande: partire per l’Africa come missionaria. Anche lui desiderava un’esperienza di servizio civile e così
decidemmo di sposarci e partire per il Senegal.
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Giulio
La nostra vita di giovani sposi iniziò con la preparazione alla partenza per il periodo di volontariato in
Senegal. Anna visse con un certo disagio quel momento. Cercò in me conforto e appoggio, ma io non vedevo in quel disagio un problema così grande e non vi
diedi alcun peso. Si sentì trascurata da me. Non so se
fu quella la vera motivazione, ma qualcosa nel nostro
rapporto cambiò.
Anna
Durante gli incontri quotidiani di formazione, Giulio tendeva a mettersi in mostra, ad accentrare la riunione, ma quello che mi faceva soffrire maggiormente
era che mi ignorasse completamente: in quel contesto
io non esistevo più, come se si dimenticasse che eravamo una coppia. Mi sentivo poco importante ai suoi
occhi.
Nelle mie difficoltà mi aspettavo sostegno, comprensione, protezione! Invece quando gli chiedevo
aiuto e cercavo il suo appoggio per affrontare un problema, lui interpretava questa richiesta come una lamentela. Con il passare del tempo, mi sono resa conto
che questo atteggiamento diventava abituale in ogni
situazione: ero vissuta come la rompiscatole di turno
che lo scocciava. Dov’era andato l’uomo aperto, disponibile, sensibile che io credevo di aver sposato? Il
sogno che avevamo stava diventando motivo di allontanamento.
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Giulio
Sei mesi dopo il matrimonio siamo partiti per due
anni di volontariato in Senegal. Nonostante il fascino del paesaggio e l’accoglienza della gente, ci sentivamo emotivamente soli, incapaci di dialogare serenamente.
Il più grande disagio fu sentirle dire, dopo aver fatto
l’amore, che non provava nulla per me, di non desiderarmi. Non riconoscevo più in lei la persona di cui mi
ero innamorato alla fermata dell’autobus, così dolce e
pronta ad ascoltarmi. Mi trovavo con un’Anna fredda,
poco comprensiva e che mi desiderava diverso.
Anna
Gli ideali sui quali volevamo fondare il nostro matrimonio cristiano sembravano essere crollati. Prima
di sposarmi pregavo ogni sera: un felice appuntamento che avevo con il Signore. Credevo che con il matrimonio avremmo continuato la preghiera insieme. Invece ogni tentativo falliva, sia che leggessi un salmo o
dicessi una preghiera spontanea, lui inesorabilmente
si addormentava. Alla fine mi sono fermata anche io.
Lo stesso accadeva se organizzavo momenti o serate insieme agli amici: lui era sempre stanco, se ne
andava in camera ed io mi ritrovavo da sola a vivere questi momenti. A lui interessavano la politica, le
riunioni organizzative, ma non era disposto a vivere nulla che coinvolgesse i sentimenti e le emozioni.
Tutto era svanito!
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Giulio
Al nostro ritorno dal Senegal, la nostra vita familiare cominciò a prendere forma con l’arrivo di due
bambini. Ma era sempre tutta apparenza, in realtà il
nostro matrimonio non riusciva a partire in alcun modo. C’era un freno a mano continuamente tirato che
non permetteva all’autobus di partire e portarci a casa. I suoi rimproveri, la pressione per la mancanza di
soldi, i continui paragoni con altri uomini che faceva
mi infastidivano al tal punto da reagire violentemente,
alzando persino le mani su di lei.
Anna
L’amarezza e il risentimento verso Giulio erano diventati i miei sentimenti più frequenti. Ero convinta
che il nostro matrimonio fosse stato un grande errore
e che Giulio non era la persona giusta. Ma avrei dovuto fermarmi prima!
Il fondo si toccò con la morbosa gelosia. Era un
incubo essere continuamente controllata: cellulare,
agenda, km in auto, tempo di percorrenza, appuntamenti, orari ecc. Anche se non c’erano elementi sospetti, venivo comunque accusata e insultata. Quando
rientravo a casa facevo più volte il giro dell’isolato con
l’auto, prima di decidermi a tornare in quell’inferno,
dove venivo accolta a volte con insulti, a volte con uno
schiaffo. Volevo separarmi, ma c’erano i figli che non
volevo assolutamente lasciare. Lui mi invitava ad andarmene, ma avrei dovuto rinunciare a casa e figli: era
mia la responsabilità della separazione!
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Mi sentivo sola e disperata. Cercavo di sopravvivere
trovando aiuto in pratiche di tipo orientale o new age.
Sembrava che queste attività mi permettessero di ritrovare me stessa, la mia autostima, di non cadere nella
depressione e di essere valorizzata dagli altri… ma non
guarivano le mie ferite.
Quando mi sono accorta delle attenzioni di un altro uomo verso di me, le ho accolte e accettate perché
mi sembrava un sogno, dopo tanti anni, che qualcuno mi apprezzasse, mi facesse complimenti, trovasse
in me valori e aspetti positivi. Mi sembrò di rivivere
la fase adolescenziale dell’innamoramento: pensarlo,
aspettarlo, desiderare di incontrarlo. Non pensavo al
dolore che procuravo a Giulio e mi dicevo: «In fondo
lui mi ha fatto soffrire così tanto!». Inoltre vivevamo
da separati in casa. E gli avevo detto chiaramente ciò
che pensavo!
Giulio
Quando Anna mi ha detto che per lei ero l’uomo
sbagliato e che non provava più amore per me, ho vissuto un senso di completo disorientamento: mi sentivo male per quelle parole, ma non comprendevo bene
cosa non andasse in me.
Dopo il disorientamento ho vissuto il fallimento per
non aver saputo far felice mia moglie. Di notte ripensavo al passato, esaminavo i miei errori scivolando così
nell’insonnia e a volte nella depressione: avevo maturato la convinzione di non saper amare. Oscillavo emotivamente tra la speranza, quando c’erano piccoli spira16
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gli di pace tra noi, e la disperazione profonda, quando
si accendevano le interminabili discussioni. Passarono
giorni in cui pensavo ossessivamente: cosa posso fare?
Ma non trovavo risposta.
Quando in un cassetto ho trovato le lettere che testimoniavano l’esistenza di una relazione di Anna con
un altro uomo, ho vissuto dapprima una sensazione di
liberazione e poi un crollo emotivo: erano mesi che sospettavo ciò che avevo appena scoperto. Anna, nonostante le mie supposizioni, aveva sempre negato tutto.
Ero senza forze fisiche e anche senza idee. Pian piano ho cominciato ad accettare la realtà e a rivedere il
mio comportamento del passato.
Anna
Andai via di casa. Ma ogni giorno ci tornavo per vedere i bambini. Non volevo chiudere la relazione con
l’altro uomo. Non ero felice in quella situazione, desideravo che in qualche modo succedesse qualcosa che
cambiasse la realtà e portasse una soluzione nella nostra vita sofferta. Un’amica m’invitò a un incontro di
preghiera, anche se da alcuni anni avevo smesso di andare in Chiesa: ero arrabbiata anche col Signore perché
mi aveva abbandonata. Quella sera, però, il Signore
mi stava aspettando. Ero sola e disperata e in quel momento ho cercato e gridato a Dio con tutto il cuore.
Credo che Dio abbia visto il mio desiderio e il nostro
dolore e abbia risposto. La mia relazione con l’altra
persona è terminata. Decisi di tornare a casa e di tentare di ricominciare una nuova vita insieme.
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Giulio
Anna è tornata. Ero ormai consapevole dell’assoluta negatività dei miei comportamenti di rabbia e di
quanto questi avessero distrutto la relazione. Facemmo un patto: avrei imparato a dominare la rabbia. Se
fosse tornata la tensione, avrei lasciato il luogo dove
ci trovavamo per evitare scontri. Questo mi avrebbe
permesso di fermarmi e riflettere per poi affrontare la
situazione in altro modo. Ho imparato a piangere e a
chiedere perdono al Signore e poi ad Anna per quanto le avevo fatto.
Anna
Eravamo due persone molto ferite. Io cercavo di dimostrare a Giulio il mio amore, ma mi sentivo respinta
e accusata. Volevo porre rimedio a quanto accaduto ed
ero disponibile a intraprendere un cammino insieme,
però faticavo a perdonare me stessa e a chiedere perdono perché, in fondo, ritenevo Giulio responsabile per
il male che mi aveva procurato in tanti anni di matrimonio. Avevo cercato di fuggire dal dolore, forse avevo voluto anche vendicarmi, ma adesso era necessario
perdonare Giulio, chiedergli perdono e accettare i suoi
tempi, quando anche lui fosse stato in grado di perdonarmi. Se Dio mi aveva perdonata, chi ero, allora, io
per non perdonare? Per fermare il perdono?
Il cammino di Retrouvaille mi ha aiutato in questo:
ho sperimentato la fedeltà di Dio e ho trovato la forza
e la determinazione per decidere di amare e per seguire
la via della riconciliazione. Mi sono accorta che la rab18
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bia e l’amarezza che avevo provato verso Giulio scomparivano ed ero in grado di perdonarlo e di sentire di
nuovo l’amore per lui. È stato un lento riaprirmi alla
fiducia prima verso Dio e poi verso Giulio.
Pur partendo dalle rovine abbiamo creduto di poter sperimentare un amore nuovo, come non avevamo
mai vissuto prima. Ci siamo ridati appuntamento alla
fermata dell’autobus.
Giulio
La partecipazione al weekend di Retrouvaille ci è
stata di grande aiuto: se molte coppie hanno difficoltà
simili, allora è la vita stessa che ci porta a confrontarci
con situazioni difficili da superare.
Era faticoso perdonare me stesso: ho impiegato del
tempo e molta preghiera per superare il senso di colpa
che ritornava quando c’era una difficoltà tra di noi. Ho
superato questo periodo con un atto di fede e di volontà: so che il Signore mi ha perdonato, ora vado avanti. Il perdono verso Anna è stato altrettanto faticoso.
Ognuno di noi ammetteva di aver sbagliato ma affermava che tutto era accaduto per legittima difesa dai
torti subiti. Questo ci ha portati a sentirci reciprocamente sia colpevoli sia vittime.
Ora sono felice di aver perseverato, resistendo alle
tentazioni di fermarmi. Non siamo in ritardo: sull’autobus dell’amore… c’è sempre posto.
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