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Genesi dell`alfabeto greco

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Genesi dell`alfabeto greco
Genesi dell’alfabeto greco
La nascita dell' alfabeto greco costituisce un problema che, per le
notizie piuttosto dettagliate che ci ha trasmesso Erodoto e per gli
elementi inerenti all' alfabeto stesso, non dovrebbe richiedere
molte discussioni: possediamo infatti i dati essenziali per
risolverlo abbastanza facilmente. Certamente Erodoto, che
esprimeva la sua opinione personale dopo aver effettuato delle
ricerche, non sapeva tutto; manca infatti un preciso riferimento
cronologico e resta talvolta incerta l'ambientazione geografica.
Queste lacune non giustificano tuttavia l'ampiezza delle
discussioni attuali, che trovano il loro principale alimento nel
fatto che l'alfabeto greco è di origine semitica; cosa che ha
significato il trasferimento, di per sé senza ragione, sul versante
greco sia dei molti problemi ancora irrisolti che rendono tuttora
oscura la genesi dell' alfabeto semitico sia delle tensioni
ideologiche attuali che accompagnano la ricerca sulle origini di
quest'ultimo, primato intellettuale assai ambito. In tale situazione
appare sostanzialmente inutile ripercorrere, sia pure
sommariamente, la storia degli studi (cosa che di recente è stata
fatta più volte); sembra invece più opportuno accennare
preliminarmente alle posizioni di fondo che oggi si fronteggiano,
anche se naturalmente non mancano studiosi equilibrati che non si
riconoscono in nessuno dei due schieramenti qui tratteggiati.
Comune alle due parti è il rifiuto della testimonianza erodotea
insieme con la grande fiducia riposta nei risultati della ricerca
archeologica; si comprende perciò come ogni nuova scoperta
faccia fiorire nuove ipotesi prolungando le discussioni all'infinito.
Il gruppo “occidentale”, che considera la struttura dell'alfabeto
greco come una diretta rielaborazione del modello fenicio, si
preoccupa di individuare esattamente il momento e il luogo
dell'incontro tra i due popoli, il punto in cui sarebbe scoccata la
scintilla che avrebbe fatto nascere, da un momento all' altro,
l'alfabeto greco. Sul piano cronologico questi archeologi non sono
disposti a risalire oltre la prima metà dell'VIII secolo a.C., mentre
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per quanto concerne la zona dell'incontro, questa viene fissata nel
sito in cui di volta in volta si verificano le scoperte ritenute più
significative: dopo la fortuna di al-Mina, sulla costa siriana, sede
di una supposta colonia greca, sono state avanzate le candidature
di Cipro, Creta, Rodi e dell' Anatolia. Attualmente ogni
archeologo ha la sua preferenza. Per lo schieramento “orientale” il
discorso diventa più complesso. La trasmissione dell'alfabeto ai
Greci è solo un aspetto secondario, ma sempre tenuto presente,
dell'attuale dominante tendenza a dimostrare la maggiore antichità
della scrittura alfabetica usata in Palestina rispetto alla scrittura
fenicia, in modo da togliere ai Fenici quel primato nell'invenzione
dell'alfabeto che la tradizione classica, sia pure con qualche
oscillazione, attribuiva loro. È una continua ricerca di testi
epigrafici palestinesi (nel Libano non è possibile fare scavi) per
innalzare la data della scrittura in Palestina e di conseguenza
quella della trasmissione dell' alfabeto ai Greci, che avrebbero
perciò ricevuto l'alfabeto dai Cananei e non dai Fenici. Una
datazione dell'inizio dell'alfabeto greco all'XI secolo a.C. ha
trovato un certo seguito, anche se non è mancato, recentemente,
chi ha proposto il XV secolo. È bene comunque ricordare i criteri
seguiti da questi epigrafisti. L’ òstrakon di ‘Izbet Sartah, uno dei
testi più spesso addotti come prova, è stato trovato in uno strato
datato dal XII all'XI secolo a.C., ma la data del coccio è stata
fissata al 1200 a.C. per ragioni “paleografiche”. Quali siano le
reali conoscenze in questo settore lo ha rivelato la bilingue assiroaramaica incisa su una statua scoperta a Tell Fekheriyeh in Siria
non molti anni fa: il testo aramaico, datato inizialmente su base
paleografica all'XI secolo a.C., dopo lo studio globale del
monumento va assegnato al IX e forse all'VIII secolo. Il modo
migliore per illustrare la nascita dell' alfabeto greco ci sembra in
definitiva quello di citare prima di tutto il passo di Erodoto (V,58)
per poi confrontarlo con i dati in nostro possesso. Scrive lo storico
greco: “Questi Fenici venuti con Cadmo... quando si stabilirono in
questo paese introdussero tra i Greci molte nozioni, e in
particolare le lettere, che a mio parere i Greci prima non avevano;
e da principio furono le lettere di cui ancora si servono tutti i
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Fenici; poi, in progresso di tempo, come mutarono di lingua
modificarono anche la forma delle lettere. I Greci che a quel
tempo abitavano la maggior parte delle regioni circostanti il
territorio dei Cadmei erano Ioni; e questi impararono dai Fenici le
lettere e le adottarono, modificandone in lieve misura la forma, e
nel servirsene le chiamarono, com'era giusto perché i Fenici le
avevano introdotte in Grecia, (lettere) Fenicie” (traduzione di
Giovanni Pugliese Carratelli). Quando è stato possibile il
controllo, le affermazioni di Erodoto si sono sempre rivelate
esatte. Intanto è fenicio il nome di Cadmo (Kàdmos: in fenicio
qadmon “l'antico”), mentre la scrittura greca arcaica presenta
un'impressionante affinità, nella maggior parte dei segni, con
quella fenicia dell'inizio del I millennio a.C.; le differenze
riscontrabili tra i due alfabeti derivano da quelle lievi modifiche
di cui parla lo storico. Vi sono poi l'ordine di successione e i nomi
delle lettere greche, quasi tutti identici a quelli semitici; ma
tipicamente fenici sono i nomi iota e rho, per la caratteristica
presenza della vocale o (in altre lingue sarebbe stata a).
Sull'origine fenicia non vi sono dunque possibilità di dubbio. Per
quanto riguarda la data, di cui Erodoto non parla, è possibile fare
un ragionamento induttivo. Le più antiche iscrizioni greche
attualmente note risalgono alla seconda metà dell'VIII secolo
a.C.; data l'ampiezza degli scavi effettuati in più di un secolo, è
difficile immaginare la scoperta di iscrizioni molto più antiche. Se
c'è un rapporto tra l'introduzione della scrittura e l'inizio del
computo cronologico sulla base delle Olimpiadi (776 a.C.),
l'ipotesi della nascita dell'alfabeto greco tra la fine del IX e l'inizio
dell'VIII secolo appare ragionevole. Questa corrisponde però alla
seconda delle trasformazioni della scrittura di cui parla Erodoto,
quella effettuata dagli Ioni, che fu preceduta dalla trasformazione
operata dagli stessi Cadmei nel momento in cui abbandonarono la
lingua fenicia per adottare il greco. È in questa fase che si colloca
il veramente geniale passaggio della scrittura consonantica fenicia
in scrittura pienamente alfabetica, con la registrazione di tutte le
vocali; con questo ci troviamo, secondo ogni probabilità, in pieno
IX secolo, il che farebbe risalire tra la fine del X e l'inizio del IX
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l'arrivo di Cadmo in Beozia. Tale arrivo, che a molti è sembrato
leggendario, si inserisce tuttavia in un contesto geografico e
cronologico pienamente plausibile: l'archeologia ha infatti
rivelato in varie località dell'Egeo una notevole presenza orientale
almeno per tutto il IX secolo. Poiché nessuna delle proposte
alternative avanzate dai moderni va al di là di una mera e vaga
possibilità, possiamo considerare criticamente valido un
atteggiamento che, fino a prova contraria, dia fiducia a Erodoto
anche quando parla di Cadmo e delle relative vicende, e cioè dell'
ambientazione ionica della genesi dell' alfabeto greco. Resta per
ora anche a noi l'incertezza dello storico su quelle “regioni
circostanti”, che potevano essere nella stessa Beozia oppure
riferirsi all'isola di Eubea o a qualche altra non lontana: zona che
sappiamo particolarmente frequentata da genti orientali di diversa
provenienza.È questo il vero problema connesso con l'origine dell'
alfabeto greco: Erodoto parla di Fenici, è vero, ma i Phòinikes dei
Greci abbracciavano una realtà più ampia di quella dei nostri
Fenici. L' alfabeto fenicio era usato da diverse popolazioni che si
esprimevano in fenicio o in dialetti molto affini a questo (come
gli lsraeliti, i Moabiti, gli Ammoniti e i Filistei) come pure in
varie forme di aramaico (Aramei di Siria e di Anatolia). Il nome
fenicio delle lettere dell'alfabeto non costituisce un argomento
decisivo, perché anche gli Aramei, ancora in età tarda, usavano i
nomi fenici. In questa complessa realtà storica e culturale una
soluzione univoca appare attualmente impossibile, mentre lo
stesso Erodoto, quando ricorda una serie di mutamenti subiti
dall'alfabeto, lascia intendere una situazione complessa. Un dato
non sufficientemente valutato è quello dei nomi greci delle lettere.
La terminazione in -a che caratterizza buona parte di essi può
essere di origine greca: ma allora dobbiamo chiederei perché non
troviamo la -e¯ del dialetto ionico. Se però ci rivolgiamo al
semitico, questa -a trova una possibile ottima spiegazione nello
stato “determinato” dell'aramaico, che indica la presenza
dell'articolo. Se ciò fosse, nomi quali alpha e beta
rappresenterebbero la veste aramaica dei nomi fenici alph e bet:
gli Aramei, documentati verso la fine del IX secolo a.C.
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nell'Eubea (iscrizione rinvenuta nel tempio di Apollo a Eretria),
avrebbero avuto una parte nell' elaborazione dell' alfabeto greco:
non per nulla essi erano i soli, nei primi secoli del I millennio
a.C., a indicare alcune vocali nella loro scrittura. Certamente non
era arameo Cadmo, ma potevano essere aramei quelli che erano in
grado di suggerire qualcosa agli Ioni. Il discorso non si arresta
però qui. Un documento che viene spesso ricordato quando si
parla della trasmissione dell'alfabeto semitico ai Greci è il già
citato òstrakon di 'lzbet Sartah, assegnabile approssimativamente
all'XI secolo a.C. Con la sua scrittura destrorsa e alcuni segni
vicini a quelli che saranno greci, questo testo (in lingua
sconosciuta ma con una serie alfabetica alla fine) va classificato
come filisteo e rappresenta un antecedente dell'òstrakon filisteo di
Qubur el-Walaydah (località a sud di Gaza). Di poco più recente,
quest'u1timo mostra anch'esso una scrittura destrorsa, ma i due
nomi superstiti sono chiaramente fenici: intorno al 1000 a.C. i
Filistei erano già fortemente fenicizzati. Ciò che rende l'iscrizione
di Qubur el-Walaydah importante per il nostro argomento è la sua
scrittura fenicia molto anomala: i segni aleph e shin sono ruotati
di 90 gradi, anticipando esattamente la forma dei greci alpha e
sigma. Non vogliamo far dire a questi testi più di quanto dicono; è
però necessario tener presente che nella Palestina dell'XI-X secolo
a.C. vi era gente fenicizzata, ben pratica di viaggi per mare, che
scriveva un fenicio molto vicino a quello che comparirà poi in
Grecia. L’origine cretese dei Filistei e la loro precoce attività
commerciale nell'Egeo costituiscono ulteriori elementi di
interesse per il nostro discorso: non dovremo meravigliarci se un
giorno si scoprirà che Cadmo era un fenicio di lontana origine
cretese che veniva dalla Palestina.
Tratto da: Giovanni Garbini, Genesi dell’alfabeto greco, in I greci in Occidente, a cura di Giovanni
Pugliese Caratelli, Bompiani, 1996, Milano.
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