olivicoltura: tra etnoclassificazioni e `residui` lessicali
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olivicoltura: tra etnoclassificazioni e `residui` lessicali
PROGETTO DI RICERCA OLIVICOLTURA: TRA ETNOCLASSIFICAZIONI E ‘RESIDUI’ LESSICALI Qualora un mercante dia ad un agente α)νδρω⏐ν δ∋ου)/ κε/ν τιϕ ζω=οϕ βροτο/ϕ, ου)δ∋ε≤ μα/λ∋η(βω⏐⏐ν frumento, lana, olio ρ)(ει⏐α μετοξλι/σσειν, ε)πει≤ μεγασφα/ξονται τε/τυκται l'agente dia una ricevuta per il valore, ε)ν λε/ξει α)σκητ%/:το≤ δ∋ε)γω≤ κα/μον ου≤δε/ τιϕ α)/λλοϕ. e compensi all'uopo il mercante. θα/μνοϕ ε)/φυ τανυφυ/λλον ε)λαι/ηϕ ε)/ρκεοϕ ε)ντο/ϕ Quindi ottenga una ricevuta dal mercante υ(ψηλο/ϕ,θαλε/θων, πα/ξετοϕ δ∋η)⏐ν, η)υ/τε κι/ων. per il denaro che gli dà. (Codice di Hammurabi, 237) Odissea, XXIII, 187-191 Levatosi Giacobbe la mattina di buon’ora. Prese la pietra che gli era servita da capezzale e ne fece un cippo sacro a ricordo della visione, poi ci versò dell’olio sopra; e a quel luogo pose nome Bet-El, mentre prima quella città si chiamava Luz. (Genesi 28,18) Olea ubi matura erit, quam primum cogi oportet, quam minimum in terra et in tabulato esse oportet: in terra et in tabulato putescit. (Columella, De agricoltura LXXIII) La ricerca di seguito proposta intende muoversi lungo un duplice binario, cioè a cavallo tra la Dialettologia e l’Etnolinguistica. Al di là dell’annosa questione sull’introduzione dell’ ulivo nella Magna Grecia (se dall’Asia minore in Grecia e da qui nelle colonie oppure dai Focesi a Marsiglia e da Marsiglia nel Mediterraneo), è certo che i Romani conoscevano bene la pianta. Tuttavia, fu proprio con i Romani che la coltivazione degli ulivi e la produzione dell’olio nelle terre oggi costituenti l’attuale Calabria conobbero un momento di calo. Questa stasi fu superata grazie ai Bizantini, con l’avvento dei quali tale tendenza s’invertì. Tenendo presenti le origini dell’olivicoltura in Calabria, pertanto, non sembrerebbe strano che i dialetti della regione rivelassero di possedere molti grecismi nel campo lessicale relativo. Un’eventuale ricerca in questa direzione appare tanto più interessante in vista del fatto che non esistono studi specifici in merito alla questione, ma solo lavori generali circa la storia dell’olivicoltura (ad esempio, opere di taglio storiografico come A. Placanica, ‘Storia dell’olivicoltura in Calabria’, 1999). Dal punto di vista linguistico, però, sono deducibili unicamente poche informazioni (‘sparse’, per così dire) dai Dizionari Dialettali della Calabria. In particolare, ci riferiamo ai lavori di Rohlfs sia perché essi abbracciano, almeno in linea di principio, la totalità della regione, sia in considerazione del fatto che, a volte, sono ivi proposte delle etimologie 1 (parole come ‘murga’ < α≤μο/ργη, ‘feccia dell’olio’ denunciano immediatamente la loro origine greca). Ad ogni modo, ci aspettiamo di riscontrare anche l’esistenza di una certa ‘zona’ lessicale composta da arabismi nella terminologia relativa agli strumenti per la lavorazione delle olive. Spesso, infatti, come è stato già riscontrato, ad esempio in vari studi sulla pesca, i tecnicismi in Calabria sono di tale natura; alcuni relativi all’argomento che stiamo trattando vengono elencati di seguito: catusu (<qādus, ‘tubo di creta per condurre le acque fuori dal frantoio’), coffa (<quffa, ‘gabbia di stramba intrecciata nella quale si mettono le olive infrante e le vinacce per stringerle al torchio’), cafisu (<qāfiz, ‘misura per olio corrispondente a circa 25 litri’) 1 . Premesso che, com’è noto, la pianta di ulivo non cresce oltre i 700 m, il nostro progetto di ricerca si profila nel modo che segue. Sembra necessario condurre un’indagine imperniata sulla suddivisione della Calabria in tre grossi blocchi (nord – centro - sud) e muovendosi sul duplice versante Jonio – Tirreno. Mantenendo sempre presente e considerando ‘orientante’ l’asse della variazione diatopica, i risultati permetteranno, alla fine, di prospettare un quadro globale della questione. Un quadro, insomma, che evidenzi, valorizzi e sfrutti a fini deduttivi le eventuali differenze riscontrate colmando la carenza, evidenziata sopra, di studi linguistici sistematici in questo senso. Strumento fondamentale della ricerca sarà la conduzione di interviste; gli etnotesti risultanti forniranno il materiale lessicale per le nostre ricerche. È quasi pleonastico ricordare come, con la scomparsa di determinate generazioni e di determinati strumenti (rimpiazzati da quello moderni) si rischi la perdita di questo patrimonio lessicale. Una volta stabilite le zone in cui muoversi, andrebbero indagati i nomi delle varietà di oliva, degli strumenti per la lavorazione, delle diverse fasi e delle misure. Inoltre, si potrebbero ricercare eventuali riflessi nella toponomastica (qualche esempio in tal senso: ‘Serra Oleastra’, o ‘Oliva grossa’ oppure ‘Giardino dell’Inziti’) nonchè le parole indicanti le malattie che colpiscono gli ulivi o quelle relative agli impieghi farmaceutici che del prodotto venivano e vengono fatti. Si può scegliere fra l’intervista libera e la somministrazione di un questionario ai parlanti; precisiamo, però, che preferiamo la prima modalità per l’ovvia motivazione che, in questo modo, non si corre il rischio d’influenzare gli informatori. I lemmi risultanti delle interviste verranno, ovviamente, inglobati nel lavoro finale, ma non solo. Una volta raccolto il materiale, si potranno proiettare le parole in diacronia, ricercandone l’etimologia. Sarà più agevole lavorare nell’ambito dell’Indo-Europeo, ovviamente a causa dello stadio maggiormente avanzato di questi studi rispetto a quelli sull’Afro-Asiatico, ma si potrebbe anche, per quanto possibile, tentare qualche ricostruzione nell’ambito del Semitico, per il versante arabo. In questo modo, gli strumenti della Linguistica storica, potranno fornire il loro contributo per un’ulteriore definizione della presenza e del peso dei Bizantini in quest’ambito, ma anche, eventualmente, delle altre dominazioni che si sono succedute in Calabria. Accennavamo sopra all’intenzione di analizzare il campo dal punto di vista etnolinguistico. Uno sforzo in questo senso è motivato proprio dal fatto che, essendo l’olivicoltura tanto radicata nel territorio e molto praticata sino ai nostri giorni (tanto da fare della regione la seconda produttrice di olio a livello nazionale, seconda solo alla Puglia), è molto probabile che l’analisi del relativo modo di ‘classificare’ fornisca risultati interessanti. Chiaramente, non ci aspettiamo di trovare categorie che inquadrino rigorosamente la realtà, perché gli uomini non classificano spontaneamente alla maniera di Linneo, quanto in base alle proprietà morfologiche dei taxa, nonché alle differenze e somiglianze rilevanti a fini pratici. 1 Per le etimologie, ci atteniamo, in questa sede e pertanto in prima battuta, alle proposte di Rohlfs. 2 Quindi, la definizione dei taxa permetterà di ricostruire non la struttura conoscitiva reale, quanto piuttosto un mondo concettuale. Quali differenze vengono marcate? Quali no? Di seguito si presenta in modo più dettagliato la programmazione del lavoro: 1 mese - acquisto delle attrezzature (microfono, registratore, cassette, ecc.); - stampa delle foto di varietà delle piante, delle olive, strumenti per la lavorazione ecc. e successiva plastificazione da utilizzare nelle interviste Mesi 6 - inchieste sul campo tramite interviste libere e/o guidate e raccolta di etnotesti (tutti i materiali sonori saranno registrati) mesi 3 - acquisizione/digitalizzazione dei materiali sonori, successiva masterizzazione - analisi dei dati - ricostruzione ed analisi delle etnoclassificazioni biologiche e dei lessici settoriali mesi 2 - preparazione pubblicazione (saggio) La ricerca risultante da questo lavoro dovrebbe fornire: Etnoclassificazioni Grecismi, arabismi nei dialetti calabresi etc. Etimologie Quadro ‘globale’ della regione, che marchi le eventuali diversità e similarità da zona a zona dal punto di vista dialettologico (questo potrebbe fornire anche informazioni interessanti sulla presenza e l’importanza più o meno forte delle dominazioni nei diversi luoghi) ed etnolinguistico. 3 QUADRO GLOBALE DELLA REGIONE ETNO-CLASSIFICAZIONI ‘RESIDUI’ LESSICALI ETIMOLOGIE IE/AA BIBLIOGRAFIA • • • • • • • • • • • • • • • • • • Boisacq E., Dictionnaire Étymologique de la Langue Grecque, Heidelberg-Paris 1938 Capparelli G. M., Carta Geostorica dei Fitotoponimi dell’Alto Jonio Cosentino, Cosenza 1997 Cardona G., Introduzione all’etnolinguistica, Bologna 1976 Cardona G., La foresta di piume, Bari 1985 Cardona G., I sei lati del mondo, Bari 1985 Chantraine P. et al., Dictionnaire Étymologique de la Langue Grecque, Paris 1984 De Meddis M., L’Apporto Linguistico - Culturale degli Arabismi nei Dialetti CalabroSiculi (con particolare riferimento alla Calabria), Cosenza 1989 Frisk H., Griechisches Etymologisches W örterbuch, Heidelberg 1973 Gamkrelidze - Ivanov, The Indoeuropean and the Indoeuropeans, Berlin-New York 1995, vol. II Hehn V., Cultivated Plants an Domesticated Animals: Historico-linguistic studies, Amsterdam 1976 Hofmann J. B., Etymologisches W örterbuch des Griechischen, München 1971 Levin S., Semitic and Indoeuropean, The Principal Etymologies, AmsterdamPhiladelphia 1995 Marsico P., La coltura dell’olivo a Roggiano Gravina tra tradizione e innovazione, Analisi Etnolinguistica, Cosenza 2003 Orel & Stolbova, Hamito-Semitic Etymological Dictionary: Materials for a Reconstruction, Brill - Leiden 1995 Placanica A., Storia dell’olivicultura in Calabria, Meridiana Editore 1999 Pokorny J., Indogermanische Etymologisches W örterbuch , Francke-VerlagBern-Stuttgart 1959 Rohlfs G. Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria, Ravenna 1977 Ventris- Chadwick, Documents in Mycenaean Greek, Cambridge 19732 4 Data: Firma del Direttore di Dipartimento 5