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Calabria, racket scatenato
Monti: «Chi evade mette le mani nelle tasche degli italiani» La copertina Voyage Balkanique un progetto Dubrovnik e Lamezia I non finiti di Maggio arrogante impiccione di CLAUDIO Il premier stoppa le polemiche sul caso Cortina alle pagine 4 e 5 Fotografia Domenica 8 gennaio 2012 www.ilquotidianodellacalabria.it La storia Fondaco di Fico resti di economie e civiltà CAVALIERE di FRANCO DIONESALVI di GIOVANNI IUFFRIDA alle pagine 15,16 e 17 alle pagine 18 e 19 alle pagine 20 e 21 Monti ieri a Reggio Emilia Intimidazioni continue in tutta la regione. A Rosarno De Maria ancora nel mirino Calabria, racket scatenato Bar distrutto a Cosenza. A Catanzaro rogo in una concessionaria RACKET sempre più scatenato in Calabria. Continuano gli episodi intimidatori. Nel mirino attività commerciali e rappresentanti istituzionali. Uno degli ultimi attentati, il più grave, nella notte tra venerdì e sabato a Cosenza. Un bar su via Popilia, che non molto fa era appartenuto a familiari dei Bruni, è stato devastato dall’esplosione di un ordigno che ha danneggiato anche una lavanderia vicina. A Catanzaro cinque vetture. sono andate distrutte nel rogo scoppiato in un autosalone. E a Rosarno nuovo atto intimidatorio ai danni dell’assessore ai Lavori pubblici De Maria. KETY GALATI ANTONIO MORCAVALLO e SAVERIO PUCCIO alle pagine 6 e 7 Arresto e assoluzione Il dramma e lo sfogo di Biamonte: «Mi hanno distrutto» Il dirigente della Regione per la prima volta parla della sua vicenda ADRIANO MOLLO a pagina 11 Il guazzabuglio Eco, così grande da non suscitare invidia di AGAZIO LOIERO LO scorso 5 gennaio, Umberto Eco ha, com'è noto, compiuto 80 anni. Alcuni giornali lo hanno festeggiato come il percontinua a pagina 23 Ma chi l’ha scritta la norma sull’Asp di Reggio? di ETTORE JORIO LEGGENDO l'art. 40 della L.R. n. 47 del 23 dicembre 2011, relazionato all'art. 7 della L.R. n. 9 del 2007, ci si rende conto del continua a pagina 23 Due anni dopo Rosarno, festa per i migranti ma manca la gente M. ALBANESE a pagina 9 Bivongi, tentano un furto in casa di un anziano: muore uno dei malviventi La lezione che ha dato S. Giovanni in Fiore In due sorpresi dal nipote della vittima tentano una tragica fuga DI recente, San Giovanni in Fiore (Cosenza) ha dimostrato che non è, come a volte racconta di sé, una periferia del Sud ar- METASTASIO e SORGIOVANNI a pagina 8 continua a pagina 23 di EMILIANO MORRONE Il bar distrutto dalla bomba a Cosenza (foto Tosti) Reggio. La scuola dell’infanzia sarà affidata all’insegnante più esperta. La Fism: «Auspichiamo controlli» Sombrero Inchiesta Charlie Brown, il Comune chiederà i danni Saldi IL COMUNE chiederà i danni all’istituto Charlie Brown. La scuola intanto sarà affidata all’insegnante più esperta. SONO arrivati, attesi come una manna sia dai commercianti che dagli acquirenti. Dai primi per rifarsi un po' dalle vacche magre della crisi, dai secondi per comprare cose che potevano guardare solo da lontano. Abbandoniamoci pure alla sagra dello sconto, ma con qualche regola da seguire. Verificate che il prezzo scontato non coincida con quello normale, che ieri era stato guarda caso raddoppiato. Controllate le misure, perché se avete mangiato troppo nelle feste potrebbe non entrarvi più. E, prima di acquistare abbagliati dal prezzo, chiedetevi se quella cosa vi serve davvero. CATANESE, ILLIANO e INSERRA alle pagine 26 e 27 Bagnara Maltempo adesso si corre ai ripari IERMITO a pagina 32 20108 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 ANNO 18 - N. 7 - € 1,20 6 Primo piano Domenica 8 gennaio 2012 Primo piano 7 Domenica 8 gennaio 2012 | Calabria violenta CATANZARO | Il racket dietro il rogo appiccato in una concessionaria di auto Dopo il boato fuga dei residenti in strada Il locale era appartenuto a parenti dei Bruni di SAVERIO PUCCIO Bar distrutto da un ordigno L’esplosione a Cosenza su via Popilia alle 2,30 Strage sfiorata, danneggiata anche una lavanderia rischi è stata chiusa la strada e messa in sicudi ANTONIO MORCAVALLO rezzal'intera zona.Sulpostoanche icarabinieCOSENZA - Si è rischiato di contare i morti di ri del Comando provinciale, coordinati dal couna strage la scorsa notte a via Popilia. Un or- lonnello Francesco Ferace. Domato il rogo sodigno rudimentale è stato fatto esplodere al- no entrati in azione i militari del Reparto Opel'internodelbar CapitolCafè.Ladeflagrazione rativo coordinati dal maggiore Lando e della ha distrutto del tutto il locale e danneggiato la Compagnia di Cosenza, diretti dal maggiore lavanderia adiacente. Ma si è rischiato che l'in- Salvatori, che hanno rilevato la presenza di retero palazzo subisse danni. Solo la velocità di sti di un contenitore di plastica da tre litri origiintervento dei Vigili del fuoco ha evitato che nariamente contenente latte, tracce di polvere l'atto intimidatorio di probabile matrice estor- nera e di benzina, oltre che di un grosso petarsiva, come ritengono gli inquirenti, e l'incen- do. Probabile che sul contenitore pieno di bendio scaturitone, procurassero una vera e pro- zina fossero stati posizionati la polvere e il petardo per causare lo scoppio. pria carneficina. I malviventi che hanno posizioE dallo spavento immenso che nato l'ordigno, secondo quanto ha rotto loro il sonno, i residenti emerso dai rilievi delle forze deldella palazzina sono passati a un l'ordine, si sarebbero introdotti gran sospiro di sollievo una volta nei locali del bar forzando la servenuti a conoscenza del grave periratura di una entrata posteriore. colo scampato. Mentre restano anProprio all’esterno del bar, nella cora le preoccupazioni per evenparte posteriore, i carabinieri tuali danni all'edificio, anche se i hanno anche rinvenuto un guanVigili del fuoco non avrebbero rileto di plastica e un passamontavato problemi strutturali. gna, probabilmente usati da chi E' stata una notte di paura. L'enha confezionato la bomba. nesima, in una Cosenza che semL'esplosione ha danneggiato bra ripiombata negli anni della anche l'attività commerciale guerra di mafia. L'esplosione del adiacente, una lavanderia, una bar, infatti, arriva dopo l'assalto e l'incendio all'autocompattatore di Il guanto e il passamontagna autovettura e uno scooter parcheggiati nei pressi del bar. ImpoEcologia Oggi, l'incendio di una ste, vetrate e pezzi di intonaco soauto di un ristoratore, i colpi di pino stati sparati a decine di metri di stola contro due attività commerdistanza e solo per l'assenza di ciali. Senza contare la scomparsa passanti non si sono registrati fedi uno dei rampolli della famiglia riti. Bruni “Bella-Bella, Luca, del quale Le indagini dei carabinieri sonon si hanno tracce da giorno 3, e no partite dal proprietario del loper il quale prende corpo l'ipotesi di cale, F.P., che ha riferito di non lupara bianca. averi subito alcuna minaccia, né Intanto si fanno i conti con la alcuna richiesta di pizzo. Nella capaura e I danni. L'esplosione delserma del Comando provinciale l'ordigno, come detto, ha distrutto per tutto il giorno sono state inolcompletamente il bar. La bomba è stata fatta deflagrare intorno alle 2,30. Un boa- tre sentite diverse persone. Al vaglio degli into tremendo che ha lanciato i detriti di vetrate, vestigatori dell'Arma anche alcuni filmati giferro e cemento a diversi metri di distanza. I rati da telecamere di sorveglianza della zona. primi a intervenire, allertati dai residenti del Proprio dai video si spera di ottenere informapalazzo immediatamente scesi in strada, sono zioni utili per risalire agli autori dell'attentato. stati i Vigili del fuoco del Comando provinciale. La pista principale, secondo gli inquirenti, è Due gli automezzi impiegati con sette uomini quella del racket delle estorsioni. La potenza (guidati dal capo squadra Bonaventura Ferri) dell'ordigno utilizzato porterebbe ad escludere che hanno immediatamente lavorato per spe- eventuali legami con dissidi personali che, algnere l'incendio. Proprio lo spegnimento qua- cune settimane fa, portarono a una aggressiosi istantaneo delle fiamme ha evitato che l'edifi- ne, e al ricovero di una donna, proprio davanti cio subisse irreparabili danni da esposizione al bar saltato in aria. Bar che, fino a circa tre analle alte temperature. Sospirodi sollievo anche ni fa, era di proprietà di una donna imparentaalla scoperta che due bombole del gas posizio- ta con lo scomparso Luca Bruni. Coincidenza o nate nei pressi del bar erano vuote. Per evitare meno, saranno le indagini a chiarirlo. LA SETTIMANA SHOCK Un contenitore da 3 litri pieno di benzina e polvere nera L’esterno del bar di via Popilia con i detriti lanciati a decine di metri di distanza. Grazie all’intervento dei vigili del fuoco si è evitato che l’incendio si propagasse al resto del palazzo (foto Mario Tosti) | L’ESCALATION | I messaggi della mala: assalti con il mitra colpi di pistola e il figlio di “Bella-Bella” sparito COSENZA - Spari contro un bar, sei colpi di revolver contro un negozio di abbigliamento, l'assalto armatoin strada per darfuoco al camion di Ecologia Oggi, l'auto di un ristoratore incendiata. L'ipotesi di lupara bianca avanzata dalla Dda sul caso della sparizione del 37enne Luca Bruni, ritenuto esponente di spicco del clan “Bella-Bella”. Sono gli atti criminali che hanno preceduto, solo di giorni, l'esplosione del Capital Cafè. E senza andare troppo indietro nel tempo, va ricordato anche l’ordigno artigianale di elevata potenza, rinvenuto a una fermata del pullman il 5 novembre. Una serie di atti come non se ne ricordavano da tempo nella città dei Bruzi. Una recrudescenza della criminalità che potrebbe anche voler dire che qualcosa è cambiato. Non solo esigenza di far cassa, dunque, ma di imporsi e farsi “conoscere”. Nuovi equilibri, nuovi capi. Capi che mandano messaggi ai “colleghi” e a tutti i cosentini. Messaggi dirompenti e visibili a tutti, appunto. Come la sparizione di Bruni, l'uso dell’ordigno dall'alto potenziale, e l'assalto armato in strada (con due pistole e una mitraglietta) al camion di Ecologia Oggi. Messaggi che potrebbero anche preludere, fanno capire da ambienti investigativi, a nuovi fatti di sangue. Tutto questo sul territorio del latitante cosentino numero uno, il 57enne Ettore Lanzino. Insieme a Franco Presta Le cinque autovetture distrutte dal rogo vorare fino alle prime ore del giorno per domare il rogo che si è sviluppato e che ha divorato tutte e cinque le Golf parcheggiate uno a fianco all'altra. Con fiamme talmente alte da danneggiare anche la parete di un immobile adiacente. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Compagnia di Catanzaro che hanno avviato le indagini nel tentativo di ricostruire l'esatta dinamica dei fatti. I militari dell'Arma hanno anche visionato le immagini di alcune telecamere, nella speranza di trovare elementi utili alle indagini, mentre sono stati sentiti i responsabili dell'azienda per ricostruire eventuali episodi. Nulla è trapelato sull'e- voluzione delle indagini, anche se la matrice dolosa è la pista seguita dagli inquirenti che, comunque, non hanno trovato materiali sospetti sul posto. L’incendio apre un nuovo, inquietante capitolo sul tema del racket e sulle condizioni in cui operano gli imprenditori del capoluogo calabrese, colpiti più volte, anche in passato, da attentati incendiari e dinamitardi. Nonostante il fenomeno non ha mai segnato numeri ufficiali preoccupanti, forse anche per la difficoltà degli imprenditori a denunciare le vessazioni subite, lasciando tutto nell’ombra. Proprio come vogliono gli autori. Ancora piante di kiwi tagliate all’assessore ai Lavori Pubblici di Rosarno Accanimento contro De Maria di KETY GALATI Teodoro De Maria Sotto: giunta e consiglieri di maggioranza dopo la conferenza stampa ROSARNO –Nel mirino degli attentatori c’è ancora l’assessore comunale ai Lavori Pubblici del Bosco di Rosarno, Teodoro De Maria. Non hanno fatto passare neanche una settimana. I soliti malviventi ignoti hanno nuovamente preso di mira il terreno di proprietà di De Maria in contrada Bosco, devastando altre 15 La parte posteriore del bar con le crepe alla muratura di Roggiano, sospettato della strage di San Lorenzo del Vallo, “Ettaruzzu”è il principale ricercato dalle forze dell'ordine e dalla Direzione distrettuale antimafia. Proprio il procuratore aggiunto della Dda, Borrelli, nel corso della conferenza stampa per gli arresti di Terminator 4, operazione sul clan Lanzino-Patitucci, aveva “bacchettato” carabinieri e Polizia per gli scarsi risultati. Un rilievo che, anche alla luce dei nuovi accadimenti, dovrebbe portare a un ulteriore rafforzamento dell'azione delle forze dell'ordine. a.mor. Il sindaco Tripodi: «Andiamo avanti e uniamoci per difendere i valori di legalità e trasparenza» piante di kiwi. Solo la settimana scorsa, l’assessore era già stato colpito, quando, probabilmente, gli stessi autori del secondo reato, hanno tagliato venti piante di actinidia sullo stesso fondo. L’accanimento contro l’assessore ai Lavori Pubblici ha fatto ricadere nella perplessità il primo cittadino di Rosarno, Elisabetta Tripodi, la sua giunta e i consiglieri di maggioranza, i quali, ieri mattina, dopo una riunione a Palazzo San Giovanni, hanno deciso di convocare una conferenza. Un incontro lampo durante il quale la maggioranza ha fatto quadrato attorno a De Maria, esprimendo solidarietà e sdegno per il vile atto. Amareggiato e preoccupato, il sindaco, invece è andato dritto al sodo, condannando fermamente il gesto intimidatorio perpetrato nei confronti «dell’ami- co, assessore e cittadino» De Maria. Analizzando l’episodio, la Tripodi, stavolta, non ha più parlato di un atto di tipologia mafiosa, ma si è limitata nell’affermare di non conoscere la matrice di questo ennesimo atto minatorio nei confronti dell’assessore, anzi, «poco importerebbe» all’amministrazione. Più realista, la Tripodi ha infatti affermato che «tale gesto porta a rafforzare ulteriormente l’impegno dell’amministrazione fondata sui principi «di legalità e di trasparenza». L’accaduto, che ha suscitato apprensione in tutta la maggioranza, non smuove di una virgola la compattezza della squadra della Tripodi, che ancora una volta, malgrado tutto, ha dimostrato unità. «Siamo qui per dare una risposta corale», ha sottolineato il primo cittadino, il quale, ha lanciato un appello ai ro- sarnesi: «uniamoci per difendere i valori della legalità. Non ci piace la retorica delle belle parole, l'antimafia gridata - ha continuato il sindaco, avvertendo: «noi andremo avanti e continueremo a lavorare nell’interesse della collettività». De Maria, vittima di ben due attentati non ha rilasciato alcuna dichiarazione, si è dimostrato indignato e turbato per quanto è successo. La maggioranza presente all’incontro ha preso le distanze da certi gesti «inqualificabili», augurandosi al tempo stesso che le autorità competenti possano al più presto fare chiarezza su quanto è capitato. C’è da osservare che la notizia del secondo attentato di De Maria si è intrecciata con quella del secondo anniversario della rivolta degli africani. Una giornata, dunque, particolare quella di ieri per Rosarno che lascia l’amaro in bocca sia per quanto è avvenuto due anni fa in una città ancora profondamente ferita, che per i vili gesti nei confronti di De Maria. Caulonia: bomba al locale degli immigrati Nicotera: brucia il portone della “Comerci” San Giovanni in Fiore, sindaco “sotto tiro” Cosenza, attentato a un autocompattatore Reggio, in fiamme l’auto di un consigliere Francica, spari alla porta di un consigliere NELLA NOTTE tra il 31 dicembre e il 1° gennaio esplode una bomba presso la trattoria “La Grotta” di Caulonia (RC), gestita dal Consorzio Goel. La struttura avrebbe riaperto fra un mese come laboratorio d’inserimento lavorativo per gli immigrati rifugiati politici IL 4 GENNAIO in piena notte viene cosparso di liquido infiammabile e bruciato il portone d’ingresso dell’azienda “Casa vinicola Comerci” nella frazione Badia di Nicotera, in provincia di Vibo Valentia. Fortunatamente i danni si riveleranno poi di lieve entità. ANCORA un altro attentato nei confronti del sindaco di San Giovanni in Fiore, antonio Barile, dopo avergli svitato i bulloni dell’auto. Ignoti, il 4 gennaio, tagliano alberi nei pressi dell’Abbazia Florense e scrivono sul muro di fronte frasi offensive nei confronti del primo cittadino, ALL’ALBA del 5 gennaio tre persone con due pistole e una mitraglietta fermano un camion autocompattatore di Ecologia Oggi a Cosenza, fanno scendere gli operari, lo cospargono di benzina e lo danno alle fiamme. Leggermento ferito l’autista a causa di una caduta. POCO prima delle 5 del 5 gennaio l’auto del medico e consigliere comunale di Reggio Calabria, Francesco Plateroti, viene bruciata sul lungomare di Villa San Giovanni. Accreditata la tesi dell’origine dolosa, seppure non è stata trovata traccia di materiale infiammabile. DUE colpi di fucile, in rapida successione, nelle prime ore del 5 gennaio, vengono sparati verso la porta dell’abitazione di Domenico Mograce, consigliere comunale di maggioranza di Francica, in provincia di Vibo Valentia. Nessuna pista è stata scartata. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro CATANZARO - Un'intimidazione chiara, senza equivoci. Un segnale inquietante in una zona già colpita da avvertimenti di questa portata. C'è la matrice dolosa dietro il rogo che, nella notte tra venerdì e sabato, ha distrutto cinque autovetture in un parcheggio della concessionaria Volkswagen di Catanzaro. Cinque Golf ancora da immatricolare e delle quali sono rimaste solo le carcasse annerite. L'ombra del racket riconquista la scena a Catanzaro, città considerata troppe volte, a torto, fuori dagli schemi convenzionali della criminalità organizzata. Il messaggio lanciato alla famiglia Del Vecchio, da anni nel commercio di autovetture, non lascia dubbi. L'allarme è scattato in piena notte, quando una telefonata ai Vigili del Fuoco ha segnalato le fiamme altissime e il fumo denso uscire dal tetto della concessionaria, sita in via Lucrezia della Valle, una delle principali strade di accesso alla città, ma anche sede di uno dei “fortini” dei rom. Gli autori dell'intimidazione hanno approfittato del fatto che le autovetture fossero state parcheggiate in una piazzola allestita da poco tempo sopra la concessionaria. Un parcheggio da cui si accede attraverso una rampa, situata a fianco l'ingresso principale dell'attività. Chi si è introdotto, dunque, sapeva bene come colpire, evitando un'azione, ben più complessa, direttamente nel punto vendita, chiuso da vetrine blindate. I Vigili del Fuoco hanno dovuto la- Domenica 8 gennaio 2012 Locride criminale Tentano un furto nella casa di un anziano nella colluttazione uno dei ladri resta ferito Rapina con il morto a Bivongi Sorpresi dalla presenza del nipote dell’uomo i malviventi provano una tragica fuga | IL SINDACO | | I CITTADINI | «Allestiremo «Continuiamo un sistema a subire gravi di telecamere» atti di violenza» di FRANCESCO SORGIOVANNI BIVONGI - Un tentativo di rapina ad una coppia di anziani s'è concluso con un morto. E' successo nella notte di venerdì, a Bivongi, piccolo centro dell'Alto Jonio reggino. La vittima è uno dei rapinatori. Si tratta di un giovane 19enne, Marco Rocco Bombardieri, domiciliato a Guardavalle. L'altro componente della banda, Domenico Gagliardi, di anni 22, sposato e padre di due figli, residente nello stesso centro della provincia di Catanzaro, è stato arrestato. I due malviventi, l'altro ieri, poco prima della mezzanotte, con un calcio o una spallata hanno rotto la porta dell'abitazione dove vive l'ultraottantenne Armando Zannino con la moglie, per tentare una rapina ai loro danni. A causa del forte rumore provocato, si sono svegliati di soprassalto tutti gli occupanti della casa, situata nel Marco Bombardieri pieno centro abitato di Bivongi, alla via Matteotti. Oltre agli anziani coniugi, nell'appartamento a quell'ora stavano dormendo la badante straniera, che accudisce la moglie di Zannino, e uno dei nipoti della coppia, un giovane studente 27enne. Quest'ultimo andava a dormire a casa dei nonni dopo la tentata rapina che gli stessi avevano subito Domenico Gagliardi la sera del primo giorno di quest'anno (sicuramente gli stessi malviventi). Il primo a svegliarsi è stato il più giovane degli occupanti, che da poco era rientrato. Davanti agli occhi del nipote dei due anziani s'è presentato il più giovane dei rapinatori, riconosciuto poi in Marco Rocco Bombardieri. Questi aveva un coltellaccio in mano con il quale cercava di farsi minacciosamente strada, in direzione dell'anziano padrone di Sul corpo una serie di coltellate Il cadavere di Bombardieri coperto da un lenzuolo casa. A tal punto, al nipote di Armando Zannino, non è rimasto altro da fare che tentare di disarmarlo. Poco più indietro era rimasto il secondo malvivente, armato con un piede di porco. Entrambi a viso scoperto. Ne è nata una colluttazione con quello armato di coltello. Il giovane parente degli anziani ha cercato di difendersi come ha potuto. Ha usato il manico di una vecchia racchetta da tennis. E' riuscito a gettare il rapinatore a terra, checadendoha persoilcoltello.Alla fine, i due malviventi, vedendosi alle strette, hanno preso la via di fuga. Il nipote di Zannino ha cercato di trattenere per il braccio il giovanerapinatore,ma allafineèriuscito ugualmente a scappare, spogliandosi del giubbotto che indossava, che è rimasto sul luogo dell'accaduto. Così come il coltello e il IL PRECEDENTE La notte di San Silvestro erano a caccia di armi ERA già successo la notte del primo giorno dell'anno. I rapinatori, quasi sicuramente gli stessi, hanno scelto un altro giorno di festa, per compiere la rapina a danno degli stessi anziani. Ma nel primo tentativo, per fortuna, andò meglio per tutti, in un certo qual modo. Anche quella volta tutto è iniziato poco prima della mezzanotte. I malviventi, quella volta forse tre, hanno fatto irruzione nell'abitazione dei coniugi Zannino, con lo scopo preciso di compiere una rapina. Dopo avere scardinato la serratura del portoncino di casa, hanno cominciato a rovistare in tutto l'appartamento in cerca di armi. piede di porco. Ad una ventina di metri dall'abitazione era parcheggiata la Seicento bordeaux con la quale era giunti sul posto i rapinatori. Di corsa sono saliti a bordo della stessa autovettura, inseguiti a piedi, per un brevissimo tratto, dal nipote dei due anziani. Ma nemmeno dopo un centinaio di metri la piccola utilitaria è andata a sbattere con il paraurti anteriore e con la fiancata sinistra, su alcune fioriere disposte davanti ad un'abitazione vicina. Il mezzo ha comunque proseguito la corsa, ma poco più sotto, dopo un testacoda, si è rigirato su se stesso e ha concluso la marcia. Al sedile del guidatore si trovava Marco Rocco Bombardieri, moribondo. L'altro rapinatore, sceso dalla macchina, stava cercando di scappare a piedi tra le viuzze del paese. I primi soccorritori hanno tirato fuori dall'autovettura il giovane morente per cercare di salvarlo. Ma appena sull'asfalto, una grossa quantità di sangue è fuoriuscita dall'addome del giovane. Per lui non c'è stato niente da fare. I sanitari del 118 e ancora prima il medico che era di servizio al posto di guardia del territorio, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Gli stessi hanno accertato almeno tre ferite da arma da taglio all'altezza dell'addome del giovane. Domenico Gagliardi, invece, è stato acciuffato poco dopo, nei dintorni, dai carabinieri della compagnia di Roccella Jonica, all'ordine del capitano Marco Comparato. Gli investigatori, coordinati dal magistrato del Tribunale di Locri, il sostituto procuratore Rosanna Sgueglia, dovranno chiarire ora tutte le modalità dell'accaduto e, in particolare, se abbiano agito dei complici a margine del tentativo di rapina. Parla l’uomo che l’altra notte si è visto entrare nell’abitazione i malviventi «Erano tornati per ucciderci tutti» mo. Armando Zannino è un uomo in gamba. Ha lavoraBIVONGI - “Erano tornati e questa volta mi avrebbero to per tutta la vita e ancora, quando se la sente, riesce a ucciso.Eavrebberouccisoanche miamoglieelabadanfare qual cosina nei campi. te”. E' convinto di questo l'anziano di Bivongi che a diHa avuto sempre la passione per la caccia stanza di poco meno di una settimana ha e custodisce i suoi tre fucili come delle relisubito due tentativi di rapina, l'ultimo fiquie. E pure di non consentire ai rapinatori nito tragicamente ieri notte. Non vorrebdi rubare i suoi “gioielli”, ha rischiato grosbe dimostrarlo, ma l'ultraottantenne Arso per ben due volte, a distanza di pochi mando Zannino è molto preoccupato per giorni. E' cosciente anche di questo l'anziaquello che è successo. no uomo. Però non gli interessa più di tanIl giorno di Capodanno se lo ricorderà to. E non per un fatto di puro cinismo. per sempre e ancora di più quanto è sucE' l'attaccamento soprattutto delle percesso notte di venerdì. E' ancora indolensone anziane a certi loro affetti, beni. Senza zito per la caduta provocata dalla spinta tuttavia rendersi conto che di fronte a certe che il rapinatore gli aveva mollato nel prisituazioni non sarebbe il caso di opporre remo tentativo di rapina. Quella volta non sistenza oltre certi limiti. “E' successo avevavoluto consegnareai delinquentila quello che non mi sarei mai aspettato - ha chiave dell'armadietto in cui erano custodetto ieri mattina Armando Zannino, legditi i tre fucili detenuti regolarmente. germente sbiancato in viso, forse per la E anche il tentativo di rubare i soldi eventualmente tenuti in casa. Cosicché, Il portone di casa di Zannino paura ma anche per la stanchezza. Noi anziani abbiamo bisogno di maggiore proteprima di scappare, uno dei rapinatori gli zione. Soprattutto gli anziani che vivono soli, che solo di ha mollato un pugnonel petto scaraventando l'anziano più nel mirino dei malviventi”. sul pavimento. Sono frame, immagini, che tornano di continuo davanti agli occhi e nella mente lucida dell'uof.s. Il sindaco Ernesto Riggio di GIORGIO METASTASIO BIVONGI - “Siamo indignati e preoccupati per quanto sta accadendo negli ultimi mesi a Bivongi”. Questa è la prima risposta a caldo che il sindaco di Bivongi Ernesto Riggio ci ha fornito nell'immediatezza della notizia relativa alla tentata rapina finita in tragedia la notte scorsa. “Un popolo pacifico come quello bivongese - ha proseguito il sindaco Riggio - non può essere oggetto di episodi provenienti da una criminalità extrapaesana”. E, il sindaco, chiarisce meglio il concetto senza peli sulla lingua. “Non nascondiamo il disaggio sociale che può esserci all'interno della comunità e stiamo lavorando ogni giorno per tranquillizzare tutti. Ma questi ultimi due episodi (la tentata estorsione ad un commerciante prima di natale e la rapina di ieri n.d.a.) appartengono ad una criminalità efferata che non ci appartiene e che vegeta in un humus di delinquenza che nel nostro paese non esiste”. Un appello poi, il primo cittadino di Bivongi, lo rivolge alle istituzioni. “I cittadini non possono che essere stanchi di queste angherie e per questo chiediamo l'aiuto delle istituzioni preposte affinché controllino il territorio in modo efficace. Alle forse dell'ordine, per il lavoro che svolgono quotidianamente, rivolgiamo il nostro più sentito ringraziamento soprattutto per la soluzione di questi ultimi due recenti casi di criminalità attraverso gli arresti in flagranza di reato che hanno consentito di chiarire inequivocabilmente le vicende a cui erano legate”. Quali le azioni dell'amministrazione comunale nei prossimi giorni il sindaco le chiarisce subito. “Chiederemo un incontro con S.E. il Prefetto per intensificare la vigilanza e cercare di evitare in futuro simili episodi”. E qui a Bivongi si pensa già ad allestire un sistema di video sorveglianza, soprattutto agli ingressi del paese e nei punti deboli del sistema urbanistico e viario, finalizzato a monitorare il territorio a tutela e salvaguardia dell'incolumità dei cittadini. I danni dopo la rapina BIVONGI - Il terrore si legge ancora negli occhi del signor Ermando Zannino, vittima di due ben tentativi di rapina nel giro di sette giorni. Viso emaciato, barba lunga, occhi rossi e lucidi, segni questi di un'altra notte passata in bianco dopo lo spavento procurato dai due malviventi introdottisi notte tempo nella sua abitazione. Questo il lato privato di un uomo di 82 anni ora seriamente preoccupato e difficilmente rasserenato per il triste epilogo della vicenda che lo ha visto protagonista suo malgrado. Ma c'è anche un lato pubblico dell'episodio che ha lasciato sgomento un intero paese formato prevalentemente da anziani che vivono da soli e i loro figli tutti emigrati o trasferiti altrove. La gente di Bivongi è stanca di subire continuamente questi attacchi alla propria serenità. Furti, rapine, estorsioni, incendi. Una recrudescenza della micro criminalità qui mai vista prima. I fatti delittuosi che si registrano a Bivongi da qualche tempo trovano persone rassegnate e pronte a qualsiasi evento ma nello stesso tempo decise a difendersi con ogni mezzo. C'è chi, per questo, si è organizzato apponendo grate in ferro e portoni blindati alle proprie abitazioni per paura di rapine o furti. Furti che, lo ricordiamo, hanno interessato persino la chiesa parrocchiale in diversi momenti. Alcuni commercianti sono pure alla ricerca di sistemi di video sorveglianza a controllo del proprio esercizio ma, si sa, queste sono diavolerie elettroniche che non tutti riescono a gestire e quindi ci si affida a serrature di altissima sicurezza. Questo è il clima che si respira ora a Bivongi, un tranquillo e laborioso paese della Vallata dello Stilaro dove d'estate si vive un clima allegro e disteso ma dove d'inverno avanza la paura, specie di notte, quando alcune macchine scorazzano piene di giovinastri in cerca di emozioni a cui è difficile opporsi per la paura di rappresaglie. Oggi ad essere preoccupati sono più di tutti gli anziani che difficilmente potrebbero reagire e difendersi. g.m. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 8 Primo piano Migranti in festa L’area industriale di San Ferdinando celebra l’anniversario a due anni dalla rivolta Rosarno è ferma nel tempo I ghetti non sono stati eliminati. Chi lavora nei campi dorme dentro le tende di MICHELE ALBANESE ROSARNO - Le baracche fatiscenti, i casolari abbandonati senza servizi e senza energia elettrica, gli spazi strettissimi che ospitano solo brande e pochi materassi quasi uno sopra l'altro tra vestiti sporchi e pochi effetti personali, sono ancora lì vivi più che mai, animati da fantasmi con il volto africano di chi cerca nella Piana un lavoro. A due anni dalla rivolta di Rosarno le immagini restano quelle di un tempo. E poi tende, tante tende all'aperto. L'inferno di Rosarno si ripete anche a due anni dalla rivolta sia pure dopo con modalità diverse rispetto agli anni. Non più centinaia di immigrati ammassati dentro ex fabbriche abbandonate come la ex Rognetta o l'ex Opera Sila, ma divisi in gruppi da 15- 30 persone e sparsi nel centro storico cittadino ma soprattutto nei casolari di campagna e non solo a Rosarno ma anche nella campagne di Rizziconi e di Cittanova. Disperati in cerca di pochi spiccioli al giorno per vivere. Sono pochi, pochissimi coloro che riescono a sbarcare il lunario riuscendo a lavorare con la relativa copertura previdenziale e con un salario decente. Molti non lo possono fare perche non hanno il permesso di soggiorno ma anche perché il lavoro è diminuito a causa della scelta dei produttori di non raccogliere le arance il cui prezzo di mercato si aggira ancora quest'anno intorno ai 5 centesimi al chilogrammo. Un nulla che costringe tanti a desistere dalla raccolta perché non coprirebbe nemmeno i costi di produzione. Chi dice che il dramma di Rosarno è stato risolto o ridimensionato ha le bende sugli occhi: o non vede o non vuole vedere. Storie di straordinaria sofferenza di mescolano a quelle di altrettanta solidarietà, poca a dir la verità, rispetto ai bisogni. C'è ancora Dorina Ventre, “Mamma Africa” come è stata ribattezzata, ci sono i volontari della Flai Cgil o della Caritas che da giorni si danno da fare come possono per assicurare servizi e fornire aiuto, ma la dimensione dei bisogni degli immigrati è talmente ampia da far oscurare ogni entusiasmo. E loro gli immigrati di colore portandosi dietro una dignità indescrivibile continuano a farsi vedere in città. La paura di due anni fa è diminuita . Ieri , il secondo anniversario dei “fatti di Rosarno” com'è stata ribattezzata la rivolta di due anni fa è stato celebrato quasi come una scampagnata nella seconda zona industriale di San Ferdinando proprio sul luogo dove dovrebbe sorgere il rigassificatore. Una trentina di immigrati sono bastati a testimoniare le difficoltà che si vivono ancora nelle baraccopoli, poi delegazioni politiche come quella di Rifondazione Comunista, il Coordinamento dei Portuali che aderiscono al Sul, la Flai-Cgil di Gioia Tauro e la Flc di Reggio Calabria, San Ferdinando in Movimento, la rete per la difesa del territorio “Franco Nisticò” ,il Kollettivo Onda Rossa e Rinascita per Cinquefrondi, Equosud, il Centro Sociale “Cartella”, Gasp, gruppo d'acquisto solidale e popolare della Piana di Gioia Tauro, circolo Armino di Palmi. La terra, l'agricoltura, la crisi del porto, la disoccupazione dilagante, un territorio consegnato alle multinazionali, temi questi che si sono sovrapposti alle condizioni inumane dei ragazzi di colore che in serata si sono trasferiti a Rosarno per la seconda edizione della festa dell'integrazione promossa dall'Amministrazione Comunale. Ma i canti ed i balli di un giorno non cancellano il passato e il presente. Rosarno ha celebrato Rosarno anche se nulla è cambiato ancora. La musica, in particolare la tarantella, ha animato la manifestazione di San Ferdinando | LA PARTITA LA NOTA STONATA | Le barriere cadono davanti al pallone Alla festa i soliti noti, manca la gente SAN FERDINANDO - Ancora una volta il calcio unisce bianchi e neri in un campo simbolo. Nell'immensa area verde dove dovrebbe sorgere il mega impianto del rigassificatore contro la volontà delle associazioni che ieri hanno aderito alla festa multietnica si è giocata la partita dell'integrazione. Tra musiche e danze africane dove era costante la relazione tra movimento e ritmo e, profumi di piatti tipici, i fratelli africani ed i membri delle associazioni di volontariato locali hanno tirato qualche calcio ad un pallone. La gara ha avuto una sola ed unica volontà: l'amicizia tra popoli e culture diverse è possibile. Lo hanno dimostrato ieri i volontari, che ce l'hanno messa tutta per far capire che si possono abbattere barriere che oggi sembrano insormontabili. Da tempo, essi infatti hanno superato il muro della discriminazione razziale e dell'imbarazzo quando ci si trova di fronte a persone che hanno un colore diverso dalla nostra pelle. (k.g.) L’invito delle associazioni che hanno organizzato l’evento caduto nel vuoto di KETY GALATI SAN FERDINANDO - Alla festa multicolore, con i fratelli africani ci Uno dei sono isoliti noti: i membridi Calafritanti ca, il Coordinamento Portuali Sul, interventi Flai-Cgil comprensorio di Gioia Tauro, San Ferdinando in movimento, Kollettivo Onda Rossa, Rinascita-Cinquefrondi, Equosud, Csoa “Cartella”, Chiesa battista di Rc, Mammalucco Onlus Taurianova, Gaspp-Gruppo d'acquisto solidale e popolare della Piana, Circolo Arminio di Palmi, Partito della Rifondazione comunista. Tutti gli altri? Assenti. Malgrado ciò, i rappresentanti delle associazioni locali hanno lanciato i loro messaggi in difesa del lavoro e della terra. Arturo Lavorato, (Equosud), che ha coordinato l'assemblea, ha parlato di un nuovo modello di sviluppoperil territoriodellaPianabasato sul bene comune. Il presidente di San Ferdinando in movimento, Giuseppe Chiodo, non ha perso occasione per dire no al rigassificatore, «un'opera che servirà solo alle società multinazionali per speculare a nostre spese. Noi vogliamo un uso alternativo della Piana» ha continuato Chiodo, aggiungendo che, «la nostra terra è già deturpata da molti impianti che inquinano l'ambiente». Infine, il presidente dell'associazione sanferdinandese ha proposto una nuova alleanza con la popolazione della Piana, a suo parere «pocoinformata» di ciòche succede. E' la volta di Pasquale Mercuri, (Sul), il quale, ha esortato i preseti a lavorare insieme per difendere la propria terra. Pino Ippolito, presidente di “Arminio” invece ha voluto esprimere solidarietà agli immigrati, perché i loro legittimi diritti sono calpestati ed ai portuali che hanno perso il lavoro. Con l'auspicio che le cose cambino per il bene di tutti. Secondo Renato Fida di Flai- Cgil, il problema principale della Piana è la mancanza di lavoro, ragion per cui «serve un nuovo piano di sviluppo agricolo». Tra i traduttori degli africani, Peppe Pugliese si è rammaricato per il fatto che i rosarnesi ed il resto delle popolazioni locali non hanno risposto al loro invito. L'indifferenza è un sentimento difficile da abbattere. Ma forse troppe ferite sono rimaste aperte, soprattutto a Rosarno, reduce di una violenta rivolta. Le storie dei tanti africani che lasciano i propri Paesi in guerra per cercare lavoro nei campi della Piana In cerca di speranze e di riconciliazione SAN FERDINANDO - Cercano una vita alternativa a quella in Africa interrotta dalle guerre e devastata dalla fame. Cercano una riconciliazione con i rosarnesi etichettati come «razzisti» dopo gli scontri del 7 gennaio del 2010. Cercano un lavoro onesto ed un tetto dignitoso dove vivere. Sono gli immigrati africani arrivati nella Piana di Gioia Tauro dal Ghana, dalla Costa D'Avorio, dalla Nigeria e dalla Tunisia, i quali, ieri mattina, nella giornata del secondo anniversario della rivolta degli extracomunitari scatenata da un ferimento di uno di loro, hanno occupato un luogo simbolo. Si tratta della seconda zona industriale di San Ferdinando, dove dovrebbe sorgere il mega impianto del rigassificatore. Nel corso della giornata, gli stranieri non hanno perso occasione per riparlare della L’ivoriano Hibrahim propone una soluzione «Servirebbe un nuovo piano di sviluppo agricolo» nota guerriglia urbana consumatasi nella città di Rosarno, presa in ostaggio dagli stranieri per due giorni. Hibrahim proveniente dalla Costa D'Avorio a riguardo ha spiegato come i suoi fratelli due anni fa si sono indignati ai comportamenti dei rosarnesi ed allo sfruttamento di loro nel settore agricolo, ammettendo però che «essi non lo hanno fatto nel modo più appropriato. Ma l'ennesimo attentato ad un africano -ha continuato l'ivoriano - è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso». E' stata dunque la collera degli africani a scatenare la protesta. «Non hanno avuto scelta», ha affermato Hibrahim, docente di francese in Costa D'Avorio. Quest'ultimo ha ancora sostenuto che le cose a Rosarno non cambiano perché «le organizzazioni criminali manipolano la politica». Hibrahim è arrivato nella Piana l'8 novembre scorso. Lo stesso ha cercato una casa in affitto nella città di Rosarno, dopo vani tentativi di ricerca è stato costretto a rifugiarsi in un vecchio casolare tra Taurianova e Rizziconi, occupato dalle galline. Da tre giorni, egli è ospite del campo di accoglienza containers di contrada Testa dell'Acqua. Hibrahim ha inoltre sollevato un paradosso. Si è domandato il perché gli agricoltori della Piana sono i più poveri della società, dal momento che, siamo in un territorio in cui l'agricoltura è la principale fonte di risorsa. Dopo questa riflessione, l'ivoriano ha proposto la soluzione. «Un nuovo piano di sviluppo agricolo che si ripercuoterebbe positivamente su di noi immigrati, che ci troviamo qui per la raccolta degli agrumi». E' poi toccato a Segu parlare al microfono. Anche lui ha voluto ricordare la rivolta, affermando che ciò che è successo due anni fa è «disumano». «La situazione degli immigrati di Rosarno è catastrofica ha detto Segu - , è un'onta per tutto il mondo. Se la politica non vuole assumersi la responsabilità di tutto questo degrado l'umanità odierà l'Italia». Infine, Segu ha lanciato un appello ai rosarnesi. «Siate nostri amici. Rivolgeteci anche un semplice saluto: Buongiorno». k.g. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 9 Domenica 8 gennaio 2012 24 ore in Calabria Il caso giudiziario e umano. La tentazione di farla finita e l’amarezza quando Loiero lo scaricò Biamonte: «Mi hanno distrutto» Il dirigente della Regione arrestato con Crea e poi assolto con formula piena di ADRIANO MOLLO COSENZA - «Crede ancora nella giustizia»? L'ultima domanda che faccio, dopo oltre due ore di discussione, lascia quasi di stucco Peppino Biamonte: «Potrei dire di sì, ma mi hanno ucciso. Distrutto». Siamo a Laurignano, a una diecina di chilometri da Cosenza in una struttura di riabilitazione fino a pochi anni fa considerata un centro di eccellenza in settore. E' da qui che il dottor Biamonte, dopo che per oltre 35 anni di carriera alla Regione si è sempre occupato di sanità, seppur con responsabilità diverse, riparte. Ha ricevuto un incarico dai consulenti (docenti della Luiss) del nuovo azionista, il colosso bancario Unicredit divenuto da creditore a proprietario della clinica riabilitativa per le inadempienze della società. L'ultimavolta cheavevoincontrato Biamonte era stato nel 2007 al Dipartimento salute. Ero lì per una intervista all'assessore alla Sanità del tempo Doris Lo Moro che stava per lasciare il dipartimento per i noti dissidi con la Giunta e il suo presidente Agazio Loiero. Allora quando chiesi dei debiti, l'assessore chiamò nella sua stanza il direttore generale ed era Biamonte che, carte alla mano, disse: «sono 800 milioni, abbiamo un piano di rientro e abbiamo dimezzato crediti nei confronti del governo nazionale in un anno e mezzo di lavoro». Dopo circa un anno, era il 28 gennaio del 2008, Biamonte viene arrestato e posto ai domiciliari, accusato di aver favorito un consigliere regionale, Domenico Crea, titolare di una struttura sanitaria nel Reggino e legato a personaggi vicini alle cosche ritenute responsabili dell'omicidio del vicepresidente del consiglio regionale Franco Fortugno. Dopo il calvario giudiziario e la condanna in primo grado, siamoad unmesefa, arrivala sentenza di appello. I giudici lo assolvono con formula piena «perchè il fatto non sussiste». «Il reato tra tre mesi si sarebbe prescritto ma avrei rinunciato. Volevo la sentenza», afferma Biamonte. Nel processo i legali dimostrarono, carte alla mano, che gli inquirenti avevano preso un abbaglio, che quella delibera incriminata del 24 aprile del 2005 (che riproduciamo in questa pagina) era corretta. Un atto con cui il dg aveva chiesto una rimodulazione del bilancio e del piano di attività dell'Asl 11 di Reggio ma non aveva favorito la struttura sanitaria di Crea «perché spiega - faceva riferimento alla spesa farmaceutica e alla riabilitazione, settori diversi da quelli per cui era stata accreditata la Rsa di Crea». Inoltre anche la successiva rimo- dulazione del Bilancio ara stata bocciata da Biamonte. Una vicenda che lo ha segnato. «Se non fosse per l'amore per il mio nipotino e per mia moglie non avrei superato quel momento. Ho passato momenti terribili - ricorda trovarmi 10 carabinieri alle 2 di notte in casa». Si stupisce della reazione della moglie «con i problemi di salute che ha. Ha avuto una grande forza». Peppino Biamonte si ferma più volte nel racconto. Forte è il dolore e l'emozione per quello che ha passato. «Ero pronto a qualsiasi fesseria. Ci ho pensato un sacco di volte, poi pensavo al mio nipotino, ai miei familiari. Se una persona ha la consapevolezza che sta facendo un illecito, che sta rubando, mette anche in conto che potrebbe essere scoperto e ne paga le conseguenze». Poi mi mostra la delibera incriminata. «Quando il capitano dei carabinieri mi ha chiesto se avevo capito il motivo per cui erano venuti a casa, io ho risposto di non capire. Mi disse che avevo fatto una variazione di bilancio per consentire il pagamento alla clinica di Crea, ma io quella variazione l'avevo annullata. E poi nel merito io parlavo di assistenza riabilitativa e farmaceutica mentre la struttura di Crea era una Rsa che non era accreditata per la riabilitazione. Era carta straccia, non serviva a niente». A Biamonte vengono concessi i domiciliari e dopo 16 giorni viene rimesso in libertà. Quando scattò l'operazione non era al dipartimento, «sono venuto a fare il commissario qui a Cosenza e del bilanciodell'Asl11 sisonooccupati i nuovi i direttori generali che si sono succeduti nel tempo, sono loro che hanno dato i fondi. Per questo mi hanno assolto con formula piena». «Oggi quella struttura - fa presente - nonostante sia commissariata, continua a ricevere fondi dalla Regione». L'impatto mediatico dell'inchiesta “Onorata Sanità” fu notevole, nonostante Biamonte avesse le carte in regola. «La delibera di variazione di Bilancio l'avevamo annul- «Quella notte vennero in 10 a casa mia» «Ero pronto per un incarico di prestigio» Giuseppe Biamonte nel suo nuovo ufficio sfoglia i giornali che si sono occupati del suo arresto lata su mia proposta. Quando la feci vedere all'onorevole Lo Moro rimase sbalordita. Ma la gogna mediatica è stata forte, anche Massimo Giletti su Rai 1 dedicò due ore della sua trasmissione al caso. Ne hanno scritto giornali stranieri, anche arabi. Ora che tutto è finito, che sono stato assolto, il silenzio». Chiedo se nell'interrogatorio di garanzia aveva mostrato le carte, se ha spiegato come stavano le cose? «Certo, ma non ne hanno tenuto conto. Era partita una macchina difficilmente arrestabile in quel momento. Hanno tirato fuori anche la storia di una pistola, una cosa assurda». Assurda perché? «Cinquant'anni fa demolimmo un vecchissimo casolare ed erano venuti fuori tra le mura una pistola antica, un ferro da stiro e una chiave. Cimeli che io tenevo esposti in una vetrinetta. Quarant'anni fa chiesi ad un maresciallodei carabinierise potevo tenerla e mi disse di sì. L'avevo immersa nella nafta per levare la ruggine. Anche su questo c'è stata una strumentalizzazione». I legali, le aule dei tribunali, ora è tutto finito, come la carriera. «Ma i danni sono irreparabili, faccio ricorso ad antidepressivi altrimenti la notte non dormo. Se avessi avuto un minimo di Dna delinquenziale non starei così. Alla mia famiglia non ho fatto pesare nulla, alcuni amici LA DELIBERA FINIT DELL’’INCHIESTA mi sono stati vicini.» Chiedo se ha intenzione di rivalersi con la richiesta di risarcimento danni. «Vedremo, aspetto le motivazioni della sentenza». Biamonte ricorda quegli anni. «Ero stato indicato nella terna per il consiglio di amministrazione dell'Istituto superiore di sanità, la Calabria, in quella fase, con la gestione della Lo Moro, aveva conquistato una credibilità che prima non aveva mai avuto». Scoppiata la vicenda giudiziaria non ha più messo piede in assessorato, «dopo poco tempo mi sono messo in pensione, non ho avuto la forza di tornarci. Dopo qualche mese ho ricevuto la proposta dell'avvocato Enzo Paolini, presidentedella Aiop(ospedalità privata ndr) di curare una parte del rapporto annuale sugli ospedali italiani e l'ho fatto con immenso piacere, mi ha consentito di vivere, di tenermi occupato e alla fine abbiamo fatto un buon lavoro». L'amarezza resta intatta, soprattutto per il comportamento di alcuni politici. «Il mio telefono squillava mille volte al giorno. Quando sei a certi livelli è così, poi la sanità è un settore importante, delicato.Ogginon michiamapiù nessuno. Questo fa parte della logica». Biamonte racconta l'amarezza quando Loiero azzerò il dipartimento prendendo le distanze da tutti i dirigenti. «Un provvedimento abnorme, non dissi nulla, non avevo più la forza e ho capito che era finita. Chiesi di andare in pensione». Su insistenza mi racconta che con Loiero «per quattro anni non ci siamo parlati». E solo dopo «abbiamo avuto un colloquio chiarificatore, si giustificò che non poteva fare nulla. Invece io ero stato investito da un treno e loro, i politici, mi erano passati sopra». Poi, gli altri dello staff vennero riabilitati, tutti richiamati tranne Biamonte. Fu allora che scrisse una lettera (che mi mostra), è data 16 giugno del 2008, indirizzata all'assessore del tempo Spaziante e a Loiero. Parla della riabilitazione dei colleghi Morabito, Brancati, Curia, Martina. «Superata la bufera mediatici»-scrive -viene apprezzatae quindi riqualificata la loro professionalità, mentre per me sul piano umano ed in profonda solitudine è stata fatta una scelta diversa e sofferta». «Ero diventato il capro espiatorio», commenta con dispiacere. Ricorda solo la stima di alcuni politici «della Lo Moro sicuramente» e di esponenti dei centrodestra. «Ricordo un'udienza, ad un certo punto sento gridare in aula, era Giancarlo Pittelli (avvocato e parlamentare ndr) che prendeva le mie difese, mi fece emozionare». A Biamonte ricordo la storia dei “bilanci orali» della sua gestione. Lui che era considerato la memoria storia di quell'ufficio. «Una fesseria», ribatte, «se volevano capire come andavano le cose bastava chiedere ai revisori indicati dai ministeri Salute ed Economia nelle aziende sanitarie. Oppure rileggersi le relazioni della Corte dei Conti. «E' vero che il dipartimento approva i bilanci - osserva ma se le singole aziende hanno fatto errori e pagano due, tre volte una fattura non lo sapremo mai». La verità che sta emergendo è che «si è voluto spendere oltre 3 milioni di euro per darli ad una società di revisione e sono stati chiamati consulenti ad occuparsi del debito non all'altezza del compito». Insomma si è perso solo tempo. «Le inadempienze - spiega Biamonte- sono solo politiche e non tecniche». Ricorda il piano di rientro di 800 milionidieuro allegatoalpianosanitario fatto dalla Lo Moro, approvato dal consiglio regionale e «rimasto inattuato». E poi l'errore politico commesso da Loiero che ha fatto un piano «lacrime e sangue perché basato sul presupposto di 2,2 miliardi di euro di deficit». «Come si fa a recuperare la credibilità, ora chestavenendo laverità?»,si chiede. «Il Piano di rientro suggerisce Biamonte a Scopelliti - va rinegoziato, altrimenti si mettono a rischio i Livelli di assistenza. La situazione è grave». Tira fuori i dati degli ospedali italiani e li confronta con i nostri ed emerge chiaro che il rapporto dipendenti/posti letto è il linea, tranne per pochissimi nosocomi. «Bisogna riorganizzare la reteospedaliera come è stato fatto in Lombardia- argomenta davanti al computer, aprendo decine di file- cioè bisogna accorpare gli ospedali e ridurre il numero delle aziende». Ad esempio? «Mettendo insieme tutti quelli delle ex Asl». Concludo l'intervista con Biamonte e ritorno al motivo dell'incontro e alla sua assoluzione. Ricorda anche quella del procedimento Why Not e altri sei inchieste alla Corte deiConti «assolto». «Allafine posso dire - chiosa mentre ci alziamo per andare via - che la giustizia è un sistema che funziona solo quando trovi magistrati che hanno contezza delle cose e il coraggio di correggere chi ha sbagliato.» “Ma crede nella giustizia?», gli domando. Stringe le spalle, «mi hanno ucciso». E spegne le luci dell'ufficio. «Solo la Lo Moro capì della mia A Scopelliti dico «Piano Loiero da rinegoziare» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 11 Domenica 8 gennaio 2012 Udienza fissata il prossimo 21 marzo, contestata una serie di fatture Legge elettorale De Rose davanti al gup Il Comitato referendario mercoledì sarà in piazza Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per evasione fiscale di MASSIMO CLAUSI COSENZA - Il pm della Procura della Repubblica di Cosenza, Giuseppe Cava ha chiesto nei giorni scorsi il rinvio a giudizio per l’imprenditore cosentino Umberto De Rose. E’ stata già fissata l’udienza preliminare che si terrà il prossimo 21 marzo davanti al gup. False fatturazioni per centinaia di migliaia di euro, emesse allo scopo di gonfiare la massa delle passività in bilancio ed evadere le imposte sulle persone fisiche e sul valore aggiunto. Questo il filone delle indagini seguito dalla Guardia di Finanza di Cosenza e che vede al centro dell’inchiesta l’imprenditore Umberto De Rose per il quale è stata avanzata dalla Procura la richiesta di rinvio a giudizio. Cinquantaquattro anni, cosentino, De Rose è un imprenditore molto conosciuto per aver ricoperto sempre incarichi di rilievo all’interno della Confindustria, prima come presidente degli industriali cosentini e poi come presidente regionale dell’associazione di categoria. Attualmente De Rose ricopre l’incarico di presidente di Fincalabra, la holding finanziaria della regione Calabria. In passato è stato anche candidato sindaco al Comune di Cosenza per il centrodestra (fu poi sconfitto da Eva Catizone) e ha ricoperto un ruolo di primo piano nel patto territoriale cosentino di cui è stato presidente in qualità di presidente degli industriali Umberto De Rose e il Tribunale di Cosenza cosentini. Insomma una vitta tutta dedicata non solo all’attività di impresa, ma anche alla rappresentazione degli interessi della categoria. Le indagini della Procura cosentina si concentrano su circa ventidue fatture che sono state emesse nel periodo compreso fra dicembre 2006 e marzo 2008 a favore di società di servizi. Le fatture sono state emesse dalla società “Stabilimento tipografico De Rose snc” di Montalto Uffugo, l’azienda di famiglia dell’imprenditore tipografico, leadre nel settore nella provincia cosentina. L’indagine della Guardia di Finanza è scattata nel corso di una normale verifica fiscale, durante la quale le Fiamme Gialle hanno riscon- trato alcune anomalie che hanno poi deciso di approfondire. Alcune voci contabili contenute in bilancio, in particolare, hanno destato i sospetti delle Fiamme Gialle. Gli investigatori hanno presentato nei giorni scorsi un voluminoso dossier al capo della Procura della Repubblica di Cosenza, Dario Granieri che ha affidato poi il fascicolo al suo sostituto Giuseppe Cava. Nello scorso novembre a De Rose, tramite i suoi legali Mario Inzillo e Franco Sammarco, era stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini. Adesso la richiesta di rinvio a giudizio del pm e poi l’eventuale processo penale. Si tratterà di un processo molto delicato perchè sulla sfondo di questa storia «Le Regioni spesso non possono utilizzarle a causa del Patto di stabilità» Scopelliti d’accordo con Caldoro «Sì al Fondo di garanzia nazionale» L’obiettivo è quello di farvi confluire le risorse non spese CATANZARO – «Avevamo lanciato tempo fa l’allarme sulle difficoltà per le Regioni di spendere risorse disponibili a causa del patto di stabilità. Non posso perciò che essere d’accordo con il presidente Caldoro». Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, commentando la proposta del collega della Campania, Stefano Caldoro di istituire un Fondo di garanzia nazionale nel quale fare confluire tutte le risorse che non possono essere spese a causa dei vincoli del Patto di stabilità. «L'idea di istituire un Fondo di garanzia nazionale sotto la regia dello Stato ove concentrare tutte le risorse congelate - ha aggiunto Scopelliti - può certamente essere un’ottima soluzione». Ammontano a ben 10 i miliardi fermi nelle casse di Comuni, Regionie Provincee degli enti previdenziali, soldi che non possono essere spesi perchè si sforerebbero i vincoli posti dal Patto di stabilità. Gli enti locali da tempo protestano per questa situazione e chiedono al Governo un allentamento dei vincoli. Ieri il governatore della Campania, Stefano Caldoro, ha rilanciato una proposta innovativa. «Mantenendo i saldi di finanza pubblica invariati, si costituirebbe - spiega il governatore - una riserva di liquidità a cui attingere sulla base di una lista delle priorità da stilare, a partire dai ritardi di pagamento che hanno prodotto obblighi per lo Stato». Questo dovrà servire, in una logica di coesione nazionale, a diminuire quei ritardi nei pagamenti che al Sud arrivano a circa 600 giorni rispet- Giuseppe Scopelliti to alla media generale di 150. Nessuno, comunque, precisa il governatore, pensa di togliere al Nord per dare al Sud. Per Caldoro è un «delitto» che queste risorse restino ferme. Di qui la richiesta al Governo di definire le priorità che consentano di utilizzarle. In Campanialaproposta haregistratoil consenso bipartisan delle forze politiche, il favore dei sindacati e delle imprese. Un’apertura è arrivata anche dal sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo. I consensi sono tanti, come quello di Scopelliti, o come quelli dei presidenti di Abruzzo, Basilicata e Molise. Ma c’è anche qualche netto distinguo. È il caso del presidente del Veneto, Luca Zaia, che spiega di condividerla anche se va verificato «se l’operazione contabilmente può stare in piedi». Scettico appare il presiden- te della Valle D’Aosta, Augusto Rollandin, secondo il quale il progetto «è da approfondire, da discutere tutti assieme. Siamo reduci dall’esperienza del Fondo perequativo - dice - che è finito nel calderone senza riequilibrare le sorti delle Regioni meno ricche». Nettamente contrario il governatore altoatesino, Luis Durnwalder.«Disicuro -dicenon divideremo con altre Regioni i nostri fondi bloccati a causa del Patto di stabilità». Anche per il governatore della Puglia, Nichi Vendola, non è quella del Fondo di garanzia la soluzione giusta. Piuttosto, sarebbe necessario «rivedere i meccanismi alla base del sistema generale, giungendo a delineare un nuovo modello di Patto interno di stabilità». Gelido il governatore del Piemonte, Roberto Cota, secondo il quale «quello che serve è il federalismo» e non altro. Perplesso anche il presidente della Toscana, Enrico Rossi, per quale «sembrerebbe più utile che non venissero calcolate le spese per investimenti nel Patto di stabilità. Tutti spenderebbero le risorse disponibili e ci sarebbe la ripresa delle attività economiche». Il presidente della Liguria, Claudio Burlando, suggerisce di applicare a tutto il Paese il modello messo in atto nella sua Regione. «La Liguria spiega - ha già avviato una sorta di redistribuzione interna, mettendo insieme Province, Comuni e Regione per vedere lo stato di ciascuno e intervenire in modo razionale, “liberando”oltre60 mlndi euro.Se tutti facessero così saremmo vicini ai 2 mld di euro». c’è anche un problema, che può diventare interessante sul fronte della dottrina, di interpretazione giuridica circa la tassazione dei capitali rientrati dall’estero. De Rose in passato ha appunto usufruito dello scudo fiscale varato dal governo Berlusconi. I suoi legali ritengono che l’imprenditore abbia seguito pedissequamente quanto previsto dalle leggi in materia e che non sia ravvisabile alcuna evasione di natura fiscale. Di diverso avviso, ovviamente, la Procura di Cosenza guidata da Dario Granieri che vuole andare fino in fondo a questa vicenda. Insomma già in sede di udienza preliminare non mancheranno le scintille. CATANZARO – Il Comitato regionale referendario, composto da Mario Oliverio, presidente onorario, Tonino Perrelli, Franco Alimena, Aldo Pugliese e Vincenzo Montone, «nel prendere atto, con viva soddisfazione –è detto in un comunicato – dell’appello lanciato alla Consulta da moltissimi giuristi italiani perchè venga ammesso il referendum per modificare l’attuale legge elettorale, e affinchè non vengano mortificate le speranze tutti quei cittadini che in fila ed in paziente attesa hanno voluto sottoscrivere il quesito posto». «La Consulta – si afferma ancora nel comunicato –non faccia perdere la speranza affinchè si attui una concreta e reale scelta democratica dei propri rappresentanti nel Parlamento italiano». «La Consulta, approvando il quesito referendario, porrà anche fine alla calata dall’alto di candidati provenienti da altre regioni giusto perchè devono essere collocati e perchè di gradimento del capo. Il Governo Monti, anche se negli accordi sottoscritti con l’attuale Parlamento non figura il problema del sistema elettorale, faccia di tutto, ad ogni buon fine, per proporre una bozza di legge elettorale da sottoporre all’approvazione delle Camere. Tutto questo nella sciagurata ipotesi che la Consulta bocci il quesito referendario. Le persone, si è capito durante la raccolta delle firme, che vogliono essere protagoniste e non semplici soggetti passivi». «Nello spirito di una corretta partecipazione – conclude la nota – una delegazione calabrese l’11 gennaio sarà davanti la sede della Consulta a sostenere la tesi per la quale si sono impegnati durante la raccolta delle firme in tutti i centri calabresi». Appello alla Consulta affinché accetti il quesito E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 13 24 ore Domenica 8 gennaio 2012 24 ore Domenica 8 gennaio 2012 All’appuntamento di giovedì prossimo sarà presente anche don Luigi Ciotti L’ira di Pd e Idv “Calabresi nel Mondo” in house Conferenza stampa di presentazione dell’assemblea annuale di Libera alla Regione «Liberiamo la speranza» di FRANCESCO IANNELLO VIBO VALENTIA - «Liberare la speranza che è dentro noi stessi». Con queste parole l’avvocato Giovanna Fronte, esponente di primo piano di Libera Vibo ha esposto ai giornalisti, ieri mattina presso la sala del Duomo di San Leoluca diVibo Valentia,i dettaglidella quinta assemblea provinciale di Libera Vibo Valentia. La manifestazioneorganizzata da Libera Vibo, l’associazione nota per il suo impegno nella lotta ad ogni forma di mafia, si terrà giovedì 12 gennaio e per l’occasione sarà presente il presidente Nazionale Don Luigi Ciotti, da sempre impegnato nella lotta all’antimafia. L’evento avrà luogo presso l’Auditorium della Scuola Allievi della Polizia di Stato di Vibo Valentia. Hanno presieduto la conferenza stampa Mons. Giuseppe Fiorillo, referente di Libera Vibo, e i tre membri del coordinamento provinciale, l’avvocato Giovanna Fronte, Antonio Lavorato e Don Antonino Vattiata. L’Associazione Libera, come è noto, è da tempo impegnata nella lotta alle mafie. Nata nel 1995 si è costruita e consolidata nel tempo diventando uno dei principali organi di sollecitazione nei confronti della società civile mettendo sul tappeto dal suo primo insediamento Da sinistra Antonio Lavorato, mons. Giuseppe Fiorillo e Giovanna Fronte temi come la promozione della legalità e della giustizia. Presente sul territorio nazionale con oltre 1500 associazioni, gruppi, cooperative con l’obiettivo di diffondere la cultura della legalità nelle scuole, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione. Sono solo alcuni dei temi su cui Libera è impegnata in maniera capillare sul territorio nazionale tanto da essere inserita dall’Eurispes nel 2008 tra le eccellenze italiane. A Vibo l’associazione è presente ormai da sei anni grazie alla ferma volontà e alla tenacia di Don Fiorillo e, come sottolineato, il 12 gennaio si terrà la quinta assemblea. Nel corso della «Promuoviamo la cultura della legalità» BREVI LAMEZIA TERME Trovato il pigiama del suicida LAMEZIA TERME – Sono proseguite anche ieri le ricerche da parte dei Vigili del Fuoco di Catanzaro, del corpo del quarantenne V.P:, che s'è tolto la vita lanciandosi nel torrente Piazza dal ponte Notaro, vicino al parco fluviale di Via Ferlaino, l’arteria che collega Via dei Mille con Via Enrico Toti. Le acque in piena del torrente ancora non hanno restituito il corpo, mentre ieri mattina il nucleo specialista SAF (speleo alpino fluviale) del Comando di Catanzaro, coadiuvati dai colleghi di Reggio Calabria, hanno ritrovato il pigiama dell’uomo, riconosciuto dalla madre del disperso. Sotto cura da 18 anni, V.P, si è lanciato nel fiume sabato mattina intorno alle 9.30, dopo essere uscito di casa con una tuta. CAULONIA Scontro tra due automobili CAULONIA - Ancora un incidente stradale sulla statale jonica 106 all’altezza del Comune di Caulonia. Un uomo alla guida di una Fiat Panda, nel mentre stava tentando di effettuare una manovra ad U all’altezza del cimitero di Caulonia è stato travolto da una Saab Turbo sulla quale viaggiavano un uomo e due donne rimasti fortunatamente illesi. Il ferito è stato trasportato a Catanzaro. conferenza stampa i componenti dell’associazione hanno ribadito un concetto che deve essere chiaro a tutta la popolazione, alle istituzioni locali e alle associazioni presenti sul territorio. È stata Giovanna Fronte, con la consueta chiarezza e determinazione a dichiarare che «Libera rappresenta in primo luogo un organo di promozione sociale, di riflessione, network nel quale sovente si organizzano tavoli di dibattito. Noi altro non possiamo fare, come qualcuno pensa e afferma evidenziando, ogni qualvolta accade qualche avvenimento di cronaca, che Libera non sia presente o che non si faccia abbastanza per la lotta alla criminalità. Libera è e rimane in primis, e nonostante le difficoltà, luogo di sensibilizzazione e di promozione del- la cultura della legalità». Sulla stessa linea anche le considerazioni diDon Fiorillo e Antonio Lavorato che hanno sottolineato l’importanza e il ruolo che riveste Libera soprattutto come “sprone alle autorità politiche e istituzionali” e ancora il sacerdote ha ricordato come «Libera sia un’associazione che vuole il bene comune; l’associazione rappresenta il capofila di un gruppo di associazioni e cooperative che vogliono il cambiamento». Intenso è stato, poi, l’intervento di Lavorato il quale si è soffermato sul rapporto tra criminalità organizzata e massoneria: «A Vibo è forte l’intreccio tra il potere criminale e la massoneria». E poi, prendendo spunto da quanto di buono si stia facendo nella vicina Sicilia, ha aggiunto: «Faccio un appello agli ordini professionali, ai sindacati e alle associazioni del territorio affinchè si colga l’esempio positivo di una realtà comequella siciliana nella quale si è avuta la forza di eliminare le mele marce e isolare chi si arricchisce in maniera non proprio trasparente sulle spalle dei poveri lavoratori». E poi un ulteriore richiamo agli enti locali: «Occorre fare dei passi concreti sul tema dei beni confiscati alla mafia. Abbiamo intenzione, inoltre, di promuovere nei prossimi mesi una tavola rotonda con i rappresentanti della politica vibonese in modo tale da comprendere quali sono i propositi delle istituzioni su temi come la legalità e la lotta alla criminalità organizzata». È toccato poi a Don Vattiata sottolineare il ruolo non sempre chiaro e convincente della Chiesasul temadella lottaalle mafie: «Mi chiedo e in questo senso, anche come Chiesa, se siamo stati capaci nel tempo di liberare la speranza. Dobbiamo riconoscere che sul piano pastorale e operativo si è fatto poco».Ha poiripreso laparola l’avvocato Fronte a conclusione della conferenza stampa: «Abbiamo scelto come titolo della nostra quinta assemblea provinciale, Liberiamo la Speranza. Giovedì ai giovani vorremmo parlare di speranza ai giovani. Non possiamo delegare e arrenderci, non possiamo mettere la nostra speranza in mano ad altri. Noi siamo padroni di noi stessi». E chiudendo poi con una provocazione ha aggiunto: «Chiederemo alla gente se continuare a liberare questa speranza e in tal senso il coordinamento di Libera rimetterà il mandato nelle mani di Don Ciotti anche perché in maniera democratica e trasparente, in occasione dell’assemblea degli iscritti, rinnoveremo le cariche del coordinamento stesso». «Sulla confisca dei beni bisogna fare di più» di FRANCESCO CIAMPA CATANZARO – La “Fondazione dei Calabresi nel mondo” fa il salto di qualità: il consiglio regionale autorizza la giunta a lavorare per trasformare l’ente in organismo “in house”, costola della Regione Calabria. La decisione di Palazzo Campanella, passata a maggioranza, sta tutta nell’articolo 53 del collegato alla manovra finanziaria per il 2012 (la legge 47 pubblicata pochi giorni fa sul Bollettino ufficiale della Regione Calabria). “Fondazione dei Calabresi nel mondo”, presieduta dal parlamentare del Pdl Pino Galati, nasce un anno fa con l’obiettivo di promuovere la Calabria sul piano culturale e socio-economico e su scala internazionale: è il governatore Scopelliti a presentarla con una conferenza stampa a Palazzo Alemanni. In realtà si tratta di un ente la cui istituzione era già prevista dal collegato alla manovra finanziaria per il 2009, dunque al tempo della stagione del centrosinistra. E però, oggi, proprio dalle file del centrosinistra piovono le critiche contro quella norma che promuove la trasformazione della fondazione in organismo “in house” (senza scopo di lucro) e prevede «per le spese di funzionamento» dell’ente il riconoscimento di un contributo annuo, che per il 2012 è pari a 100 mila euro. Lo scontro tra maggioranza e opposizione emerge dal resoconto ufficiale dei lavori riferiti alle assise del 20 dicembre scorso. Il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, difende a spada tratta l’emendamento sottoscritto dai capogruppo del centrodestra. Il governatore «rammenta che questa fondazione è stata creata dall'allora maggioranza di centrosinistra, ed evidenzia come oggi sia stata modificata diventando una società in house capace di rappresentare uno strumento di azione dell’amministrazione che non comporti un aggravio di spesa». Sulla stessa lunghezza d'onda il collega del Pdl Fausto Orsomarso, che intervenuto per dichiarazione di voto considera il provvedimento «qualcosa su cui investire» e dichiara il voto favorevole della maggioranza. Dal fronte del Partito democratico l’affondo di Bruno Censore - che si dice «contrario alla creazione di nuovi carrozzoni», e di Demetrio Battaglia: quest'ultimo «considera necessario razionalizzare il sistema delle società in house», quindi «ricorda di aver presentato una proposta di riforma di tutti gli enti che si occupano di politiche del lavoro attraverso la creazione di un soggetto unico diverso in cui anche la fondazione oggetto dell'emendamento sarebbe potuta confluire» e, infine, osserva che «anche la Comunità europea ha effettuato una raccomandazione per non creare tutte queste società». Va giù duro anche Domenico Talarico (Italia dei valori): il dipietrista si dice contrario alle società in house «per la tipicità di tale strumento, nato per eludere l’evidenza pubblica». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria Piana Domenica 8 gennaio 2012 La collaboratrice Giuseppina Pesce ha raccontato ai pm della Dda i rapporti con la cosca di Vibo Legami solidi con i Mancuso «Con i Bellocco sono divisi e ci sono stati litigi al mare a Nicotera» di MICHELE ALBANESE ROSARNO - Ha anche parlato dei Mancuso di Limbadi la collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce rispondendo alle domande del Pm della Dda di Reggio Calabria Alessandra Cerreti. Dei Mancuso e dei rapporti che la potente famiglia del vibonese ha con i Pesce ma anche con i Bellocco di Rosarno. Guardando delle foto che gli inquirenti hanno fatto vedere alla Pesce l'attenzione si ferma su quella di Lune Mancuso, ritenuto il capo dell'omonimo clan di Limbadi «Il nome di preciso non me lo ricordo, o è Lune o è Luigi Mancuso» risponde Giuseppina. «Il cognome sono sicura, il nome no. Mi sa che appartiene a una famiglia ... alla famiglia mafiosa dei Mancuso, non ricordo il paese, sopra Nicotera, di quelle parti là, Limbadi, di Limbadi, so che sono una famiglia molto forte, molto potente a Limbadi». «E' una famiglia vicina alla famiglia Pesce?» gli chiede il Pm Cerreti. «Sì» risponde senza esitazione Giuseppina Pesce. «E rispetto ai Bellocco?» chiede ancora il Pm: «No, sono in contrasto con i Bellocco». «Ne conosce i motivi?» incalza il Pm: «Di preciso no, solo di quegli episodi che ci sono stati, in quel periodo avevo la casa a mare con mio padre, quei litigi che ci sono stati, sono proprio avversari, insomma». Il colloquio tra Pm e collaboratrice di giustizia rivela retroscena inediti sui rapporti tra le famiglie e sugli sconfinamenti dei giovani rampolli dei Bellocco. Pm: "...ci sono stati anche litigi con i Bellocco..». Pesce Giuseppina: «Con i Bellocco, sì». Pm: «..in passato mentre con i Pesce ...». Pesce Giuseppina: «No» Pm: «...sono vicini». Pesce Giuseppina «Sono amici». Pm: «Le chiedo di questi litigi, di cui in realtà abbiamo già parlato, dice: «Ricordo che ci sono stati litigi nel periodo anno era il '93 e '94, avevamo la casa al mare, a Nicotera Marina, in quel periodo là i ragazzi litigano, quindi c'erano queste famose liti dell'estate» «Che intende per ragazzi?» «I giovani, i ragazzi dei clan». Allora lei dice: «Ci stavanoquelli chevenivano da Rosarno andando a Nicotera, per loro quello era un territori loro, quindi non dovevano insultare le ragazze ... » eccetera. Questa, la storia l'ha già spiegata. «...capitava più di una volta ...» Io le chiedo: «Ma perché scusi, uno che è del clan dei Mancuso non Luigi Mancuso può andare nel territorio dei Bellocco o viceversa?» Risposta: «Può andare, però non può andare a insultare le ragazze» Insultare lei intende sconcicare, nel senso, indicare?» Pesce Giuseppina: « Nel senso ... guardarle anche». Pm: «Eh, perché qua mi dice: «Insultare». Pesce Giuseppina: «No, insultare ...». Pm: «...in genere, se si muovono i maschi ..». Pm: «Da noi si dice: «L'hai insultata ... » non è che la intendiamo come dire una cattiva parola, no, anche solo guardarla è un insulto». Pm:«'E' una offesa». Pesce Giuseppina: «Ecco, da noi si dice ... da noi!, in famiglia usiamo questo termine»Pm:«Ho capito. Quindi in realtà non e «Insultare». Pesce Giuseppina: 'E' guarda ... cioè, guardare, adocchiare, come dire..» Pm: «Mostrarsi interessato». Pesce Giuseppina: «Ecco». Pm: «Va bene. Infatti anche qua, vede, la stessa domanda le faccio: «Insultare che intende?» e lei risponde: «Ma anche solo a guardarle» «Ah, in questo senso» «Oppure avvicinarle, ecco, oppure chiedere qualcosa, ci sono state liti per queste stupidaggini, un ragazzo solo perché ha guardato una ragazza, poi al fidanzato gli ha detto: quello mi ha guardato, lo hanno riempito di botte, queste cose qua» «Parliamo sempre di ragazzi affiliati?» «Sì, sì» «...alle varie cosche?» «Sì, e quando ... io ricordo questi particolari che quandosuccedeva, magariqualcunofaceva parte della cosca Pesce si appaciava, come dicono loro, cercavano subito di mettere pace, quando invece succedeva alla famiglia dei Bellocco succedevano le botte, ci scappava il ragazzo all'ospedale, questi particolari ... » Quindi erano i ragazzi dei Bellocco che andavano nel territorio del clan Mancuso». Pesce Giuseppina: «Sì, che venivano ...» Pm: «Quindi se queste cose le faceva qualcuno del gruppo Pesce ci si appaciava, se la facevano invece quelli dei Bellocco ci scappavano le bastonate, è questo il succo?». Pesce Giuseppina «Sì». Ragazze insultate e problemi aperti fra le cosche Sopra una panoramica di Rosarno, accanto Giuseppina Pesce e sotto il procuratore capo Giuseppe Pignatone San Ferdinando. L’analisi di Tripodi L’ex sindaco attacca «Città sotto scacco» SAN FERDINANDO - E' impietosa l'analisi sulla situazione che vive la cittadina di San Ferdinando da parte dell'ex sindaco Andrea Tripodi, oggi esponente di rilievo di Sinistra e Libertà. Una città “sotto scacco, piegata” e quasi senza futuro quella che Tripodi fa emergere. E conia a modello dello scenario che Sel vede il detto: «l'albero si riconosce dai frutti!». «Dopo il secondo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e la solenne dichiarazione di ripristino della legalità da parte dello Stato - dice Andrea Tripodi al Quotidiano della Calabria - tanti cittadini hanno sperato che la nuova Amministrazione Comunale rappresentasse una rottura culturale e politica con un passato disonorevole e l'avvio di un nuovo percorso etico di sviluppo e di edificazione. La speranza era, però, mal riposta perché non potevano essere protagonisti di un nuovo corso molti degli stessi uomini che erano stati colpevole causa del decadimento». La prima stoccata è devastante perché fa emergere presenze nella gestione del comune legate a precise responsabilità passate che avrebbero, secondo quanto dice l'esponente di Sel, responsabilità nel decadimento della comunità. La maggioranza che governa il comune portuale sarebbe inoltre: «assente dal palcoscenico pianigiano dove - aggiunge Tripodi - individuare soluzioni originali ad irrisolte e comuni emergenze». Non solo la gestione amministrativa sarebbe anche «incapace di definire un progetto articolato di ricostruzione cittadina» assumendo atteggiamenti «silenziosa ed ambigui sui temi spinosi dell'impianto di rigassificazione e del Piano Regolatore generale». «Questa Amministrazione - dice sempre Andrea Tripodi - «preferisce dedicarsi a vecchissime pratiche clientelari ed a nuovissimi espedienti nepotistici e mendaci per privilegiare familiari ed amici, risarcire inverosimili incidenti di distratti assessori, sfidando i rigori della legge ed il disgusto dei cittadini». Accuse al vetriolo che potrebbero indubbiamente aprire squarci di approfondimento non solo politico. Accuse precise, dirette, manifestate senza alcun velo, quelle di Tripodi che tiene a precisare che davanti allo scenario esistente lui e il suo partito continueranno la battaglia di denuncia: «Riteniamo sia nostro dovere civile opporci a questa concezione maneggiona della politica che opprime l'ansia di crescita della Comunità e autorizza il sindaco a compiere l'ignobile baronata di sollevare dal suo incarico il tecnico comunale dopo averlo intimidito con le querele. Non intendiamo adeguarci o tacere davanti a questa logica proprietaria e maramaldesca della politica e continueremo a rappresentare, con la parola, l'esigenza civile di vedere ri- spettato, da parte di chi governa, l'orgoglio e l'intelligenza di una intera comunità». E ciò al fine di interrompere gli effetti che la gestione amministrativa sta creando e cioè un: « clima di rassegnazione e di rifiuto da parte della gente a giudicare gli atti che vengono compiuti» e cancellare la «paura dei cittadini di manifestare liberamente il proprio pensiero». m.a. L’ex sindaco Andrea Tripodi è stato critico con l’attuale giunta I cittadini di San Ferdinando si lamentano per i disservizi Uffici postali, urgono interventi di KETY GALATI SAN FERDINANDO - Gli uffici postali del piccolo centro dell'area portuale di San Ferdinando vanno in tilt. A causa della mancanza del personale davanti agli sportelli postali si sono create file chilometriche. A denunciare questa situazione di disagio è il primo cittadino di San Ferdinando, Domenico Madafferi, che chiama in causa la direzione provinciale di Reggio Calabria Poste italiane, per risolvere la questione. «Il personale che opera negli uffici non è in gra- Un ufficio postale do di esaurire le legittime esigenze dei cittadini» ha affermato il sindaco, facendo presente che «sul locale ufficio gravitano anche le operazioni del Porto di Gioia Tauro e della connessa area industriale. E' una situazione di caos - ha conti- nuato Madafferi - che si trascina da tempo». L'amministratore ha sollevato poi un altro problema, quello della posta destinata al Comune. «Il messo comunale è costretto a ritirarla nell'ufficio postale», ha spiegato Madafferi, sottolineando il fatto che, «i cittadini hanno il diritto di usufruire di un servizio efficiente». Nei giorni scorsi i sanferdinandesi hanno protestato all'interno dello stesso ufficio. Sono stanchi ed infuriati a causa di disservizi inaccettabili. Per queste ragioni, Madafferi si è appellato alla sensibilità dell'amministrazione provinciale affinché si mobiliti per far tornare l'operatività degli uffici postali, «nell'interesse di tutti gli utenti e degli impiegati». Nel caso in cui, non si interverrà, il primo cittadino ha avvertito che prenderà «i provvedimenti» che gli competono. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 40 Reggio 26 Cosenza Domenica 8 gennaio 2012 Cosenza 27 Domenica 8 gennaio 2012 Dalla scomparsa di Luca Bruni all’assalto a Ecologia Oggi Di Michele e Luca hanno parlato Paternuosto, Colosso e Galdi Scia di violenza da nuovi assetti Il gruppo dei “Bella Bella” visto dai pentiti di ultima generazione di ROBERTO GRANDINETTI Azioni eclatanti per “marcare” il territorio e inviare messaggi A novembre rinvenuto un grosso ordigno alla fermata del bus di ANTONIO MORCAVALLO LA mattina del 5 novembre alla fermata del pullman di piazza Europa la Polizia intervenne per rimuovere un ordigno artigianale dall’elevato potenziale distruttivo. Realizzato in un contenitore di latta, con all’interno della polvere utilizzata come fertilizzante e altamente esplosiva, numerosi bulloni e quattro proiettili a salve per pistola, il tutto collegato con una miccia in cotone. Una particolarità che, anche per il luogo del ritrovamento, lontano da attività commerciali, ha destato non poco stupore. E preoccupazione. Soprattutto tra i cittadini. Da allora una serie continua di atti criminali ha scandito le notti della città dei Bruzi. L’ultimo, l’ordigno che la notte tra venerdì e sabato ha distrutto il bar Capital Cafè e la lavanderia adiacente a via Popilia. L’ultima di una serie di intimidazioni messe in atto con modalità eclatanti. Modalità che probabilmente mirano a impaurire l’intera cittadinanza oltre che i diretti destinatari. Un modo così plateale per marcare il territorio scelto forse anche per mandare un messaggio di supremazia. Erga omnes. Rivali compresi. E un messaggio, non escludono gli inquirenti, di cambio di assetti e cambio al “vertice”. SPARI ALLE VETRINE.E così, negli ultimi tempi, tra le vie cittadine si è assistito a intimidazioni ai danni di attività commerciali con colpi di pistola contro le vetrate. In particolare sono stati fatti oggetto delle attenzioni della criminalità organizzata un bar e un negozio di abbigliamento di via Chinnici. LA SCOMPARSA DI LUCA BRUNI. Poi la scomparsa di Luca Bruni, figlio di Francesco “BellaBella” Bruni, ucciso nel 1999 davanti al carcere. Il 3 gennaio l’ultimo giorno in cui il 37enne, ritenuto dagli inquirenti elemento di peso dell’omonimo clan, ha avuto contatti con i suoi familiari. La sua auto, una Bmw, è stata rinvenuta nei pressi del cinema Garden. Ma di lui nessuna notizia. Era uscito dal carcere solo un mese fa, il 10 dicembre, dopo aver scontato una condanna a otto anni per possesso di armi da guerra. La sua scomparsa, secondo il pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, potrebbe essere un caso di “lupara bianca” per un regolamento di conti, e per questo ha disposto il sequestro dei tabulati telefonici e della vettura. Mentre i carabinieri hanno sentito numerose persone e acquisito i video di una decina di telecamere di sicurezza e i dati dei lettori ottici di targhe. A cinque giorni dalla scomparsa, però, ancora nessuna traccia. ASSALTO AL CAMION DEI RIFIUTI.Nella notte tra il 4 e il 5, a poco più di 24 ore dalla scomparsa di Bruni, si è registrato un altro episodio. Cruento e di forte impatto: l’assalto armato a un autocompattatore di Ecologia Oggi. Il mezzo della ditta lametina che si occupa di raccolta di rifiuti, di proprietà di Eugenio Guarascio, presidente anche della Nuova Cosenza calcio, è stato bloccato poco dopo l’una a Serra Spiga, durante il servizio di raccolta. In azione tre persone col volto coperto e armate di due pistole e una mitraglietta. Dopo aver minacciato gli operatori, i tre hanno cosparso il mezzo di ben- Dai contrasti con Cicero all’alleanza con il clan degli zingari zina e gli hanno dato fuoco. AUTO IN FIAMME. Dopo un paio di ore dal rogo del camion di Ecologia Oggi, vigili del fuoco e polizia sono intervenuti su via Panebianco. Ancora un incendio doloso: quello di una Fiat Panda di un ristoratore, il proprietario della pizzeria Tarì di Laurignano. LA BOMBA. L’ultimo atto la notte tra il 6 e il 7: la bomba. Almeno per quanto riguarda gli ultimi anni, è il primo caso del genere. Solo un paio di anni fa, una rivendita di tabacchi di via Popilia era stata danneggiata dall’esplosione di una bottiglia di benzina. Esplosione causata dai vapori più che dalla volontà degli attentatori. Per quanto riguarda il bar fatto esplodere la scorsa notte, va ricordato che, prima dell’attuale proprietario, era gestito da una parente acquisita di Luca Bruni. Insomma tutto sembra avere un filo conduttore. A fugare ogni dubbio e a riportare la serenità tra i cosentini ora dovranno essere le forze dell’ordine. Una vetrata scagliata a 50 metri Luca Bruni rificasse, Domenico Cicero si avvicinò a Michele Bruni per cercare di entrarci in confidenza, e in ogni caso per creare le condizioni per assassinarlo con condotte di inganno...». Paternuosto ha detto che il gruppo di Michele Bruni «era composto dai fratelli Lamanna, dai fratello Foggetti, da Adolfo Foggetti, dai fratelli di Michele, Luca e Andrea». Dei Bruni ha parlato dunque anche Angelo Colosso, noto anche come “Poldino”. Sentito lo scorso 20 ottobre, sempre dal pm Bruni, ha ricordato che «I Bruni erano inizialmente alleati con i Portoraro e i Cristaldi, i cui esponenti sono stati uccisi. In un primo momento - ha aggiunto - gli Abbruzzese erano avversari dei Bruni, tanto è vero che Franco Abbruzzese, detto “Dentuzzo”, avrebbe voluto eliminare tutti gli allea- ti dei Bruni su Cassano, mentre noi (Colosso ha detto di far parte della cosca Ruà-Perna-Cicero, ndr) ci dovevamo occupare dei Bruni di Cosenza. Nel 2004 - ha proseguito il collaboratore di giustizia - il gruppo Bruni uccise Merincolo e in quel periodo, per raffozzarsi, Michele Bruni si era alleato con Giovanni Abbruzzese e il fratello Franco. Tra il 2004 e il 2005, dopo l’omicidio Merincolo, si occupò di organizzare le trattative per la pace.... A tale fine ci fu una riunione alla presenza di Walter Gianluca Marsico, Gianfranco e Michele Bruni presso l’abitazione di Gianfranco Bruni alla quale partecipò anche Domenico Cicero. Anche io - ha detto Colosso - avrei dovuto partecipare, ma per sopravvenuti impegni non ho potuto. Dopo l’uscita dal carcere di Patitucci, questi suggellò in via definitiva la pace coi Bruni. Anche al fine di suggellare tali accordi di pace, Domenico Cicero e Massimo Brunetti, che me lo riferì, parteciparono al battesimo del figlio di Michele Bruni. A questo battesimo partecipò anche quale appartenente della famiglia Abbruzzese». Da parte sua Galdi, detto “il dottore”, lo scorso 21 ottobre ha riferito che «gli appartenenti al gruppo “Bella-Bella” dopo il 2005 erano Michele Bruni, Fabio Bruni, Luca Bruni, Franco e Giovanni Abbruzzese, Carlo Lamanna e il fratello Daniele, Giuseppe Foggetti, Enzino e Adolfo, uno zingaro detto “banana”, parte di zingari cassanesi, Portoraro...». Galdi, tra le altre cose, ha detto che i Bruni avevano, relativamente alle armi e allo spaccio di droga, collegamenti con i casalesi di “Sandokan”, e che, dopo la morte di Michele, il nuovo padrino di Cosenza è Fabio Bruni. Solo che alla fine a scomparire è stato Luca... Gli inquilini dopo la paura: «Pensavamo al terremoto. Che fanno le forze dell’ordine?» «Vige la legge della’ndrangheta» Il leader del Movimento Diritti Civili: «Scenario simile a un Far West» «A COSENZA c'è una situazione gravissima e preoccupante, con una città che rischia di arrendersi e di consegnarsi di fatto nelle mani della criminalità organizzata, e uno scenario cittadino simile ad un Far West dove vige la legge della 'ndrangheta». Iil leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, è senza freno. L’esplosione di via Popilia, del resto, ha lasciato di sasso un po’ tutti in città. Per Corbelli «è necessaria una immediata eadeguata ripostadello Stato e una forte reazione di tutte le istituzioni, dei partiti politici, dei sindacati, della società civile per salvaguardare la convivenza civile e riportare ordine e legalità in una città letteralmente devastata dall’escalation criminale. Basta con il silenzio, la paura e l’omertà. A tutti i livelli. Cosenza deve reagire, non può questa nostra civile, colta città rassegnarsi, arrendersi e consegnarsi nelle mani della mafia». «Magistratura e forze dell’ordine –prosegue Corbelli - devono raddoppiare gli sforzi per assicurare alla giustizia gli autori di questi gravissimi atti intimidatori, le istituzioni ai diversi livelli, le forze politiche, i sindacati e la società civile devono finalmente reagire e far sentire forte la loro voce». Ma la società civile per ora chiede risposte. Le chiede alle forze dell’ordine. Come nel caso di alcuni degli inquilini del palazzo in cui è situato il bar saltato in aria. «Abbiamo avuto tanta paura - ci dice uno dei residenti in un primo momento credevo che fosse il terremoto. Poi ho pensato a un grosso petardo natalizio. Appena ci siamo affacciati, però, abbiamo capito che si trattava di qualcosa di più grave e siamo corsi in strada». In strada per paura di crolli, e per capire cosa realmente successo, sono scesi tutti gli abitanti. «Abbiamo rischiato di saltare tutti in aria» spiega un ragazzo. «Stanno esagerando - gli fa eco una donna - non se la vedono solo tra di loro ma fanno rischiare la vita TRIBUNALE DI COSENZA SEZIONE ESECUZIONI IMMOBILIARI G.E. Dott. Maurizio Pancaro GOT Delegato alla vendita Dott. Marcello Ineri Proc.n. 25/03 RE promossa da Banca Popolare di Calabria S.p.A. AVVISO DI VENDITA DI BENE IMMOBILE Il sottoscritto Dott. Marcello Ineri, con studio in Cosenza al Viale Giacomo Mancini complesso Edilnova corpo A piano IV (e-mail: [email protected]), vista l’ordinanza di delega emanata dal Signor Giudice dell’Esecuzione Dott. Maurizio Pancaro GOT con cui è stata disposta la vendita dei beni pignorati nel procedimento esecutivo n. 25/03 R.G.E. e con cui sono state delegate, ex art. 591 bis c.p.c. e seguenti, al sottoscritto professionista le relative operazioni RENDE NOTO che è fissata la vendita senza incanto, in un unico lotto, della piena proprietà, dei beni assoggettati ad espropriazione. La deliberazione sull’offerta a norma dell’art. 572 c. p. c. e le ulteriori eventuali attività di cui agli artt. 573 e 574 c.p.c., si effettueranno nell’Udienza di vendita fissata per il giorno 21 febbraio 2012 alle ore 16:00 presso il Tribunale di Cosenza, aula n. 50 delle Pubbliche udienze. Il professionista delegato I detriti del bar di via Popilia sono stati lanciati a decine di metri di distanza anche a chi con il loro mondo non c’entra affatto». «I vigili del fuoco continua un uomo di mezza età - ci hanno detto che dai primi rilievi non ci sono danni al palazzo, ma vogliamo una verifica completa dell’edificio. Dobbiamo vicerci con le nostre famiglie e non vogliamo correre alcun rischio». E se i condomini, dunque, si preparano a chiedere una nuova approfondita verifica ai Vigili del fuoco, uno di loro, un ragazzo non vuole sentire ragioni. Si è spaventato molto e se la prende con tutti e in particolare con le forze dell’ordine: «Cosa fanno? - ci chiede - Non dovrebbero proteggere la gente onesta?». Noi giriamo la domanda. a.mor. L’INCONTRO DI CAPODANNO Il colonnello Ferace, l’emergenza criminalità e il pizzo NEL CORSO dell’ultimo incontro con la stampa, pochi giorni prima di Capodanno, il colonnello Francesco Ferace, comandante dei carabinieri, disse, relativamente alla presenza della criminalità organizzata in città e provincia, che «il fenomeno ‘ndranghetistico è sicuramente meno eclatante delle altre province, ma non inesistente. Le ultime operazioni hanno infatti evidenziato una realtà criminale ben presente, tramite, per esempio, il gruppo dei Bruni, degli zingari e dei Forastefano». Il colonnello aggiunse che, in città, sono ancora presenti l’usura e il pizzo. «E’ un fenomeno - riferì ai giornalisti - che viene denunciato in minima parte. Mi aspetto a tal proposito una maggiore collaborazione da parte delle vittime. Pagare il pizzo alle associazioni criminali significa infatti continuare ad alimentarle. Mi dispiace constatare che in altre città tale emergenza sia più sentita e affrontata». Ora la misteriosa scomparsa di Luca Bruni e il bar saltato in aria, con gli interessi della criminalità organizzata che sembrano essere ritornati prepotentemente in primo piano. STABILISCE per il caso in cui venga disposta la gara tra gli offerenti ex art. 573 cpc, ovvero nell’ipotesi in cui si debba procedere alla vendita con incanto, che ciascuna offerta in aumento non potrà essere inferiore ad Euro 1.000,00. DESCRIZIONE DEGLI IMMOBILI: LOTTO UNICO Unità immobiliare sita nel Comune di Mendicino (CS) alla Via Provinciale Rosario, posto al piano strada di un fabbricato a due piani fuori terra. L’immobile è catastalmente censito al foglio 4, particella 155, sub. 2, categoria catastale C/1, negozi e botteghe, consistenza 69 mq, rendita catastale Euro 858,82. Il prezzo base d’asta è fissato in Euro 35.190,00 (euro tren- tacinquemilacentonovanta/00) . Condizione: l’immobile è occupato dal’esecutato e dal proprio coniuge. Qualora la vendita senza incanto non abbia luogo per mancanza di offerte d’acquisto proposte entro il termine stabilito, per inefficacia delle offerte ( art. 571 comma 2 c.p.c.) o per dissenso del creditore procedente a fronte di un’unica offerta, il sottoscritto professionista delegato RENDE NOTO che è fissata la vendita con incanto per il giorno 28 febbraio 2012 alle ore 16:00 presso il Tribunale di Cosenza, aula n. 50 delle Pubbliche udienze in un unico lotto, della piena proprietà, dei beni assoggettati ad espropriazione. Maggiori informazioni, possono essere fornite dal delegato e dalla Cancelleria delle esecuzioni immobiliari del Tribunale di Cosenza a chiunque vi abbia interesse. Firmato: il professionista delegato Dott. Marcello Ineri Cosenza, 07/12/2011 ======================= TRIBUNALE ORDINARIO DI COSENZA Sezione Esecuzioni Immobiliari G.E. Dott. Giuseppe Greco Professionista delegato Dott. Paolo Loizzo Procedura n°272/1999 ESTRATTO DI AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE Il professionista delegato, Dott. Paolo Loizzo con studio in Rende (CS), Piazza della Libertà n. 24 - vista l’ordinanza di delega del 23 Gennaio 2010, - visti gli artt. 591 bis e seguenti c.p.c., AVVISA che per il giorno 15 Febbraio 2012, alle ore 16.00 (sedici), presso il proprio studio avanti a sé, si procederà alla vendita senza incanto di immobili costituenti n°3 (tre) Lotti: LOTTO N°3 Prezzo base Euro 47.520,00: Appartamento in corso di costruzione sito nel Comune di San Giovanni in Fiore (CS), in Via Etna n°16 e Via Vesuvio n°3, posto al piano primo, censito al N.C.E.U. al Foglio n°82, Part. n°539, Sub. n°4 senza classificazione catastale. LOTTO N°4 Prezzo base Euro 51.160,95: Appartamento in corso di costruzione sito nel Comune di San Giovanni in Fiore (CS), in Via Etna n°16 e Via Vesuvio n°3, posto al piano secondo, censito al N.C.E.U. al Foglio n°82, Part. n°539, Sub. n°6 senza classificazione catastale. LOTTO N°5 Prezzo base Euro 47.709,00: Appartamento in corso di costruzione sito nel Comune di San Giovanni in Fiore (CS), in Via Etna n°16 e Via Vesuvio n°3, posto al piano terzo, censito al N.C.E.U. al Foglio n°82, Part. n°539, Sub. n°8 senza classificazione catastale FISSA per il deposito delle offerte ai sensi dell’art. 571 c.p.c., termine sino alle ore 12.00 del giorno non festivo che precede quello della vendita, presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza; per il caso in cui la vendita senza incanto non abbia esito positivo, che il medesimo compendio immobiliare sia venduto all’incanto, il giorno 22 Febbraio 2012 alle ore 16.00 (sedici), presso il proprio studio sito in Rende (CS), Piazza della Libertà n°24; STABILISCE per il caso in cui venga disposta la gara tra gli offerenti ex art. 573 c.p.c. ovvero nell’ipotesi in cui si debba procedere alla vendita con incanto, che ciascuna offerta in aumento non potrà essere inferiore ad Euro 1.000,00 per i lotti valutati fino a Euro 50.000,00 ed Euro 2.000,00 per i lotti di valore superiore a Euro 50.000,00. Per maggiori informazioni, consultare il sito www.astegiudiziarie.it, la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza, il professionista delegato alla vendita Dott. Paolo Loizzo, con studio in Rende (CS), Piazza della Libertà n°24, tel.0984/466358, mail: [email protected] Il Professionista Delegato Dott. Paolo Loizzo E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro NEGLI ultimi tempi, e prima della morte - per malattia - del presunto boss Michele e della misteriosa scomparsa del fratello Luca, tre collaboratori di ultima generazione sono stati sentiti dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Pierpaolo Bruni, sul gruppo dei Bruni. Si tratta di Luigi Paternuosto, Angelo Colosso e Francesco Galdi. Ognuno ha raccontato le sue verità sull’ascesa dei “Bella Bella” e sui rapporti con gli altri clan. Paternuosto, alias “u piazzaiolo”, lo scorso 19 ottobre ha per esempio riferito di aver conosciuto «il reggente Michele Bruni» nel 2009 a seguito di una estorsione. Ha parlato anche di contrastati con i gruppi ormai radicati nel Cosentino, e in particolare con quello di Lanzino: «I contrasti tra Ettore Lanzino e il padre di Michele Bruni sono nati nel 1999 allorquando vi fu una riorganizzazione dei vari gruppi. Con Perna c’erano i Castiglia e molti altri appartenenti al gruppo Cicero e Mario Musacco. I Bruni, rimasti isolati, si allearono con gli zingari, in particolare - ha riferito Paternuosto al pm Bruni - con gli Abbruzzese, per cercare di fronteggiare eventuali attacchi degli altri gruppi. La loro attività principale - ha aggiunto “u pizzaiolo”- si basava sullo spaccio della droga. Un giorno Domenico Cicero (zio della mia ex Quel che resta moglie) mi disse di temere Michele dell’interno del bar Bruni poichè era intelligente ed era Capital Cafè di via inoltre in grado di fare delle azioni pePopilia, fatto esplodere la scorsa santi. Infatti in seguito ho saputo che Michele Bruni era intenzionato a uccinotte (foto Tosti) dere Cicero. E per evitare che ciò si ve- 40 Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893 Rossano Fax 0983.530493 Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901 Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected] Corigliano. Il presule li ha sistemati in una parrocchia e ha promesso loro una sistemazione dignitosa Il vescovo nella gelida tendopoli Circa una sessantina gli stranieri accampati nell’area portuale di Schiavonea di MATTEO LAURIA CORIGLIANO - L'arcivescovo della Diocesi Rossano-Cariati, Santo Marcianò è stato ieri in visita in una tendopoli provvisoria adagiata e nascosta sulla battigia nei pressi dell'area portuale di Schiavonea. Con lui il direttore della Caritas Don Vincenzo Miceli, il vice Giovanni Fortino, nonché il parroco Padre Lorenzo Fortugno. Un vero e proprio accampamento, sprovvisto dei servizi minimi essenziali. Difficoltoso il percorso per raggiungere la zona. L'alto prelato ha voluto incontrare quelle persone, prevalentemente di origine marocchina, giunte in Italia per lavoro. Che, però, non hanno trovato. Se non saltuario (i più fortunati) e sottopagato. Sotto un freddo gelido, il Vescovo si è soffermato per un lungo periodo con gli extracomunitari al fine di far sentire loro quel calore umano fatto di speranza, di fiducia, di fratellanza. Ha provato a convincerli perché possano lasciare quell'area al più presto. Il rischio è anche di tipo igienico-sanitario, e non è da escludere l'assunzione di malattie infettive. L'iniziativa di Monsignor Marcianò nasce in sinergia con il commissario straordinario del Comune di Corigliano Rosalba Scialla. I due hanno avuto un incontro preliminare allo scopo di individuare soluzioni di soggiorno alternative. Positivo il riscontro: già ieri pomeriggio gli accampati sono stati trasferiti presso i saloni della Parrocchia San Benedetto al Villaggio Frassa di Corigliano. E' allo studio intanto un piano di fattibilità perché si possa trovare L'incontro del vescovo con gli immigrati una migliore allocazione. «Mi sono voluto recare di persona per rendermi conto della situazione che è assolutamente disumana - ha affermato Santo Marcianò - Li ho convinti ad accettare Due delle piccole tende usate dagli stranieri la proposta di essere ospitati in una nostra struttura in attesa di una migliore sistemazione”. Secondo il presule “bisogna denunciare più radicalmente coloro che sfrut- tano, senza giusta remunerazione, dando delle risposte immediate. Non possiamo chiudere gli occhi innanzi a queste situazioni. Annunciare Cristo significa promuovere l'uomo e la sua dignità. Per questo non possiamo esimerci dall'assumere iniziative umane e di solidarietà”. Su questo fronte si è inteso mettere a disposizione la Caritas con la sua organizzazione e tut- S. Demetrio C. Presentato il concorso “Arberia film festival” per la valorizzazione della minoranza linguistica Un nuovo programma per “La bottega delle emozioni” di ADRIANO MAZZIOTTI SAN DEMETRIO CORONE - Si è tenuto nei giorni scorsi l'incontro di presentazione del programma predisposto per il 2012 dalla associazione culturale “La Bottega delle emozioni”. Il piatto forte offerto dal sodalizio culturale è la II edizione del concorso “Arberia film festival”, l'iniziativa concepita per sensibilizzare l'opinione pubblica, soprattutto i giovani, su tematiche quali la tutela e la valorizzazione della minoranza linguistica albanese in Italia, e promuovere lo svi- luppo della cultura cinematografica in generale e la specificità della realtà arbëreshe. L'incontro, tenutosi nella sala conferenze di villa Marchianò, da poco restaurata dal Comune e messa a disposizione della cittadinanza, è stato condotto dal presidente e ideatore della associazione professore Renato Guzzardi, estroso promotore di eventi culturali, che ha anche dato annuncio della V edizione della biennale “Mail Art”, incentrata sul tema del cinema. Un evento espositivo artistico già gratificato da un lusinghiero successo di molti visitatori che hanno apprezzato la mostra proposta. Alla manifestazione, patrocinata dalla Amministrazione comunale di San Demetrio Corone, hanno partecipato il sindaco Cesare Marini e Giovanni Donato, segretario provinciale Cgil. Apprezzata dal pubblico è stata l' anteprima della video-intervista di Guzzardi e Adriano D'Amico, vicepresidente della “Bottega delle emozioni”, a Nicolino Baffa, 88 anni, uno dei protagonisti negli anni '50 del movimento locale per la occupazione delle terre, che co- Oggi celebrazione speciale con l’arcivescovo di PASQUALE LOIACONO di Lourdes. Il luogo sacro, progettato a titolo gratuito dall'architetto Carmelina Campana, sarà edificato su un suolo concesso alla Diocesi dall'amministrazione comunale cariatese. E un'altra importante operazione servirà a rendere memoria di questo storico evento. Poste italiane, infatti, parteciperà alla giornata con un annullo speciale dell'evento, grazie all'impegno del locale circolo filatelico coordinato dalla sapienza e dall'esperienza di Gennaro Cosentino, studioso ed appassionato intenditore della complessa e meravigliosa materia. Alle 18 e 30 lo stesso Arcivescovo Santo Marcianò celebrerà la Santa Messa dedicata ai 20 anni di ordinazione sacerdotale di don Mosè Cariati ed inaugurerà la mensa parrocchiale dei poveri. Nel pomeriggio sarà posata la prima pietra della nuova chiesa Una mensa che offrirà pasti caldi ai più bisognosi, e che nella fase di avvio, resterà aperta per due giorni a settimana. Un sollievo per quanti, in questo inverno rigido, non hanno alternativa per poter godere di un buon piatto caldo. Molti i fedeli che parteciperanno alla celebrazione per Don Don Mosè Mosè Cariati, un prete che incarna la pietà ecclesiale degli “ultimi”, i disadattati della terra verso cui egli, assieme ai fedeli, nutre un'attenzione particolare attraverso “fatti” ed “azioni” concrete. Don Mosè Cariati è nato a Longobucco 46 anni fa; ha compiuto gli studi teologici presso il Seminario San Pio X di Catanzaro; ordinato sacerdote il 29 dicembre 1991 dall'allora vescovo Serafino Sprovieri, è stato per tre anni vicedirettore del seminario arcivescovile di Rossano; dal '94 al stò condanne penali ai più facinorosi, risolte, più tardi, con l'amnistia. Spazio anche per un gruppo di giovanissime “artiste”, alcune delle quali figlie di sandemetresi residenti a Cosenza, con spiccate tendenze per l'arte, la musica e la fotografia: Alice Barberi, Chiara Chiodi, Daniela Lucia, Valeria Mia Talarico, Zefa Paci e Ileana Rende, talentuosa suonatrice di violino già impegnata in attività concertistica con il Conservatorio di Cosenza. Quest'ultima ha deliziato il pubblico con pezzi di Bach e Vivaldi. Terranova da S. Il sindaco «Tutto regolare per l’appalto sui rifiuti» Vent’anni di sacerdozio per don Mosè Cariati CARIATI -Don Mosè Cariati, parroco di “Cristo Re”, celebra oggi i 20 anni del suo sacerdozio. Ad avviare le celebrazioni inerenti all'evento, è stato il vicario episcopale per la Pastorale, don Pietro Madeo che, nel contesto della partecipata adorazione eucaristica notturna, ha proposto una profonda riflessione sul tema della chiamata vocazionale e sull'incontro personale con Dio, comune a tutti gli uomini. Concluso il triduo, officiato dall'arciprete della Cattedrale “San Michele Arcangelo” don Angelo Pisani, questa sera, alle 18, in località Tramonti, sarà l'arcivescovo Santo Marcianò, a presenziare alla cerimonia della posa della prima pietra per la costruzione della nuova chiesa dedicata alla Madonna te le strutture diocesane. L'ente Comune, attraverso i commissari, ha manifestato tutta la disponibilità in attività di sostegno ai gravi disagi in cui versano gli immigrati. Circa un sessantina di extracomunitari, organizzati alla meno peggio, con tende di fortuna, cartoni e fornellini per cibarsi di qualche piatto caldo. Una tendopoli in piena regola. Il tutto fronte mare, al gelo ed esposti alle intemperie. Un tetto e un pasto caldo, sono condizioni che rappresentano un diritto per ogni essere umano. L'obiettivo è offrire una ospitalità dignitosa a chi la vita ha riservato un drammatico destino. Nelle prossime ore intanto potrebbero essere assunti provvedimenti incisivi sempre in tema di accoglienza. Le istituzioni lavorano alacremente in tutte le direzioni. Si auspica una soluzione incisiva, e soprattutto immediata. 2007 parroco a “San Giovanni Battista” in Mirto Crosia e, dal 9 ottobre 2007, svolge il suo ministero sacerdotale a “Cristo Re”. Don Mosè è di poche parole: “Sono tanti i motivi per rendere grazie al Signore per questo dono grande che è il sacerdozio. Ma ancor di più ringrazio i miei genitori per il dono della vita e la comunità parrocchiale che considero la mia famiglia più grande e a cui dedico tutto il mio tempo, le mie energie e la mia disponibilità”. TERRANOVA DA SIBARI - La chiusura del 2011 per l'amministrazione comunale di Terranova da Sibari non è stata delle più serene. Infatti, sul tema rifiuti sono state diverse le “illazioni infondate” che non hanno fatto piacere al primo cittadino Eugenio Veltri, il quale ha chiarito le cose nella serata di bilanci di fine anno. In pratica, a creare marasma in paese è stata la notizia dell'arresto dell'amministratore unico della società “Alto Tirreno Cosentino” lo scorso 13 dicembre. La correlazione con il comune sibarita è quella della gestione dei rifiuti che la “Alto Tirreno Cosentino” espleta dal 2011 dopo “regolare vittoria di gara d'appalto”. A spiegarlo è lo stesso Veltri il quale racconta: «Qualcuno ha messo la voce in giro che presto sarebbero arrivati anche a noi amministratori degli avvisi di garanzia, probabilmente perché non avevamo fatto le cose secondo le regole. In verità -aggiunge- tutto l'iter è stato seguito secondo norma e la vittoria della gara d'appalto c'è stata perché quella ditta ha fatto un 11% di ribasso. Noi abbiamo controllato i requisiti, come da legge, e c'erano tutti. Io sono tranquillo». E su queste note il servizio è stato portato a compimento, come da contratto, fino al 31 dicembre scorso. Oggi il dirigente del Utc, “poiché il paese non può essere lasciato pieno di rifiuti”, ha deciso di estendere il mandato dei lavori per altri tre mesi, in attesa che una nuova gara d'appalto venga completata. em. arm. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Jonio Domenica 8 gennaio 2012 Provincia Domenica 8 gennaio 2012 Botricello. In campo le due squadre di calcio del paese ma le polemiche non mancano «Festa dello sport con il derby» Auspicio dell’amministrazione comunale in vista dell’incontro di oggi Ed è stato a quel punto che i diridi BRUNETTO APICELLA genti del Real Botro hanno deciso di abbandonare la sala consiliare BOTRICELLO – Il calcio a Botricelper «non entrare in polemiche che lo torna al centro della discussione non esistevano». Il dibattito è conticon le due squadre, il Real Botro e nuato con il consigliere Salvatore l'Atletico Botricello, che oggi si afProcopio che ha sottolineato come fronteranno nel derby valevole per il presidente del Real Botro, avrebil campionato di terza categoria. E be dovuto segnalare al Comune la per sottolineare l'importanza delpresunta violazione commessa dall'evento e per “sdrammatizzare” i l'Atletico, con l'Ente che avrebbe toni della sfida agonistica, che si avuto poi verificato e successivapreannunciano alti alla luce anche mente sanzionato la “violazione”. di alcuni dissapori e divergenze Procopio, nel suo interche si sono verificati vento, ha ricordato che, nell'ultimo periodo, in riferimento agli ultil'Amministrazione comi appuntamenti che munale guidata dal si sono svolti nella citsindaco Giovanni Catadina, «molto spesso mastra ha convocato si dimentichi il ruolo ieri mattina una confedel Comune con volanrenza stampa invitantini in cui è raffigurato do i presidenti delle soil solo simbolo della cietà Francesco Greco Provincia». Questo, ha per l'Atletico e Mario aggiunto, «nonostante Laporta per il Real Bol'Ente collabori alla riutro. scita dell'evento metÈ stato il sindaco Catendo a disposizione mastra ad illustrare i ha ricordato riferendomotivi che hanno portato alla convocazione Il sindaco riceve il gagliardetto si alla Tombolata di solidarietà - il Palazzetto della conferenza con dello sport». Il consigliere Giovanl'assessore allo Sport Gregorio ni Puccio ha invitato a tornare a Russo che ha proposto di denomiparlare dei principi sani dello nare la giornata di oggi come «giorsport: «Oggi non era la giornata in natadellosport dibotricellese».Ma cui si doveva discutere di regole e è stato nel corso degli interventi comportamenti, ma doveva essere delle due squadre che si è toccata la il momento per riflettere sulla realpolemica con il presidente dell'Atà sportiva in generale nella nostra tletico Greco che ha parlato di una comunità». competizione in cui «non si deve faE se il capogruppo Angelo Murare la lotta ma si deve guardare alla ca ha parlato «di un'occasione di partita con educazione e nel pieno confrontopersaper ritrovareinun rispetto degli avversari; ed è questo evento sportivo un momento di agquello che vedremo in campo». Pagregazione», l'invito dell'Amminirole alle quali ha replicato Laporta strazioneèquello dievitarenelcorper il Real Botro: «Se si parla di riso del match qualsiasi tipo di dispetto vanno ricordati gli atteggiascussione. Tema che, come ribadito menti poco corretti che si sono veridal presidente dell'Atletico Franceficati», riferendosi ad «un abuso del sco Greco e dello stesso allenatore campo sportivo che non ha tenuto Romeo De Mare, è stato già affronconto degli accordi firmati». Non si tato: «Da parte nostra – ha detto De è fatta attendere la replica di Greco Mare –ci sono tutte le intenzioni per che ha ricordato come anche nei evitare che possa accadere qualcosuoi confronti «si siano verificati sa di scomodo o inconveniente». atteggiamenti poco signorili». CROPANI Sul palco ricordando Giando Seconda edizione della manifestazione promossa dal sodalizio nato dopo la morte del giovane CROPANI - Una serata in allegria, ma con il pensiero rivolto a Giandomenico Stanizzi, il ventiquattrenne di Cropani scomparso in un incidente stradale il 15 agosto 2010. Un'iniziativa, promossa per il secondo anno consecutivo, dall'associazione “Tutti per Giando”, nata proprio in memoria del giovane. Così, l'auditorium “Dolce” di Cropani ha ospitato lo scorso 6 gennaio la commedia teatrale “Na vita diversa”, portata in scena dal gruppo Teatrarci di Sersale. In tanti hanno partecipato all'evento, con la sala gremita di giovani e famiglie e con, in prima fila, la famiglia di Giandomenico. L'iniziativa è stata introdotta dal giornalista Saverio Puccio, il quale ha ringraziato gli organizzatori, tra i quali il presidente del sodalizio, Marco Sacco, e il segretario, Michele Lo gozzo, oltre al presidente dell'Arci di Sersale, Mario Talarico. Puccio ha poi ricordato «il sorriso straordinario sempre stampato sul volto di Giandomenico», sottolineando anche l'impegno di tanti giovani che attraverso il sodalizio «promuovono iniziative concrete e costituiscono la speranza di una comunità». Quindi, spazio a Giuseppe Spadafora, autore della commedia insieme a Lives Ivone Procopio, che ha sottolineato la soddisfazione di Teatrarci nel partecipare alla serata in onore di Giandomenico, introducendo la commedia in tre atti ambientata tra Torino e Cropani. In pubblico ha così vissuto la storia della diversità di un giovane emigrato che, rientrato a casa, ha prima vissuto le difficoltà della famiglia a comprendere le sue scelte di vita, quindi ha scoperto l'amore per la ragazza con cui si era cresciuto. Gli intervalli sono stati arricchiti dalle performance canore di Manuela Lupia, mentre la Befana ha fatto il suo ingresso a fine rappresentazione con tante caramelle per i più piccoli. I protagonisti sul palco sono stati: Davide Grillo (che ha interpretato Ernestino); Roberta Falbo (Giannina); Mario Guzzi (Don Carlo); Laura Macrì (Donna Matilde); Melania Zappalà (Signorina); Antonio Scalise (Pasquale); Cinzia Zappalà (Anna); Alfonso Pappalardo (Antonio); Monica Facciolo (Carmela); Anita Talarico (Franceschina); Mario Talarico (Mario); Valentina Scalise (Lola); Francesco Taverna (Nicola). I componenti del gruppo Teatrarci Zagarise. Tanti visitatori per l’iniziativa promossa dal sodalizio “San Pancrazio” Sellia. La rappresentazione borgo Rivive la suggestione di Betlemme Nell’antico ha preso vita La cittadina ha cambiato volto diventando lo scenario del presepe vivente la nascita di Gesù di ROSANNA BERGAMO ZAGARISE - Ottava edizione del Presepe vivente, splendido e suggestivo adattamento scenografico che ha trasportato idealmente Zagarise a ritroso nel tempo, fino a giungere nella Betlemme di più di duemila anni fa. L'imponente chiesa intitolata a San Pancrazio, che conserva ancora, grazie ad un certosino restauro, l'originariafacciata conilportale adogiva sormontato da un rosone in stile gotico, ha fatto da cornice naturale al suggestivo allestimento, pensato in ogni dettaglio ed accuratamente seguito da Marisa Raimondo, presidente dell'associazione ”San Pancrazio”, cultrice ed esperta di manifestazioni religiose di ampio respiro, e dal suo vice Tonino Tobruk. Sostenuti nell'allestimento dalla Parrocchia intitolata a Santa Maria Assunta, ed incassando l'apportoindispensabile dellacittadinanza, Raimondo e Tobruk, hanno sapientemente lavorato trasformandole viuzzecaratteristiche del centro presilano e rendendole verosimiglianti al paesaggio che fece da cornice alla nascita del Cristo. Tanti i visitatori accorsi, cresciuti nel tempo in maniera esponenziale, attirati, senza dubbio, dalle recensioni più che positive di chi il Presepe vivente lo ha ammirato ed apprezzato gli anni passati. Aggirandosi tra ivicoletti angusti, lastricati di fieno ed illuminati esclusivamente da torce, tra stalle e botteghe di falegnami improvvisati, La grotta con alcuni dei personaggi del presepe vivente artigiani, vasai e tessitrici, si avvertiva netta, la sensazione di aver compiuto un viaggio virtuale nel tempo, catapultandosi nell'atmosfera tipica della Galilea di più di duemila anni fa. Tutto è stato curato nei minimi dettagli e le stradine anguste della Zagarise vecchia hanno reso più realistiche le ambientazioni e le performances dei figuranti, tutti calati perfettamente nella parte. Grande pathos e momenti di profonda suggestione di fronte alla grotta, allestita all'interno di un anfratto naturale sul sagrato della chiesa intitolata a San Pancrazio. Raffaele Bianco e Fiorella Skanderberg, rispettivamente San Giuseppe e Maria, perfettamente calati nel ruolo e per nulla emozionati di fronte alla folla che si assiepava intorno a loro, hanno emozionato gli astanti, incarnando alla perfezione i personaggi, sicuramente ingombranti, che erano chiamati ad interpretare. A far loroda cornice,come tradizione impone, i Magi,interpretati dallo stesso Tobruk, Giuseppe Dardano e Giuseppe Invidia. Marisa Raimondo, presidente del sodalizio ha spiegato: «Ogni anno per noi, allestire la manifestazione comporta un notevole dispendio di energie. Ma è talmente tanto l'entusiasmo che contagia tutti noi, organizzatori e figuranti - ha evidenziato - da convincerci ogni anno della bontà di questo progetto spronandoci ad un impegno maggiore per l'allestimento dell'anno anno successivo». La certezza del presidente Raimondo, di aver fatto un buon lavoro, ognianno all'indomanidell'Epifania, è senza dubbio ascrivibile anche alla soddisfazione di scorgere gioia ed emozione nei volti degli anziani che risiedono abitualmente nella zona più antica del centro, i quali stentavano a credere che quei luoghi, frequentati abitualmente,avessero assunto per l'occasione un aspetto cosi singolare. Il presidente infine, ha tenuto a precisare che è stata duplice la finalità prefissata nell'allestire un evento di tale portata, la prima delle quali è riconducibile naturalmente, ad un aspetto di carattere squisitamente religioso, legato alla volontà di riproporre il messaggio di pace irradiato dalla grotta di Betlemme. Più prosaicamente poi, «miriamo - ha concluso - a divulgare, soprattutto tra le giovani generazioni, la conoscenza e la consapevolezza delle tradizioni locali, legate agli aspetti evidenziati nell'allestimento del Presepe. Ci piace pensare che quella di stasera abbia rappresentato un'ottima opportunità di aggregazione per icittadinidel nostroborgoespinto i più giovani alla conoscenza di vicoli estradine tipici,solitamente poco battuti e dove sembra che il tempo si sia fermato». SELLIA – Ha riscosso tanto successo, soprattutto di pubblico, l'organizzazione del Presepe vivente che si è tenuto a Sellia, e ha visto il borgo antico della comunità illuminarsi di luci e colori che hanno richiamato l'attenzione sui valori del Natale e della tradizione. Una manifestazione che è stata possibile anche grazie al lavoro svolto dalla Consulta giovanile della cittadina presilana guidata dal presidente Caterina Rodano, impegnata da anni nell'organizzazione di eventi che mettano in primo luogo la promozione della comunità. «Quando abbiamo deciso di organizzare il Presepe vivente - racconta Caterina Rodano - abbiamo costituto un apposito comitato che si è preoccupato poi di pensare in ogni minimo dettaglio e soprattutto di lavorare per rendere unica la manifestazione». Rodano tiene poi a ricordare che «la prima persona che ha pensato l'evento è stato Franco Gallo, subito dopo abbiamo partecipato noi come Consulta giovanile e l'architetto Salvatore Madia che ci ha dato una mano notevole per la riuscita della manifestazione». All'organizzazione dell'evento ha partecipato anche l'Amministrazione comunale guidata dal sindaco Davide Zicchinella che «ci ha dato – chiarisce il presidente della Consulta –sia un contributo economico che la collaborazione con gli operai del Comune». L'appoggio per la manifestazione è arrivata anche dall'arciprete don Simone Marchese e da tutte «le persone che hanno scelto di partecipare alla serata, sia i personaggi che i visitatori che hanno raggiunto Sellia per ammirare il Presepe». Adesso, passate le festività, i giovani della Consulta, saranno al lavoro nei prossimi mesi per programmare e attuare tutte quelle iniziative che possano valorizzare al meglio la comunità presilana. b.a. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 32 Catanzaro dal POLLINO alloSTRETTO Si schianta con l’auto dopo una rapina calabria ora DOMENICA 8 gennaio 2012 PAGINA 5 Bivongi, giallo sulla morte di un 19enne: aveva tre ferite da taglio alla pancia due persone, su cui ora si concentrano gli sforzi investigativi dei carabinieri di Roccella Jonica. Quello che più preoccupa i militari dell’Arma sono le frequentazioni del pregiudicato. S’aggirava spesso in compagnia di uomini dei clan Novella e Gallace. Le due famiglie sono coinvolte in una guerra di mafia, conosciuta come la faida dei boschi. «Nei prossimi giorni – ha detto ieri il sindaco di Bivongi – chiederò un incontro al prefetto per affrontare l’emergenza criminalità». Anche se originario di Lomazzo, un paese in provincia di Como, il giovane Marco Bombardieri viveva da tempo a Guardavalle. Nei prossimi giorni, il suo corpo senza vita verrà sottoposto ad esame autoptico. Solo allora si potrà saperne di più sulla sua morte. «Aspettiamo l’esito dell’autopsia», ripetono gli investigatori. BIVONGI (RC) Lo hanno trovato in una stradina nel cuore di Bivongi, un borgo antico tra le colline della vallata dello Stilaro, nella Locride. La sua auto, una Fiat 600 amaranto, si è schiantata contro un muro. Il cadavere di Marco Rocco Bombardieri, 19 anni, residente a Guardavalle, era dentro l’abitacolo. Forse ha iniziato a morire pochi attimi prima, tra le mura domestiche dell’anziano cacciatore Ermando Zannino, dove si è armato di coltello e ha intrecciato una zuffa con il nipote del vecchio, un omone giunto in aiuto del nonno. Quando quelli del 118 sono arrivati sul posto, in via Matteotti, il corpo senza vita del giovane presentava tre ferite da taglio all’altezza all’addome. È morto dopo aver fallito una rapina, per delle armi che doveva rubare a casa di un pensionato. A stretto giro, i carabinieri di Roccella Jonica hanno arrestato il suo complice, il pregiudicato Arrestato Domenico un suo complice Gagliardi, 23 anni, operaio. Il 23enne I due, enDomenico trambi resiGagliardi denti a Guardavalle, erano soliti aggirarsi con uomini che ruotano attorno ai clan Novella e Gallace, la mafia coinvolta nella faida dei boschi. «Non finisce qui, l’indagine è ancora in corso», rivela il capitano Marco Comparato. «Una vicenda con un epilogo tragico. Proviamo profondo sconcerto», dice il sindaco di Bivongi, Ernesto Riggio. Secondo una prima ricostruzione, tutto comincia la notte tra venerdì e sabato. Marco Rocco Bombardieri e Domenico Gagliardi sono a bordo di un’auto, una Fiat 600 amaranto. Devono consumare una rapina a casa di un cacciatore, un pensionato che custodisce fucili e munizioni dentro un armadietto. Nel giubbotto nascondono coltello e taglierini. Una volta forzato il portone dell’abitazione, sbraitano e si dirigono nella stanza del vecchio, a cui chiedono le armi e del denaro. Non sono incappucciati, né sanno di essere adocchiati. Al rifiuto dell’uomo, i due s’imbattono nel nipote, un tipo robusto. Ne viene fuori un tafferuglio. Rocco Bombardieri punta il coltello, quindici centimetri di lama, contro il giovane. Ne scaturisce una colluttazione, al termine della quale i banditi fuggono a bordo della propria auto. La loro corsa, però, dura una manciata di metri: la vettura impatta dei vasi di terracotta e si schianta contro un muraglione. Appena giunti in via Matteotti, nella parte alta di Bivongi, i sanitari del 118 hanno costatato il decesso di un rapinatore. Il cadavere di Marco Bombardieri era riverso sul sedile lato guida e presentava tre ferite da taglio all’addome. Gli inquirenti hanno rinvenuto il suo coltello nell’abitazione di Ermando Zannino. «L’auto si schianta contro il muro perché chi la guida perde conoscenza a seguito delle ferite rimediate nella colluttazione avvenuta in casa», è l’ipotesi che sembra prendere piede tra gli inquirenti. Il nipote del pensionato Zannino, nell’ultimo periodo, era solito dormire con il nonno. Due uomini, la notte di Capodanno, avevano preso d’assalto l’abitazione dell’anziano. Il giovane ha fornito agli investigatori l’identikit dei rapinatori. L’operaio Domenico Gagliardi è stato arrestato e recluso nel carcere di Locri. La Procura della Repubblica di Locri lo accusa di tentata rapina, violazione di domicilio e omissione di soccorso. Ha lasciato l’auto mentre il suo complice moriva. I carabinieri lo hanno rintracciato subito. Era in macchina con altre Domenico Gagliardi, il 23nne arrestato Marco Rocco Bombardieri, il rapinatore morto ILARIO FILIPPONE [email protected] LA FUGA A sinistra, l’auto in mezzo alla carreggiata dove è stato trovato il corpo di Bombardieri. Poco prima aveva impattato contro alcuni vasi posizionati all’esterno di un’abitazione (nella foto a destra) la testimonianza del cacciatore «Erano armati e ripetevano: dacci i fucili, sennò ti ammazziamo» In alto, il propietario della casa presa d’assalto dai ladri, Ermanno Zannino, cacciatore ed ex manovale in pensione BIVONGI (RC) «Erano già entrati in casa la scorsa settimana, ma avevano fatto cilecca. Uno diceva che mi avrebbe ucciso se non gli avessi dato i fucili». Il cacciatore Ermando Zannino, ex manovale in pensione, si stringe nelle spalle e prende fiato. Ha la barba incolta e il viso segnato. Come sta? «Stanco, non riesco a chiudere occhio» dice. L’uomo ripercorre gli attimi concitati della scorsa notte, quando due malviventi hanno fatto irruzione nella sua abitazione, in via Matteotti, a Bivongi. Accanto a lui c’è la nipote. Ripete:«Vuole sapere qual è la verità di questa triste storia? La mia abitazione è stata presa d’assalto. Volevano i fucili, ma non gliel’ho dati». Forse, racconta, quei volti, i volti dei rapinatori, li ha già visti. Otto giorni fa: «Sembravano quelli di Capodanno». Il padre lavorava in Germania e, come lui, nutriva una sfrenata passione per la caccia. «Anche io ci andavo con gli amici. Si vede che poi la voce si è sparsa» In casa entrano in due ma fuori, per quello che mi dicono, c’erano altri due. La mia abitazione è stata presa d’assalto. Siamo vivi per miracolo. Sono stanco non riesco a chiudere occhio. L’irruzione notturna «Hanno forzato la porta con un piede di porco. Erano armati, questa volta. Avevano coltelli e mazze. Ripetevano: dacci i fucili e i soldi, sennò ti ammazziamo». Le armi «Custodisco fucili perché sono un appassionato di caccia, ma la voce si è sparsa» L’inferriata «Dopo Capodanno, abbiamo deciso di blindare il portone. Pensavo di mettere un’inferriata, avevo già preso le misure. La scorsa notte, per tranquillizzarmi, mio nipote si è fermato a dormire. Non credevo tornassero. Invece…sono stati attimi frenetici e difficili». Il giallo «In casa entrano in due, ma fuori, per quello che mi dicono, c’erano altri due» Il precedente «La prima volta, la notte di Capodanno, mi hanno sferrato un pugno. Volevano i fucili. Si sono messi a girare per casa, ma non li hanno trovati. Stanotte, poi, sono tornati. Avevano mazze e coltelli. Del resto, si è sempre saputo che custodisco fucili. Spesso andavo a caccia con gli amici». La colluttazione «Non so se c’è stata. So che poi si sono schiantati in curva. Avevano le sembianze di quelli della volta scorsa» Il passato «Ho lavorato in Germania, dove ho fatto il manovale. Alcune volte andavo a letto a digiuno, senza cena. Siamo gente che ha sempre lavorato. Ora siamo salvi per miracolo. Potevano uccidere me e mio nipote, la scorsa notte». il. fil. 6 DOMENICA 8 gennaio 2012 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora l’escalation criminale COSENZA Un boato squarcia il silenzio della notte. Un ordigno fatto in casa ma dalla potenza spaventosa esplode dentro il Capital Café, al piano terra di un fabbricato in via Popilia, nei pressi della sopraelevata. Il palazzo è sventrato dall’esplosione. Pezzi di vetrina, tubi, oggetti di ogni tipo, infissi, porte, cocci grandi come palle da tennis schizzano tutto intorno in un raggio di oltre 50 metri. Proiettili micidiali, capaci di tagliare in due un uomo. Poteva essere una strage. Fortuna che la strada è deserta e non ci sono feriti. Fortuna che il palazzo è nuovo e non collassa. Il bar non c’è più. Nemmeno il negozio a fianco: al posto della lavanderia adesso c’è un cratere annerito dal fuoco. Un quartiere intero si sveglia con il cuore in gola. Sono le 2.20. La deflagrazione fa tremare i vetri, come fosse un terremoto, anche a diverse centinaia di metri. Il boato viene sentito da tutta la città. La richiesta di soccorsi è immediata. Otto minuti dopo ci sono due squadre di vigili del fuoco coordinate dal caposquadra Bonaventura Ferri che spengono l’incendio. I carabinieri accorrono in massa dal vicino Comando provinciale, sede della Compagnia e della Ignoti sono stazione di Cosenza nord. Persino un milita- entrati nel locale re esperto come il maredal retro: chi ha sciallo Parisi non crede agito non è un ai suoi occhi. Si aggira professionista tra le rovine insieme ai colleghi cercando di capire chi può aver concepito un tale disastro: un attentato stile Palestina, che arriva pochi giorni dopo un probabile caso di lupara bianca (la scomparsa di Luca Bruni, figlio di Bella Bella, uno dei superstiti dell’omonimo clan di ’ndrangheta) e l’assalto a mano armata a un camion della spazzatura culminato con l’incendio del mezzo (un avvertimento presumibilmente a scopo estorsivo). Anche una squadra di artificieri dell’Arma converge sul posto per indagare sulla natura dell’ordigno. In tarda mattina il mistero è già risolto: qualcuno si è introdotto all’interno del bar passando dalla porta sul retro, posta sul lato opposto alla strada, facendo brillare la bomba. L’ordigno è artigianale per quanto estremamente efficace: una bottiglia di benzina legata a un “cipollone” pieno di qualche chilo di polvere da sparo pressata. È stato fatto brillare attraverso una miccia e non da un congegno BOMBA distrugge bar a Cosenza a distanza. Chi ha agito – sospettano i carabinieri – non è un professionista pagato dalla ’ndrangheta. Forse non immaginava che quel cipollone potesse fare così tanti danni. In questo senso è andata fin troppo bene: quando è esplosa la bomba non transitavano veicoli in quel tratto di strada. Non avrebbero avuto scampo. Sarebbe stata una strage. Ma allora, cosa è successo la scorsa notte in via Popilia? Il bar è gestito da un uomo di 41 anni con qualche precedente di polizia che però risale a molti anni fa. Lo aveva rilevato un paio d’anni fa da una figlia del vecchio boss Francesco Bruni detto Bella Bella, caduto in un agguato nel 1999. Questo particolare aveva fatto pensare in un primo momento che potesse trattarsi di un ulteriore avvertimento alla famiglia Bruni, che proprio pochi giorni fa aveva denunciato la scomparsa di Luca – erede naturale alla guida del gruppo del gruppo – uscito di prigione il mese scorso. Ovviamente i carabinieri non escludono nessuna pista e indagano a 360°. Altra ipotesi formulata dagli investigatori è quella di una maldestra intimidazione a Il palazzo è stato scopo di estorsione. Chi l’ha attuata non avrebbe danneggiato calcolato bene la potenza dell’ordigno. Una Devastato che presenta un anche il negozio ipotesi punto debole: in temaccanto al bar po di crisi chi distruggerebbe una eventuale fonte di reddito? Poco credibile anche l’intimidazione per motivi personali, vista la sua entità. Ma allora cosa è successo? Chi ha piazzato la bomba? E perché? Di sicuro nella violentissima esplosione della scorsa notte c’è qualcosa di molto strano. Gli inquirenti (i carabinieri e la Procura di Cosenza) ne sono convinti. Intanto le attività di indagine proseguono: la Dda – pronta a subentrare nella vicenda che riguarda la sparizione di Luca Bruni e l’assalto al camion della spazzatura – è stata dettagliatamente informata dell’accaduto. Il palazzo all’interno del quale è avvenuta l’esplosione, sebbene danneggiato in più punti, è stato dichiarato agibile dai tecnici dei vigili del fuoco di Cosenza. Le famiglie che ci abitano non sono state evacuate. Il bar all’interno del quale è avvenuta l’esplosione è assicurato. ALESSANDRO BOZZO [email protected] il commento La città dei “bruti” Se a parlare è la violenza Il 2011 si era chiuso con una imponente operazione antimafia (Terminator 4) e un drastico calo dei reati predatori. Un finale di stagione che aveva dato tante soddisfazioni ai vertici della polizia e soprattutto dei carabinieri. Una calma apparente, però. Il più classico dei silenzi prima della tempesta: il 2012 infatti è cominciato da appena una settimana e Cosenza ha paura. Un sentimento più che giustificato visto quello che è successo la scorsa notte in via Popilia: un ordigno potentissimo piazzato dentro un bar viene fatto esplodere e solo per miracolo non succede una strage. L’esplosione è stata talmente forte da essere avvertita praticamente in tutta la città. Un fatto che avviene immedia- tamente dopo un probabile caso di lupara bianca (la scomparsa del figlio di Bella Bella Luca Bruni) e un assalto (stile rapina al portavalori) a un camion della spazzatura culminato con l’incendio del pezzo. Senza contare i sei colpi di pistola sparati contro la vetrina di un negozio il 2 gennaio scorso. Cosa sta succedendo a Cosenza? Il linguaggio di questi episodi è quello parlato dalla ’ndrangheta. In almeno tre dei quattro casi segnalati non ci sono dubbi sulla matrice mafiosa, tanto che la Dda sta per subentrare (o comunque affiancar- si) alla Procura ordinaria nelle indagini. I fatti di questi giorni, insomma, dicono che nonostante i successi ottenuti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura nei confronti dei quattro principali gruppi mafiosi della città, i clan sono ancora pericolosi, ben lontani dall’essere stati sconfitti, tanto che ci sono ancora in giro due latitanti del calibro diu Ettore Lanzino e Franco Presta. I fatti dicono anche che questo primo scorcio del nuovo anno non lascia presagire niente di buono per il prosieguo del 2012. C’è stata una sottovalutazione della criminalità cosentina da parte degli organi inquirenti? Oppure è un problema culturale, come è stato sottolineato di recente da autorevoli magistrati sia della Procura ordinaria sia dell’Antimafia, che lamentavano la carenza di denunce da parte delle vittime del racket e dell’usura oltre che una scarsa collaborazione dei cittadini in generale e l’assenza di una società civile? Per la cronaca: ancora una volta si registra la colpevole e pressoché totale assenza dei politici. Avranno paura anche loro. a.b. 7 DOMENICA 8 gennaio 2012 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O l’escalation criminale Tanta la paura tra la gente «Sfiorata la tragedia» Svegliati dal boato: c’è poca voglia di parlare in via Popilia COSENZA Le luci dell’alba in via Popilia vengono precedute dal bagliore che ha accompagnato l’esplosione dell’ordigno nel bar Capital. Un sabato che inizia troppo presto per il popolare quartiere di Cosenza, una parte della città che ne ha viste, ed è il caso di dire anche sentite, parecchie nella sua storia. Ne ha viste tante il tracciato di via Popilia. Dai morti ammazzati delle guerre di mafia, ai cellulari blu scuro della polizia penitenziaria che trasportano i detenuti fuori e dentro il carcere. Ha gridato al miracolo, solo pochi mesi fa, del piccolo caduto dal quarto piano e rimasto vivo. Un boato così forte però non se lo ricorda nessuno. Lo hanno sentito i detenuti della vicina casa circondariale, s’è sentito fin nei pressi del Tribunale e naturalmente si è avvertito nelle palazzine vicine al bar andato completamente distrutto. È un vero mistero come, fortunatamente, non ci siano stati feriti nella palazzina sopra l’attività commerciale (è andata distrutta anche l’adiacente lavanderia e danni ha riportato un negozio di elettrodomestici), che ospita venti appartamenti. Fra questi un laboratorio d’analisi cliniche, ma per la maggior parte famiglie. C’è poca, pochissima voglia di parlare di quello che è accaduto fra le 2 e le 3. Nessuno vuole mettere il proprio nome o la propria faccia dietro una opinione su quello che è successo. Non è omertà, è più paura per quello che è successo. Quelle poche parole che si riescono a strappare dicono che «non c’erano mai stati segnali che facessero pensare ad una possibile estorsione ai danni del bar» o che «era frequentato da chiunque, non c’erano particolari problemi con noi condomini». E lo scoppio? Lo scoppio cosa ha suscitato? La domanda è banale, ma necessaria, tanto quanto la risposta: «Paura». Il sindaco Spiega una signora che abita sopra i resti del Occhiuto: bar Capital che «non riuscivamo a capire cosa fosse successo. Ero a letto con «Speriamo che mio marito e all’improvviso c’è sia un fenomeno stato questo frastuono tremenisolato» do. Una paura enorme». Quando si chiede se può immaginare quale sia stato il motivo della bomba nessuno si spinge in considerazioni. «Queste cose succedono dovunque, non è che solo perché siamo in Calabria il fenomeno aumenta. Succede e basta, la criminalità è dappertutto», dice un lavoratore, con ancora la tuta indosso, di Ecologia Oggi, l’azienda di raccolta rifiuti a cui qualche giorno fa hanno bruciato un camion in pieno servizio. «Mò non è che dovete dire che è sempre colpa di via Popilia, che qui c’abbiamo la “numinata”», esterna una signora alludendo a quel cosentinissimo concetto che viene usato per sottolineare la cattiva reputazione di qualcuno o qualcosa, lo dice mentre guarda il bar bruciato con la busta della spesa in mano. La giornata è stata un via-vai di curiosi che si sono fermati per vedere lo “spettacolo” delle macerie arrivate fino alla sede del Ministero dell’Economia che è dall’altra parte della strada rispetto all’esercizio commerciale mandato in fiamme. Si notano anche i panni bruciati dentro alla Lavanderia rimasta coinvolta nell’esplosione. Tutti guardano a quel palazzo sopra il bar Capital e pensano che per gli abitanti è andata davvero bene. «Speriamo che sia un fenomeno isolato - commenta il sindaco Mario Occhiuto - sono cose come queste che minano la forza del nostro territorio. Confido nel lavoro di tutti gli inquirenti». Un lavoro delicato e difficile quello di magistratura e forze dell’Ordine. Un lavoro il cui fine è quello di rendere i cosentini ancora più sicuri. FRANCESCO CANGEMI [email protected] LA DEVASTAZIONE La bomba oltre a distruggere il locale di via Popilia ha danneggiato i negozi che si trovavano a fianco. Per la forte esplosione le porte, pezzi di vetrina e oggetti di ogni tipo sono state scagliati sulla strada. In alto la bottiglia usata per l’ordigno: piena di benzina era legata a un “cipollone” pieno di qualche chilo di polvere da sparo (fotoservizo Morrone) i precedenti In città tre gravi fatti di cronaca in quattro giorni COSENZA Tre gravi fatti di cronaca in quattro giorni. Il 2012 è cominciato male nella città di Cosenza. La sera del 3 gennaio sparisce nel nulla Luca Bruni, 37 anni, figlio di Francesco Bruni alias Bella Bella (ucciso dai sicari di un clan rivale nell’estate del 1999) e fratello di Michele (boss dell’omonimo clan di ’ndrangheta morto in carcere la scorsa estate all’età di 38 anni a causa di una malattia incurabile). Per gli investigatori cosentini Luca Bruni era l’erede naturale alla guida del gruppo. Nel pomeriggio di venerdì scorso i familiari ne hanno denunciato la scomparsa ai carabinieri. Era uscito in auto con un amico per partecipare a un incontro. La sua Bmw è stata ritrovata a Rende. L’uomo era uscito dal carcere il 10 dicembre scorso dopo avere scontato una pena di otto anni per detenzione di armi da guerra. È verosimile ritenere si tratti di un caso di lupara bianca. La misteriosa sparizione di un elemento di rango criminale così elevato significa che a Cosenza sono saltati gli equilibri. La tregua faticosamente ottenuta dai clan bruzi, che decimati da arresti e condanne avevano intelligentemente concordato la pace spartendosi gli affari illeciti, è saltata. Le conseguenze sono imprevedibili. Il giorno dopo la sparizione di Bruni un altro fattaccio scuote l’opinione pubblica cosentina: un autocompattatore della Ecologia Oggi spa, la società lametina che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Cosenza, è stato letteralmente preso d’assalto da una banda di uomini armati. Tre persone dal volto coperto e armati di pistole e mitragliatrice hanno bloccato il mezzo, che stava effettuando lo svuotamento dei cassonetti, nel quartiere di Serra Spiga, poi hanno costretto l’autista a scendere minacciandolo con le armi e hanno incendiato il camion (nuovo di zecca) provocando una danno di alcune centinaia di migliaia di euro. Si pensa a un’intimidazione a scopo estorsivo. Un gesto eclatante, però, che dimostra che chi lo ha compiuto è organizzato, armato, pericoloso e pronto a prendersi la città. Un atto dimostrativo, insomma, che serve anche da monito. Ieri notte è arrivato il terzo fatto di cronaca: un palazzo sventrato dall’esplosione di un ordigno potentissimo piazzato dentro un bar. Un bar che era appartenuto a una figlia del vecchio boss Francesco Bruni Bella Bella. L’esplosione avrebbe potuto provocare una strage. La fortuna ha voluto che non ci siano state vittime né feriti. a.b. 8 DOMENICA 8 gennaio 2012 D A L ROSARNO (RC) Un triste compleanno per Rosarno. A due anni dalla rivolta dei migranti c’è poco da festeggiare, c’è soprattutto da discutere e agire affinché si realizzi un sistema compiuto di accoglienza e di produttività per i migranti e per gli agricoltori locali. Ventiquattro mesi dopo la rivolta Rosarno raccoglie i cocci di una società disgregata ed estremamente provata economicamente dalla crisi agrumicola. Ieri, infatti, attraverso momenti di aggregazione – la festa dei popoli di Rosarno – e la Festassemblea a San Ferdinando, organizzata dalle associazioni più vicine ai migranti, si è ritornati su un argomento ormai di portata nazionale. La città medmea, dopo due anni, si guarda allo specchio e vede meno aggressività ma molta più stanchezza. I migranti continuano ad esserci – e sono circa un migliaio – ma ci sono ancora meno opportunità di lavoro rispetto al passato. I Rosarnesi sono molto più poveri e, soprattutto, molti agrumicoltori rosarnesi hanno chiuso bottega da tempo, hanno perso molta fiducia nelle istituzioni. L’unica nota positiva è il campo migranti allestito da comune e regione, che però ha solo un centinaio di posti e ospita coloro i quali sono in regola con il permesso di soggiorno. Si tratta di una esperienza positiva ma troppo marginale in un disegno complessivo di un migliaio di africani senza tetto e moltissimi senza un P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora A Rosarno non c’è niente da festeggiare A due anni dalla rivolta dei migranti la città fa i conti con la crisi agrumicola POCO LAVORO, NESSUN DIRITTO Nella foto a sinistra, un gruppo di migranti impegnato ad eseguire i ritmi tradizionali africani; in alto, con lo striscione della Rete a Difesa del Territorio e uno degli stand culinari lavoro. Se a questo si aggiunge che i comuni limitrofi della Piana non si sono mai preoccupati della questione, sebbene molti immigrati lavorino sul loro territorio ma dormano a Rosarno, ne esce un quadro disarmante. La verità, cosa che è emersa anche ieri nella Festassemblea di San Ferdinando, è che c’è un vuoto istituzionale attorno a Rosarno, è ve- ro che sono arrivati euro dal ministero e dalla regione per gli alloggi, ma è pur vero che sulla problematica agricola il vero punto nodale del discorso – non c’è una rete adeguata di supporto. Le associazioni che operano sul territorio hanno discusso di quali strategie mettere in campo. Si è partiti dall’amara valutazione di Africalabria, organizzatrice del- l’evento, ossia «per Rosarno e la Piana di Gioia Tauro tutta, il futuro promette pessimi auspici: licenziamenti di massa al Porto, impianti turistici e supermercati chiusi, le arance che restano sugli alberi e i terreni che vengono abbandonati». Poi una sfilata di pareri e valutazioni: Arci, Sul, FlcCgil, a richiamare le istituzioni così come hanno fatto al- «Denunciare gli sfruttatori» Corigliano, l’appello del vescovo Marcianò in visita alla tendopoli CORIGLIANO (CS) Le condizioni di estrema povertà e sfruttamento in cui si trovano a vivere diversi migranti che si trovano in città, non conoscono limiti di sorta. Da diversi giorni nella zona a ridosso del porto sulla spiaggia della frazione Schiavonea, a pochi metri dal mare, una trentina di disperati hanno realizzato delle “tendopoli” di fortuna con la speranza di ripararsi dai rigori di questo inverno abbastanza rigido. Vivono qui in condizioni igienico-sanitarie assolutamente degradate perché non hanno le possibilità economiche di trovare perfino uno di quei miseri garage che, pure, per gente così disperata appare un rifugio “accogliente”. È da qualche giorno che attorno a questi disperati, marocchini, tunisini, polacchi ed altri, è stato squarciato il velo dell’indifferenza: stampa locale e nazionale, televisione e pubblica opinione ne stanno discutendo. È davvero triste la scena che si presenta agli occhi di chi si reca sul posto per rendersi conto che esseri umani vivono in una condizione ai limiti della sopravvivenza. Di fronte a tutto ciò, ieri mattina, il vescovo della diocesi di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò, molto sensibile al richiamato dei “fratelli disperati”, si è recato sul posto accompagnato dal direttore della Caritas, da padre Lorenzo Fortugno parroco di Schiavonea e da alcuni rappresentanti del comune per rendersi «conto personalmente e per cercare di affrontare - ha spiegato - nella maniera dovuta questa emergenza sociale». cuni migranti presenti in quella manifestazioni, pronti anche a difendere i rosarnesi «che non sono razzisti, ma siamo tutti sulla stessa barca». In contemporanea a Roma, Milano, Firenze, Potenza e in Calabria è stato commemorato l’anniversario della rivolta di Rosarno. Ad esempio nella Capitale lavoratori italiani e immigrati hanno richiamato «la voce Sospese le ricerche della statua di S. Francesco Il maltempo blocca l’attività del gruppo subaqueo paolano Il vescovo ha raggiunto la tendopoli che si trova in riva al mare e qui ha incontrato tre di questi disperati, ai quali ha spiegato che li non potevano più stare e che era riuscito a trovare un ricovero di fortuna, se pur provvisorio, loro hanno accettato. «Ho convinto questi nostri fratelli – ha detto mons. Marcianò - ad accettare la proposta di accoglienza presso strutture nostre, perché in questo momento non siamo riusciti ad individuare strutture pubbliche o altre strutture che siano adeguate per la loro accoglienza. Quindi li accoglieremo presso i locali della parrocchia San Benedetto in località Villaggio Frassa, temporaneamente, nell’attesa di individuare altre realtà che possano essere più accoglienti e comunque anche più capienti, perché sono tanti. Ma il problema è ancora più ampio perché qui si tratta di denunciare coloro che sfruttano questi nostri fratelli. Da quanto mi risulta ci sono persone a cui non sono garantiti i diritti dei lavoratori, sono persone che vivono in condizioni precarie tanto da lavorare 12 ore piegate sul terreno a raccogliere agrumi ed altro, alle quali non si da la giusta remunerazione ed altro». GIACINTO DE PASQUALE [email protected] DOMENICO MAMMOLA [email protected] FUSCALDO PAOLA (CS) A causa del mare mosso sono state sospese le ricerche della statua marina di San Francesco di Paola, scomparsa dai fondali del Tirreno cosentino, ma anche le ispezioni subacquee per identificare e catalogare il pezzo di nave antica (galeone o In alto, le abitazioni di fortuna sulla spiaggia di Schiavonea; nel riquadro, il vescovo Marcianò offre un alloggio ai migranti dei dannati della terra - spiegano in una nota - i braccianti agricoli che ogni giorno per pochi euro raccolgono le arance e i pomodori made in Italy». Le due candeline sono state spente, forse però non è ancora spenta la speranza per una Rosarno più serena. In pace, tutti insieme, migranti e residenti. veliero) rivenuta dal gruppo subacqueo paolano, diretto da Piero Greco, nel mare di Fuscaldo proprio durante le ricerche del monumento al Santo protettore dei marittimi. Indagini di polizia giudiziaria, ad opera della Capitaneria di Porto e dei carabinieri di Paola sono in corso, ad ogni modo, al fine di constatare cosa sia realmente accaduto all’icona del Santo, se sia stata rubata o se sia stata trascinata da qualche peschereccio in qualche punto dei fondali. Il gruppo di Piero Greco, ad ogni modo, si sta confrontando con esperti della marineria paolana, fuscaldese, sanlucidana e cetrarese al fine di assumere informazioni. Giorni addietro, comunque, è stata accertata la presenza di un grosso natante proveniente dalla Campania che ha navigato nel periodo di fine dicembre nel basso Tirreno cosentino. Informazioni specifiche potrebbero essere assunte dall’equipaggio di questo natante, quanto meno per confermare e smentire determinate circostanze. Ad ogni modo, appare molto difficile rintracciare la scultura del protettore della Calabria, utile anche e soprattutto ai campi di formazione per i diversamente abili nell’ambito del progetto “Poseidon”. Si dovrebbe optare, dunque, per la realizzazione e installazione di un’altra scultura, ma tale tesi allo stato non troverebbe tutti d’accordo. GUIDO SCARPINO [email protected] DOMENICA 8 gennaio 2012 PAGINA 19 l’ora della Piana Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected] PORTO AUTORITA PORTUALE SANITÀ 0966 766415 CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 0966 765369 DOGANA GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 FARMACIE OSPEDALE GIOIA TAURO OSPEDALE PALMI 267611 OSPEDALE CITTANOVA 660488 OSPEDALE OPPIDO 86004 942111 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 OSPEDALE POLISTENA VIGILI DEL FUOCO 0966 52111 OSPEDALE TAURIANOVA ROSARNO Il giorno delle associazioni e dei migranti. A San Ferdinando - precisamente nella seconda zona industriale che dovrebbe ospitare il rigassificatore – si discute di prospettive di immigrazione, di lavoro e di futuro della Piana. La Festassemblea, manifestazione voluta da Africalabria e che ha registrato la partecipazione di associazioni e segmenti della società, è stata utile ma non certo un successo di popolo. Le associazioni ci hanno messo impegno, volontà ed hanno lanciato la sfida del confronto. Ma a San Ferdinando i cittadini non si sono visti. Soprattutto i rosarnesi. Le motivazioni del forfait sono molteplici: la carica di demagogia debordante sul tema (ovviamente cosa da cui Africalabria è lontana, visto il suo impegno reale sul campo), le condizioni economiche complessive che non portano i residenti a immedesimarsi nel vissuto altrui, ma anche uno scollamento forte tra associazioni e società reale. Nell’area industriale che è più che altro un cimitero di capannoni vuoti e monumenti alle truffe della legge 488, sono arrivati alcuni migranti, per condividere insieme alle associazioni una giornata che non richiamasse alla mente il dramma della rivolta di 24 mesi fa a Rosarno, ma l’esorcizzasse con canti e un pranzo solidale. Cucine da campo, palloni, musica e impegno civile. Ingredienti che hanno accompagnato quello che è stato il vero fulcro della giornata, ossia il momento di discussione tra associazioni e migranti. Un dibattito pacato, costruito sull’analisi ed il dettato delle soluzioni. Se pochi sono stati i semplici cittadini a partecipare, molti sono stati gli esponenti di nuclei organizzati. Le associazioni presenti sono state San Ferdinando in movimento, Equosud, Mammalucco Onlus Taurianova, Circolo Arminio di Palmi, poi il Coordinamento Portuali Sul, Flai-Cgil comprensorio di Gioia Tauro, il centro sociale“A. Cartella”, Kollettivo Onda Rossa, Rinascita-Cinquefrondi, GasspGruppo d’acquisto solidale e popolare della Piana di Gioia Tauro ed il Rifondazione Comunista. La giornata è poi proseguita anche a Rosarno, con la festa dei popoli e con le iniziative dell’Arci, che tra la città medmea e le contrade ricche di migranti ha distribuito i panettoni. Gli organizzatori della giornata hanno comunque trovato spunti positi- 52203 618911 CINEMA Gioia Tauro Rosarno Ioculano Rechichi Tripodi Alessio Borgese Cianci Paparatti 51909 52891 500461 Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi 479470 22742 22692 22897 22651 773237 712574 774494 773046 Taurianova Ascioti Covelli D’Agostino Panato 643269 610700 611944 638486 Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso Giornata dell’accoglienza ma i rosarnesi disertano MIGRANTI/I TEMI Dal porto all’agricoltura è crisi generale Poche presenze all’iniziativa di Africalabria con i migranti Numerose associazioni presenti tra riflessione e svago ANNIVERSARIO La manifestazione organizzata a due anni dalla “rivolta” vi, ad esempio la nascita “in nuce” di una rete tra associazioni che si occupano di migranti e di emergenze sociali. Non è stata tralasciata l’assenza dei cittadini, e anzi ci si è chiesto come poter migliorare la campagna di ascolto e comunicazione. E’ stata anche una mattinata dedicata ai simboli: il primo è certamente la data del 7 gennaio e del ricordo del 2010 con la rivolta dei migranti di Rosarno. Il secondo è la zona industriale – luogo fisico della manifestazione – che rappresenta il deserto produttivo della Piana, e l’altro simbolo è il terreno su cui il gruppo si è riunito, lo stesso che potrebbe ospitare la contestatissima opera del rigassificatore. A due anni dalla rivolta, ma dopo almeno tre lustri di constante aumento della migrazione verso la Piana, c’è davvero poca luce all’orizzonte, se alle associazioni non si affianca con decisione lo Stato e se le stesse associazioni non diventano l’autentica cinghia di trasmissione di esigenze bipartisan dei migranti e dei cittadini della Piana. DOMENICO MAMMOLA [email protected] MIGRANTI/IL DIBATTITO «Il vero assente è lo Stato» Associazioni concordi nel sottolineare i tanti ritardi istituzionali interventi successivi. Giuseppe Chiodo – di San Ferdinando in movimento – Il dibattito alla Festassemblea ha Arturo Lavorato – regista di successo rappresentato il momento di sintesi – Pasquale Mercuri – Sul portuali – politico-organizzativa della manifesta- Pino Ippolito - Circolo Arminio di Palzione. Al microfono, nella seconda zo- mi – Renato Fida, Flai-Cgil. Tutti, con na industriale di San Ferdinando, si sfaccettature diverse, hanno messo in sono alternati i leader delle associa- evidenza che un sistema di accoglienzioni, rappresentati za e di integrazione sindacali e politici. non può fala voce degli compiuto Giuseppe Pugliese, re a meno di puntare uno dei fondatori di su un contesto produtafricani Africalabria – di sicutivo ed economico più I residenti ro uno che porta le forte. Quindi intervenstimmate autentiche sono ospitali ti dello Stato concreti dell’impegno a favore con noi ma a favore dei lavorati, dei migranti – ha del porto e dell’agriil problema è chiarito che «Rosarcoltura. Importanti, no, la sua gente e che il lavoro inoltre, le parole conl’amministrazione cocilianti di alcuni miqui manca munale sono stati lagranti, tra cui Ibrahim sciati da soli. I governi per tutti e Abraham, che hanno avrebbero dovuto, e messo in evidenza potuto, intervenire quanto Rosarno e la meglio e con più decisione per offrire Calabria siano luoghi accoglienti, ospiun aiuto concreto in termini di acco- tali, ma esiste un problema legislativo, glienza e capacità di gestione sociale annesso alla Bossi-Fini, che discrimied economica». Un discorso che certo na chi non ha il permesso di soggiorha fatto breccia, che non ha lasciato no. Al campo migranti non si è fatto spazio a distorsioni, rafforzato dagli cenno, ma Abraham ha ribadito come ROSARNO «molti proprietari sono disposti ad affittarci le case, ma spesso hanno paura dei controlli o temono che siamo irregolari». La verità universalmente riconosciuta, e senza troppi sofismi, la ha detta ancora Ibrahim e cioè, «manca il lavoro». Anche per questo Africalabria sta insistendo sui gruppi di acquisto solidale e sulla necessità di accorciare le filiere per offrire più guadagno ai coltivatori e quindi paghe più alte ai migranti. do. ma. Il sindacato dei portuali Sul Il salto di qualità della Festassemblea di ieri – compiuto ormai da tempo da Africalabria ed altre associazioni – si è concretizzato con il considerare il tema dei migranti inserito in un ampio contesto. Uno scenario integrato, fatto da interazioni, come ad esempio il lavoratore che perde il posto che provoca uno sconquasso anche sulla vita del migrante. L’atrofia del porto di Gioia Tauro, il coma profondo dell’agricoltura, la chiusura degli esercizi commerciali e le condizioni di povertà dei migranti, sono tutti grani dello stesso rosario. Non a caso i lavoratori del porto hanno discusso anche nella platea di ieri, così come lo hanno fatto i migranti e le organizzazioni sindacali. E’ la mancanza di lavoro la prima emergenza, un dramma che accomuna tutti, ma che si fa più aspro per chi viene da lontano e non può contare neppure su un tetto sulla testa. Il portuale che va in cassa integrazione e l’africano che non trova da lavorare nelle campagne ormai abbandonate, sono le due facce della stessa medaglia. A questo si aggiunge la politica e le scelte per il sud, anche le strategie energetiche. Ad esempio in molti – su tutti San Ferdinando in Movimento – hanno espresso il loro dissenso verso la costruzione del rigassificatore, così come si è opposto il diniego al raddoppio dell’inceneritore. Tutte istanze che nella Festassemblea hanno trovato spazio, per una discussione reale sugli affanni della Piana. do. ma. 21 DOMENICA 8 gennaio 2012 P I A N A calabria ora le confessioni di giusy PERDUTA ragionamento è semplice, i commercianti paROSARNO Una veduta gano e non conviene andare a prendere loro i aerea di RoUn po’ Quei bravi ragazzi, un po’ Romanzo soldi che comunque, in buona parte, finiransarno, la citCriminale, la testimonianza di Giusy Pesce no nelle tasche della ‘ndrangheta attraverso il tà che è dimostra un sub strato sociale succube e contecanone per la “protezione”, «perché i posti doventata il stualmente in grado di assimilare ogni nefanve, insomma, tutti i negozi, tutte le cose a Rofeudo della dezza, proprio come nei film dal cinema di sarno sono sotto il comando o della famiglia famiglia Pemafia dell’ultimo ventennio: la droga che gira Pesce o della famiglia Bellocco, quindi o li sce a fiumi e che finisce per irretire parte della mandano loro perché, magari, hanno proprio stessa banda criminale, le armi da comprare o da fare quel danno lì». Sono potenti i Pesce a semplicemente da rubare (non importa se in Rosarno; hanno amicizie importanti nei settocasa di qualche anziano cacciatore o direttari che contano, hanno appoggi mafiosi all’inmente dagli scaffali delle armerie del comterno delle cosche del comprensorio, e sono prensorio), e poi le estorsioni, gli appalti, le abituati a vivere, semplicemente, fuori da ogni connivenze con la macchina burocratica pubcanone legale. Così potenti che, almeno tra le blica e con gli istituti di credito, fino agli omifigure di secondo piano del clan, sembra farsi cidi e alle rapine. Una quotidianità che di noravanti la convinzione di sostanziale “intoccamale non ha proprio nulla ma che descrive, bilità”. E così può capitare che le armi (tante fin nei minimi dettagli, il mondo dentro il quaquelle descritte da Giusy, da normali pistole, le la famiglia Pesce, così come fino ai micidiali fucili a pomil clan amico dei Bellocco, si pa) vengano nascoste nel cormuove e prospera, anche se tile sotto casa, e un pacchetto con differenze importanti tra i di droga «come quelli che si vari “rami” del complicato alvedono alla televisione» venbero genealogico criminale ga imboscato sotto un cuscirosarnese. Se infatti il reggenno della sala da pranzo, e gette del clan Ciccio Testuni, gratato dalla finestra dentro un zie alla immensa forza intimi“punto luce” del giardino un datrice del suo pedigree masecondo prima della perquisifioso, continua ad accumulare zione degli uomini delle fiamdenaro e potere, altri membri me gialle. Una realtà da film, della famiglia, sotto sotto, coche Giusy racchiude in poche vano risentimento verso quel significative parole «lì respiri giovane reggente che sui soldi le cose giornalmente, quindi non guarda in faccia proprio vivi nelle ... cioè, ogni cosa è nessuno, a cominciare dai pareato, qualsiasi cosa ..». renti. Un risentimento striI DISSIDI LE RAPINE LA DROGA IL PIZZO sciante, da urlare al sicuro Il passo decisivo Non tutti nel clan I furti non piacciono alla «Gettai dalla finestra un «A Rosarno tutti i delle mura domestiche, ma da Ed è forse questo continuo vedono di buon occhio cosca: disturbano e pacco di droga nascosto commercianti pagano il nascondere accuratamente al respirare criminalità che conil potere esercitato dal richiamano l’attenzione in salotto proprio un pizzo alla famiglia Pesce mondo esterno. vince la nipote del mammareggente della cosca dei media e delle forze minuto prima della oppure alla famiglia santissima Nino Testuni a Ciccio “Testuni” dell’ordine perquisizione» Bellocco» I dissidi interni compiere il passo decisivo. E l’affiliato che meno gradiGiuseppina Pesce arriva alla va lo strapotere del figlio di decisione di collaborare con la Nino, Giusy lo aveva proprio giustizia dopo avere vagliato in casa: suo fratello Francebene tutte le alternative: i suoi parenti più sco. Il giovane figlio di Salvatore u babbu, è Non devono accadere perché sono reati mino- so». E poi c’è il fattore pizzo (pizzo che secon- prossimi entrano ed escono dal carcere contiinsofferente; spaccia continuamente droga, ri che ... al quale ... cioè, non servono per, di- do la collaboratrice di giustizia viene regolar- nuamente, il futuro del suo unico figlio madepreda negozi, corre se suo cugino lo manda ciamo, per non avere, magari, la legge addos- mente pagato alla cosca dalla totalità degli schio è già stato scritto da altri al posto suo e a chiamare per un “lavoretto” da portare a ter- so per queste stupidaggini, è quello il discor- esercenti cittadini) che si mette di traverso: il infine, lei stessa si trova in galera, a seguito mine ma nessuno lo considera molto sul piadell’operazione All Inside, con accuse molto no criminale e, soprattutto, non riesce a insepesanti. Ma il passo di raccontare ai giudici rirsi appieno dentro i lucrosi affari della famiquale sia l’ambiente in cui è cresciuta e in cui ROSARNO glia. «Lui aveva deciso di andare via – racconcrescono i suoi stessi figli, non è semplice: ta Giuseppina Pesce al sostituto antimafia «questa scelta – racconta Giusy nell’ultimo Alessandra Cerreti e al magistrato della procuverbale acquisito alle carte processuali – l'ho ra palmese Giulia Pantano – proprio tra la mofatta per me e per i miei figli, io avevo chiamaglie, tra il discorso che giù diceva che non lato, avevo chiesto la... di seguirmi chiamando in vorava, che non riusci ... no, non lavorava, non protezione mio marito, mio padre, mia mariusciva a inserirsi… Nel settore, insomma, dre, insomma, le mie sorelle e tutti hanno detdelle estorsioni, del pizzo, insomma, tutte queto di no, in un primo momento, vabbè, mia ROSARNO «Nessuno tocchi De Maria». no stati compiuti contro l’amministratore opste cose qua, essendo che mio cugino Ciccio madre e mia sorella mi aveva detto di sì, poi, Il sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, ha pure contro il cittadino. Essi sono da condanaveva fatto piazza pulita». E così, il giovanisinsomma, hanno ... con tornate di nuovo inriunito la sua maggioranza e la stampa per nare sempre e comunque, e ci danno l’opporsimo Francesco – appena ventottenne, con dietro ... Niente, perché oggi mi rendo conto chiarire che il nuovo atto vandalico perpetra- tunità di affermare che qualunque cittadino gravi problemi di dipendenza dalla cocaina e che ... cioè, che io sono consapevole della vita to ai danni delle proprietà dell’assessore Teo- vittima di intimidazioni o episodi del genere con un matrimonio in frantumi alle spalle – si dei miei figli, quindi la scelta che ho fatto ogavrà l’amministrazione doro De Maria, «è da consente messo ai margini e dopo “l’esperienza” gi e avevo fatto anche prima, anche se non era dalla sua parte». dannare a prescindere da a Milano (dove per qualche tempo gestisce, in al cento per cento prima e oggi lo è, è perché Un messaggio chiaro, quale sia la natura, e la nome e per conto dello zio Giuseppe Ferraro, pensavo anche un po' a loro, pensavo anche ... ma anche stringatissimo nostra amministrazione il giro di estorsione ai venditori di panini deleh ... cioè, è stato sia una questione di paura e nella forma, ribadito a si stringe attorno all’asla movida meneghina), torna in città e richiesia una questione anche un po' di coscienza, margine di una riunione sessore». de i suoi spazi all’interno della cosca, nell’unidiciamo, non coscienza ma di affetto, di legadi maggioranza e in una Il titolare della delega co modo che conosce: rapina ogni attività me, di legame». Una scelta, quella di collaboconferenza stampa ai lavori pubblici – espocommerciale che gli passa sotto mano, per rare, che Giusy rinnegherà cambiando avvoca“flash”. nente in giunta di Sinistra creare un fastidio al cugino che possiede lo to, firmando la lettera che finì sui giornali e riNessuno, tra consiglieper Rosarno – ha subito scettro del potere. fiutandosi di rispondere alle domande dei giuri ed assessori, ha inteso due giorni fa la seconda dici, per poi tornare ancora indietro sui suoi aggiungere altro, visto devastazione in meno di Il controllo del territorio passi: un passaggio controverso che la testiche «il sindaco – è stato una settimana, ai danni di Ma le rapine a mano armata destano preocmone spiega con semplicità: paura. «La lettedetto coralmente – ha una coltivazione di kiwi cupazione tra la popolazione civile, e richiamara mi è stata fatta arrivare e firmare sotto ... ero sintetizzato il pensiero di tutti». appartenente alla sua famiglia. no l’attenzione di media e forze dell’ordine, sotto pressione, diciamo, che ho dovuto farlo. Tutela all’assessore De Maria, quindi, espoIl primo cittadino ha voluto esprimere cosa che non va giù ai capi dell’organizzazioproprio i Palaia ... dei Palaia, eh ... di mia co«piena e convinta solidarietà da parte di tut- nente della frazione Bosco di Rosarno, ma ne che preferiscono mimetizzarsi tra le pieghe gnata, di mio cognato Gianluca, mio suocero, ta la maggioranza, che su questo tema è com- anche titolare di una delega importante. La del tessuto economico cittadino (in gran parche continuavano a dirmi che devo fare quelpatta e decisa a difendere il suo operato, in- giunta ed i consiglieri si sono schierati sulla lite nelle mani della stessa famiglia) senza troplo che dice I'avvocato, che I'avvocato quello trapreso avendo come obiettivo la tutela del- nea netta della ferma condanna, facendone po clamore. «Perché i grandi, cioè gli adulti, le che dice sta seguendo una. .. una via giusta per la legalità e sappiamo che qualcuno non gra- soprattutto una questione di principio, più persone cercano di evitarle queste cose perfarmi uscire, insomma, da questa situazione». che di contingenza, abbandonando qualsiasi disce questa nostra scelta». ché, diciamo che queste cose qui vengono quaPoi la nuova collaborazione, il resto è una La Tripodi, molto cautamente, non parla di tentativo di fuga in avanti sulle motivazioni e lificate come cose di basso livello, diciamo, che città stritolata dalla ‘ndrangheta. matrice mafiosa degli attentati, «sui quali le sulla matrice degli atti. Per quello è stata già in un paese come Rosarno dove ci stanno perVincenzo Imperitura forze dell’ordine sapranno fare luce», ma attivata la magistratura. sone come lo zio Antonino, lo zio Vincenzo, Francesco Altomonte Domenico Mammola chiarisce bene che «non importa se tali atti soqueste cose non devono accadere, insomma, (4-continua) Il “romanzo criminale” che strangola Rosarno IN BREVE Lo strapotere dei Pesce nel racconto della testimone Nuova intimidazione a De Maria Il sindaco: «Il nostro agire dà fastidio» DOMENICA 8 gennaio 2012 PAGINA 11 l’ora di Cosenza Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected] UNICAL Auto devasta il laboratorio di chimica > pagina 12 SAN LORENZO DEL VALLO Incendiato lo stabilimento di un consigliere > pagina 18 CORIGLIANO S. MARIA DEL CEDRO Il vescovo visita la tendopoli e resta scioccato > pagina 19 LAoraCITTÀ ha paura Ancora una scippo La vittima cade e si ferisce > pagina 23 SVENTRATO Il Palazzo di via Popilia devastato dall’esplosione avvenuta la scorsa notte L’ordigno, di fabbricazione artigianale ma potentissimo, era stato piazzato all’interno del Capital Cafè Non ci sono stati vittime né feriti, ma è stata sfiorata la strage fotoMorrone La bomba di via Popilia segue la sparizione di Bruni e l’intimidazione incendiaria all’azienda dei rifiuti Ora la città ha paura. Non sembra essere tornanti agli anni Ottanta, ai tempi del coprifuoco ma i cosentini hanno paura. La preoccupazione è quella che l’escalation di intimidazioni possa continuare. La paura, se prima era soprattutto per i commercianti vessati dalle richieste estorsive (va però sottolineato come ci siano poche denunce), da ieri con la bomba in via Popilia in molti saranno meno tranquilli. Potevano esserci dei morti e solo per una serie di circostanze fortunate non si è realizzato il peggio. Erano Mute la politica da poco passate le due e le associazioni quando un boato ha svegliaParlano solo to via Popilia. Il bar Capital da quell’ora non esiste più. il sindaco Ci sono solo macerie. Le vee Corbelli trate sono volate dall’altra parte della strada. I venti appartamenti che stanno sopra l’esercizio commerciale hanno restistito, lo stesso non anni fa. Lo aveva rilevato dal precedente si può dire della lavanderia alla destra del proprietario ovvero una figlia del boss Franbar. Distrutta anche essa da un ordigno, se- cesco Bruni, conosciuto come “Bella-Bella” condo le prime ricostruzioni dei carabinie- ucciso in un agguato nel 1999. Bruni, un cognome che richiama un altro ri, contenente polvere da sparo pressata al quale è stato affiancato una bottiglia con fatto di cronaca accaduto pochi giorni fa. dentro della benzina. Perché è accaduto Dal 3 gennaio infatti non si ha più traccia di questo? Gli inquirenti che stanno indagan- Luca Bruni, figlio di “Bella Bella”, uscito dal do sul caso stanno vagliando diverse ipote- carcere il 10 dicembre dopo aver scontato si. Fra queste si tiene in considerazione il una condanna per detenzione di armi. Di fatto che possa trattarsi di un tentativo di lui si sono perse le tracce e la famiglia ha intimidazione a scopo estorsivo andato sporto denuncia al comando provinciale dei troppo oltre anche per le aspettative di chi Carabinieri. La paura è che si tratti di un di ha piazzato l’ordigno. Ma questa è solo una “lupara bianca”. Luca Bruni è un uomo schidelle ipotesi che si stanno valutando in me- vo, sa di avere dei nemici e sa che deve dirito a ciò che è accaduto al bar Capital il cui fendersi. Ammesso che sia stato fatto spariproprietario è un uomo di 41 anni con qual- re, chi ha voluto ciò? C’è una nuova guerra che piccolo precedente risalente a diversi di mafia sul territorio? Le indagini sulla sua scomparsa sono in mano al pm antimafia Pier Paolo Bruni. Pochi giorni dopo la scomparsa di Luca Bruni, ma prima della denuncia della famiglia, a Serra Spiga vengono fatti scendere dal camion, sotto la minaccia dei mitra, i dipendenti di Ecologia Oggi, l’azienda che si occupa dello smaltimento dei rifiuti. Il compattatore è stato dato alle fiamme. La città è scossa. Non si sente sicura. Durante la conferenza stampa di Terminator 4 Airoma e Lombardo avevano con forza ribadito che Cosenza è una città che non denuncia e che non ha una associazione anti-racket. Il primo cittadino Mario Occhiuto si sente di lanciare un messaggio ai suoi concittadini. «Speriamo si trattino solo di episodi isolati - dice - sembrava un periodo tranquillo e invece ci siamo dovuti ricrede- re. Sono avvenimenti che minaccia la serenità e lo sviluppo del nostro fiducioso ma io resto fiducioso nell’operato del colonnello dei Carabinieri, del questore, della magistratura e del prefetto». Si leva anche la voce di Corbelli: che parla di «una situazione gravissima e preoccupante» e «di una città che rischia di arrendersi e di consegnarsi di fatto nelle mani della criminalità organizzata» chiamando tutte le istituzioni dello Stato a dare una risposta a rompere il silenzio. Alle parole di Occhiuto e Corbelli non ne sono seguite altre. Né di esponenti politici, né di associazioni di categoria. Niente di niente. Resta solo quel boato della notte appena trascorsa. FRANCESCO CANGEMI [email protected] Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud 8 Calabria . Due giovani di Guardavalle provano a svaligiare l’abitazione di un ottantenne. Costretti alla fuga si schiantano con l’auto contro un muro: uno muore, l’altro viene arrestato Bivongi, tentativo di rapina finisce in tragedia La vittima, Marco Rocco Bombardiere, disarmata e ferita dal nipote dell’anziano. In manette Domenico Gagliardi Antonello Lupis Parla il pensionato vittima della rapina BIVONGI Tentata rapina notturna finita in tragedia. È successo a Bivongi, centro collinare reggino della vallata dello Stilaro, situato al confine tra le province di Reggio Calabria e Catanzaro. Due giovani hanno provato a svaligiare la casa di un ottantenne ma non ci sono riusciti. In casa hanno trovato il nipote dell’anziano che ha disarmato del coltello un rapinatore. Nella colluttazione il rapinatore è rimasto ferito. È fuggito insieme con il complice ma si è schiantato dopo poche centinaia di metri contro un muro e ha perso la vita. Il complice è stato rintracciato e arrestato dai Carabinieri. Il giovane morto è Marco Rocco Bombardiere, aveva 19 anni, originario, anche se calabrese, di Lomazzo, centro della provincia di Como, ma residente a Guardavalle, nel catanzarese, già noto alle forze dell’ordine. Stando alla prima ricostruzione fatta dagli investigatori dei nucleo operativo carabinieri della compagnia di Roccella Jonica, diretta dal capitano Marco Comparato, e dai militari della stazione di Stilo, Bombardiere si è recato insieme al complice e compaesano, Domenico Gagliardi, 27 anni, operaio, anch’egli già noto alle forze dell’ordine, a Bivongi per compiere, tra l’una e le due della notte tra venerdì e sabato, una rapina nell’abitazione di un anziano pensionato del posto, Ermanno Zannino, 80 anni, già vittima il giorno di Capodanno di un altro tentativo di rapina da parte di persone rimaste ignote. In quell’occasione il colpo era fallito per la resistenza opposta da coraggioso e arzillo pensionato. I malviventi non erano riusciti a impossessarsi dei fucili da caccia dell’anziano, conosciuto per i suoi trascorsi di esperto cacciatori di cinghiali, custoditi in un armadietto metallico, blindato e chiuso a chiave. Nell’assalto di ieri notte, i responsabili hanno parcheggiato nelle immediate vicinanze dell’abitazione del pensionato la loro Fiat 600, si sono diretti, con in mano un grosso coltello e un piede di porco, verso la casa di Zannino e hanno sfondato la porta. Dopo aver scaraventato giù dal letto e minacciato di morte l’anziano, i due giovani gli hanno chiesto le chiavi dell’armadietto blindato. A quel punto c’è stato un imprevisto: dal corridoio è sbucato l’aitante e omonimo nipote della vittima, Ermanno Zannino, 25 anni, che da alcune sere, visto il brutto precedente, si era stabilito a casa del nonno per garantire notti tranquille al pensionato e alla badante polacca. Ermanno Zannino junior si è scagliato contro i malviventi. In particolare Bombardiere che aveva in mano un coltello. Nella Zannino: «Per fortuna che c’era mio nipote Mi ha salvato la vita» Ugo Franco BIVONGI Investigatori dell’Arma accanto al corpo di Marco Rocco Bombardiere coperto da un lenzuolo Il luogo dove c’è stato l primo impatto dell’utilitaria dei rapinatori in fuga colluttazione ha avuto la peggio il rapinatore che è stato disarmato e è rimasto ferito. A questo punto alla coppia di giovani di Guardavalle non è rimasta che la fuga lasciando sul pavimento il coltello, il piede di porco e un giubbotto. Sono usciti precipitosamente dall’abitazione del pensionato e sono saliti sulla loro Fiat 600, partendo a tutta velocità verso la periferia del paese. La fuga, però, è durata pochissimo perché dopo alcune centinaia di metri di strada l’auto condotta da Bombardiere è dapprima andata a sbattere violentemente contro un’aiuola e in seguito, dopo un testacoda, si è schiantata contro un muretto. Nel terrificante impatto Marco Rocco Bombardiere ha perso la vita. Il giovane ha riportato gravissime ferite e i tentativi di soccorso prestati da alcuni abitanti della zona sono riusultati inutili. Domenico Gagliardi, invece, è sceso dall’auto ed è riuscito a dileguarsi proseguendo a piedi la fuga. La sua corsa, però, è durata poco perché a distanza di una manciata di minuti dall’incidente stradale è stato individuato, bloccato e arrestato dai carabinieri della compagnia di Roccella e dai militari di Stilo, Monasterace, Riace a Guardavalle che, nel frattempo, avevano sviluppato un largo cordone di controllo dell’area che interessava l’intera area della Vallata dello Stilaro. Gagliardi è accusato di tentata rapina, violazione di domicilio aggravata e omissione di soccorso. Gli investigatori dell’Arma sono, co- Marco Rocco Bombardiere Domenico Gagliardi munque, ancora impegnati per ricostruire esattamente le varie fasi della tentata rapina e capire se i due malviventi si siano eventualmente avvalsi di altri complici (si ipotizza la presenza di altre due persone). Sulla tragica vicenda, comunque, bisognerà, anche attraverso le indagini e gli esiti dell’autopsia sul cadavere del giovane Bombardieri, sciogliere un interrogativo non di poco conto: Marco Rocco Bombardiere è deceduto a seguito delle lesioni riportate nella colluttazione oppure in seguito al terribile impatto della sua utilitaria contro il muro. Sul corpo del giovane sono state riscontrate ferite, verosimilmente d’arma da taglio, all’altezza della pancia. Con ogni probabilità c’è stata un’emorragia interna che potrebbe aver provocato il decesso. Ma questo potranno stabilirlo solo gli accertamenti anatomopatologici: Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Bivongi, Ernesto Riggio: «La mia cittadina da parecchio tempo a questa parte sta subendo le angherie di una criminalità organizzata che proviene da alcuni centri vicini al nostro. Tanti bivongesi, specie gli anziani e chi vive da solo, sono terrorizzati; la popolazione intera ha paura. Come amministrazione comunale chiederemo subito aiuto alle altre istituzioni, collaborazione e interventi urgenti per debellare, in particolare, il fenomeno delle rapine e dei furti». Sgomento a Bivongi per quanto accaduto durante la nottata che ha registrato la morte di un rapinatore. La tranquillità del paese, purtroppo, è da un po’ di tempo che è turbata e la preoccupazione tra la gente, che non si capacita per i fatti delittuosi che stanno accadendo, cresce. Sconvolti l’anziano, Armando Zannino, che ha subito il tentativo di rapina, e la sua famiglia. «Ancora ho paura – ha spiegato –. È la seconda volta che vengono. Cercavano i fucili e i soldi. Io sono stato cacciatore. Sono entrati in casa verso l’una e meno male che c’era mio nipote se no, questa volta, mi ammazzavano». Il figlio dell’anziano ha riferito che «è la seconda volta che si sono presentano a casa di mio padre e per fortuna c’era mio figlio che ha difeso il nonno. Hanno sfondato la porta e subito c’è stata una colluttazione all’interno perché questi due sconosciuti hanno sfondato la porta e avevano dei coltelli in mano. Mio figlio mi ha chiamato subito per telefono e mi ha detto “papà papà vieni che sono tornati un’altra volta” (ricordiamo che a inizio anno Zannino aveva subito lo stesso tentativo di rapina, nda.)». «C’era anche la badante di mio padre e non hanno portato via niente – ha concluso il figlio –, e fortunatamente mio padre, anche se scosso, sta bene». Purtroppo gli appelli dei cittadini di monitorare il paese REGGIO Il consigliere regionale deve rispondere di corruzione elettorale aggravata Chiusure e restringimenti lungo l’A3 e la Statale 18 Il 26 gennaio Rappoccio davanti al gup mattina il tratto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria chiuso provvisoriamente al traffico in entrambe le direzioni venerdì sera a causa del forte vento tra gli svincoli di Campotenese e Frascineto. Sul posto, fino alla riapertura al traffico, ha lavorato il personale dell’Anas e della Polizia stradale per gestire la viabilità e garantire la sicurezza della circolazione. Dopo la giornata di venerdì e la notte succesiva la forza del vento, che aveva superato i 100 chilometri orari provocando non pochi problemi, si è attenuata e la giornata si presenta con un alternanza di nuvole e sole. L’Anas comunica che dalle 22 di martedì 10 alle 6 di mercoledì 11 sarà chiuso al traffico il tratto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria compreso tra gli svincoli di Spezzano Terme/Tarsia Nord e Tarsia Sud dal km 220 al km 225,300, in entrambe le direzioni. Domani, invece, dalle 8.30 alle 13 restringimento della carreggiata al km 505,700 della Statale 18 “Tirrena inferiore” a Bagnara. REGGIO CALABRIA. È stata fissata per il prossimo 26 gennaio l’udienza preliminare che sarà presieduta dal giudice Silvana Grasso, la quale dovrà esaminare la richiesta di rinvio a giudizio depositata dalla Procura nei confronti del consigliere regionale Antonio Rappoccio, accusato di corruzione elettorale continuata e aggravata. Si avvia, dunque, a grandi falcate la fase del giudizio di merito nei confronti dell’esponente politico repubblicano. Prevedibile la costituzione di parte civile da parte delle persone offese e, fra queste, certamente anche l’avv. Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti in Consiglio regionale, che ha condotto e continua a condurre quella che ha sempre definito una «battaglia di civiltà». Come hanno ricostruito gli inquirenti, che hanno raccolto una serie di convergenti dichiarazioni accusatorie provenienti dall’entourage dello stesso consigliere regionale, Rappoccio, attraverso una se- Antonio Rappoccio con delle telecamere, richiesto da tempo, sono caduti nel vuoto. Il centro storico abitato da molti anziani che vivono soli di notte non ha nessuna protezione. La gente ha paura e già al sopraggiungere del buio si rintana in casa. I carabinieri della caserma di Stilo sono presenti in paese, anche di notte, ma ciò non basta, perché appena vanno via si verificano fatti incresciosi. Incendi di appartamenti disabitati, l’ultimo di pochi giorni fa, ruberie nelle cantine e nelle case. Anche i cittadini di Stilo e Pazzano sono rimasti sconvolti da quanto accaduto a Bivongi e anche tra loro non c’è tranquillità. L’augurio è che ritorni la normalità in paese ora che ci è scappato il morto. L’abitazione dell’anziano che ha subito la rapina COSENZA Tra ieri, domani e martedì notte COSENZA. È stato riaperto ieri Armando Zannino rie di iniziative tese a creare presunti posti di lavoro e imponendo anche il pagamento di quote associative ai disperati disoccupati, riuscì a farsi eleggere in Consiglio regionale determinando il documento ricorso alla giustizia da parte dell’avvocato Chizzoniti. Il prossimo 26 gennario, dunque, si capirà anche se l’indagato intenderà o meno avvalersi di eventuali riti alternativi quali quello abbreviato o l’eventuale patteggiamento se tecnicamente possibile.(r.rc) Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud 24 . Calabria Asl e ospedali svettano nella classifica nazionale stilata dalla Cgia Le venti aziende sanitarie d’Italia peggiori pagatrici CON CODICE PIN Riscuotere un credito con la Sanità calabrese? Bisogna aspettare almeno 2 anni e mezzo Agenzia delle Entrate Accesso ai servizi web CATANZARO. È partita in Ca- La maglia nera va a Crotone con 1.335 giorni seguono a ruota Cosenza e il Pugliese di Catanzaro Paolo Cannizzaro CATANZARO I peggiori pagatori in assoluto. Avere a che fare con le aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria significa, per i fornitori di beni e servizi, mettersi in coda ad una infinita schiera di “questuanti” che, cappello in mano, chiedono soldi. Ma non per supplicare l’elemosina ma per sollecitare il dovuto, pretendere il pattuito da amministrazioni pubbliche che sono sempre sollecite a chiedere e restie nel dare. Stiamo parlando di qualcosa il cui valore si avvicina ai 40 miliardi di euro, una bella cifra in questi mesi di crisi economica e di recessione conclamata. Ci si scontra con “filiere” burocratiche che molto semplicemente se ne infischiano in quanto nessuno paga mai. Nel pubblico la deresponsabilizzazione regna sovrana, e se una pratica ci mette settimane per passare da una stanza a quella distante tre metri, a chi importa? Poi accade che un imprenditore padovano - è avvenuto nel dicembre scorso - impossibilitato a rientrare dall’esposizione bancaria perché non riusci- va a incassare 200 mila euro che gli erano dovuti per dei lavori fatti, decida di togliersi la vita dopo essere stato costretto a licenziare i suoi sette dipendenti. Ad oggi, secondo uno studio della Cgia di Mestre, l'associazione artigiana guidata da Giuseppe Bortolussi, una ditta fornitrice privata può dover aspettare più di 4 anni per essere pagata. Maglia nera di questa poco invidiabile classifica le Asl di Campania e Calabria, dove molto agevolmente si superano i mille giorni per veder saldate le fatture. Secondo la graduatoria, peggiore in assoluto è l’Asl di Napoli Centro: per pagare impiega 1.676 giorni (4 anni e 7 mesi). Al secondo posto l’Azienda ospedaliera “S. Sebastiano” di Caserta: ci vogliono in media 1.414 giorni. Ma ecco che la Calabria conquista la terza piazza con l’Azienda sanitaria provinciale di Crotone: 1.335 giorni. Insomma, tra le “prime” 20 aziende la Campania occupa otto posizioni, la Calabria sei, il Lazio tre, la Sicilia due, il Molise una. A livello regionale, inoltre, la Calabria guida la classifica dei peggiori pagatori con una media di atte- sa di 925 giorni, seguita dalla Campania (771) e ben distanziato dal Lazio (387). La migliore invece è il Trentino Alto Adige, con una media di 92 giorni. Complessivamente, nel Paese solo due Asl su 286 (0,7% del totale) pagano entro 60 giorni: sono quelle di Crema (46) e Mondovì (23). Le aziende calabresi non particolarmente brillanti nel saldare i debiti sono, dopo quella di Crotone, l’Azienda ospedaliera di Cosenza (in media occorrono 1.257 giorni), l’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro (1.038 giorni), l’Azienda provinciale di Cosenza (1.033 giorni), l’Azienda ospedaliera “Mater Domini” di Catanzaro (942 giorni), e l’Azienda provinciale di Reggio (813 giorni). Più dietro le altre Aziende calabresi: l’Asp di Catanzaro, al 27. posto della graduatoria, ha tempi di pagamento pari a 682 giorni; l’Asp di Vibo Valentia, 37. posto, salda i debiti in media dopo 591 giorni, mentre in posizione di tutto rispetto, 182. posto, l’Azienda ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio: per saldare i debiti le bastano 194 giorni. LA MANIFESTAZIONE Ieri l’iniziativa nell’area industriale Nel ricordo della rivolta di Rosarno ROSARNO. A due anni dalla rivol- ta degli immigrati è stata festa di testimonianza ieri a Rosarno per la solidarietà e il riconoscimento dei diritti dei lavoratori stranieri. Qui, tra gli agrumeti carichi di frutti che rischiano di rimanere sugli alberi e il porto di Gioia Tauro in crisi profonda, è ancora vivo il ricordo della sommossa degli africani che innescò la reazione dei cittadini lasciando un bilancio di decine di feriti e gli occhi del mondo puntati su questo lembo di Calabria. Nel secondo anniversario della rivolta si sono mobilitate le associazioni AfriCalabria, Equosud-Sos Rosarno e San Ferdinando in movimento. Simbolico il luogo scelto per testimoniare i valori della solidarietà e del no allo sfruttamento: l’area destinata ad ospitare il rigassificatore che la società Lng Medgas intende realizzare nel retroporto dello scalo di Gioia Tauro. E che non piace agli organizzatori dell’iniziativa. Alla mobilitazione hanno risposto in tan- ti: da Rifondazione comunista a Sel, dalla Rete difesa del territorio Franco Nisticò, dal centro sociale Cartella di Reggio Calabria al coordinamento portuali di Gioia Tauro, alla Cgil. In serata, a Rosarno, musica e danze su iniziativa dell’Amministrazione comunale, nella seconda edizione della Festa dell’integrazione dei popoli. In contemporanea a Roma, Milano, Firenze, Potenza e in Calabria è stato commemorato l'anniversario della rivolta di Rosarno del 7 gennaio 2010. labria la distribuzione della prima parte del codice Pin per accedere al canale telematico Fisconline. Con il codice di identificazione personale, i contribuenti possono così accedere ai servizi web dell’Agenzia delle Entrate, direttamente da casa e nel massimo rispetto della privacy. Attraverso Fisconline è possibile realizzare un’ampia gamma di operazioni, tra cui informano i promotori: pagare imposte, tasse e contributi con il modello F24; inviare e consultare le dichiarazioni dei redditi; registrare il contratto di affitto e optare per la cedolare secca. E ancora, è possibile accedere al cassetto fiscale; comunicare le coordinate bancarie per l’accredito dei rimborsi; ricevere assistenza sulle comunicazioni di irregolarità grazie al servizio Civis; annullare i documenti trasmessi per errore; trasmettere istanze; visualizzare i dati catastali degli immobili posseduti. L’attribuzione del codice Pin, oltre che presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, può essere richiesta, tramite internet, cliccando sul link “Non sei ancora registrato” del sito dell’Agenzia delle Entrate www.agenziaentrate.it, oppure per telefono, tramite il servizio di risposta automatica, al numero 848.800.444. CATANZARO Fli, Udc, Api e Mpa avviano la ricognizione nell’ottica di un percorso unitario Il Terzo Polo pensa al voto di primavera CATANZARO. Non è facile dare corpo al Terzo Polo, riempire di contenuti quella che, allo stato, sembra solo una sigla dietro cui si ritrovano esperienze troppo diverse e di difficile armonizzazione. Non è facile, ma val la pena provarci. Per questo i coordinatori regionali dei quattro partiti del Terzo Polo - Angela Napoli (Fli) promotrice della riunione, Gino Trematerra (Udc), Serafino Conforti (Api) in rappresentanza di Franco Bruno, e Bianca Rende (Mpa-Autonomia e diritti) - con accanto i dirigenti provinciali, hanno deciso di incontrarsi. La decisione ultima è stata quella di dare mandato ai coordinatori provinciali di verificare la situazione per le elezioni nei comuni dove si vota con il sistema proporzionale: Catanzaro, Castrovillari, Paola, Cassano e Palmi. Un lavoro da portare a termine in quindici giorni. Una ricognizione, ha spiegato il segretario regionale dell’Udc Gino Trematerra, fatta «per vedere come si può armonizzare un discorso unitario ed allo stesso tempo aspettiamo per vedere anche a livello nazionale come ci si muove. L'indicazione dell'Udc nazionale è di armonizzare un Terzo Polo che possa scendere in campo insieme nell'interesse dei nostri amministrati». Trematerra ha comunque confermato che per l'Udc le alleanze in atto con il Pdl alla Regione ed in altre Amministrazioni «restano forti e salde». Se ne dovrebbe dedurre che quel modello di alleanza rappre- senta, per l’Udc calabrese, un obiettivo allo stato non negoziabile. Saranno le altre forze politiche del Terzo Polo a seguire su questa strada il partito di Casini, o le prossime amministrative costituiranno il punto di partenza per strade alternative che l’Udc non escluse a priori di poter percorrere? Sarebbe davvero singolare, del resto, la collaborazione tra il coordinatore politico nazionale della federazione tra Mpa e Autonomia e Diritti, Agazio Loiero, e il coordinatorte regionale del Pdl Giuseppe Scopelliti, pur se attraverso la “mediazione” dell’Udc e sotto l’egida del Terzo Polo. Ma il problema, almeno per ora, non sfiora nessuno: «Quello di oggi è stato un incontro estremamente proficuo da cui è emer- sa in maniera unanime la volontà di consolidare il Terzo Polo anche in Calabria e di avviarci verso questo consolidamento anche per la prossima tornata elettorale per le amministrative di primavera», ha commentato Angela Napoli. «La novità di oggi – ha detto Bianca Rende – è che con l'avvio dei tavoli provinciali, non sono più le singole componenti che si alleano con un partito piuttosto che con un altro, ma è il Terzo polo che individua la propria linea politica e di questa discute con eventuali alleati». Serafino Conforti, dal canto suo, ha sottolineato come dall'incontro sia emersa «la necessità di stare uniti. Il presupposto resta quello di camminare insieme, valutare le condizioni in ogni realtà e stabilire un percorso». LAMEZIA Si cerca il corpo dell’uomo che si sarebbe tolto la vita per il decreto Salva Italia Rinvenuti solo alcuni indumenti del 40enne Giuseppe Natrella LAMEZIA TERME Non è stato ancora ritrovato il corpo di Vincenzo Pronesti, 40enne lametino che s'è tolto la vita nel giorno dell’Epifania lanciandosi nel torrente Piazza dal ponte Notaro, vicino al parco fluviale di Via Ferlaino, in pieno centro a Lamezia Terme. Dopo 48 ore di ricerche, dell’uomo sono stati ritrovati solo alcuni indumenti, mentre del corpo, trascinato dalla corrente delle acque ingrossate dalle forti piogge, nessuna traccia. Due giorni di ricerche effettuate dai vigili del fuoco di Catanzaro che sul luogo hanno inviato il nucleo speciale Saf (speleo-alpino-fluviale) coadiuvati nelle ricerche dai colleghi di Reggio Calabria che hanno perlustrato l’alveo del torrente per oltre 3 chilometri. Un’attività di scandagliamento che ha permesso ai vigili di ritrovate solo alcuni capi di abbigliamento che l’uomo indossava prima di compiere il tragico gesto. In particolare, la madre dell’uomo ha riconosciuto i pantaloni del pigiama, una calza e delle pantofole. Vestiti rinvenuti lungo gli argini del letto del torrente che scorre nel tratto compreso tra via Marconi e via Gene- rale Carlo Alberto della Chiesa. Un tratto coperto da numerosi canneti. Al momento Pronesti viene ritenuto disperso. Il suicida si sarebbe lanciato dal ponte nel giorno della Befana intorno alle 9.30. A lanciare l'allarme è stato un signore che stava passeggiando nel parco con altre persone e che ha notato che Pronesti si accingeva a scavalcare la ringhiera del ponte. Vano il tentativo di fermarlo: Pronesti s'è lanciato nelle acque fredde del Piazza notevolmente ingrossato. Il suo corpo è stato così trascinato a valle. Scattato l'allarme sul posto è immediatamente giunta, insieme ai vigili del fuoco, una volante della polizia che ha immediatamente diramato a tutte le forze dell'ordine un codice rosso. A quel punto sono scattate le ricerche. La scomparsa di Pronesti è stata denunciata dalla madre e dal fratello al commissariato, dove ai poliziotti hanno riferito che l'uomo sottoposto da 18 anni a cure mediche e che da qualche tempo era preoccupato per la sua pensione a causa dei tagli del decreto "Salva Italia". L'apprensione avrebbe scatenato una reazione suicida perché preoccupato di non potere più far fronte alla vita d'ogni giorno. Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud 26 Calabria . COSENZA L’ordigno rudimentale costituito da un paio di chili di polvere da sparo confezionati attorno a una tanica di benzina è deflagrato alle 2.20 di ieri Bomba dei clan esplode in un bar, sfiorata la strage L’esplosione ha sventrato le pareti e scaraventato in aria le porte blindate. Illesi i condomini dello stabile Giovanni Pastore COSENZA Un attentato come a Kabul. La bomba fatta esplodere, di notte, all’interno d’un bar di via Popilia, ha sventrato le mura del locale scagliando in aria le porte blindate e le finestre antisfondamento, e frantumando i vetri degl’infissi di negozi e abitazioni che sorgono nel raggio di una cinquantina di metri. Un boato enorme che, alle 2.20, ha svegliato tutta Cosenza. «Un disastro, all’inizio pensavamo al terremoto, poi, abbiamo temuto per le nostre case», racconta uno degl’inquilini del palazzo assalito dalle avanguardie delle ‘ndrine. Cani rabbiosi che hanno rischiato di trasformare l’edificio in un grande mattatoio. Dovevano colpire il bar e, a momenti, facevano una strage d’innocenti. Il titolare dell’esercizio pubblico, Francesco Porco, è stato sentito per ore dai carabinieri del maggiore Matteo Salvatori. L’uomo non sa, nega d’aver ricevuto ri- chieste estorsive, d’essere stato, di recente, avvicinato dai malacarne. E forse è vero, il racket non c’entra perchè non va in giro a distruggere le attività. Piuttosto, le spreme, fino all’ultima goccia di sangue, anche fino a rilevarle, ma non le cancella per non perdere il “contributo”. La pista del “pizzo” non è ancora lievitata nell’inchiesta del procuratore Dario Granieri e del suo sostituto, Giuseppe Visconti. Dalle prime indagini sembra emergere altro. Intanto, la volontà dei boss di colpire al cuore il titolare dell’esercizio. Ma perchè? L’imprenditore non è stato di grande aiuto, non ha fornito agl’inquirenti elementi investigativi da approfondire. Però, i carabinieri sembrano non sottovalutare quel sottilissimo filo che sembra annodare l’attentato della notte tra venerdì e ieri alla scomparsa del “reggente” dei “Bella bella”. Porco aveva rilevato il bar un anno fa da una congiunta di Luca Bruni, sparito martedì scorso per “lupara bianca”. Non c’è molto che contribuisca a scaldare questa pista, solo sospetti sulle scosse d’assestamento che si stanno registrando da qualche settimana all’interno dei clan cosentini. Una nuova mappa del potere che potrebbe non prevedere l’esistenza del gruppo Bruni. La storia dell’attentato al bar “Capital Cafè” comincia poco dopo le due di una notte buia e gelida. Gli attentatori fanno irruzione nell’esercizio commerciale passando dall’ingresso secondario che affaccia sul retro. Posizionano l’ordigno rudimentale costituito da un paio di chili di polvere da sparo confezionati attorno a una tanica di benzina. Un ordigno rudimentale innescato, probabilmente, a mano. I malviventi In passato il bar era stato di prorpietà di una congiunta del boss Luca Bruni ucciso e fatto sparire hanno avuto pochissimo tempo per abbandonare quella polveriera. Alle 2.20 è esploso il mondo. La deflagrazione ha sventrato persino le mura perimetrali danneggiando una lavanderia e un negozio d’arredamenti confinanti con il bar. Una delle porte del locale è stata sparata a 54 metri di distanza. Quel tuono ha buttato giù dal letto i 15mila che vivono in via Popilia, un quartiere sterminato, case e case, casermoni divisi da strade larghe e dritte che si alternano alle aiuole, una delle tante buone intenzioni di una città artificiale, disegnata negli anni Sessanta con squadra e compasso in pieno boom edilizio. nel quartiere sono arrivati subito i carabinieri avvertiti da una telefonata al “112”. Con loro i vigili del fuoco che prima hanno domato il rogo e, poi, hanno ispezionato l’edificio, dichiarato agibile alla fine dei controlli. Così s’è chiusa la notte da incubo dei residenti, uomini, donne e bambini, schiantati dal freddo e dalla paura. L’ANALISI La strategia del terrore scatenata dalle cosche Arcangelo Badolati L’interno del bar devastato dall’esplosione L’ingresso secondario sul retro dal quale sono entrati gli attentatori La scomparsa per lupara bianca d’un aspirante boss, l’eclatante azione intimidatoria contro l’impresa che gestisce la raccolta dei rifiuti solidi urbani e la distruzione con una bomba devastante d’un elegante bar del centro, testimoniano l’esistenza di un disagio nel mondo oscuro della criminalità organizzata. I clan cosentini sono passati dalla cosiddetta strategia dell’immersione a quella del terrore. I segnali lanciati sono inequivocabili: la ‘ndrangheta locale è in movimento e vuol consegnare messaggi precisi al mondo imprenditoriale ma, soprattutto, al sottobosco delinquenziale. La leadership storica della città dei bruzi ha la necessità di far capire a tutti chi comanda in zona e come funzionano le cose. Nelle ultime settimane, evidentemente, qualcuno aveva creato scompiglio e provocato disordine. Perciò, il “rumore” provocato in questi primi giorni dell’anno non può che essere frutto d’una scelta inquietante ma ben ponderata. Una scelta che, per via dell’allarme sociale suscitato, potrà mettere in difficoltà i latitanti presenti in zona e gli stessi picciotti mandati a riscuotere il “pizzo”, ma che dev’essere apparsa ai “capi” come un male assolutamente necessario. Gli operatori ecologici al lavoro per bonificare l’area interessata dall’esplosione FOTO ARENA L’IPOTESI DEGL’INQUIRENTI. DOMANI VERTICE IN PREFETTURA Luca Bruni ucciso perchè rivendicava un ruolo nell’organizzazione mafiosa COSENZA. La sparizione per “lu- para bianca” d’un boss, il “mancato rientro” alle loro case da giorni di due fidatissimi gregari, la bomba al bar di via Popilia, l’assalto all’autocompattatore della ditta “Ecologia Oggi” con pistole e mitraglietta. In sette giorni Cosenza è rimpiobata nell’oblio, schiacciata dai boss che hanno improvvisamente cambiato rotta. Non più una strategia silenziosa e sotterranea per non dare nell’occhio, ma segnali eclatanti, dentro e fuori i recinti della malavita organizzata. Il pm antimafia Pierpaolo Bruni è convinto che Luca Bruni sia stato ucciso dai capi del clan egemone. Forse perchè il giovane “Bella bella” aspirava ad avere un ruolo nell’organizzazione dopo la morte del fratello Michele. E così potrebbe essere entrato in contrasto coi Luca Bruni in una foto d’archivio vertici della ‘ndrangheta cittadina che potrebbero averlo convocato ad un appuntamento per il “chiarimento”. All’incontro, però, non si sarebbe recato da solo ma, probabilmente, accompagnato da amici fidati. Lui era un tipo che sapeva guardarsi, difficilmente si sarebbe lasciato “scortare” da estranei. Luca Bruni sarebbe andato all’incontro con la morte. Ucciso e fatto sparire chissà dove. “Tradito”, probabilmente, da quei suoi “fedelissimi” che lo avrebbero consegnato nelle mani del “boia”, secondo le direttive dei padrini. La pista nera, tracciata dal pm della Dda Bruni, verrà analizzata domani mattina, insieme agli ultimi episodi di violenza, dall’Intelligence del Cosentino, nel corso della riunione del Comitato per l’ordine e sicurezza pubblica convocata dal prefetto Raffaele Cannizzaro che vuole fronteggiare questa nuova emergenza criminale. Vi parteciperanno anche il sindaco, Mario Occhiuto e il procuratore Dario Granieri. È probabile che verranno studiate strategie di contrasto che verranno attuate già nelle prossime ore.(g.p.) Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud 28 Cronaca di Reggio . Comincerà domattina davanti alla dott. Cotroneo l’udienza preliminare del processo nato dall’ultima inchiesta sullo storico casato di ’ndrangheta Clan Serraino, in quindici davanti al gup Accuse di associazione mafiosa, estorsione e danneggiamento. Sette imputati giudicati in ordinario Paolo Toscano Comincerà domani l’udienza preliminare del processo “Epilogo”. Davanti al gup Tommasina Cotroneo compariranno i quindici imputati che hanno scelto l’abbreviato. Il processo si occupa delle ultime vicende criminali che avrebbero visto protagonisti presunti vertici e gregari del clan Serraino, facente capo a uno dei gruppi storici della ’ndrangheta reggina, federato con le famiglie Condello, Imerti e Rosmini durante la guerra combattuta contro il cartello De Stefano-Tegano-Libri-Latella. L’operazione è stata denominata “Epilogo” perchè ha rappresentato la fase conclusiva che ha visto convergere nello stesso fascicolo processuale l’indagine denominata “Sic et simpliciter” condotta dal comando compagnia carabinieri di Melito Porto Salvo, e l’indagine “Patriarca”, condotta dai reparti speciali dell’Arma. In sede preliminare quindici dei 22 imputati per i quali la Procura distrettuale aveva chiesto il rinvio a giudizio hanno scelto di essere giudicati nelle forme del rito speciale che prevede la definizione davanti al gup e lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. La scelta è stata fatta da Antonino Barbaro, Felice Lavena, Ivan Valentino Nava, Nicola Pitasi, Antonino Pirrello, Salvatore Scopelliti, Anna Maria Teresa Adamo, Domenico Daniele Caccamo, Giovanni Morabito, Pasquale Pitasi, Sebastiano Pita- si, Domenico Russo, Francesco Russo (classe 1973), Francesco Russo (classe 1963), Francesco Sgrò. Si procede, invece, nelle forme ordinarie, nei confronti di altri sette imputati: Alessandro Serraino, Maurizio Cortese, Fabio Antonino Giardiniere, Giovanni Siclari, Francesco Tommasello, Antonino Alati e Demetrio Serraino A rappresentare l’accusa nel troncone degli abbreviati ci sarà il pubblico ministero Giuseppe Lombardo, mentre a difendere i quindici imputati ci saranno gli avvocati Lorenzo Gatto, Giuseppe Mazzetti, Antonino Delfino, Antonio Managò, Giuseppe Nardo, Giovanni Aricò, Basilio Pitasi, Giacomo Iaria, Pasquale Foti, Emanuele Genovese, Fabio Tuscano, Natale Polimeni, Umberto Abate e Francesco Calabrese. L’operazione “Epilogo” era scattata il 30 settembre dello scorso anno. In quell’occasione erano state colpite le giovani leve del clan Serraino, un’organizzazione della ’ndrangheta reggina capace, secondo gli inquirenti, di esercitare il dominio assoluto sul territorio che va da San Sperato a Cardeto, dal popoloso quartiere cittadino al cuore dell'Aspromonte. L’operazione dei carabinieri era giunta a conclusione della complessa indagine che aveva visto confluire nello stesso fascicolo due attività d’indagine che comprovavano i tentativi di fare ritornare in auge lo storico casato AULA BUNKER “Cosa mia” la sentenza è slittata a martedì Magistrati e vertici dell’Arma in occasione della conferenza stampa dell’operazione “Epilogo”; in alto Tommasina Cotroneo, sopra Giuseppe Lombardo della criminalità organizzata reggina. I militari dell’Arma avevano arrestato 15 dei 22 destinatari dell’ordinanza emessa dal gip Domenico Santoro su richiesta dei magistrati della Dda Giuseppe Lombardo e Marco Colamonici. Le contestazioni andavano dall’associazione mafiosa all’estorsione, dall’intimidazione al danneggiamento. E nella circostanza quattro degli arrestati (Antonino Barbaro, Felice Lave- na, Ivan Valentino Nava e Nicola Pitasi), sospettati di avere in qualche modo a che fare con la bomba esplosa il 3 gennaio scorso davanti alla sede della Procura generale, avevano ricevuto avviso di garanzia emesso dalla Dda di Catanzaro, competente per le indagini. Per quanto attiene le bombe ai magistrati, le successive rivelazioni del boss pentito Antonino Lo Giudice avevano cambiato lo scenario delle indagini. In sintesi L’OPERAZIONE. Denominata “Epilogo” era stata condotta dai Carabinieri il 30 settembre dello scorso anno. In quell’occasione erano state colpite le giovani leve del clan Serraino, storica organizzazione della ’ndrangheta reggina. Interessante pronuncia della Cassazione in accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato Iaria LE ACCUSE. Ai quindici imputati del processo, che si celebra in abbreviato davanti al gup Cotroneo, vengono contestate a vario titolo le accuse di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, intimidazione, danneggiamento. Slitta a martedì la sentenza “Cosa mia”. Il processo è nato da un’inchiesta della Dda sulle infiltrazioni delle cosche di Palmi e Seminara nei lavori di ammodernamento dell'autostrada e sugli scontri feroci per assicurarsi la legittimazione ad esigere la tangente, scanditi dalla riesplosione della “faida di Barritteri”. Il processo è in corso di celebrazione nell’aula bunker di viale Calabria, davanti al gup Antonino Laganà. Ieri, stando al calendario iniziale, dovevano esserci gli ultimi interventi dei difensori. Ma i tempi si sono allungati e, di conseguenza, è stato necessario aggiornare il processo. Si riprenderà, dunque, martedì, quando ci sarà una breve replica dei pm Roberto Di Palma e Giovanni Musarò, che avevano concluso la loro requisitoria chiedendo la condanna dei 23 imputati a complessivi 180 anni di carcere. Poi ci sarà spazio per eventuali controrepliche dei difensori che recederanno il ritiro del giudice in camera di consiglio per emettere il verdetto.(p.t.) Obiettivo indiscreto La continuazione lega reati di spaccio in diversi processi Interessante pronuncia della Cassazione in tema di reato continuato. É stata la prima sezione, in accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato Giacomo Iaria, ad annullare l’ordinanza del Tribunale nei confronti di Saverio De Salvo, attualmente detenuto, tesa al riconoscimento del vincolo della continuazione tra vari reati di spaccio contestati in diversi processi. De Salvo risulta coinvolto in vari procedimenti penali, tutti attivati da autonome indagini in un arco temporale alquanto ristretto, sempre per reati di spaccio di sostanze stupefacenti. I processi in oggetto sono denominati “Asmara”, (coinvolti numerosi soggetti accusa- ti di spaccio), “Albachiara” (recentemente il gup Andrea Esposito ha emesso sentenza a carico dei presunti appartenenti a un sodalizio che operava sull’asse Crotone-Catanzaro-Gioia Tauro, teso all’approvvigionamento e alla distribuzione di sostanze stupefacenti) e “Black and White” (il processo dove De Salvo era imputato di traffico di droga con numerosi altri soggetti sull’asse Rosarno-Reggio era stato di recente deciso dalla Corte Giacomo Iaria il penalista reggino che ha posto il problema in Cassazione d’appello con la sostanziale conferma dell’impianto accusatorio, pur riducendo le pene). Da aggiungere che Savaerio De Salvo era stato arrestato in altre occasioni, perché sorpreso in flagranza di reato (in una mentre si trovava in regime di arresti domiciliari) sempre in materia di detenzione e spaccio di stupefacenti. Con istanza depositata dal difensore di fiducia, avvocato Giacomo Iaria, De Salvo aveva chiesto che fosse riconosciuto il vincolo della continuazione, con conseguente diminuzione di una pena che non terrebbe in debito conto il particolare momento vissuto dal giovane imputato, in preda all’abuso di sostanze stupefacenti. Il penalista aveva fatto riferimento a una serie di pronunce giurisprudenziali che hanno evidenziato come, ai fini del riconoscimento del medesimo disegno criminoso, debbano essere considerati rilevanti lo stile di vita e le particolari modalità di condotta dei reati oggetto della richiesta. Il Tribunale di Palmi aveva rigettato la richiesta, affermando l’irrilevanza dello stato di tossicodipendenza, ritenendo lo stesso come confermativo dell’inclinazione a delinquere. In sostanza, il Tribunale riteneva che le condotte di De Salvo non fossero riconducibili nell’ambito del reato continuato, ma fossero solo episodiche attuazioni di uno status delinquenziale e, quindi, punibili autonomamente. L’avvocato Iaria ha, quindi, presentato ricorso per Cassazione sollevando anche una questione di legittimità costituzionale della normativa che disciplina la materia, nella parte in cui non appare legittima la lettura dell’istituto del reato continuato anche in relazione con la circostanza aggravante della recidiva. Il penalista reggino ha concluso con la richiesta del riconoscimento del vincolo del continuato. La Cassazione, in accoglimento del ricorso, ha annullato l’ordinanza disponendo un nuovo giudizio sul punto.(p.t.) Agenda telefonica cittadina FARMACIE DI TURNO DIURNO Dall’8 gennaio 2012 al 14 gennaio 2012 (8.30-19.30) STAROPOLI - Via Dem. Tripepi, 62 - Tel. 096527982 MONTEDURO/STADIO - Viale Aldo Moro, 3 - Tel. 096554552 FARMACIA APERTE IL SABATO 8.30 - 13 / 16 - 19.30 CENTRALE - Corso Garibaldi, 455 - Tel. 0965332332 CARIDI/FATA MORGANA - Corso Garibaldi, 327 - Tel. 096524013 FARMACIE APERTE SOLO IL SABATO MATTINA 8.30 - 12.30 ARCUDI - ASCHENEZ - SAN PIETRO/BATTAGLIA - CATALANO - COSTA - IGEA - LAZZARO - PELLICANÒ - SAN BRUNELLO SCERRA - SANT’AGATA. FARMACIE NOTTURNE (19.30-8.30) CENTRALE - Corso Garibaldi, 455 - Tel. 0965332332 CARIDI/FATA MORGANA - Corso Garibaldi, 327 - Tel. 096524013 GUARDIA MEDICA FESTIVA E NOTTURNA ACCIARELLO tel. 751356 BAGNARA CALABRA tel. 372251 BOVA MARINA tel. 761500 CALANNA tel. 742336 CARDETO tel. 343771 CATAFORIO tel. 341300 CONDOFURI tel. 727085 FOSSATO tel. 785490 GALLICO tel. 370804 MELITO PORTO SALVO tel. 781581 MODENA tel. 347432 MOTTA S. GIOVANNI tel. 711397 ORTI’ tel. 336436 PELLARO tel. 358385 RAVAGNESE tel. 644379 REGGIO (ex Eca) tel. 347052 REGGIO (ex Vigili) tel. 347432 ROCCAFORTE DEL GRECO tel. 722987 SAN LORENZO tel. 721143 SAN PROCOPIO tel. 333180 SAN ROBERTO tel. 753347 S. STEFANO D’ASPROM. tel. 740057 SCILLA tel. 754830. ALCOLISTI ANONIMI Telefono 0965/811348 CENTRO SERVIZI AL VOLONTARIATO DUE MARI Servizi gratuiti di consulenza, promozione, formazione, informazione, documentazione, per tutte le organizzazioni di volontariato della prov. di Reggio Calabria tel. 0965324734 - e-mail [email protected] CENTRO DEL SONNO Clinica neurologica prima del Policlinico Universitario di Messina. Tel. 090/2212957 - 090/2212289. CENTRO TUTELA DEL MINORE Telefono 0965/25423. CENTRO ANTIVELENI Servizio rianimazione Ospedali Riuniti tel. 0965/811624. SUL CENTRALISSIMO CORSO GARIBALDI Com’è triste quel lampione Si trova proprio di fronte alla Banca d’Italia e sembra chiedere aiuto e attenzione. Si tratta di un lampione che chiede di essere rimesso a nuovo. Possibile che nessuno intervenga? Il grande schermo CINEMA LUMIÈRE MULTISALA Viale La Boccetta - Reggio Calabria - Info: Tel. 0965/51036 - Cell. 3938131781 www.multisalalumiere.it. Sala De Curtis: «Immaturi - Il Viaggio» - commedia, con Raoul Bova, B. Bobulova, R. Memphis. Spett. ore: 16 - 18.10 - 20.20 22.30. Sala Sordi: «Arthur Christmas, il figlio di Babbo Natale in 3D» animazione, stessi autori di “Piovono polpette”. Spettacolo unico: ore 16.15. Segue: «J. Edgar (Hoover)» dramma di C. Eastwood con L. Di Caprio, N. Watts. Spett. ore: 18 20.30 - 23. Sala De Sica: «Alvin Superstar 3 - Si salvi chi può» animazione. Spett. ore: 15.30 - 17.10 - 18.50. Segue «Vacanze di Natale a Cortina» commedia, con C. De Sica, S. Ferilli, R. Memphis. Spett. ore: 20.40 - 22.50. Sala Mastroianni: «Il gatto con gli stivali» in 35 mm, animation DreamWorks di C. Miller, voce di A. Banderas. Spett. ore: 16 - 17.45 19.15. Segue: «Sherlok Holmes Giochi di ombre» in digitale, azione di G. Richie con R. Downey Jr., Jude Law. Spett. ore: 21 - 23.10. Lunedì ingresso Euro 6,50 - in 3D Euro 9,50 - in digitale Euro 7,00. Dal lunedì al giovedì per gli Over60 ingresso Euro 6,50. Attività promozionale: c/o il botteghino le Card-Abbonamento. CINEMA NUOVA PERGOLA Tel. 096521515 - Infoline: 347/5359831 http://cinemanuovapergola.it: «Arthur Christmas, i figlio di Babbo Natale» animazione, stessi autori di “Piovono polpette”. Unico spett.: ore 16. Segue: «Capodanno a New York» commedia con Robert de Niro, Zac Efron, Michelle Pfeiffer. Orari: ore: 18 - 20.15 - 22.30. CINEMA TEATRO ODEON Reggio Calabria - Tel. 0965898168 www.odeonrc.it: «Immaturi - Il viaggio» (genere: commedia) con Raoul Bova, Ambra Angiolini, Ricky Memphis, Luisa Ranieri. Orario spettacoli: 17.30 19.45 - 22. Lunedì ingresso ridotto Euro 5,00. CINEMA AURORA Reggio Calabria Tel. 096545373 fax 0965883456 Info: 3400661061 - indirizzo internet: www.cinemaaurora.it - e-mail: [email protected] «Il figlio di Babbo Natale in 3D» spett. unico ore 16. Ultimo giorno domenica 8 gennaio 2012. Segue: «Sherlock Holmes - Gioco di ombre» (ultimo giorno mercoledì 11) Azione, con Robert Downey Jr. e Jude Law. Orario spettacoli: 17.50 - 20.10 22.30. N.B.: sospese tessere e omaggi. Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud 34 Reggio Tirrenica . ROSARNO Sono peggiorate le condizioni degli africani che si riversano nella Piana nella stagione degli agrumi: vivono nei ghetti e faticano a trovare un lavoro Due anni fa la rivolta, oggi l’indifferenza Nell’area industriale di San Ferdinando la manifestazione per ricordare i giorni della violenza LOCRI-CORIGLIANO Alfonso Naso SAN FERDINANDO Un luogo non distante dalla rivolta del 7 gennaio 2010. Nel secondo anniversario dei “fatti di Rosarno” l’area industriale di San Ferdinando ha ospitato “su la testa” manifestazione organizzata da Africalabria. Le ragioni della giornata sono state pubblicizzate in una nota: «Donne e uomini senza frontiere, per la fraternità; Annus terribilis, il 2011, per Rosarno e la Piana di Gioia Tauro tutta. E il futuro promette pessimi auspici: licenziamenti di massa al porto, impianti turistici e supermercati chiusi, le arance che restano sugli alberi e i terreni che vengono abbandonati. In questa situazione, ci accingiamo a pagare la crisi, ad affrontare i sacrifici che l’Europa ci chiede per rimediare a una situazione che non abbiamo creato noi». Ieri mattina alle 11 il raduno in un’immensa area verde di proprietà Asi e non sfruttata. Molti africani, molti giornalisti, poche persone comuni, quasi zero politici. Invece c’erano in massa le associazioni che stanno facendo rete. Il centro “Cartella” di Reggio, Equo sud, Presidio San Ferdinando in Movimento, Kollettivo Onda rossa, rinascita per Cinquefronti, la Flai Cgil, il Prc, Chiesa battista di Rc, Mammalucco Onlus Taurianova, Gaspp-Gruppo d’acquisto solidale e popolare della Piana, Circolo Arminio di Palmi, il Sul (sindacato autonomo dei portuali). Sì anche loro, una trentina con il giubbino arancione, che tramite il segretario Carmelo Cozza hanno spiegato il motivo della presenza: «La manifestazione riguarda le piaghe del territorio e il porto è in crisi. È inutile che ci prendiamo in giro, è inutile dire che va meglio solo perché sulla vicenda è calato il silenzio. Noi vogliamo tenere sempre accesi i riflettori perché se si costruirà il rigassificatore ne risentirà anche il porto di Gioia». Ma i veri protagonisti sono stati loro: gli africani. Hanno cucinato le loro pietanze, hanno suonato, cantato e ballato per un’immagine diversa di quella che tutti si ricordano del gennaio di due anni fa. Abbiamo sentito uno di loro, si chiama Diallo. «Sono dal 1996 in Italia, c’ero anche io il 7 gennaio di anni fa a Rosarno e di quell’esperienza ho i ricordi ben impressi. Il razzismo? È l’odio verso lo straniero, nei confronti Il Rotary mantiene viva la catena di solidarietà ROSARNO. Anche nella gior- Due momenti della manifestazione che ha raccolto circa centocinquanta persone nell’area industriale di San Ferdinando, a ridosso del porto di Gioia Tauro del diverso, ma siamo tutti figli di Dio». Per Diallo a Rosarno non c’è «razzismo, né sfruttamento. Esiste un problema serio dell’agricoltura. I proprietari non guadagnano per i propri frutti, il mercato li costringe a risparmiare e noi siamo i più penalizzati». Ma la novità per le celebrazioni dei 2 anni della rivolta sta tutta nel luogo. Non i ghetti simbolo di quei giorni di follia; ghetti che però sono ancora i ripari di fortuna per la maggioranza dei migranti. La manifestazione si è svolta in un’immensa distesa verde. È quella dove dovrebbe sorgere il mega impianto del rigassifcatore. Il mega impianto che la società Lng-Medgas intende coHibbram, rappresentante dei migranti durante il suo intervento nell’area industriale struire tra i tre comuni dell’area portuale: Gioia-San Ferdinando e Rosarno. L’assemblea è iniziata nel primissimo pomeriggio e ha visto gli interventi di Arturo Lavorato: «Il nostro territorio è già devastato, basta con gli impianti». Giuseppe Chiodo «Se arriverà l’autorizzazione si farà il gioco delle multinazionali». Hibbram (rappresentanti dei migranti): «Siamo qui per una causa nobile; la situazione nostra è catastrofica e se la politica nazionale non si prende le responsabilità di quello che è successo, tutta la comunità odierà l’Italia»; Pino Ippolito: «Dobbiamo lavorare ed essere solidale». I nodi rimangono sempre gli stessi: un piano agricolo per la Piana, rimarginare le ferite ancora indelebilmente impressi nelle coscienze. Nessun accenno alla situazione del campo migranti di Testa dell’Acqua. Né su eventuali misure integrative di sostegno ai migranti presenti nella Piana. Né, infine, sulla situazione del mercato agricolo in ginocchio e che vive solo di annunci. ROSARNO L’assessore della giunta guidata dal sindaco Tripodi Nuovo avvertimento a De Maria tagliate altre quattordici piante di kiwi Giuseppe Lacquaniti ROSARNO A distanza di appena una settimana è stato reiterato l’atto intimidatorio nei confronti dell’assessore ai Lavori pubblici Teodoro De Maria. Altre 14 piante di kiwi sono state abbattute da ignoti nello stesso appezzamento di terreno interessato dal raid di Capodanno, ubicato nel quinto stradone di contrada Bosco, nelle vicinanze dell’abitazione del giovane uomo politico. Anche in questa occasione la famiglia De Maria ha presentato denuncia ai Carabinieri, che avevano già avviato le indagini per fare luce sull’inquietante vicenda. Che sia un chiaro segnale per lanciare un preciso messaggio appare fuor di dubbio, consi- derata la simbologia di gesti tipici della mentalità mafiosa, che si serve di segni ben catalogati per intimorire il destinatario e tentare di piegarlo alla propria volontà prevaricatrice. Immediata la risposta da parte del sindaco Elisabetta Tripodi, che ha convocato una conferenza stampa in Municipio alla presenza di tutti i membri della Giunta e dei consiglieri che compongono l’attuale maggioranza di centrosinistra. «Come già abbiamo fatto la volta scorsa – ha esordito il Sindaco – tutta la maggioranza si stringe attorno a Teodoro De Maria per condannare questo nuovo gesto intimidatorio. Non conosciamo le matrici, ma questo poco importa, così come poco importa se il fatto sia legato all’attività privata o a quella di Il sindaco Tripodi con gli assessori HANNO PARTECIPATO CENTOCINQUANTA PERSONE In prima fila solo le associazioni politici e cittadini disertano l’iniziativa SAN FERDINANDO. Un dato è certo: gli africani erano in maggioranza. Le persone comuni e i politici col contagocce. Non è stato un flop la manifestazione di ieri. Ma occorre capire il perché in molti mancavano. Potrebbero e dovrebbero spiegare a chi c’era il motivo della loro mancata partecipazione. Perché se all’assenza della gente comune nelle manifestazioni per i migranti che puntualmente si presentano a Rosarno ci si era in parte abituati, non era prevedibile un così scarso interesse per l’altro tema del giorno: la realizzazione del mega impianto di rigassificazione. Quasi vicino allo zero i rappresentanti delle amministrazioni locali che si sono espresse per il “no” al rigassificatore. Ma il dato impressionante, ripetia- pubblico amministratore. Importa invece considerare che ancora nel 2012 si ricorra a questi gesti per lanciare degli avvertimenti». Il sindaco Tripodi ha poi voluto ribadire che la sua amministrazione ha sempre improntato la propria condotta ai principi di legalità e trasparenza e che non intende assistere a questi accadimenti in maniera chiusa ed inerme. «Siamo tutti qui – ha detto – per dare una risposta corale, per dire che l’amministrazione è unità, e lo sarà sempre su questi temi, e non ci troverà mai in disaccordo sulle battaglie per la legalità. Come istituzione faremo sempre quadrato non solo attorno agli amministratori, ma anche nei confronti dei cittadini che vogliono unirsi in questo processo di cambiamento». La Tripodi lancia l’avvertimento che il cambiamento sicuramente non si fermerà: «Non ci piace la retorica delle parole né dell’antimafia gridata, bensì l’impegno quotidiano al servizio dei cittadini». Il progetto del rigassificatore mo, è stato la mancanza della popolazione comune. Come se l’impianto di terminal gas non ricadesse su questa area. Se bisogna fare opposizione alla costruzione dell’opera faraonica i numeri sono impietosi: solo membri delle associazioni che si battano perché non si faccia e pochi altri. Eppure in tre diverse delibere, peraltro adottate solo poche settimane addietro, i Comuni dell’area del Porto si sono dichiarati contrari o comunque hanno rimesso alla popolazione la possibilità di esprimersi. Ma nei fatti, quelli concreti, non si è visto quasi nessuno (qualche, forse uno, consigliere provinciale, Giuseppe Longo, e il vice sindaco di Gioia Tauro Jacopo Rizzo). Qualcuno scuoteva la testa alla nostra domanda sulla bassa partecipazione chiedendoci di andare oltre; qualcun altro accennava una timida soddisfazione per i primi passi in questa battaglia ancora tutta in itinere. Di certo chi l’ha organizzata non ha perso. Saranno stati 150 circa in tutto, ma loro c’erano. Gli altri invece?(a.n) nata di ieri è proseguita l’attività caritatevole dispiegata dai Rotary Club a favore dei migranti di Rosarno, in risposta all’appello lanciato dai giovani studenti del Liceo scientifico “Raffaele Piria”. Ieri mattina i presidenti dei Rotary di Locri e di Corigliano hanno consegnato alla preside Russo diversi quintali di generi di prima necessità, che domani saranno sistemati dai ragazzi del Liceo in appositi contenitori per essere distribuiti ai migranti che ne hanno bisogno. Per Francesco Agostino, presidente del club di Locri, è disumana la condizione in cui si trovano i migranti a Rosarno: «Visitando l’ex Pomona ho avuto modo di constatare che la situazione è ancora peggiore di come mi era stata prospettata, per cui immediata deve essere la risposta delle istituzioni di fronte a questo grande dramma umanitario». Dello stesso avviso Giovanni Fino, presidente del Rotary di Corigliano, Rossano, Sybaris, che si augura che «azioni di solidarietà come queste messe in campo possano servire da stimolo a chi ha il dovere di intervenire e ancora non l’ha fatto». Insomma la catena di solidarietà continua a garantire un sostegno concreto ai migranti che quest’anno, tra l’altro, stanno subendo la crisi dell’agricoltura con riflessi negativi sull’impiego della manodopera.(g.l) Viveri e indumenti raccolti LA MOSTRA In esposizione le opere di Francesca Raso Rosarno, quando la pittura riflette le immagini di uno specchio privato Carmen Lacquaniti ROSARNO Una mostra antologica permanente dell’artista Francesca Raso è stata inaugurata presso l’Omega Gallery, in collaborazione con il Comune di Rosarno e il movimento socio-culturale Alfart. Il taglio del nastro, con la benedizione del parroco, don Pino Varrà, è stato preceduto da un seminario di presentazione moderato dalla stessa artista. Dopo i saluti istituzionali del vice sindaco avv. Carmelo Cannatà, il prof. Franco Cernuto ha introdotto i lavori con una lectio magistralis sull’arte, a cui hanno fatto seguito gli interventi della prof. Lina Anzalone (sulla figura femminile nella storia della pittura) e della prof. Carmelina Mammola, che ha presentato l’excursus antologico delle opere dell’artista. Le conclusioni sono state affidate alla prof. Mariarosaria Russo, che ha focalizzato l’attenzione del mutrito pubblico presente sul percorso umano di Francesca Raso «che concepirebbe la pittura come analisi introspettiva dell’animo, come continuo ed estenuante confronto con il proprio io ed il mondo circostante, come ricerca interiore, e al contempo come confessione». «Attraversando la galleria si ha l’impressione che ciascuna opera costituisca uno “specchio privato” dell’autrice, manifestazione ora serena ora tormentata di alcune ed inafferrabili pieghe dell’universo umano, il tutto permeato dalla illuminata speranza di un possibile cambiamento». Francesca Raso e Carmelo Cannatà 28 Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud Cronaca di Catanzaro . VIA LUCREZIA DELLA VALLE Incursione notturna nel piazzale della concessionaria Volkswagen “Del Vecchio” Incendio distrugge 5 auto. È doloso Gli inquirenti hanno trovato tracce di benzina. Paura fra i residenti Giuseppe Lo Re Il finimondo è scoppiato nel corso della notte fra venerdì e sabato. Cinque esplosioni a catena, nel parcheggio a terrazza della concessionaria Volkswagen di via Lucrezia della Valle, hanno svegliato la famiglia che abita a pochi metri. E proprio i residenti hanno lanciato l’allarme chiedendo l’intervento dei Vigili del fuoco, giunti sul posto insieme ai carabinieri. I primi rilievi effettuati dagli inquirenti sbilanciano la ricostruzione dell’accaduto verso la matrice dolosa: qualcuno avrebbe innescato un incendio che ha rapidamente distrutto cinque auto nuove, tutte ancora da immatricolare. I veicoli - tutti e cinque modello Golf della casa automobilistica tedesca - erano posteggiati in un’area del nuovo parcheggio-esposizione ancora in fase di ultimazione della concessionaria Del Vecchio, al civico 118/120 di via Lucrezia della Valle. Le fiamme hanno completamente distrutto le macchine, il cui valore complessivo supera i 120mila euro. Sull’accaduto indagano i carabinieri, che hanno effettuato i rilievi del caso insieme ai Vigili del fuoco. E nel piazzale, secondo quanto appreso in via ufficiosa, gli inquirenti avrebbero immediatamente trovato tracce di liquido infiammabile, compreso il tappo di una tanica di benzina. Segni inequivocabili, dunque, che portano a classificare l’incendio come doloso. D’altronde è più che difficile ipotizzare che cinque auto nuove di zecca - e di conseSul probabile messaggio estorsivo indagano i Carabinieri In breve INTIMIDAZIONI Amministratori locali Al via il rapporto Sarà presentato martedì prossimo, alle ore 10.30 nella sede di Legautonomie in via Fares, 84 il rapporto sugli atti intimidatori contro gli amministratori locali. Il rapporto consentirà di aprire uno spaccato su un grave problema che in Calabria sta riguardando ormai diversi amministratori che hanno subito negli scorsi mesi gravi atti intimidatori. SOTTILE NON SI È MAI DIMESSO Commissariamento per l’emergenza rifiuti In merito all’articolo sull’emergenza rifiuti pubblicato ieri a pagina 31 precisiamo che il commissario dimessosi a seguito dell’inchiesta sui problemi ambientali causati dalla gestione della discarica di Alli è Graziano Melandri e non, come da noi erroneamente ricostruito, Goffredo Sottile. Melandri, come si ricorderà, è stato sostituito dall’attuale commissario Vincenzo Speranza. Quattro delle cinque auto distrutte dall’incendio (la foto è stata scattata dal nostro lettore Maurizio Caglioti) e, a destra, l’ingresso della concessionaria Del Vecchio guenza mai utilizzate - possano prendere fuoco autonomamente. All’ultimo piano della nuova costruzione, proprio a fianco della storica sede della concessionaria, insieme alle cinque Golf distrutte dal rogo erano parcheggiate altre 16 auto, salvate dal tempestivo intervento dei Vigili del fuoco del comando provinciale, giunti in forze in via Lucrezia della Valle. Già ieri l’area è stata parzialmente ripulita dagli operatori della concessionaria Volkswagen, che hanno messo in sicurezza i veicoli scampati al rogo. Decisiva, sul fronte delle inda- gini, sarà la deposizione del titolare della concessionaria chiamato a chiarire se ha mai subìto minacce o richieste di denaro. E proprio al racket delle estorsioni potrebbero portare gli accertamenti delegati ai Carabinieri, che hanno già informato dell’accaduto il dott. Domenico Guarascio, pm di turno presso la Procura della Repubblica. Di certo l’incursione notturna - facilitata dal buio e dal fatto che la costruzione non è ancora ultimata - non è stata immortalata da telecamere a circuito chiuso, visto che la concessionaria non sarebbe dotata d’impianti di questo tipo. Quello di ieri - una volta accertata la natura dolosa dell’incendio - potrebbe essere il primo avvertimento dei “postini del pizzo” nel 2012. E rischia di rappresentare il segno tangibile di una recrudescenza del fenomeno, rimasto sempre sottotraccia ma indubbiamente presente a Catanzaro. L’incendio di venerdì notte ha inevitabilmente destato preoccupazione fra i residenti. Il signor Maurizio Caglioti - i cui balconi si affacciano proprio sul piazzale della concessionaria - si è visto invadere l’abitazione da una densa coltre di fumo ed il terrazzo da schegge di vetro e pezzi di plastica bruciacchiati; solo la tempestività della sua richiesta d’aiuto e l’immediato arrivo dei Vigili del fuoco in via Lucrezia della Valle hanno evitato che il bilancio dell’incendio avesse proporzioni ancora maggiori. Lo stesso signor Caglioti è intervenuto personalmente in ausilio dei pompieri. «È stata mia figlia – racconta – ad accorgersi di quanto stava accadendo. Ho capito che bisognava intervenire senza perdere tempo. Se non fossimo stati in casa i danni sarebbero stati certamente maggiori». COMPAGNIA TEATRO INCANTO Spettacolo dedicato ai bimbi del Ciaccio Sarà messa in scena mercoledì 11 gennaio, alle ore 10, al presidio ospedaliero Ciaccio-De Lellis, lo spettacolo "I vestiti nuovi dell'imperatore" della compagnia teatrale Incanto, per i bambini ricoverati nel reparto di ematoncologia pediatrica. Una manifestazione che ha come obiettivo quello di far trascorrere qualche ora in allegria ai bimbi ricoverati. COMUNE Cartelloni da demolire Il Tar dà torto a Pubbliemme Ennesimo “disco rosso” del Tribunale amministrativo regionale alla società Pubbliemme, che ha innescato un’interminabile serie di contenziosi con il Comune in merito all’installazione d’impianti pubblicitari in varie zone della città. Nei giorni scorsi i giudici hanno depositato altre tre sentenze con le quali vengono rigettati altrettanti ricorsi della Pubbliemme, patrocinata in giudizio dagli avvocati Vincenzo Cantafio, Marica Inzillo e Olga Durante (il Comune era difeso dagli avvocati Gabriella Celestino, Ida Celestino e Anna Maria Paladino). Le motivazioni in base alle quali il Tar ha rigettato i tre ricorsi sono identiche. In buona sostanza, i giudici di primo grado (la Pubbliemme può proporre appello al Consiglio di Stato) hanno ritenuto legittime le ordinanze con le quali il Comune ha disposto la rimozione dei pannelli pubblicitari giudicati abusivi e l’immediato ripristino dello stato dei luoghi. Gli ultimi tre contenziosi riguardano una quindicina di cartelloni, tutti ubicati fra viale Isonzo, viale Campanella e via Lucrezia della Valle. La controversia è prettamente tecnica e riguarda questioni autorizzative. Secondo il Tar il Comune «nei casi in cui viene richiesta l’affissione di impianti pubblicitari direttamente sul suolo pubblico è tenuto ad espletare una valutazione complessiva», non limitata «alla mera compatibilità dell’impianto con l’interesse pubblico» ma estesa anche «alla verifica che, attraverso l’uso privato della risorsa pubblica, si realizzino gli interessi pubblici di cui l’amministrazione stessa è portatrice».(g.l.r.) Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud 34 Cosenza - Provincia . PAOLA Slitta a giovedì la riunione della coalizione del primo cittadino Roberto Perrotta SAN LUCIDO D’Andrea: soddisfatti di poter contare sull’apporto del Partito democratico Peschereccio impegnato nella ricerca della statua scomparsa «Quale candidato a sindaco individueremo una personalità capace» Gaetano Vena PAOLA Slitta a giovedì 12 gennaio, anziché a martedì, sempre alle ore 18,30 la riunione della coalizione del sindaco Roberto Perrotta. La causa: sopravvenuti impegni di alcuni componenti della trentina di rappresentanti dei sette fra partiti e movimenti che vi fanno parte. A comunicarlo è stato proprio un fedele amico del sindaco, Pino D’Andrea, presidente della commissione consiliare Ambiente e territorio ed ex capogruppo del Psi. «Siamo soddisfatti - ci ha detto - dell’andamento dei lavori all’interno di questa nuova coalizione che registra la presenza di tanti di noi che in comune abbiamo fatto lo stesso percorso politico, nonché per la presenza (così come in passato) di altre personalità e movimenti civici che assicurano la nostra proposta. Siamo altresì soddisfatti di poter contare sull’apporto qualificato del Partito democratico e siamo convinti che con la saggezza e la disponibilità concreta si possa addivenire ad una soluzione capace non tanto di mettere d’accordo tutti ma di proporsi ad un elettorato in termini di continuità e novità rispetto alle nuove esigenze. «Sarà importante - ha incalzato D’Andrea - sedersi al tavolo delle trattative senza pregiudizi verso alcuno, ma nello stesso tempo ribadendo la chiusura netta verso chi si è reso artefice di comportamenti non responsabili sia dal punto di vista etico che politico». Il porticciolo turistico durante l’ultima mareggiata S. LUCIDO Malgrado il mare in burrasca Ha retto molto bene l’alta barriera esterna realizzata al porticciolo Maria Francesca Calvano SAN LUCIDO Il Complesso del Sant’Agostino ospiterà la riunione della coalizione del primo cittadino Chi sarà il candidato a sindaco, che non è stato neppure accennato nell’ultima riunione del 22 dicembre per imprevisti? «Crediamo nella necessità di aprirsi e di contaminarsi vicendevolmente. Del resto le vicende politiche nazionali lo stanno dimostrando ampiamente. A Paola stiamo lavorando per individuare una personalità capace di fondere il meglio di quanto già attuato con una prospettiva ulteriore di crescita e di sviluppo. Questo ambizioso progetto esige una personalità forte, autorevole e capace di proiettare a di là di quelli che sono gli schemi superati e ormai anacronistici. Siamo convinti, avendo avuto modo di apprezzare la volontà di tutti, di arrivare a soluzioni ampie e condivise, di arrivare al giusto epilogo per dare alla nostra città un candidato al quale guardare con attenzione e interesse, convinti come siamo che la consiliatura che sta per terminare è stata un’esperienza esaltante, faticosa ma capace di produrre risultati positivi per l’intera collettività. Adesso c’è bisogno di non disperdere questo patrimonio accumulato e svilupparlo maggiormente». A proposito del consiglio comunale di martedì, alle ore 16, D’Andrea ci ha confermato che era necessario illustrare nei minimi particolari la problematiche dell’Ici, «per eliminare ogni qualsiasi eventuale dubbio che qualcuno artatamente aveva incastonato nella mente di alcuni cittadini». SAN LUCIDO Futuro Casa serena, tante le nubi all’orizzonte Giuseppe Moramarco, Antonella Gioia e Claudio Marchese, il consigliere Francesco Sgroi ed il responsabile del settore sociale comunale Arturo Bertolasi. Politici e sindacati si sono confrontati con i lavoratori presenti sul futuro assetto della struttura, dal momento che si prospetterebbe, proprio su iniziativa della Regione, oltre ad un ridimensionamento del contributo annuale, un riassetto organizzativo del personale. Ciò dovrebbe condurre ad un adattamento della Casa ai parametri standard delle strutture dello stesso tipo che passi anche dalla riqualificazione dei lavoratori attraverso la frequenza di corsi. Anche la logistica dei servizi interni ed esterni potrebbe subire modifiche. In ogni caso, ci si muove per ora nel campo delle probabilità, dal momento che tutto resta ancora da definire.(m. f. c.) Pino D’Andrea Contributo annuale ridimensionato con riorganizzazione del personale? SAN LUCIDO. L’anno appena ar- chiviato ha segnato un passaggio fondamentale per il futuro di Casa serena. Il finanziamento di cui gode la struttura d’accoglienza per anziani autosufficienti, ex Onpi, sulla base di una legge della giunta regionale emanata nel 1994 non è sopraggiunto nelle casse comunali per l’anno 2011: una circostanza che, rappresentando un momento di discontinuità nella storia finanziaria della Casa, potrebbe preludere ad un’autentica rivoluzione tanto economica, quanto gestionale che cambierebbe completamente l’avvenire del presidio. Segnali che portassero dritto in questa direzione, del resto, non ne erano mancati prima d’ora: l’intento della Regione di ridimensionare la quota annuale – un milione 32 mila euro è considerata una somma troppo consistente per una struttura che ospita attualmente quasi una ventina di anziani – non ha mai costituito un segreto. Più volte i suoi rappresentanti, dagli assessori ai consiglieri, che sono andati in visita nella struttura, ne hanno evidenziato le tante virtù e le enormi potenzialità ma senza celare la volontà di ritoccare il contributo erogato da Catanzaro per la gestione; inoltre più volte si era fatto riferimen- to alla necessità di mettere ordine tra il personale in servizio nella Casa. È chiaro che dalla diminuzione dei fondi disponibili discende pure una riorganizzazione dell’apparato gestionale. Anche di questi argomenti si è discusso in una riunione che si è tenuta nei giorni scorsi negli stessi locali di Casa serena su iniziativa di Funzione pubblica della Cgil, rappresentata in quell’occasione dalla responsabile della Camera del lavoro di Paola Stefania Genovese e da Massimiliano Ianni della Funzione pubblica di Cosenza. Con loro la Cisl e il sindaco Antonio Staffa, gli assessori Agenda telefonica cittadina AMANTEA FARMACIE De Luca Morelli De Grazia (Camp.) Madia Tel. 098241773 098241279 098246014 0982425761 SANITÀ Croce Rossa Italiana 0982424140 Tel. 0982491221 Tel. 098241000 098241256 098241052 098275069 COMUNE Municipio Tel. 0982429200 TELEFONI UTILI Distretto scolastico Ferrovia Giudice di pace FARMACIE Caruso Ciuffi Saporiti SANITÀ Ospedale civile Pronto soccorso Tel. 098291398 098291018 098291230 Tel. 09829771 0982999472 GUARDIA MEDICA Tel. 098291073 GUARDIA MEDICA EMERGENZA Carabinieri Polizia municipale Guardia di Finanza Corpo forestale CETRARO Tel. 098241106 098241368 0982425363 EMERGENZA Carabinieri Polizia Polizia municipale Guardia di Finanza Corpo forestale Tel. 098291251 0982999282 098291246 098291104 098292037 COMUNE Municipio Tel. 098291074 TELEFONI UTILI Pretura Proloco Biblioteca comunale Tel. 098291256 098291651 098291255 FUSCALDO FARMACIE Licursi Tel. 0982686031 GUARDIA MEDICA Tel. 098289001 EMERGENZA Carabinieri Polizia municipale Corpo forestale Tel. 098289223 098289001 098289121 COMUNE Municipio Tel. 098289203 PAOLA FARMACIE Arrigucci Cilento Sganga SANITÀ Ospedale civile Pronto soccorso Croce Rossa Italiana GUARDIA MEDICA Tel. 0982581410 EMERGENZA Carabinieri Polizia Polizia stradale Polizia municipale Guardia di finanza Vigili del fuoco Corpo forestale Tel. 09825811 09825811 0982613553 AMANTEA Dall’orchestra di fiati note di buon augurio Selezioni musicali al passo con i tempi Ernesto Pastore AMANTEA Concerto dell’Orchestra di Fiati Mediterranea nel complesso conventuale di San Bernardino, per salutare come tradizione l’inizio del nuovo anno. Ad introdurre i vari brani in programma è stato ancora una volta il maestro Angelo De Paola che si è alternato con Giuseppe Gloria, Luca Petrone e Francesco Fusilli alla direzione della banda. Per Fusilli l’evento ha rivestito un significato del tutto particolare, considerato che era la sua prima volta da direttore. Ospite d’onore della serata è stato Pino Moscato, primo sax della banda Tel. 098258001 S. MARCO A. FARMACIE Aloia Pisano musicale della Guardia di Finanza con cui l’associazione nepetina collabora oramai da diversi anni. Moscato con i suoi virtuosismi ha incantato il pubblico, avvolgendolo in una suggestiva atmosfera musicale. Durante il concerto è stato dato un caloroso benvenuto alla giovane flautista Noemi Caruso che entra a pieno titolo nell’organico dell’orchestra. Tanti i brani musicali eseguiti, tra cui “Happy xmas (War is over)” di Lennon e Ono; “Valdres (Norwegian march)” di Hanssen e Bainum; “Oblivion” di Piazzolla; “Concierto de aranjuez” di Rodrigo; “Fantasie pour saxophone alto” di Demersseman. AMANTEA Il Comitato civico De Grazia Tel. 0982582301 0982622311 0982622211 0982582622 0982613477 0982582519 0982582516 Tel. 0984512141 0984512123 Tel. 09845101 GUARDIA MEDICA Tel. 0984511725 EMERGENZA Carabinieri Polizia municipale Corpo forestale Tel. 0984512003 0984512135 0984525205 COMUNE Municipio Tel. 0984512089 Masso a cui era ancorata la statua AMANTEA Nel complesso S. Bernardino Contro la ‘ndrangheta serve iniziativa sociale AMANTEA. Dopo l’ennesimo at- COMUNE Municipio SANITÀ Ospedale civile Tel. 0982587316 0982612439 0982582276 Il mare non fa più paura. La burrasca che ha interessato tutto il litorale tirrenico, così come il resto del Mezzogiorno, ovviamente non ha risparmiato la costa sanlucidana, anch’essa colpita con violenza dalle onde che in molti punti hanno raggiunto l’arteria stradale, costringendo gli automobilisti a prestare più attenzione del solito. Le previsioni meteo non promettono miglioramenti, almeno per quanto riguarda le condizioni del mare che continuerà ad essere molto mosso anche nelle prossime ore. Ma la notizia non pare affatto preoccupare i pescatori del posto, dal momento che possono contare sulla protezione offerta dal porticciolo in cui sono ormeggiati i natanti di loro proprietà. Lo specchio d’acqua, nella furia della mareggiata, rappresenta un’oasi di pace e tranquil- lità, assicurata dalla presenza dell’alta barriera esterna contro cui s’infrangono le onde. La struttura del porticciolo è stata modificata all’incirca un anno e mezzo addietro: da quel momento le varie ondate di maltempo che si sono abbattute sul litorale hanno costituito prove da superare prima di poter decretare l’efficacia degl’interventi effettuati. I lavori con cui è stata messa in sicurezza la darsena per mezzo dell’innalzamento della barriera esterna ed è stata ristretta l’imboccatura d’ingresso, hanno ottenuto anche stavolta il risultato sperato: proteggere efficacemente le imbarcazioni ancorate presso il porticciolo perché non subissero danni. Si registra una penetrazione d’acqua sul lato destro, ma in linea generale la struttura non ha subìto cedimenti. A conti fatti, insomma, il risultati dei lavori viene giudicato più che positivo. SAN LUCIDO. La “San Giovanni” per San Francesco di Paola. Il più grande peschereccio della marineria locale è stato posto al servizio delle ricerche finalizzate al ritrovamento della statua del Taumaturgo inabissata nei fondali paolani negli anni scorsi, recentemente scomparsa. L’imbarcazione di proprietà di Gianluca Mazza ha già preso il largo due volte dal porticciolo turistico di San Lucido in cui è ormeggiata per raggiungere le acque antistanti la vicina città del Santo e fornire ai sommozzatori del Gruppo subacqueo paolano che stanno effettuando le ricerche; un ulteriore strumento di sostegno ed un supporto logistico nelle difficili operazioni di setacciamento dei fondali che finora purtroppo non hanno portato frutto, se non la scoperta del relitto di quella che viene ritenuta un’antica nave, a ventitré metri di profondità al largo della costa paolana. Le perlustrazioni sono state temporaneamente interrotte a causa del mare grosso.(m. f. c.) to intimidatorio subito, il Comitato civico “Natale De Grazia” ha espresso solidarietà a don Giacomo Panizza ed ai responsabili del consorzio di cooperative Goel, oggetto delle “attenzioni” della criminalità organizzata. «Dopo la comunità Progetto Sud di don Panizza – spiega il presidente degli attivisti nepetini Gianfranco Posa – anche il consorzio Goel che opera nella locride finisce nel mirino della ‘ndrangheta. A Natale a Lame- zia è stato fatto esplodere un pacco bomba al centro per minori stranieri non accompagnati, mentre, all’inizio dell’anno, nel comune di Caulonia, è esploso un ordigno davanti all'ingresso del locale che il gruppo Goel stava predisponendo come laboratorio d'inserimento lavorativo per gli immigrati rifugiati politici, presenti nei propri progetti di accoglienza. I progetti d’inclusione sociale, cooperazione ed avvio al lavoro, tolgono forza alla criminalità organizzata».(e. past.) AMANTEA. Pochi giorni per sperare di entrare nella storia. Nicola Perri, giovane cantautore amanteano, è pronto a cogliere la sfida partecipando alle selezioni che l’organizzazione del Festival più importante d’Italia hanno indetto tramite Facebook, il social network più diffuso al mondo. Per il Festival di Sanremo si tratta di una novità assoluta: alcuni giovani artisti selezionati a livello nazionale potranno far ascoltare la loro canzone su Internet e coloro che raccoglieranno più consensi potranno cantare sul palco dell’Ariston, nel grande show condotto da Gianni Morandi. L’iniziativa, denominata Sanremo Social, ha già dato modo alle diverse tifoserie di scontrarsi sui testi e sulle musiche che gli artisti hanno presentato.(e. past.) Nicola Perri Gazzetta del Sud Domenica 8 Gennaio 2012 37 Cosenza - Provincia . CORIGLIANO Ieri il vescovo s’è recato nella tendopoli costruita sulla spiaggia di Schiavonea e ha invitato gli stranieri ad alloggiare nella mensa della Caritas Emergenza immigrati, si muove la Chiesa Il Comune valuta l’ipotesi di destinare agli extracomunitari alcuni edifici sequestrati alla ‘ndrangheta Emilia Pisani CORIGLIANO È la chiesa a muoversi ancora una volta a sostegno degli extracomunitari presenti in larga misura nella città di Corigliano. Dopo le due mense della Caritas istituite nel centro storico e a Schiavonea, ieri mattina monsignor Santo Marcianò è personalmente sceso in spiaggia nella tendopoli a ridosso del porto coriglianese che racconta la storia di stranieri disperati costretti a vivere in condizioni disumane, umiliati nella loro dignità e alle prese con le intemperie. «Non si può vivere in queste condizioni è disumano», ha così esordito il pastore della diocesi di Rossano-Cariati. Ieri mattina il vescovo, con un responsabile della Caritas diocesana e il parroco della chiesa di Schiavonea, padre Lorenzo, ha constatato personalmente la miseria di questi stranieri che in città arrivano con la speranza di lavorare nei campi per la raccolta e la lavorazione della frutta. La maggior parte di loro sono sottopagati nonostante si spacchino la schiena nei campi per ben 15 ore al giorno. «Ho convinto questi nostri fratelli a farsi accogliere presso nostre strutture ed abbandonare così le tende che si sono costruiti. Al momento non siamo riusciti a trovare strutture pubbliche in grado di ospitarli adeguatamente, per adesso li accoglieremo presso la parrocchia di San Benedetto temporaneamente in attesa di trovare altre soluzioni più accoglienti e capienti perché sono in tanti». «Stiamo cercando di dare una soluzione temporanea a quella che è una vera e propria emergenza ma da quanto mi risulta – ha continuato Marcianò – la situazione è molto complessa perché ci sono altri che anche se non si trovano in baracche sulla spiaggia vivono certamente in condizioni poco confortevoli. È il momento di denunciare coloro i quali sfruttano questi fratelli, mi rendo conto che la problematica non è solo quella di intervenire per sopperire ad una emergenza che riguarda solo l’accoglienza, l’abitazione e il cibo, la questione è affrontare il problema dello sfruttamento essendo persone alle quali non vengono garantiti i diritti basilari dei lavoratori, che stanno nei campi oltre le 12 ore al giorno per raccogliere agrumi e altro e non vengono giustamente retribuiti. Il problema è molto serio, la persona umana ha una sua dignità intrinseca e noi non possiamo non aprire gli occhi di fronte a questa realtà di miseria ed emarginazione che interpella la nostra coscienza di uomini, di istituzioni, di società civile e di cristiani». Il vescovo ieri mattina ha valutato con l’amministrazione comunale guidata dal commissario Rosalba Scialla la possibilità di adoperare strutture sequestrate alla ‘ndrangheta per attrezzarle e renderle centro d’accoglienza per gli extracomunitari senza dimora. Da ieri sera più di trenta persone “ospitate” nelle tendopoli sulla spiaggia coriglianese hanno trovato ristoro all’interno della mensa Caritas, ma soprattutto un tetto sotto il quale riposare e alloggiare temporaneamente nella canonica della chiesa del Villaggio Frassa. CORIGLIANO Solidarietà Consensi per la Befana tricolore CORIGLIANO. L’iniziativa pro- Monsignor Marcianò (al centro) discute con i cittadini stranieri Una delle tende di fortuna realizzate sulla spiaggia di Schiavonea SAN LORENZO Sembrano esserci pochi dubbi sulla natura dolosa dell’incendio Deposito in fiamme, si teme la mano del racket SAN LORENZO DEL VALLO. Un deposito contenente circa tremila cassette di plastica è andato in fumo ieri pomeriggio nella frazione sanlorenzana Lago di Fedula. Una prima stima di quanto accaduto parla di circa 6mila euro di danni. Vista la collocazione del magazzino e la tipologia di ciò che vi si conservava, da una prima ricostruzione dei fatti pare che l’incendio possa aver avuto origine dolosa: qualcuno avrebbe raggiunto intorno alle 18.30 il de- posito della cooperativa Adl, presieduta da Egidio Cipolla e operante su un terreno di proprietà di uno dei suoi figli, per appiccare il fuoco. Il presidente della Adl è tra l’altro il padre di Valerio Cipolla, consigliere di maggioranza del Comune di San Lorenzo; questo legame, però, secondo Egidio Cipolla non sarebbe all’origine del danno subito dalla Adl, provocato invece da «sentimenti di invidia». E infatti aggiunge: «Non ho dubbi che si tratti di SAN DEMETRIO CORONE La comunità arbereshe ha celebrato il Battesimo di Gesù un gesto intimidatorio e quindi di un incendio doloso». Poi racconta anche d’aver subìto in passato, senza mai denunciarli, i furti di un motocoltivatore e di un impianto di irrigazione. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Castrovillari, coordinati da De Napoli, e i carabinieri di Spezzano Albanese, guidati dal maresciallo De Cristofaro. «Andare avanti diventa difficile», ha sentenziato con rammarico Cipolla.(jo.fu.) L’intervento dei vigili del fuoco SPEZZANO A. Amministratori nel mirino Rinnovato il rito del volo della colomba Gestione delle Terme Pasquale De Marco SAN DEMETRIO CORONE Anche per l’Arberia, “l’Epifania tutte le feste porta via”. Nel rito greco-bizantino, è la “festa della luce”. La vigilia in chiesa si è benedetta l’acqua, in una conca posta davanti l’iconostasi. E, a fine funzione, il sacerdote ha riempito le bottigliette che poi ognuno dei presenti ha portata a casa. Verrà usata anche per combattere il malocchio. La persona “affascinata” viene unta sulla fronte con l’acqua versata in un bicchiere e la rimanenza si butta in un quadrivio. E così il malocchio va al primo malcapitato che vi passa. Il rito del volo della colomba Vigilia di astinenza di carne, come a Natale, e “Chi mangia carne oggi/Non vedrà il volto di Nostro Signore) “Kush ha mish sot/Neng sheh faqen e Tjn Zot”. Come nella vigilia di Natale, gli animali parlano. Per cui conviene dar loro parecchio mangiar, per evitare che spettegolino dei loro padroni. E, narra la tradizione, la curiosità di un tizio di accertarsi se ciò fosse vero, gli è costata cara perché dalla grande meraviglia è morto all’istante, udendo i suoi animali parlare. Unica e suggestiva la cerimonia in uso a San Demetrio Corone dove, a fine messa, ci si è recati in processione nella vicina fontana di Piazza Strigari e il sacerdote ha benedetto l’acqua, commemorando così il Battesimo di Gesù. Dall’alto di una finestra prospiciente la fontana pubblica, una bianca colomba , rappresentante lo Spirito Santo, legata ad un filo, è scesa a lambire l’acqua della sorgente. I fedeli, poi, in fila hanno baciato il Crocifisso nelle mani del papàs Andrea Quartarolo che ha benedetto le loro teste, spruzzando acqua con un rametto di rosmarino. E, per tutta la giornata, chi non l’ha fatto in chiesa la vigilia, ha attinto acqua benedetta da custodire gelosaante in casa fino alla prossima Epifania. CORIGLIANO L’uomo dovrà chiarire in aula le modalità di acquisto di un magazzino Assegni scoperti, 39enne a giudizio per truffa Alfonso Di Vincenzo CORIGLIANO Nei mesi scorsi a Corigliano i due proprietari di un magazzino, padre e figlio, si erano visti costretti ad adire alle vie legali perché truffati da un commerciante che aveva comprato un loro immobile, con assegni poi risultati scoperti. I due coriglianesi avevano denunciato l’uomo per truffa. In pratica l’uomo accusato avrebbe comprato il magazzino con soldi in contanti e con assegni per 48 mila euro. Sugli assegni avrebbe più volte garantito con la parola l’affidabilità e, invece, con raggiri e artifici non li avrebbe pagati arrivando fino ad essere protestato per il mancato pagamento, ma ottenendo comunque la proprietà del magazzino riuscendo così a procurarsi un ingiusto arricchimento. Dopo le fasi iniziali del procedimento, nei giorni scorsi a B.L. di 39 anni, è stato notificato l’avviso di fissazione di udienza per il prossimo 20 gennaio, per il reato contestato di truffa, davanti al giudice Il Tribunale di Rossano monocratico Francesca De Vuono. L’uomo, nonostante abbia pagato parte del magazzino in contanti e l’altra parte con assegni non andati a buon fine, si professa innocente e si difenderà dalle accuse che gli vengono mosse dai proprietari del magazzino ormai venduto. B.L. è assistito legalmente dagli avvocati Ettore Zagarese, Antonio Pucci e Giuseppe Vena, pronti a sostenere le ragioni del proprio assistito davanti al Tribunale di Rossano. e acqua inquinata indignano gli anarchici Johnny Fusca SPEZZANO ALBANESE Mentre la maggioranza guidata dal sindaco Cucci, o perlomeno quello che ne resta dopo il frazionamento che ha generato “Voce del Popolo Spezzanese” e l’uscita di scena di Luigi Serra, continua a subire colpi e frecciate da più parti in merito alla irrisolta questione dell’acqua inquinata, in attesa che nella settimana entrante arrivino buone nuove sull’argomento da parte di chi governa la comunità arbëreshe, i gruppi anarchici locali – Fmb e Fa Spixana – colgono al volo l’occasione per tornare anche sulla questione politica. «Il fallimento politico della maggioranza amministrativa è sotto gli occhi di tutti – dicono Fmb e FaSpixana in coro – ma poco importa alla famigerata “CuLuLi” (il riferimento è al trio formato dal sindaco Cucci con i due consiglieri che tendenzialmente sembrano essergli più vicini, ossia Luzzi e Lifrieri, ndc) se tre consiglieri di maggioranza di Vps hanno lamentato e continuano a lamentare non collegialità nelle decisioni, se il vicesindaco abbia confermato “pari pari” tutte le denunce relative alla politica delle vendette e dei rancori, più volte messe in piazza da Fmb e FaSpixana, e se al- tresì lo stesso Serra abbia denunciato il disimpegno amministrativo nei confronti della grossa questione dell’acqua pubblica inquinata». «Ma l’ormai famigerato clan amministrativo del “CuLuLi” – insistono i gruppi anarchici – potrebbe mai dare ascolto alle critiche degli elettori se ha preferito tapparsi le orecchie davanti alle critiche mossegli all’interno della stessa maggioranza? “Divide et impera”, è questo il loro motto. Almeno fino a quando riusciranno a conservarsi la maggioranza numerica in consiglio». Ad oggi, infatti, degli undici consiglieri iniziali, Cucci ne ha dalla sua solo sette: tre sono infatti confluiti in Vps, mentre Serra è entrato nel gruppo misto e, attualmente, sposa meglio le posizioni della minoranza. Poi gli anarchici avanzano una propria tesi sull’inquinamento dell’acqua: «La famigerata “CuLuLi” non può perdere tempo nell’affrontare la questione, ha altro a cui pensare. Come ad esempio all’affare Terme. Cosa si nasconde ad esempio – dicono FaSpixana ed Fmb – dietro il litigio con chi le gestisce? E poi ci sono il piano regolatore e le associazioni che nascono come funghi: non possono rischiare che il frutto venga raccolto da altri». mossa dal circolo Generazione Futuro “Falcone e Borsellino” di Corigliano ha registrato un notevole successo si è trattato della terza edizione della Befana Tricolore una iniziativa a favore della raccolta di giocattoli da destinare a bimbi meno fortunati, che s’è svolta presso l’istituto Sacro Cuore e l’oratorio salesiano. «Un ringraziamento speciale – fanno sapere gli organizzatori – va agli esercizi commerciali del luogo che, nonostante il momento di crisi, hanno manifestato grande generosità. È stata splendida la gioia dei tanti bambini coinvolti che hanno festeggiato nel migliore dei modi il giorno dell’Epifania. Per noi “giovani” attivisti sociali di “Generazione Futuro” questa manifestazione ha rappresentato una maggiore presa di coscienza delle tante situazioni di degrado e difficoltà in cui vive la nostra popolazione trasmettendoci entusiasmo e motivazioni per creare una Corigliano migliore». La raccolta così ingente, permetterà agli stessi membri del circolo, nei prossimi giorni, di consegnare, presso altre strutture di sostegno presenti sul territorio, i doni, non ancora distribuiti.(emi.pis.) SAN DEMETRIO Concluso il concorso di bellezza dei liceali SAN DEMETRIO CORONE. Deci- ma edizione di Miss e Mister Liceo, una manifestazione che – tra il serio ed il faceto come si conviene ad un concorso di giovanissimi compagni di scuola – ha entusiasmato anche quest’anno e raccolto, nella palestra comunale, il pubblico delle grandi occasioni. Lo scettro, assegnato da una giuria tecnica e da una popolare, è andato a Natalia Straface e Angelo Tocci. Premiati anche Francesca Meringolo ed Ernesto Algeri (Miss e Mister Eleganza), nonché Giuliana Algeri e Francesco Falcone (Miss Mister Fantasia). Presentatrici della serata, organizzata con grande passione dai maturandi di quest’anno scolastico, Costantina Bellucci e Mirella Nicoletti. Non sono mancati gli elogi del dirigente dell’Istituto Omnicomprensivo, di cui il Liceo fa parte, Antonio Iaconianni che si è complimentato per il successo dell’iniziativa, evidenziandone il suo ruolo socializzante.(p.d.m.) Angelo Tocci e Natalia Straface Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud 40 Cronaca di Crotone . È sempre un regalo gradito offre possibilità di scelta e un ventaglio di prezzi per ogni tasca Indagini dei CC Il libro tiene nonostante la crisi Solo lievi flessioni nelle vendite Incendiato il portone del Comune di Isola Capo Rizzuto Tra i più richiesti il romanzo di Volo e i volumi su Jobs e Ibrahimovic L’assessore Filippo Esposito taglia il nastro inaugurale Francesca Travierso Come accade in tutti i periodi di crisi, a Natale il libro tiene botta. Perché è un regalo sempre gradito, che offre una vastissima possibilità di scelta racchiusa in un ventaglio di prezzi buono per ogni tasca. Dai cinque euro in su, si può acquistare quel che si vuole, e se il titolo non è apprezzato, le librerie crotonesi danno la possibilità di cambiarlo. Così, se pure una flessione negli acquisti l’hanno registrata anche le librerie, in linea di massima le vendite del Natale 2011 sono state vicine a quelle del Natale precedente. Parola di Paolo Cerrelli e Gaetano Garà, i titolari delle due librerie che lottano strenuamente per resistere sul difficile mercato crotonese. E che nonostante differenti impostazioni, convergono su molti punti dell’analisi post-natalizia. Il libro più venduto? «“Le prime luci del mattino” di Fabio Volo». Quello preferito dai giovani? «“Io, Ibra”». Ed il solito Bruno Vespa? «Quest’anno ha reso meno bene del previsto». E poi, l’acquirente-tipo? «Quello molto condizionato nelle scelte dalla pubblicità dei libri in Tv». «Ecco perché i libri sulla cucina si vendono sempre bene» spiega Garà. «Ecco perché il libro su Ibrahimovic è tra i più acquistati», aggiunge Cerrelli. Per non parlare delle “saghe”, particolarmente in voga tra i più giovani: «E se le storie di vampiri interessano di più le ragazze – prosegue Garà – tra i maschi va fortissimo la saga fantasy di Christopher Paolini. Anche se quest’anno sono stati tanti i ragazzi che hanno acquistato il li- È dotata di ventiquattro posti letto Inaugurata a Bucchi una nuova struttura per assistere disabili Ambrogio Ryllo Paolo Cerrelli tra gli scaffali della sua libreria che apre lungo corso Vittorio Emanuele II bro di Isaacson su Steve Jobs; un libro più costoso di altri, ma attraverso il quale diverse persone mi hanno detto di voler capire le idee e il pensiero di un uomo che ha rivoluzionato il mondo». Ci sono, poi, tante persone che nell’acquistare un libro si affidano al parere del libraio: «Più di qualcuno – spiega Cerrelli – arriva con le idee chiare, chiedendo libri precisi. Altri, invece, chiedono il nostro consiglio, soprattutto quando cercano un volume fuori dai soliti circuiti». Ma di lettori “veri”, quelli da un libro a settimana, a Crotone ce ne sono? E a che “tipologia” appartengono? «Beh – commenta Cerrelli – qualche lettore serio c’è, anche se non sono tantissimi. E quelli che conosco io appartengono quasi tutti ad La “Mondadori” in via Roma Cartelli e nastri affissi alla porta d’ingresso dell’agenzia Forza nuova contesta Equitalia Sit in davanti alla sede cittadina Ieri mattina un gruppo di militanti di Forza Nuova e di Emergenza Occupazionale, hanno manifestato davanti all’agenzia Equitalia. I militanti dei due movimenti hanno simbolicamente chiuso (l’agenzia era chiusa), con del nastro bianco-rosso e dei cartelloni l’ingresso della sede della società che riscuote i tributi. «Chiuso per istigazione al suicidio», c’era scritto sui cartelli affissi da Forza Nuova alla porta della sede di Equitalia. «Un messaggio forte», lo ha definito in una nota Forza nuova Calabria che è guidata da Davide Pirillo. Il movimento di estrema destra contesta il meccanismo di calcolo delle sanzioni, da parte di Equitalia. Da I cartelli di protesta affissi sulla porta della sede di Equitalia una fascia culturale medio-alta: molti sono insegnanti, in attività o in pensione, ma c’è anche qualche “insospettabile” con la passione per la lettura». «Certo a Crotone non si legge molto – concorda Garà –. Nella mia top-ten di lettori “veri” ci sono soprattutto professionisti, ma mi accorgo che quando riusciamo a lavorare con le scuole anche i giovanissimi rispondono molto bene». E i politici crotonesi, che rapporto hanno con le librerie? «Qui li vedo molto raramente – spiega Cerrelli – ad esclusione di Sergio Iritale che acquista con una certa frequenza». «Qualche frequentatore più assiduo c’è – dice, invece, Garà senza fare nomi – ma immagino che i politici che sono più spesso fuori città possano acquistare i loro libri anche altrove». qui la manifestazione di ieri con la simbolica protesta davanti all’ingresso della sede della società Equitalia. «È un sistema di riscossione – è scritto nella nota diffusa da Forza Nuova Calabria – che lo stesso ex ministro Tremonti ha definito “distorto” anche perché, spesso, il problema non termina pagando discutibili more». Per Fn spesso i costi a carico del cittadino salgono perchè «il debitore deve effettuare fra uffici, call center, banche ed avvocati per vedersi paradossalmente riconosciuta, nella maggior parte dei casi, la propria ragione». Forza Nuova – che ha condotto medesime iniziativa in altre città d’Italia – chiede «il ritiro dell’art. 29 del decreto Legge 78 (con il quale dal 1 luglio Equitalia può pignorare stipendio, casa e risparmi entro 60 giorni da una semplice notifica e può condurre indagini finanziarie) e, soprattutto, l’istituzione di un fondo di solidarietà permanente».(l. ab.) Canzoni, sfilate di moda e balli durante lo spettacolo musicale Successo di pubblico in piazza per “Aspettando la Befana” Ha riscosso l’apprezzamento dei crotonesi che hanno affollato Piazza della Resistenza lo spettacolo “Aspettando la Befana”. La manifestazione, organizzata dal comune di Crotone in collaborazione con l’Associazione “Edonè” presieduta da Maria Grazia Grande è stata aperta dall’esibizione del gruppo musicale “A noi piace il Sud”. La band è composta da Andrea Riganello (chitarra), Francesco Godano (tastiera), Antonio Calabretta (batteria) e Dario Inna- ro (vocalist). Sul palco si sono alternate le giovani cantanti crotonesi Grazia La Tassa, Naomi Manfredi e le piccolissime new entry nel panorama musicale cittadino Desirè Scicchitano e Francesca Grande. Si sono esibite anche le ballerine di due scuole di danza: la Sad e l’Olimpia. Una frizzante sfilata di moda con un ultimo quadro moda in intimo ha vivacizzato il clima festoso della serata. Tra le giovani modelle è stta scelta come miss Pitagora Luisiana Rizza omaggiata con un monile in argento in arte magno greca creato dall’orafo Francesco Sitra. Ha condotto la serata Maria Grazia Grande, mentre Rossella Arcuri e Pietro Megna hanno collaborato all’organizzazione della sfilata. L’assessore allo spettacolo Francesco Stabile e il vicesindaco Teresa Cortese nel corso della manifestazione hanno augurato un buon anno precisando che alla manifestazione ne susseguiranno altre. Un momento della serata Ieri pomeriggio alle ore 16 in località “Bucchi” (contrada Cantorato) è stata inaugurata una nuova struttura socio - assistenziale per disabili. Nell’area in cui sorge l’edificio, costruito su tre piani e provvisto di 24 posti letto e di una palestra, c’è anche un ippodromo che verrà utilizzato per alcune terapie e che entrerà in funzione a breve. Alla cerimonia, organizzata dall’associazione “Fratelli Bandiera” presieduta da Raffaele Audino ed il cui segretario è Giuseppe Leone, entrambi presenti, hanno partecipato, Raffaele Campana, dell’Ufficio legale delle politiche sociali della Regione, l’assessore comunale ai servizi sociali Filippo Esposito con il presidente del Consiglio comunale Arturo Crugliano Pantisano, il presidente della Commissione consiliare dei servizi sociali del Comune Emilio Candigliota ed il capogruppo del Partito democratico in Consiglio comunale Sergio Contarino. A fare gli onori di casa Angela Rizzo, titolare della società “Social welfare”, che ha finanziato la realizzazione della struttura che è convenzionata con la Regione. Dalla collaborazione fra l’associazione e “Social welfare”, è derivata inoltre la stipula di un protocollo d’intesa per la gestione delle attività assistenziali e di riabilitazione da attuarsi all’interno dell’edificio appena inaugurato. Dopo il taglio del nastro e la benedizione impartita dal parroco della chiesa di Bucchi – Cantorato don Franco Lonetti, è stato il presidente dell’associazione “Fratelli Bandiera” Raffaele Audino, dopo aver ricordato la nascita di quest’ultima un anno fa, a spiegare l’importanza di una struttura di assistenza alle persone disabili. Audino ha quindi aggiunto: «In un contesto in cui si viene troppe volte si viene ricordati per fatti negativi, investire sul sociale è una grande sfida». «Nel protocollo d’intesa fra noi e la società “Social welfare” - ha precisato il segretario dell’associazione Giuseppe Leone – è fra l’altro previsto che gli ospiti della neonata struttura possano prendere parte alle attività socio – culturali che noi organizzeremo: ciò a testimonianza del fatto che l’integrazione e l’inclusione sono importanti». Indagano i carabinieri sull’incendio doloso che nella tarda serata di ieri ha danneggiato il portone del Municipio di Isola Capo Rizzuto. Poco prima delle 22 dei passanti vendendo le fiamme levarsi dal portone del palazzo del Comune in via Degli Apostoli, hanno avvisato i Vigili del fuoco. Fortuna ha voluto che in quel momento una squadra di pompieri del comando provinciale di Crotone, fosse già ad Isola per un altro intervento. I Vigili del fuoco sono così intervenuti tempestivamente spegnendo il fuoco che ha solo danneggiato l’antico cornicione in legno del portone d’ingresso del Municipio. I pompieri coordinati dal caposquadra Giuseppe Federico, non hanno rinvenuto tracce di inneschi o di liquido infiammabile. Certo è, che il fuoco è stato appiccato da qualcuno. Resta da accertare se chi ha dato fuoco al portone dell’antico palazzo che ospita il Comune, lo ha fatto per una bravata oppure per intimidire gli amministratori. Sull’accaduto indagano i carabinieri della stazione di Isola Capo Rizzuto che hanno da subito avviato un’indagine sul rogo. Appena ricevuta la notizia, davanti al Municipio con il sindaco Carolina Girasole sono accorsi altri amministratori e personale della Polizia municipale. Se venisse confermata l’ipotesi intimidatoria non sarebbe la prima volta che gli amministratori della cittadina finiscono nel mirino di chi utilizza fuoco o proiettili per inviare inquietanti avvertimenti.(l. ab.) Secondo Uniat e Sicet esigue le risorse stanziate per la Calabria Il sindacato inquilini chiede più fondi per il contributo fitti I sindacati degli inquilini Uniat-Uil e Sicet-Cisl chiedono alla Regione ed agli enti locali di implementare con risorse proprie i fondi stanziati dal ministero per il contributo fitti. Un fondo drasticamente tagliato come lamentano Uniat-Uil e Sicet-Cisl spiegando che è di soli 262.529,94 euro la somma prevista nel 2011 per per l’intera Calabria, contro i 3.692.075,26 euro stanziati nel 2010 e i 372.411 euro distribuiti al solo comune di Crotone per il 2009. Nella circostanza i due sindacati informano che il Comune ha pubblicato il bando pubblico relativo alla richiesta di contributo fitti (Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni), per l’anno 2011. I termini per la presentazione delle richieste di contributo scadranno improrogabilmente il 28 febbraio 2012. «Una particolare analisi – spiega il presidente provinciale Uniat-Uil Alberto Morandi – non può che soffermarsi sulle novità dell’aspetto economico che va a sostanziare il contributo, alla luce dei tagli operati dalle finanze del governo centrale, aggravato dall’assenza oramai triennale della Regione Calabria nella partecipazione al fondo». «Nel 2010 – aggiunge Morandi – i contributi nazionali al fondo furono di circa 33 milioni, mentre per il 2011 la somma si riduce a circa 10 milioni, con un taglio di oltre il 60%. Il gap distributivo lo si rileva maggiormente da altri fattori, quali l’esiguità della somma prevista per l’intera Re- Cartelli con offerte di appartamenti in affitto gione Calabria per il 2011 che, pari a 262.529,94 euro, appare ridicola, insignificante ed ingiuriosa alla luce dei fondi che nel decorso anno 2009 sono stati distribuiti al solo comune di Crotone, vale a dire 372.411 euro». Alla luce del quadro economico-sociale della città, l’Uniat- Uil ritiene improcastinabile l’esigenza di concorrere da parte degli enti locali al fondo nazionale per il sostegno agli affitti. «Non solo la Regione Calabria – sottolinea Morandi – dovrà prevedere con apposite iniziative nei redigendi strumenti contabili il suo apporto, ma anche e soprattutto il Comune di Crotone, non potrà esimersi dal considerare il fenomeno sociale legato agli sfratti e la necessità abitativa di cui è afflitta, sfociati mesi addietro in azioni che hanno suscitato una vasta eco e mostrato, con i distinguo dovuti, il volto povero ed in- digente di questo territorio». «Anche per il 2011 – sottolinea il segretario generale territoriale della Sicet-Cisl Domenico Perziano – i cittadini che si attendevano risorse maggiori nella disponibilità del fondo nazionale di sostegno al fitto resteranno ancora una volta delusi dal taglio che il governo ha messo in atto». «Nel 2011 – aggiunge Perziano – sono stati erogati complessivamente 141.268.540 euro, mentre nel 2011 9.896.732 euro. Quindi alla Regione Calabria nella ripartizione del fondo è toccata la somma di 262.529,94 euro a fronte di 3.692.075,26 erogato nel 2010, pochi spiccioli se si tiene conto che questa miseria deve essere ripartita per tutti i comuni della Calabria». Da qui la necessità che la Regione Calabria rimpingui il fondo con cinque milioni di euro.(g. g.) 43 Gazzetta del Sud Domenica 8 Gennaio 2012 Cronaca di Vibo . Il presidente dell’associazione antimafia mons. Fiorillo annuncia l’assemblea degli iscritti che si terrà il 12 gennaio nell’auditorium della Scuola di polizia “Libera” in prima linea contro la ’ndrangheta All’incontro parteciperanno il fondatore don Luigi Ciotti e numerose delegazioni di studenti vibonesi Lino Fresca Cinque anni di battaglie per affermare la cultura della legalità in un territorio segnato dallo strapotere mafioso. “Libera”, associazione antimafia fondata da don Luigi Ciotti, in tutti questi anni è stata un punto di riferimento soprattutto per l’impegno del suo presidente provinciale mons. Giuseppe Fiorillo il quale, da sempre, rappresenta un simbolo nella lotta ad ogni forma di oppressione e schiavitù. L’associazione di don Luigi Ciotti, in questi anni di lavoro «duro e difficile», si è potuta radicare in profondità sul territorio vibonese anche per il lavoro di squadra portato avanti da don Antonino Vattiata, Giovanna Fronte e Antonio Lavorato che sono stati e continuano ad essere infaticabili costruttori di speranza in un territorio dove il crimine organizzato, a colpi di intimidazione, governa in maniera quasi indisturbata tutti i settori della vita economica. Ieri mattina mons. Giuseppe Fiorillo, don Antonino Vattiata, Giovanna Fronte e Antonio Lavorato si sono presentati ai giornalisti per annunciare l’assemblea provinciale, che si terrà il 12 gennaio (ore 9,30) nella Scuola allievi agenti di polizia di Stato alla presenza di don Luigi Ciotti, e raccontare quello che si è fatto per strappare più terreno possibile al malaffare e alla cultura della sopraffazione. «Non tocca – ha affermato mons. Giuseppe Fiorillo – certamente a noi dire se abbiamo fatto bene il nostro lavoro. Per quanto ci riguarda ce l’abbiamo messa tutta coinvolgendo più persone possibili nel delicato lavoro di sensibilizzazione ai valori della solidarietà e del rispetto umano. Quando ce ne stato bisogno abbiamo anche fatto la voce grossa per condannare le numerose intimidazioni ai danni di amministratori locali, imprenditori e professionisti finiti sotto il tiro della criminalità or- ganizzata. Non abbiamo arretrato davanti a niente e nessuno. Abbiamo – ha aggiunto – cercato di essere incisivi per accelerare il cambiamento all’interno della nostra società spesso dominata da appetiti insani che portano discordia, odio e tanto sangue. Come associazione abbiamo, spero, fatto la nostra parte. Da oggi metto il mio incarico nelle mani di don Luigi Ciotti. Bisogna aprire le nostre porte agli altri, soprattutto a coloro che vogliono impegnarsi per il bene comune». Nel lasciare il suo incarico anche Antonio Lavorato ha voluto mandare un messaggio chiaro e forte alla città che, a suo dire, è dominata da poteri forti che pensano solo al loro tornaconto o a quello delle cordate di cui si pregiano di fare parte. «Bisogna applicare nella provincia di Vibo Valentia – ha affermato – il modello Palermo dove imprenditori, operatori commerciali e professionisti “chiaccherati” sono stati messi alla porta. Per fare questo ci vuole coraggio. Ma questa resta l’unica strada possibile da percorre se si vuole sconfiggere la mafia dai colletti bianchi e la mafia che intimidisce e uccide per piegare amministratori e imprenditori». Altra personalità di spicco della sezione provinciale di “Libera” è Giovanna Fronte, legale di frontiera che nel suo impegno quotidiano ha saputo incarnare al meglio gli ideali di don Luigi Ciotti e difendere nelle aule di Tribunale tutti quegli imprenditori vibonesi e quei professionisti che hanno denunciato anni di vessazione da parte di clan mafiosi che tengono in scacco il capoluogo da diversi decenni. «Appartenere – ha sottolineato il legale – ad un’associazione come “Libera” è un’esperienza esaltante. In questi anni di “trincea” abbiamo toccato con mano il degrado morale in cui si trovano molti ambiti sociali. Purtroppo il lavoro che ancora bisogna fare è tanto soprattutto tra i gio- In sintesi Il coordinamento provinciale dell’associazione antimafia “Libera”, presieduto da mons. Giuseppe Fiorillo, mette il suo mandato nelle mani del fondatore del sodalizio don Luigi Ciotti che sarà in città il prossimo 12 gennaio alla Scuola allievi agenti di polizia di Stato per l’assemblea provinciale. Nel corso della riunione verrà rinnovato il coordinamento provinciale. L’assemblea dell’associazione antimafia “Libera sarà preceduta da un incontro al quale parteciperanno le massime autorità provinciali e numerose delegazioni di studenti delle scuole superiori vibonesi. Ai giovani parlerà lo stesso fondatore del sodalizio don Luigi Ciotti il quale, da anni, rappresenta un simbolo nella lotta alla criminalità organizzata che tiene in scacco con i suoi metodi violenti quasi tutte le regioni d’Italia. Antonio Lavorato, mons Giuseppe Fiorillo e Giovanna Fronte durante la conferenza stampa di ieri nella sala del Duomo di San Leoluca vani i quali vanno educati al rispetto degli altri. La società per essere liberata dalla morsa della criminalità organizzata ha bisogno di testimoni autentici in grado di innescare processi nuovi di cambiamento». Giovanna Fronte, nel suo impegno civile, ha subito diverse intimidazioni che per fortuna non l’hanno fermata. «Nonostante gli attacchi – ha commentato – la mia passione civile non è mai venuta meno. Anche in futuro il mio impegno sarà lo stesso in direzione della formazione dei giovani che hanno bisogno di essere guidati sulla buona strada». Anche don Antonino Vattia- Don Luigi Ciotti Don Antonino Vattiata ta, pilastro insostituibile della sezione provinciale di “Libera”, ha confermato il suo impegno per dare un volto nuovo alla società vibonese. «Non mi arrendo mai – ha affermato il sacerdote – . Come uomo di chiesa sento sulle mie spalle tutto il peso delle sofferenze che grava la nostra società che ha bisogno di essere liberata dalle forze del male. Continuerò a fare la mia parte senza indietreggiare di un passo sui valori in cui credo. Con l’impegno di tutti, a piccoli passi, riusciremo a costruire una società più solidale dove la prepotenza e arroganza non prevarrà mai». Al termine della conferenza stampa, svoltasi nella sala riunione del Duomo di San Leoluca, mons. Giuseppe Fiorillo ha ribadito l’importanza della quinta assemblea provinciale di “Libera” nel corso della quale sarà rinnovato il coordinamento provinciale. Alla manifestazione parteciperanno numerose delegazioni di studenti in rappresentanza delle scuole superiori vibonesi. Nel corso della conferenza stampa mons. Giuseppe Fiorillo, a nome di “Libera”, ha espresso solidarietà al capo servizio della redazione di Vibo Valentia della Gazzetta del Sud Nicola Lopreiato minacciato dal presunto boss di Filandari Leone Soriano. Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud 44 Cronaca di Vibo . MALTEMPO Il sen. Bevilacqua chiede l’intervento del Comune e della Regione per mettere in sicurezza il litorale Un tavolo tecnico per salvare la costa Azioni concrete per uscire dall’emergenza Rifiuti e depurazione Vento forte e onde alte 4 metri hanno provocato danni nella zona Pennello Mazzeo (Pdl) sollecita i partiti al dialogo Sui danni provocati dal maltempo che per diversi giorni ha flagellato il litorale cittadino interviene il sen. Francesco Bevilacqua (Pdl) il quale intende promuovere un tavolo tecnico al quale siederanno Comune e Regione. «Molte le zone – sottolinea il parlamentare – colpite dal nubifragio. Ancora una volta il Vibonese è investito dalla furia del maltempo. Il bollettino dei danni deve spingere Comune e Regione a programmare interventi tendenti a proteggere la costa». Il parlamentare, dal canto suo, si sta già attivando affinchè possano essere reperiti dei fondi, oltre a quelli già stanziati per il porto, per fronteggiare la grave situazione d’emergenza. «So che il Comune sta già effettuando uno studio dettagliato delle correnti marine – ha aggiunto il sen. Bevilacqua – in modo da realizzare un sistema di protezione efficace, soprattutto nel quartiere Pennello, volto a garantire sicurezza ai cittadini e alle strutture turistiche ubicate lungo tutto il litorale». Criticità e rischi esponenziali che per il parlamentare del Popolo della libertà, vanno La forza del mare mette in ginocchio la zona Pennello Il lungomare di Bivona investito dalla furia del mare Flagellate tutte le coste del litorale sanati prendendo atto anche della complessità dei processi che vedono il tessuto idrogeologico del territorio intrinsecamente compromesso. Mali antichi, legati alla mancanza di una politica ambientalista seria, a scelte politiche inadeguate, a interventi attuati con approssimazione come la barriera frangiflutti realizzata in zona Pennello che anzichè smorzare la forza delle onde fa da trampolino di lancio. Ed è propio per fare il punto della situazione e mettere in piedi soluzioni e risposte che preservino l’ambiente e garantiscano ai cittadini sicurezza e migliore qualità della vita che il sen. Bevilacqua si farà promotore di un tavolo tecnico a cui siederanno Comune e Regione. «Se alla questione ambientale – ha concluso il parlamentare – non si dà priorità assoluta non ci sarà mai uno sviluppo equilibrato del territorio che promuova una gestione ottimale delle risorse e la qualità degli insediamenti urbani». I cittadini di Vibo Marina e Bivona si augurano che dopo le sollecitazioni del sen. Bevilacqua il Comune e la Regione intervengano. Mario Mazzeo, capogruppo del Pdl a palazzo “Luigi Razza” invita i sindaci del litorale a mobilitarsi per avviare un tavolo di concertazione permanente in grado di affrontare e risolvere emergenze gravi come quelle dei rifiuti, della depurazione e della carenza idrica. «Se questi problemi non verrano risolti per tempo – ha affermato il consigliere comunale – si rischia di compromettere la prossima stagione turistica da cui dipende il lavoro di centinaia di persone. L’industria turistica è l’unico volano di sviluppo per questa nostra martoriata provincia». Mazzeo ricorda che il dibattito su problematiche importanti come quelle dei rifiuti e della tutela ambientale non è più rinviabile. «Purtroppo queste tematiche – ha aggiunto l’esponente politico – sono di scottante attualità sopratutto alla luce del fatto che tra non molto, quando il commissario per l’emergenza ambientale, che in questi lunghi anni di gestione ha rappresentato una vera iattu- La denuncia del sindacato di categoria: come è possibile che un detenuto scriva queste lettere da un carcere della Repubblica italiana? Minacce mafiose, solidarietà al giornalista Nicola Lopreiato «Tutti al fianco di Nicola Lopreiato». Dà voce alla solidarietà ma fa anche un passo in avanti il segretario del Sindacato giornalisti della Calabria, componente della Giunta esecutiva dell’Fnsi, Carlo Parisi, commentando la lettera di minacce inviata al responsabile della redazione di Vibo Valentia della Gazzetta del Sud, Nicola Lopreiato, dal boss della ‘ndrangheta Leone Soriano. Parole forti, attraverso le quali Parisi intende lanciare un messaggio. Non comprende, come sia possibile che mentre «si vorrebbe imbavagliare la stampa, mettendo sotto controllo l’informazione, si consente ad un detenuto di scrivere e spedire tranquillamente dal carcere una lettera di minacce ad un giornalista, scomodo sem- plicemente perchè svolge il proprio mestiere di cronista. Nei confronti dei giornalisti si stringono, insomma, le maglie dei controlli, violando, a volte, anche i più elementari diritti in materia di segreto professionale, mentre un detenuto può concedersi il lusso di scrivere dal carcere lettere ad un serio e onesto giornalista come Nicola Lopreiato minacciando pesantemente lui e la sua famiglia. É possibile e lecito?». Chiede risposte, fatti Parisi. Per andare oltre le parole. «La magistratura e le forze dell’ordine – conclude – sono chiamate oggi a spiegare come sia possibile continuare a minacciare e, a questo punto, forse anche a dettare ordini, da un carcere della Repubblica Italiana». Conosce bene il mestiere dei giornalisti. Uomini che, spesso, devono lottare su più fronti. Che non hanno bisogno della solidarietà. Perchè il loro è un lavoro. Da svolgere con onestà. E all’onestà prestano il loro volto. Caricandosi di responsabilità, in nome del diritto all’informazione. Però, accade che «le parole che fanno tremare la ‘ndrangheta». Scrivono così dal Centro studi “Lazzati”, presieduto da Romano De Grazia, giudice emerito della Corte di Cassazione, nell’esprimere solidarietà a Lopreiato. «Nella missiva contro Carlo Parisi (Fnsi): tutti al fianco di Lopreiato, lo Stato dia risposte concrete il giornalista spiccano le parole “pensa alla tua famiglia che è meglio per tutti”. A tal proposito – precisano – come per i mafiosi il termine famiglia si estende a tutti i loro associati anche per i giornalisti che fanno il loro dovere dando la dovuta informazione senza omissioni o fiancheggiamenti il termine famiglia si estende a tutti gli uomini di buona volontà che hanno il dovere di informare ed essere informati». Dal Centro studi Lazzati, si domandano «come mai gente di “tanto onore” da non aver paura e ribrezzo del sangue versato e fatto versare, dimostri poi timore alla vista di semplici parole. Sarà – concludono – che anche la ‘ndrangheta ha capito che le parole sono in grado di costruire menti e concetti che prima Lia Staropoli, dirigente del movimento: vorrei che i cittadini vessati denunciassero Ammazzateci tutti invita gli imprenditori a liberarsi dalla morsa della criminalità «Gli imprenditori onesti colpiti dalla criminalità organizzata non sono soli». Ad affermarlo Lia Staropoli dell’esecutivo nazionale del movimento antimafia “Ammazzateci tutti” la quale aggiunge: «Questa escalation di attentati dovrebbe spingere molti altri a denunciare e sottrarsi alle morse delle ‘ndrine. Mi riferiscono in particolare agli episodi di Nicotera Marina e di Limbadi». La rappresentante del movimento antimafia “Ammazzateci tutti”, desiderosa di vedere il territorio senza la pressione asfissiante dei clan mafiosi aggiunge: «Vivo a Limbadi e vorrei vedere i miei concittadini vessati dalla ‘ndrangheta fare la fila per denunciare in caserma e non mettersi in fila nei bar per offrire il caffè a boss ed affiliati. Continuare a prestare il proprio “consenso sociale” alla ‘ndrangheta equivale a conferire ai peggiori criminali legalità. Il nostro – pro- I locali dello stabilimento balneare Miragolfo distrutti dalle fiamme segue – pieno sostegno a chi decide di non sottostare ai soprusi della criminalità organizzata nella concreta speranza che in una delle roccaforti della ‘ndrangheta possa divenire la regola e non rimanere l’eccezione». A fare quadrato attorno agli imprenditori, finiti sotto il tiro del crimine organizzato, l’altro ieri era stato il segretario generale della Fillea Cgil Luigi Denardo il quale aveva invita- to le forze sociali a fare fronte comune per frenare lo strapotere delle ‘ndrine che con il pugno di ferro governano ampi settori della vita economica della provincia vibonese.(l.f.) o poi finiranno col ribaltare l’attuale situazione di criminalità in cui versa il nostro Sud?». Una nuova coscienza che si fa spazio e che chiama alla mobilitazione. Chiede questo anche il sen. Francesco Bevilacqua che esprime la sua vicinanza a Lopreiato e ribadisce il suo impegno in questa lotta. Solidarietà e impegno che vede anche la Cgil in campo accanto al caposervizio della redazione vibonese. Il segretario Franco Garufi, infatti, invoca con urgenza «un’iniziativa incisiva e rapida di tutte le organizzazioni e della società per affermare le ragioni della legalità contro la barbarie mafiosa». E sulla stessa lunghezza il coordinamento provinciale del Movimento Scopelliti che ha voluto riunirsi per fare il punto sulla situazione che offusca il Vibonese. Un messaggio «all’uomo e al professionista» per «l’impegno che contraddistingue il suo lavoro quotidiano». Chiedono che sia fatta luce. Così come fa il Circolo vibonese della Stampa, presieduto da Giuseppe Sarlo, che condanna il grave gesto e ribadisce come lo Stato debba «difendere e proteggere» chi come Lopreiato «si distingue per il il suo coraggio professionale e la sua ferma capacità di denuncia». Condanna e solidarietà, poi, anche dal Circolo Il giudice Romano De Grazia: le parole fanno tremare la ‘ndrangheta ra per la Regione, sarà liquidato, ogni provincia dovrà attrezzarsi. In questo delicato settore a poco servono, dunque, demagogie e strumentalizzazioni, nè può essere utile l’ambientalismo urlato e poco realistico. Lo stesso utilizzato dal presidente della provincia Francesco De Nisi che in merito alla realizzanda discarica di San Calogero finora ha fatto solo proclami. Il senso – ha proseguito – realistico di affrontare le cose dovrebbe spingere al contrario al dialogo costruttivo tra le forze politiche, così come ad esempio sta avvenendo al comune di Rende dove il centrodestra e il Partito democratico hanno avviato un percorso comune sul fronte dello smaltimento dei rifiuti e sulla possibile realizzazione di un termovalorizzatore». Mazzeo, conclude puntando il dito contro il vice presidente del consiglio comunale Giovanni Russo (Pd) il quale, a suo dire, non abbia mai preso in considerazione di aprire un dibattito serio sul fronte della tutela ambientale. della stampa cosentina presieduto da Gregorio Corigliano, dall’assessore comunale Nicolino La Gamba e dal consigliere comunale del Pd Giovanni Russo e dal sindaco di Mileto Vincenzo Varone. Un pensiero e un invito ad andare avanti, così come quello di Maximiliano Granata e dell’on. Francesco Pionati (Alleanza di centro). Solidarietà che giunge anche da Lorenzo Passaniti, da Raffaele Greco, dai giornalisti Maurizio Bonanno e Patrizia Venturino, da Eduardo Meligrana, da Francesco Procopio, da Lia Staropoli del movimento “Ammazzateci tutti” e da Domenico Petrolo del dipartimento informazione del Pd, da Franco Corbelli. Un coro per ribadire la necessità di stare accanto a Lopreiato e fare fronte comune contro la spavalderia della criminalità, «che ha raggiunto – scrive Nello Ruello – livelli incredibili se da un carcere viene spedita una lettera come quella arrivata a Lopreiato».(s.m.) Agenda telefonica cittadina FARMACIA DI TURNO FARMACIA BUCCARELLI - via Popilia, 34 Tel. 0963592402 AMBULANZE Croce Rossa italiana tel. 43843. Mimmo Polistena Onlus, 0963/94420 Centralino - Tel. 0963/962983 FARMACIA NOTTURNA FARMACIA MARCELLINI - Via Toscana, 26 - Vibo Marina - Tel. 0963572034 «118» Servizio d’emergenza sanitaria. Centralino - Tel. 0963/962700 OSPEDALE CIVILE Centralino tel. 9621 Pronto soccorso tel. 962352 Centralino - Tel. 0963/777111 GUARDIA MEDICA Orario: prefestivi: dalle ore 10 alle ore 20; festivi: dalle ore 8 alle ore 20; notturni: dalle 20 alle 8 all’Ufficio sanitario, tel. 93808 e Vibo Marina tel. 572621 ACQUARO tel. 353289 ARENA tel. 355312 BRIATICO tel. 391946 CAPISTRANO tel. 325548 CESSANITI tel. 501005 DINAMI tel. 0966/904478 DRAPIA (Brattirò) tel. 68455 FABRIZIA tel. 314156 FILADELFIA tel. 0968/724425 GEROCARNE (Ciano) tel. 356314 JOPPOLO tel. 883336 LIMBADI tel. 85990 MAIERATO tel. 253399 MILETO tel. 336303 MONGIANA tel. 311214 MONTEROSSO CALABRO, 325557 NARDODIPACE tel. 313135 NICOTERA tel. 886222 PIZZO tel. 534102 PIZZONI tel. 358688 POLIA tel. 321157 RICADI tel. 663818 ROMBIOLO tel. 366011 SAN CALOGERO tel. 361092 SAN COSTANTINO CAL., 331574 SAN GREGORIO D’IPPONA 261483 SAN NICOLA DA CRISSA, 73013 SANT’ONOFRIO tel. 267214 SERRA SAN BRUNO tel. 71354 SIMBARIO-SPADOLA tel. 74776 SORIANO CALABRO tel. 351433 SPILINGA tel. 65500 STEFANACONI tel. 508637 TROPEA tel. 61366 VIBO VALENTIA tel. 41774 VIBO VALENTIA MARINA tel. 572621 ZAMBRONE tel. 392450 ZUNGRI tel. 664404 CARITAS - CENTRO SERVIZI Piazza Luigi Razza, 10 (Santa Maria del socc.) tel. 0963/471750 COMUNE Tel. 0963/599111 CONSULTORIO FAMILIARE Viale Matteotti - Tel. 0963 42014-472105 CHIAMATA TAXI Tel. 41490 OSPEDALE CIVILE DI PIZZO OSPEDALE CIVILE DI SORIANO OSPEDALE CIVILE DI SERRA SAN BRUNO OSPEDALE CIVILE DI TROPEA Centralino - Tel. 0963/962800 CARABINIERI Via Pellicanò, 19 tel. 0963/592404 Pronto intervento, 112 QUESTURA Via S. Aloe, tel. 0963/965111 Pronto intervento, 113 Ufficio stranieri tel. 0963/965515 Ufficio Relazione Pubb., 0963/965549 POLSTRADA IGIENE PUBBLICA Tel. 0963 962541-962537 Via Manzoni, tel. 0963/996611 ITALGAS Ufficio guasti tel. 800 900 999 Piazza D. Taverna, tel. 0963479111 POLIZIA MUNICIPALE Tel. 0963/599606 Comando provinciale Via Emilia, 11 - Vibo Marina tel. 0963/573707 Pronto intervento: 117 Roan: tel. 0963/572082 TELEFONO AZZURRO Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito) Linea istituzionale tel. 051/481048 EMERGENZA INFANZIA tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato. 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