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Federico Buffa, le Olimpiadi del `36
Federico Buffa, le Olimpiadi del ‘36 Mercoledì 16 dicembre presso le Officine H di Ivrea Federico Buffa ha presentato “le Olimpiadi del ‘36”, uno spettacolo scritto da Emilio Russo in cui il notobgiornalista sportivo fa la sua prima apparizione come attore. Si tratta in effetti della prima esperienza di Buffa sul palcoscenico; avvocato non di professione, il grande pubblico lo ha conosciuto sul piccolo schermo ai microfoni di Sky inizialmente qualità di commentatore NBA e successivamente come story teller nei programmi “Buffa racconta...” , in cui vengono raccontate le biografie dei campioni del calcio presenti e passati, e “Storie Mondiali”, trasmesso prima dei Mondiali 2014, dove vengono narrate le vicende di tutti i più importanti campionati del mondo precedenti. Nella conduzione di questi due programmi Buffa ha dato dimostrazione di notevoli qualità nel campo della narrazione in ambito sportivo dando vita di fatto a un personaggio ibrido capace di trasmettere allo spettatore le emozioni dello sport e di catapultarlo con l’immaginazione sullo scenario da lui narrato; ora lo riscopriamo come attore. Nello spettacolo, musicato da Alessandro Nidi, Buffa è affiancato sul palco dalla cantante Cecilia Gragnani, mentre sullo sfondo scorrono le immagini del film girato nei giorni di Berlino ‘36 da Leni Riefensthal. Lo spettacolo è diviso in due parti, nella prima Buffa interpreta il comandante del villaggio olimpico, Wolfgan Furstner; in questo ruolo egli rappresenta tramite una magistrale ricostruzione storica il significato e i fini che le Olimpiadi del ’36 avrebbero dovuto avere secondo i piani di Hitler e degli alti gerarchi della Germania nazista. Inizialmente riluttante a ospitare le Olimpiadi nella città di Berlino Hitler fu convinto dal suo ministro Goebbels, definito sulla scena da Buffa “genio del male”, che fu in grado di cogliere i vantaggi che tale evento avrebbe comportato a livello propagandistico per la Germania nazista, anche grazie ai risultati ottenuti dagli atleti della selezione tedesca che, come specifica sul palco lo stesso Buffa, non vinse ma stravinse le Olimpiadi del 1936 con un numero di medaglie ineguagliabile. Tuttavia le loro intenzioni non si realizzarono del tutto, nati con lo scopo di celebrare la superiorità della razza ariana i giochi olimpici del ’36 finirono per diventare il simbolo dell’uguaglianza, come si scopre nella seconda sezione della rappresentazione. La seconda parte dello spettacolo è a sua volta divisa in due unità in cui Buffa interpreta due dei grandi protagonisti delle Olimpiadi. Nella prima il protagonista è Jesse Owens, un ragazzo afroamericano proveniente da una famiglia molto povera dell’Alabama, ma dotato di straordinarie capacità atletiche che lo portarono fino alle Olimpiadi di Berlino ’36, dove scrisse la storia battendo quattro record del mondo in 45 minuti. Si narra che dopo la vittoria di Owens contro l’atleta tedesco Luz Long (uomo alto e biondo che incarnava fisicamente il prototipo della razza ariana e che, a dispetto delle differenze razziali diventò il più grande amico di Owens) Hitler si sia alzato e sia uscito dallo stadio per non stringere la mano ad un afroamericano. Il protagonista della seconda sezione della seconda parte dello spettacolo è l’atleta Sohn-Kee Chung, coreano di nazionalità ma obbligato contro la sua volontà a gareggiare per il Giappone. Dopo la sua celebre vittoria nella maratona egli usò la medaglia d’oro per coprire la bandiera giapponese appuntata forzatamente sulla sua divisa, oltraggio inaccettabile per un coreano. Alle Olimpiadi del 1988 Sohn ebbe la sua rivincita, dopo 52 anni da questa umiliazione egli portò la fiamma olimpica nello stadio di Seul indossando la maglia della sua nazione, la Corea. Brando Verzera 5^B Clac AGB