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i parkinsonismi tossici - Accademia LIMPE
I PARKINSONISMI TOSSICI Fabrizio Stocchi IRCCS Neuromed, Pozzilli (Isernia) Nell'estate nel 1982, il pronto soccorso dell'Ospedale di San Francisco venne improvvisamente coinvolto nel "misterioso caso dei pazienti congelati": si trattava di giovani uomini e donne che, nonostante l'integrità della sfera cognitiva, non riuscivano a muoversi o a parlare. I medici erano sconcertati, finché il neurologo William Langston riconobbe questi sintomi come quelli di una malattia di Parkinson molto avanzata. Somministrò ai pazienti levodopa, e miracolosamente "scongelò" i pazienti. Langston capì che tutti i pazienti avevano fatto uso di una stessa partita di eroina sintetica, contenente una sostanza tossica (MTPT) che aveva selettivamente distrutto l'area del cervello deputata al controllo dei movimenti, specificatamente la parte compatta della sostanza nera. L'MPTP è ormai entrata nella storia della MdP, anche perché ha permesso la riproducibilità di un modello animale di malattia, elemento importantissimo per tutti gli studi fisiologici e farmacologici. Essa non è però l'unica sostanza tossica coinvolta nella patogenesi della MdP, in quanto l'esposizione a numerosi agenti può causare un parkinsonismo tossico. Prima della comparsa dello MPTP già si conosceva il parkinsonismo da intossicazione da monossido di carbonio, da acido cianidrico, da sostanze ambientali nell'isola di Guam e quello post infettivo dopo l'endemia virale di Van Economo. Ben riconosciuto è il danno ipossico/ischemico mediato da tossine quali il monossido di carbonio o l'acido cianidrico. In questo caso si sviluppa una sindrome parkinsoniana dovuta alla necrosi ischemica a livello del pallido e dello striato. Più complessa è l'associazione tra MdP ed esposizione cronica a tossine ambientali o professionali. Sono stati descritti numerosissimi casi di parkinsonismi da intossicazione cronica a sostanze tossiche, vari metalli, vapori di metanolo nei laboratori, pesticidi organofosfati, idrocarburi. Tra le varie sostanze, merita menzione l'intossicazione con un composto tossico naturale, contenuto nelle bacche di cicas utilizzate a fini alimentari, causa del complesso Parkinson/Demenza/SLA nelle isole del Pacifico Guam e Rota e quello descritto nelle Guadalupe dovuto ad intossicazione da annonacina. Ritornando ai parkinsonismi indotti da tossine ambientali, la sostanza più nota in questo senso è il manganese. La neurotossicità di questa sostanza fu descritta già nel 1837 in 5 pazienti che avevano lavorato presso una miniera in Francia; questi pazienti presentavano un quadro clinico di debolezza muscolare, tremore, salivazione, alterazioni della postura e della parola. Successivamente, molti altri casi sono stati descritti, inclusi pazienti sottoposti a nutrizione entrale cronica e pazienti con ingestione di permanganato di potassio. Il quadro clinico specifico del danno indotto da manganese include disturbi psichiatrici, parkinsonismo e distonia. Pazienti con esposizione estrema mostrano disturbi comportamentali, allucinazioni e psi- cosi nell'insieme definiti come "locura manganica". I sintomi extrapiramidali sono la manifestazione più frequente, ed includono disturbi della deambulazione, con la propensione a cadere all'indietro, instabilità posturale, bradicinesia, rigidità, micrografia, ipomimia, disturbi del linguaggio. Il tremore è meno comune, e quando è presente tende ad essere posturale-cinetico piuttosto che a riposo. I sintomi sono generalmente simmetrici. L'aspetto distonico consiste in grimace facciali e nella flessione plantare dei piedi, che interferisce con la deambulazione e conferisce la caratteristica andatura "del pollo". In genere, la risposta clinica alla l-dopa e scarsa o nulla. Questi aspetti, quando presenti in maniera conclamata, aiutano a definire un quadro di Parkinson indotto da manganese, ma non sempre è semplice effettuare una distinzione: è possibile che una persona, seppur lavorando in un ambiente con esposizione a manganese, possa sviluppare comunque una malattia di Parkinson idiopatica. I reperti anatomo-patologici hanno mostrato che il sito primario del danno neurotossico del manganese è a livello del globo pallido e della parte reticolata della sostanza nera, mentre il sistema nigro-striatale rimane abbastanza risparmiato, al contrario di quanto accade nella malattia di Parkinson idiopatica. Il danno non determina inoltre la formazione dei corpi di Lewy. Infine, un ulteriore quesito è che l'esposizione al manganese possa essere un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia di Parkinson, indipendentemente dalla capacità del manganese di provocare un danno diretto a livello del pallido. Gli studi in questo senso non hanno portato particolari chiarimenti, e la questione rimane aperta per la gioia di numerosissime questioni legali di risarcimento, soprattutto negli Stati Uniti. Feature PD Manganese-Induced Parkinsonism Clinical Resting tremor Asymmetry Early speech and balance Symmetric impairment Relative absence of tremor Specific dystonia (grimace, coq au pied) Response to levodopa Good Response Poor Response Levodopa-induced motor complications Very common especially in young onset cases Never observed MRI (T1-weighted images) Normal High signal change in GP, striatum, and SNr bilaterally FD-PET Decreased striatal uptake esp in posterior putamen Normal Pathology Degeneration of neurons in SNc, LC, NBM, DMN, cortex, spinal cord, peripheral nervous system Lewy bodies Degeneration of neurons in GPi No Lewy bodies BIBLIOGRAFIA Calne DB, Chu NS, Hung CC, Lu CS, Olanow CW. Manganism and Idiopathic Parkinsonism: Similarities and Differences. Neurology 1994; 44: 1583-1586. Couper J. On the effects of black oxide of manganese which inhaled into the lungs. Brit Ann Med Pharm 1837;1:41-42. Casamajor L. 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