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programme note in PDF format
Torino
Auditorium
Giovanni Agnelli
Lingotto
Venerdì 24.IX.2010
ore 21
Cecilia Bartoli mezzosoprano
Il Giardino Armonico
Giovanni Antonini direttore
Sacrificium
La scuola dei castrati
MITO SettembreMusica
Quarta edizione
È un progetto di
Realizzato da
Con il sostegno di
I Partner del Festival
partner istituzionale
Sponsor
Media partner
Sponsor tecnici
Il Festival MITO compensa le emissioni di CO2
tramite il rimboschimento di aree
verdi cittadine a Torino e attraverso
progetti di riduzione dei gas serra
realizzati in paesi in via di sviluppo.
con la creazione e tutela di
foreste in crescita nel Parco Rio
Vallone in Provincia di Milano,
e in Madagascar.
Sacrificium
Nicola Porpora
(1686-1768)
Sinfonia da Meride e Selinunte (1726)*
Allegro
Come nave
aria di Siface da Siface (1725)*
Riccardo Broschi
(1698 ca-1756)
Chi non sente al mio dolore
aria di Epitide da Merope (1732)*
Nicola Porpora
Ouverture da Germanico in Germania (1732)*
[Allegro] – Adagio – [Allegro]
Parto, ti lascio, o cara
aria di Arminio da Germanico in Germania
Francesco Maria Veracini
(1690-1768)
Ouverture n. 6 in sol minore
Allegro
Leonardo Vinci
(1696 ca-1730)
Cervo in bosco
aria di Climaco da Medo (1728)*
Leonardo Leo
(1694-1744)
Qual farfalla
aria di Decio da Zenobia in Palmira (1725)*
Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino
Francesco Araja
(1709-1770?)
Cadrò, ma qual si mira
aria di Demetrio da Berenice (1734)*
Nicola Porpora
Usignolo sventurato
aria di Siface da Siface (1725)*
Carl Heinrich Graun
(1703 ca-1759)
Misero pargoletto
aria di Timante da Demofoonte (1746)*
Giuseppe Sammartini
(1695-1750)
Concerto in fa maggiore per flauto diritto, archi e basso continuo
Allegro assai
Antonio Caldara
(1670 ca-1736)
Quel buon pastor
aria di Abel dal “componimento sacro” La morte d’Abel (1732)*
Nicola Porpora
Ouverture dalle cantate Gedeone (1737)* (Adagio – Spiritoso andante)
e Perdono, amata Nice (1746)* (Allegro)
Leonardo Vinci
Quanto invidio la sorte… Chi vive amante
recitativo e aria di Erissena da Alessandro nelle Indie (1730)*
Nicola Porpora
Nobil onda
aria di Adelaide da Adelaide (1723)*
* A cura di Martin Heimgartner
Cecilia Bartoli, mezzosoprano
Giovanni Antonini, direttore
Costumi di Agostino Cavalca
Il Giardino Armonico
violini primi
Stefano Barneschi
Fabrizio Cipriani
Judith Huber
Liana Mosca
violini secondi
Marco Bianchi
Francesco Colletti
Ayako Matsunaga
Maria Cristina Vasi
viole
Renato Burchese
Carlo de Martini
violoncelli
Paolo Beschi
Elena Russo
contrabbasso
Giancarlo De Frenza
flauto
Marco Brolli
oboi
Emiliano Rodolfi
Magdalena Karolak
corni
Johannes Hinterholzer
Edward Deskur
fagotto
Alberto Guerra
liuto
Luca Pianca
clavicembalo e organo
Sergio Ciomei
Come nave
da Siface (Pietro Metastasio)
Atto secondo, scena IV
Siface
Come nave in mezzo all’onde
Si confonde il tuo pensiero;
Non temer che il buon nocchiero
Il cammin t’insegnerà.
Basterà per tuo conforto
L’amor mio nella procella;
La tua guida, la tua stella,
Il tuo porto egli sarà.
Chi non sente al mio dolore
da Merope (Apostolo Zeno & Domenico Lalli, Torino, 1732)
Atto primo, scena XIII
Epitide
Chi non sente al mio dolore
Qualche affano dentro al core
Vada pur tra foschi orrori
Tra le valli a sospirar.
Il mio bene, il padre, il regno
Mi ha rapito fato indegno.
Sommi Dei, se giusti siete
Fin ponete al mio penar.
Parto, ti lascio, o cara
da Germanico in Germania (Nicolò Coluzzi)
Atto secondo, scena VIII
Arminio
Parto, ti lascio, o cara,
Ma nel partire io sento
Troppo crudel tormento.
Non sarà tanto amara
La pena del morir.
Perfide, stelle ingrate,
Se non volete, oh Dio,
Aver di me pietade,
Non date all’idol mio
Sì barbaro martir.
Cervo in bosco
da Medo (Carlo Innocenzio Frugoni)
Atto primo, scena XIII
Climaco
Cervo in bosco se l’impiaga
Dardo rapido e mortale,
Varca il colle, cerca il fonte,
Dalla valle al prato va.
Trova alfin mentre divaga
Erba, onor d’aprico monte,
Che gustata l’empio strale
Dal suo fianco cader fà.
Qual farfalla
da Zenobia in Palmira (Apostolo Zeno & Pietro Pariati)
Atto secondo, scena VII
Decio
Qual farfalla innamorata
Va girando intorno al lume
La speranza del mio core.
E bruciandosi le piume
Nella cuna sventurata
Ha il feretro ove sen more.
Cadrò, ma qual si mira
da Berenice (Antonio Salvi)
Demetrio
Cadrò, ma qual si mira
Parte cader dal monte
Della sassosa fronte
Che quant’a lei s’oppone
Urta, fracassa e seco
Precipitando va.
E se non resta oppresso
Dalla fatal ruina,
Sente da lunge anch’esso
Attonito ‘l pastore
Lo strepito del colpo
Ch’impallidir lo fa.
Usignolo sventurato
da Siface (Pietro Metastasio)
Atto secondo, scena XIV
Siface
Usignolo sventurato,
Che desia fuggir la morte,
Va cantando e del suo fato
Così piange il rio tenor.
Sembro lieto anch’io sul trono
Pur la sorte è a me tiranna,
Pure invidio il bel soggiorno
D’una povera capanna
Al felice affittator.
Misero pargoletto
da Demofoonte (Pietro Metastasio)
Atto terzo, scena IV
Timante
Misero pargoletto,
Il tuo destin non sai.
Ah, non gli dite mai,
Qual era il genitor.
Come in un punto, oh Dio,
Tutto cambiò d’aspetto;
Voi foste il mio diletto,
Voi siete il mio terror.
Quel buon pastor
da La morte d’Abel (Pietro Metastasio)
Parte prima
Abel
Quel buon pastor son io,
Che tanto il gregge apprezza
Che per la sua salvezza
Offre se stesso ancor.
Conosco ad una ad una
Le mie dilette agnelle
E riconoscon quelle
Il tenero pastor.
Quanto invidio la sorte
da Alessandro nelle Indie (Pietro Metastasio)
Atto primo, scena IV
Erissena
Quanto invidio la sorte delle greche donzelle!
Almen fra loro fossi nata anch’io.
Ah, già per lui fra gli amorosi affanni dunque vive Erissena?... No!... M’inganno.
Chi vive amante, sai che delira.
Spesso si lagna, sempre sospira,
Nè d’altro parla che di morir.
Io non m’affanno, non mi querelo,
Giammai tiranno non chiamo il cielo.
Dunque il mio core d’amor non pena
O pur l’amore non è martir.
Nobil onda
da Adelaide (Antonio Salvi)
Adelaide
Nobil onda,
Chiara figlia d’alto monte,
Più ch’è stretta e prigioniera,
Più gioconda scherza in fonte,
Più leggiera all’aure va.
Tal quest’alma,
Più che oppressa dalla sorte,
Spiegherà più in alto il volo
E la palma d’esser forte
Dal suo duolo acquisterà.
© Decca Music Group 2009
Fonti:
Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Montecassino
Bibliothèque du Conservatoire Royal de Bruxelles
Conservatorio San Pietro a Majella, Napoli
Gesellschaft der Musikfreunde, Wien
Manuscript 80 in the Library of the Royal Academy of Music, London
Manuscript 81 in the Library of the Royal Academy of Music, London
Musikhandschriftenabteilung der Staats- und Universitätsbibliothek Hamburg
Musiksammlung der Österreichischen Nationalbibliothek, Wien
Staatsbibliothek zu Berlin, Preußischer Kulturbesitz/Musikabteilung
mit Mendelssohn-Archiv
La scuola dei castrati
L’era dei castrati è fra le più cangianti e grandiose nella storia della musica europea. Raramente è stata raggiunta una tale compiutezza a livello di sensualità e
splendore, forma e contenuto, poesia e musica; in particolare, resta ineguagliata la
perfezione del virtuosismo canoro conquistata nel periodo aureo del barocco. La
leggendaria maestria dei castrati irradia ancora oggi il suo bagliore attraverso i
tempi e giustifica, malgrado il grande sacrificio umano sulla quale essa si basa, un
rinnovato approfondimento di questa straordinaria epoca.
Per oltre 200 anni nelle metropoli europee della musica sarebbe stato inconcepibile rinunciare al virtuosismo degli onnipresenti castrati: cioè di uomini che in età
prepuberale erano stati sottoposti a un’operazione che li aveva privati della propria
identità sessuale, dell’equilibrio spirituale e di una vita che potesse scorrere su binari preordinati; tutto questo allo scopo di plasmare questi fanciulli mutilati fino a
farne degli strumenti musicali di inaudita bellezza.
Per far rivivere questo mondo sonoro agli ascoltatori di oggi, bisogna ricorrere all’espediente del travestimento, lasciando che gli interpreti si calino nelle vesti musicali dei
castrati. È così che vari esponenti del vivace panorama della musica antica, come pure
diversi controtenori, hanno proposto importanti documenti riguardanti alcuni di questi
personaggi (tra gli altri Senesino e Carestini). Anche le voci femminili stanno scoprendo il repertorio di questi artisti che cantavano nel registro di soprano e contralto, a paradossale conferma dell’opinione già allora predominante che le cantanti, con le loro
potenzialità, erano perfettamente in grado di fare concorrenza ai più grandi castrati:
«Credevo ad esempio che nessuna cantante del mondo avrebbe potuto eguagliare con
la sua voce Farinelli o Caffarelli; ed ecco sbocciare e risplendere davanti a me in tutta
la sua sontuosa bellezza la smentita vivente a tutto ciò» (Wilhelm Heinse, 1795).
Fino ad ora mancava tuttavia un resoconto completo che ripercorresse l’epopea dei
castrati con suoni, parole e immagini. Per rappresentare questo fenomeno culturale e
storico nella sua completezza abbiamo eletto a modello Napoli e la sua cultura musicale incommensurabilmente ricca. Grazie alla propria situazione storica, demografica e culturale, verso la fine del Seicento questa città diventò il centro del mondo musicale occidentale, la vera capitale europea della musica, il cui prestigio si protrasse fino
a Settecento inoltrato.
La figura centrale di questo fenomeno è il compositore, insegnante di composizione,
maestro di canto e impresario napoletano Nicola Porpora (1686-1768), che ben presto si guadagnò la fama di educatore della voce più importante del Settecento: “premier
maître de chant de l’univers”. Porpora conquistò questa celebrità grazie ai suoi allievi di canto: Farinelli, Caffarelli, Salimbeni, Appiani e Porporino, un illustre quintetto
nel quale figurano i più celebri castrati di tutti i tempi. Inoltre Porpora fu insegnante
del grande librettista Pietro Metastasio, come pure in una certa misura dei compositori Johann Adolf Hasse e Joseph Haydn.
Dal repertorio comprendente diverse centinaia di lavori composti per i rampolli
della “scuola dei castrati” di Porpora (opere, cantate e musiche sacre) è stato selezionato un florilegio rappresentativo e variopinto di arie. Lo stupendo virtuosismo,
l’approfondimento del piano, i dilatati melismi, le infinite parate di colorature, le
tecniche di respirazione e fraseggio da far scoppiare i polmoni, l’estensione vocale
che spazia dal registro di contralto al mezzosoprano fino al soprano: sono aspetti
che rendono queste arie fra i pezzi più impegnativi mai composti per la voce
umana. Con la loro multiformità che abbraccia tutti gli affetti barocchi, esse creano il sottofondo sonoro grazie al quale i nostri sensi possono rivivere quest’epoca
scomparsa in tutto il suo fasto e il suo splendore.
Francesco Araja
Di modeste origini napoletane, ben presto si distinse per le sue doti di compositore. Nel 1730 venne rappresentata la sua prima grande opera: Berenice, nelle cui
repliche veneziane del 1734 Farinelli e Caffarelli interpretarono i ruoli principali.
Nel 1734 a Milano venne rappresentata per la prima volta La forza dell’amore e dell’odio: nel 1736 questa fu la prima opera seria messa in scena in Russia. L’imperatrice Anna conferì ad Araja l’incarico di compositore di corte; da allora fino al
1762, salvo qualche interruzione, egli lavorò a San Pietroburgo. Lì scrisse la prima
opera in russo interpretata da cantanti russi: Tsefal i Prokris (Cefalo e Procri, 1755),
su testo del famoso poeta Sumarokov. Nel 1762 si ritirò a Bologna. Di Araja sono
state rintracciate almeno cinque opere rappresentate per la prima volta in Italia e
undici in Russia, come pure alcuni oratori e qualche cantata, ma ben poco si sa
riguardo a dove si trovi gran parte della sua produzione.
Riccardo Broschi
Compositore e fratello maggiore di Carlo Broschi, nacque e studiò a Napoli. Fra il
1728 e il 1735 compose le sue opere eroiche, nelle quali spesso si esibiva il fratello minore in ruoli costruiti in modo molto brillante, come in Idaspe (Venezia, 1730)
e Merope (Torino, 1732). Nel 1734, a Londra per Artaserse, il pasticcio basato
sull’opera di Hasse, scrisse per Farinelli una delle sue più famose arie di baule, Son
qual nave. Dopo un breve ingaggio come compositore di corte a Stoccarda, tornò a
Napoli, dove fu un compositore poco richiesto. Alla fine, per intercessione del fratello, ottenne diversi impieghi, fra i quali quello di amministratore del vino della
città. Dal 1740 fino alla morte visse con Farinelli a Madrid, ma si sa poco delle attività che svolse in Spagna: pare che alla fine si dedicò alla carriera diplomatica e fu
nominato commissario della guerra e della marina.
Antonio Caldara
Uno dei compositori più prolifici della sua generazione. Importanti tappe della sua
carriera furono Venezia, sua città natale, dove da libero professionista svolse le attività di compositore, cantante, violista e violoncellista; poi Mantova, che lo vide
maestro di cappella dei Gonzaga, e Roma, dove ricoprì la stessa carica per il marchese Ruspoli. Dal 1716 fino alla morte fu poi vicemaestro di cappella a Vienna,
dove dovette attenersi alle indicazioni artistiche e contenutistiche dell’imperatore
Carlo IV. Per primo musicò parecchi famosi libretti nati dalla riforma dei poeti di
corte Zeno e Metastasio. Di Caldara restano catalogate almeno 20 opere teatrali giovanili e 35 del periodo viennese; a queste si aggiungono oltre 40 oratori, numerose composizioni sacre e musica da camera. Meno note sono le opere composte a
Vienna fra il 1731 e il 1732 per il giovane Farinelli e dal 1733 per Salimbeni. Le
arie di Caldara si distinguono spesso per la ricchezza delle voci di accompagnamento. Le opere scritte per le occasioni ufficiali della corte viennese risultano più
pesanti e meno originali di quelle del periodo giovanile in Italia o di alcune composte per il carnevale viennese e per l’arcivescovo di Salisburgo.
Carl Heinrich Graun
Fratello minore del compositore di musica orchestrale e da camera Johann Gottlieb
Graun. Accanto a Hasse fu il principale sostenitore dell’opera italiana in Germania.
Dapprima fu cantante a Dresda (membro del coro della Kreuzschule) e a Braunschweig, dove ben presto da semplice tenore diventò maestro di cappella. Il suo
stile deve tutto all’opera seria napoletana, che si concentrava in particolare sulla
voce e ne metteva in luce il virtuosismo. Per la corte di Braunschweig scrisse sei
opere (alcune in tedesco), anche in occasione del matrimonio del principe ereditario
Federico, il quale portò con sé i fratelli Graun prima a Rheinsberg e, dopo l’ascesa
al trono, a Berlino. Carl Heinrich fu maestro di cappella di Prussia e nei decenni
successivi la figura più importante della vita operistica berlinese. Sempre sottomesso al severo diktat del re, scrisse 27 grandi opere per Berlino, alle quali re Federico talvolta contribuì fornendo i libretti o qualche aria. Ciò valse a Graun accuse
di subordinazione, oltre che di scarsa fantasia e voglia di sperimentare. Apprezzata
fu invece la sua capacità di esprimere con schiettezza la commozione e la tenerezza.
Leonardo Leo
Poliedrico, originale compositore e pedagogo nato nei pressi di Brindisi. Trascorse
gran parte della sua vita a Napoli, dove fu anche eseguita per la prima volta gran
parte delle oltre 50 opere da lui composte. La sua rapida carriera iniziò presto,
quando divenne successore di Scarlatti alla corte del viceré. Dal 1725, nel settore
dell’opera seria, furono suoi potenti rivali Hasse e Vinci. Dopo la partenza di Hasse
da Napoli e la morte precoce di Vinci nel 1730, Leo diventò tuttavia una figura di
spicco in questa città. Oltre a occuparsi di opera seria, egli fu anche un importante
esponente della commedia musicale napoletana. Nell’opera Zenobia in Palmira
(1725), ad esempio, i due generi risultano persino mescolati. Nell’opera seria Leo
utilizza volentieri brani d’insieme come duetti, terzetti e dal 1742 anche i cori. La
sua musica strumentale, ma soprattutto i suoi pezzi sacri (paragonabili per importanza a quelli di Palestrina) e i suoi scritti teorici (fra i quali quelli su contrappunto
e cantus firmus), esercitarono una grande influenza sulle generazioni future. Negli
anni, anche numerosi studenti di canto approfittarono dei suoi insegnamenti.
Nicola Porpora
Celebre compositore e insegnante. Furono suoi allievi cinque dei più famosi castrati dell’epoca (Farinelli, Caffarelli, Salimbeni, Appiani, Porporino) ma anche Metastasio e per un breve periodo Hasse. Per tutta la vita il carismatico Porpora restò
legato a loro in veste di amico, compositore e impresario, paterno ma tirannico. A
Dresda fu insegnante della principessa Maria Antonia Walpurgis, musicista e compositrice di grande talento, e a Vienna di Joseph Haydn. Porpora compì i propri
studi al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo nella nativa Napoli, città presso la
cui corte fu rappresentata nel 1708 la sua prima opera: L’Agrippina. Inizialmente
compose poche opere a distanza di due o tre anni l’una dall’altra per Napoli, Vienna e Roma, mentre per le occasioni festive della famiglia imperiale austriaca scrisse le serenate Angelica (1720) e Gli orti esperidi (1721), entrambe su versi di Metastasio e con il giovane Farinelli come interprete. Dal 1715 al 1721 Porpora insegnò
inoltre al Conservatorio di Sant’Onofrio. A partire dal 1720 la sua popolarità di
compositore operistico crebbe tanto rapidamente, che alla fine le ormai frequenti
prime rappresentazioni di sue opere a Roma venivano messe in cartellone in diretta concorrenza con le nuove composizioni del rivale Leonardo Vinci. Dal 1726 al
1733 Porpora fu anche insegnante all’Ospedale degli Incurabili di Venezia. Nel
1733 un gruppo di inglesi facoltosi lo ingaggiò a Londra per sfidare con la nuova
“Opera of the Nobility” la compagnia operistica di Händel, sostenuta dal re. A Londra nacquero cinque opere, tre pastiches, un oratorio, alcune cantate e numerose
altre composizioni per una splendida compagnia che, oltre a Senesino e alla Cuzzoni sottratti a Händel, dal 1734 si avvalse anche dell’ormai popolarissimo Farinelli.
Ma già nel 1737 Porpora tornò a Venezia, dove all’Ospedale degli Incurabili sostituì
il maestro di cappella Hasse che era assente. Dal 1738 per tre anni scarsi insegnò
al Conservatorio di Santa Maria di Loreto a Napoli, poi per breve tempo di nuovo a
Venezia all’Ospedale della Pietà e all’Ospedaletto. Dal 1747 al 1751 lavorò come
insegnante di musica e maestro di cappella a Dresda, dove ancora una volta Hasse
era il suo superiore. Intorno al 1752 si trasferì a Vienna, dove però, nonostante la
benevolenza di Metastasio e del – lontano – Farinelli, non visse nel lusso. Nel 1760
tornò a Napoli e dovette accettare i vecchi impieghi al Conservatorio di Santa Maria
di Loreto e al Sant’Onofrio, ai quali tuttavia ben presto rinunciò. Una revisione
della sua opera Il trionfo di Camilla per il Teatro San Carlo non ebbe successo. Porpora morì il 3 marzo 1768 povero e dimenticato, come succedeva a quei tempi a
molti compositori longevi (ad esempio Vivaldi).
Porpora viene ricordato più in qualità di grande insegnante che di compositore.
Oltre a un approfondimento di tutte le materie musicali, egli trasmetteva una solida tecnica canora. Leggendaria rimase la pagina di esercizi semplicissimi che pare
assegnò a Caffarelli come unico compito per sei anni. Sono inoltre giunti fino a noi
anche esempi di solfeggi e cantate scritti per i suoi allievi. In contrasto con quanto
prevedeva tra l’altro la tradizione di Bologna, Porpora attribuiva la massima importanza alla ricerca della vera espressione delle parole e di una pronuncia che ne enfatizzasse il significato. Si dice che egli mirasse a «commuovere l’ascoltatore invece che
a sorprenderlo» (Hawkins, 1776). La sua splendida musica operistica testimonia
infatti come riuscisse a valorizzare al massimo il virtuosismo dei suoi protetti.
Giuseppe Sammartini
Noto come Sammartini il Londinese, proveniva da una famiglia di musicisti italiani di origine francese. Oboista e compositore, tra il 1720 e il 1726 fu membro dell’orchestra del Teatro Ducale di Milano. Fu proprio nel 1726 che Johann Joachim
Quantz, avendo modo di ascoltare il suo talento, lo incluse tra i migliori strumentisti del Nord Italia, insieme a virtuosi come Vivaldi. Nel 1727 partì alla volta di
Bruxelles e l’anno seguente si stabilì definitivamente a Londra, divenendo oboista
del King’s Theatre e svolgendo attività di solista al Haymarket Theatre, alla
Hickford’s Room (1732-1744) e a Cambridge. Pur essendo un esponente del barocco musicale, le sue composizioni manifestano atteggiamenti galanti che le resero
molto gradite ai contemporanei («grandi per scienza, originalità e fuoco», come
afferma Charles Burney) e decisamente aperte alle novità. Suoi modelli furono
Corelli, Händel, Vivaldi, Geminiani, Locatelli, dai quali assimilò diversi stilemi tecnici ed espressivi che riversò nei concerti grossi, solistici, sonate a solo o per diversi strumenti che compongono la sua produzione.
Francesco Maria Veracini
Fu compositore e violinista virtuoso, uno dei migliori d’Europa secondo gli storici
del tempo. Già nel 1711 era a Francoforte per l’incoronazione di Carlo VI in qualità
di esecutore e compositore; in seguito si spostò a Venezia (1712-1713) dove conobbe Tartini; a Londra, dove si esibì come solista alla Hickford’s Room e al King’s
Theatre, gareggiando con il rivale Geminiani; a Düsseldorf (1715) al servizio del
principe Giovanni Guglielmo. Nel 1717 si trasferì a Dresda, dove si attirò le ostilità
dei colleghi, che si videro soppiantati dal violinista italiano: a questi episodi pare
debba attribuirsi il tentativo di suicidio che Veracini compì gettandosi da una finestra
e che lo rese zoppo. Nel 1723 partecipò alle feste dell’incoronazione di Carlo VI,
imperatore di Boemia, a Praga; negli anni successivi visse saltuariamente a Londra,
esordendo come operista al King’s Theatre (Adriano in Siria nel 1735, La clemenza
di Tito nel 1737, Partenio nel 1738, Rosalinda nel 1744) fino al 1745, quando fece
ritorno in Italia, amareggiato per l’incomprensione delle Sonate accademiche,
risultate troppo moderne per i contemporanei. Fu un musicista fortemente innovatore e la sua produzione annovera, oltre alle opere appena citate, oratori, cantate e
composizioni strumentali, specialmente per violino, alla cui tecnica diede un forte
impulso, come dimostra l’opera didattica Il trionfo della Pratica Musicale o sia il
Maestro dell’Arte scientifica (1760), importante documento testimone, fra l’altro,
delle generali condizioni della musica del tempo.
Leonardo Vinci
Importante compositore di opere che esercitò una grande influenza sulla generazione di Pergolesi e Hasse, studiò al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli. Dal 1719 ebbe grande successo con le commedie musicali in dialetto napoletano. Al 1722 risale il suo primo successo con un’opera seria: Publio Cornelio Scipione.
Da allora in poi fu richiesto a Roma, Venezia e Parma (Medo). Caratteristiche ed
esemplari diventarono per forma e orchestrazione le sue grandi arie: Händel ne
adottò moltissime nei suoi pastiches. La proficua collaborazione con Metastasio fu
interrotta dalla morte precoce di Vinci (le voci dicono che fu avvelenato a causa di
una relazione amorosa). Fu grande antagonista di Porpora: per alcuni anni a Roma
e Venezia i teatri rivali presentavano contemporaneamente le nuove opere di entrambi
i compositori. Celebre fu l’attentato del tabacco, in cui il castrato Berenstadt, sostenitore di Vinci, durante la prova generale di una nuova opera di Porpora fece cadere del tabacco in sala, compromettendone così il successo, visto che gli opinionisti
presenti non facevano che starnutire. Ma proprio Farinelli collezionò molti successi con le opere di Vinci, tanto che incluse alcune sue arie (come Cervo in bosco, da
Medo) fra le proprie arie di baule. In Farnace (Roma, 1724) Farinelli cantò il ruolo
femminile di Berenice, in Alessandro nelle Indie (Roma, 1730) fu Appiani a interpretare quello di Erissena.
© Decca Music Group 2009
Da oltre due decenni Cecilia Bartoli è indiscutibilmente una delle artiste più importanti nel campo della musica classica. I suoi ruoli operistici, i suoi programmi
concertistici e i suoi progetti discografici sono sempre attesi con grande entusiasmo
e curiosità nel mondo intero: il loro successo è attestato anche dai premi vinti
(numerosi Dischi d’oro, quattro Grammy Awards, otto Echo Prize, due Classical Brit
Awards, Premio Victoire de la Musique per gli album Vivaldi, Gluck, Salieri e Opera
proibita). I suoi progetti hanno contribuito alla rivalutazione e alla riscoperta di
autori dimenticati.
Non sorprende che tra i primi direttori in assoluto con i quali la Bartoli ha lavorato
figurino i nomi di Herbert von Karajan, Daniel Barenboim e Nikolaus Harnoncourt.
Questi maestri si sono accorti del suo talento in una fase molto precoce, quando la
giovanissima cantante aveva a malapena completato gli studi vocali con i suoi genitori nella città natale di Roma. Da allora, l’artista si è esibita con molti altri direttori e pianisti di chiara fama e con le orchestre più importanti del mondo.
Negli ultimi anni ha iniziato una collaborazione con le principali orchestre specializzate in esecuzioni su strumenti d’epoca (Akademie für Alte Musik, Les Arts
Florissants, Concentus Musicus Wien, Freiburger Barockorchester, Il Giardino
Armonico, Kammerorchester Basel, Les Musiciens du Louvre, Orchestra La Scintilla, Orchestra of the Age of Enlightenment). I progetti sviluppati con orchestre (per
i quali Cecilia Bartoli ha avuto la piena responsabilità artistica) hanno assunto per
lei un’importanza sempre maggiore e hanno raggiunto il punto culminante con i
programmi ideati ed eseguiti con l’Orchestra Filarmonica di Vienna.
Cecilia Bartoli canta regolarmente nelle più grandi sale da concerto d’Europa, Stati
Uniti e Giappone e nei più prestigiosi teatri d’opera e festival quali, ad esempio,
Metropolitan di New York, Covent Garden di Londra, Scala di Milano, Opera di
Stato di Monaco, Festival di Salisburgo e Opera di Zurigo, dove ha presentato molti
dei suoi ruoli operistici per la prima volta. In tempi recenti, ha interpretato Fiorilla nel Turco in Italia di Rossini al Covent Garden e due eroine händeliane, Cleopatra
(nel Giulio Cesare con Marc Minkowski) e Semele (con William Christie) a Zurigo.
Nella stagione 2007/2008 si è dedicata al primo Ottocento – l’era del Romanticismo e del belcanto italiano – e in particolare alla Malibran: il 24 marzo 2008 (giorno del duecentesimo anniversario) la Bartoli ha cantato in tre concerti a Parigi alla
Salle Pleyel con Lang Lang, Repin, Fisher e Chung, momenti centrali di una Maratona Malibran, mentre in contemporanea veniva trasmesso il video del suo recital
di Barcellona su un megaschermo davanti al Municipio.
Nel 2009/2010 è ritornata al repertorio barocco, intraprendendo un viaggio a ritroso nella Napoli del XVIII secolo e nel repertorio quasi sconosciuto dei castrati, culminato in una serie di concerti e nell’uscita dell’album Sacrificium. Altro momento di spicco di questa stagione è stata la rappresentazione in forma di concerto del
Giulio Cesare di Händel alla Salle Pleyel di Parigi, diretta da William Christie con
Andreas Scholl e Philippe Jaroussky.
Cecilia Bartoli è Cavaliere della Repubblica italiana e Accademico effettivo dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma; inoltre le sono stati conferiti i titoli francesi di
Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres e Officier dans l’Ordre du Mérit, e la
Royal Academy of Music di Londra le ha concesso il titolo di Honorary Member. In
Spagna ha ricevuto l’importantissima “Medalla de oro al merito de las bellas artes”,
in Italia il “Bellini d’oro”, in Germania l’“Händel-Preis 2010”, in Danimarca il prestigioso premio “Léonie Sonning” 2010. A novembre le sarà concesso il titolo di
“dottore in musica” dell’Università UCD di Dublino.
Il Giardino Armonico, formatosi a Milano nel 1985 e diretto da Giovanni Antonini, è oggi uno dei più apprezzati e richiesti gruppi musicali specializzati nell’esecuzione con strumenti originali. Il repertorio dell’ensemble, il cui organico varia da
tre a trenta musicisti a seconda delle necessità della partitura, si incentra soprattutto sulla musica strumentale e vocale del Sei e Settecento.
Il Giardino Armonico è regolarmente ospite dei maggiori Festival Internazionali e
svolge un’intensa attività concertistica nei più importanti teatri e sale da concerto
di tutto il mondo: Concertgebouw di Amsterdam, Wigmore Hall e Barbican Theatre
di Londra, Musikverein e Konzerthaus di Vienna, Théâtre des Champs-Elysées e
Théâtre du Châtelet di Parigi, Alte Oper di Francoforte, Staatsoper unter den Linden
di Berlino, Glinka Hall e Filarmonica di San Pietroburgo, Teatro Bolshoi di Mosca,
Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, Auditorio Nacional di Madrid, Oji Hall di Tokyo,
Library Congress di Washington, Carnegie Hall e Lincoln Center di New York, Sydney
Opera House e Teatro Colón di Buenos Aires, collaborando con solisti di fama internazionale quali Katia e Marielle Labèque, Bernarda Fink, Magdalena Kožená,
Viktoria Mullova, Christophe Coin, Giuliano Carmignola e molti altri.
Il Giardino Armonico ha partecipato a numerose produzioni operistiche e oratori,
tra cui L’Orfeo di Monteverdi, La serva padrona di Pergolesi, L’Agrippina, La Resurrezione, Il Trionfo del Tempo e del Disinganno e Aci, Galatea e Polifemo di Händel.
Le sue numerose incisioni di composizioni di Vivaldi – tra le quali spiccano Le
Quattro Stagioni – e di altri compositori del Settecento hanno riscosso grande successo di pubblico e di critica ricevendo prestigiosi riconoscimenti internazionali
(premio “Fondazione Cini”, Echo Klassik, Gramophone Award, Caecilia Award,
Diapason d’Or, Choc de la Musique, Gran Prix des Discophiles).
Nel 2000 Il Giardino Armonico ha iniziato una collaborazione con il mezzosoprano Cecilia Bartoli: il disco Vivaldi Album, risultato di questo incontro, è stato insignito anche del prestigioso Grammy Award, vendendo oltre un milione di copie in
tutto il mondo.
Dal 2007 Il Giardino Armonico è in residenza presso il Centro Cultural Miguel Delibes
di Valladolid.
Giovanni Antonini è membro fondatore dell’ensemble Il Giardino Armonico, che
dirige stabilmente dal 1989 e con il quale ha tenuto concerti in tutta Europa, negli
Stati Uniti, in Canada, Sud America, Australia, Giappone e Malesia, come direttore
e come solista di flauto dolce e flauto traverso barocco. Alla direzione de Il Giardino Armonico affianca da diversi anni un’intensa attività come direttore d’orchestra,
invitato dalle compagini più prestigiose come l’Orchestra del Teatro alla Scala, la
Camerata Academica di Salisburgo, l’Orchestra da Camera di Monaco, la Rundfunksinfonieorchester di Berlino, la Gewandhausorchester Leipzig, la Scottish
Chamber Orchestra, la Los Angeles Philharmonic, la Deutsche Kammerphilharmonie
Bremen, l’Orchestra of the Age of Enlightenment e molte altre.
Nel gennaio 2004 e nel dicembre 2005, su invito di Simon Rattle, ha diretto i Berliner
Philharmoniker con un programma di musiche barocche e classiche, riscuotendo
grande successo di pubblico e di critica. Nella stagione 2009/2010 Giovanni Antonini è stato impegnato a dirigere la City of Birmingham Symphony Orchestra, il
Concertgebouw di Amsterdam, la Tonhalle Orchestra a Zurigo, la Camerata Salzburg,
la Berner Symphony Orchestra, la Tonkünstlerorchester e l’Orchestra Filarmonica di
Radio France; a settembre ha rinnovato la collaborazione con i Berliner Philharmoniker.
Collabora stabilmente con la Kammerorchester di Basilea, con la quale sta portando a termine il progetto di registrazione dell’integrale delle Sinfonie di Beethoven.
In ambito operistico, ha diretto Ascanio in Alba e Le nozze di Figaro di Mozart e
Alcina di Händel al Teatro alla Scala, Aci, Galatea e Polifemo di Händel a Vienna,
Salisburgo e Salamanca, Il matrimonio segreto di Cimarosa a Bolzano, Trento, Rovigo
e Liegi, l’Orfeo di Monteverdi a Milano e Graz, Agrippina di Händel a Graz.
Dal 2011 sarà direttore artistico del Festival Mozart della Città di Barcellona.
Se desiderate commentare questo concerto, potete farlo
su blog.mitosettembremusica.it o sul sito www.sistemamusica.it
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