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13 12 14 Repubblica Il giallo del finanziere pestato
14 MAFIA CAPITALE la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014 L’inchiesta “Le iniziali sulle buste di soldi” così la Cupola pagava i politici Il giallo del finanziere pestato Il sottoufficiale indagava su una cooperativa vicina al clan Il riesame: “È mafia, Carminati e gli altri restino in cella” MARIA ELENA VINCENZI ROMA. «Fai una busta per Bolla e ci metti una B. Poi una per Massimo e ci scrivi Car». «M non lo posso scrive perché c’ho la M de Marco Clemenzi». «Vabbè, scrivi C e gli fai trovare venti». A parlare sono Salvatore Buzzi e la sua segretaria, Nadia Cerrito, entrambi arrestati nell’inchiesta su Mafia Capitale. E l’oggetto della conversazione sono le buste di soldi con cui il ras delle cooperative si spartiva il “bottino” dei soci e assicurava la “benevolenza” di chi gli faceva vincere gli appalti. Nuovi dettagli che emergono nel giorno in cui la procura incassa il primo successo processuale: il tribunale del Riesame di Roma, presieduto da Bruno Azzolini, ha confermato l’aggravante mafiosa per Massimo Carminati, Riccardo Brugia, Roberto Lacopo e Fabrizio Franco Testa che rimangono tutti in carcere. Va ai domiciliari, invece, Raffaele Bracci, uno dei pesci piccoli del clan accusato di usura. Regge, dunque, l’impostazione dell’accusa, affidata ai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, nonostante la battaglia combattuta in aula dagli avvocati Giosuè e Ippolita Naso (padre e figlia) che hanno cercato di smontare l’accusa di mafia. Il sindaco Marino ieri ha firmato l’atto con cui il Campidoglio si costituisce parte offesa. Emergono, intanto, nuovi dettagli. I carabinieri del Ros e i finanzieri del nucleo di Polizia tributaria indagano anche I su un’aggressione avvenuta ad VER aprile a Cisterna di Latina. La è un maresciallo delle BA vittima Gialle, picchiato a colpi di LI Fiamme spranga da due albanesi. Quello che ha incuriosito la procura è che il sottoufficiale proprio in quel periodo stesse facendo una serie di accertamenti sulle cooperative riconducibili a tale Angelo Fanfarillo. Uno che a Latina faceva lo stesso lavoro di Buzzi e che, guarda a caso, a Buzzi era collegato. A lui direttamente e a Marco Clemenzi, anche lui di Cisterna di Latina e anche lui indagato nell’inchiesta perché accusato di aver emesso una serie di fatture per operazioni inesistenti in favore delle cooperative del ras della “29 giugno”. E non a caso, è proprio a Clemenzi che era destinata una delle buste con il denaro che Buzzi faceva mettere in cassaforte dalla Cerrito. Ed è sempre Clemenzi a trovarsi, molto spesso, a contare le mazzette di contante insieme alla segretaria. Una sua specialità, per al quale Nadia Cerrito lo prende in giro: «hai fatto il banchiere». Mazzette che Carminati (così come Clemenzi) volevano in pezzi piccoli, probabilmente per non dare nell’occhio. Tanto che la Cerrito dice a Buzzi e al suo collaboratore Claudio Bolla: «Carminati tutti pezzi grossi c’ho, mo’ gli do quelli. Da venti non ce ne ho manco uno». Il 15 novembre 2013, negli uffici della Cooperativa 29 giugno, Buzzi e alcuni suoi collaboratori commentano la recente ispezione della Finanza durante la quale non è stato trovato nulla. Un colpo di fortuna che inorgoglisce il ras: «Marco mi aveva dato i soldi. Li avevo messi nell’armadio visto che non dovevo paga’ nessuno. Lunedì è arrivato Massimo se l’è presi e finita la storia. Ma se venivano lunedì, che cazzo je dicevo?». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PERSONAGGIO Salvatore Buzzi, braccio destro di Carminati filmato dai Ros. Sopra, le mazzette sequestrate la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014 15 PER SAPERNE DI PIÙ www.carabinieri.it www.poliziadistato.it ELLEKAPPA AI BENI CULTURALI Anna Maria Buzzi, è direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale al ministero Beni culturali E la sorella di Buzzi ora imbarazza il ministero IL CASO CORRADO ZUNINO Testo che misura lo spazio che equivale a 001 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 002 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 003 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 004 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 005 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 006 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 007 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 008 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 009 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 010 righe cartella. 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Testo che misura lo spazio che equivale a 056 righe cartel- Nelle intercettazioni la raccomandazione del capo della coop alla nipote per un concorso Franceschini irritato con la sua dirigente: pronti a prendere provvedimenti. Ma lei nega: non c’entro la. Testo che misura lo spazio che equivale a 015 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 016 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 017 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 018 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 019 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 020 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 021 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 022 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 023 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 024 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 025 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 026 righe cartella. 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Testo che misura lo spaz © RIPRODUZIONE RISERVATA LA STAMPA ESTERA NEW YORK TIMES “Inchiesta sulla mafia scuote l’Italia” è il titolo sul giornale Usa: il crimine organizzato non è più una questione solo meridionale LE MONDE In prima pagina sul quotidiano francese l’inchiesta su “Il nuovo sacco di Roma” e sulla mafia arrivata nella capitale italiana la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014 MAFIA CAPITALE 17 PER SAPERNE DI PIÙ espresso.repubblica.it www.repubblica.it Il racconto “Il Cecato è il re di Roma” quell’inchiesta nata da una soffiata in strada “La gente aveva paura anche a pronunciare il suo nome” Il cronista dell’Espresso racconta la scoperta del “mondo di mezzo” LIRIO ABBATE abbiamo cominciato a raccontarlo su l’Espresso nessuno voleva credere che il “re di Roma” fosse lui, Massimo Carminati. Confesso che anch’io all’inizio ero incredulo. Sono state le mie fonti, che conoscono direttamente i fatti criminali, a parlarmi del “cecato”, di questo ex estremista di destra. Con le fonti, di cui ho verificato a lungo l’attendibilità, ho stretto un patto: garantire l’anonimato. Carminati lo ricordavo imputato al processo per l’omicidio di Mino Pecorelli, accusato insieme ai mafiosi siciliani di averlo ucciso. I giudici lo hanno assolto assieme con Giulio Andreotti. Insomma, non immaginavo di trovare a capo di questa nuova organizzazione criminale il “nero”. Ho un ricordo chiaro della scena in cui le fonti hanno svelato la sua identità, perché mi ha colpito il modo in cui lo hanno detto, anzi prima lo hanno mimato: gesticolavano, in silenzio; poi con una mano si sono tappati l’occhio, alla fine hanno pronunciato con tono di voce basso, quasi impercettibile quel nome, Carminati. Nonostante il posto sicuro in cui ci trovavamo per parlare, avevano paura di lui. Per spiegare il motivo di quel terrore raccontavano retroscena criminali di violenza esercitata dal “Cecato”. Ripetevano che Carminati non aveva paura di nessuno, si sentiva protetto e immortale: «Aveva visto la morte in faccia e l’aveva sconfitta». Ecco perché tra i criminali romani era diventato un capo da rispettare. L’occhio lo ha perso durante uno scontro a fuoco con un poliziotto. E così, fino a quasi tre anni fa per me Carminati non era altro che un personaggio ambiguo della malavita che aveva trovato posto in “Romanzo criminale” come il “Nero”. A quel punto ho dovuto approfondire la conoscenza, ho fatto ricerche negli archivi giudiziari e in quelli di redazione, ho compulsato più volte le mie fonti per cercare di capire meglio il personaggio. E ogni giorno tutto mi appariva più chiaro. Mi sono trovato davanti un nuovo criminale, uno che era riuscito a trasformare una banda di accattoni in una organizzazione che ha come unico scopo il business e la corruzione. Per ottenerle usava la violenza e l’intimidazione. Bastava che qualcuno pronunciasse il suo nome per far calare il gelo. Adesso che i carabinieri del Ros di Roma lo hanno arrestato tutti ne parlano, tutti ricordano. Ma fino a due anni fa, quando l’Espresso decise di metterlo in copertina, nessuno, almeno apparentemente, si sconvolse nel mondo della politica. Oggi che sono note le intercettazioni capisco il motivo. Perché due anni fa Carminati me lo rappresentavano come arbitro di vita e morte: dai traffici sulla strada agli accordi negli atti- Q UANDO LE TAPPE IL PRIMO ARTICOLO 7 dicembre 2012: L’Espresso pubblica l’inchiesta in cui si racconta come Roma fosse in mano ad alcuni clan, uno dei quali capeggiato da Massimo Carminati LE MINACCE Lo stesso giorno Massimo Carminati, parlando con un suo complice minaccia l’autore dell’inchiesta (Lirio Abbate): “Come lo trovo gli fratturo la faccia...” L’OPERAZIONE 2 dicembre 2014:37 arresti (tra cui Carminati), oltre100 indagati. Per la prima volta a Roma contestata l’aggravante mafiosa IN EDICOLA “Volevano tutta l’Italia” la nuova puntata dell’indagine sul clan ROMA. “Volevano tutta l’Italia”. Si intitola così l’ultima inchiesta dell’Espresso su Mafia Capitale, nella quale vengono ricostruiti i progetti e gli affari del clan Carminati, che si estendevano anche fuori da Roma, soprattutto nel settore dell’accoglienza degli immigrati. Era stato un articolo di Lirio Abbate, dal titolo “I quattro re di Roma”, finito sulla copertina del settimanale, che nel dicembre del 2012 aveva raccontato come la città fosse controllata da quattro boss che si erano spartiti il territorio: Carminati, Fasciani, Senese e Casamonica. Lo stesso Guercio, in alcune intercettazioni riportate nei faldoni dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” della procura di Roma, si lamenta del giornalista e di quello che aveva letto sui suoi traffici illeciti nella capitale. ci dei Parioli. Unica autorità, in quel periodo, in grado di guardare dall’alto ciò che accadeva a Roma. È stata la curiosità giornalistica a spingermi ad approfondire la conoscenza di quest’uomo per meglio descriverlo ai lettori e quindi l’ho osservato: Massimo Carminati sembrava un piccolo borghese, vestito in modo casual, ma ogni volta che qualcuno lo incontrava si capiva subito — dalla deferenza e dal rispetto che gli tributavano — che fosse «persona di riguardo». Mi sembrava di assistere a scene che avevo visto in Calabria e in Sicilia, quando i boss camminavano per le strade dei paesi. E lui ne era consapevole. Mi faceva impressione il fatto che utilizzasse spesso telefoni pubblici per chiamare: si fermava improvvisamente per strada, afferrava la cornetta in una cabina e chiamava. Sapeva di non potersi fidare dei cellulari, perché intercettati, ma con questo modo di fare appariva come un latitante di mafia braccato dagli investigatori. Poi sono arrivati gli altri nomi dei capi clan che si dividono la Capitale. I 4 re di Roma: Michele Senese, Carmine Fasciani e i Casamonica. Ma il vero re di Roma resta però Carminati. E come mi raccontava chi lo ha conosciuto di- L’ARRESTO Massimo Carminati, 56 anni, ex terrorista nero e rapinatore, boss arrestato per “mafia capitale” rettamente “sarà pure re, ma di nobile non ha nulla”, perché pensava solo ai soldi, alla violenza e alla corruzione. Nell’indagine giornalistica ho scoperto altri nomi che formava- Carminati si sentiva protetto e immortale: “aveva visto la morte in faccia e l’aveva sconfitta” no un mondo composto da vecchi personaggi criminali, veterani degli anni di piombo, abituati a trattare con le istituzioni e con i padrini, abili a muoversi nel palazzo e sulla strada. Eccolo il «mondo di mezzo» che oggi è emerso dalle intercettazioni dell’inchiesta del procuratore Giuseppe Pignatone, coordinata dai pm Michele Prestipino, Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli. Il racconto delle mie fonti mi ha fatto percepire il potere che aveva preso il controllo di Roma. Un controllo criminale diverso da come lo si può intendere a Palermo o Reggio Calabria. Tra questi «criminali-organizzati» emergevano estremisti di destra di due generazioni. Ma il nome-chiave è sempre rimasto quello di Carminati, in grado di fare da collante tra i clan: tutti lo ascoltavano. Per questo motivo all’epoca mi spiegarono, e lo scrissi, che «i 4 re di Roma» avevano raggiunto un accordo a inizio 2012 che prevedeva: niente più omicidi di mafia nella Capitale, e cioè dentro il Grande raccordo anulare. In questo modo le forze dell’ordine non si sarebbero potute muovere in nuove indagini e il business illegale non avrebbe subito ripercussioni. Il patto era stato siglato dopo che i boss avevano appreso dell’arrivo a Roma del nuovo procuratore Giuseppe Pignatone. Avevano paura della sua azione giudiziaria, così come aveva fatto a Reggio Calabria contro i clan della ‘ndrangheta. Adesso le indagini, grazie alle intercettazioni, hanno svelato il «mondo di mezzo», dando scacco ai «re di Roma». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014 CONTATTI CRONACA_DI_ROMA @ REPUBBLICA.IT Roma LETTERE CON FIRMA, INDIRIZZO E TELEFONO ˜ MAX 6 RIGHE FAX 06/49822508 E-MAIL [email protected] ROMA.REPUBBLICA.IT SOCIETÀ @ ROMA.IT GIORNO E NOTTE Al Palalottomatica lo chansonnier Stromae Tor Sapienza torna in piazza “Noi non siamo mafiosi” Livini, Fogli, Catania Biennale della ceramica CARLO MORETTI A PAGINA XI SERVIZIO SUL SITO SARA GRATTOGGI A PAGINA XIII Al “boss” di Eur spa gratifica da 63mila euro Ed era sotto processo ALTA TENSIONE NEL GIORNO DELLO SCIOPERO BORDOCAMPO FABRIZIO BOCCA Dimenticare la Champions La sconfitta può valere oro Tra i giallorossi è scambio di accuse Ma ora può essere più facile la strada per scudetto ed Europa League > Il super premio di Mancini, arrestato anche per Mafia capitale > L’annuncio di Marino: il Comune si costituirà parte offesa > È stretta sul rimpasto di giunta: per Tricarico l’ipotesi Casa RICCARDO Mancini, arrestato per Mafia capitale, nel giugno dello scorso anno ha ricevuto un bonus di 63 mila euro come premio di produzione, nonostante l’ex ad dell’Ente Eur fosse finito agli arresti il 25 marzo per lo scandalo della tangente sui filobus. Nel frattempo, il sindaco Ignazio Marino ha firmato ieri l’atto con cui formalizza alla Procura la costituzione dell’amministrazione come parte offesa nell’inchiesta sulla mafia a Roma. Sul fronte politico si profila un settimana decisiva per il rimpasto della giunta: c’è attesa per l’ok del Csm al giudice Alfonso Sabella, futuro assessore alla Legalità. BOCCACCI E VITALE ALLE PAGINE II E III IL REPORTAGE IL SINDACO Viaggio a Sacrofano “In auto a 30 all’ora nella tana del “Nero” E trappole per writer” GABRIELE ISMAN LAURA SERLONI IA di Monte Cappelletto, lo- calità Borgo Pineto, Sacrofano: lo tsunami di Mafia Capitale è partito da qui. In questa stradina appartata di campagna, costellata di ville importanti tra telecamere e videocitofoni, abitavano — fino agli arresti eseguiti dai carabinieri del Ros la scorsa settimana — Massimo Carminati, il suo braccio destro Riccardo Brugia e Agostino Gaglianone. RAPPOLE per i writer, migliaia di nuove auto elettriche a Roma, fundraising per il restauro dei monumenti, chilometri di piste ciclabili e aumento di 15 volte della tassa di occupazione di suolo pubblico per i camion bar. Non è un nuovo libro dei sogni, ma sono le promesse del sindaco Marino alla città lanciate nell’incontro con i blogger romani alla Casa della Città a Garbatella. SEGUE A PAGINA V SEGUE A PAGINA IX V T AL RAS DELLE COOP UN APPALTO DA 800MILA EURO GRAZIE AL FUNZIONARIO CHE AVEVA I SOLDI IN CASA Le mani di Buzzi sulle piste ciclabili CECILIA GENTILE IL CASO E MANI della gang di Buzzi an- L che sulla manutenzione delle ciclabili. Da una informativa del Ros depositata dalla procura al tribunale del riesame emerge che nell’estate 2013 la sua cooperativa ottenne un appalto di 800mila euro senza Iva grazie all’intervento di Claudio Turella, il funzionario del X dipartimento di Roma Capitale, Tutela ambiente e verde, ora in carcere per Mafia capitale. SEGUE A PAGINA VII FONDAZIONE ROMA Villaggio dell’Alzheimer posata la prima pietra Inchiesta Di Stefano “Un milione a Guagnelli per comprare la droga” SCARPA A PAGINA VII LA DENUNCIA L’ultimatum di Italo “Troppo degrado a Tiburtina traslochiamo a Termini” SERVIZIO A PAGINA IX ELIMINAZIONE della Roma dalla Champions è un’occasione buttata, ma non è un dramma. Ci sono stati molti errori e molti rimpianti, persino delle sbruffonerie, ma insomma nel processo di crescita di un grande club può starci. Né mi sembra che si possa dubitare delle sue ambizioni se è vero che progetta uno stadio da un miliardo. Però a Roma sono cominciati a serpeggiare i primi dubbi, le capacità di Garcia sono state messe in discussione, si è riaperto il solito dibattito su Totti e i suoi 38 anni. Qualche domanda sul capitano è legittima farsela — deve essere il pilastro della Roma o piuttosto deve essere l’arma in più, il jolly da giocare nel momento più complicato? — ma solitamente lui sposta il traguardo di un naturale declino sempre un po’ più in là. Ma in questo momento pagano dazio un po’ tutti: Garcia che ha perso il tocco magico, Iturbe bufala 30 milioni, Totti totem con crepe. Se la Roma sarà capace e fredda di testa potrebbe addirittura ricavare un vantaggio. La Juve avrà davanti una difficile Champions. Finché resterà in corsa avrà avversari più grandi e impegnativi di quanto non possa trovare la Roma nella Coppa in cui è stata “retrocessa”. E se la Roma riuscisse ad andare avanti se non addirittura vincere l’Europa League — non è impossibile, anzi — per assurdo potrebbe considerare gli schiaffoni presi dal Bayern prima e dal Manchester United poi, quasi un regalo della provvidenza… L’ Palazzo occupato, blitz e scontri 5 arresti, 13 feriti, 100 denunce LIBORIO CONCA LITZ dei movimenti per la casa ieri pomeriggio, al culmine di una giornata che ha paralizzato la città stretta tra lo sciopero generale dei sindacati e i cortei di protesta. Gli attivisti hanno occupato per pochi minuti un edificio in zona policlinico Umberto I, subito sgomberato dalle forze dell’ordine. Durante gli scontri feriti dieci manifestanti e tre agenti, mentre sono state arrestate cinque persone e cento denunciate. SEGUE A PAGINA XV B © RIPRODUZIONE RISERVATA I lettori denunciano @ OGGI SUROMA.REPUBBLICA.IT Appio Latino Metro Valle Aurelia Vie dissestate pedoni a rischio Stazione abbandonata nelle mani di vandali NVILLAGGIO per malati di Alzheimer con tanto di strade, piazze e giardini, che potrà ospitare circa cento persone. Alla realizzazione del progetto della Fondazione Roma — che ha tratto spunto da un’idea già messa in atto in Olanda — hanno dato il via il presidente della Fondazione, Emanuele Emmanuele e Ignazio Marino, che ieri a Bufalotta hanno posto insieme la prima pietra. LO STATO dei marciapiedi di via Alfredo Beccarini e il manto stradale di via Gaspare Finali sono in condizioni pietose. Questa situazione è problematica per l’incolumità dei cittadini, che a causa delle voragini rischiano di scivolare: il Comune deve provvedere alla manutenzione stradale. LA STAZIONE di Valle Aurelia è un importante snodo fra metropolitana e ferrovia Fm3 ma è lasciata nell’abbandono. Ho visto più volte scene di vandalismo e microcriminalità, oltre ad un grave stato di degrado delle strutture fra infiltrazioni d’acqua e banchine dissestate. È necessario un intervento. SEGUE A PAGINA XV Sergio Ferraiolo Beatrice Serani VALENTINA LUPIA U REDAZIONE DI ROMA VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 ■ 00147 ■ TEL. 06/49822931 ■ FAX 06/49822508 ■ CAPO DELLA REDAZIONE GIUSEPPE CERASA ■ INTERNET ROMA.REPUBBLICA.IT ■ E-MAIL: [email protected] ■ SEGRETERIA DI REDAZIONE TEL. 06/49822813 DALLE ORE 13.00 ALLE ORE 20.00 ■ TAMBURINI FAX 06/49822380 ■ E-MAIL: [email protected] ■ TROVAROMA TEL. 06/49822475 ■ FAX 06/49822315 ■ PUBBLICITÀ A. MANZONI & C. S.P.A. ■ VIA C. COLOMBO, 98 ■ 00147 ROMA ■ TEL. 06/514625802 II la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014 ROMA CRONACA L’inchiesta Eur spa, la maxi gratifica a Mancini sotto inchiesta un bonus di 63 mila euro Giugno 2013, assegno al manager arrestato per Mafia capitale L’ex ad era appena stato scarcerato per la tangente filobus “ L’EX AD PAOLO BOCCACCI IL 27 giugno del 2013 e il Cda dell’Ente Eur si riunisce ai piani alti del quartier generale di via Ciro il Grande. E qui, su proposta del Comitato per la remunerazione, approva di concedere all’ex ad Riccardo Mancini, dimessosi il 25 gennaio, arrestato il 25 marzo per lo scandalo della tangente sui filobus e appena uscito di prigione, 63 mila euro lordi per il premio di produzione. Ma potevano essere perfino molti di più. Infatti gliene saldano solo il 70%, in quanto l’ex amministratore delegato «aveva mancato di raggiungere uno degli obiettivi prefissati per l’anno precedente». È DOPO LO SCANDALO Dopo lo scandalo e l’arresto, il 25 marzo del 2013, per il caso della mazzetta per i filobus, l’ex ad di Eur Spa Riccardo Mancini ottiene il pagamento del premio di produzione per il 2012 Dopo essere uscito dal carcere mi ha chiamato per pretendere che pagassimo il premio “ Non è tutto. C’è anche un retroscena. «È stato lo stesso Mancini» racconta il presidente dell’ente Pierluigi Borghini, che allora faceva anche le funzioni di ad «a telefonarmi dopo essere stato liberato, verso l’inizio di giugno, e a pretendere il pagamento del Pierluigi Borghini presidente Eur Spa premio che gli era dovuto per legge. Abbiamo consultato il Comitato per la retribuzione che ha certificato che uno degli obiettivi era stato raggiunto, per cui abbiamo dovuto pagare quella cifra a Mancini». È l’ultima perla che arriva dai marmi bianchi dell’Eur, con al centro il regno di Mancini e del suo braccio destro Carlo Pucci, ex tabaccaio di viale Europa catapultato a dirigere il marketing ed ora arrestato anche lui, una delle zone controllate dalla banda, oltre a Roma Nord. Ormai in quel “castello” che elargiva 65 mila euro come premio all’ex ad finito in prigione, anche i conti scricchiolano. E ieri, dopo l’arrivo del commissario, Borghini ha consegnato al Tribunale di Roma il verbale con cui l’azienda chiede il “concordato in bian- la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014 III PER SAPERNE DI PIÙ www.roma.repubblica.it www.carabinieri.it I PERSONAGGI PM ANTIMAFIA Alfonso Sabella sarà assessore alla Legalità IL COMUNE / C’È ATTESA PER L’OK DEL CSM A SABELLA Rimpasto, settimana decisiva salvata Cutini al sociale per la casa spunta Tricarico GIOVANNA VITALE battaglia su più fronti quella ingaggiata dal sindaco Ignazio Marino per arginare i contraccolpi dell’inchiesta sul “mondo di mezzo” che sta scuotendo il Campidoglio alle fondamenta. Decisiva sarà la prossima settimana: sorta di forca caudina attraversata la quale sarà più facile capire il destino dell’amministrazione. Già lunedì in Campidoglio si insedierà la Commissione di accesso agli atti che inizierà a passare al setaccio bandi di gara e appalti, a partire da quelli di Buzzi e soci; il dossier con gli incartamenti sospetti, sul quale sta lavorando l’assessore al Bilancio Silvia Scozzese, sarà inviato al presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone; la giunta, priva di due assessori (Pancalli e Ozzimo), dovrà essere completata e le commissioni consiliari rivoluzionate. Ma se uno dei nuovi arrivi, il giudice Alfonso Sabella, aspetta solo il via libera del Csm (che do- È UNA ASSESSORE A TORINO Roberto Tricarico potrebbe prendere la delega alla Casa co”, ovvero un periodo, che può arrivare fino a 120 giorni, nel quale l’ente sarà difeso dai creditori e potrà cercare di trovare le misure per rimettere in sesto il bilancio. «Allo stato attuale» spiega Borghini «abbiamo 143 milioni di debiti per i lavori della Nuvola e otto di scoperto in banca. Il Parlamento ci aveva assegnato uno stanziamento di 37 milioni entro il 5 dicembre, che non è arrivato, e un aumento di capitale di 133 milioni per giungere alla cifra di 170 milioni che serve per completare la Nuvola. Ma anche questa promessa non si è realizzata. Mi avevano detto di convocare un'assemblea straordinaria dei soci, il Mef al 90% e il Comune al 10%, e io l’ho fatto il 9 dicembre scorso. Ma i soci non si sono neppure presentati alla riunione, facendo saltare anche questo aumento di capitale». Ora sono a rischio pignoramento i palazzi storici dell’Eur? «Abbiamo in cassa quattro milioni per superare questo periodo pagando stipendi e altro, ma entro 120 giorni bisognerà trovare una soluzione». Intanto molti ricordano, tra le ultime operazioni sbagliate, quella del Velodromo, fatto saltare con il tritolo per farne un grande parco acquatico, l’Aquadrome, in società con Condotte a cui nel 2007 Eur Spa vende il 49% per 22 milioni, di cui ne vengono pagati solo due. Poi nel 2012 è Eur Spa a ricomprare le quote, ma a 31 milioni, con Condotte che incassa la differenza di nove, mentre il sogno del parco è ormai svanito. Infine il Campidoglio sull’inchiesta Mafia Capitale. Roma non vuole l'etichetta di “città mafiosa” e si muove per tutelare la sua immagine. Il sindaco ha firmato ieri l'atto con cui formalizza alla Procura la «costituzione dell'amministrazione quale parte offesa». Una mossa «in vista della futura costituzione di parte civile dell'amministrazione nel processo penale», per ottenere il risarcimento dei “danni morali e materiali”. Nelle sei pagine Marino spiega i motivi della scelta a partire dal reato contestato, il 416 bis del Codice penale, che non soltanto reca una offesa all'ordine pubblico ma impedisce al Comune «di esprimere la sua forza culturale, di coesione, di legalità, in sintesi la sua funzione». © RIPRODUZIONE RISERVATA CAMPIDOGLIO Il sindaco Ignazio Marino ha formalizzato ieri alla Procura la costituzione dell’amministrazione come parte offesa L’INTOCCABILE Grazie all’inchiesta, Rita Cutini resterà alle Politiche sociali vrebbe arrivare martedì) per insediarsi come assessore alla Legalità, resta il rebus sul secondo innesto. Alla luce degli ultimi accadimenti, infatti, una cosa sembra certa: la squadra subirà solo piccoli ritocchi, qualche delega verrà rimescolata, ma l’ossatura rimarrà invariata. A cominciare da Rita Cutini (Politiche sociali), che l’inchiesta ha dimostrato essere incorruttibile e dunque conserverà il suo posto. Come pure dovrebbe l’assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Masini, da sempre paladino della trasparenza. «Siamo a buon punto, ora stiamo riflettendo sull’assessorato alla Casa e stiamo lavorando per dare al più presto una giunta alla città» ha confermato ieri Marino. A riprova che solo una è l’incognita da sciogliere: la sostituzione di Ozzimo, dimissionario perché indagato. Da cercare tra i dirigenti Anci (come la Scozzese) o del ministero delle Infrastrutture: se però non si dovesse trovare nessuno di convincente, la soluzione Marino ce l’avrebbe già sotto al naso. Pronto ad affidare la delega a uno dei suoi fedelissimi, quel Roberto Tricarico già assessore alla Casa a Torino con Chiamparino e responsabile del settore per l’Anci nazionale. Ma non è ancora finita. Mercoledì sera il sindaco dovrà riferire in Commissione Antimafia sui fatti relativi alla Mafia capitale. In attesa degli ulteriori sviluppi annunciati dal procuratore Pignatone. Che tengono col fiato sospeso maggioranza e opposizione. Perché se il chirurgo dem è comunque convinto di poter andare avanti — «Dobbiamo cambiare una città che da un lato è vittima della criminalità e della mentalità dei favori. E, al contempo, cacciare i cattivi» — centrosinistra e centrodestra si stanno attrezzando per il dopo. Con il M5S che ieri ha di nuovo incontrato il prefetto e spinge perché si torni al voto: «Pecoraro ha ribadito che il sistema è marcio e che non esclude lo scioglimento», ha E lunedì arrivano gli ispettori per passare al setaccio gli appalti sospetti alle coop detto al termine il deputato Alessandro Di Battista, «perciò Marino faccia un passo indietro per evitare quest’onta. Se un caso analogo si fosse verificato a New York, a Londra o a Parigi il sindaco si sarebbe dimesso. Da noi c’è un attaccamento alla poltrona che fa spavento». Mentre l’Ncd tira la volata all’ex “costruttore rosso”: «Noi chiediamo l’autoscioglimento del Comune per dar vita a una coalizione di stampo moderato-riformista con la caratterizzazione civica offerta dalla candidatura a sindaco di Alfio Marchini», suggerisce Fabrizio Cicchitto. Che finisce però per litigare con la collega e capogruppo alla Camera Nunzia De Girolamo, che aveva invece lanciato la corsa di Giorgia Meloni. Più concreti i forzisti che pensano invece a come liberarsi dell’inquilino del Campidoglio: «I consiglieri dovrebbero dimettersi in massa: non ci sono più le condizioni per continuare», dice il coordinatore romano Davide Bordoni. «La prossima settimana il nostro gruppo darà la disponibilità a firmare le dimissioni. Gli altri partiti ci seguano». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014 ROMA CRONACA PER SAPERNE DI PIÙ www.roma.repubblica.it www.carabinieri.it Il caso Viaggio a Sacrofano covo del “Nero” tra le ville dei boss e la statua di Almirante LA VILLA Tra ulivi e cani, la villa a Sacrofano dove viveva Massimo Carminati Nella stessa strada, la casa di Riccardo Brugia Il quartier generale di Carminati circondato da colline e ulivi Il traliccio da abbattere: “Ci penserà il mio amico in Acea” LE TAPPE <DALLA PRIMA DI CRONACA GABRIELE ISMAN LIVI, cancelli con vialetti che portano a case soltanto in parte visibili, telecamere e videocitofoni. All’inizio della via si riconosce il punto dov’è stato arrestato dai Ros l’ex Nar, come testimoniato dal video diffuso qualche giorno fa. Poco distante, un allevamento di cani, riconducibile al commercialista Marco Iannilli, proprietario anche della villa dove viveva il Nero: ieri era chiuso. Poi, sulla collina, la dimora del boss, con il muro alto quasi tre metri: i cani corsi — se ne vedono almeno 3 — a cui l’ex Nar teneva tanto restavano alla larga dalla colonna di fumo delle foglie bruciate. Più avanti, a meno di un chilometro, dove termina la via, la casa di Brugia, con il cancello e il muro ancora più alto. Si ferma un’utilitaria grigia, una donna abbassa il finestrino: «Le serve qualcosa?». «Scusi, lei è Annalisa, la compagna di Brugia?». «Sì, ma sto male, non voglio parlare, mi scusi» mentre il cancello si apre e l’utilitaria parte verso il solito vialetto. «Carminati e Brugia? Certo che so chi sono. Davvero abitavano qui? No, questo non lo sapevo, però mi scusi, ora devo andare» racconta un uomo in abiti da lavoro fermo davanti alla villa del Nero. Di fronte al cancellone scuro, i 2 ettari e mezzo di terreno — con annessa villa da 12,5 vani e un garage di 50 metri quadrati, come spiega il contratto tra gli allegati dell’inchiesta — che Carminati aveva acquistato dopo 5 mesi di trattative per un prezzo fittizio di 350 mila euro, pagandone altri 150 in nero. La proprietà era stata poi intestata ad Alessia Marini, la compagna del boss assunta in una cooperativa riconducibile a Salvatore Buzzi perché potesse ottenere il mutuo. Il Nero era anche pronto a far spostare un traliccio e interrare la linea elettrica — «forse io c’ho la mossa, c’ho l’uomo in Acea» diceva — per aumentare il valore dell’acquisto. E quando la proprietaria non aveva mostrato il rispetto dovuto al Nero e lo aveva completamente ignorato in un incontro, Carminati s’era sfogato con Gaglianone: «Perché io so un uomo cattivo, io je volevo di’, io so un.... a parte che se sapeva chi ero je pijava un infarto moriva lì, capito, moriva su a cosa...... a questa che je farei questa me la lavorerei proprio con un rasoietto, capito, cioè la pio con una lametta... con lo scava zucchine me la lavoravo, l’ho odiata proprio a pelle». Da questa strada appartata il centro del paese è lontano circa 5 chilometri: nel tragitto anche gli uffici della Imeg, dove Carminati riceveva e discuteva di U L’ARRESTO DEL BOSS I carabinieri del Ros arrestano il boss Carminati nella strada della sua villa a Sacrofano IL TRALICCIO Nella via “il Nero” aveva anche acquistato una villa con terreno da cui voleva far togliere il traliccio IL CIRCOLO PDL ALMIRANTE La vetrina del circolo Pdl intitolato ad Almirante. A pochi metri, in uno slargo, il busto dell’ex Msi IL CASO Furto a casa Marra ladro arrestato FURTO milionario in casa di Giuseppe Marra, proprietario e direttore dell’agenzia Adnkronos. La notizia di sei mesi fa non era stata resa nota fino a ieri, quando i carabinieri del nucleo investigativo hanno arrestato per il colpo un 64enne di origini serbe per il furto del 31 maggio nell’abitazione di Marra a Trastevere, proprio sopra la redazione dell’Adnkronos. I ladri — tre, ripresi dalle telecamere del palazzo — hanno rubato gioielli e denaro per circa due milioni. L’inchiesta, compiuta dal pm Nadia Plastina, prosegue per arrestare i due complici. © RIPRODUZIONE RISERVATA V affari con i suoi soci. Poi si arriva in paese: «Certo che sapevamo che viveva qui, l’ho visto cinque o sei volte. Ma tutti abbiamo letto l’ordinanza qui: si trova sul web» dice l’avventore di un bar a pochi metri dal circolo Pdl Giorgio Almirante dove, sulla porta, campeggia una foto del sindaco Tommaso Luzzi con Luca Gramazio. Poco lontano il busto del fondatore dell’Msi: qui il centrosinistra non ha mai vinto. Nel paese nero alle ultime ele- zioni Luzzi col suo 55% ha vinto con 30 punti di distacco sul secondo candidato, secondo gli inquirenti anche grazie al sostegno degli uomini di Mafia Capitale. La Prefettura ha già richiesto al Viminale la delega per la commissione d’accesso agli atti non solo per Sacrofano, ma anche per Sant’Oreste, Morlupo e Castelnuovo di Porto. Lo Tsunami di via di Monte Cappelletto non vuole proprio fermarsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA