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«A Perth badante per gli anziani emigranti italiani Solo io li capisco»

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«A Perth badante per gli anziani emigranti italiani Solo io li capisco»
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L’ECO DI BERGAMO
DOMENICA 15 NOVEMBRE 2015
Le storie
Bergamo senza confini
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza
confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bergamasca. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per
tre mesi l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
L’iniziativa
«A Perth badante
per gli anziani
emigranti italiani
Solo io li capisco»
Sergio Gustinetti. A 35 anni da Albano all’Australia
Lavora per una società di assistenza domiciliare
I nonni che cura parlano un mix tra inglese e dialetti
ROSSELLA MARTINELLI
Sfogliando il suo qua­
dernino rosso ci si potrebbe im­
battere in frasi come «Scusa, mi
passeresti una spugna per man­
giare la checca di fine lancio?».
Oppure: «Sai dove si trovi il mio
buco dei cecchi?». Colui che
trascrive scrupolosamente
ognuna di queste «perle lingui­
stiche» si chiama Sergio Gusti­
netti, 35enne di Albano San­
t’Alessandro, da 15 anni in giro
per il mondo. Nel 2005 si è tra­
sferito in Australia e a Perth,
dove risiede attualmente, si oc­
cupa di assistenza domiciliare
per conto di «Italo­Australia
welfare», una associazione che
oltre a promuovere la lingua e
la cultura del Bel Paese offre
aiuto ai tanti conterranei emi­
grati dagli anni Cinquanta in
poi. Persone che, come sottoli­
nea Sergio ridendo «ormai non
parlano più l’italiano e non do­
minano nemmeno l’inglese. La
loro vera lingua è un miscuglio
di dialetto e anglicismi storpia­
ti». Ne consegue un variopinto
vocabolario di neologismi tanto
bizzarri quanto graziosi. Dove
spugna sta per spoon (cucchia­
io), checca significa cake (tor­
ta), lancio è pranzo (lunch) e il
buco dei cecchi è il «cheque
book» (libretto degli assegni).
«Mi diverto ad annotare tutti
questi modi di dire, che a volte
portano a equivoci paradossali.
Non sempre li riesco a decifrare
e i primi tempi era davvero dif­
ficile capire cosa mi stessero
dicendo i miei anziani clienti.
Ormai sono diventato un pro­
fondo conoscitore di dialetti
meridionali: capisco alla perfe­
zione il siciliano, il calabrese e
l’abruzzese. La scorsa settima­
na, poi, mi è successa una cosa
incredibile: ho conosciuto una
nuova collega, nata e cresciuta
in Australia da genitori orobici,
che non sa mezza parola d’ita­
liano e parla solo il bergamasco:
sarà uno spasso comunicare
con lei».
E prosegue: «Il mio lavoro
consiste nel fare compagnia a
queste persone, ma anche por­
tarle in giro, accompagnarle a
n n L’attenzione per i più
fragili appresa grazie al
Servizio civile in Comune,
l’inglese nei viaggi in Usa»
SERGIO GUSTINETTI
ASSISTENTE DOMICILIARE
fare la spesa o, nei casi più diffi­
cili, occuparmi della loro cura
medico­personale». Una voca­
zione, quella di prendersi cura
dagli anziani, che Sergio matu­
rò quando, diciannovenne,
svolse il servizio civile ad Alba­
no Sant’Alessandro. «Ho fatto
un anno come obiettore, lavo­
rando presso i servizi sociali del
Comune. Seguivo un anziano
affetto da demenza: fare i conti,
così giovane, con la vulnerabili­
tà e la precarietà della nostra
esistenza, mi ha scosso profon­
damente».
E fu proprio la morte di quel
vecchietto a far nascere in lui il
desiderio di conoscere il mon­
do. «Come quasi tutti i miei coe­
tanei amavo ripetere che, una
volta conseguito il diploma da
grafico pubblicitario, sarei an­
dato in giro per il mondo. La
realtà è che mi mancava il co­
raggio; poi, quando vidi spe­
gnersi quell’uomo, capii che la
vita è breve e, soprattutto, che
la vita è adesso».
Spinto anche dal desiderio di
diventare una rock star Sergio,
che fin da ragazzino suonava la
chitarra e scriveva canzoni, se­
gue la più ovvia delle direzioni:
gli Stati Uniti. Essendo un
amante del country, sa anche
dove andare: in Oklahoma.
L’obiettivo è quello di imparare
la lingua e trovare l’ispirazione:
finisce in un contesto decisa­
mente pittoresco. «Avevo tro­
vato lavoro come stalliere: tutto
il giorno a spalare fieno, e pulire
i cavalli. Dopo tre mesi cono­
scevo solo tre parole: “fork”
(forca), “horse” (cavallo) e
“wheelbarrow” (carriola). Non
vedevo l’ora di tornarmene ad
Albano».
Ma, rientrato a Bergamo, si
presenta un’occasione d’oro: un
anno da ragazzo alla pari a Bo­
Bergamo senza confini è un progetto de
ston. «Sono stato il primo au
pair maschio nella storia di EF!
Per un attimo sembrava dovessi
finire a New York, a casa di Isa­
bella Rossellini che era alla ri­
cerca di qualcuno che parlasse
italiano ai suoi figli. Ma mi vole­
va anche Asa, svedese nata in
India e capo supremo di EF: con
lei, suo marito e i suoi figli, tra­
scorsi un anno bellissimo!».
Ultimata l’esperienza ameri­
cana, Sergio deve tornare. Sta
covando l’idea di andare in Au­
stralia, sebbene la distanza lo
intimorisca. Per un po’ lavora
come proiezionista al cinema
Conca Verde e al Cineteatro del
Borgo, ma poi decide di buttar­
si, mosso dal desiderio di pro­
muovere il suo primo cd auto­
prodotto, «Anyway». «Ho ini­
ziato come ogni italiano che
cerca fortuna all’estero: prima
lavapiatti, poi cameriere nel ri­
storante di due elbani diventati
la mia famiglia adottiva – spie­
ga. – Ora vorrei diventare pom­
piere: da un lato perché qui so­
no realmente venerati, dall’al­
tro perché è un lavoro molto
redditizio e che mi lascerebbe
tempo libero per la musica».
In Australia le paghe sono
particolarmente generose. «Un
operaio del settore minerario
guadagna all’incirca 130 mila
dollari australiani all’anno (83
mila euro, ndr); mi stupisco
sempre quando, parlando con
amici italiani, li sento lamen­
tarsi del mutuo trentennale:
qua in massimo dieci anni
chiunque riesce a ripagarsi la
prima casa. Lo stipendio medio
settimanale è l’equivalente di
500 euro».
Perth si trova nel versante
Est dell’Australia: «Si tratta del­
la zona più agiata del Paese: è un
po’ come la nostra Lombardia.
Un’abbondanza dovuta al fatto
in collaborazione con
1
2
3
1. Sergio Gustinetti, 35 anni, dal 2005 vive in Australia: a Perth ha anche scovato una via dedicata a
Bergamo; 2. Sergio si gode le spiagge e le correnti oceaniche che attirano in Australia surfisti da tutto il
mondo. Tra le sue passioni anche la musica; di lavoro invece fa l’assistente domiciliare per gli anziani
soprattutto emigranti italiani a Perth; 3. Il giorno in cui ha ricevuto la cittadinanza australiana: ora
sogna di fare il pompiere
che questa è la zona mineraria,
tant’è che la donna più ricca al
mondo, Gina Rinehart, vive a
Perth ed è la magnate delle mi­
niere». L’unico neo sono i tanti
squali che la popolano. «Ormai
arrivano vicinissimi alla riva,
tant’è che le spiagge sono vigila­
te a vista da elicotteri pronti a
dare l’allarme. Attualmente è il
posto al mondo con il maggior
numero di attacchi mortali».
E la nostalgia di Bergamo si
insinua mai? «Mi mancano le
colline di latifoglie in cui cerco
rifugio quando torno a casa, co­
sì come la chiesetta di San Gior­
gio, che sorge sull’omonima col­
lina. Ma, per il resto, succede
una cosa buffissima perché è
come se Bergamo mi persegui­
tasse. Un giorno ero in un fast
food e sento urlare “Forza Ata­
lanta”! Oppure vado a Melbour­
ne e mi imbatto in un bed and
breakfast che si chiama Berga­
mo. E ieri, mentre correvo, ho
alzato la testa: mi trovavo in una
via chiamata “Bergamo vista”.
Senza contare che a Perth ha
sede l’associazione “Bergama­
schi nel mondo”, presieduta da
Saverio Madaschi, il cui figlio –
Adrian – gioca nella nazionale
di calcio australiana». E sul
fronte cucina? «In assenza di
polenta e coniglio della mam­
ma, mi sono inventato un sur­
rogato: polenta e canguro! Non
è affatto male».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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