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13 12 14 Repubblica Il giallo del finanziere pestato
14
MAFIA CAPITALE
la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014
L’inchiesta
“Le iniziali sulle buste di soldi”
così la Cupola pagava i politici
Il giallo del finanziere pestato
Il sottoufficiale indagava su una cooperativa vicina al clan
Il riesame: “È mafia, Carminati e gli altri restino in cella”
MARIA ELENA VINCENZI
ROMA. «Fai una busta per Bolla e ci metti una B. Poi
una per Massimo e ci scrivi Car». «M non lo posso
scrive perché c’ho la M de Marco Clemenzi». «Vabbè,
scrivi C e gli fai trovare venti». A parlare sono
Salvatore Buzzi e la sua segretaria, Nadia Cerrito,
entrambi arrestati nell’inchiesta su Mafia Capitale. E
l’oggetto della conversazione sono le buste di soldi con
cui il ras delle cooperative si spartiva il “bottino” dei
soci e assicurava la “benevolenza” di chi gli faceva
vincere gli appalti. Nuovi dettagli che emergono nel
giorno in cui la procura incassa il primo successo
processuale: il tribunale del Riesame di Roma,
presieduto da Bruno Azzolini, ha confermato
l’aggravante mafiosa per Massimo Carminati,
Riccardo Brugia, Roberto Lacopo e Fabrizio Franco
Testa che rimangono tutti in carcere. Va ai
domiciliari, invece, Raffaele Bracci, uno dei pesci
piccoli del clan accusato di usura. Regge, dunque,
l’impostazione dell’accusa, affidata ai pm Giuseppe
Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, nonostante la
battaglia combattuta in aula dagli avvocati Giosuè e
Ippolita Naso (padre e figlia) che hanno cercato di
smontare l’accusa di mafia. Il sindaco Marino ieri ha
firmato l’atto con cui il Campidoglio si costituisce
parte offesa.
Emergono, intanto, nuovi dettagli. I carabinieri del
Ros e i finanzieri del nucleo di
Polizia tributaria indagano anche
I su un’aggressione avvenuta ad
VER aprile a Cisterna di Latina. La
è un maresciallo delle
BA vittima
Gialle, picchiato a colpi di
LI Fiamme
spranga da due albanesi. Quello che
ha incuriosito la procura è che il
sottoufficiale proprio in quel periodo stesse facendo
una serie di accertamenti sulle cooperative
riconducibili a tale Angelo Fanfarillo. Uno che a Latina
faceva lo stesso lavoro di Buzzi e che, guarda a caso, a
Buzzi era collegato. A lui direttamente e a Marco
Clemenzi, anche lui di Cisterna di Latina e anche lui
indagato nell’inchiesta perché accusato di aver
emesso una serie di fatture per operazioni inesistenti
in favore delle cooperative del ras della “29 giugno”. E
non a caso, è proprio a Clemenzi che era destinata una
delle buste con il denaro che Buzzi faceva mettere in
cassaforte dalla Cerrito. Ed è sempre Clemenzi a
trovarsi, molto spesso, a contare le mazzette di
contante insieme alla segretaria. Una sua specialità,
per al quale Nadia Cerrito lo prende in giro: «hai fatto
il banchiere». Mazzette che Carminati (così come
Clemenzi) volevano in pezzi piccoli, probabilmente
per non dare nell’occhio. Tanto che la Cerrito dice a
Buzzi e al suo collaboratore Claudio Bolla: «Carminati
tutti pezzi grossi c’ho, mo’ gli do quelli. Da venti non
ce ne ho manco uno».
Il 15 novembre 2013, negli uffici della Cooperativa 29
giugno, Buzzi e alcuni suoi collaboratori commentano
la recente ispezione della Finanza durante la quale
non è stato trovato nulla. Un colpo di fortuna che
inorgoglisce il ras: «Marco mi aveva dato i soldi. Li
avevo messi nell’armadio visto che non dovevo paga’
nessuno. Lunedì è arrivato Massimo se l’è presi e finita
la storia. Ma se venivano lunedì, che cazzo je dicevo?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL PERSONAGGIO
Salvatore Buzzi, braccio
destro di Carminati
filmato dai Ros. Sopra, le
mazzette sequestrate
la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014
15
PER SAPERNE DI PIÙ
www.carabinieri.it
www.poliziadistato.it
ELLEKAPPA
AI BENI
CULTURALI
Anna Maria
Buzzi, è direttore
generale per la
valorizzazione
del patrimonio
culturale al
ministero Beni
culturali
E la sorella di Buzzi ora imbarazza il ministero
IL CASO
CORRADO ZUNINO
Testo che misura lo spazio che
equivale a 001 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 002 righe cartella. Testo
che misura lo spazio che equivale a 003 righe cartella. Testo che
misura lo spazio che equivale a
004 righe cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 005
righe cartella. Testo che misura
lo spazio che equivale a 006 righe cartella. Testo che misura lo
spazio che equivale a 007 righe
cartella. Testo che misura lo spazio che equivale a 008 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 009 righe cartella. Testo che misura lo spazio
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che equivale a 013 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 014 righe cartel-
la. Testo che misura lo spazio
che equivale a 029 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 030 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 031 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 032 righe cartel-
la. Testo che misura lo spazio
che equivale a 033 righe cartella. Testo che misura lo spazio
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che equivale a 036 righe cartel-
la. Testo che misura lo spazio
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che equivale a 038 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 039 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 040 righe cartel-
la. Testo che misura lo spazio
che equivale a 041 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 042 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 043 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 044 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 045 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 046 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 047 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 048 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 049 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 050 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 051 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 052 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 053 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 054 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 055 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 056 righe cartel-
Nelle intercettazioni la
raccomandazione del
capo della coop alla
nipote per un concorso
Franceschini irritato con
la sua dirigente: pronti a
prendere provvedimenti.
Ma lei nega: non c’entro
la. Testo che misura lo spazio
che equivale a 015 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 016 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 017 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 018 righe cartella. Testo che misura lo spazio
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che equivale a 026 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 027 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 028 righe cartel-
la. Testo che misura lo spazio
che equivale a 057 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 058 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 059 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 060 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 061 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 062 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 063 righe cartella. Testo che misura lo spazio
che equivale a 064 righe cartella. Testo che misura lo spaz
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA STAMPA
ESTERA
NEW YORK TIMES
“Inchiesta sulla
mafia scuote
l’Italia” è il titolo
sul giornale Usa:
il crimine
organizzato non è
più una questione
solo meridionale
LE MONDE
In prima pagina
sul quotidiano
francese l’inchiesta
su “Il nuovo sacco
di Roma” e sulla
mafia arrivata
nella capitale
italiana
la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014
MAFIA CAPITALE
17
PER SAPERNE DI PIÙ
espresso.repubblica.it
www.repubblica.it
Il racconto
“Il Cecato è il re di Roma”
quell’inchiesta nata
da una soffiata in strada
“La gente aveva paura anche a pronunciare il suo nome”
Il cronista dell’Espresso racconta la scoperta del “mondo di mezzo”
LIRIO ABBATE
abbiamo cominciato a raccontarlo su l’Espresso nessuno voleva credere che
il “re di Roma” fosse
lui, Massimo Carminati. Confesso
che anch’io all’inizio ero incredulo. Sono state le mie fonti, che conoscono direttamente i fatti criminali, a parlarmi del “cecato”, di
questo ex estremista di destra.
Con le fonti, di cui ho verificato a
lungo l’attendibilità, ho stretto
un patto: garantire l’anonimato.
Carminati lo ricordavo imputato al processo per l’omicidio di Mino Pecorelli, accusato insieme ai
mafiosi siciliani di averlo ucciso. I
giudici lo hanno assolto assieme
con Giulio Andreotti. Insomma,
non immaginavo di trovare a capo di questa nuova organizzazione criminale il “nero”. Ho un ricordo chiaro della scena in cui le
fonti hanno svelato la sua identità, perché mi ha colpito il modo
in cui lo hanno detto, anzi prima lo
hanno mimato: gesticolavano, in
silenzio; poi con una mano si sono
tappati l’occhio, alla fine hanno
pronunciato con tono di voce basso, quasi impercettibile quel nome, Carminati. Nonostante il posto sicuro in cui ci trovavamo per
parlare, avevano paura di lui. Per
spiegare il motivo di quel terrore
raccontavano retroscena criminali di violenza esercitata dal “Cecato”. Ripetevano che Carminati
non aveva paura di nessuno, si
sentiva protetto e immortale:
«Aveva visto la morte in faccia e
l’aveva sconfitta». Ecco perché
tra i criminali romani era diventato un capo da rispettare.
L’occhio lo ha perso durante
uno scontro a fuoco con un poliziotto. E così, fino a quasi tre anni
fa per me Carminati non era altro
che un personaggio ambiguo della malavita che aveva trovato posto in “Romanzo criminale” come
il “Nero”.
A quel punto ho dovuto approfondire la conoscenza, ho fatto ricerche negli archivi giudiziari e in quelli di redazione, ho compulsato più volte le mie fonti per
cercare di capire meglio il personaggio. E ogni giorno tutto mi appariva più chiaro. Mi sono trovato
davanti un nuovo criminale, uno
che era riuscito a trasformare una
banda di accattoni in una organizzazione che ha come unico scopo il business e la corruzione. Per
ottenerle usava la violenza e l’intimidazione. Bastava che qualcuno pronunciasse il suo nome per
far calare il gelo. Adesso che i carabinieri del Ros di Roma lo hanno
arrestato tutti ne parlano, tutti ricordano. Ma fino a due anni fa,
quando l’Espresso decise di metterlo in copertina, nessuno, almeno apparentemente, si sconvolse
nel mondo della politica. Oggi che
sono note le intercettazioni capisco il motivo.
Perché due anni fa Carminati
me lo rappresentavano come arbitro di vita e morte: dai traffici
sulla strada agli accordi negli atti-
Q
UANDO
LE TAPPE
IL PRIMO ARTICOLO
7 dicembre 2012:
L’Espresso pubblica
l’inchiesta in cui si racconta
come Roma fosse in mano ad
alcuni clan, uno dei quali
capeggiato da
Massimo Carminati
LE MINACCE
Lo stesso giorno
Massimo Carminati, parlando
con un suo complice
minaccia l’autore dell’inchiesta
(Lirio Abbate): “Come lo trovo
gli fratturo la faccia...”
L’OPERAZIONE
2 dicembre 2014:37 arresti
(tra cui Carminati),
oltre100 indagati.
Per la prima volta a Roma
contestata l’aggravante mafiosa
IN EDICOLA
“Volevano tutta l’Italia”
la nuova puntata
dell’indagine sul clan
ROMA. “Volevano tutta
l’Italia”. Si intitola così
l’ultima inchiesta
dell’Espresso su Mafia
Capitale, nella quale vengono
ricostruiti i progetti e gli affari
del clan Carminati, che si
estendevano anche fuori da
Roma, soprattutto nel settore
dell’accoglienza degli
immigrati. Era stato un
articolo di Lirio Abbate, dal
titolo “I quattro re di Roma”,
finito sulla copertina del
settimanale, che nel dicembre
del 2012 aveva raccontato
come la città fosse controllata
da quattro boss che si erano
spartiti il territorio:
Carminati, Fasciani, Senese e
Casamonica. Lo stesso
Guercio, in alcune
intercettazioni riportate nei
faldoni dell’inchiesta “Mondo
di Mezzo” della procura di
Roma, si lamenta del
giornalista e di quello che
aveva letto sui suoi traffici
illeciti nella capitale.
ci dei Parioli. Unica autorità, in
quel periodo, in grado di guardare dall’alto ciò che accadeva a Roma. È stata la curiosità giornalistica a spingermi ad approfondire
la conoscenza di quest’uomo per
meglio descriverlo ai lettori e
quindi l’ho osservato: Massimo
Carminati sembrava un piccolo
borghese, vestito in modo casual,
ma ogni volta che qualcuno lo incontrava si capiva subito — dalla
deferenza e dal rispetto che gli tributavano — che fosse «persona di
riguardo». Mi sembrava di assistere a scene che avevo visto in Calabria e in Sicilia, quando i boss
camminavano per le strade dei
paesi. E lui ne era consapevole. Mi
faceva impressione il fatto che utilizzasse spesso telefoni pubblici
per chiamare: si fermava improvvisamente per strada, afferrava
la cornetta in una cabina e chiamava. Sapeva di non potersi fidare dei cellulari, perché intercettati, ma con questo modo di fare appariva come un latitante di mafia
braccato dagli investigatori.
Poi sono arrivati gli altri nomi
dei capi clan che si dividono la Capitale. I 4 re di Roma: Michele Senese, Carmine Fasciani e i Casamonica. Ma il vero re di Roma resta però Carminati. E come mi raccontava chi lo ha conosciuto di-
L’ARRESTO
Massimo Carminati,
56 anni, ex terrorista
nero e rapinatore,
boss arrestato per
“mafia capitale”
rettamente “sarà pure re, ma di
nobile non ha nulla”, perché pensava solo ai soldi, alla violenza e alla corruzione.
Nell’indagine giornalistica ho
scoperto altri nomi che formava-
Carminati si sentiva
protetto e immortale:
“aveva visto la morte in
faccia e l’aveva sconfitta”
no un mondo composto da vecchi
personaggi criminali, veterani
degli anni di piombo, abituati a
trattare con le istituzioni e con i
padrini, abili a muoversi nel palazzo e sulla strada. Eccolo il
«mondo di mezzo» che oggi è
emerso dalle intercettazioni dell’inchiesta del procuratore Giuseppe Pignatone, coordinata dai
pm Michele Prestipino, Giuseppe
Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli.
Il racconto delle mie fonti mi ha
fatto percepire il potere che aveva
preso il controllo di Roma. Un controllo criminale diverso da come
lo si può intendere a Palermo o
Reggio Calabria. Tra questi «criminali-organizzati» emergevano
estremisti di destra di due generazioni. Ma il nome-chiave è sempre rimasto quello di Carminati,
in grado di fare da collante tra i
clan: tutti lo ascoltavano. Per questo motivo all’epoca mi spiegarono, e lo scrissi, che «i 4 re di Roma»
avevano raggiunto un accordo a
inizio 2012 che prevedeva: niente
più omicidi di mafia nella Capitale, e cioè dentro il Grande raccordo anulare. In questo modo le forze dell’ordine non si sarebbero potute muovere in nuove indagini e
il business illegale non avrebbe
subito ripercussioni. Il patto era
stato siglato dopo che i boss avevano appreso dell’arrivo a Roma
del nuovo procuratore Giuseppe
Pignatone. Avevano paura della
sua azione giudiziaria, così come
aveva fatto a Reggio Calabria contro i clan della ‘ndrangheta. Adesso le indagini, grazie alle intercettazioni, hanno svelato il «mondo
di mezzo», dando scacco ai «re di
Roma».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica
SABATO 13 DICEMBRE 2014
CONTATTI
CRONACA_DI_ROMA @ REPUBBLICA.IT
Roma
LETTERE CON FIRMA, INDIRIZZO
E TELEFONO ˜ MAX 6 RIGHE FAX 06/49822508
E-MAIL
[email protected]
ROMA.REPUBBLICA.IT
SOCIETÀ
@ ROMA.IT
GIORNO E NOTTE
Al Palalottomatica
lo chansonnier Stromae
Tor Sapienza torna in piazza
“Noi non siamo mafiosi”
Livini, Fogli, Catania
Biennale della ceramica
CARLO MORETTI A PAGINA XI
SERVIZIO SUL SITO
SARA GRATTOGGI A PAGINA XIII
Al “boss” di Eur spa
gratifica da 63mila euro
Ed era sotto processo
ALTA TENSIONE NEL GIORNO DELLO SCIOPERO
BORDOCAMPO
FABRIZIO BOCCA
Dimenticare
la Champions
La sconfitta
può valere oro
Tra i giallorossi è scambio di accuse
Ma ora può essere più facile la strada
per scudetto ed Europa League
> Il super premio di Mancini, arrestato anche per Mafia capitale
> L’annuncio di Marino: il Comune si costituirà parte offesa
> È stretta sul rimpasto di giunta: per Tricarico l’ipotesi Casa
RICCARDO Mancini, arrestato
per Mafia capitale, nel giugno
dello scorso anno ha ricevuto
un bonus di 63 mila euro come
premio di produzione, nonostante l’ex ad dell’Ente Eur fosse finito agli arresti il 25 marzo
per lo scandalo della tangente
sui filobus. Nel frattempo, il
sindaco Ignazio Marino ha firmato ieri l’atto con cui formalizza alla Procura la costituzione dell’amministrazione come
parte offesa nell’inchiesta sulla mafia a Roma. Sul fronte politico si profila un settimana decisiva per il rimpasto della
giunta: c’è attesa per l’ok del
Csm al giudice Alfonso Sabella,
futuro assessore alla Legalità.
BOCCACCI E VITALE
ALLE PAGINE II E III
IL REPORTAGE
IL SINDACO
Viaggio a Sacrofano “In auto a 30 all’ora
nella tana del “Nero” E trappole per writer”
GABRIELE ISMAN
LAURA SERLONI
IA di Monte Cappelletto, lo-
calità Borgo Pineto, Sacrofano: lo tsunami di Mafia Capitale è partito da qui. In questa
stradina appartata di campagna,
costellata di ville importanti tra
telecamere e videocitofoni, abitavano — fino agli arresti eseguiti
dai carabinieri del Ros la scorsa
settimana — Massimo Carminati, il suo braccio destro Riccardo
Brugia e Agostino Gaglianone.
RAPPOLE per i writer, migliaia
di nuove auto elettriche a Roma, fundraising per il restauro dei monumenti, chilometri di piste ciclabili e aumento di
15 volte della tassa di occupazione di suolo pubblico per i camion
bar. Non è un nuovo libro dei sogni, ma sono le promesse del sindaco Marino alla città lanciate nell’incontro con i blogger romani alla Casa della Città a Garbatella.
SEGUE A PAGINA V
SEGUE A PAGINA IX
V
T
AL RAS DELLE COOP UN APPALTO DA 800MILA EURO GRAZIE AL FUNZIONARIO CHE AVEVA I SOLDI IN CASA
Le mani di Buzzi sulle piste ciclabili
CECILIA GENTILE
IL CASO
E MANI della gang di Buzzi an-
L
che sulla manutenzione delle
ciclabili. Da una informativa
del Ros depositata dalla procura al
tribunale del riesame emerge che
nell’estate 2013 la sua cooperativa ottenne un appalto di 800mila
euro senza Iva grazie all’intervento di Claudio Turella, il funzionario del X dipartimento di Roma Capitale, Tutela ambiente e verde,
ora in carcere per Mafia capitale.
SEGUE A PAGINA VII
FONDAZIONE ROMA
Villaggio dell’Alzheimer
posata la prima pietra
Inchiesta Di Stefano
“Un milione a Guagnelli
per comprare la droga”
SCARPA A PAGINA VII
LA DENUNCIA
L’ultimatum di Italo
“Troppo degrado a Tiburtina
traslochiamo a Termini”
SERVIZIO A PAGINA IX
ELIMINAZIONE della Roma
dalla Champions è
un’occasione buttata, ma
non è un dramma. Ci sono stati
molti errori e molti rimpianti,
persino delle sbruffonerie, ma
insomma nel processo di
crescita di un grande club può
starci. Né mi sembra che si possa
dubitare delle sue ambizioni se è
vero che progetta uno stadio da
un miliardo. Però a Roma sono
cominciati a serpeggiare i primi
dubbi, le capacità di Garcia sono
state messe in discussione, si è
riaperto il solito dibattito su
Totti e i suoi 38 anni. Qualche
domanda sul capitano è
legittima farsela — deve essere
il pilastro della Roma o piuttosto
deve essere l’arma in più, il jolly
da giocare nel momento più
complicato? — ma solitamente
lui sposta il traguardo di un
naturale declino sempre un po’
più in là. Ma in questo momento
pagano dazio un po’ tutti: Garcia
che ha perso il tocco magico,
Iturbe bufala 30 milioni, Totti
totem con crepe.
Se la Roma sarà capace e fredda
di testa potrebbe addirittura
ricavare un vantaggio. La Juve
avrà davanti una difficile
Champions. Finché resterà in
corsa avrà avversari più grandi e
impegnativi di quanto non
possa trovare la Roma nella
Coppa in cui è stata
“retrocessa”. E se la Roma
riuscisse ad andare avanti se
non addirittura vincere l’Europa
League — non è impossibile,
anzi — per assurdo potrebbe
considerare gli schiaffoni presi
dal Bayern prima e dal
Manchester United poi, quasi
un regalo della provvidenza…
L’
Palazzo occupato, blitz e scontri
5 arresti, 13 feriti, 100 denunce
LIBORIO CONCA
LITZ dei movimenti per la casa ieri pomeriggio, al culmine di una
giornata che ha paralizzato la città stretta tra lo sciopero generale dei sindacati e i cortei di protesta. Gli attivisti hanno occupato per pochi minuti un edificio in zona policlinico Umberto I, subito
sgomberato dalle forze dell’ordine. Durante gli scontri feriti dieci manifestanti e tre agenti, mentre sono state arrestate cinque persone e
cento denunciate.
SEGUE A PAGINA XV
B
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I lettori denunciano @ OGGI SUROMA.REPUBBLICA.IT
Appio Latino
Metro Valle Aurelia
Vie dissestate
pedoni a rischio
Stazione abbandonata
nelle mani di vandali
NVILLAGGIO per malati di
Alzheimer con tanto di
strade, piazze e giardini, che potrà ospitare circa
cento persone. Alla realizzazione del progetto della Fondazione Roma — che ha tratto
spunto da un’idea già messa
in atto in Olanda — hanno dato il via il presidente della Fondazione, Emanuele Emmanuele e Ignazio Marino, che ieri a Bufalotta hanno posto insieme la prima pietra.
LO STATO dei
marciapiedi di via
Alfredo Beccarini
e il manto stradale di
via Gaspare Finali sono
in condizioni pietose.
Questa situazione è
problematica per
l’incolumità dei
cittadini, che a causa
delle voragini rischiano
di scivolare: il Comune
deve provvedere alla
manutenzione stradale.
LA STAZIONE di Valle
Aurelia è un
importante snodo
fra metropolitana e
ferrovia Fm3 ma è
lasciata nell’abbandono.
Ho visto più volte scene
di vandalismo e
microcriminalità, oltre
ad un grave stato di
degrado delle strutture
fra infiltrazioni d’acqua e
banchine dissestate. È
necessario un intervento.
SEGUE A PAGINA XV
Sergio Ferraiolo
Beatrice Serani
VALENTINA LUPIA
U
REDAZIONE DI ROMA VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 ■ 00147 ■ TEL. 06/49822931 ■ FAX 06/49822508 ■ CAPO DELLA REDAZIONE GIUSEPPE CERASA ■ INTERNET ROMA.REPUBBLICA.IT ■ E-MAIL: [email protected] ■ SEGRETERIA DI REDAZIONE TEL. 06/49822813 DALLE ORE 13.00 ALLE ORE 20.00 ■ TAMBURINI FAX 06/49822380
■ E-MAIL: [email protected] ■ TROVAROMA TEL. 06/49822475 ■ FAX 06/49822315 ■ PUBBLICITÀ A. MANZONI & C. S.P.A. ■ VIA C. COLOMBO, 98 ■ 00147 ROMA ■ TEL. 06/514625802
II
la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014
ROMA CRONACA
L’inchiesta
Eur spa, la maxi gratifica
a Mancini sotto inchiesta
un bonus di 63 mila euro
Giugno 2013, assegno al manager arrestato per Mafia capitale
L’ex ad era appena stato scarcerato per la tangente filobus
“
L’EX AD
PAOLO BOCCACCI
IL 27 giugno del 2013 e il Cda
dell’Ente Eur si riunisce ai
piani alti del quartier generale di via Ciro il Grande. E qui, su
proposta del Comitato per la remunerazione, approva di concedere all’ex ad Riccardo Mancini,
dimessosi il 25 gennaio, arrestato il 25 marzo per lo scandalo della tangente sui filobus e appena
uscito di prigione, 63 mila euro
lordi per il premio di produzione.
Ma potevano essere perfino molti di più. Infatti gliene saldano solo il 70%, in quanto l’ex amministratore delegato «aveva mancato di raggiungere uno degli obiettivi prefissati per l’anno precedente».
È
DOPO LO SCANDALO
Dopo lo scandalo e l’arresto, il 25
marzo del 2013, per il caso della
mazzetta per i filobus, l’ex ad di
Eur Spa Riccardo Mancini ottiene
il pagamento del premio di
produzione per il 2012
Dopo essere uscito dal
carcere mi ha chiamato
per pretendere che
pagassimo il premio
“
Non è tutto. C’è anche un retroscena. «È stato lo stesso Mancini» racconta il presidente dell’ente Pierluigi Borghini, che allora faceva anche le funzioni di ad
«a telefonarmi dopo essere stato
liberato, verso l’inizio di giugno,
e a pretendere il pagamento del
Pierluigi Borghini
presidente Eur Spa
premio che gli era dovuto per legge. Abbiamo consultato il Comitato per la retribuzione che ha
certificato che uno degli obiettivi
era stato raggiunto, per cui abbiamo dovuto pagare quella cifra
a Mancini».
È l’ultima perla che arriva dai
marmi bianchi dell’Eur, con al
centro il regno di Mancini e del
suo braccio destro Carlo Pucci, ex
tabaccaio di viale Europa catapultato a dirigere il marketing ed
ora arrestato anche lui, una delle
zone controllate dalla banda, oltre a Roma Nord.
Ormai in quel “castello” che
elargiva 65 mila euro come premio all’ex ad finito in prigione, anche i conti scricchiolano. E ieri, dopo l’arrivo del commissario, Borghini ha consegnato al Tribunale
di Roma il verbale con cui l’azienda chiede il “concordato in bian-
la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014
III
PER SAPERNE DI PIÙ
www.roma.repubblica.it
www.carabinieri.it
I PERSONAGGI
PM ANTIMAFIA
Alfonso Sabella
sarà assessore
alla Legalità
IL COMUNE / C’È ATTESA PER L’OK DEL CSM A SABELLA
Rimpasto, settimana decisiva
salvata Cutini al sociale
per la casa spunta Tricarico
GIOVANNA VITALE
battaglia su più fronti
quella ingaggiata dal sindaco Ignazio Marino per arginare i contraccolpi dell’inchiesta
sul “mondo di mezzo” che sta
scuotendo il Campidoglio alle
fondamenta. Decisiva sarà la
prossima settimana: sorta di forca caudina attraversata la quale
sarà più facile capire il destino
dell’amministrazione.
Già lunedì in Campidoglio si insedierà la Commissione di accesso agli atti che inizierà a passare
al setaccio bandi di gara e appalti, a partire da quelli di Buzzi e soci; il dossier con gli incartamenti
sospetti, sul quale sta lavorando
l’assessore al Bilancio Silvia Scozzese, sarà inviato al presidente
dell’Anticorruzione Raffaele
Cantone; la giunta, priva di due
assessori (Pancalli e Ozzimo), dovrà essere completata e le commissioni consiliari rivoluzionate.
Ma se uno dei nuovi arrivi, il
giudice Alfonso Sabella, aspetta
solo il via libera del Csm (che do-
È
UNA
ASSESSORE A TORINO
Roberto Tricarico
potrebbe prendere
la delega alla Casa
co”, ovvero un periodo, che può
arrivare fino a 120 giorni, nel quale l’ente sarà difeso dai creditori e
potrà cercare di trovare le misure
per rimettere in sesto il bilancio.
«Allo stato attuale» spiega Borghini «abbiamo 143 milioni di debiti per i lavori della Nuvola e otto
di scoperto in banca. Il Parlamento ci aveva assegnato uno stanziamento di 37 milioni entro il 5
dicembre, che non è arrivato, e un
aumento di capitale di 133 milioni per giungere alla cifra di 170
milioni che serve per completare
la Nuvola. Ma anche questa promessa non si è realizzata. Mi avevano detto di convocare un'assemblea straordinaria dei soci, il
Mef al 90% e il Comune al 10%, e
io l’ho fatto il 9 dicembre scorso.
Ma i soci non si sono neppure presentati alla riunione, facendo saltare anche questo aumento di capitale».
Ora sono a rischio pignoramento i palazzi storici dell’Eur?
«Abbiamo in cassa quattro milioni per superare questo periodo
pagando stipendi e altro, ma entro 120 giorni bisognerà trovare
una soluzione».
Intanto molti ricordano, tra le
ultime operazioni sbagliate,
quella del Velodromo, fatto saltare con il tritolo per farne un grande parco acquatico, l’Aquadrome, in società con Condotte a cui
nel 2007 Eur Spa vende il 49% per
22 milioni, di cui ne vengono pagati solo due. Poi nel 2012 è Eur
Spa a ricomprare le quote, ma a
31 milioni, con Condotte che incassa la differenza di nove, mentre il sogno del parco è ormai svanito.
Infine il Campidoglio sull’inchiesta Mafia Capitale. Roma
non vuole l'etichetta di “città mafiosa” e si muove per tutelare la
sua immagine. Il sindaco ha firmato ieri l'atto con cui formalizza
alla Procura la «costituzione dell'amministrazione quale parte offesa». Una mossa «in vista della
futura costituzione di parte civile
dell'amministrazione nel processo penale», per ottenere il risarcimento dei “danni morali e materiali”. Nelle sei pagine Marino
spiega i motivi della scelta a partire dal reato contestato, il 416 bis
del Codice penale, che non soltanto reca una offesa all'ordine
pubblico ma impedisce al Comune «di esprimere la sua forza culturale, di coesione, di legalità, in
sintesi la sua funzione».
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CAMPIDOGLIO
Il sindaco Ignazio Marino
ha formalizzato
ieri alla Procura
la costituzione
dell’amministrazione
come parte offesa
L’INTOCCABILE
Grazie all’inchiesta,
Rita Cutini resterà
alle Politiche sociali
vrebbe arrivare martedì) per insediarsi come assessore alla Legalità, resta il rebus sul secondo
innesto. Alla luce degli ultimi accadimenti, infatti, una cosa sembra certa: la squadra subirà solo
piccoli ritocchi, qualche delega
verrà rimescolata, ma l’ossatura
rimarrà invariata. A cominciare
da Rita Cutini (Politiche sociali),
che l’inchiesta ha dimostrato essere incorruttibile e dunque conserverà il suo posto. Come pure
dovrebbe l’assessore ai Lavori
Pubblici, Paolo Masini, da sempre paladino della trasparenza.
«Siamo a buon punto, ora stiamo
riflettendo sull’assessorato alla
Casa e stiamo lavorando per dare
al più presto una giunta alla città»
ha confermato ieri Marino. A riprova che solo una è l’incognita
da sciogliere: la sostituzione di
Ozzimo, dimissionario perché indagato. Da cercare tra i dirigenti
Anci (come la Scozzese) o del ministero delle Infrastrutture: se
però non si dovesse trovare nessuno di convincente, la soluzione
Marino ce l’avrebbe già sotto al
naso. Pronto ad affidare la delega
a uno dei suoi fedelissimi, quel Roberto Tricarico già assessore alla
Casa a Torino con Chiamparino e
responsabile del settore per l’Anci nazionale.
Ma non è ancora finita. Mercoledì sera il sindaco dovrà riferire
in Commissione Antimafia sui
fatti relativi alla Mafia capitale.
In attesa degli ulteriori sviluppi
annunciati dal procuratore Pignatone. Che tengono col fiato
sospeso maggioranza e opposizione. Perché se il chirurgo dem è
comunque convinto di poter andare avanti — «Dobbiamo cambiare una città che da un lato è vittima della criminalità e della
mentalità dei favori. E, al contempo, cacciare i cattivi» — centrosinistra e centrodestra si stanno attrezzando per il dopo. Con il
M5S che ieri ha di nuovo incontrato il prefetto e spinge perché si
torni al voto: «Pecoraro ha ribadito che il sistema è marcio e che
non esclude lo scioglimento», ha
E lunedì arrivano gli
ispettori per passare
al setaccio gli appalti
sospetti alle coop
detto al termine il deputato Alessandro Di Battista, «perciò Marino faccia un passo indietro per
evitare quest’onta. Se un caso
analogo si fosse verificato a New
York, a Londra o a Parigi il sindaco si sarebbe dimesso. Da noi c’è
un attaccamento alla poltrona
che fa spavento». Mentre l’Ncd tira la volata all’ex “costruttore rosso”: «Noi chiediamo l’autoscioglimento del Comune per dar vita a
una coalizione di stampo moderato-riformista con la caratterizzazione civica offerta dalla candidatura a sindaco di Alfio Marchini», suggerisce Fabrizio Cicchitto. Che finisce però per litigare
con la collega e capogruppo alla
Camera Nunzia De Girolamo, che
aveva invece lanciato la corsa di
Giorgia Meloni. Più concreti i forzisti che pensano invece a come liberarsi dell’inquilino del Campidoglio: «I consiglieri dovrebbero
dimettersi in massa: non ci sono
più le condizioni per continuare»,
dice il coordinatore romano Davide Bordoni. «La prossima settimana il nostro gruppo darà la disponibilità a firmare le dimissioni. Gli altri partiti ci seguano».
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la Repubblica SABATO 13 DICEMBRE 2014
ROMA CRONACA
PER SAPERNE DI PIÙ
www.roma.repubblica.it
www.carabinieri.it
Il caso
Viaggio a Sacrofano
covo del “Nero”
tra le ville dei boss
e la statua di Almirante
LA VILLA
Tra ulivi e cani, la villa a
Sacrofano dove viveva
Massimo Carminati
Nella stessa strada, la
casa di Riccardo Brugia
Il quartier generale di Carminati circondato da colline e ulivi
Il traliccio da abbattere: “Ci penserà il mio amico in Acea”
LE TAPPE
<DALLA PRIMA DI CRONACA
GABRIELE ISMAN
LIVI, cancelli con vialetti
che portano a case soltanto in parte visibili, telecamere e videocitofoni. All’inizio
della via si riconosce il punto
dov’è stato arrestato dai Ros
l’ex Nar, come testimoniato dal
video diffuso qualche giorno fa.
Poco distante, un allevamento
di cani, riconducibile al commercialista Marco Iannilli, proprietario anche della villa dove
viveva il Nero: ieri era chiuso.
Poi, sulla collina, la dimora
del boss, con il muro alto quasi
tre metri: i cani corsi — se ne vedono almeno 3 — a cui l’ex Nar
teneva tanto restavano alla larga dalla colonna di fumo delle
foglie bruciate. Più avanti, a meno di un chilometro, dove termina la via, la casa di Brugia,
con il cancello e il muro ancora
più alto. Si ferma un’utilitaria
grigia, una donna abbassa il finestrino: «Le serve qualcosa?».
«Scusi, lei è Annalisa, la compagna di Brugia?». «Sì, ma sto male, non voglio parlare, mi scusi»
mentre il cancello si apre e l’utilitaria parte verso il solito vialetto.
«Carminati e Brugia? Certo
che so chi sono. Davvero abitavano qui? No, questo non lo sapevo, però mi scusi, ora devo andare» racconta un uomo in abiti
da lavoro fermo davanti alla villa del Nero. Di fronte al cancellone scuro, i 2 ettari e mezzo di
terreno — con annessa villa da
12,5 vani e un garage di 50 metri quadrati, come spiega il contratto tra gli allegati dell’inchiesta — che Carminati aveva
acquistato dopo 5 mesi di trattative per un prezzo fittizio di
350 mila euro, pagandone altri
150 in nero. La proprietà era
stata poi intestata ad Alessia
Marini, la compagna del boss
assunta in una cooperativa riconducibile a Salvatore Buzzi
perché potesse ottenere il mutuo.
Il Nero era anche pronto a far
spostare un traliccio e interrare
la linea elettrica — «forse io c’ho
la mossa, c’ho l’uomo in Acea»
diceva — per aumentare il valore dell’acquisto. E quando la
proprietaria non aveva mostrato il rispetto dovuto al Nero e lo
aveva completamente ignorato in un incontro, Carminati s’era sfogato con Gaglianone:
«Perché io so un uomo cattivo, io
je volevo di’, io so un.... a parte
che se sapeva chi ero je pijava un
infarto moriva lì, capito, moriva
su a cosa...... a questa che je farei
questa me la lavorerei proprio
con un rasoietto, capito, cioè la
pio con una lametta... con lo scava zucchine me la lavoravo, l’ho
odiata proprio a pelle».
Da questa strada appartata il
centro del paese è lontano circa
5 chilometri: nel tragitto anche
gli uffici della Imeg, dove Carminati riceveva e discuteva di
U
L’ARRESTO DEL BOSS
I carabinieri del Ros
arrestano il boss Carminati
nella strada della sua villa
a Sacrofano
IL TRALICCIO
Nella via “il Nero” aveva
anche acquistato una villa
con terreno da cui voleva
far togliere il traliccio
IL CIRCOLO PDL ALMIRANTE
La vetrina del circolo Pdl
intitolato ad Almirante. A
pochi metri, in uno slargo,
il busto dell’ex Msi
IL CASO
Furto a casa Marra
ladro arrestato
FURTO milionario in casa di
Giuseppe Marra, proprietario e
direttore dell’agenzia
Adnkronos. La notizia di sei
mesi fa non era stata resa nota
fino a ieri, quando i carabinieri
del nucleo investigativo hanno
arrestato per il colpo un 64enne
di origini serbe per il furto del
31 maggio nell’abitazione di
Marra a Trastevere, proprio
sopra la redazione
dell’Adnkronos. I ladri — tre,
ripresi dalle telecamere del
palazzo — hanno rubato gioielli
e denaro per circa due milioni.
L’inchiesta, compiuta dal pm
Nadia Plastina, prosegue per
arrestare i due complici.
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V
affari con i suoi soci. Poi si arriva
in paese: «Certo che sapevamo
che viveva qui, l’ho visto cinque
o sei volte. Ma tutti abbiamo letto l’ordinanza qui: si trova sul
web» dice l’avventore di un bar
a pochi metri dal circolo Pdl
Giorgio Almirante dove, sulla
porta, campeggia una foto del
sindaco Tommaso Luzzi con Luca Gramazio. Poco lontano il busto del fondatore dell’Msi: qui il
centrosinistra non ha mai vinto.
Nel paese nero alle ultime ele-
zioni Luzzi col suo 55% ha vinto
con 30 punti di distacco sul secondo candidato, secondo gli inquirenti anche grazie al sostegno degli uomini di Mafia Capitale. La Prefettura ha già richiesto al Viminale la delega per la
commissione d’accesso agli atti
non solo per Sacrofano, ma anche per Sant’Oreste, Morlupo e
Castelnuovo di Porto. Lo Tsunami di via di Monte Cappelletto
non vuole proprio fermarsi.
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