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LA SPERANZA TI COLORERÀ I GIORNI DI GIOIA

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LA SPERANZA TI COLORERÀ I GIORNI DI GIOIA
LA SPERANZA TI COLORERÀ I GIORNI DI GIOIA
“Solo la speranza ci fa propriamente cristiani”1, ha scritto Agostino.
E questa annotazione tocca le domande che mi poni nell‟ultima lettera.
Cosa significa sperare in un mondo come il nostro, dove tutto corre così velocemente e il momento presente sembra molto più determinante di un eventuale progetto a lungo termine?
Cosa possiamo davvero sperare se non il nostro successo personale?
La speranza deriva da un discernimento attento della realtà, da un‟attesa fondata con solidità.
E una perseveranza che si nutre di responsabilità. Infatti, l‟essere umano è consapevole della dimensione
del tempo che lo segna nel corpo e nella persona. Viviamo di attese, di piccole speranze quotidiane, e questo
rivela come ci sia essenziale trascendere il presente, il momento che passa, per prendere posizione davanti al
futuro e scommettere sull‟avvenire. Ma la speranza è possibile solo nell‟apertura ad altri.
Non si spera mai da soli e solo per sé. La speranza è frutto di una relazione viva, è sempre legata a una
comunione. Sarà sempre fiducia riposta in altri: solo così ci renderà capaci di accogliere l‟inedito.
E soprattutto, come hai notato anche tu, la speranza non va da sé. Esige da parte nostra una risoluzione.
Se la fede è un dono che si riceve, la speranza è una decisione personale che implica da parte nostra uno
sforzo di volontà. Dobbiamo decidere di sperare.
La speranza nasce quando si pensa che sia ancora possibile un avvenire per una persona, per una società,
per l‟umanità intera: credere oggi quel che si compirà domani.
Scegliere di sperare significa decidersi per una vita responsabile. “Dov‟è, cristiani, la vostra speranza?”,
domandava un credente dei primi secoli.
Senza esitazioni si può rispondere: “Cristo nostra speranza (1 Tm 1, 1): questa formula di Paolo è la forza
della nostra vita”, affermava Dietrich Bonhoeffer2.
Perché? Perché la speranza del cristiano è fondata con solidità sulla Resurrezione di Cristo, che ha dato
una risposta definitiva alla speranza umana: la morte non ha più l‟ultima parola!
La vita è invincibile. Questo crediamo da cristiani! Questo speriamo per la creazione intera!
Sì, poniamo la nostra speranza in Cristo Gesù, morto e risorto, come scrive Paolo: “Cristo in voi, speranza della gloria” (Col 1, 27). Dio infatti “ci ha rigenerati mediante la resurrezione di Gesù Cristo dai morti per
una speranza viva” (1 Pt 1, 3). Cristo risorto è la caparra della nostra resurrezione per la vita con Dio, poiché
siamo tutti chiamati a divenire figli di Dio.
Sperare è scoprire nella profondità del quotidiano una vita che avanza inarrestabile. E se la speranza della Resurrezione è il proprio della nostra fede, è anche l‟unico vero debito che abbiamo verso gli uomini, davanti ai quali dobbiamo confessare con la vita che la morte non è una realtà definitiva.
La speranza conduce all‟impegno. La speranza ti colorerà i giorni di gioia.
Ti porterà a condividere con gli altri una ricerca realista, che ti farà riunire con loro in comunità.
Ti spingerà a cercare il dialogo e la comunione: ti eserciterai così a sperare con e per tutti, poiché la grazia di Dio è speranza di salvezza per tutti gli esseri umani, senza eccezioni.
(Testo tratto da E. BIANCHI, Lettere a un amico sulla vita spirituale)
1
2
Agostino di Ippona, La città di Dio VI, 9, 5.
D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, p. 451
1
Da Roma Villa Paola – Comunità Betania
UNA SQUADRA FANTASTICA PER UN NATALE SOLIDALE
Anche quest’anno, nel tempo d’Avvento, sono stati proposti momenti intensi di
preghiera, di convivialità, di solidarietà, di festa.
Un percorso verso il Natale che, grazie a un fantastico gioco di squadra, ha consentito di andare in rete. Un goal davvero speciale che ha portato un sorriso a
tante persone nel bisogno, vicine e lontane.
LE “NOTE” DI MAMMA E PAPÀ
Il 20 dicembre c‟è stata la S. Messa per la Scuola Primaria, con la partecipazione dei bambini della materna
che hanno accompagnato i canti suonando dei piccoli strumenti.
Per una volta…
“le note” le hanno prese anche
le mamme e i papà!
Infatti molti genitori insieme ai
loro figli hanno dato vita ad un bellissimo coro che ha animato l‟Eucarestia.
Strumenti e voci, grazie a un‟attenta regia, si sono accordati in un clima reso ancora più suggestivo da
tante piccole stelle che ogni bambino ha portato all‟inizio della celebrazione.
AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA
L‟aver alzato lo sguardo sulle necessità di chi è lontano, non ci ha fatto dimenticare chi nel nostro quartiere si trova quotidianamente in difficoltà o in solitudine.
Così l‟ultimo giorno dì Scuola – come avviene ormai da alcuni anni – nella sala della nostra
mensa abbiamo fatto spazio ad una sessantina di persone bisognose per far sentire
anche a loro il calore del Natale.
Suore, Mamme, Insegnanti e Ragazzi
hanno servito in tavola un gustoso pranzetto, mentre i bambini più piccoli intonavano
canti natalizi.
“A Natale puoi” recita un noto ritornello. Puoi donare un sorriso – abbiamo
pensato – noi mentre gli ospiti ci salutavano
e ognuno portava via con sé il piccolo dono
che aveva ricevuto.
Un sorriso che ha attraversato l‟Oceano
per arrivare anche sul volto di tanti bambini
brasiliani e regalarci un Natale nel segno dell‟unione e della comunione: dal Nord al Sud del mondo, dal Microasilo al Liceo, dalla Scuola, alle Famiglie, al Quartiere.
2
ARTE
DA NEPI
RAPPRESENTATIVA: ANCHE QUESTO
È CATECHISMO!
Il giorno 29 gennaio 2011 nella Chiesa Santa Famiglia di Nepi, i ragazzi di Catechismo dei
gruppi delle V Anno della Scuola Primaria, ci hanno deliziato, ma soprattutto stupiti, con la
loro semplicità e il loro impegno.
Sotto la guida costante delle Catechiste hanno percorso un cammino che li ha condotti a rendere vivo un incontro
di catechismo. Cimentandosi su di un palcoscenico hanno
dato anima e vita ad alcuni momenti di spiritualità vissuta
dai nostri Santi, e, in particolare, alla vita, all’esempio di
Gesù, alle Sue parabole… Bisogna pur dirlo: una vera forma
di arte rappresentativa.
Nel suo saluto, con cui si è dato inizio alla festa, il nostro Parroco, Padre Janusz, ci ha ricordato quanto un incontro di Catechismo possa essere espressione della fede
e della sua crescita, pur nella diversità e unicità con cui è
vissuto, e ci ha parlato del grande affetto e del forte legame che ogni volta si instaura tra Sacerdoti, Catechisti, Bambini e Famiglie stretti in un
unico abbraccio con il Signore Gesù.
I ragazzi di Suor Maria Grazia ed Elisabetta hanno rappresentato la vita di Santa Paola
Frassinetti, Fondatrice della Congregazione delle Suore Dorotee, che ancora oggi continuano
la Missione e il Carisma di Paola in tante parti del mondo, ma anche nella nostra città di Nepi.
Lo spirito di Paola è sempre vivo e presente in mezzo a loro e le anima nel “cercare sempre e in tutto la maggior gloria di Dio nel maggior servizio agli uomini”.
I ragazzi di Maria Pia hanno rappresentato due parabole che Gesù raccontava durante la
Sua missione sulla terra. La scelta trova riscontro nel fatto che si vuol essere pienamente
conformi agli insegnamenti di Gesù.
Attraverso la parabola delle “Dieci vergini” i ragazzi ci hanno
trasportato in una dimensione in cui si può comprendere come la
nostra fede debba esser continuamente alimentata, attenti a non
farla mai spegnere cercando di tenerla viva con l’olio nuovo che è
Gesù stesso; con quella del “Padre Misericordioso” la nostra attenzione si rivolge al Padre: un Padre che lascia andare e non
trattiene e che pure aspetta, aspetta e aspetta… il ritorno del
figlio amato. E quando finalmente ritorna... che festa!
Il gruppo di Gloria ha scelto di rappresentare la vita di San
Pancrazio, per ricordare che anche un bambino può essere Santo per amore di Gesù.
Il martirio a quel tempo aveva un’alta considerazione: significava l’occasione di imitare
Cristo pienamente, fino in fondo, conformandosi a Lui, anche nella modalità della morte.
Il cristiano in questo modo si identificava con Gesù, diventava: Gesù nel Getsemani, Gesù
nella Croce etc... chiamato con Gesù a risorgere a vita nuova.
Grazie ragazzi e ragazze!!!
3
Articolo Pubblicato sul “Cittadino di Genova”
in occasione della visita del Cardinale
alla nostra Comunità di Genova-Albaro
LA VISITA PASTORALE:
UNA VERA FESTA
PER LE
DOROTEE DELLA FRASSINETTI
Nella zona di Albaro, dove ancora si trovano gli edifici di quella che era la Casa Provinciale
dell‟Istituto Santa Dorotea, con Scuole dall‟Infanzia ai Licei, ora è attiva la Comunità di Preghiera,
che accoglie le Suore Anziane ed ospita, all‟occasione, Suore in visita alla città nativa della Fondatrice Santa Paola Frassinetti ed è anche aperta all‟accoglienza e alla solidarietà per persone in difficoltà.
La visita del nostro illustre Arcivescovo - il Card. Angelo Bagnasco - era da tempo nel pensiero e
nel cuore e animava preghiera e preparazione.
Ed è arrivato, finalmente, quel martedì 8 febbraio….
Dopo il saluto al Santissimo nella Cappella, che a porte spalancate accoglieva Lui ed i suoi accompagnatori, il gruppo si è recato nella sala di Comunità.
Il primo momento dell‟incontro è stato piuttosto formale, caratterizzato da sguardi e attenzione riverenziale, con il sorriso sulle labbra ed una preghiera al Signore che il Prelato ci rappresentava.
Subito dopo però il Cardinale è parso interessato
alla vita della Comunità e
di ciascuna Suora e lì… si è
scoperto un mondo!
Suore ultra novantenni
che con generosità si alzano prestissimo per la Celebrazione eucaristica che inizia alle ore 6:10 (per esigenze del Sacerdote!!!) ma
ben felici! Questo permette
di avere tutta la mattina
davanti per le attività: redazione del giornale delle
Ex-alunne (ovviamente utilizzando il computer!), letture per preparazione di incontri, assistenza alle consorelle più bisognose, attività
di animazione, cura del giardino e varie…
Il pomeriggio è dedicato all‟incontro comunitario: ricreazione, preghiera, lettura insieme - ora il
Cittadino o l‟Avvenire, ora l‟Osservatore Romano o Testi del Santo Padre o approfondimenti di
attualità e documenti della Congregazione. La giornata scorre proprio veloce e si conclude nel ringraziamento e nel ricordo al Signore di quanti si affidano alla nostra preghiera.
Le domande e le risposte che seguono, le notizie e gli argomenti, si alternano con vivacità ed
interesse suscitando nei visitatori la meraviglia di trovare Religiose così aperte e preparate!
Il Cardinale ha poi espresso il desiderio di visitare il resto della casa rimanendo colpito dalla
“cura e familiarità” degli ambienti.
Un semplice “aperitivo” e i saluti concludono la visita che lascia noi tutte con tanta gioia nel
cuore. Le Parole del Cardinale sono state profonde, efficaci ed essenziali.
Cercheremo di crescere nella preghiera e nella carità, ben convinte che non vi è aforisma più efficace di questo: “Tutto è Grazia – solo l’Amore conta”.
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Da Roma Comunità Santa Paola
Lo sapevate che…?
La visita della Coordinatrice Provinciale è:
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•
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un’esperienza spirituale
di formazione permanente
un momento favorevole
per lavorare la terra di Missione che è il nostro cuore di Donna
una nuova chiamata
ad essere “Donne-Generatrici di vita
un lembo di cielo
che scende ad illuminare la nostra vita comunitaria
una festa di condivisione
delle nostre fragilità
un impegno deciso
a migliorare le nostre relazioni fraterne
uno spazio che apre alla speranza
di diventare autentiche “Donne di Fede”…
ORA ANCHE IO LO SO…
e attendo che si realizzi in noi:
•
•
•
il sogno del Padre:
formare in noi il Cuore del Figlio
il sogno del Figlio:
rinnovare in noi il miracolo del “Vino Nuovo”
il sogno dello Spirito Santo:
farci diventare Amore
Sr. Giovanna P.
Con un grande Poster, esposto nell‟atrio dell‟Istituto, gli alunni della
Scuola Primaria hanno ricordato il compleanno di Santa Paola.
Ogni classe ha portato un dono che ha arricchito il Poster: tanti bigliettini di auguri, letterine spontanee, fiori e disegni vari hanno espresso sentimenti di amore, di gioia, desideri di bene.
BUON COMPLEANNO,
In breve si è costruito un simpatico “ mosaico “ di auguri.
PAOLA!
Emozionante è stato il momento delle GRANDE TORTA, confezionata
per l‟occasione. Spenta la candelina al canto di “ Tanti auguri a te…”, i bambini hanno gustato allegramente la loro fetta esprimendo con gioia varie acclamazioni di augurio.
BUON COMPLEANNO SANTA PAOLA!
In questi giorni gli alunni si preparano a festeggiare i 150 anni dell‟Unità d‟Italia.
Riecheggiano vari canti patriottici che suscitano sempre emozione e ricordi…
…E LA BANDIERA DEI TRE COLORI È SEMPRE STATA LA PIÙ BELLA….
IL PIAVE MORMORAVA….
FRATELLI D’ITALIA…
5
1861 - 17 MARZO - 2011
In modo semplice, ma particolarmente sentito, in tutte le nostre Scuole si è celebrata la festa
dell‟Unità di Italia, con significativi momenti di festa che hanno sensibilizzato un po‟ tutti, dai più
piccoli ai più grandi, genitori, insegnanti e… ospiti di riguardo compresi!
Proprio così!
E qui stiamo parlando di…
Arcore
Ogni mattina, con la massima serietà del caso, i bambini, nel momento del pre-scuola (dalle
7:15 alle 8:20), accolti e guidati da Suor Gisella, si riunivano in salone, in attesa dell‟inizio delle lezioni, per imparare, con tutti i crismi del caso, l‟Inno Nazionale.
Ci sono riusciti egregiamente! E come ci tenevano ad arrivare puntuali a questo appuntamento!
La vigilia del grande giorno, poi, hanno avuto, niente meno, la visita del Dott. Silvio Colagrande che da 55 anni “vede grazie alla cornea di Don Gnocchi.
È l‟attuale direttore dell‟istituto “Santa Maria alla Rotonda” di Inverigo (Como), uno dei 21
Centri Socio-Assistenziali che fanno capo alla Fondazione “Don Carlo Gnocchi”.
Don Gnocchi era il Cappellano Militare degli Alpini, nell‟ultima Guerra Mondiale e quindi era
quasi ovvio, nella Brianza, che pullula di Alpini, coinvolgere proprio loro, nella celebrazione del
150° tanto atteso. Se ne aspettavano tre col Dottor Colagrande, ma sono arrivati in quindici, e,
mentre salivano le scale, i bambini iniziavano a cantare l‟affascinante Inno di Mameli. Col cuore,
sicuramente, e un po‟ anche alla “calcistica”... Tutti in piedi, mano destra sul cuore, braccio sinistro
sulla spalla sinistra del compagno a fianco! Facevano veramente tenerezza e hanno strappato qualche lacrima sincera agli adulti, Insegnanti e no. Consegna della bandierina tricolore ad ogni bambino, dopo la bella testimonianza, profonda ed accattivante, del Dottor Colagrande che ha spiegato
come Don Gnocchi sia stato, a modo suo, un grande unificatore dell‟Italia, perché nei suoi centri,
trovavano posto tutti i mutilatini di guerra, dall‟Alpe alla Sicilia. E poi ha continuato il suo racconto.
“Don Gnocchi mi ha restituito la luce degli occhi e della vita”, afferma in un‟intervista rilasciata
alla Gazzetta del Sud.
Stralciamo qualche passaggio…
Nel 1952 un bambino di sette anni e
mezzo ha un incidente: della calce viva
colpisce i suoi occhi…
«Sono stati momenti drammatici. Oltre al dolore fisico derivante dall‟ustione che mi ero procurato,
c‟erano anche le preoccupazioni dei miei genitori.
L‟incidente fu molto grave e la mia vista era in serio
pericolo. Per la mia famiglia fu un colpo davvero pesante».
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-
Nel 1954, la svolta.
Don Gnocchi sta morendo: lei non lo sa, ma la sua vita sta per cambiare…
-
«Io questa storia di don Carlo l‟ho scoperta poco alla volta.
L‟ho capito solo il 28 febbraio, durante il mio ricovero all‟oftalmico di Milano, sentendo dalla
radio la notizia che era morto don Carlo.
Al professor Galeazzi, poco prima della morte, aveva descritto la mia situazione, dicendo di venirmi a prendere a Roma. Io ho sempre pensato che don Carlo mi ha ridato la luce degli occhi e
la luce della vita.
Ed è per questo che sono rimasto nella sua fondazione».
-
Insieme a lei, grazie a don Gnocchi, ci fu anche una ragazza di 18 anni a riacquistare la vista, Amabile Battistello.
Cosa prova quando la guarda negli occhi?
-
«Provo tante emozioni, perché si genera una miscellanea di sentimenti.
Bisogna pensare che all‟e-poca abbiamo vissuto
esperienze del tutto particolari, eravamo in un
contesto sociale difficile, povero, quindi per noi
queste cose hanno rappresentato il risorgere a
una vita che, diversamente, sarebbe stata insperata e sicuramente carica di molte cose negative».
…Un raggio di questa sua vita nuova, Silvio Colagrande ha regalato anche ai bambini, con i quali si è
intrattenuto raccontando la sua esperienza; e non solo: cantando nuovamente insieme a loro, anche alla
fine dell‟incontro, il nostro “Fratelli d‟Italia”; e mentre i bambini, tutti compresi, mano sul cuore,
cantavano con entusiasmo, è arrivato un altro gruppo di Alpini che si è unito a loro.
Si può pensare un coro più bello di questo?
Un po‟ raro, ma vero: bambini e Alpini ad onorare insieme la memoria dei 150 anni di storia
dell‟Unità dell‟Italia.
Non poteva mancare il canto di Tricarico “Tre colori”, dopo il recente festival di San Remo: qui
gli Alpini non cantavano, ma ascoltavano con gusto il delicato canto, fresco per i bambini, gonfio di
ricordi per loro, e che colmava di gioia il cuore di tutti...
Roma Villa Paola
BUON COMPLEANNO ITALIA!
Quest‟anno festeggiamo un compleanno davvero
speciale:
i 150 anni dell‟unità d‟Italia.
Un bel traguardo per il nostro Paese che resta però
ancora giovane in confronto a molte altre nazioni.
Proprio per questo c‟è bisogno di fare festa insieme,
per rinsaldare i legami che ci uniscono, da Nord a Sud, e
per ribadire valori e radici comuni.
Anche i giovani alunni della Scuola Primaria hanno
voluto fare la loro parte e, in vista della data ufficiale della
ricorrenza, il 17 marzo, sono stati coinvolti in una serie di
iniziative.
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Grazie ad allegre schede da leggere e colorare, insieme hanno appreso le nozioni essenziali
sull‟Unità d‟Italia ed hanno realizzato addobbi con
bandierine e coccarde tricolori.
La vigilia del compleanno, mercoledì 16 marzo, è
stato per tutti un momento di allegri festeggiamenti.
Dopo aver spento le candeline su una gigantesca
torta di carta, nel teatro dell‟Istituto si presentato un
cartone animato didattico sulla storia del nostro Paese.
Infine… per chi si è fermato a mensa, un bel pranzo tricolore ha allietatola tavola e deliziato i palati.
Prima della conclusione dell‟anno scolastico ci saranno altre occasioni per parlare delle nostre istituzioni,
dei valori che ci accomunano e della nostra storia, soprattutto nel quadro dell‟insegnamento Cittadinanza e
Costituzione.
Casalgrande
In occasione del 150° anniversario
dell‟Unità d‟Italia l‟Amministrazione Comunale di Casalgrande, nell‟ambito delle
celebrazioni, incontri culturali e iniziative
pubbliche, ha invitato gli studenti del territorio a partecipare ad un Consiglio Comunale Straordinario nel quale ogni
gruppo ha esposto ricerche e approfondimenti sull‟importante argomento.
Noi alunni di Quarta e Quinta dell‟Istituto Santa Dorotea abbiamo preparato una carta politica dell‟Italia composta dalle Regioni nelle varie fasi dell‟annessione, e nell‟elencare i fatti salienti
fino al 1861, ci siamo soffermati in particolare sulle vicende di Roma, quindi sulla carismatica figura di Santa Paola Frassinetti come protagonista storica del Risorgimento Italiano.
Abbiamo ricordato il famoso episodio dei Garibaldini al pozzo e il bellissimo gesto di Santa Paola che, riconoscendo nel volto dei soldati assetati, il volto di Gesù Cristo, dà loro da bere facendosi
mirabile esempio di accoglienza e amore.
Degno di nota ci è parso anche lo
scambio epistolare tra Mazzini e Sr. Angela
Costa che si rivolge a Mazzini, cui la legava
un‟amicizia di famiglia, chiedendogli di
preservare dalle distruzioni le Scuole delle
Suore Dorotee.
Di questo documento abbiamo prodotto una copia tratta dall‟originale conservata a Roma nella casa dove Santa Paola
è vissuta.
Il nostro lavoro ha ricevuto molti riconoscimenti dalle autorità presenti.
I bambini hanno vissuto questo momento con molta intensità ed emozione riconoscendo in Santa Paola un grandioso esempio di carità
cristiana, fondamento educativo della nostra Scuola.
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Montecchio
Una iniziativa singolarissima ha coinvolto i bambini di Montecchio che hanno avuto degli incontri con gli anziani ospiti del Centro Diurno…
Da questi bravi “nonni” hanno ascoltato la storia bella ed emozionante dell‟Unità d‟Italia; e
questi racconti, poi, sono andati a formare un bello opuscoletto, con un depliant di presentazione
che inizia così:
Cari Ragazzi,
lo sapevate che prima del 1861 l’Italia era divisa in Regni, Ducati e Granducati?
Lo sapevate che il 10 gennaio 1859 Vittorio Emanuele II pronunciò un famoso “Discorso della Corona” al Parlamento Subalpino?
Disse: Noi non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva
verso di noi…”. Esprimeva con queste parole un’accusa di malgoverno austriaco sugli Italiani, e il Re li volle aiutare…
L‟opuscoletto si conclude poi con una speranza e un augurio:
“Ciò che ci potrebbe aiutare, in questo tempo, è recuperare il senso della Famiglia e
della Scuola. Partire da qui per costruire valori fondamentali come il dialogo, il rispetto reciproco, l’ascolto dell’altro, perché la Società è composta da tutti noi!
A voi, giovani, l’impegno di proseguire!
Genova
Genova-Rivarolo, che aveva già avuto il suo assaggio tricolore il 3
marzo, in occasione della giornata celebrativa ufficiale, ha vissuto un ulteriore momento di festa e di memoria viva…
150 annni dell‟Unità d‟Italia: una data che ha coinvolto con molto
entusiasmo i nostri alunni di Rivarolo che hanno avuto una preparazione
adeguata all‟età..
Ed ecco la scuola Primaria ci ha offerto una significativa manifestazione: ha illustrato il periodo storico che va dal 1820 al 1861.
Sono stati ricordati e rappresentati alcuni personaggi – Cavour, Garibaldi… – con dialoghi e musiche appropriate.
Perfino i “Garibaldini” sono apparsi molto compresi del loro ruolo.
Quando alla fine è stata issata la Bandiera è risuonato un forte applauso seguito dal canto: “E la Bandiera dei tre colori…”.
Erano presenti anche i bambini della Scuola Materna che, alzando la
coccarda tricolore che avevano in mano, hanno cantato con vivacità, insieme a tutti i presenti, il
nostro bell‟Inno Nazionale: Fratelli d‟Italia.
Una breve poesia ha ricordato questo evento e ha concluso la manifestazione con: W L‟Italia!
9
…E poiché – nemmeno a farlo a posta – Garibaldi è partito proprio dallo scoglio di Quarto, a
Genova, per raggiungere la Sicilia, quale migliore figura si sarebbe potuta scegliere per prendere il
largo, nel cammino di Quaresima, se non quella di un veliero?
E dunque… Tutti a bordo… si parte!
L‟unico riferimento del nostro andare è Gesù.
“ESPLORIAMO IL MONDO SULLE ORME DI GESÙ”
“Tutti a bordo” in questo periodo di Quaresima, su una nave speciale la: “DOROTHY ONE”
che, con la guida del Capitano Don Andrea, solcherà i
mari alla scoperta dei Continenti.
Ogni tappa sarà una nuova emozione, un‟occasione di incontro, di dialogo e condivisione di idee e sentimenti. Le varie tappe del viaggio nei vari Continenti
faranno scoprire storia e caratteristiche di quei luoghi:
la bellezza della Creazione, il lavoro dei Missionari…
Verranno così considerati “cinque porti” (aspetti)
del Vangelo di Gesù con i quali si potranno confrontare i comportamenti della nostra vita, sostenuti dal desiderio di cambiare ciò che non va bene.
Auguriamo Buon Viaggio a questi naviganti e un
ritorno ricco di esperienze per una vita nuova che Gesù
viene a portare con la sua Resurrezione.
BUONA PASQUA!
DENTRO I PASSI DELLA FEDE
18-20 MARZO 2011
L
‟esperienza che io ho vissuto a Roma insieme al mio gruppo e alle Suore è stata a dir poco
fantastica; ho imparato che il nostro cammino non è mai solitario, ma il Signore ci offre compagni di viaggio che ci incoraggiano sulla strada condivisa. Grazie di tutto.
Federica
I
n genere, quando si parte per fare di queste esperienze ci si
sente pieni di sé e pieni di Dio, si ritorna invece con un
bagaglio pieno di fede e ricchezza interiore che mai ti saresti sognata di poter raggiungere.
Anche stavolta, come le altre, è accaduto questo!
Anzi a dire il vero, questa è stata quella che, anche se di
breve durata, di più mi ha formata spiritualmente.
Innanzi tutto la comunione fatta con gli altri giovani è
stata meravigliosa: c‟erano ragazzi appartenenti a diverse comunità che, uniti a noi, hanno trascorso circa tre giorni all‟insegna sì della preghiera, ma, indubbiamente, anche del divertimento e della spensieratezza.
“Voi siete la luce del mondo e il sale della terra”: è stata
la parola del Vangelo che ci ha accompagnati in questo cammino… ed io così mi sono sentita una piccola parte importante nel contesto del mondo.
Mi ha colpito inoltre l‟incontro con le giovani novizie,
donne come noi pronte ad offrirsi agli altri completamente… Spero di poter vivere altre volte esperienze del genere perché questa di Roma mi è servita.
Helena
10
iniziata il 18 Marzo 2011 la nostra breve, ma intensa esperienza ricca di avventura, speranze,
sogni, emozioni, che ci hanno accompagnato lungo il nostro cammino.
Ciò che colpisce di più, quando si vive un‟esperienza del genere, è il trovarsi attorno persone nuove, gioiose, con tanta voglia di conoscere ed aprirsi nei tuoi confronti.
E così è stato, durante il nostro soggiorno in quella che, a mio avviso, è la città più bella del
mondo: Roma.
Il nostro piccolo gruppo, partito da Rosarno, è subito cresciuto dopo solo poche ore: ragazzi e
ragazze di tutte le età, Suore, Preti e tanta altra gente, hanno condiviso con me meravigliose avventure.
“Dare e ricevere”: questo il tema che ha occupato il posto principale nelle nostre discussioni, riflessioni, e non solo abbiamo cercato durante i tre intensi giorni, di rispondere, attraverso il confronto con gli altri, agli interrogativi che più frequentemente occupano i nostri pensieri; attraverso
quest‟esperienza ho capito il vero senso di queste parole: è sempre una gioia immensa dare, anche
solo un sorriso per far felice la persona che ti sta di fronte.
E ricevere qualcosa ti fa sentire anche molto importante per gli altri, rendendoti davvero felice.
Insomma, come riassumere questi tre giorni con poche parole?
Amicizia, gioia, preghiera e condivisione.
Indubbiamente, un‟esperienza che mi ha fatto crescere molto.
Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine, e soprattutto le Suore Dorotee, in particolar
modo Suor Maria, che ci hanno permesso di vivere tutto ciò.
Leandra
È
Carissime Suore,
solo due righe frettolose per dire il nostro grazie a tutte voi che avete accompagnato
con la preghiera l'itinerario di arte-fede-storia del 18-20 marzo a Roma.
I giovani erano 29…
Davvero un bel gruppo e molto in gamba.
Il Signore ci ha concesso due giorni di bel tempo... e abbiamo potuto fare tutto secondo
programma e anche di più...
Ancora grazie e... per rendervi ancora più partecipi vi alleghiamo una foto del gruppo...
Buon cammino verso la Pasqua a tutte
Francesca, Silvia e Simona
11
CONVIVERE? NO: VIVERE.
Una stanza, un bagno, quattro letti, un armadio, un disordine pazzesco e la sveglia che non
suona: questo il quadro generale dei cinque giorni di convivenza. Piuttosto scomodo, no?
Eppure, dopo gli orari assurdi (troppo presto o troppo tardi), dopo i mal di testa mattutini e i
colpi di sonno in classe, non riusciamo a trovare una nota di negatività in tutto questo.
Sì perché, dopotutto, non si è trattato di convivere (come potrebbe suggerire la parola „convivenza‟) ma di vivere.
Vivere insieme, vivere bene, vivere male, vivere felici e senza preoccupazioni o vivere afflitti e
tormentati dai piccoli grandi drammi adolescenziali… però è questo che ci rende vivi.
Inizia la prima sera; tema centrale: IL TEMPO.
“Se la tua vita fosse un orologio a 12 ore, a
che punto ti troveresti?”.
La domanda in cima al questionario che ci
viene distribuito ci pone subito in crisi: ma siamo
davvero coscienti di quando viviamo? Forse sì,
visto che alla fine tutti noi abbiamo risposto. Sappiamo ciò che vogliamo e non siamo un branco di
ragazzi vuoti… ma non sempre ci pensiamo, e una domanda così semplice può sbatterci in faccia la
verità: per il 90% della nostra giovane esistenza non ci siamo chiesti PER CHI viviamo.
Ed ecco le domande successive: “Secondo te è troppo tardi per…”, “Sei ancora in tempo
per…”, “È il momento giusto per…” ecc… che hanno fatto emergere come davvero viviamo il nostro tempo, distinguendoci gli uni dagli altri.
Un altro punto emerso, sebbene non fosse l‟argomento portante: gli ideali.
Sono gli ideali che ci contraddistinguono, ci differenziano, ci fanno mantenere il nostro ego: ideali non sempre condivisibili da tutti, ma che ci fanno essere umani.
E sul filone della nostra umanità, sul nostro senso di collettività e sul Progetto di Vita per Noi e
per gli Altri, si sviluppa la seconda serata: quattro ospiti dalle storie incredibili, quattro commoventi
testimonianze di vita tanto semplici quanto fondamentali per chi le ha vissute.
Il primo a parlare è un giovane uomo della comunità di Sant‟Egidio: Alberto.
Alberto ci racconta una storia sconvolgente, quasi miracolosa: un clochard da lui molto seguito
(Angelo) non accenna, nonostante le attenzioni, a smettere di bere.
Tuttavia, il giorno del suo compleanno la Comunità gli prepara una festa a sorpresa; arrivato
finalmente l‟uomo alla casa d‟accoglienza, scopre i festeggiamenti e, semplicemente, si commuove.
Ma non finisce qui, perché Angelo smette anche improvvisamente di bere.
Così, di punto in bianco, cambia radicalmente stile di vita; e questo solo per riconoscenza verso
coloro che, come ha potuto vedere, lo hanno davvero amato e voluto con loro fino ad adesso.
La seconda ospite è Lucia, una cara amica della nostra Suor Silvia, che ha scelto di diventare geriatra. La sua storia è lunga e complicata… Da sempre desiderava divenire veterinaria, ma per una
serie di eventi fortuiti si trovò a studiare geriatria, una facoltà che abbandonò presto.
In stretti rapporti con Madre Teresa di Calcutta Lucia decide di dedicarsi al volontariato.
Dopo poco, però, chiede aiuto alla Madre per i suoi dubbi e lei le risponde con una lettera che
termina con: “…e aiuta sempre gli ammalati ed i bisognosi”.
Fine dei giochi: come può Lucia resistere ad un richiamo così forte di Dio?
Lascia le missioni per tornare a studiare geriatria, stavolta davvero motivata… e diventa così un
medico capacissimo e ben voluto da tutti. “Non so se ho scelto bene, ma so di essere felice, adesso”.
La serata si conclude infine con due giovani seminaristi (Flavio e Settimio), che definire inquietantemente buoni e profondi non basterebbe.
Il primo ha preso i voti dopo esser stato sul ciglio della rovina, dopo aver rinunciato a studiare
e aver scelto per sé una vita libertina ed egoista.
Il secondo ha ricercato l‟Amore quasi subito, intraprendendo questo difficile cammino di Fede.
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Il momento più scioccante, quasi distruttivo, della serata è stato il monologo di Flavio.
Una critica dura e tagliente come una lama… una critica da amico, da fratello, da padre: un attacco alle nostre convinzioni, alla superficialità dell‟Amore provato a questa età, la consapevolezza
di dover ricercare un qualcosa di più profondo e radicato in noi stessi…
Un discorso talmente forte da farci piangere dentro, da farci crollare il mondo addosso, da farci
andare a scuola (il giorno dopo) con delle facce da funerale.
Come non ringraziare questi due splendidi nuovi amici, che ci hanno fatto soffrire proprio perché ci hanno finalmente fatto ascoltare qualcosa di bellissimo e costruttivo?
Sì perché, proprio come ha detto Flavio: “Amare: voce del verbo soffrire”.
Oltre a questi momenti di riflessione e crescita comune, non sono mancati le ore di collettiva
amicizia, le risate, la gioia di stare insieme.
Abbiamo imparato a rispettare i nostri orari e gli oggetti altrui, a condividere gli spazi comuni e
ci siamo confidati e divertiti, discutendo insieme nelle nostre camere e anche fuori.
Ci siamo riuniti per studiare, senza tralasciare anche qualche innocente battuta o divario, evitando le innumerevoli distrazioni che in casa ci circondano.
Abbiamo anche goduto – fatto non meno importante – della buona cucina firmata Santa Dorotea, che ci ha deliziato pasto dopo pasto con piatti appetitosi e preparati con cura e dedizione.
E anche se a volte ci siamo sentiti abbattuti, se abbiamo continuato ad arrovellarci su questioni
e problemi che ci affliggono anche fuori dalle mura di scuola, non abbiamo mai perso il nostro senso di unione, che anzi si è accresciuto. Grazie alla fermezza ed entusiasmo della nostra amata Suor
Silvia, all‟affetto e all‟impegno di una professoressa fantastica come Sandra De Amicis, abbiamo trascorso una settimana in allegra compagnia, ma anche satura di intense emozioni.
Un esperienza da ripetere certamente. All‟anno prossimo…
Jacopo
Qualche sgommata, un suonata di clacson qua e là, zig zag tra le vie di Trastevere ed ecco che
Sr. Silvia conquista la vetta del Gianicolo insieme ai “giovani conviventi” di quest‟anno a bordo del
famigerato pulmino Volkswagen.
Acchiappati i bagagli, la ciurma si appresta ad ispezionare il battaglione radunato nel cortile in suo onore, composto da una simpatica Suora che ci accoglie
al grido di “Buongiorno belli giovani, c‟era proprio bisogno di ragazzi giovani!”.
Occupate le stanze, gli alunni di III, IV e V aderenti all‟iniziativa ridiscendono in fretta e furia le scale infiammati da un‟insaziabile fame che troverà rifugio nei
vari manicaretti proposti dalla cucina casareccia del
Convento. Questo l‟incipit di ogni giornata passata in
convivenza a S. Onofrio.
II tempo scandito da pasti luculliani, spesso ridondanti di formaggi ed affini, si fonde con
l‟attività di studio e di riflessione. Senza dubbio, una combinazione vincente d‟amicizia, divertimento e piacere culinario intervallata da incontri tra i “conviventi” ed i “responsabili”, volti a fare il
punto della situazione sul proprio progetto di vita.
Non mancano, inoltre, testimonianze esterne (amici, Sacerdoti più che scherzosi e “responsabili” stessi) ad aiutare i “conviventi” nel delineare un‟analisi interiore che si pone come unico fine
quello di essere felici. Oltre a questo richiamo alla responsabilità interiore i “conviventi” devono
sapersi gestire in autonomia per quanto riguarda la risoluzione dei compiti assegnati durante la mattinata a scuola, dove sono accompagnati dopo ricca colazione dal famigerato pulmino Volkswagen
guidato da Sr. Silvia.
Inutile dire che tale autonomia è allargata alla divisione dei tempi in base agli incontri, ed a tutte le responsabilità che subentrano quando, anche se per una settimana, non si vive più a casa.
Insomma, una delle migliori messe in atto di ciò che ci ha lasciato detto S. Paola:
“Educare è guidare l‟uomo per le vie dell‟amore con dolcezza e fermezza verso l‟autonomia”.
Gabriele
13
SALITA SANT‟ONOFRIO, 38 – TEL. 06.68802057
Nei giorni 4-5 marzo 2011, si è celebrata in Roma Sant’Onofrio, sede della FIEDEX
(Federazione Italiana Ex-Alunne delle Suore Dorotee), l’Assemblea Nazionale per il rinnovo
del Consiglio Nazionale, scaduto il mandato dei cinque anni.
Sono state giornate intense e segnate in modo particolare da una riflessione profonda
e da momenti di preghiera per chiedere al Signore il dono della comunione, dell’unità, della
concordia nel sentire e nell’operare, secondo il cuore di Paola… per un servizio da donare:
all’Associazione, con spirito di generosità per portare avanti le opere di bene che ogni Associazione compie, ma, soprattutto, alla famiglia, oggi più che mai bisognosa di sostegno.
Come ogni incontro che si rispetti… anche noi avevamo un motto, un pensiero-guida
che ha accompagnato le nostre giornate.
La nuova Presidenta è Maria D’Amico, dell’Associazione di San Calogero.
Vice-Presidente: Rossella Mazzeo Laganà
Consigliere: Simona Brinati, Segretaria; Vincenzina Izzo, Tesoriera;
Sono state confermate Liliana Beriozza di Milano, Giuseppina Turino e Rosanna Gasperetti di Firenze; uove Consigliere: Laura Armellini e Marinella Arcuri.
A tutte auguriamo un proficuo lavoro, ma, soprattutto, di spendersi con gioia e generosità per costruire in unità di intenti, per il bene della Società…
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SCUOLA MEDIA DI VILLA PAOLA…
“ALLA GRANDE…”
È proprio il caso di dirlo: quando c’è stoffa… il prodotto confezionato non può
che essere “doc”!
E così, i nostri ragazzi di Terza Media, sono stati tra i primi 40 classificati ad un
Concorso tutto Speciale di Giornalismo per la Scuola!
Bravi i ragazzi, ovviamente, ma… brava, soprattutto, l’Insegnante di Lettere
Maria Vittoria Franco, che ha saputo guidarli in questa… “avventura giornalistica”!
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Gli aug
guri della Reda
azione…
A forza di aspetttare…
quell’a
articolo pro
omesso… ch
he non arrivva…
quella
a foto richiesta… che non arriva…
…
il tuttto raccolto
o briciola a briciola, per riuscire
e a mettere
e insieme ill numero, eccoci
e
arri-vati ad ogg
gi, Domenic
ca delle Palme; e quind
di, possiamo
o dire: a Pa
asqua!
Bello e doveroso
o, dunque, un
u pensiero di auguri; ma… che co
osa augurarre?
Proprio perché oggi è Dom
menica delle Palme, e fra i perssonaggi, ch
he fanno da
a sfondo a
tutta la sc
cena, c’è an
nche un certo asinello…
…
“Ecco, a te viene
e il tuo re, mite,
m
sedutto su un’asina e su un puledro,
figlio di una besstia da som
ma” (come ab
bbia fatto, poi,
p a stare seduto su di un’asina
a e su di un
n
puledro, c’’è proprio da
a chiederse
elo…), mi to
orna alla me
ente – una bellissima riflessione
e-preghiera
a
che ha com
me protago
onista – app
punto! – l’um
mile e discreto asinello
o.
D’altrra parte… c’era
c
già stato agli inizi della vitta Gesù, pe
erché mancare all’appu
untamento,,
proprio in questa occ
casione?
Che av
vventura pe
er me! Ho portato
p
Dio.
Ho sen
ntito da lon
ntano: “Il Signore ne ha
a bisogno”.
E subitto intorno a me una grrande agitaz
zione.
Tutti cantavano:
c
“Osanna! Osanna!”.
O
E io ho
o portato Dio!
D
Avevo
o sentire dirre che Dio ha
h bisogno degli
d
uomini,
ma da
avvero pote
eva aver biso
ogno di un asino?
E tutta
avia l’ho sen
ntito: “Il Sig
gnore ne ha
a bisogno!”.
E un turbinio
t
di pensieri
p
si è scatenato in me,
come succede agli uomini
quand
do si sentono “afferratii” dal Signorre.
Pensav
vo: Non si tratta
t
di me
e!
Tanti altri asini cii sono, più grandi,
g
più forti.
E ci so
ono anche dei
d cavalli:
ci vog
gliono questi per portarre Dio!
Mi diccevo: sarà pesante,
p
trop
ppo pesante
e questo Dio
o
per un
n piccolo asiino come me…
m
Ho già
à tanti pesi ogni giorno
o.
Perché
é non mi lasscia in pace?
Protesstavo: sono legato, è ve
ero,
ma alm
meno sono all’ombra,
al sicu
uro da beffe
e e sferzate.
Non mi
m sono fattto avanti…
E chi è questo Sig
gnore
che im
mportuna ch
hi vuol viverre nascosto??
Ma lo avevo pur sentito: “Il Signore ne ha bisogno”
”.
E lo av
vevo ben ca
apito: “Ho bisogno
b
di te”.
t
Che dire? Che farre?
Mi son
no lasciato slegare,
s
mi sono
s
lasciatto condurre…
E Lui, il Signore dei
d signori,
si è fattto tenero, dolce, legge
ero,
tanto che a un ce
erto punto ho
h creduto
che no
on fossi più io che porttavo Dio,
ma era lui che po
ortava me.
La
a speranza
a del Risortto, con la certezza
c
ch
he Dio ha b
bisogno anche di noi,,
collmi i nostrii cuori e ra
afforzi i no
ostri passi..
La Redazione
e
16
Storia Arte
A e Fede:
F
177-20 marrzo 2011 diario
d
di un viagggio senzaa fine
7, ore 22:15, SStazione di So
overato: Giovedì 17
undici ragazzi, un sacerrdote, 12 valiggie e una chitaarra. Destinaziione Roma… Inizia l’avvventura. …in realtàà forse nessun
no si aspettavva niente di “ssconvolgente”” da questo viiaggio e moltii erano gli ssguardi sospeetti (sarà che in fondo imm
maginavamo che saremmo stati soltanto
o “viandanti” n
nella vita di ch
hi ci sedeva acccanto, un po’’ come le stelle cadenti chee toccata la terra finiscono d
di brillare). Ma non sempre il destino va come avevvi pensato… ore 5:18, zona
a Frosinone (o
o giù di lì): Venerdì 18, o
frana una collina e costrettti alla sosta ill silenzio ci avvvolge per due
e ore. È forse lì che le cose iniziano un po’ a cambiaree banali, sorrisi ssinceri e la sen
nsazione che la meta semb
bra più vicina.
tra discorsi b
Riprende il vviaggio e finalmente la Citttà Eterna ci faa sentire veramente gruppo e ci fa scop
prire di essere
e insieme unaa cosa sola. Il ttraffico della ccittà sembra n
non comprendere le caden
nze dei nostri passi incerti, ma l’accoglienza gioiosa dii coloro che ci aspettavano ci apre le porrte della “nosttra” nuova cassa. nzare e i ragazzzi di Rosarno si uniscono all’avventura. Facciamo in ttempo a sistemarci nelle sttanze e a pran
Dopo una veeloce, anzi velocissima, passseggiata per le vie di Roma (tenere il paasso di Sr. Maaria Zito è un’impresa), alla seera, finita la cena, c
Sr. Silviia, Sr. Francessca e Sr. Simo
ona ci aiutano a more che Dio
o, con tenerezzza di Padre, ha capire il senso del “dare”” e del “ricevvere” quell’Am
seminato nei nostri cuori. nerare la vogliia di camminaare, senza pau
ura, Ed è meravigglioso scopriree come basta poco per gen
verso un unicco obiettivo: LLui, Gesù! ore 6:30: Sabato 19, o
è presto, ma il tempo a no
ostra disposizione è poco e l’appuntamento con i marrtiri della fedee cristiana non può aspettare. È il raccontto di secoli di sstoria che narrrano di una fede persegui‐‐
di vincere le tenebre delle catacombe peer risplendere
e sotto la lucee tata, combatttuta, capace d
del sole; una fede pagata col sangue di uomini e do
onne che non
n hanno temu
uto di dare see estimoniare l’Amore di Criisto. E noi cossa siamo disp
s
stessi pur di t
posti a donare
e per dirci ve‐‐
ramente cristiani? domanda nel cuore arriviaamo alla Basilica di San Pie
etro che dà il senso della ggrandezza di q
questa nostraa Con questa d
fede e noi, co
osì piccoli, pro
oviamo a proffessare il nosttro credo, perché è Lui “la n
nostra forza, la nostra salve
ezza, la nostraa pace: in Lui, sicuro rifugio,, troviamo la vvita”. 0, ore 6:30: Domenica 20
è la mattina dell’ultimo giorno di questto nostro cam
mmino. Le corsse a predifiato
o sono ormai diventate la n
nostra “abitu‐‐
Basilica si San Bartolomeo aall’isola ci riseerva ancora qu
ualcosa: le reliquie dei marttiri dine” ma la B
del XX secolo
o, perché anco
ora oggi si può
ò morire per ttestimoniare lla fede in Dio. Umili esisten
nze che si intreecciano in nom
me dell’Amore. Finita la celeebrazione della Messa è ormai giunto il tempo dei saluti e a faticaa gli occhi tratt‐
tengono le laacrime, perché il nostro verro viaggio non
n è stato quello fatto di mille passi confu
u‐
si messi l’uno
o dietro l’altro
o per scopriree posti nuovi su cui lo sguaardo non si erra mai posato
o, ma quello faatto di pochi, decisi passi verso v
“un possto che è nel cuore e che ora sappiamo essere l’Amo
ore”. Ognuno portterà, dentro d
di sé, l’essenzaa di quelle sen
nsazioni e dovvunque andreemo cercherem
mo di essere ssempre, nellee nostre piccolle vite, “missio
onari” dell’inssegnamento d
di Cristo. I ra
agazzi di To
orre di Rugg
giero – Chia
aravalle C.le
e
17
Fly UP