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Ci scrivono: “Confesso che in certi momenti, p. Giovanni proprio non

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Ci scrivono: “Confesso che in certi momenti, p. Giovanni proprio non
Ci scrivono:
“Confesso che in certi momenti, p. Giovanni proprio non lo capivo… Al ritorno dai pellegrinaggi,
quando ci attendeva la fatica del quotidiano, dopo aver vissuto momenti di forte ricarica spirituale e
ci sembrava di volare… lo vedevo sfregarsi le mani e con gli occhi che brillavano ripetere: Che
bello, tornare a Reggio!. Ma cosa ci trovava di così bello nel ritorno a quella vita sempre uguale,
nel silenzio, nel grigiore della solitudine, nella nebbia che calava ogni sera nel parco, umida e triste?
Adesso, comprendo che era amore.
Amore per la sua chiamata.
Amore per la croce nascosta nelle pieghe di una vita, negli angoli di quell’esistenza totalmente
donata - alle volte- così comune, così umana!
Croce così simile alla nostra, che spesso andiamo a rischio di non identificare, proprio perché è
troppo piccola, troppo grigia, troppo umiliante. Croce ingloriosa che incontriamo tutti i giorni nei
contrattempi, nelle delusioni della vita, nei tradimenti degli uomini, nei limiti del corpo e dello
spirito.
Croce davvero simile a quella di Cristo.
Ma è questo che salva il mondo: stare su quella piccola croce con Gesù, uniti a lui. E rinunciare al
sogno irreale di un Dio che scende dal cielo e risolve i nostri guai. Starci con fede e con amore,
sorridendo e pregando, sempre, come ha fatto p. Giovanni”. (P.I.)
È proprio così.
Una fedeltà al quotidiano che ha come modello quella di Gesù, in tutti gli aspetti della sua vita è ciò
che ogni giorno il Signore ci chiede.
Il nostro Dio è entrato nella storia e l’ha redenta.
Attraverso le vicende più concrete e reali della nostra esistenza continua a farsi spazio nel mondo.
In questo periodo di cammino verso la Pasqua del Signore auguro a me e a tutti voi di poter
scoprire la croce come il luogo in cui la potenza di Dio opera nella nostra vita.
md Rosanna
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DAL DIARIO DI P GIOVANNI
Finché ci limitiamo a parlare di Dio, possiamo andar soggetti a una quantità di dubbi. Ma quando
siamo con Dio, inteso come una persona reale, vicina, sensibile, rimane il campo libero per la
confidenza.
Digli quello che ti senti di dirgli: non andarlo a trovare con delle formule vuote, lette sui libri, ma
attinte dalla tua anima assetata di luce e di pace…
Se vuoi, grida anche, ma quel grido sia tuo e traduca tutta l’angoscia dello spirito.
Trasforma la tua vita in una ammirabile costruzione spirituale, e allora vedrai come gli stessi peccati
possono divenire pietre miliari nella via ascensionale verso Dio.
E il resto lo farà senz’altro Lui.
C’è stata questa sera in città una bella conferenza di don Giovanni Rossi, l’infaticabile propulsore
della Pro Civitate Dei.
Mi ha aperto il cuore.
Col suo ottimismo, con la bellezza dello sguardo panoramico, con la forza della sua convinzione.
Forse oggi si insiste troppo sul lato negativo, sulle pecche e miserie dei cattolici: ma guardiamo
sereni anche la grandiosa realtà che ci circonda.
Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera.
[...]
Secolo il nostro di martiri senza numero - a milioni! - di santi, di asceti e di monaci, di apostoli e di
vittime! Mai si registrarono tante anime religiose, mai tanti missionari, mai tanti istituti e scuole
cattoliche, mai tanti lebbrosari e orfanotrofi, mai tanta fede genuina e ardente.
Spogliate l’uomo moderno, che nella massa amorfa della società acquista una maschera d’ipocrisia,
dal suo pesante involucro e lo troverete nel silenzio della sua coscienza ansiosamente proteso verso
Dio. Il buio dell’anima, il vuoto della vita lo richiamano alla sorgente, alla verità. Noi vogliamo
respirare l’infinito, tuffarci nell’eterno, evadere dalla gabbia uggiosa del tempo e della limitatezza
per godere a larghi polmoni la felicità vera e duratura.
Via quindi i pessimismi e le preoccupazioni: uomini di poca fede, che dubitate? Come un giorno nel
mare di Genezaret, il Cristo – alla preghiera dei buoni – si desterà, e levato sulla barca di Pietro
intimerà ai venti e al mare di calmarsi: et facta est tranquillitas magna.
Cristo avanza trionfante per tutti i continenti, e penetra in tutte le anime: noi giorno per giorno
stiamo assistendo a una nuova Epifania, l’Epifania del suo amore e del suo Regno: Regnum veritatis
et vitae, regnum sanctitatis et gratiae, regnum justitiae, amoris et pacis!
O Signore Gesù, conquistaci tutti – noi riluttanti e miseri – al tuo cuore: ecco, io mi affretto a
chiudere nella ferita del tuo costato tutti i miei parrocchiani… e non se ne parli più.
Ricostruisci con molta pazienza la tua innocenza. Non sarà più l’innocenza battesimale, ma sarà
sempre qualcosa di grande agli occhi del Signore. Non scoraggiarti di fronte agli insuccessi.
Sopratutto non tradirti con la bestemmia più umiliante: non ce la faccio. Omnia possum in Eo qui
me confortat. Fiduciam autem talem habemus per Christum ad Deum: non quod sufficientes simus
cogitare aliquid a nobis quasi ex nobis: sed sufficientia nostra ex Deo est. E se questo latino ti torna
difficile, te lo posso anche tradurre: io sono capace di tutto, (se vivo abbandonato) in Colui che è la
mia forza. Ma questa fiducia noi l’abbiamo in Dio mediante il Cristo. Non che da noi stessi siamo in
grado di pensare alcunché come se dipendesse da noi, ma la nostra capacità viene unicamente da
Dio.
Se tu pretendi la perfezione in ogni cosa, sbagli di grosso.
Ma non ci riesci tu, quando ti ci metti di lena, come pretendi che ci riescano gli altri?
Di tua natura saresti portato alla puntualità.
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Stattene in pace, anche se il prossimo vede l’orologio con cinque minuti in ritardo: è sfasato
leggermente sul cronometro, ma per lui quella è esattezza normale.
Ti piacerebbe l’ordine in quel modo.
Altri la vedono sotto un’altra angolatura e dispongono diversamente. Non fartene una croce: hanno
ragione anche loro.
Vorresti dei chierichetti composti, devoti, esatti, istruiti… Devono ancora nascere: abbi pazienza.
Educa intanto questi presenti, senza sognare ad occhi aperti i futuribili.
Desidereresti l’archivio così e così… prendilo invece cosà e cosà. Adagio adagio con estrema
serenità adatterai te alle cose e le cose a te.
È veramente una grande arte quella dell’accontentarsi!
In gennaio, all’età di 88 anni, Cesarina Fantozzi di Livorno (nella foto con p. Giovanni e p. Fabrizio
Pallotti) è tornata alla casa del Padre.
Chi ha partecipato agli incontri di gruppo la ricorda sicuramente, come assidua frequentatrice.
Riportando una sua testimonianza rilasciata a Reggio in memoria di p. Giovanni, la vogliamo
ripensare così come era tra noi, sempre vivace e allegra, generosa nel prodigarsi per i poveri e gli
ammalati, perdutamente innamorata della sua “Mamma”.
Ho conosciuto padre Giovanni a Livorno, negli anni 60, alla chiesa dei salesiani, ma solo
superficialmente. Nel 1989 partecipai a un pellegrinaggio guidato da lui.
In pullman, durante il tragitto, molti andavano dal padre a confessarsi, così pensai di fare lo stesso,
ma con leggerezza. Non mi fece dire troppe cose, ma mi apostrofò così: “Due galletti nel pollaio
non ci possono stare: o lei o Nostro Signore”. Poi mi fece una bella paternale che mi lasciò molto
scoraggiata, tanto che iniziai a pensare molto male di lui. Alla fine del pellegrinaggio ci invitò tutti
a Reggio per gli incontri dell’ultima domenica del mese. Ancora non so perché, ma ci andai anch’io
insieme a un amico di Livorno. Solo adesso comprendo che fu la Madonna a chiamarmi là.
Mentre passeggiavo su e giù per il parco le dicevo: “Mamma , io devo chiedere scusa a quel prete
per tutto quello che gli ho detto dietro”, ma non ne avevo il coraggio e mi sentivo il nodo alla gola.
A un tratto mi sentii toccare su una spalla, mi voltai: era un giovane che mi disse: “Signora, p.
Giovanni la vuole”. Andai verso di lui e piangendo gli confessai: “Le devo chiedere scusa per tutto
quello che ho pensato di lei e che le ho detto fra me e me”. Lui mi rispose: “Lasci stare, non mi
importa di questo. Impari a tacere e a parlare nel momento giusto”. Poi mi dette l’assoluzione e mi
disse di ritornare pure quando avessi voluto.
Io sono tornata molte volte da lui e tutt’ora, secondo le mie possibilità, frequento la Fraternità.
Ogni volta che mi vedeva e io lo salutavo baciandogli la mano sul palmo, lui si faceva un segno di
croce con un dito sulle labbra, per tre volte, e mi insegnava il silenzio.
Quante volte lo vedevamo passeggiare solitario con la corona in mano… e così ci insegnava a
pregare.
Durante le confessioni, i suoi consigli erano sempre: pregare molto e tacere.
Era molto umile, molto generoso nell’accoglienza del prossimo: credeva veramente in Dio.
Il bene più grande che mi ha fatto è stato l’urto doloroso di quella prima confessione che mi ha
buttato a terra e poi il suo avermi mandato a chiamare, quella volta a Reggio, come ho detto sopra: è
stato proprio lui che mi ha cercato perché io non ne avrei avuto il coraggio.
Riconosco che da quel momento ho cominciato a essere un po’ più vicina a Gesù e a vederlo sotto
un aspetto nuovo: prima di allora, infatti, pregavo soltanto la Madonna. Da quel momento ho
iniziato a vedere in lui un santo sacerdote.
Cesarina Fantozzi, 30 luglio 2000
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PAURA DI VOLARE - TESTIMONIANZA
Questo racconto è uno stralcio di una bellissima omelia che p. Michele Tumbarello ICMS,
superiore della comunità dei Servi del Cuore Immacolato di Maria di Montignoso, ha tenuto alla
Fraternità.
Lo riportiamo, sicure che potrà aiutare anche a voi a riflettere sulla bellezza della nostra
chiamata… a volare!!
Questo fatto che sto per raccontavi è realmente accaduto e mi è stato raccontato direttamente dalla
protagonista.
Una signora di mia conoscenza doveva prendere l’aereo: era la prima volta in vita sua, e si trattava
nientemeno di un volo intercontinentale, che aveva come destinazione il Brasile.
Il viaggio quindi sarebbe stato piuttosto lungo e la signora era un po’ tesa.
Ecco come ella stessa mi espose quello che le capitò
«Venuto il momento dell’imbarco, tutti i passeggeri presero posto nei sedili: io mi trovai sistemata
tra un ragazzo che leggeva il giornale e un’altra persona. Sentivo la tensione crescere attimo dopo
attimo: l’aereo era enorme e ormai la partenza era imminente.
Si chiusero gli sportelli e furono dati gli avvisi: sistemare i bagagli, spengere i cellulari, agganciare
le cinture, chiudere i tavolini davanti ai passeggeri...
Ecco, l’aereo si muoveva.
Scesero e si illuminarono i vari display mentre gli assistenti di volo cominciavano a illustrare le
misure di sicurezza, mostrando maschera per ossigeno, salvagente gonfiabile, scia luminosa sul
pavimento, uscite di emergenza e precauzioni da prendere in caso di evacuazione dell’aereo… e
intanto l’aereo era partito e il rombo del motore annunciava il decollo imminente. I display
informavano sulla velocità che aumentava vorticosamente.
Ecco l’aereo staccarsi da terra: adesso ad aumentare non era soltanto la velocità, ma anche l’altezza.
La paura fu incontenibile mentre l’accelerazione mi schiacciava allo schienale del sedile.
Mi voltai smarrita verso il ragazzo che alla mia destra, seduto accanto al finestrino, continuava a
leggere impassibile il giornale:
“Ma tu non hai paura?”
“No”
“E come fai a non averne?”
“Il pilota è mio papà.” ».
A quel punto io ho pensato: ecco, noi siamo su un aereo e questo aereo è la Chiesa.
Questo aereo ci porta verso la meta: non dobbiamo temere, perché alla guida c’è nostro Padre e
davvero - nonostante a volte le vicende siano avverse e i pericoli siano evidenti - è sempre il suo
amore provvidente che previene, accompagna e guida i suoi figli.
A noi sta solo lasciarci portare docilmente.
E la Madonna cosa c’entra in tutto questo?
Ella ci accompagna durante tutto il viaggio, ci assiste, ci rassicura e - come la capo hostess - è
l’unica persona che può bussare alla cabina del pilota e l’unica alla quale - quando bussa - il
pilota… è obbligato ad aprire.
P. Michele ICMS
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VIERGE MARIE
Questo brano è tratto dall'operetta Meditérranée, del compositore francese Francis Lopez (1916 1995) e trascritto in versione strumentale per cetra ad accordi. Si tratta di una supplica alla Vergine
Maria.
L’esecuzione è piuttosto complessa e richiede una buona padronanza della mano destra. Le note
piccole sono da considerarsi come l’ultima nota dell’accordo arpeggiato (battute 7 , 15, 22, 35).
(per avere il brano nello spartito per cetra sulla [email protected] )
LA PAROLA DEL PAPA
Il nostro immergerci nella morte e risurrezione di Cristo attraverso il Sacramento del Battesimo, ci
spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico
con la "terra", che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo. In
Cristo, Dio si è rivelato come Amore (cfr 1Gv 4,7-10). La Croce di Cristo, la "parola della Croce"
manifesta la potenza salvifica di Dio (cfr 1Cor 1,18), che si dona per rialzare l’uomo e portargli la
salvezza: amore nella sua forma più radicale (cfr Enc. Deus caritas est, 12). Attraverso le pratiche
tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera, espressioni dell’impegno di conversione,
la Quaresima educa a vivere in modo sempre più radicale l’amore di Cristo. Il digiuno, che può
avere diverse motivazioni, acquista per il cristiano un significato profondamente religioso: rendendo
più povera la nostra mensa impariamo a superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e
dell’amore; sopportando la privazione di qualche cosa - e non solo di superfluo - impariamo a
distogliere lo sguardo dal nostro "io", per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei
volti di tanti nostri fratelli. Per il cristiano il digiuno non ha nulla di intimistico, ma apre
maggiormente a Dio e alle necessità degli uomini, e fa sì che l’amore per Dio sia anche amore per il
prossimo (cfr Mc 12,31).
Dal Messaggio per la Quaresima 2011
Corsi 2011
CETRA
6 - 10 giugno
3 - 8 ottobre
21-22 maggio (weekend)
16-17 luglio (weekend)
1-31 agosto (corsi personalizzati
per singoli o piccoli gruppi)
I corsi si terranno nella foresteria della Fraternità di Maria I.M
Iano di Montaione FI (www.monastero-iano.it)
Il numero dei partecipanti è limitato a 7.
Materie del corso:
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impostazione e brani di repertorio per la cetra ad accordi
accompagnamento del canto liturgico (salmodia)
improvvisazione
elementi di armonia applicati alla cetra
metodo innovativo per quanti non leggono la musica
Per prenotazioni e informazioni 348 9524993
Sr ELENA GUIDI , monaca della Fraternità di Maria Immacolata Madre, ha iniziato lo studio del
pianoforte presso l’Istituto Musicale Mascagni di Livorno, proseguendo poi presso il Conservatorio
Verdi di Milano, col M° Giovanni Carmassi. Contemporaneamente ha frequentato l’Università
degli Studi di Pisa, dove si è laureata in Lingue e Letterature Straniere con il massimo dei voti, con
una tesi di indirizzo musicologico sull’opera inglese del 1600.
Ha studiato composizione con il M° Giuseppe Bruno.
Ha iniziato lo studio della cetra sotto la guida di Pauline Duc e di Maguy Gerentet. Facendo sua la
tecnica della scuola Gerentet l’ha approfondita e lavora per diffonderla.
Ha composto e inciso per le Edizioni Paoline il primo CD uscito in Italia per musiche originali per
cetra. È autrice delle raccolte Contemplatio, Kinnor e Sulla Cetra.
Ha collaborato con l’ufficio liturgico della Cei e l’Università Cattolica di Milano, partecipando a
eventi importanti come citarista.
Svolge attività didattica come insegnante di cetra in tutta Italia, in monasteri, comunità religiose,
parrocchie.
ICONOGRAFIA
4 - 11 settembre 2011
Corso pratico e teorico
di iniziazione all’arte sacra
della Tradizione cristiana orientale
Il CORSO propone l’esperienza della pittura completa di un’icona attraverso tutte le sue tappe,
evidenziandone la tecnica, l’estetica e la teologia in essa racchiuse.
È rivolto a tutti coloro che desiderano essere introdotti nell’arte sacra dell’icona.
Il SOGGETTO che si dipinge durante il corso è l’icona del volto di Cristo
La TRADIZIONE nel cui spirito si impara a lavorare è quella della Chiesa cristiana orientale russa
La TECNICA che viene applicata è quella dell’iconografia russa del periodo aureo (XV-XVI
secolo), con accenni alle altre tecniche
I MATERIALI: tavola gessata, pigmenti, foglia d’oro e altri materiali saranno forniti durante il
corso, mentre si consiglia l’acquisto dei pennelli, che verranno proposti.
Portare grembiule, riga, squadra, compasso, forbici grandi.
La GUIDA del corso è Giovanni Mezzalira. Nato a Milano nel 1949 vive e lavora a Bressanvido
(VI). Dopo avere esercitato la professione di architetto dal 1984 si dedica completamente
all’iconografia cercando di comunicare la propria quotidiana esperienza, e in spirito di servizio e
collaborazione lavorare per creare quell’humus favorevole alla rinascita di una viva tradizione di
arte sacra.
Il COSTO DEL CORSO è di € 400,00 (vitto e alloggio escluso) da versare direttamente al
maestro G. Mezzalira durante il corso.
Si considera iscritto chi ha inviato alla Fraternità la quota d’iscrizione di € 50,00 (mediante
vaglia postale).
Il corso si terrà nella foresteria della
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Fraternità di Maria Immacolata Madre,
Iano di Montaione FI
Chi avesse bisogno di OSPITALITÁ completa o del pranzo di mezzogiorno si accordi
preventivamente con la Fraternità (348 9524993)
(www.monastero-iano.it)
PER INFORMAZIONI
Giovanni MEZZALIRA
Tel. 0444/660982
[email protected]
Ringraziamo coloro che ci hanno aiutato economicamente e continuano a farlo. Come sempre
assicuriamo la nostra preghiera a tutti i nostri benefattori e a tutti coloro che sono legati alla
comunità.
Fraternità di Maria Immacolata Madre
Oasi Cuore Imm. Di Maria, Via Torri 39 - Iano di Montaione FI
tel 348 9524993 - [email protected]
Per offerte: ccp 10021194 - Iban IT 90 F01030 37880 000000347176
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