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La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme Prof.ssa Roberta Filippi

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La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme Prof.ssa Roberta Filippi
La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
Prof.ssa Roberta Filippi
Una delle sette chiese di Roma facente parte fin dall’alto medioevo del tradizionale itinerario di
pellegrinaggio, reso celebre da Filippo Neri e tuttora consigliato in particolare per gli anni giubilari,
è la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme chiesa titolare nel rione Esquilino.
La Basilica Veduta aerea
Fu costruita sulle rovine della villa imperiale Horti Variani ad Spem Veterem, iniziata da Settimio
Severo e terminata nel III secolo da Eliogabalo siriano di origine (El "dio" e gabal "montagna, e
significa "il dio che si manifesta in una montagna", in riferimento alla divinità solare di cui era
sacerdote.
Settimio Severo
Eliogabalo
L’ubicazione era presso la Porta Prenestina (oggi Porta Maggiore) dove si biforcavano la Via
Labicana e la Via Prenestina. Il toponimo derivava da un tempio repubblicano alla dea Spes
(Speranza) edificato nel 477 a.C. La zona, suburbana ma ben fornita d'acqua grazie agli acquedotti
che convergevano su Porta Maggiore, divenne verso la metà del I sec. a.C. una zona residenziale di
pregio. La successiva denominazione di Horti Variani si deve all'estensione del demanio imperiale
sui prossimi terreni appartenenti a Sesto Vario Marcello, padre del futuro imperatore Elagabalo. Disegno di Pirro Ligorio
Facevano parte del complesso l'Anfiteatro Castrense, il Circo Variano, le Terme Eleniane (il cui
restauro fu ordinato dall'imperatrice Elena) e un nucleo residenziale, nel quale erano una grande
sala (in seguito usata per la costruzione della chiesa) e un’aula absidata. La villa venne privata di
alcune sue parti dalla costruzione delle Mura Aureliane nel 272. L'Anfiteatro Castrense, tra la chiesa di S.Croce in Gerusalemme e le Mura Aureliane deriva il nome
da "Castrum" ("accampamento") ma che assumerà, in tarda epoca il significato di dimora imperiale,
era destinato agli spettacoli e alle manovre militari in onore della corte imperiale e deve la sua
ottima conservazione al fatto di essere stato incorporato nelle Mura Aureliane. Di pianta ellittica
(metri 88 x 75,80), costruito interamente in opera laterizia, tranne pochi elementi in travertino,
originariamente aveva due ordini di arcate tra pilastri: nel primo i fornici erano inquadrati da
semicolonne corinzie, con il capitello in mattoni, mentre nel secondo i fornici erano affiancati da
paraste. Il terzo, ricostruibile da disegni rinascimentali, era costituito da un muro pieno, nel quale si
aprivano finestre e vi erano inserite alcune mensole sulle quali poggiavano le travi che sostenevano
il velario, al pari del Colosseo. Anfiteatro Castrense
Venere e Cupido Musei Capitolini Resti dell’Abside del Sessorium
Dall'Anfiteatro aveva inizio un grandioso Corridoio coperto, lungo più di 300 metri e largo 14,50,
che sfiorava la grande sala più tardi trasformata nella chiesa di S.Croce in Gerusalemme e si
spingeva fino al Circo Variano: resti di questo corridoio e del circo sono visibili in vari punti nella
zona retrostante la chiesa di S.Croce. Quando vennero costruite le Mura Aureliane, l'Anfiteatro, al
pari di altri monumenti come la Piramide Cestia, il Muro Torto, Porta Maggiore, fu inserito nel
percorso della cinta muraria per accelerarne i tempi di costruzione. Il Circo Variano era un circo di
Roma, che prese il nome dall'imperatore Eliogabalo (Sesto Vario Avito Bassiano); vi si tenevano i
giochi gladiatorii e le corse dei carri di cui Eliogabalo era amante, tanto che partecipò ad alcune
gare. Lungo 630 m e largo 125 m, era più grande del Circo Massimo e del circo di Massenzio.
Sulla spina del circo era collocato l'obelisco di Antinoo, fatto trasportare dall'Egitto da Adriano ed
eretto sulla via Labicana in onore del giovane favorito dell'imperatore; Eliogabalo fece ricollocare
l'obelisco nel proprio circo; oggi si trova sul Pincio.
Circo Variano
Resti del Circo Obelisco di Antinoo Mura Aureliane
Le Terme Eleniane erano un insieme di cisterne pubbliche di età severiana di dodici ambienti
comunicanti tra arcate, siti al di fuori degli Horti. Restano pochi ruderi, ma splendidi disegni
rinascimentali di Andrea Palladio e Antonio da Sangallo il Giovane. Lo Stato Italiano ha finanziato
importanti ritrovamenti e restauri, ma restano ancora non visitabili.
Terme Eleniane
All'inizio del IV secolo. il palazzo fu scelto come residenza da Elena, madre di Costantino, con il
nome di Palazzo Sessoriano (dal latino sedeo, ovvero "siedo" (cfr. italiano “sessione”), poiché in
epoca tardo imperiale il consiglio imperiale usava riunirsi in una sala del palazzo). Nel corso di un
viaggio in Palestina trovò alcune reliquie della passione di Gesù sul monte Calvario e ne portò una
parte a Roma, nel suo palazzo, fondando la basilica nella grande aula rettangolare e dando origine a
un luogo di culto molto venerato da tutta la Cristianità, da cui sorgerà l’attuale Basilica di S. Croce
in Gerusalemme.
Nell’VIII sec. la basilica viene restaurata e nel X viene fondato l’annesso Monastero a S. Croce, che
ospitò fino al 2009 vari ordini: i Benedettini, i Canonici di San Frediano, i Certosini, Cistercensi. In tutto il Medioevo la basilica fu meta di pellegrinaggi di tipo penitenziale, specialmente durante la
Quaresima. Il Venerdì Santo i papi stessi percorrevano a piedi scalzi, in segno di penitenza, la
strada che congiunge San Giovanni in Laterano (presso cui i papi risiedevano all'epoca) alla basilica
di Santa Croce per venire ad adorare la reliquia della Croce di Gesù. Nella metà del XII sec. ­ per volere di Papa Lucio II ­ fu divisa in tre navate e vennero aggiunti un
porticato, non più conservato, e il campanile romanico in laterizio, alto 8 piani, di cui oggi si
possono vedere solo gli ultimi quattro, con finestre monofore e bifore, alcune delle quali murate nel
XIV secolo; i primi quattro piani sono invece incorporati nel monastero.
Il Monastero
Interno a tre navate Fu nel Settecento che la Basilica assunse l’aspetto barocco, grazie all’intervento degli architetti
Gregorini e Passalacqua che, per volere di Benedetto XIV, eressero la nuova facciata concava in
travertino ripartita da lesene con luminose finestre collocate al di sopra degli ingressi minori e
costruirono l'atrio ovale, elemento architettonico tipico delle creazioni borrominiane. al di sopra del
passaggio centrale. In cima alla facciata vengono poste le statue dei quattro Evangelisti, di S. Elena
e Costantino; mentre al centro si erge la Croce adorata da due angeli.
Facciata e Campanile
L'ingresso alla basilica avviene attraverso un Atrio a pianta ellittica, con una piccola cupola sostenuta da pilastri e colonne in granito che, nella basilica paleocristiana, erano collocate all'interno. Per le porte quattrocentesche, parzialmente danneggiate nel XVIII secolo, si passa all'interno, suddiviso in tre navate da otto antiche colonne di granito e da sei pilastri, quattro dei quali inglobano altrettante colonne originarie. S.Croce­Facciata
Interno
Pavimento cosmatesco
Percorrendo la navata centrale, sulla volta si ammira “S.Elena in gloria” di C.Giaquinto. Nel
presbiterio sono un Ciborio del Settecento e l'urna in basalto che accoglie le spoglie dei santi
Cesareo e Anastasio; al centro dell'abside è un tabernacolo in marmo e bronzo dorato (opera di Carlo Maderno).
S.Elena in gloria­C.Giaquinto
Ciborio Abside Nel catino absidale gli splendidi affreschi di Antoniazzo Romano illustrano gli episodi del
ritrovamento della Croce, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varrazze.
Soffitto dell’Abside Scavo delle tre Croci
S.Elena e il resuscitato
Di A.Romano si può vedere una splendida Annunciazione in S.Maria sopra Minerva, dove è conservata la spoglia mortale di S.Caterina da Siena. Nella parete di fondo la splendida tomba del Card. Quiñones, opera di Jacopo Sansovino. Alle pareti e nelle cappelle laterali opere che illustrano episodi biblici, di C. Giaquinto, Vanni, Maratta, Garzi, Passeri e un Crocefisso di scuola Donatellesca.
Monumento funerario
Annunciazionee A.Romano
R.Vanni
Crocifisso
Dietro l’abside ci sono due cappelle, quella a sinistra dedicata a San Gregorio, quella di destra dedicata a Sant'Elena. Quest’ultima era la stanza privata dell’imperatrice nel Sessorium, dove sono state conservate le Reliquie per più di un millennio e il cui pavimento era stato cosparso della terra del Calvario che Elena aveva portato a Roma, cosicché la Basilica stessa è "a Gerusalemme", nel senso che un "pezzo" di Gerusalemme fu trasferito a Roma per la sua fondazione. Non a caso Giovanni Paolo II, il 25 marzo 1979, durante la sua visita alla basilica disse: “Qui siamo nel vero Santuario della Croce!”. La Cappella è decorata alle pareti con un ciclo di affreschi, dedicato alla Vera Croce, eseguiti dal Pomarancio (XVI sec.); nella volta un Mosaico dell’epoca di Valentiniano III, Gesù benedicente attorniato dagli evangelisti, poi restaurato nel Cinquecento da Melozzo da Forlì e dal Peruzzi, mostra per la prima volta il pappagallo e il tucano. Nella cappella è conservata una statua di Sant’Elena, copia della Giunone Vaticana.
Cappella di S.Elena Mosaico (Melozzo)
Statua di S.Elena
Costantino e Elena
S.Elena
Soprattutto in Grecia è molto sentita la devozione a S.Elena e nei miei numerosi viaggi nelle isole greche spesso mi sono raccolta nel silenzio delle piccole cappelle sparse ovunque, isolate e candide tra l’azzurro del cielo e del mare; all’interno sempre numerose le caratteristiche icone della Santa.
Tra cielo e mare
Nell’attuale Cappella delle Reliquie vi è una splendida copia dell’icona russa detta della Veronica; si conservano una parte della Croce, un Chiodo, un pezzo del Titulus Crucis (l'epigrafe di Ponzio Pilato in latino, greco ed ebraico, "Gesù di Nazareth re dei giudei"), frammenti della colonna della fustigazione, la spugna imbevuta d'aceto usata per dissetare Gesù, uno dei 30 denari di Giuda, la falange del dito di S.Tommaso e alcune Spine). La “Veronica”
Reliquiario Il Titulus Le Spine La Croce Il Chiodo
Nel 1930 le Reliquie furono trasferite nella nuova cappella, opera dell'architetto Florestano di Fausto su incarico del Card. Pacheo e di Pio V, per essere esposte alla venerazione dei pellegrini in un percorso di catechesi sulla Passione e Morte di Gesù Cristo, in un ideale viaggio al Calvario con le stazioni della Via Crucis, citazioni e simbologie tratte dalla Bibbia, fino a arrivare alla visione delle Reliquie e a una cappella dove dal 2002 è custodita una copia a grandezza naturale della Sindone. Si può visitare la tomba della piccola Antonietta Meo, dichiarata venerabile dalla Chiesa nel 2007.
La Sindone
Antonietta Meo
Vetrata
Miracolo di S.Bernardo
La Basilica conserva notevoli opere d’arte: oltre al già citato, gli affreschi medievali nel sottotetto; il pavimento in stile cosmatesco, le tele di Raffaele Vanni, Luigi Garzi, Carlo Maratta e Giuseppe Passeri e Corrado Giaquinto e per un certo periodo anche tre pale d’altare eseguite tra il 1601 e il 1602 da un giovanissimo Pieter Paul Rubens, appena giunto a Roma da Mantova. Nel 1870, dopo la breccia di Porta Pia e la caduta dello Stato della Chiesa l'intero complesso di Santa Croce in Gerusalemme fu confiscato e incamerato nei beni dello Stato Italiano. Ai monaci fu concesso di restare ad abitare nel monastero e officiare le SS. Messe nella Basilica, ma, per alcuni decenni, parte del monastero venne utilizzata come caserma.
Il 13 marzo 1910, papa Pio X, per le necessità degli abitanti del rione Esquilino, molto popolato, istituì la Parrocchia di Santa Croce in Gerusalemme, affidando la cura pastorale ai monaci cistercensi ivi residenti dal XVI secolo. Dal 2009 la cura pastorale della parrocchia di Santa Croce è
stata affidata al clero diocesano di Roma, e nel 2012 Papa Benedetto XVI ha deciso la definitiva soppressione dell'abbazia cistercense e la dispersione della comunità dei monaci. Annesso al monastero di Santa Croce e ricavato tra le mura e l'anfiteatro Castrense, papa Sisto IV nel 1476 fece costruire l'oratorio di Santa Maria del Buon Aiuto come segno di ringraziamento. La tradizione racconta che proprio presso le mura il papa trovò riparo dai fulmini durante un violento nubifragio, impetrando l'aiuto della Vergine. In seguito a ciò egli decise che in quel luogo venisse edificato un piccolo oratorio, nel quale è conservato uno splendido affresco della Madonna con Bambino (la Madonna del Buon Aiuto), attribuito ad Antoniazzo Romano, che qualche anno più tardi, completerà il ciclo degli affreschi del catino absidale della Basilica.
Il piccolo oratorio era anche conosciuto con il nome di Santa Maria «del Soccorso». La chiesa presenta una facciata semplice, coperta da un tetto a capanna sul quale è situato un piccolo campanile; una breve scala con balaustra permette di accedere al bel portale con architrave, sul quale si trova la seguente iscrizione: sixtus iiii fondavit mcccclxxvi («Sisto IV fondò 1476»). Sulla parte alta della facciata è situato anche lo stemma papale di papa Sisto IV della Rovere, mentre una seconda iscrizione, su lastra marmorea, è posta sopra il portale e così recita: in questo santo loco prega dio per l'anime del santo purgatorio la santa memoria di Sisto quarto fece ingrandire questo santo loco. Attualmente l'oratorio è chiuso al pubblico.
S.Maria del Buonaiuto
All'interno dell'Anfiteatro castrense, da secoli pertinenza della basilica, è stato ricreato nel 2004 l'orto del monastero, su progetto dell'architetto Paolo Pejrone. Nello spazio circolare gli assi principali di orientamento sono costituiti da due vialetti perpendicolari pergolati, che si incontrano al centro in una vasca. Il cancello di ingresso all’orto è opera contemporanea dell’artista italo­greco Jannis Kounellis.
Dopo la soppressione dell'abbazia cistercense e della comunità monastica nel 2012, l'orto non è più coltivato, ed è attualmente chiuso al pubblico. Tuttavia è possibile effettuare delle visite guidate dell'Anfiteatro Castrense, facendo richiesta alla Soprintendenza dei Beni Archeologici di Roma.
L’Orto Monastico
Particolare
Il Cancello
Particolare
Prof.ssa Roberta Filippi
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