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CHARIOTS
CHARIOTS di Pietro Faggioli “CIO’ CHE DIEDI, HO CIO’ CHE SPESI, EBBI CIO’ CHE TENNI, PERSI” CHARIOTS Sulla tomba di due aviatori RAF abbattuti il 30/06/1944 presso Argenta (FE) Erano: R. RIGBY e W. TONGE. “WHAT I GAVE, I HAVE WHAT I SPENT, I HAD WHAT I KEPT, I LOST” La sera del 2 Gennaio 1943 era particolarmente buia; fuori Palermo il mare era nero ed alte onde, dalla bianca cima, combattevano la loro guerra. Le nubi basse e scure si confondevano con il mare ed, ogni tanto, uno scroscio di pioggia era spinto qua e là da un vento di terra che urlava a forza cinque. Due grossi sommergibili inglesi, il Thunderbolt (il glorioso vecchio Thetis, comandato dal Capitano di vascello C.B. Crouch) ed il Trooper (Tenente di vascello J.S.Wraith) si avvicinarono al porto di Palermo ed a circa tre miglia andarono all’emersione. Erano partiti da Malta il 28 Dicembre assieme al P311 (Tenente di vascello R.D. Cayley) ed erano riusciti a passare indenni tra le circa quindicimila mine che italiani, inglesi, tedeschi avevano depositato nel Canale di Sicilia. Avevano poi costeggiato la Sicilia settentrionale e, mentre il P311 puntava verso la Sardegna, essi erano arrivati a Capo Gallo di Palermo. Avevano trovato un mare realmente pessimo che faceva rollare gli scafi anche a meno dieci metri di profondità ed ora, dopo aver verificato con il periscopio, che il mare fosse deserto e che in zona non transitasse una di quelle micidiali corvette cacciasommergibili italiane, si prepararono a dare inizio all’operazione “Principal”. Tutto era iniziato alla fine del 1941 quando Winston Churchill, era rimasto profondamente irritato per lo smacco subito per opera degli uomini rana italiani che nella notte del 19 Dicembre 1941, penetrando con i “maiali” nel porto d’Alessandria, gli avevano affondato le corazzate Valiant e Queen Elisabeth, ridicolizzando la Royal Navy e restituendo la beffa di Taranto (nella notte del 12 Novembre 1940 gli Swordfish dell’Illustrious avevano attaccato il By Pietro Faggioli Translation by Barbara Camanzi - Peter Dick On the grave of two RAF pilots, R. Rigby and W. Tonge, shot down on 30th June 1944 in Argenta (FE) The evening of 2nd January 1943 was particularly dark; just outside Palermo the sea was black and high waves, their white tops fighting a war of their own. Low and dark clouds were mixing up with the sea, and every so often a rain shower was pushed here and there from a wind coming from inland and screaming with strength five. Two English submarines, Thunderbolt (previously named Thetis, commanded by Captain C. B.Crouch) and Trooper (Lieutenant J. S.Wraith) approached Palermo harbour and surfaced three miles from the coast. They had left Malta on 28th December, together with a third P311 (Lieutenant R. D. Cayley), and managed to safely negotiate something like fifteen thousand mines that the Italians, English and Germans had laid down in the Sicily Channel. They had then run along northern Sicily and finally arrived at Capo Gallo off Palermo, where they parted company with P311which went on toward Sardinia. Now, in shallow water with their hulls rolling, their periscopes having verified that the sea was deserted, with no Italian submarine chaser corvettes in the vicinity, they were ready to commence Operation Principal. The story had really begun at the end of 1941. Winston Churchill had been left deeply annoyed and humiliated after the night of the 19th December that year, when Italian frogmen had penetrated Alexandria harbour (in Egypt) with their “pigs” and sank the battleships Valiant and Queen Elisabeth. A return ‘laugh’ at the expense HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 6 porto di Taranto ed affondato due corazzate italiane). Il Primo Ministro inglese fece quindi subito questo promemoria per lo Stato Maggiore inglese: <Pregasi riferire quello che si sta facendo per emulare le imprese degli italiani nel porto d’Alessandria e metodi simili………. Vi sono ragioni per cui noi non siamo capaci di dimostrare lo stesso tipo d’aggressività scientifica che hanno dimostrato gli italiani? A me sembra che avremmo dovuto essere stati noi a dare l’esempio….> (Pro Prem 23/3561). La patata bollente fu data all’Ammiraglio Max Horton che immediatamente la trasmise al Capitano di fregata W.R.Fell, un ex sommergibilista e gli impartì questi ordini: <…..se ne vada e mi costruisca un siluro umano……..io ho da fare, ma Lei cominci a lavorare subito e si presenti quando avrà fatto qualche cosa….> (da “The Sea Our Shield” – Cassel e C. – London 1966). Mentre erano esaminati e poi preparati gli aspiranti uomini rana, il Cap. Fell si fece inviare i disegni e le foto di un “maiale” italiano catturato intatto a Gibilterra e, poiché i mezzi italiani funzionavano (e come !) costruì il primo “chariot” (letteralmente: carro da guerra oppure cocchio) copiandolo uguale. Il nuovo arnese funzionò, furono costruiti in serie ed inviati, assieme agli uomini che dovevano utilizzarli, nelle gelide acque scozzesi di Loch Cairnbawn, affinché prendessero famigliarità. In Giugno ‘42’ tutto era pronto e l’esame generale fu un attacco alla corazzata Howe da 35.000 tl. Molti operatori riuscirono a piazzare le cariche esplosive sotto lo scafo della nave senza venire scoperti e tutto andava molto bene ma, la squadra, fu riportata alla cruda realtà quando durante l’ultima esercitazione si vide un chariot infilarsi tra il fondo del mare e lo scafo della nave. Il secondo operatore (Worthy) riuscì a prendere i comandi ma purtroppo il Sottotenente Jack Grogan morì per intossicazione da ossigeno. Come prima operazione (operazione Title) si decise l’attacco alla corazzata tedesca Tirpitz che dormiva nel fiordo di Trondheim nell’ attesa di attaccare i convogli alleati diretti in Russia. L’operazione si rivelò, allo stato dei fatti, un completo insuccesso poiché si scelse di trasportare i chariots (il VI ed il VIII) con un peschereccio, l’Arthur, e, per superare i controlli dei tedeschi, con i mezzi appesi sotto lo scafo. Entrando nel fiordo, l’Arthur incontrò mare HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 7 of the Royal Navy for their Taranto ‘joke’ when on the night of 12th November 1940, when Swordfish bi-wing aircraft from the carrier Illustrious had attacked Taranto harbour and sank two Italian battleships. The British Prime Minister immediately wrote a memorandum to the Naval Staff: ‘It is urged to report back what has being done to emulate the Italian exploits in Alexandria harbour and similar methods...Are there any reason for us not being able to demonstrate the same kind of scientific aggressiveness shown by the Italians? It seems to me it was down to us to act as an example...’ (PRO Prem 23/3561). These hot chestnuts had to be picked out of the fire, and were the responsibility of Admiral Max Horton who immediately passed the problems on to the Captain W. R. Fell, an ex submarine man, together with the following orders: ‘…..Just go and build a human torpedo ……..I have things to do, but you may start to work on this immediately and come back once you have done something….’ (from The Sea Our Shield, Cassel and Co., London, 1966). While aspiring frogmen were being examined and trained, Captain Fell asked to be sent drawings and pictures of an Italian “pig” captured intact at Gibraltar and, as the Italian devices worked (and how well!), he then built the first “chariot” by copying it in every detail. The new device worked, so other new devices were built and eventually sent, together with the men that had to use them, to the icy waters of Loch Cairnbawn in Scotland, where operational training took place. By June 1942 everything was ready for a trial run: a simulated attack against the 35000 tonne battleship Howe. Various operators managed to place explosives under the hull of the ship without being noticed; everything was proceeding well but the team was brought back to reality when during the last exercise a chariot was seen to dive beneath the hull of the ship. The second operator (Worthy) managed to take over the control but sub lieutenant Jack Grogan sadly died due to oxygen poisoning. For the first operation (operation Title) it was decided to attack the German battleship Tirpitz that was anchored in Trondheim fjord, waiting to attack the allied convoys on their way to Russia. In reality the operation turned into a complete fiasco, as it decided to transport the grosso, si sentirono i due chariots sbattere tra loro e contro lo scafo e quando fu possibile fare un controllo ci si accorse che entrambi si erano staccati dai supporti ed erano precipitati in fondo al mare. Gli operatori furono allora sbarcati affinché cercassero di raggiungere il territorio svedese, erano J.Brewster, J.Brown, D.Craig, B.Evans, M.Causer e B.Tebb. Vennero però catturati e nello scontro a fuoco essi uccisero due soldati tedeschi. Evans fu ferito e poi fucilato dai tedeschi mentre gli altri rimasero prigionieri (Evans fu l’unico, tra gli uomini dei mezzi d’assalto d’ogni nazione, ad essere assassinato e la cosa fu presentata al processo di Norimberga contro i tedeschi). Ci si rese conto che il sistema utilizzato dagli italiani di trasportare i mezzi subacquei con i sommergibili e lasciarli fuori dei porti, era certamente il più efficace, quindi furono attrezzati tre grandi sommergibili della classe “T” ed i prescelti furono il Thunderbolt, il Trooper ed il P311. Ogni chariot aveva il suo contenitore fissato sulla coperta del sommergibile ed il Trooper ne aveva tre mentre gli altri soltanto due. Verso la fine del 1942 tutto fu pronto e si decise di operare nelle calde e tranquille acque mediterranee. Secondo le informazioni dell’intelligence, la flotta da battaglia italiana era letteralmente ferma nei porti per la mancanza di nafta e, quindi, da Malta, fu pianificato l’attacco ai porti da Taranto, Maddalena, Cagliari, Palermo e Tripoli, l’operazione Principal. Fu subito scartato Cagliari per mancanza di navi interessanti e, come inizio, fu inviato il Smg. Traveller ad ispezionare l’ingresso della base di Taranto. Fu un errore, il Traveller (Cap. di fregata D.St.Clair Ford) dopo la sua partenza da Malta nel Dicembre 1942, non comunicò più notizia di sè (probabilmente urtò una mina degli estesi campi minati posti a difesa della base) inoltre esaminando le foto fatte dagli aerei (fatte giornalmente) ci si accorse che la base era vuota e che la flotta italiana, già dall’inizio di Novembre era stata trasferita a La Spezia. I tre sommergibili partirono da Malta il 28 dicembre 1942, si lasciarono alle spalle la banchina sommergibili dell’isolotto Manoel nella baia di Marsamuscetto, il P311 diretto alla Maddalena, il Thunderbolt ed il Trooper diretti a Palermo. Il Tenente di vascello R.D.Cayley, comandante del P311 alle 0130 del 31 Dicembre comunicò di essere in 38°10’N e 11°30’E, purtroppo, quello fu chariots (VI and VIII) using a fishing boat the Arthur, passing through the German controls with the devices hanging under the hull. While entering the fjord, Arthur encountered rough seas, the two chariots were clearly heard banging with each other and the hull and, when it was finally became possible to check, it was discovered that both chariots detached from their supports and gone to the bottom of the sea. The operators; J. Brewster, J. Brown, D. Craig, B. Evans, M. Causer and B. Tebb, then disembarked and tried to reach Swedish territory. Instead they were captured in a battle, during which they killed two German soldiers. Evans was wounded and later shot by the Germans, while the others were kept as prisoners: Evans being the only one among all the men of the attacking craft from every nation during the war ever to suffer this fate, a fact presented against the Germans at the Nuremberg trial. It was then realised that the system used by the Italians to transport the underwater devices using submarines and to drop them out just outside the harbours was certainly the most effective. Three big submarines of class “T” Thunderbolt, Trooper and P311 were then chosen and suitably equipped, with every chariot was in a container fastened on the submarine deck. Trooper was carrying three chariots, the others two. Towards the end of 1942 everything was again ready and it was decided to operate in the warm and quiet waters of the Mediterranean. According to intelligence information the Italian battle fleet was literally confined to harbour due to a lack of fuel oil and it was therefore planned to use Malta as a base from which to attack the harbours of Taranto, Maddalena, Cagliari, Palermo and Tripoli. The attack was codenamed operation Principal. Cagliari was immediately rejected due to a lack of interesting ships. As a start for the operation, the submarine Traveller was sent over to reconnoitre the entrance of the Taranto base. Here disaster struck, as contact was lost with Traveller (Captain D. St. Clair Ford) never conveyed after its departure from Malta in December 1942 (it probably struck one of the mines in the large mine fields defending the base). Even , by examining daily airborne reconnaissance pictures it was then realised that the base was empty and the Italian fleet had been transferred to La Spezia already at the beginning of November. HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 8 1 - Il sommergibile Trooper 1 – The submarine Trooper l’ultimo messaggio di quel sommergibile. Si è pensato che il P311 sia finito su uno dei campi minati posti a difesa della Maddalena ad inizio guerra (certamente già conosciuti dagli inglesi) a causa del mare molto agitato per la tempesta in corso nel Tirreno. Rimane soltanto una segnalazione di pescatori del pomeriggio del 2/1/1943 che comunicano una violenta esplosione a sud del golfo. Per noi sub è interessante la segnalazione che nel golfo della Maddalena sono stati rintracciati gli scafi squarciati di ben tre sommergibili. (Uno di essi potrebbe essere il P311). Fuori Palermo, il Comandante del Thunderbolt, Crowch, fece salire il sommergibile in affioramento con solo la torre fuori dal mare e poiché in tal modo i cilindri contenitori restavano a pelo dell’acqua, fu possibile sfilare abbastanza agevolmente i mezzi d’assalto. Nella notte i cinque chariot abbandonarono il Trooper ed il Thunderbolt (mentre in zona stava arrivando anche il sommergibile Unruffled (P46), al termine di una crociera offensiva contro il traffico mercantile, per collaborare al recupero degli assaltatori) a circa quattro miglia dal porto di Palermo, sotto costa davanti a Capo Gallo. I chariot lanciati furono cinque: XV, XVI, XIX, XXII, XXIII. La storia di ciascuno fu questa: XXIII: gli operatori erano Stevens e Carter. Lasciato il Trooper, ebbero un’avaria ad uno dei respiratori, persero tempo e rinunciarono all’attacco. Furono infine recuperati dal Smg. Unruffled sei ore dopo il lancio. XV: gli operatori erano Miln e Simpson. Mentre si dirigevano verso Palermo esplose la HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 9 The three submarines left Malta on 28 December 1942, leaving behind the underwater quay of the small Manoel Island in Marsamuscetto bay, P311 on its way to Maddalena, Thunderbolt and Trooper to Palermo. At 01:30 of 31 December Lieutenant R. D. Cayley, captain of P311 radioed his position at 38°10’N e 11°30’E, unfortunately the last message received from that submarine. One possibility being that P311, due to very rough seas caused by a storm while in the Tirrenean, somehow ended up in one of the minefields placed to defend Maddalena from the beginning of the war (and certainly already known to the British). All that is known is that on the afternoon of 2nd January1943 local fishermen heard a violent explosion, in the south of the gulf. To us as divers this is of interest the announcement that in the Gulf of Maddalena the ripped open hulls of three submarines have been located and one of this could well be P311. Outside Palermo, the Captain of Thunderbolt, Crowch, surfaced with only the conning tower showing, this left the container cylinders at water level, making it easy to launch the attacking craft. Five chariots left Trooper and Thunderbolt during the night (while the submarine Unruffled (P46) was reaching the area, at the end of an offensive cruise against the mercantile traffic, in order to participate in the later rescue of the attackers) roughly four miles from the Palermo harbour, near the coast in front of Capo Gallo. The five chariots launched were: XV, XVI, XIX, XXII, XXIII and this is what happened to each of them. 2 - King George VI 2 – King George VI batteria del mezzo. Il marinaio Simpson annegò ed il corpo non fu mai più ritrovato. Miln invece, riuscì a raggiungere a nuoto la riva (sembra ad Isola delle Femmine) ove fu catturato. Questo chariot non riuscì ad entrare nel porto di Palermo. XIX: gli operatori erano Cook e Worthy. Riuscirono a raggiungere le reti di sbarramento del porto dove Cook si lacerò la muta; poi fu colpito da forti dolori e da vomito. Il marinaio Worthy riuscì a raggiungere terra con il chariot, fece scendere il suo capo e proseguì da solo. Da solo non riusciva a controllare il mezzo ed allora lo affondò in acque profonde e quindi tornò dove aveva lasciato il suo capo equipaggio. Non lo trovò, era certamente annegato ed il corpo non fu mai ritrovato, e fu fatto prigioniero. Questo chariot riuscì ad entrare nel porto di Palermo. XVI: gli operatori erano Dove e Freel. Essi riuscirono a forzare le reti portuali ma lo sforzo fu tremendo ed applicarono la carica esplosiva principale allo scafo di una grande nave che era attraccata in banchina (era la Viminale una nave passeggeri utilizzata come trasporto truppe). Non ebbero la forza di andare a collocare le mignatte lungo gli scafi delle altre navi poste nel porto. Furono fatti prigionieri e mentre venivano catturati ebbero la soddisfazione di vedere l’esplosione della nave che non affondò ma ebbe grandissimi danni. XXII: gli operatori erano Greenland e Ferrier. Nonostante il mare molto mosso riuscirono ad arrivare in costa e si riposarono. Superarono le due reti di sbarramento poste a difesa del porto. Essi videro, attraccato in banchina, lo scafo dell’Incrociatore leggero Ulpio Traiano che i cantieri palermitani stavano completando. Applicarono al suo scafo la carica esplosiva anteriore del chariot (quella da Kg. 270). Minarono poi con le mignatte il Cacciatorpediniere Grecale, la Torpediniera Ciclone ed il mercantile Gimma. Il Tenente Greenland ed il marinaio Ferrier riuscirono ad uscire dal porto per raggiungere i sommergibili in attesa ma, erano sfiniti, avevano respirato ossigeno puro per troppo tempo, si resero conto di girare in tondo fuori dal porto e di stare esaurendo le batterie. Affondarono il chariot e raggiunsero la riva a nuoto. Alle 0800 udirono l’esplosione che danneggiò gravemente l’Ulpio Traiano. L’Incrociatore si rovesciò e fu ridotto talmente male da non poter più essere utilizzato. XXIII: operated by Stevens and Carter. Once they left Trooper, one of the breathing sets malfunctioned, they wasted time trying to fix it, then finally gave up the attack. In the end they were recovered by Unruffled some six hours after their launch. XV: operated by Miln and Simpson. The battery of their chariot exploded while they were heading for Palermo. Simpson drowned and his body never recovered. Miln managed instead to swim to shore (it seems he reached Isola delle Femmine) where he was captured. This chariot did not manage to enter Palermo harbour. XIX: operated by Cook and Worthy. They managed to reach the boom defence nets of the harbour, where Cook first tore his diving suit and was then struck by an intense pain and vomited. Worthy then managed to beach the chariot, allowing his boss to disembark, he then carried on alone. Finding that he could not control the device by himself, Worthy then sank it in deep water and returned where he had left his boss fully equipped. Nowhere to be found he had certainly drowned and his body never recovered. Worthy was later captured. This chariot did manage to enter Palermo harbour. XVI: operated by Dove and Freel. They manage to force the harbour nets but the effort was terrible and they only fixed their main explosive against the hull of a big ship docked at the quay (the Viminale, a passenger ship used for transporting troops), being too tired to go on and install limpet mines on the hulls of the other ships in the harbour. They were captured but had the satisfaction meanwhile of seeing the explosion against the big ship which, even though it did not sink, still suffered major damage. XXII: operated by Greenland and Ferrier. Encountering rough seas they managed to reach shore where they rested. They then got through the two boom defence nets placed as defend the harbour and discovered the light Cruiser Ulpio Traiano alongside the quay, as it was still being completed by the Palermo shipyards. They then attached the chariot’s forward explosive (the 270 kg one) to its hull and went on to place limpet mines on the destroyer Grecale, the Torpedo Boat Ciclone and the merchant ship Gimma. Lieutenant Greenland and Leading Seaman Ferrier managed to exit the harbour in an attempt to rendezvous with the waiting submarines, but they were exhausted having been breathing pure HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 10 3 – Un chariot britannico 3 – A british chariot Gli inglesi furono fatti prigionieri. Le mignatte non esplosero e furono recuperate dai sommozzatori italiani nella mattinata stessa (giorno 3/1/1943). Ci si rese conto che Greenland e Ferrier, stanchi e certamente già ubriachi di ossigeno, si erano scordati di attivarle. Gli italiani trattarono molto bene e con estremo rispetto i sei superstiti e lo stesso Juno Valerio Borghese (Comandante degli uomini rana italiani) volle conoscerli. L’8 Settembre furono presi dai tedeschi che li trasferirono a Marlag (campo di prigionia per marinai) di Westertimke. Sopravvissero e furono liberati nel maggio del 1945. L’operazione Principal cambiò nome e proseguì nella notte tra il 18 ed il 19 Gennaio 1943 quando ci fu il programmato attacco al porto di Tripoli con il nome di Welcome. Fu coinvolto di nuovo il Thunderbolt che non riuscì ad avvicinarsi convenientemente al porto che, in quel momento, era in preda alle esplosioni poiché gli italiani stavano demolendo tutto il possibile, in previsione dell’abbandono della base, poiché l’VIII Armata inglese stava avanzando definitivamente (dopo la rottura del fronte ad El Alamein). I due chariot furono messi in mare, sembra che il XIII abbia avuto delle noie e non è molto chiaro cosa avesse combinato l’equipaggio che, comunque, venne catturato dagli italiani. Il XII andò all’attacco e venne vantato l’affondamento del Sommergibile italiano Santarosa. Questa perdita non dovrebbe essere assegnata agli operatori subacquei poiché il Smg. era appena arrivato con un carico di munizioni ed aveva incagliato all’estremo NE delle HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 11 oxygen for too long and they realised they were going in a circle outside the harbour and running down their batteries. Therefore they sank the chariot and swam to shore. They later heard the explosion that seriously damaged Ulpio Traiano at 0800. The Cruiser capsized and it was so badly damaged that it could not be used any longer. The British were captured. Their limpet mine did not explode and they were recovered the same morning by Italian divers (3rd January1943). It was later realised that Greenland and Ferrier had forgotten to activate them, being exhausted and certainly disorientated due to breathing oxygen. The Italians treated the six survivors very well and with extreme respect and Juno Valerio Borghese himself (Commander of the Italian frogmen) wanted to meet them. On the 8th September they were taken in custody by the Germans and transferred to Marlag of Westertimke (naval prisoner or war camp). They survived and were liberated in May 1945. The operation codenamed Principal was renamed Welcome and continued on the night between 18th and 19th January 1943, when an attack on Tripoli harbour took place. Once again Thunderbolt was involved but she found she could get close to the harbour, instead witnessing explosions both as the Italians demolished everything they could prior to abandoning the base, while the British VIII Army steadily advanced having broken through the front at El Alamein. However, two chariots were launched. It seems that XIII experienced problems though there is no details of what happened, the crew finally being captured by the Italians. XII pressed home an attack and the crew later boasted of having sunk the Italian Submarine Santarosa. In reality this loss should not be attributed to these underwater operators, as she had just arrived 4 – Chariot in acqua 4 – A chariot into the water secche di Kaliuscia. Alle 2300 il Smg. arenato era stato attaccato, con lancio di siluri, da motosiluranti inglesi . Alle 0230 del 20/01/1943 sembra sia stato danneggiato da un’esplosione (era in corso anche un bombardamento aereo) ed infine, la mattina, sempre del 20/1 fu fatto saltare dagli italiani. La storiografia anglosassone assegna al XII (Stevens e Buxton) l’affondamento della Motonave Giulia da tl. 5921. Però, secondo i rapporti della Regia Marina Italiana, la nave risulta colpita da bombe di aerei il 29/11/1942 e portata ad incagliare. Risulta poi danneggiata durante l’abbandono del porto il 22 Gennaio. La storia ci afferma che non sia stato raccolto alcun risultato, comunque tutti e quattro gli operatori furono fatti prigionieri, portati in Italia ove riuscirono a fuggire ed a rifugiarsi nella Città del Vaticano. Vennero liberati nel 1944, quando la V Armata americana occupò Roma. Terminate le operazioni Principal e Welcome, gli inglesi tirarono le somme e si resero conto che l’utilizzazione dei chariot non era stata pagante poiché da un lato vi era la perdita di due sommergibili inglesi, il Traveller ed il P311 completi d’equipaggio, contro la distruzione dell’Ulpio Traiano ed il danneggiamento della Viminale. Inoltre, tra i sommergibili impegnati al lancio e quelli impegnati al recupero degli equipaggi dei chariot, la Royal Navy doveva distogliere diverse unità dal compito principale che era quello di distruggere i convogli che cercavano di rifornire le truppe nemiche in Africa Settentrionale. E quanto pagato in perdite era davvero sproporzionato al risultato conseguito. I chariot rimasti a Malta (erano il V, XIV, XVII, XX, XXI, XXV ed il XXVI) furono utilizzati allora nella preparazione dello sbarco in Sicilia. Furono attrezzati per il trasporto (il Thunderbolt era andato intanto perduto per opera della Corvetta Cicogna davanti a Capo San Vito Siculo) di un solo chariot per volta i piccoli sommergibili mediterranei della classe U, cioè l’Unrivalled, l’Unseen, l’Unison ed essi operarono per la raccolta di dati idrografici da Maggio a fine Giugno 1943 nella preparazione dell’operazione Husky. Le operazioni erano audaci e rischiose: di notte il sottomarino saliva in superficie al largo e lanciava una squadra di due uomini (inquadrati nel “reparto di pilotaggio e ricognizione delle operazioni combinate”) a volte a bordo di un chariot, oppure sopra una canoa di tipo canadese. Un uomo rimaneva a bordo del with a load of ammunition and had ran aground on the NE end of the Kaliuscia sand banks. At 2300 she was then attacked by British torpedo boats and damaged by a torpedo explosion at 0230 of 20th January1943 (an air bombardment was also underway) then finally, on the morning of 20th January blown up by the Italians. British naval history also attributes XII (Stevens and Buxton) with sinking motor-ship Giulia, 5921 tonnes. However, according to the reports of the Royal Italian Navy, the ship was first hit by bombs from aeroplanes on 29th November1942, run aground then later damaged again during the abandonment of the harbour on 22nd January. History confirms that there were no results from this raid, and all the four operators were captured and taken to Italy, where they managed to escape and take refuge in the Vatican City. Then finally freed in 1944, when the American V Army occupied Rome. Once the Principal and Welcome came to an end, the British thought things over and realised that the use of the chariots did not pay, because they had suffered the loss of two submarines, Traveller and P311, together with the whole crew, while they only managed to destroy Ulpio Traiano and to damage the Viminale. Even more, when taking into account the submarines employed for the launch and those used for recovering the crews of the chariots, the Royal Navy took many units away from the main task of attacking convoys trying to supply enemy troops in North Africa. What had been suffered by way of losses was disproportionate to the results achieved. The chariots left in Malta (V, XIV, XVII, XX, XXI, XXV and XXVI) were then used in preparation for the landing in Sicily. Small Mediterranean U class submarines, Unrivalled, Unseen and Unison, were equipped to transport only one chariot at a time (in the meantime Thunderbolt had been lost off Capo San Vito Siculo, due to action by the corvette Cicogna). Between May and end of June 1943 were used to collect hydrographical data in preparation for operation Husky. Operations that were both audacious and risky: the submarine surfacing during the night in open sea to launch a team of two men (Combined Operations Pilotage Parties [COPP]) sometimes using a chariot, other times on board of a canoe of the Canadian type. A man was left on board of the device at few hundred metres from the coast while the other was swimming to shore where he was noting mainly the HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 12 5 – Il sommergibile P311 5 – The submarine P311 mezzo ad un centinaio di metri dalla riva mentre l’altro raggiungeva a nuoto la spiaggia ove annotava la posizione delle batterie costiere, le difese sulla spiaggia, gli edifici, i terrapieni, i punti di riferimento ma soprattutto la pendenza e la composizione della sabbia. Pochissimi particolari sono emersi su queste operazioni ma è noto che dal Marzo 1943 al Giugno 1943 erano andati perduti ben 11 uomini dei 31 che erano addestrati per queste missioni (vedi “The Mediterranean and Middle East” – Vol.V). I chariot di Malta, probabilmente perché molto usurati, furono tutti demoliti nel Giugno del 1944. In quel periodo in ogni caso, le difese portuali nel Mediterraneo avevano raggiunto un livello talmente elevato che sarebbe stato, in sostanza, un suicidio impiegare i mezzi subacquei. L’armistizio portò ad un avvicinamento tra gli uomini rana italiani ed inglesi e, quindi, fu preparata un’azione combinata per affondare, presso i moli del porto, gli Incrociatori italiani Bolzano e Gorizia, già semidemoliti che i tedeschi intendevano rimorchiare ed autoaffondare all’ingresso del porto di La Spezia per impedirne l’utilizzazione. Furono preparati due chariot nuovi, il LVIII ed il LX, furono scelti gli operatori (Smith, Lawrence, Causer e Berey) ed attrezzata una motosilurante italiana, la MS74, per il trasporto dei mezzi. L’operazione, inglese, fu preparata e coordinata da Luigi Durand de La Penne e da Girolamo Manisco, italiani, che avendo scelto la cobelligeranza erano stati liberati dagli inglesi. A sostegno del tutto vi era il Cacciatorpediniere Grecale, con a bordo gli uomini “Gamma” italiani pronti ad intervenire. Alle 2350 del 21 Giugno 1944 i chariot furono lanciati e Causer e Smith compirono un’operaHDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 13 slope and composition of the sand but also the positions of costal batteries, defences on the beach, buildings, embankments and reference points. Only few details regarding these operations have been found but it is known that from March to June 1943, 11 men were lost out of the 31 trained for these missions (See, “The Mediterranean and Middle East” – Vol.V). The chariots still in Malta, probably because very much worn, were all scrapped in June 1944. By that time, harbour defences of the Mediterranean Sea were at such a high level that to attempt an attack using such underwater devices would have been little short a suicide. Italian and British frogmen were brought together with the Armistice and a combined operation planned to sink the Italian cruisers Bolzano and Gorizia, which were lying alongside jetties and already half demolished by the Germans, who wanted to tow and sink them as block-ships at the entrance of the La Spezia harbour to prevent its use. Two new chariots, LVIII and LX, were prepared, operators (Smith, Lawrence: Causer and Berey) chosen and an Italian torpedo-boat, MS74, equipped for transporting of the devices. Luigi Durand de La Penne and Girolamo Manisco who, having both chosen to collaborate, had been freed by the British to prepare for the operation. The destroyer Grecale, which would carry Italian “Gamma” men on standby, was to support of the whole operation. At 2350 of 21st June 1944 the chariots were launched and Causer and Smith carried out a text book operation, penetrating in the harbour and placing all the explosives under the hull of the cruiser Bolzano. Berey and Lawrence did not manage to find the entrance to the harbour zione da manuale, penetrando nel porto e collocando tutte le cariche esplosive allo scafo della Bolzano. Berey e Lawrence invece, non trovarono l’ingresso al porto, esaurirono le batterie ed autoaffondarono il loro mezzo. Lawrence, Causer e Smith furono fatti prigionieri mentre Berey, aiutato dai partigiani, riuscì a raggiungere le forze alleate che stavano risalendo l’Italia. Nel porto di La Spezia, alle primissime ore del 22 Giugno, vi fu una violenta deflagrazione e le fotografie aeree delle 10,15 mostrarono lo scafo dell’Incrociatore coricato su un fianco. Due chariot inglesi furono utilizzati il 18 Aprile 1945 a Genova, nel tentativo di affondare la portaerei italiana Aquila, dagli uomini rana italiani; questa è però una storia riguardante gli operatori italiani e non quelli inglesi. Dopo l’attacco a La Spezia, per gli inglesi, vi fu un’ultima operazione, questa volta in Estremo Oriente e, manco a dirlo, contro due navi italiane. Erano la Sumatra (tl. 4859) e la Volpi (tl. 5292), due grandi motonavi da carico (con le stive piene di merci) del Lloyd Triestino che, il 10 Giugno 1940, erano state sorprese dalla nostra dichiarazione di guerra e si erano rifugiate a Phuket Harbour, a Nord di Penang in Thailandia. Esse rimasero inoperose alla fonda nella rada per un anno e mezzo, poi furono autoaffondate dagli equipaggi nel Dicembre del 1941, all’inizio delle ostilità del Giappone, per 6 – R.Dick Cayley 6 – R.Dick Cayley instead, having exhausted their batteries they sank their device. Lawrence, Causer and Smith were captured while Berey, with the help of the partisans, managed to reach the allied forces then backing up Italy. In La Spezia harbour, a violent deflagration occurred during the very first hours of 22nd June and the aerial pictures taken at 10:15 show the hull of the cruiser on one side. Italian frogmen later used two English chariots on 18th April 1945 at Genoa, in the attempt to sink the Italian aircraft carrier Aquila; but this is a story about Italian not British operators. After the attack on La Spezia, one of the last British operations took place, this time in the Far East area and, need we say, against two Italian ships. These two ships Sumatra (4859 tonnes) and Volpi (5292 tonnes), two big cargo ships (with their holds full of goods) belonging to Lloyd Triestino, had been caught on 10th June 1940 by the Italian war declaration and they took refuge in the Phuket Harbour, North of Penang in Thailand. These two ships remained inactive riding at anchor in harbour for one and half years, after which they were sank by their own crews in December 1941, at the beginning of the hostilities with Japan, following an air-raid warning that turned out to be completely unjustified. They did not sink completely and little was visible of the fire that took place prior to them sinking, instead they lay on a even keel on the muddy bottom of the harbour in such a way as to appear as upright in aerial reconnaissance pictures. On the night of 27th October 1944 two chariots of the new type B (XXIX and XXX) were launched from the submarine Trenchant. The underwater operators reached the ships, placed the explosives and returned to the submarine. They then had the satisfaction of seeing the explosions through Trenchant’s periscope: but of course the ships did not sink, as they were already lying on the bottom. In the meantime the war in Europe was over and the Admiralty decided not to risk losing any more worthwhile and brave men, because the Japanese had become really inhuman in dealing with prisoners of war. In Singapore an offensive expedition under Colonel Ivan Lyon, using particular single-place canoes powered by an electric motor and explosives to be attached to the targets, was discovered by the Japanese: of the operators, 14 men died in action and the other 10 HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 14 un allarme aereo (risultato poi del tutto ingiustificato). Esse erano completamente sommerse e presentavano vaste distruzioni causate dall’incendio appiccatovi prima dell’affondamento, appoggiando però con la chiglia nel fondo melmoso del porto ed apparendo, in questo modo, integre alla fotografia aerea. La notte del 27 Ottobre 44 due chariot del nuovo tipo B, furono lanciati dal Smg. Trenchant (erano il XXIX ed il XXX). Gli operatori subacquei raggiunsero le navi, collocarono le cariche esplosive e fecero ritorno al sommergibile. Dal periscopio del Trenchant essi ebbero la soddisfazione di vedere le esplosioni ma, le navi, non affondarono poiché erano già adagiate sul fondo. Intanto la guerra in Europa era finita, l’Ammiragliato decise di non correre più rischi di perdere uomini validi e coraggiosi poiché i giapponesi erano diventati realmente disumani nel trattamento dei prigionieri di guerra, infatti, a Singapore, una spedizione offensiva guidata dal colonnello Ivan Lyon e munita di particolari canoe monoposto, con motore elettrico e dotate di cariche esplosive da fissare ai bersagli, venne scoperta dai giapponesi. Degli operatori ben 14 caddero in azione ed i 10 superstiti furono catturati e condannati a morte da una corte marziale giapponese. La superiorità ormai raggiunta, nelle operazioni combinate con gli americani in campo aereo, marittimo e terrestre permetteva ora una certa disciplina nella spendibilità degli uomini. VIMINALE Motonave passeggeri – tsl. 8657 Costruita nel 1925. Della Soc. An. Di Navigazione Lloyd Triestino con sede a Trieste. Compartimento Marittimo di Genova n° 1743. Danneggiata il 03/01/1943 nel porto di Palermo dal chariot XVI. Per le avarie riportate fu rimorchiata prima a Messina per destinazione Taranto. Il 23/01/1943 presso Capo dell’Armi fu silurata, mentre era rimorchiata, dal Smg.Unbending e, per salvarla fu incagliata in costa. Il 27/01/1943 fu di nuovo rimorchiata a Messina. Il 25/07/1943 mentre era in corso il suo rimorchio per Napoli, fu affondata da motosiluranti statunitensi della 15° Sq. a circa 12 miglia a Sud di Capo Vaticano. E’ in 38°44’N-15°50’E ULPIO TRAIANO Incrociatore – tsl. 5420 La nave si trovava in allestimento ormeggiata alla HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 15 7 – L’incrociatore Ulpio Traiano 7 – The cruiser Ulpio Traiano sentenced to death by a Japanese Court-Martial. Though by now there a superiority in the air and on sea and land, in combined operations with the Americans, allowing for a more disciplined approach to the way men were sent on such operations. VIMINALE Passengers motor-ship – 8657 tonnes Built in 1925. Property of Soc. An. Di Navigazione Loyd Triestino, with head office in Trieste. Genoa Maritime District n° 1743. Damaged on 03/01/1943 inside the Palermo harbour by chariot XVI. Due to the damage it was first towed to Messina, with Taranto as final destination. While under towed it was torpedoed on 23rd January 1943 near Capo dell’Armi by the submarine Unbending and run aground on the coast. Once again taken under tow to Messina on 27th January 1943, it was finally sunk roughly 12 miles South of Capo Vaticano by torpedo boats of United States belonging to 15° Sq. on 25th July 1943 on its way toward Naples at position 38°44’N 15°50’E ULPIO TRAIANO Cruiser – 5420 tonnes This ship was being equipped in the jetty of the Palermo shipyard, when between 02:00 and 03:00 on 3rd January 1943 an explosive charge was placed under the vessel (chariot XXII). The explosion, at 07:59, broke her in two and she sank. In the post-war years the wreck was recovered for scrap. 8 – Chariot a Palermo 8 – A chariot in the Palermo harbour banchina del cantiere navale di Palermo. Tra le ore 0200 e le 0300 del 03/01/1943 fu applicata sotto il bastimento una carica di esplosivo (chariot XXII) che, scoppiando, alle 0758, spezzò l’unità in due tronconi provocandone l’affondamento. Nel dopoguerra il relitto fu recuperato e demolito. SANTAROSA Sommergibile – tsl. 942 Il sommergibile partì da Taranto il 15/01/1943 e giunse in vista di Tripoli il mattino del 19 trasportando un carico di 20,7 t. di benzina, 1,8 t. di oli lubrificanti, 40,8 t. di munizioni per le truppe. Per errore di navigazione incagliò, alle 0620, sull’estremo Nord Est delle secche di Kaliuscia. Durante il giorno furono effettuati, senza risultato, tentativi per il disincaglio mentre si sbarcava il carico con bettoline. Alle 2300 si verificò un attacco, con lancio di siluri, da parte di motosiluranti nemiche che fu pienamente respinto. Alle 0230 del 20/01/1943 l’attacco fu ripetuto ed un siluro colpì il sommergibile danneggiandolo irrimediabilmente. Nel corso del giorno 20, essendo prossimo l’abbandono di Tripoli, il relitto fu fatto saltare con bombe. GIULIA Motonave – carico – tsl. 5921 Costruita nel 1925. Appartenente alla Soc. An. di Navigazione Italia con sede a Genova. Iscritta al Compartimento Marittimo di Genova, matricola n° 2150. Lievemente danneggiata a Napoli il 20/07/1941. Colpita da bombe durante incur- SANTAROSA Submarine – 942 tonnes This submarine left Taranto on 15th January 1943 and had Tripoli on the morning of the 19th, transporting a load of 20.7 tonnes of petrol, 1.8 tonnes of lubricant oils and 40.8 tonnes of ammunition for the troops. Due to a navigation mistake she ran aground at 06:20 on the northeast end of the Kaliuscia sand banks. There were attempts to re-float her during the day without any success, while the goods were unloaded using lighters. At 23:00 a torpedo attack was carried out by enemy torpedo boats took place but it was repulsed. At 02:30 on 20th January 1943 another attack was launched and a torpedo hit the submarine, damaging it fatally. During the day of the 20th, with the final abandonment of Tripoli about to take place, the wreck was blown up using bombs. GIULIA Motor-ship – cargo – 5921 tonnes Built in 1925 she belonged to the Soc. An. Di Navigazione Italia, with its head office in Genoa and was registered in the Maritime District of Genoa (register n° 2150). Slightly damaged in Naples on 20th July 1941, it was later hit by bombs during an air raid on Tripoli on 29th November1942 (from 12:15 to 12:35). Run aground it was further damaged and then sank on 22nd Jasnuary1943 when the city was about to be evacuated. The British later recovered it. BOLZANO Cruiser – 13885 tonnes At the time of the armistice it was at La Spezia Arsenal for repairs to damage suffered during a torpedo attack on 13th August1942. It was then left abandoned for a long period of time. Then on 22nd June 1944 it was attacked again by British and Italian craft and, after the liberation of La Spezia, found sunk and overturned in the harbour. In the post war years it was recovered and scrapped. VOLPI Motorship - 5292 tonnes Built in 1931 she belonged to the Soc. An. di Navigazione Lloyd Triestino with head office in Trieste. Registered to the Maritime District of HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 16 Venice, register n° 239. At the outbreak of the hostilities, on 10th June 1940, she took refuge in the Puket Harbour, in Thailand and finally sunk by its own crew on 8th December 1941. 9 – Il sommergibile Thunderbolt 9 – The submarine Thunderbolt sione aerea su Tripoli del 29/11/1942 (da ore 1215 ad ore 1235), per evitarne l’affondamento fu portata ad incagliare. Ulteriormente danneggiata ed autoaffondata il 22/01/1943 nell’imminenza dell’evacuazione della città. Successivamente recuperata dai britannici. BOLZANO Incrociatore – tsl. 13885 Al momento dell’armistizio si trovava presso l’Arsenale di La Spezia in lavori di ripristino per i danni avuti nel siluramento subito il 13/08/1942. In stato di inutilizzazione per lungo periodo. Subì il 22/06/1944 l’attacco di mezzi d’assalto italo-inglesi ed, alla liberazione di La Spezia, venne trovato in rada affondato e capovolto. Recuperato e demolito nel dopoguerra. SUMATRA Motor-ship – cargo, 4859 tonnes Built in 1927 she belonged to the Soc. An. di Navigazione Lloyd Triestino with head office in Trieste. Registered to the Maritime District of Venice, register n° 303. At the outbreak of the hostilities, on 10 June 1940, she took refuge in the Puket Harbour, in Thailand and finally sunk by its own crew sank it on 8 December 1941. Bibliography: Navi Mercantili Perdute – Ufficio Storico della Marina Militare – 1952 Navi Militari Perdute – Ufficio Storico della Marina Militare – 1951 La Lotta Antisommergibile – Ufficio Storico della Marina Militare – 1978 I guerrieri degli abissi – Paul Kemp – Longanesi & C. – Milano – 1998 Uomini sul fondo – Warren & Benson – Longanesi & C. – Milano – Ships of the Royal Navy Statement of losses during the Second World War – Admiralty – London: Her Majesty’s Stationery Office – 1973 The Naval War in the Mediterranean 1940 – 1943 – Jack Green & A.Massignani – 1998 VOLPI Motonave – carico - tls.5292. Costruita nel 1931. Appartenente alla Soc. An. di Navigazione Lloyd Triestino con sede a Trieste. Compartimento Marittimo di Venezia, matricola n° 239. Allo scoppio delle ostilità, il 10 giugno 1940, riparò a Puket Harbour, in Thailandia. L’8 dicembre 1941 fu autoaffondata dall’equipaggio. SUMATRA Motonave – carico – tls.4859. Costruita nel 1927. Appartenente alla Soc. An. di Navigazione Lloyd Triestino con sede a Trieste. Compartimento Marittimo di Venezia, matricola n° 303. Allo scoppio delle ostilità, il 10 giugno 1940, riparò a Puket Harbour, in Thailandia. L’8 dicembre 1941 fu autoaffondata dall’equipaggio. HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 17 10 – Plancia di un chariot 10 – A chariot’s instrument panel Bibliografia: Navi Mercantili Perdute – Ufficio Storico della Marina Militare – 1952 Navi Militari Perdute – Ufficio Storico della Marina Militare – 1951 La Lotta Antisommergibile – Ufficio Storico della Marina Militare – 1978 I guerrieri degli abissi – Paul Kemp – Longanesi & C.Milano – 1998 Uomini sul fondo – Warren & Benson – Longanesi & C. – Milano Ships of the Royal Navy Statement of losses during the Second World War – Admiralty – London : His Majesty’s Stationery Office – 1973 The Naval War in the Mediterranean 1940-1943 – Jack Green & A.Massignani – 1998 1943 Lo sbarco in Sicilia – Carlo D’Este – Arnoldo Mondadore Editore – 1990 Storia Militare – N° 84 – Albertelli Edizioni Speciali srl. – 2000 CRONACA IMMAGINARIA Un nostro collaboratore ha seguito il CHARIOT-XXII durante l’attacco al porto di Palermo : il tenente R.Greenland della riserva volontaria che effettuava l’operazione assieme al marinaio scelto A.Ferrier gli ha raccontato lo svolgersi degli avvenimenti. …comunque ora siamo in mare ed entriamo in azione. Dimentichiamo subito l’aria viziata, puzzolente di uomini e nafta che ci ha accompagnato nei giorni passati nel Thunderbolt e con il nostro XXII ci dirigiamo a Sud, verso la costa. A volte riusciamo ad intravederla tra uno scroscio di pioggia e la cima di un’onda, tra un lampo e l’altro e che, per nostra fortuna, illumina la grossa massa scura di Capo Gallo. Il vento, basso e raso le onde, ci sommerge con la schiuma e l’ac- 1943 Lo sbarco in Sicilia – Carlo D’Este – Arnoldo Mondadore Editore – 1990 Storia Militare – N° 84 – Albertelli Edizioni Speciali srl. – 2000 IMAGINERY CRONICLE One of our colleagues followed CHARIOT_XXII during the attack to the Palermo harbour. Lieutenant R. Greenland of the Royal Navy Volunteer Reserve, who was carrying out the operation together with Leading Seaman A. Ferrier, relating to him the events the events that had taken place. …Suddenly we are in the sea and about to go into action. We immediately forget the polluted air, smelling of men and fuel oil, which was with us during the days spent in Thunderbolt and we head south, aiming for the coast together with chariot XXII. Occasionally we manage to catch a glimpse of her between a rain shower or while on the top of a wave, between the occasional flash of lightening that luckily for us lights up the large dark mass of Capo Gallo. The wind, close to the waves, covers us with foam and vaporised water that almost prevents us breathing. God helps us and almost by some miracle we find ourselves close to the coast. The Maltese and Arabs told us that in Palermo are the most beautiful women in the world…. But unfortunately we have to think at how to destroy as many of those damned Italian destroyers as possible which, acting as “annoying mastiffs”, escort the cargo ships assigned to the supply of the Army under Rommel, which is by now in difficulties in Tunisia. 11 e 12 – La motonave Viminale. 11/12 – The motorship Viminale HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 18 qua vaporizzata che quasi ci impediscono di respirare. Dio ci aiuta e quasi per miracolo ci troviamo vicini alla costa. I maltesi e gli arabi ci hanno raccontato che a Palermo ci sono le più belle donne del mondo….ma, purtroppo, noi dobbiamo pensare come distruggere il maggior numero possibile di quei maledetti cacciatorpedinieri italiani, che, come “mastini incazzati”, scortano le navi da carico addette al rifornimento dell’armata di Rommel, che è ormai alle corde, in Tunisia. Le navi scorta italiane sono responsabili del mancato ritorno alla base di tanti, tantissimi nostri sommergibili. La flotta italiana non ci fa paura: noi abbiamo il Radar, i migliori ammiragli ed equipaggi, una velocità di tiro che ci viene invidiata da tutte le altre flotte del mondo, proiettili adatti al tiro notturno, ma quelle piccole velocissime navi hanno uomini con una determinazione, un coraggio che meritano “perfino” il nostro rispetto. Però ora, in costa, le acque si sono calmate. Il nostro silenzioso amico XXII fa il suo dovere ed ormai dovremmo essere vicino alle ostruzioni, alle reti, poste a bloccare l’ingresso del porto. Nella mente ho stampate le ultime fotografie fatte dalla RAF di Malta: una rete esterna e poi una seconda, con alla destra i cantieri navali, l’arsenale di Palermo; al loro molo è attraccata una nave da guerra, un piccolo incrociatore oppure un grosso cacciatorpediniere. Seguendo il molo vi sono due o tre relitti che poggiano sul fondo, una torpediniera rovesciata (non interessano più a nessuno, e, comunque, a volte la RAF fa buoni lavori) poi una grossa “rifornitrice”. Più verso Est troviamo l’attracco dei famosi cani incazzati, tutti con la poppa al molo, in ordine e pronti a partire verso il largo. Vi assicuro che io ed il marinaio Ferrier colpiremo duro. Faremo vedere a quei “poor Eyeties” (gli ambiziosi piloti inglesi di Malta chiamavano così gli italiani - n.d.r.) cosa può significare, per loro, sfidare la Reale Marina Inglese! L’esplosione delle nostre cariche farà sbattere “la dentiera nella bocca di Mussolini”. (tipica espressione dei sommergibilisti inglesi quando un siluro colpiva - n.d.r.). Incontriamo la prima rete e la superiamo senza difficoltà. E’ facile, spingiamo il muso del Chariot sotto la rete e poi diamo aria alla cassa di zavorra. Il battello si solleva, alza la rete e noi due scivoliamo sotto. Superiamo nello stesso modo anche la seconda HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 19 These Italian ships are the responsible of the failure of returning to the base of many, very many our submarines. The Italian fleet does not frighten us: we have radar, the best admirals and crews, a response speed that is the envy of all other fleets around the world, bullets suitable for night shooting, but still those small and very fast ships have men with a determination and courage that deserve “even” our respect. But now, close to the coast, the waters have quietened down our silent friend XXII, departs on its own task and by now we should closing on the obstructions, the boom defence nets, placed to block the entrance to the harbour. I have printed in my mind the last pictures taken by the Malta RAF: an outer net and a second inner one, with the naval shipyards on the right and finally the Palermo arsenal. A war ship or a small cruiser or a big destroyer is docked to the jetty. Alongside the jetty two or three wrecks are lying, a torpedo boat turned upside down (they are of no interest to anyone any longer, and anyway sometimes even the RAF does a good job) and finally a big supply ship. More toward the east we find the docking location of the famous ‘ annoying dogs’, all of them stern on to the jetty, in order to facilitate a rapid departure seawards. I can guarantee you that Ferrier and myself will hit hard. We will show to those “poor Eyeties” (the ambitious English RAF pilots from Malta used to call the Italians by this name, _ n.o.e.). They will soon learn what it means to challenge the Royal Navy! The explosion of our charges will rattle “the false teeth inside Mussolini mouth”. (This was a typical expression used by the English submarine men when a torpedo was striking – n.o.e.). We encounter the first net, and get through it without difficulties. It is easy, we push the nose of the Chariot under the net, then put air in the ballast tank. The chariot raises, lifts up the net and we slide underneath. We go through the second obstruction in the same way and, my God, everything was easy. But with all the equipment we are carrying any effort uses all our strength and even more we begin to feel the cold. Lets forget about it, the water is calm, we are in a protected area, and we submerge to a few feet 13 – La motonave Sumatra / Archivio Fulvio Petronio 13 – The motorship Sumatra / Archivio Fulvio Petronio ostruzione, e, my Good, è stato tutto facile, ma con tutta l’attrezzatura uno sforzo qualsiasi assorbe tutte le nostre forze ed inoltre il freddo comincia a farsi sentire. Meglio non pensarci, l’acqua è calma, siamo in una zona riparata, scendiamo con la profondità di alcuni piedi, per non farci vedere dalle sentinelle e puntiamo nella direzione del piccolo incrociatore. Al buio liberiamo la carica da 270 kg e l’assicuriamo alle alette della chiglia. L’acqua trasmette delle voci, l’ossigeno dei Davis è quasi finito, sono, siamo stanchissimi, sfiniti. A poche centinaia di metri scorgiamo le sagome di altre navi, dietro ai moli spunta la città di Palermo con qualche luce, ha smesso di piovere. L’indicatore fosforescente mi comunica che il Chariot ha ancora una buona riserva di energia elettrica. Lentamente, in immersione, raggiungiamo le altre navi. Saranno trascorse forse tre o quattro ore dalla nostra uscita dal sommergibile, ma a me sembrano mesi. Ci infiliamo tra due cacciatorpediniere, Ferrier apre il bauletto di poppa ed applica due mignatte da due kg e mezzo di esplosivo. Vediamo un mercantile ed una corvetta. Applichiamo la mignatta al mercantile ma, purtroppo, l’ultima ci scivola di mano e scende verso il fondo. Tutto è confuso ora, ho perso sensibilità alle mani, il freddo è atroce, i miei occhi vedono stelle luminose che si accendono e si spengono. E’ ora di rientrare, mi dirigo a Nord, verso il Thunderbolt alla massima velocità possibile, urtiamo in maniera spaventosa la seconda rete di difesa e la sfondiamo (per fortuna lei aveva due depth, in order not to be seen by sentries while we aim toward the small cruiser. In the dark we then free the 270 kg charge and fix it to the fins of the keel. The water transmits voices, the oxygen of the Davis Submarine Escape Apparatus is almost used up, we are extremely tired and exhausted. A few hundred metres away we catch a glimpse of the shapes of other ships, while behind the jetties appears Palermo with a few lights showing. It has stopped raining. The phosphorescent gauge tells me that our chariot still has a good reserve of electricity. Slowly, diving down, we reach the other ships. Three or four hours have probably gone by since we left the submarine, though it feels to like months. We slip between two destroyers; Ferrier opens the stern small trunk and attaches two 2-1/2 kg limpet mines. We find a merchant ship and a corvette. We attach a limpet mine to the merchant ship but unfortunately the last one slides from our hands and sinks to the bottom. Everything is confused now, I lost have sensitivity in my hands, the cold is dreadful I see bright stars in front of my eyes that keep turning on and off. Now is the time to go back. I head for North, for Thunderbolt, at the maximum allowed speed. We knock against the second defence net in a horrible way but we break through it (fortunately it already had been in the sea war for two and half years); anyway we are once again travelling at maximum speed. A huge mass in front of us, Jesus Christ, a merchant ship motionless to the anchor, it should had not be there!! HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 20 anni e mezzo di guerra in mare sulle spalle); comunque di nuovo a tutta velocità. Una massa enorme davanti a noi, Cristo un mercantile fermo all’ancora, non deve esserci! L’abbiamo urtato, la bussola non funziona, Ferrier è rannicchiato a cavalcioni, al suo posto, abbiamo finito l’esplosivo, il mondo, il mare, il porto è tutto grigio e non è più nero. Ma ora vedo la costa, sono ad Est ed io credevo di andare verso Nord. Dov’è il Thetis ? (Il Sommergibile Thunderbolt nel 1939 aveva nome Thetis, affondò, venne recuperato, liberato dei 100 uomini morti che conteneva, riarmato e con un nuovo nome inviato a combattere- n.d.r.). Apriamo gli appositi rubinetti, affoghiamo il nostro Chariot XXII e, raggiungiamo a nuoto la riva, pochi metri, e crolliamo sulla sabbia. Un’esplosione mi sveglia, mi ero addormentato, Ferrier è accanto a me. A sinistra vediamo alzarsi una colonna nera di fumo. Arrivano uomini in divisa, ci circondano, un’altra esplosione, Cristo, forse non abbiamo innescato le mignatte. Gli uomini ci scrutano, confabulano tra loro; ci parlano e, per fortuna, sono italiani e non tedeschi. Siamo vivi e forse lo rimarremo… 14 – La motonave Volpi / Archivio Fulvio Petronio 14 – The motorship Volpi / Archivio Fulvio Petronio HDS NOTIZIE N. 29 - Febbraio 2004 - pag. 21 We knocked against it, the compass does not work, Ferrier is huddled in his place, and we have already finished all the explosive charges we carried. The world, the sea, the harbour, everything is grey and not black any longer. But I can see the coast now; I am going east while I thought I was going north. Where is Thetis? (The name of the submarine Thunderbolt was Thetis in 1939. It sank; it was recovered, freed of the 100 dead inside, rearmed and sent to fight with a new name – n.o.e.). We open the appropriate cocks, we drown our Chariot XXII and swim to shore only few metres away where we collapse on the sand. Another explosion wakes me up: I had fallen asleep. Ferrier is next to me. We see a black smoke column rising up on the left. Men wearing uniforms arrive and surround us; there is another explosion. Jesus Christ, maybe we did not prime the limped mines. The men scrutinize us, confabulate between themselves, talk to us and fortunately are Italians and not Germans. We are alive and possibly we will stay alive…