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Per non correre invano
Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari BURUNDI CAMERUN CIAD CONGO R. D. MOZAMBICO SIERRA LEONE BANGLADESH FILIPPINE GIAPPONE INDONESIA TAIWAN THAILANDIA AMAZZONIA BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Fruisce di contributi statali (legge 270/1990) In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2014 GIUGNO/LUGLIO n. 6 Per non correre invano È fedele al vangelo chi è attento ai poveri P iù si legge Evangelii gaudium più ci si rende conto che è uno scritto di grande freschezza evangelica e umana, propositivo e stimolante. È un inno alla gioia del vangelo e conferma che la parola di Gesù, detta duemila anni fa, porta con sé una ricchezza che è ancor oggi attuale, in grado di “muovere” lo spirito delle donne e degli uomini. Di questo documento straordinario, scritto con grande semplicità e leggibile per tutti, pren- diamo qui in considerazione la parte che s’intitola: “Fedeltà al vangelo per non correre invano” (numeri 193-216). Un doppio sogno Papa Francesco insegue un duplice sogno, che tuttavia ha una sola matrice: egli desidera una “chiesa povera per i poveri” (198) e sogna una comunità cristiana che sappia “ascoltare il grido dei poveri” (193). Questo per il papa significa vivere e compiere la grande beatitudine evangelica: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. E commenta: “È un messaggio così chiaro, così diretto, così semplice, che nessuna interpretazio- p. GABRIELE FERRARI, sx ne ecclesiale ha il diritto di relativizzarlo” (193). Mai può mancare “l’attenzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via” (195). Il discorso del papa si articola in quattro passaggi fondamentali. 1. Non solo “buon cuore” “Per la chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica” (198). Cioè, l’impegno per i poveri riguarda la stessa fede del credente, non solo il suo buon cuore o il suo senso di giustizia per una società ben ordinata. È la stessa fede in Dio che esige la scelta a favore dei poveri, con buona pace di coloro COSÌ SI FA ! Un esempio davvero convincente p. MARCELLO STORGATO, sx S cene bellissime, scene incredibili di ordinaria umanità e fortemente umanizzanti. Non strette di mani fredde e calcolate, ma abbracci caldi di fraternità, volto a volto, occhi con occhi, guancia a guancia, braccia che avvolgono, capi chinati uno sull’altro, quasi a cercare consigli di strategia per azioni comuni, come fanno i giocatori delle squadre di rugby… Cosa non abbiamo visto - e grandemente goduto - nei tre giorni del viaggio di papa Francesco in Medio Oriente, ai popoli di Giordania, Palestina e Israele, dal 24 al 26 maggio! Una visita breve, ma quanti abbracci! Tanti abbracci in questa visita breve e intensa. Dopo 50 anni dalla visita compiuta da papa Paolo VI e quel suo storico abbraccio con il patriarca Atenagora, l’abbraccio affettuoso con Bartolomeo. Non per ripetere cose già viste, ma per risuscitare propositi intimi di riconciliazione e comunione, quasi impolverati nei cassettoni delle curie. Il monarca giordano Abdallah che, con coraggio e senza lagne, da tanti anni ospita e protegge milioni di profughi dalle guerre e violenze dei paesi vicini, e fa da chauffeur sulla Clubcar e porta il suo ospite, quasi fosse uno di famiglia, fino a Betania, sulle rive del Giordano, dove Gesù è stato battezzato. Ad Abu Mazen e Shimon Peres, rispettivamente presidenti di Palestina e di Israele, papa Francesco ha offerto la sua casa di Santa Marta per pregare insieme - “nel segreto”, come dice il vangelo - perché la pace “non si può comprare né vendere”, ma va prima di tutto invocata come dono di Dio, insieme alla conversione del cuore, e poi “va costruita artigianalmente con gesti quotidiani di umiltà e fratellanza, perdono e riconciliazione”. E quel suo appoggiarsi ai due grandi muri - il muro della vergogna e il muro del pianto - quasi bastasse il lieve tocco della mano e della fronte del pontefice, costruttore di ponti, a farli crollare e aprire le frontiere al passaggio dei popoli della Terrasanta e del mondo intero. E finalmente l’abbraccio trinitario con il rabbino Abraham Skorka e l’imam Omar Abboud, quasi una nuova icona della Trinità di Rüblev: un abbraccio insistente, con le braccia al collo, guancia a guancia, come tra fratelli e amici da sempre: le tre religioni credenti nell’Unico Dio strette nello stesso amplesso, per dimenticare rancori passati e voler ricostruire rapporti fraterni e amichevoli per il maggior bene dell’umanità. Quando le persone hanno il coraggio di guardarsi negli occhi, riconoscere i volti, salutarsi e abbracciarsi, nel rispetto della propria identità, comunicano fiducia, simpatia, fraternità. È proprio il caso di dirlo: così si fa! ■ Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia Abbonamento annuo € 10,00 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue che in passato (e non solo in passato) la dichiaravano una scelta ideologica di sinistra. 2. Non affogare nelle parole Infatti, “senza l’opzione preferenziale per i poveri, l’annuncio del vangelo, che pure è la prima carità, rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone” (199). Per il papa nessuno dovrebbe dire che sta lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze importanti. È così facile, infatti, trovare scuse per non occuparsi dei poveri! Chi dice che la povertà va affrontata a livello politico, a livello delle grandi compagnie multinazionali, chi si accontenta di studiare le dinamiche che producono la povertà senza sporcarsi le mani con i poveri, chi ha paura del comunismo… Il papa ricorda a tutti che nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale (201). 3. Agire in fretta Si deve agire con urgenza perché, secondo papa Francesco, “la necessità di risolvere le cause strutturali della povertà non può attendere” (202). Non possono bastare i piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze. Essi sono delle risposte provvisorie. Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta del mercato e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali dell’inequità, non si risolveranno i problemi del mondo, e in definitiva nessun problema. Scrive papa Francesco: “Dà fastidio che si parli di etica, dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio che si parli di distribuzione dei beni, dà fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli, dà fastidio che si parli di un Dio che esige un impegno per la giustizia… La comoda indifferenza di fronte a queste questioni svuota la nostra vita e le nostre parole di ogni significato” (203). 4. Curare la fragilità Infine occorre “avere cura della fragilità” (209). Cioè, prendersi cura dei più fragili della terra: i senza-tetto, i tossico dipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati, i migranti, le donne che soffrono situazioni di esclusione... “Tutti noi cristiani - conclude il papa - siamo chiamati a prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo” (209). Viene spontaneo chiedere a noi stessi: A che punto siamo? Da che parte stiamo? Quanto siamo noi veramente “fedeli” al vangelo di Cristo? Stiamo… “correndo invano”? ■ Nella foto di R. Benzoni, l’espressione curiosa di Ajò, una bimba di Kindu, la nuova missione dei saveriani, in Congo RD, dove i giovani sono i protagonisti di un bel progetto. 6 2014 giugno/luglio n. ANNO 67° 2 P. Rabito, missionario da 70 anni 3 Pionieri a Kindu, nuova missione 4/5 Se la vita perde dignità 6 Sempre insieme per Cristo Un mondiale di... periferia Laicato: Per vivere lo spirito saveriano Per costruire la “Città dei giovani” Messaggio dalle chiese: Migranti, trafficanti ed Europa 2014 GIUGNO/LUGLIO M IS SION E E SPIRITO MISSIONE FAMIGLIA Sempre insieme per Cristo Il fascino degli sposi Priscilla e Aquila sr. TERESINA CAFFI, mM F orse fu a Roma, tra i primi cristiani della città, che Priscilla e Aquila incontrarono e accolsero Gesù. Originari dal nord dell’attuale Turchia, non sappiamo le ragioni che li avevano portati alla grande capitale. Fatto sta che quando nel 49 scoppiarono dispute fra giudei e cristiani, la coppia fu tra coloro che l’imperatore Claudio scacciò dalla città. Ripresero dunque il mare per un mezzo viaggio di ritorno, fermandosi a Corinto. Là, i due sposi furono il seme cristiano nascosto della comunità, che Paolo fonderà quando l’anno dopo, reduce dal mezzo fiasco di Atene e all’estrema tappa di un lungo viaggio, arriverà nella città. Priscilla e Aquila furono per Paolo una di quelle sorprese di tenerezza che Dio non manca mai di dare a quanti lo servono. Furono per lui casa, amicizia, possibilità di lavoro, inattesa occasione di un discorso di fede condiviso. Certo Aquila e Priscilla ebbero un supplemento di catechesi straordinario. Nessuno sa quan- to fu il dare e l’avere in quegli scambi serali, dopo una giornata di lavoro. La vita li aveva già sballottati, ma non ci pensarono due volte, un anno e mezzo dopo, a chiudere casa e laboratorio e a seguire Paolo nel suo viaggio in mare fino a Efeso. Discepoli e apostoli. A Efeso Paolo non passa molto tempo, ma lascia loro, ormai non solo discepoli ma apostoli. Apostoli degli apostoli, perché quando FIORETTI DI P. UCCELLI IL SUO AMORE PER I POVERI p. GUGLIELMO CAMERA, sx Angelo Cocconcelli, sacerdote Reggiano, dà una preziosa D on testimonianza, assicurando che il servo di Dio p. Pietro Uccelli 2 ha vissuto la virtù della carità fin dall’inizio del suo sacerdozio e che i poveri erano i suoi prediletti. “A Cavriago, dove sono nato, ho sempre sentito parlare di p. Pietro Uccelli come di un santo. Si era distinto per la sua carità, fino a portare il suo piatto di minestra a un povero che aveva bussato alla porta all’ora del pranzo. Allora, generalmente, si dava un pezzo di pane e basta. Invece lui ha preso il piatto della minestra e lo ha offerto al povero. Tutto il paese è rimasto colpito dal gesto”. Nei tanti anni vissuti a Vicenza, p. Uccelli ha praticato tutte le opere di misericordia. Si recava regolarmente anche in un istituto di rieducazione per ragazze emarginate o condannate dai tribunali. Non solo visitava i poveri e consolava gli afflitti, ma era capace di piangere con chi piangeva. Ecco una bella testimonianza. “Appena entrai nella stanza, vidi un fraticello piccolino che mi disse: «Si sieda qui, mi racconti la sua storia». Io cominciai a raccontare, e raccontando piangevo. Il bambino, vedendo me piangere, si mise a piangere. E padre Uccelli, commosso, si mise a piangere anche lui. Così tutti e tre abbiamo tirato fuori il fazzoletto per asciugare le lacrime!” (Tapparo Maria). Anche i ragazzi di strada avevano un posto nel cuore di p. Uccelli, e loro si accorgevano della sua attenzione missionaria. “Quando p. Uccelli passava per la strada in bicicletta, anche i ragazzi lo chiamavano, in senso benevolo. Erano ragazzi di strada. Tutti gli volevano bene e lo salutavano: «Padre Uccelli, padre Uccelli!». E lui alzava la mano destra in segno di saluto, sempre!” (Palmira De Nardo). Padre Uccelli aveva anche un’altra caratteristica: non faceva distinzioni tra le persone. Per lui anche i poveri e gli operai erano “signori” e come tali li trattava. “Penso all’umiltà di quel sacerdote: pur avendo una grande personalità, era educatissimo. Chiamava sempre mio padre, «il signor Bruno». E il papà, commentando il fatto con noi, diceva: «Io mi sento tanto un signore! Pensa, padre Uccelli mi dice, signor Bruno!». Questo è molto bello. Con una semplice parola p. Uccelli gli aveva fatto sentire di essere una persona. In fondo il papà era un semplice pittore, con la quinta elementare fatta in qualche modo dopo la guerra” (la figlia Fanin Mira). ■ arriva Apollo tanto ardito quanto inesperto, lo prendono con delicatezza in disparte e gli trasmettono quanto anch’essi hanno ricevuto. Apollo ascolta, reimposta il suo messaggio e la comunità scrive per lui una lettera di raccomandazione quando egli parte per Corinto. Quanto a Priscilla e Aquila, la loro casa è la chiesa dei primi cristiani di Efeso (1Cor 16,19; Rom 16,5). Su di loro c’è tanto di non detto; lo possiamo solo intuire quando Paolo scrivendo ai Romani li definisce “miei collaboratori in Cristo Gesù”, e racconta che hanno rischiato la pelle per salvargli la vita; e a Timoteo, che ben li conosceva dai tempi di Co- LA PAROLA A Corinto, 2 Paolo trovò un giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i giudei. Paolo si recò da loro 3 e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende (…). 18 Paolo s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila (…) 19 Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi (…). 24 Arrivò a Efeso un giudeo di nome Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, esperto nelle Scritture. 25 Questi era stato istruito nella via del Signore e con animo ispirato parlava e insegnava con accuratezza ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. 26 Egli cominciò a parlare con franchezza nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. Atti 18, 2-26 rinto, dice di salutarli (2Tim 4,9). Quello che affascina in questi due sposi è la sintonia che li vede sempre citati insieme, prima l’una e poi l’altro, prima l’uno e poi l’altra. Una vita cui la fede ha impresso direzioni impensate. Una dedizione a far crescere più che a essere protagonisti. Un rischio messo tranquillamente in conto. E tutto questo, insieme. Possiamo solo desiderare storie così, sintonie matrimoniali orientate da una comune passione per Cristo. Priscilla e Aquila lo raccontavano come danzando insieme per lui. In un Amore che non toglieva niente al loro amore, anzi lo cementava e lo apriva su spazi immensi. Nella loro casa, come in un grembo, la comunità si alimentava della Parola, del Pane spezzato e della Comunione, e capiva meglio che il sogno di Dio è fare di un’umanità dispersa una sola famiglia, la sua famiglia. ■ MISSIONE GIOVANI Un mondiale di... periferia DIEGO PIOVANI - [email protected] S re, presidente e garante… Iscriarrivati i cioccolatini! Dove teiamo nel pieno dei monve la squadra al campionato CSI nete le banane?”, sono solo aldiali di calcio… L’avven(Centro sportivo italiano) e l’avcuni degli apprezzamenti ricevutura è iniziata e il Brasile per un ventura inizia. ti. I ragazzi di Mario finiscono mese è sotto i riflettori del monLe prime difficoltà sono logiper rispondere alle offese e per do. Telecamere, microfoni e sastiche, perché alcuni componenperdere la giusta concentrazione. telliti descrivono nel dettaglio ti, conclusa la giornata di lavoMario chiama il figlio Alesle gesta di calciatori più o meno ro, per allenarsi devono prendesandro, gli chiede una mano. noti. Non mancano servizi e pare il pullman e percorrere diversi Insieme, cercano di far capigine dedicati all’altro mondiale, chilometri. Dopo gli allenamenre ai ragazzi che loro devono quello delle favelas, dei bambiti, Mario spesso invita a casa alsolo giocare, di essere “cattini in infradito, della bellezza dei cuni dei giocatori più “affamavi” dal punto di vista agonistipaesaggi naturali, delle proteti” da affidare alla cucina della co, di non ascoltare le provoste per i costi organizzativi, demoglie Silvana. Gli etti di pasta cazioni, anche perché, a causa gli operai vittime sul lavoro per e il pane inzuppato nel sugo non di un italiano zoppicante, le loconsegnare in tempo uno stadio si contano! ro rimostranze non sono capiall’altezza. Questa strana squadra afrite. Ci avrebbero pensato Mario L’altro mondiale si gioca tutte cana, un po’ arruffata e indiscie Alessandro, che in qualche le settimane anche da noi, in Itaplinata, lentamente apprende partita è perfino sceso in camlia, e non ha le copertine patinate i consigli e le direttive di Mapo per aiutare i ragazzi africani. di questi giorni. Sono storie che rio. Le sconfitte si trasformano La classifica migliora, la prima non fanno audience, perché nesin vittorie e la classifica a metà posizione è vicina. suno le racconta, perché si svolanno ha un aspetto soddisfacenIl parroco però pretende gono nei campionati minori. E te. Meno l’accoglienza dei tifoche giochi solo chi partecipa alproprio da una delle periferie del si delle squadre ospitanti: “Sono la Messa. Mario allora ricorre a nostro paese arriva un’avventura tutte le sue doti che desidero farvi sindacali per far conoscere. capire al parroco Mario, ex opeche solo giocanraio e sindacalido sarebbe stato sta in pensione, più facile avvisensibile ai tecinare i giovani mi dell’immigraafricani alla vita zione, è un granparrocchiale. de appassionato L’ultima partidi calcio. Lo seta, decisiva per il gue fin da giovaprimo posto, va ne, vedendo anmale. L’annata, che il figlio Alesperò, nonostansandro raggiunDani Alves, difensore brasiliano del Barcellona, raccoglie, sbuccia e mangia te le difficoltà, gere buoni livella banana che i “tifosi” avversari gli hanno tirato, come gesto di razzismo si conclude con li. Nella sua parINTENZIONE MISSIONARIA tante soddisfazioni. I giovani rocchia gravitano tanti cittadini E PREGHIERA DEL MESE africani sono migliorati dal punextracomunitari che la domenica to di vista tecnico, ma soprattutsi ritrovano per “fare comunità”, I disoccupati ottengano to hanno imparato a ignorare… arrivando anche dai paesi vicini. il sostegno e il lavoro di cui gli ignoranti, a rispettare le conMario ha un’idea geniale: hanno bisogno per vivere segne, gli orari e l’impegno. E in creare una squadra di calcio a 7 con dignità. cambio hanno ricevuto l’umanigiocatori, composta da giovani Lo Spirito Santo sostenga tà e la generosità di Mario e delstranieri. Basta un passaparola e l’opera dei laici che annunciala sua famiglia. il gioco è fatto. Mario è allenato■ no il vangelo nei Paesi poveri. Conforti: “Perfezioniamo il nostro cuore e combattiamo l’egoismo”. 2014 GIUGNO/LUGLIO V ITA SAV ERIA N A Padre Rabito: “Posso ancora fare qualcosa” Prete missionario da 70 anni, per 57 anni in Sierra Leone un proverbio africano: D ice “Un anziano seduto vede dato vita a numerose comunità cristiane che lui ha seguito con tenace regolarità. Anche avvicinandosi alla bella età di 90 anni, tre volte alla settimana partiva da Makeni alle 2 del pomeriggio per incontrare i catecumeni all’uscita dalla scuola. Ogni domenica celebrava la santa Messa in due o tre cappelle diverse e, finché l’età glielo ha permesso, ha girato sulla sua moto, suscitando con la sua barbetta bianca, la gioia e la curiosità dei bambini. più lontano di un giovane in piedi”. Padre Giuseppe Rabito, classe 1919, scruta ancora l’orizzonte in lontananza e sogna di poter tornare ancora in Sierra Leone. “Posso ancora fare qualcosa!”, ripete spesso. È tornato definitivamente in Italia nel 2011 per una rottura al femore, ma non ha abbandonato l’interesse per la missione e per i tanti cristiani che lui ha aiutato a conoscere Gesù Cristo. Ordinato sacerdote il 28 maggio 1944, è pronto a celebrare il settantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale il 29 giugno 2014 nella chiesa parrocchiale di Villaverla (VI), dove 70 anni fa aveva celebrato la sua prima Messa. Sempre sulla sua moto “Padre Pino” - così è conosciuto al suo paese - ha speso ben 57 anni della sua vita missionaria in Sierra Leone, la nazione dell’Africa occidentale sull’oceano Atlantico, definita “la tomba dei bianchi”. È uno dei primi dieci saveriani in quella missione e uno dei fondatori della diocesi di Makeni, dove Zelo missionario e preghiera Il suo impegno maggiore è stato nella formazione della gente. Sono migliaia i ragazzi e le ragazze che egli ha Padre Giuseppe Rabito felice sulla sua motocicletta, in visita alle comunità di villaggio, in Sierra Leone erano arrivati i primi saveriani nel luglio del 1950. Padre Pino ha avuto l’intuito di aprire la missione saveriana tra l’etnia limba, il secondo gruppo etnico nel nord della Sierra Leone. Già negli anni cinquanta, attraverso una rete di scuole e di cappelle, p. Pino ha LAICATO SAVERIANO FERRARO P. PASQUALE E... “IL MIRACOLO” Per vivere lo spirito saveriano Celebrano la Messa con gli “amici saveriani” dell’Amazzonia p. Marcello Zurlo, p. Renato Trevisan e p. Matteo Antonello aiutato ad andare a scuola, dalle elementari all’università. Si è interessato soprattutto dei catechisti, che a livello locale sono i veri animatori delle comunità, e ha seguito i catecumeni personalmente. Padre Rabito ha formato i cristiani all’auto sostentamento e allo zelo missionario. Ha aiutato generosamente tutti, ma per quanto possibile, chiedeva che si impegnassero a fare qualcosa e a dare almeno un piccolo contributo per la comunità. È rimasta proverbiale la generosità della parrocchia di Binkolo, fondata da p. Rabito, in occasione della giornata missionaria mondiale. Generosità che ancora continua. Le offerte della comunità di Binkolo, infatti, superano quanto si raccoglie nel resto della diocesi di Makeni! Inoltre, i cristiani di Binkolo hanno dato vita ad altre piccole comunità nei villaggi più lontani dal centro. P. Rabito è uno dei missionari Cristo; ho portato la carità disinteressata dove mai se ne era parlato…”. Porterà entusiasmo anche in paradiso! ■ CHIARI P. ILDO E LA PREGHIERA INESISTENTE a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx Da oltre dieci anni anche in Amazzonia si è diffuso il “Gruppo di amici dei missionari saveriani” (Gams), ideato e voluto da mons. Cnforti a sostegno dei suoi missionari e come una parte importante della “famiglia saveriana”, allargata ai laici. Per commemorare l’anniversario della fondazione (il primo incontro preliminare era avvenuto ad Ananindeua nella quaresima del 2003), l’attuale guida spirituale p. Marcello Zurlo ha proposto una giornata di spiritualità, che ha avuto molto successo di partecipazione e di entusiasmo. L’obiettivo principale del gruppo è di coinvolgere molti laici in un progetto comune di vita con i saveriani, per realizzare insieme un’attività di animazione missionaria: laici e consacrati insieme nell’evangelizzazione e nella testimonianza missionaria del vangelo di Cristo. “Dopo undici anni di cammino - afferma p. Zurlo - si sono aperti nuovi orizzonti che favoriscono legami e rapporti di amicizia ancora più profondi e duraturi con tutti i saveriani, dovunque essi vivano la loro missione nel mondo. Vogliamo conoscere meglio la vita di san Guido Conforti e dei suoi missionari, per vivere con lo stesso zelo missionario di san Francesco Saverio nel mondo di oggi. Il desiderio del Buon Pastore è «fare di tutti i popoli un solo popolo». Questo desiderio diventa per Conforti e i suoi missionari l’audace progetto espresso con queste parole: «Andate, fate del mondo una sola famiglia» ”. Ad animare la giornata di spiritualità è stato chiamato il confratello p. Renato Trevisan, l’apostolo dei kayapó, che ha parlato della sua lunga esperienza (35 anni) con questo popolo indio che vive nello Xingu e dell’importanza che i laici conoscano e difendano i diritti delle molteplici minoranze in Brasile. Oltre agli “amici” di Belém, hanno partecipato alla giornata anche un bel gruppo di giovani di Abaetetuba, accompagnati dall’animatrice signora Geci. mons. GIORGIO BIGUZZI, sx Padre Pasquale Ferraro, Massaquano (NA) 20.12.1937 - Parma 3.5.2014 È rimasta famosa la domanda che lui fece a un confratello che gli chiedeva di raccontare il miracolo: “Quale?”, come se ne avesse compiuti tanti! Napoletano di Vico Equense, p. Pasquale Ferraro aveva nel sangue quell’umorismo spontaneo che portava allegria in ogni situazione. Dal seminario di Salerno aveva scelto di diventare saveriano all’età di 23 anni. Dopo l’ordinazione sacerdotale (1965), p. Pasquale ha praticamente vissuto e lavorato in varie missioni dell’Indonesia, fino al 2009, quando dovette tornare in Italia per problemi di salute, curato nell’infermeria saveriana di Parma. Qui è avvenuto il suo passaggio alla vita eterna, per infezione polmonare, la notte del 3 maggio 2014, all’età di 76 anni. “Ho posto sempre un grande entusiasmo nel mio lavoro. Ho insegnato a pregare a coloro che mai avevano sentito parlare di Al mattino presto era sempre in cappella a pregare i salmi e meditare, prima di celebrare la santa Messa. Sabato 24 maggio non era lì: è stato trovato nel suo letto, disteso e sereno, come stesse dormendo in santa pace. Reggiano di Sorbolo a Mane di Brescello, aveva 92 anni compiuti. A 12 anni era entrato nel nostro seminario di Vicenza, diventando saveriano a 18 anni. Dopo l’ordinazione (1947), lavorò per 14 anni come formatore e animatore missionario in Sardegna, a Bergamo e nell’Astigiano. Lavorò nella missione dell’Indonesia solo 4 anni, perché fu richiamato dai superiori in Italia per lavorare ancora nella formazione dei giovani aspiranti alla vita missionaria ad Ancona, e poi dal 1968 a San Pietro in Vincoli (RA) con vari incarichi, sempre svolti con saggezza e fedeltà. Ha pregato tanto perché la casa saveriana, vicino a Ravenna, rimanesse in funzione come centro di spiritualità saveriana, Padre Ildo Chiari, Sorbolo a Mane (RE) 5.8.1921 – S. Pietro in V. (RA) 24.5.2014 più conosciuti in Sierra Leone. Negli ultimi anni risiedeva nella casa dei saveriani a Makeni. Lo si vedeva seduto sotto il portico, con un libro o la corona in mano. Riceveva molte persone, inclusi sacerdoti e religiosi che andavano da lui per la confessione. Invitava tutti a essere fedeli alla preghiera e alla santa Messa, e se qualcuno non era abbastanza “devoto”, lo pungolava dicendo: “Non fare come quel tale che pensava alla chiesa come a un qualcosa in più!”. Auguri vivissimi! Dal 2011 p. Rabito vive nella comunità saveriana di Vicenza, e continua a guardare lontano. Qualche settimana fa, mi ha telefonato chiedendo preghiere per il suo udito. “Sto diventando sordo, mi diceva, e non posso più ascoltare la confessione degli adulti”. “Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi, per annunciare quanto è giusto il Signore”, ci assicura il salmo (91,15-16). Tanti sinceri auguri, padre Pino, e grazie per l’esempio di zelo e di preghiera che ci hai sempre donato. ■ là dove san Guido Conforti era stato arcivescovo. E ci è riuscito! Ora prega per tutti noi. ■ NUOVO SUPERIORE IN UK Durante l’assemblea capitolare di fine aprile, alla presenza del vicario generale p. Mario Mula, i saveriani delle quattro comunità del Regno Unito hanno eletto il nuovo superiore nella persona di p. James Clarke (nella foto), scozzese di 53 anni. Entrato nella casa di Coatbridge a 13 anni, ha fatto il noviziato ad Ancona ed è sacerdote dal 1989. Dei quattro consiglieri, p. John, p. Thomas e p. Ian sono scozzesi, p. Kevin è inglese. ■ NUOVI CRISTIANI Anche quest’anno, nella celebrazione della Pasqua, da tutte le nazioni dove lavorano i saveriani, nuovi cristiani sono stati aggregati alla chiesa con il battesimo, la cresima e l’Eucarestia, dopo il lungo cammino del catecumenato. Secondo le informazioni pervenute, almeno 3.640 sono stati i battesimi in varie nazioni dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina. Il numero maggiore proviene dall’Africa, con il primato del Congo RD (1.184), seguito da Burundi (1.041) e Mozambico (460). Siamo riconoscenti allo Spirito Santo che apre i cuori al vangelo di Cristo. ■ 3 2014 GIUGNO/LUGLIO PIONIERI DI UNA NUOVA MISSIONE A KINDU GLI INIZI TUTTO ALLA BELL’E MEGLIO... “Cerchiamo di sistemarci un po’...” p. RINO BENZONI, sx N ella cittadina di Kindu e dintorni ci sono otto parrocchie. Ma noi saveriani non abbiamo una parrocchia. Il vescovo ha chiesto a noi di completare la costruzione di un centro giovanile, la cosiddetta “cité des jeunes”: un luogo dove i giovani potranno formarsi dal punto di vista morale e spirituale, umano e professionale. Le possibilità sono tante, ma per ora dobbiamo preoccuparci di terminare la costruzione. Vari anni fa, infatti, era stata iniziata la costruzione di tre strutture, ma poi per vari motivi nessuna è stata terminata. Il pozzo, la doccia, il “cesso”… Per prima cosa stiamo cercando di sistemarci, perché non sono state previste le stanze per i missionari che devono vivere qui. I primi due confratelli che sono arrivati a fine novembre - padre Mario Sciamanna e fratel Lucio Gregato - si sono accampati alla bell’e meglio. Quando sono arrivato io, all’inizio di gennaio 2014, mi avevano già preparato almeno il letto. Ora abbiamo anche alcune sedie e tavoli. Abbiamo anche scavato un pozzo per non dover andare a prendere l’acqua fuori casa. L’abbiamo trovata a cinque metri di profondità. Speriamo che ci sia acqua anche durante la stagione secca. Per i bisogni naturali, abbiamo scavato un buco fuori casa e costruito uno sgabuzzino con fango e mattoni, in attesa di poter fare dei lavori in casa. Insomma, pian piano ci sistemiamo: abbiamo un pannello solare; per la doccia abbiamo due grandi secchi messi su un’impalcatura; per il resto, altri secchi in casa. Abbiamo anche recintato con pali e bambù un pezzo di terreno per fare un orticello e stiamo preparando qualche scaffale per mettere le nostre cose. Primi incontri con i giovani Per quanto riguarda le attività con i giovani, per ora abbiamo completato il muro grezzo e sistemato il pavimento di una sala con terra e sabbia. Il vero pavimento e l’intonaco li faremo più avanti, quando Dio vorrà. Questo ci ha permesso di iniziare a fare qualche incontro con i giovani. In pochi giorni si sono presentati più di settecento giovani e tutti i giorni ne arrivano altri che vogliono iscriversi. Con loro abbiamo già fatto alcuni incontri sulla salute, sui loro diritti (con un bravo avvocato che avevo conosciuto ancora ragazzo quando ero a Kampene). Hanno partecipato molti giovani. Per coinvolgerli in questa impresa, abbiamo chiesto loro di darci una mano gratuitamente nei lavori più semplici, come quello di tagliare le erbacce e spianare il terreno. Le attese dei nostri giovani sono tante. Ognuno pensa che il centro potrà dargli quello che cerca. Cosa potremo fare per loro? Una delle prime cose che pensiamo di fare per questi giovani è preparare alcune sale dove possano venire a studiare, soprattutto alla sera. Infatti, in molte case manca la luce e molti non hanno la possibilità di un ambiente tranquillo per studiare. Ci vorranno tavoli e sedie, oltre a un impianto luce. Vicino a noi passa la linea elettrica, ma non siamo sicuri che funzioni con regolarità. Stiamo facendo le pratiche per la connessione. Quando ci sarà la corrente, in una sala potremmo mettere a disposizione alcuni computer e organizzare corsi di informatica, oltre ai corsi per diventare LE MAMME muratori, falegnami o saldatori… Una cosa molto utile sarebbe disporre di un po’ di libri e riviste, in modo che i giovani possano leggere qualcosa di p. RINO BENZONI, sx interessante. Ma non sappiamo come In Congo c’è un’associazione molto diffusa. Si chiama “Wamama catoliques - Mamme farli arrivare, dato che qui a Kindu non cattoliche”. Si tratta di una specie di “donne di azione cattolica”, impegnate nell’apoc’è la posta. stolato e nelle attività parrocchiali. Vorremmo sistemare anche un camUna delegazione di queste donne ci ha fatto visita (vedi foto). Fa caldo e arrivano piutpetto di pallavolo e pallacanestro, in tosto sudate. Molte hanno percorso un lungo tratto di strada per arrivare fino da noi, modo che i giovani possano ritrovarsi a alla periferia della città. Noi possiamo offrire solo un po’ d’acqua, nemmeno tanto fregiocare. Insomma, le idee sono tante: la sca, che dimostrano di gradire. Non avendo ancora un posto definitivo per accoglierle, realizzazione avverrà poco a poco, con ci arrangiamo con alcune panche che abbiamo appena portato a casa. il tempo e con le possibilità, ma sempre Sono venute a farci visita perché siamo arrivati da poco, e in quanto mamme - ci dicocon il coinvolgimento dei giovani stessi. no - sentono che anche noi rientriamo nel gruppo dei loro figli. Ci hanno portato alcuni LA VISITA DELLE “WAMAMA” CATTOLICHE regali molto graditi: tre polli, cipolle e scatole di conserva, due uova e un sacco di riso. Dopo la preghiera, iniziano un canto ritmato e si presentano: “Wamama catoliques, mikono mikononi, bega kwa bega…”; che vuol dire: “Le mamme cattoliche, mano nella mano, spalla contro spalla…”. Poi presentano le loro attività di sostegno alle parrocchie, di azione apostolica, di sostegno reciproco. Mi colpisce il fatto che sentono anche il dovere di intervenire con buoni consigli, se vedono che il prete sbaglia…, come tutte le mamme di famiglia per le persone care. Mostriamo loro il nostro centro non ancora terminato e offriamo la disponibilità per qualche incontro quando il centro funzionerà. La visita ci è parsa una benedizione di Dio su questo nostro centro che inizia. Sono donne che lavorano sodo e soffrono per le proprie famiglie, in cui certamente non mancano i problemi, ma non per questo si sentono escluse dal lavoro apostolico e da una vita intensa di preghiera. Il Signore le benedica! Cosa ho fatto in questo tempo Prima di tutto devo riprendere la pratica della lingua swahili, anche se con l’età la testa diventa… più dura. Faccio anche il manovale, organizzando un piccolo gruppo di giovani per sistemare il terreno e altri lavori più urgenti. Devo dire che sto bene e il clima, anche se caldo, è sopportabile. Qualche bella sudata, quando si lavora, non fa male. Un altro problema è il collegamento internet: devo andare in città, in qualche internetpoint; ma non sempre funzionano. Se qualcuno vuole scriverci, può spedire la lettera all’indirizzo del Rwanda (p. Rino Benzoni - Missionnaires Xavériens - B.P. 185 Cyangugu, Rwanda). Ma sappia che la riceveremo solo quando qualcuno capiterà da queste parti… ■ IL PROGETTO PER COSTRUIRE LA “CITTÀ DEI GIOVANI” p. RINO BENZONI, sx L a “Cité des jeunes - Città dei giovani” è stata pensata dal vescovo di Kindu, mons. Willy Ngumbi Nkengele, al tempo della guerra civile, quando migliaia di giovani si trovavano a Kindu e dintorni, attirati dall’unica possibilità di farsi una posizione nella vita, e cioè quella delle armi. Il vescovo ha pensato, allora, che formare i giovani a un lavoro sarebbe stata un’opportunità per strapparne almeno alcuni alla violenza, e si è dato da fare per trovare i finanziamenti. La costruzione è stata iniziata cinque anni fa, ma è poi rimasta incompiuta e soprattutto vuota. Con l’arrivo dei saveriani, il progetto può riprendere, anche se nel frattempo la situazione è cambiata. Ora siamo circondati soprattutto da giovani studenti alla costante ricerca dei mezzi per pagarsi la scuola e, soprattutto, bisognosi di una for- Tanti giovani e tante difficoltà Una cosa che impressiona è il numero dei giovani: circa il 60% della popolazione. Moltissimi vanno a scuola, nonostante la scarsità di mezzi per studiare e il basso livello delle scuole. Ho chiesto ad alcuni giovani della scuola superiore dove Padre Rino Benzoni fa il manovale con si trovasse l’India; mi hanno detto che si trova in America. un gruppo di giovani; nella foto, il taDel resto, gli unici strumenti per imparare sembrano esseglio di un albero per sistemare il cortile re gli appunti che si tramandano da professore a studente, imparando a memoria alcune definizioni (magari errate!). Molte famiglie si sono trasferite nella città di Kindu dai villaggi all’interno della foresta solo per poter far studiare i figli, compiendo sacrifici enormi per il loro futuro. E tutto è a pagamento, per cui vari interrompono la scuola o frequentano a spezzoni, perché non sono in grado di pagare. 4 2014 GIUGNO/LUGLIO mazione più completa. I primi passi che stiamo muovendo si volgono verso questa nuova realtà. Di fronte alla massa dei giovani che ci circondano (nei primi due mesi si sono già iscritti al centro oltre 700 giovani), quello che possiamo fare è una goccia nell’oceano. Eppure, incontriamo giovani e adulti che sono stati formati dai saveriani nelle missioni vicine (a causa della guerra tanta gente ha lasciato il proprio villaggio per rifugiarsi in città, e anche dalle missioni di Kampene, Kalima e Kasongo…) e, grazie alla formazione ricevuta, hanno potuto formarsi una famiglia e trovare un lavoro dignitoso. Tutto questo ci dà coraggio ad andare avanti con serenità, facendo quello che possiamo e lasciando al Signore di far fruttificare la nostra fatica e l’aiuto di tanti che ci sostengono. ■ La strada che attraversa il centro dei giovani, a Kindu - foto archivio MS / R. Benzoni I PIONIERI L’EQUIPE DEL CENTRO GIOVANI “È questa oggi, la missione più bella” a cura di p. RINO BENZONI, sx È ora di presentare brevemente i tre “pionieri” che compongono l’équipe saverana per la nuova missione affidata loro: far funzionare la “Città dei giovani”. in Africa. San Leopoldo Mandic, dal quale egli si confessava regolarmente, gli aveva detto: “La tua vocazione è quella di metter su famiglia: sarà un tuo figlio ad andare missionario”. Il papà glielo ha rivelato alla vigilia della prima partenza per l’Africa. Dopo 14 anni in Burundi, espulso dal paese, è arrivato in Congo. Tra Burundi e Congo, ha costruito centinaia di scuole e di chiese, formando al lavoro decine di muratori che hanno potuto continuare a guadagnarsi la vita. Ora è a Kindu, per costruire la “Città dei giovani”. Per portare un po’ di materiale necessario a iniziare, ha fatto un viaggio di 11 giorni sulle strade disastrate di questa regione, insieme a quattro fidi muratori. Nonostante le operazioni, la gamba sinistra gli fa ancora male, ma lui dice: “Oggi il Signore mi chiama qui e finché mi darà la forza, non c’è ragione per tirarsi indietro. Mi sono trovato bene in tutte le missioni, ma la missione più bella è quella che devo compiere oggi!”. Senza l’esperienza di fr. Lucio e dei suoi muratori, sarebbe difficile portare avanti i tanti lavori per rendere operativo il centro dei giovani. Sciamanna p. Mario: approdo in “periferia” Ascolano di Polverina, 75 anni, padre Mario è il superiore e coordinatore della “Cité des jeunes”. Riassume le tappe della sua lunga vita missionaria. “Sono in Congo da quarant’anni (meno otto). Ho cominciato a Mwenga, poi al centro catechistico di Kavimvira, nella diocesi di Uvira. Dopo una pausa di otto anni in Spagna, ho lavorato a Ngene e poi come direttore spirituale al seminario della diocesi di Kasongo. Dopo un periodo nella diocesi di Bukavu, nella casa di formazione per aspiranti saveriani a Panzi, sono tornato a Kasongo, nella grande missione di Kampene nella foresta del ManieBenzoni p. Rino: da generale a… soldato ma. Poi ancora a Bukavu, nella missione di Cahi e, per concluPadre Rino, bergamasco di S. Lorenzo di Rovetta, è il più dere, sette anni a Kinshasa come maestro dei novizi saveriani. giovane dei tre saveriani a Kindu: appena 62 anni. Entrato Ora sono approdato a Kindu, una bella finestra all’orizzonragazzo tra i saveriani ad Alzano (BG), ha compiuto tutti gli te saveriano del primo annuncio: alstudi fino all’ordinazione sacerdola periferia del Congo, alla periferia P. Rino Benzoni, p. Mario Sciamanna e fratel Lucio Gregato... i tre tale (nel 1977). Dopo aver lavorato pionieri della nuova missione dei saveriani a Kindu, in Congo RD della città di Kindu, sulla riva sini9 anni in Italia nella formazione di stra del grande fiume Congo, che qui altri giovani alla missione, a 36 anni si chiama ancora Lualaba”. è partito per il Congo, dove ha lavorato sette anni, in diocesi di Kasongo e alla periferia di Kinshasa. Gregato fratel Lucio: Inviato al capitolo generale, è stala missione “muratore” to eletto consigliere e sei anni dopo, Fratel Lucio Gregato, 74 anni, è di per due mandati, superiore generale Cavasagra, paese della bassa Trevidell’istituto saveriano. Questa lunga giana. All’età di 22 anni, lui e due parentesi lo ha tenuto a Roma per amici hanno sentito da un vescovo ben 18 anni, durante i quali ha visidel Camerun che era al concilio, che tato più volte tutte le missioni savela missione aveva bisogno anche di riane sparse nel mondo. muratori, infermieri, falegnami. EraLibero da questi impegni, gli è stato no proprio i loro mestieri. L’anno chiesto di unirsi ai due confratelli per seguente, il muratore è entrato tra i aprire la nuova missione saveriana a saveriani; il falegname è entrato alla Kindu. Dopo tanti anni di responsabiConsolata; l’infermiere si è consalità a servizio della congregazione, è crato alla famiglia. contento di essere ora alla periferia e Fr. Lucio realizzava così il sogno di tornare… “soldato semplice”. ■ di papà Zeffirino: andare missionario TANTI SOGNI, TANTE IDEE Pian piano faremo qualcosa di bello p. RINO BENZONI, sx T ento di fare il punto della situazione, tenendo presenti le esigenze e i bisogni per rendere operativo il centro per i giovani che ci è stato affidato. Il fatto grave è che i giovani di Kindu non hanno assolutamente niente. Il loro problema è come fare a mangiare qualcosa e soprattutto come fare a pagarsi la scuola. La scuola, infatti, è un grande affare e deve essere pagata. Per esempio, per andare a un istituto universitario, tra una cosa e l’altra ci vogliono circa 900 dollari l’anno, che qui è una somma enorme, oltre ai bisogni della vita ordinaria. Si calcola che a Kindu gli studenti dopo le superiori siano circa cinquemila. Cosa riusciremo a fare? Dio solo lo sa. È mio desiderio andare alcuni giorni alla settimana nella grande università, che si trova 7 chilometri fuori città, con una strada piuttosto brutta, e mettermi a disposizione per colloqui spirituali, ma sto aspettando che il vescovo mi procuri una moto per diminuire costi e tempi di trasporto. Le tante difficoltà della vita quotidiana Mi sono accorto che la fedeltà agli impegni e alle attività è una sfida molto grande per loro che hanno fame e non sono abituati - come noi - ad avere tutto a disposizione all’ora giusta. In più c’è da tenere presente che la guerra di questi ultimi anni, con tutte le fughe da un posto all’altro e tutti i morti che ha provocato, ha accentuato ancora di più la difficoltà a programmare e a organizzarsi la giornata, accrescendo l’idea che è già tanto vivere alla giornata, perché domani non sappiamo dove saremo. Tutto ciò rende difficile organizzare le nostre attività. Ci vuole molta pazienza: si programma per un giorno a una certa ora, e magari nessuno arriva o arriva in ritardo. Credo che per vedere il centro funzionare benino, ci vorranno molti mesi se non alcuni anni, molti tentativi e sforzi, tenendo in conto i fallimenti. Per esempio, sto cercando di avere alcuni libri da mettere a disposizione, anche se i giovani di qui non sono abituati a leggere, perché non hanno né libri né giornali. Non so quanti verranno a leggere, ma anche se fossero solo alcuni, sarebbe già un successo. Stiamo anche lanciando un corso di inglese con un giovane volontario e un corso per conoscere meglio la bibbia. Abbiamo solo un paio di palloni! Tentiamo di organizzare i giovani che vogliono giocare al pallone. Molte squadre si sono organizzate per conto loro, ma non hanno il pallone. Sapendo che noi abbiamo un paio di palloni, si sono fatti vivi, ma a questo ritmo quanto resisteranno i nostri palloni? Qui a Kindu palloni di cuoio non se ne trovano. Comunque è un modo per attirarli e tenerli vicini. Abbiamo un terreno a cento metri dal centro, ma è scosceso e pieno di montagnole di terra fatte dalle termiti. Se i giovani saranno interessati, vedremo di spianarlo, così avranno un campo per giocare a calcio. Abbiamo chiesto a un’organizzazione di finanziarci un campo di pallavolo e basket e una batteria di spogliatoi e gabinetti. Non abbiamo ancora ricevuto risposta. Spero che sia positiva, anche perché così daremmo lavoro a un certo numero di giovani che in questo modo potrebbero pagarsi gli studi. La corale, l’oratorio, il grest… Stiamo mettendo in piedi una corale, perché qui a Kindu ogni piccola comunità cristiana ha una corale che permette ai giovani di incontrarsi. La corale è una delle attività più comuni per i giovani, che stanno ore e ore a ripetere i canti per essere pronti e fare bella figura quando sono chiamati ad animare la celebrazione della Messa. Qui le Messe durano più di due ore, di cui più della metà con canti. Quindi possono sbizzarrirsi con canti conosciuti o inventati da loro. In questi giorni una ventina di giovani della nostra corale sono venuti a lavorare, avendo loro promesso il necessario per comperare i tamburi. Dopo Pasqua, con l’aiuto di alcuni giovani, la domenica pomeriggio abbiamo iniziato una specie di oratorio per i ragazzi delle elementari, che saranno i futuri giovani. Speriamo che funzioni, perché da qui potrebbe venire anche una specie di Grest per i mesi di vacanza… Vedremo. Insomma, se da una parte le attività fanno fatica a decollare, dall’altra i progetti non mancano e con un po’ di pazienza troveremo le strade per rendere questo centro luogo di accoglienza e formazione per i tanti giovani di Kindu. Canta che ti passa… la fame resta La domenica delle Palme, ho partecipato alla giornata mon- Spostarsi sulle strade per Kindu è davvero difficile; serve pazienza e tanta fatica diale della gioventù, celebrata a Kindu per tutte le parrocchie della diocesi. Un’ora a piedi per andare al raduno; un’ora di attesa; un’ora e mezza di processione; il vangelo della Passione cantato; quaranta minuti di predica del vescovo; un’ora e mezza per le offerte (qui diventa un’occasione per tutti di un grande ballo a gruppi!); più altri canti e balli vari. In sintesi, sono uscito di casa alle 6 del mattino; alle 15 sono scappato perché avevo un altro incontro. Loro sono andati avanti non so fino a che ora. Un evento faticoso, ma di festa. Qui quando danzano, dimenticano tutto, anche la fame. Mi auguro che per questi nostri giovani la festa li aiuti a crescere anche nella loro fede, senza la quale è difficile illuminare la vita di senso e ricevere la forza necessaria per camminare sereni in ogni occasione, gioiosa o triste. Grazie a tutti coloro che ci aiutano. Il necessario per andare avanti non ci manca ed è bene andare avanti con calma, per non dare alla gente l’impressione che noi missionari possiamo fare tutto ed esimerli dal fare la loro parte. Accompagnateci in questa nostra nuova missione con la vostra preghiera. ■ LA GIORNATA COME PASSO IL TEMPO... p. RINO BENZONI, sx Stiamo terminando la sistemazione delle nostre stanze. Mancano corrente e acqua, e per un po’ andremo avanti ancora con i secchi. La salute è buona, anche perché fratel Lucio, che segue la cucina, non ci fa mancare un cibo vario e sufficiente. Lavoro senza troppa fatica, nonostante faccia caldo (anche fino a 38 gradi). La mattina, dopo le preghiere e la colazione, lavo la mia biancheria. Facendolo tutti i giorni, diventa una cosa veloce! Poi lavoro insieme ad alcuni giovani per sistemare il terreno attorno al centro o in altri lavori per rendere utilizzabili le strutture lasciate a metà. Lavoro con loro per fare più in fretta e bene. Il pomeriggio, dopo un riposino, leggo un po’, studio la lingua kiswahili e poi riprendo a lavorare. A proposito della lingua, dopo 23 anni che non la parlo, vedo che pian piano torna fuori, ma mi accorgo che 30 anni o 60 non Docce improvvisate, sono la stessa eppure efficaci e necessarie cosa… La sera celebriamo la Messa e poi mi fermo a raccontare storie della bibbia ai bambini o a chiacchierare con la gente. La giornata qui finisce presto, con l’arrivo del buio (verso le 6 e 45). Dopo la preghiera del vespro, facciamo cena e un po’ di chiacchiere tra noi missionari. Poi c’è tutto il tempo per leggere e pregare. Andiamo a letto abbastanza in fretta: non abbiamo la televisione e non ne sentiamo la mancanza. Tra l’altro non abbiamo notizie della politica italiana né di quello che succede nel mondo. La radio che si capta qui riporta solo notizie locali. Abbiamo recintato un pezzo di terreno dietro casa per farne un orto, perché qui a Kindu tutto costa molto caro. Seguendo l’esempio, alcuni giovani stanno facendo il loro orto e alcune donne hanno chiesto di fare altrettanto. PS - A proposito, sono stato molto contento della telefonata ricevuta durante “la cena del povero” nella mia parrocchia San Lorenzo di Rovetta (BG), anche se la connessione è saltata subito. Spero sia andata bene. 5 2014 GIUGNO/LUGLIO IL M ON D O IN CA SA SUD/NORD NOTIZIE Vite in bilico... Siria: “basta impunità”. Più di 100 organizzazioni nel mondo hanno presentato un appello all’Onu perché chieda alla Corte penale internazionale di indagare sui crimini commessi nel corso del conflitto, che dopo tre anni ha mietuto oltre 100mila vite, con atrocità di ogni genere e in totale impunità. L’incapacità di individuare i responsabili di queste violazioni ha alimentato solo ulteriori atrocità da tutte le parti”. Intanto, il 3 giugno sono previste le elezioni presidenziali, con risultati scontati. ● Siria / 2: esodo e liberazione. “C’è stato un nuovo esodo di cristiani da Aleppo; le famiglie hanno aspettato la fine delle scuole e sono fuggite verso la costa e il Libano”. Lo riferisce l’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, Boutros Marayati. In città manca in alternanza l’acqua o l’energia elettrica. Intanto, Medici Senza Frontiere ha annunciato che i cinque operatori rapiti il 2 gennaio in Siria sono stati liberati. Questo episodio aveva costretto MSF a chiudere un ospedale e due centri sanitari, privando d’assi- ● Se la vita perde dignità pagina a cura di DIEGO PIOVANI stenza la popolazione bisognosa di cure. ● La Sierra Leone abolirà la pena di morte. Franklyn Bai Kargbo, ministro della Giustizia della Sierra Leone, di fronte al comitato delle Nazioni unite contro la tortura, ha annunciato che il governo sierraleonese abolirà la pena di morte quanto prima. Ha inoltre affermato che, nonostante la recente guerra, in Sierra Leone c’è un netto miglioramento nel rispetto dei diritti umani (Giorgio Biguzzi, sx). ● Centrafrica: crisi irreversibile. “La legge è nelle mani dei gruppi armati illegali; la vita e la dignità umana non hanno più valore”. I vescovi della repubblica Centrafricana rivolgono un drammatico appello alle potenze mondiali. I centrafricani fuggiti oltreconfine sono già più di 245mila, mentre diamanti e altre risorse minerarie raggiungono i mercati internazionali, alimentando il conflitto. Il 9 maggio, a ovest di Bangui, è stata assassinata la fotogiornalista francese Camille Lepage, 26 anni, da sempre interessata alle “persone lasciate ai margini, dimenticate dai governi”. ■ Sud Sudan: accordo a metà. Ci sono già contrasti sull’applicazione dell’accordo di pace firmato ad Addis Abeba. I “ribelli” puntano a ottenere il ritiro dei militari ugandesi dispiegati in Sud Sudan dopo l’inizio del conflitto a dicembre, ma il governo ritiene questa richiesta “non necessaria”. L’intesa prevede il cessate-ilfuoco, la nascita di un governo di unità nazionale, la stesura di una nuova Costituzione e lo svolgimento di elezioni. ● È infanzia? ● India:bambini nelle stazioni. Oltre cinquanta bambini poveri dell’Uttar Pradesh, vittime di droga e abusi, sono stati salvati da un sacerdote indiano che raccoglie i minori in cerca di cibo e riparo nei treni e nelle stazioni ferroviarie. Si tratta di padre Abhi che, insieme a suor Manju, ha fondato l’organizzazione “Dare” (Drug abuse resistance ● Europa: intolleranza verso i cristiani. Nel 2013 l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa ha registrato 241 casi. I dati a disposizione, pur limitati, indicano che gli incidenti collegati all’odio contro i cristiani in Europa sono in aumento. L’intolleranza si verifica per quanto riguarda le limitazioni all’obiezione di coscienza, alla libertà di parola, alle politiche discriminatorie, alla limitazione dei diritti dei genitori in materia di educazione sessuale, alla libertà di riunione. ● India: fermare gli estremisti. Il leader del partito nazionalista “Bharatiya Janata Party”, Narendra Modi, vincitore delle elezioni, ha esortato all’unità tutta la popolazione indiana. I cristiani del “Global Council of Indian Chrsitians” (GCIC), organizzazione che include fedeli di diverse confessioni, osservano che questo sarà possibile se l’esecutivo limiterà l’azione violenta dei gruppi estremisti hindu. I vescovi indiani, nonostante i frequenti attacchi contro i cristiani in varie regioni, continueranno a contribuire al bene comune della nazione, sostenendo il rispetto del pluralismo e i diritti. ● Il documento del Cimi al pa- pa. Il presidente del Consiglio indigenista missionario (CIMI), mons. Erwin Kräutler, ha consegnato nelle mani di papa Francesco un documento sulle violazioni dei diritti degli indigeni in Bra- 6 education). Centinaia di bambini vivono nelle stazioni ferroviarie della città di Varanasi, dove circolano 200 treni al giorno con migliaia di passeggeri. Raccolgono plastica per venderla a 40 rupie al chilo (50 cent. di euro). ● Nepal: bambini schiavi nei circhi. Un tipo di schiavitù minorile, poco considerata, è quella presente in Paesi come India e Nepal, dove centinaia di bam- sile. “Gruppi politici ed economici legati all’industria agroalimentare, mineraria e delle costruzioni, con il sostegno e la partecipazione del governo brasiliano, tentano di revocare i diritti territoriali dei popoli indigeni, costringendoli a vivere in un’area ristretta, inadeguata alle loro esigenze”. Mons. Kräutler è stato chiamato da papa Francesco a collaborare per la sua prossima enciclica su ■ poveri e creato. Sempre da ricordare ● Mons. Romero beato? Il vescovo ausiliare di San Salvador, mons. Chavez, ha affermato: “Nel 2017 ricorrono 100 anni dalla nascita di mons. Romero, siamo fiduciosi che prima di tale data lo avremo sugli altari”. Intanto, quattro vescovi salvadoregni hanno incontrato papa Francesco, a cui hanno consegnato una lettera firmata da tutti i vescovi di El Salvador riguardante la beatificazione di mons. Romero. Il processo di beatificazione, aperto in Vaticano nel 1994, è stato riavviato nel 2013 da papa Francesco. ● Mons. Balduino: vescovo dei “semterra”. È morto a 91 anni Dom Tomas Balduino (nella foto), fondatore della Commissione pastorale della terra, vescovo degli indio e dei senza terra brasiliani. Il poeta Pedro Tierra di lui ha detto: “Ha innalzato la sua voce nel vasto coro degli oppressi, per stimolare la luce, per insegnare l’alba. Tomás è parola. La parola che bagna come balsamo, che fustiga, incendia, Visitate il nostro sito www.saverianibrescia.it per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com bini sono sfruttati nelle attività circensi, in spettacoli di varietà, acrobazie e contorsionismi. Spesso si tratta di minori nepalesi, rapiti dai villaggi ai piedi dell’Himalaya, dove le famiglie hanno molte difficoltà a mantenere i propri figli. I piccoli trascorrono tutto il tempo nel circo senza poter uscire, subendo abusi di ogni genere. La piaga del lavoro minorile nei Paesi asiatici è sempre grave. ■ MESSAGGIO DALLE CHIESE MIGRANTI, TRAFFICANTI ED EUROPA MISSIONI NOTIZIE Timori e speranze Liberate le studentesse in Nigeria, liberate p. Dall’Oglio in Siria, liberate i sacerdoti fidei donum di Vicenza rapiti in Camerun! Anche i saveriani si uniscono agli appelli del mondo. don MUSSIE ZERAI YOSIEF Pubblichiamo l’analisi di don Mussie Zerai Yosief, presidente dell’agenzia Habeshia per la cooperazione e lo sviluppo in Libia. che perdona ma indica sempre il cammino della giustizia”. Messico: seminarista ucciso. Samuel Gustavo Gómez Veleta, alunno del seminario arcivescovile di Chihuahua, è stato trovato morto dopo essere stato rapito il giorno prima. Si trovava ad Aldama, nella comunità in cui prestava il servizio missionario per la Pasqua. Ai funerali del seminarista, l’arcivescovo ha lanciato un appello: “A tutti i cattolici di Chihuahua chiedo di collaborare per mettere fine a questo cancro della violenza e al disprezzo per la vita”. ● Canada: ucciso sacerdote. Padre Gilbert Dasna, viceparroco della cattedrale di St.Paul in Alberta, è rimasto vittima innocente di uno scontro a fuoco tra un malvivente e la polizia. Padre Gilbert, 32 anni, è ricordato come un sacerdote buono e generoso, che irradiava gioia e pace. Era arrivato in Canada dal Camerun nel 2011. ■ ● Ci sono almeno due fattori che spiegano l’aumento del numero di persone che cercano di attraversare il Mediterraneo con i barconi dei trafficanti. In primo luogo, in Sudan le autorità stanno facendo retate di stranieri in posizione irregolare. Si tratta di cittadini etiopi ed eritrei, che vengono rinviati nei loro Paesi, dove sono soggetti a persecuzioni. L’insicurezza nella quale vivono queste persone diventa quindi una spinta per raggiungere l’Europa. Ogni giorno vengono rapite delle persone al confine tra Sudan, Libia ed Egitto, un vero triangolo maledetto. I sequestratori in un primo momento si mettono in contatto con i familiari dei rapiti per chiedere un riscatto. Se la famiglia non può pagare, gli ostaggi vengono venduti ad altri trafficanti che li trasportano in Egitto, dove sono usati come schiavi nell’agricoltura e nelle costruzioni. Altri sono coinvolti a forza nei traffici di armi e di droga, altri ancora diventano vittime del traffico di organi. Lo stesso accade in Libia…. Il controllo alle frontiere libiche esiste ma si è trasformato in un business, e questo fin dai tempi di Gheddafi, che da un lato chiedeva aiuto all’Europa per potenziare i controlli frontalieri, e dall’altro faceva affari con i trafficanti. Lo stesso accade oggi... La responsabilità di questa tragedia è in parte anche europea, perché le ambasciate di tante nazioni tra cui l’Italia hanno bloccato il rilascio dei visti di migliaia di donne e bambini, in attesa di ricongiungersi con i loro parenti. La disperazione di queste persone le sta spingendo a tentare la via libica per raggiungere clandestinamente l’Italia. Chiudendo gli accessi legali, si spingono queste persone nelle mani dei trafficanti. cina chilometri, con l’obiettivo di partecipare alle Olimpiadi del 2020 in Giappone. Un piccolo esercito a due ruote, che sfida i pregiudizi locali. “Queste donne sono salite su una bici perché è divertente, non per scatenare una rivolta”, spiega Shannon Galpin, che si è aggiudicata il titolo di National Geographic Adventurer 2013 per il suo lavoro umanitario. “La bici è servita a rompere il ghiaccio e incontrare persone alle quali non avrei mai potu- to rivolgere parola, e tutto è nato così”, racconta Shannon. Mariam, Nazifa, Massouma, Sadaf, Farzana e le altre compagne di squadra non scendono in strada per manifestare. Vogliono provare un senso di libertà, migliorare la propria salute, diventare forti, e magari un giorno mostrare al mondo un volto diverso del proprio Paese, con la bandiera afgana a sventolare durante una competizione internazionale (Paola Richard). ■ Una storia speciale ● Afghanistan: rivoluzione a pedali. Uno degli sport più diffusi al mondo ha dato il via a una vera e propria rivoluzione a pedali. Oggi la prima squadra di ciclismo femminile afgana maLe atlete della squadra afghana di ciclismo, simbolo di libertà e con un sogno olimpico 2014 GIUGNO/LUGLIO D IA L OG O E SOLID A RIETÀ I MISSIONARI SCRIVONO LETTERE AL DIRETTORE p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale LA VOSTRA DICHIARAZIONE 5 X 1000 Cari lettori amici, siamo in forte ritardo, e ce ne scusiamo. Tanti di voi hanno certamente già presentato la dichiarazione dei redditi, perciò siamo… fuori tempo massimo. Coloro che, come noi, sono in ritardo, possono ancora scegliere per la destinazione del loro 5 x 1000 alla nostra “Associazione Missionari Saveriani Onlus” con il codice fiscale n. 92166010345. La nostra Onlus contribuisce a realizzare alcuni “piccoli progetti” a beneficio della gente tra cui lavorano i missionari: c’è quindi la massima garanzia che i fondi arrivino a destinazione e siano bene impiegati. Nella vostra dichiarazione dei redditi firmate il 5 x 1000 a sostegno dei missionari saveriani e dei loro progetti; la scelta può essere espressa anche sul CUD, consegnandolo gratuitamente a un CAF o Ufficio postale. Basta inserire il codice fiscale n. 92166010345 nel riquadro riservato al sostegno del volontariato. E… passate parola a parenti e amici che possono essere interessati. Grazie da parte dei vostri missionari. p. Marcello, sx IL BILANCIO C.S.A.M R.e.a. 33471 Albo cooperativa A 100377 Bilancio d’esercizio al 31.12.2013 in forma abbr. ex art. 2435 bis C.C. Stato Patrimoniale ATTIVO B) IMMOBILIZZAZIONI: I. immobilizzazioni immateriali meno fondi di ammortamento II. immobilizzazioni materiali meno fondi di ammortamento immobilizzaz. materiali nette III. immobilizzazioni finanziarie TOTALE B) 31.12.2013 31.12.2012 33.167 33.167 705.583 667.741 37.843 5.165 33.167 33.167 677.418 659.713 17.704 5.165 43.007 22.869 C) ATTIVO CIRCOLANTE: I. rimanenze II. crediti IV. disponibilità liquide 225.639 366.771 84.387 203.042 439.477 128.200 TOTALE C) 676.797 770.720 D) RATEI E RISCONTI ATTIVI TOTALE PATRIMONIALE ATTIVO 0 719.805 450 794.039 31.12.2013 31.12.2012 408.972 166.327 -261.416 216.325 160.000 -191.421 TOTALE A) 313.883 184.904 B) FONDI PER RISCHI ED ONERI C) TFR LAVORO SUBORDINATO D) DEBITI di cui esigibili oltre l'esercizio successivo E) RATEI E RISCONTI PASSIVI 27.000 167.542 200.999 0 10.382 31.585 161.529 405.891 224.018 10.130 PASSIVO A) PATRIMONIO NETTO: I. capitale sociale VII. altre riserve IX: utile (perdita) dell'esercizio TOTALE PATRIMONIALE PASSIVO Conto Economico 719.805 794.039 31.12.2013 31.12.2012 A) VALORE DELLA PRODUZIONE: 1. RICAVI VENDITE PRESTAZIONI 5. ALTRI RICAVI E PROVENTI 807.788 87.405 977.177 125.822 TOTALE A) 895.193 1.102.999 B) COSTI DELLA PRODUZIONE: 6. MATERIE PRIME, CONSUMO, MERCI 216.626 7. PER SERVIZI 588.303 8. PER GODIMENTO BENI DI TERZI 15.903 9. PER IL PERSONALE 341.962 9a) stipendi 258.545 9b) oneri sociali 65.753 9c) trattamento di fine rapporto 17.663 9e) altri costi 0 10. AMMORTAMENTI E SVALUTAZIONI 8.028 10b) ammortam. immobilizz. materiali 8.028 10d) svalutaz. crediti e disp. liquide 2.275 11. VAR.. RIMAN. MAT. PRIME, SUSS., CONSUMO E MERCI -22.597 14. ONERI DIVERSI DI GESTIONE 4.094 98.432 577.056 17.541 334.734 251.030 51.892 18.880 12.934 8.658 8.658 0 221.190 34.363 TOTALE B) DIFFER TRA VALORE E COSTI PRODUZ (A-B) C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI: 16. ALTRI PROVENTI FINANZIARI 16d) proventi finanz. diversi dai precedenti 17. INTERESSI PASSIVI E ALTRI ONERI FINANZ. TOTALE C) (15+16-17) RISULTATO PRIMA IMPOSTE (A-B+/-C+/-D+/-E) 22. IMPOSTE SUL REDDITO DELL'ESERCIZIO 23. UTILE (PERDITA) DELL'ESERCIZIO 1.154.594 1.291.975 -259.401 -188.976 231 231 2.246 295 295 2.031 -2.015 -1.736 -261.416 0 -261.416 -190.712 709 -191.421 Arriva il “notiziario” dei popoli indio del Brasile Ho iniziato a far circolare i primi numeri di “O mundo”, un bollettino di informazioni sulla situazione dei popoli indio del Brasile, per conto del Cimi, il Consiglio indigenista missionario del Brasile. Secondo la nostra intenzione, i bollettini dovrebbero uscire ogni settimana, ma molto dipende da quello che succede e dalle informazioni che riteniamo importanti comunicare al nostro pubblico, per sensibilizzarlo su “il mondo che ci circonda”. Le informazioni che cerchiamo di diffondere - sia in negativo (come denuncia) sia in positivo (come segni dei tempi) - pensiamo debbano interessare anche il resto del mondo, perché solidarietà e giustizia sono valori universali che solo “insieme” possono essere salvaguardati. Per ora le notizie sono in maggior parte di “denuncia”, ma speriamo di avere anche notizie buone da dare. Da alcune Padre Pelizzari benedice donne e bambine a Boa Vista, in Brasile settimane mi trovo nel parco nazionale dell’Iguaçu (quello delle famose cascate). Due famiglie di indio sono entrate lì nel settembre scorso e adesso il giudice ha deciso la loro ritirata. Abbiamo paura che la polizia vada lì e li tiri fuori a manganellate. Perciò faccio il possibile per stare con loro. Ricordateci nella preghiera. Grazie. p. Diego Pelizzari, sx - Laranjeiras, Brasile Chi desidera ricevere “O mundo” (solo per posta elettronica) può rivolgersi a p. Diego ([email protected]) o può chiederlo a noi ([email protected]). Una bellissima esperienza con i giovani di Goma Ho vissuto una bellissima esperienza: cinque giorni con i giovani della diocesi di Goma. Giornate intense e piene di incontri e scambi sul tema proposto da papa Francesco: “Beati i poveri in spirito, il regno dei cieli loro appartiene”. Siamo stati a Rutchuru, a circa 60 chilometri da Goma, nelle zone dove l’anno scorso c’è stata la guerra. È stata una scoperta per me: andare all’interno della regione del Nord-Kivu, vedere questo splendido paesaggio che costeggia il parco nazionale Virunga, dove ci sono pure i “gorilla”, e la splendida vegetazione, con un’estesa infinita di campi coltivati e i prodotti che “fanno vivere” l’intera città di Goma e non solo! Dalla missione S. Francesco Saverio con 65 giovani siamo tutti saliti su un Fuso-camion. Roba da matti!. In Italia ci avrebbero arrestati, ma qui è vita normale! Cantando e pregando, ci siamo incontrati con i 2.500 giovani di tutta la diocesi, accolti nelle famiglie come veri fratelli e sorelle. Commovente vedere la gioia e la fraternità di questa gente che ha vissuto nei mesi scorsi le atrocità della guerra! Abbiamo portato la nostra “compassione e solidarietà” alla gente di Rutchuru. Alla Messa delle Palme (vedi foto), eravamo - dicono - circa 8.000 giovani: una fiumana di gente gioiosa, che pregava, cantava e si impegnava per un futuro migliore. Davvero, un’esperienza molto forte! Al ritorno, sempre sul “Fuso”, ci siamo presi una bella lavata ma, come si dice da queste parti, “anche la pioggia è benedizione”. Fortunati noi, perché la sera prima un pulmino era stato “svaligiato” da gente armata. Meglio incontrare la pioggia… Un ricordo affettuoso nella preghiera! p. Roby Salvadori, sx - Goma, RD Congo SOLIDARIETÀ KINDU: TAVOLI E PANCHE PER I GIOVANI Con p. Sciamanna e fr. Gregato siamo nella “Città dei giovani”, la nostra nuova missione nella repubblica democratica del Congo, tutta da sistemare (si vedano le pagine 4 e 5 per i dettagli). Abbiamo bisogno di tante cose, tutte urgenti, ma vogliamo chiedere un aiuto per attrezzare due sale per lo studio e la lettura per gli studenti, che spesso non sanno dove andare a studiare e a casa loro non hanno le condizioni minime per poterlo fare. Ci sono già le sale che possono essere rese operative e stiamo facendo le pratiche per avere la corrente elettrica. Si tratta perciò di procurare tavoli e panche da fabbricare sul posto. Il problema è che qui a Kindu tutto costa molto caro: 30 euro per un tavolo e 15 euro per una panca, per un totale di almeno 20 tavoli e 20 panche per sala. Da aggiungere anche le porte in ferro, alcuni scaffali, le luci e un impianto di proiezione per trasmettere notizie e idee. Il preventivo si aggira attorno a 15.000 euro, e ringraziamo subito gli amici e le amiche per la loro generosa solidarietà, a beneficio dei nostri giovani di Kindu. p. Rino Benzoni, sx PICCOLI PROGETTI 5/2014 - KINDU Tavoli e panche per i giovani La nuova missione affidata ai saveriani nella città di Kindu (RD Congo) si chiama “Città dei giovani”. Ci sono i muri delle sale, ma mancano tavoli e sedie, porte e finestre, scaffali e luci per dare la possibilità ai giovani di studiare, per un totale di almeno 15mila euro. • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Benzoni, p. Sciamanna, fr. Gregato. 4/2014 - BURUNDI Una casa per i cerebrolesi A Bujumbura i saveriani desiderano costruire una casa e un centro che ospiti i bambini cerebrolesi del Burundi, di cui si prendono cura le donne consacrate “Eredi della Croce”. Si chiede un aiuto fino al massimo di 20.000 euro. • Responsabile del progetto è il saveriano p. Modesto Todeschi. Chi desidera contribuire, può utilizzare l’accluso C/c.p., oppure può inviare l’offerta su C/c.p. o bonifico direttamente a: “Associazione Missionari Saveriani Onlus” Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA C/c 1004361281 (Cod. fiscale 92166010345) IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281 È bene inviare copia dell’avvenuto bonifico via fax al n. 0521 960645 oppure a [email protected] - indicando nome, cognome e indirizzo (per emettere documento valido ai fini della detrazione fiscale). 2014 GIUGNO/LUGLIO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 IBAN - IT 82 K 05428 52520 000000000195 (UBI Banca Popolare Bergamo, Alzano L.) Vent’anni di missione in Colombia “Quanti ricordi, per ringraziare Dio e la gente” S ono già passati quattro anni dal mio ritorno in Colombia (era il 1° maggio 2010) che, sommati ai sedici del primo periodo (1987-2003), fanno in totale vent’anni. Come passa in fretta il tempo! Pensando al passato, mi vengono in mente tanti ricordi, come i viaggi in Land Rover per visitare i villaggi a Buenaventura nella foresta colombiana, condividendo il cammino di fede in mezzo a tanta povertà e abbandono. La serenità della gente Di quella prima tappa della mia esperienza missionaria, rimarrà incancellabile l’accoglienza della gente, fatta di gesti semplici ma sinceri. Tutto questo mi faceva riflettere: “Come possono essere felici in mezzo a tanta miseria?”. Ma con il passare del tempo, ho capito che loro erano la personificazione della beatitudine evangelica “beati i poveri di spirito”. Non possedevano quasi niente, ma erano contenti del poco che potevano avere. Così mi facevano riflettere sulla nostra vita: noi abbiamo tante cose, o aspiriamo ad averle, ma spesso siamo insoddisfatti! Ricordo anche i “venerdì santi”, con le vie crucis in mezzo alla foresta e con l’immancabile acquazzone, che però non fermava né il cammino né la preghiera della gente. Difficoltà e consolazioni Altri ricordi sono quelli degli anni trascorsi nella periferia povera di Cali, in mezzo al fango marrone e appiccicaticcio dei giorni di pioggia o ai polveroni dei mesi estivi. Anche a Cali il Buon Dio mi ha regalato tanti momenti di grazia. Non sono mancate difficoltà, momenti duri e di sconforto di fronte a tanta miseria e violenza. Però la gente mi è stata di consolazione e incoraggiamento. Ricordo le visite ai malati e agli anziani, spesso abbandonati da tutti in catapecchie fatiscenti, che si illuminavano in volto quando ci vedevano. Questo ci faceva sopportare con gioia il calore asfissiante e “il cattivo odore” di quelle abitazioni piene di sporcizia. Ricordo gli incontri di studio della bibbia, le catechesi ai bambini e ai ragazzi, gli sforzi per ottenere aiuti per costruire una scuola parrocchiale. Ci sono stati anche momenti traumatici, causati dal clima di violenza di quel periodo, come il dover celebrare i funerali di giovani uccisi in scontri tra bande rivali o consolare madri affrante dal dolore per la morte dei loro figli. Spesso non sapevo cosa dire, ma solo il fatto di stare con loro faceva nascere nei nostri confronti una profonda e inattesa riconoscenza. Una comunità vivace Mentre ero immerso nei ricordi, una signora della Caritas parrocchiale mi ha chiesto se potevo confessarla. Dopo averlo fatto, guardando le persone che stavano in silenzio, riflettendo sui punti della meditazione che prima avevo loro dettato, mi sono detto: “Come sono fortunato ad avere nella mia parrocchia tanta gente così generosa e di- Grazie, caro monsignore! Sacerdote da 50 anni, parroco da 25 L a parrocchia di Alzano Maggiore si stringe attorno al suo parroco, mons. Alberto Facchinetti, per la celebrazione di due date importanti: il suo giubileo sacerdotale e 25 anni come “pastore”. Due motivi per ringraziare il Signore. I missionari saveriani si sentono particolarmente coinvolti in queste celebrazioni perché, da quando è arrivato don Alberto - era il 1989 - è nata una particolare sintonia e collaborazione tra saveriani e parrocchiani. 8 Come in una raggiera La parrocchia di Alzano Maggiore si presenta come una raggiera: al centro la Basilica, attorno le varie chiese: San Pietro, quella del quartiere Agri, quella dell’ospedale e quella dell’oratorio. In questa raggiera rientrano anche tre comunità religiose: le suore di clausura della Visitazione, le suore di San Giuseppe con la loro apprezzata scuola, e i missionari saveriani con il loro istituto. I saveriani attualmente presenti si sentono rappresentanti di tutti coloro che sono passati per la comunità in questi ultimi 25 anni. Quasi tutti sono nelle va- rie missioni del mondo; qualcuno il Signore lo ha già chiamato a sé per consegnargli il premio del servo fedele. Gli ultimi sono stati p. Antonio Benetti, p. Mario Giavarini e p. Giuseppe Zanchi, originario di Ranica. Una proficua collaborazione Tutti i saveriani, durante la loro permanenza ad Alzano, si sono prestati per una quotidiana collaborazione nelle celebrazioni dell’Eucarestia nelle varie chiese, per le confessioni, per l’animazione del gruppo mis- Mons. Alberto Facchinetti, sacerdote da 50 anni, è parroco di Alzano Maggiore dal 1989; in 25 anni la collaborazione con i saveriani è diventata davvero costante p. LEONARDO RAFFAINI, sx Padre Leonardo Raffaini alla processione con il Cristo risorto il giorno di Pasqua, nella parrocchia di Bogotá sponibile nell’offrire i propri talenti per costruire il suo regno!”. Qui a Bogotá non ci sono le situazioni critiche che ho vissuto a Buenaventura e Cali. Però, avendo una parrocchia di 20mila abitanti, senza di loro potrei fare poco. È solo con l’aiuto dei vari gruppi parrocchiali che si può costruire una comunità viva e dinamica. Non nascondo che coordinare tutto questo lavoro non è facile: spesso bisogna prendere decisioni non condivise da tutti e le critiche non mancano… L’importante è continuare il nostro cammino di crescita nella fede, aiutandoci, perdonandoci e soprattutto chiedendo ogni giorno al Signore il suo aiuto. 35 anni di sacerdozio Mi sono ricordato anche che 35 anni fa, nel 1979, sono stato ordinato sacerdote. Per il mio paese - Cologno al Serio fu un anno speciale. Proprio in quell’anno la comunità parrocchiale accolse ben cinque sacerdoti novelli; insieme a me c’erano p. Gianni Carlessi (dehoniano), mons. Tino Scotti, mons. Davide Pelucchi (diocesani) e don Gian Piero Belometti. Ringrazio il Signore anche per questi 35 anni di vita sacerdotale. Continuiamo a pregare con fervore per le vocazioni sacer■ dotali e missionarie. SAVERIANI DI ALZANO sionario parrocchiale e per varie iniziative, compresa la scuola Paolo VI, fiorite e maturate in questi 25 anni. La nostra riconoscenza e la nostra stima per mons. Alberto saranno costanti, per i buoni rapporti che ha sempre mantenuto con noi. Anche quando la comunità saveriana ha cambiato sede ed è passata da via Adobati a via Ponchielli, non sono cambiate l’intensità della collaborazione, la trasparenza dell’intesa e la fraternità che l’hanno caratterizzata. Le tre “sacrestie” restaurate Tra le varie opere realizzate in questi 25 anni da mons. Alberto, ha un particolare valore la riesumazione delle tre “sacrestie” della scuola Fantoni. Avevano gran bisogno di restauro e mons. Alberto ha reperito i fondi necessari. Quando sono venuti a vederle i vescovi della regione Toscana, accompagnati dal cardinale Piovanelli, al termine della visita hanno detto: “Noi in Toscana non abbiamo nulla di simile!”. Anche la cura delle opere d’arte, che raccontano la fede di chi ci ha preceduto, fa parte dell’impegno pastorale di una comunità. Il bene fatto in questi anni sia fonte di benedizione per ■ il pastore e per il gregge. CAMERUN, MISSIONE GIOVANI p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi. Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro figli e per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta moltiplicando le strutture scolastiche. Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole, tra cui tre a livello superiore. Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi, teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane. Nel centro parrocchiale stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma procederemo pian piano, secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe. Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro impegno di promozione culturale, ma noi missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni concreti e primari. Inoltre, questo atteggiamento non potrà che favorire anche altre proposte per una crescita più profonda e spirituale. P. Benigno Franceschetti di Gorle si sta adoperando per migliorare le infrastrutture destinate ai giovani studenti camerunesi 2014 GIUGNO/LUGLIO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) L’ultimo atto colorato della mostra Studenti premiati per i lavori... indonesiani T recento ragazzi e adulti presenti nella chiesa di San Cristo, undici attestati e premi attribuiti alle classi, 18 teglie grandi di pizza. Queste tre cifre riassumono in modo sintetico la movimentata e gioiosa cerimonia di premiazione degli elaborati, inviati dalle scolaresche che hanno visitato la mostra “Indonesia”, allestita presso i saveriani di Brescia, da novembre 2013 a febbraio 2014. Tecniche sempre migliori È sempre molto entusiasmante concludere con questa festa il lungo periodo di servizio dei missionari e dei volontari prestato alle mostre annuali. È un momento pieno di allegria, di voci, di applausi e… profumo di pizze calde distribuite a tutti alla fine della cerimonia. Gli studenti hanno creato lavo- ri spontanei, con tecniche artistiche sempre più rifinite e specializzate. Sono state esposte attraenti composizioni eseguite con la tecnica del “quilling”, plastici su piattaforme rettangolari, libri profumati di spezie e accattivanti pagine in pop-up. Un’idea originale e poetica I premi consistevano in buoni-libro offerti dalla “Libreria dei Popoli” e in una somma di denaro che l’ambasciatore indonesiano presso la Santa Sede ha inviato personalmente. Fra tutti, si è distinto un lavoro dei bambini della scuola dell’infanzia “San Filippo Neri” del Villaggio Sereno: consiste in un nido in cui trovano rifugio gli uccelli del paradiso, realizzati con gli involucri dei semi della “proboscidea louisianica”, raccolti nell’orto del nonno di un GRAZIA DE GIULI piccolo allievo. Un’idea davvero originale e poetica! Volontariato con anziani Un’altra novità inaugurata quest’anno, e che speriamo abbia un seguito, è stata la presenza insieme ai ragazzi di alcuni anziani dell’istituto “Lucini - Cantù” di Rovato. Questi ultimi sono stati protagonisti di un importante lavoro di coinvolgimento da parte degli studenti della 3ª F dell’istituto comprensivo “Don Milani” di Rovato, guidati dalla prof.ssa Maria Giuseppina Vermi. Hanno attivato un’opera di volontariato all’interno della casa di riposo, portando il loro entusiasmo giovanile e trasmettendo agli ospiti le competenze acquisite nei laboratori e nella mostra. Così sono diventati a loro volta insegnanti e interpreti. I risultati sono stati quadretti eseguiti dagli anziani e una rappresentazione interpretata dagli studenti. Il tutto è stato poi da loro documentato in un libro con belle fotografie e argute didascalie. Alle 11 e 30 la festa è terminata: gli ospiti si sono incamminati verso l’uscita e il silenzio è tornato nel chiostro inondato di sole. ■ Il nido degli uccelli del paradiso, uno dei lavori più originali presentati alla premiazione, che ha chiuso la mostra sull’Indonesia (foto Mattei). Una carrellata dei lavori realizzati con diverse tecniche dalle scuole e premiati dai saveriani e dai volontari della mostra sull’Indonesia. Caro missionario... sei il massimo Lettere che fanno sempre bene al cuore I l titolo non me l’ha ispirato un momento di follia narcisistica. L’ho semplicemente letto in una letterina che faceva seguito a un questionario distribuito ai ragazzi delle elementari, dopo l’incontro che avevo con loro nelle scuole e nelle parrocchie friulane. Eravamo all’inizio degli anni ottanta. Si trattava di poche domande e di uno spazio per una letterina che mi avrebbero restituito. Stavo riordinando la mia vecchia corrispondenza, con la curiosità di vedere se le ragioni che mi avevano spinto a conservare quelle carte avevano ancora senso. Tra la corrispondenza varia, ha fatto capolino questa letterina la cui forma mi era familiare. La conoscevo bene, avendone ricevute a centinaia. Ero curioso di leggerla per capire se ciò che 8 mi aveva colpito allora avrebbe avuto senso anche oggi. Quella bimba di quinta elementare nel 2014 dovrebbe essere ora una donna di circa quarant’anni. Chissà se scriverebbe le stesse cose. Incuriositi? Lo spero. Veniamo, ora, a quella… letterina. “Credo negli uomini pieni d’amore” “Caro missionario, dedico questa mia letterina proprio a te, perché tu sei il massimo. Credo negli uomini grandi, pieni d’amore verso il prossimo, bisognoso di tanto aiuto. Il mondo ha bisogno di uomini che non si possano né vendere né comprare, e sono certa che questi si possano trovare nella vostra missione, dove possono dare agli altri, senza niente in cambio. Frequento la quinta elementa- p. FIORENZO RAFFAINI, sx re; non sono ancora grande, ma neanche tanto piccola per non capire quello che tu fai: ti ammiro, quando penso a te, ti vedo in mezzo a tante malattie e tanta povertà, vedo gli occhi di un bimbo infelice che si rischiarano e sorridono guardandoti. Ti saluto affettuosamente e ti auguro buon lavoro e tanta forza. Baciami in particolare un bambino piccolo e negro (quando andrai in Africa, naturalmente)”. Lisa Il bene seminato non ha tempo Sorpresi? Penso proprio che lo siate, come lo sono stato io rileggendo queste poche righe. Pensieri? Tanti! Gli stessi, forse, che girano per la vostra mente. Ciò che mi ha stupito è stato rendermi conto, con gioia, che ieri come oggi esistono donne e uomini capaci di mettere nel cuore di persone giovanissime una sensibilità e un’attenzione all’altro, tali da permettere di cogliere il bene e le difficoltà della vita degli altri e di farsene carico. Penso ai genitori di Lisa, alla maestra che ci invitava nella classe a parlare della nostra esperienza missionaria, al parroco e al cappellano, ai catechisti e a tutti coloro che avevano seminato bene in quel cuore. Dimenticavo: anche allora si diceva che i ragazzi non erano più quelli di ■ una volta! L’istituto “Don Milani” di Rovato ha coinvolto nella realizzazione degli elaborati gli ospiti della casa di riposo “Lucini-Cantù”. UN’ ESTATE CON PAPA FRANCESCO a cura di DIEGO PIOVANI I saveriani di Brescia hanno ospitato martedì 6 maggio la presentazione del libro “Il progetto di Francesco. Dove vuole portare la chiesa” (Emi, € 10,90). Era presente l’autore Paolo Rodari, vaticanista de “La Repubblica”, che ha dialogato con p. Rosino Gibellini, direttore letterario dell’editrice Queriniana, e p. Mario Menin, direttore della rivista “Missione Oggi”. Il volume è un’intervista - dialogo che Rodari ha intrapreso con l’arcivescovo Viktor Fernandez, rettore dell’università Cattolica di Buenos Aires e stretto collaboratore del cardinale Bergoglio. “Volevo conoscere quel papa che al lustro della veste pontificia preferisce il saio di Francesco”, ha detto Rodari. “Il risultato è un insieme di proposte e progetti che per essere realizzati hanno bisogno di aderire a una chiesa che abbraccia e non esclude”. Padre Gibellini ha sottolineato la meraviglia della gioia che anima il pontificato di Francesco in ogni sua azione, discorso, omelia e che deve animare l’annuncio del vangelo. “In Francesco c’è la novità di una chiesa autenticamente universale, disposta ad ascoltare tutti, i cui temi non negoziabili sono l’amore per il prossimo, la giustizia per gli oppressi, l’onestà negli affari…”. Rodari ha precisato che papa Francesco segue la strada del concilio, e ha messo l’esortazione “Evangelii gaudium” in relazione con “Evangelii nuntiandi” di Paolo VI: “Le sfide contenute nel documento di papa Montini sono presentate sotto una luce nuova e aggiornata per il mondo di oggi”. Paolo Rodari, vaticanista La bella serata e un libro così indi “La Repubblica”, ha presentato teressante avrebbero meritato una il suo ultimo libro dai saveriani cornice di pubblico migliore, ma il di Brescia: “Il progetto detto “pochi ma buoni” anche in di Francesco” questo caso si addice perfettamente. 2014 GIUGNO/LUGLIO CAGLIARI 09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1 Tel. 070 290891 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 IBAN - IT 27 M 03059 85342 100000011073 (Banca Credito Sardo, Macomer) Il dono di suor Ottavina Assemini, il paese delle vocazioni P er parlare della vocazione alla vita consacrata mi viene in mente il canto: “Lascia che il mondo vada per la sua strada... Ma tu, tu vieni e seguimi”. È così che mi piace pensare alla mia chiamata alla vita religiosa tra le ancelle della Sacra Famiglia, a quella di mio fratello Gigi, missionario saveriano in Colombia, e a tutte le vocazioni alla vita religiosa, sacerdotale, missionaria e contemplativa che il mio paese di origine - Assemini - ha donato alla chiesa e al mondo intero. Una famiglia generosa Lasciamo il nostro paese, “per andare verso la strada che lui ci indica”, attraverso l’ascolto attento e fedele, come risposta alla sua chiamata, e “al nostro paese di origine ritorniamo” dopo aver lavorato nella sua vigna come discepoli e annunciatori della buona novella. Da Assemini arrivano quindici ancelle della Sacra Famiglia. Qualcuna ci ha già preceduta nella casa del Padre, come suor Ottavina, di cui ora desidero parlare... La famiglia di suor Ottavina è una tra le tante che ha offerto al Signore ben quattro figli: due sacerdoti missionari e due ancelle. Ora tutti e quattro sono sr. ASSUNTA PINNA in paradiso! Suor Ottavina se n’è andata così in fretta il mercoledì santo, che tutte noi ci siamo trovate impreparate. Ben consapevole della sua malattia, lei ha continuato a donarsi e ad amare, vivendo il suo mistero pasquale “sepolta e risorta in Cristo”. Tutto è iniziato nel 2003 Mi sembra ancora di sentire la sua voce squillante e allegra quando il giorno del mio compleanno mi chiamò per farmi gli auguri. Pur essendo malata, era proprio lei che mi anticipava chiedendomi come stavo, facendomi capire che l’interesse fraterno per me era più importante C’è chi continua e chi... parte Teresina, simpatica “delegata” C on p. Alfio Coni siamo stati a Villasimius (CA) a trovare Teresina, una delle delegate missionarie più anziane del gruppo. Ha compiuto quest’anno novant’anni e da più di quaranta anche lei dedica anima e corpo alla missione e ai missionari saveriani in particolare. È una donna di una fede incredibile. Da quando l’ho conosciuta, quasi cinque anni fa, mi ha sempre fatto invidia. Prega dalla mattina alla sera per tutti, e in particolare per noi missionari, e offre le sue sofferenze perché il Nome di Gesù con il suo vangelo sia sempre proclamato nel mondo. Il sorriso dolce che le vedete sulle labbra è quello con cui ci accoglie sempre, grata perché p. SALVATORE MARONGIU, sx per un’oretta possiamo parlare di Gesù e dello Spirito Santo, che l’ha accompagnata sempre nella sua vita. Le abbiamo detto che sarebbe finita sul nostro mensile “Missionari Saveriani”. Lei non vo- leva, ma poi si è convinta che in ogni modo si possono aiutare le missioni, soprattutto con la testimonianza e il dono delle nostre sofferenze. Grazie, cara Teresina, a nome di tutti i saveriani della Sardegna e del mondo. ■ La signorina Teresina di Villasimius (CA) e p. Alfio Coni, saveriano di Ales, da oltre quarant’anni missionario in Bangladesh Me ne vado in... continente! È 8 giunto il momento di nunciare il regno di Dio; andare re tutti per il cammino fatto incambiare… I miei supea realizzare il sogno di Dio: “fasieme, per aver condiviso ciò riori mi hanno chiesto di andare del mondo una sola famiglia”. che siamo e ciò che abbiamo, re a Brescia, allo Csam (Centro Voglio approfittare di questo per aver condiviso la nostra fesaveriano di animazione missiospazio per salutare e ringraziade. L’esperienza di questi anni naria) per svolgere al in Sardegna fa parte di meglio il lavoro sui sime e mi accompagnerà ti web dei saveriani e in per tutta la vita. Queltutto quello che ci sarà lo che condividerò con da fare. Eccomi quinle persone che incontredi pronto a partire per rò a Brescia sarà anche continuare il mio lavoquesta un’esperienza di ro e iniziare allo stesso Dio fatta insieme. tempo una nuova attiviGrazie a tutti e a tà missionaria in contiognuno. La strada è annente. cora lunga, speriamo. Francamente mi diAndiamo avanti semspiace lasciare la Sardepre insieme nello stesso gna, ma la nostra vita è Padre Salvatore Marongiu, dopo alcuni anni di animazione mis- ideale missionario. Graquesta: andare dove c’è sionaria sull’isola, da metà maggio si è trasferito nella comunità zie e sempre forza paribisogno; andare ad an- saveriana, in via Piamarta n. 9 - 25121 Brescia (Tel. 030 3772780) si! ■ della sua malattia. Nell’ultimo periodo di malattia dietro al suo cordiale “ciao bella”, si poteva intuire la sua richiesta di preghiera per prepararsi bene a incontrare lo Sposo. Ho conosciuto suor Ottavina “per vie misteriose”, il 28 febbraio 2003, quando mi chiese la disponibilità di lavorare presso la loro scuola materna di Pirri, in sostituzione di una maestra in maternità. In quell’occasione ho scoperto che eravamo dello stesso paese, pur vivendo in parrocchie diverse. I genitori e suor Ottavina Ho accettato volentieri l’offerta di lavoro, anche perché avevo da poco lasciato l’impegno di educatrice dei diversamente abili. È stato davvero bello conoscerla, volerle bene, camminare accanto a lei, anche se per pochi anni. È stata per me un dono e così l’ho accolta in occasione del mio ingresso nella comunità di Pirri il 30 ottobre 2004. Quel giorno accanto a me c’erano mamma e papà, due saveriani, madre Rosalba (superiora generale) e le sorelle consigliere. Nella vita di ciascuno c’è sempre qualche persona che ha tracciato il nostro cammino, che ha segnato la nostra esistenza, che ha dato origine alla nostra storia: i miei genitori per la vita ricevuta; nella famiglia religiosa in cui sono stata accolta suor Ottavina che mi ha guidato. Suor Assunta Pinna (a sinistra), il giorno della sua professione temporanea il 6 aprile 2008, insieme a suor Ottavina Un cuore missionario Sono tanti e belli i ricordi che custodisco nel cuore... Suor Ottavina, silenziosamente e umilmente, mi ha fatto strada e ora continuerà ad accompagnarmi dall’alto. La sua presenza mi guiderà e mi custodirà “sempre”, come è infinita la mia gratitudine e il mio ricordo per quanto lei ha fatto per me! Suor Ottavina aveva un cuore autenticamente missionario. In tutti i bambini che avvicinava mi ha insegnato a vedere Gesù, al di là della loro estrazione sociale, cultura, colore della pelle, nazionalità. Grazie a lei, ho potuto capire qualcosa di più delle parole di sant’Agostino: “Quando si ama non si soffre, e se si soffre, la stessa sofferenza è amata”. ■ SONO VENUTI A TROVARCI... In occasione della festa degli amici e delle delegate missionarie di Cagliari, sono venuti a trovarci due amici storici della nostra comunità… Ne abbiamo approfittato per immortalarli! Ugo Bellu, a sinistra, è sposato con Maria da 45 anni e ha due figli. Fin dal loro matrimonio, benedetto da padre Antonio, hanno sempre seguito la formazione spirituale missionaria con i saveriani che si sono susseguiti in Sardegna. Lui e Maria ricordano con particolare affetto p. Michelangelo Pennino, loro direttore spirituale per tanti anni. Ugo è animatore del gruppo Gams presso la comunità saveriana di Cagliari, mentre il fratello Sergio fa opera di volontariato in Burundi. Mario Zucca è un agricoltore e allevatore di Uta, paese a circa 25 chilometri da Cagliari. Non è sposato e da quando ha conosciuto i saveriani li ha adottati come la sua famiglia. Ha frutta e verdura nel suo orto e alleva una moltitudine di animali. Anche i maiali che fanno i favolosi… porceddu, quelli buoni. Ugo Bellu e Mario Zucca, amici dei saveriani di Cagliari 2014 GIUGNO/LUGLIO CREMONA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Quattordici nozze insieme! “Il Signore, a volte, è più buono del solito...” volta sembra che il Q ualche Signore sia più generoso del solito, o meglio, siamo noi che ci accorgiamo di più che lui è sempre buono! Domenica 4 maggio 2014, ho avuto la gioia sacerdotale e missionaria di benedire 14 coppie, che hanno (finalmente!) celebrato il loro matrimonio davanti al Signore. Un giorno radicato in più di trent’anni di preghiera e amicizia reciproca con il piccolo villaggio di Marampa, a circa 15 chilometri da Makeni, centro della nostra diocesi in Sierra Leone. La comunità di Marampa La piccola comunità cristiana di Marampa era stata iniziata alla fine degli anni ’70 da p. Giuseppe Rabito. Poi, dato che mi trovavo a Makeni, l’aveva volentieri consegnata a me, mentre lui andava a fondare altre comunità attorno alla parrocchia di Binkolo. Mi era simpatica quella comunità e ci andavo abba- stanza spesso per il catechismo, la Messa, e anche per celebrare le nascite, le morti, le tradizioni della società limba. Tutti mi facevano sentire come uno di casa. Dopo qualche anno li aiutai a sostituire la piccola cappella di fango e paglia con una chiesa di mattoni, dedicata a San Giuseppe. Su “Missionari Saveriani” avevo fatto appello ai benefattori d’Italia di nome “Giuseppe” e “Giuseppina”, per raccogliere i dieci milioni di lire necessari per la costruzione, ma in breve p. LUIGI BRIONI, sx tempo si arrivò a ben 25 milioni. Costruita in tre mesi Tuttavia in quel momento nessuno in diocesi poteva darmi una mano per la costruzione. Perciò mi rivolsi a una piccola compagnia di cinesi che abitavano a Binkolo. E loro costruirono la chiesa, in forma rotonda, in tre mesi. Per la nostra povera missione in Sierra Leone è un piccolo gioiello! Continuai a seguire la comunità di Marampa fino alla fine degli ani ’80 e ci tornai anche dopo la guerra, nel 2002, come parroco della missione di Binkolo. L’anno scorso, a marzo, all’omelia della Messa, puntai il dito ai molti mariti presenti perché non avevano ancora “pagato” la dote tradizionale del matrimonio, dopo anni di convivenza e numerosi figli. Con mia totale sorpresa, ben 22 di loro promisero di pagare la dote (circa 100 euro) e conUna delle 14 coppie di sposi che hanno celebrato cludere il matrimonio tribale le nozze tutte insieme domenica 4 maggio, a Marampa, entro l’anno. con la benedizione di p. Luigi Brioni In noviziato come in paradiso Confronto tra quei tempi e i nostri tempi Pasqua sono tornato D opo ancora una volta a San Pie- tro in Vincoli (RA), nella “casa di campagna” regalata ai saveriani in memoria del nostro santo fondatore Guido Conforti, che fu eletto a 37 anni arcivescovo di questa insigne diocesi e a cui dovette rinunciare dopo appena due anni per gravi motivi di salute. La casa, circondata da una verde campagna e da alberi secolari, è diventata per noi missionari e per le diocesi vicine un prezioso centro di spiritualità. Con i miei confratelli ho partecipato alla settimana di esercizi spirituali, predicati dalla monaca teologa Laura Gusella. cizi spirituali in preparazione alla grande festa della professione religiosa. Ci colpì subito l’accoglienza fraterna dei superiori e dei novizi, e soprattutto lo spirito festoso. L’abbondanza di cibi e bevande, poi, fece esclamare a un mio nipotino di 5 anni: “Qui si mangia meglio che in seminario!”. Era un vero “spirito di famiglia”, come ci fu insegnato in seguito. Nelle regole scritte dal nostro santo fondatore, si diceva di “considerare i genitori come i primi benefattori dell’istituto”, perché essi donavano ciò che avevano di più prezioso alle missioni: i loro stessi figli per sempre! Un vero spirito di famiglia Nel 1957, quando vi andai la prima volta con altri due amici seminaristi, accompagnati dai nostri famigliari, quella casa era il nostro “noviziato”. In casa c’era un bel silenzio, perché la comunità, composta da circa 50 persone, stava facendo gli eser- Allora le vocazioni erano numerose! In quegli anni i seminari delle diocesi e dei missionari erano stracolmi di giovani studenti. Ora non più; e sento un grande rimpianto per un passato ricco di vocazioni. Ricordo in particolare il mio seminario di Cremona, 8 Un vero miracolo! Avevamo un incontro settimanale, e venivano quasi tutti - mariti e mogli - per pregare, imparare e pianificare. Erano ben 14 le coppie pronte a sposarsi, con nozze tradizionali e cristiane. Non mi aspettavo questo miracolo! E così fu che, una dopo l’altra, le coppie si sposarono nei villaggi delle spose, mentre io dalla mia nuova missione di Fadugu, le seguivo con la catechesi e l’organizzazione. Infine, abbiamo scelto la data del 4 maggio, terza domenica di Pasqua, per le nozze insieme. Nel frattempo vari amici in Italia si sono preoccupati per provvedere alla veste nuziale delle spose, per ridipingere la facciata della chiesa e acquistare le 28 sedie per le nozze: bianche per le donne e blu per gli uomini. Festa unica, gioia immensa Alle 11 siamo partiti in processione dalla scuola fino al sagrato della chiesa, dove tutto era stato preparato per la cerimonia. Le spose erano in bianco fiorito e gli uomini in camicia bianca e pantaloni neri… tutti uguali e contenti. Abbiamo preparato un grande tetto di frasche, perché la chiesa non conteneva tutta quella gente. Quando ho cominciato la Messa, m’è venuto un groppo di commozione. Vederli tutti e 28 lì, quegli sposi che avevo visto da piccoli e che ora erano pronti a iniziare il nuovo cammino di maturità cristiana: che grazia! Una festa così, anche per me, al termine dei miei anni e delle attività apostoliche, rimarrà nei cuori della nostra comunità cristiana di Marampa, una gioia vera ed eccezionale, che solo il Signore sa dare. Dopo i sacramenti, ci siamo trovati attorno alla torta nuziale tagliata un po’ alla volta da tutte le 14 coppie. Poi cibo per tutti (ed erano più numerosi che non alla Messa!), vino di palma e musica fino a notte inoltrata. ■ p. SANDRO PARMIGGIANI, sx che aveva più di duecento ragazzi e giovani; anche la comunità saveriana di Parma contava oltre cento giovani teologi... Penso a tante comunità saveriane in Italia, che ora sono formate principalmente da missionari anziani o malati. Grazie a Dio, nelle quattro comunità continentali abbiamo ancora una sessantina di studenti di teologia provenienti dalle varie nazioni dove per decenni hanno vissuto e lavorato i saveriani, in maggioranza italiani, che desiderano rimanere in missione fino alla fine. Li capisco e li approvo, perché anch’io desideravo ardentemente restare per sempre nella missione in cui ero stato inviato ad annunciare il vangelo. Ma ho capito che tutta la vita, anche se ricca di anni e di malanni, può e deve essere missionaria sino all’ultimo respiro, anche qui, anche adesso, quando e dove Dio vuole. Senza alcun rammarico, senza nostalgie né ■ rimpianti. Tutto è grazia! Saveriani in preghiera durante gli “esercizi spirituali” nella chiesa di San Pietro in Vincoli (RA), una volta sede del noviziato saveriano, a cui ha partecipato anche p. Sandro Mariti e mogli seduti su sedie blu e bianche, sotto la tettoia in frasche allestita per l’occasione all’esterno della chiesa San Giuseppe di Marampa, in Sierra Leone I FAMIGLIARI DEI SAVERIANI A PARMA PAOLA MARINONI L’11 maggio, domenica del Buon Pastore, ha visto riuniti alla casa madre di Parma i famigliari dei saveriani emiliani, romagnoli e cremonesi, invitati dal rettore p. Renzo Larcher. Per i saveriani cremonesi erano presenti la sorella di p. Emilio Paloschi, i genitori di p. Andrea Facchetti, il papà di p. Emanuele Borelli, la mamma di p. Matteo Rebecchi (con me nella foto), io e mio marito, sorella e cognato di p. Claudio Marinoni. Al nostro arrivo siamo stati accolti da p. Giuseppe Pettenuzzo, per alcuni anni rettore della casa di Cremona. Il primo appuntamento è stata la solenne celebrazione Eucaristica nel santuario San Guido Conforti, presieduta dal vicario generale p. Mario Mula, coadiuvato da p. Renzo e da p. Rosario. L’animazione musicale è stata affidata ai giovani studenti di teologia. I canti sono stati eseguiti in più lingue, così come la preghiera dei fedeli. A far corona al presidente dell’assemblea c’erano i numerosi saveriani della casa madre, tra i quali il cremonese p. Franco Fiori. Padre Mula ha dedicato l’omelia alla figura del Buon Pastore e ha ringraziato tutti i famigliari presenti per il loro ruolo fondamentale nell’assecondare e consolidare la scelta dei propri congiunti. Al termine della celebrazione, p. Mula ha illustrato la situazione attuale della congregazione saveriana nei quattro continenti. Il pranzo con specialità emiliane è stato accompagnato dall’allegria degli studenti in collaborazione con p. Viotti (maestro di noviziato di mio fratello e prossimo ai 90 anni) che non ha fatto mancare il suo contributo canoro e spiritoso. Sentiamoci sempre uniti come una sola famiglia e San Guido, dal cielo, continuerà a benedirci e a proteggerci. 2014 GIUGNO/LUGLIO DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) Vangelo e conversione in Colombia Dalla Brianza all’America latina Padre Ballabio è brianzolo, nato e cresciuto a Lissone. Ha conosciuto i saveriani a Desio ed è stato ordinato sacerdote nel 1978. Dopo un periodo in Spagna, è partito per la Colombia, dove ha lavorato per oltre vent’anni. Ora è a Parma, a servizio della procura delle missioni saveriane. missionaria in L’ esperienza Colombia ha segnato pro- fondamente la mia vita di missionario. Ricordo ancora il mio “battesimo”. Un pomeriggio, con un padre di famiglia, sono andato ad amministrare l’unzione degli infermi a una malata. Improvvisamente, venimmo as- p. MARCO BALLABIO, sx saliti da due giovani che, con il coltello alla gola, ci chiedevano soldi. Mi ferirono con le unghie e il sangue aveva macchiato la camicia. Trovandomi solo l’orologio in tasca, mi dissero che ero stato fortunato ad avere qualcosa, altrimenti avrebbero conficcato il coltello nella gola. La notizia si sparse per tutta la parrocchia e la sera, prima della Messa, alcune famiglie vennero da me, mi chiesero la camicia per lavarla e mi regalarono un orologio di poco valore: “Un colombiano ti ha rubato e ti ha ferito, ma altri colombiani ti chiedono scusa e ti regalano l’orologio”. Da qual momento mi sono davvero sentito amato. Dalla vendetta al perdono Ho trascorso anni intensi di lavoro con i giovani. Mi sentivo a mio agio lavorare con loro. Sono stato responsabile della pastorale del vicariato di Buonaventura e promotore vocazionale. Ho potuto accompagnare 17 giovani all’altare, tra i quali anche missionari e religiose. Il Signore ha voluto anche che un giovane diventasse saveriano, p. Gerardo Pretel, ora missionario in Congo. Un altro momento importante è stato quando mi sono trasferito nella città di Cali. Qui, mi sono impegnato anche nei gruppi di Il nostro piccolo “sì” alla missione Donare a Dio la figlia, che si è donata... Elena Conforto è una giovane saveriana che lavora da una decina d’anni nel sud del Brasile. Ha frequentato per vari anni la nostra comunità di Desio, prima di consacrarsi per la missione. S crivere sulla vocazione di nostra figlia Elena e su cosa significhi per noi essere genitori di una missionaria, non è cosa semplice, perché significa ricordare fatti ed eventi di ben vent’anni di vita. Quel pranzo del 1° maggio… A mezzogiorno del 1° maggio 1994, mentre eravamo seduti a tavola, Elena ci aveva manifestato la sua intenzione di entrare nella comunità delle saveriane, a Parma. Ricordiamo molto bene quel pranzo, che a fatica siamo riusciti a terminare. Guardandoci negli occhi, abbiamo pronunciato il nostro piccolo “sì” dicendo: “sia fatta la volontà del Signore!”. Certo, non è stata proprio una sorpresa. Elena frequentava già da quattro anni i saveriani, par- 8 vanni ogni Mamma Tina e papà Gio o della figlia giorno rinnovano il don in Brasile al Signore, missionaria TINA e GIOVANNI CONFORTO tecipava ad attività, incontri e ritiri che si tenevano nella loro casa di Desio. Una volta al mese andava anche, a nostra insaputa, dalle saveriane a Parma per un cammino vocazionale. sembra che ci venga tolta una parte di noi. Ed è lì che si mette in gioco anche il nostro rapporto con il Signore; è lì che ci viene chiesto di donare nostra figlia, che si è donata ai fratelli. L’andata e… il ritorno Ricordiamo molto bene anche la domenica 25 settembre 1994 quando, caricati in macchina baule e valigia, abbiamo percorso il tratto di autostrada da Milano a Parma. Il clima fuori era tipico di una giornata settembrina, ma l’atmosfera interna all’abitacolo era mesta. Elena cercava argomenti per rallegrare un po’ l’ambiente, ma noi guardavamo le immense distese di campi, con gli occhi velati e il cuore che batteva forte…, da spaccare il petto. Poi, il viaggio di ritorno: Elena ci mancava tanto e ci manca tuttora. Tutti i giorni ci viene chiesto di rinnovare il “sì”, che abbiamo pronunciato quel giorno. Davanti a queste scelte personali che coinvolgono e sconvolgono un po’ la famiglia, “Il Signore ci ha benedetto” Così, la lontananza e la fatica del non poter condividere la vita quotidiana, diviene occasione di gioia e di ringraziamento al Signore nel sapere che Elena è serena e felice. E noi genitori chiediamo a Dio di darci sempre forza e coraggio per poterla accompagnare e sostenere nel suo cammino missionario. Io, mamma Tina, cinque anni fa ho avuto la grazia di andare a trovarla. Ho constatato che il popolo brasiliano è molto ricco di valori e con un grande cuore. Vediamo in papa Francesco, con i suoi gesti e la sua attenzione verso gli ultimi, i volti e gli sguardi di tante persone che ho incontrato in quel viaggio in Brasile. Ringraziamo il Signore perché ha benedetto con la sua ■ grazia la nostra casa. Elena Conforto in visi ta a un insediamento dei “sem-terra” nei din torni di Londrina evangelizzazione. Ho vissuto l’esperienza della Parola di Dio, capace di provocare straordinarie conversioni. Una mi ha particolarmente colpito. Un sabato è venuto da me un papà, che mi ha consegnato un pacchetto. Dentro c’era una pistola appena comprata. Era destinata a uccidere il ragazzo che due anni prima gli aveva barbaramente assassinato il figlio con un cacciavite, per rubargli un paio di scarpe. Racconta: “In questi due lunghi anni ho covato la vendetta. Ho scoperto dove si trova il giovane e ho messo da parte i soldi per acquistare la pistola e pagare un sicario. Ma ieri sera, durante la riunione del gruppo di vangelo in casa mia, il Signore mi ha illuminato. Padre, avrei bisogno che lei venga con me dal ragazzo…”. Un silenzio d’amore Ci siamo messi in cammino. Arrivati in uno spiazzo, vi troviamo un gruppo di giovani. Ci fermiamo e il papà chiama ad alta voce per nome il giovane che aveva ucciso suo figlio. Il capobanda si avvicina con sicurezza e arroganza. Erano uno di fronte all’altro come due contendenti. Il giovane inizia a insultare, non preoccupato della mia presenza. Calò un pesante silenzio e nella mia mente non facevo altro che mormorare preghiere. Poi, il papà con un gesto sorprendente s’inginocchia davanti al giovane e ad alta voce dice: “Non mi alzerò da qui fino a quando tu non mi avrai perdonato perché ho Il brianzolo p. Marco Ballabio ha raccontato in questo articolo la sua esperienza missionaria in Colombia pensato di toglierti la vita”. C’era attorno un silenzio che parlava di amore. Gli amici del giovane se ne andarono e abbandonarono il loro capo. La gente attorno aveva gli occhi pieni di lacrime di gioia e di ammirazione. Io mi sentivo piccolo e impotente davanti a un gesto così grande da parte di quel papà inginocchiato. Il giovane abbassa le ginocchia, allunga le braccia e gli dice: “Io ti ho tolto un figlio, se vuoi hai trovato un figlio!’’. Scoppiarono in pianto e con gioia si strinsero forte. Da quel momento il giovane trovò una famiglia e la famiglia ritrovò il figlio mag■ giore che le era stato tolto. CAMERUN, MISSIONE GIOVANI p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi. Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro figli e per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta moltiplicando le strutture scolastiche. Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole, tra cui tre a livello superiore. Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi, teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane. Nel centro parrocchiale stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma procederemo pian piano, secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe. Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro impegno di promozione culturale, ma noi missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni concreti e primari. Inoltre, questo atteggiamento non potrà che favorire anche altre proposte per una crescita più profonda e spirituale. P. Benigno Franceschetti si sta adoperando per migliorare le infrastrutture destinate ai giovani studenti camerunesi 2014 GIUGNO/LUGLIO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 IBAN - IT 40 S 06340 12301 07404043235H (CARIFVG, Udine) In memoria di p. Silvano Zulian Omelia della Messa funebre a Marano Lagunare I n questa chiesa, il 1° maggio del 1938 (76 anni fa), il piccolo Silvano ricevette il battesimo, portato dalla mamma Maria e dal papà Giuseppe Zulian. Ora siamo qui raccolti per pregare per lui, salito al cielo sabato 3 aprile, a Padang, centro della diocesi e sede della casa religiosa dei missionari saveriani in Indonesia. 35 anni nelle isole Mentawai Gli ultimi quattro anni di vita, p. Silvano li ha trascorsi in questa casa saveriana, per meglio curare la propria salute, ormai fortemente minata. Gli altri 35 anni li ha vissuti alle Mentawai, un arcipelago di quattro piccole isole, disposte da nord a sud, a 100 chilometri circa dalla costa centro-occidentale della grande isola di Sumatra. Si arriva da Padang dopo una notte di viaggio in nave. I saveriani sono stati i primi ad approdare su queste isole nel lontano 1951. Ora, là sorgono quattro comunità parrocchiali, una per isola. Padre Silvano, nei suoi 35 anni di attività missionaria, ha contribuito molto alla fondazione e allo sviluppo di queste comunità cristiane: a turno, ha lavorato prima a Siberut, poi a Sikakàp e a Sipora. Un duplice ideale Data la scarsità di personale missionario e la difficoltà di comunicazioni tra queste isole dell’arcipelago, p. Silvano ha dovuto trascorrere parecchi anni da solo, specialmente quando si trovava a Sikakàp e a Sipora. Per i missionari che lavoravano nelle Mentawai era più facile incontrarsi a Padang, centro della missione, che non nelle stesse isole dell’arcipelago, a causa della scarsità di mezzi di comunicazione e per la pericolosità delle correnti marine. Personalmente, non ebbi mai l’occasione di lavorare con lui, p. CARLO TREPPO, sx ma lo incontrai varie volte per qualche giorno, al centro di Padang, quando ci riunivamo tutti per partecipare agli esercizi spirituali o a qualche aggiornamento pastorale. I saveriani nelle loro varie attività sono guidati da un duplice motto del loro fondatore san Guido Conforti: “fare del mondo una sola famiglia” e “far conoscere e amare Gesù Cristo, in modo che diventi il cuore del mondo”. Questo duplice ideale, certamente, ha spinto e animato anche p. Silvano durante gli anni vissuti tra il popolo delle Mentawai. Le orchidee selvatiche Padre Silvano era persona di compagnia, ma discreta e lontana dai protagonismi. Piaceva alla gente per la sua semplicità, accompagnata da grande praticità di vita e dal buon possesso della lingua locale, nelle sue diverse sfumature da un’isola all’altra. Un’altra caratteristica che lo rendeva attraente per loro era il suo amore per la natura, caratteristica anche della popolazione locale. Il suo hobby era coltivare le orchidee, specialmente quelle selvatiche, dai fiori piccoli e profumati, che trovava nella foresta e che lui pazientemente e con gusto curava poi a casa. Con queste piante egli abbelliva anche il giardino della casa religiosa a Padang. Mi piace immaginare p. Silvano che si presenta davanti a Cristo risorto e glorioso con in mano un cesto colmo di buone opere e nell’altra un bel mazzo di orchidee e la testa ornata di fiori, come usano i mentawaiani, nell’atto sorridente di offrirle a lui, come coronamento della vocazione missionaria ricevuta. Il Signore voglia premiarlo come il servo fedele e vigilante. ■ Padre Silvano Zulian nelle Mentawai, dove è stato missionario per 35 anni; foto del 1980, di A. Costalonga Un giorno dissi addio p. SILVANO ZULIAN, sx Un giorno dissi addio, mentre il mio cuore piangeva lacrime amare, sospiri profondi, che mi straziavano il cuor! La voce del tuo nome dentro di me sussurrava: No! Non puoi partire, tu devi restare; è qui ch’è nato il tuo cuor! “Come in... una sinfonia” Sacerdote da 50 anni, amico dei saveriani P erché questo riferimento “musicale” per descrivere la mia esperienza di 50 anni di sacerdozio? Non mi riferisco per ora al contenuto, ma innanzitutto a un’immagine suggeritami dal mio interesse-passione per la musica: la “sinfonia” è una delle più belle realizzazioni musicali. Le prime note con papà Interesse-passione si sono concretizzate fin dal mio ingresso in seminario nell’apprendere la musica, sia sui banchi di scuola sia di fronte a un pianoforte o harmonium, giungendo a poter suonare per il servizio liturgico. È questo amore per la musica che mi ha suggerito un’espressione musicale, come la “sinfonia”, per raccontare brevemente i miei 50 anni di sacerdozio. Penso ora, a quel lontano momento (circa 64 anni fa) vissuto a casa mia, con il caro papà Ferruccio. È stato come aver preso in mano il primo foglio con il “pentagramma” e aver scritto le prime note, dalle quali è dipeso il resto della mia vita. 8 “Prete sì, saveriano no” Difatti, alla mia richiesta di entrare nell’istituto missionario dei saveriani in Udine, il caro defunto papà mi ha risposto (non so ancora il perché) che se volevo, potevo entrare nel seminario diocesano di Udine, ma non dai saveriani. Papà mi ha accompagnato il primo giorno a Castellerio; mi ha guidato al sacerdozio ed è stato presente al mio apostolato dal 1964 al 1981, fin quando è morto. Mamma Giovanna invece è stata con me alcuni anni a Carlino, ad Artegna e per un certo periodo anche a Racchiuso. Questi riferimenti famigliari Don Vittorino Ghenda, saveriano mancato ma con il cuore missionario, da 50 anni è sacerdote nella diocesi di Udine don VITTORINO GHEDA sono stati senz’altro pagine… musicali della mia “sinfonia”, belle e gioiose, come lo è per ogni figlio. Uno spartito abbondante Ora penso alle tante pagine scritte nelle varie esperienze pastorali: a San Giuseppe in Udine, a Talmassons e a Pradamano come cappellano. Quindi Ziracco, in Udine e Carlino, come parroco e amministratore di S. AnnaPapparotti. Poi parroco ad Artegna e finalmente ora come parroco di Racchiuso e di Taipana e amministratore di Monteaperta e Cornappo. Al termine dell’elenco di questi... “fogli musicali”, scritti in diversi luoghi, si capisce che lo “spartito musicale” finora scritto, è piuttosto copioso: difatti si tratta di ben 50 anni di... scrittura! Concludo però con una doverosa domanda: le tante “note” da me scritte-suonate in questi 50 anni di vita sacerdotale, sono state sempre e tutte... intonate? Certamente alcune, o tante, sono state “stonate” e di questo chiedo perdono a Dio e scusa ai parrocchiani... Lascio al Signore, alla sua bontà e misericordia, la giusta valutazione; e al prossimo chiedo una benevola e frater■ na compassione. (Ritornello) lo devo partire, la mia vita è degli altri; di chi non ha luce, di chi pace non ha. A te lascio il mio cuore, Marano mia cara, nulla mai, nulla al mondo separarci potrà. Un giorno dissi addio, ed ero ancora un bambino; ma una dolce voce sentii che mi disse: Devi venir con me. Ed io l’ho ubbidita senza esitar un momento, anche se nel cuor sentivo la gioia di restar. APPELLO ALLA GENEROSITÀ Ricostruiamo una scuola in Sierra Leone p. ANTONIO GUIOTTO, sx Il superiore dei saveriani in Sierra Leone, p. Carlo di Sopra, ci ha fatto sapere che una delle sue scuole, precisamente la scuola media di Mongobendugu, qualche tempo fa ha preso fuoco e sei aule sono andate distrutte. Ora sta cercando aiuti per una rapida ricostruzione. Fa presente che Mongobendugu è la nostra missione più lontana e di difficile accesso a causa di strade molto precarie, soprattutto durante la stagione delle piogge (da maggio a novembre). Per questo i ragazzi della zona hanno estremo bisogno di una scuola media vicina, per non dover spostarsi in altre scuole medie molto lontane con il problema di difficili viaggi e di vitto e alloggio, che difficilmente i genitori potrebbero affrontare per le scarse risorse economiche delle famiglie di quella zona remota. Ogni piccolo o grande aiuto sarà molto apprezzato dalla popolazione adulta e giovane di Mongobendugu e dei villaggi vicini. Aiutiamoli con generosità! Grazie. La scuola di Mongobendugu, in Sierra Leone, ha sei aule fuori uso a causa di un incendio; p. Di Sopra chiede aiuto per una rapida ricostruzione 2014 GIUGNO/LUGLIO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 IBAN - IT 27 M 03059 85342 100000011073 (Banca Credito Sardo, Macomer) Il dono di suor Ottavina Assemini, il paese delle vocazioni P er parlare della vocazione alla vita consacrata mi viene in mente il canto: “Lascia che il mondo vada per la sua strada... Ma tu, tu vieni e seguimi”. È così che mi piace pensare alla mia chiamata alla vita religiosa tra le ancelle della Sacra Famiglia, a quella di mio fratello Gigi, missionario saveriano in Colombia, e a tutte le vocazioni alla vita religiosa, sacerdotale, missionaria e contemplativa che il mio paese di origine - Assemini - ha donato alla chiesa e al mondo intero. Una famiglia generosa Lasciamo il nostro paese, “per andare verso la strada che lui ci indica”, attraverso l’ascolto attento e fedele, come risposta alla sua chiamata, e “al nostro paese di origine ritorniamo” dopo aver lavorato nella sua vigna come discepoli e annunciatori della buona novella. Da Assemini arrivano quindici ancelle della Sacra Famiglia. Qualcuna ci ha già preceduta nella casa del Padre, come suor Ottavina, di cui ora desidero parlare... La famiglia di suor Ottavina è una tra le tante che ha offerto al Signore ben quattro figli: due sacerdoti missionari e due ancelle. Ora tutti e quattro sono sr. ASSUNTA PINNA in paradiso! Suor Ottavina se n’è andata così in fretta il mercoledì santo, che tutte noi ci siamo trovate impreparate. Ben consapevole della sua malattia, lei ha continuato a donarsi e ad amare, vivendo il suo mistero pasquale “sepolta e risorta in Cristo”. Tutto è iniziato nel 2003 Mi sembra ancora di sentire la sua voce squillante e allegra quando il giorno del mio compleanno mi chiamò per farmi gli auguri. Pur essendo malata, era proprio lei che mi anticipava chiedendomi come stavo, facendomi capire che l’interesse fraterno per me era più importante C’è chi continua e chi... parte Teresina, simpatica “delegata” C on p. Alfio Coni siamo stati a Villasimius (CA) a trovare Teresina, una delle delegate missionarie più anziane del gruppo. Ha compiuto quest’anno novant’anni e da più di quaranta anche lei dedica anima e corpo alla missione e ai missionari saveriani in particolare. È una donna di una fede incredibile. Da quando l’ho conosciuta, quasi cinque anni fa, mi ha sempre fatto invidia. Prega dalla mattina alla sera per tutti, e in particolare per noi missionari, e offre le sue sofferenze perché il Nome di Gesù con il suo vangelo sia sempre proclamato nel mondo. Il sorriso dolce che le vedete sulle labbra è quello con cui ci accoglie sempre, grata perché p. SALVATORE MARONGIU, sx per un’oretta possiamo parlare di Gesù e dello Spirito Santo, che l’ha accompagnata sempre nella sua vita. Le abbiamo detto che sarebbe finita sul nostro mensile “Missionari Saveriani”. Lei non vo- leva, ma poi si è convinta che in ogni modo si possono aiutare le missioni, soprattutto con la testimonianza e il dono delle nostre sofferenze. Grazie, cara Teresina, a nome di tutti i saveriani della Sardegna e del mondo. ■ La signorina Teresina di Villasimius (CA) e p. Alfio Coni, saveriano di Ales, da oltre quarant’anni missionario in Bangladesh Me ne vado in... continente! È 8 giunto il momento di nunciare il regno di Dio; andare re tutti per il cammino fatto incambiare… I miei supea realizzare il sogno di Dio: “fasieme, per aver condiviso ciò riori mi hanno chiesto di andare del mondo una sola famiglia”. che siamo e ciò che abbiamo, re a Brescia, allo Csam (Centro Voglio approfittare di questo per aver condiviso la nostra fesaveriano di animazione missiospazio per salutare e ringraziade. L’esperienza di questi anni naria) per svolgere al in Sardegna fa parte di meglio il lavoro sui sime e mi accompagnerà ti web dei saveriani e in per tutta la vita. Queltutto quello che ci sarà lo che condividerò con da fare. Eccomi quinle persone che incontredi pronto a partire per rò a Brescia sarà anche continuare il mio lavoquesta un’esperienza di ro e iniziare allo stesso Dio fatta insieme. tempo una nuova attiviGrazie a tutti e a tà missionaria in contiognuno. La strada è annente. cora lunga, speriamo. Francamente mi diAndiamo avanti semspiace lasciare la Sardepre insieme nello stesso gna, ma la nostra vita è Padre Salvatore Marongiu, dopo alcuni anni di animazione mis- ideale missionario. Graquesta: andare dove c’è sionaria sull’isola, da metà maggio si è trasferito nella comunità zie e sempre forza paribisogno; andare ad an- saveriana, in via Piamarta n. 9 - 25121 Brescia (Tel. 030 3772780) si! ■ della sua malattia. Nell’ultimo periodo di malattia dietro al suo cordiale “ciao bella”, si poteva intuire la sua richiesta di preghiera per prepararsi bene a incontrare lo Sposo. Ho conosciuto suor Ottavina “per vie misteriose”, il 28 febbraio 2003, quando mi chiese la disponibilità di lavorare presso la loro scuola materna di Pirri, in sostituzione di una maestra in maternità. In quell’occasione ho scoperto che eravamo dello stesso paese, pur vivendo in parrocchie diverse. I genitori e suor Ottavina Ho accettato volentieri l’offerta di lavoro, anche perché avevo da poco lasciato l’impegno di educatrice dei diversamente abili. È stato davvero bello conoscerla, volerle bene, camminare accanto a lei, anche se per pochi anni. È stata per me un dono e così l’ho accolta in occasione del mio ingresso nella comunità di Pirri il 30 ottobre 2004. Quel giorno accanto a me c’erano mamma e papà, due saveriani, madre Rosalba (superiora generale) e le sorelle consigliere. Nella vita di ciascuno c’è sempre qualche persona che ha tracciato il nostro cammino, che ha segnato la nostra esistenza, che ha dato origine alla nostra storia: i miei genitori per la vita ricevuta; nella famiglia religiosa in cui sono stata accolta suor Ottavina che mi ha guidato. Suor Assunta Pinna (a sinistra), il giorno della sua professione temporanea il 6 aprile 2008, insieme a suor Ottavina Un cuore missionario Sono tanti e belli i ricordi che custodisco nel cuore... Suor Ottavina, silenziosamente e umilmente, mi ha fatto strada e ora continuerà ad accompagnarmi dall’alto. La sua presenza mi guiderà e mi custodirà “sempre”, come è infinita la mia gratitudine e il mio ricordo per quanto lei ha fatto per me! Suor Ottavina aveva un cuore autenticamente missionario. In tutti i bambini che avvicinava mi ha insegnato a vedere Gesù, al di là della loro estrazione sociale, cultura, colore della pelle, nazionalità. Grazie a lei, ho potuto capire qualcosa di più delle parole di sant’Agostino: “Quando si ama non si soffre, e se si soffre, la stessa sofferenza è amata”. ■ SONO VENUTI A TROVARCI... In occasione della festa degli amici e delle delegate missionarie di Cagliari, sono venuti a trovarci due amici storici della nostra comunità… Ne abbiamo approfittato per immortalarli! Ugo Bellu, a sinistra, è sposato con Maria da 45 anni e ha due figli. Fin dal loro matrimonio, benedetto da padre Antonio, hanno sempre seguito la formazione spirituale missionaria con i saveriani che si sono susseguiti in Sardegna. Lui e Maria ricordano con particolare affetto p. Michelangelo Pennino, loro direttore spirituale per tanti anni. Ugo è animatore del gruppo Gams presso la comunità saveriana di Cagliari, mentre il fratello Sergio fa opera di volontariato in Burundi. Mario Zucca è un agricoltore e allevatore di Uta, paese a circa 25 chilometri da Cagliari. Non è sposato e da quando ha conosciuto i saveriani li ha adottati come la sua famiglia. Ha frutta e verdura nel suo orto e alleva una moltitudine di animali. Anche i maiali che fanno i favolosi… porceddu, quelli buoni. Ugo Bellu e Mario Zucca, amici dei saveriani di Cagliari 2014 GIUGNO/LUGLIO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 IBAN - IT 84 E 08549 37491 000060192713 (BCC San Biagio di Osimo) DIARIO DELLA COMUNITÀ Sessanta volte “grazie”! La bella giornata con amici e benefattori eravamo preocQ uest’anno cupati, perché fino a due settimane prima della festa dei benefattori, avevano la conferma soltanto di quattro persone… Tuttavia, dopo questo primo momento di esitazione, sono arrivate telefonate a raffica fino all’ultimo giorno. E domenica 11 maggio abbiamo vissuto una bellissima giornata insieme ai nostri cari amici e benefattori, che ogni anno ci aiutano e sostengono il nostro lavoro nella casa di Ancona: eravamo più di una sessantina! La ricompensa del Signore La giornata è iniziata con una breve presentazione delle nostre missioni da parte di p. Alberto Panichella, che ha riporta- to le ultime notizie riguardanti i saveriani impegnati nelle diverse realtà nel mondo. La celebrazione della Messa è stata presieduta da p. Giancarlo Lazzarini, rettore della comunità, che nell’omelia, commentando il vangelo del Buon Pastore, ha fatto il richiamo alla ricompensa di coloro che “danno anche solo un bicchier d’acqua” a coloro che il Signore ha chiamato a seguirlo. Essi avranno la stessa ricompensa dei discepoli che donano la vita, lasciando tutto, per andare nel mondo ad annunciare la sua Parola. I canti lirici e le carte Durante il pranzo si è vissuto un bellissimo clima di fraternità e di famiglia, animato anche da una PIETRO ROSSINI cantante lirica locale, nostra amica, che ci ha allietato con qualche frammezzo del suo repertorio. La bellezza e il clima di festa di questa giornata, l’abbiamo verificato ancora di più dopo il pranzo, quando un gruppo di signore, che aveva partecipato alla festa, ci ha chiesto un mazzo di carte per fermarsi in casa a giocare! Sono rimaste lì tutto il pomeriggio e questo ci ha fatto molto piacere, perché vuol dire che davvero si sono trovate a loro agio e si sono sentite davvero a casa. Approfittiamo per ringraziare tutti coloro che hanno partecipato e che ci hanno permesso la gioia di questa giornata insieme: grazie a voi, facciamo del mon■ do una sola famiglia! SAVERIANI MARCHE È morto il babbo Agostino Ha vissuto fede e preghiera con costanza I l 16 aprile è serenamente passato al banchetto del cielo Agostino Panichella, mio padre. Eravamo amici: nei numerosi dialoghi di questi ultimi tre anni, dopo il mio ritorno dal Brasile, ce la intendevamo benissimo! Gli piaceva la storia, l’attualità, la giustizia, le notizie, le mie attività e la comunità dei missionari saveriani. 8 Un santo del quotidiano Babbo era nato nel 1921 a Montefano e poi era stato trasferito dal proprietario terriero a Villa Potenza (nel 1947). Si era sposato con Assunta, mamma carissima, allegra, lavoratrice, furba, che è venuta a mancare nel 2005. Hanno vissuto santamente insieme, nelle opere di bene e nella spiritualità, giusti nei loro diritti. Papà ha svolto diversi lavori, sempre come dipendente, umilmente e gioiosamente. È stato un santo del quotidiano. Dopo la morte di mamma, rimasto solo e autosufficiente fino a 25 giorni prima del passaggio, si è coltivato tra preghiera, lavoretti, cruciverba, giocando a carte con me, chiacchierando allegramente con chi veniva a trovarlo. Dopo 25 giorni dal suo 93° compleanno, l’ultima domenica di marzo gli mancava il respiro per scompenso cardiaco. Ricoverato, ne è uscito dopo 15 giorni. A casa si sarebbe dovuto riprendere, ma un virus intestinale l’ha disidratato irrimediabilmente e se l’è portato via, nell’eternità, alla quale peraltro era preparato. Tre giorni prima Agostino Panichella, papà di p. Alberto, è salito al cielo il 16 aprile, all’età di 93 anni La Messa, presieduta da p. Giancarlo Lazzarini, e il pranzo con gli amici e i benefattori marchigiani per la festa a loro dedicata, che si è svolta l’11 maggio scorso. E...STATE CON I SAVERIANI ! p. ALBERTO PANICHELLA, sx mi aveva detto: “Vado incontro al Signore!”. Le parole dei figli nel ricordino Ecco le parole che suor Giuseppina (mia sorella che vive a Macerata) ed io, suoi unici figli, abbiamo messo nel ricordino. “Babbo esemplare, hai vissuto la fede e la preghiera con tutte le tue forze, portando nel cuore l’umanità, i poveri, gli immigrati, il Brasile e papa Francesco, che tanto hai ammirato. Ti ha sostenuto un’incrollabile speranza, aperto ai problemi dell’oggi, uomo del dialogo, mite, cordiale e amico, giovane nello spirito, al passo con i tempi. Per tutti ti sei fatto fratello e amico con una carità senza limiti, mostravi compassione verso i poveri e impegno per la giustizia sociale. Dal cielo prega per tutti noi, che ti amiamo tanto”. Concludo dicendo che babbo Agostino conosceva molti saveriani, amava la nostra congregazione e le famiglie dei nostri missionari! Quando ero in Brasile, era lui l’incaricato di diffondere ad amici e benefattori le lettere circolari che scrivevo Caro babbo, continui a essere presente accanto a ■ noi tutti! Chiediamo ai ragazzi e ai giovani di prenotarsi subito a queste due fantastiche opportunità per un’estate da vivere in allegria! Chiediamo ai genitori di incoraggiare i figli a partecipare: ne vale la pena! 2014 GIUGNO/LUGLIO PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Pellegrini da Parma a Roma Nel secondo anno del concilio dei giovani S iamo nel secondo anno del “concilio dei giovani”, voluto dal vescovo Enrico Solmi. In questi tre anni siamo invitati a riflettere sul tema: “Credere ci unisce, credere ci impegna, credere ci manda”. Il concilio dei giovani è stato voluto dal vescovo per mettere la chiesa di Parma in ascolto dei giovani. A conclusione di questo secondo anno, è stato organizzato il pellegrinaggio a Roma, alla tomba di san Pietro. Nel messaggio di invito il vescovo di Parma ha scritto così: “Noi andiamo a Roma sulla tomba di san Pietro a professare la nostra fede in Dio, Uno e Trino, che ha mandato suo Figlio per la nostra salvezza”. I martiri e i testimoni di fede Sono partiti venerdì 2 maggio i 150 giovani parmigiani che hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano a Roma, guidato dal vescovo. Il pellegrinaggio non era solo per i giovani, ma aperto a tutti. Così, il giorno seguente, 3 maggio, hanno raggiunto la capitale altri sette pullman carichi di 350 pellegrini, provenienti da tutta la diocesi. Durante il pellegrinaggio è stato ripercorso il cammino dei martiri e dei testimoni della fede. Siamo partiti dalle catacombe di san Sebastiano e abbiamo visitato la basilica di san Bartolomeo, dove sono raccolti i ricordi e le testimonianze dei martiri dei nostri giorni, come don Pino Puglisi e don Andrea Santoro. Abbiamo anche incontrato persone che vivono la fede concretamente, come le suore di madre Teresa e la comunità di Sant’Egidio. Un’esperienza senza uguale Il culmine di questo pellegrinaggio, e direi il momento più atteso da tutti, è stato il raduno SEVERIN K. NGUELIASSI, sx di ascolto e di preghiera in piazza San Pietro la domenica. Papa Francesco, parlando del concilio dei giovani e salutando ciascuno di noi, ci ha detto: “Voi giovani siete protagonisti del futuro, la speranza della chiesa”. È stata un’esperienza senza uguale. È difficile descrivere l’emozione che abbiamo provato e che rimane ancora nel cuore di ciascuno di noi. Il pellegrinaggio è stato per noi giovani un momento di gioia, di fede e di emozione, abbiamo conosciuto gente nuova e abbiamo approfondito le relazioni che avevamo con le persone già conosciute. oltre a crescere nella fede, ho conosciuto gente fantastica”. Beatrice aggiunge: “Un’esperienza ricca di riflessioni, di incontri e di allegria, che cambia la vita”. Maria Chiara, giovane della parrocchia delle Stimmate, racconta: “L’esperienza vissuta questi tre giorni è stata unica! Abbiamo vissuto momenti meravigliosi e ricchi di gioia, fede, emozioni che non si possono descrivere con poche parole... Ho conosciuto gente nuova e ho approfondito la relazione con gente che conoscevo già, e che ho potuto conoscere meglio. Poi a San Pietro, il nostro papa Francesco, salutandoci e nominando il concilio dei giovani, è come se avesse nominato ognuno di noi, uno alla volta! Ognuno di noi sicuramente ha tanti momenti speciali impressi nel cuore…”. La spinta giusta per il terzo anno Grazie al nostro vescovo Enrico Solmi, a don Paolo, incaricato della pastorale giovanile nella diocesi, e ai suoi collaboratori, che tanto si impegnano per permettere ai giovani di maturare sempre più la loro fede. Abbiamo ricevuto la giusta spinta per vivere al meglio il prossimo anno, incentrato sul tema, “Credere ci manda”. Come diceva il vescovo alla partenza: “Il pellegrinaggio è un momento di fede che si trasforma in carità; carità che si esprime nella solidarietà e nell’impegno politico”. Auguri a tutti i pellegrini e a tutti i giovani di ■ Parma. Commenti entusiasti dei partecipanti La pellegrina Veronica ha detto: “Grazie a tutti per questa meravigliosa esperienza; le emozioni che ho vissuto sono davvero tante!”. Jessica ha confidato: “È stata un’esperienza bellissima; A piedi fino a Fontanellato La Madonna è vicina a tutti i ragazzi del mondo di maggio, dediN elcatomese alla Vergine Maria, la parrocchia parmense San Biagio di Torrile (che include le comunità di San Polo, San Siro, Gainago e Sant’Andrea) ha organizzato un pellegrinaggio per ragazzi e genitori, guidato dal parroco don Daniele e dal vicario polacco don Jarec. Un pellegrinaggio vero Fontanellato è un santuario caro al nostro fondatore san Guido Conforti e a noi saveriani, come anche a tutta la diocesi di Parma. Ci siamo andati con i giovani della parrocchia per imitare Maria nel seguire Gesù, diventando anche noi suoi seguaci. Abbiamo partecipato anche io e Alexander, studenti saveriani che prestiamo servizio nella parrocchia di Torrile. La partenza era fissata alle ore 8,30 da Rivarolo. Nello zaino avevamo un sussidio per la preghiera del rosario e un libretto di canti. Tre catechiste - Roberta, Cristina e Maria - hanno guidato il gruppo. Alcune mamme e un papà erano pronti a quest’avventura con i ragazzi: un vero pellegrinaggio, a piedi. I ragazzi erano contenti. Alcuni volevano correre, altri giocare durante il cammino. Il clima era sereno, la giornata bella, e ne ringraziamo Dio. Il rosario lungo il cammino Roberta ha dato a tutti un rosario. Lungo il cammino ci siamo fermati per pregare, con i ragazzi che leggevano le varie intenzioni missionarie. Infatti, anche se la corona era tutta bianca, senza i colori del rosario missionario, abbiamo pregato per i cinque continenti per sentirci vicini a tutti i popoli del mondo. Il saveriano Emmanuel Adili ha accompagnato i giovani della parrocchia San Biagio di Torrile nel pellegrinaggio a piedi fino al santuario di Fontanellato 8 EMMANUEL ADILI, sx Mons. Enrico Solmi con i giovani di Parma, pellegrini a Roma, nel secondo anno del “concilio” a loro dedicato Abbiamo pregato anche per i nostri parenti e amici. A mezzogiorno, siamo arrivati a San Secondo e ci siamo fermati per il pranzo al sacco. I ragazzi erano stanchi. La catechista Maria ha offerto la possibilità di un passaggio in macchina, ma tanti ragazzi hanno risposto: “Sono stanco, ma ce la devo fare; voglio arrivare a piedi!”. Con le fontanelle bloccate! Siamo arrivati a Fontanellato alle tre del pomeriggio. Alcuni sono entrati subito in chiesa per una preghiera; altri hanno cercato una fontana. Sorpresa! Tutte le fontane erano bloccate: niente acqua! Abbiamo dovuto comprarci qualche bottiglia. Alle quattro e mezza è iniziata la santa Messa. La chiesa era strapiena. Non c’erano posti sufficienti per tutti. I pellegrini di Torrile si sono seduti intorno all’altare, davanti alla statua della Madonna. Tutti erano molto attenti. Osservando i volti, posso dire che tante preghiere sono state rivolte a Dio per intercessione di Maria. Abbiamo scattato qualche foto di gruppo e poi siamo tornati a casa in macchina, soddisfatti della giornata vissuta in compagnia. La Madonna interceda per tutti i ragazzi del mondo, perché possano scoprire la bellezza di ■ sentirsi amati da Dio. Gli studenti saveriani erano tra i pellegrini di Parma che hanno raggiunto Roma con gli altri giovani della diocesi SULLA TOMBA DI P. UCCELLI A VICENZA Si stanno moltiplicando le iniziative per il 60° dalla morte del “servo di Dio” padre Pietro Uccelli, missionario saveriano originario di Barco, diocesi di Reggio Emilia. Padre Renzo Larcher, rettore della comunità saveriana di Parma, ha guidato una trentina di sacerdoti della diocesi di Parma, nel pellegrinaggio a Vicenza. Dopo essere stati al santuario Mariano di Monte Berico, sono andati a far visita alla tomba di padre Pietro Uccelli, nella chiesetta dedicata a san Pietro d’Alcantara, e custodita con venerazione dai missionari Saveriani in viale Trento, a Vicenza. Il vice postulatore dalla causa di beatificazione, p. Gianni Viola, ha presentato la figura e la spiritualità di p. Uccelli, missionario in Cina e formatore a Vicenza di moltissimi ragazzi aspiranti alla vita missionaria. 2014 GIUGNO/LUGLIO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) Quattordici nozze insieme! “Il Signore, a volte, è più buono del solito...” volta sembra che il Q ualche Signore sia più generoso del solito, o meglio, siamo noi che ci accorgiamo di più che lui è sempre buono! Domenica 4 maggio 2014, ho avuto la gioia sacerdotale e missionaria di benedire 14 coppie, che hanno (finalmente!) celebrato il loro matrimonio davanti al Signore. Un giorno radicato in più di trent’anni di preghiera e amicizia reciproca con il piccolo villaggio di Marampa, a circa 15 chilometri da Makeni, centro della nostra diocesi in Sierra Leone. La comunità di Marampa La piccola comunità cristiana di Marampa era stata iniziata alla fine degli anni ’70 da p. Giuseppe Rabito. Poi, dato che mi trovavo a Makeni, l’aveva volentieri consegnata a me, mentre lui andava a fondare altre comunità attorno alla parrocchia di Binkolo. Mi era simpatica quella comunità e ci andavo abba- stanza spesso per il catechismo, la Messa, e anche per celebrare le nascite, le morti, le tradizioni della società limba. Tutti mi facevano sentire come uno di casa. Dopo qualche anno li aiutai a sostituire la piccola cappella di fango e paglia con una chiesa di mattoni, dedicata a San Giuseppe. Su “Missionari Saveriani” avevo fatto appello ai benefattori d’Italia di nome “Giuseppe” e “Giuseppina”, per raccogliere i dieci milioni di lire necessari per la costruzione, ma in breve p. LUIGI BRIONI, sx tempo si arrivò a ben 25 milioni. Costruita in tre mesi Tuttavia in quel momento nessuno in diocesi poteva darmi una mano per la costruzione. Perciò mi rivolsi a una piccola compagnia di cinesi che abitavano a Binkolo. E loro costruirono la chiesa, in forma rotonda, in tre mesi. Per la nostra povera missione in Sierra Leone è un piccolo gioiello! Continuai a seguire la comunità di Marampa fino alla fine degli ani ’80 e ci tornai anche dopo la guerra, nel 2002, come parroco della missione di Binkolo. L’anno scorso, a marzo, all’omelia della Messa, puntai il dito ai molti mariti presenti perché non avevano ancora “pagato” la dote tradizionale del matrimonio, dopo anni di convivenza e numerosi figli. Con mia totale sorpresa, ben 22 di loro promisero di pagare la dote (circa 100 euro) e conUna delle 14 coppie di sposi che hanno celebrato le cludere il matrimonio tribale nozze tutte insieme domenica 4 maggio, a Maramentro l’anno. pa, con la benedizione di p. Luigi Brioni In noviziato come in paradiso Confronto tra quei tempi e i nostri tempi Pasqua sono tornato D opo ancora una volta a San Pie- tro in Vincoli (RA), nella “casa di campagna” regalata ai saveriani in memoria del nostro santo fondatore Guido Conforti, che fu eletto a 37 anni arcivescovo di questa insigne diocesi e a cui dovette rinunciare dopo appena due anni per gravi motivi di salute. La casa, circondata da una verde campagna e da alberi secolari, è diventata per noi missionari e per le diocesi vicine un prezioso centro di spiritualità. Con i miei confratelli ho partecipato alla settimana di esercizi spirituali, predicati dalla monaca teologa Laura Gusella. cizi spirituali in preparazione alla grande festa della professione religiosa. Ci colpì subito l’accoglienza fraterna dei superiori e dei novizi, e soprattutto lo spirito festoso. L’abbondanza di cibi e bevande, poi, fece esclamare a un mio nipotino di 5 anni: “Qui si mangia meglio che in seminario!”. Era un vero “spirito di famiglia”, come ci fu insegnato in seguito. Nelle regole scritte dal nostro santo fondatore, si diceva di “considerare i genitori come i primi benefattori dell’istituto”, perché essi donavano ciò che avevano di più prezioso alle missioni: i loro stessi figli per sempre! Un vero spirito di famiglia Nel 1957, quando vi andai la prima volta con altri due amici seminaristi, accompagnati dai nostri famigliari, quella casa era il nostro “noviziato”. In casa c’era un bel silenzio, perché la comunità, composta da circa 50 persone, stava facendo gli eser- Allora le vocazioni erano numerose! In quegli anni i seminari delle diocesi e dei missionari erano stracolmi di giovani studenti. Ora non più; e sento un grande rimpianto per un passato ricco di vocazioni. Ricordo in particolare il mio seminario di Cremona, 8 Un vero miracolo! Avevamo un incontro settimanale, e venivano quasi tutti - mariti e mogli - per pregare, imparare e pianificare. Erano ben 14 le coppie pronte a sposarsi, con nozze tradizionali e cristiane. Non mi aspettavo questo miracolo! E così fu che, una dopo l’altra, le coppie si sposarono nei villaggi delle spose, mentre io dalla mia nuova missione di Fadugu, le seguivo con la catechesi e l’organizzazione. Infine, abbiamo scelto la data del 4 maggio, terza domenica di Pasqua, per le nozze insieme. Nel frattempo vari amici in Italia si sono preoccupati per provvedere alla veste nuziale delle spose, per ridipingere la facciata della chiesa e acquistare le 28 sedie per le nozze: bianche per le donne e blu per gli uomini. Festa unica, gioia immensa Alle 11 siamo partiti in processione dalla scuola fino al sagrato della chiesa, dove tutto era stato preparato per la cerimonia. Le spose erano in bianco fiorito e gli uomini in camicia bianca e pantaloni neri… tutti uguali e contenti. Abbiamo preparato un grande tetto di frasche, perché la chiesa non conteneva tutta quella gente. Quando ho cominciato la Messa, m’è venuto un groppo di commozione. Vederli tutti e 28 lì, quegli sposi che avevo visto da piccoli e che ora erano pronti a iniziare il nuovo cammino di maturità cristiana: che grazia! Una festa così, anche per me, al termine dei miei anni e delle attività apostoliche, rimarrà nei cuori della nostra comunità cristiana di Marampa, una gioia vera ed eccezionale, che solo il Signore sa dare. Dopo i sacramenti, ci siamo trovati attorno alla torta nuziale tagliata un po’ alla volta da tutte le 14 coppie. Poi cibo per tutti (ed erano più numerosi che non alla Messa!), vino di palma e musica fino a notte inoltrata. ■ p. SANDRO PARMIGGIANI, sx che aveva più di duecento ragazzi e giovani; anche la comunità saveriana di Parma contava oltre cento giovani teologi... Penso a tante comunità saveriane in Italia, che ora sono formate principalmente da missionari anziani o malati. Grazie a Dio, nelle quattro comunità continentali abbiamo ancora una sessantina di studenti di teologia provenienti dalle varie nazioni dove per decenni hanno vissuto e lavorato i saveriani, in maggioranza italiani, che desiderano rimanere in missione fino alla fine. Li capisco e li approvo, perché anch’io desideravo ardentemente restare per sempre nella missione in cui ero stato inviato ad annunciare il vangelo. Ma ho capito che tutta la vita, anche se ricca di anni e di malanni, può e deve essere missionaria sino all’ultimo respiro, anche qui, anche adesso, quando e dove Dio vuole. Senza alcun rammarico, senza nostalgie né ■ rimpianti. Tutto è grazia! Saveriani in preghiera durante gli “esercizi spirituali” nella chiesa di San Pietro in Vincoli (RA), una volta sede del noviziato saveriano, a cui ha partecipato anche p. Sandro Mariti e mogli seduti su sedie blu e bianche, sotto la tettoia in frasche allestita per l’occasione all’esterno della chiesa San Giuseppe di Marampa, in Sierra Leone CAMERUN, MISSIONE GIOVANI p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi. Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro figli e per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta moltiplicando le strutture scolastiche. Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole, tra cui tre a livello superiore. Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi, teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane. Nel centro parrocchiale stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma procederemo pian piano, secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe. Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro impegno di promozione culturale, ma noi missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni concreti e primari. Inoltre, questo atteggiamento non potrà che favorire anche altre proposte per una crescita più profonda e spirituale. P. Benigno Franceschetti si sta adoperando per migliorare le infrastrutture destinate ai giovani studenti camerunesi 2014 GIUGNO/LUGLIO PIEMONTE e LIGURIA 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) Vangelo e conversione in Colombia Dalla Brianza all’America latina Padre Ballabio è brianzolo, nato e cresciuto a Lissone. Ha conosciuto i saveriani a Desio ed è stato ordinato sacerdote nel 1978. Dopo un periodo in Spagna, è partito per la Colombia, dove ha lavorato per oltre vent’anni. Ora è a Parma, a servizio della procura delle missioni saveriane. missionaria in L’ esperienza Colombia ha segnato pro- fondamente la mia vita di missionario. Ricordo ancora il mio “battesimo”. Un pomeriggio, con un padre di famiglia, sono andato ad amministrare l’unzione degli infermi a una malata. Improvvisamente, venimmo as- p. MARCO BALLABIO, sx saliti da due giovani che, con il coltello alla gola, ci chiedevano soldi. Mi ferirono con le unghie e il sangue aveva macchiato la camicia. Trovandomi solo l’orologio in tasca, mi dissero che ero stato fortunato ad avere qualcosa, altrimenti avrebbero conficcato il coltello nella gola. La notizia si sparse per tutta la parrocchia e la sera, prima della Messa, alcune famiglie vennero da me, mi chiesero la camicia per lavarla e mi regalarono un orologio di poco valore: “Un colombiano ti ha rubato e ti ha ferito, ma altri colombiani ti chiedono scusa e ti regalano l’orologio”. Da qual momento mi sono davvero sentito amato. Dalla vendetta al perdono Ho trascorso anni intensi di lavoro con i giovani. Mi sentivo a mio agio lavorare con loro. Sono stato responsabile della pastorale del vicariato di Buonaventura e promotore vocazionale. Ho potuto accompagnare 17 giovani all’altare, tra i quali anche missionari e religiose. Il Signore ha voluto anche che un giovane diventasse saveriano, p. Gerardo Pretel, ora missionario in Congo. Un altro momento importante è stato quando mi sono trasferito nella città di Cali. Qui, mi sono impegnato anche nei gruppi di Il nostro piccolo “sì” alla missione Donare a Dio la figlia, che si è donata... Elena Conforto è una giovane saveriana che lavora da una decina d’anni nel sud del Brasile. Ha frequentato per vari anni la nostra comunità di Desio, prima di consacrarsi per la missione. S crivere sulla vocazione di nostra figlia Elena e su cosa significhi per noi essere genitori di una missionaria, non è cosa semplice, perché significa ricordare fatti ed eventi di ben vent’anni di vita. Quel pranzo del 1° maggio… A mezzogiorno del 1° maggio 1994, mentre eravamo seduti a tavola, Elena ci aveva manifestato la sua intenzione di entrare nella comunità delle saveriane, a Parma. Ricordiamo molto bene quel pranzo, che a fatica siamo riusciti a terminare. Guardandoci negli occhi, abbiamo pronunciato il nostro piccolo “sì” dicendo: “sia fatta la volontà del Signore!”. Certo, non è stata proprio una sorpresa. Elena frequentava già da quattro anni i saveriani, par- 8 vanni ogni Mamma Tina e papà Gio o della figlia giorno rinnovano il don in Brasile al Signore, missionaria TINA e GIOVANNI CONFORTO tecipava ad attività, incontri e ritiri che si tenevano nella loro casa di Desio. Una volta al mese andava anche, a nostra insaputa, dalle saveriane a Parma per un cammino vocazionale. sembra che ci venga tolta una parte di noi. Ed è lì che si mette in gioco anche il nostro rapporto con il Signore; è lì che ci viene chiesto di donare nostra figlia, che si è donata ai fratelli. L’andata e… il ritorno Ricordiamo molto bene anche la domenica 25 settembre 1994 quando, caricati in macchina baule e valigia, abbiamo percorso il tratto di autostrada da Milano a Parma. Il clima fuori era tipico di una giornata settembrina, ma l’atmosfera interna all’abitacolo era mesta. Elena cercava argomenti per rallegrare un po’ l’ambiente, ma noi guardavamo le immense distese di campi, con gli occhi velati e il cuore che batteva forte…, da spaccare il petto. Poi, il viaggio di ritorno: Elena ci mancava tanto e ci manca tuttora. Tutti i giorni ci viene chiesto di rinnovare il “sì”, che abbiamo pronunciato quel giorno. Davanti a queste scelte personali che coinvolgono e sconvolgono un po’ la famiglia, “Il Signore ci ha benedetto” Così, la lontananza e la fatica del non poter condividere la vita quotidiana, diviene occasione di gioia e di ringraziamento al Signore nel sapere che Elena è serena e felice. E noi genitori chiediamo a Dio di darci sempre forza e coraggio per poterla accompagnare e sostenere nel suo cammino missionario. Io, mamma Tina, cinque anni fa ho avuto la grazia di andare a trovarla. Ho constatato che il popolo brasiliano è molto ricco di valori e con un grande cuore. Vediamo in papa Francesco, con i suoi gesti e la sua attenzione verso gli ultimi, i volti e gli sguardi di tante persone che ho incontrato in quel viaggio in Brasile. Ringraziamo il Signore perché ha benedetto con la sua ■ grazia la nostra casa. Elena Conforto in visi ta a un insediamento dei “sem-terra” nei din torni di Londrina evangelizzazione. Ho vissuto l’esperienza della Parola di Dio, capace di provocare straordinarie conversioni. Una mi ha particolarmente colpito. Un sabato è venuto da me un papà, che mi ha consegnato un pacchetto. Dentro c’era una pistola appena comprata. Era destinata a uccidere il ragazzo che due anni prima gli aveva barbaramente assassinato il figlio con un cacciavite, per rubargli un paio di scarpe. Racconta: “In questi due lunghi anni ho covato la vendetta. Ho scoperto dove si trova il giovane e ho messo da parte i soldi per acquistare la pistola e pagare un sicario. Ma ieri sera, durante la riunione del gruppo di vangelo in casa mia, il Signore mi ha illuminato. Padre, avrei bisogno che lei venga con me dal ragazzo…”. Un silenzio d’amore Ci siamo messi in cammino. Arrivati in uno spiazzo, vi troviamo un gruppo di giovani. Ci fermiamo e il papà chiama ad alta voce per nome il giovane che aveva ucciso suo figlio. Il capobanda si avvicina con sicurezza e arroganza. Erano uno di fronte all’altro come due contendenti. Il giovane inizia a insultare, non preoccupato della mia presenza. Calò un pesante silenzio e nella mia mente non facevo altro che mormorare preghiere. Poi, il papà con un gesto sorprendente s’inginocchia davanti al giovane e ad alta voce dice: “Non mi alzerò da qui fino a quando tu non mi avrai perdonato perché ho Il brianzolo p. Marco Ballabio ha raccontato in questo articolo la sua esperienza missionaria in Colombia pensato di toglierti la vita”. C’era attorno un silenzio che parlava di amore. Gli amici del giovane se ne andarono e abbandonarono il loro capo. La gente attorno aveva gli occhi pieni di lacrime di gioia e di ammirazione. Io mi sentivo piccolo e impotente davanti a un gesto così grande da parte di quel papà inginocchiato. Il giovane abbassa le ginocchia, allunga le braccia e gli dice: “Io ti ho tolto un figlio, se vuoi hai trovato un figlio!’’. Scoppiarono in pianto e con gioia si strinsero forte. Da quel momento il giovane trovò una famiglia e la famiglia ritrovò il figlio mag■ giore che le era stato tolto. CAMERUN, MISSIONE GIOVANI p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi. Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro figli e per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta moltiplicando le strutture scolastiche. Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole, tra cui tre a livello superiore. Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi, teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane. Nel centro parrocchiale stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma procederemo pian piano, secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe. Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro impegno di promozione culturale, ma noi missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni concreti e primari. Inoltre, questo atteggiamento non potrà che favorire anche altre proposte per una crescita più profonda e spirituale. P. Benigno Franceschetti si sta adoperando per migliorare le infrastrutture destinate ai giovani studenti camerunesi 2014 GIUGNO/LUGLIO PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 IBAN - IT 71 Z 01030 15807 000000040579 (Monte Paschi Siena, Taranto) I giovani hanno messo le ali Giornata diocesana della gioventù a Taranto quest’anno, come da A nche tradizione, papa France- frequentano il sito, aprono i loro occhi e miagolano di gioia. La festa qui siamo noi Sabato 12 aprile, nel piazzale di fronte al castello aragonese di Taranto, tanti giovani della diocesi erano presenti all’appuntamento. Hanno fatto una grande caccia al tesoro per i vicoli della città vecchia e hanno scoperto i segni di coloro che vi hanno vissuto, sofferto e gioito. I bambini e i ragazzi, insieme ai fratelli scout, hanno riempito di gioia i vicoli e le postierle. Alla fine, le mani colorate dei bambini dell’isola antica sono rimaste impresse sulla foto di papa Francesco. Finalmente, dalle 18, sono arrivati i protagonisti della giornata: i giovani. Le colonne doriche fanno fatica a restare immobili di fronte all’assalto che viene da tutta la diocesi. Anche i gatti che Arriva l’arcivescovo Ma quando arriva l’arcivescovo? Le vedette del castello non lo vedono ancora, ma ci dicono che è in viaggio. Un po’ di pazienza e anche lui si immerge, giovane con i giovani, tra i “beati i poveri in spirito”. Al suo arrivo, tutti possono “scatenare la gioia” con i foulard colorati e le bandiere, perché “qui la festa siamo noi”. Don Francesco, responsabile della pastorale giovanile, invita mons. Filippo a parlare ai giovani presenti, avvolti dalla brezza che viene dal mare. Ci dice l’arcivescovo: “La parola di Gesù «beati i poveri in spirito» deve essere portata da ciascuno di noi in coscienza, camminando, correndo insieme tutta la vita per incontrare Colui che ci ha incontrati: Gesù, sconosciuto ancora da tante persone”. Poi, viene accolto il libro della Parola di Dio, dietro a cui in sco ha invitato i giovani di tutto il mondo a capire che si è “beati” solo se si incontra Gesù e si realizza il suo progetto d’amore. p. OLIVIERO FERRO, sx processione ci siamo avviati verso la cattedrale. Cantando e camminando in mezzo a bar e negozi, lungo le antiche mura, sentivamo ancora il respiro della Taranto antica. San Cataldo ci ha accolti nella sua cattedrale. Non restiamo oziosi Abbiamo ascoltato le testimonianze dei volontari “Amici di Marcellino”, che lavorano con i ragazzi per aiutarli a diventare adulti, per farli sperare e sognare in un futuro migliore. Le testimonianze erano accompagnate dalle parole di papa Francesco che invitano alla nonviolenza, a denunciare i casi di abbandono e all’aiuto fraterno. Ma il nostro amico Gesù ci ha invitato alla preghiera e all’adorazione silenziosa: momento privilegiato per riflettere e dialogare cuore a cuore con lui. Le parole di mons. Filippo hanno reso viva e più concreta la presa di coscienza che noi non possiamo restare… con le mani in mano. La bella giornata con i famigliari Tante gocce di gioiosa amicizia, stando insieme 4 maggio abbiaD omenica mo vissuto il tradizionale incontro tra i saveriani pugliesi e i loro famigliari. Finalmente c’era un po’ di sole, anche se ogni tanto piovevano le benedizioni dal cielo. In più, c’era l’occasione del 25° anniversario della casa saveriana di Lama. Insomma, erano tanti i motivi per ringraziare il Signore, per coloro che hanno lavorato e per coloro che continuano a collaborare con i saveriani. E come diceva bene san Guido Conforti, “i genitori e i famigliari dei missionari sono i primi amici e benefattori dell’istituto saveriano”. Insomma, anche loro fanno parte della nostra famiglia missionaria. La missione è sempre attuale C’era con noi p. Rosario Giannattasio, superiore dei saveriani in Italia, che ha offerto una panoramica della situazione saveriana in Italia, tra luci e ombre. 8 Ma soprattutto ci ha incoraggiato a lavorare con entusiasmo. Tra i suoi suggerimenti c’è stato quello di fare pubblicità e di far conoscere “Missionari Saveriani”, il nostro bel mensile di collegamento, e anche di invitare i giovani a diventare missionari. Anche se i tempi sono cambiati, la missione è sempre attuale. Nell’Eucaristia, che è stata la naturale continuazione dell’incontro, commentando il brano dei discepoli di Emmaus, abbiamo notato che noi spesso ci complichiamo la vita e ci scoraggiamo a vicenda. Però Gesù cammina con noi e con i missionari, che continuano a fare quello che lui ha fatto: spiegano ciò che Dio fa con la gente. Sempre pronti a ospitarvi! Non dimentichiamo che anche qui a Taranto, nella casa dei saveriani, c’è sempre spazio per chi si sente pronto “a dare ra- p. O. FERRO, sx gione della speranza che è in loro”. Come Gesù ha ascoltato, incoraggiato e riscaldato il cuore dei discepoli, anche noi dobbiamo fare lo stesso con chiunque incontriamo. Dobbiamo saper sempre ripartire, essere cercatori di Dio e camminatori accanto agli uomini. La condivisione è continuata anche a tavola. Il pranzo, preparato da persone amiche, è stato gustato da tutti. Cogliamo l’occasione per ringraziare coloro che, in silenzio ma con gioia, hanno reso possibile questa giornata. Ogni tanto qualche goccia d’acqua veniva a rinfrescarci, ma le gocce di gioia dello stare insieme erano più importanti. Poi, pian piano, ognuno ha ripreso la strada del ritorno a casa, dandosi l’appuntamento al prossimo anno. Ma si possono sempre trovare occasioni per continuare la nostra amicizia… ■ Erano tanti i giovani di Taranto e dintorni che hanno partecipato alla giornata diocesana della gioventù, sabato 12 aprile; c’era anche il vescovo mons. Filippo Santoro In strada, tra la gente… Dobbiamo “giocare nella squadra di Gesù”, ben allenati e pronti a far vincere chi si sente solo, abbandonato e sfiduciato. Noi abbiamo un buon allenatore, anzi il migliore: Gesù. Il vangelo delle beatitudini, che ci accompagnerà in questi tre anni per portarci alla giornata mondiale della gioventù a Cracovia nel 2016, ci ricorda per otto volte la parola “beati”. È un invito rivolto a tutti ad avvicinarsi a Gesù che guarda nel cuore di ciascuno di noi. E noi ricambiamo il suo sguardo, guardandolo dritto negli occhi senza paura. Lui ha dato tutto per noi, senza misura. “La povertà vera - ricorda papa Francesco - è quando non siamo attaccati al possesso delle cose e delle persone; la vera ricchezza è Gesù”. Di conseguenza, viviamo la sobrietà, pronti a essere solidali con tutti, come lo è stato lui. Ciascuno di noi deve fare il primo passo per andare incontro a chi è solo. Insomma, non restiamo al balcone, scendiamo in strada, in mezzo alla gente. Ormai le luci del Borgo antico sono accese e creano un’atmosfera speciale. Gesù ci benedice e ci chiede di continuare a dire “beati” a tutti, perché noi lo siamo già, se stiamo sempre con Lui. ■ Ricordiamo don Davide Boccuni I missionari saveriani di Taranto partecipano al dolore della comunità di San Donato a Talsano per la morte del parroco, don Davide Boccuni, vittima di un incidente stradale. Era un sacerdote un po’ timido, ma generoso e sempre vicino a chi soffre. Insegnava all’istituto commerciale “Giannone” di Pulsano. Il vescovo nella Messa funebre ha detto: “Ti ringraziamo, don Davide; ringraziamo la tua famiglia per il dono che ha fatto di te alla chiesa, della tua vita donata per la gloria di Cristo: un dono che vale per tutta l’eternità”. 25 ANNI UN LIBRO RACCONTA UN QUARTO DI SECOLO... SAVERIANO Era il 1980, quando i saveriani sono arrivati a Taranto. Fin dal 1966 c’erano stati dei tentativi (con l’aiuto di p. Stefano Coronese). A Lama, alla periferia della città, siamo arrivati nell’estate 1989. E così nel 2014 è stato tagliato il traguardo dei 25 anni. È una buona occasione per dire grazie al Signore, alla chiesa di Taranto che ci ha accolti e a tante persone che ci hanno voluto bene e non ci fanno mai mancare il loro aiuto e la loro amicizia. Nelle pagine del libretto, curato per l’occasione, sono pubblicate fotografie, testimonianze e tanti ricordi. Si parte conoscendo meglio il Fondatore san Guido Maria Conforti, per poi passare ai saveriani, alle saveriane e ai laici saveriani. Poi, si passa alla storia, con lo scambio epistolare tra l’arcivescovo Motolese e i superiori saveriani, gli inizi in via Mazzini e in via Pisa, l’arrivo a Lama. Sono indicati i saveriani che vi hanno lavorato e quello che hanno fatto ci riporta alla memoria volti conosciuti e con cui abbiamo condiviso un pezzo di strada. Un capitolo è dedicato anche alle saveriane che hanno lavorato sia a Taranto (Stella maris) che a Ostuni. E per finire, l’elenco dei saveriani pugliesi e lucani (vivi e defunti) ci ricorda che la vita continua e che noi siamo il frutto del lavoro di tante persone. Le immagini, sia in bianco e nero che a colori, ci riportano indietro nel tempo. Niente deve essere dimenticato, ma è un’occasione per dire grazie, grazie, grazie a chi ha sudato, gioito e sofferto per annunciare il regno di Dio in questa zona dei due mari. Si può richiedere il libretto, telefonando allo 099 7773186. 2014 GIUGNO/LUGLIO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 IBAN - IT 16 W 01030 81620 000001784033 (Monte Paschi Siena, Villa S. Giovanni RC) Bepi De Cillia: una vita in Burundi “La missione si è trasformata nelle mie mani” a cura di p. LINO MAGGIONI, sx A lungo andare, la missione gli ha presentato il conto. Da un lato, le strade sconnesse del Burundi, che hanno minato le vertebre della sua schiena; dall’altro, gli strapazzi e le tensioni di chi passa la vita a fare del bene ai poveri nelle periferie nel mondo africano. Il passaggio del testimone Appena tornato in Burundi, p. Bepi De Cillia, saveriano friulano, ha trovato grosse sorprese: il fiume gonfiato da piogge selvagge si era portato via un’intera collina e, insieme, i tubi dell’acquedotto del popoloso villaggio di Tonga. Così, ancora prima di aprire la valigia, ha dovuto correre a ricostruire l’acquedotto. Quando i bambini di Tonga torneranno a lavarsi il viso con l’acqua pulita, p. Bepi consegnerà la missione nelle mani di giovani missionari messicani, africani e indonesiani. È il gesto di chi vuole dare continuità alla missione, quando le forze vengono meno. Padre Bepi aveva già visto altri missionari fare la stessa cosa; ma le circostanze erano diverse. Per il Burundi era maturato il tempo dell’indipendenza politica. Nel 1964 i missionari belgi, olandesi e tedeschi consegnavano la missione ai missionari italiani. A quel tempo il Burundi assomigliava a un angolo di paradiso: i missionari iniziavano con il catechismo, insegnavano a leggere e scrivere, si mettevano a curare le piaghe. E quando la comunità raggiungeva un certo numero di battezzati, si celebrava la Messa, cantando con i tamburi. Missione fuori dalle chiese Per otto anni, i missionari italiani continuarono a fare missione nelle chiese. Inaspettatamente, senza alcuna giustificazione, saltò fuori l’odio tribale. Bastarono quindici giorni per far perdere la testa a tutti. I missionari riuscirono a rifugiare nelle chiese folle di mamme e bambini, per salvarli dall’eccidio. In tutto quel finimondo, p. Bepi decise di recarsi dal vescovo per fargli presente che il Burundi era, ormai, un paese tagliato in due: da una parte i volti ovali dei watussi, dall’altra i volti tondi degli hutu. E poi, la guerra, che non era solo uno scontro armato. La guerra creava fame, moltipli- cava gli orfani. Il vescovo lo autorizzò a far uscire la missione di chiesa e a viverla anche nell’impegno sociale. Recentemente, p. Bepi ha scritto anche a noi di Tavernerio per assicurarci che quando effettuerà il passaggio della missione, incoraggerà i nuovi a seguire l’autorizzazione di quel vescovo. Nella sua lettera padre Bepi ha raccontato le quattro sollecitazioni che, negli anni, hanno contribuito a maturare la sua coscienza missionaria. Il vangelo è aiutare gli ultimi “L’ambasciatore del Belgio mi disse che il suo paese aveva un progetto di due anni per distribuire tremila tonnellate di fagioli ai rifugiati tra le montagne. Mi chiese di portarli personalmente. Quell’esperienza valse più di una tesi laurea sulla giustizia. La seconda testimonianza me la offrì un giovane musulmano quando i militari vennero ad arrestarmi, perché portavo aiuti ai disperati. Rimasi sotto interrogatorio tutto il giorno. La sera mi sussurrò: «Padre, nella moschea abbiamo pregato per te tutto il Sbagliando s’impara... sempre Storia di esperienze missionarie estive A giugno, in Italia, termina l’anno scolastico. A luglio partono i primi gruppi di volontari per esperienze di lavoro e di condivisione con i loro coetanei nelle periferie del mondo. Le partenze sono preparate in tutti i dettagli, con largo anticipo di tempo. Di fatto, bisogna essere là per rendersi conto quanto un’esperienza di missione sia diversa dall’altra. Ma, alla fine, nel cuore di tutti i protagonisti e le protagoniste sedimenta una graziosa pietra bianca, importante per la costruzione della propria personalità. 8 L’infradito della bambina Ricordo la testimonianza di Alessandra, arrivata in Camerun a fare esperienza missionaria di gruppo, ma con la segreta speranza di arricchire anche la documentazione per la sua tesi di sociologia: “Io la pietra bianca l’ho incontrata subito, la prima sera. Eravamo giunti alla missione prima del tramonto, affaticati ed emozionati. Io mi sentivo portar via da una curiosità che non mi dava tregua. E quando il missionario ci indicò, come primo punto di riferimento, il sentiero di terra rossa bordeggiato da In missione non sempre è così semplice salvare chi è più povero di noi; il motivo lo spiega Alessandra... p. L. MAGGIONI, sx piante di cacao e bananeti, che congiunge la missione al villaggio, mi lanciai nell’avventura. Avanzai per un centinaio di metri, e mi trovai bloccata la strada da una lunga fila di grosse formiche nere, che tagliavano in due il sentiero: «E, adesso, cosa faccio?… E se, qui, le formiche fossero velenose?». Intanto sul sentiero, di fronte a me, vidi avanzare una mamma che teneva per mano la figlioletta. La madre scavalcò con semplicità la fila delle grosse formiche nere, mentre la figlia pose l’infradito proprio sul loro passaggio e queste salirono sul suo piedino. D’istinto, mi chinai per salvarla. Le sfilai l’infradito e cominciai a sbatterla decisamente per terra. Purtroppo era troppo consunta per resistere… e si ruppe in tre pezzi. La bimba si chinò, raccolse i pezzi e se li portò al cuore. La madre mi sorrise e, tutte due, proseguirono il loro cammino, in silenzio… Un silenzio che a me parlerà per tutta la vita. E nella mia tesi dimostrerò che non è così semplice salvare chi è più povero di noi”. ■ Padre Bepi De Cillia, cappello da cow-boy con alcuni bambini in Burundi giorno. Allah non permetterà ai militari di chiuderti in prigione». E così avvenne. La terza testimonianza è quella del cardinal Tonini, il quale giunse a Kamenge nei giorni in cui le strade erano disseminate di cadaveri. «Eminenza - gli dissi - ora non restano che le nonne a prendersi cura dei nipoti, orfani dei genitori». Immaginate la mia commozione quando il cardinale mi fece pervenire due miliardi e mezzo di vecchie lire, accompagnati da una dedica: “Gesù lo vuole!”. L’ultima testimonianza di solidarietà è quella di centinaia di laici italiani e di associazioni che mi hanno aiutato a far arrivare l’acqua potabile in una regione grande come mezzo Friuli e a costruire chiese”. Padre Bepi conclude così: “Credo sia giusto ora passare la mano. Ma, soprattutto, credo che Gesù e lo Spirito Santo apriranno ancora nuove strade della missione”. ■ CAMERUN, MISSIONE GIOVANI p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi. Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro figli e per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta moltiplicando le strutture scolastiche. Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole, tra cui tre a livello superiore. Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi, teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane. Nel centro parrocchiale stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma procederemo pian piano, secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe. Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro impegno di promozione culturale, ma noi missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni concreti e primari. Inoltre, questo atteggiamento non potrà che favorire anche altre proposte per una crescita più profonda e spirituale. P. Benigno Franceschetti di Gorle si sta adoperando per migliorare le infrastrutture destinate ai giovani studenti camerunesi 2014 GIUGNO/LUGLIO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 IBAN - IT 30 P 02008 05008 000400097150 (UniCredit Banca Roma, Conciliazione B) Festa con i famigliari dei saveriani In via Aurelia, incontro atteso e ben riuscito 4 di maggio nella D omenica casa saveriana di via Au- relia, chiamata “Collegio Conforti”, che ospita i saveriani che insegnano e altri che studiano nelle università Cattoliche di Roma, si è svolta la festa dei famigliari dei saveriani di Roma e del Lazio, che sono sparsi per il mondo. Tante persone sono venute, anche da lontano, per partecipare a questo evento così atteso, insieme ai saveriani e alle saveriane che vivono nelle due case di Roma (in via Aurelia e in viale Vaticano). I doni più grandi per la congregazione Dopo l’arrivo e l’accoglienza, abbiamo celebrato l’Eucaristia, presieduta dal superiore generale p. Luigi Menegazzo. Erano presenti anche i quattro consiglieri generali dell’istituto saveriano. Nell’omelia p. Luigi ha ringraziato i famigliari dei missionari per la loro presenza e per tutto ciò che essi fanno. Come dice san Guido Conforti, “i nostri famigliari sono i più grandi doni che la congregazione possiede”. Il vangelo della domenica era quello dei due discepoli di Emmaus (Luca, cap. 24) che, dopo la morte di Gesù, lasciano Gerusalemme sconsolati e pieni di dubbi: “noi speravamo…!”. Durante il viaggio si incontrano con il Viandante misterioso che sta con loro tutto il giorno. Finché, arrivati a una locanda, egli spezza il pane. Allora i due discepoli, in quel segno del dono totale della vita, riconoscono il Viandante Gesù… Missionari ogni giorno Anche noi missionari dobbiamo, come ha fatto Gesù, camminare lungo le strade della vita accanto alle persone e togliere il dubbio e la tristezza che dimora nei cuori. Anche i famigliari partecipano alla missione dei saveriani, desiderosi di donarsi al Signore, ma anche di donare il Signore: portare, cioè, la sua presenza nelle p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx svariate situazioni della vita quotidiana, là dove c’è sofferenza e insuccesso, gioia e speranza. Preghiamo affinché i missionari siano numerosi: il mondo ne ha estremo bisogno. Come vorremmo, infatti, poter riempire di annunciatori del vangelo le tante strade che vanno da Gerusalemme a Emmaus! Preghiamo anche affinché tutti i missionari e le missionarie siano viandanti sereni, accanto alle persone con le quali camminano, in ogni parte del mondo. Un desiderio e un impegno Dopo l’Eucaristia, abbiamo proseguito la festa con il pranzo insieme. Ci siamo lasciati con il desiderio di rivederci di nuovo numerosi e con l’impegno di realizzare, nella nostra vita, il progetto tanto caro a san Guido Conforti: fare di tutti i popoli della terra una sola grande famiglia riunita intorno all’amore del Padre, che vuole raccogliere intorno a sé tutti i suoi figli, soprat■ tutto quelli più lontani. Immagini e volti di una festa Il fratello Bruno e la sorella suor Agnese di p. Mario Chiofi, senza la mamma Carolina, deceduta all’età di 99 anni lo scorso 26 settembre 2013, di cui abbiamo pubblicato la commovente “lettera testamento” (n. novembre 2013). In alto, gli amici di p. Nicola Masi, venuti da Priverno (LT) assieme al “loro” missionario. 8 A sinistra, p. Pierluigi Lupi, da poco tornato dal Bangladesh per lavorare nella Misna (agenzia missionaria di informazioni), conversa con Giovanna, amica di una nipote di p. Calarco. Padre Luigi Menegazzo ha presieduto la celebrazione Eucaristica con i famigliari dei saveriani laziali. I parenti dei saveriani hanno partecipato numerosi a una festa sempre attesa, che li fa sentire uniti in una grande famiglia. Caterina e Maria Storgato con gli sposi Ilario e Vincenzo, insieme ad altri sei nipoti, hanno rappresentato la famiglia di p. Marcello, sceso a Roma per l’occasione. A FRASCATI, PER RICORDARE P. CELLI p. GERARDO CAGLIONI, sx Sono ormai trascorsi due anni dalla scomparsa di p. Mario Celli (4 maggio 2012) e i tanti suoi amici del Tuscolo hanno voluto ricordare questo loro missionario saveriano in modo simpatico e particolarmente incisivo. Il gruppo “IncontrarSì” ha invitato un teologo a parlare loro di come essere “concretamente” missionari nel mondo in cui viviamo. Don Carlo Molari, ha illustrato - in vari modi - come si possa vivere il cristianesimo con una visione missionaria. Alla numerosa assemblea, radunata nell’auditorium delle Scuderie Aldobrandini, don Molari ha ricordato le modalità del dialogo, che dovrebbero sempre portare all’ascolto e alla comprensione degli altri. Traendo diversi spunti dall’esortazione di papa Francesco (ma anche dai testi del Concilio, ancora in attesa di piena realizzazione), l’animatore della serata ci ha suggerito una nuova lettura della teologia biblica della liberazione, per attuare la missione oggi. Un’attenzione speciale è stata data alle altre religioni in generale, da considerare come complementari della storia della salvezza. Del resto, già prima del concilio Vaticano II, papa Giovanni aveva invitato tutti a saper cogliere i segni dei tempi nelle cose che sono attorno o dentro di noi. Questo momento di Tanti amici hanno partecipato alla serata di convegno in celebrazione e di me- ricordo di p. Mario Celli, a due moria ci ha fatto sen- anni dalla sua scomparsa tire vivo e presente il messaggio e la persona di p. Mario Celli. Padre Mario ha chiuso la sua esistenza terrena due anni fa in Brasile, sua ultima terra di missione, dopo aver lavorato anche nelle tormentate terre d’Africa (Burundi e Congo), dove aveva iniziato il suo servizio missionario. 2014 GIUGNO/LUGLIO ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 IBAN - IT 15 D 06270 13169 CC0690000634 (Cassa Risparmio Ravenna) Con i giardini e parchi aperti Imparare a salvaguardare il creato è facile nel mese di Q uest’anno, maggio, si sono svolte due belle iniziative nel parco dei saveriani, adiacente alla casa di spiritualità missionaria: “Luoghi di favola” e “Meraviglie segrete“. Ocarina in “luoghi da favola” Giovedì 8 maggio è stato realizzato il programma “Parco della gioia”. Si tratta di un ritorno nel giardino dei saveriani di San Pietro in Vincoli del Festival itinerante di lettura per bambini, chiamato “Luoghi da favola”, condotto e interpretato per noi dalle lettrici Juke Box. Per l’occasione, a rallegrare l’incontro con le sue suonate, si è associato l’estro del maestro di ocarina, Michele Carnevali, emerito professore di musica di San Pietro in Vincoli. È l’iniziativa di volontari e volontarie ravennati per l’educazione ecologica delle nuove generazioni, perché imparino a non inquinare gli ambienti naturali che visitano, ma a lasciarli sempre “luoghi da favola”, come li tro- vano (è un bel programma, anche e soprattutto per i “vandali” del luogo, che ogni tanto fanno irruzione e creano disordine e danni). Tante “meraviglie segrete” Alcuni comuni della provincia di Ravenna e la stessa provincia hanno organizzato il 10 e l’11 maggio l’iniziativa “Meraviglie segrete”, manifestazione con i giardini aperti nel territorio ravennate e visite a 55 giardinivivaio della zona. Tra questi, era prevista la visita alla “città del silenzio”, cioè al cimitero di guerra inglese (Commonwelt War Grave) di Piangipane. Si passava così dall’incantesimo del mistero della vita con i vivai delle piante alla realtà della morte violenta. È un altro orizzonte educativo alla pace, per una serena convivenza sociale, invece del tragico silenzio dei cimiteri di guerra. Esiste anche un inquinamento morale L’educazione ambientale, con p. DINO MARCONI, sx i parchi e giardini aperti, deve renderci consapevoli di far parte della natura, rispettando la bellezza della terra e di tutte le creature. “Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete pescato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro”. La profezia del grande capo indio può diventare una triste realtà. Dobbiamo imparare la salvaguardia del creato e della natura, custodendo e coltivando la terra come un giardino, senza sporcarla con i nostri rifiuti inquinanti, perché dobbiamo lasciarla in eredità a quelli che verranno dopo di noi. L’ecologia ci invita alla responsabilità personale per evitare l’inquinamento morale, oltre a quello ambientale. Per conservare i “luoghi di favola”, i bambini devono crescere in un ambiente sereno, piacevole, integrato con la natura, aperto verso tutti, in cui nessuno è senza volto e le persone si vedono come ami■ che. Da due mesi in Camerun Chi è appena arrivato non vede la luna D al 2 aprile mi trovo in Camerun, la missione cui sono stato mandato dal superiore generale dei saveriani, dopo il servizio prestato a Roma. Più precisamente sono a Douala, la capitale economica del Camerun. Ascolto e guardo… Con gli altri confratelli vivo nel “Centro Xavier”, così chiamato in memoria del nostro modello e patrono san Francesco Saverio. È il nostro centro per l’animazione e formazione missionaria. Tre sono le finalità della comunità: far entrare, dove non c’è ancora, lo spirito missionario nelle comunità parrocchiali dell’arcidiocesi; incoraggiare quelle comunità che ce l’hanno già a mantenerlo vivo; accompagnare la parrocchia missionaria affidata ai saveriani un anno fa. Un proverbio kiswahili dice: 8 I grandi tronchi di legno pregiato, numerati e schedati per l’esportazione: così il deserto si sostituisce alla grande foresta del Camerun (foto archivio MS / Katindi) “Chi è appena arrivato non vede la luna”; ovvero, non può conoscere subito le cose brutte e belle del paese che l’ha appena accolto. Perciò, bisogna tacere, ascoltare e osservare molto. Essendo un nuovo arrivato non ho molto da dirvi. Apro orecchie e occhi sulla realtà circostante. Vedo le foreste in fumo Tra le cose che vedo e che colpiscono la mia attenzione, ci sono le grandi segherie. Su due o tre chilometri, lungo la strada che collega Douala a Yaoundé, ce ne sono almeno tre. Solo una “piccola” quantità di legno si ferma in queste segherie; il resto dei tronchi di alberi centenari, che i camion trasportano giorno e notte, vanno direttamente al porto della città per l’esportazione verso Europa e Asia. Sono quindi le foreste del se- p. RAMAZANI KATINDI, sx condo polmone del pianeta che vanno in fumo... per certi bisogni del presente, a scapito delle generazioni future. Fa male al cuore sapere che sono poche “le briciole che cadono dal tavolo dei grandi per i cagnolini”. Il nido della speranza Quanto è lunga la traversata del deserto quando si viene dall’Europa a Douala! Si sorvolano almeno quattromila chilometri di sabbia. Mi consolano un po’ due uccellini che fanno il loro nido proprio alla finestra della doccia della mia stanza. Mi ricordano che la natura è ancora mantenuta da chi l’ha creata e che essa si dà da fare per vivere, e anche sopravvivere. Questi due uccellini lanciano l’invito del Signore a collaborare con lui perché questa sua creazione, così bella e vicina all’umanità, in queste contrade venga rispettata e protetta. La domenica delle Palme, la chiesa era colma di bambini e adulti, giovani e vecchi (come si dice qui senza sentirsi offesi), pieni di gioia nonostante le tante sofferenze della vita. Cristo ci accompagni nel nostro cammino, con gli occhi fissi sul Crocifisso! Viviamo in comunione nel ■ nome di Gesù. Grazie a manifestazioni di questo tipo, i bambini imparano cosa significa rispettare il creato e l’ambiente. Michele Carnevali e l’ocarina durante la manifestazione “Luoghi da favola” nel parco dei saveriani di San Pietro in Vincoli. 29 giugno: festa degli amici Domenica 29 giugno pomeriggio, nella casa saveriana di San Pietro in Vincoli, si tiene la tradizionale festa degli amici, benefattori e lettori di “Missionari Saveriani”, con la santa Messa missionaria e l’incontro fraterno. Per informazioni rivolgersi a p. Giuseppe Nardo (0544 551009). VIA DELLA CROCE E VIA DELLA LUCE p. DINO MARCONI, sx Lunedì 14 aprile abbiamo ospitato il ritiro spirituale dell’unione ex allievi “Don Bosco” di Forlì e dell’associazione “Don Bosco”. I legami con i salesiani risalgano al saveriano p. Gino Foschi, formato dai salesiani, che è stato missionario in Congo, nazione da cui proviene un giovane salesiano africano della comunità di Forlì. Era presente tra gli ex allievi il pittore Angelo Ranzi, membro dell’accademia Filopatridi di Savignano sul Rubicone, noto per i suoi quadri che illustrano il Paradiso di Dante. Abbiamo riflettuto sul tema “il mistero dell’ora di Gesù”, confrontando la croce di un anonimo defunto in un cimitero di campagna con l’icona del Crocefisso di san Damiano. La croce del cimitero raffigura la passione dell’uomo; la croce di Damiano ci fa contemplare la passione di Cristo: la nostra morte e la speranza della vita nuova in Gesù. Nell’occidente cristiano si è diffusa la pratica della via Crucis, mentre in oriente si è diffusa la devozione delle icone, sostenuta dalla teologia di Teodoro Studita, arrivata anche a noi con i mosaici che vediamo a Ravenna, Venezia, Roma, Monreale... Ora in alcune chiese si sta diffondendo la via Lucis, la via della Luce di Gesù risorto. Con la sua morte, ha inizio l’era di Gesù risorto e salvatore, perché sul peccato e sul male dell’uomo risplende la luce dell’amore di Dio. Sono le nuove 14 stazioni della Luce, che dobbiamo percorrere, raffigurare e vivere nella nostra vita cristiana. Don Emanuele Cucchi, direttore dei salesiani di Forlì, con alcuni partecipanti al ritiro spirituale degli ex allievi 2014 GIUGNO/LUGLIO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 IBAN - IT 40 F 01010 15203 000027002319 (Banco Napoli, Salerno) L’amore di Dio tocca tutti Roccamonfina e il santuario Madonna dei Làttani caratterizzato da U nunluogo prezioso silenzio: quel- lo spirituale che dà serenità, che si lascia ascoltare e sa dare risposte, che parla con la voce della natura e permette di sentire Dio sempre più vicino. Questa è l’esperienza vissuta presso Roccamonfina con i saveriani, durante una gita fuoriporta, il 1° maggio. Un giorno davvero speciale Nella giornata dei lavoratori si svolge, infatti, la consueta gita che i saveriani di Salerno propongono ogni anno insieme al gruppo dei laici saveriani e a chi frequenta e conosce i missionari. C’era una rappresentanza variegata di età e storie che comprendeva bambini, giovani e adulti: tutti hanno contribuito a rendere questa occasione d’incontro un giorno davvero speciale, nonostante il cielo minaccioso. La destinazione era Roccamonfina, un piccolo paese del Casertano, collocato su una conca vulcanica: un antico cratere spento che conferisce al terreno una ricca vegetazione, castagneti secolari, piante da frutto e sorgenti d’acqua, una terra in cui la natura riflette tutto il suo splendore. Secondo alcune fonti, il nome Roccamonfina deriverebbe dal luogo chiamato anticamente Monte Fino; secondo altre fonti, il nome si dovrebbe all’imperatore romano Decio che fece innalzare una rocca in onore dell’amata Fina. Tra storia e leggenda Il luogo è molto conosciuto IDA SALVATI per il santuario di Maria Santissima dei Làttani che si erge sulla sommità del paese. Fondato nel 1430 da san Bernardino da Siena e san Giacomo della Marca, che vi erano giunti in seguito alla notizia del ritrovamento di una statua della Vergine, il santuario è tuttora affidato ai francescani. Con la guida di fra’ Graziano, abbiamo avuto la possibilità di conoscere meglio la storia e la bellezza del santuario. La leggenda dice che fu un pastore a scoprire per la prima volta il luogo, seguendo una capretta del suo gregge, l’unica che si spingeva fin su questi castagneti e tornava carica di latte. In una piccola cavità rocciosa il pastore vide due serpenti che avvolgevano una chiave: allontanatisi i due rettili, egli la prese I campi missionari 2014 A Salerno e dintorni, l’estate con i saveriani T itolo dei prossimi campi missionari di lavoro, che si terranno nelle diocesi di Salerno e Cava de’ Tirreni, è il seguente: “Missione, è tempo di scegliere”. Sono organizzati dai saveriani, dalle saveriane e dai laici saveriani di Salerno e Cava de’ Tirreni, in collaborazione con le parrocchie appartenenti a cinque foranie. Cinque settimane d’impegno e divertimento I campi avranno inizio il 10 giugno e per cinque settimane vedranno protagonisti i giovanissimi tra i 13 e 18 anni. La giornata tipo inizia con la preghiera insieme, a cui segue un’ora di formazione sul tema proposto. Poi, i ragazzi e le ragazze si sposteranno per le vie della parrocchia a raccogliere indumenti usati, che la gente lascia fuori dalla porta di casa. Nel pomeriggio, con l’aiuto di volontari, attraverso vari laboratori, facciamo emergere i talenti dei ragazzi (traforo, riciclo, decoupage, tegole decorate e fotografia). In serata, prima della cena offerta dalla parrocchia ospitante, c’è ancora un tempo per pregare. Il programma delle serate è collaudato: i giovani si sfidano in gare canore, balli di gruppo, karaoke e qualche spettacolo teatrale. Ogni campo si conclude con la Messa, che cerca di riassumere il cammino fatto. Durante i campi, oltre all’attenzione verso chi è più bisognoso, cerchiamo di rendere le nostre parrocchie aperte e accoglienti per tutti, capaci di allargare lo sguardo sul mondo. Il calendario degli appuntamenti Proponiamo qui luoghi e date dei campi estivi per il 2014: • Olevano sul Tusciano e Battipaglia 10 - 14 giugno • Forania di Calvanico-Baronissi- Pellezzano 17 - 21 giugno • Parrocchie diverse di Salerno 24 - 28 giugno p. S. PICCOLO, sx • Campigliano, Filetta, San Cipriano, Castiglione 1 - 5 luglio • Tre giorni con i giovanissimi 11 - 13 luglio • Parrocchie diverse di Cava de’ Tirreni 15 - 19 luglio Ricordiamo inoltre due appuntamenti a livello nazionale: • Campo estivo ad Ancona per giovanissimi (13-18 anni), sul tema, “Viaggio inatteso: al centro del mio cuore con gli ultimi”, dal 24 al 29 luglio (iscrizioni fino al 13 luglio). • Campo estivo a Udine per giovani (18-30 anni), sul tema, “Come pane spezzato”, dal 4 all’11 agosto (iscrizioni fino al 15 luglio). Per iscrizioni e informazioni fare riferimento a: p. Simone (349 1314499) [email protected]; p. Francois (347 8596272) [email protected]; sr. Olivia Lomeli (333 9292729) [email protected] ■ Gli amici dei saveriani durante la gita - pellegrinaggio a Roccamonfina (Caserta), il 1° maggio scorso per aprire una sorta di forziere, rinvenendo in tal modo la statua della Madonna. Da quel momento (1429), il luogo divenne meta di pellegrinaggio. Tra i pellegrini arrivò anche san Bernardino, che chiese un segno a Dio affinché potesse conoscere la sua volontà. Così piantò a terra il suo bastone in legno di castagno. L’indomani, al posto del bastone, era germogliato d’improvviso un bellissimo castagno. Simboli e riferimenti biblici Ancora oggi il santuario è meta di devoti che accorrono per chiedere alla Vergine una grazia, un aiuto, un sostegno, soprattutto per gravidanze difficili o semplicemente con il desiderio di creare una famiglia e farla crescere. Il luogo è impregnato di simboli e di riferimenti biblici, gli stessi che hanno fatto riflettere i giovani e gli adulti del nostro gruppo: la radice della parola “amen”, che non significa solo “amare” ma anche “allattare”; la figura della capra e del latte, che richiama la purezza dell’amore, l’unico capace di nutrire non solo il corpo ma anche la fede. Dunque, il silenzio e la gioia di vivere e condividere insieme questa breve esperienza, hanno lasciato un dono prezioso in ogni persona, testimoniando quanto Dio sappia manifestarsi ■ dovunque. STORIA DI UN CAMMINO INSIEME La gita a Capri con il gruppo Suam p. SIMONE PICCOLO, sx Martedì 6 maggio il gruppo Suam della Campania ha trascorso una giornata in gita a Capri. “Suam” sta per Segretariato unitario di animazione missionaria, e raggruppa i rappresentanti degli istituti missionari presenti nella regione Campana. Da molti anni, i membri del Segretariato si incontrano ogni mese, da settembre a giugno, con lo scopo di condividere il nostro apostolato e programmare iniziative per i giovani che frequentano le nostre comunità missionarie. Quest’ultimo anno il Suam Campania si è impegnato specialmente su due progetti: 1. La visita dei giovani a Scampia, in primavera: è piaciuta molto ai circa 70 giovani che vi hanno preso parte, perché ha consentito di toccare da vicino una realtà molto difficile, in cui però sono tanti i segni di speranza. 2. La proposta agli studenti dell’università di Salerno di un’esperienza in missione. Questo progetto è realizzato in collaborazione con la cappellania dell’università, che dal 1997 è affidata ai saveriani. Far vivere agli studenti dell’ateneo un’esperienza in missione, dà l’opportunità di arricchirsi e di sperimentare l’incontro con culture, tradizioni e religioni diverse. Ci auguriamo che il Suam Campania possa continuare anche in futuro con convinzione e assiduità. Il cammino compiuto insieme è stato entusiasmante, e sicuramente porterà frutti copiosi. Il gruppo di animatori Suam della Campania ha trascorso una giornata di ritiro e svago nella bella isola di Capri 8 2014 GIUGNO/LUGLIO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 IBAN - IT 03 C 06230 51770 000046224782 (Cariparma, Tavernerio) TAVERNERIO Bepi De Cillia: una vita in Burundi “La missione si è trasformata nelle mie mani” a cura di p. LINO MAGGIONI, sx A lungo andare, la missione gli ha presentato il conto. Da un lato, le strade sconnesse del Burundi, che hanno minato le vertebre della sua schiena; dall’altro, gli strapazzi e le tensioni di chi passa la vita a fare del bene ai poveri nelle periferie nel mondo africano. Il passaggio del testimone Appena tornato in Burundi, p. Bepi De Cillia, saveriano friulano, ha trovato grosse sorprese: il fiume gonfiato da piogge selvagge si era portato via un’intera collina e, insieme, i tubi dell’acquedotto del popoloso villaggio di Tonga. Così, ancora prima di aprire la valigia, ha dovuto correre a ricostruire l’acquedotto. Quando i bambini di Tonga torneranno a lavarsi il viso con l’acqua pulita, p. Bepi consegnerà la missione nelle mani di giovani missionari messicani, africani e indonesiani. È il gesto di chi vuole dare continuità alla missione, quando le forze vengono meno. Padre Bepi aveva già visto altri missionari fare la stessa cosa; ma le circostanze erano diverse. Per il Burundi era maturato il tempo dell’indipendenza politica. Nel 1964 i missionari belgi, olandesi e tedeschi consegnavano la missione ai missionari italiani. A quel tempo il Burundi assomigliava a un angolo di paradiso: i missionari iniziavano con il catechismo, insegnavano a leggere e scrivere, si mettevano a curare le piaghe. E quando la comunità raggiungeva un certo numero di battezzati, si celebrava la Messa, cantando con i tamburi. Missione fuori dalle chiese Per otto anni, i missionari italiani continuarono a fare missione nelle chiese. Inaspettatamente, senza alcuna giustificazione, saltò fuori l’odio tribale. Bastarono quindici giorni per far perdere la testa a tutti. I missionari riuscirono a rifugiare nelle chiese folle di mamme e bambini, per salvarli dall’eccidio. In tutto quel finimondo, p. Bepi decise di recarsi dal vescovo per fargli presente che il Burundi era, ormai, un paese tagliato in due: da una parte i volti ovali dei watussi, dall’altra i volti tondi degli hutu. E poi, la guerra, che non era solo uno scontro armato. La guerra creava fame, moltipli- cava gli orfani. Il vescovo lo autorizzò a far uscire la missione di chiesa e a viverla anche nell’impegno sociale. Recentemente, p. Bepi ha scritto anche a noi di Tavernerio per assicurarci che quando effettuerà il passaggio della missione, incoraggerà i nuovi a seguire l’autorizzazione di quel vescovo. Nella sua lettera padre Bepi ha raccontato le quattro sollecitazioni che, negli anni, hanno contribuito a maturare la sua coscienza missionaria. Il vangelo è aiutare gli ultimi “L’ambasciatore del Belgio mi disse che il suo paese aveva un progetto di due anni per distribuire tremila tonnellate di fagioli ai rifugiati tra le montagne. Mi chiese di portarli personalmente. Quell’esperienza valse più di una tesi laurea sulla giustizia. La seconda testimonianza me la offrì un giovane musulmano quando i militari vennero ad arrestarmi, perché portavo aiuti ai disperati. Rimasi sotto interrogatorio tutto il giorno. La sera mi sussurrò: «Padre, nella moschea abbiamo pregato per te tutto il Padre Bepi De Cillia, cappello da cow-boy con alcuni bambini in Burundi giorno. Allah non permetterà ai militari di chiuderti in prigione». E così avvenne. La terza testimonianza è quella del cardinal Tonini, il quale giunse a Kamenge nei giorni in cui le strade erano disseminate di cadaveri. «Eminenza - gli dissi - ora non restano che le nonne a prendersi cura dei nipoti, orfani dei genitori». Immaginate la mia commozione quando il cardinale mi fece pervenire due miliardi e mezzo di vecchie lire, accompagnati da una dedica: “Gesù lo vuole!”. L’ultima testimonianza di solidarietà è quella di centinaia di laici italiani e di associazioni che mi hanno aiutato a far arrivare l’acqua potabile in una regione grande come mezzo Friuli e a costruire chiese”. Padre Bepi conclude così: “Credo sia giusto ora passare la mano. Ma, soprattutto, credo che Gesù e lo Spirito Santo apriranno ancora nuove strade della missione”. ■ AMICI SEMPRE PREZIOSI Sbagliando s’impara... sempre Storia di esperienze missionarie estive A giugno, in Italia, termina l’anno scolastico. A luglio partono i primi gruppi di volontari per esperienze di lavoro e di condivisione con i loro coetanei nelle periferie del mondo. Le partenze sono preparate in tutti i dettagli, con largo anticipo di tempo. Di fatto, bisogna essere là per rendersi conto quanto un’esperienza di missione sia diversa dall’altra. Ma, alla fine, nel cuore di tutti i protagonisti e le protagoniste sedimenta una graziosa pietra bianca, importante per la costruzione della propria personalità. 8 L’infradito della bambina Ricordo la testimonianza di Alessandra, arrivata in Camerun a fare esperienza missionaria di gruppo, ma con la segreta speranza di arricchire anche la documentazione per la sua tesi di sociologia: “Io la pietra bianca l’ho incontrata subito, la prima sera. Eravamo giunti alla missione prima del tramonto, affaticati ed emozionati. Io mi sentivo portar via da una curiosità che non mi dava tregua. E quando il missionario ci indicò, come primo punto di riferimento, il sentiero di terra rossa bordeggiato da In missione non sempre è così semplice salvare chi è più povero di noi; il motivo lo spiega Alessandra... p. L. MAGGIONI, sx piante di cacao e bananeti, che congiunge la missione al villaggio, mi lanciai nell’avventura. Avanzai per un centinaio di metri, e mi trovai bloccata la strada da una lunga fila di grosse formiche nere, che tagliavano in due il sentiero: «E, adesso, cosa faccio?… E se, qui, le formiche fossero velenose?». Intanto sul sentiero, di fronte a me, vidi avanzare una mamma che teneva per mano la figlioletta. La madre scavalcò con semplicità la fila delle grosse formiche nere, mentre la figlia pose l’infradito proprio sul loro passaggio e queste salirono sul suo piedino. D’istinto, mi chinai per salvarla. Le sfilai l’infradito e cominciai a sbatterla decisamente per terra. Purtroppo era troppo consunta per resistere… e si ruppe in tre pezzi. La bimba si chinò, raccolse i pezzi e se li portò al cuore. La madre mi sorrise e, tutte due, proseguirono il loro cammino, in silenzio… Un silenzio che a me parlerà per tutta la vita. E nella mia tesi dimostrerò che non è così semplice salvare chi è più povero di noi”. ■ I “carismatici” del Portichetto riempiono la nostra cappella con la loro preghiera allo Spirito Santo. Alcuni giovani filippini per due giorni hanno trapiantato in casa nostra i colori della loro cultura e la loro fede; nella foto, al termine della Messa celebrata con p. Lino Maggioni. 2014 GIUGNO/LUGLIO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 IBAN - IT 71 V 02008 11897 000040071835 (Unicredit Banca, Vicenza) 10-20-30... ma quanti giovani! “Insieme per la missione” torna a settembre quest’anno si è conA nche cluso il corso “Insieme per la missione”, organizzato per preparare i giovani di Vicenza a un’esperienza in missione. Quest’anno, le missioni più gettonate sono in Africa (Costa d’Avorio, Kenya, Burundi, Madagascar, Etiopia) e poi in America Latina (Colombia, Perù, Brasile), e infine l’Albania. Giovani no, giovani sì… I giovani saranno ospiti di missionari e missionarie, religiosi e laici, che li aiuteranno a capire la vita missionaria e a intravedere i valori delle varie culture presenti nelle diverse nazioni del mondo. Sabato 14 giugno, nella chiesa di San Francesco in Vicenza, i nostri giovani assieme ad altri ricevono il mandato da parte del nostro vescovo. In tutto, i partenti sono ottanta. A volte, parlando dei giovani di oggi, sento pronunciare giudizi poco lusinghieri sulla loro tenuta, sulla loro superficialità. Invece, per quanto riguarda la nostra esperienza, sono convinto che i giovani di oggi siano pieni di desideri, di voglia di fare, di mettersi in gioco. Nello stesso tempo, hanno anche un grande bisogno di aiuto, di qualcuno che li incoraggi e li guidi. Energie da valorizzare La nostra società ha bisogno dei sogni e degli ideali che i nostri giovani portano nel cuore. Per questo, essi vanno favoriti con alcune esperienze, brevi ma forti, perché devono essere proprio loro a darci una mano nella trasforma- p. LUCIANO BICEGO, sx zione del mondo di oggi. Ecco perché nella nostra diocesi di Vicenza si è deciso di dare ampia risonanza a queste energie ed esperienze, riunendo tutti questi giovani attorno al vescovo nel contesto di una liturgia significativa. Sono proprio loro a dover innervare la società di nuovi valori, come la solidarietà e la fraternità. Grazie giovani! Chi desidera iscriversi al corso per partire il prossimo anno per la missione, può rivolgersi a p. Luciano Bicego (329 4750415; e-mail: [email protected]). Le iscrizioni sono già aperte. Tre proposte da non perdere I saveriani propongono altri tre appuntamenti importanti, da non perdere. 1. Il campo nazionale giovanissimi (13-18 anni) ad Ancona, dal 24 al 29 luglio. Tema di riflessione è il seguente: “Viaggio inatteso: al centro del mio cuore con gli ultimi”. Le iscrizioni vanno fatte entro il 13 luglio. 2. Il campo nazionale giovani (18-30 anni) a Udine, dal 4 all’11 agosto. Il tema di riflessione è: “Come pane spezzato”. Le iscrizioni vanno fatte entro il 15 luglio. Per iscrizioni e informazioni, fare riferimento a: p. Simone (349 1314499) [email protected]; p. Francois (347 8596272) [email protected]; sr. Olivia Lomeli (333 9292729) [email protected]. 3. Per le famiglie giovani proponiamo un’esperienza comunitaria tra famiglie che condividono la missione, dal 10 al 17 agosto, presso la casa alpina “Padre Uccelli”. Il tema è: “Apertura al diverso”. Per informazioni e iscrizioni, fare riferimento a: p. Luciano (329 4750415) [email protected]. ■ La visita dei sacerdoti di Parma Si stanno moltiplicando le iniziative per il 60° dalla morte di padre Pietro Uccelli. Ci hanno fatto visita una trentina di sacerdoti della diocesi di Parma (nella foto). Dopo essere stati al santuario Mariano di Monte Berico, sono venuti a far visita alla tomba del servo di Dio p. Uccelli, originario della diocesi di Reggio Emilia. Padre Gianni Viola, vice postulatore dalla causa di beatificazione, ha presentato la figura e la spiritualità di p. Uccelli, missionario in Cina e formatore di missionari a Vicenza. AL TG2 PER PARLARE DEI MARTIRI Il gruppo dei giovani in partenza per le diverse esperienze missionarie estive, al termine del corso “Insieme per la missione” 2014 Festa dei famigliari saveriani Hanno accolto il Signore e la missione L a festa dei famigliari, i più grandi benefattori dei saveriani, ogni anno raccoglie genitori, fratelli, sorelle e nipoti, per ringraziare il Signore dei frutti che egli fa maturare, anche attraverso l’opera di evangelizzazione e di carità cristiana, generosamente compiuta dai missionari in varie nazioni del mondo. 8 Il Compagno di viaggio Sono persone semplici che arrivano con il sorriso, qualcuno con un vaso di fiori che deposita davanti all’altare. Il suono melodioso del violino di Stefano invita a parlare sottovoce in attesa della Messa, poi entrano in processione i missionari, ben quindici. Ci sono anche i nuovi Federico, Carmen e Geraldina, parenti di p. Tommaso Frigo alla festa dei famigliari dei saveriani; hanno in mano il libro su p. Uccelli, dono del Gams di Vicenza SIMONETTA CAVALIERE ospiti della casa di Vicenza e alcuni che sono giunti appositamente per la ricorrenza. Durante l’omelia, commentando l’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, p. Emilio Baldin ricorda come sia importante superare le delusioni, accettando come Compagno di viaggio Gesù, che ci aiuta a capire la nostra vita nella lettura della Parola e a guardare oltre, per rinnovarci ogni giorno, condividendo gratuitamente il poco o il tanto che abbiamo con chi cammina con noi. Tanti frutti buoni, nel mondo e a Vicenza Sicuramente i genitori dei missionari hanno accolto il Signore nella loro famiglia. I loro figli hanno portato buoni frutti, non solo in terre lontane di missione, ma anche qui a Vicenza, dove gruppi di persone di età diverse trovano nella casa delle “Missioni estere” un luogo accogliente, che aiuta a fare comunità nell’esperienza di Gesù risorto. ■ L’intervista in onda la sera del 22 aprile p. LUCIANO BICEGO, sx L’ufficio diocesano delle comunicazioni, in occasione del sequestro dei due missionari vicentini in Camerun, aveva invitato la RAI per un servizio su di loro e sulla vita missionaria, sottolineando anche il lavoro di animazione missionaria che la chiesa di Vicenza sta svolgendo. Per questo siamo stati interpellati anche noi saveriani. Le riprese, tutte girate in casa saveriana, sono durate ben quattro ore, anche se poi il servizio mandato in onda il giorno successivo (22 aprile) è durato solo sei minuti, con la breve comparsa anche di p. Marino Rigon, il famoso saveriano di Villaverla, missionario in Bangladesh e ora in convalescenza nella nostra comunità. Sono stati invitati don Lorenzo Zaupa, iniziatore della missione a Marua, in Camerun, dove è avvenuto il sequestro, il direttore del centro missionario diocesano e p. Luciano Bicego, che ha illustrato la vasta attività di animazione missionaria, compiuta in collaborazione con altri istituti missionari presenti in diocesi. Alla fine dell’intervista p. Luciano ha sottolineato l’apporto che la famiglia saveriana ha dato a Vicenza per la causa missionaria, con ben 170 missionari, per un totale di oltre 800 persone - tra religiosi, religiose e laici - attualmente impegnate in missione. Si è parlato anche dei nostri sei martiri saveriani vicentini. Ringraziando la RAI per il bel servizio trasmesso durante il telegiornale della sera, approfitto per rinnovare un forte appello a pregare intensamente per la liberazione incondizionata dei due missionari vicentini e di tutte le persone sequestrate nei vari focolai di guerra e di intolleranza religiosa. 2014 GIUGNO/LUGLIO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 IBAN - IT 33 Z 03359 01600 100000006707 (Banca Prossima, Zelarino) È stata vera risurrezione Cambiano i tempi anche in Brasile hanno chiesto come ho M ivissuto la Pasqua. Direi in minore, se penso alla mia infanzia, nel Trevigiano. Pasqua era un giorno diverso, anzi una stagione diversa: prima l’attesa, poi le campane a distesa con l’odore di primavera e d’incenso... Il problema è il rito. Ricordate Saint’Exupery? Il piccolo principe domandò: “Che cos’è un rito?”. E la volpe rispose: “È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni... Bisogna essere molto pazienti”. Oggi il rito è in metastasi: ogni giorno è diverso e rapido. Quotidianamente, in Brasile, la pubblicità offre bingo eccezionali con motociclette per premio; ogni ventiquattro ore c’è qualche evento; non si aspetta la fine della settimana per giocare a carte o a pallone. E Pasqua passa senza accorgersene, purtroppo. Celebrazioni come veri happening La quaresima ci ha proposto il tema del traffico umano e abbiamo affrontato qualche caso con coraggio. I giovani hanno preso seriamente la parola del papa visitando famiglie e scuole, evangelizzando e mettendo in guardia dalla droga e dalla prostituzione. Anche la Pasqua ha avuto un evento che spero porti alla risurrezione. C’è stata un’erosione marina che ha inghiottito trenta case: la solidarietà è stata unanime e continua; ora rivendichiamo dal governo il risanamento di tutta la regione. La via Crucis ad Abaetetuba, con la regia di p. Arnaldo De Vidi: la speranza per il cambiamento in Brasile è riposta nei giovani p. ARNALDO DE VIDI, sx Le mie celebrazioni diventano sempre più happening. Nella vigilia pasquale la luce del cero è stata accompagnata da una colonna di fuoco; nella Messa della catechesi i bambini partecipano con danze, bandiere, ventilatori, burattini, craker... Non mi sento in diritto di negare nessuna gioia e speranza ai piccoli e ai poveri. Il cambiamento dei giovani La mia parrocchia nella diocesi di Abaetetuba, in Amazzonia, coincide con un bairro (quartiere) periferico di 20mila abitanti, dove materialismo e consumismo convivono con una fervida religiosità a base di novene e sagre. I giovani, senza opportunità di lavoro, fanno tutti i concorsi pubblici possibili. Ci sono più “Non sono più al buio” Il battesimo di una giovane camerunese R uth Nkongho Tong, giovane originaria del Camerun, ha detto: “Quella notte a San Marco è stata bella; lì è iniziata la mia vita nuova: non sono più al buio come prima!”. La notte di Pasqua, infatti, ha ricevuto il battesimo per mano del patriarca Francesco, nella basilica di San Marco. Ruth, che con il battesimo ha assunto anche il nome Maria, vive a Mira, frequenta ogni domenica la chiesa di San Nicolò ed è protagonista di una bella storia di avvicinamento alla chiesa, culminata nel battesimo. La bibbia sottolineata L’ho incontrata cinque anni e mezzo fa nella chiesa Santa Maria Ausiliatrice della Gazzera (VE). Mi disse che proveniva dal Camerun di lingua inglese. Mi rivolsi a lei in “pidgin english”, un inglese colorito e popolare parlato dalle varie tri- 8 p. FRANCO LIZZIT, sx bù dell’Africa OcciRuth Maria ha diverse edizioni della Bibbia, tra cui dentale. Ne fu sorquella tascabile suggerita da papa Francesco; il libro presa e compiaciuta, chiuso sono i vangeli, un regalo di sua mamma e subito mi confidò che frequentava volentieri la chiesa, ma non era ancora battezzata. L’ho incontrata di nuovo alcuni mesi più tardi in un’occasione speciale per quella parrocchia: l’ordinaziole scuole cattoliche sentiva l’atne sacerdotale del saveriano p. trattiva del cattolicesimo. Simone Piccolo. Fu lei stessa a cercarmi: desiderava cominciaLa vita è bella adesso! re la preparazione al battesimo. Dopo vari spostamenti di abiIniziammo il corso in una saletta tazione, Ruth si stabilì a Mira della parrocchia. (VE) e domandò a don Gino, Ruth portava sempre la sua parroco di San Nicolò, di aiubibbia con tante frasi sottolineate tarla nel suo cammino per il bato evidenziate, che ne indicavano tesimo. Io spiegai a don Gino il un uso frequente e attento. Ruth percorso fatto; il parroco affidò mi confidò che la sua famiglia in la giovane africana a Luciana, Camerun era cristiana presbiteuna catechista della comunità riana, ma lei avendo frequentato mirese. Guarda caso, la catechista è stata per quindici anni insegnante degli allievi saveriani di Zelarino… Si potrebbe dire: da un saveriano a una saveriana! Con grande affetto e dedizione Luciana ha accompagnato Ruth verso il grande passo e ne è stata naturalmente la madrina di battesimo, durante la veglia pasquale in basilica a Venezia. “La vita è bella, adesso!”, aggiunge Ruth Maria. “Mi sento nella luce, perché sto camminando sulla strada indicata da Gesù, sempre con lui, perché ora lo posso ricevere nella comunione”. ■ La giovane camerunese Ruth Maria riceve il battesimo dalle mani del patriarca Francesco Moraglia; la madrina è Luciana Martano, già insegnante degli allievi saveriani di cento botteghini di droga e... lo sterminio dei giovani drogati, che non possono pagare. Ma se ci sarà cambiamento, sarà grazie ai giovani: nel giugno dello scorso anno, sono scesi in piazza contemporaneamente in mille città. Sappiamo che le riforme vere richiedono formazione. Per questo io ho rispolverato il mio diploma in World Drama (ottenuto nel 1968 alla Santa Clara University - Usa) e ho montato la passione del giovane Cristo (con linguaggio scenico pasoliniano). Non si scherza col diavolo Nella prima scena un diavolo post-moderno (un ventunenne moreno) si presenta a Gesù: “Gesù di Nazaret, mi fai tenerezza, tanto sei giovane. Voglio darti tre consigli per la tua missione di salvare il mondo: da’ pane, circo religioso e imponi l’ordine”. Cioè, demagogia economica, religione alienante e abuso di potere. Gesù non cede, cosciente che il cammino della salvezza consiste nella fedeltà a Dio e ai fratelli, fino alla croce. Gesù va incontro a tutte le sfide con una proposta considerata sovversiva dal punto di vista sociale e religioso. Viene eliminato, ma risorge misteriosamente. Nella discussione, dopo il teatro, ho visto che i giovani hanno colto i molti messaggi: Gesù fa l’opzione per i poveri; smaschera l’ipocrisia delle autorità; pratica la disobbedienza civile riguardo a leggi disumane; insegna la condivisione; stigmatizza la ricchezza; rifiuta la droga antidolore... e alla fine è vincitore. Io mi sono riservato il ruolo di Lazzaro, che si libera con fatica da un tessuto tubolare. Sì, a volte mi sento intubato, ma poi vince la risurrezione. Nel frattempo, mia sorella Anna è andata a celebrare la Pasqua in cielo e io, qui dall’Amazzonia, l’ho sentita ■ vicina. IN MEMORIA DEL CARDINALE CÈ p. FRANCO LIZZIT, sx ll cardinale Marco Cè, patriarca emerito di Venezia, ci ha lasciato lunedì 12 maggio. Fu alla guida della chiesa di Venezia per 23 anni, con senso di umiltà e profonda spiritualità. Visitò varie volte la comunità dei saveriani di Zelarino; nel 1997 celebrò con noi il 50° di presenza dei saveriani in diocesi. Quando ci furono le trattative per la vendita della grande struttura dell’istituto alla diocesi, fu lui ad insistere perché la comunità dei saveriani rimanesse come stimolo e segno di collaborazione tra la diocesi e le missioni. Sono tanti i saveriani passati per Zelarino che ricordano con affetto il “caro patriarca” Marco e gli sono riconoscenti per le sue parole di fede e di incoraggiamento. Tutti preghiamo Dio perché conceda il premio al suo servo buono e fedele. Il cardinale Marco Cè in affettuosa visita alla comunità saveriana di Zelarino, negli anni ‘80; a sinistra, il fedele segretario, don Valerio Comin