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ARCHITETTURA GRECA

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ARCHITETTURA GRECA
I.T.G. “BACAREDDA” - CAGLIARI
A. S. 2009-2010 – CORSO DI DISEGNO E PROGETTAZIONE
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LA COSTRUZIONE NEL MONDO GRECO
EDIFICI, TECNICHE COSTRUTTIVE, MATERIALI
INDICE
UN PÓ DI STORIA
LE COLONIE GRECHE
LA “POLIS” (CITTÁ STATO)
LA DEMOCRAZIA
LA CITTÁ
LA CASA
TECNICHE COSTRUTTIVE E MATERIALI
GLI EDIFICI AD USO COLLETTIVO
I TEMPLI
GLI ORDINI ARCHITETTONICI
I SANTUARI
GLOSSARIETTO
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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A.S. 2011 – 2012
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LA COSTRUZIONE NEL MONDO GRECO / Prof. Emilio Loriga
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A. S. 2009-2010 – CORSO DI DISEGNO E PROGETTAZIONE
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UN PÓ DI STORIA
All’inizio del II° millennio a.C. fa la sua comparsa nella regione una popolazione di stirpe indoeuropea:
gli Achei; verso il 1600 a.C. si sviluppa la civiltà micenea, che raggiunge la sua massima fioritura intorno al
1400 a.C. Questa civiltà ci è nota attraverso gli scritti di Omero e i centri in cui sono state rinvenute
testimonianze archeologiche sono Micene, Argo, Tirinto, Tebe, Pilo, Atene. Elemento fondamentale nel
sistema sociale miceneo era il palazzo, la residenza del re; cuore di questo edificio il mègaron.
Nel 1200 a.C. a seguito della invasioni dei Dori, popolo originario dell’area danubiana, la civiltà micenea
venne distrutta e il periodo che seguì fu caratterizzato da una civiltà più primitiva di quella micenea, ma in
essa cominciarono a costituirsi le pòleis capeggiate dai nobili e a formarsi i caratteri fondamentali della
religione greca; si realizzò, inoltre, una unità culturale tra le genti che parlavano i diversi dialetti ellenici. I
Dori introdussero l’uso del ferro, la costruzione dei templi e, nelle decorazioni, lo stile geometrico.
Intorno al 1000 a.C. ebbe inizio la colonizzazione ellenica dell’Asia minore; con il IX secolo a.C. riprese il
commercio e l’artigianato ebbe nuovo impulso.
Nel 594 a.C. Solone diventa arconte ad Atene, ma nel 560 a.C. Pisistrato e i suoi figli impongono la loro
tirannia: solo nel 507 a.C. Clistene da agli ateniesi istituzioni democratiche. Le guerre persiane oppongono i
Greci ai Persiani che devono ritirarsi in Asia Minore. Nel 448 a.C. la pace di Callias mette fine alle ostilità con
i Persiani.
La guerra del Peloponneso (431-404) oppone Sparta e Atene, che capitola nel 404. Sparta sostituisce la
propria egemonia a quella di Atene. Nel 371 Sparta è vinta a Leuctres dai tebani che stabiliscono la loro
egemonia sulla Grecia continentale.
Filippo II di Macedonia vittorioso a Cheronea (338), estende progressivamente il proprio dominio sulle
città greche e, in seguito, Alessandro il Grande, padrone della Grecia, conquista l’impero persiano. Alla
morte di Alessandro (323 a.C.), dopo la suddivisione del suo impero, la Grecia torna ai re di Macedonia.
Incomincia la lotta contro Roma; Filippo V è battuto a Cinoscefale (197 a.C.) e la Grecia ritrova una semi
indipendenza sotto il controllo romano. Nel 146 a.C. le città greche coalizzate sono vinte da Roma e Corinto
è distrutta; la Grecia diventa una provincia romana.
Nel 330 d.C. viene fondata Costantinopoli che diviene il nuovo centro culturale dell’oriente greco e nel
395 d.C., alla morte di Teodosio, l’impero romano viene definitivamente suddiviso: la Grecia è integrata
nell’impero d’oriente.
Le ondate migratorie verso il Peloponneso
LE COLONIE GRECHE
La migrazione dei Greci, che li portò a fondare città in tutto il Mediterraneo, si verificò in due fasi: in un
primo momento verso il XII° secolo a.C., si ebbe una fuga a causa delle invasioni della penisola greca, in
particolar modo quella dei Dori. I Greci cercarono rifugio soprattutto nelle isole del mar Ionio e dell’Egeo e
dell’Asia Minore. Verso l’VIII°-VII° secolo a.C. invece, la migrazione fu provocata da una grave crisi
economica e da un grosso aumento demografico.
I Greci non volevano infatti che le loro città superassero una certa misura ideale: secondo Platone essa
non doveva contenere più di 5000 abitanti; secondo Aristotele tutti i cittadini dovevano conoscersi fra di
loro. Tutto questo diede il via ad una prima ondata migratoria verso Ovest. Oltre a questo esisteva una fuga
dalla rigidità che si era creata in tante parti della Grecia. Le leggi vigenti nella penisola in quel periodo erano
assai dure: a Sparta Licurgo aveva già provveduto ad una seria regolamentazione della società; mentre ad
Atene Dracone era intento alla stesure di quelle leggi destinate a passare alla storia per la loro durezza
(anche oggi intendiamo con leggi draconiane leggi dure e severe al limite della dittatura). Il predominio
dell’aristocrazia si era tra l’altro accompagnato ad un incremento delle attività mercantili, che aveva portato
alla formazione interna del demos (popolo) di una classe economicamente benestante, sempre più stanca
dell’oppressivo regime dell’oligarchia aristocratica.
Fu quindi in queste circostanze che maturò l’idea della fuga verso nuove terre. I primi coloni erano
uomini poveri sostenuti da uno o più uomini ricchi in cerca di avventura o costretti, perché vittime della
politica dell’ostracismo. Ogni nave era fornita di un buon equipaggiamento, (viveri, armi, vasellame…), ma
nella maggior parte dei casi, la ciurma era composta di poveri ben lontani dalla fama che oggi la storia
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(tradizioni popolari) tributa loro. A capo di questa marmaglia vi era una sorta di “capitano di ventura”,
l’ecista, che alla fine era destinato a fondare la nuova colonia.
Le fasi della colonizzazione greca
La colonia non era del tutto autonoma dalla madrepatria, anzi con questa manteneva forti legami.
Insomma esisteva un accordo di tutela reciproca simile a quello tra le colonie americane e l’Inghilterra, un
accordo cementato su vincoli religiosi, culturali ed economici. Ma se la colonia manteneva uno stretto
legame di collaborazione con la metropoli (madrepatria) ciò non vuol dire che non fosse autonoma.
Le colonie della Magna Grecia vissero di larga autonomia e furono del tutto indipendenti dal punto di
vista politico, il loro fiorire economico e culturale finì con l’assicurare alla Grecia enormi ricchezze, e un
sorprendente sviluppo delle scienze e della filosofia senza peraltro costituire un elemento destabilizzante,
rappresentando al contrario una valvola di sfogo per la crescita demografica e le esigenze del commercio.
Ricordiamo infine che in greco il termine colonia significa “casa fuori”. Il termine nella sua etimologia,
non contiene alcun significato riconducibile all’intento di conquista o di imperialismo. I coloni greci, la
maggior parte delle volte, si installavano in territori strategici ma disabitati.
La ricchissima produzione artistica delle colonie greche, che a loro volta fondavano colonie, dimostra
che il loro gusto era altrettanto raffinato di quello di altre città della madrepatria. Le colonie greche hanno
fornito anche quell’indispensabile trampolino di cultura e organizzazione da cui sarebbe decollata, dopo la
conquista delle città greche d’Italia, la potenza di Roma.
Possiamo dire di essere tutti figli della civiltà greca.
Le colonie greche
LA “POLIS” (CITTÁ STATO)
La pòlis, termine greco che noi traduciamo con “città”, è il fondamento stesso della civiltà greca, in
quanto forma originale di organizzazione della vita sociale, politica e culturale, che distingue quella greca
dalle altre civiltà del mondo antico.
Con la formazione delle pòleis, il centro della vita sociale non si collocò più sull’acropoli nel mègaron del
palazzo reale (l’ambiente centrale della casa del re destinato alla vita sociale); al suo posto vennero costruiti
i templi, simboli del potere religioso. La pòlis era un vero e proprio centro politico, economico e militare,
retto da un governo autonomo e indipendente.
L'agglomerato urbano era costituito dalla città, solitamente circondata da mura, e dal territorio
circostante adibito prevalentemente all'agricoltura e all'allevamento. Il centro vitale della pòlis era l'agorà,
sede del mercato e delle assemblee popolari, assieme all'acropoli, luogo fortificato per la difesa dei cittadini
e che ospitava il tempio della divinità tutelare.
Secondo alcuni studiosi, la struttura della città-stato, associata alla particolare conformazione geografica
del territorio, fu uno dei principali ostacoli all'unità politica greca.
A rinsaldare l'unità culturale ellenica contribuirono i giochi pubblici. Oltre a quelli nemei, istmici e pitici, i
più importanti furono i giochi Olimpici in onore di Zeus. Questa manifestazione che si svolgeva ogni quattro
anni ad Olimpia divenne tanto famosa che la data della I Olimpiade (776 a.C.) servì da punto di partenza
della datazione greca.
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LA DEMOCRAZIA
Il concetto di democrazia aveva un significato alquanto diverso da quello in uso attualmente.
Il termine “Demos” aveva il valore di popolo, in opposizione al re e alla nobiltà, ovvero, nelle antiche
città-stato come Atene, voleva dire “i cittadini liberi” che formavano l’assemblea del popolo.
Kratia, da kratos, collegata alla base krat da cui nasce il nostro crazia, indicava la forza, la potenza, e,
nell’ambito della politica, la signoria, il potere. Già Erodoto, il padre della storia, nel V secolo avanti Cristo
utilizzava il termine “democrazia” nel senso di governo popolare.
Nell’Atene di Pericle fu sperimentata una forma di governo democratico che resterà un modello per la
nostra tradizione politica e civile, e su questa base Aristotele, un secolo dopo, attuò la prima grande
teorizzazione politica, distinguendo fra tre forme pure e tre forme corrotte di governo: monarchia (governo
del singolo), aristocrazia (governo dei migliori) e politía (governo di molti), esse secondo il filosofo
rischiavano di degenerare rispettivamente in dispotismo, oligarchia (governo di un'élite), e democrazia
(potere gestito dalla massa e succube della demagogia).
LA CITTÁ
Le origini della civiltà Greca videro certamente processi di evoluzione sociale che si manifestano in ogni
popolo in formazione, ma la posizione geografica e la mancanza di solide istituzioni provenienti dall' età del
bronzo ne favorirono lo sviluppo in una direzione "originale". La città, già residenza del principe, diventa la
polis democratica o aristocratica e l'economia tradizionale fondata sugli scambi commerciali si trasforma in
economia monetaria. E’ questo l’ambiente in cui si forma una nuova cultura che è alla base della nostra
civiltà.
L'organizzazione sociale ed urbana è rappresentata dalla polis. La città è fisicamente distinta in alta
(acròpoli, dove si svolgono le cerimonie religiose più importanti) e bassa (astu, dove si svolgono i commerci
e le relazioni civili), le due zone sono parti di un unico organismo, dato il tipo di organizzazione sociale,
qualunque sia il regime politico.
Le strutture (fisiche o amministrative) necessarie al funzionamento di questo sistema sono:
•
•
•
il Pritanéo: in esso vi è il focolare comune consacrato al dio protettore della città; era la residenza
dei primi dignitari della città (prìtani);
la Bulé: il consiglio dei nobili o dei funzionari che rappresentano l'assemblea dei cittadini e
mandano i loro rappresentanti nel pritanéo (si riunisce in una sala coperta chiamata buleutèrion);
l'Agorà: l'assemblea dei cittadini che si riunisce per ascoltare le decisioni dei capi o per deliberare.
Il luogo di riunione è di solito la piazza del mercato (chiamata essa pure agorà) oppure, nelle città
più grandi, un luogo all'aperto opportunamente attrezzato.
Ogni città domina su un territorio più o meno grande da cui trae sostentamento. In esso possono
esistere abitati minori, che hanno una certa autonomia e loro assemblee, ma un unico pritanéo e un unico
buleutèrion nella città capitale. Questo territorio può essere ingrandito con conquiste o accordi fra città
confinanti. Sparta arriva a dominare la metà del Peloponneso, cioè 8400 kmq.; Atene possiede l’Attica e
l’isola di Salamina, in tutto 2650 kmq. Fra le colonie siciliane Siracusa arriva a possedere 4700 kmq. e
Agrigento 4300. La popolazione (esclusi schiavi e stranieri) è sempre ridotta non solo per la scarsità di
risorse ma per scelta politica: infatti, quando cresce oltre un certo limite si organizza una spedizione per
formare una nuova colonia lontano dalla patria. Atene al tempo di Pericle ha 40000 abitanti e solo altre tre
città, Siracusa, Agrigento e Argo, superano i 20000. Le città con circa 10000 abitanti (il numero è
considerato normale e i teorici consigliano di non superarlo) sono una quindicina. Tale misura è considerata
una condizione necessaria per uno sviluppo ordinato della vita civile. La popolazione deve essere
abbastanza numerosa per formare un esercito in guerra, ma non tanto da impedire il funzionamento
dell’assemblea, cioè da permettere ai cittadini di conoscersi tra loro e di scegliere i loro rappresentanti.
La città è, quindi, un microcosmo costituito da non più di alcune migliaia di abitanti che per il greco
rappresenta il mondo, la nazione, la memoria storica che la tradizione affida al significato di patria (città e
patria hanno un unico significato “polis”).
Analizziamone la strutturazione:
•
•
la città è un organismo unico; può essere cinta da mura ma non suddivisa in recinti secondari;
le case per civile abitazione sono dello stesso tipo e non formano quartieri riservati a classi o stirpi
diverse.
In alcune aree appositamente attrezzate, l’agorà, il teatro, tutta la popolazione, o una sua parte, può
riunirsi e riconoscersi come una comunità organica.
Lo spazio della città è diviso in tre zone:
•
•
•
aree private
aree sacre (recinti con templi ed edifici religiosi)
aree pubbliche (gestite dallo stato e destinate alla politica, al commercio, ai giochi).
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La città nel suo insieme forma un organismo artificiale inserito nell'ambiente naturale e legato a questo
da un rapporto con il territorio che in molti punti viene interpretato ed integrato con manufatti
architettonici. Il rispetto dell’equilibrio fra natura ed arte connota ogni città con caratteristiche, di volta in
volta, individuali. L'organismo della città si sviluppa nel tempo raggiungendo un assetto stabile che si
preferisce non alterare con parziali modifiche, ma con l'aggiunta di organismi equivalenti o con il distacco di
una colonia in altri territori. Per questi caratteri di unità, di equilibrio con la natura, di limite di crescita e di
articolazione, la città greca da al concetto di “convivenza umana” una fisionomia precisa e durevole nel
tempo, da considerarsi come modello universale.
La maglia viaria delle città greche è costituita, in genere, da moduli quadrangolari che associati fra loro
formano degli isolati di aspetto regolare ma, a volte, si riscontrano esempi di tipologie abitative, come
quelle del porto di Delo, che associate tra loro danno vita ad una serie di strade a "cul de sac" che in seguito
saranno da spunto alla formazione dei vicoli rappresentativi dell' urbanistica mediterranea.
Un esempio di città: ATENE
Esempio illustre di questo modello è la città di Atene, dove per ognuna delle funzioni sociali si costruisce
e si perfeziona l'attrezzatura monumentale che gradualmente si inserisce con discrezione nel paesaggio
originario.
Il territorio di Atene (da Google Maps)
Atene – Pianta dell’acropoli
Il luogo dove sorge Atene è la pianura centrale dell’Attica, circondata da una serie di monti, a ovest, a
nord, a est e a sud da una costa frastagliata. Fra i monti esistono ampi valichi che mettono in
comunicazione con altre parti della regione. La pianura dove sorge la città è percorsa da piccoli fiumi fra i
quali si trovano una serie di alture tra le quali l’Acropoli, alta 156 metri sul mare, è l’unica che offre
sicurezza per i suoi fianchi scoscesi e spazio sufficiente sulla sua parte terminale; è stata la sede dei primi
abitatori della città ed è rimasta il centro visuale ed organizzativo della successiva città.
Atene - Assonometria dell’acropoli
Atene - L’acropoli e il Partenone
Sull’Acropoli a bilanciamento dello spazio occupato dal Partenone, ed ulteriore punto di riferimento del
percorso rituale, viene posta una grande statua di Atena Pròmakos (cioè “combattente in prima fila”).
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Atene – Partenone, pianta
1) Portico posteriore; 2) Partenon; 3) Statua di Atena Partenos; 4) Portico anteriore
Atene – Partenone
Atene – Partenone
L’Acropoli racchiude in sé molte caratteristiche del concetto di visione e di distribuzione dello spazio. Il
suo ingresso monumentale, pur presentando un aspetto geometricamente ben delineato, non consente un
accesso diretto al Partenone ma presenta un percorso tortuoso per darne una visione dapprima angolare,
poi laterale ed infine frontale.
Atene – Partenone, sezione trasversale
Atene – Partenone, sezione longitudinale sulla cella
Modelli in 3D realizzati utilizzando un software prodotto dal Visual Computing Group del Cnr di Pisa.
Intorno all' Acropoli ed alle altre aree pubbliche si snoda la corona dei quartieri con le case di civile
abitazione che presentano una maglia viaria perfettamente inserita nell'orografia della zona.
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Atene – Pianta dell’agorà
Atene – L’agorà in una immagine attuale
Un esempio di città: MILETO
La struttura urbana delle città di nuova fondazione o di quelle ricostruite, ad esempio Mileto riedificata
nel 479 a.C. a seguito della distruzione ad opera dei Persiani avvenuta nel 494 a.C, segue una collocazione
funzionale e per classi sociali. L’ideatore di tale suddivisione fu Ippodamo, architetto originario di Mileto.
Ippodamo è ricordato da Aristotele come autore di una teoria politica (“immaginò una città di diecimila
abitanti, divisi in tre classi, l’una composta di artigiani, l’altra di agricoltori, la terza di guerrieri; il territorio
avrebbe dovuto esser diviso ugualmente in tre parti, una consacrata agli dei, una pubblica e una riservata
alle proprietà individuali”) e come inventore della “divisione regolare della città”.
Oltre ai caratteri sopraindicati, le città di nuova fondazione, sia in Oriente che in occidente, sono
caratterizzate da un disegno geometrico. Le strade sono tracciate ad angolo retto, con poche vie principali
nel senso della lunghezza che la dividono in fasce parallele e un numero maggiore di vie secondarie
trasversali; le sezioni viarie sono sempre modeste (da 5 a 10 metri le principali, da 3 a 5 metri le
secondarie). Ne risulta una griglia di isolati rettangolari e uniformi, che può variare nei casi concreti per
adattarsi al terreno e ad altre esigenze particolari. Le aree specializzate, civili e religiose, non comandano il
resto della composizione, ma si adattano alla griglia e spesso sono ricavate in uno o più isolati normali. La
costanza della griglia, fissata dalle esigenze delle case, non da quelle eccezionali dei templi e dei palazzi,
conferma l’unità dell’organismo urbano e l’uguaglianza di tute le aree e le proprietà private di fronte alla
regola comune, imposta dal potere pubblico.
Nell’immagine seguente possiamo vedere la pianta della città di Mileto, in Asia minore, fondata dagli
Joni, ed in seguito ricostruita, secondo i criteri sopraindicati.
Mileto - Pianta della città
Mileto – Dettaglio del centro
commerciale
Mileto – Il teatro
LA CASA
Poiché la vita associativa greca si svolgeva in prevalenza nei luoghi pubblici, alla costruzione della casa,
in quanto abitazione, veniva attribuita scarsa importanza. In conseguenza di ciò esse erano di semplice
impianto e realizzate con materiali deperibili: pietra, legno, laterizio (spesso crudo). Le trasformazioni e
ricostruzioni che ogni tessuto sociale e urbano subisce nei secoli le hanno quindi profondamente mutate. Di
esse abbiamo pochissimi resti derivanti da scavi archeologici; maggiori testimonianze ci vengono fornite,
invece, dalla letteratura classica. Anche per questo motivo, come vedremo nel seguito, divennero
estremamente importanti i luoghi di aggregazione al di fuori delle pareti domestiche.
La casa greca, solitamente, era organizzata attorno a due cortili su cui si aprono le varie stanze. Spesso
erano presenti due piani, almeno per una parte dell'edificio, e a dipendenza della storia e dell'origine della
città, la casa poteva sorgere aggregandosi in modo organico, e quindi disordinato, alle case precedenti
oppure poteva essere edificata in lotti dai confini definiti, seguendo così dei piani ordinati. Questa seconda
situazione si trova soprattutto nelle città fondate in epoca ellenistica e più in generale in quelle città che
furono progettate secondo un piano ippodameo, che prevedeva la costruzione delle case in lotti di
dimensioni uniformi delimitati da strade ortogonali. Le dimensioni di questi lotti erano decise dai governanti,
mentre la loro organizzazione interna era stabilita dai vari proprietari.
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Era divisa in due settori separati:
•
•
gineceo o casa delle donne ed in cui si aprivano le camere da letto (talami);
androceo o casa degli uomini, nel quale si ricevevano gli ospiti e si svolgeva la vita di relazione dei
soli uomini.
TECNICHE COSTRUTTIVE E MATERIALI
Dei materiali, in parte, si è già detto parlando della casa; della tecnica utilizzata dai greci per
l’edificazione dei grandi edifici pubblici di rappresentanza si può, invece, dire che è caratterizzata dall’uso
prevalente del “sistema architravato”. Assai rari gli esempi di impiego dell’arco. Ciò può essere spiegato in
parte con l’alto grado di sismicità della Grecia, essendo l’arco più vulnerabile in caso di scosse di terremoto.
Sono più usati i sistemi a “pseudovolta” o “pseudoarco”. In entrambe le strutture le pietre vengono
messe in opera in modo che ogni elemento aggetti rispetto al precedente e stia in equilibrio per effetto del
peso degli elementi soprastanti.
Strutture realizzate con il “sistema architravato”
Micene – Pseudocupola del tesoro di Atreo
Micene – Piante e sezione del tesoro di Atreo
Olimpia – Arco di accesso allo stadio
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GLI EDIFICI AD USO COLLETTIVO
Il giovane greco riceveva un’educazione basata essenzialmente sulla lettura, la musica, e la ginnastica,
con un rapporto equilibrato fra le attività del pensiero e quelle atletiche, finalizzate anche all’addestramento
militare.
Il Ginnasio
Nell'antica Grecia era il luogo dove i giovani si allenavano per le gare atletiche e si esercitavano nudi nei
giochi ginnici. Divenne, con il passare del tempo, anche un luogo per il ritrovo e l'educazione. In esso si
potevano tenere conferenze, lezioni, banchetti e anche rappresentazioni teatrali.
I maestri erano coadiuvati da altri insegnanti, quali il maestro di musica, di tiro con l'arco o con il
giavellotto, e da uno o più grammatodidaskaloi, esperti di grammatica. La sua guida era affidata al
ginnasiarca. Pur essendo regolamentato da apposite leggi emanate dall'assemblea popolare della polis
finalizzate a stabilire le procedure di assunzione dei maestri, l'organizzazione e la tipologia degli studi,
talvolta il ginnasio tendeva a rivendicare la propria autonomia, anche a scapito della volontà di controllo
della polis. In alcuni casi il ginnasio, quale luogo di aggregazione della gioventù, si è trasformato in nucleo
di rivolta sociale, come avvenne a Creta, nella città di Lyttos, devastata per diversi giorni, verso la fine del
III secolo a.C., dalla ribellione dei giovani contro i vecchi, nata proprio negli spazi del ginnasio.
Anche a livello architettonico si può dire che il ginnasio è un edificio strettamente greco-ellenistico che
soprattutto non ebbe seguito nel mondo romano. Vitruvio infatti nel suo trattato ce ne parla in modo
riassuntivo, premettendo che si tratta di un edificio caratteristico del mondo greco, che mai si è diffuso, se
non limitatamente, nel mondo latino, cosa che può essere spiegata principalmente a causa di un senso del
pudore più marcato che presso i Greci.
Vitruvio parla di un edificio diviso in due parti, una parte, la principale, è la palestra, o ginnasio, lo
spazio cioè dove ci si allenava nella lotta, nel combattimento, ma dove anche ci si riuniva per discutere,
tenere delle conferenze, parlare di filosofia. La seconda parte invece sono le piste per la corsa (drômoi) che,
quando erano presenti, potevano presentarsi sotto diverse forme. L'insieme di queste due parti era appunto
detto ginnasio, estendendo così il nome della sua parte principale all'insieme dell'edificio.
La palestra in senso stretto era di regola formata da una corte a peristilio al cui centro vi era appunto la
terra battuta su cui ci si allenava, e sotto i cui colonnati si aprivano stanze dai molteplici usi. Vi era spesso
un deposito per l'olio per ungersi, una sorta di spogliatoio dove depositare gli abiti, magazzini di vario tipo e
una stanza in cui raccogliersi per discutere o tenere lezioni.
non potevano mancare le statue delle due divinità protettrici del ginnasio: Ermes, che essendo il
messaggero dai piedi alati è protettore in particolare dei corridori, ed Eracle, protettore degli altri atleti.
Libia – Cirene, Ginnasio
Olimpia – La palestra del Ginnasio
Lo Stadio
Struttura destinata alle gare di corsa, lancio del giavellotto, corse con le bighe, ecc. Il termine trae
origine dal termine stadion, che letteralmente indica uno "stallo", cioè un posto in cui la gente può sedersi.
Il più antico stadio conosciuto è quello di Olimpia, nel Peloponneso occidentale, dove si tennero i Giochi
olimpici dell'antichità fin dall'anno 776 AC. Inizialmente i Giochi consistevano in un singolo evento, una gara
di corsa attraverso la lunghezza dello stadio. La lunghezza dello stadio di Olimpia (192,28 metri) fu più o
meno standardizzata come misura di distanza, lo stadio appunto, corrispondente a circa 177 metri nel
sistema attico e a circa 185 m nel sistema alessandrino (la pratica di standardizzare le piste da corsa ad una
lunghezza di 180-200 metri fu seguita poi dai Romani. La capacità umana di sostenere la massima velocità
è ritenuta diminuire dopo circa 200 metri di sforzo, un fatto che può essere osservato anche nelle gare
atletiche moderne).
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Delfi - Lo stadio
Olimpia - Lo stadio
Il Teatro
Il teatro è l’edificio più importante e risulta emblematico per comprendere la cultura greca. La sua
definizione architettonica è condizionata dalla sua funzione: la messa in scena di tragedie, commedie e
drammi satirici. L’evoluzione della sua forma si completò nel IV secolo a.C.
Come si può rilevare dagli esempi più importanti pervenuti sino a noi, ad Atene, a Siracusa e a Epidauro,
esso si compone di tre parti fondamentali:
•
•
•
cavea – destinata al pubblico, di forma semicircolare, appoggiata a un’altura naturale e fornita di
sedili in pietra disposti a gradinate;
orchestra – è la parte davanti alla cavea, solitamente di forma semicircolare; vi si svolgevano le
azioni del coro, elemento caratteristico delle rappresentazioni greche;
scena – stava sul lato opposto della cavea e costituiva l’architettura di fondo dell’azione
drammatica, sempre completata da scenografie e prospettive dipinte su tavole.
La cavea veniva realizzata sfruttando abilmente una conca naturale ridotta a gradinate che venivano
rivestite con materiale lapideo diversamente lavorato. L’orchestra poteva essere pavimentata oppure no.
Epidauro - Il teatro
Delfi - Il teatro
I TEMPLI
L’edificio più universalmente noto dell’architettura greca è il tempio, presenza costante sia nella città
che nel paesaggio extraurbano.
I templi, che sorgevano isolati o inseriti in un recinto sacro insieme ad altri edifici così da formare un
santuario, erano considerati la casa del dio, del quale si conservava l’immagine all’interno della cella. Per le
liturgie collettive era invece necessario un altare, che poteva essere esterno al tempio. E’ importante
considerare la particolare funzione dell’edificio, che ne condizionò la forma: il tempio era osservato
dall’esterno e questo spiega la cura e la continua ricerca degli architetti greci per inserire armonicamente la
costruzione nel paesaggio circostante.
Il tempio greco si evolve nel corso dei secoli diventando un edificio elaborato pur nella semplicità del
sistema costruttivo architravato e raggiunge la sua forma più completa nel corso del VI secolo a.C. con la
definizione dei due “ordini” fondamentali, dorico e jonico.
Tali forme vennero precisate, forse per la prima volta, da un architetto attivo a Corinto nella edificazione
di un tempio dedicato ad Apollo, i cui resti testimoniano il completamento dell’evoluzione dell’ordine dorico:
•
•
•
solida piattaforma su cui poggiano le colonne e le pareti della cella;
architrave diviso in metope e triglifi che erano la solidificazione in pietra dell’originaria struttura in
legno;
sovrastante fregio decorato che si sviluppa per tutto il perimetro dell’edificio.
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Tutto l’insieme, realizzato in calcare stuccato, dava al monumento un evidente senso di robustezza,
tipico dell’architettura dorica.
Atene - Partenone, fregio
Originaria struttura lignea
Evoluzione dalla struttura lignea in quella lapidea
Molto più complessa è la ricostruzione dell’evoluzione dello stile ionico per la scarsità dei resti
disponibili. Di certo vi è che la sua zona d’influenza si colloca nell’Asia minore, nelle isole egee e nell’Attica.
A Efeso venne costruito, tra il 560 e il 550 a.C., un tempio dalle dimensioni monumentali che viene
attribuito agli architetti Chersiphon e Metagenes, nonostante i suoi resti siano assai scarsi, da essi si
possono ricavare le differenze stilistiche rispetto ai templi dorici.
Esse sono:
•
•
•
colonne agili, snelle e con sottili scanalature che non poggiano direttamente sulla piattaforma, ma
raccordate ad essa da una serie di cornici;
capitello caratterizzato da linee curve;
architrave sormontato da una serie di cornici, l’ultima delle quali, decorata con un fregio continuo su
tutti i lati del tempio.
Ordine jonico
Capitello jonico
La scelta strutturale del sistema trilitico impone un limitato interasse fra le colonne e una elevata
altezza di architrave, che consente, però, l’inserimento in esso di bassorilievi e altri elementi decorativi.
Poiché nessun tempio è riuscito a giungere intatto sino ai nostri tempi, ci dobbiamo affidare alle
ricostruzioni che sono state fatte sulla base delle descrizioni degli storici del tempo.
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Olimpia - Tempio di Zeus
Olimpia - Tempio di Zeus: sez. trasversale con veduta del
“pronaos”
Spaccato assonometrico di un tempio dorico
Partenone – Ricostruzione ipotetica
GLI ORDINI ARCHITETTONICI
Il concetto di ordine architettonico come complesso di norme proporzionali che regolano i rapporti di
posizione e di misura fra le parti di un edificio fu introdotto nella cultura occidentale da un architetto
romano, Vitruvio Pollione, vissuto nel I secolo a.C. La denominazione degli ordini in base alle stirpi greche
deriva dal fatto che l’ordine dorico compare originariamente nel territorio abitato dai Dori (Peloponneso) e
quello jonico nella zona jonica (Asia minore e isola di Samo). L’ordine corinzio che è contraddistinto dal
capitello fogliato sarebbe stato suggerito, secondo la leggenda, all’architetto Kallimakos da un cesto di foglie
di acanto posto sulla tomba di una fanciulla di Corinto. Alla fine del V secolo a.C. nel tempio di Apollo a
Bassae, compare per la prima volta questo tipo di capitello che poi diventò frequentissimo in epoca romana.
Lo studio sistematico dei ritrovamenti archeologici ci permette di classificare gli edifici e di collocarli in
periodi temporali sufficientemente precisi. Gli storici dell’architettura hanno catalogato la produzione
architettonica collocando gli “ordini architettonici” nel seguente modo:
•
•
DORICO - JONICO - VII e VI sec. a.C.
CORINZIO - fine V sec. a.C.
L’ordine dorico è caratterizzato da una massiccia robustezza, quasi a sottolineare il carattere rozzo
delle genti che lo produssero, i Dori. Queste le sue caratteristiche:
•
•
•
•
la colonna, priva di base e poggiante direttamente sul basamento costituito da tre ripiani; è
costituita da blocchi sovrapposti, i “rocchi”, ed inoltre è solcata da grosse scanalature (di solito 20)
che si incontrano a spigolo vivo;
il capitello, costituito da un semplice anello, “echino”, e da un parallelepipedo chiamato “abaco”;
l’architrave, poggiante sui capitelli;
il fregio, suddiviso in scanalature verticali, i “triglifi”, e in spazi destinati ad accogliere sculture a
bassorilievo, le “metope”.
L’edificio, coperto con due spioventi, aveva cornici di completamento e timpani triangolari sui due lati
minori. I timpani venivano completati con scene di carattere sacro mitologico scolpite a tutto tondo.
L’ordine jonico nasce nelle colonie greche dell’Asia Minore ed è caratterizzato da un insieme di elementi
più armoniosi che nel dorico, probabile manifestazione del carattere gentile e colto delle popolazioni che si
erano sottratte alla colonizzazione dorica.
Queste le sue caratteristiche:
•
la colonna ha una base costituita da elementi dal profilo convesso (toro) e concavo (trochilo)
alternati che formano una “modanatura” complessa;
•
il fusto delle colonne è in blocco unico di forma snella con scanalature a spigoli smussati (di solito
24);
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•
•
•
il capitello, caratterizzato da una fascia di ovuli che sostenevano il cuscino caratterizzato dalle
volute (elementi avvolti a spirale che possono ricordare la corteccia di un albero attorcigliata) poste
negli angoli;
l’architrave, suddiviso in tre fasce con fregio continuo;
la cornice riccamente decorata.
L’ordine corinzio è considerato una evoluzione dello jonico. Esso differisce da quello jonico per
l’ulteriore snellezza del fusto delle colonne, ma soprattutto per il capitello che sarebbe ispirato a un cesto
intrecciato con rami di “acanto” da cui sporgono foglie e “caulicoli”.
Ordini dorico e jonico; membrature e modanature
Capitello corinzio
I SANTUARI
Anche nell'antichità, come al giorno d’oggi, il Santuario era il luogo dove venivano praticati i culti relativi
ad una divinità, o dove la tradizione voleva si fosse verificato un evento straordinario.
Il mondo greco trova la sua coesione nei centri comuni di culto, gestiti dalle anfizionie, leghe di città
confinanti. I più importanti sono quello di Delfi, dedicato ad Apollo, e quello di Olimpia, dedicato a Zeus.
La vita religiosa ufficiale poneva in secondo piano il contatto tra il fedele e la figura divina; ciò ha
condizionato sia la struttura dei luoghi sacri che degli edifici.
Delfi
Nei tempi antichi Delfi era l'ombelico del mondo greco, la sede del più importante e venerato oracolo del
dio Apollo. I resti del tempio dedicato all'Apollo Delfico della mitologia greca fanno parte, con il famoso
teatro e lo stadio in cui, ogni quattro anni, si svolgevano i giochi pitici (che seguivano di tre anni
l'Olimpiade), del famoso sito archeologico.
Sull'architrave del portale di accesso al santuario (all'interno del quale ardeva l'άσβεστος φλόγα, fiamma
eterna) era riportato il celebre motto ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ (gnōthi seautón) che significa "conosci te stesso" e
che sarà poi fatto proprio da Socrate.
Centro abitato già dal XI-X secolo a.C., Delfi mostra le prime tracce di un culto a partire dall'VIII secolo a.C.
La tradizione vuole che Zeus avesse indicato il luogo di fondazione del santuario nel punto in cui due aquile,
fatte volare da lui, fossero atterrate insieme.
Fin dalla sua fondazione l'oracolo divenne centrale nella vita sociale e politica dei Greci, come nel caso della
Grande Colonizzazione dell'VIII-VII sec. a.C., nella quale i responsi oracolari facevano da guida per i coloni.
In particolare l’oracolo di Delfi prescriveva rituali di purificazione attraverso i quali un individuo o una
comunità che avevano infranto qualche tabù pensavano di allontanare la contaminazione dalla quale si
sentivano perseguitati.
A partire dalla fine delle Guerre Persiane, nel 480 a.C., le città greche cominciarono a depositare presso il
santuario i propri tesori votivi, ospitati in apposite "cappelle" chiamate thesauroi, costruite a spese della
città depositante che assumevano una grande valenza simbolica e propagandistica.
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Delfi – Tempio di Apollo
La valle di Delfi
Con la conquista della Grecia da parte dei romani, avvenuta nel 186 a.C., il santuario venne ripetutamente
restaurato dagli imperatori Augusto, Domiziano ed Adriano. La diffusione del Cristianesimo mise in
discussione il prestigio del santuario apollineo, fino alla sua definitiva chiusura da parte dell'imperatore
Teodosio I nel 394 (già nel 391 erano stati aboliti i culti pagani).
Nello stadio e nel teatro del santuario di Delfi si tenevano i Giochi Pitici, precursori dei Giochi olimpici e, a
differenza di questi, prevedevano anche competizioni per musici e poeti. Questi agoni musicali e poetici
iniziarono prima dei veri e propri giochi atletici e si dice che furono iniziati da Apollo dopo aver ucciso Pitone
e fondato l'oracolo di Delfi. Le competizioni sportive comprendevano anche la corsa dei carri con quattro
cavalli. I vincitori ricevevano una corona di alloro.
Delfi – Il tesoro degli ateniesi
Delfi – Muro in pietre poligonali
Olimpia
Olympia era l'antica città sede dei giochi "olimpici" ma anche luogo di culto di grande importanza, come
testimoniano i resti di antichi templi, teatri, monumenti e statue, venuti alla luce dopo gli scavi effettuati
nella zona dove essa sorgeva.
La città, incastonata in una valle situata lungo il corso del fiume Alfeo, nell'Elide regione del Peloponneso,
possedeva molti edifici, alcuni dei quali venivano usati come dimora dagli atleti che partecipavano ai giochi,
detti appunto olimpici, che si svolgevano ogni quattro anni in onore di Zeus.
Olimpia comprendeva un recinto sacro, l'Altis, della lunghezza di 200 m e della larghezza di 177 m, situato
in posizione sopraelevata rispetto alle altre costruzioni e al cui interno sorgevano i più importanti
monumenti di culto e gli edifici adibiti all'amministrazione dei giochi.
Sul lato sinistro dell'Altis, erano situati lo stadio e l'ippodromo, mentre sul lato destro, cioè verso occidente,
vi erano la palestra e il ginnasio al cui interno gli atleti che volevano partecipare ai giochi dovevano allenarsi
almeno un mese prima dell'inizio delle gare.
Pianta del santuario di Olimpia
Olimpia – La palestra
Il più famoso tempio di Olimpia era quello eretto in onore di Zeus: internamente vi si trovava la statua del
dio realizzata da Fidia nel 430 a.C., considerata una delle sette meraviglie del mondo.
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L'Heraion era invece il tempio dedicato alla dea greca Era (la Giunone della mitologia romana, la regina
degli dèi), uno dei più antichi edifici dorici di cui oggi si possono ancora ammirare i resti e al cui interno
venivano custodite le corone di alloro riservate ai vincitori dei giochi.
Una delle vie principali di Olimpia era fiancheggiata da dodici “thesauroi”, i templi votivi al cui interno
venivano custoditi i tesori delle città che partecipavano ai giochi; vi era inoltre un edificio circolare, il
Philippeion, eretto nel IV secolo a.C. in onore di Filippo II re di Macedonia.
Olimpia – Rovine del tempio di Zues
Olimpia - Stadio
Durante gli scavi archeologici effettuati nella città di Olimpia venne riportata alla luce, oltre a diverse altre
statue, altari, oggetti votivi in bronzo e in marmo, la famosa statua di “Hermes e Dioniso”, opera dello
scultore Prassitele (Hermes o Ermete nella mitologia greca è il dio dei confini e dei viaggiatori, dei pastori
e dei mandriani, degli oratori e dei poeti, della letteratura, dell’atletica, dei pesi e delle misure, del
commercio e dell’astuzia caratteristica di ladri e bugiardi).
Prassitele – Hermes e Dioniso fanciullo
GLOSSARIETTO
(fornisce il significato, anche illustrato, dei termini tecnici che si incontrano nel testo. Sul web si trovano glossari ben più
completi; a voi il piacere della ricerca)
Abaco
Elemento in pietra di forma parallelepipeda interposto fra il capitello e l’architrave.
Acanto
Pianta del genere delle Acanthacee, originaria delle regioni mediterranee, il cui nome
deriva dal greco e significa spina per via delle estremità appuntite delle foglie e delle
capsule che racchiudono i semi.
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Acropoli
La parte alta della città, solitamente sede degli edifici religiosi.
Agorà
Lo spazio, solitamente al centro della città, sede dei commerci e delle assemblee
pubbliche.
Androceo
La parte della casa greca riservata agli uomini dove si ricevevano gli amici e gli ospiti
per le riunioni conviviali.
Architrave
Elemento orizzontale che poggia su due colonne o pilastri; insieme ad essi costituisce
il metodo costruttivo architravato o trilitico (tre elementi in pietra: due verticali ed
uno orizzontale, l’architrave).
Buleutèrion
Sala coperta sede delle riunioni del consiglio dei nobili o dei funzionari che
rappresentano l'assemblea dei cittadini.
Capitello
Elemento di raccordo fra colonna e architrave; i capitelli classici appartengono agli
stili: dorico, jonico, corinzio.
Caulicoli
Ornamenti costituiti da steli e viticci stilizzati posti negli angoli del capitello corinzio.
Cavea
Gradinata di forma semicircolare destinata ad ospitare il pubblico nei teatri.
Colonna
Elemento portante verticale (si suddivide in: capitello, fusto e basamento). E’
utilizzato sin dall’antichità per sostenere travi o archi.
Cornice
Elemento costruttivo sporgente da una superficie architettonica composto da
modanature parallele sagomate in modo vario.
Demos
Il ceto popolare in contrapposizione all’aristocrazia.
Echino
Elemento a profilo curvilineo convesso, sistemato sotto l’abaco, presente nei capitelli
dorici e jonici.
Ecista
Capo della spedizione coloniale destinato a diventare il “fondatore” della città.
Fregio
Il fregio è la parte intermedia tra architrave e cornice nella trabeazione degli ordini
architettonici classici.
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Fusto
L’elemento centrale della colonna. Può essere monolitico o a elementi sovrapposti.
L’elemento o gli elementi possono essere lisci o scanalati.
Gineceo
La parte più interna della casa dove non avevano accesso gli estranei; in essa si
aprivano i talami (camere da letto).
Mègaron
Grande sale per i ricevimenti sistemata al centro del palazzo reale in epoca micenea.
Membratura
Elemento facente parte dell’organismo costruttivo di un complesso architettonico con
funzioni e forme ben definite ed identificabili.
Metopa
Porzione di muro scolpita o decorata compresa fra i fori per l’inserzione delle travi
portanti i solai o le coperture.
Modanatura
Fascia sagomata secondo un profilo geometrico, continuo per tutta la sua lunghezza,
che in architettura, ma anche nel mobilio, ha la funzione decorativa di sottolineare la
suddivisione in parti dell'oggetto oppure di mediare il passaggio tra due superfici
disposte ad angolo, per esempio per le parti sporgenti.
Orchestra
Lo spazio fra la scena e le gradinate destinato all’azione (danza e recitazione) del
coro.
Ovolo
Ornamento di modanature sporgenti consistente in una serie di elementi ovoidali
accompagnati da motivi a forma di mezzaluna concentrici alternati ad elementi a
forma di freccia.
Peristilio
Il cortile centrale della casa circondato da porticati.
Pòlis
Il particolare tipo di città stato che caratterizzò l’organizzazione politica greca in età
classica.
Pritanéo
Edificio in cui si custodiva il fuoco sacro e si facevano i sacrifici comuni; vi venivano
accolti a banchetto gli ambasciatori.
Pseudoarco - Pseudovolta
Elementi costruttivi che, a differenza di archi e volte che si reggono sfruttando il
principio della scomposizione delle forze dertivanti dall’elemento centrale a forma di
cuneo, affidano la loro satatibilità alla forza peso degli elementi che li compongono.
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Rocchio
Elemento di pietra approssimativamente cilindrico facente parte del fusto della
colonna La colonna ha origine dalla sovrapposizione di più rocchi.
Scanalatura
Elemento decorativo costituito da solchi di sezione curvilinea che si sviluppa
verticalmente nel fusto della colonna.
Scena
La parte del teatro in cui ha luogo la recitazione degli attori.
Sistema architravato
Metodo costruttivo caratterizzato dall’impiego di tre elementi fondamentali: due
verticali chiamati piedritti o spalle collegati, in alto, dall’elemento orizzontale
chiamato architrave.
Timpano
Elemento triangolare con la base poggiante sulla trabeazione di coronamento del
muro i cui lati inclinati corrispondono agli spioventi del tetto. Conteneva al suo
interno decorazioni statuarie.
Toro
Lavorazione della pietra a sezione tonda (semicilindrica). Una delle modanature
>(vedi voce corrispondente).
Trabeazione
L’insieme degli elementi orizzontali del sistema trilitico negli ordini architettonici
greco-romani. È costituita da architrave, fregio e cornice e poggia sopra i sostegni
verticali (colonne o pilastri). I diversi elementi sono costituiti, in genere, da blocchi
separati, sovrapposti gli uni agli altri; nell'architettura romana spesso fregio e
architrave sono intagliati in un unico blocco.
Triglifo
Elemento architettonico facente parte del fregio dell'ordine dorico. Esso consiste in
una formella in pietra, decorata con tre scanalature verticali (i glifi). Il triglifo è
solitamente interposto tra metope >(vedi voce corrispondente).
Trochilo
Una modanatura dal profilo particolare; è chiamata anche scozia.
Voluta
Ornamento a forma di spirale costituita da un nastro che si svolge intorno all’occhio
centrale. E’ spesso utilizzata nelle mensole e nei frontoni.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Carlo Amerio – Pio Luigi Brusasco, Tecnologia delle costruzioni e progettazione edilizia, Storia della costruzione; SEI,
2005
Giovanni Klaus Koenig – Fabrizio Brunetti, Corso di Tecnologia delle costruzioni, Storia dei materiali – L’architettura
dalle origini al XVIII secolo; Le Monnier, 2003
Gian Luigi Rinaldi, Disegno e progettazione – Storia dell’architettura, dell’urbanistica e dei materiali da
costruzione, MassonScuola; 1966
Leonardo Benevolo, Storia della città; Editori Laterza, 1975
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