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CUOCA DEL PRESIDENTE (LA)
CUOCA DEL PRESIDENTE (LA) LES SAVEURS DU PALAIS RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA Editore S.A.S. Via Goisis, 96/b - 24124 BERGAMO Tel. 035/320.828 - Fax 035/320.843 - Email: [email protected] 1 Regia: Christian Vincent Interpreti: Catherine Frot (Hortense Laborie), Jean d'Ormesson (Il Presidente), Hippolyte Girardot (David Azoulay), Arthur Dupont (Nicolas Bauvois), Jean-Marc Roulot (Jean-Marc Luchet), Arly Jover (Mary), Brice Fournier (Pascal Lepiq), Joe Sheridan (John), Philippe Uchan (Coche-Dury), Laurent Poitrenaux (Jean-Michel Salomé), Hervé Pierre (Perrières), Louis-Emmanuel Blanc (Arnaud Fremier) Genere: Biografico/Commedia - Origine: Francia - Anno: 2012 - Soggetto: liberamente ispirato alla vita di Danielle Mazet-Delpeuch - Sceneggiatura: Étienne Comar, Christian Vincent - Fotografia: Laurent Dailland - Musica: Gabriel Yared - Montaggio: Monica Coleman - Durata: 95' - Produzione: Armada Films/Vendôme Production in coproduzione con France 2 Cinéma/Wild Bunch - Distribuzione: Lucky Red (2013) Fra cucina e cinema c'è sempre stata buona armonia. Lo dimostra la fortuna di una lunga lista di titoli, cui buon ultimo si aggiunge "La cuoca del presidente" di Christian Vincent, ispirato alla reale vicenda di Daniele Delpeuch, per un biennio chef personale di François Mitterand. Il film comincia nella gelida cornice di un'isola ai confini dell'Antartide, dove Hortense ha scelto di isolarsi a lavorare dopo l'esperienza all'Eliseo; e in una serie di fluidi flashback riepiloga con delicatezza le tappe di un rapporto, quello fra il presidente e la cuoca del Perigord, basato su un comune gusto del cibo inteso come raffinata forma di cultura; come civile argine ai poco nobili intrighi della vita e della politica. Commedia aggraziata, di cui l'interpretazione di Catherine Frot è la vera forza. La Stampa - 07/03/13 Alessandra Levantesi Kezich Originaria del Périgord, regione del sud-ovest della Francia, proprietaria di una fattoria e cuoca rinomata, Danièle Delpeuch, venne inaspettatamente convocata all'Eliseo e incaricata di occuparsi dei pasti del presidente François Mitterand: dal 1988 al 1990 gli preparò piatti non sofisticati, dai sapori antichi, conversando e instaurando con lui un rapporto diretto. L'invidia dei funzionari, la gelosia degli altri cuochi, le critiche dei contabili (costosi i menu per la qualità e la rarità delle 'materie prime') le complicarono la vita, portandola alle dimissioni. Il profilo di questa donna, delineato in un articolo pubblicato sul quotidiano 'Le Monde', destò la curiosità di Etienne Comar, produttore e cosceneggiatore di "Uomini di Dio", decidendolo, letto il libro di ricordi della Delpeuh, 'Mes carnets de cuisine, du Périgord à l'Elisèe', a scrivere una sceneggiatura e a proporla al regista Christian Vincent. Amante della buona cucina, enologo e cuoco, egli l'ha tradotta in immagini ne "La cuoca del presidente", rievocando la vicenda di Danièle attraverso la protagonista Hortense Laborie donna dal forte carattere, appassionata del suo lavoro e non sempre rispettosa del protocollo. Realizzato all'interno dell'Eliseo, nei castelli di Chantilly e di Vigny e in Islanda, "Le Saveurs du Palais" (titolo originale) è il quarto lungometraggio del cinquantanovenne regista parigino, il quale, col ricorso a fluidi flashback e grazie ad un attento montaggio, racconta, in una alternanza di piani temporali e di immagini, l'esperienza di Hortense all'Eliseo e quella successiva in una base francese in Antartide, dove, lasciata Parigi, era al lavoro, sempre con lo stesso entusiasmo, nella mensa intrattenendo con gli scienziati ed il personale un rapporto reciprocamente affettuoso, lontano dalla meschinità e dalla ingratitudine vissute e subite nel palazzo del potere. Vincent tratteggia un ritratto partecipe di Hortense, alla cui completezza contribuisce non poco il talento dell'attrice Catherine Frot, e, nel contempo, riserva buona parte dello sviluppo della sua 'storia' alla descrizione della fasi della preparazione di vivande prelibate: un omaggio alla cucina francese, al cibo come rito quotidiano e sociale, ad una 'raffinata forma di cultura ed argine ai poco nobili intrighi della vita e della politica', come risalta dagli incontri fra Hortense ed il presidente (lo interpreta lo scrittore Jean d'Ormesson), caratterizzati da una affabile semplicità nella condivisione di ricordi e piaceri legati alla cucina. L'Eco di Bergamo - 13/03/13 Achille Frezzato Parigi. Che gusto ha il potere? Ce lo spiega un film francese di successo, "La cuoca del presidente", nelle nostre sale da domani con Lucky Red. Diretto da Christian Vincent e interpretato da Catherine Frot, il film è ispirato alla storia vera di Michèle Mazet-Delpeuch, la chef di provincia che negli anni Ottanta venne chiamata all'Eliseo da Mitterrand, stufo dei menu impersonali imposti dal protocollo e affamato di pietanze più autentiche e saporite. Ma a palazzo la vita della signora, che incanta il presidente a colpi di poularde demi-deuil, chaudrée charentaise e tartufi in tutte le salse, non è tutta rose e fiori: i cuochi ufficiali le fanno la guerra mentre Mitterrand (interpretato da un attore d'eccezione, lo scrittore Jean d'Ormesson) la sostiene, finalmente riconciliato con i sapori della sua infanzia. Manicaretti prelibati, schermaglie davanti ai fornelli, dialoghi irresistibili e un tono leggero da commedia: questo il menu del film che intercetta l'attuale passione per l'arte culinaria. 'Le lotte di potere che si consumano nelle cucine presidenziali riproducono gli scontri politici in atto ai piani alti dell'Eliseo', spiega Vincent. 'Mi sono divertito a mostrare quello che avviene dietro le quinte della politica'. Il regista è a sua volta un gourmet, innamorato dei cuochi che considera persone generose: 'Dar da mangiare agli altri è un atto d'amore. E io adoro guardare gli chef che fanno un lavoro duro, tutto sommato non diverso da quello di un regista: si tratta pur sempre di mescolare con cura gli ingredienti'. Com'è nato il film? 'Avevo letto un articolo di Le Monde su Danièle, una donna fuori del comune: dopo l'esperienza presidenziale, volò in Antartide per un anno a sfamare gli scienziati', racconta Vincent. 'Mi sono allora presentato al suo agriturismo nel sudovest della Francia per chiederle il permesso di scrivere una sceneggiatura su di lei e per tre giorni di fila sono stato rimpinzato di cose buone e nello stesso tempo messo sotto esame: la signora voleva accertarsi della sincerità delle mie intenzioni. Ho passato il test, per fortuna'. Alla base del successo del film, secondo il regista, c'è la recente riscoperta della tradizione gastronomica nazionale. 'In tempi di globalizzazione', spiega, 'mentre nelle nostre città proliferano i ristoranti esotici, la gente sente il bisogno di riappropriarsi delle origini. E' un'esigenza di rassicurazione. Inoltre il declino della Nouvelle Cuisine, troppo sofisticata, ha coinciso con il ritorno alla tradizione, al territorio, alle cose essenziali e ai valori di una volta. Ci sono momenti della vita in cui abbiamo la necessità di rallentare il ritmo per guardare al passato. Anche in cucina'. Una volta visto il film, Danièle come ha reagito? 'Molto bene. Si è riconosciuta fino a un certo punto nel personaggio interpretato da Catherine Frot e ha constatato che ci eravamo presi qualche libertà. Ma ci ha perdonati'. Il Messaggero - 07/03/13 Gloria Satta C'è un tartufo all'Eliseo. Servito comme il faut, appena arrivato da un angolo del Périgord, patria dei migliori sapori della cucina francese, per la gioia suprema di Monsieur le Président. E certo non di soli tartufi si nutre la massima autorità transalpina: infiniti manicaretti cucinati 'come si faceva una volta', preparati da una cuoca sopraffina. "La cuoca del Presidente", appunto, come recita il titolo dei succulento film di Christian Vincent, che François Mitterrand (è una storia vera) volle presso di sé alla fine degli anni 80. Solo per i pranzi privati, beninteso, quelli con pochi intimi, fortunati eletti con cui condividere i piccoli grandi piaceri della tavola (e della cantina, ça va sans dire...). Ed è così che Hortense viene strappata alla sua fattoria, nella quale si diletta di riscoprire il meglio del meglio della tradizione culinaria nazionale. Non è molto difficile immaginare che il suo arrivo all'Eliseo scatena le invidie degli chef blasonati già in servizio, colpiti sul vivo dalla presenza di questa 'dilettante'. Ma la novella Babette non teme, almeno nei primi tempi, nessuna concorrenza: il suo è amore vero per le cose che fa, e il risultato è la massima gioia dell'inquilino del Palazzo, che più di una volta discute a lungo con lei di ingredienti, sapori riscoperti. E allora, se tutto fila così liscio, perché mai la pellicola inizia in una remotissima base francese su un'isoletta ai confini dell'Antartico? Ogni buon piatto diventa ancora migliore se c'è la sorpresa. la lasciamo da scoprire ai cine-gourmet. Il Sole 24Ore - 17/03/13 Luigi Paini Secondo la leggenda, per uno dei suoi ultimi pasti François Mitterrand ordino i proibitissimi ortolani. Minuscoli uccellini di specie protetta, da ingrassare e poi annegare nell'Armagnac. Si mangiano dopo breve cottura, interiora comprese: il rituale prevede un tovagliolino per nascondere il viso dei commensali durante il lento spolpamento. La scena era nel film che Robert Guédiguian dedicò agli ultimi anni del presidente, con l'attore Michel Bouquet assai somigliante (titolo: "Le passeggiate al Campo di Marte"). Non ce n'è traccia in questo memoir culinario che rievoca i due anni all'Eliseo di Danièle Delpeuch: cuoca autodidatta del Périgord, proprietaria di una tartufaia e fornitrice di foie gras al ristorante di Joël Rebuchon, nominato nel 1989 'chef del secolo' dalla guida Gault Millau (all'epoca pre 'Master-chef' in cui non eravamo ancora tutti critici gastronomici: le forchette e i punteggi minavano il monopolio delle stelle Michelin), Fu così che Jack Lang, allora ministro della Cultura, la scovò. Mitterrand era stufo della cucina elaborata e di un pasticciere ostinato che metteva roselline di zucchero dappertutto. Voleva per sé e la sua famiglia - le sue due famiglie, oltre alla moglie c'erano l'amante Anne Pingeot e la figlia Mazarine - una cucina semplice come quella della sua infanzia. Insomma: i sapori della nonna, in accordo con le ricette in ricercato linguaggio che facevano riferimento ai grandi scrittori di Francia ('Dal paese di Pierre Corneille, fate arrivare questo e quest'altro') e che da piccolo avidamente leggeva. Daniele Delpeuch scrisse le sue memorie nel 1997, con il titolo 'Mes Carnets de Cuisine - Du Périgord a Lelysée'. Al netto di qualche ricamo a opera del regista e sceneggiatore, che insistentemente cita "Il pranzo di Babette" nella gelida Antartide, non furono anni facili. Lo chef con la sua brigata tutta di maschi che operava nella cucina principale (lei lavorava in un altro locale del palazzo, Sarkozy ha gentilmente accolto la troupe) non perdono lo sgarbo. All'inizio le era vietato fare la spesa personalmente, quando ottenne il permesso l'economo le chiese di spendere meno, soprattutto in tartufi da accompagnare con pane nero e burro. Nella parte del presidente, il romanziere e accademico di Francia Jean d'Ormesson. Gli mancano il fisico e l'esperienza d'attore, ma ha in curriculum 26 pasti con François Mitterrand. Il Foglio - 09/03/13 Mariarosa Mancuso